Il segno degli Hyuuga di Ramiza (/viewuser.php?uid=39264)
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Hanabi ***
Capitolo 3: *** Neji ***
Capitolo 4: *** Tenten ***
Capitolo 5: *** Kiba,Shino,Ten ***
Capitolo 6: *** Neji ***
Capitolo 7: *** Hinata ***
Capitolo 8: *** Tenten, Neji ***
Capitolo 9: *** Hanabi ***
Capitolo 10: *** Hinata, Shino ***
Capitolo 11: *** Gai, Tenten ***
Capitolo 12: *** Rock Lee ***
Capitolo 13: *** Hanabi, Neji ***
Capitolo 14: *** Hinata ***
Capitolo 15: *** Shino ***
Capitolo 16: *** Tenten ***
Capitolo 17: *** Rock Lee ***
Capitolo 18: *** Shino ***
Capitolo 19: *** Nej, Hinata, Neji ***
Capitolo 20: *** Hanabi, Hinata, Hanabi ***
Capitolo 21: *** Tenten, Neji ***
Capitolo 22: *** Hinata, Shino ***
Capitolo 23: *** Neji, Gai ***
Capitolo 24: *** Hanabi, Kiba ***
Capitolo 1 *** Prologo ***
Prologo
Mio
padre sta male e forse morirà.
Sì.
Mio
padre sta morendo.
Mi
sento quasi liberata, quasi felice.
Manca
qualcosa, come sempre.
La
tristezza dipinta sul volto di Hinata mi rattrista e mi fa rabbia.
«Dovresti
essere felice» le dico.
«Non
posso» mi risponde
«Dovresti.
Hai più ragioni di me per avercela con lui»
Lei
abbassa lo sguardo.
«E'
nostro padre» balbetta.
Questa
è mia sorella.
Mia
sorella è quella incapace di odiare.
Non
mai saputo odiare nostro padre, nonostante ciò che le ha
fatto, e soffrirà se dovesse morire.
Non
ha saputo odiare nostro cugino, nonostante ciò che le ha
fatto, e crede al suo ridicolo cambiamento.
Infine,
mia sorella è quella che ha saputo perdonare me per tutti gli
errori che ho commesso. È quella che mi ha abbracciato la sera
in cui le ho detto “scusami”, mi ha abbracciato e ha pianto di
gioia.
Mentre
io, io non ho saputo dirle altro che quello, nient'altro che
“scusami” per come l'ho trattata fino a quel momento, nient'altro
che “scusami” per aver creduto alle follie di mio padre,
nient'altro che “scusami” per averla odiata.
A
lei è bastato e io non potrò mai ringraziarla
abbastanza.
Questa
è mia sorella.
«Hinata...»
le dico accarezzandole i capelli
«Mi
dispiace» risponde.
Finisce
sempre così. È sempre lei a dire “mi dispiace”.
Scuoto
la testa.
La
abbraccio e lei piange.
Mentre
la stringo guardo davanti a me il lungo corridoio che ci separa
dall'agonia di nostro padre, Hiashi Hyuuga, capofamiglia del nostro
clan, responsabile della morte del suo fratello gemello, colpevole di
aver ripudiato Hinata e di aver fatto tutto ciò che era in
suo potere per allontanarmi da lei, adoratore della forza e del
potere, seminatore di odio e rancore.
Gli
riconosco un solo merito.
Quello
di aver allontanato anche me, abbagliato dalla forza di nostro
cugino, e di avermi così permesso, finalmente, di aprire gli
occhi.
Sorrido.
Presto
le cose cambieranno.
Per
sempre.
Grazie
a chi legge e, soprattutto, a chi commenta.
Per
La nostra vita...
Pikkola
Rin: fiuuu, meno male. Sono proprio contenta. Preparati perché
questa fic sarà devastante...nel vero senso della parola. Non
odiarmi, a a Neji ne capiteranno di ogni. Sisi, ricordo...Neji-Ten
per sempre...mentre Hanabi, beh, avrà tutta una sua psicologia
(ma la detesto anch'io, confesso).
Annasukasuperfan:
oggi ci sentiamo tanto, eh? Stai leggendo? Spero proprio di
sì...fammi sapere
NutellosaXD:
addirittura? Mi fai arrossire...ma sono tanto contenta. Spero allora
che mi seguirai: Neji-Ten per sempre, ma stavolta se la vedranno
davvero brutta.
Baci
a tutti!
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Capitolo 2 *** Hanabi ***
Hanabi
È
passato qualche giorno.
«Andiamo
da lui» mi supplica Hinata.
All'inizio
rifiuto. Non ho alcuna intenzione di compatirlo o consolarlo e so
bene cosa direbbe vedendoci, mio malgrado è per me un libro
aperto e credo di conoscerlo meglio di chiunque altro.
Lei,
però, mi guarda con i suoi occhi enormi e alla fine, per non
intristirla di più, la seguo.
Lui
ci fissa.
Sul
suo volto scavato dalla malattia si legge la sofferenza che lo divora
e che, per quanto mi riguarda, merita pienamente. Finalmente
l'aspetto rassomiglia allo spirito.
Ignora
Hinata come se fosse un'estranea, come se non la conoscesse, poi mi
prende la mano
«Sono
contento che tu sia venuta» mi dice.
«Allora
ringraziate Hinate» rispondo «E' solo perché lei
me lo ha chiesto se sono qui». Mi chiedo perché continuo
a dargli del voi, come se lo rispettassi. Mi rispondo che si tratta
solo di mantenere le distanze.
Mia
sorella gli sorride.
«Come
vi sentite, padre?» gli chiede.
Poco
dopo bussano alla porta ed entra lui, il principe degli Hyuuga, bello
come un dio.
È
difficile per me immaginare di poter odiare più di così.
Mio cugino incarna tutto ciò che nella vita ho imparato a
detestare.
È
arrogante, convinto della propria schiacciante superiorità.
Come mio padre giudica le persone sulla base della loro forza e delle
loro abilità e divide il mondo in due sole categorie: i
vincenti e i falliti. Nonostante il byakugan di cui è sommo
maestro non sa vedere al di là del proprio naso.
Lamenta
un destino già scritto e non vede...non vede che se nella mia
famiglia c'è una vittima quella è mia sorella, non lui.
Oh sì, Neji porta sulla fronte il marchio e la tragedia della
casa cadetta (una delle prime cose che cambierei, se mi importasse
qualcosa del mio clan) ma nelle mani stringe l'onore degli Hyuuga (e
non c'è niente, beninteso, che valga di più).
Come
mio padre ci ha ripetuto allo sfinimento, in lui il sangue della
nostra illustre famiglia scorre più puro che in chiunque
altro, mentre Hinata ha dovuto aggiungere alla comune tragedia di
appartenere a questo clan anche la sua personale inadeguatezza ai
nostri rigorosi standard.
Lo
guardo.
Mio
padre lo accoglie raggiante.
Hinata
lo saluta, lui risponde con la riverenza di rito.
So
benissimo che non ci considera alla sua altezza, so che ci odia
ritenendoci responsabili della morte di suo padre e questa sua
ipocrisia mi fa ancora più rabbia.
«E'
bello vedervi qui assieme» dice mio padre. Non ci credo, non
può averlo detto. Rischio di vomitare.
Ma
continua.
«Nelle
vostre mani è il futuro del clan e tutto il suo onore»
«Non
deluderemo le aspettative» risponde Neji.
Vorrei
urlare. Vorrei gridargli di tacere. Vorrei mandarli al diavolo una
volta per tutte.
Mi
chiedo cosa mi trattenga dal farlo.
Poi
guardo Hinata e me ne ricordo, non potrei mai lasciarla da sola e
dubito che potrebbe seguirmi in una tale follia.
Non
importa.
Lui
morirà e le cose cambieranno.
«Dovremmo
scegliere un nuovo capofamiglia» dice mio padre, come se mi
avesse letto nel pensiero.
Poi
qualcosa mi folgora.
Sento
i suoi occhi fissi su di me.
Lo
guardo.
Rabbrividisco.
«Hanabi...tu
sei ancora molto giovane» mi dice «Ma non ho dubbi sul
fatto che sarai all'altezza. Neji ti sarà accanto, non è
vero ragazzo mio?»
«Naturalmente»
risponde senza scomporsi.
Mi
gira la testa.
A
questo, naturalmente, non avevo pensato.
La
rabbia di poco prima si dilegua, mi resta solo una grande senso di
desolazione e di vuoto.
Poi
comincio a ridere.
Bene,
vi premetto che Hanabi non incarna in nessun modo ciò che io
penso di Neji, tutt'altro. Cerco però, in questa storia, di
fornire un punto di vista diverso da quello tradizionale, che è,
a mio avviso, un espediente interessante. Quello che mi piace di
“questa” Hanabi è l'ironia, ma fatemi sapere cosa ne
pensate.
Cari
fans di Neji (tra cui annovero anche me), non disperate. Nel prossimo
capitolo verrà il suo turno di parlare e presto comparirà
anche Tenten.
Kagura92:
eccomi con l'aggiornamento. Sì, cerca di
resistere...immedesimati solo in ciò che potrebbe pensare lei
e consolati pensando che io sono una grande ammiratrice di Neji.
Grazie mille!
NutellosaXD:oh,
carissima! Che bello ritrovarti...sono proprio contenta. Eh sì,
sono un po' sadica, ma Neji farà un figurone, questo lo
garantisco. Per quanto riguarda Hanabi, beh, è un'idea che mi
è venuta così...in fondo nel manga compare così
poco! Bacioni
keli:
sì, vedrai, finalmente addio Hyashi. Bello trovarti qua, come
sempre...è una di quelle cose che da sicurezza. Su Hanabi ho
intenzione di approfondire, cercando di immaginare come potrà
essere cresciuta...TVB
vimar:
grazie grazie...certo, come sempre alla prosssima
celiane4ever:
davvero? Cribbio grazie...cerco di immedesimarmi il più
possibile...tra l'altro è pure difficile dato che io amo Neji
e lei lo ama. Un bacione
annasukasuperfan:
eheh, confesso...avevo appena letto la tua rec a Lettere. W le
Neji-Ten...4 ever...bacioni
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Capitolo 3 *** Neji ***
Neji
Capofamiglia.
Quella
parola scivola su di me come acqua.
È
assurdo, penso. Hanabi capofamiglia. Ma più ancora è
assurdo che mi si chieda di starle vicino.
Lei
non mi sopporta. Probabilmente mi odia.
Come
potrò starle vicino?
Una
volta era diverso.
Hanabi
mi guardava con ammirazione e invidia. Avrebbe voluto assomigliare a
me. Lo sapevo, lo percepivo chiaramente.
Diversamente
da sua sorella lei desiderava essere forte e compiacere il più
possibile suo padre.
Quando
si iscrisse all'accademia, tuttavia, le cose cominciarono a cambiare.
Direi, in un certo senso, che la lontananza dal clan l'ha liberata
anche dai suoi dogmatismi.
Hanabi,
adesso, è libera fino a rasentare la ribellione.
Trovo
ridicolo proporla come capofamiglia.
Tuttavia,
alla richiesta di Hyashi, abbasso il capo accennando un inchino e
rispondo
«Naturalmente».
Perché
lo ho fatto?
Perché
è giusto così.
Perché
questo è quello che mi ha insegnato mio padre.
Mio
padre è morto per l'onore di questo clan. Mio padre è
morto perché credeva fermamente in questo clan e rispettava le
sue leggi, anche quando non le condivideva o le trovava ingiuste.
Perciò
io rispetterò la volontà di Hyashi-sama, e se davvero
Hanabi prenderà il suo posto, anche la sua.
Non
importa quello che penso io.
Ciò
che importa è l'onore degli Hyuuga.
Quando
usciamo dalla stanza Hinata sta piangendo.
I
suoi occhi enormi e luminosi come stelle sono pieni di lacrime.
Ripenso
a tutte le volte in cui ha dovuto piangere per colpa mia. Mi sento un
po' in colpa.
«Non
piangete, Hinata-san» le dico.
Mi
avvicino e le bacio la mano.
In
questi ultimi anni ho imparato a conoscerla e questa sua delicata
emotività non mi infastidisce più. Ho imparato a
considerare il fatto che piangere spesso, come fa lei, non è
peggio del non saperlo fare affatto, che è poi il mio caso, e
che la sua spontaneità non è più sbagliata del
muro che erigo io.
Se
penso a tutte le volte in cui, in questo modo, ho offeso o ferito Lee
e, soprattutto, Tenten, poi, non posso fare a meno di apprezzare la
sua dolcezza.
Incontro
lo sguardo di Hanabi.
Mi
fissa come solo gli Hyuuga sanno fare.
Nei
suoi occhi leggo la rabbia e il disprezzo.
Per
questo non mi stupisco affatto quando, poco dopo aver riaccompagnato
Hinata nella sua stanza, mi raggiunge nella palestra.
La
saluto.
Lei
continua a fissarmi.
«Sta
lontano da mia sorella» dice
Non
capisco cosa intenda, né perché sia così
furiosa.
«Non
so di cosa stiate parlando, Hanabi-san» rispondo con deferenza
«Lo
sai benissimo invece. Cosa speri di ottenere standole così
intorno?».
Ad
un tratto tutto si fa un po' più chiaro.
Pensa
che io stia cercando di sedurla per diventare capofamiglia
sposandola?
Non
posso crederci.
Credevo
fosse una ragazza intelligente e invece è solo una pazza
visionaria.
Trattengo
a stento l'istinto di mandarla al diavolo.
«Siete
del tutto fuori strada» rispondo riprendendo l'allenamento e
decido che non è il caso di degnarla di ulteriore
considerazione.
Lo
ammetto, mi sento offeso. Una simile bassezza non è da me e
credo di aver sufficientemente dimostrato il mio grado di onore, in
questi anni.
Un
istante dopo, mentre torno a concentrarmi sulla mossa che devo
eseguire, avverto una scarica nel cervello.
È
un dolore atroce. Non ricordo di aver provato qualcosa del genere
prima.
È
qualcosa di diverso dalle ferite della battaglia. È un male
più sottile, più profondo, come un coltello che ti
lacera lentamente la pelle, come una mano che ti strizza il cuore.
Grido
e crollo sulle ginocchia.
Per
un attimo ho la sensazione di morire.
Quando
tutto finisce mi gira la testa e la stringo tra le mani.
È
come se fossero passate ore.
Guardo
Hanabi, in piedi davanti a me, ancora piena di una rabbia cieca, la
stessa, adesso la riconosco, che io riversai su Hinata quel giorno al
torneo.
Anche
lei mi guarda.
Per
un attimo un sorriso le attraversa il volto.
«Renderò
la tua vita un inferno, Neji, proprio come tu e mio padre avete fatto
con le nostre» mi dice.
Poi
se ne va.
Io
cerco di rialzarmi e di pensare.
Ecco
Neji...beh, ve l'avevo detto che sarebbe stato difficile. Comunque
prometto una storia intensa e piena di complicazioni, che ne dite?
Uff...dove
sono finiti i miei recensori? Non avete apprezzato lo scorso capitolo
(sigh...). Tornateeeee!
Un
grazie enorme a chi ha recensito.
Kagura92:oddio,
dopo questa vorrai davvero farla fuori (ti capisco, povero
Neji-nostro). Già dal prossimo capitolo dovrebbe comparire la
nostra amata Ten...qui c'è solo un piccolo piccolo accenno
(giusto per sottolineare che lui ci pensa).
NutellosaXD:
che bello ritrovarti sempre qua, guarda, sono proprio proprio
contenta. Ten dovrebbe arrivare, come dicevo, nel prox capitolo.
Speriamo di riuscire a spiegare tutto con chiarezza, ho in mente una
trama iper-complessa. Spero anche che il fatto di far vedere le cose
dal punto di vista dei vari personaggi li renda un po' più
umani e, in ogni caso, evidenzi anche il buono che hanno.
Annasukasuperfan:
ecco qua. Adesso sei ancora più in ansia? Povera. Fammi
sapere.
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Capitolo 4 *** Tenten ***
Tenten
Quando
arriva per l'allenamento Neji sembra già stanco. È più
pallido del solito, ho quasi la certezza che sia accaduto qualcosa di
spiacevole.
«Hyashi-sama?»
gli chiedo senza neppure salutarlo.
Mi
guarda quasi stupito. Non era questo allora.
«Come
sta?» aggiungo, tanto per dare un senso a ciò che ho
detto.
Scuote
la testa.
«Male.
Soffre molto» risponde freddo. Per un attimo mi chiedo quanto
gli interessi davvero, mi chiedo, per un attimo, quanto sia riuscito
a vincere la rabbia e il rancore che albergavano nel suo spirito fino
a pochi anni fa, come un'ossessione.
Adesso
sembra diverso.
Hyashi,
prima di sentirsi male, lo ha allenato a lungo e lui ha persino
deciso di allenare sua cugina Hinata. Sembra vicino al suo clan come
non le è mai stato prima.
Ma
a volte, quando lo vedo così, quando è come se nulla di
ciò che gli accade intorno gli interessasse davvero, non
riesco a capire.
«Qualcosa
non va?» gli chiedo, posandogli una mano sulla spalla.
«No»
risponde, poi si scosta.
Rimango
in piedi a fissarlo.
Come
sempre, per un attimo, vorrei urlare, poi ricordo a me stessa che lui
è fatto così, che in questo stanno i suoi difetti ma
anche tutti i suoi pregi, ricordo a me stessa, infine, che per quanto
lui dica o faccia, io so che ha bisogno di me.
La
sensazione di dispetto se ne va.
«Aspettami
Neji» lo chiamo sorridendo.
Lui
si volta. Si ferma.
Stringe
i pugni. Non lo vedo in viso ma posso immaginare la sua espressione.
