Arrivare al matrimonio sarà un'impresa

di Diavolo Bianco
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Un ritardo astronomico ***
Capitolo 2: *** Sfortuna nera ***
Capitolo 3: *** Problemi nei bagni ***



Capitolo 1
*** Un ritardo astronomico ***


1-Un ritardo astronomico

-Kate dove sei?-
“Sul divano, perché?” La ragazza sollevò una spalla tenendo fermo il cellulare mentre con le mani apriva una lattina di qualche bibita a lei sconosciuta. Quella mattina era iniziata come una delle tante. Si era alzata trascinandosi dietro le coperte fino al bagno, dove le aveva abbandonante per farsi una doccia. Poi era andata in cucina per prepararsi un caffè, finita quella rapida azione si era vestita, perché ovviamente lei girava nuda senza nemmeno avvolgersi un asciugamano intorno al corpo bagnato. Aveva iniziato a correre per la città con la sua tuta nera e l’MP3 a tutto volume nelle orecchie. Dopo quasi due ore di corsa sfrenata era tornata nel suo piccolo appartamento, per farsi l’ennesima doccia. Aveva indossato dei vestite leggeri e si era seduta sul divano nella speranza di potersi guardarsi il telegiornale delle 10:00 sorseggiando una bibita energetica.
-Sei andata in tintoria?-
“What?”
-Devi ritirare il tuo vestito signorinella. La cerimonia inizia a mezzogiorno.-
“Cerimonia?”
-Pronto? Ma stai ancora dormendo? Oggi mi sposo Kate.- La ragazza sputò la bibita contro la tv, le goccioline iniziarono a colare lungo lo schermo. Corse in cucina e fissò nel panico il calendario. Quel giorno era segnato in rosso e anche circondato dai brillantini eppure lei se l’era scordato. E in più lei era la testimone.
“Damn!”
-Come?-
“Niente.” Kate corse in camera sua ed cominciò a prepararsi per uscire. Casa sua era un disastro e non aveva la minima idea di dove fossero le chiavi della macchina e il portafoglio.
-Comunque tra due ore devi essere qui, se riesci anche prima così sistemiamo le ultime cose.-
“O-okay.” Aprì tutti i cassetti del suo comodino, ma non li trovò. Raggiunse velocemente la sala e capovolse il piatto di ceramica dove teneva le bollette, ma apparte qualche elastico e delle lettere non concluse nulla. Più cercava più il disordine aumentava e lei entrava nel panico.
-Stai bene?-
“Si, si… sono solo emozionata.”
-Non dirlo a me. E se sbaglio qualcosa o inciampo mentre entro in chiesa?- Anche la futura sposa era molto agitata. Kate andò all’attaccapanni e frugò in tutte le tasche del suo giaccone. Finalmente trovò i due oggetti che le servivano.
“Sarai perfetta… come sempre.” Sorrise tristemente mentre indossava la giacca e usciva di casa tirandosi dietro la porta. Scese le scale e iniziò a correre verso la sua macchina grigio scuro.
-Grazie Kate.-
“Di niente Nina.” Aprì la portiera e si infilò dentro il veicolo. Girò le chiavi nel cruscotto e il motore ruggì.
-Ci vediamo in chiesa. Ciao.-
“Bye-bye.” Chiuse la chiamata e mise il telefono in tasca. Mentre aspettava che il semaforo all’incrocio diventasse verde, si diede una leggera pettinata ai capelli sfruttando lo specchietto retrovisore, per la fretta non si era nemmeno truccata e le occhiai la facevano sembrare uno zombie. Sbuffò e diede gas appena la fila riprese a muoversi. Osservò l’orologio da polso che segnava le 10:21.
“Diamine!” Si lanciò in una corsa scatenata per raggiungere la tintoria dove si trovava il suo vestito.
La sera prima era andata con Nina e altre amiche a dare l’addio al celibato in un nightclub di uomini spogliarellisti. Ma quasi tutte avevano finito per ubriacarsi. Così in un atto di pazzia lei e la futura sposa si erano lanciate contro tutti gli alcolici che avevano a portata di mano, se avessero avuto un po’ di testa si sarebbero ricordate che il vetro è  letale, ma erano totalmente andate. Così il vestito di Kate era stato strappato e anche schizzato da liquori di tutti i generi.
