I Swear

di Leena
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo uno ***
Capitolo 2: *** Going Under ***
Capitolo 3: *** Ohne Dich ***
Capitolo 4: *** Nebel ***
Capitolo 5: *** Far Away ***
Capitolo 6: *** Tell Me Where It Hurts ***
Capitolo 7: *** Right here in My arms ***
Capitolo 8: *** Our Great Divide ***



Capitolo 1
*** Capitolo uno ***


I Swear

I Swear

 

 

 

Il giovane salì a passo svelto le scale per entrare nel portone.

 

Estrasse le chiavi dalla giacca di pelle lucida e con le mani fredde cercò di centrare il buco della serratura.

 

Imprecò a denti stretti rendendosi conto che le mani insensibili peggioravano il lavoro.

 

Infine con un gesto veloce e spazientito riuscì ad aprire il portone e ad entrare nel calore dell’atrio.

 

Fuori il cielo si stava rovesciando sulla terra in grosse gocce di acqua fredda.

 

Il giovane si tirò giù il cappuccio della felpa e liberò i capelli.

 

Si asciugò i piedi fradici sul tappeto all’entrata e infine si diresse verso l’ascensore.

 

Passando davanti a uno specchio si rese conto che le gocce di pioggia gli avevano sbavato il trucco.

 

“Fa niente, tanto ormai sono arrivato”

 

Schiacciò il tasto per chiamare l’ascensore e attese guardandosi intorno.

 

Più il tempo passava e più non riusciva a capacitarsi di come la sua vita fosse cambiata nel giro di 12 mesi.

 

Viveva da solo, in pieno centro di Berlino, con due dei suoi migliori amici, in un attico fantastico.

 

Qualche volta si rendeva conto che alcuni ricordi di quella che lui chiamava “la sua vita precedente”gli sfuggivano.

 

Finalmente l’ascensore segnalò il suo arrivo con un “ding” sonoro.

 

Il ragazzo fece l’unico passo che lo separava dall’entrare in ascensore, sempre pensieroso.

 

Schiacciò il tasto dell’attico e attese, gli occhi persi nel nulla.

 

 In pochi secondi arrivò a destinazione.

 

Uscendo dall’ascensore si fermò ad osservare il panorama che si estendeva davanti ai suoi occhi.

 

Appoggiò le mani piccole e curate contro la vetrata.

 

Rimase così, per alcuni minuti, osservando la sua città, le sue luci,la pioggia, i lampi in lontananza.

 

La sua nuova vita.

 

Si staccò riluttante dal vetro per dirigersi verso la porta dell’appartamento.

 

Iniziava ad aver freddo.

 

“Stupida pioggia” pensò, mentre apriva la porta di casa.

 

La casa era avvolta in un buio spettrale.

 

Sembrava non ci fosse nessuno.

 

Diede una ditata all’interruttore della luce e osservò il materializzarsi dell’attico davanti ai suoi occhi.

 

La cucina era un autentico disastro.

 

Al solito, dopo cena, nessuno si era preoccupato di pulire.

 

Raggiunse il salotto dove buttò la giacca fradicia sul divano.

 

La play station 3, comprata due giorni prima, giaceva dimenticata accesa per terra.

 

La spense, alzando gli occhi al cielo.

 

Quei due messi insieme erano peggio di un tornado se lasciati soli a casa.

 

Si diresse verso la sua stanza, ma all’ultimo momento cambiò idea, dirigendosi invece verso la stanza vicino al bagno.

 

Tese l’orecchio.

 

Voleva capire, se per caso fosse in casa, e in caso, se stesse dormendo.

 

Sentì dei movimenti, dei rumori.

 

Dei rumori che non gli piacquero per nulla.

 

Sembravano….sembravano gemiti.

 

Il suo cuore accelerò immediatamente.

 

Sentì il rombo del suo cuore impazzito nelle orecchie.

 

Di colpo non sentì altro.

 

Con la mano insensibile aprì lentamente la porta.

 

Aveva paura di quello che avrebbe potuto trovare nel buio di quella stanza.

 

Aveva paura perché sapeva che il suo cuore si sarebbe spezzato.

 

E lui, come sempre, avrebbe sofferto.

 

Una volta aperto uno spiraglio nella porta, rimase immobile in ascolto.

 

Rumori, gemiti, ansiti.

 

Sentì il suo cuore mancare di un battito.

 

“Non ti farò mai soffrire Strify, te lo giuro”

 

Quella voce, nella sua testa.

 

Era la voce di Yu.

 

Una sera come tante, mentre si trovavano a riparo da occhi indiscreti, il chitarrista gli aveva preso il viso tra le mani e gli aveva fatto questa promessa.

 

La disperazione si trasformò in furia cieca.

 

Spalancò la porta, fissando l’interno della stanza con occhi fiammeggianti.

 

La scena che si trovò davanti non era proprio quella che si sarebbe aspettato.

 

Sul letto enorme a due piazze c’era effettivamente Yu.

 

Ma in sua compagnia c’era Kiro.

 

E si stavano baciando.

 

E non come facevano duranti i concerti.

 

Quelli in confronto erano bacini sulle guance.

 

Erano nudi.

 

Kiro era seduto a cavalcioni su Yu.

 

Gemeva lentamente, mentre Yu gli leccava dolcemente un capezzolo.

 

Kiro lo teneva per i capelli, stringendolo gelosamente a sé.

 

Le mani di Yu percorsero tutta la schiena del giovane bassista, accarezzandolo vogliosamente.

 

Sentendo la porta spalancarsi, Kiro si staccò frettolosamente, coprendosi alla meglio con il lenzuolo.

 

Yu rimase pietrificato, trovandosi davanti Strify, bagnato e furioso.

 

Per un momento la furia cieca si trasformò in confusione.

 

Strify fissò con gli occhi impazziti, prima Yu, poi Kiro, poi si fermò su Yu.

 

“Strify io….” Cominciò il chitarrista.

 

Il cantante cominciò a scrollare il capo, come se volesse negare la realtà.

 

Un unico, sottile,doloroso, gemito di disperazione gli uscì dalla gola.

 

Yu cominciò ad alzarsi dal letto.

 

Voleva raggiungerlo, spiegargli che aveva fatto solo una grandissima cazzata.

 

 

“Non ti farò mai soffrire Strify, te lo giuro”

 

Con questa frase che martellava nella testa, Strify uscì correndo dalla stanza.

 

Yu imprecò sottovoce.

 

“Rimani qua, con lui sistemo io” ordinò a Kiro, che si limitò a guardarlo in evidente stato confusionale.

 

Si infilò in fretta e furia, pantaloni e maglia e inseguì Strify.

 

Trovò la porta aperta e immaginando che fosse uscito di casa lo seguì.

 

Lo trovò nell’atrio deserto, seduto sulla fontana che vi spiccava al centro.

 

Era così tardi che nessuno avrebbe avuto modo di lamentarsi o di intromettersi.

 

Si avvicinò piano a Strify, quasi come se avesse paura che scappasse al minimo rumore.

 

Prima ancora che si sedesse, il giovane cantante si voltò.

 

Il trucco che aveva resistito alla pioggia, aveva ceduto alle lacrime, e ora due strisce nere gli solcavano le guance.

 

Nei suoi occhi cangianti erano espressi tutti i sentimenti che provava.

 

Tristezza, rabbia, dolore.

 

Tutti mescolati insieme.

 

Yu sentì una fitta al cuore.

 

Come diavolo aveva potuto fargli una cosa simile.

 

Si sentiva uno schifo adesso.

 

Aveva tradito lui.

 

L’unico che gli aveva fatto batteri il cuore in tutti quegli anni.

 

L’unico che lo faceva stare bene.

 

L’unico che lo capiva.

 

L’unico che lo comprendeva.

 

L’unico che lo consolava.

 

E ora?

 

Tutto perduto.

 

Più guardava quegli occhi, più si rendeva conto di non avere abbastanza scuse per quello che aveva fatto.

 

Strify l’osservava.

 

Le labbra contratte, gli occhi stretti.

 

Sembrava una belva pronta a mordere.

 

Yu cercò più volte di cominciare un discorso sensato, con scarsi risultati.

 

Sentiva il cantante al suo fianco singhiozzare,anche se i singhiozzi erano sempre più rari.

 

Infine timidamente cercò un approccio al giovane.

 

Si avvicinò lentamente, non voleva toccarlo, aveva, in effetti, paura a toccarlo.

 

Strify si irrigidì.

 

Il capo ostinatamente chino.

 

“Strify…Seb…amore?”

 

“Cosa diavolo facevi con lui?” chiese a denti stretti il cantante.

 

“Io…non so cosa mi sia preso, io….”

 

Si bloccò, si rese effettivamente conto di non sapere cosa dire.

 

Strify alzò finalmente gli occhi, per incontrare quelli grigi di Yu.

 

Questa volta fu il bruno ad abbassare lo sguardo.

 

“Avevi promesso Yu” sussurrò il giovane.

 

“Avevi promesso di non farmi soffrire, avevi promesso di stare con me, avevi promesso di amare solo me”

 

Aveva la voce strozzata, le lacrime minacciavano di sgorgare di nuovo.

 

Yu alzò lo sguardo.

 

“Mi dispiace”

 

Fu tutto quello che riuscì a dire.

 

“Vattene Yu, voglio stare solo”

 

Vedendo che il chitarrista indugiava ancora seduto, Strify ripeté la frase.

 

“Vattene per favore, ti prego”

 

Yu si alzò.

 

Allontanandosi, sentì il portone del palazzo che si apriva.

 

Diede una fugace occhiata all’atrio.