«Scusa
Ten. Va tutto bene» dice.
Ok.
Adesso sono preoccupata davvero.
Neji
non dice più nulla, durante tutto l'allenamento, ma nel
respingere le mie armi ci mette una forza insolita, quasi rabbia.
Io
non gli chiedo più niente.
So
bene quando mette la parola fine ad un discorso.
Cerco
di convincermi che va tutto bene e si tratta solo di miei paranoie,
dopotutto non sarebbe la prima volta.
Verso
sera un uomo si avvicina a noi.
Indossa
le vesti del clan Hyuuga.
Chiama
Neji con l'appellativo di rispetto ed accenna una riverenza. Lui lo
guarda.
«Hyasci-sama
è morto» dice. Il suo modo di parlare è tipico
del suo clan. Nessun giro di parole. Nessuna esitazione.
«Hanabi-sama
vuole vedervi subito» aggiunge.
Neji
comincia a camminare.
«Temo
che dovremo interrompere l'allenamento prima del previsto» mi
dice.
Vorrei
rispondergli qualcosa.
Vorrei
abbracciarlo.
Vorrei
dirgli che gli sono vicina.
Non
è per orgoglio che non lo faccio, ai suoi rifiuti sono
abituata da tantissimo tempo e so, in fondo, che non si tratta di
rifiuti veri. Né, certamente, mi frena la presenza di
quell'uomo che ci scruta.
Nel
volto di Neji, tuttavia, leggo qualcosa di strano, nei suoi occhi
solitamente inespressivi passa per un istante l'ombra di un
sentimento. Non è dolore. Quella che vedo, che dura un attimo
ma che sono sicura di avere colto, è preoccupazione.
Non
dico nulla.
Mentre
lo guardo allontanarsi ripenso a quella strana giornata e comincio a
pormi delle domande.
Ok,
so che odiate Hanabi, nemmeno a me sta troppo simpatica, ma cercate
di capirla...anche lei ha patito la sua parte di dolore, e dopotutto
Neji non era così al torneo, quando faceva di tutto per fare
del male ad Hinata e chiamava Naruto un fallito? Comunque adesso è
arrivata Ten, e, tutti quelli (la maggioranza) che odiano Hanabi
possono stare sicuri di avere il suo appoggio incondizionato.
Figuriamoci...trattarglielo così...continuate a seguirmi,
prometto grandi colpi di scena!
Grazie
a chi legge e a chi commenta, vi adoro.
Kagura92:
ops, e vedrai adesso...povero Neji. Ma prometto che Ten avrà
la sua parte di gloria (anche questa volta...dopotutto io sono
femminista nel profondo). Temo comunque che ci sarà da
soffrire.
vimar:
dont' worry...eh sì, sentimenti ce ne saranno tanti, con
risvolti del tutto inaspettati. Il seguito l'ho cominciato, sono al
secondo capitolo, come avevo detto si chiama Frammenti-I
sopravvissuti. Fammi sapere che ne pensi. Baci.
Celiane4ever:
uhm...acc, ora Neji è davvero in una situazione difficile.
Anch'io tifo per lui, ma che dire, adesso è il momento di
Hanabi. Quello di Neji, giuro, arriverà!
Annasukasuperfan:
ecco Ten...Hanabi, beh, non la definirei sadica, solo arrabbiata,
come Neji una volta, no? Un bacio
Talpina
Pensierosa: ciao! Sei stata l'unica a dirmi di provare per Hanabi
una qualche simpatia. Io, naturalmente, tifo per Neji e Ten ma qui
sto cercando di rendere Hanabi credibile, reale, arrabbiata, non del
tutto buona né del tutto cattiva...spero di riuscirci. Fammi
sapere.
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Capitolo 5 *** Kiba,Shino,Ten ***
Kiba
I
funerali di Hyashi Hyuuga si sono appena conclusi.
Sono
stati celebrati in pompa magna, come se si fosse trattato di un
grande eroe. Il clan ha reso onore al suo capofamiglia prematuramente
scomparso con ogni mezzo in suo possesso e tutta la città ha
partecipato.
Io
e Shino siamo andati là un po' prima, per cercare di vedere
Hinata e scambiare con lei due parole, ma non c'è stato verso.
Fino
al momento della celebrazione non siamo neppure riusciti ad
avvicinarla.
Volevamo
starle vicino perché, per quanto a me sembri assurdo, e forse
persino folle, Hinata soffre per la scomparsa di suo padre.
Non
credo che si tratti semplicemente di un tributo obbligato.
C'è
qualcosa di più profondo.
C'è
il fatto che Hinata è una persona talmente dolce e pura da
saper cogliere il meglio di ciascuno, e dunque, probabilmente, anche
di lui che le ha fatto così tanto male.
Quando
lei dice “non era cattivo come sembrava” so che lo dice
sinceramente, perché i suoi occhi, apparentemente così
poco dotati nell'uso del byakugan, sanno vedere cose che a nessun
altro è concesso vedere.
Al
funerale, comunque, c'era mezza Konoha, compreso l'Hokage e, come
dicevo, a Hyashi sono stati tributati onori degni di un eroe.
Io,
francamente, non riesco ad essere davvero dispiaciuto per la sua
scomparsa.
Se
penso a come ha trattato Hinata, in tutti questi anni, se penso al
dolore che ha causato a Neji, se penso, infine, alla cecità
con cui ha guidato il suo clan, non posso fare a meno di sentirmi
sollevato dalla sua scomparsa.
Credo,
tutto sommato, che a Hinata e a Neji non potrà venirne che
bene.
Mentre
sto lì, e cerco con lo sguardo Hinata, incontro per caso sua
sorella.
Non
conosco bene Hanabi Hyuuga, so solo che in questi anni è
cambiata molto, in un certo senso ribellandosi alle regole folli
imposte da suo padre, e so che vuol bene ad Hinata.
Comunque,
in quel momento, ho la sensazione che negli occhi di Hanabi passassi
come l'ombra di un sollievo.
«Hinata
sarà felice di vederti» mi dice, poi se ne va ad
adempiere ai suoi doveri.
A
quanto pare sarà lei a prendere il posto di suo padre.
Alla
fine del funerale il Consiglio degli Hyuuga ha comunicato la
decisione presa da Hyashi prima di morire.
Hanabi
è una ragazzina. Ha poco più di 15 anni. Mi chiedo se
sarà in grado di portare sulle sue spalle un simile peso.
Mi
chiedo come si rapporterà a questi leggi immutabili ora che
sarà costretta a vivere dall'interno.
Comunque,
dopo l'annuncio, si è presentata al pubblico rispettando
scrupolosamente il cerimoniale.
Solo
una cosa mi ha lasciato pensare, un lieve sorriso che ho avuto la
sensazione di intravedere sul suo volto.
Shino
Dopo
aver cercato inutilmente Hinata prima dei funerali, finalmente, a
cerimonia conclusa, abbiamo modo di vederla e di parlarle un attimo.
È
più pallida del solito. Ha pianto.
Naturalmente
non so cosa dirle.
Per
fortuna Kiba parla molto, persino troppo, e così mi toglie
dall'imbarazzo del silenzio.
Riesce,
nonostante tutto, a farla ridere. Certe volte mi chiedo come faccia,
come riesca a portare sempre, intorno, un tale buonumore. Lo invidio
un po'.
Lei,
comunque, è felice di vederci.
«Sono
davvero contenta che siate venuti» balbetta come suo solito.
Hinata
è la creatura più dolce che io abbia incontrato in
tutta la mia vita. Ci sono volte in cui credo che non appartenga a
questa terra. È così pura da sembrare irreale.
Poco
dopo arriva sua sorella.
Le
mette una mano sulla spalla.
«Come
va?» le chiede
Hanabi,
al contrario di Hinata, è enigmatica e insondabile.
Somiglia
molto di più a suo cugino Neji, anche se non credo sarebbe
felice di sentirselo dire.
Per
quello che mi è sembrato di capire non può davvero
sopportarlo, e prova per lui qualcosa che rasenta i limiti dell'odio.
Devo
ammettere che riesco a capirla.
Neji
Hyuuga non mi è mai stato simpatico.
Sarà
perché parla poco come me, come mi dice Hinata.
Sarà
che talvolta vedo riflessa in lui un po' della mia arroganza, come mi
dice Kiba.
Ma
io credo che sia, soprattutto, per quel suo modo odioso di sfogare su
chi gli sta intorno le proprie sofferenze personali. Mi piace poco
vederlo intorno ad Hinata. Mi piace poco, lo confesso, anche sapere
che la sta allenando.
Non
riesco a credere che possa essere cambiato così tanto, dai
tempi del torneo, quando aveva cercato di ammazzarla e forse, in
aggiunta a questo, non riesco a perdonare a me stesso di essere
rimasto, allora, in silenzio senza fare o dire nulla, lasciando che
Naruto intervenisse al posto mio.
Era
mio preciso dovere, come suo compagno di squadra, e non solo. Era mio
preciso dovere come amico di Hinata.
Perché
certo, nel corso del tempo, in questi tre anni, il nostro rapporto si
è rafforzato ed approfondito (per quanto sia lecito dire che
io permetta, a chi mi sta intorno, di approfondire il rapporto con
me), ma già allora eravamo, in un certo senso, amici.
Già
allora e più ancora di oggi io e Kiba sapevamo che Hinata non
aveva nessuno, a parte noi due e Kurenai-sensei. E sapevamo che, se
aveva accettato di iscriversi al torneo, era stato solo per
permettere a noi di partecipare.
Sì.
Lo
ammetto.
Mi
sento ancora in colpa e forse anche per questo sopporto poco Neji
Hyuuga.
Tenten
Ai
funerali me ne sto in disparte, seduta vicino a Lee e a Gai-sensei.
Poi,
a cerimonia conclusa, quell'annuncio. E così Hanabi sarà
il nuovo capofamiglia del clan.
Vorrei
poter andare da Neji, vorrei capire cosa gli passa davvero per la
testa. Vorrei sapere cosa ne pensa.
La
piccola degli Hyuuga parla alla gente con la spontaneità e la
dimestichezza di chi non ha fatto altro nella sua vita. Sembra
davvero nata per questo. Non posso fare a meno di notare la sua
diversità da Hinata e da Neji. So che molti pensano che lei e
Neji si assomiglino, ma è solo perché non conoscono
lui.
Alla
fine di tutto, appena mi è possibile, mi allontano da Lee e
dal maestro.
Lo
cerco.
«Come
va?» gli chiedo, non risponde. Fa solo un cenno lieve con la
testa.
Mi
siedo accanto a lui.
«Le
cosa stanno cambiando» dice
Stiamo
così, in silenzio, per qualche minuto.
Poco
dopo Hanabi ci passa vicino.
Non
so perché, ma ho la sensazione che qualcosa non vada.
Neji
si alza e china il capo.
Lei
si ferma e lo fissa.
«Hanabi-sama»
dice lui.
Mi
alzo anch'io. La situazione è francamente imbarazzante. Lei
gli sta davanti come una principessa, è arrogante e piena di
sé.
Cerco
di sorridere.
«Congratulazione
Hanabi» le dico
«Grazie
per essere venuta» dice lei
«Non
avrei potuto mancare» rispondo.
Lei
rimane un attimo in silenzio.
«Temo
che il vostro compagno di squadra avrà molto da fare, da
adesso in poi. Spero che non ce l'avrete con me se ve ne priverò
per un po'» dice poi. Ha un tono strano, quasi ironico.
«D'altro
canto...la famiglia prima di tutto. Non è vero Neji?»
aggiunge
«Farò
tutto quello che ci sarà da fare» le risponde
Hanabi
sembra quasi irritarsi per quella risposta.
«Bene.
Allora comincia subito. Ho bisogno di te» sentenzia
Mentre
li saluto e me ne vado penso con chiarezza due cose. La prima, c'è
qualcosa di davvero strano nel loro comportamento e farei di tutto
per non lasciarli soli adesso. La seconda, odio Hanabi Hyuuga.
Bene,
capitolo un po' strano direi, ma mi sono venute alcune idee. Spero di
aver delineato un quadro complessivo di quello che è successo
ai funerali. L'ingresso di Kiba e Shino, comunque, non è
temporaneo...ho deciso di affidare loro un ruolo importante, che
scoprirete nel corso della storia. Non so se a Shino stia davvero
antipatico Neji, ma in fondo perché no? Dopotutto lui non lo
conosce bene come Kiba, cioè, non ha diviso con lui la famosa
missione...e dunque a mio avviso ci sta. Vedremo...
Grazie
a chi legge e, soprattutto, a chi recensisce.
Talpina
Pensierosa: grazie! Sono proprio contenta di sentirtelo dire.
Ripeto, sei l'unica a sostenerla!
Celiane4ever:
ecco, ho ritagliato anche qui uno spazietto per Ten, che ne pensi? Mi
sembrava doveroso, dopo le cattiverie pensate da Shino, eheh.
Ten-Neji for ever!
annasukasuperfan:
vedrai, ce ne saranno così tanti che mi chiederai di smettere.
Baci baci
Missy_loves_blizzard:grazie!!!
Anche a me Neji sta simpatico, anzi, lo adoro! Vedrai, non sarà
sempre tutto nero per lui...avrà i suoi momenti di gloria.
Un
bacio a tutti!
|
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Capitolo 6 *** Neji ***
Neji
Ten
mi si avvicina e mi chiede se va tutto bene. Vorrei dirle 'no, ma va
meglio adesso che ti vedo'. Vorrei dirle che anche se va tutto storto
mi sento più sereno quando siamo insieme.
Invece
non dico niente.
Mi
limito ad un cenno, nel migliore stile Neji Hyuuga. Prima o poi mi
manderà al diavolo, penso, prima o poi si stuferà di
me. Invece mi si siede accanto.
«Le
cose stanno cambiando» dico.
Mi
prenderà per pazzo. Penserà che io parli con me stesso
o, peggio, che sragioni. Invece so cosa sto cercando di dirle, con
quelle parole. Nella mia testa hanno un senso preciso: se tutto
cambia non lasciamo che cambi quello che c'è tra noi.
Mi
sento uno stupido. Mi odio perché non so parlare.
Ten
rimane lì, in silenzio, e per qualche minuto tutto il resto mi
sembra lontano e ridicolo.
Quando
Hanabi si avvicina, giuro, per un attimo vorrei scappare.
Cerco
di stare calmo.
Mi
alzo e la saluto come conviene al nuovo capofamiglia del clan.
Odio
la presenza di Tenten, odio che possa vedermi in quel momento.
So
che lei mi capisce, meglio di chiunque altro, so che mi legge dentro
come talvolta nemmeno io so fare. Infatti si alza, cerca di
stemperare la tensione facendo le sue congratualazioni ad Hanabi.
«Temo
che il vostro compagno di squadra avrà molto da fare, da
adesso in poi. Spero che non ce l'avrete con me se ve ne priverò
per un po'» dice lei, poi aggiunge «D'altro canto...la
famiglia prima di tutto. Non è vero Neji?»
Molto
da fare. La famiglia prima di tutto.
Mi
sta provocando.
O
meglio, vuole umiliarmi.
Per
un attimo sono tentato di colpirla.
Vorrei
mostrarle cosa sa fare un membro del clan cadetto.
Naturalmente
mi trattengo.
«Farò
tutto quello che ci sarà da fare» rispondo
apparentemente tranquillo. La mia calma la irrita.
«Bene.
Allora comincia subito. Ho bisogno di te» dice.
Ho
bisogno di te. Quella frase mi risuona nelle orecchie mentre mi
allontano praticamente senza salutare Tenten.
Ho
bisogno di te.
Detto
come se fossi un servo.
Come
se le appartenessi.
Mi
ossessione l'idea che lei abbia visto. Ai suoi occhi mi sono sempre
posto in un certo modo...non raccontartela, Neji. La verità è
che, ai suoi occhi, tu vuoi sembrare il migliore. È così.
Nessuna debolezza. Ho sempre cercato di sembrare perfetto.
Non
devo pensare.
Non
devo farlo o non mi tratterrò più. Ricordati chi sei,
mi dico, ricordati che appartieni al clan Hyuuga e, soprattutto,
ricordati di tuo padre che per questo clan è morto.
«Cosa
posso fare per voi, Hanabi-sama?» le chiedo
«Quello
per cui sei nato» mi risponde «Servire me e mia sorella»
Stringo
i pugni come se fossero la rabbia che provo.
«Non
è servire il mio destino» rispondo.
Lei
mi guarda. So bene che aspettava questo.
«Eppure
la tua vita, adesso, è nelle mie mani» dice.
Nei
giorni successivi Hanabi non mi permette di allontanarmi da casa. Per
un motivo o per l'altro mi trova sempre qualcosa da fare.
Non
capisco esattamente cosa voglia da me. È chiaro che sta
cercando di allontanarmi dalla mia squadra, ma non so per quale
motivo lo faccia.
Lei
mi odia.
Adesso
anch'io la odio.
La
rabbia antica sta tornando a galla.
Non
voglio. Non voglio provare di nuovo quella sensazione di rabbia e
abbandono, non voglio distruggere tutto quello che ho costruito in
questi anni, tornando a farmi odiare dalla gente che ho intorno.
Lo
ammetto. Forse per la prima volta in vita mia non so che fare.
Acc...un
altro momentaccio per Neji, come sono cattiva!
Non
picchiatemi, vi prego, giuro che arriveranno tempi migliori. Il
prossimo capitolo, se non cambio idea nel frattempo, lo racconterà
Hinata.
Baci
a tutti!
Celiane4ever:
eh sì...me lo chiedo anch'io, in effetti, ma va avanti da
sola...non è colpa mia. Tensione...sì, è
esattamente quello che sto cercando di creare...grazie mille!