“Non è stata una genialata mettere il vestito della cerimonia.” Commentò mentre appoggiava la testa al finestrino chiuso. Era ferma ad un altro semaforo. “Però l’aroma alla ciliegia non era male.”
Quella sera mentre beveva un bicchiere di vodka alla ciliegia, Nina che era già completamente ubriaca, aveva dato una pacchetta al suo calice facendole ribaltare il liquido sul petto. Il vestito si era completamente impregnato di quella sostanza e il suo colore era mutato da rosa porpora era diventato violetto. Scattò il verde e la macchina raggiunse finalmente la sua destinazione, Kate si catapultò fuori dall’auto ed entrò nella lavanderia. Si bloccò appena superato l’ingresso. Davanti a lei c’erano dieci persone. Imprecò sotto voce mentre si tirava una manata alla fronte.
“Se me lo fossi ricordata prima, sarei potuta venire stamattina mentre facevo jogging.” Borbottò mentre aspettava che la fila proseguisse. Mezz’ora dopo mancavano ancora cinque persone, iniziò a cantare e a saltellare sui piedi per il nervosismo.
“Signorina si vuole calmare.” Si voltò verso la signora dietro di lei.
“Tra un’ora ho un matrimonio e qui stiamo proseguendo a passo di lumaca, vuole dirmi come faccio a calmarmi?” Sbraitò mentre si mordeva il labbro inferiore.
“Scusi, ma perché non è venuta prima?”
“Me lo sono dimenticata okay? Lei non si dimentica mai di niente? Dummy.”
“Lei non è italiana, vero?”
“No, sono inglese. Ma che centra adesso?” L’ultima cosa che voleva era mettersi a conversare con una donna pettegola mentre la sua migliore amica camminava verso l’altare.
“Curiosità.” Tornò a girarsi verso il bancone. Finalmente un’altra cliente sgombrò, ancora quattro persone e sarebbe toccato a lei. “Che lavoro fa?” Chiese la donna dietro alle sue spalle. Quella voleva sicuramente attaccare bottone.
“La moderatrice di assemblee condominiali.”
“Prego?” La donna spalancò gli occhi in confusione.
“Diciamo che quando alcune assemblee condominiali prendono delle brutte pieghe, vengono chiamati dei moderatori per evitare che i vicini facciano a botte fra loro.” Spiegò mentre osservava un altro uomo uscire dal negozio. Sperò con tutta se stessa che i tre davanti a lei si dessero una mossa, perché quella donna stava portando la sua pazienza a livelli stellari.
“Oh, mio fratello gestisce un’impresa del genere. Lei per quale ditta lavora?”
“Per la Sp-”
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“Oh myGod!” Afferrò all’istante il suo telefono. Maledicendosi per non avere ancora cambiato la suoneria.
“C-chi è?” Almeno il cellulare l’aveva salvata dalla donna pettegola alle sue spalle.
-Kate…-
“Nina? Che succede?” L’amica aveva una voce strana, quasi come fosse in imbarazzo.
-…La fede…-
“Non capisco.”
-L’hai tu.- Si bloccò per un secondo.
“Ma che stai dicendo? Io non la posso avere.” Rise leggermente.
-…Guardati l’anulare sinistro…- Abbassò lo sguardo sulla sua mano e quando vide quel cerchietto dorato al suo dito per poco non svenne.
“Com’è possibile…?”
-Questo non ha importanza. Appena puoi portamela.-
“Nina? Aspetta. Nina!” L’amica aveva già riattaccato. Fissò interdetta il cellulare.
“Muoviti!
“Avanti non abbaiamo tutto il giorno!” Urlò qualcun altro dietro di lei. Alzò lo sguardo e vide che era davanti al bancone.
“Sa-salve.”
“Buon giorno.” Rispose l’impiegata.
“Dovrei ritirare un vestito.”
“Il numero?”
“Numero?” Confusione assoluta.
“Mi serve il numero per poter recuperare il suo abito.” Spiegò la donna.
“Io non ce l’ho.”
“Allora non posso darglielo.”
“Col cavolo! Ho un matrimonio tra meno di un’ora e mi serve immediatamente il mio vestito.”
“Mi spiace ma senza numero non posso fare nulla.”
“Le ho detto che non ce l’ho.” Sbattè le mani sul bancone dalla frustrazione.
“Non ha lo scontrino?” Scosse la testa. Quella si che era una giornata no. “Vorrei aiutarla, ma non posso.”
“E se le descrivessi il vestito?”
“Non lo so. Siamo pieni di abiti di tutti i tipi e io non posso ricordarmeli tutti.” Kate si massaggiò il ponte del naso in cerca di una soluzione.