 

Strify era sparito.

 

Tornò all’appartamento, dove un agitato Kiro lo stava aspettando.

 

“Allora?Dove è Strify?” domandò andandogli incontro.

 

“Uscito, voleva stare solo”

 

Superò senza troppe pretese Kiro e si andò a chiudere in camera sua.

 

Si sedette sul letto.

 

Lo stesso letto dove aveva passato moltissime notti con Strify.

 

Dove si erano baciati.

 

Dove si erano coccolati.

 

Dove avevano fatto l’amore.

 

Dove tutto era finito.

 

E mentre Strify camminava a testa china sotto la pioggia, Kiro si faceva un esame di coscienza e Yu piangeva lacrime amare per i suoi errori, fuori cominciava un nuovo giorno.

 

 

 

 

 

 

“Non ti farò mai soffrire Strify, te lo giuro”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 2
*** Going Under ***


I Swear

I Swear

Going Under

 

 

Going Under

 

 

 

Camminò a testa bassa per quelle che gli sembrarono delle ore.

 

In realtà, quando si decise a fermarsi, si rese conto di non aver camminato per più di un quarto d’ora.

 

Stava albeggiando e la pioggia aveva smesso di cadere.

 

Alzò il viso bagnato verso il cielo lasciando che la brezza leggera desse un po’ di sollievo alle sue guance in fiamme.

 

Si asciugò gli occhi, con un gesto stizzito.

 

“E ora? Cosa diavolo succederà?”

 

Riprese a camminare, dirigendosi verso un piccolo parco giochi.

 

Si sedette su una panchina, infischiandosene del fatto che fosse bagnata.

 

Estrasse l’I pod dalla tasca della felpa nera e schiacciò play.

 

 

I'm going under
Drowning in you
I'm falling forever
I've got to break through
I'm going under

 

 

 

Si abbandonò ai ricordi, sprofondando nella panchina con le mani in tasca.

 

 

 

 

 

                                                                                          *******

 

 

 

“Ma cosa diavolo avete fatto?Dove cazzo è Strify?”

 

Luminor di solito tranquillo e pacato, stava urlando in faccia a Yu e Kiro.

 

Shin era invece impegnato in una telefonata concitata con la loro menager.

 

Kiro vista la situazione,aveva deciso di avvisare gli altri due componenti del gruppo, che erano arrivati il più velocemente possibile.

 

“Lumi, calmati per favore, la situazione è già abbastanza pesante di suo”

 

La voce di Shin arrivava dalle spalle del più vecchio del gruppo.

 

Aveva finito di parlare con la menager.

 

“Estelle sta arrivando, nel frattempo volete spiegarci cosa è successo?”

 

Shin era scuro in volto, le sopracciglia corrugate, lo sguardo severo, aspettava risposte convincenti.

 

E le voleva subito.

 

Luminor a passo pesante, si sedette su una poltrona, attendendo in silenzio.

 

“Vi devo strappare le parole di bocca come ai bambini?” incalzò Shin, guardando prima uno e poi l’altro.

 

Fu Yu a cominciare il discorso, anche se non sapeva esattamente come.

 

Nel gruppo nessuno sapeva della storia che aveva intrapreso con Strify ormai cinque mesi addietro.

 

Nemmeno Kiro.

 

Trasse un profondo respiro e cominciò a raccontare.

 

Alla fine del racconto i tre guardavano Yu a occhi sgranati.

 

Kiro era di un colore indefinito.

 

Si vergognava.

 

Era stato usato.

 

E ora Strify, il più indifeso tra loro, ne avrebbe pagato le conseguenze.

 

La piccola, tragica, riunione fu interrotta dall’arrivo di Estelle.

 

Fecero il punto della situazione, evitando di spiegarle il vero motivo per cui Strify era scappato e propinandole come causa scatenante un grosso litigio tra lui e Yu.

 

Estelle, efficiente come sempre, anche alle sei del mattino, organizzò in poco tempo una vera e propria squadra di ricerca, arruolando anche i suoi quattro protetti superstiti per la ricerca.

 

 

                                                                           *******************

 

 

 

Strify decise che era l’ora di alzarsi.

 

Se fosse rimasto così vicino a casa lo avrebbero trovato in poco tempo.

 

E non voleva questo.

 

Un’idea gli balenò in testa.

 

Perché non andarsene? Aveva portafogli in tasca, la carta di credito, i contanti.

 

Poteva prendere un treno, un aereo, noleggiare una macchina e andarsene.

 

Andarsene lontano da Berlino, lontano da Yu, lontano dalla sofferenza.

 

Si diresse a passo deciso verso la fermata del metrò più vicina a lui e aspettò di prendere il convoglio per la stazione.

 

Un viaggio in treno era quello che ci voleva, mentre l’ Ipod continuava a suonargli nelle orecchie.

 

 

 

 


All this running around, well it's getting me down
Just give me a pain that I'm used to
I don't need to believe all the dreams you conceive
You just need to achieve something that rings true

 

 

 

 

Si tirò su il cappuccio della felpa.

 

Non voleva essere riconosciuto o peggio ancora fermato.

 

Voleva tornare ad essere Sebastian, anche solo per poche ore.

 

Il metro arrivò e si fermò stridendo davanti a lui.

 

A quell’ora del mattino erano solo pochi gli sfortunati già in giro.

 

Strify si sedette, osservando quel poco che si poteva vedere fuori dal finestrino.

 

Sfortunati come me” pensò amaramente guardando le poche persone in attesa sulla banchina.

 

Alzò il volume dell’Ipod e si mise comodo, attendendo l’arrivo alla stazione ferroviaria.

 

 

                                                                            *****************

 

 

 

Maledizione!”

 

Era il pensiero ricorrente di Yu, mentre per le strade deserte, cercava invano Strify.

 

Si erano separati poco tempo prima, dividendosi i compiti.

 

E ora lui si aggirava da solo, cercandolo, chiamandolo.

 

Di minuto in minuto sentiva la tensione salire.

 

Aveva paura.

 

Sapeva quanto Strify fosse sensibile, conosceva la facilità con cui cadeva preda delle sue emozioni.

 

Un colpo simile, lo avrebbero distrutto.

 

E lui e solo lui ne era colpevole.

 

Maledizione”

 

Accelerò il passo.

 

Doveva trovarlo, a costo di girare tutta la Germania a piedi.

 

 

 

 

 

“Non ti farò mai soffrire Strify, te lo giuro”

 

 

 

Quelle parole lo torturavano.

 

Era stato lui stesso a dirglielo, poco più di 5 mesi fa, quando la loro storia era cominciata.

 

E quelle parole le pensava sul serio.

 

Tutte quelle ragazze nel suo letto, dimenticate alla velocità della luce, appena aveva capito che Strify contraccambiava.

 

Avrebbe fatto di tutto per lui, per farlo felice, per vedere quel suo sorriso ammaliante apparire sul suo bellissimo viso.

 

Si era perdutamente innamorato di lui.

 

E lo era tutt’ora.

 

E aveva rovinato tutto.

 

 

 

 

After the rain
I still see heaven crying
After the rain
I still feel no relief
cause everything we used to be
and used to feel
It all becomes so frightening real
after the rain

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA: Dunque dunque, alcune precisazioni:

-Il personaggio della menager Estelle è di mia invenzione, non si tratta della loro vera menager(che è in realtà un uomo come ho coperto pochi giorni fa -.-)

-Le musiche presenti nel capitolo sono:

-Going Under degli Evanescence

-A pain that i'm used to- Depeche Mode

-After the Rain-Cinema Bizarre

Ora spazio commenti XD:

 

-         Hook3r: Ti invidio tantissimo per la questione del concerto  >.<  ma spero di riuscire ad andare a quello di Milano –incrocia le dita per il biglietto- Per la questione occhi Yu, non riesco a capire di che colore li abbia T.T (in realtà mi manda in confusione il ragazzo -.-). Dato che la FF è già completa e io sono troppo pigra, Yu avrà gli occhi grigi per tutta la sua durata XD

-         Hermione Ramosa: Sono contenta che ti piaccia *.* e appena troverò del tempo faccio un salto a leggere la tua FF promesso J

-         Lidiuz93: Ehhhh chissà se Kiro lo sapeva ono, lo scoprirai leggendo ;) . ti ringrazio inoltre per aver messo la mia storia tra le tue preferite ^^

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 3
*** Ohne Dich ***


I Swear

I Swear

 

Ohne Dich

 

 

 

Ohne dich kann ich nicht sein
Ohne dich
Mit dir bin ich auch allein
Ohne dich
Ohne dich zähl ich die Stunden ohne dich
Mit dir stehen die Sekunden
Lohnen nicht

 

 

 

 

“Già senza te”

 

Strify stoppò con un gesto spazientito l’Ipod.

 

Quella canzone gli ricordava troppo Yu, dato che era solito cantarla, quando era in giro per casa.

 

Sfilò le cuffiette e rimise in ordine il piccolo lettore.

 

Era arrivato alla sua fermata.

 

Scese velocemente, avendo cura di non incrociare gli sguardi di nessuno.

 

Si avviò verso la biglietteria, che a quell’ora aveva appena aperto.

 

Era incerto.

 

Bene, e ora dove diavolo poteva andare?

 

A casa era escluso, sarebbe stato il primo posto dove lo avrebbero cercato.

 

Intanto, rimanere in Germania o no?

 

Guardò il tabellone delle partenze.

 

Il treno che partiva prima era diretto in Svizzera, uno poco dopo aveva destinazione Parigi.

 

Optò per Parigi.

 

Raggiunse la biglietteria e fece il biglietto in fretta.

