George J.

di lyy223
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Era una notte buia. Per le strade di Wallington passeggiava in quel silenzio un uomo che aveva sul volto la stanchezza di una notte dura passata alla centrale di polizia. L'unico suono presente era quello dei suoi stivali sull'asfalto umido del marciapiede dopo un'intera giornata di pioggia. Come tutte le sere George attraversava quelle strade, la sua casa era poco distante dalla centrale..
Quella sera però c'era qualcosa di diverso nell'aria. L'atmosfera era tranquilla come non mai. L'uomo avvertiva un senso di attesa. Il suo fiuto da investigatore aveva percepito una situazione strana. Sentiva in cuor suo che sarebbe successo qualcosa, anche se non sapeva precisamente cosa.. L'istinto gli consigliava di tenere gli occhi aperti..
Spesso l'istinto non sbaglia, infatti quella notte l'istinto di George J. non si sbagliava affatto.
Mentre quell'uomo avvolto nel suo lungo trench nero si affrettava ad attraversare gli ultimi tre isolati che lo dividevano dalla sua casa, ma soprattutto dal suo amato letto, sentì qualcuno che lo seguiva. Inizialmente pensava fosse qualcuno che stava tornando verso casa. Ma più camminava e più si convinceva che quella persona lo stesse seguendo.  Rallentò Il passo per vedere se quella figura che lo seguiva faceva altrettanto. Ad un certo punto si fermò bruscamente. Fece finta di osservare una vetrina di un negozio di abbigliamento. Vide il riflesso di quell'uomo. Era più o meno alto come lui, esile, con un cappello che gli copriva la testa e il volto, un lungo cappotto rovinato. L'uomo appena capì di essere osservato, si voltò di spalle..
L'investigatore mantenne il sangue freddo, ricominciò a camminare e tornò al suo andamento normale..
Dopo un paio di minuti di cammino, arrivato finalmente sotto casa, si voltò ma non vide nessuno...
Mentre cercava le chiavi, colui che l'aveva seguito in precedenza lo prese per le ampie spalle e lo gettò nel vicolo di fianco a quel grande palazzo di un rosso sbiadito.. Il poliziotto andò a sbattere contro degli sporchi cassonetti ma riuscì a liberarsi dalla presa. Per difendersi stava per tirare un pugno con le sue grandi mani alla persona che l'aveva strattonato fino in quel vicolo buio.
Ma quando vide però che sotto il cappello nero c'era un volto anziano, Si fermò improvvisamente.
 Conosceva quel volto, gli era familiare. Ma non riusciva a capire chi fosse. L'uomo anziano gli sorrise, lo guardava intensamente negli occhi celesti, gli sorrideva mettendo in risalto ancor di più le rughe del viso ormai profonde a causa dell'età.
-cosa c'è JG? non mi riconosci più?? Ho capito, sono invecchiato di tanto ma non credevo di avere la memoria più fresca in confronto a quella di un ventisettene!".
George guardava l'uomo con uno sguardo perso, non riusciva davvero a capire chi fosse..
-Ci conosciamo?-.
-Ma come? Non ti ricordi più di me?-.
Uno stridio di gomme improvviso rimbombò nella grande strada principale su cui dava quel vicolo e interruppe la breve conversazione tra i due.
Lo strano uomo anziano si girò di scatto. Si allontanò velocemente.
-Ci rivedremo presto George, promesso!- urlò l'uomo anziano senza voltarsi.
George, questo era il suo cognome, ancora scombussolato per ciò che era successo, si avvicinò verso il portone di casa lentamente. Nella sua testa era ancora impresso il volto di quell'uomo. Pensava e ripensava alla sua faccia, ma nulla. Vuoto totale. Stava cercando di capire chi fosse, ma non riusciva a recuperare alcun ricordo collegato a quell'uomo.
Appena uscito dal vicolo vide una macchina nera parcheggiata ad una ventina metri di distanza dal vicoletto in cui era stato trascinato. Intravide nella macchina due individui loschi che lo osservavano.
Decise allora di entrare velocemente nel grande palazzo. Questa volta riuscì a trovare le chiavi facilmente, erano finite in un buco della tasca sinistra del trench. "Stupido vecchio trench! Prima o poi ti butterò!" pensò seccato.
Dopo essere salito per la vecchia scala scricchiolante del palazzo, aprì velocemente la porta di casa e se la richiuse violentemente alle spalle. Si buttò a peso morto sul letto per la stanchezza, ancora vestito. Si addormentò poco dopo.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Da quella notte tutto era cambiato. La vita tranquilla e monotona di George era stata sconvolta dall’arrivo di quell’uomo silenzioso. Quando l’investigatore si era buttato sul letto, non avrebbe mai immaginato che solo cinque minuti dopo, qualcuno avrebbe fatto irruzione in casa sua. I due uomini loschi che aveva visto pochi minuti prima, salirono veloci le scale. Un forte rumore svegliò George. Uno dei due uomini aveva sfondato la porta.
-Prendilo tu! Io vedo se trovo quello che serve al boss!-.
 Avendo capito che la situazione stava per peggiorare, Decise allora di mettere in atto le sue abilità. Scaltro com’era, pensò bene di uscire dalla finestra e scappare. Si arrampicò e raggiunse il cornicione, stando attento a non cadere. Riuscì a raggiungere la scala di emergenza che era poco lontana dal suo appartamento. Scese velocemente, cercando di fare poco rumore per non attirare l’attenzione dei due uomini. Appena mise i piedi sul’asfalto, Iniziò a correre. L’uomo che lo cercava si affacciò dalla finestra.
-Qui non c’è.. Maledizione è riuscito a scappare!-
-Seguilo! Trovalo e portamelo! Vivo, mi raccomando! Ti aspetto alle due qui!-.
 