Annasukasuperfan:
grazie!!!Che bei complimenti! Eh, temo che Hanabi si farà
odiare ancora per un po'...cerca di sopportare!!!
keli:
sisi, ti perdono...beh, Hanabi è talment...come dire...solo
accennata, che si può immaginarla un po' come si vuole. E poi
qui sono passati più di tre anni, lei è cresciuta, è
arrabbiata, odia Neji...è credibile? Speriamo. Per quel che
riguarda Kiba-Hina-Shino ho in mente delle sorprese. Bacissimi
Missy_loves_blizzard:
acc...e ora che le fai? La uccidi? In effetti un po' di voglia è
venuta pure a me. Ma poverina...cerchiamo di vedere le cose dal suo
punto di vista...si può? Mi sa di no...allora odiamola
insieme, ma continua a seguirmi, mi raccomando.
Talpina
Pensierosa: brava brava...anche perché ho in mente grandi
progetti per lei!
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Capitolo 7 *** Hinata ***
Hinata
Sono
stanca.
La
morte di mio padre mi ha portato via le energie. Ho letto tutto il
dolore dipinto sul suo volto morente, lo ho visto ostentare ancora
indifferenza nei miei confronti e ho capito che dietro a quella
maschera lui nascondeva solo l'orgoglio del non voler essere
perdonato.
Mio
padre ha voluto morire come era vissuto e io lo rispetto per questo.
Prima
di andarsene, tuttavia, mi ha accarezzato.
Una
volta sola e senza parlare.
Con
quella carezza se ne sono andate le ultime scintille di un rancore
che ho forse provato in certi momenti della mia vita.
Hanabi,
al contrario, è arrabbiata.
Mia
sorella è cambiata molto in questi ultimi anni e talvolta
questo suo cambiamento mi fa paura.
Nei
miei confronti è comprensiva, e, per me che la conosco bene,
dolcissima. Come tutti gli Hyuuga fatica ad esprimere quello che
pensa, è silenziosa, spesso scura in volto, ma vedo bene
l'amore che mi porta.
Vedo
però, allo stesso modo, il rancore che coltiva dentro, nei
confronti nel nostro clan, di nostro padre, di nostro cugino, nei
confronti, ho la sensazione talvolta, della vita stessa.
Se
lei e Neji sapessero guardarsi capirebbero di essere molto più
simili di quanto non credono.
In
questi giorno, tuttavia, Neji è strano.
Silenzioso
come sempre, ma più scuro in volto...da anni non lo vedevo
così. A mala pena mi parla, segue Hanabi nelle sue faccende,
ma la guarda...sì, la guarda come guardava me quel giorno al
torneo.
Con
quella stessa cieca disperazione di chi non trova via d'uscita.
Dalla
morte di mio padre non si è più allenato con la sua
squadra.
Quando
esco alla mattina lo vedo in cortile, e quando torno è ancora
in casa. Anche Hanabi, adesso, frequenta poco la sua squadra.
Immagino
che il cambiamento per lei sia stato scioccante e spero, con tutto il
mio cuore, che non rimanga schiacciata da una simile responsabilità.
Incontro
Neji.
Lo
saluto.
Mi
risponde con una riverenza, poi si allontana.
Lo
chiamo.
«Avete
bisogno, Hinata-sama?» mi dice. È freddo, lontanissimo.
«No»
rispondo. Chissà perché, non riesco a guardarlo in
viso. Fa per andarsene. Coraggio Hinata, mi dico.
«Aspetta,
per favore».
Si
ferma. Mi guarda.
«C'è
qualcosa che non va, vero?» gli chiedo
«Va
tutto bene» risponde
«Non
è vero» dico.
Silenzio.
«Ma
che diavolo volete da me?»
la
sua voce è quasi un sussurro, ma sento la sua rabbia, stretta
tra i denti.
Lui
mi fissa con il ghiaccio dei suoi occhi bianchi, poi mi stringe le
spalle con le mani.
«Che
diavolo volete da me?» ripete «Lasciatemi in pace».
Mi
fa male. Provo a scostarmi.
Poi,
d'improvviso, mi lascia.
«Perdonatemi»
biascica «Non volevo»
Silenzio.
Neji
non mi guarda. Adesso fissa il pavimento. So che devo dire qualcosa.
Mi
avvicino. Gli poso una mano sulla spalla.
«Non
importa, Neji. Figurati» dico sorridendo. Cerco di stemperare
la tensione. Cerco di metterlo a suo agio.
«Io
non so cosa mi sia preso» risponde
«Non
è niente» faccio io.
Non
riesco a tranquillizzarlo, me ne rendo conto. E ora che gli dico?,
penso.
«Anzi.
Non devi trattenerti se qualcosa non va. Siamo amici, no?».
Lui
solleva gli occhi, quasi stupito.
E
brava Hinata, mi dico, una volta tanto hai scelto le parole giuste.
«Anzi»
aggiungo «mi farebbe piacere se qualche volta ti sfogassi con
me»
Ma
dove l'ho presa tutta questa improvvisa parlatina? Non lo so, ma
sembra che abbia sortito l'effetto sperato.
«Grazie,
Hinata-sama» risponde
Silenzio.
«Vi
va di allenarvi un po'?»
Questa
storia si prospetta mooolto lunga. E la trama sarà la più
complessa che la mia testolina abbia partorito su questo sito.
Per
adesso ho una voglia matta di scrivere e quindi aggiorno super
veloce...apprezzate? Devo andare più lenta? Fatemi sapere...
Baci
baci!
celiane4ever:
ecco, più presto di così...E di Hinata che ne pensi?
Talpina
Pensierosa: tnx...alla prossima
altovoltaggio:
wow...è un po' come quella volta in cui un professore mi ha
detto: le do 30 e Lode, ma non so dove scriverlo...è la prima
volta che mi capita di darne uno da quando ci sono i libretti nuovi.
Grazie mille. Spero di continuare ad essere all'altezza.
Lady
Of Evil Nanto86: hola nuova letterice. Intanto, riguardo ad
Hinata: non pensavo di averla resa troppo debole, ma accolgo i
suggerimento e credo di correggere. Ci ho provato già da
questo capitolo. Dal mio punto di vista la sua forza sta proprio
nella sua positività e dolcezza. Fammi sapere che ne pensi e
se devo dare ancora un'aggiustatina, tengo molto all'IC e le visioni
esterne sono fondamentali. Secondo: evviva! Per quanto io stia
spudoratamente dalla parte di Neji stavo cercando di rendere Hanabi
giustificabile e comprensibile. Ci sono riuscita? Neji ne dovrà
patire...povero! Grazie mille per la rec.
Missy_loves_blizzard:
bene! Meno male...povero Nejiiii!Ha bisogno del tuo supporto.
Vimar:
figurati, capisco, non preoccuparti...tanto so che torni sempre,
prima o poi. Ecco qua Hinata! Vedremo, eheh!
Annasukasuperfan:
c'è un ampio fan club per la morte di Hanabi (non vi dispiace
nemmeno un po'?). Ma prometto sviluppi inaspettati e una trama super
intricata!
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Capitolo 8 *** Tenten, Neji ***
Tenten
Tenten.
Non
vedo Neji da tre giorni, dal giorno dei funerali di Hyashi. L’ultima
immagine che ho di lui è la sua schiena, il suo passo lento
dietro a quello di Hanabi, i suoi occhi glaciali che mi fissano per
un istante e mi rimproverano per essere stata lì.
Sono
preoccupata e sento la sua mancanza.
Mi
chiedo cosa stia facendo, cosa stia pensando. Odio saperlo là
con Hanabi. Odio non poter essere con lui per ricordargli che non
importa nulla se appartiene al ramo cadetto, lui è e rimarrà
il miglior jonin della foglia, lui è e rimarrà un
ragazzo speciale e nessuna Hanabi Hyuuga potrà cambiare questa
verità.
Alla
fine decido. Vado a cercarlo.
Mi
fermo un attimo davanti al grande cancello di casa Hyuuga, a quella
villa sfarzosa da cui così bene trapela l’arroganza di un
clan che si è sempre ritenuto il migliore di Konoha.
Sorrido.
E’
un sorriso divertito e amaro. Penso a quanto spesso ci si affanni
dietro a cose ridicole, come il potere e la fama, cose che si
dissolvono in un istante. I poveracci muoiono proprio come i ricchi.
Certo, i ricchi hanno funerali più solenni, tombe più
eleganti, fiori più costosi, come è stato per Hyashi
Hyuuga. Ma ciò non vale a riportarli in vita né,
tantomeno, a garantire loro un ricordo affettuoso. Con il tempo si
dimentica la ricchezza delle persone. Con il tempo, se qualcosa
rimane, è solo come abbiamo vissuto.
Sì,
sorrido.
Tra
qualche anno Hyashi Hyuuga sarà solo un fantasma evanescente,
che continuerà ad aleggiare su questa villa ricca e vuota.
Tutto il potere che ha strenuamente ricercato in vita non sarà
più nulla. Sua figlia, Hanabi Hyuuga, che forse si crede tanto
diversa ma che si sta comportando esattamente come lui, lo terrà
nelle sue mani, e un giorno, come suo padre si spegnerà,
lasciando dietro di sé…che cosa?
Allontano
questa leggera malinconia.
Busso.
Mi
viene incontro una donna, ben vestita. Sorride. Mi chiede chi sto
cercando e mi accompagna all’ingresso. Scambia qualche parola con
un’altra donna, che si allontana.
«Attendete
un attimo, per cortesia» mi dice.
Dopo
qualche minuto ritorna indietro
«Mi
dispiace signorina» dice accennando una riverenza «Neji-kun
si sta allenando con Hinata-sama e non desiderano essere disturbati».
Ascolto
quelle parole ed è come se mi avessero piantato un coltello
nel petto.
«Grazie»
rispondo sorridendo
«Gli
dirò che siete passata» risponde
«Non
occorre» concludo.
Mentre
esco mi sento svuotata, improvvisamente triste.
Cosa
mi aspettavo?, mi chiedo. Credevo di trovare Neji distrutto e
amareggiato, umiliato dal so nuovo capofamiglia? Probabilmente sì.
Probabilmente, ammetto, desideravo consolarlo.
Invece
sta bene, si sta allenando con sua cugina e non vuole essere
disturbato.
Mi
dà fastidio, lo ammetto.
Sono
venuta fino a qua e non posso disturbarlo.
Per
Neji, dopotutto, il suo clan verrà sempre prima di ogni altra
cosa. Prima della sua squadra, prima degli amici, forse persino prima
di se stesso. E, per quanto mi scocci ammetterlo, anche prima di me.
Neji.
Finisco
di allenarmi.
Sono
stanco ma mi sento meglio.
Ho
sfogato la rabbia che avevo dentro e Hinata ha saputo
tranquillizzarmi. Devo ammettere che in certe situazioni la sua
delicatezza e la sua dolcezza (le stesse che talvolta sento di non
poter sopportare) sono una vera toccasana per lo spirito.
Mi
viene da quasi da ridere.
Sono
ridotto a farmi consolare da Hinata…la stessa persona che ho così
a lungo disprezzato per la sua debolezza.
Ma
tutto sommato va bene così. Non sono più la stessa
persona di prima. In questi giorni il rancore tornato a galla hanno
rischiato di farmelo dimenticare, lei me lo ha ricordato e adesso mi
sento meglio.
Cammino
verso la mia stanza. Devo lavarmi e prepararmi per l’incontro con
Hanabi.
Una
donna mi chiama da una parte
«Ci
sono state visite per voi» mi dice «Ma come avevate
ordinato non vi ho disturbato»
«Di
chi si tratta?» chiedo distratto
«Una
vostra compagna di squadra» risponde.
Ten
è venuta a cercarmi.
Ovvio,
da come me ne sono andato l’altro giorno. Lei mi conosce. Lei sa
cosa mi passa per la testa. Si sarà preoccupata e alla fine è
venuta.
«Cosa
le avete detto?» chiedo, mentre penso di avere davvero voglia
di vederla
«Che
vi stavate allenando con la signorina Hinata e che non volevate
essere disturbati, come avete ordinato» mi risponde.
Vorrei
dire a quella donna che il mio ordine non considerava la possibilità
che potesse cercarmi lei. Quell'ordine valeva per tutti, ma non per
Tenten.
Vorrei,
ma non posso dirlo.
La
vedrò domani, penso. Domani sì.
Grazie
a tutti, come sempre. Anche in questo capitolo, niente Hanabi, ma Ten
c'è rimasta male...poverina...
Missy_loves_blizzard:
dalla parte di loro due chi? Neji/Hina? Neji/Ten? In questa storia ti
riservo sorprese, vedrai...grazie e non preoccuparti, io ti aspetto!
Princess
of Destiny: come no? Che
bello ritrovarti! Beh, l'importante è che tu mi segue
adesso...grazie mille...
vimar:
brava...sì, Hinata aiuterà Neji ma, come vedi, comincia
già a causargli qualche problema
Kagura92:
ho rallentato, ero in un punto della storia in cui avevo troppa
voglia di scrivere, eheh. Pure a me Hina non sta molto simpatica, ma
poverina, ha i suoi problemi anche lei con Neji è sempre
carina...speriamo non gli crei troppo problemi (ma ne dubito)
Talpina
Pensierosa: grazieeee! A
me, normalmente, Hina da un po' fastidio, ma vorrei cercare di
renderla al meglio, senza pregiudizi, spero anche nel vostro aiuto. I
consigli sono sempre più che bene accetti (preziosi direi),
infatti, vedi?, ho rallentato...
Keli:
nessun disastro per ora, ma come dicevo, arriveranno! Questa storia è
tutta in salita...sigh, non ti trovo mai su msn...baci
celiane4ever:
eh sì, infatti, vedi?, ho rallentato! Povero Neji...sarà
arrabbiata Ten? Ma soprattutto povera Ten (che è la mia
preferita, lo confesso...ch tristezza)
Per
NutellosaXD:
ci sei? Sigh...mi hai abbandonato?
|
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Capitolo 9 *** Hanabi ***
Hanabi
Neji
mi guarda, sfrontato, orgoglioso, pieno di sé.
«Oggi
devo vedere la mia squadra, Hanabi-sama» dice «Farò
domani quello che vi occorre».
Odio
la sua voce, fredda e indifferente di qualunque cosa parli.
Mi
torna davanti alla mente quella volta in cui mio padre mi portò
in palestra e mi disse «attaccalo». Ero una bambina.
Avevo poco più di 10 anni. Mio cugino mi stava davanti e ne
avevo paura. Per me era come una specie di divinità. Era
quello che sapevo di dover emulare, era quello a cui volevo
assomigliare, era la persona che ammiravo e stimavo di più al
mondo, dopo mio padre.
Temevo
di affrontarlo ma avevo più timore di deludere mio padre, di
dimostrarmi spaventata o incapace, come mia sorella, che lui
detestava tanto.
Lo
guardai, guardai Neji cercando una risposta nei suoi occhi di
ghiaccio, vi cercavo forse un po' di comprensione, quella che mi
aveva dimostrato tante volte durante gli allenamenti, o, più
ancora, una rassicurazione.
Cercavo
nei suoi occhi una traccia di affetto per sentirmi rassicurata.
Non
vi trovai nulla.
«Attaccalo»
ripeté mio padre.
Lo
attaccai.
Neji
mi degnò a stento di considerazione, mi trattò come un
insetto fastidioso. Ricordo il junken che colpì il mio sistema
di chakra. Ricordo il dolore alla schiena, alle gambe, alle braccia.
«Devo
fermarmi, Hyashi-sama?» chiese, con quella voce, quella stessa
identica voce mai cambiata
«No»
rispose mio padre.
Non
c'era affetto negli occhi di Neji, ma improvvisamente vi scorsi un
luccichio leggero, la lieve soddisfazione del poter fare, per una
volta, ciò che tanto desiderava.
Tentai
di rialzarmi, le gambe mi reggevano appena.
Mi
colpì ancora, e ancora, mentre io, per quanto dannatamente mi
sforzassi, non riuscivo neppure a sfiorarlo. Mi colpì fino a
quando mio padre non gli ordinò di fermarsi.
«Perdonatemi,
Hanabi-sama» mi disse allora, accennando un leggero inchino.
Sentì quelle parole distanti, quasi irreali, riecheggiarmi
nella mente. Attraverso la fessura degli occhi, velati di sangue e di
lacrime, lo guardai. Sul suo volto, nulla. Nei suoi occhi, nulla.
Neji era una maschera di indifferenza, quella che mio padre stimava
tanto.
Vidi
sgretolarsi davanti ai miei occhi l'idolo della mia infanzia. Capii
improvvisamente che per lui non faceva alcuna differenza trovarsi
davanti Hinata o me. Non ci rispettava e non lo avrebbe mai fatto. Di
più. Ci considerava deboli e per questo indegne di vivere. Non
me ne ero mai accorta prima, avevo visto Neji con il mio sguardo di
bambina, ofuscato dall'amore infantile che provavo per lui, lo aveva
visto, fino a quel momento, trattenuto dai vincoli di rispetto che
portava per il mio rango.
Non
appena mio padre glielo concesse, tuttavia, sciolse quei freni
proprio come avrebbe fatto con Hinata al torneo, poco dopo.
Quella
fu la prima volta in cui sentii di odiarlo e la prima volta in cui
giurai che un giorno mi sarei vendicata di lui.
Lo
guardo.
«No
Neji» rispondo «Lo farai oggi, come ti ho ordinato. La
tua squadra non è affar mio».
Mi
fissa, per un attimo. Gli stessi occhi e lo stesso volto, incapaci di
esprimere un sentimento.
«Non
c'è nulla di irragionevole in quello che vi ho chiesto,
Hanabi-sama, perciò oggi andrò dalla mia squadra»
risponde.
