I’m no angel (Christmas version) di JunJun (/viewuser.php?uid=230)
Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.
Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 9x03: I’m no angel (Christmas version) ***
Capitolo 2: *** Listen, buddy... ***
Capitolo 1 *** 9x03: I’m no angel (Christmas version) ***
yy
Titolo: 9x03: I’m no angel
(Christmas version)
Personaggi:
Dean,
Castiel, Zeke!Sam
Parole: 1200+
Note:
Doveva
far parte della mia raccolta di flashfic “Lusus
randomicus” (per cui chi mi segue sa già cosa
aspettarsi asdjnfdsjfns), ma è uscita troppo lunga per
essere una flashfic, e troppo… *arrossisce*
(JJ,
se mi stai leggendo sappi che, come promesso, ci ho provato, ma non
è roba che fa per me! xD)
Se
ne farò un seguito, lo metterò lì.
Perché, sì, a me piace incasinare le cose.
Non
è niente di che, ma ci tenevo a scrivere qualcosa a tema
seminatalizio.
Buon
Natale!!
* * * * *
* * * * *
Dean, seduto sul suo
letto, si passò una mano sulla bocca, incerto.
Lanciò un’occhiata a Castiel, in piedi a pochi
passi da lui.
“Non
sono
piu’ sicuro di volerlo fare,” ammise.
Castiel si
accigliò. “Dean…”
“E’
quella?” lo interruppe il cacciatore sospettoso, indicando il
minuscolo contenitore di crema che Castiel si rigirava fra le mani.
“Sì.
E’ per il dolore,” rispose l’ormai
ex-angelo, in tono convincente.
Dean sapeva che non
sarebbe riuscito a fargli cambiare idea. Roteò gli occhi.
“D’accordo. Facciamolo.”
Obbediente, Castiel si
sedette accanto ad lui e gli allentò la camicia, aprendo i
bottoni uno dopo l’altro; fece scivolare via la stoffa
morbida dalle sue spalle tornite, sfiorandogli appena le scapole. Dean
rabbrividì a quel contatto, e d’istinto
riportò lo sguardo su di lui, che ora aveva allungato le
mani sul suo petto, per metà ricoperto da una vistosa
fasciatura: Castiel iniziò, lentamente, a srotolarla.
Il solo sollevare le
bende a contatto con la ferita che coprivano fece digrignare i denti
dal dolore a Dean, che continuò a mormorare imprecazioni
silenziose per tutto il tempo.
Quello era il regalo di
Natale che mostrolandia aveva preparato per lui: la
banshee che avevano ucciso il giorno prima lo aveva trafitto con i suoi
artigli avvelenati. La ferita non era grave, ma Dean avrebbe continuato
a soffrire come un cane finché non si fosse completamente
rimarginata.
Castiel prese dal
contenitore una generosa quantità della sostanza viscida che
avevano preparato Sam e Kevin e gliela spalmò sulle ferite:
Dean, dopo un primo attimo di panico, provò una sensazione
immediata di benessere.
Benedisse
silenziosamente la biblioteca dei Letterati, sospirando sollevato.
Ora che non
c’era più il dolore a distrarlo, Dean
avvertì chiaramente le mani affusolate di Castiel che
continuavano a muoversi su di lui, quelle mani che, in altre
situazioni, sapevano esattamente come e dove sfiorare, accarezzare e
stuzzicare per strappargli un ben altro tipo di sospiri. E lui le
desiderava – così come desiderava la sua bocca
sulla propria e il suo sguardo implorante mentre era sotto di lui.
Ma Castiel
aveva già finito di cambiare la fasciatura, e Dean
notò con disappunto che si era alzato in piedi.
“Tu
come stai, Cas?” gli domandò, con voce
improvvisamente roca.
“Bene,”
rispose lui, portandosi d’istinto una mano alla guancia
destra, marchiata forse per sempre da tre lunghi e profondi graffi.
Quell’idiota si era ridotto così perché
si era messo davanti a lui mentre la banshee stava per dargli il colpo
di grazia. Sam, nel frattempo, aveva finito di recitare
l’incantesimo che l’aveva disintegrata.
“No che non
stai bene, ma tu non ti lamenti. Non ti lamenti
mai…”
Castiel
poggiò il contenitore vuoto sul comodino. “Tu,
invece, ti lamenti sempre troppo,” rispose calmo.
Ma Dean aveva colto la
sfumatura allusiva nei suoi occhi color dell'oceano e
sogghignò. Alzandosi dal letto, raggiunse il compagno e lo
costrinse a sollevare il viso. Cercò di baciarlo, ma lui
poggiò le mani sulle sue spalle, mantenendo le distanze.
“Devi
riposare adesso. Hai perso molto sangue,” disse, accigliato.
“Andiamo,
Cas,” sbuffò Dean, “sono quasi
morto!”
“E’
un buon motivo per non sforzarti adesso.”
“Fottiti. Non
ho voglia di dormire,” replicò lui, liberandosi da
quella presa e spingendo Castiel contro la parete alle sue spalle. Si
scambiarono uno sguardo intenso, poi Dean scese a lambire con la bocca
il collo e l’incavo delle spalle dell’ex-angelo.