 

Aveva ancora dieci minuti, prima che partisse il treno.

 

Comprò dai distributori automatici acqua a sufficienza e tramezzini.

 

Non aveva voglia di scendere durante il viaggio, anche se con molta probabilità gli sarebbe toccato fare una fermata per cambiare treno.

 

In edicola comprò alcuni giornali, uno aveva la sua faccia in copertina.

 

Lo guardò con una smorfia.

 

Gli altoparlanti annunciarono l’arrivo del suo treno.

 

Si affrettò verso il binario.

 

Salì subito senza curarsi di dove si sarebbe seduto.

 

Gli bastava stare dal finestrino, voleva vedere il panorama.

 

Una vibrazione improvvisa lo fece sobbalzare dal posto.

 

“Cazzo, il telefonino!”

 

Appena vide il numero sul display gli si ghiacciò il sangue.

 

Era Yu.

 

Combattuto per pochi secondi tra il voler rispondere o no alla fine si arrese e schiacciò il tastino verde della risposta.

 

La voce di Yu tra l’altra parte della cornetta era concitata, in ansia.

 

“Strify!Dove diavolo sei finito?” esordì il moro.

 

“Vado via Yu, lontano, sono appena partito, non cercarmi più, salutami gli altri e di loro che mi dispiace per come tutto sia andato a finire”

 

Tirò giù la comunicazione.

 

Spense il cellulare.

 

Non aveva senso tenerlo acceso.

 

Appena arrivato in Francia ne avrebbe comprato un altro, cambiando numero.

 

Il treno avvisò della sua partenza fischiando.

 

 

 

 

Yu stava fissando incredulo il telefonino.

 

“Vado via Yu, lontano, sono appena partito, non cercarmi più, salutami gli altri e di loro che mi dispiace per come tutto sia andato a finire”

 

Quella piccola frase lo aveva colpito come una pugnalata allo stomaco.

 

Vado via. Dove?

 

In fretta compose il numero di Estelle.

 

Rispose subito.

 

“Strify è partito, non so per dove e non so come”.

 

Un’imprecazione poco delicata uscì dalla bocca di solito fine di Estelle.

 

Circa dieci minuti dopo Estelle e i tre rimanenti del gruppo raggiunsero Yu.

 

Aveva lo sguardo perso nel nulla.

 

Non si era mai sentito così schifosamente male in vita sua.

I was betrayed
There is no fate
an open sore
I'm in too deep
I can't believe
anymore
Will you take what's left of me
Reanimate my trust in fate

 

 

 

Strify gli aveva detto che quella canzone lo rispecchiava molto.

 

Aveva sofferto per amore, era stato male, aveva perso la fiducia e lui gliela aveva ridata, facendolo sorridere di nuovo.

 

E con facilità estrema gliela aveva levata, gettandolo di nuovo nel baratro.

 

Aveva visto i segni sul suo corpo.

 

Tagli.

 

Piccoli, grandi, corti, lunghi, profondi e meno profondi.

 

Strify sul corpo aveva una piccola collezione di tagli.

 

Se li era procurati da solo in un periodo non propriamente felice della sua vita.

 

Proprio due giorni prima, mentre si trovavano a letto insieme, gli aveva confessato, di aver smesso di tagliarsi  da quando stavano insieme.

 

Era una notizia che lo aveva riempito di gioia.

 

Lui, che aveva disseminato solo sofferenza al suo passaggio, finalmente aveva fatto qualcosa di buono per una persona.

 

“Si certo, hai fatto proprio bene a Strify. Devi solo augurarti che non si butti sotto qualche treno”

 

Quel pensiero lo ossessionava.

 

Se gli fosse successo qualcosa probabilmente il senso di colpa lo avrebbe ucciso.

 

“Yu!” la voce scontrosa di Luminor lo riportò alla realtà.

 

“Dalla telefonata hai per caso capito dove potesse trovarsi?” domandò il tastierista.

 

Otto paia di occhi lo fissarono nello stesso momento.

 

Scosse la testa, nessun indizio.

 

Sembrava solo che fosse al chiuso.

 

“E se avesse preso il metro?” domandò timidamente Kiro.

 

Voleva, doveva, rendersi a tutti i costi utile per risolvere questo casino.

 

Yu si illuminò nel volto, attraversò velocemente la strada e raggiunse il cartello con scritte le fermate del metro.

 

“Bingo!La stazione”

 

Fece cenno al gruppo di avvicinarsi.

 

“Potrebbe essere andato alla stazione”

 

Senza perdere ulteriore tempo, i quattro ragazzi scattarono verso un taxi fermo a un semaforo, lasciando Estelle indietro.

 

“Ti informiamo in caso di novità” le urlò dietro Shin, sporgendosi dal finestrino, mentre il taxi ingranava la marcia allontanandosi.

 

 

 

Il treno marciava diretto versola Francia.

 

Strify guardava il paesaggio scorrergli di fianco, senza tuttavia vederlo realmente.

 

Aveva di nuovo gli occhi appannati.

 

Doveva distrarsi.

 

Aprì un giornale a caso di quelli che aveva comprato in stazione e vi affondò il capo, cercando di leggere.

 

 

 

 

I quattro erano arrivati in stazione piuttosto in fretta.

 

Stava cominciando ad animarsi.

 

I pendolari cominciavano ad affollare i marciapiedi in attesa dei loro treni.

 

Shin insieme a Kiro si diresse verso la biglietteria, mentre Luminor e Yu domandavano in giro.

 

Ebbero fortuna, l’impiegato delle ferrovie si ricordò di aver fatto un biglietto per Parigi a un ragazzo, circa mezz’ora prima, l’edicolante si ricordò di avergli venduto dei giornali.

 

Si incontrarono al centro della stazione.

 

“E’ andato a Parigi”

 

“E’ stato qua”

 

Avevano esordito tutti insieme, confondendosi a vicenda.

 

“Aeroporto?” propose Kiro.

 

“Si è il modo più veloce, forse riusciamo a batterlo sul tempo”

 

Questa volta fu Luminor ad avvisare Estelle.

 

Inizialmente cercò di protestare, ma davanti alla testardaggine dei suoi ragazzi, decise di lasciarli andare, disse di non preoccuparsi avrebbe rimandato tutti i loro impegni per qualche giorno adducendo qualche scusa.

 

Salirono al volo sul primo taxi che trovarono e si diressero all’aeroporto.

 

 

 

 


I’m here without you baby
But you’re still on my lonely mind
I think about you baby
And I dream about you all the time
I’m here without you baby
But you’re still with me in my dreams
And tonight it’s only you and me

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 NdA:

 

 

Allura musiche:

 

 

-Ohne Dich, Rammstein

-Angel in Disguise, Cinema Bizzarre

- Here without you, 3 doors down

 

 

Ringraziamenti:

 

-Cenere inafferrabile: Tu mi perseguiti ammettilo XD, lieta di essere adorata da te XD stay tuned per nuove storie ;)

- Hermione Ramosa: E anche te rincontro ^^, per qualche strano caso del destino ci siamo trovate sullo stesso Forum, sappi che sto apprezzando tantissimo la tua FF sui Killerpilze ^^

- IkyChock :Grazie grazie per i complimenti,anche io adoro i Bizzarre, anche se devo capirne esattamente il perchè ancora XD

- Lidiuz93: Ehh Yu yu…che faccina da disgraziato che ha, ma lo farò redimere!!Forse >.<

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 4
*** Nebel ***


I Swear

I Swear

 

Nebel

 

 

 

Der letzte Kuss ist so lang her
der letzte Kuss
er erinnert sich nicht mehr

 

 

 

 

Al confine con la Francia Strify fu obbligato a cambiare treno.

 

Scese e si stiracchiò le membra indolenzite.

 

Si guardò intorno spaesato.

 

“Ok, ora dove diavolo si troverà l’altro treno?”

 

Vagò, sperduto, in mezzo a visi sconosciuti, sentendo parlare lingue che non conosceva e sentendosi sempre più sperduto.

 

“Ok forse non è stata un’idea geniale quella dell’allontanarsi”

 

Era combattuto.

 

Al solito il suo terrore dell’ignoto lo stava bloccando.

 

Proseguire con la fuga o tornare a casa e chiarire tutto da persone adulte?

 

In quel momento fu annunciata la partenza del suo treno.

 

Decise all’ultimo momento avrebbe proseguito, sarebbe arrivato a Parigi e infine li avrebbe deciso della sua vita.

 

Aveva bisogno di pensare ancora un po’, si essere Sebastian ancora un po’, di metabolizzare l’ennesima sconfitta del suo cuore e dei suoi sentimenti.

 

Corse al treno, prendendolo mentre le porte si chiudevano, si sedette e accese nuovamente l’ ipod.

 

Le note di requiem for a dream riempirono le sue orecchie.

 

E si perse nuovamente.

 

 

 

 

 

 

 

Il viaggio fino all’aeroporto sembrò interminabile per Yu.

 

Guardava fuori dal finestrino, sperando di riconoscere Strify tra i ragazzi che cominciavano ad affollare la strada per andare a scuola.

 

“Dove sei Strify?”

 

Ormai se lo era chiesto così tante volte che aveva perso il conto.

 

Il fatto di non aver risposta a quel quesito lo innervosiva.

 

Luminor provò per l’ennesima volta a chiamare Strify.

 

“Informazione gratuita, la pers…”

 

Lo guardarono tutti in attesa.

 

Scosse la testa.

 

“Niente, lo avrà spento”

 

“E se non si fermasse a Parigi?” domandò all’improvviso Shin.

 

Il silenzio scese nel taxi.