So
che non riconosce la mia autorità. Francamente non me ne
importa nulla. Io sono la prima a ritenere ridicolo il posto che
occupo. Ma il segno che lui porta sulla fronte, come una maledizione,
lo lega per sempre a me, proprio come legava suo padre al mio. È
il segno degli Hyuuga. È il culmine e l'immagine
dell'ipocrisia del mio clan, della sua follia, delle sua venerazione
per il potere e per il controllo: individui che hanno marchiato a
fuoco i propri fratelli per sottometterli a leggi folli, e, forse
ancor peggio, individui che hanno accettato di farsi marchiare, in
nome dell'onore della famiglia, in nome della tradizione e del suo
perpetuarsi. Il segno stabilisce in maniera inequivocabile chi deve
morire e chi deve vivere.
Neji
avrebbe potuto rifiutare tutto questo. Lui aveva la forza per farlo.
Lui aveva le capacità per segnare una nuova strada, ma ha
preferito chinare la testa, accettando l'assurdità di quel
destino e sfogando la sua rabbia e la sua frustrazione su chi era più
debole: su di me e soprattutto su Hinata.
Questa
sua momentanea ritorsione non mette in discussione le immutabili
leggi del clan. La apprezzerei di più, se fosse così.
Lui
mette in discussione me, ancora una volta, perché non mi
considera degna di un tale onore.
Lo
colpisco al volto, con il palmo della mano.
«Non
permetterti mai più di rispondermi così» dico
«Ricordati chi sono, Neji Hyuuga, oppure vattene da questo
clan».
Mi
guarda.
Per
un istante, un brevissimo istante, sul suo viso si dipinge la paura.
So che Neji può sopportare tutto, il dolore, la solitudine,
ogni cosa, tranne il disonore di essere cacciato, tranne l'idea di
tradire ciò per cui suo padre è morto.
Mi
basta per sentirmi soddisfatta.
«Allora
Neji» infierisco «Vuoi andartene? Non farò nulla
per trattenerti»
«No»
risponde
«Allora
dimostrami che riconosci la mia autorità, come hai
riconosciuto quella di mio padre» dico.
Avvertiamo
tutti e due il ridicolo di queste mie parole, io, forse, più
ancora di lui. Per un istante mi guardo da fuori. Quasi non mi sento
io. È come se in me convivessero due persone, quella che
rifiuta il clan, quella che ha provato sollievo di fronte alla morte
di suo padre solo perché ciò le avrebbe permesso una
vita più libera, quella che rimane solo per non abbandonare
Hinata e poi una me stessa piena di odio, così simile alle
persone che detesto, così cieca da non voler altro che
umiliare lui, segnando la fine di qualcosa che iniziò quel
giorno di oltre sei anni fa, e da avere accettato per questo, contro
ogni logica e ogni mio valore, di diventare capofamiglia.
Eppure
sono io, Hanabi Hyuuga, una sola persona.
Neji
mi guarda ancora.
Poi
si inginocchia davanti a me.
«Perdonatemi»
dice.
Un
brivido di piacere mi percorre la schiena.
So
che da questo momento in poi le cose non saranno mai più le
stesse.
So
che Neji non mi guarderà più nello stesso modo, e forse
non guarderà nello stesso modo neppure se stesso.
So
di averlo colpito nell'orgoglio, come lui fece con me così
tante volte.
Delle
contraddizioni del mio agire non mi importa più nulla.
Poi
sento una voce
«Hanabi».
Mia
sorella pronuncia il mio nome con stupore e con una nota di
rimprovero.
Guarda
Neji, ancora in ginocchio.
«Perchè?»
mi chiede.
Io
so che lei non potrà mai capire ma so anche di avere bisogno,
disperatamente bisogno di questa vendetta.
Quante
recensioni...grazie mille!!!
Da
questo capitolo si comincia a capire qualcosa di più di
Hanabi, spero di non avervela fatta odiare troppo. In fondo vivere
con Neji ai tempi del pre-Naruto deve essere stato difficile!
Altovoltaggio:
grazie, spero di essere riuscita a rendere qualcosa di quello che
passa per la testa e il cuore di Hanabi.
Celiane4ever:
eh già...e ora non è neppure riuscito a vederla. Io
sono sfegatatamente per le Neji-Ten, e farò tutto quanto in
mio potere per un finale adatto, ma si sa, a volte i pg hanno vita
propria....
Shizue
Asahi: hai ragione, ma avevo premesso che Neji avrebbe avuto una
vita difficile...comunque, come ho già detto, avrà la
sua rivincita e i suoi momenti di gioia (prima o poi)
Uki:
grazie! Evviva, che bello...il fan-club anti Hanabi è
affollatissimo...
keli:
sì, povera...vedremo di fare qualcosa per lei (a proposito,
bellissimo il disegno, io faccio schifo a disegnare...grazie, mi sono
un po' commossa per il regalino)
Missy_loves_blizzard:
nono, sono io che non capisco nulla (eheh). Se sei per le Neji-Hina
avrai delle sorprese...fammi sapere che ne pensi ed eventualmente se
hai suggerimenti (che sono sempre graditissimi, come già
dissi)
Talpina
Pensierosa: grazie...che devo dirti, sarà il mio
retroterra pesantemente femminista che mi fa preferire Sakura (solo
Shippuuden), Temari (for ever) e Tenten (grandissima!!!). Se noti
sbavature in Hinata fammelo sapere, così cerco di correggermi,
è più difficile con i pg che si apprezzano meno
rimanere IC
annasukasuperfan:
giusto, ma chi ci prova a contraddire Neji? Mi sa che è
pericoloso....
Lady
Of Evil Nanto86: oh, eccoci, fan di Hanabi...che ne pensi di
questo capitolo? Ho cercato di spiegare un po' di cose, di far
emergere i suoi sentimenti, la sua rabbia, le sue motivazioni...e
Neji così umiliato...beh, mi dispiace un po' a onor del vero
Princess
of Destiny: boh, poverina, non credo sia cattiva davvero...con
Hina è così dolce (nella mia storia, si intende), credo
solo che abbia passato momenti difficili, povera bimba. Purchè
non si metta tra Neji e Ten...
Baci
a tutti e grazie di nuovo!!!!
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Capitolo 10 *** Hinata, Shino ***
Hinata
Sto
cercando mia sorella.
Quando
entro nella sua stanza, nella stanza che fino a pochi giorni fa
apparteneva a mio padre, li vedo così.
Lei,
in piedi, il volto teso, quasi sorridente ma deformato in una lieve
smorfia di rancore.
Lui,
in ginocchio, il volto rivolto a terra, supplicante.
Non
riesco a dire nulla, solo, come mio solito, balbetto il nome di mia
sorella.
Lei
mi guarda e rimane in silenzio.
«Perchè?»
le chiedo. Vorrei che mi desse una spiegazione. Vorrei capire, anche
se una parte ha paura di sapere la verità.
«Esci»
dice lei rivolta a Neji «Finiremo dopo».
Lui
si alza.
Mi
passa accanto.
«Buon
giorno Hanabi-sama» dice, come se nulla fosse accaduto. I suoi
occhi, freddi come sempre, mi sembrano però più vuoti
del solito.
«Non
dovevi intrometterti» dice Hanabi quando restiamo sole. Il tono
della sua voce è dolce, non mi sta rimproverando. È
come se mi stesse dicendo “non voglio che tu veda”.
«Che
cosa è successo?» le chiedo.
Lei
tace un istante.
«Lo
odio» dice poi «e gliele farò pagare tutte».
«Lo
odi? Cosa ti ha fatto?», cerco una spiegazione, voglio capire.
Scrolla
le spalle.
«Cosa
ci ha fatto, vuoi dire» risponde «Da quando ho
dieci anni non aspetto altro che questo momento, non aspetto altro
che umiliarlo come ha fatto con noi».
Rimango
immobile, gelata da quelle parole.
Non
avevo mai sentito Hanabi parlare così.
Mi
chiedo da dove nasca quella rabbia e come abbia potuto coltivare quel
rancore in silenzio, per tutto questo tempo senza che io me ne sia
accorta. Sono passati anni da quando ci siamo riavvicinate.
Da
allora Hanabi ascolta i miei problemi, le mie preoccupazioni, le mie
ansie. Io, dal canto mio, ho sempre pensato che li non provasse qusto
genere di cose. Credevo che Hanabi fosse forte, credevo, ora me ne
rendo conto, che fosse superiore al dolore che avevamo intorno. Mi
sembrava coraggiosa e sicura.
Improvvisamente
capisco di avere sbagliato.
Improvvisamente
mi accorgo che mia sorella è un ssere umano, delicato, fragile
come tutti gli esseri umani.
Io
ho dovuto sopportare l'indifferenza di nostro padre. Lei ha portato
sulle sue spalle, più giovani delle mie, l'angoscia delle sue
aspettative, dei suoi stantard, di ciò che lui voleva che
fosse.
Ma
Neji...cosa c'entra lui?
«Lui
ha sofferto come noi» le dico
«Neji
non sa cosa sia la sofferenza» mi risponde rabbiosa
«Non
è vero. Io lo so. Io lo conosco» cerco di convincerla
«Tu
non sai nulla. Tu lo vedi deformato dalla tua gentilezza, dal tuo
candore, proprio come vedi me. Ma nemmeno io sono quella che tu
pensi. A me non importa nulla di questo clan».
La
ascolto, senza sapere cosa dire.
«Mi
importa di te» prosegue «Ma gli altri mi sono
indifferenti, completamente. Neji invece lo odio, e gliela farò
pagare»
«Hanabi...»
balbetto «Non è giusto»
«Nella
nostra vita ci sono state ben poche cose giuste, e ti dirò che
nemmeno della giustizia mi importa».
Vorrei
dirle qualcosa.
Vorrei
convincerla a cambiare idea.
«Io
non voglio» le dico.
Lei
rimane un attimo in silenzio.
«Mi
dispiace Hinata. Non cambierò idea su questo»
Shino
Quella
sera, quando apro la porta, mi trovo davanti Hinata.
La
cosa mi sorprende decisamente.
La
guardo.
«Ciao»
dice sorridendo, sembra un po' imbarazzata
«Posso
parlarti?».
Usciamo.
Come
quella volta nel bosco, quando mi chiese di allenarla, Hinata cammina
con le mani dietro la schiena, oscillando leggermente e guardandosi
intorno.
Come
quella volta nel bosco non posso fare a meno di pensare che è
davvero bella.
«Non
so cosa devo fare, Shino» mi dice all'improvviso, poi scoppia a
piangere.
Odio
questo genere di situazioni, perché sono io a non sapere cosa
fare.
Mi
chiedo cosa farebbe Kiba.
Beh,
lui la abbraccerebbe e cercherebbe di farla ridere dicendo qualcosa
di stupido. Questa soluzione è decisamente fuori dalla mia
portata, ma forse posso trovare un compromesso.
Le
metto una mano sulla spalla e le dico
«Stai
tranquilla».
Nel
momento in cui le mie parole risuonano nell'aria vorrei cancellarle.
Mi sento ridicolo in quella situazione, lei piange come una bambina,
io la guardo impassibile e composto come sempre.
Hinata,
però, mi prende la mano con la sua e se la porta al volto,
strusciandoci contro e bagnandola con le lacrime. Improvvisamente mi
sento meno stupido e meno a disagio. Non so perché ma quel suo
piccolo gesto spontaneo ha cambiato improvvisamente la mia percezione
della realtà.
A
questo punto, se io fossi una persona socialmente normale la
abbraccerei davvero. Se la fossi. Ma questo è il mio massimo.
Oltre non so spingermi.
Quando
smette di piangere mi racconta quello che è successo.
«Hanabi
odia Neji e dice che gliela farà pagare per come ci ha
trattato» dice
«La
cosa ti preoccupa così tanto?» le chiedo. Mi sento
irritato nel vederla piangere per lui.
«Neji
non è cattivo, non lo è mai stato. Ha soltanto
sofferto, come e forse più di noi. Riesci a immaginare cosa
voglia dire portare nel cuore quel dolore, sapere che tuo padre è
morto per rispettare una legge, vivere in un posto che ti ricorda
continuamente che potrebbe succedere anche a te? Neji è
cresciuto lacerato. Ci ha amato e ci ha odiato, proprio come ha fatto
con se stesso».
La
sua analisi così lucida mi sorprende. Non che io non la
ritenga all'altezza, so benissimo che Hinata è una ragazza
intelligente e capace, ma tuttavia ne rimango colpito.
Cerco
di stare tranquillo, di allontanare da me quel risentimento
ingiustificato.
«Le
hai detto queste cose?» chiedo
«Sì.
Ma lei pensa che io sia troppo buona, che lo abbia perdonato e che
questo non sia giusto» la sua voce è un sussurro «In
passato Neji non è stato buono con me, lo so benissimo. Non
sono così cieca da non essermene accorta. Ma adesso è
diverso. Io l'ho perdonato, Shino, certo che l'ho perdonato. Ma l'ho
anche capito. So che ha avuto le sue motivazioni e non mi importa più
di quello che ha fatto. Io voglio che abbia la sua possibilità
per essere felice» dice.
Così
mi esce una domanda, viene spontanea, senza che ci abbia riflettuto
sopra, e questo per me è davvero strano.
«Ma
tu Hinata hai avuto quella possibilità?»
Lei
rimane un attimo in silenzio. Poi sorride.
«Sì.
Me l'avete data tu, Kiba e Kurenai-sensei. Sono sempre stata felice
insieme a voi»
La
riaccompagno verso casa.
Non
le ho dato consigli intelligenti, mi sono limitato a dirle che Hanabi
le vuole bene e che alla fine capirà, ma lei sembra molto più
tranquilla, adesso.
Mi
prende a braccetto mentre camminiamo.
Chissà
perché con me e Kiba riesce ad essere così serena e
spontanea, mentre con Neji è rigida e silenziosa e con Naruto
imbarazzata e timidissima. Dev'essere perché ci considera suoi
amici, penso.
Improvvisamente
sento un nodo allo stomaco, qualcosa di nuovo, di insolito.
È
la prima volta che mi succede.
La
guardo sotto agli occhiali scuri.
Lei
mi saluta, mi bacia sulla guancia, mi ringrazia. Poi si volta ed
entra in casa.
Mentre
io, stranamente, provo il desiderio che rimanga ancora con me.
Ciao
a tutti. Scusate il ritardo, è stata una settimana di
fuoco...12 recensioni, wow, non mi era mai capitato. Grazie di cuore.
Perdonatemi
se non vi ringrazio una ad una, sono un po' di fretta e voi siete
(meravigliosamente) tanti, ma nel prossimo (in cui spero siate così
numerosi) mi farò perdonare.
Vi
adoro.
Vedo
che, complessivamente, continuate ad odiare Hanabi, con pochissime
eccezioni (Lady Of Evil
Nanto86 e
Uki-un
po' incerta, a proposito, hai ricevuto la mia mail, Kohai?). Alcune
di voi si sono proprio arrabbiate, sono contenta, vuol dire che sono
riuscita a coinvolgervi almeno un po'. Ditemi qualcosa di Shino, poi
se desiderate vedere qualche pg in particolare...magari riesco a
farlo comparire.
Baci,
vi adoro.
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Capitolo 11 *** Gai, Tenten ***
Gai
I
rami alti del clan Hyuuga non hanno mai riscosso le mie simpatie ma,
nello stesso tempo, non ho voluto incolpare soltanto loro della
sofferenza che Neji ha coltivato nel cuore per tutti questi anni, o
di averlo reso incapace di creare stabili rapporti sociali. Le colpe
di Neji sono le colpe di Neji ed è giusto attribuirgli le
responsabilità che ha.
Il
suo comportamento nei confronti di Lee è stato spesso cattivo.
Si è arroccato nella fondata certezza della propria genialità
e non ha lasciato spazio all'impegno di Lee, ridendo della stima che
lui provava nei suoi confronti.
Anche
con Tenten ha spesso sbagliato. Ho visto talvolta gli occhi di lei
riempirsi di dolore di fronte alla sua indifferenza che in certi casi
è diventata meschinità esplicita.
Non
sono cieco mi non mi sono mai intromesso nelle loro faccende.
Perché?
Perché,
semplicemente, ho aspettato.
Ho
aspettato per vedere se, crescendo, Neji si sarebbe rivelato davvero
la persona sgradevole e crudele che talvolta aveva dimostrato di
essere. Ho aspettato per vedere se, crescendo, Neji avrebbe saputo
dimostrare di essere davvero così forte come credeva, vincendo
l'ipocrisia e l'ottusità che il suo clan gli aveva inculcato
nella testa.
Ho
scommesso su di lui.
Alla
fine ho vinto.
Neji
è diventato una persona migliore.
Adesso,
lo guardo mentre mi parla e leggo nei suoi occhi il dolore che non ha
mai voluto mostrare, gli leggo negli occhi una rassegnazione che non
vi ho mai visto, non più quella di chi si vede destinato ad un
destino di umiliazioni, a dispetto della propria superiorità,
ma quella di chi si scopre improvvisamente ad aver combattuto una
battaglia inutile. La stessa che scoprii nel volto di Lee dopo la
sconfitta contro Gaara e, come allora, ne rimango turbato.
«Mi
dispiace, Gai-sensei» mi dice «Ma non c'è niente
che io possa fare adesso»
«E'
assurdo Neji, lo sai vero?» insisto, non so cosa spero di fare,
parlandogli così, so benissimo che non abbandonerà il
suo clan e che non si ribellerà all'ordine di Hanabi di
lasciare il team, ma non voglio che pensi che accetterò con
distacco questa sua scelta. Se conosco un po' Neji potrebbe essere
l'ultima volta in cui avrò occasione di parlargli davvero.