“Chi c’era alle due di sta notte?” Quella era l’ora in cui aveva portato il vestito in tintoria.
“Una mia collega.”
“Dov’è?”
“Nel reparto lavatrici.” Disse l’impiegata indicando una porta. Kate aggirò il bancone ed entrò nella stanza, senza badare alla scritta Vietato l’accesso ai non addetti e alle proteste della donna in servizio. La sala era piena di lavatrici e di lavoratrici. Non poteva parlare con ognuna di loro. Si diede un’occhiata in torno e vide che attaccato al muro c’era un megafono, lo accese e se lo portò vicino alla bocca.
“Scusate il disturbo, ma devo sapere chi c’era in servizio ieri notte alle due!” Tutti la guardarono male e borbottarono qualcosa tra di loro. Poi una donna si fece avanti.
“C’ero io.”
“Great! Puo dirmi dove si trova un vestito lungo rosa porpora?” La donna rifletté per qualche minuto e alla fine schioccò le dita.
“Mi segua.” La condusse in un’altra stanza piena di vestiti avvolti nella plastica trasparente. Si fermò davanti ad un attacca panni ed iniziò a spostare tutti gli abiti e alla fine tirò fuori il suo.
“Grazie infinite.” Kate fece per afferrarlo ma la donna lo portò fuori dalla sua portata.
“Non so chi tu sia, potresti essere una ladra.” Affermò quella stringendo gli occhi con l’aria sospettosa.
“In realtà sono un’assassina spietata in fuga dalla legge.” Disse lei con voce di scherno, l’altra non si mosse. “A parte gli scherzi. Quel vestito è mio, Santi Numi gliel’ho portato ieri notte!”
“Dov’è lo scontrino?”
“Ma siete tutti contro di me oggi? Sarà nella tasca degli altri pantaloni. La prego, la mia migliore amica si sta per sposare e io ho anche la sua fede!” Sollevò la mano mostrando l’anello alla donna.
“Perché l’ha lei?”
“I don’t know.” Sussurrò mentre cercava di ricordare. Cosa inutile ovviamente. La signora davanti a lei sbuffò pesantemente e le passò il vestito. Kate la fissò sorpresa mentre stringeva la veste al petto.
“Mi sembra abbastanza disperata. Spero per lei che quello che stia dicendo sia la verità se no ci finisco io nei guai.” La ragazza prese il suo portafoglio e pagò la donna anche più del dovuto. La ringraziò e corse fuori dal negozio. Saltò in macchina e incominciò a guidare verso la chiesa fuori città. Lanciò una rapita occhiata all’orologio. Le 11:12. Dopo una ventina di minuti di guida in salita e di curve a tavoletta. Kate raggiunge la chiesa sulla cima di una collinetta. In fretta parcheggiò tra le altre macchine, si diete una rapida occhiata e non vedendo nessuno nei paraggi iniziò a spogliarsi. Quando rimase in biancheria intima tolse dalla plastica il suo vestito. All’improvviso sentì una macchina parcheggiarsi poco lontano da lei, si raggomitolò ai piedi del sedile in modo che nessuno la vedesse semi nuda.
“Povero Flavio.” Disse una voce triste.
“E’ un vero peccato, era ancora così giovane.” Commentò una donna. Kate sollevò un sopracciglio in confusione, non pensava che il futuro marito di Nina fosse così ambito. I passi si fecero più distanti e quando anche le voci sparirono si decise ad uscire. Dopo varie capriole e salti mortali riuscì ad entrare nel abito.
“Uff, che fatica.” Uscì dall’auto, ma quando i suoi piedi nudi toccarono l’erba umida sussultò. “Oh, no. Le scarpe.” Tirò un pugno alla portiera della macchina. Tornò dentro e si mise le tennis bianche ai piedi.
“Mm… com’è che si dice in italiano? Ah, l’abito non fa il monaco.” Sorrise divertita. Corse verso la chiesa ed entrò, era diversa da quella che si ricordava. Nina aveva scelto una decorazione floreale diversa da quella che aveva davanti.
“Forse ha cambiato idea all’ultimo momento.” Disse piano mentre percorreva la strada laterale verso l’altare. L’edificio era buio, quasi tetro, in più la gente era tutta in piedi e non riusciva a vedere ne il parroco ne gli sposi, non riusciva nemmeno a sentire bene quello che diceva il prete perché molti invitati stavano piangendo. Si fermò sul posto. Ciò che vide le fece cadere le braccia a terra.
“Ma cosa…?!” 