 

Solo Kiro si muoveva nervosamente sul sedile posteriore.

 

Arrivarono all’aeroporto nel giro di mezz’ora, pagarono il taxi e fecero i biglietti per il primo aereo per Parigi.

 

“E ora non ci resta che aspettare” disse lapidario Luminor, sedendosi in sala d’attesa.

 

Yu non riuscì a stare fermo un momento.

 

 

 

 

 

Ormai a pomeriggio inoltrato Strify scese dal treno.

 

Inspirò l’aria fresca di Parigi.

 

“Libero”

 

Fu il suo primo pensiero.

 

“Libero e solo”

 

Fu il suo secondo pensiero.

 

 Era ormai abituato alla forzata convivenza con gli altri quattro, e trovarsi lì solo lo spaventava.

 

“ Razza di un codardo, datti da fare e reagisci”

 

Si avviò verso i negozi che si trovavano all’interno della stazione.

 

Aveva intenzione di comprare un paio di occhiali scuri.

 

Alla fine, con la sua faccia su tutti i giornali e la testa coperta solo da un cappuccio, era una preda facile.

 

Dopo una veloce occhiata trovò un paio di occhiali di suo gradimento.

 

Uscì dalla stazione, combattuto dalla tentazione di avvisare Yu, per dirgli che andava tutto bene.

 

“Tutto bene? Sei in vena di eufemismi oggi Strify?”

 

Non resistette alla tentazione e accese il telefono, rimanendo stupito nel vedere tutti gli avvisi di richiamo che gli arrivarono sul telefono.

 

Shin, Luminor, Yu, Estelle, persino Kiro lo avevano chiamato senza sosta fino a quell’ora.

 

Compose il numero di Yu.

 

Segreteria telefonica”

 

Lasciò un breve messaggio nella segreteria di Yu e abbandonò il cellulare nella tasca della felpa.

 

“Sto bene”

 

Tutto li.

 

Un piccolo sorriso gli apparve sul viso, mentre si metteva alla ricerca di un taxi.

 

 

 

 

 

Durante uno scalo forzato per cambiare aereo, Yu accese il cellulare dopo essere sceso.

 

Rimase stupito nel sentire che aveva un messaggio.

 

“Non montarti la testa, potrebbe essere benissimo Estelle che vuole sapere come procede la situazione”

 

Sbiancò, quando sentì la voce di Strify nelle orecchie.

 

“Sto bene”

 

Non era molto, ma poter escludere l’ipotesi che si fosse buttato sotto un treno era già un passo avanti.

 

Riferì agli altri del messaggio.

 

“Già purtroppo tutto questo non ci aiuta”

 

Il solito lapidario Luminor.

 

Yu lo zittì con un gesto spazientito.

 

Stava provando a richiamarlo e il telefono suonava libero.

 

“Dai, dai rispondi, rispondi maledizione!”

 

Stava per tirare giù la comunicazione ormai arreso, quando la voce triste di Strify gli riempì le orecchie.

 

“Yu?”

 

Il chitarrista si allontanò un momento dal resto del gruppo, voleva parlargli da solo.

 

“Strify! Dove sei?”

 

“In giro” fu la laconica risposta.

 

“Seriamente, dove sei?”

 

Il cantante emise un lungo sospiro dall’altra parte del telefono.

 

“Parigi” disse sottovoce.

 

“Stiamo arrivando lo sai?Anzi sto arrivando. E voglio risolvere tutto”

 

“Immagino” il tono con cui disse quest’unica piccola parola non presagiva grande fiducia.

 

“Parigi dove Seb?”

 

“Devo decidere ancora”

 

“Seb ti prego, dimmi dove”

 

“Non ora Yu”

 

Il suono della comunicazione interrotta fu tutto ciò che rimase a Yu.

 

Corse incontro agli altri.

 

“E’ a Parigi, ma non so se abbia intenzione di rimanere, dobbiamo muoverci”

 

La speranza lo aveva invaso.

 

Partirono alla volta di Parigi un po’ più tranquilli.

 

Come wet a widow’s eye
Cover the night with your love
Dry the rain from my beaten face
Drink the wine the red sweet taste of mine

Come cover me with you
For the thrill
till you will take me in
Come comfort me in you
Young love must
Live twice only for us

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

NdA:Perdonate il ritardo, ma ho avuto casini con il pc, come al solito >.<

 

Allllura musiche di questo capitolo:

 

-Nebel Rammstein

- Clint Mansell –Requiem for a Dream

-Come cover Me – Nightwish

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 5
*** Far Away ***


I Swear

I Swear

Far Away

This time, This place
Misused, Mistakes
Too long, Too late
Who was I to make you wait
Just one chance
Just one breath
Just in case there's just one left
'Cause you know,
you know, you know

Yu si torturava le dita snelle, mentre l’aereo finalmente avviava le procedure di atterraggio a Parigi.

Shin sembrava preda del morbo di Parkinson da quanto era agitato.

Kiro era caduto in una sorta di trance mistica e fissava il vuoto davanti a se.

Luminor guardava fuori dal finestrino, non parlava da quando erano partiti dall’ultimo aeroporto.

“Si informano i gentili passeggeri che tra pochi minuti atterreremo a Parigi”

Yu smise di attorcigliarsi le dita e si fece attento.

Pioveva.

“Fantastico, cambio stato ma il tempo fa schifo lo stesso”

Nello stesso momento in cui i rimanenti Cinema Bizzarre scendevano dall’aereo, Strify arrivava alla sua destinazione.

L’enorme e lussuoso albergo si stagliava davanti ai suoi occhi chiari.

Rimase fermo davanti all’entrata studiando il posto.

Era il Ritz Hotel.

Ci avevano pernottato tutti insieme meno di un mese prima.

“E hai dormito con Yu ti ricordi?Ti sei svegliato in piena notte e ti sei infilato in camera sua di soppiatto”

Un sorriso triste gli balenò sul viso.

Gocce fredde iniziarono a cadergli addosso.

“E piove anche qua” pensò, alzando gli occhi al cielo.

Si decise ad entrare nell’albergo, godendosi l’atmosfera raffinata del luogo.

Si diresse a passo svelto verso la reception, ignorando gli sguardi di vago disprezzo che gli arrivavano dai clienti del hotel.

“Avete una suite disponibile?”

Sorrideva, mentre si rivolgeva alla giovane donna dietro al bancone.

******

Yu uscì dall’aeroporto alla velocità della luce.

“Strify, Strify, Strify, Strify, Strify”

Era il suo unico pensiero.

Nell’agitazione non si rese quasi conto di aver lasciato indietro gli altri e di non avere la più pallida idea del luogo dove si trovasse il cantante.

Si fermò sconsolato davanti alla fermata dei taxi.

“Ecco, e ora?”

La voce di Luminor lo fece trasalire.

In tutta risposta Yu estrasse il telefonino dalla tasca dei pantaloni.

Attese, mentre il telefono di Strify suonava a vuoto.

“Dannazione”

Chiuse il telefono con un gesto stizzito di rabbia.

*****

Strify aveva appena fatto il suo ingresso nella suite del Ritz.

Rimase a bocca spalancata quando vide la stanza.

Non aveva mai visto nulla di più lussuoso nella sua vita.

Fece scorrere gli occhi in tutto lo spazio della camera.

Si diresse verso il letto e vi si gettò sopra.

“Che meraviglia”

Chiuse gli occhi stanchi e si addormentò quasi subito, mentre il cellulare nella sua tasca vibrava.

*********

“Allora, facciamo mente locale, dove potrebbe essere Strify?Insomma è stato, quanto? Due volte a Parigi?Non la conosce così bene”

Shin aveva ritrovato il suo solito sangue freddo e aveva deciso di prendere la situazione in mano.

Luminor nel frattempo era impegnato in una telefonata con Estelle.

Il tono della chiamata era concitato, Estelle doveva essere sull’orlo di una crisi isterica.

Prima Strify spariva nel nulla.

Poi tutto il gruppo lo seguiva per cercarlo.

Interviste, set fotografici, un concerto cancellato.

Tutto saltato.

Tutto da rimandare.

Tutto da rifare.

Luminor cercava di calmarla, ma con pochi risultati.

Yu nel frattempo aveva messo in azione il cervello.

“Dove diavolo sei Strify?”

******

Strify si svegliò all’improvviso.

Si portò le mani sulla faccia, facendovi pressione sopra.

Stropicciò gli occhi stanchi, poi diede un’occhiata all’orologio.

Aveva dormito solo pochi minuti.

Grugnì mettendosi a sedere sul letto.

Si alzò, iniziando a levarsi di dosso tutti i vesti bagnati e lerci.

Li buttò per terra, quando si rese conto di aver buttato con poca grazia anche il telefonino.

Lo estrasse dalla tasca e vide l’ennesima chiamata persa.

******

Yu stava praticamente pregando con il telefono in mano.

Sperava che Strify lo chiamasse.

Più passava il tempo più si convinceva che non lo avrebbe mai fatto.

Poi il rumore familiare di un messaggio ricevuto.

“Ritz Hotel, stanza 1241. Vieni solo.”

Lesse il messaggio almeno dieci volte prima di rendersi conto che era reale.

Strify trasse un profondo respiro.

Ecco lo aveva fatto.

E ora non restava che aspettare che arrivasse.

Nel frattempo un bagno caldo non glielo levava nessuno.

Si immerse nudo e candido nella vasca da bagno, dove finalmente sentì la stanchezza di tutta la giornata scivolare fuori dalle sue membra stanche.

