Tu sei, davvero, il più bel regalo di Natale II.

di Sakura_____
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -Ed hai colorato la mia vita. ***
Capitolo 2: *** -Auguri, amore. ***



Capitolo 1
*** -Ed hai colorato la mia vita. ***


tsdipbrdn II
Tu sei, davvero, il più bel regalo di Natale II
- E
d hai col
orato la mia vita.






Capitolo primo.





"Oh andiamo non puoi dirci di no!!" blaterano i miei amici, accerchiandomi e togliendomi quasi il respiro.
Io mi giro -  alquanto infastidita - "Insomma! Vi ho detto che non voglio venire!"
Da quando Louis è partito per raggiungere i suoi, ovvero da circa tre settimane, due giorni, troppe ore e minuti annessi, questi due rompiscatole di amici che ho non fanno altro che tentare di convincermi a partecipare ad una sciocca festa per Natale.
In realtà la festa in questione ha un significato particolare per me, perchè proprio mentre uscivo da lì, quello che oggi è il mio ragazzo, mi ha quasi investita.
Strano scherzo del destino, direte voi, ma quest'anno - proprio quest'anno - che Louis non c'è e che noi due dovremmo festeggiare i nostri primi trecentosessantacinque giorni insieme, non ho alcuna voglia di andarci. Perché mi sentirei ancora più sola di adesso e passerei la serata seduta sulla poltrona.
Peccato che Stefan e Marika non vogliano saperne di lasciarmi a casa.
"Guarda che non puoi rinchiuderti in camera la vigilia di Natale" mi fa notare categorica la mia migliore amica da tre anni, mollando i libri in mano a Stefan e piazzandomisi davanti per bloccarmi. Mi guarda dritta dritta negli occhi e sembra incenerirmi.
Nel frattempo la mano del mio amico si posa sulla mia spalla "Guarda che per una volta ha ragione!" mi dice, ricevendo la linguaccia di Marika.
Giusto! Ecco cos'altro dovevo sistemare: questi due scemi si piacciono da due anni e non si decidono a mettersi insieme, non fanno altro che prendersi in giro; quando si dice che il confine tra odio e amore è molto piccolo!
Eppure starebbero così bene vicini, persino il colore dei loro capelli, il loro modo di vestire, parlare, camminare, tutto di loro sembra essere creato apposta per farli stare insieme.
Sono talmente belli a vederli da vicino quando, nei corridoi di scuola, le loro mani quasi si sfiorano, o quando discutono anche su una sciocchezza, che ti abbagliano e ti colpiscono.
Ecco, fanno male!!
E lo dice una che da tre settimane, due giorni e decisamente troppe ore è senza il suo ragazzo.















