Stars have their moment and then they die...

di Somewhat Damaged
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ho bisogno del tuo aiuto ***
Capitolo 2: *** Ci penso io a te... ***



Capitolo 1
*** Ho bisogno del tuo aiuto ***


“Stars have their moment and then they die...

Me ne stavo all'ombra di un pino, cullata dalle note di Nick Cave. Tutto era tranquillo nel mio posto speciale. Riuscivo a dimenticare il caos della mia vita, il caos della mia città. Finalmente ero riuscita a rilassarmi, non è facile farlo quando continuano a balenarti davanti agli occhi delle particolari immagini. Terribili immagini.

 - Mi scusi? - sento all'improvviso una voce profonda. Apro gli occhi.

Davanti a me trovo due uomini ben vestiti e in forma. Due gran bei pezzi di ragazzi. Uno di loro alto inverosimilmente, capelli castani lunghi e sguardo profondo. L'altro, ben messo anche lui. Spalle da nuotatore, capelli sul biondo, lineamenti delicati senza perdere virilità, leggera barbetta incolta e occhi verdi.

 - È lei Amy Jackson? - chiese il più alto dei due.
 - S-sì – borbottai imbarazzata. Cosa volevano quei due da me?
 - FBI. Io sono l'agente Tyler e questo è l'agente Sambora. - disse il biondino mostrando il distintivo. - Volevamo farle alcune domande -
 
- Okay... - dissi. La confusione era sparita, sapevo cosa volevano.
 - È stata lei a trovare il corpo nel parco, vero? Le spiacerebbe raccontarci tutto? - disse l'agente Sambora.
 - Va bene... ma non sono sicura di quello che ho visto... tornando da casa di una mia amica decisi di tagliare dal parco, per arrivare prima. Non c'era un'anima per strada e i lampioni a stento funzionavano, quindi la vista potrebbe avermi ingannata... dicevo... camminavo lungo il perimetro del parco quando davanti a me, a qualche metro di distanza vedo due uomini. Ho continuato a camminare, pensavo fossero due persone qualunque... mentre mi avvicinavo capii che c'era qualcosa che non andava, uno dei due chiedeva di una persona mentre l'alto diceva di non sapere nulla e implorava pietà, quindi mi sono nascosta vicino a un cespuglio. A un certo punto ho visto una luce accecante e ho sentito un urlo straziante. L'uomo implorante cade inerme mentre l'altro... - mi guardai intorno sospetta e tremante – Mi ha guardata dritto negli occhi... e poi... so che sembra assurdo, ma è sparito. Dopo essermi un po' ripresa dallo shock mi sono avvicinata all'uomo per terra... non aveva gli occhi... e non respirava più. -
 - So che è dura ricordare ma... qualsiasi altro dettaglio potrebbe aiutarci molto. - disse lo spilungone. - Chi era la persona che quell'uomo cercava? Ha per caso sentito il nome? -
 - Sì, qualcosa tipo Don o Dan Winchester. -

L'agente Sambora trasalì, mentre l'altro rimase impassibile, ma potrei giurare di aver visto rabbia nel suo sguardo.

 - Dean Winchester? - disse.
 - Sì! Voi sapete chi è? -
 - Scusi un attimo... - si girarono e iniziarono a mormorare tra loro.
 - Mi ascolti e si fidi di me... lei è in pericolo, se ci segue sarà più al sicuro. - disse il biondo.
 - Quel tipo verrà a cercarmi? Dove volete portarmi? In centrale? -
 - In un bunker. –
 - Cosa? -
 - Si fidi. -
 - D'accordo... -

Mi fecero salire su una vecchia Impala, strano che l'FBI avesse una macchina del genere. Dopo un tragitto che sembrò durare un'eternità arrivammo in quello che avevano definito bunker. Mi aspettavo una topaia, invece era addirittura più bello di una casa. Molto grande e pieno di libri, il paradiso.
Mi fecero sedere in una grande stanza con un tavolo sul quale vi era un planisfero, i due si assentarono un momento sparendo nei corridoi. Mi alzai per guardare i libri: stregoneria, demoni, esorcismi, vampiri, licantropi e tanti altri nomi mai sentiti. Iniziai a dubitare che quelli fossero dei veri agenti dell'FBI.
Ritornarono con un abbigliamento per niente formale, jeans, t-shirt e camicia. Il biondo aveva addirittura una birra in mano.