That I love you
I have loved you all along
And I miss you
Been far away for far too long
I keep dreaming you'll be with me
and you'll never go
Stop breathing if
I don't see you anymore

NdA:Ringraziamenti :)

-hizumichan :Grazie per l’incoraggiamento, sono felice di aver acceso la curiosità di una “non” fan XD, spero che gradirai anche questo capitolo

Infine ringrazio le 9 persone che hanno messo la mia storia tra le loro preferite. Grazie veramente J

Allllura, canzone ascoltata sta volta:

-Far Away- Nickelback

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Capitolo 6
*** Tell Me Where It Hurts ***


I Swear

I Swear

Tell me where it hurts

Tell me where it hurts
to hell with everybody else
All I care about is you and that's the truth
They don't love me; I can tell
But you do, so they can go to hell

Passò mezz’ora immobile nella vasca.

Quel bagno era l’unica cosa bella delle ultime ventiquattro ore.

L’acqua calda lambiva il suo corpo.

Gli bagnava i capelli.

Lo rilassava.

Prese un profondo respiro e scivolò sotto l’acqua.

Rimase così per quasi un minuto, ascoltando i rumori ovattati che gli giungevano dall’esterno.

Riemerse quando sentì i polmoni gridare e bruciare per la mancanza di ossigeno.

Si mise a sedere dentro la vasca, cingendosi le ginocchia e stringendole al corpo.

Appoggiò il capo biondo alle braccia e rimase così, in attesa, finché l’acqua non divenne tiepida.

From lashes to ashes
And from lust to dust
In your sweetest torment
I'm lost
And no heaven can help us
Ready, willing and able
To lose it all
For a kiss so fatal
And so worn

*******

Fu Kiro ad accorgersi che doveva essere successo qualcosa.

Il viso di Yu aveva cambiato improvvisamente colore e un sorriso contento gli era spuntato sulla faccia, seria fino a quel momento.

Con un gesto attirò l’attenzione degli altri due e attesero che Yu li raggiungesse.

“Allora?” domandò senza troppi preamboli Luminor.

“Mi ha mandato un messaggio, so dove si trova, ma vuole parlare da solo con me”

I tre si scambiarono un’occhiata.

“Vedi di convincerlo a tornare e non di dargli altri motivi per scappare”

Shin, l’ammonitore del gruppo.

Gli calzava a pennello quel nomignolo.

Era Strify a chiamarlo così.

Yu alzò gli occhi al cielo, spazientito, ne aveva abbastanza.

Aveva capito che era tutta colpa sua, ma avrebbe rimediato, fosse l’ultima cosa che avrebbe fatto in tutta la sua vita.

Shin stava riprendendo a parlare, quando lo zittì.

“Shin, per quanto ti sembri impossibile, sono un essere pensate anche io, quindi piantala di trattarmi come un bambino. Vado, gli parlo e lo convinco a tornare. Punto fine”

Non diede tempo a nessuno di ribattere.

Girò su se stesso e si diresse verso il taxi più vicino.

“Ecco e noi ora che ci facciamo qua?”

Era una domanda a voce alta, ma Kiro la rivolse praticamente a se stesso.

“Già cosa ci fai qua? Ti rendi conto del casino che hai combinato? Non ti senti uno schifo? Non ti viene voglia di prenderti a calci? Se la risposta alle ultime tre domande è affermativa, fatti un esame di coscienza e sentiti uno schifo fino alla fine dei tuoi giorni”

Kiro si allontanò da Luminor e Shin, dirigendosi di corsa verso i bagni.

Appena in tempo.

Vomitò quel poco che era riuscito a mangiare nell’arco della giornata.

Rimase nel bagno appoggiato al muro, mentre le lacrime solcavano il suo viso infantile.

****

“Al Ritz, il più velocemente possibile”

Il Francese di Yu era pessimo, ma almeno bastava per farsi capire.

“A Strify piace il francese, ma non gli è mai passato per la testa di studiarlo”

Quel fugace pensiero completamente fuori luogo lo stupì e lo colse di sorpresa.

L’ombra di un sorriso gli apparve sul viso.

Avrebbe risolto tutto.

Fosse l’ultima cosa utile della sua vita.

Avrebbe salvato Strify.

E non lo avrebbe mai più lasciato.

Il sorriso si accentuò.

“Finalmente l’ho capito. Ho capito quanto ti amo piccola peste bionda”

*****

Decise di alzarsi dalla vasca quando ormai l’acqua era fredda.

Si diresse nudo a prendere l’accappatoio.

Bianco e morbidissimo.

Vi si avvolse dentro, desideroso di un po’ di calore.

Lo specchio enorme del bagno attirò la sua attenzione.

Si specchiò.

“Non hai una bella cera lo sai?”

Parlò a voce alta.

Il suono della sua voce lo stupì.

Aveva passato tutto il giorno praticamente muto, escluse poche interazioni sociali.

La stanchezza era sparita dal suo corpo, ma la sensazione mentale di oppressione era rimasta.

Uscì a passo di marcia dalla stanza per frugare nuovamente nei suoi vestiti.

Trovò il portafoglio e da una taschina interna estrasse una lametta.

La guardò luccicare leggermente.

Era la “sua” lametta.

Quella che gli aveva procurato la maggior parte dei tagli.

Quella che aveva deciso di non usare più.

Quella che aveva conservato, in ricordo dei tempi bui.

Quella che ora voleva a tutti i costi usare.

Quella che ora aveva bisogno di usare.

La rigirò tra le dita snelle.

Il ricordo dei tagli sul suo corpo.

Yu che gli diceva di non farlo.

Yu che gli diceva di non farlo più, che lui avrebbe sistemato tutto.

“Già. Ho visto come hai sistemato tutto Yu”

Guardò nuovamente la lametta luccicante.

“E chissenefrega delle condizioni igieniche”

Si diresse nuovamente in bagno.

Una lacrima di rabbia scese lungo il viso.

Si inginocchiò vicino alla vasca.

Un’altra lacrima si unì alla caduta.

Allungò il braccio esile sopra la vasca.

Strinse i denti, come aveva sempre fatto.

Avvicinò la lametta alla pelle.

Il momento in cui tagliava era quello che aspettava e quello che temeva.

Ma era quello, il dolore fisico, a riportarlo alla realtà.

Così stava meglio.

La lametta era appoggiata alla pelle bianca.

Con un ultimo sospiro affondò la lama.

Trasalì, quando sentì il dolore colpirlo e andare direttamente al cervello.

Le lacrime ormai sgorgavano libere e selvagge.

Il sangue sgorgò, lento, poco, gocciolò sul candore della vasca da bagno e scivolò nello scarico.

Strify guardò quell’immagine, a lui così familiare, in modo quasi ipnotico.

“Ecco, di nuovo, l’ho fatto di nuovo”

Appoggiò la mano sana sul taglio.

“Sei un genio, ti sei dimenticato di prendere qualcosa per tamponare”

Riuscì ad afferrare la carta igienica.

Mentre si tamponava il taglio gli cadde l’occhio sulla lametta.

Era sporca, come lo era stata molte altre volte.

Decise di non usarla mai più.

Si alzò intenzionato a chiamare il servizio in camera.

Ora che aveva la mente un po’ più lucida, si rese conto di avere una fame animalesca.

Il taglio gli pulsava sul braccio.

Era il suo pulsare lento e ritmico a tenerlo legato alla realtà.

*****

Yu arrivò davanti al Ritz sotto un diluvio.

Imprecò mentalmente contro la pioggia e si diresse all’interno.

Il suo unico pensiero era Strify.

Era così vicino che poteva sentirne l’odore.

Si girò, convinto di trovarselo vicino.

Era solamente un ragazzo che aveva lo stesso profumo di Strify.

Sospirando e dandosi mentalmente dell’imbecille effeminato si diresse verso la reception.

Sorrise compiacente alla giovane ragazza dietro al banco.

“Mi aspettano alla stanza 1241”.

*****

Strify si rese conto troppo tardi di non avere vestiti con se.

“Ribadisco, sei un genio”

Non aveva alcuna intenzione di rimettersi quelli sporchi del giorno prima e decise di rimanere solo con l’accappatoio addosso.

Si era appena deciso a ordinare la cena in camera, quando bussarono alla porta.

Si bloccò, nel centro della stanza, pallido, il cuore che batteva a mille.

“Ci siamo”

Le mani cominciarono a tremargli.

“Strify contegno per favore”

“Chi è?”

******

“Chi è?”

La sua voce.

Era proprio la voce di Strify.

Il cuore di Yu aumentò di cento battiti nel giro di un secondo.

“Sono io Seb”

*****

“Sono io Seb”

Tremò sentendo la voce dall’altra parte.

Prese un respiro profondo, mentre la ferita continuava a pulsargli.

Appoggiò la mano sulla maniglia ed aprì.

Wer zu Lebzeit gut auf Erden
wird nach dem Tod ein Engel werden
den Blick gen Himmel fragst du dann
warum man sie nicht sehen kann

Erst wenn die Wolken schlafengehn
kann man uns am Himmel sehn
wir haben Angst und sind allein

Gott weiß ich will kein Engel sein

NdA velocissimooooooo: perdonate l'attesa, per i ringraziamenti al prossimo Chap promesso ;)

Allora canzoni del chap:

-Tell me where it hurts –Garbage-

-Heartache Every moment- HIM-

-Engel- Rammstein-

Traduzione Engel:

Chi in vita è buono sulla terra
dopo la morte diventerà un angelo
Con lo sguardo verso il cielo ti chiedi
perché non si possono vedere

Solo quando le nuvole vanno a dormire
ci si può vedere nel cielo
abbiamo paura e siamo soli

Dio sa che non voglio essere un angelo

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Capitolo 7
*** Right here in My arms ***


I swear

I swear

 

Right here in my arms

 

 

 

 

She is smiling like heaven's down on earth
Sun is shining so bright on her
All her wishes have finally come true
Her heart is weeping. This happiness is killing her.
It's right, she's in love

She'll be right here in my arms
So in Love
She'll be right here in these arms
She can't let go

 

 

 

 

 

Rimasero a guardarsi, l’entrata della stanza era l’unica cosa che li separava.