Quando Louis mi aveva detto, prendendomi per mano, che dovevamo parlare mi era passata tutta la vita davanti, altro che prima di morire; il mio stomaco era già fuso.
Poi non appena lui aveva sorriso - e Dio, quanto amo il suo sorriso - le nocche della mia mano sinistra avevano ripreso il loro colore naturale, a furia di stringere la coperta sul mio letto.
Non capivo cosa non potesse andare: i miei adoravano Louis, con i suoi non c'erano problemi, non avevamo mai litigato, allora ..
"Perchè?" gli avevo domandato e lui mi aveva stretto forte forte la mano "Rilassati" mi aveva sussurrato piano e si era avvicinato piano alla mia spalla destra.
Quando era talmente vicino che il suo respiro mi faceva quasi il solletico, aveva ispirato il mio profumo come faceva sempre e avevo percepitoo le sue labbra distendersi in un lungo sorriso.
"Non succede nulla, calmati" aveva continuato Louis andando a posare piano l'altra mano sul mio fianco.
"Allora non farmi spaventare" gli avevo fatto io. Così Louis aveva alzato il viso verso di me fino a trovarsi a pochi centimetri dalle mie labbra e mi aveva premuto entrambe le mani sulla guance "Tu ti agiti troppo, ti metti troppa ansia!" mi aveva fatto. Nel suo gesto c'era tutta la comprensione di questo mondo perchè sapeva come sono fatta, troppo paranoica, e potrei dire che è semplicemente perchè ho paura di perderlo, ma è molto più di questo.
Ho paura che Louis possa stufarsi di me, che io torni ad essere la ragazza sola che ero un tempo, che mi consideri infantile o peggio ancora, un'illusa che crede ancora - nel profondo del cuore - all'amore vero.
Quindi gli avevo tirato un leggero pugno sul braccio e lui aveva sorriso, posando la sua fronte sulla mia. Sapeva benissimo che avevo bisogno dei suoi abbracci e del suo calore vicino a me, che mi mancava persino la notte, che avrei passato la vita tra le sue braccia a sentire il profumo del suo dopobarba e .. lui che faceva? Mi prendeva in giro!
"Cattivo!" gli avevo detto io, senza pensarlo veramente. "Sei troppo divertente!" aveva riso lui.
Io avevo sbuffato e messo un finto broncio "Quindi ti diverti della sofferenza altrui?"
"Che stavi pensando? Che volevo lasciarti?" mi aveva chiesto ed io non avevo potuto far altro che annuire piano, incrociando le braccia ancora falsamente arrabbiata.
"Ma io ti amo."
Ogni volta che me lo diceva mi mancava il fiato, era un qualcosa di talmente bello, stupendo, che sembrava sempre come la prima volta. Me lo diceva con un espressione rilassata, senza alterare minimamente il tono di voce ed io diventavo piccola piccola, minuscola, e mi perdovo tra le sue parole. Anche se entrambi siamo convinti dei nostri sentimenti e lo proviamo reciprocamente, per una ragazza sentirsi dire 'ti amo' magari condito da una bella virgola e un 'principessa' è meglio che ricevere un chissà quale costoso regalo.
E non avevo avuto nemmeno il tempo di pensare che avrei dovuto prenderne uno, di regalo, che le labbra di Louis erano sulle mie, lente. Il mio cuore batteva all'impazzata e lo stomaco era diventato liquido, ma mi sentivo incredibilmente leggera e felice come mai in vita mia.
Louis mi aveva messo una mano dietro la schiena e con quella mi aveva accompagnato a stendermi sul letto, stando attento a spostare i cuscini e si era posizionato meglio su di me, piano, per non farmi male; vedevo che il braccio con cui si stava sorregendo iniziava a tremare leggermente, segno che si stava sforzando di non gravare su di me con il suo peso.
E mi sentivo la ragazza più fortunata della galassia.
"Lou.." giusto perchè amava quando lo chiamavo così "..cosa dovevi dirmi?" gli avevo chiesto mentre lo vedevo contorcersi per incastrare le sue gambe alla mie.
"Dopo" e di nuovo mi aveva baciato come se per mesi e mesi di cammino nel deserto avesse finalmente trovato la sua fonte d'acqua. Non c'era fretta nè impazienza nei suoi baci, ma facevano morire dentro.
Mi aveva passato una mano tra i capelli senza trovare le solite onde visto che avevo deciso di lisciarli quella volta, separava quasi ogni capello tra le dita e poi se li avvolgeva attorno, l'altra mano era sul mio collo e il resto del corpo era a pochi centimetri dal mio. Intorno a noi tutto si era fermato, anche l'aria, non si sentivano rumori, come fossimo in una bolla di vetro.
"Mh.." ero riuscita a dire, fermando Louis "Cosa..cosa succede?"
Lui si era fatto serio, quella volta non sorrideva più, si era alzato un pò da me e si era steso al mio fianco, facendomi girare verso lui e aveva appoggiato ancora la sua fronte sulla mia.
"Devo raggiungere i miei per un paio di mesi"
Freddo. Sentivo solo freddo allora.
"Dove?" gli avevo domandato "In Spagna" mi aveva risposto e improvvisamente mi  aveva abbracciato talmente forte da farmi male. Gli avevo stretto forte un lembo del maglione e avevo chiuso gli occhi mentre Louis mi aveva stretta a sè.
Mi aveva sempre detto di non aver mai passato del tempo decente insieme ai suoi genitori; non gli avevano fatto mancare nulla, ma anche per lavoro, non gli avevano dato l'affetto che ogni figlio vorrebbe, l'avevano riempito di speranze e coperto le mancanze con mille regali che lui nemmeno usava in quella casa bella, ma troppo grande e vuota.
Sapevo cosa significava per lui quindi poter passare del tempo con loro, specialmente a Natale, per questo sebbene il dolore di dovermi separare da lui proprio ora mi spezzava, non potevo impedirgli di raggiungerli dopo tanto tempo.
Così ero rimasta un pò ancora tra le sue braccia, tuffata nell'incavo del suo collo tra il maglione e la camicia di jeans, riscaldata dal suo corpo e accompagnata dal suo profumo.
"Tu devi andare da loro" gli avevo detto e non so con quale coraggio, gli avevo sorriso io stavolta, per rassicurarlo che avrei avuto fiducia in lui, che lo avrei aspettato, che sarei rimasta dove mi avrebbe lasciato.
E lui aveva continuato a stringermi forte, sussurandomi che io ero davvero il più bel regalo che la vita gli avesse fatto. Lì quell'autocontrollo che mi ero imposta si era frantumato sotto le sue mani e i miei occhi erano diventati lucidi, senza possibilità di ritorno.
Eravamo rimasti così per un pò, finchè i nostri respiri si erano quasi sincronizzati, su quel letto che solo ora era perfetto per noi due.







