Shadows

di Kotoko_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Novità! ***
Capitolo 2: *** La prepotenza del passato ***
Capitolo 3: *** Spalle al muro ***
Capitolo 4: *** Verità ***
Capitolo 5: *** Partenze ***
Capitolo 6: *** Case e ombre ***
Capitolo 7: *** Cambiamenti ***
Capitolo 8: *** Nuove rivelazioni ***
Capitolo 9: *** Shadows: parte prima ***
Capitolo 10: *** Shadows: parte seconda ***
Capitolo 11: *** Dove tutto ha avuto inizio ***
Capitolo 12: *** Vita e morte ***
Capitolo 13: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Novità! ***


Novità!

"Che stanchezza!"
"Mmm... concordo in pieno".
Erano nell'ascensore della Marukawa, Takano Masamune e Onodera Ritsu. Era stata una giornata particolarmente intensa di lavoro a causa della fine del ciclo.
"Ci sono ancora treni a quest'ora?" chiese Onodera seguendo Takano fuori dall'ascensore.
"Tranquillo torniamo in macchina".
"Nessuno te l'ha chiesto!" sbottò Onodera.
"Ma tu non eri stanco? Hai ancora energie per contestarmi?" chiese Takano sbadigliando.
Onodera non rispose e seguì docilmente il suo capo verso il parcheggio. Desiderava tornare immediatamente a casa, sdraiarsi nel letto e svegliarsi tra un mese. Da quando lavorava alla Marukawa non aveva mai abbastanza tempo per mangiare e dormire decentemente. Ormai era da circa un anno che le cose andavano così e non sapeva per quanto tempo avrebbe retto, se non fosse stato per Takano sarebbe crollato già al primo mese. 
Takano Masamune era il suo capo ma anche il suo ex o non ex? Non sapeva come definire attualmente la loro relazione.
Si erano conosciuti ai tempi delle superiori e lui si era pazzamente innamorato di Saga senpai, colui che dopo aver intrapreso una relazione gli aveva spezzato il cuore, anche se in realtà era stato tutto un fraintendimento. Si erano incontrati nuovamente dopo tanti anni lì alla Marukawa e dopo dei chiarimenti Takano (il suo nuovo nome dopo il divorzio dei suoi genitori) aveva detto:"Ti farò dire un'altra volta che mi ami!"
Si irritò. Non poteva stare con Takano. Lui era l'erede delle pubblicazioni Onodera e cosa sarebbe accaduto se non si fosse sposato e continuato la stirpe? Suo padre era fortemente legato all'idea di famiglia tradizionale e non avrebbe permesso che il suo unico figlio intraprendesse una relazione omosessuale lasciando la compagnia in balia di chiunque.
Dopo essere salito in macchina non ricordò più nulla. Si risvegliò in una casa non sua e accanto c'era Takano che dormiva profondamente stringendolo a sé. Lui arrossì e guardò l'orologio. Era circa le 14.00 e facendo i conti aveva dormito più di dodici ore! Sciolse delicatamente la stretta di Takano e andò in bagno per farsi una doccia.
L'acqua calda sciolse tutta la tensione e lui si sentiva come se avesse trovato un'oasi nel deserto. Si asciugò accuratamente e guardò con aria lugubre i suoi vestiti. Li aveva indossati per tre giorni di seguito e non se la sentiva di indossarli di nuovo così, avvolto da un asciugamano, tornò in camera per prendere qualcosa in prestito da Takano. Indossò un paio di suoi boxer e una maglia ma mentre stava per indossare i pantaloni una voce lo fece trasalire.
"Mi stai provocando?"
"Ta-Takano-san!" esclamò imbarazzato "stavo solo prendendo in prestito qualcosa e..."
"Capisco". Si alzò dal letto e con passo pesante si diresse in bagno.
"L'ho scampata" pensò Onodera sollevato.
Decise che per ringraziarlo avrebbe preparato il pranzo. Si mise ai fornelli e dopo un pò la casa si riempì di buoni odori. Takano uscì dal bagno vestito di tutto punto perché dopo dovevano tornare in ufficio.
"Sai cucinare?" chiese sorpreso.
"Certo!" esclamò contrariato dal tono.
"Oh capisco... Questo mi rende felice".
"Sei felice perché so cucinare?" chiese Onodera servendo nei piatti il pranzo.
"No. Sono felice perché è la prima volta che non scappi e che addirittura prepari il pranzo per me" rispose sorridendo.
"Cosa??"
Ma Takano lo ignorò e dopo "Itadakimasu" attaccò il piatto.
Anche lui iniziò a mangiare imbarazzato. Se bastava così poco per renderlo felice avrebbe cucinato più spesso. 
"Ma cosa diavolo sto pensando??"
"Wow è molto buono!" commentò Takano.
Lui arrossì, anche se non voleva ammetterlo, in cuor suo era felice.
"Se solo fossi in grado di esprimere i miei pensieri in parole..."
Dopo il pranzo Takano seguì Onodera nel suo appartamento e mentre lui si cambiava iniziò a sistemare il soggiorno che sembrava un campo di battaglia.
"Takano-san! Cosa fai? Lascia pe-perdere non c'è bi-bisogno!" balbettò.
"Se vivessimo insieme non avresti questi problemi" disse fissandolo negli occhi.
"Ancora con questa storia?" rispose agitato Onodera andando verso la porta.
"Ehi Onodera!"
"Che c'è?" chiese spazientito girandosi verso di lui.
Fu un attimo. Takano-san iniziò a baciarlo con passione senza lasciargli un attimo di respiro.
"Ta-Taka... aspe... smett...".
"Ritsu..." momrorò Takano a fior di labbra, poi riprese a baciarlo e questa volta Onodera rispose con passione incapace di resistergli ancora.

                                                                             ***

"E' finito un altro giorno! Almeno oggi non è stato pesante! Vero Ricchan?" chiese Kisa guidando all'esterno del palazzo della Marukawa l'intero gruppo dell'Emerald.
"Hai ragione!" 
"Ehi e se andassimo a prendere qualcosa da bere?" propose Takano.
"Mi dispiace, ho già degli impegni" disse Hatori "Ci vediamo" e con un inchino si allontanò.
"Anch'io ho da fare Takano! Alla prossima!" detto questo Kisa si diresse allegramente verso un ragazzo che lo stava aspettando poco lontano.
"Mi sembra di averlo già visto in libreria..." disse Onodera pensieroso.
"Forza andiamo" disse Takano.
"Dove?"
"A bere no?"
"Ma gli altri..." cercò di protestare Onodera.
"Zitto e cammina".
"Perché sei sempre così prepotente?!"
"Perché se fossi troppo buono a quest'ora saresti già scappato".
Onodera non poteva dargli torto, però quello sembrava proprio un appuntamento e al solo pensiero il suo cuore prese a battere violentemente.
"RITSUUUUU!!!!!!!"
Takano e Onodera si guardarono stupiti e girandosi videro tre ragazzi stranieri dirigersi verso di loro. Onodera non poteva credere ai suoi occhi.
"Ra-ragazzi!" esclamò.
"Li conosci?" chiese Takano.
"Ritsu!!!" corsero verso di lui e lo abbracciarono coprendolo del tutto.
"Jake, Eddy, Sam! Cosa ci fate qui in Giappone?" chiese Onodera sciogliendo l'abbraccio. Era al settimo cielo. Li aveva incontrati durante il suo viaggio in America dopo il diploma ed erano diventati ottimi amici.
"Ovviamente siamo qui per te Ritsu!" esclamò Eddy. Era un ragazzo di colore con dei lunghi dreadlock che stonavano con il suo abbigliamento elegante, ma lui era stato sempre così, un ribelle di natura.
"Si... non ci sentiamo da un bel pò e abbiamo approfittato di un viaggio di lavoro per venirti a trovare..." mormorò Sam. Era molto alto e impacciato, e la sua timidezza gli inpediva spesso di parlare.
"Ahahah! Come sei diventato alto Ritsu e anche più bello!" esclamò Jake abbracciandolo nuovamente. Era l'espansivo del trio e aveva sempre avuto un debole per la cultura giapponese e per lui.
"Onodera" chiamò una voce alle sue spalle.
"Oh che sbadato! Ragazzi lui è il mio capo Takano Masamune" disse arrossendo cosa che notò Jake con disaprovvazione.
"Wow il boss!" disse Eddy e dopo varie strette di mano Onodera spiegò brevemente chi fossero.
"Si festeggia allora!" esclamò Jake.
"Per forza Ri-ritsu" balbettò Sam.
"Ehi Masamune!"
Un'alta figura li raggiunse e in tutta la sua bellezza Yokozawa apparve lasciando sorpreso Jake.
"Wow he's a beautiful man!" commentà eccitato.
"Come prego?" chiese Yokozawa adirato.
"Ehm... niente, niente..." disse Onodera mettendosi in mezzo.
"Masamune! Dove credi di andare? C'è del lavoro da finire!"
"Tsk e va bene" disse seguendolo "Ti chiamo più tardi" aggiunse preoccupato passando davanti ad un agitato Onodera. Non voleva che andasse con lui. Yokozawa era stato il suo amante ai tempi dell'università e questo non riusciva proprio ad accettarlo.
"Va bene... aspetto la tua chiamata" rispose facendo restare di stucco Takano. Generalmente protestava quando diceva questo tipo di cose, ma stavolta no. Lo osservò mentre si allontanava con i suoi amici e si tranquillizzò. Jake non gli aveva fatto una buona impressione ma dopo quella manifestazione di gelosia di Onodera seguì più rilassato Yokozawa.
"Masamune, eh?" commentò Jake pensieroso.
"Cosa?" chiese Onodera.
"Non era il nome del senpai che ti aveva spezzato il cuore?"
"Cosa? No no ti sbagli!" rispose agitato, poi si voltò verso Eddy iniziando una fitta conversazione.
"Cosa trami?" chiese Sam.
"Niente" rispose Jake, ma il fatto che il suo ex lavorasse a stretto contatto con il suo primo amore lo mandava in bestia.

Ciao ragazzi! Ecco qui un primo capitolo ricco di news. Onodera è sempre confuso con i suoi sentimenti e questo non è una novità, ma che dall'altra parte del mondo addirittura avesse un ex?? Ahahah XD spero che vi sia piaciuto! Alla prossima ;) 

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Capitolo 2
*** La prepotenza del passato ***


La prepotenza del passato

"Wow! Questo locale sembra bello!" esclamò Eddy eccitato.
Avevano camminato un bel pò parlando di frivolezze alla ricerca di un posto tranquillo per mangiare e bere in santa pace.
"Entriamo allora" disse Jake trascinando tutti.
Il clima del locale richiamava molto i pub americani che erano abituati a frequentare. Si accomodarono attorno ad un tavolo e ordinarono.
Dopo essersi tolti sciarpe e cappelli finalmente Ritsu riuscì a notare i cambiamenti dei suoi amici. Sam era il più grande e aveva 35 anni. I suoi capelli erano biondi e gli occhi azzurri e numerose rughe di espressione che lo rendevano affascinante. Jake invece aveva la sua stessa età, i capelli erano neri e aveva gli occhi color cioccolato, ma sembrava un ragazzino eccitato. Rimase sorpreso quando Eddy invece liberò i suoi capelli, sapeva che aveva dei dreadlock ma non pensava che fossero diventati così lunghi. Avevano raggiunto il ginocchio.
"Che mi raccontate di bello?" chiese Ritsu afferrando il suo boccale di birra.
"Lavoriamo tutti e tre per la stessa azienda" disse Eddy addentando un panino.
"In realtà l'abbiamo fondata noi" precisò Sam guardando con aria famelica il panino di Eddy.
"Davvero? Wow! E in cosa consiste?" 
"Siamo programmatori di software e cose così. Siamo qui in Giappone per incontrare dei possibili investitori in modo da poter entrare nel mercato asiatico" disse Jake in tono professionale.
Ritsu restò stupito. Non avrebbe mai immaginato di vedere Jake così... così maturo. 
"Ma come mi avete fatto a trovare?" 
"Siamo andati alle pubblicazioni Onodera e ci hanno detto che lavoravi per la Marukawa. Ma cosa fai di preciso?" chiese Eddy.
"Oh... bé... io... sono editore di shoujo manga" balbettò lui imbarazzato, pronto a risate di scherno.
"Davvero?? Complimenti! Mia figlia non fa altro che comprare quel genere!" esclamò Sam sorridendo.
"Hai un figlia???"
"Ah non te l'abbiamo mai detto? Quando sei venuto in America Sam era già sposato con una bambina, però non né parlava mai perché stava vivendo un pessimo periodo con la moglie. Ora vanno d'amore e d'accordo" disse Jake.
"E poi tu pensavi ad altro, al tuo senpai" disse Eddy facendogli l'occhiolino.
"Bé... si... io..." non sapeva come uscire da quella situazione di stallo. Decise di bere un'altra birra sentendosi un pò stordito.
La serata proseguì così, tra grandi bevute e aggiornamenti vari. Ritsu evitava come la peste qualunque cosa riguardasse la sua vita privata, così per intrattenerli iniziò a parlare di lavoro, dopotutto non conoscevano quel settore. 
Per l'una e mezza si allontanarono dal pub con aria decisamente più allegra. Accompagnarono Ritsu in macchina, ma siccome non si reggeva in piedi, Jake lo accompagnò al suo appartamento.
"Ahahahah le chiavi sono troppe!" ridacchiò Ritsu completamente appoggiato a lui.
"Forza apro io" disse prendendo le chiavi e portandolo dentro.
Lo adagiò sul divano dove si sdraiò con un enorme sospiro. 
"E' il momento di dormire" disse Jake coprendolo con una coperta.
"Non posso... mi deve chiamare" mormorò.
"Chi?"
"Ta-takano san".
"Il tuo senpai?"
Annuì sorridendo.
Jake si irrigidì innervosito.
"Ritsu... perché sei tornato in Giappone? Qui per te non c'è niente. In America avresti avuto me" e detto questo si chinò e lo baciò.
"Cosa fa... lascia..." Ritsu cercò di divincolare ma la presa di Jake era più forte. Nella semi incoscienza gli morse la lingua facendolo saltare.
"Ahi! Maledizione! Ricordati! Tu sarai mio!" uscì dall'appartamento sbattendo la porta e lasciandolo lì svenuto.
Quando aveva ripreso conoscenza erano le due. Si alzò di scatto, ma si dovette sedere di nuovo perché la testa gli girava vorticosamente.
Guardò il suo telefono e notò che aveva ricevuto ben cinque chiamate tutte da Takano. Lo afferrò immediatamente componendo il numero ma a metà si fermò. Si era ricordato del bacio di Jake.
"E ora cosa dico a Takano-san?!" pensò disperato.
Si sdraiò sul divano appoggiando il braccio sugli occhi, pensieroso. In America con Jake era stato solo un momento di debolezza... Aveva chiarito tutto prima di tornare in Giappone ma evidentemente lui non aveva capito. Quello che provava per Takano era un sentimento troppo forte e che non poteva vacillare per un ragazzo qualunque.
"Che cosa sto pensando??? Quale sentimento per Takano-san??" sbraitò girandosi di pancia in giù calciando il divano. Strinse forte il cellulare a sé arrossendo.
"Takano-san..." mormorò prima di ricadere in un sonno disturbato.

Salve a tutti e buon anno! Scusate per il ritardo ma ho avuto molto da fare. Inoltre non avevo molte idee per questo capitolo e l'ho riscritto tante volte -.-" E' abbastanza breve perché sto raccogliendo tutte le idee in modo da poter scrivere qualcosa di meglio :) Potrei definirlo un capitolo di passaggio che però rivela qualcosa d'importante ;) 
Ciaooo ;)
 

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Capitolo 3
*** Spalle al muro ***


Spalle al muro

Marukawa.
Isaka-san e il suo chiacchiericcio incessante.
I rimproveri di Yokozawa.
Ed erano solo le 9 del mattino.
Onodera si accasciò sulla sedia appoggiando la testa dolorante sulla scrivania. La bevuta di ieri e l'agguato di Jake non l'aiutavano ad andare avanti. Per non parlare di Takano che lo osservava irritato dalla sua scrivania. Lo stava evitando accuratamente per non dargli spiegazioni sulla serata perché non sapeva ancora cosa dirgli. 
La mattinata proseguì così, tra i tentativi invani di Takano di parlargli e le fughe di Onodera. All'ora di pranzo prese un panino al volo e si andò a rifugiare in una delle sale riunioni della Marukawa per pensare con tranquillità su come comportarsi con Takano. 
Doveva parlargli di Jake? Di ciò che era successo ieri sera? Come l'avrebbe presa?
"Ma cosa importa! Non stiamo insieme! Non gli dico nulla" pensò risoluto, ma avvertì una forte fitta al cuore.
Dopo il pranzo riprese a lavorare irritato e man mano che passava il tempo il suo malumore aumentò raggiungendo picchi elevati. Alla fine della giornata indossò il cappotto salutando a stento i suoi colleghi correndo verso gli ascensori. Ne voleva approfittare perché Takano era stato chiamato per una riunione di emergenza circa un'ora prima. Ma per sua sfortuna agli ascensori trovò Takano e Yokozawa discutere animatamente. Si nascose velocemente per evitarli ma le voci lo raggiungevano chiaramente e l'argomento di discussione era lui.
"Smettila di stargli dietro! Ieri ti ha mollato per i suoi presunti amici senza rispondere al telefono e oggi ti ha ignorato. Quando capirai che non ti ama? Quando capirai che sono quello giusto per te?" 
"No! Non è per quello!" pensò Onodera agitato. 
"Basta! Non voglio ascoltarti!" esclamò Takano.
"Fai quello che vuoi! Ma poi non venire da me" Yokozawa con quelle parole prese l'ascensore lasciando lì un Takano con lo sguardo perso nel vuoto.
"Devo andarmene" pensò con rimorso mentre calde lacrime gli solcavano il viso. 
"Ri-chan! Cosa fai qui? Non eri andato vi... ehi ma cosa ti succede?" Kisa era appena apparso con un fascio di documenti tra le mani.
"Niente" e scappò via giù per le scale.
"Kisa! Cos'è successo?" chiese Takano agitato.
"Ho trovato qui Ri-chan... era sconvolto e stava piangendo. Cosa sta succedendo?" aggiunse preoccupato.
"Non lo so, ma stai tranquillo, avrà avuto una giornata pesante" disse sorridendo. Un falso sorriso che gli pesava sul cuore.
Andò verso la sua scrivania, depositò una cartellina e si mise il cappotto correndo verso l'uscita. Quando arrivò in strada di Onodera non c'era più traccia ma sapeva che si sarebbe rifugiato a casa.

                                                    ***

"Anf... anf... anf..." Ritsu aveva raggiunto il portone di casa con un gran fiatone. Sapeva di avere alle calcagna Takano ma si tranquillizzò un pò perché sarebbe arrivato tra circa mezz'ora visto che non aveva preso il suo treno.
Prese l'ascensore accasciandosi contro e chiudendo gli occhi. Era confuso, molto confuso. Soffriva quando Takano assumeva quell'espressione e aveva solo voglia di cancellarla a suon di baci...
"Cosa penso???" esclamò mentre il campanello dell'ascensore lo avvisò di essere arrivato al piano.
Ecco... ancora sentimenti contrastanti. Negava sempre di non amarlo ma poi ci ripensava inevitabilmente. Erano come due poli opposti di una calamita, destinati a stare insieme senza via di fuga.
Si asciugò con rabbia le lacrime che avevano ripreso a scendere sul viso, arrancando verso la porta d'ingresso di casa, ma trovò una spiacevole sorpresa.
"Jake!" 
"Ritsu... sei arrivato finalmente" disse. Era vestito in modo impeccabile, come un direttore di banca e aveva posato la valigetta sul pavimento. L'unica cosa che in quel momento lo rendeva lo Jake di sempre erano i suoi capelli spettinati.
"Ehm... forse è meglio che vai. Sono stanco" mormorò Ritsu in allerta.
"Come faccio ad andarmene se stai piangendo? Cos'è successo?" chiese dolcemente.
"Nulla!" prese le chiavi di casa e si diresse con passo svelto alla porta.
Jake prese un fazzoletto e lo porse a Ritsu che lo ignorò. Irritato lo girò con forza verso di sé e con delicatezza gli asciugò le lacrime, ma senza fazzoletto. Usò le sue labbra per raccoglierle una dopo l'altra mentre Ritsu tremava.
"Lasciami" disse impaurito.
"Sssh non ti faccio nulla... so che ti piace".
"No!"
"Stavamo insieme in America! Abbiamo avuto una relazione!" esclamò irritato stringendo più forte i polsi.
"Non è vero!" disse cercando di svincolare ma la stretta iniziava a fargli male.
"Ah si? E tu come definisci due persone che fanno l'amore innumerevoli volte???" 
"E' una relazione fisica! Sesso senza amore! E poi è stato solo una volta!" cercò disperatamente di liberarsi ma lui con una mano strinse entrambi i polsi sulla sua testa mentre con l'altra scese verso la cerniera dei suoi pantaloni.
"Una volta? Ti devo ricordare proprio tutto??" iniziò a baciarlo con avidità sulla bocca. 
"Nnnoo" gemette lui di dolore.
"Quella volta a casa mia! In albergo! Nei bagni al cinema! In macchina! Devo continuare??" chiese afferrandogli il membro iniziando a masturbarlo.
"La-scia-mi! Io non ti voglio!"
Lui si fermò e lo guardò negli occhi.
"E allora chi vuoi? Il tuo Senpai?? Quel Takano lì? Quel tipo insignificante? Non ti ha mai amato e neanche tu lo ami!" riprese a baciarlo ma questa volta sul collo stringendo di più il suo membro.
"No.. non ti permet-to di par... parlare così di Taka.. Takano-san! Lui mi ama e... anch'io lo amo!" disse singhiozzando.
"Mmm... mi sembra che Ritsu ti abbia appena detto che non sei tu quello che vuole".
Una voce maschile li fece sobbalzare entrambi facendo fermare quella tortura. 
"Cos..." provò a dire Jake ma non riuscì a finire la frase perché fu colpito da un pugno dritto sul naso. Per il colpo subito cadde a terra liberando così Ritsu.
"Takano-san!" esclamò tremante. 
"Onodera entra in casa!" disse lanciandogli le sue chiavi.
Lui non se lo fece ripetere e con passo tremante aprì la porta.
Intanto Jake si era alzato.
"Bastardo!" urlò sputando sangue. 
Stava per reagire ma alcune porte si aprirono e i condomini si affacciarono per capire cosa stava succedendo.
"Una rissa?" chiese una ragazzina guardando la mamma.
"Chiamiamo la polizia!" esclamò un signore.
Jake li fissò truci e poi scappò via.
Takano con sforzo sorrise ai suoi vicini dicendo che era tutto a posto. Rientrarono poco dopo confabulando lasciandoli così soli.
Onodera non era riuscito ad inoltrarsi in casa e si era seduto a terra nell'ingresso. Le lacrime non scendevano più ma il tremore non cessava. 
Takano chiuse la porta e lo prese in braccio trasportandolo sul divano. Lo stava per lasciare ma lui si ancorò a lui come se fosse la sua unica salvezza riprendendo a piangere.