***

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Capitolo 2
*** Sfortuna nera ***


2-Sfortuna nera

Quando raggiunse l’altare per poco non le venne un infarto. Accanto al parroco c’era una bara d’ebano laccata.
“Flavio Spaghetti sarà sempre nei nostri cuori e finchè noi lo ricorderemo il suo spirito vivrà.” Kate sobbalzò alle parole del prete. Quel nome le era familiare. Qualcuno le poggiò una mano sulla spalla.
“E’ venuta a piangere per la scomparsa di mio fratello?” Si voltò e vide la donna con cui aveva conversato in lavanderia.
“Brother?”
“Sono Carla Spaghetti, sorella di Flavio e Rodolfo Spaghetti.” Kate sobbalzò, ecco perché quel nome le era così familiare, Spaghetti era il cognome del suo capo. Rodolfo Spaghetti. Ma adesso aveva un altro problema, aveva sbagliato chiesa e la cerimonia stava per iniziare.
“Condoglianze signora.” Disse con tutta sincerità. La donna fece un cenno col capo.
“Resta qui con noi?”
“Sorry, ma non posso. Ho un matrimonio.”
“Oh, è vero. Meglio che vada allora. Prima di rimanere bloccata dal carro funebre.” Quello sarebbe stato il colmo. Salutò la donna e uscì in fretta dalla chiesa. Raggiunse l’auto e ripartì. O almeno ci provò. Aveva lasciato i fari e la radio accessi, infatti la batteria era  morta.
“No! No!” Kate iniziò ad imprecare in tutte le lingue possibili, arrivò perfino ad inventarsi delle nuove bestemmie. Ma la macchina non diede comunque segno di vita. Proprio in quel momento arrivò il carro funebre nero come la pece. Scesero due uomini che entrarono in chiese. Kate osservò quella specie di furgone per qualche secondo, poi alla fine decise.
“Devo andare a quel matrimonio, a qualsiasi costo.” Con passo leggero ma veloce salì sul carro funebre, ma ovviamente non c’erano le chiavi. Così si chinò sotto il volante ed iniziò ad armeggiare con i fili. Provò di nuovo e il motore sbuffò.
“Thanks big brother!” Urlò fuori dal finestrino mentre scendeva dalla collinetta. Suo fratello da giovane era un piccolo teppistello e le aveva insegnato alcuni trucchi del ‘mestiere’. Quando raggiunse un incrocio si bloccò, c’erano tre cartelli. Uno che indicava la parte da cui veniva lei con scritto sopra ‘Funerale’, un altro che indicava la città e uno con scritto in caratteri cubitali ‘Matrimonio’.
“Che idiota che sono!” Come aveva fatto a non vederlo rimase un mistero. Imboccò la strada giusta. Quando arrivò alla chiesa erano le 12:21. Si fiondò giù dall’auto porta bare e si avvicinò alla chiesa. Proprio in quel momento un piede le sprofondò in qualcosa di molliccio. Abbassò lo sguardo e vide con orrore che aveva pestato un escremento di chissà quale animale.
“Fuck!” Superò quella trappola puzzolente e si tolse le scarpe e anche i calzini. Erano sudati per tutte quelle corse. Poi lanciò gli oggetti il più lontano possibile. Sbuffò stressata.
“Proprio una giornata di merda.” Commentò fissando quella cosa marrone e molliccia a poca distanza da lei. Si diede una leggera sistemata ai capelli e finalmente entrò. Quella chiesa era molto più luminosa della precedente. Riconobbe i fiori e individuò subito i capelli castano chiaro, simile al miele, della sposa. Camminò velocemente verso l’altare, sentiva tutti gli occhi su di lei. Si sistemò tra le damigelle e altri due testimoni. Gli occhi castani di Nina la fissarono attentamente. Sorrise leggermente in segno di scusa per il suo straordinario ritardo.
“Non hai freddo?” Domandò divertito l’altro testimone.
“E’ sopportabile.” La cerimonia continuò per una buona oretta. Ma più la fine si avvicinava più Kate si sentiva strana. Arrivò il momento dei voti. Una bambina si avvicinò agli sposi con un cuscinetto rosso in mano. Sopra di esso c’era un unico anello. Kate si fissò il dito e vide il suo gemello.
“Io Flavio accolgo te Nina come mia sposa, prometto di esserti sempre fedele: nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia e di amarti e onorarti tutti i giorni della mia vita.” Lo sposo afferrò l’anello e per un secondo rimase a fissare il cuscino vuoto. Si scosse e tornò a guardare la sua quasi moglie.
“Nina ricevi quest'anello segno del mio amore e della mia fedeltà.” Il disco dorato scivolò lungo il dito della sposa la quale sorrise felice con gli occhi acquosi. Kate si tolse lentamente l’anello, era una strana sensazione. Si era abituata a quel peso. Si avvicinò a Nina, la quale aveva ancora l’altro braccio lungo il fianco. Con delicatezza mise il piccolo cerchietto nella sua mano e scivolò di nuovo al suo posto. La sposa ripeté quello che aveva fatto il marito mettendo il nome di Flavio al posto del suo.
“Per il potere conferitomi dalla Chiesa vi dichiaro marito e moglie! Puoi baciare la sposa!”  Nina e Flavio si avvicinarono e dopo essersi fissati negli occhi si baciarono teneramente. Tutti all’interno della chiesa urlarono di gioia.
“Viva gli sposi!” Mentre i due firmavano i documento del matrimonio, la chiesa si svuotò. Mentre gli invitati aspettavano che Nina e Flavio uscissero iniziarono a parlare.