Da quel giorno sono passati ben ventitrè giorni, mi mancano i suoi baci, i suoi abbracci, il suo modo di proteggermi e non faccio altro che chiedermi a quante cene importanti avrà partecipato e me lo immagino con indosso un bel completo costoso, con i capelli un pò spettinati, come piacciono a me, e non posso fare a meno di creare attorno a lui altre ragazze.
Perchè andiamo, chi sopporterebbe una tipa complessata, piena di insicurezze, timida e pessimista?
Mi siedo, col morale a terra, sulla panchina nel giardino della scuola e cerco di bere quel succo che sembra pesare un macigno.
"Hai deciso?" torna all'attacco Marika. Questa qui, quando si fissa un' obbiettivo, è difficilissimo farle cambiare idea.
"Marika, davvero, proprio non mi vai, e dai!" la supplico invano, quasi mettendomi in ginocchio, però lei è irremovibile.
"Te lo dico io cosa non ti va! Non vuoi uscire perchè non c'è Louis e pensi che noi ti lasceremo rimpizzarti di gelato alla nocciola, la vigilia di Natale?" mi guarda in cagnesco. Io sbuffo per l'ennesima volta; lo so che lo fa per il mio bene, sin dal momento in cui Louis le si è presentato, con quell'aria innocente da eterno bambino, lei aveva subito posto le barriere, ovvero: farmi soffrire equivaleva alla morte preannunciata.
Ha sempre cercato di fare solo il mio bene e so benissimo che tiene tanto a me e che un'amica come lei non la ritroverò mai in vita mia. Io e lei ci capiamo con lo sguardo, non abbiamo bisogno di parole ed, anche se è una cosa scontata, penso che eravamo già destinate a diventare amiche, perchè senza di lei non so come farei.
Forse si accorge che mi sto perdendo nelle mie riflessioni, visto che mi sorride e abbassa il capo di lato rassegnata.
"Io lo so che ti preoccupi per me, ma se vengo a quella festa morirò di solitudine, ragion per cui preferisco restare a casa" le spiego.
Marika si appoggia di schiena alla panchina e posa a terra lo zaino "Anche farti stare così significa mettersi contro di me"
Realizzo dopo un attimo il suo messaggio, inizialmente penso che stia solo cercando di sdrammatizzare, benchè la mia idea si sposti subito su un'altra ipotesi, che non voglio pensare.
"Che intendi dire?"
"Intendo che anche se non ha fatto nulla, per così dire, lasciandoti ora....Oh insomma, io non sopporto come si è comportato!" sfuria la mia amica. Alla mia espressione sbigottita ed allarmata continua "Non te lo volevo dire, però secondo me Louis ha sbagliato! Ti ha lasciata sola ora che fate un'anno per passare due mesi con dei genitori che, seppur per lavoro, non hanno mai cercato di dimostrargli affetto. Avrebbe potuto ripagarli con la stessa moneta, dicendo loro che sarebbe partito subito dopo Natale.."
"Marika.." la fermo io, prendendole la mano "gli ho detto io di andare, tranquilla, abbiamo parlato di questa cosa e proprio perchè so quanto a Louis manchino i suoi genitori, soprattutto in questo periodo, l'ho convinto a partire. Non ha deciso lui!" le chiarisco.
Lei pare più serena e calma dopo le mie parole, cosa che mi mette un pò di felicità. Sapere che c'è qualcuno che si preoccupa per me mi rende felice.
"Grazie"
Sorridiamo entrambe e ci abbracciamo.
"Come siete belle! Ho sempre sognato di avere con me due ragazze che si abbracciano, in altri atteggiamenti certo, ma rimanete sempre belle!" ci interrompe Stefan e a me viene da ridere per le sue battute fuori luogo.
Marika lo schiaffeggia sulla spalla e lui si appoggia alla panchina, giusto in mezzo a noi due e ride di gusto vedendo la mia espressione più serena.
"Meno male che ci siete voi!"
Per anni mi sono sentita sempre sola ed accorgersi di avere tante persone che si impegnano, anche solo per farmi sorridere, è una gioia immensa per me.
"Su abbracciate anche me!!" fa Stefan allungando le braccia, rese muscolose dagli allenamenti di basket, dietro le nostre spalle con una smorfia tra il divertito ed il deliziato, il che è preoccupante perchè il mio amico ha un debole per le ragazze, peccato che poi rovini tutto con battute idiote o frasi senza senso, pronunciate per il nervoso.
Lui è un eterno timidone, cerca di fare il dongiovanni, ma le uniche ragazze con cui riesce a parlare e ad essere se stesso siamo io e Marika; con lei poi ha un rapporto fantastico di amore-odio e il mio obbiettivo è farli mettere insieme entro la fine di quest'anno!
E così ci ritroviamo strette tra le sue braccia e non posso non notare l'incurvarsi delle labbra di Marika e la luce dei suoi occhi.
Oh si, questi due dovranno mettersi insieme, costi quel che costi!