Ciao gente! Un capitolo cupo ma anche un pò misterioso... Jake dice una cosa e Onodera un'altra, però almeno finalmente ha ammesso che ama Takano! Era anche ora! Su questo punto ho preferito accelerare perché nel manga la tirano troppo per le lunghe -.-" Bene spero che vi sia piaciuto ;) Alla prossima =D

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Capitolo 4
*** Verità ***


Verità 

"Mmm..." 
Takano alzò lo sguardo dalle bozze che stava correggendo osservando il divano. Gli era sembrato di sentire un mugolio ma Onodera si limitò a girarsi dall'altra parte facendo cadere la coperta. Abbandonò il suo lavoro e lo raggiunse sistemandogliela addosso. Gli scostò un ciuffo di capelli dietro all'orecchio accarezzando delicatamente il viso ancora umido per le lacrime che aveva versato. Strinse forte i pugni e tornò al suo lavoro. Voleva avere Jake tra le sue mani per fargli pagare tutto. Si era trattenuto perché aveva visto Onodera troppo sconvolto e in quel momento il suo benessere era la sua priorità. E poi non voleva dargli la soddisfazione di vederlo perdere il controllo, assolutamente no! Avrebbe perso la sua battaglia in partenza. 
Fece un altro paio di correzioni sulle bozze ma altro lo distrasse. Nella sua mente stava ripensando alle parole di Onodera mentre lottava: "No.. non ti permet-to di par... parlare così di Taka.. Takano-san! Lui mi ama e... anch'io lo amo!"
Lo amo... lo amo... lo AMO. Una semplice parola che rischiava di farlo impazzire completamente. Finalmente si era deciso ad ammetterlo? Oppure era l'ennesima delusione?
Con aria corrucciata si voltò nuovamente verso il divano dove vide Onodera emergere dalle coperte con aria assonnata. Si strofinò gli occhi e si stiracchiò sbadigliando. Con i capelli arruffati e la maglia stropicciata sembrava un bambino.
Sbatté le palpebre per mettere a fuoco la stanza e sobbalzò quando notò Takano intento a fissarlo con aria divertita. Lo osservò per un pò indeciso sul da farsi perché gli erano tornati prepotentemente i ricordi di qualche ora prima e sapeva che voleva delle spiegazioni.
"Ehm..." disse cercando le parole. Osservò Takano e  notò che indossava un pigiama a maniche lunghe e gli occhiali da vista, tra le mani una matita e un foglio.
"Oh! Stai lavorando! Se vuoi vado vi..."
Un pugno sferrato sul tavolo lo fece zittire.
"Ehm... non voglio distur..."
Altro pugno.
"Bene allora... posso almeno andare in bagno?" interpretò il silenzio come un consenso e a passi rapidi raggiunse il bagno chiudendosi con cura a chiave.
"Illuso" borbottò Takano sistemando i bozzetti in una cartellina. Aveva ottenuto la risposta. Ennesima illusione.
Si alzò deluso e raggiunse la cucina. Avvertì un forte freddo nel cuore che si diffuse in tutto il corpo facendolo tremare.
"La devo smettere di illudermi, altrimenti crollerò di nuovo" pensò.
Mise a fare il thé e in attesa andò a recuperare una felpa pur di sentire meno freddo. Dalla sua camera da letto notò che la finestra era imbiancata. Curioso si avvicinò e vide una forte tempesta di neve che si stava abbattendo sulla città. Gelo su gelo. Rabbrividendo abbassò le tapparelle e alzò i riscaldamenti. Un fischio lo fece accorrere in cucina giusto in tempo per spegnere il gas ed evitando lo strabordare dell'acqua del thé. Mentre lo serviva nelle tazze con la coda dell'occhio vide Onodera tornare a sedersi sul divano sistemando la coperta. Aveva uno sguardo rassegnato e ringraziò con voce spenta la tazza del thé. Lui si sedette sul divano ma a distanza appoggiandosi sul bracciolo. A quel gesto Onodere si incupì e con fare protettivo si portò le ginocchia al petto cullandosi. Fece un enorme sospiro prendendo coraggio.
"Takano-san... senti... quello che sto per dirti ora non lo sa nessuno a parte Jake, Sam ed Eddy. E sinceramente non volevo che tu ne venissi a conoscenza ma date le circostanze meriti la verità".
Un lungo silenzio seguì quelle parole. Takano era rimasto ferito da quei preamboli.
"Cosa ha sentito prima? Durante quegli... approcci troppo invadenti?" chiese incerto.
"Che dopo avermi mollato hai avuto una relazione con un altro" rispose arrabbiato.
"Maledizione! Ma che avete tu e lui?? L'ho detto e lo ripeto! Non abbiamo avuto una relazione!" esclamò agitato.
"Allora parla! Dammi l'ultimo colpo così la finiamo definitivamente con questa storia".
Onodera lo guardò con il cuore in tumulto. Cosa intendeva con "finiamo definitivamente questa storia"?
"Bene... allora torniamo indietro nel tempo, a quella primavera in cui ti ho dichiarato il mio amore per te" riprese con angoscia.
"Cosa c'entra con tutto ciò?" 
"C'entra... perché a questo punto, pur di non perderti, devo dirti tutta la verità!" 
Takano lo osservò sorpreso. Aveva sentito bene?
"Continua..." si limitò a dire incapace di aggiungere altro.
"Sai in quel periodo avevo un diario in cui annotavo tutto, anche dubbi sul mio orientamento sessuale. Ero confuso e non sapevo cosa pensare, mi sentivo sbagliato e An-chan non faceva altro che ronzarmi intorno confondendomi ancora di più. Poi un giorno ti ho notato e mi sono innamorato" arrossì "finalmente sentivo di poter essere me stesso, libero e senza pensieri. Cosa c'era di sbagliato nell'innamorarsi di un ragazzo? Nulla. Stavo bene e questo m'importava" sorrise al pensiero mentre Takano viaggiava con la mente a quei giorni e al suo piccolo stalker Oda Ritsu.
"Poi un giorno mi sono dichiarato e sai benissimo com'è andata. Ci siamo messi insieme, siamo usciti, abbiamo fatto l'a-amo-re" balbettò "finché non arrivò quel maledetto giorno" s'incupì imitato da Takano.
"Ti ho trattato male per quella incomprensione, mi sentivo ferito e il mio cuore era a pezzi. Però quando sono tornato a casa mi sono calmato e ho analizzato la situazione. Avevo capito già da quel momento che era stato un fraitendimento e..."
"Cosa???" esclamò Takano alzandosi in piedi.
"Aspetta... Takano-san!" 
"SE LO SAPEVI PERCHE' NON SEI TORNATO INDIETRO?" urlò ad alta voce. Stava provando tante emozioni contrastanti: amore, odio, rabbia, colpa, delusione... tutto il dolore che aveva passato.
"CI STAVO ARRIVANDO!" urlò di rimando Onodera cogliendolo di sorpresa. Lui si zittì e rimase in piedi ad osservarlo rabbioso.
"Dunque stavo per tornare indietro quando mio padre mi bloccò all'ingresso" un lungo brivido lo percorse tutto "aveva letto il mio diario" chiuse gli occhi mentre i ricordi di quel giorno strariparono come un fiume in piena. Le urla, le inutili spiegazioni, le botte e l'allontanamento.
"Pa... papà aveva scoperto tutto dal diario e mi ha portato via. Per la vergogna non disse nulla a nessuno, nemmeno a mia madre" disse freddamente mentre quelle parole piombarono addosso a Takano. Lui si accasciò sul divano non in grado di muoversi.
"Perché non me l'hai mai detto?" 
"Per proteggerti".
"Da chi?"
"Da mio padre. Non sapeva chi fossi perché nel diario non ho mai scritto il tuo nome, solo "senpai". Più di una volta ha provato a chiedermelo ma senza risultato, quindi decise di investigare a scuola. Non sapevo come fare!! Come proteggerti!" aggiunse con enfasi "Ma An-chan capì che qualcosa non andava e mi chiese spiegazioni. Le dissi tutto, ferendola, ma lei sorvolò sul suo dolore e trovò una soluzione. Conosceva molte persone della mia scuola e fece diffondere che io e lei stessimo insieme già da molto tempo e che finalmente avevamo deciso di rivelarlo in modo che..."
"... io lo sapessi" continuò Takano ricomponendo i pezzi del puzzle. Nonostante l'avesse ferito dopo la sua fuga aveva comunque deciso di ritrovarlo, però come aveva sentito che stava già insieme ad un'altra per un lungo periodo lo escluse dal suo cuore.
"Grazie a lei ho potuto proteggerti e partire più tranquillo per un'altra città e scuola. Mi diplomai e come premio per essermi comportato bene mi regalarono due biglietti per l'America. Uno era per me l'altro per An-chan. Come ben sai i miei genitori fanno il tifo per un nostro possibile matrimonio".
"Come dimenticarlo" commentò Takano. Onodera per rassicurarlo lo prese per mano.
"In America ci siamo divisi. Lei è andata a New York per incontrare alcune sue amiche conosciute sul web, io puntai invece la California. Sole, mare, pace..." chiuse gli occhi ripensando alla sensazione del sole sul suo viso, alla sabbia rovente e al mare.
"Poi?" chiese Takano stringendogli la mano per farlo tornare alla realtà.
"Poi in spiaggia conobbi Jake. Ha sempre amato il Giappone e si avvicinava a qualsiasi persona con gli occhi a mandorla. Abbiamo stretto amicizia e mi ha fatto conoscere Eddy e Sam. Eddy studiava al college mentre Sam gestiva un bar sulla spiaggia. Da quel momento sono iniziate le mie notti interminabili..."
"Ossia?" chiese irritato sciogliendo la stretta.
"Cosa pensi! Non facevamo altro che bere, andare in giro in auto, visitando posti e disturbando chiunque!" ridacchiò.
"Però prima a Jake hai detto che siete stati insieme una volta, mentre lui parla di più volte... addirittura di una relazione..." disse corrugando la fronte.
"Ma vi siete messi d'accordo???"
"Inoltre sembra che lui sappia della nostra relazione!"
"Perché gliel'ho detto io! In America! Ero talmente ubriaco da raccontargli tutto ed ero talmente disperato e confuso che andai a letto con lui convinto che fossi tu!!! Va bene?" aggiunse disperato voltandogli le spalle. Era imbarazzato e si sentiva in colpa per quello che aveva fatto.
"Ma le altre volte?" chiese confuso.
"Non ci sono state! Non so perché dica queste cose! Forse ti ha visto e voleva farti arrabbiare! Quando mi risvegliai e mi resi conto di ciò che avevo fatto misi le cose in chiaro e lui non mi toccò più! Perché l'unica persona che amavo eri tu!" si voltò e lo guardò con le lacrime agli occhi "l'unica persona che amo sei TU! Non sono mai riuscito a dirtelo prima per paura che mio padre ti facesse del male, maledizione!" si rannicchiò su se stesso continuando a piangere ma Takano lo avvolse in un abbraccio stritola ossa.
"Ripetilo" disse baciandolo ovunque vedesse un lembo di pelle.
"Cosa?" chiese singhiozzando.
"Che mi ami".
Onodera arrossì perché nella foga del momento non si era reso conto di ciò che aveva detto.
"Io... io... e va bene! Io ti amo! Contento?" 
Takano si sdraiò su di lui baciandolo con desiderio e per la prima volta lui non oppose resistenza perché si sentiva libero di amarlo senza alcuna paura.
Continuarono a baciarsi, due lingue in lotta che desideravano assaporare di più l'altro. Takano febbrilmente gli sfilò la maglia iniziando a torturargli i capezzoli con le mani riprendendolo a baciare facendo cozzare tra di loro i bacini. Onodera gemette assecondando i movimenti e liberò Takano dalla felpa e il pigiama e lo strinse a sé con talmente tanta forza che il più grande si scostò un pò per attaccare il suo orecchio. 
"Ritsu" mormorò facendolo gemere più forte. Stava per passare all'attacco con la lingua sul suo corpo quando Onodera lo fermò ansimando.
"Cos..." ma non fece in tempo a finire la domanda perché il più piccolo posò le sue morbide labbra sul suo collo iniziando a succhiare, strappandogli gemiti di piacere. Lui si immobilizzò incredulo da quella trasformazione del suo Ritsu ma non per molto. Andò con le mani verso il basso liberandogli la sua erezione e iniziò a masturbarlo facendolo staccare dal collo.
"Takano-san" ansimò stringendogli le spalle fino a conficcare le unghie nella sua pelle quando raggiunse l'apice.
"Sto per..." ma fermò quella dolce tortura non senza essere contestato da Onodera. Mentre liberò con una mano entrambi dai pantaloni e gli slip, con l'altra risalì nuovamente sui capezzoli fino a raggiungere la bocca e infilò dentro due dita che il più piccolo iniziò a leccare e succhiare con piacere, agitando il bacino facendo così sfregare le due erezioni.
"Aaahnn... ahnn" ansimò incontrollabile.
"Sei sleale" gemette Takano portando le dita verso il suo punto più intimo.
"Anche t-tu..." balbettò mentre un primo dito entrò "Ti prego..." continuò stanco di quella tortura.
Non se lo fece ripetere due volte. Tolse il dito e lo sostituì con la sua erezione penetrandolo completamente.
Onodera gemette per il dolore e si strinse su se stesso.
"Ssshh" disse Takano iniziando una lenta danza di piacere. Lui si rilassò un pò e allungò le mani per poter afferrare quelle del più grande.
"Senpai..."
Takano sorpreso si sdraiò su di lui per baciarlo aumentando la velocità delle spinte finché entrambi non vennero esausti.
"T-ti amo" disse con le lacrime agli occhi.
"Anch'io ti amo" rispose lui accarezzandogli il viso. 
Restarono così a lungo, coccolandosi, baciandosi, parlando finché esausti non si addormentarono l'uno tra le braccia dell'altro.

Ciaooooooo =D Sono tornata! So già cosa state pensando: "Noooo è finito!!!!" oppure "Nooo hai svelato tutto troppo presto!!!" 
Eheheh... tranquilli che la mia follia continuerà ancora a lungo. Spero solo che vi sia piaciuto e attendo i vostri commenti. Alla prossimaaaa =D

Note: An-chan nel manga è la ragazza che i genitori hanno scelto per il nostro Ritsu.

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Capitolo 5
*** Partenze ***


Partenze
 
“Anf… anf… anf…”
Stava correndo. Una corsa agitata, molto veloce. Stava fuggendo.
“Anf… anf… anf…”
Oscurità. Tutto attorno a sé divenne buio, avvolgendolo, serrandogli il respiro.

“Nn…”
“Ritsu!”
La paura si diffuse come un gas nocivo nell’aria che lo paralizzò.
“Nnnooo”
“Ritsu! Svegliati!”
Passi veloci. Un respiro pesante.
“NOOOOOO!”
Ritsu si alzò di scatto a sedere tremante.
“Anf… anf… anf…” aveva il fiatone e portandosi la mano sul viso si rese conto che era bagnata.
Sobbalzò quando una figura lo prese tra le braccia.
“Ssshhh… è tutto un sogno… solo un brutto sogno” disse dolcemente Takano cullandolo come un bambino.
Onodera riprese a respirare regolarmente finché non si addormentò.
Quando riaprì gli occhi, credeva che fosse ancora notte ma guardando l’orologio si rese conto che erano le 10 del mattino.
Si alzò a fatica scombussolato guardandosi attorno. Non era la sua camera, ma quella del suo capo. Confuso si sforzò di ricordare cosa fosse successo e quando i ricordi lo invasero arrossì di colpo.
La sera precedente aveva subito un’aggressione da Jake che non aveva potuto portare a termine l’opera grazie all’intervento di Takano. Poi era rimasto a casa sua dove gli aveva raccontanto tutta la verità, del perché lo lasciò, del suo viaggio in America, del suo amore per lui…
“L’ho detto sul serio?” si chiese ad alta voce arrossendo ulteriormente.
“Dipende da cosa hai detto” rispose una figura maschile armato di vassoio con sopra un’abbondante colazione.
“Takano-san! Buongiorno!” esclamò.
“Buongiorno”. Poggiò il vassoio sul comodino e si chinò per baciarlo.
Ritsu, ancora incredulo per la svolta nel loro rapporto, rispose al bacio con poco entusiasmo. Takano si scostò da lui imbronciato.
“Uff… puoi fare di meglio” borbottò. Aveva assunto l’espressione di un cucciolo ferito.
Onodera non riuscì a trattenere una risata che soffocò poi con un cornetto al cioccolato.
“Sono contento che sei di buon umore e che hai appetito, vuol dire che stai bene” disse Takano sedendosi sul bordo del letto prendendo a sua volta un cornetto.
“Chomme schusa?” chiese con la bocca piena di cibo.
“Onodera Ritsu, l’erede dell’omonima compagnia di pubblicazioni che parla con il cibo in bocca!” esclamò divertito.
Deglutì il boccone velocemente e bevve un enorme sorso di succo di arancia.
“Ho detto perché dici questo?” chiese infliggendo un altro morso al cornetto.
“Non ricordi? Qualche ora fa ti ho svegliato perché stavi piangendo nel sonno”.
“Ah… è vero. Ma non ricordo cos’ho sognato…” disse pensieroso.
Takano bevve il suo caffè e non poté non pensare che in quel momento Ritsu era veramente sexy, con quell’espressione concentrata, le labbra deliziosamente sporche di cioccolato e la coperta che copriva la parte inferiore del suo corpo ancora nuda.
Non resistendo iniziò a leccargli le labbra assaporando un nuovo gusto: Ritsu al cioccolato. Lui arrossì a causa di quel contatto ma non si mosse. Non lo stava cacciando come al solito il che vuol dire che la dichiarazione che aveva ricevuto non faceva parte di un sogno. Si avvicinò più sicuro per poterlo baciare ma lui lo fermò.
“Ancora?” chiese esasperato.
“No! Ho bisogno del bagno!” esclamò alzandosi in piedi coprendosi pudicamente con il lenzuolo.
Con uno sbuffo si sdraiò sul letto. Desiderava possederlo in quel momento, assicurarsi che il suo amore era effettivamente ricambiato dopo tutto quel tempo in cui lui aveva fatto di tutto per riconquistarlo.
Sentì lo scroscio dell’acqua della doccia e non resistendo più lo raggiunse spalancando il box doccia.
“Takano-san!” esclamò Ritsu voltandogli le spalle. Nonostante l’avesse visto nudo innumerevoli volte provava sempre una certa vergogna a farsi vedere nudo.
Takano entrò nella doccia e voltandolo bruscamente iniziò a baciarlo ovunque facendo aumentare il desiderio di entrambi. Ritsu rispose con passione crescente spogliandolo dei suoi vestiti cosa che lasciò sbigottito Takano visto che non aveva mai fatto nulla di sua iniziativa.
Togliendoli i pantaloni si rese conto con l’eccitazione di Takano aveva raggiunto il limite e prendendo coraggio decise di soddisfarla. Si inginocchiò di fronte a lui liberandosi della presa del suo senpai e con corpo tremante schioccò un leggero bacio sulla punta dell’erezione facendolo venire immediatamente.
“Oh… sei già venuto” commentò con il viso sporco di sperma che l’acqua della doccia stava già portando via. Alzò gli occhi e vide Takano per la prima volta molto rosso in viso.
“Takano-san?” chiese alitando deliziosamente vicino alla sua intimità che si indurì nuovamente.
“Scusami Ritsu, ma devo farlo” disse prendendolo in braccio e penetrandolo con forza.
“AAAAHH!” urlò il più piccolo avvinghiando le sue gambe intorno al bacino di Takano, mentre lui, per reggerlo meglio, gli fece appoggiare la schiena sulla superfice fredda del box doccia iniziando a muoversi.
Il bagno si riempì di rumori imbarazzanti tra i gemiti dei due amati e il rumore dell’unione dei loro corpi.
“AAAH” gemette nuovamente il più piccolo tremando contro di lui. La sua erezione solleticava il ventre di Takano desiderando di più.
“Rilassati Onodera, sei troppo stretto ecco perché senti dolore” disse cercando di rallentare il ritmo in modo da far abituare il più piccolo.
“Nnnoo… anf… così è più bello… anf…” disse alzando piano il viso di Takano per poterlo baciare. Ma di fronte a sé trovò il suo senpai più imbarazzato di prima.
“L’hai voluto tu” disse. Si avventò sulle sue labbra e iniziò a spingere più forte mandando Ritsu in un mondo di sensazioni ed emozioni sempre più intensi.
Takano venne dentro di lui con un gemito soffocato. Rimasero così per un bel pò lasciando scorrere l’acqua sui loro corpi per diversi minuti.
“Takano-san…” ansimò Ritsu al suo orecchio “Puoi…” ma si zittì guardandosi in basso.
Lui seguì il suo sguardo e vide che non era ancora venuto.
“Mi dispiace… provvedo subito” disse stringendoglielo in mano.
Ritsu riprese ad ansimare e per nascondere i suoi gemiti imbarazzanti si avventò sul collo di Takano iniziando a succhiare e mordere. Si rese conto che più lo baciava e più lo sentiva ingrossare dentro di lui, finché non riprese le spinte venendo dopo pochi minuti entrambi.
Esausto uscì dal più piccolo che barcollando si appoggiò languidamente a lui.
“Mi hai sorpreso…” commentò Takano stringendolo a sé.
“Perché?”
“Non ti ho mai visto così lascivo… abbiamo avuto rapporti innumerevoli volte ma questa è la prima volte che ti vedo così…” disse ripensando al passato.
Onodera alzò il viso contro di lui e gli diede un bacio casto sulle labbra.
“Vedi? Ma lo fai apposta?” chiese arrossendo.
“E anche se fosse? La vasca potrebbe essere interessante da provare…” commentò eccitandolo nuovamente.
“Maledizione!” esclamò imbarazzato prendendolo in braccio.
Ridendo si lasciò trasportare verso la vasca.
 
***
 
“Buon pomeriggio Takano-san! Ri-chan! Finalmente! Vieni la sensei ti ha chiamato già cinque volte!” Kisa si avvicinò ai due ragazzi con un plico di documenti in mano.
“Ok, ok. Mi metto all’opera” disse seguendolo alle loro postazioni.
“Masamune! Che fine avevi fatto? C’è una riunione tra cinque minuti!” Yokozawa apparve seguito da un rilassato Isaka che salutò allegramente tutti.
“Si, si…” rispose Takano prendendo i documenti.
“A dopo” bisbigliò passando vicino la scrivania di Onodera. Lui sorrise soddisfatto cosa che non sfuggì a Kisa.
“Ri-chan… cosa c’è tra te e il boss?” chiese senza preamboli.
“Cosa? Niente!” rispose con una vocetta stridula. Si tolse la giacca appendendola alla sedia. Dalla sua camicia si scorgeva un piccolo succhiotto all’altezza del collo.
Kisa ridacchiò e gli colpì la schiena giocosamente.
Le ora passarono così, tra litigate con autori e uffici stampa pressanti che stavano facendo impazzire i poveri editori.
“Hatori! Dove sono le bozze di Yoshikawa? Dovevano andare in stampa!” esclamò Takano di ritorno dalla riunione.
“Erano pronte boss…” furiosamente compose il numero di Chiaki ma una voce registrata rispose al suo posto.
“Salve sono Chiaki! In questo momento non sono in casa! Sto partendo! Chiamate tra una settimana!”
“Takano vado ad uccidere un autore!” esclamò correndo fuori.
“Va bene! Onodera mi servono i dati delle ultime vendite” continuò leggendo dei fogli.
“Si signore!” corse al suo computer mandando in stampa i documenti richiesti. Una vibrazione dalla sua tasca lo fece sobbalzare. Estrasse il cellulare e senza guardare rispose.
“Pronto!”
“Ritsu”.
Quella voce lo fece impallidire, cosa che fu notata da Kisa.
“Ri-chan stai bene?” chiese preoccupato.
“Si… quando finisce di stampare porta i documenti a Takano-san. Vengo subito”.
“Ok…” rispose incerto.
Onodera si alzò e corse in corridoio.
“Cosa vuoi?” chiese al telefono.
“Ritsu… volevo scusarmi per quello che è successo ieri…”
Un silenzio seguì quelle parole.
“Ero ubriaco e arrabbiato, non volevo farti del male… stasera torniamo a casa… l’aereo parte alle 22.00… spero di vederti lì per salutarci come amici e non come nemici… ti prego!” Jake aveva una voce disperata che fece crollare la risoluzione di Ritsu.
“Ci penserò…” detto questo chiuse la chiamata tornando in ufficio. Doveva essere ancora pallido perché Kisa gli lanciò uno sguardo preoccupato.
“Brutte notizie?” chiese.
“Niente. Torniamo al lavoro” rispose svincolando ma Kisa non fu l’unico ad accorgersi del suo stato. Takano lo osservava da lontano con aria pensierosa.
 
***
 
 
“Che giornata… Hatori? Che fine ha fatto?” chiese Kisa in ascensore.
Avevano finito di lavorare ma di lui nessuna traccia.
“Mi ha chiamato prima dicendo che sta costringendo Chiaki a finire il suo lavoro” rispose Takano.
“Che problema quel tipo…” commentò Onodera distratto. Aveva guardato l’ora ansioso. Erano le 21.00.
Uscirono fuori camminando lentamente per non scivolare sul ghiaccio.
“A domani” disse Kisa sbadigliando.
“Ciao” risposero all’unisono Takano ed Onodera.
“Ehm… Takano-san…” iniziò Ritsu cercando le parole non appena vide Kisa svoltare l’angolo.
“Mi stai per dire chi ti ha chiamato?”
“Si… Jake… si è scusato e mi ha chiesto di andare a salutarli perché stanno partendo”.
“Non se ne parla!” esclamò.
“Takano, non li vedrò mai più. Jake mi è sembrato sincero…” insistette lui.
“Ok, ho capito. Ma ci andiamo insieme!” sbottò.
Sollevato andarono a recuperare l’auto per poi dirigersi all’aeroporto. Restarono per tutto il tragitto in silenzio mentre la neve aveva ripreso a cadere.
Arrivati a destinazioni riuscirono ad individuare subito i tre che accolsero Ritsu con gioia.
“Sei venuto! Grazie al cielo!” esclamò Eddy stringendolo.
“Bene” disse Sam scompigliandoli i capelli con fare paterno.
“Ritsu…” disse Jake a testa bassa.
Onodera gli si avvicinò osservato da tutti. Jake lo abbracciò mormorando scusa per poi allontanarsi immediatamente a causa dello sguardo omicida di Takano.
“E’ successo qualcosa?” chiese Eddy sottovoce facendosi sentire solo da Takano e Sam.
“Piccole incomprensioni” rispose laconicamente.
Sam ed Eddy si lanciarono uno sguardo complice che rese Takano irrequieto.
“Forza! E’ l’ora!” esclamò Jake trascinando i suoi amici.
“Ciao, vieni a trovarci in California!” disse Eddy.
“Porta anche Takano!” aggiunse Sam sorridendo.
Rimasero lì a salutarli finché non li videro scomparire, poi Ritsu afferrò per mano Takano.
“Grazie” disse sorridendo. Gli diede un bacio leggero sulla guancia attento a non farsi notare da gli altri.
Takano si sciolse in un sorriso sollevato e stringendogli la mano si diresse verso l’uscita dell’aeroporto.
 