“Il vestito della sposa è bellissimo!”
“Concordo. In più il bouquet è molto elaborato.”
“L’unica cosa che trovavo furori luogo erano i vestiti delle damigelle."
“A me sono piaciuti.”
“A me non tanto.” Questi erano i discorsi delle signore.  Gli uomini invece pensavano a tutt'altro.
“Flavio ha proprio fatto colpo, eh?”
“Si, Nina è uno schianto. Se non fosse stato per lui me la sarei sposata io.”
“Comunque quand’è che escono quei due?”
“Già, ho una fame che vedo triplo.”
“Chissà dove hanno prenotato.”
“Spero in un posto che faccia molta carne.” Mentre gli uomini conversavano, Kate andò a cercare le sue scarpe. Le trovò in un cespuglio, le raccolse attentamente e le mise in un sacchetto che aveva trovato nel carro funebre, poi le sistemò sul retro del veicolo. Puzzavano in una maniera incredibile.
“Gli sposi!” Gridò qualcuno. Quando si voltò uno schizzo d’acqua la colpì in piena faccia sentì degli altri urletti intorno a sé. Riaprì gli occhi e vide che Nina e Flavio erano armati di fucili ad acqua. Quando si svuotarono li passarono a due bambini che iniziarono a giocarci correndo in giro.
“Lancia il bouquet! Lancia il bouquet!” La folla incitò la sposa, la quale si girò e tirò all’indietro il mazzo di fiori. Kate finì di asciugarsi il viso e appena sollevò lo sguardo dal fazzolettino per vedere cosa stesse succedendo, il bouquet la colpì in piena faccia.
“Ahi!” Le cadde tra le braccia. Tutti fecero una smorfia, soprattutto le ragazze giovani. Fissò Nina che le fece l’occhiolino. Sentì qualcuno tirarle il vestito, abbassò lo sguardo e vide la figlia degli sposi.
“Ain.” Esclamò mentre la prendeva in braccio. “Non dovresti essere con la nonna?”
“Si, però lei è noiosa.” Rise leggermente alle parole della bimba di quattro anni.
“Capisco.”
“Kate, cos’è quello?” Si voltò verso l’oggetto indicato da Ain. Sobbalzò leggermente quando vide il carro funebre.
“Well… è la mia macchina.”
“Ma non era così.” Puntualizzò la bambina.
“Avevo voglia di cambiare.” Sorrise in imbarazzo.
“Oh… questa è più grande.”
“Yeah.”
“Me la fai vedere?” Chiese Ain eccitata.
“Meglio di no.” Aveva paura che ci fosse qualche bara nella parte anteriore e non sarebbe stata una cosa tanto bella da vedere, soprattutto per una bambina così piccola.  Ain si intristì. “E’ molto in disordine, magari un’altra volta. Okay?” Poggiò il bouquet sul tettuccio del carro funebre.
“Si.”  Baciò la fronte della piccola e si avvicinò agli sposi.
“Dove andiamo?”
“Da mamma e papà.” Li raggiunse.
“Ehi, Kate.” Nina si avvicinò a lei e le baciò la guancia. “Sei arrivata in ritardo.”
“I’m so sorry.” Dichiarò chinando la testa. La sposa gliela sollevò delicatamente.
“L’importante è che alla fine tu sia arrivata.” Si avvicinò all’orecchio di Kate. “Grazie per l’anello.”
“It’s nothing.” Disse soltanto mentre metteva a terra Ain, che subito corse da suo padre.
“Vedo che hai cambiato auto. Originale come scelta.” Commentò divertita Nina mentre osservava il carro funebre.
“Sai com’è, avevo bisogno di più spazio.”
“Vedo.”
“Nina.” Kate la fissò attentamente. “Perché avevo io la fede per tuo marito?” La sposa fece un respiro lento e profondo.
“Non ti ricordi cos’è successo ieri notte, vero?” Scosse la testa. Per un secondo le parve di vedere un’ombra di tristezza sul volto di Nina, ma scomparve subito. “Me l’hai rubata.” Disse ridendo la moglie di Flavio.
“Really?”
“Si. Te la sei messa al dito per nascondermela, ma sbronza com’ero non l’ho nemmeno vista.” Kate decise che non avrebbe più preso una sbronza la notte prima di un matrimonio e men che meno con la sposa. L’alcool la faceva diventare infantile come una bambina, mentre Nina diventava ritardata.
“Sei tremenda. Did you know?”
“Lo so.”
“Amore, gli invitati si stanno per sbranare fra di loro dalla fame. Ci dobbiamo muovere ad arrivare al ristorante.” Urlò Flavio accanto alla sua jeep tutta decorata, con scritto 'Viva gli sposi' ovunque e con tanti cuoricini sulle portiere e sul cofano. Vide Ain salire su un’altra macchina con la madre dello sposo.
“Sono molto felice per te.” Disse tornando a fissare Nina.
“Grazie.” Si abbracciarono per l’ultima volta. “Stacci dietro con quel bestione, chiaro?”
“Tranquil, ora lo riporto dove l’ho preso e cerco di resuscitare la mia auto.”
“Che le è successo?” Chiese accigliata la sposa.
“Storia lunga te la dico dopo al ristorante.”
“D’accordo, fai in fretta però.”
“Certo. See you later!” Tornò al suo carro funebre e mise il bouquet sul sedile del passeggero. Partì e ritornò alla chiesa dove si stava ancora svolgendo il funerale, rimise l’auto porta morti al suo posto e corse alla sua. Ricordandosi di prendere le scarpe e il mazzo di fiori. Dopo altri trilioni di tentativi riuscì a far partire quella dannata macchina. Arrivò dal suo amico incrocio e lì si bloccò di colpo.
“Dannazione!” Kate picchiò varie volte la testa contro il volante. A volte era davvero una completa idiota. “Dov’è il ristorante!?”