L’investigatore non sapeva dove andare. “ Cosa vogliono da me quei due?”. Rendendosi conto di essersi allontanato abbastanza da casa, si fermò per riprendere fiato. Si appoggiò ad un muro.
-Sei sempre stato veloce ragazzo. Anche se Si vede che sei invecchiato. Quando avevi sedici anni correvi come una gazzella-. La voce dello sconosciuto fece sobbalzare il fuggitivo.
-Ma chi sei?! Per colpa tua adesso quei due mi cercano! Cosa vuoi da me? Io non ti conosco!- George urlò queste parole al vecchio sconosciuto che per l’ennesima volta era comparso all’improvviso.
-Non ti ricordi proprio di me?- disse il vecchio. Si notava dal suo volto rugoso che non aveva preso bene quelle parole. Dalla sua espressione traspariva tristezza e sofferenza. –Sono Paul. Paul White-.
-Paul White?!. Disse George stupito. –Ma cosa ti è successo? Perché sei sparito in quel modo? Perché ci hai abbandonati di punto in bianco?!-. Disse George alterandosi.
Il giovane investigatore veniva ricordato soprattutto per la sua testa calda, anche con una piccola parola fuori posto andava su tutte le furie.
-Ehi calmo, calmo.. Sotto questo aspetto non sei cambiato!-. Sorrise. La tristezza era già sparita.
George riviveva nella sua mente i momenti passati con Paul. Il vecchio era il suo migliore amico. Spesso venivano affiancati nelle indagini perché formavano la coppia di investigatori perfetta. Ricordava la prima volta in cui lo incontrò. Paul gli offrì il primo caffè schifoso della carriera alla macchinetta automatica. GJ aveva solo vent’anni, era appena entrato nella polizia, non conosceva bene le procedure e l’unico che dal primo momento l’aveva aiutato era proprio White.  Le immagini delle tante notti di appostamento davanti le case dei delinquenti di turno erano ancora vivide nella sua testa. Addirittura alla stazione di polizia venivano soprannominati “Sherlock e Watson”. Erano inseparabili. George era Watson, Paul era Sherlock. La maggior parte delle volte il giovane George doveva salvare le chiappe all’amico-collega che è sempre stato intrepido e incosciente. Tutto ciò era andato avanti fino a quando, un giorno, l’investigatore più anziano scomparve nel nulla. Non aveva lasciato alcun biglietto, alcun messaggio. Si indagò sulla sua scomparsa per un paio di mesi, ma quando tutti alla stazione capirono che non c’era nessuna pista da seguire, il fascicolo fu chiuso a malincuore. Tutti più o meno riuscirono a dimenticare quella misteriosa scomparsa. Tranne una persona. George aveva sofferto tanto, e soffriva ancora. Guardandolo in faccia, in quel momento, non riusciva a stare calmo.  Aveva voglia solo di riempire quella faccia rugosa di schiaffi. Ma non lo faceva, aveva rispetto per lui. Gli voleva bene. Per lui era come un padre.
-Perché sei sparito?- domandò di nuovo, questa volta però con più calma.
 –Ho dovuto, vi avrei messo tutti in pericolo..-.
-In che senso?-
-Stavo indagando autonomamente su una serie di delitti che non avevano soluzione..- si fermò. Si guardò per pochi istanti intorno.
- Amico, forse è meglio parlare di queste cose in un posto più sicuro. Quegli uomini potrebbero trovarci da un momento all’altro. Se ci trovassero, sarebbe la fine di tutto. Seguimi -. Entrarono in un parcheggio deserto. C’era soltanto la Volvo di White, probabilmente di seconda mano. Salirono in macchina. I sedili erano completamente rovinati. Sui sedili posteriori George notò una coperta. “Probabilmente questa è diventata la sua casa. Si è ridotto a fino a questo punto?” pensò GJ.  Con molta difficoltà Paul riuscì a farla partire.

 

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