 
Ciao! Finalmente ce l’ho fatta! E spero che questa volta sono riuscita a descrivere meglio le scene più hot ;) Bene, Ritsu libero da qualsiasi peso è più sicuro spiazzando il nostro caro Masamune :D e sappiamo che è difficile rendere vulnerabile il nostro amico xD punto importante del capitolo senza dubbio è la partenza degli americani… cosa succederà ora? Hihi alla prossima =D
 
P.S. commentate!!!! :*

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Capitolo 6
*** Case e ombre ***


Case e ombre
 
Era notte fonda. Ritsu si svegliò di soprassalto trattenendo un urlo. Si voltò immediatamente verso la sua destra per vedere se Takano si fosse svegliato. Per fortuna era profondamente addormentato e stava stritolando il suo cuscino mormorando qualcosa. Sollevato si alzò piano dal letto per dirigersi in bagno in modo da sciacquarsi il viso grondante di sudore. L’acqua gli procurò una piacevole sensazione di freschezza tanto che decise di farsi una doccia per sentirla su tutto il corpo.
Rimase molto tempo sotto l’acqua senza pensare a nulla, concentrandosi solo su quella sensazione di benessere che stava provando. L’acqua lo aiutò a rilassarsi dopo quel brusco risveglio portando via preoccupazioni inutili.
Si asciugò ben bene e dopo essersi rimesso il pigiama, andò in cucina per bere il the avanzato della sera prima. Guardandosi intorno si rese conto che stava trasformando la casa di Takano come la sua. Sul tavolo della cucina c’erano diversi bozzetti che avevano corretto mentre il pavimento intorno al divano era cosparso di giornali, piantine stampate da internet, numeri di telefono vari. Avevano deciso di andare a vivere insieme perché tanto lo stavano in pratica già facendo, lui infatti la sera andava a casa solo per prendere il cambio del giorno dopo e qualche libro per poi rifugiarsi nell'appartamento di Takano. Non potevano vivere in uno di quei due appartamenti perché erano troppo piccoli, lui desiderava una casa con due camere da letto e un salotto/biblioteca a causa dei libri di entrambi. Takano era contrario alla doppia camera ma lui gli aveva assicurato che era solo per mantenere l’apparenza nel caso qualcuno fosse venuto a casa, ad esempio suo padre.
Finì di bere il the e raccolse i fogli in pile ordinate depositandoli sul tavolo, recuperò anche alcuni cuscini sparsi sul pavimento rimettendoli sul divano.
“Se questo divano potesse parlare!” pensò imbarazzato. Infatti poche ora prima avevano svolto lì alcuni preliminari per poi concludere e ricominciare in camera da letto.
Tornò in camera e si sedette vicino Takano accarezzandogli il viso delicatamente. Quei due mesi con lui erano stati i più belli della sua vita. Certo non tutto era rose e fiori perché ogni tanto litigavano per questioni lavorative o a causa di Yokozawa spesso andava a trovarli solo per provocarlo. Con la scusa di portare Sorata, il gatto che Takano aveva salvato da ragazzo, andava lì. Takano non lo cacciava perché si divertiva troppo a vedere la sua faccia contrariata e gelosa e poi né approfittava per concludere quelle scenate di gelosia saltandogli addosso. Non né aveva mai abbastanza, si desideravano come due adolescenti con gli ormoni impazziti e si amavano follemente.
C’era solo una cosa che lo preoccupava. Dopo che gli aveva raccontato tutta la storia, ossia tutto quello che era accaduto quando erano ragazzi e l’episodio in America, si erano promessi di non avere più segreti. Ma lui ne aveva uno.
Si sdraiò sul letto e lo abbracciò sostituendosi al cuscino. Il calore e l’odore di Takano avevano in lui lo stesso effetto di un calmante. Chiuse gli occhi e ripensò alle sedute dall'analista.
Nell'ultimo mese ci stava andando a causa degli incubi che lo svegliavano puntualmente ogni notte e che automaticamente svegliavano anche Takano. Domani aveva un altro appuntamento e le scusa per le sue assenze stavano per finire.
Al suo analista aveva raccontato tutto: la sua sessualità, ciò che aveva subito d’adolescente a causa del padre, i tentennamenti, la vita con il suo senpai e i loro progetti futuri. Però nonostante stesse vivendo un periodo particolarmente felice questi incubi lo preoccupavano. Si svolgevano tutti allo stesso modo: tanto buio, lui che correva perché inseguito e mentre lo stavano per prendere si svegliava urlando.
Secondo il medico quegli incubi erano la manifestazione della sua paura più grande, suo padre. Infatti si tormentava spesso su cosa avrebbe detto se avesse scoperto tutto e lui non aveva alcuna intenzione di dirgli che stava con Takano e che poteva scordarsi il matrimonio con An-chan.
“Ritsu cosa c’è?”
“Ti ho svegliato?” chiese. Takano lo stava osservando con attenzione.
“No, mi sono svegliato da solo” preoccupato lo strinse di più a sé “comunque non mi hai risposto”.
“Niente, sono andato solo in bagno. Ecco perché sono sveglio” rispose.
“Nessun incubo?”
“No” Onodera gli diede un leggero bacio sulle labbra per poi accoccolarsi meglio tra le sue braccia.
“Non me la racconti giusta” ribatté lui.
“Uffa sei sempre sospettoso!” rispose Onodera fingendosi offeso.
“E che non posso fare a meno di preoccuparmi per te”.
Ritsu arrossì e nascose il viso sul suo petto.
“Dici cose troppo imbarazzanti!”
“Scusami se ti amo” gli mormorò all’orecchio.
“Idiota! Ti amo anch’io lo sai”.
Restarono a lungo svegli scambiandosi carezze, baci e dolci parole finché non giunse l’ora di alzarsi per andare al lavoro. La routine quotidiana era diventata quella ma non la ritenevano monotona, anzi. Dopo anni di sofferenze quella serenità conquistata nel loro rapporto li rendeva forti, felici e non faceva altro che unirli.
“Ri-chan! Buongiornoooo!” Kisa si avventò letteralmente su il povero Onodera che barcollò un po’ prima di ritrovare l’equilibrio.
“Buongiorno! Cos’è successo? Sei di buon umore” disse.
Takano apparve lanciando uno sguardo infastidito.
“Buongiorno boss!” esclamò lasciando all’istante Onodera “Isaka-san ha chiamato per dire che la riunione è stata anticipata, inizia tra dieci minuti”.
“Perché non mi hai avvisato prima???” chiese recuperando con frenesia delle cartelline.
“Perché ha chiamato un minuto fa”.
“Stupido capo!” borbottò “Ci vediamo dopo”.
Ritsu lo seguì con lo sguardo finché non scomparì. Kisa, sorridendo maliziosamente, si buttò di nuovo tra le sue braccia.
“Ancora? Ma cosa succede?”
“Ti ricordi che ti avevo parlato della mia… fidanzata?” iniziò sciogliendo l’abbraccio.
“Si” fu un momento molto divertente. Sapeva che si frequentava con il ragazzo della libreria quindi era stato divertente quando iniziò a farfugliare sulla sua fidanzata.
“L’ho presentata ai miei genitori”.
“Cosa???” si accasciò sulla sedia sconvolto “E… cos’hanno detto?”
“Sapevano tutto… e l’hanno accettato… no volevo dire accettata! Accettata!” balbettò imbarazzato “Non me l’aspettavo… e ora… sono così felice!” aggiunse facendo un sorriso soddisfatto.
“Sono contento per te!” commentò felice.
Kisa, felice, riprese a lavorare.
Ritsu controllò l’orario e si rese conto che se non si fosse sbrigato avrebbe fatto tardi dallo psicologo.
“Kisa-san, io devo andare torno tra un’ora e mezza. Mi raccomando se Takano torna prima e chiede di me digli che sono andato a svolgere delle commissioni fuori” disse riprendendo la giacca. Quella riunione anticipata gli aveva regalato una buona scusa per andare senza che Takano facesse troppe domande.
“Ok. Ma vuoi un consiglio Ri-chan?”
“Dimmi” rispose sistemandosi.
“Le bugie, con il tempo, deteriorano il rapporto” disse guardandolo attentamente.
“Non capisco cosa intendi” rispose immediatamente con una risatina nervosa.
Kisa sospirò e si rimise a lavoro.
 
***
 
“Onodera-san, bentornato. Prego si accomodi dove vuole”.
Ritsu si sdraiò sulla poltrona innervosito.
“La vedo agitata”.
Era arrivato allo studio elegantemente arredato dello psicologo. Una serie di lauree si trovavano dietro la sua scrivania e la finestra mostrava lo straordinario paesaggio metropolitano di Tokyo. Da lì riusciva a scorgere anche la Marukawa.
“Oggi un mio collega, che ha una relazione omosessuale, ha rivelato tutto alla sua famiglia presentandogli il proprio compagno… e loro l’hanno presa bene! Perché solo io devo avere una famiglia così antiquata? Poi, quando gli ho chiesto di coprire la mia assenza lui mi ha detto “Le bugie, con il tempo, deteriorano il rapporto” e questa cosa mi agita! Non voglio perderlo perché non gli dico che vengo qui, ma non voglio neanche che si preoccupi per questi stupidi incubi maledizione!!” si alzò dalla poltrona camminando nervosamente per tutta la stanza.
“Non crede che sia il momento di affrontare la sua famiglia? Abbiamo appurato ormai che i suoi incubi sono da attribuire alla sua paura di perdere il suo compagno. Il senso di oppressione del buio… e la persona che la insegue e senza dubbio suo padre. Ha paura che se lui venga a conoscenza della vostra relazione e che ti porterà via”.
Ritsu lanciò un’occhiata ansiosa la suo psicologo, un ometto di mezza età con la capigliatura argentata e un paio di occhiali rosso fuoco. Tra tutti gli psicologi del Giappone aveva scelto quello strambo.
“Lo so… ma dovrei prima parlarne con lui… dovrei dirgli la verità…”
“La vera forza di un rapporto la si vede nel momento di difficoltà Onodera-san”.
“Ma adesso siamo sereni! Dobbiamo comprare una nuova casa e vivere così insieme senza pensieri!” ribatté.
“Si, ma non credo che sarà senza pensieri visto i problemi che ha. Prima li risolverà e prima starà meglio”.
Confuso se ne andò lasciando la seduta prima del termine. Lo psicologo non glielo impedì, aveva capito che aveva bisogno di riflettere da solo.
Ritsu salutò distrattamente la segretaria e dopo un po’ uscì dall’edificio incurante della pioggia, tanto non aveva con sé nessun ombrello.
Chiamò in ufficio dicendo che stava poco bene e che si sarebbero visti il giorno dopo. Sapeva che questo avrebbe agitato Takano ma in quel momento doveva pensare al da farsi.
Stava immaginando la scena “Papà, ti presento Takano Masamune, il mio capo e fidanzato!”
Non poteva andare! Questa volta lo avrebbe mandato in qualche isola deserta sperduta nel Pacifico o in un harem per la sua riabilitazione. Era un termine che aveva già usato in passato. E poi Takano avrebbe perso il lavoro perché mettersi contro suo padre significava mettersi contro tutti.
“Cosa faccio?” si chiese ad alta voce.
“Potrebbe ripararsi sotto un balcone ad esempio”.
Un barbone sul ciglio della strada lo stava osservando incuriosito.
“Magari fosse così facile” ribatté.
“Le cose sono più semplici di quel che sembrano, basta guardarli da un’altra prospettiva”.
Lo guardò perplesso chiedendosi se avesse qualche potere strano visto che sembrava che gli avesse appena letto nella mente.
“Ci penserò. Grazie”.
Riprese a camminare lasciandosi alle spalle lo strano barbone. Passò davanti a una serie di villette e una attirò il suo sguardo. I muri che la circondavano erano bianchi e dal cancello poté intravedere il giardino rigoglioso, completo di gazebo e una graziosa villa. Notò che al cancello c’era  il cartello vendesi. Compose subito il numero e nel giro di mezz’ora arrivò il proprietario che gliela mostrò.
L’interno della villa era avvolto da un’atmosfera che gli trasmetteva pace e tranquillità. L’ingresso non era molto grande ma poi il resto delle stanze lo stupirono. Al piano di sotto c’era una cucina completa di isola e sala da pranzo. Dall’altro lato un enorme salotto che dava sul giardino completo di vetrate per vederlo e un camino. Inoltre c’era un bagno e il ripostiglio. Al piano di sopra c’erano tre camere da letto e un bagno. Tutto era in buone condizioni, bisognava solo affrescare le stanze e il gazebo e potare il giardino. E poi c’era anche un garage.
“Allora, come le sembra?” chiese il proprietario, un anziano signore.
“E’ perfetta” rispose entusiasta Onodera “per me si potrebbe già firmare il contratto ma devo mostrarla al mio coinquilino prima”.
“Va bene. Intanto le lascio una copia delle chiavi. Torno a casa perché questa umidità mi sta uccidendo”.
“Ma come? E se fossi un truffatore??” chiese Ritsu sorpreso da tutta quella fiducia.
“Sto da molti anni su questa terra ragazzo e so riconoscere la brava gente” rispose sorridendo. Detto questo se ne andò lasciandolo lì commosso.
Un suono proveniente dalla sua tasca lo riscosse.
“Pronto?”
“Ritsu che succede???”
Takano dall’altro capo del telefono era in agitazione.
“Takano-san… ho trovato la nostra nuova casa”.
 
***
 
“Takano-san! Qui!!” era davanti al cancello e stava gesticolando all’auto che parcheggiò li vicino.
“Ritsu! Ma sei tutto bagnato! E perché hai detto in ufficio che stavi male?” chiese avvicinandosi.
“Le spiegazioni a dopo! Vieni!” lo prese per mano e lo trascinò all’interno, mostrandogli il giardino e il gazebo, indicando con entusiasmo la vetrata che dava sul giardino e il camino e le tre camere al piano di sopra.
 “Qui possiamo fare le due camere da letto e nella terza stanza il nostro ufficio! Basta ridipingere e cambiare questi vecchi mobili! Guarda com’è spaziosa! Ho appena scoperto che abbiamo il bagno in camera!”
Con entusiasmo lo riportò di sotto nel salotto.
“Cosa ne pensi??” chiese eccitato.
“E’ perfetta” rispose con un sorriso.
“E’ la stessa cosa che ho detto io! Takano-san è meravigliosa!”
Takano lo zittì con un bacio.
“Cosa fai?” chiese scostandosi imbarazzato.
“Inauguriamo la nuova casa” rispose togliendo il cellofan su uno dei divani.
“No, Takano-san! Non mi sembra il momento!”
“Sei stato tu a provocarmi, con quegli occhi eccitati, i capelli umidi, le guance accaldate… come fai ad essere così sexy?” chiese spogliandolo.
Ritsu arrossì abbandonandosi al volere di Takano, incapace di resistergli. Nei suoi gesti c’era frenesia e capì il motivo quando si spogliò. La sua erezione era già molto grande cosa che lo fece eccitare.
“Takano-san” mormorò inginocchiandosi.
Prese l’eccitazione nella sua bocca iniziando a succhiare e leccare, mandando completamente in panne la mente di Takano.
“Maledizione! Così mi farai venire subito!” disse ansimando. Ritsu gli lanciò uno sguardo, senza fermarsi, e vide il suo capo imbarazzato.
“E’ il mio obiettivo” disse stuzzicando con i denti la punta. Takano venne stremato.
“La devi smettere di fare così! Ti preferivo quando eri più timido!”
Ritsu ridacchiò mettendosi a cavalcioni su di lui.
“Onodera Ritsu, non tirare troppo la corda perché potresti pentirtene”.
“Dici?” chiese spingendo la sua erezione verso la sua che si stava nuovamente ingrandendo.
“L’hai voluto tu” disse prendendolo tra le braccia e penetrandolo con forza senza prepararlo.
“Ahi!” mugolò lui stringendolo tra le braccia “Takano-san… piano!”
Ignorandolo lui iniziò a muoversi velocemente baciandolo ovunque.
“Ti prego… rallenta… Ma-Ma-Masamune!”
Takano si fermò incapace di fare altro. Ritsu ne approfittò per riprendere fiato.
“Dillo”.
“Che cosa?”
“Il mio nome”.
Ritsu lo guardò negli occhi arrossendo.
“No, è troppo imbarazzante!”
Takano strinse tra le mani l’erezione di Ritsu riprendendo le spinte.
“Takano-san! No! Fammi venire!” protestò lui tremante.
“Solo se dici il mio nome” ribatté lui aumentando le spinte.
“Ti prego, Masamune!”
Liberò la presa venendo così entrambi. Si accasciò stanco sul quel corpo ancora tremante per via dell’orgasmo e uscì piano da lui abbracciandolo.
“E’ la prima volta, in tanti anni che pronunci il mio nome” disse tempestandolo di dolci baci sul viso “Ti amo”.
“Anch’io ti amo… Masamune”.
Si fissarono negli occhi con desiderio e ripresero la lenta danza dell’amore.
 
 
 
Ciaooooo! Ecco qui la nostra amata coppia che sta passando un periodo molto felice. Momenti di coccole, progetti futuri… ma ombre. Ovviamente non potevano mancare! Altrimenti avrei concluso la storia con la partenza degli americani. Che dire di più? Spero solo che  vi sia piaciuta e aspetto le vostre opinioni.  Ciao a tutti ;)

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Capitolo 7
*** Cambiamenti ***


Cambiamenti
 
“Un altro piccolo sforzo e abbiamo finito!”
“Parli facile tu! Non stai facendo nulla!” disse ansimando Kisa.
Takano gli lanciò uno sguardo omicida.
“Siete stati voi a volerci aiutare, quindi non lamentarti” disse autoritario.
“Se non l’avessimo fatto ci avresti fatto licenziare!” sbottò Hatori aiutando Kisa a portare l’ennesimo cartone di libri nella nuova villetta di Takano e Onodera.
“Ragazzi, pausa! Vi ho portato del the!” Isaka-san apparve sorridente, armato di vassoio e sopra il suo classico completo da lavoro indossava un grembiule a fiori.
“Per fortuna!” esclamò Kisa depositando malamente la scatola a terra. Takano in automatico gli lanciò una ciabatta in testa.
“Ahia!”
“Così impari a maltrattare le cose altrui”.
Kisa seguì infastidito Isaka-san che depositò il vassoio sul tavolo che stava sotto il gazebo. Yokozawa era comodamente seduto sul dondolo reggendo con una mano un libro che stava leggendo e con l’altra accarezza Sorata che dormiva con aria soddisfatta.
Hatori si accomodò silenzioso accanto a Sorata mentre Mino, con un sorriso si accomodò su un divano che dovevano ancora portare dentro trascinando con sé Kisa.
“Ritsu dov’è?” chiese Takano.
“E’ ancora dentro” rispose Isaka-san.
Lui si diresse verso la porta dove ad attenderlo c’era An-chan con un vassoio di biscotti appena sfornati.
“Ah! Takano-san! Cerca di convincere Ritsu a scendere per mangiare qualcosa” disse dolcemente.
itsu le aveva raccontato tutto e lei aveva preso abbastanza bene la loro relazione, soprattutto perché non poteva crederci che un amore potesse durare così tanto, nonostante le mille difficoltà che avevano passato. Ondeggiando uscì fuori attirando lo sguardo interessato di Mino che gentilmente le fece posto tra lui e Kisa. Indossava un vestito semplice, i capelli sciolti e un grembiule identico a Isaka-san.
Takano salì di sopra dove trovò Ritsu nella loro camera intento a sistemare negli armadi i loro vestiti. Su quel piano la casa era già completamente arredata quindi bisognava collocare solo gli effetti personali e questo potevano farlo solo loro due.
“Ritsu, vieni di sotto che stiamo facendo tutti una pausa con the e biscotti” disse Takano entrando.
“Mi era sembrato di sentire un buon odorino salire su dalle scale… opera di An-chan?” chiese sistemandosi la bandana che aveva sulla testa.
“Si” rispose laconico.
Onodera lo osservò perplesso. Era appoggiato allo stipite della porta con braccia incrociate e aria infastidita.
“C’è qualcosa che non va?”
“Perché Isaka-san e An-chan sono qui?”
“An-chan quando ha scoperto che ci saremmo trasferiti ha insistito per darci una mano. Non so se hai notato questo piano…. l’ha tirato a lucido! Mentre per quando riguarda Isaka-san… stavo per farti la stessa domanda” disse pensieroso.
Un suono di clacson li fece scendere di sotto.
Il segretario di Isaka-san, Hasahina, lo stava prelevando con la forza.
“Stupido capo, hai una riunione! Non scappare mai più!” sbottò lanciandolo in auto.
“Ma non potevo non accogliere la richiesta di aiuto della dolce An-chan!” disse con due occhioni da cucciolo.
Per tutta risposta Hasahina gli chiuse lo sportello in faccia e fece partire la macchina a tutta velocità.
“Mistero risolto” commentò Ritsu divertito “Forza raggiungiamo gli al…”
Fu interrotto da un abbraccio alle spalle di Takano.
“Ta-Takano-san!”
Lui lo voltò e si impossessò della sua bocca con voracità, facendolo mugolare di piacere.
“Ma-kun…” disse Ritsu a fior di labbra.
“Sei solo mio” bisbigliò lui nell’orecchio.
“Non sarai geloso di An-chan?”  chiese.
Si oscurò in viso e lo strinse più forte.
“Ma-kun… io amo solo te” disse arrossendo.
Era questo ciò che amava di Ritsu, che nonostante tutto quel tempo i suoi occhi brillavano e le sue guance si arrossavano come la prima volta.
“Onodera, Masamune, venite se no finisce tutto” Yokozawa entrò in casa e si bloccò davanti all’ingresso quando vide i due baciarsi.
Ritsu si scostò imbarazzato balbettando cose senza senso e fuggì fuori. Takano lo seguì con lo sguardo ridacchiando.
“Masamune… è difficile ammetterlo ma… sono contento per te” disse sorprendendolo.
“Grazie” rispose compiaciuto prendendo per il gomito l’amico e portandolo fuori.
Sorata era tra le braccia di Hatori mangiucchiando un biscotto. Mino e An-chan stavano chiacchierando sul divano allegramente e lui la guardava come se non avesse mai visto una ragazza. Ritsu e Kisa stavano litigando per prendere l’ultimo biscotto. Yokozawa esasperato si mise in mezzo mangiandolo lui tra i lamenti dei due.
Takano sorrise e non poté non pensare che la sua vita aveva preso una piega bellissima grazie all’amore e all’amicizia.
 