«Il
mio clan viene prima di tutto» risponde. Sospira, un sospiro
lieve, appena percettibile.
«Hyashi
Hyuuga non mi ha mai sopportato» dico, Neji mi guarda, stupito.
«Non
ha mai visto di buon occhi che il genio della famiglia fosse
costretto ad allenarsi con studenti qualsiasi, ma d'altro canto non
si è mai intromesso apertamente. La decisione di Hanabi è
folle» proseguo.
«Hanabi-sama
è il mio capoclan, adesso» dice, abbassando il volto.
Gli
metto una mano sulla spalla.
«Ditelo
voi agli altri» conclude, poi si volta e si allontana.
Ancora
una volta mi sento sciocco e inutile.
Tenten
Quando
Gai-sensei ci riferisce che Neji abbandonerà il team, per
dedicarsi esclusivamente al clan, la prima cosa che provo è
una rabbia feroce.
Mi
sento tradita, abbandonata.
Il
maestro ci dice, tra le righe, che non si tratta di una sua
decisione, ma di qualcosa che, in una certa misura, è stato
spinto a fare.
«Insomma,
lo hanno costretto» conclude Lee
Gai-sensei
mi guarda, come se sapesse cosa sto pensando.
«Lo
hanno messo di fronte ad una scelta obbligata» dice. È
sincero. Forse non vorrebbe esserlo, ma credo che non se la sente di
mentire, non davanti a me, probabilmente.
«Non
è giusto!» esclama Lee.
Mi
fa quasi sorridere.
«No.
Non lo è» risponde lui.
Mentre
torno verso casa mi chiedo se non dovrei rispettare la sua decisione.
Forse
non è giusto, come ha detto Lee, ma Neji ha comunque fatto una
scelta.
Ecco
perché mi sento tradita, penso. Perché non ha scelto
me. Tutto qua. E da qui deriva anche la mia indecisione di questo
momento. Andare da lui, non andarci...non raccontartela, Ten, mi
dico. Se sto esitando è solo perché sono ferita.
Non
è vero. Esito perché so di non potergli fare cambiare
idea.
Nessuno
fa cambiare idea a Neji Hyuuga.
Sarebbe
inutile, mi dico.
Ma
come posso accettare l'idea che lui se ne vada, come posso allenarmi
con un nuovo compagno di squadra, con qualcuno che non sia lui?
Improvvisamente
capisco cosa deve aver provato Sakura, quando Sasuke Uchiha se n'è
andato ed è arrivato un ninja nuovo a sostituirlo.
Dopotutto
però, in questo momento, dopo una settimana di lontananza, mi
basterebbe solo vederlo, penso.
Ecco
perché quando mi avvicino a casa e lo trovo lì, seduto
sul muretto del mio giardino rimango davvero, sinceramente stupita.
Non
capita spesso che Neji riesca a sorprendermi, dal momento che posso
dire con cognizione di causa di conoscerlo forse meglio di chiunque
altro.
«Ciao»
dico. Non è originale, lo ammetto, ma sono sul serio senza
parole.
«Ciao»
risponde serissimo come sempre. Questo suo atteggiamento mi
tranquillizza un po'. Dopotutto, lo ammetto, non mi piace che Neji
esca dai suoi schemi abituali, mi fa un po' paura per essere più
precisa.
Scende
dal muretto e mi viene incontro.
«Te
lo ha detto, vero?» mi chiede. Annuisco, cercando di sorridere.
Non so perché ma odio fargli capire che sono arrabbiata o
delusa. Forse ho paura che possa sentirsi solo, che possa pensare che
io non sono dalla sua parte, e così, come quasi sempre,
preferisco far finta di niente e risolvere la questione tra me e me.
«Non
potevo fare diversamente» dice
«Lo
so» rispondo. Sto mentendo, ma non importa.
«Non
ho intenzione di sparire» aggiunge. Sta parlando tanto. Persino
troppo.
«Lo
spero bene» rido.
Segue
un momento di silenzio. Mi sento triste, vuota.
«Ma
dovrete comunque trovare un nuovo membro della squadra»
aggiunge.
Così
però non ce la faccio.
Chiudo
gli occhi.
Non
piangere, mi dico. Accidenti, non adesso.
Mi
volto.
So
di dover dire qualcosa.
«Per
me il team Gai rimarremo sempre noi» rispondo senza guardarlo.
Si avvicina.
«Aspetta
un attimo» dico
«Ten?»
mi chiama.
Mi
mette una mano sulla spalla e mi costringe a girarmi.
Mi
guarda, lo sbigottimento che gli si dipinge sul volto mi fa quasi
sorridere, come se non si aspettasse in nessun caso una reazione del
genere, da parte mia, come se, ancora una volta, non avesse capito.
Mi
mette una mano dietro alla testa, la stringe tra i miei capelli. A
questo punto la frittata è fatta.
«Non
voglio che tu te ne vada» sussurro
«Ma
non vado via da te» risponde «Non andò mai via da
te, questo te lo giuro».
Dopo
avermi detto quelle parole Neji non mi ha baciato, come forse vi
aspetterete. Mi ha semplicemente accarezzato i capelli e mi ha
abbracciato.
E
comunque, non so se riuscite a capirlo, ma in quel momento non era
affatto necessario. Semplicemente, era perfetto così e non
c'era bisogno di altro.
Non
mi sono mai sentita così felice.
15
recensioni??? Cribbio, non ci credo. Grazie, grazie, grazie...che
meraviglia.
Che
dire? Vi adoro.
Spero
abbiate apprezzato il momento di felicità di Neji (non so se
potrà durare...), vi è sembrato troppo IC? Io mi sono
impegnata, ma è difficile descriverlo in un momento, come
dire, sentimentale. Fatemi sapere comunque.
Come
promesso ecco i ringraziamenti diretti.
Altovoltaggio:
credo che nemmeno Shino sappia esattamente cosa prova, infatti parla
di qualcosa si strano che lo prende allo stomaco...beh, ma è
umano anche lui, o no? Per Hanabi: povera. Confesserò che a me
fa anche un po' tristezza, ma forse sono io che mi affeziono ai pg.
Ma spero anche io di farla diventare farfalla.
Vimar:
vero, sono d'accordo con te. Questi sentimenti contrastanti sono
proprio ciò che speravo di suscitare nei lettori.
Missy_loves_blizzard
e Celiane4ever: vi metto insieme dato che mi avete scritto più
o meno le stesso cose.Ah, Neji-Hina? Beh, vi dirò, per quanto
io sia una fan delle Neji-Ten (si è capito?) e nonostante
questo capitolo, vi aspettano delle sorprese...giuro! Però vi
dico anche: suvvia, diamo una possibilità al povero
Shino...daaai, se la merita!
Pikkola
Rin: ecco un aggiornamento veloce, contenta? Già che tu mi
fai un po' paura (ricordo benissimo le rec nell'altra storia), cerca
di essere buona. Hanabi, povera? Non ti fa nemmeno un po' pena?
NutellosaXD:
sofferenze alleviate, che dici? Grazie grazie grazie mille...tu sei
una vera FAN!!!EVVIVA!!! Spero che ti sia piaciuto questo
capitoletto!!!
Uki:
oh cara...ma vuoi mandarmi via mail capitolo per convertirlo in html?
Guarda che aspetto il seguito con ansia...
trixie:
ecco un po' di Neji-ten, che ne pensi? Si, Hinata è dolce, e
pure Shino...meno male ch almeno tu lo apprezzi, povero!
Keli:ahah,
certo...ho recensito pure la fantastica shottina. Evviva, mi
dicono tutti di evitare la Shino-Hina, ti sembra così male?
Baci, tvtrb
Talpina
Pensierosa: w! Me la appoggi un po' di Hina-Shino (non che ci sia
niente di definitivo eh)?
Kagura92
e Princess of
Destiny: sono contenta che vi sia piaciuto Shino, non è
affatto facile descrivere un pg così. Per quanto riguarda
Ten...evviva, si è svegliata.
Annasukasuperfan:
Dicevo, forse nemmeno Shino lo sa di preciso, è confuso,
povero...non sa cosa prova e certamente non sa esprimerlo.
Per
ultima lascio Lady Of Evil Nanto86, che, oltre ad essere
l'unica fan di Hanabi in questa storia ha anche il merito di avermi
ispirato la prima parte del capitolo con la sua precisa richiesta.
Che ne pensi? Ti è piaciuto? Grazie mille!!!!
Ah,
ho cominciato a scrivere una nuova storia, una AU Neji-Ten
naturalmente. Posterò presto!!!
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Capitolo 12 *** Rock Lee ***
Lee
La
notizia che Neji non si sarebbe più allenato con noi, o, per
dirla tutta, che avrebbe abbandonato la nostra squadra, non è
stata facile da accettare.
Ripenso
a tutto quello che abbiamo fatto insieme, ripenso alle mille sfide
che gli ho lanciato, alla sua indifferenza lentamente diventata
qualcosa di diverso, e non riesco a mandarlo giù. Dopo tanti
anni in cui mi sono sentito considerato da lui solo un fastidio,
arriva la separazione adesso che possiamo dire di...non
so...comprenderci forse?
Perché
è vero, Neji Hyuuga non mi ha mai capito, e forse non mi ha
neppure rispettato, ma posso dire, io, di non aver fatto altrettanto?
Perché,
è vero, lo ho sempre stimato come ninja, ma quanto lo
consideravo a livello personale? Lo guardavo, e tutto ciò che
vedevo in lui era qualcuno da battere. Quello che gli passava per la
testa non mi riguardava affatto e di certo non posso dire di aver
cercato la sua amicizia.
Dunque
sì, credo di poter dire che avessimo iniziato a comprenderci.
Abbiamo iniziato, almeno, quel faticoso viaggio che cerca di superare
l'apparenza delle persone per rendersi conto della complessità
che vi si trova dentro. Così Rock Lee non è solo quella
esasperata allegria che nasconde spesso una valanga di dubbi e di
paure, e Neji Hyuuga non è di certo solo quella gelida
sicurezza che nasconde, credo, la stessa valanga di dubbi e paure.
No.
Non è per nulla facile accettare che lui se ne vada per colpa,
così mi è parso di capire, del suo clan, e dunque
probabilmente, del suo nuovo capo Hanabi Hyuuga (mi chiedo come possa
essere la sorella di una creatura così dolce come Hinata). E
se non è facile per me mi domando quanto possa essere
difficile per Ten.
Eppure,
nei giorni seguenti, Ten non mi sembra triste.
Ride,
scherza e si allena come sempre. Rimane al campo fino a molto tardi e
sia io che Gai-sensei rimaniamo con lei. Non parla di quello che
pensa, ma non è affatto una novità.
Anche
lei nasconde dubbi e incertezze dietro al suo sorriso sereno e
solare.
Una
settimana dopo Gai-sensei ci parla. È serio, un po' troppo
serio direi. Significa che ci sta per dire qualcosa che non ci
piacerà affatto.
«Stamattina
sono stato convocato dall'Hokage» dice. Tace un istante. «Per
conoscere il vostro nuovo compagno di squadra» prosegue.
È
naturale, penso, una squadra deve esser composta di quattro membri.
Allora perché mi sento così triste?
«Veramente
ho chiesto io all'Hokage di conoscerlo prima che lo presentasse a
voi. Anche se adesso siete tutti e due chunin e quindi non avete più
bisogno di me, continuo comunque a sentirmi il vostro maestro».
Ecco,
lo sapevo. Mi viene da piangere.
«Beh,
sembra un tipo in gamba. È jonin e ha fatto esperienza
nell'AMBU, ma ora vuole entrare in una squadra regolare».
Gai-sensei
parla in fretta, come se volesse buttare fuori d'un fiato tutto
quello che ci deve dire.
Poi
sorride e alza il pollice.
«Saremo
sempre la quadra migliore»
Sfodera
il suo migliore sorriso.
Faccio
altrettanto, gli rispondo sollevando il pollice a mia volta.
La
nostra allegria, tuttavia, è palesemente falsa. C'è
qualcosa di stonato. Manca Neji a rimproverarci, ecco cosa. Manca il
suo volto perplesso che cerca conferma in quello di Tenten.
Così
mi volto e la guardo.
È
seria, impassibile.
Anche
Gai-sensei la guarda e se ne accorge.
«Va
tutto bene?» le chiede posandole una mano sulla spalla. Lei
annuisce.
«Ascolta
Ten» le dice dolcemente «anche se non è facile la
squadra deve andare avanti, e per farlo bisogna essere in quattro»
«Lo
so» risponde lei
«Questo
non vuol dire affatto che lo perderemo, ma non possiamo neanche
fermarci qui, lo capisci?». Ten annuisce.
«E'
triste anche per me, ma dobbiamo accettare la scelta di Neji».
Allora
lei alza gli occhi
«Neji
non ha fatto nessuna scelta» sussurra.
Gai-sensei
tace un istante, poi sospira.
«Invece
sì ragazza mia, per quanto non ci piaccia lui ha scelto una
strada, e questa strada è diversa dalla nostra». Mi
chiedo se sia giusto insistere così, ma mi rispondo che lui sa
cosa fare e che non parla mai a caso (anche se in molti non sarebbero
d'accordo io so che è così).
«Voi
non capite» dice lei. Non è arrabbiata. La sua voce è
dolce, come sempre.
«Forse
sembra che abbia scelto, ma non è così. È tutta
la vita che gli viene imposto qualcosa, è cresciuto pensando
che solo quello sia importante»
«Certo»
le risponde il maestro «quello che dici è vero. Ma
adesso Neji non è più un bambino, è abbastanza
grande e abbastanza intelligente per decidere cosa sia l'onore»
«Suo
padre è morto per quell'onore» ribatte
«E
ha condannato suo figlio all'infelicità. Ha fatto una scelta,
una scelta onorevole e rispettabile. Una scelta coraggiosa, forse
ammirevole. Ma ha deciso. Avrebbe potuto prendere una decisione
diversa. Neji vuole seguire la strada che suo padre gli ha mostrato.
Vuole farlo, Ten, per quanto sia doloroso nessuno glielo impone».
Il mastro parla con un'autorità che raramente gli ho visto.
«Se
lasciasse il clan sarebbe considerato un traditore» biascica
lei. Sta piangendo. Mi avvicino e le prendo la mano.
«E'
vero. Non dico che sarebbe facile, ma è giusto accettare
usanze barbare in nome di un codice d'onore stabilito da altri?».
Tenten
cerca di soffocare i singhiozzi e di trattenere le lacrime.
«Maestro...»
dico. Lui la guarda. Leggo sul volto la sua tristezza.
«Mi
dispiace» le dice sorridendo. «Ho esagerato, è
solo che non sopporto di vederti così e vorrei che tu non
dovessi più soffrire».
Si
avvicina. La abbraccia. Le accarezza la testa. Lei si lascia andare
tra le sue braccia e singhiozza, come una bambina. Sembra un angelo,
penso.
Anch'io
lo vorrei, vorrei davvero che quest'angelo non dovesse più
soffrire.
Eccomi.
Scusate il ritardo e scusate se non ho il tempo di ringraziare uno
per uno i miei adorati recensori.
Questo
capitolo era fondamentale, oltre che per tribuire il giusto omaggio
ad un grande personaggio anche per porvi un quesito.
Per
il nuovo membro del team Gai vorrei usare un personaggio esistente
preso da un altro fumetto o cartone, aspetto le vostre proposte,
pensate a qualcuno che sia trasportabile nel mondo di Naruto e fatemi
sapere. Attendo a scrivere dato che probabilmente dovrà comparire nel prossimo capitolo!!! Bacissimi e grazie a tutti, a chi legge e a chi recensisce.
Keli: ciao cara! Perdona il ritardo, nei prossimi giorni ti invierò il nuovo capitolo!
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Capitolo 13 *** Hanabi, Neji ***
Hanabi
Chiamo
Neji nel mio studio.
«Hai
parlato con Gai-sensei?» gli chiedo
«Sì,
Hanabi-sama» risponde
«Vuole
vedermi?»
«No.
Accetta la mia decisione» dice.
Questo
mi tranquillizza. Gai Maito mi piace. È intelligente, in gamba
e, soprattutto, fa le cose per passione e non per dovere. Mio padre
lo sopportava poco, per gli stessi motivi. Sosteneva che la sua
scelta di non utilizzare le arti magiche fosse 'incomprensibile e
ridicola'. Sarà questo che me lo ha reso simpatico, non lo so.
Quello che so è che non capirebbe. Per quel poco che ho avuto
modo di conoscerlo so che lui è uno buono, uno che cerca di
vivere al meglio e di far vivere al meglio quelli che ha intorno.
No.
Non è per ripicca nei confronti di mio padre che mi piace. È
per questo. E per lo stesso motivo so che non può capirmi, so
che, se parlassimo, i suoi occhi mi rimprovererebbero.
Non
voglio.
Già
devo sopportare quelli di Hinata.
Già
devo continuamente spiegare a me stessa le mie ragioni.
Molto
meglio così.
«Perfetto»
rispondo «così avrai più tempo da dedicare alle
cose importanti»
Abbassa
la testa accennando un inchino.
«C'è
ancora qualcosa?» chiedo astiosa vedendolo esitare.
«La
festa di domenica sera. Gli inviti» risponde laconico.
Ah
già. La festa di mezza estate. Su questo gli anziani non
transigono, è una tradizione del clan Hyuuga e quindi va
fatta. Un'altra delle ridicole sciocchezze del mio clan.
Quasi
quasi la faccio saltare. Sarebbe divertente.
Ripenso
a quelle di quando ero bambina e ancora le trovavo interessanti,
quando mio padre era vivo ed entrava vestito elegantemente, e mi
sembrava che somigliasse ad un dio.
Poi
ripenso a quelle degli ultimi anni a cui ero costretta ad andare.