 - Siete sicuri di essere dell'FBI? - dissi con un finto sorriso.
 - No, non lo siamo. - rispose con naturalezza il più basso dei due.
 - Ascoltami, non spaventarti, siediti e ti spiegheremo tutto. - disse lo spilungone con un tono che ispirava fiducia. Obbedii.
 - Okay... -
 - Io sono Sam Winchester e questo è mio fratello Dean -
 - Ma... ma... sei tu quello che il tipo cercava! - dissi spaventata.
 - Tutti mi vogliono. - disse Dean con un sorriso furbo.
 - Sta tranquilla e ti spiegheremo tutto – continuò Sam – l'uomo che è morto, è come noi, è un cacciatore. Noi siamo dei cacciatori particolari... cacciamo... esseri soprannaturali... fantasmi, demoni, vampiri e tanti altri. Lo so che sembra assurdo, ma è così. E devi crederci dopo quello che hai visto ieri. L'assassino è un arcangelo. -
- Sono dei figli di puttana con una buona reputazione, non lasciarti ingannare dal nome – lo interruppe Dean.
 - Dicevo... l'arcangelo è Michele e cerca Dean perché è il tramite perfetto per lui... voglio dire... Michele ha bisogno impossessarsi del suo corpo per dominare il Paradiso. Tu hai visto Michele, e hai visto Dean... quindi sei in pericolo. Noi lo sconfiggeremo... - 

Ero scioccata, qualcosa nel suo tono della voce mi costringeva a credere in quelle assurdità.

 - Come? - chiesi.
 - Farò un incantesimo. -
 - Dean... è rischioso. - disse Sam.
 - Ne abbiamo già parlato Sammy. Lo farò. È l'unica opzione. -
 - Incantesimo? - chiesi stupita.
 
- Sì, è molto rischioso, ma non posso tirarmi indietro. Lo faremo fra tre giorni. - disse Dean determinato, lo sguardo di pietra. Gli occhi verdi inchiodati sui miei. Mi sentivo a disagio.
 - Potresti aiutarci... se ti va. -
 - No, Sammy! - Dean alzò la voce.
 - Dean, l'hai detto tu stesso che ci serve aiuto! Potrebbe aiutarci con gli ingredienti e le ricerche, nulla di rischioso. -
 - No, Sammy! -
 - Dean... Cass è sparito, Garth e Kevin sono impegnati con la tavoletta sui demoni. Hai alternative? -
 - Non vorrei essere ripetitivo ma... No, Sammy! -
 - Posso scegliere io? - dissi timidamente.

Mi guardarono come se avessi bestemmiato.

 - Mi piacerebbe aiutarvi, insomma... come si può venire a conoscenza di queste cose e lavarsene le mani? Non posso fare finta di nulla. Vi aiuto. -
 - Grandioso! - esclamò Sam sorridendo e uscendo dalla stanza.
 - Sei sicura? - chiese Dean con tono solenne. - Non hai idea delle cose che ho visto, che ho fatto, che ho dovuto sopportare. Non credo tu sappia pienamente in cosa ti stai cacciando. -
 - Forse hai ragione, ma mi sento come se non avessi alternative. So, quindi devo agire. -
 - Non posso farti cambiare idea in nessun modo, eh? - disse Dean con un mezzo sorriso, gli occhi fissi sui miei.
 - N-no. -
 - 
Allora stammi bene a sentire... e non fare parola con Sam di quello che sto per dirti. - disse serio.
 - 
Okay... -
 - 
Mio fratello non conosce l'elemento finale dell'incantesimo. Non ne uscirò vivo. -
 - 
Cosa?! - esclamai spaventata.
 - 
Sssh... l'incantesimo richiede un sacrificio. Sam non me lo lascerebbe mai fare. Ma tu devi aiutarmi con l'ultimo “ingrediente”. -
 - 
Cosa? No! Insomma... non c'è un altro modo? -
 - 
No, deve andare così. È un sacrificio che devo fare... non posso tirarmi indietro... Michele potrebbe distruggere la Terra, e allora sarà solo colpa del mio egoismo. Devo farlo. Lo capisci, vero? Mi aiuterai in questo? -
 - 
Sì, capisco... ma... -

Si avvicinò. Mi guardò di nuovo negli occhi. Uno sguardo determinato, di fuoco. Mi sentivo debole ed esposta, come se mi potesse radiografare. Una bellezza mozzafiato. Quel mare verde mi dava le vertigini. E le labbra... mi ritrovai a paragonarle all'ultima goccia d'acqua nel deserto, preziose e irresistibili. Come potevo avere tali pensieri in quel momento?

 - È. Importante. Devi. Aiutarmi. - disse scandendo bene le parole e fisandomi intensamente.
 - O-okay... -
 - Splendido. - sussurrò con un mezzo sorriso.

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Capitolo 2
*** Ci penso io a te... ***


 - Come te la cavi con il latino? - chiese Sam posando una pila di vecchi tomi sul tavolo.
 - Lo studiavo al liceo ma... -
 - Perfetto! Io e Dean dobbiamo assentarci per qualche ora, tu potresti cercare qualcosa sull'incantesimo, sugli arcangeli e su come neutralizzarli. Qualsiasi informazione potrebbe essere utile. Magari potremmo trovare un modo più semplice ed efficace ed evitare la stregoneria... ti va bene? - 
 - Certo! - dissi con finta sicurezza.