 

Yu fingeva una calma che in quel momento non gli apparteneva.

 

Strify cercava alla belle meglio di nascondere il tremore delle mani.

 

Non disse nulla, si spostò e permise all’altro di entrare in camera.

 

Sempre in silenzio Yu si diresse verso il divano che si trovava al centro del salotto.

 

Si sedette, guardandosi intorno e senza realmente vedere le cose.

 

Stava resistendo alla tentazione di non fissare il cantante.

 

Strify con un gesto stranamente pudico da parte sua, strinse i lembi dell’accappatoio.

 

Si sedette su una poltrona, di fronte a Yu.

 

Lo fissava con sguardo torvo.

 

Gli occhi grigi del bassista guardavano ovunque.

 

Ovunque tranne che davanti a se.

 

Passò in silenzio un minuto.

 

Poi un altro minuto.

 

Fu Strify ad interrompere quello strazio.

 

“Allora non dovevi risolvere?”

 

Qualcosa nel suo tono di voce indusse Yu a concentrarsi sul suo interlocutore.

 

Gli occhi cangianti del cantante rappresentavano alla perfezione tutte le sofferenze delle ultime ore.

 

Il moro annuì.

 

Un gesto breve e lento.

 

Voleva parlare, ma non sapeva da che parte cominciare.

 

Si schiarì la voce un paio di volte.

 

Strify si adagiò, apparentemente a suo agio, sulla poltrona.

 

Un sorriso sornione gli riempiva il viso, rendendolo meno cadaverico.

 

“Fammi indovinare” esordì il biondo “Non sai cosa dire vero?”

 

Il sorriso sornione si trasformò in una smorfia di dolore mista a ironia.

 

Yu si sentiva quasi trapassare dalla freddezza di quello sguardo.

 

Non aveva mai visto tanta determinazione in Strify.

 

O tanto desiderio di annientare, a scelta.

 

Deglutì, sentendosi improvvisamente piccolo.

 

“Parla! Parla! Parla! Parla! Parla! Parla!”

Improvvisamente questo comando non riusciva ad arrivare alla sua bocca.

“Beh visto che non parli tu, lo farò io”

Strify si sistemò seduto sulla poltrona, le gambe, nude, incrociate.

Si fissavano negli occhi.

Uno dei rari casi in cui Yu si sentiva intimidito.

Si mosse sul divano, a disagio.

“Allora, mettiamola così, ieri sera, anzi no stamattina” si corresse rendendosi conto che tutto era successo in poche ore “Torno a casa, con la chiara intenzione di farmi un bagno e di dormire quelle due o tre ore, magari dormire in tua compagnia” calcò il “tua” e attese pochi secondi prima di proseguire.

Yu fece per aprire la bocca, ma Strify lo zittì con un gesto brusco della mano.

“Stai zitto per favore, hai avuto il momento per parlare, ora tocca a me”

Il moro richiuse la bocca e cambiò per l’ennesima volta posizione.

“E poco prima di entrare nella tua stanza, cosa sento?Rumori di, umh… passami il termine, di un’ingroppata in piena regola?Dimmi se tu fossi stato al posto mio, come avresti reagito?”

Il cantante si mosse, appoggiò i piedi per terra e i gomiti sulle ginocchia, sporgendosi in avanti.

Gli occhi glaciali non mollavano mai quelli spenti di Yu.

“Dimmi, come avresti reagito?” lo incalzò.

Teneva il viso appoggiato alle mani e sembrava perfettamente rilassato.

“Ora è il tuo turno Yu”

“Avrei reagito diversamente, tanto per cominciare non sarei scappato in un altro paese pur di non affrontare il problema, in secondo luogo “assunse la stessa posizione di Strify in modo di sfidarlo con lo sguardo “Avrei picchiato a morte il mio amante”

L’ombra di un sorriso gli apparve sul viso.

Era stato un colpo basso, ma sapeva che prendere Strify per l’orgoglio era la cosa migliore.

Un lampo di rabbia passò per un secondo nello sguardo del cantante.

“Quindi per te tutto si risolve con due pugni e poi tutti felici come prima?”

Le labbra erano piegate agli angoli, un piccolo sorriso strafottente.

“Oh no, nulla di tutto ciò, poi avrei preteso spiegazioni, e scuse, scuse, scuse e ancora scuse”

“Non sono tipo da accontentarmi di scuse”

Gli occhi del biondo scivolarono lascivi sul corpo del bassista.

Yu si scoprì ad arrossire come una ragazzina.

“Oddio Yu piantala!”

“Seb, fai prima a dirmi cosa diavolo vuoi”

Strify si alzò spazientito e cominciò ad aggirarsi nervoso per la stanza.

“Cosa voglio Yu? Voglio sapere perché dopo tutte le promesse, dopo tutti i “ti giuro”, dopo tutti i “ci sarò sempre”, “ti proteggerò io” dopo tutti i “Ti amo”, voglio sapere perché lo hai fatto”

Si interruppe.

Aveva urlato.

Aveva alzato la voce.

Non gli era mai successo con nessuno del gruppo.

Non aveva mai perso il suo self control.

E ora era li, davanti a Yu, mezzo nudo, con il viso rosso e gli occhi accesi di rabbia.

 

Die Liebe ist ein wildes Tier
Sie atmet dich sie sucht nach dir
Nistet auf gebrochenen Herzen
Geht auf Jagd bei Kuss und Kerzen
Saugt sich fest an deinen Lippen
Gräbt sich Gänge durch die Rippen
Lässt sich fallen weich wie Schnee
Erst wird es heiß dann kalt am Ende tut es weh

 

 

Nella foga, l’accappatoio gli era scivolato giù per una spalla.

“Hai mentito… hai mentito anche tu… come tutti gli altri, come tutti quelli che in vita mia mi hanno fatto male”

Dopo la foga il sussurro.

Chinò la testa, sconfitto.

Dopo lo sfogo, Yu si alzò e si avvicinò cautamente.

Proprio come poche ore prima, aveva paura di spaventarlo se si fosse avvicinato troppo.

Strify intuendo le intenzioni del bassista tese entrambe le braccia avanti, per arrestarlo.

Yu si bloccò.

Rimase ad osservarlo.

Rimase ad osservare il dolore che aveva causato.

Per cosa poi?

Perché aveva bevuto troppo?

Perché aveva trovato in segreteria un messaggio da parte di un ex o presunto ex di Strify?

Perché dal tono del messaggio aveva intuito cose che forse non c’erano mai state?

Perché la sua gelosia era esplosa e aveva deciso di fargliela pagare?

Perché…perché… perché….

I didn't mean to hurt you
I'm sorry that I made you cry
Oh no, I didn't want to hurt you
I'm just a jealous guy

I was feeling insecure
You might not love me anymore
I was shivering inside
I was shivering inside

 

Strify si portò le mani al viso.

Si copriva gli occhi, come faceva tutte le volte che piangeva e non voleva farlo capire.

Yu arrischiò un altro passo in direzione del biondo.

Si fermò indeciso a meno di tre passi dall’altro.

“Perché?” sussurrò il biondo.

Aveva alzato fieramente lo sguardo per fissare nuovamente il suo interlocutore.

“Perché sono un idiota. Perché ho buttato nel cesso la cosa più bella che mi sia mai capitata nella mia vita. Perché per un mio errore tu ne stai pagando le conseguenze. Perché dopo questo nulla sarà più come prima tra di noi. Perchè ti amo e ora ti ho perso.”

Chinò il capo.

Questa volta quello sconfitto era lui.

Avrebbe perso Strify e non lo avrebbe mai più avuto.

Scosse la testa, sperando che con quel gesto anche i suoi neri pensieri se ne sarebbero andati.

Strify era impalato.

Le braccia gli scivolarono lungo i fianchi.

Il silenzio scese tra i due, mentre fuori un campanile lontano, annunciava le dieci di sera.

“Non mi hai ancora detto il perché”

Il tono inaspettatamente tranquillo di Strify, indusse Yu ad alzare lo sguardo.

Aveva un accenno di sorriso sulle labbra.

“Perché…”

Si sentiva un imbecille, sapeva benissimo che il motivo che aveva scatenato il putiferio era una stupidata.

“Ho trovato sulla segreteria telefonica un messaggio da parte di Joseph, voleva ringraziarti per la bella serata passata insieme”

Chinò nuovamente lo sguardo.

“Sei un idiota lo sai?”

Yu annuì con convinzione.

“E sai perché?”

Questa volta negò con energia.

“Perché, Joseph, è si un mio ex, ma la bella serata l’abbiamo passata in compagnia di tutti i miei amici del liceo e lui si è presentato con il fidanzato” marcò l’ultima parola.

Yu assunse lo stesso colore che avevano un tempo i suoi capelli.

Rosso fuoco.

Strify si avvicinò di un passo.

“E dimmi, e ti giuro che questa è per me la parte peggiore, cosa hai fatto esattamente con Kiro?”

“ Non siamo arrivati al culmine se è quello che vuoi sapere, ci eravamo appena spogliati quando sei arrivato tu”

Abbozzò un sorriso molto stentato.