Nel pomeriggio Stefan e Marika verranno da me per fare una ricerca, in modo da consegnare il lavoro di scienze prima delle feste ed avere le vacanze libere. Il mio piano è già in atto, infatti farò in modo di lasciarli il più possibile da soli anche se sono sicura che litigheranno solo.
Mentre ripasso a mente tutte le tappe del malvagio intento suonano alla porta e mia madre va ad aprire, sento chiaramente la voce maschile di Stefan e i commenti civettuoli di mia mamma. Ha sempre avuto un debole per lui, fin dalla prima volta che ha varcato la soglia di casa nostra, e sono convinta che sotto sotto ha sempre sperato che tra me e lui nascesse qualcosa. Loda ogni volta qualsiasi sua azione, lo reputa un ragazzo serio e diligente, con la testa sulla spalle e mio padre allora interviene elencando tutte le vittorie che ha regalato Stefan alla squadra.
"Si Niki è di sopra, in camera sua!" annuncia teatralmente mia madre, il tempo di salire le scale e Stefan bussa alla mia porta. Vado subito ad aprire e non appena me lo ritrovo davanti, devo alzare un pò la testa per vederlo bene; mi saluta dandomi un bacio sulla guancia e io non riesco nemmeno a lasciare i miei occhi fissi nei suoi.
Come al solito va a sedersi sul mio letto e comincia a raccontarmi dell'ansia che gli mette il suo allenatore, in vista del prossimo torneo, allora io mi siedo accanto a lui. Apparte Louis, il primo, vero ragazzo con cui ho parlato senza il timore di essere davvero me stessa è stato Stefan. Gli devo molto, talmente tanto che lui nemmeno immagina, però al contrario di quello che pensa mia madre, per lui non sento le stesse cose che provo con Lou. Si lo amo, ma di un amore fraterno, per me è come il fratello che non ho mai avuto, l'amico che ho sempre cercato.
Ma non è lo stesso amore che provo per Louis, quello è molto più forte, sconvolgente e caldo. Mi sembra di essere sempre a casa con lui.
"Dobbiamo aspettare quella cretina?" mi domanda e io colgo al balzo - nemmeno a farlo apposta - la cosa "Non hai mai visto Marika sotto una luce...mmh...diversa?" gli chiedo, lui mi guarda con una faccia da pesce lesso e a me viene da ridere, mi trattengo per non mancargli di rispetto, però a volte - o molto spesso, dipende - la stupidità maschile è portentosa.
"In che senso 'diversa'?"
"Nel senso, la chiami sempre 'cretina' o 'lunatica' e le dici male, anche se lo so che lo fai a fin di bene, ma ecco...non ti è mai passato per quel piccolo cervelletto di uscire con lei?" provo a spiegarli, tuttavia quello che ottengo è solo vedere Stefan strozzarsi con la sua stessa saliva.
"Ma che ti sei bevuta? io? con quella?" mi fa "Ehi" gli do una gomitata "è pur sempre la mia amica!" fingo di arrabbiarmi.
"Ah si?" mi provoca lui prima di prendere uno dei cuscini grandi dal mio letto e tirarmelo, letteralmente, in faccia; la mia espressione deve sembrare alquanto scioccata visto come si trattiene la pancia dal ridere il mio 'amico'.
"Ok. Questa è guerra!" annuncio. Poco dopo è iniziata una vera e propria battaglia di cuscini, con tanto di esercito e per la seconda volta nella giornata mi trovo a ridere di gusto, senza pensare per un attimo che Louis non è con me.
Quando la piccola disputa è conclusa, con me vincitrice, sento il campanello suonare per la seconda volta e alcuni attimi più tardi la porta della mia camera si apre creando un tornado d'aria che ci fa rabbrividire.
Ecco la differenza tra un ragazzo ed una ragazza: il primo bussa, timido, per evitare di trovati in biancheria magari; la seconda entra senza paura, anche di trovarti nuda!
"Ciao!" saluta Marika. Noto che ha raccolto i capelli castani in una codina bassa al lato, lasciando l'elastico lento apposta per creare l'effetto 'capello lasciato libero' e non mi sfuggono neanche le occhiatine che Stefan le lancia mentre si toglie giacca e sciarpa, poggiandole sulla sedia, prima di buttarsi a sedere accanto a me e abbracciarmi.
"Bene, iniziamo quella cavolo di ricerca, su!"
Nelle due ore successive il mio computer si surriscalda tanto da doverlo spegnere e il lato esterno della mano di Stefan diventa blu a furia di scrivere, io e Marika siamo da buttare, ma la buona notizia è che abbiamo concluso il compito.
Sdraiati tutti e tre sul letto con le gambe penzolanti, è il mio amico a tornare all'attacco con il cuscino "Ste, lancia quel cuscino e fai un volo dalla finestra!" lo minacciamo entrambe e lui è costretto ad arrendersi e lasciare l'artiglieria.
"Allora..per martedì?" chiede lui, riferendosi al famoso party di tutta Doncaster. Io guardo in alto, Marika si tira a sedere "Senti, sottospecie di essere umano, simile ad un criceto in prognosi riservata! Dobbiamo convincerla a venire con noi!" gli dice.
Stefan pare capire le sue intenzioni e tutti e due mi riempiono di suppliche, preghiere e promesse varie, tipo 'ti divertirai, non penserai a lui' e altre finchè io non sono, inevitabilmente, costretta a dire di si.









Quei due maledetti amici che ho, incassata la vittoria, avevano esultato per dieci minuti buoni; almeno avevo capito che per farli andare d'accordo dovevo rimetterci io. Buono.
Eppure questo è il guaio minore perchè finita l'ultima mattinata di scuola, presa una bella A alla ricerca, ora sono davanti allo specchio dell'armadio a fissarmi ancora incredula sulla mia incapacità di resistenza: come avevo potuto acconsentire ad andare alla festa? Quella mattina Louis mi aveva mandato un messaggio vocale su Whatsapp in cui mi cantava gli auguri per il primo anno passato insieme, e io non gli avevo detto che quella sera sarei uscita. Certo non andavo a fare nulla di male, non potevo mica murarmi viva in casa per aspettarlo, però ora mi sento in colpa per non avergliene parlato, magari più tardi gli manderò un messaggio per chiarire.
Ma ora, sempre bloccata davanti allo specchio, vado in panico quando nella mia mente si formula la domanda "Che mi metto?".
Jeans e felpa esclusi, vestitino e tacco dodici idem...rimane quella gonna di pelle larga alla base che ho indossato pochissime volte con quella camicetta bianca e nera, a cuoricini, che ci sta una meraviglia sopra.
Deciso: opto per quelli e ci abbino lo stivaletto nero, elegante - sulla neve sono persino più comodi - e la pochette nera lucida; i capelli li lascio al naturale, quindi boccolati, stendo un velo di ombretto illuminante, due passate di mascara, lucidalabbra color carne, prendo al volo il cappottino nero e mi avvolgo nello sciarpone bianco e nel cappello di lana.
Mentre chiudo la porta di casa per raggiungere la macchina di Stefan che mi sta aspettando insieme a Marika, che sembra una principessa, quella sciarpa bianca mi riporta alla sera di un anno fa e per un attimo sogno che le luci della macchina del mio amico, siano quelle dell'auto di Louis, prima di riempirmi di neve.
Il gelo dell'inverno mi perfora le ossa, ma è quello del cuore che mi fa più male.





