Ripenso
a quando mio padre, davanti a tutti, aveva messo le mani sulle spalle
di Neji e aveva detto 'ecco il figlio di mio fratello, l'orgoglio di
questo clan. Darei tutto ciò che ho per averti come figlio
mio'.
Improvvisamente
sento una rabbia feroce avvamparmi dentro.
Lo
guardo.
La
festa di mezza estate si farà, anche quest'anno.
«Ti
farò avere una lista» dico.
Mentre
se ne va capisco che non mi basterà mai. Per quanto io possa
umiliarlo non sarà mai abbastanza per guarire quelle ferite.
Cosa voglio allora? Non lo so. So solo che non posso fermarmi.
Ho
qualcosa che mi divora dentro, qualcosa che mi fa paura ma che mi
costringe, inesorabilmente, ad andare avanti.
Neji
Quando
prendo tra le mani la lista degli inviti e leggo i nomi di tutti
quelli che sono stati miei compagni all'accademia non so esattamente
come sentirmi.
Compilo
quei pezzi di carta, uno per uno, lentamente, come se stessi
compiendo un rito. In effetti qualcosa sto celebrando davvero.
Ad
ogni nome che scrivo qualcosa mi muore dentro.
Celebro
la morte del mio orgoglio e dunque, a voler ben vedere, la morte di
Neji Hyuuga.
Lo
faccio con metodo, con precisione. Preparo la strada alla mia
definitiva umiliazione.
Scrivo
per primi i nomi di quelli che hanno partecipato alla missione per
riportare indietro Sasuke Uchiha. La missione è stata un
fallimento eppure la ricordo come il mio più grande successo.
Se la morte del mio orgoglio da qualche parte deve cominciare,
dunque, è ovvio che cominci da qui.
Shikamaru
Nara. Il primo a diventare chunin. Ci ha guidato e lo ho ammirato per
la sua intelligenza e per la sua prontezza. Da allora molte volte ho
avuto occasione per meravigliarmi davanti a lui.
Choji
Akimichi. Il primo di noi ad accettare uno scontro impari e ad
uscirne vincitore, nonostante quello che tutti avrebbero potuto
immaginare.
Kiba
Inuzuka. Detestavo la sua vitalità e la sua allegria
eccessiva, nel corso di quella missione ho imparato ad apprezzare la
sua forza, la sua determinazione, il suo coraggio.
Naruto
Uzumaki. Mi ha insegnato ad accettare la sconfitta e, a volerla dire
tutta, ad accettare me stesso. Mi ha permesso di ricominciare.
Queste
persone hanno la mia stima e il mio rispetto e io credo di avere il
loro.
Saranno
i benvenuti alla morte di entrambi.
Poi,
via via, gli altri nomi. Tra di essi qualcuno mi colpisce.
Persone
che, direttamente o indirettamente, sono capitate nella mia vita.
Shino
Aburame.
Ino
Yamanaka.
Sakura
Haruno.
Altri.
Nomi.
Niente più di questo. Eppure così dolorosi, taglienti
come coltelli.
Infine.
Per
ultimi.
Loro.
Rock
Lee.
Tenten.
Le
ultime due persone che vorrei mi vedessero così eppure le sole
due persone che vorrei accanto in questo momento della mia vita.
Scrivo
quei nomi.
Quasi
sorrido.
Per
la prima volta in vita mia mi preoccupo di quello che penseranno. Mi
accorgo di aver sempre dato per scontato il loro rispetto. Ero più
forte di loro e dunque lo meritavo. Adesso è diverso. Adesso
ho paura del loro giudizio e non posso sopportarlo.
Meglio
lasciar perdere, penso per un attimo.
Meglio
allontanarli, definitivamente.
Cosa
diavolo mi è venuto in mente per spingermi ad andare da Ten?
Cosa mi è venuto in mente per farle quella stupida promessa?
Poi
mi cade l'occhio su qualcosa.
Un
particolare.
Hanabi
ha compilato la lista elencando i nomi delle quadre.
E
leggo.
Team
Gai.
Rock
Lee.
Tenten.
Shu
Majere.
Capisco.
Shu
Majere.
Shu
Majere.
Shu
Majere.
E
così.
È
lui.
Quello
che ha preso il mio posto.
Improvvisamente
sento una rabbia feroce avvamparmi dentro.
Sono
furioso con me stesso, per quello che ho appena pensato. C'è
un motivo preciso se ho fatto quella promessa: ci credo. Fino in
fondo.
Nessuno
Shu Majere mi porterà via la mia squadra e quel poco di buono
che ho costruito in anni di battaglia con me stesso.
Chiunque
lui sia.
Shu
Majere.
Non
ha nessuna importanza.
Io
sono Neji Hyuuga.
Beh,
intanto grazie a tutti, come sempre.
In
effetti solo pochini mi hanno fatto una proposta di pg, ma grazie a
tutti per i suggerimenti.
Per
adesso sapete solo il nome: Shu Majere, e vado a spiegarmi.
Shu,
è il pg di Hokuto no Ken che mi ha suggerito Lady Of Evil
Nanto86. Lo conosco solo superficialmente, ma vedrò di capire
qualcosa di più delle sue mosse.
Majere
è l'omaggio a uno dei più grandi maghi del fantasy
moderno: Raistlin Majere.
Di
Raistlin avrà l'aspetto, che mi sembra più adatto di
quello di Shu alla grafica di Naruto
(http://i8.photobucket.com/albums/a14/Slave2Master/raist.jpg
questa è la mia immagine preferita).
Infine,
il resto e tutto quello che riguarda Shu Majere lo scoprirete nei
prox capitoli...
Un
bacio.
Sono
un po' di fretta, spero prossimamente di poter ringraziare uno per
uno i miei adorati recensori: vi adoro!
|
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Capitolo 14 *** Hinata ***
Hinata
Questa
è la prima festa di Mezza Estate che celebro senza mio padre.
Può
sembrare strano, ma mi sento triste.
Può
sembrare strano perché in queste occiasioni, più ancora
che nella quotidianità, lui non mi ha mai riservato nessuna
attenzione.
Può
sembrare strano perché in queste occiasioni, più ancora
che nella quotidianità, lui mi ha deliberatamente ignorato,
come se non fossi stata sua figlia, forse come se non fossi esistita.
Ma
era lì, e la sua presenza, in qualche modo, mi rassicurava.
Per
Hanabi, invece, è diverso.
Ricordo
benissimo quando papà disse, davanti a tutti, che Neji era
l'orgoglio del clan e che avrebbe voluto avere un figlio così.
Allora
non capii quanto mia sorella, impassibile e impenetrabile come
sempre, soffrisse di quelle parole che per me erano solo un soffio di
vento, una litania ripetuta troppe volte per avere un senso. Allora
non capii. Adesso so, e ho paura di ciò che accadrà.
Scendo
le scale.
Il
giardino è meraviglioso, tutto è perfetto. Hanabi è
splendida, avvolta in un kimono rosa pesca e con i capelli raccolti
sulla nuca. Non l'ho mai vista così.
«Sei
bellissima» le dico
«Ma
dai» risponde quasi imbarazzata «anche tu lo sei»
aggiunge.
Sorrido.
«Dov'è
Neji?» le chiedo
«All'entrata,
ad accogliere gli ospiti» risponde. Cerca di trattenerlo, ma un
risolino ironico le si dipinge sul volto.
Sussulto.
«Vado
a fare gli onori di casa» mi dice allontanandosi.
Quando
raggiungo l'ingresso lo vedo. Diritto. Una maschera di ghiaccio.
Si
inchina agli ospiti che entrano e porge loro i saluti del clan.
Non
li guarda neppure in faccia.
Rimango
lì, semi nascosta.
Vorrei
dirgli qualcosa ma non trovo le parole giuste, mi chiedo, in fondo,
se esitano parole giuste.
Avanti
Hinata, mi dico, un po' di coraggio.
Mi
avvicino. Gli poso una mano sulla spalla.
Così
lo sento.
Trema.
Impercettibilmente.
Ma
trema.
«Neji»
balbetto come mio solito.
Si
inchina, come conviene nelle occasioni ufficiali. Non posso fare a
meno di pensare a quanti cerimoniali affrontiamo ogni giorno e di
chiedermi quale sia il senso di tutto questo.
Tiene
gli occhi a terra.
Non
mi guarda.
«Ti
senti bene?» gli chiedo. Che domanda stupida. Vorrei
sprofondare. Perché diavolo davanti a lui mi comporto in modo
così stupido e ridicolo? Pensavo che Naruto fosse l'unico a
farmi questo effetto.
In
effetti era così, fino a poco tempo fa, mi dico.
E
adesso?
Cos'è
cambiato adesso?, mi chiedo ancora.
«Certo,
Hinata-sama» risponde.
«Non
farlo» sussurro.
Mi
guarda, senza capire.
«Non
fingere con me».
Non
mi sono mai sentita tanto ridicola. Gli dico questo come se le mie
parole avessero un senso, per lui. Gli dico questo come se io
contassi qualcosa, come se Neji potesse davvero considerarmi
importante. Glielo dico con una confidenza e una sfacciataggine che
non mi appartengono.
Arrossisco,
lo so.
Vorrei
sprofondare, sparire.
Poi.
Lui
sorride. Mi chiedo quante volte, in vita mia, ho visto Neji
sorridermi. E mi accarezza. Una guancia. C'è gente, ma non
sembra importante. Forse qualcuno ci guarda. Ma anche questo, che
importa?
Cos'è
questa sensazione assurda che provo, questa voglia di farlo sorridere
ancora, di proteggerlo, assurdo, per la prima volta nella mia
vita...io, proteggere Neji Hyuuga, sì, cos'è?
Passa
qualche istante, credo. Non tengo il conto del tempo. Non me ne
importa molto del tempo, a dire la verità.
«Grazie
Hinata» dice.
Quando
trovo la forza di allontanarmi torno a fare gli onori di casa,
insieme ad Hanabi, ma, fondamentalmente, lo ammetto, non riesco a
staccargli gli occhi da lui.
Qualunque
cosa io stia facendo.
Passa
qualche minuto. Poi. Poi entrano Gai-sensei, Rock Lee, un ragazzo che
non ho mai visto e che intuisco essere il loro nuovo compagno di
squadra. E lei.
Ecco.
Quello è il momento che cambia tutto.
Neji
la guarda. Sembra una statua di cera.
Lei
gli avvicina la bocca all'orecchio e dice qualcosa che, naturalmente,
non sento.
Sento
però qualcosa dentro quando a Neji scappa una mezza risata,
prima di ricomporsi.
Provo
rabbia, forse per la prima volta in vita mia.
E
gelosia.
Devo
ammetterlo a me stessa, questa è pura gelosia.
Non
mi era mai successo prima. Quando guardo Naruto e Sakura insieme
provo un po' di invidia, talvolta un vago senso di ingiustizia, mai
sentimenti così intensi o cattivi.
Guardo
Tenten e penso di odiarla.
Ecco.
Quello
è il momento che cambia tutto.
Voglio
portarlo via da lì.
Voglio
portarlo via da lei.
Non
so cosa mi prenda quando mi avvicino a Hanabi e le dico
«Ho
bisogno di Neji».
Lei
mi guarda, evidentemente sorpresa.
«Per
fare cosa?» mi chiede.
Già,
per fare cosa?
Siccome
non so rispondere a questa domanda, dico solo
«Ti
prego. Solo per un po'».
«Tu
non devi pregarmi di niente» risponde accarezzandomi i capelli
«Puoi fare quello che vuoi, tesoro».
A
volte ho la sensazione che lei sia la sorella maggiore e io quella
piccola. Come quando ero triste e lei mi consolava. Come quando avevo
paura e lei mi incoraggiava.
Mentre
cammino verso di loro tutto quel coraggio trovato chissà dove
comincia a svanire.
Eppure
lo dico
«Neji?».
Lui
si volta. Anche lei mi guarda.
«Ditemi,
Hinata-sama».
Mi
sento sciocca, meschina. Cerco qualcosa da chiedergli, una cosa
qualunque e non la trovo. La voce se n'è come andata.
«Tutto
bene, Hinata?» mi chiede Tenten.
È
così bella. Così dolce.
«Sì»
balbetto.
Silenzio.
«Io...vorrei
che tu venissi con me, Neji».
Ecco.
L'ho
detto.
Naturalmente
Neji sembra sopreso.
«Scusami»
dice a Tenten «ci vediamo dopo».
Lei
sorride.
Perdonatemi,
ma ho davvero pochissimo tempo. Ringrazio tutti, lettori e
soprattutto recensori. Siete sorpresi? Cos'è successo ad Hinata? Non lo so di
preciso...si è innamorata? Boh. Vi è mai capitato di
sentirvi trani di fronte a qualcuno che reputavate “un duro” in
un momento in cui gli avete scoperto una fragilità
sconosciuta? Beh, a lei è successo qualcosa del genere.
La
festa, ovviamente, non è finita.
Ho
un ruolo per Shu, uno per Ten, per Shino e anche per Kiba.
Ne
vedrete delle belle.
Alla
prossima (sperando di avere tempo).
Un
bacio.
|
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Capitolo 15 *** Shino ***
Shino
Sto
cercando Hinata.
Lo
faccio con indifferenza, noncuranza.
Mi
guardo intorno sotto agli occhiali scuri che non ho voluto levarmi.
Sento
una voce chiamarmi da una parte.
Mi
volto.
Rimango
immobile un istante, poi lo riconosco.
Lui
accenna un inchino con il capo e sorride.
Mi
avvicino.
«Mi
aspettavo di trovarti qua» dice
«Io,
invece, non me lo aspettavo affatto» rispondo. Lo scruto.
«Sì»
dice, rispondendo alla domanda che mi ronza per la testa «Ho
lasciato l'Anbu. Sono tornato ad essere un ninja normale. Con il
volto scoperto»
«Lo
vedo» ribatto. Faccio per allontanarmi.
«Non
ho mai perso le tue tracce. So tutto quello che hai fatto e conosco
tutti i tuoi progressi», mi ferma.
«Lieto
di saperlo, Majere» mi volto. Sono agitato. Cerco di
controllarmi.
«Aspetta.
Voglio solo parlarti»
«Di
cosa?» chiedo
«E'
passato tanto tempo» prosegue, ignorando la mia domanda.
«Quasi
sette anni» preciso
«Voglio
parlare con te. È anche per questo che sono tornato»
«Credi
di poter decidere quando andare e quando tornare?» chiedo
ancora, tradendo un astio che vorrei nascondere.
«Solo
due chiacchere, Shi...» dice.
Solo
due chiacchere.
Due
chiacchere e il mio nome pronunciato con quel diminutivo che non
sentivo da quasi sette anni.
Lo
guardo ancora e improvvisamente noto qualcosa che mi era sfuggito.
«Cosa
hai fatto agli occhi?» chiedo.
Le
sue pupille hanno perduto il verde brillante di una volta,
lampeggiano d'un oro sinistro e cupo.
«Sono
quasi cieco» risponde «Vedo soltanto ombre o poco di più»
«Come...?»
balbetto sorpreso (sì, io, Shino Aburame, autenticamente
francamente sorpreso)
«Una
maledizione. Una storia lunga. Magari te la racconterò. Se
avrai voglia di ascoltarla»
Solo
due chiacchere.
Due
chiacchere per raccontarsi sette anni di separazione e la fine della
mia fiducia nell'amicizia.
«Devo
andare»
Solo
due chiacchere.
Due
chiacchere per parlare di Kiba e di Hinata e di quello che
rappresentano per me adesso.
«Ti
prego Shi»
Shu
Majere non aveva mai usato quel tono prima.
Shu
Majere non aveva mai detto “ti prego” a qualcuno.
«Una
sigaretta?» chiedo
«Volentieri»
risponde.
Sorride.
Da
quando in qua Shu Majere sorride?, mi chiedo.
Siamo
lì, in silenzio.
Cominciare
è difficile.
Il
fumo ci avvolge il viso.
«Hai
cominciato a fumare?» chiede
“E'
una domanda stupida” vorrei dirgli, ma qualcosa mi trattiene.
Dentro sorrido anch'io, pensando che si tratta del timore
riverenziale che una volta mi incuteva e che evidentemente non mi ha
abbandonato del tutto.
«Solo
ogni tanto» rispondo
Qualcuno
ci interrompe.
Rock
Lee, l'allievo prediletto di Gai-sama, chiama Shu con il suo tono
rumoroso ed eccessivo.
«Hai
visto Ten?» gli chiede «Oh, scusa Shino» aggiunge
«tu l'hai vista per caso?».
Scuoto
la testa.
«No»
dice Shu «Non riesci a trovarla?».
«No».
«Sarà
in giro» risponde sorridendo. Ma quanto cazzo sorride adesso,
Shu Majere?
«Ho
la sensazione che qualcosa non vada. Neji ha una faccia strana, e
quando gli ho chiesto di lei...mi è sembrato..non so».
«Neji?»
chiede Shu.
«Neji
Hyuuga» preciso io.
«Puoi
aiutarmi a cercarla?» gli chiede Rock Lee.
«Solo
un attimo» risponde.
Lui
si avvia. Mi chiedo cosa possa essere successo.
«Non
ti è affatto simpatico, è Shi?» dice.
«Chi?»
chiedo sorpreso
«Neji
Hyuuga».
E
così scopro che mi legge ancora dentro come una volta.
«Da
quando in qua sei diventato così loquace?» ribatto,
forse per deviare l'argomento.
Scrolla
le spalle. Accenna una risatina.
«La
mia vita è parecchio cambiata. Dopo l'incidente, intendo».
Rimane
un attimo in silenzio.
Lo
guardo.
«Voglio
spiegarti. Voglio raccontarti tante cose. Possiamo vederci con
calma?» mi chiede.