***

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Capitolo 3
*** Problemi nei bagni ***


3-Problemi nei bagni

“Niente panico. Posso farcela!” Kate osservò l’incrocio ancora una volta poi decise di tornare a casa, doveva avere scritto l’indirizzo e il nome del ristorante da qualche parte. Diede gas a manetta e dopo parecchio riuscì a tornare a casa sua. Mise le scarpe nella lavatrice e ne cercò un altro paio mentre tentava di ricordare doveva fosse il biglietto d’invito. Afferrò delle scarpe coi tacchi fucsia.
“Non posso soffrire d’alzheimer a ventun’anni!” Sbraitò mentre frugava in tutta casa per la seconda volta da quando si era svegliata.

 
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“Fottuta canzonc…aspetta… il cellulare!” Corse a prenderlo, l’aveva lasciato sul tavolo, e rispose.
“Pronto!?”
-Kate…? Tutto bene?-
“No! God! Non ricordo dov…con chi sto parlando?”
-Con una fresca sposa!-
“Oh…Hi Nina.”
-Hai ripreso la tua auto?-
“Yes.”
-Senti, tra quanto sarai qui? Stiamo aspettando solo te.- Kate si morse il labbro interiore, quella giornata era un macello.
“…Tra poco! C’è un becchino in mezzo alla strada che ha bloccato il traffico.”
-…Un… becchino?-
“Un vecchino! Un vecchino! Mi sono sbagliata.- Si tirò una manata in faccia.
-Ah… e come ha fatto un povero vecchietto a bloccare un’intera città?-
“I have no idea. Però non mi dispiacerebbe avere le sue energie da vecchia.”
-Si, non sarebbe male. Comunque vedi di sbrigarti.-
“Voi iniziate pure, io arrivo appena posso.”
-Okay.- Chiuse la chiamata.
“Diamine! Perché non le ho chiesto dov’è il ristorante?” Rifece il numero di Nina, ma si bloccò subito.
“Ci farei la figura dell’idiota però…” Fissò il telefono per interminabili minuti, mentre pensava a cosa fare.
“La mia dignità è meno importante della sua felicità.” Rifece il numero e accostò il cellulare all’orecchio.
-Mi chiedevo quanto tempo ci avresti messo a richiamarmi.- Sentiva Nina ridere sommessamente.
“What are you saying?”
-Dimmi cara Kate, dov’è il ristorante?- Ammutolì subito.
“Mmm…err…vicino alla chiesa…maybe…- Inghiottì duro.
-Affacciati alla finestra, che è meglio.-  Kate si avvicinò alla finestra, scostò le tende, aprì le ante e guardò fuori. Un sacco di macchine erano in fila per tutta la strada e l’auto degli sposi era proprio sotto la sua finestra.
“Fantastic…” Era rimasta senza parole.
-Dai scendi.- Vide Nina accanto alla sua macchina con il cellulare accostato alle orecchie. Sorrideva divertita. Kate chiuse la chiamata e corse fuori di casa armata soltanto di telefono e chiavi.
“Che ci fate tutti qua?” Chiese quando si ritrovò davanti ai due sposi.
“Non posso fare la mia festa di matrimonio senza di te.” Nina l’abbracciò.
“Flavio dovresti importi certe volte su tua moglie.” Disse divertita la testimone fissandolo.
“Fosse facile, questa ha le pile nucleari e poi se non venivamo qua mi faceva dormire sul divano.” Si giustificò lui. Nina si staccò e Kate le diede una giocosa pacchetta sulla testa.
“Cattivella, non si fa così con il proprio marito.”
“E che dovevo fare? Se aspettavo che tu arrivassi gli invitati diventavano cannibali.” Si difese la sposa.
“Prima o poi sarei arrivata.” Nina le toccò la punta del naso.
“Questo non lo posso sapere. Comunque è meglio che ora andiamo.” Proprio in quel momento da una macchina saltò giù Ain con le guanciotte rosse.
“Anch’io voglio venire con voi.” Disse imbronciata mettendosi al centro tra i tre. Kate si chinò all’altezza della bimba.
“Che succede sweet?”