***
 
“Kisa! Passami quelle bozze!”
“Subito Takano-san!”
“Onodera, Mutou sensei ti ha inviato il manoscritto?”
“Si, Takano-san! E’ pronto per essere mandato in stampa!”
“Bena! Hatori, Yoshikawa ha finito?”
“NOOOOOOO!!!! IDIOTA!!!! MUOVITI!!! VENGO DA TE ORA!!!” Hatori sbatté la cornetta del telefono e corse fuori.
“Hatori portamelo immediatamente!!!”
“Si, Takano-san!”
Era l’ultimo giorno del ciclo e gli editori erano in gran agitazione perché alcuni autori non avevano finito il loro manoscritto. Erano veramente esausti ma tenevano duro per poter portare in stampa il lavoro.
DRIINNN DRIIINNNN!!!!
“Onodera se è Isaka-san, mandalo a quel paese perché non è il momento di fare pressione!!!!!” disse correndo verso la stampante che si era inceppata.
DRIIIINNN DRIIINNN!!!
“Marukawa Publishing, sezione Emerald. Sono Onodera. In cosa posso esservi utile?”
Takano riuscì a sbloccare la stampante e a prendere i fogli. Li firmò velocemente e li mise dentro una cartellina.
“Onodera chiudi quel telefono e vieni con me e porta i resoconti dell’ultimo mese!”
Si girò verso di lui e vide che era sbiancato mentre calava la cornetta del telefono.
“Ri-chan?” chiese Kisa agitando una mano davanti al suo viso. Nessuna reazione.
“Ritsu” chiamò Takano appoggiando una mano sulla spalla. Onodera si riscosse e guardò con sguardo perso i due.
“Cos’è successo?” chiese Kisa prendendo a volo un bicchiere d’acqua per poterglielo dare. Lui lo prese ma non bevve.
“Era An-chan. Takano-san devo andare!” si alzò riprendendosi e corse verso l’esterno facendo cadere a terra il bicchiere d’acqua.
“Ehi! Onodera!”
Takano lo inseguì e lo bloccò alla porta dell’ascensore.
“Papà si è sentito male. E’ stato portato d’urgenza all’ospedale!” disse trattenendo le lacrime.
“Ritsu vengo con te”.
“No, oggi è l’ultimo giorno del ciclo. Ti chiamo dopo per aggiornarti. Scusa Ma-kun” sciolse la stretta ed entrò nell’ascensore lasciando lì Takano in uno stato di confusione.
 
***
 
Quattro zombie uscirono da un enorme edificio.
Mino stava praticamente portando in braccio Kisa, mentre Hatori si reggeva malamente sulle gambe. Takano si allontanò con passo malfermo prendendo il telefono. Aveva perso il conto delle chiamate effettuate ad Onodera senza risposta, così decise di chiamare An-chan.
“Pronto?” disse An-chan con voce tremante.
“An-chan, sono Takano. Ritsu non mi risponde da stamattina. Lui dov’è? Come sta suo padre?”
“Takano-san… Ritsu è nella casa di famiglia… suo padre è morto…”
“COMEEEE???”
“Mi dispiace Takano-san… lui voleva chiamarti ma si è dovuto occupare di sua madre e dell’organizzazione del funerale…”
“Dammi l’indirizzo! Vado da lui!”
“Torna a casa. Ritsu arriverà presto” chiuse il telefono non permettendo la replica di Takano che rassegnato salì in macchina dirigendosi verso la loro casa.
Abitavano lì da circa un mese e non erano mai stati così bene, la felicità era nell’aria. E ora? Cosa sarebbe successo?
Arrivato a casa vide che era illuminata, quindi corse dentro cercando Ritsu. Lo trovò in bagno, al piano di sopra. Si stava facendo la doccia ma in realtà stava piangendo.
“Ritsu…”
Takano senza esitazione entrò nella doccia vestito e lo abbracciò, permettendo a Ritsu di sfogarsi tra le sue braccia.
Il funerale si tenne due giorni dopo. Fu maestoso e degno del nome Onodera. Erano presenti tutti i dipendenti dell’Onodera Publishing, i dirigenti di grandi aziende tra cui Isaka-san, numerosi parenti e amici. Ritsu era accanto a sua madre, stringendola in un affettuoso abbraccio.
Al termine della cerimonia, il vaso contenente le ceneri fu trasportato in casa. Non proprio casa, ma un’enorme villa a tre piani, con giardino all’occidentale. Molti erano andati via e solo i più intimi entrarono in casa dove fu servito da bere.
Ritsu e la madre scomparvero nell’ufficio del padre dove ad accoglierli c’era il notaio per la lettura del testamento. Rimasero mezz’ora e il risultato fu che lui aveva ereditato la compagnia ed era stato indicato come il nuovo direttore dell’Onodera Publishing.
Sconvolto uscì fuori seguito da Takano.
“Torniamo a casa… ti prego…” implorò.
Takano non se lo fece ripetere due volte e lo portò via, sotto lo sguardo perplesso di sua madre.
 
***
 
“Ritsu, prendi…”
Erano nel salotto davanti alla tv che serviva solo per coprire il silenzio assordante che aveva invaso la casa. Onodera prese il the che aveva portato Takano e ne bevve solo un po’.
“Fai uno sforzo e bevilo tutto”.
“Non mi va…”
Sospirando Takano lo strinse a sé.
“Cosa pensi di fare ora?”
“Non lo so… non sono pronto per gestire un’azienda di quella portata. Non sono Isaka-san!” disse sull’orlo delle lacrime.
Takano lo baciò dolcemente in modo da calmarlo ma la situazione prese una piega diversa perché lui rispose al bacio con energia e avidità lasciandoli senza fiato. Stava per sfilargli la maglietta quando un bussare insistente alla porta li fece trasalire.
Takano andò ad aprire perplesso e trovò la mamma di Onodera che lo guardò disgustato. Entrò con prepotenza raggiungendo il figlio in salotto e lo schiaffeggiò sonoramente.
“Mamma!”
“Tuuuuu!!!! Cosa sei tu??? Ti ho appena visto baciare quel… quel tipo dalla finestra!!!!” urlò senza fiato.
An-chan accorse con Takano.
“Dimmi la verità An! Ti ha lasciato per lui vero??? Vero??? Sapevi tutto e non mi hai mai detto NIENTE!!!”
“Mamma! Calmati!” Ritsu si alzò in piedi cercando di avvicinarsi.
“Non mi toccare!!!! Sei lurido!!! Come puoi baciare un uomo?? Come può l’unico erede della nostra azienda essere gay???!!!” ormai stava urlando fuori di sé.
“Come ha fatto a vederci?” chiese Takano ad An-chan.
“Il cancello era aperto ed è entrata”.
“TU NON SEI MIO FIGLIO! Una mezza femmina come te, senza attributi non potrà mai gestire un’azienda!!! Sei il disonore della famiglia!!! E tu!” disse voltandosi verso Takano “sei stato tu a portarlo su questa strada! Tu, finocchio! Stai lontano dalla mia famiglia!!!”
“MAMMA!!!” il tono di Onodera era talmente autoritario che si zittì.
“FUORI DA CASA NOSTRA! ORA! Non mi interessa se mi insulti, sono già tutte cose sentite da papà e mi ha detto anche di peggio, ma non ti permetto di insultare Masamune, chiaro???? ED INOLTRE” continuò alzando nuovamente la voce perché sua mamma stava per ribattere “sono stato designato io come successore di papà e da domani sarò in azienda che tu lo voglia o no! E ora… FUORI DI QUI E NON FARTI MAI PIU’ VEDERE!!!!”
Sua madre piangendo scappò via seguita da An-chan. Lui quando sentì il cancello sbattere si accasciò a terra prendendo la testa tra le mani.
“Scusa Ma-kun, scusa, scusa, scusa…” disse singhiozzando.
Takano si chinò e lo prese in braccio portandolo nella loro camera. Si sdraiarono a letto e rimasero tutta la notte così, stretti tra di loro mormorandogli dolci parole che caddero a vuoto perché nulla poteva curare l’enorme ferita inflitta da sua madre.
 
 
 
L’angolo dell’autrice (ehm… ehm..)
Che capitolo intenso! La loro quiete è stata distrutta dalla morte di suo padre e dalla scoperta della madre. Cosa succederà ora al nostro caro Ritsu? Cosa ne sarà della loro storia?
La prima parte però mi sono molto divertita a scriverla, immaginandoli in veste di una grande famiglia ;)
Alla prossima, ciaoooo =)

P.S. spero che il diminutivo Ma-kun vi piaccia ;)  
Note:
Mino Kanade è un altro editore dell’Emerald, quello che sorride sempre. Inoltre non sapendo se anche lui fosse omosessuale ho pensato che potrebbe aiutare An-chan a scoprire cos’è l’amore ;)
Hasahina: credo che sappiate tutti chi è, leggete Junjou Mistake =)

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Capitolo 8
*** Nuove rivelazioni ***


Nuove rivelazioni
“Onodera-sama buongiorno”.
“Capo!”
“Salve!”
Ritsu salutò distrattamente i suoi impiegati per poi rifugiarsi nel suo ufficio. Fu seguito dal suo segretario che continuava a dirgli gli impegni della giornata.
“Onodera-sama oggi alle 09.00 ci sarà il meeting con i dipartimenti per la pubblicazione del nuovo libro di Kei Hosho, alle 11.00 ci saranno i colloqui di lavoro, alle 13.00 il pranzo con Isaka-sama e…”
“Perché ho un pranzo con lui?” chiese seccato “mi sembrava di aver detto di no!”
“Per favore lo incontri signore. Mi perseguita giorno e notte! Vuole assolutamente questo incontro con lei da circa una settimana!” implorò il segretario sull’orlo della disperazione.
Sospirò rassegnato.
“Va bene, va bene…” disse annoiato.
“Ottimo signore! Nel pomeriggio alle 16.00 ci sarà la riunione con i soci dell’azienda. Poi dovrà sbrigare alcune pratiche burocratiche infine potrà uscire prima per poter incontrare lo psicologo. L’appuntamento con lui è previsto per le 18.00” concluse chiudendo soddisfatto l’agenda.
“Bene. Mi raccomando, dello psicologo non deve saperlo nessuno. Non una parola, chiaro?”
“Si, signore! Tornerò a breve per accompagnarla al meeting” disse facendo un inchino.
“D’accordo, a dopo”.
Appena chiuse la porta, Onodera mise la testa tra le mani sospirando. Aveva assunto la carica di presidente da due mesi ma le cose non andavano molto bene. Non che lui non fosse in grado di svolgere il suo lavoro, anzi. Stranamente sotto quel punto di vista era piuttosto bravo. Studiare molto e osservare i suoi capi alla Marukawa era servito a qualcosa. Ma sua madre continuava ad ostacolarlo e cercava di appellarsi al consiglio direttivo per togliergli la carica di presidente. E ci stava riuscendo purtroppo. Entrambi erano i soci di maggioranza dell’Onodera Publishing, ma stava tirando dalla sua parte molti soci minoritari per nominare un nuovo presidente.
Lanciò lo sguardo a quello che ormai era diventato il suo ufficio. Lo stile di suo padre era ovunque posasse gli occhi: scrivania di vetro, tappetti bianchi e un paio di divani neri in un angolo dove c’era un tavolino con degli alcolici da offrire ad ospiti importanti. Alle spalle della sua poltrona c’era un’enorme vetrata che mostrava Tokyo in tutta la sua grandezza. Ovunque sulle pareti c’erano quadri astratti e degli archivi. Sulla scrivania non potevano mancare il computer, il telefono, l’agenda elettronica e altri monili inutili. Non vedeva l’ora di poter arredare secondo i suoi gusti quell’ufficio perché così gli sembrava troppo freddo.
Il suo cellulare vibrò segnalando l’arrivo di un messaggio. Sorrise quando lesse il mittente.
“Buongiorno Ritsu. Grazie per la magnifica colazione che mi hai fatto trovare questa mattina. Ma sarebbe stato più bello se ti avessi avuto accanto. Non vedo l’ora di riabbracciarti stasera. Ti amo anch’io”.
Ritsu divenne talmente rosso da poter incendiare l’intera stanza. La sera precedente Takano-san era tornato alle due passate a causa della fine del periodo, purtroppo però lui, a causa della giornata impegnativa che aveva avuto, era crollato sul divano. Infatti al suo rientro Takano l’aveva trovato lì e con una risatina l’aveva portato nella loro camera da letto. Lui distrattamente gli aveva dato un bacio di benvenuto ma subito dopo era ritornato nel mondo dei sogni. Quella mattina poi si era svegliato prima del suono della sveglia per evitare di disturbare Takano e gli aveva preparato un’abbondante colazione che aveva lasciato sul comodino con un bigliettino dove c’era scritto semplicemente “Ti amo”.
“A stasera Ma-kun” rispose felice.
Bussarono alla porta e lui si ricompose mettendo il cellulare in tasca.
“Avanti” disse con tono autoritario.
“Onodera-sama, è l’ora del meeting” disse il suo segretario facendo un inchino.
“Va bene”.
Si alzò dalla sua postazione e si specchiò per controllare se fosse in ordine. Raddrizzò la cravatta e sistemò i capelli che avevano assunto un’aria ribelle. Il suo completo da lavoro era in ordine per fortuna. Uscì fuori superando il suo segretario, pensando che in fondo quello specchio nell’ufficio l’avrebbe lasciato.
 
***
 
“Ri-chan! Finalmente ci incontriamo!!”
“Chi le ha detto che può chiamarmi così??”
“Ma dai!! Ormai siamo due boss!!! Chiamami Ryuichiro!”
“Va bene Isak… Ryuichiro-kun”.
Erano in un ristorante molto elegante invaso di uomini d’affari. Per fortuna però Isaka-san aveva prenotato un salottino privato perché non avrebbe sopportato troppo altro caos. Il meeting e i colloqui di lavoro gli avevano prosciugato le forze.
Ordinarono un pranzo abbondante che rigenerò Ritsu facendogli tornare il buon umore per quell’incontro non desiderato. Non perché odiasse Isaka-san ma era troppo vicino alla sua famiglia.
“Bene, bene, bene… sono contento che tu abbia accettato il mio invito” disse prendendo il suo bicchiere di vino.
“Non mi sembra di aver avuto scelta” pensò Ritsu. Gli tornò in mente la faccia del suo segretario sull’orlo di una crisi di nervi.
Posò le sue bacchette e gli lanciò uno sguardo serio.
“Forza Ryuichiro-kun, finiamola con questa recita. So già che sei qui per mia madre. Dimmi quello che devi dire così posso tornare al lavoro” disse rassegnato.
Isaka-san divenne di colpo serio e gli lanciò uno sguardo penetrante.
“Sapevo che mi avresti detto questo a causa dei rapporti che ho con la tua famiglia, però spiacente di contraddirti. Non sono qui per conto di tua madre. Desideravo vederti e parlarti”.
Scese un lungo silenzio teso tra i due.
“Quindi?” chiese Ritsu tormentandosi le mani.
“Tua madre ha scoperto la relazione con Takano?”
Ritsu arrossì deglutendo la saliva.
“Devi darle tempo Ritsu… perdere il marito e poi scoprire che suo figlio non è come l’aveva immaginato, non è semplice da affrontare…” sospirò rassegnato Isaka “ora capisco perché sta cercando di destituirti dalla carica di presidente”.
“Vedo che sei abbastanza informato della mia situazione. Però non capisco ancora il motivo di questo incontro” disse nervoso. Vedersi spiattellato così tutti i suoi problemi lo metteva a disagio.
“Sono qui per aiutarti, in nome della nostra amicizia” disse sorridente.
“Amicizia?” pensò confuso. Riflettendoci forse non era un termine molto azzardato da utilizzare. Era sempre andato molto d’accordo con lui sia alla Marukawa sia nel privato. Spesso faceva qualche improvvisata a casa con il disappunto di Takano, anche se nell’ultimo periodo si era visto poco.
“In cosa consiste questo aiuto?” chiese cauto.
“Bene! Ti illustrerò il mio piano, allora…”
Parlò ininterrottamente per un quarto d’ora. All’inizio Ritsu lo guardava con aria dubbiosa, poi pian piano si aprì in un bellissimo sorriso e si strinsero la mano con aria di gran cospiratori.
 
***
 
Pubblicazioni Onodera.
Ore 16.00.
Sala riunioni.
Sua madre si era messa il più lontano possibile da lui ignorandolo. Era vestita rigorosamente di nero, in segno di lutto. Seduta vicino a lei c’erano due dei soci di suo padre.
Ritsu era molto nervoso e guardava con ansia il suo orologio. Sua madre, dall’altro lato del tavolo, si stava lamentando del ritardo degli altri tre soci.
Lui le lanciò un’occhiata piena di dolore. Anche se dopo la loro lite aveva fatto finta di nulla per non preoccupare Takano, stava soffrendo molto per l’allontanamento di sua madre. Si somigliavano molto, infatti i tratti del viso erano gli stessi, l’unica differenza era il colore degli occhi e dei capelli ereditati da suo padre.
Il cellulare vibrò e vide un messaggio di Takano.
“Forza Ritsu, sono con te”.
Quelle cinque semplice parole lo rincuoravano. Takano sapeva che oggi ci sarebbe stato quell’incontro perché non aveva fatto che lamentarsi nell’ultima settimana. Gli dispiaceva  molto di tutto quello che stava accadendo, non faceva altro che procurargli problemi, giusto nel momento in cui credevano di aver trovato la pace.
“Sono in ritardo! Chiamateli!” sbottò sua madre verso i suoi soci.
Loro si affrettarono a prendere i cellulari ma si fermarono perché la porta della sala riunioni si spalancò.
“Buonasera gente! Sono arrivato!!”
Isaka-san fece il suo ingresso teatrale seguito dal suo segretario Asahina.
“Ryuichiro?” disse sbalordita sua madre.
“Ciao, mia dolce zia Karen! Come va?” si avvicinò con passo felpato scoccandole un delicato bacio sulla mano.
“Ciao figliolo. Cosa ci fai qui? Non che mi dispiaccia una tua visita, ma sei arrivato al momento sbagliato. Stiamo per iniziare una riunione molto importante” disse dolcemente.
Ritsu si alterò alla parola “figliolo”. Quindi lui non era più nulla?
“Invece no, zia Karen. Sono arrivato al momento giusto!” esclamò. Tornò indietro e si mise seduto vicino a Ritsu.
“Non capisco” disse sua madre confusa. Guardò i due soci come in cerca di risposte, ma scossero la testa perplessi.
“Mamma, non verranno gli altri tre soci che stavamo aspettando” disse Ritsu prendendo la parola.
Lei gli scoccò uno sguardo furioso e mimò con le labbra la parola “mamma”.
“Spiegati” sbottò suo malgrado.
“Ryuichiro-kun ha appena acquistato le quote dai tre soci, diventando quindi uno dei soci maggioritari delle Pubblicazioni Onodera” spiegò Ritsu.
Sua madre si alzò dalla sedia sconvolta sbattendo le mani sul tavolo. Poi si calmò sorridendo.
“Ottimo lavoro Ryuichiro. Ti dò il benvenuto nella compagnia”.
Ritsu si agitò di fronte a quel sorriso ma Isaka-san gli strinse forte il ginocchio per rassicurarlo.
“Grazie zia Karen. Allora iniziamo la riunione…” prese i fogli che stavano sul tavolo davanti a lui imitato da tutti. Gli lanciò un’occhiata veloce e si fermò alla voce “Nomina nuovo presidente”.
“Uhm… perché volete nominare un nuovo presidente?” chiese giungendo subito al dunque.
“Molto semplice. L’attuale presidente non è in grado di gestire un’azienda di questa portata” disse Karen con tono di sfida.
“Ne sei sicura? Secondo gli ultimi dati mi sembra che le vendite sono moltiplicate e inoltre alcuni settori hanno avuto un decisivo miglioramento. Se non sbaglio nell’ultimo periodo l’azienda stava navigando in brutte acque, per questo zio Taichi ha venduto parte dall’azienda creando una rete di soci” commentò Isaka.
“E’ comunque troppo giovane per poterla gestire!!!” protestò lei.
“Ti ricordo che anch’io ho iniziato a gestire la Marukawa molto presto… però visto che insisti tanto votiamo” disse mettendo una certa enfasi all’ultima parola. Guardò gli altri due soci che abbassarono lo sguardo intimoriti.
“Ah! Salve! Mi ricordo di voi! Spesso giocate a golf con mio padre e se non erro siete anche in affari con lui!”
“S.. si” balbettò uno dei due.
“Sarà felice di sapere di avervi incontrato!” disse con un sorriso che non raggiunse gli occhi.
I due poveretti lo guardarono con ansia. Ritsu lo guardò ammirato e si segnò mentalmente di non mettersi mai contro di lui.
“Bene votiamo! Chi vuole destituire l’attuale presidente?”
Karen alzò la mano con decisione convinta di avere la vittoria in pugno, però si rese conto di essere stata l’unica a farlo.
“Cosa diavolo…” disse sbalordita guardando i soci e Ryuichiro.
“Bene, mi sembra che la decisione sia stata presa. Congratulazioni Ritsu, continuerai ad essere il presidente della compagnia!” applaudì imitato timidamente dai due soci che si fermarono subito sotto lo sguardo furioso di Karen.
“Me lo ricorderò!” sbottò irritata.
Andò verso l’uscita colpendo volutamente i soci. Si fermò solo vicino a Ritsu.
“Bravo, hai vinto. Però non ti permettere di chiamarmi mamma. Io non ho più alcun figlio” detto questo andò via seguita a ruota dai due soci che salutarono frettolosamente.
“Grazie Ryuichiro-kun” disse Onodera con un filo di voce.
“A disposizione! Ora vado. Ho un meeting alla Marukawa. Aggiorniamoci per telefono” disse uscendo.
Lui annuì distrattamente accasciandosi sulla sedia. Dopo la morte di suo padre gli incubi erano peggiorati e ora sua madre gli aveva dato il colpo di grazia. Per fortuna avrebbe visto il suo psicologo dopo il lavoro.
 
***
 
“Ryuichiro-sama ha fatto un’azione molto nobile” commentò Asahina aprendogli lo sportello.
“Era una questione di principio e poi il ragazzo è bravo” chiuse gli occhi stancamente mentre veniva portato alla Marukawa. Dopotutto anche lui aveva una relazione on Asahina e se suo padre decidesse di destituirlo solo per quello avrebbe fatto di tutto pur di non perdere il controllo della Marukawa Shoten, ma soprattutto non avrebbe permesso a nessuno di portargli via il suo Asahina.
Arrivato sul luogo di lavoro raggiunse il dipartimento di shoujo manga dove trovò Takano intento ad uscire.
“Eccoti Takano! Ti stavo cercando! Stai andando da qualche parte?” chiese.
“Cosa vuoi?” sbottò nervoso.
Era sulle spine perché non aveva ricevuto notizie da Ritsu ed era deciso ad andare da lui. Non l’avrebbe fermato neanche il suo stupido capo.
“Niente, niente! Oggi ci sono stati un po’ di movimenti alle Pubblicazioni Onodera” gli fece l’occhiolino.
Takano si mise in allarme e corse via per raggiungere il suo Ritsu, con enorme soddisfazione di Isaka.
 