Due passi lo separavano da quel corpo che desiderava più di ogni altra cosa.

Avanzò di uno.

Strify passò le mani nei capelli folti, senza la piastra erano mossi e scendevano morbidi sul viso stanco.

Fu quel gesto che permise a Yu di notare il taglio fresco sull’avambraccio dell’altro.

Fece l’ultimo passo che li separava e gli afferrò il braccio ferito.

Strify si divincolò e arretrò di un passo.

“Lo hai fatto di nuovo…”

Yu scosse la testa sconsolato.

Lo aveva immaginato.

Era tuttavia sollevato nel constatare, almeno a prima vista, che si fosse tagliato solo una volta.

Il biondo si ostinava a tenere il braccio ferito contro il petto, mantenendo le distanze.

“Seb, piantala di fare il bambino, l’hai disinfettata?”

Approfittò della domanda inaspettata per avvicinarsi al cantante.

Gli tese una mano e attese.

Dopo un’occhiata in cagnesco Strify si convinse a non mordere e tese il braccio ferito verso Yu.

 “Vieni con me, ci sarà un kit del pronto soccorso in ’sto posto”

Lo trascinò, tenendolo per mano, verso il bagno.

Strify si sedette sul bordo della vasca in attesa.

“Non lo farai mai più lo giuri?” domandò all’improvviso.

Yu interruppe la sua ricerca tra i cassetti.

Si avvicinò nuovamente al cantante.

Al suo cantante.

Gli prese le mani tra le sue, e gliele strinse.

“Lo giuro, potesse cadermi la Tour Eiffel in testa, non ti farò mai più soffrire”

Si guardarono negli occhi, intensamente.

Fu Strify ad avvicinare il viso.

Senza lasciare le mani del biondo Yu si avvicinò a sua volta.

Quando le labbra entrarono in contatto, un brivido pervase entrambi.

Schiuse le labbra, permettendo alla lingua del biondo di accarezzarle con la punta.

 Yu gli imprigionò la lingua, tra i denti, senza stringere.

Il bacio divenne più profondo.

Strify scivolò dal bordo della vasca fino a terra, dove si trovò in ginocchio davanti al bassista.

Incrociò le braccia dietro al collo del moro, senza staccare le labbra.

Le mani di Yu scivolarono fino al viso del cantante, afferrandogli i capelli mossi e ormai quasi asciutti.

Si staccarono dopo alcuni minuti.

Sorridevano.

“Seb?”

Continuava ad accarezzargli il viso, mentre le braccia di Strify non accennavano a volersi slacciare dal suo collo.

Il biondo inarcò un sopracciglio in attesa.

“Ti amo”

Strify gli rispose con uno dei suoi enigmatici sorrisi.

Nulla di più.

Ripresero a baciarsi.

******  

 

Shin, Luminor e Kiro avevano deciso per un giro nella capitale francese.

Kiro diede un’occhiata al suo orologio.

“Yu è via da quasi tre ore e ancora non abbiamo notizie”

“Sarà un lungo chiarimento” aggiunse ghignando Luminor.

“Staranno trombando” terminò Shin.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

N.DA. Perdonate il ritardo, ma ho cambiato il pc, ho perso la pass di EFP e tra una roba e l'altra mi sono dimenticata di richiederla.... comunque ecco qua il capitolo che tanto aspettavate ^^ fatemi sapere ovviamente cosa ne pensate^^.

 

Canzoni del chap:

-Right Here in my arms –HIM-

-Amour-Rammstein

-Jealous Guy –John Lennon

 

Traduzione Amour:

L’amore è un animale selvaggio
Ti respira ti cerca
Nidifica sui cuori spezzati
Va a caccia vicino baci e candele
Succhia forte sulle tue labbra
Scava tunnel tra le costole
Si lascia cadere soffice come neve
Prima diventa caldo, poi freddo, alla fine fa male

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Capitolo 8
*** Our Great Divide ***


I Swear

I Swear

 

Our Great divide

 

How can I see through your eyes my destiny?
I fall apart.
You bleed fro me.
How can I see through your eyes our worlds collide?
Open your heart, to close our great divide.

 

 

 

 

“Yu?”

Strify si era staccato contro voglia dal compagno.

“Mmm?”

Il moro lo guardò interrogativo.

Odiava essere interrotto.

“Mi sto spaccando le ginocchia, di la c’è un letto comodo, potremmo sfruttarlo che dici?”

Erano rimasti per terra, nel bagno, a baciarsi per un’eternità.

Yu ancora non ci credeva.

Con un bacio avevano suggellato il perdono che non si sarebbe mai aspettato.

Si alzò, tendendo una mano a Strify.

Il biondo accettò l’aiuto e in pochi secondi era in piedi di fronte a Yu.

Si sorrisero a vicenda.

Il bassista gli strinse la mano e lo condusse verso il letto che spiccava enorme e comodo nel centro della stanza da letto.

Strify vi si lanciò letteralmente sopra, affondando il viso nei cuscini morbidi.

Yu rimase in piedi a osservare la scena.

Ecco il suo Strify.

Quello che si era abituato a vedere in giro per casa.

Lo stesso Strify che entrava in casa urlandogli di tutto se lasciavano casino in giro.

Lo stesso Strify che riduceva il bagno in un campo di battaglia dopo ogni doccia.

Lo stesso Strify che quando dormiva affondava il viso nel cuscino e qualche volta parlava nel sonno.

Lo stesso Strify che ora rivedeva e che aveva avuto paura di perdere.

“Strify?”

Mugolio dal letto.

“Dici che potremmo…?”

Strify alzò la testa bionda e in disordine.

“Dopo tutto quello che mi hai fatto passare? Direi che prima ti devi riconquistare la mia fiducia”

La testa ricadde pesantemente sul cuscino.

“ Ok ok aspetterò vostra grazia”

Si sedette sul letto accanto al cantante.

“Penso che questa sia stata la giornata più impegnativa della mia vita” brontolò nella luce tenue della lampada.

Strify voltò il viso per ascoltarlo meglio.

“Ah…per te è stata impegnativa… io invece mi sono divertito un mondo”

Aveva un sorriso stanco.

Yu si sistemò meglio sul letto, appoggiando la testa scura sui cuscini.

“Ma quanti cuscini ci sono su questo letto?”

Ne afferrò uno particolarmente voluminoso e lo tirò attraverso la stanza.

Strify rise nel vedere la scena.

“Le comodità ti fanno proprio schifo eh?”

Passarono i minuti, in silenzio.

Fuori il campanile lontano annunciò le undici e mezza.

“Oh cazzo!”

Proruppe improvvisamente il bassista.

Strify mezzo addormentato si svegliò di soprassalto.

“Eh?Che?Cosa?” domandò in stato confusionale.

“Mi sono dimenticato gli altri!”

Cacciò una mano in tasca ed estrasse il telefono.

Digitò in fretta il primo numero che gli venne in mente.

Quello di Kiro.

Poco prima di portarsi il cellulare all’orecchio, Strify glielo strappò di mano.

 

*****  

 

Kiro sentì il telefono squillare nella sua tasca per miracolo.

“Ragazzi è Yu”

Gli altri due si fermarono e tornarono indietro, ansiosi di aver notizie.

“Pronto?”

Kiro rimase sbalordito nel sentire che dall’altro capo del telefono ci fosse Strify.

“Siete ancora a Parigi?”

Rimase sconvolto soprattutto nel sentire il tono tranquillo del cantante.

“Emh, si siamo ancora qua”

Balbettò la risposta.

“Allora prendete il primo taxi che trovate e venite al Ritz hotel stanza 1241. Vi aspettiamo qua”

Kiro rimase a fissare il telefono.

“Allora?” domandò impaziente Luminor.

“Era…..Strify”

Guardò gli altri due con gli occhi spalancati.

“Almeno sappiamo che è vivo” borbottò Shin.

“Ok era Strify e poi? Avrà detto qualcosa no?” lo incalzò Luminor.

“Ci aspettano al Ritz Hotel stanza 1241”

“Alleluia” proruppe Shin urlando con le braccia alzate al cielo.

“Finalmente riuscirò a picchiare Strify per quello che ci ha fatto passare oggi”

Si avviò in testa al gruppo alla ricerca di un taxi.

Kiro rimase indietro.

Era agitato.

Eppure Strify era così tranquillo al telefono.

“Che mi abbia perdonato?”

Raggiunse gli altri due nel taxi e rimase in silenzio per tutto il viaggio, mentre Shin e Luminor scherzavano tra loro.

 

****

“Strify?”

Yu si chinò a sbirciare il viso del cantante.

Dormiva.

Sorrise rimanendo a guardarlo.

Passò una mano tra i capelli morbidi dell’altro.

Assaporò ogni istante di quel contatto con lui.

Strify si mosse, portando il braccio ferito sotto la testa.

Yu osservò il taglio.

La cicatrice che sarebbe rimasta gli avrebbe ricordato per sempre che cosa aveva fatto.

Strify dormiva tranquillo, disteso sul ventre, il viso rilassato, un ginocchio leggermente piegato, le braccia piegate sotto la testa.

Sentiva il suo respiro dolce.

Al contrario del cantante, Yu non riusciva a chiudere mezzo occhio.

Gli altri potevano arrivare da un momento all’altro e non voleva rischiare di lasciarli fuori dalla porta.

Passò mezz’ora, guardando svogliatamente la televisione e di tanto in tanto scoccando un’occhiata a Strify, che non dava segno di volersi svegliare.

Finalmente il bussare ritmico alla porta indicò l’arrivo degli ultimi tre.

Il moro corse ad aprire la porta.