“La nonna continua a tirarmi le guance e fa male!” Si lamentò, tutti risero.
“Va bene, verrai con me e Kate.” Affermò Nina prendendola in braccio.
“Perché con me?”
“Ti farò da navigatore.” Sorrise mentre si avvicinava alla sua piccola macchina.
“Ti rubo la moglie.” Scherzò Kate con Flavio.
“Ah, maledetta. La mia vendetta sarà terribile.” Rispose lui ridendo. Si avvicinò alle due e aprì la macchina, lo sposo partì tirandosi dietro la carovana di auto che era chiusa da quella di Kate. Ain stava seduta sulle gambe di sua madre ed era molto più felice di quando stava accanto alla nonna.
“Lo sai che così si rovina il vestito, vero?”
“Tanto la cerimonia c’è già stata.” Rispose indifferente Nina.
“Ci ferma la polizia se vedono la bimba davanti, su di te.” Riprovò.
“Che brontolona che sei.” La sposa si allungò a baciarle la guancia, poi fece mettere dietro Ain e le ordinò di legarsi la cintura di sicurezza. La carovana, dopo molti semafori rossi che la ruppe in gruppi sempre più piccoli, giunse al mitico e tanto atteso ristorante. Parcheggiarono ed entrarono nell’edificio. Gli sposi avevano affittato un’intera sala che era stata decorata con fiori e teli bianchi e d’oro. Ognuno aveva un posto assegnato, Kate e Ain finirono vicine, mentre Nina e Flavio stavano a capotavola. Ci furono molte portate, tutte buonissime e di dimensioni colossali. Arrivate al secondo la bimba iniziò a tirarle il vestito.
“Devo fare pipì.” Kate smise di mangiare.
“Ora?” Annuì agitata. Si alzarono e iniziarono a cercare il bagno. Fortunatamente incontrarono un cameriere.
“Scusi, sa dirmi dov’è la toilette?”
“Di là signorine.” Rispose indicando un corridoio.
“Grazie mille.” Si incamminarono velocemente e finalmente trovarono la scritta ‘WC’ su una porta con sopra una donna stilizzata. Entrarono e furono felici di vedere che non c’era fila.
“Devo venire con te?” Ain scosse la testa prima di entrare in una delle cabine. Kate intanto si lavò le mani. Quando sentì il suono dello sciacquone si voltò in attesa di vedere la bimba uscire.
“Kate!” Gridò quella spaventata. Si avvicinò alla porta.
“Sono qua Ain, che succede?!”
“La porta non si apre!”
“Tira.” Cercò di essere calma per non agitare ulteriormente la bambina.
“Non funziona!” La bimba stava per scoppiare a piangere.
“Ascoltami Ain, non piangere. Ti tiro fuori io di lì, okay?”
“…S-si…”
“Tu stai calma.” Afferrò il pomello della porta ed iniziò a tirare. Nulla. Provò con più forza. Niente.
“Ain vado a cercare qualcosa per aprire la porta.”
“No! Non mi lasciare sola!” Urlò agitata la piccola.
“Torna subito, tu conta fino a cento.”
“…Fai in fretta…”
“Don’t worry.” Corse fuori dal bagno e cercò di ritornare nella sala principale. Quando vi arrivò si trovò davanti a Nina.
“Ehi Kate, hai per caso visto Ain?”
“Emm… no, non mi pare… sarà fuori a giocare con gli altri bambini.” Disse sorridendo forzatamente. Superò la sposa e frugò nella sua borsa.
“Non lo so… lei è così timida. E se fosse nei guai?” Kate tirò fuori le chiavi della macchina e di casa.
“Yippee!”
“Mi stai ascoltando?!” Riprese a correre verso i bagni.
“Ti preoccupi troppo!” Urlò prima di voltare l’angolo. Entrò nella toilette ma proprio in quel momento cadde e uno dei tacchi si spaccò.
“Fuck!”
“Kate!” Urlò Ain nel panico dalla cabina.
“Sono qui!” Corse saltellando verso la porta e piantò le chiavi nella serratura. Iniziò a forzarla. Ad un tratto la porta si aprì e una donna armata di secchiello e spazzolone fece il suo trionfale ingresso.