***
 
Onodera uscì dal suo ufficio con aria stanca. Salutò i suoi impiegati svogliatamente e si diresse verso la sua auto aziendale. Si sedette sul lato del guidatore e sospirò appoggiando la testa sul volante. Altro che psicologo! Aveva bisogno solo del suo letto.
Il suo cellulare prese a suonare insistentemente e quando rispose una voce ansiosa invase l’abitacolo.
“RITSU!”
“Ah ciao Ma-kun…” rispose mettendo il vivavoce. Posò il cellulare sul sedile accanto a lui e si mise la cintura di sicurezza.
“Com’è andata? Non mi hai detto più nulla!” ora il tono era diventato accusatorio.
“Scusami Ma-kun. Tutto a posto. Sono ancora il presidente. Però i dettagli te li racconto a casa, va bene?” disse sbadigliando.
“Se vuoi ti passo a prendere, sono già in auto” disse Takano sollevato.
“N…no!! No, no! Non fa niente! Ho ancora molte scartoffie da mettere a posto, quindi ci vediamo a casa!” disse agitato.
“D’accordo, a dopo allora”.
“A dopo”.
Interruppe la conversazione con sollievo. Takano non doveva sapere dello psicologo. Mise in moto e uscì dal parcheggio sotterraneo però non poteva immaginare che Takano aveva ignorato le sue disposizioni e stava giù ad aspettarlo.
Per la sorpresa gli cadde la sigaretta e invece di chiamarlo corse alla sua auto per seguirlo. Ritsu non si accorse di nulla e proseguì per la sua strada finché non parcheggiò sotto un enorme palazzo. Poco distante Takano lo imitò rabbuiato. Quell’edificio lo conosceva abbastanza bene perché aveva vissuto da quelle parti qualche anno prima, durante il suo percorso universitario. Sapeva che era un palazzo dove c'erano molti uffici medici privati.
Ansioso lo seguì all’interno e vide che aveva già preso l’ascensore, aspettò che arrivasse e lesse dove si era fermato: dodicesimo piano. Prese anche lui l’ascensore e rimase stupito quando arrivò a destinazione perché tutti gli uffici presenti erano studi di psicologi.
Confuso tornò di sotto e decise di aspettarlo vicino alla sua auto. Il suo cervello stava lavorando a mille e tante emozioni lo stavano disorientando. Dopo un’ora Ritsu uscì dal palazzo e assunse un’espressione sconvolta quando vide Takano.
“Ma-kun!”
Takano gli lanciò uno sguardo glaciale e gli indicò semplicemente lo sportello dell’auto. Lui rabbrividendo entrò senza dire nulla e mandò un veloce messaggio al suo segretario per dirgli di mandare qualcuno per recuperare l’auto. Stettero zitti per tutto il tragitto anche se Ritsu più volte aveva provato ad iniziare una conversazione inutilmente perché dalle sue labbra non usciva alcun suono. Arrivati a casa Takano lo afferrò per un braccio e lo trascinò dentro facendolo sedere sul salotto.
“Spiega” disse semplicemente.
Ritsu fece un enorme sospiro e iniziò a parlare di tutto: gli incubi, la decisione di andare dallo psicologo, le loro conclusioni, gli incubi che dalla morte del padre erano aumentati… e la sua decisione di non dirgli nulla perché non voleva creargli problemi. Avevano già sofferto troppo in passato e lui non voleva che quella nuvola nera riempisse la loro casa visto che erano finalmente felici.
Quando si fermò si rese conto di sentirsi sollevato, era come se un enorme peso gli si fosse tolto dallo stomaco. Guardò Takano che per tutto il tempo era stato in silenzio ad ascoltarlo con attenzione. Rimasero per un tempo interminabile a fissarsi. Ritsu temeva una sua reazione… si erano ripromessi di raccontarsi tutto e non avere più segreti e lui l’aveva fatto di nuovo. Lo avrebbe lasciato? A quel pensiero una lacrima sfuggì dai suoi occhi. Takano gli si sedette accanto e lo strinse in un forte abbraccio.
“Ma-kun?” chiese tremante mentre altre lacrime sfuggirono dal suo controllo.
“Idiota! Idiota! Idiota!” mormorò per un bel po’. Ritsu lo strinse forte incapace di dire altro.
“Sei uno stupido Ritsu! Mi hai fatto preoccupare lo stesso in questi mesi! Pensavi che non mi fossi accorto che c’era qualcosa che non andava? Dei tuoi incubi?”
Si staccò da lui e lo fissò.
“Io… io…” balbettò lui.
“Stupido! Stiamo insieme! I problemi si condividono per risolverli!”
“S… si…”
Ritsu aveva gli occhi bassi e in quel momento si sentiva imbarazzato. Takano approfittò di quella situazione per baciarlo.
“Nnn.. aspetta.. aspetta!!” si scostò velocemente con il disappunto di Takano.
“No.. non sei arrabbiato?” chiese temendo la risposta.
“No… perché dovrei esserlo?” rispose calmo.
“Quindi non mi vuoi lasciare?” insistette lui.
“NO! Per quale motivo dovrei farlo??” chiese sorpreso.
“Perché ho infranto la nostra promessa! Perché ti ho mentito in tutto questo tempo!” esclamò lui ricominciando a piangere.
“Ascoltami, io… sono felice. Questa è l’ennesima volta che cerchi di proteggermi, che pensi a me, che non vuoi farmi stare male… mi hai detto bugie a fin di bene Ritsu. O c’è altro?” aggiunse con uno strano cipiglio.
“NO!”
“Allora tutto a posto” si avvicinò di nuovo raccogliendo le sue lacrime con la bocca. Poi si diresse verso le sue labbra per assaporarle.
Ritsu timidamente rispose al bacio, ancora confuso dalle parole di Takano.
“Mmm… Ma-kun” chiamò.
“Si?” disse Takano scendendo sul suo collo.
“Ti… ti amo”.
Lui si staccò per poterlo guardare negli occhi.
“Ti amo anch’io Ritsu”.
Sprofondarono nei loro sguardi carichi di desiderio per poi ricominciare a stuzzicarsi le lingue. Takano incapace di attendere, gli sciolse la cravatta per poi legargli i polsi.
“Ma-kun?” chiese perplesso mentre lui gli sbottò la camicia e gli tolse pantalone e slip.
“Anche se l’hai fatto per il mio bene… questa è la mia piccola vendetta per non avermi detto nulla” disse.
“Cosa???”
Ignorando le sue proteste si avventò sui suoi capezzoli che divennero turgidi, leccandoli e toccandoli.
“Maaa… Ma-kun!” gemette lui eccitandolo.
Continuò a tormentare i suo capezzoli ma con la lingua scese verso il basso leccandogli l’addome. Il più piccolo si irrigidì nell’attesa e quando raggiunse il suo punto più sensibile, visibilmente eccitato, spinse il ventre verso di lui per sentire di più. Takano lo stuzzicò leccando e mordicchiando facendo impazzire il più piccolo che si agitava freneticamente sotto di lui.
“Ti prego… le mani… liberAAA le mm…maniii! Masamune!!!” urlò il suo nome nel momento in cui venne nella sua bocca.
Respiravano entrambi affannosamente e Ritsu pensò che forse avrebbe deciso di liberarlo ma lui proseguì il suo percorso con la lingua allargandogli le gambe e  penetrando con la lingua la sua apertura.
“Masamune!!!”
Takano ignorò i suoi lamenti e oltre la lingua inserì un dito iniziando a toccargli la sua intimità facendolo indurire di nuovo.
“Ma-kun… ti pregoo…” piagnucolò lui frustrato. Aveva voglia di toccarlo.
Takano liberò la sua erezione e alzò un tremolante Ritsu. Lo penetrò con forza facendolo gemere, un misto di dolore e piacere percosse tutta la sua spina dorsale.
“Masam…” lo zittì baciandolo e lo aiutò a mettere le sue braccia intorno al collo in modo che lui potesse almeno toccargli i capelli che strinse con forza. Iniziò a muoversi prima con lentezza e poi con una velocità tale da farli gemere entrambi vergognosamente.
Assicurandosi che Ritsu lo tenesse stretto, portò le mani sull’erezione del più piccolo tormentandola di nuovo finché non raggiunsero l’orgasmo con un urlo animalesco.
 
***
 
La notte proseguì in quel modo, non riuscendo a sentirsi soddisfatti. Il giorno dopo però le conseguenze erano evidenti. Ritsu faticava a camminare ed entrambi avevano delle enormi occhiaie.
Per compassione Takano gli portò la colazione a letto e iniziarono a mangiare e coccolarsi. Siccome quella notte avevano avuto ben altro da fare, Ritsi iniziò a parlargli di come si fosse risolto il problema della presidenza, però fu interrotto dalla vibrazione del suo cellulare. Takano glielo passò e rimase sorpreso quando vide il mittente.
“Cosa vuole da te Isaka-san?” chiese contrariato.
“Buongiorno mio dolce Ri-chan! Oggi ci aspetta una giornata impegnativa quindi molla quello scontroso di Takano e facciamo colazione insieme. Tuo Ryuichiro <3”.
Takano lesse insieme a lui il messaggio cambiando la sua espressione rilassata in furiosa.
“Cosa significa??? Io lo ammazzo!!!” urlò alzandosi.
“Aspetta Ma-kun!”
Lo inseguì di sotto e in quel momento sentirono il suono di un clacson.
“Ri-chan!! Sono venuto a prenderti” urlò in tono mieloso Ryuichiro.
Takano uscì fuori furioso tentando di strangolarlo. Ma nonostante Ritsu cercò di dividerli con Asahina non poté fare a meno di pensare che in quel momento era felice.
 
 
Ciaoooo!!! Mi dispiace per non aver pubblicato prima ma oggi mi hanno ridato l’adsl… quindi per farmi perdonare ho aggiornato tutte le mie storie :D per chi le segue correte a leggere anche “Junjou revolution!”. “Voglia d’amare” la pubblicherò domani perché è ancora in fase di scrittura.
Fatta questa premessa vi presento la nuova vita del nostro caro Onodera Ritsu!! Sorprendentemente ci sa fare con il suo lavoro anche se sua mamma è stata fin troppo acida -.-“ inoltre Isaka-san ha deciso di aiutarlo perché anche lui è nella stessa situazione solamente che è molto più forte. Inoltre la sua famiglia non sa nulla della relazione con Asahina.
Takano… Takano è sempre Takano! Anzi… è sempre Ma-kun ;) ha capito le intenzioni di Ritsu e non ce l’ha fatta a mettere il broncio, però ha avuto la sua dolce rivincita xD all’inizio avevo pensato a una lite furibonda poi ho riletto per caso qualche capitolo del manga e mi sono resa conto che Takano in quella situazione avrebbe detto: Idiota. xD
La reazione nei confronti di Isaka l’ho resa così per la questione che lo irrita di continuo, quindi è esploso. Povero il nostro Ma-kun ;)
Bene spero che vi sia piaciuto e aspettatevi una bella svolta nella storia nel prossimo capitolo. Ciaoooo :D
 
Note
Kei Hosho: non so chi sia, l’ho inventato il nome di questo autore.
Karen e Taichi: non ricordo se nel manga i nomi dei genitori di Onodera siano saltati fuori, così li ho inventati. Se ci sono ditemelo che li correggo ;)
Domanda: perché Isaka la chiama zia Karen? In un volume nel manga Isaka racconta di giocare a golf con il padre di Ritsu ed essendo due famiglie ricche che lavorano nello stesso settore ho immaginato che tra di loro ci fosse una relazione più stretta. Questo spiega anche perché ha tanta confidenza con An-chan (per essere stata designata come fidanzata di Ritsu, ho pensato che anche lei provenga da una famiglia ricca).
Ultima domanda: perché Ritsu e Isaka, se hanno questa relazione, nel manga si sono conosciuti nel posto di lavoro? Appunto. Stiamo parlando del manga. Questa è una fanfiction e loro fanno tutto quello che voglio! xD

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Capitolo 9
*** Shadows: parte prima ***


Shadows: parte prima
 
E’ un nuovo giorno qui a Tokyo e come tutte le mattine da più di una settimana, eccomi qui ad osservarti da lontano. Come sempre esci alle otto da casa con il tuo compagno: lui sulla soglia di casa ti afferra per poterti dare un dolce bacio sulle labbra e tu imbarazzato ti guardi intorno agitato rimproverandolo. Lui ridacchia e si allontana e sul tuo viso si dipinge un dolce sorriso prima di correre alla macchina dove il tuo segretario ti sta aspettando.
Ed eccomi qui a pedinarti sulla mia auto mentre pigramente tu sfogli alcuni documenti per gli impegni del giorno. Il tuo segretario non fa altro che parlarti e lo ascolti con aria assonnata.
Siamo alle pubblicazioni Onodera e alcuni dipendenti ti salutano con rispetto. Né hai fatta di strada prima di arrivare a questo punto. Il mio cuore si riempie di orgoglio pensando a tutto quello che hai passato con la tua famiglia, eppure sei qui che cammini a testa alta, vittorioso portando alle stelle questa compagnia.
 
***
 
“Onodera-sama, prima di andare in ufficio dovete venire con me in giardino”.
“In giardino?”
Erano appena entrati nell’enorme ingresso dell’Onodera Publishing e il suo segretario, Aoi Yamada, lo stava letteralmente trascinando in giardino. Nella sua azienda esisteva questo cortile interno completo di alberi, cespugli, fiori e panchine per far distrarre i suoi impiegati nei momenti più stressanti.
Stupito seguì il suo segretario e non appena varcò la soglia fu investito da coriandoli e da un boato.
“BUON COMPLEANNO CAPO!”
Ritsu confuso arrossì di fronte a quella manifestazione di affetto inchinandosi rispettosamente.
“Gra… grazie!” balbettò cercando invano di mostrarsi disinvolto.
“Boss dovremmo noi dirvi grazie! L’azienda stava per fallire e di conseguenza tutti avremmo perso il posto di lavoro! E invece grazie a lei siamo ancora qui!” esclamò un impiegato applaudito da tutti.
Lui continuò a balbettare sempre più rosso in viso e bevve con tutti alla sua salute e soprattutto alla prosperità dell’azienda. Finiti i festeggiamenti tutti tornarono nei rispettivi uffici per affrontare una nuova giornata di lavoro.
Ritsu andò nel suo ufficio seguito da Aoi piuttosto felice di quella sorpresa. Sapeva cosa aveva passato in quegli ultimi mesi e stava ancora passando a causa di sua madre, quindi un sostegno così forte da parte dei suoi dipendenti gli poteva dare la forza di proseguire quel cammino tortuoso.
Il suo cellulare squillò e chiedendo il permesso per poter rispondere uscì fuori.
“Pronto?”
“Buongiorno Yamada-san. Sono Takano”.
“Buongiorno”.
“Ti ricordi di stasera?”
“Certo! Porterò a casa alle 20.00 in punto Onodera-sama per la sua festa a sorpresa”.
“Perfetto! Ricordati che non deve sospettare nulla”.
“Stia tranquillo”.
Chiuse il telefono con aria soddisfatta. Takano-san era un bravo ragazzo, perfetto per il suo capo. Non aveva mai visto di buon occhio gli omosessuali, però loro due erano molto innamorati, non credeva che un amore potesse essere così forte. Anche lui occasionalmente si vedeva con qualche donna ma mai nessuna l’aveva coinvolto così tanto. Sospirando tornò in ufficio. Il suo capo finalmente lo aveva arredato secondo i suoi gusti, con colori più vivaci ed era molto accogliente. Sul divano stava comodamente spaparanzato Isaka-san mentre Onodera-sama gli offriva da bere.
“Ma quando è entrato?” pensò confuso. Era stato vicino all’ufficio per tutto il tempo. I misteri di quell’uomo erano infiniti.
“Allora Ri-chan, buon compleanno!” esclamò Isaka-san alzando il suo bicchiere di whisky.
“Grazie” rispose Ritsu arrossendo.
Bevvero di gusto ridacchiando quando Onodera si strozzò.
“Non si direbbe che sei un dirigente, eppure eccoti qui” disse Isaka-san.
“Stento a crederci anch’io” aggiunse lui sedendosi accanto.
Aoi, notando che la conversazione stava prendendo una piega più privata, uscì dall’ufficio. Loro lo seguirono con lo sguardo.
“E’ un bravo ragazzo” disse Ritsu sorridendo.
“Già molto discreto. Comunque… novità sul fronte zia Karen?”
“Niente. Continua a farmi la guerra coinvolgendo chiunque. Ora ha assunto un esercito di avvocati per dimostrare che il testamento è falso, ma non potrà fare nulla perché mio padre l’ha dettato al notaio di persona” disse scuotendo la testa.
“Ho provato anch’io a parlarle ma mi ha cacciato. Ha interpellato addirittura mio padre, però lui non si è messo in mezzo perché ha constatato che sei in gamba”.
“Santa pazienza non ne posso più!”
Rimasero in silenzio versandosi ancora da bere.
“Tutto a posto a casa? Vorrei venire ma Takano mi ha vietato l’accesso” disse tristemente.
“E’ normale, l’hai provocato quel giorno!” disse ridendo “Fagli sbollire la rabbia e vedrai che non dirà più nulla”.
Con la faccia di un bambino offeso si alzò.
“Ora vado un po’ a torturarlo alla Marukawa. Ci sentiamo Ri-chan!”
“Va bene” rispose ridacchiando.
Andò via lasciandolo con il sorriso sulle labbra. Aoi entrò nuovamente ricordandogli della riunione che si sarebbe tenuta tra dieci minuti.
 
***
 
E’ l’ora di pranzo e come al solito esci alle 13.00 fuori dall’edificio per poter pranzare con lui. Ti seguo con discrezione da lontano, mentre il tuo compagno scende dalla macchina parcheggiata lì vicino. Vi avviate lentamente per la strada raggiungendo il vostro ristorante. Vi guardate radiosi, mangiate allegramente e parlate incessantemente. Ogni tanto le tue guance si colorano di rosso dopo una frase detta da lui, poi ti afferra la mano e con occhi brillanti vi guardate a lungo, scrutandovi, affondando nelle vostre anime.
E io sono nel bar di fronte, mangiucchiando un panino a guardarvi. Ma non ti annoi mai a fare questo? Casa, lavoro, ristorante, lavoro, casa. Che vita monotona stai vivendo. Ma non ti preoccupare, presto vivrai nuove emozioni, più forti. Questa routine sarà spezzata.
Eccovi, state uscendo. Ed io lasciando i soldi sul tavolo in fretta vi seguo. Al ritorno percorrete sempre una stradina più lunga dove potete tenervi per mano lontano da sguardi indiscreti. Vicino agli uffici vi salutate con un bacio per poi guardarvi languidamente desiderando di più. Lui ti mormora qualcosa nell’orecchio facendoti immediatamente imbarazzare e ti allontani di fretta stringendo i pugni. Lui ti guarda divertito finché non entri nella tua azienda.
Ti odio.
 
***
 
“Yamada ha chiamato qualcuno durante la pausa?”
“No, Onodera-sama”.
“Comunque perché non pranzi fuori dall’ufficio? Non ti annoi qui da solo?”
“No signore”.
Sospirando Ritsu si sedette al suo posto immergendosi in alcune carte.
“Yamada chiama i vari dipartimenti. Entro domani mi devono consegnare TUTTA la documentazione che ho richiesto qualche giorno fa. Siamo in ritardo!”
“Si!”
Entrambi continuarono il lavoro finché non giunsero le 19.30, avevano un’aria stremata.
“Yamada, posso tornare a casa da solo, quindi puoi andare” disse sbadigliando Ritsu.
“No, è il mio lavoro! Non sono stanco!” ribatté lui con energia sistemandosi. Si rimise la giacca e raddrizzò la cravatta. Si guardò allo specchio e sistemò come meglio poteva i suoi capelli neri. Ritsu lo imitò con più calma.
“Va bene, allora inizia a scendere. Io finisco solo di fare una cosa e ti raggiungo nel garage”.
“D’accordo”.
Uscì fuori con passo veloce raggiungendo in fretta il parcheggio sotterraneo. C’erano poche auto perché erano all’inizio del periodo quindi c’era poco da fare in ufficio. Con aria professionale raggiunse l’auto ma mentre stava per aprirla un forte colpo alla testa gli fece perdere i sensi.
 
***
 
Ritsu entrò nell’ascensore con aria soddisfatta. Si era cambiato con abiti più comodi mettendo da parte il suo completo da lavoro. Aveva fatto creare un bagno solo per lui completo di doccia perché a volte restavano talmente a lungo in quegli uffici alla fine del periodo che sentire l’acqua sulla sua pelle lo rigenerava. Quella sera aveva fatto lo stesso perché non vedeva l’ora di incontrarsi con Takano… era il suo compleanno quindi sicuramente non avrebbe avuto il tempo di prepararsi a casa!
Imbarazzato uscì dall’ascensore raggiungendo l’auto già in moto. Si sedette sul sedile posteriore come al solito lanciando la sua borsa da lavoro.
“Yamada possiamo andare” disse sorridendo.
Ma il suo segretario non si mosse.
“Yamada-san? Tutto bene?” chiese preoccupato.
In effetti ora che lo osservava non indossava il suo completo da lavoro. Inoltre aveva un capello di lana calcato sulla testa e un paio di occhiali da sole.
“Ma tu non sei Aoi!” esclamò spaventato.
Troppo tardi.
L’uomo veloce si girò verso di lui spruzzandogli uno spray urticante negli occhi. Strofinandosi gli occhi doloranti con una mano, Ritsu cercò con l’altra la maniglia per aprire lo sportello. Un fiotto d’aria lo colpì in pieno viso e sentì delle mani su di lui. Lottò strappandogli il cappello di lana.
“LASCIAM……” fu zittito da un fazzoletto imbevuto di narcotico che lo fece svenire all’istante. Mentre perdeva conoscenza l’unica cosa che sentì fu una voce che sussurrò: “Mio”.
 
***
 
Sono qui nel parcheggio in attesa dell’uscita di Ritsu. Non posso più aspettare, non posso più vederlo insieme a lui. Ormai tutto è pronto, devo solo agire. Da dove mi trovo posso vedere tutto.
Ecco il primo, il tuo fedele segretario che con aria soddisfatta sta raggiungendo l’auto. Di te non c’è nessuna traccia… è la mia occasione.
Sto camminando con passo silenzioso, raggiungo le sue spalle senza alcuna difficoltà e con una mazza lo colpisco dietro la nuca. Lui sbatte a terra e con frenesia lo trascino via legandolo e nascondendolo dietro ad un furgoncino. Per sicurezza gli bendo gli occhi e gli copro la bocca. Gli rubo le chiavi dell’auto e corro a metterla in moto.
Sento l’adrenalina scorrermi dentro e l’ansia comincia ad aumentare perché tu ancora non arrivi… forse lui ha deciso di venire a prenderti?
All’improvviso faccio un respiro sollevato. Stai uscendo dall’ascensore con un leggero rossore alla guance. Ti sei cambiato e i tuoi capelli sono piacevolmente umidi. Ti sei preparato per lui? Ovvio. Il rumore dello sportello mi fa irrigidire come una corda di violino. Stai entrando caoticamente e mi parli dicendo di andare. La tua voce mi immobilizza e mi manda il cervello a mille… da quanto tempo questa dolce voce non accarezza le mie orecchie!
Parli nuovamente, e stavolta ti sei reso conto che non sono il tuo segretario. Ti spruzzo lo spray urticante negli occhi per disorientarti. Scusami, ma non posso farti scappare. Scendo velocemente quando lui riesce ad aprire lo sportello. Lo blocco e gli faccio aspirare con un fazzoletto il narcotico. Lui perde la coscienza e non posso fare a meno di mormorare: “Mio”. Perché ora tu sei veramente mio.
 
***
 
Casa Takano-Onodera.
Tutto era stato allestito in giardino per la festa di Ritsu. Siccome era primavera inoltrata sarebbe stato sciocco festeggiare dentro, perché il caldo li avrebbe soffocati. C’erano molti invitati che non vedevano l’ora di riabbracciarlo. A causa delle sue  nuove responsabilità non riusciva a vedere spesso i suoi vecchi colleghi: Kisa era immerso in una fitta conversazione con Hatori mangiucchiando ogni tanto qualche stuzzichino. Yokozawa aveva portato con sé Kirishima e dalla sua faccia infastidita poteva capire che lo stava prendendo in giro. La figlia di Kirishima, Hiyo-chan, stava giocando con Sorata e Yukina Kou, il ragazzo di Kisa che finalmente aveva deciso di presentarlo ai suoi amici. Mino e An-chan erano seduti sul dondolo chiacchierando tranquillamente e ogni tanto lei arrossiva dopo una battuta dell’editore più sorridente della Marukawa. Isaka-san stava parlando allegramente al telefono vegliato da vicino da Hasahina.
Takano nervoso era vicino al cancello guardando la strada. Erano passate le 20.00 ma di Ritsu e Yamada nessuna traccia. Prese il cellulare componendo il numero di Aoi ma non ottenne risposta.
“Ehi Takano! Tranquillo ci sarà traffico!” Isaka lo aveva raggiunto dandogli una pacca sulla schiena.
“Già… ma conosco Yamada e lui è Mr puntualità”.
“Avranno avuto un imprevisto al lavoro e non ti può avvisare. Aspettiamo ancora. Prendi questo intanto” gli passò da bere dell’acqua che lui bevve in un sorso per poi farsi trascinare nel giardino.
Verso le 21.00 la tensione aumentò nuovamente. Isaka-san aveva chiamato le Pubblicazioni Onodera e gli avevano detto che il capo era uscito alle 19.45.
“C’è qualcosa che non va…” disse Takano agitato.
Prese il suo cellulare e compose il numero di Ritsu.
Telefono staccato.
Provò con Yamada.
Nessuna risposta.
La tensione si diffuse come un gas nocivo tra tutti gli ospiti. An-chan e Kisa provarono a chiamare Onodera senza risultato, Yokozawa cercava di far stare tranquillo Takano inutilmente. Kirishima, vedendo che anche Hiyori si stava agitando decise di portarla a casa con Sorata.
“Tienimi aggiornato” disse a Yokozawa prima di uscire.
“Basta! Vado alle Pubblicazioni Onodera!” esclamò Takano spazientito.
“Veniamo con te” dissero Isaka, Hatori e Yokozawa.
“Noi rimaniamo qui nel caso torna” disse An-chan indicando se stessa, Mino, Kisa e Yukina.
“D’accordo. Tutti i cellulari devono essere reperibili!”
Hasahina si mise al volante seguito dagli altri quattro.
“Takano-san… vedrai che avranno avuto un guasto all’auto” disse Hatori cercando di tranquillizzarlo. Lui annuì distratto scrutando fuori dal finestrino.
Hasahina fece il percorso che abitualmente faceva Yamada quando andava a prendere Onodera e notarono che non c’erano né incidenti né auto in panne. Arrivarono all’Onodera Publishing parcheggiando nel garage sotterraneo.  
“L’auto aziendale non c’è…” disse Hasahina.
Notarono un segno di pneumatici sul pavimento e a Takano iniziò a gelarsi il sangue nelle vene.
“Dividiamoci. Isaka-san, Hasahina, andate negli uffici. Voi conoscete bene l’edificio, mentre noi…” si zittì improvvisamente.
“Mentre noi cosa?” incalzò Yokozawa.
Gli fece il gesto di fare silenzio e chiuse gli occhi concentrandosi. Gli era sembrato di sentire un rumore soffocato. Il mugolio si risentì e tutti iniziarono in allarme a cercare la fonte del suono finché dietro ad un furgoncino trovarono Aoi legato e bendato come un salame. Dalla nuca scendeva un rivolo di sangue che fece impallidire tutti.
“Chiamo un’ambulanza” disse Yokozawa.
“Io la polizia” aggiunse Hatori.
Gli altri tre slegarono Aoi che si agitava credendo che qualcuno voleva fargli del male.
“Calmo Yamada! Sono Takano!”
Riuscirono a liberarlo e lo aiutarono ad alzarsi con fatica.
“Cos’è successo?” chiese Isaka-san.
“Io… non lo so di preciso… grazie” aggiunse quando Hasahina gli diede una bottiglietta d’acqua. La finì tutta in un sorso.
“Dov’è Ritsu??” chiese Takano.
“Ero qui nel parcheggio come mi aveva detto Onodera-sama, ma mentre stavo per aprire l’auto ho ricevuto il colpo. Poi più nulla. Mi sono risvegliato al suono del mio cellulare ma non potevo muovermi. Ho provato a fare rumore ma nessuno mi ha sentito…” prese la testa tra le mani con una smorfia dolorante.
“Va bene Yamada… tranquillo sta arrivando l’ambulanza”.
Infatti il suono delle sirene che avevano sentito in lontananza divenne sempre più nitido. Soccorsero Yamada e lo portarono all’ospedale per accertamenti scortati da una volante.
Gli altri poliziotti iniziarono a fare domande e a perlustrare tutto il garage.
“Noto che c’è un sistema di sorveglianza… chiamiamo l’addetto” disse un poliziotto.
Arrivò trafelato il guardiano che li scortò nella camera di sorveglianza. Iniziarono ad osservare i nastri finché non videro tutta la scena. Un uomo era entrato nel parcheggio. Indossava una felpa nera, jeans, cappello di lana e occhiali da sole. L’uomo si nascose in attesa. Videro tutto: il colpo a Yamada, mentre veniva legato, l’uomo che tornava indietro mettendo in moto l’auto. Poi Ritsu entrò nella visuale: capirono che all’interno dell’auto era in atto una colluttazione, poi i due sportelli si aprirono e l’uomo si avventò sul sedile posteriore. Pochi secondi dopo uscì rimettendosi il suo cappello di lana e mise in moto sfrecciando a tutta velocità fuori dal parcheggio.
Takano sferrò un pugno sul monitor spaccandolo.
“Masamune!” esclamò Yokozawa.
La sua mano pulsava e rivoli di sangue iniziarono a colare.
“Quel bastardo me la pagherà!!!” urlò furioso correndo fuori.
“Signor Takano conosce quell’uomo?” chiese il poliziotto prendendo la cassetta della registrazione.
Takano annuì gravemente prendendo il suo telefono.
“Lo saprò con certezza a breve”.
 