Fine primo capitolo.









Appunti dell'autrice:

Salve, dunque la seconda parte della storia è ovviamente dedicata a Louis, il ragazzo compie la bellezza di ventidue anni oggi ed io non posso far passare l'evento senza aggiornare con questo seguito, che ho già in mente da mesi :)
Spero che questa prima parte vi sia piaciuta, poichè il testo è molto lungo, l'ho 'spezzato' in due, per cui il secondo capitolo sarà pubblicato domani!
I nomi Stefan e Marika non sono buttati a caso: chi vuole intendere...intenda ^_*
Perciò buon compleanno mio eterno Peter Pan, e Buon Natale a tutti!!

A domani,
Sakura_____❤

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Capitolo 2
*** -Auguri, amore. ***


tsdipbrdnII- parte seconda
Tu sei, davvero, il più bel regalo di Natale II
- Ed hai colorato la mia vita.

Capitolo secondo.





Durante tutto il tempo che sono rimasta in macchina le parole di Marika mi risuonavano in mente prepotenti, non potevo evitare di pensare a ciò che mi aveva detto e avevo paura.
Paura che la mia amica potesse avere ragione, che in realtà Louis aveva la possibilità di rimandare la partenza e passare il Natale con me; quindi tutte le mie paranoie erano tornate a galla, le immagini di Lou con altre ragazze, la mia insicurezza, il mio non sentirmi mai all'altezza.
"Non facevamo prima se giravi a destra?" chiede Marika a Stefan. Quest'anno è stata scelta la casa della rappresentante delle cheerleader, una tipa bionda e super ricca, il classico prototipo dei film americani, stile barbie. Al contario lei non se la tira troppo, ma le piace comunque vantarsi della sua ricchezza e del suo bellissimo ragazzo.
La mia amica discute ancora con quel poveretto di Stefan sul fatto che ora impiegheremo più tempo per arrivare, io sono lontana da loro, chiusa nei miei pensieri.
Guardo fuori dal finestrino e vedo scorrere veloci mille lucine fisse o ad intermittenza, case addobbate come castelli, eppure io non avverto lo spirito natalizio quest'anno; vuoi per la mancanza di Louis o vuoi a causa mia, ma non sento la stessa gioia degli altri anni e la cosa mi dispiace profondamente.
Il vetro si appanna con il mio respiro, provo a pulirlo con la mano; quando la macchina rallenta, guardo davanti a me e scorgo chiaramente la luminosità della villa.
"Visto che siamo arrivati lo stesso!" si altera Stefan, rivolgendosi a Marika, li guardo entrambi visto che mi sono persa la litigata, non capisco molto, quindi tolgo la cintura e mi rinfilo il cappotto, stringendolo bene in vita.
Apro lo sportello e sbuffo mentre sento ancora quei due battibeccare "Perchè litigate e non vi mettete insieme? Voi ne avete la possibilità!" urlo loro, riavvolgendomi la sciarpa ed entrando.
Forse li avrò lasciati sbigottiti li fuori, però proprio non sopporto tutta questa situazione, sono stufa e so anche che non è da me avere quegli scatti d'ira; il fatto è che loro due si piacciono, perchè continuano a discutere allora?
Ma la verità è che mi manca Louis, che sono stata una stupida a venire e che in questo momento gente che nemmeno conosco mi saluta e mi abbraccia.
Una mia compagna di classe, secchiona in letteratura, mi mostra dove posare la giacca e io la seguo. Voltandomi dietro intravedo Stefan e Marika entrare, ma sono già sulle scale per poter guardare bene cosa succede. Posato il cappotto, scendo giù, prendo qualcosa da bere e corro a sedermi sul divano, tirando un pò la gonna. Accanto a me sono seduti altri ragazzi, che noto solo ora, questi mi guardano e uno di loro mi saluta. E' un compagno di squadra di Stefan, io accenno un sorriso e gli faccio un segno di saluto con il capo, anche perchè è impossibile farsi capire tra la musica ed il chiasso che c'è qui dentro. Prendo il telefono e controllo Whatsapp, Louis mi ha mandato parecchi messaggi, due sempre di auguri, uno in cui mi mostra la foto di un monumento che ha visitato oggi e gli altri in cui mi chiede cosa faccio, come sto. L'ultimo solo non ha faccine aggiunte e dice 'Mi manchi.', mi si spezza il respiro e devo poggiare il bicchiere per non rovesciarlo, mi maledico per non avergli detto di essere venuta alla festa e mi alzo dal divanetto per andare a riprendermi la giacca.
In questo momento sarei anche disposta a prendere il primo aereo e raggiungerlo, tuttavia un suo altro messaggio mi blocca.
'Esprimi un desiderio'
Il mio cuore perde un battito, scrivo velocemente cosa intende dire e lui mi spiega che stasera potrà realizzare ogni mio sogno, gli rispondo che vorrei stare con lui, anche per strada, sotto il freddo, senza nessun regalo, a festeggiare il nostro primo anno insieme; le mie mani tremano e tremo anche io mentre scrivo tutte le cose che mi sono tenuta dentro fino ad allora, ma devo dirgli la verità perchè so di non aver fatto nulla di male, quindi non è necessario che rimanga un segreto.
Lou mi scrive che lo avvererà e dentro di me spero ardentemente che arrivi proprio ora ad abbracciarmi. Corro su per le scale, urtando qualche malcapitato, cerco con una furia pazzesca il mio cappotto, anche a luce spenta. Afferratolo al volo mi precipito a scendere e noto che la padrona di casa ha avvolto delle ghirlande persino attono al passami; arrivata al piano di sotto butto un occhio in giro per cercare Marika e Stefan e dir loro che andrò via.
Li vedo entrare in una stanza che suppongo sia la cucina, perciò mi faccio largo tra la folla e come se mi fossi svegliata solo ora, comincio ad osservare i luccichii degli abiti aderenti, le centinaia di persone che ci sono qui dentro, i bicchieri pieni di punch e non so quante altre cose vedo prima di arrivare ad una minima distanza dalla porta da cui sono entrati i miei amici.