“Thank God!” Si avvicinò rapida alla donna. “Mi scusi, saprebbe aprire quella porta, è bloccata e c’è una bambina dentro.”
“Ovviamente.” La donna afferrò la maniglia e la girò. La porta si aprì come nulla fosse, lasciando di sasso Kate. Lei aveva soltanto tirato, l’idea di girare non le era nemmeno passata per l’anticamera del cervello.
“Co-co-come ha fatto…!?”
“Bastava girare.” Disse quella iniziando a pulire il pavimento. Ain corse verso di lei e l’abbracciò ridendo come un’ossessa.
“Perché ridi?”
“A volte sei tonta come dice la mamma, pure io avevo capito che bastava girare.” Kate sbarrò gli occhi.
“E perché non mi hai detto nulla?”
“Di là mi annoio e volevo divertirmi un po’.”
“Sei una canaglia come tua madre.” Risero in coro. Uscirono dal bagno, ma a metà strada si fermarono.
“Signorina, ha dimenticato il suo tacco!” Gridò la donna correndo verso di loro sventolando ai quattro venti il tacco rotto.
“Oh… grazie.” Kate afferrò il maledetto oggetto.
“Ain.” Chiamò mentre si risedevano ai loro posti.
“Mn?”
“Non-”
“Eccovi qua voi due! Avete idea di quanto mi sono spaventata non vedendovi più!?” Esclamò Nina tirando uno scappellotto ad entrambe.
“Ahi! Sai dovresti rilassarti.” Mormorò Kate massaggiandosi la testa.
“Mi farete venire i capelli bianchi.” Sbuffò la sposa.
“A maggior ragione, prenditi una vacanza.”
“Sta per partire con papà.” Le ricordò Ain.
“Meno male.” Nina mise il broncio.
“State facendo coeletta voi due?” Kate e la bambina si fissarono.
“Nooo.” Dissero in coro sorridendo innocentemente. Nina scosse la testa divertita e se ne tornò accanto a Flavio. Il pranzo proseguì senza interruzioni e verso il pomeriggio gli sposi si avvicinarono alla loro macchina, sarebbero andati subito all’aeroporto per prendere il volo diretto ai Carabi.
“Fate buon viaggio!”
“Buona luna di miele!”
“Divertitevi!” Ognuno stava facendo i propri auguri salutando gli sposi.
“Con chi starà Ain?” Chiese Kate avvicinandosi a Nina.
“Con i genitori di Flavio.”
“Volete proprio male a vostra figlia.” Scherzò lei. Lo sposo si avvicinò a loro.
“Andiamo tesoro, se no facciamo tardi.”
“Va bene.” Nina abbracciò per l’ultima volta Kate.
“Fa buon viaggio e divertiti.”
“Grazie. Ci vediamo tra due settimane.”
“Clear.” Kate le baciò la guancia e l’altra ricambiò. Gli sposi salirono in macchina, alla quale erano state attaccate delle lattine bianche con un cuore rosso stampato sopra.
“Ah, Kate!” La sposa aveva abbassato il suo finestrino.
“Si?”
“Tra un mese abbiamo la cena con i vecchi compagni di classe. Vedi di esserci.”
“Farò del mio meglio.” Si sorrisero.
“Ciao.”
“Ciao.” Si lanciarono un lungo sguardo. Uno sguardo che raccontava tante cose, dette e non dette.
“Arrivederci!” Urlarono in coro tutti gli invitati qundo la macchina partì. Pian piano la folla si sciolse. Kate salutò Ain, che era molto disperata, visto che l’aspettavano due settimane di pizzicotti sulle guance. Salì sulla sua macchina e mise in moto. Quella giornata era ormai finita e bene o male ce l’aveva fatta. Si fermò al semaforo e afferrò il suo cellulare.
“Meglio se mi appunto la cena se no faccio la stessa fine di oggi... il che non sarebbe una bella cosa.”

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Il finale aperto del capitolo precedente non mi convinceva molto. Così ne ho fatto uno più conclusivo. Spero vi sia piaciuto e di non avervi rotto con sta storia. Ah, Buon Natale a tutti (già che ci siamo)! Ciao ciao XD
PS: I commenti sono sempre ben accetti :)

 

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