 
Salve a tutti! Ecco qui il nuovo capitolo! Spero che abbia attirato la vostra curiosità e mi aspetto molti commenti con le vostre ipotesi =D
Ho cercato di scriverlo da due punti di vista, quello che utilizzo di solito e dall’ottica del rapitore, quindi in prima persona. Stiamo leggendo i suoi pensieri e anche per questo sono così disordinati. Spero che sia stato chiaro. Dunque… cosa abbiamo qui? Un tipo misterioso che sta pedinando la nostra coppia. E poi il compleanno di Ritsu. Finalmente Kisa ha portato Yukina, Yokozawa e Kirishima continuano la loro storia, infine Mino e An-chan sono dolcissimi *.*
Al prossimo capitolo!!! =D
P.S. commentate!!!!!!!!!

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Capitolo 10
*** Shadows: parte seconda ***


Shadows: parte seconda
 
E’ buio intorno a me e sto correndo come un forsennato. Se non scappo lui mi prenderà… si mi prenderà… corro… corro… corro… vicolo cieco. Sono in trappola. Mi giro spaventato… lui è qui… mi ha preso!
“NOOOOO!!!”
“Ssshhhh… è tutto a posto Ritsu… tutto a posto…” mormorò una voce dolce.
Aprì gli occhi in stato confusionale e si agitò quando capì di trovarsi in una camera non sua. Provò ad alzarsi dal letto in cui era stato depositato, inutilmente. Aveva i polsi legati con delle manette alla testiera del letto e le gambe immobilizzate da una corda. Nonostante si sentisse intontito cercò di liberare almeno la parte inferiore del corpo.
“Stai buono” mormorò di nuovo la voce.
“Chi sei? Cosa vuoi??!” esclamò Ritsu cercando di mettere a fuoco la stanza.
Era avvolta nella semi oscurità e l’unica fonte di luce era una lampadina collocata in un angolo lontano. Avvertì una strana sensazione nel braccio e capì che qualcuno gli aveva appena fatto un’iniezione che lo fece ripiombare in uno stato confusionale. Voltò a fatica la testa riuscendo così a vedere il suo sequestratore.
“Ma… tu sei…”
 
***
 
Casa Takano-Onodera.
Nessuno era andato al lavoro quella mattina ed erano tutti stipati in salotto in assoluto silenzio. Mino era seduto sul divano abbracciando stretta An-chan che si era appena addormentata, il suo viso era bagnato di lacrime. Yokozawa e Takano erano vicini alla finestra intenti a fumare l’ennesima sigaretta. Hatori stava in un angolo, appoggiato al muro con gli occhi chiusi. Isaka era in giardino in attesa dell’arrivo della madre di Ritsu. Hasahina era andato alla Marukawa a svolgere alcuni impegni per conto del suo capo. Kisa entrò in salotto portando tazze ricolme di caffè che tutti accettarono senza dire una parola. Erano in attesa di ricevere notizie dal capo della polizia che stava svolgendo le indagini.
Un rumore all’esterno li mise in allarme, ma era solo la mamma di Ritsu appena arrivata che non faceva altro che dire: “Dov’è mio figlio?!”
An-chan si svegliò di colpo al suono di quelle parole e corse in giardino ad abbracciare la donna accasciata a terra. Takano la seguì e, aiutato da Isaka-san, la portarono di sopra nella camera degli ospiti. Lei si fece cullare come una bambina da An-chan in quell’enorme letto mentre Kisa comparve con una tazza fumante di camomilla.
“U… uscite fuori tutti per favore… voglio parlare solo con Takano-san” mormorò.
Tutti obbedirono lasciandoli soli.
“Siediti… mettiti qui…” disse dando una pacca sul letto. Lui eseguì in silenzio pronto alla sua sfuriata.
“Senti Takano… volevo chiederti scusa” iniziò cogliendolo di sorpresa.
“Per cosa?” chiese con voce rauca. Era rimasto in silenzio per troppo tempo e le sigarette avevano fatto il resto.
“Per come mi sono comportata con te, per come ho reagito, per come ho reso difficile la vita di mio figlio” una lacrima scese sul suo viso “mi sono comportata così perché mi sono sentita tradita, una pessima madre… mio figlio, il mio UNICO figlio non aveva detto una cosa così importante a me! Sua madre!”
Takano le porse un fazzoletto.
“Per questo gli ho reso la vita impossibile… avevo appena perso mio marito per poi ho avere il colpo di grazia. Cosa avevo fatto? Perché mio figlio non si fidava e non si fida tutt’ora di me?” le sfuggì un singhiozzo che soffocò con un sorso di camomilla “ho affrontato la questione con lui in modo sbagliato, rinnegandolo, dandogli problemi sul lavoro, ferendolo… come lui aveva fatto con me… poi di recente ho fatto una scoperta. Ho trovato una cassaforte in casa di cui non conoscevo l’esistenza e dentro ho trovato questi” estrasse dalla borsa alcuni quaderni ingialliti.
Takano allungò la mano per afferrarli e lei lo bloccò.
“Devi leggere questo” disse porgendogli uno particolarmente consunto.
Takano lo aprì con cautela e rimase sbigottito.
“Ma questo è…”
“… il diario di Ritsu” finì Karen per lui.
Iniziò a leggere e capì da subito che quelle pagine parlavano di lui.
 
“Oggi è stato il mio primo giorno di scuola! Non credevo che la scuola superiore fosse così eccitante!! Ho conosciuto molte persone e nella mia classe ci sono ragazzi simpatici. All’ora di pranzo siamo usciti fuori a mangiare perché il sole era molto caldo e ci siamo divertiti molto a giocare con la fontana della scuola, anche se siamo stati rimproverati da alcuni professori. Le lezioni pomeridiane sono passate lentamente, almeno per me perché non vedevo l’ora di esplorare la biblioteca… però non avrei mai pensato che lì avrei visto una persona che ha cancellato tutti i miei dubbi. Ho visto un ragazzo più grande di me intento a leggere vicino alla finestra… non so cosa mi sia successo… so solo che il mio cuore ha iniziato a battere all’impazzata!
Sono rimasto un bel po’ ad osservarlo e quando ha alzato il viso, sono scappato…”
 
Girò qualche pagina sempre più curioso.
 
“Non so cosa fare! Vorrei parlargli ma mi vergogno troppo… oggi l’ho incrociato nel corridoio e stava ridendo con alcuni suoi compagni. Non ho mai visto un sorriso così bello, tanto che mi sono imbambolato in mezzo al corridoio! Che vergogna!!!”
 
Sorrise. Si ricordava di quel giorno e del suo piccolo stalker fermo in mezzo al corridoio rosso come un pomodoro.
 
“E’ così bello, gentile… oggi ha salvato un gattino abbandonato in un cartone sotto la pioggia. Non riesco a smettere di pensare a lui. Incontrarlo mia ha reso felice, senza dubbi. So solo di amarlo. Ma so benissimo che questi sentimenti resteranno qui sigillati nel mio cuore…”
 
E invece…
 
“Oggi è successo qualcosa di STRAORDINARIO, UNICO!!! NON CI POSSO CREDERE!!! PER UN INCIDENTE HO DETTO AL SENPAI DI AMARLO E LUI NON MI HA CACCIATO!!! Sono così felice!!!! Sto piangendo dalla gioia!!! Lui non mi ha dato una risposta, questo è vero, ma il mio cuore lo sento più leggero!!! Siamo tornati a casa insieme… io… io… sento che il mio cuore sta per scoppiare!!!”
 
Chiuse gli occhi ripensando a quella strana dichiarazione, alle loro passeggiate, il loro primo bacio…
 
“Oggi il senpai mi ha baciato! Ora posso anche morire!!!”
 
“Pfff…” ridacchiò strappando un sorriso anche alla madre che lesse la stessa frase.
 
“Oggi il senpai mi ha invitato a casa sua. La sua situazione familiare è molto difficile e lo posso capire… se mio padre viene a sapere di questa relazione è la fine… all’ingresso è venuto ad accoglierci il gattino che aveva salvato e mi ha portato in camera sua. Mentre è andato in cucina a prendere da bere, non ho potuto resistere! Mi sono buttato sul letto per sentire il suo dolce profumo. Lui ha un buon odore, ogni volta che siamo vicini e lo sento, mi sembra di impazzire… la sua camera non è diversa dalla mia, è invasa di libri! Però oggi è successo qualcosa di speciale… abbiamo per la prima volta… per la prima volta… non riesco a descriverlo a parole… finalmente so cosa vuol dire sentire il calore di un altro, la passione, la voglia di sentire di più…”
 
Si fermò commosso. Non poteva crederci.
“Sai, leggendo i suoi diari ho capito tutto… non potevo dividervi. E leggendo anche altro ho capito perché non mi ha detto nulla. Suo padre si è comportato molto male…”
“Posso leggerli?” chiese.
“Devi leggere questo, l’ultimo che ha scritto. Non era con gli altri e non credo che suo padre l’abbia mai trovato” disse porgendogli un altro quaderno.
“Perché?”
“Il quaderno che stavi leggendo si interrompe improvvisamente. Ci sono tante pagine vuote. L’ha interrotto così, senza motivo… almeno apparentemente. Così mi sono messa a cercare nella vecchia camera di Ritsu e l’ho trovato. Leggi” incitò.
Takano aprì il quaderno incuriosito.
 
“Finalmente posso riprendere a scrivere. Papà ha scoperto tutto di me e del senpai… mi ha picchiato, tanto… ho ancora molti lividi sul mio corpo e la frattura al braccio sinistro sta guarendo. Ma questo non ha importanza, perché la ferita che ho nel cuore non si rimarginerà mai. Sono passate due settimane… due settimane senza di te. Ci siamo lasciati con quella stupida incomprensione e sono sparito senza dirti nulla, senza spiegazione. Però se voglio difenderti da lui devo fare così…”
 
“Mi… mi aveva detto che si era fatto male in una rissa…” disse Karen soffiandosi il naso.
 
“90 giorni, senza il tuo profumo… senza la tua voce… senza le tue mani…”
 
“Sto frequentando una nuova scuola e ti cerco ovunque anche se so che non ti troverò mai…”
 
“In biblioteca leggo ossessivamente i libri che leggevi tu… ti cerco in quelle pagine ma il vuoto mi tormenta”.
 
“Non ho stretto amicizia con nessuno… il dolore non passa ma aumenta… cosa starai facendo? Ti sei dimenticato di me?”
 
“No!” esclamò Takano come se in quel momento lui fosse lì.
 
“Il mio cuore batte, i miei polmoni pompano aria, mi muovo… la macchina del mio corpo funziona… però io sono morto nell’anima”.
 
“Maledizione!!!” urlò lanciando lontano il quaderno e alzandosi in piedi.
Per colpa di un uomo, la vita di due persone era stata distrutta. Lui aveva provato quello stesso dolore, emozioni negative, lo cercava ovunque… avevano passato l’inferno.
“Takano-san… mi dispiace…” mormorò Karen.
Che colpa aveva quella donna? Nessuna. Era rimasta all’oscuro di tutto.
“Signora Onodera, troverò Ritsu, fosse l’ultima cosa che farò!” disse risoluto.
Il suo telefono squillò facendolo uscire dal buio in cui era sprofondato.
“Pronto?”
“Takano-san, sono l’ispettore di polizia. Venga in centrale. Sono arrivati”.
 
***
 
Respiri affannosi… sudore… saliva… dolore.
“Nnnn… per favore… smettila… nnnon vogliooo”.
Spinta.
“Non mi fermerò, finché non ti ricorderai, così potremo amarci ancora… Ritsu, mio dolce Ritsu”.
Spinta.
“Nooo… lasciami!!!”
Corro veloce cercando una via di fuga. Lui lo stava cercando. Lui lo desiderava. Non è la prima volta che scappo… però lui mi trova sempre. L’ha già fatto. Ma io non voglio… voglio il mio senpai.
 
***
 
Commissariato di polizia. Stanza degli interrogatori.
Takano, Karen e An-chan si trovavano dietro a un vetro osservando tutto ciò che stava accadendo in quella stanza. I presenti che la stavano occupando non potevano vederli e sentirli.
“Bene, il signor Takano vi ha chiamato e voi vi siete precipitati qui per aiutare il signor Onodera”.
“Esatto. Quello che stiamo per dirvi è piuttosto lungo” disse Eddy guardando un agitato Sam.
“Si…” disse lui a testa bassa.
“Abbiamo tutto il tempo”.
I due si scambiarono uno sguardo e dopo un sospiro Eddy iniziò.
“Tutto è iniziato quando Ritsu è venuto in California, lo abbiamo incontrato, fatto amicizia, ci siamo divertiti… poi una volta Jake ci disse che avevano avuto un rapporto fisico. Lo raccontava con entusiasmo dicendo che stavano insieme. Noi non abbiamo alcun tipo di pregiudizio, quindi gli abbiamo fatto gli auguri… ma poi abbiamo notato alcune cose strane”.
“Di che tipo?” chiese l’ispettore.
“Ritsu era diventato nervoso, scattava per non nulla. Ogni volta che Jake lo sfiorava si ritraeva. All’inizio pensavamo fosse dovuto alla timidezza, poi un giorno al mare abbiamo notato alcuni lividi che non ci piacevano sul corpo di Ritsu…” Sam si interruppe rabbrividendo.
“Così abbiamo deciso di pedinarli” disse Eddy prendendo la parola “io seguivo Ritsu e lui Jake. Finché dopo due giorni Sam scoprì a casa di Jake delle foto che lui aveva scattato a Ritsu in alcuni momenti intimi. Imbarazzato le mise a posto ma per errore rovesciò l’intera scatola scoprendo la verità…”
“… ossia che non erano semplici rapporti, ma delle vere violenze. Perquisendo a fondo la casa trovai anche delle sostanze stupefacenti e altri giocattolini che aveva utilizzato su Ritsu…” Sam sbatté il pugno sul tavolo.
Al di là del vetro Takano l’aveva imitato colpendo il muro.
“Stavo per chiamare Eddy ma lui mi anticipò dicendomi di raggiungerlo subito. Jake stava inseguendo Ritsu per fargli del male. Li abbiamo trovati e bloccati. Nella colluttazione Jake scappò mentre Ritsu sbatté la testa piuttosto violentemente, al suo risveglio in ospedale non ricordava più nulla” Sam guardò Eddy in cerca di aiuto.
“La polizia trovò Jake, lo arrestarono… poi fu trasferito in una clinica per essere curato. Nel frattempo Ritsu si era ripreso e tornò in Giappone. Non si preoccupammo più per lui. Il dottore ci disse che forse non avrebbe più recuperato quei ricordi e a noi andava bene così. Avrebbe vissuto serenamente”.
Karen si sedette  tremante e i poliziotti le portarono da bere.
“Dopo un paio di anni Jake uscì dalla clinica guarito, doveva assumere alcuni farmaci regolarmente ma sembrava star bene. Era addolorato per quello che aveva fatto a Ritsu tanto che si era ripromesso che se un giorno l’avesse incontrato si sarebbe scusato” Eddy si alzò nervoso.
“Quel giorno arrivò… siamo venuti tutti e tre qui in Giappone per lavoro e decidemmo di incontrare Ritsu. Tutto andò per il meglio, lui non ricordava nulla e parlava tranquillamente con Jake. Poi il giorno della partenza, all’aeroporto Jake stava sulle spine e non riuscivamo a capire il perché. Quando Ritsu è venuto a salutarci e lui si è scusato abbiamo chiesto a Takano se fosse successo qualcosa e dalla sua risposta abbiamo capito che Jake ci era ricascato” Sam si mise a braccia conserte infastidito “a casa lo abbiamo convinto a parlare e ci ha confessato di aver avuto approcci troppo pressanti su Ritsu e che Takano era intervenuto. Arrabbiati lo abbiamo riportato in clinica per farlo sottoporre a nuove cure. E’ rimasto lì per un bel po’ ma due settimane fa è scappato”.
“Quindi ora sappiamo che è qui in Giappone con il signor Onodera” disse l’ispettore guardando verso lo specchio.
Takano si era appoggiato alla parete incapace di reagire.
 
***
 
Era legato ad una sedia mentre il suo rapitore stava ripulendo il letto. Aveva vomitato sporcandolo tutto a causa di quella sostanza che continuava a somministrargli ad intervalli regolari lasciandolo in uno stato confusionale. Si era ricordato di quello che era successo in America con Jake, del fatto che spesso non opponeva resistenza a quelle violenze perché l’aveva minacciato di divulgare quelle foto che gli scattava in quei momenti.
Ora capiva il motivo di quegli incubi… l’incontro/scontro avuto al suo appartamento gli aveva fatto emergere inconsciamente quell’esperienza traumatica e i suoi sogni cercavano di metterlo in guardia. Ma era troppo tardi.
Lui, Onodera Ritsu, era stato rapito da un folle e nascosto in un posto sconosciuto. Nessuno lo avrebbe trovato, nessuno l’aveva visto… era solo con lui.
E mentre Jake si avvicinava con un ghigno strano, chiuse gli occhi pensando all’unica persona che in quel momento voleva vedere.
“Ma-kun!”
 
 
 
Angolo della follia
Ciao a tutti! Ho deciso di chiamare così questo spazio perché una persona che scrive queste cose è per forza folle xD quindi lo ritroverete in tutti i capitoli che scriverò e lo applicherò a tutte le storie. Fatta questa premessa… ero convinta che già nello scorso capitolo avreste capito chi era il rapitore. Dunque cosa succede? Abbiamo finalmente capito il motivo degli incubi di Onodera, ed è vero che a causa di forti traumi possiamo dimenticarli. Eddy e Sam sapevano tutto ma non ci hanno dato molto peso perché dopotutto loro con Jake stavano in America e Ritsu in Giappone. Quindi nessun pericolo. Ma non avrebbero mai potuto immaginare una svolta di questo tipo.
Le scene di Ritsu e il rapitore le ho scritte così per far capire meglio il senso di confusione del nostro povero Onodera.
Passiamo alla mamma. Credo di essere stata chiara nella storia, lei si è sentita tradita dal figlio ma quando ha scoperto quei diari ha capito tutto. Povera donna se vi mettete nei suoi panni, e a proposito dei diari… mi sono divertita molto a scriverli =D non tanto nella parte in cui emerge il suo dolore, però leggere in prima persona quello che Ritsu pensava… è stato interessante…
Bene al prossimo capitolo!!!
Ciaooo :D
 
 
 

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Capitolo 11
*** Dove tutto ha avuto inizio ***


Dove tutto ha avuto inizio
 
Era sdraiato sul letto incapace di dormire. Tutti erano andati via dalla loro casa lasciandolo solo. Anche se Ritsu non c’era il mondo continuava ad andare avanti.
Yokozawa gli aveva promesso che sarebbe passato da lui in serata per fargli un po’ di compagnia, mentre gli altri avevano ripreso il loro lavoro. Isaka-san era super impegnato perché oltre a lavorare alla Marukawa doveva occuparsi dell’Onodera Publishing. Karen non era in grado di farlo perché era stata ricoverata in ospedale, nel giro di poco tempo le era morto il marito, aveva scoperto che il figlio aveva una relazione con un uomo, inoltre aveva subito violenze varie e in conclusione rapito. Troppe cose per una persona sola.
“E’ troppo anche per me…” mormorò mentre una lacrima gli sfuggì. Stava provando a trattenersi dal giorno del rapimento ma ora non ce la faceva più. Si coprì il viso con il cuscino liberando tutta la sofferenza accumulata in quei giorni di agonia, pianse per molto tempo: per Ritsu, per lui, per tutto ciò che avevano affrontato in quegli anni a causa degli altri e per non averlo in quel momento lì accanto, per consolarlo, abbracciarlo, amarlo… erano passati tre giorni dal quel giorno maledetto ma di lui ancora niente. Ritsu era sparito dalla faccia della terra.
“Dove sei? Ritsu… Ritsu…”
Un tocco alla sua mano lo fece tornare con i piedi per terra. Sorata stava provando a consolarlo facendo qualche fusa. Yokozawa lo aveva lasciato lì per fargli compagnia.
“Sorata… cosa devo fare?” gli chiese prendendolo in braccio.
Per tutta risposta il gatto iniziò a miagolare.
Rassegnato lo depositò sul letto e si alzò per fare una doccia. Guardandosi allo specchio si spaventò, sembrava uno zombie con le guance scavate, le occhiaie profonde e il viso pallido. Irritato si spogliò velocemente e aprì l’acqua restando però pochi minuti. In piedi si sentiva molto debole visto che non toccava cibo da giorni nonostante Yokozawa lo incitava. Per non sentirlo lamentarsi dava le pietanze preparate di nascosto a Sorata che stava ingrassando come un vitellino, mentre lui perdeva sempre più peso.
Si vestì e scese in cucina per mettere qualcosa sotto i denti. Non perse tempo a cucinare, ingurgitando qualsiasi cosa si trovasse davanti non provando nessun senso di soddisfazione. Niente era più come prima, il mondo aveva perso colori e sapori senza Ritsu.
“Maledizione!” sbottò colpendo il tavolo con un pugno “maledizione…” disse con meno foga mentre le lacrime ripresero a scendere.
 
***
 
Il sole brilla alto nel cielo e io e Ma-kun stiamo camminando sul lungo mare tenendoci per mano senza curarci degli sguardi degli altri. Sono felice di poterlo tenere accanto a me, amarlo, amarlo e amarlo… per sempre.
Spinta.
“Aaaaaaah!”
“Finalmente sei sveglio Ritsu”.
Lo aveva penetrato così, senza preamboli, senza aspettare il suo risveglio, ignorando il sangue che colava ormai da giorni dalla sua parte più intima.
Calde lacrime iniziarono a solcargli il viso. Voleva che quell’incubo finisse, voleva tornare da Ma-kun, voleva poter fare quella passeggiata che aveva appena sognato. Doveva resistere, aggrapparsi a quel pensiero, altrimenti sarebbe morto.
 