Provo a chiamarli, invano, dato il fracasso e quando vado per entrare, mi accorgo che Stefan è appoggiato al fornello e Marika gli è davanti, lui le tiene fermo il polso, entrambi stanno in silenzio eppure si guardano di sottecchi. Prima ancora di farmi vedere riesco a nascondermi dietro un gruppetto di ragazzi e ragazze e a fuggire da li. Forse stanno finalmente chiarendo, perciò io non voglio rovinare tutto.
Mi allontano un pò, per quanto mi è possibile, termino di infilarmi il cappotto e do un'occhiata al telefono. Ho una chiamata persa: Lou. Ragiono sui mille motivi per cui avrebbe dovuto chiamarmi, tuttavia non ne trovo uno adatto. Sa benissimo che odio parlare al telefono, nonostante tremi di paura ogni volta che gli parlo, preferisco comunque farlo a voce e poi ci eravamo messi d'accordo per sentirci in web-cam a mezzanotte preciso. Così avrei potuto anche vederlo!
La tensione sale e subito mi viene da pensare che sia successo qualcosa, ma vengo nuovamente bloccata da un'altra chiamata in arrivo. Accetto la chiamata e avvicino il telefono all'orecchio "Pronto?"
"Niki" mi dice la voce dall'altra parte "Lou" lo riconosco, Dio solo sa quanto mi sia mancata la sua voce nelle ultime ore.
"Hai deciso il desiderio?" continua lui "Si, te l'ho anche scritto nei messaggi.." gli rispondo "Volevo confermare che fos...... -evi dirmi!"
Non sono riuscita a sentire cosa mi stava dicendo a causa della musica alta "Aspetta Lou!" gli faccio mentre cerco con gli occhi un posto più riparato e libero per poterlo sentire: il piano di sopra. Salgo di corsa e provo a vedere se è ancora in linea "Ci sei?"
"Certo, ora mi senti?"
"Sisi!"
"Dicevo: sei sicura del desiderio?"
"Sicurissima!" gli confermo con un coraggio che non pensavo di avere "Ora ti metti a fare il genio della lampada?"
"Hai mai sentito parlare della magia del Natale?" mi chiede, io rispondo con un debole 'mh'
"Bhè solo per stasera io realizzerò il tuo desiderio perciò.." Louis viene interrotto da un boato e delle risa provenienti da sotto "..ma dove sei?"
"Ecco Lou, ascolta, so che avrei dovuto dirtelo prima. Sono venuta alla festa di Natale a casa di Lucy..." sento uno strano rumore provenire dall'altra parte del telefono "Louis?" chiedo, ma deve essere caduta la linea perchè non sento più nulla.
Dannazione! Per quale motivo stasera tutto sembra essermi contro? Sbuffo tra me e me e, osservando il telefono, vedo che c'è pochissimo segnale. Bene, ora devo anche uscire fuori! Scendo di nuovo le scale, se mi fossi messa di buona volontà per fare un pò di sport penso che non sarei comunque riuscita a fare tutte questi gradini.
Voglio solo parlare col mio ragazzo, è chiedere troppo? Non vedo in giro nè Marika nè Stefan, in cuor mio ho fiducia che le cose tra di loro si siano aggiustate e che quella mia sfuriata di prima sia servita, almeno, a qualcosa. A suon di gomitate mi faccio spazio tra la folla, prendo il telefono e, appurato che ora il segnale c'è, richiamo Louis. Il telefono squilla un paio di volte, subito dopo sento la sua voce "Niki"
"Lou ti stavo dicendo che sono venuta alla festa organizzata da Lucy con Marika e Stefan, giusto perchè loro hanno un tantinello insistito per portarmi, non so perchè non te l'abbia detto prima, infondo non ho fatto nulla di male...o si, perchè.." schivo - quasi fossi una ginnasta - un bicchiere di punch che stava per finirmi addosso "..sarei dovuta rimanere a casa, ma quei  due hanno pensato di non lasciarmi deprimere da sola con il gelato alla nocciola" accenno una risata, giusto per sdrammatizzare e finalmente raggiungo la porta per scappare da qui. Tutta questa musica alta non fa per me, così come queste serate del 'darsi alla pazza gioia', odio questo casino e odio ancor di più non riuscire bene a sentire Lou.
"Lo so" mi risponde calmo lui, io apro la maniglia e il mondo sembra riprendere colore.
Avete presente quando rimanere quasi sospesi a mezz'aria per la felicità, vi viene da piangere e avete la pelle d'oca?
Louis è qui davanti a me, che mi sorride come solo lui sa fare, il telefono appoggiato ancora all'orecchio. Non so che dire, le corde vocali sono paralizzate e anche se mi sforzo di parlare, non riesco. Ma non ho bisogno di niente ora che le sue braccia mi stringono di nuovo.
Mi viene quasi da piangere mentre affondo le dita nella sua giacca. Mio Dio, è così bello che potrei morire, sono così felice che il mio cuore potrebbe scoppiare.
"Sei qui!"
"Sono qui"
Non so se la porta dietro di me si sia richiusa, se Marika e Stefan abbiamo chiarito, se mia mamma sia in pensiero per me, se dalla festa si senta un' orrenda musica che quasi rompe i vetri, se passi da antipatica perchè me ne sono andata, se nel mondo ci siano persone che soffrono.
Non mi importa.
Perchè ora voglio essere egoista, per una sola volta, e pensare solo a me e a Louis. Lui si stacca da me e il freddo torna ad impossessarsi del mio corpo, mi guarda come fossi un raggio di sole in mezzo al tornado, io sto sorridendo al tal punto che mi fanno male le guance. Non sono sicura di riuscire a contenere tanta felicità!
"Ciao!" mi dice lui e io gli butto le braccia al collo, ridendo come una bambina piccola. Che si fottano le mie insicurezze, il mio ragazzo è qui con me non con quelle bionde in minigonna che avevo immaginato, ha deciso di tornare da me!
"Oddio!" riesco a dire "Non ci credo!!" e mi stacco io questa volta. "Come hai fatto a tornare?"
"Ho preso il primo volo disponibile, non ti dico cosa ho dovuto fare per far partire quell'aereo la vigilia di Natale, anche con pochissimi passeggeri" mi spiega.
Mi tiene le mani mentre mi racconta tutto ciò, trema un pò, ha i capelli scompigliati e, a causa del freddo, quando parla si formano nuvolette bianche. Indossa un cappotto pensante, abbottonato in fretta e furia ed hai i pantaloni umidi  segno che ha camminato parecchio per venire qui; è una visione talmente bella che non riesco a non piangere, benchè voglia trattenermi.