Devo
ammettere a me stesso di voler sapere.
Annuisco.
«Grazie»
risponde.
Grazie?
Grazie?
Grazie?
Shu
Majere non mi ha mai ringraziato. In dodici anni di amicizia, mai un
grazie.
«Che
cazzo ti è successo?» mi scappa così, senza che
riesca a trattenerlo.
Lui
ridacchia ancora.
«Vado
a cercare Tenten» dice «Sai? È davvero una ragazza
in gamba».
Si
allontana.
Rimango
fermo immobile, come un'idiota.
È
successo tutto troppo in fretta.
Shu.
I
suoi occhi.
Il
suo cambiamento.
Mi
appoggio al muro.
Davanti
agli occhi mi scorrono immagini del passato, cose che credevo di aver
dimenticato, momenti che pensavo non avessero più importanza.
Giochi
infantili.
Risate.
Allenamenti.
Rabbia.
Parole
dette e parole taciute.
Litigi.
Lacrime.
(Sì. Qualche volta anche quelle).
Poi
più niente.
Qualcosa
dentro mi fa male.
Mi
scuoto quando Kiba mi chiama.
Torno
alla realtà.
«Che
ti succede?» mi chiede.
Scrollo
le spalle.
«Hai
visto Hinata?»
«No»
rispondo
«La
cerchiamo?»
«Perché
no».
Ci
muoviamo in mezzo a quella folla.
«Cazzo
se sono ricchi» commenta «No, Shino?»
Annuisco.
Lo
guardo.
«Sì.
Cazzo se sono ricchi» rispondo.
Penso
a Kiba e Hinata.
«Anche
Hinata è ricca» dice
«Sì»
annuisco.
«Ma
è diversa, no?»
«Vero»
«Lei
non c'entra niente con tutta questa gente»
Quando
la troviamo quelle parole mi riecheggiano nella testa.
È
vero.
Lei
non c'entra niente con tutta questa gente. Come me. Come Kiba.
E
con cosa c'entriamo noi?, mi chiedo.
Uno
con l'altro. Ecco con cosa c'entriamo.
Lei
però è lì, seduta, e sembra triste.
Ha
gli occhi lucidi.
«Hina!
Cosa succede?» dice Kiba
«Ho
combinato un guaio» risponde.
Ci
avviciniamo e ci sediamo vicino a lei.
Lei
mi guarda, mi butta le braccia al collo e scoppia a piangere.
Carissimi,
sono ancora molto di fretta, come sempre in questo periodo, ma vi
adoro.
Cari
fan Neji-Ten, abbiate fiducia in me...se anche, come avevo
preannunciato, prometto sorprese!!!
intanto
che ve ne pare di questa piccola scoperta? Sì. Shino ha un
amico, o almeno lo ha avuto.
Un
bacio a tutti, e a presto miei cari, amati lettori e recensori.
|
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Capitolo 16 *** Tenten ***
Tenten
Lo
ammetto.
Per un
attimo, quando vedo Neji e Hinata baciarsi penso di essere diventata
pazza.
Neji e
Hinata? Dico, stiamo scherzando?
Dopo le
cose che lui mi ha detto solo qualche settimana fa?
Credevo
che quelle parole significassero qualcosa. Beh. Più di
qualcosa a dire la verità.
Credevo
di conoscere Neji, di essere la persona che gli era più
vicina.
Ho
sbagliato tutto?
Rimango
lì, immobile, paralizzata, come quando durante una battaglia
ho avuto paura.
Credo
di poterlo definire il momento più brutto della mia vita.
Mi
sbaglio.
Il
momento più brutto della mia vita arriva poco dopo.
Neji
e Hinata mi vedono, lei balbetta qualcosa di poco comprensibile, io
penso di odiarla, vorrei che sparisse, lei cerca di parlarmi, di
darmi una spiegazione, una giustificazione.
Io
non voglio ascoltarla. Voglio che stia zitta. Desidero che scompaia.
Le do uno schiaffo.
Hinata
piange.
Neji
mi prende per un braccio e mi strattona.
«Non
permetterti mai più di fare una cosa del genere» dice.
Lo
guardo.
«Quello
che faccio non ti riguarda» aggiunge «non è affar
tuo»
Forse
balbetto qualcosa.
«Adesso
vattene» conclude.
Mi
guarda con rabbia, con disprezzo.
Ecco.
Quello
è il momento più brutto della mia vita.
Raccolgo
le forze per trattenere le lacrime.
Vorrei
sparire ma non riesco a muovermi.
Sento
una mano posarsi sulla spalla.
Quando
mi volto incontro il volto di Shu, i suoi strani occhi dorati, il suo
volto pallido che sembra sempre lievemente triste, il suo sorriso
dolce ma stanco.
«Vieni»
mi dice «Andiamo via».
Mi
prende per mano e io gli cammino dietro.
Cerco
di allontanare dalla mente l'immagine degli occhi di Neji, così
angoscianti e penetranti.
Così
freddi. Come se non stesse guardando me ma una qualunque altra
persona di questo maledetto mondo.
Quando
ci fermiamo siamo in giardino e mi accorgo che sto tremando.
Shu
mi abbraccia. Lo fa con delicatezza e con discrezione. Appoggio la
testa al suo petto.
Credo
che mi esca dagli occhi qualche lacrima, quando sollevo il viso la
sua bella maglia turchese è leggermente umida.
«Mi
dispiace» gli dico cercando di sorridere.
Mi
dispiace davvero.
Di
tutto.
Di
questa pessima figura che sto facendo.
Di
questa imbarazzante situazione che ho creato.
«Sciocchezze»
risponde secco. Nei suoi occhi passa lieve l'ombra di un disagio.
«Bella
ninja che sono. Anni passati a cercare di diventare forte, di
migliorare, di assomigliare almeno un po' a Tzunade-sama...e il
risultato è quello di piangere per un ragazzo che mi rifiuta.
Sono una stupida incoerente».
Non
posso credere di averlo detto.
Non
posso credere di averlo detto a Shu, un ex Ambu, che conosco appena.
'Ti
prego, ti prego', penso, 'non farmi pentire di queste parole più
di quanto non sia già'.
«E
cosa c'è di male a piangere ogni tanto? Credi voglia dire
essere una ninja meno brava?».
Rimane
un attimo in silenzio.
«Andiamo
Tenten...non crederai davvero a quella storia che i ninja debbano
essere privi di sentimenti? Nasconderli in battaglia è un
conto. Saperli riporre quando è necessario, saperli persino
sacrificare in certi casi...questo posso capirlo. Questo è
giusto. Ma liberarsene no».
Non
dico nulla.
«E
adesso non siamo in battaglia. Sei tra amici. Beh, forse noi non
siamo proprio amici. Capisco che possa seccarti esserti lasciata
andare con me, dal momento che ci conosciamo così poco».
Ancora
silenzio.
«Ma
io non trovo affatto stupido quello che hai fatto», aggiunge.
«Grazie»
rispondo.
Grazie.
Altre
parole non mi vengono.
Grazie.
Adesso
piango sul serio.
«Grazie».
Mi
mette una mano dietro alla testa e mi accarezza i capelli.
Piango.
Ho
la sensazione di potermelo concedere.
In
fondo ho appena vissuto la più grande delusione della mia
vita.
In
fondo qualcosa di me è appena morto.
Adesso
piango.
Domani
mi rimbocco le maniche e ricomincio.
Poco
dopo sento la voce di Lee.
«Shu...Ten...cos'è
successo?».
Mi
vede.
«Stai
piangendo?» chiede
«E'
stato Neji?»
«Questa
volta lo ammazzo».
Sorrido.
Certo.
È
logico che lo abbia capito.
Non
c'è nessun altro che avrebbe potuto farmi piangere così.
Beh,
non importa.
In
fondo sono tra amici.
Le
sue parole mi riscaldano.
Si
avvicina.
Mi
abbraccia.
Siamo
tutti così vicini.
Mi
sento, stranamente, così compresa.
E
per quanto dolore io abbia dentro, per quanto mi senta tradita e
delusa, questa sensazione mi piace.
Carissimi,
grazie, grazie, grazie (un po' come dice Ten).
Come
sempre sono di corsa, siete tristi per quello che è successo?
Siete curiosi? Avete una spiegazione? Io ne ho un paio, ma non è
il momento di darvele. Dovrete pazientare un po'.
Che
ne pensate di Shu?
E
grazie a tutti i fans di Shino, ci tenevo davvero che piacesse...a me
piace moltissimo. Per lui prevedo altri sviluppi, e soprattutto
spiegazioni sulla sua amicizia con Shu.
Un
bacio!!!
PS.
Ho postato il primo capitolo della nuova storia “il più
grande errore della mia vita”, la prevista AU su Neji-Ten.
|
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Capitolo 17 *** Rock Lee ***
Beh,
perdonate questo atroce ritardo. Diciamo, per sintetizzare, che a
causa di un fatto personale non avevo più molta voglia di
scrivere, e anche adesso quella voglia e viene. Ma non disperate,
finirò sicuramente la storia!
Intanto
eccomi qui.
Baci
e grazie a tutti, come sempre.
Rock Lee
No.
Non
può averle tutte vinte.
Non
può credere, sempre, che a lui sia concesso tutto.
Questa
volta è troppo, persino per Neji Hyuuga.
Ci
penso tutto il giorno, durante l'allenamento.
Ten
sembra serena.
Ride,
scherza, si affatica con noi.
Con
Shu sembra improvvisamente molto più legata di prima.
Sono
passati due giorni e lei ha ritrovato il buonumore apparente che la
contraddistingue. Immagino che non voglia farci preoccupare.
Cosa
le passi dentro, tuttavia, è difficile capirlo.
Quanto
sia arrabbiata, quanto delusa, quanto, come sempre, lo giustifichi...
Ma
questa volta non finirà così.
Questa
volta, almeno questa volta, Neji dovrà ascoltare la verità
sul modo in cui si è comportato, ferendo la persona che più
lo ama e lo rispetta.
È
per questo che quel giorno, alla fine di quell'allenamento, decido di
andare da lui.
Lo
so. Io sono un buffone.
Cose
come questa si addicono poco al mio carattere.
Ciò
che mi si addice è ridere, scherzare, sdrammatizzare. Dire
cose idiote e lasciare che gli altri ridano di me.
Nessuno
ci crederebbe se mi vedesse in questo momento, vestito con quella mia
tutina verde che a tanti sembra così ridicola, decidere di
affrontare alla fine l'inaffrontabile Neji Hyuuga.
Eppure
lei è mia amica, e io so che non si merita questo.
E
lui...anche lui in fondo è mio amico.
Per
questo voglio parlargli.
Aspetto
che lei se ne vada, dicendo che mi fermerò al campo un po' più
a lungo.
«Hai
qualcosa in mente, Lee?» mi chiede Shu
«E
come diavolo hai fatto a capirlo?» sbotto.
Beh,
questo non avrei dovuto dirlo.
Lui
ridacchia.
«Sei
trasparente come il vetro».
Storco
la bocca. Me lo hanno sempre detto tutti.
«Vuoi
andare da lui?».
Ma
che fa, mi legge nel pensiero?
Annuisco.
«E'
una cazzata, vero?» chiedo
«Vorrei
venire con te».
A
questo punto mi chiedo davvero se Shu Majere sappia vedere nel
futuro.
Nella
mia vita ho incontrato tante cose strane e non mi sorprenderebbe.
Tuttavia
ho più la sensazione che sappia capire, leggere nell'animo
umano come se si trattasse di un libro aperto. Forse i suoi occhi
così deboli nella vista (incredibile quanto lui sia in tutto e
per tutto l'opposto di Neji) gli hanno regalato qualcosa di diverso,
una vista interiore, più profonda, che va al di là
della comprensione umana.
Cosa
sarebbe successo se Shu non fosse stato con me?
Io
e Neji avremmo davvero combattuto?
Ci
saremmo fermati?
Ci
saremmo colpiti?
Ma
Shu è lì, in piedi accanto a me.
È
lì quando cominciamo a discutere, quando gli grido in faccia
la sua arroganza.
È
lì quando lui mi risponde che la cosa non mi riguarda affatto
e quando ribadisce la superiorità intoccabile del clan Hyuuga.
È
lì subito dopo, quando ascoltando quelle parole io perdo il
controllo di me, perché io e Ten ci abbiamo sempre creduto,
abbiamo creduto in lui e soprattutto abbiamo creduto in noi, ma lui
ci preferisce un clan che non ha fatto altro che ferirlo, umiliarlo,
distruggerlo.
È
lì quando uno di fronte all'altro stiamo per combattere.
È
lì e mi ferma.
«Te
ne pentiresti» dice. Ha ragione.
Nell'attimo
stesso in cui sto per colpirlo me ne sono pentito.
Mi
fermo.
«Andiamocene
adesso», sorride appena, un sorriso caldo, confortante.
Mi
sento sicuro di me come sono stato raramente. Sento che possiamo fare
a meno di Neji, io e Ten, perché adesso c'è Shu (io e
lei siamo simili, abbiamo bisogno di qualcuno da venerare e
inseguire, adesso ci sarà Shu, penso). Sento che è
davvero il momento di lasciarci Neji alle spalle. Io lo farò
per primo e Ten mi seguirà.
Lo
guardo dritto nei suoi occhi glaciali e senza vita.
«Hai
sbagliato tutto, Neji Hyuuga. Ecco il vero motivo per cui sei un
fallito».
Sì,
in quel momento voglio ferirlo, non mi interessa altro. Prima di
chiudere, voglio che provi almeno una volta, la sensazione di avere
perso.
Quando
sento addosso il dolore del suo juken capisco di avere fatto centro,
per una volta nella vita Neji perde il controllo di sé.
Quando
mi rialzo, con lo stomaco a pezzi, vedo Shu davanti a me.
Dice
una sola cosa.
«Non
avresti dovuto farlo».
Li
sto a guardare combattere, assisto a uno spettacolo che, se non mi
facesse così male, sarebbe uno show.
Neji
è quello di sempre ma più arrabbiato, coinvolto come
solo poche volte lo ho visto, è straordinario nella sua
precisione, nella sua intelligenza, nella sua padronanza dell'arte.
Shu
è qualcosa di indescrivibile. Non salta, volta e i suoi occhi
quasi ciechi sanno cogliere con la stessa precisione del byakugan.
Tutto
sembra sostenersi sull'equilibrio perfetto di due geni inumani.
Alla
fine Shu solleva la mano destra e dalla terra si alza una sfera di
energia.
Un
attimo dopo Neji è lì dentro, lo guarda con odio ma non
sa uscirne.
Shu
mi si avvicina.
La
sfera si sfalda, Neji crolla in ginocchio, come se fosse privo di
energie.
«Sta
bene» mi dice «è solo molto debole».
Lo
guardo trionfante come se fossi stato io a vincere.
Sì,
io e Ten possiamo davvero lasciarci Neji alle spalle.
«Andiamo»
sorride Shu.
Mi
incammino accanto a lui senza voltarmi.
«Grazie»
gli dico «Con te io e Ten possiamo farcela».
Sorride
ancora, poi parla. La sua voce ha il suono dolce di un fiume, del
vento tra gli alberi e le foglie.
«Non
sono migliore di lui. Ciò che sta facendo Neji lo ho fatto
anch'io, tanto tempo fa. Ho lasciato le persone che mi amavano per
inseguire un sogno di onore e di forza e non è trascorso un
solo giorno in cui non me ne sono pentito. Avrei voluto tornare e mi
mancava il coraggio: non avevo nulla da offrire in cambio del mio
tradimento, così il tempo è passato e il dolore è
cresciuto sul dolore. Solo un traditore, proprio come lui».
Improvvisamente
sembra triste e umano. Tutto lo splendore di poco prima è
scomparso, è lontano, rimane davanti ai miei occhi solo un
ragazzino insicuro e triste.
Gli
poso una mano sulla spalle.
«Non
importa quello che hai fatto prima. A noi importa quello che stai
facendo ora. Sei stato vicino a Ten e oggi sei stato vicino a me,
siamo felici di averti nella nostra squadra, siamo felici di averti
come amico» rispondo
«Amico...è
una parola che non mi sento dire da così tanto tempo. Mi fa
quasi paura»
«Non
deve farti paura. Siamo qui, siamo insieme, questa è la forza
dell'amicizia»
«Tu
credi che esista un modo per rimediare a ciò che ho fatto? Ho
visto la verità quando ho perduto gli occhi, dietro alle ombre
che mi passano avanti ho scorto il senso vero delle cose, ma non so
ancora come posso riavere ciò che ho perso»
«Non
lo so, Shu. So però che se Neji mai tornerà da noi, se
anche non ci chiederà scusa, se anche non dirà nulla,
noi lo riaccoglieremo indietro, perché lo amiamo»
Già.
Inutile negare quell'evidenza. Io e Ten andremo avanti senza di lui,
ma saremo sempre disposti a perdonare il suo tradimento.
In
fondo, sorrido tra me e me, è anche questa la nostra forza.
Shu
sembra illuminarsi e mi sorride.
«Grazie»
dice
«Grazie
a te, amico mio»
|
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Capitolo 18 *** Shino ***
Grazie
a chi ha commentato e a chi continua a seguirmi.
Ecco
qualche delucidazione sul passato di Shino e Shu.
Scrivetemi
e, se volete, datemi idee. Il personaggio di Shu è nato
proprio da una di queste idee (insieme ad una bella amicizia di
msn...grazie Basi, sei stata super...ah, ho letto la storia,
meravigliosa. Non ho avuto tempo per commentare, ma lo faccio di
sicuro).
Bacini
Shino
Non
riesco a smettere di pensarci. Ho provato a convincermi che non fosse
importante, ma non ci sono riuscito..
Così,
quando vedo Shu dietro di me, devo ammetterlo, mi sento sollevato.