***
 
Stava camminando senza meta per strada cercando nei volti delle persone Jake o Ritsu. Chissà forse era riuscito a scappare e in quel momento lo stava cercando, oppure Jake, per fare rifornimento di viveri, era uscito allo scoperto. Ma le menti malate pensano a tutto, quindi un errore del genere non l’avrebbe mai fatto.
Nel suo peregrinare si imbatté in Eddy e Sam, seduti su una panchina in silenzio osservando i passanti con sguardi cupi. Dall’ispettore avevano ricevuto l’ordine di non lasciare il Giappone quindi erano bloccati lì.
Takano si fermò davanti a loro costringendoli a guardarlo. Dopo l’interrogatorio aveva urlato loro contro, in modo irrazionale, riversando la sua rabbia. Ma alla fine che colpa avevano? Erano riusciti a salvare Ritsu in America, lo avevano tenuto lontano da Jake per molto tempo ma alla fine tutto era stato vano. Jake aveva vinto e loro si stavano crogiolando nel dolore.
“Takano…” disse Eddy facendogli posto sulla panchina.
Lui si sedette in silenzio.
“Ci dispiace…” disse Sam coprendosi il volto tra le mani.
Takano sospirò e si accese una sigaretta.
“Prima stavo pensando ad una cosa…” disse lui spezzando il silenzio.
“Che cosa?” chiese Eddy dando delle pacche sulla schiena a Sam.
“Una volta Ritsu mi ha raccontato della passione di Jake per questo paese. Quando siete venuti ha voluto visitare qualcosa in particolare?” chiese.
“Praticamente tutto. Ha voluto visitare Tokyo in lungo e largo…” rispose lui scoraggiato.
“Abbiano elencato tutti i posti in cui siamo stati all’ispettore, chissà trova qualcosa…” aggiunse Sam alzando la testa.
Takano si alzò in piedi e se ne andò senza avere la forza di reagire.
“Aspetta! Dobbiamo darti una cosa!” esclamò Eddy rincorrendolo.
“Cosa?” chiese lui.
Dalla valigetta che aveva con sé estrasse una serie di fotocopie.
“Cosa sono?”
“Sono la copia del diario di Ritsu che ha scritto durante il suo viaggio in California. L’originale è nelle mani dell’ispettore” disse porgendoglieli.
“Perché avete il suo diario?” chiese curioso.
“Mi sembra ovvio. Riporta tutto quello che ha passato in America, senza censure. L’ho trovato io quando gli ho preparato il bagaglio per l’ospedale e visto che non ricordava nulla, quel diario non poteva averlo” disse Sam che intanto li aveva raggiunti.
“Noi l’ho abbiamo letto e riletto senza soluzioni. Forse tu puoi capirci qualcosa…” disse Eddy rassegnato.
Takano guardò prima loro e poi le fotocopie. Un barlume di speranza si fece strada nella sua testa.
 
***
 
Aveva il corpo tutto bagnato perché Jake lo stava lavando con una spugna seduto sulla sedia. Era completamente nudo e stava in quelle condizioni dal giorno del sequestro. Non ce la faceva più, si sentiva privo di forze perché oltre ad iniettargli qualche strana sostanza, la quantità di cibo che gli dava era davvero bassa. Per non parlare dell’acqua.
“Ja… ke…” riuscì a chiamare a fatica.
“Mi devi chiamare senpai!” esclamò lui continuando a strofinare energicamente quel debole corpo.
“Mi… vu… oi… mmmorto?” riuscì alla fine a chiedere.
“NO! Come ti salta in mente!” rispose lui prendendogli il viso delicato tra le mani.
Due occhi verdi lo guardarono supplichevole.
“E allo… ra… lasciami andare… ti pre… go…”
“Per tornare da quello??? MAI!!” urlò con foga lasciandolo. L’ultima parola si diffuse ovunque come un eco.
La testa ricadde sul suo petto e a fatica la rialzò per cercare di capire dove fosse. Poche ore prima gli era parso di riconoscere quel luogo ma dopo l’ennesima iniezione di Jake aveva perso i sensi.
Strizzò gli occhi e mise a fuoco la stanza nonostante il buio, dopotutto quel tempo i suoi occhi si erano abituati. La stanza era più grande di quanto si aspettasse e malmessa, c’erano tavoli e sedie sparsi qua e là e molti scaffali. Vicino a lui c’era il letto che Jake stava sistemando per poterlo depositare nuovamente lì. Non ce la faceva più, non poteva resistere ancora per molto.
“Per favore… che qualcuno mi salvi!” pensò con le lacrime agli occhi mentre il suo aguzzino si voltò verso di lui con un sorriso sadico.
 
***
 
Appena arrivato a casa, Takano si era accomodato in soggiorno per poter leggere con avidità quelle pagine. Avrebbe sofferto tantissimo ma forse quel resoconto di viaggio era la sua ultima speranza per trovare Ritsu.
Deglutendo prese il primo foglio:
 
“Ho perso il conto dei miei diari. Tu sei l’ennesimo che scrivo, gli altri li ha presi papà e l’ultimo l’ho lasciato al sicuro in camera mia. Tu sarai il mio diario di viaggio. Sono appena arrivato in California, Los Angeles. Wow è una città pazzesca! City and beach! Oggi però sono troppo stanco per poterla esplorare. Domani sarà il grande giorno!”
 
“… è uno spettacolo!!! Sole, mare, gente allegra…”
 
Saltò tutte quelle parti per fermarsi all’incontro con Jake:
 
“Oggi, durante una passeggiata sul lungo mare, uno strano ragazzo mi ha fermato. Ha la mia stessa età e si chiama Jake. Mi ha fermato perché lui adora il Giappone, quindi mi ha bombardato di domande. Il mio inglese è abbastanza buono ma per molte volte ho dovuto bloccarlo perché parlava troppo velocemente!”
 
Takano si concentrò, prese un foglio e una penna per prendere appunti. Sfogliò quei fogli per un bel po’, soffermandosi sui luoghi che Jake gli chiedeva di descrivere, però erano i classici posti turistici di Tokyo, tutti già controllati dalla polizia. Sospirando arrivò alla parte in cui Ritsu, ubriaco, aveva avuto il suo momento di debolezza:
 
Ho… ho tradito il senpai! Nooo! Non doveva accadere!!! E l’ho tradito con Jake! Perché?? Perché!!! Il mio cuore appartiene solo a lui! Perché ho bevuto così tanto? Perché??
Ero talmente sbronzo che gli ho raccontato tutto… il nostro incontro in biblioteca, i momenti di passione… senpai… mi manchi… sono andato a letto con lui convinto che fossi tu! Vedevo davanti i miei occhi te… ti desidero con tutto il mio cuore, voglio vederti, stringerti, amarti…”
 
Takano strinse forte i fogli portandoseli al petto.
“Ritsu…” mormorò tristemente.
Riprese a leggere con un peso nel cuore:
 
“Ho parlato con Jake, chiarendo quello che è successo e sembrava mi avesse capito… solo che ora… ho paura. Mi segue sempre, mi chiama ossessivamente… tornerò a casa domani stesso”
 
“Perché non sei tornato??” si chiese rabbioso.
Sorata lo raggiunse sul divano, miagolando con intensità.
“Ssshhh” disse lui riprendendo a leggere:
 
“Cosa faccio? Lui mi ha scoperto, fermato e mi sta minacciando con delle foto. Non me ne sono accorto quando siamo andati a letto. Ha minacciato di spedirle a papà ed è l’ultima persona che deve vederle. Sono bloccato qui”.
 
“BASTARDO!!”
Sorata sobbalzò indignato e si nascose sotto il tavolino.
 
“Sono diventato il suo oggetto sessuale… non riesco a fermarlo… mi chiede sempre più dettagli sulla mia relazione con il senpai simulando i luoghi in cui abbiamo avuto i nostri rapporti, solo che lui… è perverso… malato… mi fa male… mi droga… ho paura… voglio tornare a casa. Voglio tornare dal senpai!”
 
Le pagine finivano lì. Takano sconvolto le rilesse tutte più volte, nonostante la rabbia, cercando di capire dove lo avesse portato.
Verso le 20.00 arrivò Yokozawa che entrò indisturbato perché Takano aveva lasciato la porta aperta. Era talmente preso dal diario che non se n’era reso conto.
“Masamune, la porta chiudila!” esclamò entrando.
“Eh? Si si…” rispose concentrato sui fogli.
“Tieni” disse sospirando Yokozawa. Aveva comprato della pizza e preso un paio di birre che Takano accettò volentieri. Con la sua determinazione di cercare Ritsu gli era tornata la fame. Sorata uscì da sotto il tavolo per poter ricevere le coccole da Yokozawa.
“Cosa stai leggendo?” chiese curioso accarezzando il gatto.
“E’ il diario che Ritsu ha scritto durante il viaggio in California. Sto cercando di capire dove possa averlo portato. Questa è una copia, l’originale è nelle mani della polizia” rispose sfogliando le pagine.
“Ti aiuto io. Forse essendo troppo coinvolto non riesci a trovare la soluzione” disse prendendo i fogli.
Takano annuì e riprese a leggere tutto. Passò più di un’ora e lui stava perdendo le speranze.
“Masamune… senti qua: mi chiede sempre più dettagli sulla mia relazione con il senpai simulando i luoghi in cui abbiamo avuto i nostri rapporti… Cosa significa?” chiese incerto.
“Penso che si riferisce al nostro modo di stare a letto…” rispose imbarazzato “perché poi aggiunge che lui è perverso”.
“Si però parla di luoghi non modi… so che è imbarazzante ma… ti ricordi tutti i luoghi in cui avete avuto rapporti nel periodo dell’adolescenza?”
Takano gli lanciò un lungo sguardo indagatore.
“Non penserai che…”
“Visto il soggetto tutto è possibile” disse lui risoluto.
“Ok… non avevamo molti posti dove poterci appartare. Casa mia era il posto ideale perché i miei non c’erano mai…” disse concentrandosi.
“Vai avanti” incitò Yokozawa prendendo appunti.
“Una volta è capitato nei bagni di un locale in cui spesso andavamo a mangiare dopo la scuola… era un McDonald’s. E poi a scuola. In biblioteca è capitato più di una volta perché nel periodo estivo era poco frequentata a causa del caldo, quindi tutti preferivano stare fuori” concluse lui.
“Bene quindi questi tre posti. Prendi il computer che controlliamo se ci sono ancora”.
Takano volò di sopra recuperando il computer portatile e lo accese mentre scendeva le scale.
“Eccolo” disse porgendoglielo.
Yokozawa iniziò a scrivere il vecchio indirizzo di casa di Takano.
“E’ stata venduta per tre volte e attualmente i proprietari sono una famiglia con tre bambini” disse.
“Quindi il primo indirizzo lo cancelliamo” Takano sbarrò la voce “casa” sul foglio in cui aveva preso appunti Yokozawa.
“Il McDonald’s è stato abbattuto molti anni fa, e anche gli edifici adiacenti. Erano pericolanti. Ora c’è un parco” cliccò sull’immagine mostrandola al suo amico.
“Ci resta solo la scuola, ma sarebbe assurdo! Stanno andando a scuola i ragazzi in questo periodo” disse Takano sbarrando con rabbia la voce “McDonald’s” “abbiamo fatto un altro buco nell’acqua” aggiunse alzandosi in piedi. Calciò una sedia con rabbia agitando Sorata.
“Masamune!” esclamò Yokozawa.
“Posso fare quello che voglio, è casa mia!” urlò.
“IDIOTA! Vieni a vedere. Qui c’è scritto che attualmente la tua scuola la devono abbattere per costruire un centro commerciale, quindi non c’è nessuno! Lo abbiamo trovato!!!! Masamune andiamo alla polizia! Masamune?” si girò preoccupato dell’assenza di una risposta.
“Dove sei?” chiese alzandosi. Riuscì solo a cogliere il rumore di un cancello che sbatteva.
“MASAMUNE!!!”
 
***
 
“Anf… anf.. anf… ti prego… non ce la faccio più!”
“Ssssh piccolo Ritsu… sssh”.
Gli inserì in bocca un pezzo di stoffa per non sentirlo più continuando a spingere, decise poi di venirgli addosso sentendosi così soddisfatto. Mentre il più piccolo gemeva, gli iniettò l’ennesima dose di droga facendolo smettere di tremare.
“Ritsu, Ritsu, Ritsu” gli mormorò all’orecchio accarezzando il suo corpo. Vedendo che non reagiva gli tolse il pezzo di stoffa dalla bocca e gli liberò mani e piedi. Appoggiò la testa sul suo petto e sentì che il suo cuore batteva ancora.
Andò a riempire un secchio d’acqua fredda nel bagno e al suo ritorno la lanciò addosso a Ritsu che si svegliò sputacchiando.
“Coff… coff… coff” si cercò di alzare ma cadde a peso morto sul letto.
“Ritsu… sei tutto bagnato…” disse con voce dolce. Lo prese di peso e lo appoggiò su un tavolo dove continuò a tossire.
“Ja… ke… lascia…mi andare” mormorò lui.
“Maledizione! Chiamami SENPAI!!!” urlò con voce strozzata.
Prese un lenzuolo e glielo buttò addosso per coprirlo dalla sua vista. Lui riuscì a far uscire fuori la testa e nel dormiveglia vide che Jake aveva addosso una divisa scolastica. Si guardò attorno e capì dove si trovava.
“La biblio… teca… della mia… scuola…” disse sconcertato.
“Ci sei arrivato finalmente! Qui è iniziato tutto. Qui hai conosciuto quel tipo! Se non l’avessi mai incontrato noi staremmo insieme!!!”
Ritsu con sguardo annebbiato cercò di mettersi seduto.
“Però visto che non mi vuoi amare… diventerò lui!!!! Sarò lui per te! Così mi amerai… si mi AMERAI!!!” Jake con sguardo folle iniziò a ridere.
“Ne devi fare di strada per essere me!” esclamò una voce furiosa.
Jake si girò verso la porta allarmato mentre Ritsu si accasciò nuovamente sul tavolo. Lo aveva immaginato? O era proprio lui?
“M… Ma… kun?” chiamò incerto cercando di alzarsi.
“Ritsu sono qui” disse camminando verso di lui.
“N.. no! F… fermo!”
Troppo tardi. Jake sparò un colpo di pistola verso la sua direzione cogliendolo di sorpresa. Lo prese di striscio al braccio destro. Sparò un altro colpo a vuoto perché Takano si era nascosto dietro uno scaffale.
“Conosco questa biblioteca come le mie tasche!” esclamò rabbioso.
“Ma… Ma-kun!” piagnucolò Ritsu scivolando a terra. Voleva raggiungerlo, proteggerlo.
“Ah è così??? Bene! Allora sai cosa ti dico? Niente per me? NIENTE PER TE!!!” puntò la pistola verso Ritsu che barcollante riuscì a mettersi in piedi.
“ONODERAAA!!!” Takano corse verso la sua direzione sovrapponendosi tra lui e Jake finendo per essere colpito in pieno.
Tutto si fermò per un secondo. Ritsu guardò il suo compagno immobile davanti a lui mentre Jake li osservava con stupore. Takano si accasciò piano cadendo davanti ai loro occhi.
“Ma-kun?” chiamò lui incredulo.
Takano non si mosse.
“MA-KUN!” provò a chiamare più forte chinandosi verso di lui.
“Eh eh eh… ah ah ah…. AHAHAHAHHAAHAHAH!” Jake stava ridendo di gusto di fronte al corpo di Takano e con occhi folli puntò la pistola verso Ritsu.
Un boato proveniente dalla porta fece sobbalzare Jake mentre Ritsu stava urlando: “MASAMUNE!!!”
Lo protesse con il suo corpo cogliendo con la coda dell’occhio tanti uomini armati che avevano fatto irruzione nell’edificio.
“POSA LA PISTOLA!!!”
“AHAHAHHAHAHAH NON MI AVRETE MAI!!!” e urlando queste ultime parole Jake si puntò la pistola alla testa.
“COSA FA??”
BANG!
Il rumore del colpo si diffuse in tutta la biblioteca riecheggiando a lungo. Ritsu però non stava vedendo niente al di fuori del corpo esamine di Takano.
“MASAMUNE!!!!”
 
 
Angolo della follia
Per la gioia di vivienne_90 ecco un capitolo che nessuno si aspettava. Forse eravate sicuri che ci sarebbero state le indagini ma non una conclusione del genere.
Ora mi starete odiando con tutto il cuore, maledicendomi e urlando: PAZZA! Come ama chiamarmi di solito kurapika00.
Rileggiamo insieme il capitolo: ovviamente, nonostante Takano sia così forte, è normale che a questo punto della storia piange. Non sapere per giorni che fine ha fatto una delle persone che più amate porta questi livelli di stress.
Il diario di Onodera. L’ho introdotto così per caso, perché non ero sicura di come l’avrebbero trovato anche se sapevo già il luogo.
La follia di Jake. Ha deciso di essere Takano pur di farsi amare, e lo faceva già in America chiedendo dettagli sulla loro storia. Che mente contorta e malata.
Bene so che starete in fila per ammazzarmi, quindi prendete il numero e ci vediamo al prossimo capitolo. ;)
 
P.S. ringrazio tutti voi che seguite le mie storie, che le commentate e partecipate attivamente intraprendendo lunghe conversazioni via messaggi. =)
Inoltre vi prego di commentare perché le vostre reazioni sono le più belle ;)
P.S.S: per chi ama le mie follie sto scrivendo altre storie, correte a leggerle. Ciao alla prossima =D
 

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Capitolo 12
*** Vita e morte ***


Vita e morte
 
“Dove mi trovo?”
Onodera si era svegliato in un luogo completamente bianco. Si mise a sedere notando che addosso aveva un pigiama dello stesso colore e lanciò uno sguardo attorno cercando di vedere qualcosa ma, avvertì solo un piacevole calore e una luce che rendeva quel luogo ovattato. Si alzò in piedi con cautela e rimase sorpreso perché non sentiva nessun dolore e nessuna stanchezza nonostante le torture inflitte da Jake. Stava bene.
“Masamune?” chiamò ricordando il suo corpo esamine.
Iniziò a camminare cercandolo finché non sentì delle voci in lontananza, spezzettate, come se provenissero da una radio mal sintonizzata. Riuscì a cogliere solamente il suo nome.
“Ri… Ritsu…”
Corse da quella parte sperando di trovare qualcosa ma si dovette fermare bruscamente perché davanti a lui una tenda ostacolava la sua corsa. Provò ad aggirarla o stracciarla, ma nulla. La tenda restava lì ferma.
“Ritsu…”
La voce si era fatta più nitida e dall’altro lato della tenda si stagliò una figura. Non riusciva a vedere i tratti del suo viso ma non aveva alcun dubbio su chi fosse.
“Masamune!” esclamò.
Appoggiò la mano sul morbido tessuto imitando dalla figura avvertendo così il suo calore.
“Ma-kun…” iniziò a piangere per il sollievo di vederlo e sentirlo lì, vivo.
“Ritsu” chiamò nuovamente Takano attirando la sua attenzione.
Altre voci riempirono quel luogo e lui si guardò intorno impaurito.
“Ma-kun! Dove siamo? Cosa sta succedendo? Queste voci… di chi sono? Cosa dicono?” chiese disperato.
“Calmati…”
“E perché ti sento così lontano? Questa tenda non mi fa passare!!!” le lacrime continuavano a scendere.
“Tranquillo… anch’io ti sento lontano e la tenda non mi fa passare…”
“E queste voci?” chiese cercando di calmarsi.
“Sono i nostri amici e tua madre Ritsu. Non li senti?”
“No! Li sento male e non riesco a capire il perché… Cosa stanno dicendo? Dove sono?” chiese confuso.
“Siamo tutti in ospedale, e loro stanno pregando per noi… Ritsu… stiamo entrambi lottando per sopravvivere…” rispose calmo.
Silenzio.
“Quindi… stiamo morendo?”
“Forse…”
Silenzio.
“Ma-kun…” piagnucolò lui “è tutta colpa mia! Mi dispiace! Non doveva andare così! Tu stai morendo per colpa mia! Devi vivere! Ti prego!!!”
“No, Ritsu… non è colpa tua! Ho vissuto con te i momenti più belli della mia vita e non avrei potuto trovare una persona così innamorata… ho letto i tuoi diari... quelli che tuo padre ti aveva tolto”.
“I diari? Non li aveva buttati? E come hai fatto a trovarli?”
Takano gli diede le spalle e si allontanò dalla tenda.
“Ma-kun! Dove vai? Non mi lasciare solo!!!” disse Ritsu disperato.
“Non vedi nulla attorno a te?” chiese confuso.
“No. E’ tutto bianco e c’è una luce… perché?”
“Sto vedendo i contorni di una stanza d’ospedale…”
Silenzio.
“Ma-kun… qualcuno sta arrivando…”
Takano si avvicinò di nuovo alla tenda ma con fatica.
“Non riesco… a raggiungerti… Ritsu!”
“Sembra… sembra mio padre…” si incamminò verso quella direzione per poterlo mettere a fuoco.
“Ri… no… anda… RITSU!!!”
La figura dietro la tenda scomparve e Onodera corse di nuovo da quella parte ma non riusciva più ad avvicinarsi. Qualcosa glielo impediva.
“MASAMUNE!!!” urlò disperato accasciandosi a terra.
Una calda mano si posò sulle sue spalle per confortarlo.
“Ritsu…” chiamò.
Lui si voltò e vide suo padre che lo guardava tristemente.
“Papà…” nonostante gli attriti avuti in passato lui non poté fare a meno di abbracciarlo e piangere ripetendo il suo nome tra un singhiozzo e l’altro.
“Ritsu, mi dispiace… mi dispiace…” mormorò stringendolo forte a sé.
Pian piano il suo pianto si calmò permettendo finalmente a suo padre di parlargli.
“Tu… è troppo presto…” disse suo padre angosciato.
“Cosa stai dicendo?”
“Mi dispiace figliolo… è tutta colpa mia. Se non ti avessi trattato male, se mi fossi sforzato di comprenderti fin dall’inizio… l’ho capito troppo tardi quando mi sono deciso a leggere per intero tutti i tuoi diari. Finalmente ho capito la tua difficoltà, tutto quello che hai passato… se hai conosciuto Jake è per colpa mia. Invece di andare in America forse saresti partito per un viaggio con il tuo senpai… così… ho messo in pericolo entrambi…” disse coprendosi il volto tra le mani.
“Papà, no… non è colpa tua… Jake è malato…”
“Era malato”.
“Cosa intendi?”
“E’ morto”.
Ritsu lo guardò confuso.
“Si è suicidato” aggiunse lui con un sospiro.
“Papà…” disse agitato “se tu sei morto… sono morto anch’io? E anche Ma-kun?” aggiunse con voce tremante.
“Io sono morto. Tu non ancora” rispose laconico.
“E Masamune?” chiese temendo il peggio.
“E’ tornato indietro… dovresti farlo anche tu. Dall’altra parte ti stanno aspettando tutti”.
“Ma come?” chiese disperato.
“Svegliati Ritsu… svegliati”.
All’improvviso un’enorme forza lo scaraventò lontano, dall’altra parte della tenda e vide suo padre voltargli le spalle e allontanarsi.
“Abbi cura di te figliolo. Ti amo tanto…”
“Papà!!!”
 
“Ritsu, ci dispiace… non siamo riusciti a proteggerti da Jake…”
 
Onodera si guardò intorno cercando Sam perché quella che aveva appena sentito era la sua voce.
 
“Ti prego svegliati, non possiamo perderti…”
 
“Eddy? Sam?” chiamò.
Quell’enorme luogo bianco in cui si trovava assunse dei contorni più nitidi. Strinse gli occhi per vedere meglio e si rese conto di essere in un corridoio. Fece un passo avanti e vide che gli oggetti diventavano sempre più chiari.
 
“Waaaaaaa! Ri-chan!!!! Tornaaaa!!!”
 
“Kisa…” disse continuando a camminare.
 
“Ti prego Ri-chan non farmi questo… io non lo sopporterei! Io e Mino-kun dobbiamo dirti una cosa importantissima… ritorna da noi”.
 
Una figura femminile era abbracciata ad un uomo.
“An-chan? Mino?”
Si avvicinò a lei e le sfiorò il viso dai tratti sfocati. An-chan alzò la testa guardandosi intorno confusa.
 
“Ti prego Dio, hai già preso mio marito… lascia qui con me mio figlio. Ritsu torna da me, voglio stringerti tra la mie braccia e coccolarti come quando eri piccolo. Il mio dolce bambino dagli occhi smeraldo… tesoro torna da me…”
 
“Mam… mamma!” balbettò lui mentre una lacrima gli scivolò sul viso.
Continuò a camminare distinguendo la figura di Isaka-san che era appoggiato vicino alla porta di una stanza mentre Yokozawa stava bevendo un caffè.
 