Sapere che ha fatto tutto questo per me mi lusinga. Louis smette di raccontare e mi lascia le mani solo per asciugare le due lacrime che sono scese via prepotenti, mi sorride "Non piangere" mi dice "Non piango perchè sono triste" gli spiego e lui capisce al volo, continuando a tenere le mani sul mio viso. Tiro su col naso, ormai congelato, fregandomene di apparire trasandata o infantile.
"Auguri, amore." e mi bacia. Finalmente.
Le sue labbra non potrebbero bastarmi mai e poi mai, sono come una potente droga che anestetizza dal dolore, sono fredde adesso eppure le amo lo stesso. Mi passa un braccio attorno alla vita per avvicinarmi a lui, scendo un solo gradino dopo la porta e mi ritrovo contro di lui, stretta a lui; forse dovrei darmi un pizzicotto perchè ancora non riesco a credere che sia qui con me.
Ad un tratto dalla casa escono due ragazzi e noi siamo costretti a separarci, non appena mi accorgo che ci hanno visto mi vergogno da morire e vado a nascondermi dietro il braccio di Louis; lui li saluta e assicuratosi che siano andati via mi riattira a sè con forza, senza farmi male, facendomi appoggiare al muro di schiena e riprendendo a baciarmi.
"Lou!" gli sussurro io, vedendo la sua impazienza "Mi sei mancata troppo!" risponde, riprendendo da dove lo avevo interrotto.
"Come sapevi che sarei venuta?" chiedo "Marika"; ora ho capito: ecco perchè hanno insistito affinchè venissi!
"Non sei arrabbiato allora?" continuo io "Si, e anche tanto", la sua risposta mi agita; Lou mi si avvicina e a pochi centimetri dalla labbra mi sussurra "La tua amica non mi ha detto che saresti venuta in mezzo a tutti questi ragazzi con quella gonna troppo corta!" e marca di proposito la parola 'troppo'. Io guardo istintivamente giù e faccio per rispondergli che non è troppo corta, quando rialzo il viso lui ride "Scemo, lo hai detto apposta!" lo picchio per finta, ma lui mi blocca i polsi e se li stringe al petto.
In questo modo posso sentire il battito accellerato del suo cuore "No, è vero, sono geloso" mi chiarisce serio.
"Io non avrei fatto nulla e lo sai" rispondo, ricevendo una sua occhiata sincera. Mi abbraccia ancora e mi dice che vuole stare tutta la notte così per poi aggiungere che, tuttavia, preferirebbe rientrare a casa o rischia di morire congelato.
Io annuisco e lui mi prende la mano "Mi spiace solo che ora dovrai fare la strada a piedi, non ho fatto in tempo a prendere la macchina" spiega "Non fa niente, ora non sento più freddo" dico, rafforzando la presa nella sua mano.
Louis sorride ed insieme torniamo a casa mia, perchè è la più vicina, come l'anno scorso. Per tutto il tragitto non dico nulla, mi concedo il lusso di guardarlo ogni tanto, e per circa venti minuti buoni sentiamo solo il rumore delle nostre scarpe che calpestano la neve e dei nostri respiri.
I miei sono in salotto davanti al caminetto, io li saluto, loro danno il bentornato a Louis e poi entrambi saliamo in camera.
"Brr" fa lui, cercando di scaldarsi le mani con il fiato, io mi tolgo il cappotto e controllo che il riscaldamento sia acceso anche in camera mia, poi prendo una coperta e gliel'avvolgo attorno non prima che lui si sia tolto la giacca. Lou sembra stare meglio ora, almeno non mi sento più in colpa per averlo fatto camminare sotto questo gelo. Gli dico che vado un attimo in bagno e lui si siede sul letto, quando torno mi fa segno di raggiungerlo e alza un braccio per farmi stare accanto a lui e coprire anche me. Seguo i suoi ordini  alla lettera e rimango attaccata a lui sotto la coperta,  beandomi del suo profumo.
Lou non si muove e io rimango ad osservarlo, da troppo tempo le sue braccia non erano attorno a me quindi avevo tutta l'intenzione di riprendermi il tempo perduto. Improvvisamente Louis mi alza un pò, facendomi sedere sulle sue gambe, per poi darmi un piccolo e veloce bacio. Gli sorrido e ci baciamo, finalmente insieme.
Sul comodino il mio cellulare mi avvisa dell'arrivo di un messaggio, Lou non mi fa scendere allora io lo supplico, baciandolo piano, e dicendogli "Faccio subito!", solo ora mi lascia andare senza tuttavia farmi allontanare troppo da lui. Da quando è diventato così possessivo?
Il messaggio è di Marika che mi dice di divertirmi con una faccina divertita e mi racconta che Stefan ora la sta riportando a casa e che hanno parlato e pure qualcos'altro, infine mi manda gli auguri di Natale anche da parte del mio amico. Sorrido divertita a pensarli insieme e sollevata per non aver litigato con loro, dopo quella piccola sfuriata, così mi decido a risponderle quanto il mio ragazzo mi prende il cellulare dalle mani e alla mia faccia sconvolta, risponde "Eh no! Ora non aspetto più!" e mi fa stendere sul letto, posizionandosi come quella volta in cui mi aveva detto di dover partire.
Mi perdo nei suoi occhi chiari, a Marika risponderò più tardi, intanto "Non te li ho ancora fatti: auguri di buon compleanno e di primo anniversario anche a te, Lou!" dico.
"Grazie, amore" risponde, altro bacio e altro abbraccio. "Non sono riuscito a prenderti un regalo decente però Niki, mi dispiace, scusa" continua lui rattristandosi.
I bracciali con il simbolo dell'infinito che ho preso per entrambi glieli darò più tardi "Non preoccuparti, tu mi hai già fatto un regalo proprio adesso" gli chiarisco "Anche tu lo hai fatto a me, amandomi, il più bello di tutta la mai vita!" risponde.
"Ti amo" gli sussurro io stavolta, diventando bordeaux, tirandomi a lui e rannicchiandomi tra le sue braccia, Louis copre entrambi con la coperta e mi ripete che anche lui mi ama "E hai colorato la mia vita" aggiungo sorridendo, ricevendo un suo bacio sulla fronte.
E io che pensavo di passare il Natale più brutto della mia vita!