Dean iniziò
a baciare e mordicchiare la pelle sensibile ai lati del suo collo. Lo
sentì deglutire, avvertì battiti del suo cuore
aumentare e lo vide socchiudere gli occhi cerulei. Adorava provocarlo e
vederlo sciogliersi in quel modo fra le sue braccia, era
così… umano.
“Cristo, Cas,
voglio sbatterti su questo letto e scoparti fino a farti gridare il mio
nome,” gli sussurrò all’orecchio.
Castiel
sentì il calore pervadere ogni centimetro della sua pelle, e
un lieve sorriso illuminò il suo volto: che
cos’era quell’impulso, ancora? - si
chiese l’ex-angelo. Edonismo? Non sarebbe mai riuscito ad
abituarcisi. Ma Dean era ferito e non poteva permettere al suo istinto
umano di prendere il sopravvento per un suo capriccio.
“Quando…le
tue ferite saranno rimarginate,” rispose con voce
più ferma possibile, cercando di prendere le distanze da lui.
“Ehi, hai
davvero intenzione di fare lo stronzo a Natale?”
sbuffò Dean, incredulo.
“La tua era
forse una richiesta per un dono di Natale?” gli chiese
Castiel incerto, inclinando la testa di lato come aveva fatto tante
volte quando era ancora un angelo, e a Dean parve di impazzire.
“Oh,
sta’ zitto, Cas,” esclamò e
catturò le sue labbra, iniziando a leccare e succhiare
avidamente, premendo i fianchi contro i suoi, mentre con una mano gli
sbottonava la camicia sgualcita.
Un lieve gemito
morì nella gola dell’ex-angelo, che
cedette, sospirando lascivo prima di far scorrere la mano fra i suoi
capelli biondi e attirarlo a sé, infilando la lingua fra le
sue labbra e baciandolo con tutta la passione che aveva cercato di
reprimere.
Regalo o meno, era
vero, pensò Castiel, Dean era quasi morto ed era passato
così tanto tempo dall’ultima volta che avevano-
“Dean, ho una
brutta notizia per te,” la voce di suo fratello Sam, a pochi
passi dalla stanza, li interruppe bruscamente.
“L’effetto di quell’intruglio dura solo
poche ore, e noi abbiamo finito sia gli ingredienti per prepararlo che
gli antidolorifici…”
Quando Sam
varcò la soglia della camera di Dean, lui era nuovamente
seduto sul letto. Castiel aveva ancora la schiena sulla parete: si
stava riallacciando la camicia con un’espressione corrucciata.
“Buon
Natale a me,” osservò Dean sarcastico.
“Ti senti
bene?” gli chiese Sam, notando il rossore sulle sue guance e
il suo respiro accelerato.
“Certo,”
si affrettò a rispondere lui, con voce arrochita. Si
schiarì la gola.
“Vado io a
comprare le medicine,” affermò Castiel, attirando
su di sé l’attenzione di Sam.
Mentre l'ex-angelo
usciva dalla stanza, lui lanciò uno sguardo al fratello e
sorrise.
“Se la cava
bene, eh?”
“Già…”
annuì Dean, trasognato. Poi si rese conto che Sam non si
stava riferendo a quello che lui stava pensando. “Non si
è fatto ancora ammazzare, è già
qualcosa,” specificò. “Se la
caverà. Cas è
così…”
Di colpo, Sam
raddrizzò la schiena e i suoi occhi si illuminarono per un
breve istante.
“Non avreste
dovuto andare a caccia di quel mostro assassino. E’ stato
stupido. Sam avrebbe potuto morire.”
“Buon Natale
anche a te, Zeke,” ironizzò Dean.
Ezekiel parve non
cogliere l’affermazione. “Inoltre,”
proseguì, ignorandolo, “Castiel non può
restare qui.”
Dean inarcò
le sopracciglia, incredulo. “Come?”
Sbatté le palpebre. “Puoi ripetere,
scusa?” domandò, dopo qualche secondo.
“Castiel deve
andare via. Finora ho tollerato, ma la situazione è
diventata insostenibile.” Sospirò gravemente.
“Se lui rimane qui, temo che non avrò altra scelta
se non andare via io.”
“Non puoi
farlo!” esclamò Dean, trattenendo a stento il
panico. “Sam non sta ancora bene… se lasci il suo
corpo, lui…”
“Lo so. Mi
dispiace.”
Gli
dispiace un cazzo,
pensò il cacciatore; non era lui a dover buttare fuori di
casa
l'uomo che amava il giorno di Natale.
Che bel regalo di merda
che gli aveva fatto quello stronzo.
“Che
c’è, hai paura di quei coglioni dei tuoi fratelli
che gli stanno alle calcagna?” lo provocò,
stringendo i pugni.
“No, non
è per questo.”
“Credi che
Cas possa accorgersi di te?”
“No.”
“E allora
perché?!”
“Fate troppo
rumore durante la notte,” dichiarò Ezekiel.