O meglio a spalancarla.

Si trovò Shin praticamente in braccio, Luminor serafico come sempre e sorridente e Kiro che si nascondeva, facendosi piccolo, dietro la mole del tastierista.

“Ce ne avete messo di tempo per chiarirvi voi due!”

Shin annunciò così la sua entrata nella stanza.

Un cuscino gli arrivò direttamente dal letto in piena faccia.

Kiro era l’unico a non aver il coraggio di entrare nella stanza.

Yu gli sussurrò all’orecchio.

“Va tutto bene, non ce l’ha con te”

Dopo di che lo spinse a forza dentro la stanza.

Raggiunsero il letto nel momento stesso in cui Shin si lanciava sopra Strify, ancora mezzo addormentato.

“Tu.Fai.Di.Nuovo.Una.Cosa.Simile.E.Ti.Uccido.Con.Le.Mie.Mani”

Premeva un cuscino sulla faccia del cantante.

“Shin levati di dosso immediatamente! Così me lo uccidi!E poi rimaniamo senza cantante!

“Che ci fai in accappatoio?E soprattutto che hai fatto ai capelli?” domandò Luminor vedendo le condizioni del cantante.

Un sorriso allegro e sincero gli riempiva il viso bianco.

Strify si mise a sedere sul letto, passando in rassegna gli altri quattro.

“Perché voi siete conciati meglio?” inarcò un sopracciglio, assumendo la sua espressione tipica.

I quattro si guardarono a vicenda.

In effetti, l’essere partiti di corsa all’alba, aver affrontato un viaggio di chilometri verso un altro Stato e aver cercato il loro disperato cantante in giro per una città praticamente sconosciuta non aveva giovato al loro aspetto.

Vedendo che Kiro non riusciva ad uscire dalla sua vergogna, fu Strify a prendere in mano la situazione.

“Guarda che non ti mordo eh?”

Sorrideva sornione in direzione del loro chitarrista.

Del suo amico.

Kiro abbozzò un sorriso timido, ma i suoi occhi rimanevano ostinatamente a terra.

Strify si alzò dal letto, dirigendosi verso Kiro.

Afferrò le piccole spalle del chitarrista e le strinse.

Kiro fu obbligato a guardarlo negli occhi.

“Non ce l’ho con te, sul serio”

Il chitarrista si limitò ad annuire, mentre gli occhi gli diventavano lucidi.

Strify lo abbracciò.

“Questo è quello che io chiamo Happy ending” disse Yu osservando la scena e facendo finta di asciugarsi lacrime inesistenti dagli occhi.

“Yu per favore stai zitto, che se non era per te tutto sto puttaniao non sarebbe successo”

Ecco il ritorno di Shin l’ammonitore.

Strify sciolse l’abbraccio con Kiro e si schiarì la voce.

“Ragazzi, vi devo chiedere scusa. Per come mi sono comportato. Per la fuga. Per l’ansia che vi ho causato. Per l’inseguimento. Insomma per tutto”

Chinò la testa, trovando particolarmente interessante la moquette che ricopriva il pavimento.

Shin e Luminor si fecero avanti, abbracciarono Strify uno per volta.

 “Non scusarti, sappiamo tutti quanto Yu sia un imbecille”

Shin gli sussurrò all’orecchio.

Strify rise alla battuta e rispose all’abbraccio.

“Guarda che ti ho sentito” borbottò il moro risentito.

“Ragazzi non ci stiamo dimenticati qualcosa?”la voce di Kiro attirò l’attenzione sul chitarrista.

Si guardarono tutti e cinque in faccia.

“Estelle!”

“Questa volta mi uccide”

“Infatti le parlerai tu”

Yu passò il telefono a Strify.

“Buona fortuna” gli disse Shin.

“E’ stato bello conoscerti” sussurrò Luminor.

“Fanculo a tutti e quattro” Strify mostrò loro il dito medio e si spostò nell’altra stanza in attesa dalla ramanzina.

Cinque minuti dopo il cantante non era ancora ritornato.

“Che lo abbia ucciso a forza di urlare?” azzardò Shin, ridendo.

Stavano attendendo il servizio in camera.

Tra tutti non sapevano che fosse il più affamato.

Nel momento in cui il cameriere bussava con il vassoio stracolmo, Strify tornava nel salottino.

“Dopo la sfuriata che ha fatto a me, Estelle non si arrabbierà mai più, potete stare tranquilli per i prossimi dieci anni”

Strify si sedette vicino a Yu, passandogli il telefono con aria scazzata.

“Tanto incazzata?” domandò il moro.

“Incazzata è un eufemismo”

Il cantante allungò la mano verso il vassoio che aveva più vicino.

“Bistecca…immagino sia tua vero?” chiese a Yu mostrandogli il piatto.

“Già”

Mangiarono insieme, tra una battuta e l’altra, mentre lentamente la tensione della giornata andava sparendo.

 

 

Un mese dopo…

 

“Ma dove si sono persi quei due?” Estelle era praticamente isterica.

Mancavano meno di dieci minuti all’inizio del concerto e si era persa cantante e bassista.

“Camerino di Strify”

Shin indicò ad Estelle la porta del camerino del cantante.

“Questa volta quei due mi sentono”

Spalancò la porta del camerino, trovandola vuota.

I vestiti che Strify avrebbe dovuto usare durante il concerto erano ancora in ordine, appesi.

Chiese furibondo la porta, riprendendo la ricerca.

Incrociò Luminor, che già pronto di tutto punto, si preparava per salire sul palco.

“Hai visto Strify e Yu?”

Scosse la testa.

“Non saprei, magari nel camerino di Strify?”

“Già cercato”

“Allora in quello di Yu”

Si strinse nelle spalle e riprese a camminare.

Estelle si sistemò un ciuffo ribelle dietro l’orecchio.

Guardò l’orologio.

“Solo cinque minuti”

Si diresse a passo di marcia verso il camerino di Yu, che era ovviamente l’ultimo, e spalancò la porta.

Erano li, tutti e due.

Yu era vestito e pronto per andare in scena.

Strify era solo truccato e pettinato, indosso aveva ancora la tuta con cui era arrivato.

Parlavano a voce bassa tra loro e si interruppero solo quando sentirono la porta spalancarsi.

“Strify!! Maledizione!Mancano cinque minuti all’inizio del concerto e sei ancora in tuta!”

Lo afferrò per un polso e lo trascinò al suo camerino.

Yu rimase ad osservare la scena appoggiato allo stipite della porta.

Kiro sbucò dal suo camerino ancora con la piastra in mano.

“Ma che succede?” domandò a nessuno in particolare.

“Strify è di nuovo in ritardo per colpa di Yu” gli spiegò Shin, che aveva già le bacchette in mano, pronto per il concerto.

Yu era perso nei suoi pensieri.

La sua mente si era fermata a cinque minuti prima.

I think I'm drowning
asphyxiating
I wanna break the spell
that you've created

you're something beautiful
a contradiction
I wanna play the game
I want the friction

you will be
the death of me
yeah, you will be
the death of me

bury it
I won't let you bury it
I won't let you smother it
I won't let you murder it

our time is running out
and our time is running out
you can't push it underground
we can't stop it screaming out

I wanted freedom
but I'm restricted
I tried to give you up
but I'm addicted

 

A quando Strify gli aveva detto, durante una sessione di baci focosi, di amarlo.

A quando tra un bacio e l’altro gli aveva detto di amarlo più della sua stessa vita.

A quando tra un bacio e l’altro gli aveva detto che non lo avrebbe mai lasciato.

Ed infine lui gli giurava fedeltà.

 La fatidica frase.

“Non ti farò mai soffrire Strify, te lo giuro”

 

“Questa volta mantieni la promessa”lo ammonì il cantante guardandolo serio.

 

 “Lo giuro”

 

Sorrideva beato con questi ricordi ancora in mente, quando finalmente un boato proveniente dal pubblico gli fece capire che Luminor e Shin avevano fatto il loro ingresso sul palco.

Salì insieme a Kiro seguiti per ultimi di Strify.

Strify vestito di bianco.

Il microfono in mano.

Le ragazze impazziscono e iniziano a urlare i loro nomi.

Secondo scaletta la prima canzone in programma è Heavesent.

Le prime note cominciano a risuonare.

E prima che Strify cominci a cantare si gira a guardarlo.

Gli sorride e ammicca verso di lui.

Poi la sua attenzione viene assorbita dal pubblico.

A hundred million miles from home
The only one left in the dark
Alone with everybody's thoughts
(talking to me)

My only company the stars
the stars

Close your eyes It's all pretend
Let them know you're heavensent
and we are love we are love
heavensent
you and me we're not like them
search to find it's in your veins
and we are love we are love
heavensent
and we are love we are love

steamy window hungry eyes
and I just want to see the world
help me out just one last time
(reach out to see)
the only ones who hear this far
the stars

Close your eyes It's all pretend
Let them know you're heavensent
and we are love we are love
heavensent
you and me we're not like them
search to find it's in your veins
and we are love we are love
heavensent
and we are love we are love


Close your eyes It's all pretend
Let them know you're heavensent
and we are love we are love
heavensent
you and me we're not like them
search to find it's in your veins
and we are love we are love
heavensent
and we are love we are love
heavensent
and we are love we are love
heavensent

 

 

 

 

 

Tadan!Sta volta è finita sul serio Mi dispiace per voi, ma that’s all folks. Dopo sette capitoli al limite della depressione, questo l’ho reso un po’ più allegro.

Canzoni del chap:

-Our Great divide –Tarja Turunen

-Time is running out- Muse-

-Heavensent-Cinema Bizarre

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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