La mattina dopo ho il cellulare pieno di auguri, l'albero accerchiato da regali e il cuore colmo di felicità. Consegno il regalo a Louis che mi ringrazia, quasi stritolandomi in un abbraccio, mentre mio padre lo guarda con un pò di normale astio e trascorriamo entrambi il Natale a casa mia, tra pranzo, film natalizi e tanto amore. Anche quest'anno nessuno dei due ha ricevuto enormi regali, perchè ne abbiamo trovato uno molto più grande ed infinito l'uno nell'altra.
















Ah! Alla fine mentre Stefan riaccompagnava a casa Marika, ha trovato il coraggio di dichiararsi, ma è toccato comunque a lei farsi avanti e baciarlo! Ora stanno insieme, litigano ancora, se non più di prima e possiamo finalmente uscire in quattro!















Fine.





Appunti dell'autrice:

Eccomi qui, con un pò ritardo, ad aggiornare! Questo capitolo è stato un parto però ho amato moltissimo scriverlo, sono troppo affezionata a questa storia e spero di essere riuscita a non affrettare troppo le cose nella narrazione, di aver dato giusto spazio ai vari momenti e di essere riuscita ad inserire anche gli altri due personaggi, Stefan e Marika!
Magari per l'anno prossimo scriverò anche la terza parte *-* Le idee già ci sono e forse sarà anche più lunga!
Spero di ricevere vostri commenti, intanto ringrazio tutti quelli che hanno letto e che vorranno recensire *_^

Alla prossima e buone feste a tutti,
Sakura_____

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