“E anche durante il giorno. E, a quanto ho capito, avete
intenzione di farne
ancora di più a breve.”
|
Ritorna all'indice
Capitolo 2 *** Listen, buddy... ***
Titolo: I’m no angel
(Christmas version) #2
Personaggi:
Dean,
Castiel, Zeke!Sam
Parole:
557
Note:
Anche il seguito ha
superato le 500 parole, per cui lo aggiungo qui!
Di nuovo auguri!
**
Era
successo.
Dean non riusciva a
ancora a credere che quel fulmine a ciel sereno gli fosse piombato in
testa proprio il giorno di Natale, ma era successo.
“Castiel deve andare via,” gli aveva detto Ezekiel,
gelido. “Se lui rimane qui, temo che non avrò
altra scelta se non andare via io.”
“Perché?!”
gli aveva chiesto il cacciatore, a metà fra il panico e
l’irritazione.
“Fate
troppo rumore durante la notte,” aveva dichiarato
l’angelo.
Se Ezekiel
non fosse stato tremendamente serio, Dean avrebbe trovato quella
situazione quasi divertente.
“Tu…
tu hai origliato...?!” gli chiese invece, incredulo e
leggermente imbarazzato, stringendo le coperte del letto su cui era
seduto.
“Io non origlio... io ascolto, in virtu'
della mia essenza celestiale,” fu la risposta piatta.
Dean si passò
una mano sulla bocca, cercando di recuperare il controllo.
“Okay, Sylar, mi stai dicendo che tu, invece di guarire Sam,
passi le giornate a eccitarti in questo modo?”
Ezekiel si
voltò dall’altra parte. “No, io... vi
sento solo quando Sam dorme.”
“Ma poco fa
Sam non stava dormendo,” gli fece notare Dean.
Ezekiel rimase in
silenzio per qualche secondo. “Non importa. Il problema
è che quello che fate è immorale,”
dichiarò alla fine.
“Come,
‘non importa’?!”
“Sono serio."
"No, tu-"
"Dean, quello che fate è contro natura. La città
di Sodoma...”
“Senti prova
solo a cercare di convincermi che hai ragione vomitando queste
stronzate e, corpo di Sam o meno, giuro che ti prendo a calci in
culo!” lo interruppe Dean.
“Allora vomiterò
solo che è immorale.”
"Sei uno stronzo, lo
sai, vero?!”
“Castiel deve
andare via. Adesso,” proferì Ezekiel, troncando la
discussione. “Ah, e per cena voglio mangiare quel…
Pad Thai che avete comprato per Kevin.”
Dean non riusciva a
credere alle sue orecchie.
“Vuoi che
guarisca Sam o no?" lo punzecchiò l'angelo.
“Ascolta,
amico, non puoi-“
“Sì.
Posso.”
“Oh,
certo,” sbottò Dean, sollevando le braccia
sarcastico. “E sentiamo, vuoi anche altro?!”
Ezekiel lo
fissò intensamente. “Beh…”
mormorò infine allusivo, squadrandolo da capo a piedi.
Un brivido freddo
percorse la schiena Dean. “Oh, no. Oh, non pensarci
neanche!”
“…”
“Maledizione,
hai appena detto che è immorale!”
“Che cosa
è immorale?” chiese Castiel.
Dean si accorse in quel
momento che era sull’uscio della stanza, e il suo cuore perse
un battito.
“Dean,
c’è qualche problema?” gli chiese
l’ex-angelo.
“Solo…solo
uno Cas, ma sto per risolverlo,” si affrettò a
rispondere.
Ezekiel gli
lanciò un’occhiata eloquente e scomparve.
“Hai fatto
presto, Cas!” osservò Sam, sorpreso.
“Mi sono
ricordato di avere degli antidolorifici nella mia stanza,”
spiegò lui, lanciando a Dean un barattolino di pillole.
“Perfetto.
Allora io torno di là,” disse Sam.
Ezekiel lanciò un ultimo sguardo intimidatorio a
Dean prima di chiudere la porta della stanza alle sue spalle.
Il cacciatore, rimasto
solo nella stanza con Castiel, si concentrò sugli
antidolorifici, perché non aveva il coraggio di guardarlo in
faccia. Ma avvertì delle mani poggiarsi sulle sue ginocchia
e, sollevando appena il mento, incrociò due occhi blu mare.
“Che cosa
è successo?” gli chiese l’ex-angelo,
preoccupato.
“Cas, dobbiamo
parlare.”
“Ma
certo,” rispose lui, andando a sederglisi accanto.
“Lo sai che ho sempre apprezzato le nostre
conversazioni… oltre al tempo che trascorriamo
insieme.”
“Cas,”
cominciò Dean, con voce appena tremante. “Senti,
amico mio… dobbiamo insonorizzare tutto il bunker.”
Castiel
sbatté le palpebre. “Tutto?”
mormorò, dopo qualche secondo.
“Tutto,”
annuì Dean.
“Anche
l’Impala?”
“Soprattutto
l’Impala.”
|
Ritorna all'indice
Questa storia è archiviata su: EFP /viewstory.php?sid=2348987
|