“Ri-chan non fare l’idiota. Ti stiamo aspettando tutti”.
 
“Onodera se non ti svegli e fai soffrire ancora Masamune… giuro che ti ammazzo!!!”
 
Voleva proseguire ma non riuscì ad andare oltre e lo stesso accadeva se voleva tornare indietro, allora capì che doveva aprire la porta dove dentro trovò il suo corpo con tanti tubi, flebo e un respiratore. Accanto a lui, seduto, c’era Takano che lo teneva per mano.
 
“Ritsu ti prego non mi lasciare. Torna da me… non posso vivere senza di te. Ti prego torna, torna!”
 
“Ma-kun…” mormorò chiudendo gli occhi. Quando li riaprì sentì dolore ovunque e non riusciva a muoversi. Si accorse che dalla sua mano destra proveniva un forte calore. Provò a muoverla girando a fatica la testa guardando la persona che era aggrappato a lui come un’ancora di salvezza.
“Ri… Ritsu…” disse incredulo Takano.
“Ma… Ma-kun… sono tornato da te”.
 
***
 
“Ehi Ritsu devi mangiare, altrimenti non puoi uscire fuori di qui! Sei uno scheletro che cammina…”
“Mamma piuttosto direi uno scheletro su due ruote visto che per il momento non posso camminare…”
“… e Masamune-kun cerca di non sforzarti portando a spasso mio figlio altrimenti la tua ferita si riaprirà…”
“Almeno potrò essere dimesso insieme a lui e non prima…”
Erano passati tre giorni dal risveglio di Ritsu. Avevano festeggiato a lungo e pianto di gioia perché finalmente il peggio era passato per entrambi. Al suo risveglio aveva scoperto che era stato in coma per una settimana a causa di tutte le droghe che li erano state iniettate da Jake. L’ultima dose le era stata quasi fatale perché aveva mescolato più sostanze. Inoltre a causa dei danni fisici inflitti da Jake non avrebbe camminato per un bel po’.
Takano era stato in coma farmacologico circa per tre giorni dopo l’intervento ricevuto per toglierli la pallottola, che per fortuna non aveva colpito nessun organo vitale.
Li avevano messi nella stessa stanza perché Takano non faceva altro che scappare dal suo letto per andare da Ritsu non seguendo gli ordini dei medici che gli avevano detto: “assoluto riposo”. Ottenuto questo però spesso lo portava in giro affaticandosi, ma la gioia di stare di nuovo insieme era tanta.
Eddy e Sam erano tornati in California portandosi dietro la salma di Jake per poterlo seppellire nella sua città natale. Si erano parlati a lungo raccontandogli tutto ciò che era in realtà successo e il loro tentativo di proteggerlo dall’ossessione di Jake. Lui li aveva ringraziati per tutto, dopotutto non avevano nessuna colpa.
Sua madre era tornata la solita donna solare del passato solamente che ora era diventata iperprotettiva non solo nei suoi confronti ma anche di Takano che lo considerava come un figlio. Masamune apprezzava quelle attenzioni visto che i suoi genitori non gli avevano mai dato tanto amore, infatti non si erano presentati in ospedale e avevano inviato solo un messaggio di pronta guarigione ma a lui non importava perché accanto a sé aveva tanta gente che gli voleva bene.
Toc toc
“Avanti” disse Karen. Indossava ancora i colori del lutto però era stata risollevata dalle parole di suo figlio. Infatti gli aveva raccontato del suo incontro con il padre e lei era scoppiata a piangere dicendo sempre che loro lo hanno sempre amato.
“Buongiorno ragazzi! Vi ho portato una sorpresina!”
Isaka-san entrò seguito dalla banda al completo: Yokozawa, An-chan, Mino, Hatori, Kisa e Aoi Yamada.
“Ciao” disse sorridendo Ritsu che fu salutato da un caloroso abbraccio da parte di An-chan e Kisa.
“Capo!” salutò Aoi con gli occhi arrossati.
Yokozawa gli fece un cenno e si sedette sul bordo del letto di Takano mostrandogli Sorata chiuso nella sua gabbietta.
Stavano parlando tutti contemporaneamente creando molta confusione tanto che un dottore spazientito li invitò ad andare fuori in giardino. Non se lo fecero ripetere due volte.
“Ritsu, Masamune-kun mettetevi le vostre vestaglie altrimenti da qui non uscite!” disse Karen prendendole dagli armadi.
“Va bene” risposero all’unisono divertiti.
Hatori e Aoi aiutarono Onodera a sedersi sulla sua sedia a rotelle mentre Takano era intenzionato a uscire a piedi.
“Fermo là!” esclamò Yokozawa recuperando la sedia a rotelle “forza sali qui senza fare capricci!”
Infastidito si accomodò avendo tra le gambe il povero Sorata ancora in gabbia.
Si incamminarono verso l’esterno accompagnati dal loro chiacchiericcio incessante subendo rimproveri vari. Ormai entrambi erano conosciuti in tutto l’ospedale.
Occuparono una panchina liberando Sorata che soddisfatto iniziò a scorrazzare per il giardino inseguito poi da un gruppo di bambini. Il sole splendeva alto nel cielo e una piacevole brezza rendeva l’aria meno afosa.
“Ah, An-chan! Cosa dovevate dirmi tu e Mino?” chiese Ritsu improvvisamente ricordandosi di ciò che avevano detto quel giorno.
“Come fai a saperlo?” chiese lei sorpresa.
Takano e Karen si lanciarono un sorriso complice perché erano gli unici a sapere cosa fosse successo.
“Non ha importanza” rispose lui enigmatico.
“Va bene… volevamo dirti… anzi volevamo fare questo annuncio il giorno del tuo compleanno...”
“Quindi?” incalzò lui.
“Aspettiamo un bambino” disse Mino mentre ad An-chan si imporporavano le guance.
“Wow!!!! Congratulazioni!!!!” dissero tutti applaudendo.
Karen iniziò a farsi raccontare tutto da An-chan mentre Mino fu circondato dai suoi colleghi che iniziarono a prenderlo in giro. Yokozawa si allontanò per fumare visto che Karen lo avrebbe ucciso se si fosse azzardato a fumare vicino a Ritsu e Takano. Isaka-san e Aoi li salutarono per tornare al lavoro.
Takano imbronciato stava guardando Yokozawa con desiderio.
“Ehi cosa fai? Guardi così il tuo ex davanti a me?” chiese Ritsu fingendosi offeso.
“Idiota sai bene cosa voglio. Se solo tua madre non ci fosse…”
“… ci sarei io a bloccarti. Niente fumo!”
“Uffa…”
“Ma-kun quando sei ammalato sei peggio di un bambino!” esclamò Ritsu divertito.
Takano gli sorrise e lo prese per mano. Non poteva crederci di poterlo avere ancora vicino dopo che lo aveva visto scomparire oltre quella tenda… rabbrividì pensando a quei momenti di esperienza premorte.
Ritsu preoccupato strinse la sua presa per rassicurarlo.
“Ma-kun…” disse ansioso.
“Ritsu… non vedo l’ora di tornare a casa” disse sorridendo.
I due si guardarono con aria complice e Takano riuscì a dargli un bacio senza essere visto dagli altri.
“Anch’io…” disse Ritsu con un sorriso.
 
***
 
“Ma-kun! Sono a casa!”
“Bentornato!”
Lo accolse nell’ingresso per poterlo baciare. Dopo tutte le loro disavventure quello era diventato la loro routine quotidiana. Avevano il bisogno di sentire il loro calore reciproco, avere frequenti contatti solo per sentirsi vivi.
“Com’è andata oggi?” chiese Ritsu togliendosi la giacca e cravatta.
“Bene, siamo ancora all’inizio del ciclo quindi sono tornato presto a casa. E a te?”
“Giornata movimentata perché è uscito nelle librerie il nuovo romanzo del nostro autore di punta suscitando un terremoto!”
“Forza allora. Vai a farti un bagno che poi ceniamo” disse lui sorridendo.
“Va bene”.
Corse di sopra grato del fatto che Takano gli avesse già riempito la vasca. Ormai entrambi si sentivano spesso via messaggi e comunicavano tutti i loro spostamenti.
Si immerse nell’acqua prendendo la sua decisione definitiva. Allo scoccare della mezzanotte, quando l’orologio avrebbe annunciato il compleanno di Takano, gli avrebbe dato il suo regalo.
Erano passati due mesi da quando erano stati dimessi dall’ospedale ed entrambi avevano recuperato la loro salute fisica, però Ritsu aveva ripreso le sedute dallo psicologo per poter elaborare meglio il suo trauma del passato e quello che aveva subito da poco. Masamune era d’accordo perché sapeva che lui poteva aiutarlo fino ad un certo punto.
Uscì dalla vasca e si mise in pigiama raggiungendolo di sotto. Cenarono tranquillamente, stuzzicandosi ogni tanto accendendo così il loro desiderio. Ad un certo punto Takano lo prese in braccio portandolo di peso nella loro stanza per poi buttarlo sul letto.
Ritsu guardò l’orologio, mancavano due minuti alla mezzanotte.
“Ma-kun! Aspetta!” esclamò riuscendo a liberarsi.
“Cosa c’è?” chiese imbronciato.
“Aspettami vengo subito!” disse scendendo dal letto.
Corse nel loro ufficio e aprì l’ultimo cassetto della scrivania dove conservava un quaderno per lui prezioso. Riguardò l’orologio e vide che la mezzanotte era giunta.
“Buon compleanno Ma-kun” disse ritornando in stanza e porgendogli il quaderno.
“Grazie… ma questo che cos’è?” chiese.
“Uno dei miei tanti diari…”
“Ancora? Ritsu dovevi fare lo scrittore!” esclamò ridacchiando. Lo aprì però incuriosito.
 
“Oggi ho iniziato a lavorare alla Marukawa e mi hanno assegnato al dipartimento dell’Emerald… ho paura! L’ufficio puzza, i dipendenti sono sull’orlo della morte e ho subito molestie sessuali dal mio capo, che mi ha baciato per far disegnare ad un’autrice in una migliore prospettiva la scena del bacio. Un folle… però… non lo so… continua a dirmi che ci siamo già incontrati…”
 
“Questo è il diario che hai scritto quando ci siamo incontrati di nuovo?” chiese guardandolo come un tesoro prezioso.
Lui annuì imbarazzato accendendo di più il desiderio di Takano di continuare a leggere.
 
“Il mio CAPO, il mio capo è… è… il mio SENPAI!!!! COME FACCIO ORA??? Gli ho fatto credere la storia del fraintendimento ma avrei solo voluto saltargli addosso… ma non voglio che mio padre gli faccia qualcosa…”
 
“Riaverlo vicino è come un sogno. Sta cercando di riconquistarmi però è tutto inutile. Non ha mai perso il mio cuore, è sempre appartenuto e apparterà per l’eternità a lui…”
 
“Com’è frustrante essere distaccato e poco coinvolto, vorrei urlargli solo che LO AMO ma non posso”.
 
“Tu IDIOTA!!! Se me lo avessi detto fin dall’inizio….”
“… saremmo potuti stare insieme da quel giorno. Ma forse è stato meglio così Ma-kun. Ci siamo conosciuti di nuovo e imparato ad apprezzarci e amarci sempre più. Io non ho mai smesso di amarti Masamune” disse imbarazzato.
Anche lui era imbarazzato e per nascondere il suo viso lo abbracciò.
“Ti amo anch’io Ritsu”.
E con un bacio si persero nel dolce oblio del loro amore.
 
 
Angolo della follia
Ciao a tutti! Questo è ufficialmente il mio penultimo capitolo =) scriverò quello finale in settimana, che sarà un interessante epilogo per tutti ;)
Come avete letto non potevo far morire i miei protagonisti. Né hanno passate di tutti i colori e che faccio? Li ammazzo??? No basta poveretti! Non sono così sadica ù.ù
La prima parte mi sono ispirata un po’ alle esperienze premorte di cui si sente molto parlare e dei loro stereotipi, quindi la luce, il calore, la stanza bianca… l’idea della tenda mi è venuta in mente grazie ad Harry Potter, perché nel quinto capitolo della saga, L’ordine della fenice, i nostri protagonisti nell’ufficio misteri perdono Sirius Black a causa di questo arco con un velo.
Spero sinceramente che a tutti sia piaciuta e attendo commenti.
Al prossimo capitolo =D
 
P.S. perché la tenda? Ho messo Ritsu e Ma-kun in due dimensioni diverse. Masamune essendo in coma farmacologico è più vicino al risveglio quindi si trova nel lato della tenda più vicino alla vita, mentre Ritsu, siccome rischiava di morire si trovava dall’altro lato, dove la morte è più vicina, infatti se avesse deciso di seguire suo padre invece di desiderare di tornare indietro sarebbe morto.
 
P.S.S. una volta finito di scrivere l’epilogo riprenderò a lavorare su Junjou revolution. Così potrò scegliere un giorno in cui lo pubblicherò a cadenza settimanale senza avere incertezze. Al suo termine inizierò a pubblicare una nuova grande fanfiction =D Bene ciao e al prossimo capitolo =D

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Capitolo 13
*** Epilogo ***


Epilogo
 
“Forse va così… o forse così… no… uffa!”
Ritsu era davanti allo specchio alle prese con un papillon.
“Ecco… ci sono quasi… fatto!!!”
Si guardò soddisfatto felice del risultato. Aveva indossato un completo elegante e invece della solita cravatta che metteva tutti i giorni al lavoro, aveva optato per il papillon.
Dal bagno uscì Masamune anche lui vestito elegantemente però aveva deciso di mettere la cravatta.
“Ma-kun! Cosa ne pensi?” chiese indicando il suo papillon.
Masamune gli lanciò un lungo sguardo indagatore notando tutti i punti che quel vestito metteva in risalto. In più i suoi capelli erano impeccabili e i suoi occhi brillavano come smeraldi perché eccitato.
“Non sto bene?” chiese notando l’incupirsi dell’espressione del suo compagno.
“Maledizione! Stai più che bene! Poi non ti meravigliare se la gente ti vuole sequestrare” disse sorridendo.
“Masamune!” esclamò imbarazzato.
“Dobbiamo andarci per forza? In questo momento preferirei spogliarti e stare a letto tutto il giorno” borbottò contrariato.
“Takano-san! Non possiamo mancare” disse lui uscendo fuori dalla loro camera.
Fu afferrato bruscamente da quest’ultimo che si impossessò delle sue labbra senza lasciargli una via di fuga.
“Mmmaa-kun…” mormorò lui.
“Non mi chiamare più Takano…” disse lui scendendo con le mani verso il basso.
“No… facciamo tardi… e poi ci sporchiaAAAmooo…” cercò di protestare debolmente ma Masamune aveva già iniziato a leccare la sua erezione.
Eccitato, Ritsu affondò le mani nei suoi capelli assecondando i movimenti del compagno che intanto aveva iniziato a succhiare.
“Maaa-kun…” ansimò lui.
Takano alzò lo sguardo verso il più piccolo beandosi nell’osservare la sua espressione eccitata, le guance arrossate, gli occhi brillanti. Ritsu lo guardò sentendosi ancora più imbarazzato venendo così nella sua bocca.
“Anf… anf…”
Lui si scostò leccando i residui di sperma in modo da non sporcarlo.
“Masamune!” esclamò lui coprendosi il volto tra le mani. Takano gliele scostò gentilmente baciandolo.
“Continuiamo dopo…” disse scendendo di sotto.
Lui sconvolto si sistemò e lo seguì fuori in macchina.
“Ti odio quando fai così!” esclamò.
“E io ti odio quando mi chiami Takano” replicò lui mettendo in moto
“Mmm davvero Takano-san?” disse sottolineando il nome.
“Vuoi proprio farmi perdere il controllo?” sbottò.
“E se io lo volessi?” chiese maliziosamente.
Takano si girò verso di lui e notò che aveva uno sguardo languido. Guardò nuovamente dritto davanti a sé arrossendo.
“Onodera Ritsu! Piccolo pervertito. Ti preferivo timido!”
Ritsu scoppiò a ridere coinvolgendo poi anche Takano facendo sciogliere la tensione sessuale creata in auto.
“Accelera che tra un po’ arrivano gli sposi. Non voglio arrivare dopo di loro” disse Ritsu guardando l’ora.
“Tranquillo, dopo questo isolato siamo arrivati”.
Infatti un paio di minuti dopo parcheggiò fuori da una villetta molto simile alla loro.
“Sono arrivati Takano e Onodera” disse Yokozawa, il più vicino al cancello d’ingresso.
“Finalmente! Gli sposi sono già qui! Aspettavamo solo voi!” esclamò Isaka-san.
“Scusate abbiamo avuto un… Imprevisto” disse Takano con un sorrisino eloquente. Ritsu gli scoccò uno sguardo irritato.
“Ri-chan! Sei arrivato!!!”
Kisa lo assalì letteralmente rischiando di far perdere l’equilibrio ad entrambi.
“Ehi, ehi Kisa-chan! Auguri” disse stringendolo forte.
Kisa si allontanò e lo guardò con un sorriso imbarazzato. Indossava un completo simile al suo con la piccola differenza che il suo era bianco. Yukina si avvicinò ai nuovi arrivati con un sorriso enorme accogliendo con piacere gli auguri di Takano. Lui, a differenza del suo sposo, indossava un completo nero.
“Sono proprio contento per te Kisa…” mormorò Ritsu al suo orecchio. Lui si commosse e decise di dedicare l’attenzione a Takano che era in attesa.
“Abbi cura di Kisa, anche se il più piccolo sei tu, mi sembri il più responsabile!” disse abbracciando Yukina.
“Ahahah grazie. Avrò molta cura di lui” disse sorridendo “Forza entriamo tutti dentro che facciamo partire il filmato del nostro matrimonio!”
Tutti accolsero con gioia quelle parole affrettandosi ad accomodarsi in un salone molto spazioso.
An-chan aveva preso posto sul divano e teneva tra le braccia suo figlio di cinque mesi Hikaru che stava apprezzando molto le attenzioni della figlia di Kirishima, Hiyo-chan. Mino era seduto accanto a loro guardando amorevolmente la sua famiglia. Si erano sposati due mesi dopo il parto e vivevano serenamente nella loro enorme casa. Nonostante la famiglia di An-chan erano stati contro l’idea di un matrimonio con un semplice editore, non avrebbero mai permesso a sua famiglia di vivere in un piccolo appartamento. Inoltre riuscivano a mantenerlo grazie anche al lavoro di An-chan nella compagnia di suo padre, dove poteva portare tranquillamente Hikaru perché la struttura era fornita di un asilo aziendale.
Kirishima era appoggiato al davanzale della finestra guardando sua figlia giocare. Yokozawa prese posto accanto a lui iniziando ad intavolare una conversazione che stava prendendo una strana piega perché all’improvviso lui arrossì e mettendosi a guardare insistentemente l’enorme schermo bianco montato dai genitori degli sposi.
Isaka-san si era seduto su una sedia, affiancato da Hasahina. Ovviamente non faceva altro che parlare mentre il suo assistente si limitava ad annuire paziente.
Hatori aveva portato con sé Yoshino Chiaki, che si era seduto timidamente su una sedia imitato da lui iniziando a parlare.
All’improvviso gli sposi li zittirono e presero posto, imitati dagli altri ospiti che erano rimasti in piedi, amici e parenti di entrambi. Ritsu e Masamune rimasero in piedi appoggiati vicino al muro.
Il filmato partì portandoli in uno stato diverso, quello americano, in cui i matrimoni omosessuali sono permessi. Anche se la cerimonia era in inglese tutti la capirono e An-chan si soffiò il naso quando entrambi si scambiarono le promesse. Kisa aveva nascosto il volto tra le mani suscitando l’ilarità dei presenti.
Al termine del filmato tutti applaudirono sommergendoli di coriandoli, fischi, auguri, risate…
Masamune prese per mano Ritsu avvicinando la bocca al suo orecchio.
“Sai Ritsu… se ti va… i prossimi potremmo essere noi” mormorò con voce calda.
Onodera arrossì talmente tanto che iniziò a balbettare cose senza senso suscitando le risate di Masamune che lo lasciò lì avvicinandosi agli sposi.
“Stai bene Ri-chan?” chiese An-chan portandogli da bere.
Lui bevve tutto il contenuto del bicchiere in un sorso. Schioccò la lingua apprezzando lo champagne e le regalò un dolce sorriso.
“Ora si!” esclamò allontanandosi lasciandola perplessa.
Raggiunse Takano intento a parlare con Mino e Hatori. Infischiandosene della loro presenza lo prese per mano.
“Ritsu?”
SI” disse con un sorriso eloquente.
Takano lo guardò incredulo per un bel po’ arrossendo man mano che prendeva consapevolezza di quel “si”. Ritsu ridacchiò soddisfatto, ogni tanto anche lui si prendeva qualche rivincita.
Mino e Hatori li osservarono perplessi ma la loro attenzione fu distolta dal suono di molti cellulari che segnalavano contemporaneamente l’arrivo di un messaggio.
Tutti i dipendenti delle Marukawa, inclusi An-chan e Ritsu, lessero il messaggio e si voltarono sbalorditi verso Yokozawa.
“Ehi! Cosa sono quelle facce?” chiese nervoso.
Lanciò uno sguardo a Kirishima che stava nascondendo a fatica una risata. Temendo il peggio strappò il cellulare dalle mani di Takano e vide ciò che temeva. Una foto di lui, con un vestito da sposa di donna. L’aveva costretto una volta Kirishima ad indossare il vecchio vestito della sua defunta moglie scattandogli poi quella foto.
“KI… KI… KIRISHIMAAAA!” urlò inseguendolo.
Tutti scoppiarono a ridere osservando Yokozawa in versione rosso pomodoro e un ridacchiante Kirishima attirando gli sguardi del resto degli ospiti.
Masamune approfittò di quel momento di caos per stringere a sé il suo Ritsu.
“E’ un promessa!” esclamò.
“Non rimangio mai le mie promesse” rispose Ritsu divertito.
E mentre Yokozawa cadeva rovinosamente per terra suscitando ulteriori risate, Masamune e Ritsu suggellarono la loro dolce promessa con un bacio passionale.
 
 
Angolo della follia
Ciao a tutti! Rieccomi qua!!! E posso solo dire…. SORPRESA!!! Ho immaginato le vostre facce nel momento in cui avete letto per la prima volta la parola “sposi” pensando subito alla coppia Mino e An-chan e invece… Kisa e Yukina! Dopotutto se vi ricordate tutta la storia avevo scritto che Kisa aveva presentato Yukina ai suoi ottenendo giudizi favorevoli, dunque questo è stato il nuovo passo =D e che dire della promessa finale? ;) Troppo divertente e dolce. =D
E poi l’episodio del vestito da sposa della moglie di Kirishima è accaduto per davvero nel manga e volevo metterlo qui nella mia storia =)
Che dire di più? Sono triste perché è l’ultimo capitolo ;( però ormai era inutile continuarla, hanno vissuto nel giro di poco tempo fin troppe emozioni XD meglio lasciarli in pace.
Bene spero che vi sia piaciuta tutta la storia, di avervi fatto gioire, piangere, festeggiare, arrabbiare, ecc… altrimenti vuol dire che non sono riuscita a trasmettervi bene le emozioni che cercavo di far emergere =)
Ringrazio tutti voi che mi avete seguito fino alla fine, sostenendomi, commentando, stringendo strane relazioni dove follia e fantasia diventano un tutt’uno. Ringrazio anche tutti i lettori silenziosi che anche se non hanno mai espresso la loro opinione, solamente vedendo il numero di visualizzazioni mi hanno fatto capire come la storia abbia colpito.
Manca qualcosa? Non saprei. Ma continuerò a ripetere sempre GRAZIE =D
 
P.S. in Giappone i matrimoni omosessuali non sono ammessi ma vengono riconosciuti nel caso una coppia decide di sposarsi all’estero, ecco perché la nostra coppia ha fatto vedere solo il filmato.
 
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Per tutti coloro che amano le storie yaoi e i soprattutto i personaggi dell’ideatore di Sekai-ichi hatsukoi, vi consiglio di leggere l’altra mia follia in fase di scrittura, Junjou Revolution! Dove troverete un Misaki… folle =D solo per questa volta aggiornerò la storia sabato 26, anche se spero di riuscirci molto prima ;) poi aggiornerò ogni settimana e nel prossimo capitolo di Junjou vi dirò con precisione quando.
Per chi ama invece le storie etero vi consiglio Voglia d’amare, ispirato a Skip Beat! Potrete leggerla tutta perché è finita =)

 
Grazie a tutti =D Ciaooooooo ;*
Mi trovate su Facebook con il nome "Kotoko Chan".

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