I due uscirono e rimasi sola in quell'enorme stanza.
Dovevo ancora mandar giù tutto quello che avevo saputo, era tutto così assurdo. Che diavolo ci facevo lì? Mi ritrovai a riflettere su come da un evento ne scaturiscono altri che ti portano ben oltre... in questo caso in un bunker pieno zeppo di vecchi libri a cercare un modo per far fuori un arcangelo... cose di tutti i giorni, insomma...
Aprii uno dei libri, "De Archangelis Domini", era quello con il titolo più comprensibile, ma fui distratta dai miei pensieri. Pensai a Dean, a quello che era disposto a fare per l'umanità senza chiedere nulla in cambio. Un sacrificio del genere richiedeva un coraggio inimmaginabile. Sacrificarsi per l'uomo, senza che questi ne sappia nulla... chi sarebbe disposto a farlo?
Passai un paio d'ore a leggere quando qualcosa mi provocò un tuffo al cuore.
Merda...
Sentii i loro passi.

 - Trovato niente? - chiese Sam.
 - Purtroppo sì... - sussurrai funerea.
 - Cosa vuoi dire? - domandò Dean cupo.
 - "Gli arcangeli sono mille volte più potenti dei normali angeli. Neanche un angelo di Dio riesce ad avvicinarsi abbastanza per ucciderlo con il suo pugnale. La grazia di questi esseri è tale da ruscire a schermarli contro fatture e malefici di ogni genere." - lessi.

Sam fissò il vuoto. Dean rovesciò uno scaffale.

 - Figli di puttana! -
 - Calma, Dean. Troveremo un modo. - disse Sam con poca convinzione unendosi alla mia ricerca.
 - Questo è poco ma sicuro! Giuro che farò a pezzi quello stronzo, anche a costo di vendere la mia anima! - 
 - Non dirlo neanche per scherzo. - intimò Sam.
 - Non riesco a pensare. - disse Dean con le mani fra i capelli uscendo dalla stanza.

Così rimanemmo io e Sam con il naso sui libri, mentre dalla stanza di Dean si sentivano forti e chiari i Led Zeppelin.

 - Vado a comprare qualcosa da mangiare. - 
 - Okay, Sam. -

Volevo sgranchirmi le gambe, così iniziai a camminare per i corridoi. Arrivai alla porta di Dean, ero indecisa quando...

 - Vuoi entrare o stai solo ammirando la porta? - 
 - Come hai fatto a capire che c'ero? - dissi spingendo timidamente la porta.
 - Ho visto la luce sotto la porta interrompersi, se fosse stato Sam, sarebbe entrato senza esitare. - disse compiaciuto.
 - Wow, che cacciatore! - scherzai.
 - I miei sensi di ragno non sbagliano mai. - disse con una finta espressione seria.
 - Ti sei calmato, vedo. - dissi ridacchiando.
 - Sì, non c'è niente che un po' di sano rock non possa curare. - 
 - Già - 
 - Volevi qualcosa? - 
 - Ehmm... non so... niente. - 
 - Ah, capisco. Hai sentito il bisogno di vedermi. Faccio questo effetto sulle donne. - si atteggiò.
 - Poco presuntuoso, insomma... - 
 - Hey! E' la verità! - 
 - Sì, certo... - risi.
 - Non rimanere lì, puoi entrare, non ti mangio! - 
 
Non c'erano sedie, quindi mi sedetti sul letto, affianco a lui.

 - Trovato altro su quei libri? - 
 - Niente di utile, mi spiace. - 
 - Okay... in pratica siamo nella merda. - 
 - In pratica sì. - dissi facendo spallucce.
 - Io avrei in mente qualcosa ma... non sono sicuro che possa funzionare. - 
 - Cosa? - chiesi speranzosa.
 - No, nulla... lascia stare. - 
 - Dai! - 
 - Devo prima informarmi, poi te lo dico. - mi fece l'occhiolino.
 - M-g-v-va bene. -
 
Si avvicinò.

 - Mi spiace che tu sia stata trascinata in questa storia. - disse sincero. - Nessuno dovrebbe. - 
 - Non è mica colpa tua! - 
 - Michele cerca me... direi di si... non posso sopportare un altra vittima a causa mia. - 
 - Non dire così... Starò attenta. - 
 - Tu non sai davvero com'è questa roba. Ci penso io a te... - disse guardandomi intensamente.
 - Non sottovalutarmi. - dissi senza fiato, dopo qualche secondo di stordimento.
 
Accennò un sorriso, continuando a guardarmi. Avvicinò un po' il viso... sentivo il cuore rimbombarmi nelle orecchie. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dal mare verde. 
Il telefono di Dean iniziò a squillare.

 - Ah... eh... d-devo continuare a cercare... ehmm... ciao. - dissi uscendo come un fulmine.

Avrei voluto picchiarmi. O sotterrarmi. Entrambe le cose sarebbero state l'ideale.

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