«Ciao»
dice
«Ciao»
rispondo
«Aspettavo
che finissi l'allenamento»
«Ho
finito».
Dialogo
secco. La rabbia che ho dentro lotta per uscire.
«Sono
tornato per chiederti scusa, Shi». Parole semplici,
inequivocabili.
«E
per cosa?» chiedo mascherando dietro al sarcasmo l'imbarazzo
che provo nel vederlo così remissivo, diverso da come è
sempre stato eppure forse finalmente sincero.
«Per
tutto» risponde con tranquillità «Per essermene
andato e per quel maledetto giorno».
Mi
torna alla mente quel giorno. La voce del suo maestro, lontana e
irreale, che scandisce quelle poche parole.
«Dimostrami
che sai vivere senza sentimenti, Shu. Ecco cosa serve per diventare
Anbu».
Poi
il dolore, le sue mani così taglienti e il sangue che mi copre
gli occhi.
Una
voce dentro che mi urla di difendermi perché altrimenti mi
ucciderà.
Un'altra
voce, più forte, che ripete solo di non poterci credere.
Ma
Shu, fino a quel giorno il mio migliore amico, continua a colpirmi
fino a quando non mi raggiunge quell'ultimo colpo al volto, doloroso
come una lama, fino a quando l'altro non dice
«Basta
così. Sei un Ambu, adesso».
Quelle
parole mi raggiungono come un sogno. Sono stanco e vorrei dormire.
Lo
guardo e stringo i pugni perché non ho ancora dimenticato,
perché il ricordo fa ancora male.
«Ho
bisogno del tuo perdono» dice, poi si inginocchia davanti a me
e io non riesco a credere a ciò che vedo.
«Cosa
ti è successo?» grido «Cosa ti ha cambiato così
tanto?»
«La
solitudine» risponde «ma soprattutto il tempo che l'ha
resa insopportabile»
«Alzati,
cazzo» dico (come posso sopportare di vederlo così?).
«Ti
sto implorando, Shi. Dammi solo la possibilità di dimostrarti
che sono cambiato».
Mi
siedo accanto a lui
«Mi
hai fatto così tanto male» dico.
Anche
lui si siede.
«Lo
so».
«La
mia vita nell'Ambu è stata una rincorsa alla forza. L'ho
ottenuta. Ho sacrificato tutto per riuscirci»
«E'
sempre stato il tuo obiettivo»
«Sì»
dice «Ma alla fine ho scoperto di non avere più un
motivo per combattere. Non c'era più niente che valesse la
pena difendere, niente che avesse un valore, a parte la forza»
Rimane
un attimo in silenzio.
«Rivoglio
indietro la mia vita, Shi. Voglio avere degli amici, delle relazioni
normali. Soprattutto rivoglio indietro te»
«Sono
passati 7 anni» sospiro
«Per
me non è cambiato niente. La mia vita si è fermata il
giorno in cui ho tradito la nostra amicizia» risponde
sorridendo appena.
Scuoto
la testa. Sono agitato.
«Ero
così cieco. Molto più di quanto non sia adesso»
dice. Sollevo lo sguardo e lo fisso.
«I
tuoi occhi» esclamo, come se improvvisamente la verità
mi si stesse aprendo davanti.
Annuisce.
«E
i tuoi, Shi? Come stanno?».
Scuoto
la testa.
«Ho
pagato almeno quel debito» dice
«Sei
pazzo» stringo la testa tra le mani, ho la sensazione che possa
scoppiarmi.
«Forse
sì. Ma non potevo tornare a mani vuote»
«Non
puoi parlare dei tuoi occhi come di una merce di scambio»
rispondo
«Come
stanno i tuoi occhi?» ripete, come se ciò che dico non
contasse niente
«Sopportano
poco la luce» rispondo
«Ricordo
come se fosse oggi l'ultimo colpo che ti ho lanciato contro»
«Mi
avresti ucciso» dico.
Annuisce.
«Probabilmente
sì»
«I
miei occhi sono un prezzo basso» prosegue «Ma dovevo
pagare almeno qualcosa».
Silenzio.
Cosa
faccio adesso?
Cosa
gli dico?
Cosa
dico alla persona che ho davanti, che ho amato come un fratello, che
mi ha tradito e che adesso è tornato per avere il mio perdono?
«Ricominciare
è stato difficile?» dico.
Aspetto.
Penso.
«Bentornato
a casa» dico alla fine.
Lui
sorride, poi piange, lacrime piccole e silenziose.
Così
Shu
Majere
piange.
Se
lo conosceste capireste cosa significa.
Lo
abbraccio.
Si
ricomincia.
|
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Capitolo 19 *** Nej, Hinata, Neji ***
Neji
Sono
lì, in ginocchio.
Le
gambe non mi sostengono.
Le
forze se ne sono improvvisamente andate.
Vorrei
rialzarmi, vorrei combattere.
Vorrei
trovare la forza che ho avuto contro Kidomaru, quella che mi ha spinto
a reagire quando ogni cosa era perduta. Quella forza, tuttavia, non
c'è più.
Quel
momento è perduto e io lo so bene.
Allora
avevo combattuto per il mio villaggio, per i miei compagni, per il
mio onore.
Adesso
ho attaccato il mio migliore amico prendendolo di sorpresa, perché
non ho retto il peso delle sue veritiere parole.
Ho
combattuto per gelosia e per rabbia.
Non
c'è più niente di onorevole, in me.
Vorrei
sparire, smettere di pensare.
Li
vedo allontanarsi insieme e ho la sensazione di precipitare in un
buco nero, da cui non potrò uscire mai più.
Forse
ci sono già dentro da tempo e solo adesso me ne sono accorto.
Mi
chiedo che cosa diranno a Ten, quando la incontreranno, e so che le
racconteranno la verità. Che ho colpito Lee e che ho perduto
contro Shu.
Mi
chiedo che cosa risponderà lei.
Mi
disprezzerà e ne avrà ragione.
Mentre
formulo questo pensiero sento una fitta crescermi nella testa, un
dolore penetrante, continuo, profondissimo.
Sono
stato io a volerlo. Io l'ho allontanata da me, ma come posso andare
avanti senza il suo amore?
Mi
sento piccolo e inutile.
In
pochi giorni ho perduto il mio maestro, la mia squadra, il mio
migliore amico, e lei.
A
casa Hinata mi aspetta.
So
bene cosa devo fare. So cosa vorrebbe mio padre e so cosa è
giusto.
Tornerò
non appena mi sarò ripreso (nel corpo, perché il mio
orgoglio ferito, temo, impiegherà più tempo). Mi
trascino a lato della strada.
Davanti
ai miei occhi c'è soltanto lei.
Più
cerco di allontanarla più la vedo.
E'
assurdo come io ricordi ogni particolare del suo volto, di quella sua
bellezza discreta eppure incontenibile che ha riempito i miei giorni,
uno ad uno. Così bella come nessuna donna saprà mai
essere, dolce e sensuale come una rosa.
La
immagino in questo momento, e poi tra un giorno, una settimana, un
mese, un anno.
La
immagino con un altro uomo. Accanto a Shu, che ha preso il mio posto
nella mia squadra.
La
immagino e vorrei urlare, vorrei picchiarlo, ucciderlo, portargliela
via e stringerla come quando mi apparteneva e avrei potuto farlo,
come quando era soltanto mia.
Il
respiro diventa affannoso, il cuore batte troppo rapidamente.
Cerco
di calmarmi.
Poi
mi chiedo: come farai, Neji, a vivere così tutta la vita se
non sai sopportarne un solo minuto?
Hinata
Aspetto
Neji, come quasi tutti i giorni, ormai.
Cerco
di trovare le motivazioni che mi hanno spinto a questo comportamento,
ma non so neppure dove cercare.
Mia
sorella bussa nella stanza, poi entra.
«Stai
bene?» mi chiede
Annuisco.
«Lo
stai aspettando?».
Non
la guardo.
Mi
imbarazza e mi intimorisce rispondere alla sua domanda. Lei però
sorride e mi si avvicina.
Sollevo
gli occhi.
E'
bella. Sembra più grande dell'età che ha, i suoi occhi,
chiari come i miei, nascondono un mondo di emozioni e di angosce che
ancora non riesco a capire e che la rendono già adulta.
«Hina...»
dice. Non rispondo. Mi accarezza.
Le
lacrime mi rigano le guance, Hanabi mi guarda sorpresa
«Perché
piangi, tesoro?» mi chiede abbracciandomi «non ce n'è
motivo»
«Mi
dispiace» dico.
Mi
dispiace davvero. Di tutto. Di quello che sto facendo e di quello che
sto pensando.
«Non
devi dispiacerti di niente» risponde «Va tutto bene».
«E'
per Neji?» mi chiede poi.
Annuisco
senza guardarla. Mentirle non ha alcun senso.
«Ci
siamo baciati» dico. Le parole quasi mi scivolano via dalla
bocca e si riflettono come in uno specchio sul suo volto sconcertato.
«Hanabi
ti prego, non pensare male di lui. Neji non ha fatto nulla. Sono
stata io. Io ho fatto tutto. Io non ce la faccio a vederlo così»
piango
«Ti
ha fatto soltanto del male» risponde a bassa voce
«Non
è vero. È cambiato. È diverso» dico
«E'
sempre lo stesso bastardo»
Sì.
Piango.
«No»
dico «No, no. Tu non capisci...Neji non è così».
Mi
sto agitando davvero.
«Hinata...no»
dice lei, quasi come se mi supllicasse.
Così
lo dico.
Senza
essermici soffermata troppo sopra.
Senza
aver valutato davvero il senso di quelle parole.
«Io
lo amo».
Lei
si mette una mano in testa e si siede.
«Ti
prego Hanabi, ti prego. Non fargli più del male».
Come
prima, le parole mi sfuggono dalla bocca.
Sto
gridando.
Non
mi accorgo nemmeno di quanto male sto facendo io a lei, in questo
momento.
Non
me ne accorgo fino a quando non solleva il viso e non vedo i suoi
occhi, adesso così distanti, persi quasi in un altro mondo.
«Sapevo
che sarebbe finita così» sussurra.
Poi
si alza.
«No»
balbetto.
Vorrei
trattenerla, vorrei spiegarle.
Mi
guarda, questa volta piena di risentimento.
«Stai
tranquilla. Non gli farò più del male. Gestisci la
situazione come preferisci, io me ne chiamo fuori» dice
«No»
ripeto
«Lascio
che torni alla sua squadra, se è quello che vuoi.
Restituiscigli il suo posto, decidi tu del suo destino» dice.
Neji
Entro
nella grande casa che è da sempre il vanto degli Hyuuga. L'ho
sempre amata, nonostante tutto, Anche nei momenti peggiori quella
casa ha rappresentato l'ultima immagine di mio padre e io l'ho amata.
Adesso,
all'improvviso, mi sembra vuota e inutilmente sontuosa.
Non
è la casa, mi dico, sono io ad essere cambiato.
Nemmeno.
Sono
io ad essere del tutto solo.
Cammino
lungo il corridoio, ignorando i ritratti che mi fissano. Hinata mi
viene incontro
«Neji»
mi dice ansimando. La saluto con un inchino «Hai fatto così
tardi» sorride «Ero preoccupata».
«Non
ne avete motivo. So badare a me stesso».
Sì,
infatti. Tra le altre cose le ho appena prese come l'ultimo dei
jenin.
«Certo,
scusa» balbetta.
Calma,
Neji, calma. Non è colpa sua. Le parole, però mi escono
da sole.
«Non
c'è niente di cui scusarvi. Se volete che rientri prima non
avete che da dirlo». Sì, perché la mia vita non
mi appartiene più. Ho venduto la libertà per evitare il
disonore dell'esilio dal clan, che mio padre non mi avrebbe mai
perdonato. Sono solo un servo, e allora formalizziamo questa verità,
diciamocelo guardandoci in faccia.
«Neji...»
sussurra. Gli occhi le si riempiono di lacrime. Perché, perché
continua a ripetere il mio nome, come se fosse una preghiera? Non lo
sopporto. Volevo ferirla e ci sono riuscito. Ripenso agli occhi di
Ten, a come mi hanno guardato in quel momento, immagino come mi
guarderanno la prossima volta che la incontrerò e non so
provare dispiacere per il suo pianto.
Poi
dice qualcosa che, ancora una volta, riesce ad addolcirmi almeno un
po'.
«No
Neji, tu lo sai. Io non ti costringerei mai a fare qualcosa che non
vuoi. Il segno per me non conta niente. Io farò qualsiasi cosa
per restituirti il tuo posto in questo clan».
Ten
giudicherebbe quelle parole vuote e prive di senso. Lei, che non è
mai appartenuta ad un clan, direbbe che non è questo ciò
che conta e che certamente non si misura così il valore di una
persona. Una parte di me vorrebbe disperatamente crederle.
La
verità, però, è che quelle parole mi fanno
piacere. Voglio davvero riprendere il posto che mi spetta di diritto,
senza dover piegare la testa.
Sorrido.
Le prendo la mano.
«Perdonatemi»
«Non
è colpa tua» risponde, visibilmente sollevata «E'
tutto così difficile...».
Cerco
di allontanare la rabbia, cerco di cacciare l'odio. Ho scelto. Io ho
scelto. Ma il volto sorridente di Ten mi sta davanti, come un
ritratto. La voglio disperatamente.
«Perdonatemi»
ripeto.
Ecco
la prova della mia buona volontà.
Grazie
a tutti.
Baci!!!
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Capitolo 20 *** Hanabi, Hinata, Hanabi ***
Hanabi
Cammino
lentamente per la strada.
Al
mio passaggio la gente si scansa, si inchina, parlotta cercando di
non farsi vedere.
Mi
viene quasi da ridere.
Sono
diventata uguale a mio padre, suscito le sue stesse reazioni, quella
stessa ansia, timore riverenziale, lieve disprezzo mascherato da
servilismo.
Da
bambina era la cosa che avrei desiderato di più. Sto mentendo.
La cosa che avrei desiderato di più era il suo amore, amore
che, per un uomo come lui, coincideva necessariamente con la stima.
Avrei desiderato i suoi occhi posati su di me con quella stessa
sorpresa estasiata con cui avevo guardato Neji il giorno del torneo.
Poi
l'ho odiato. L'ho odiato perché ho capito che non mi avrebbe
mai guardata così. L'ho odiato perché ho capito che per
lui non sarei mai stata abbastanza. L'ho odiato perché aveva
distrutto il rapporto con mia sorella.
Adesso...adesso
sono stanca.
Adesso
non so più cosa voglio.
Improvvisamente
anche la vendetta che ho cercato tanto a lungo mi sembra stupida e
inutile.
Sono
bastate le poche parole di Hinata a ricordarmi che Neji vincerà
sempre e che tutto ciò che io posso costruire all'interno di
questo clan sarà sempre e solo finzione e polvere.
Ripenso
agli anni dell'accademia, alla mia squadra che ho quasi completamente
perso di vista.
Non
posso forse dire di essere stata felice in quei pochi anni trascorsi
lontano da casa?
Quando
Matzu e Take e la maestra Kyoko mi guardavano e non vedevano in me
una Hyuuga, ma soltanto Hanabi, quando la mia forza era la mia, e non
quella del mio clan, e i miei occhi non erano altro che un buon
strumento per risolvere situazioni difficoltose.
Adesso
loro sono lontano, in missione, in viaggio, insieme...e io sono qui,
impegnata a distruggere Neji e dunque ancora così
maledettamente legata al ricordo dell'uomo che è stato mio
padre.
Perché
ovviamente la verità è questa. Cerco su Neji la
vendetta che non posso prendermi su mio padre, cerco di far soffrire
mio cugino perché non sono stata capace di far soffrire lui e
intanto mi lego sempre di più a ciò che ho giurato di
disprezzare, a questo clan, alle sue ridicole leggi, alla sue infami
usanze.
Odio
Neji perché somiglia ad Hyashi Hyuuga, ma ancora di più
perché c'è stato un tempo in cui ho desiderato essere
come lui, come loro.
Adesso
cammino per la strada, ancora una volta sola dopo aver ascoltato le
parole di mia sorella, dopo aver visto le sue lacrime e mi chiedo se
ne valga la pena.
Forse
è davvero così che le cose dovevano andare.
Hinata
e Neji capofamiglia di questo clan.
Perché
no, mi dico.
E
mi viene quasi da ridere.
All'improvviso
la tristezza comincia ad allontanarsi.
Mi
guardo intorno e ciò che vedo è un minuscolo villaggio
fuori dal quale si estende un mondo enorme, pieno di gente nuova che
non conosce né me né il mio clan, che non sa chi sono
né da dove vengo.
Non
ho ancora compiuto 18 anni.
Tutto
ciò che voglio adesso è un po' di libertà. Dalle
regole ma più ancora dalla rabbia, dall'odio, dal rancore che
mi ha consumato. Libertà di vivere come voglio, dimenticandomi
finalmente di mio padre, restituendogli il solo ruolo che ha meritato
nella mia vita: il più assoluto e completo niente.
Sorrido.
Compro
del ramen mentre il venditore mi guarda sorpreso, scommetto che ha
pensato di conoscermi ma alla fine ha concluso che non potevo essere
io. Mio padre non avrebbe mai comprato del ramen ad una bancarella
lungo la strada.
Mi
siedo.
Mangio.
Lascio
che il tempo mi scorra addosso senza preoccuparmene troppo.
Hinata
So
bene cosa dovrei fare adesso.
Le
parole di Hanabi mi rimbombano nella testa.
«Lascio
che torni alla sua squadra, se è quello che vuoi.
Restituiscigli il suo posto, decidi tu del suo destino».
Se
il destino di Neji è davvero nelle mie mani so bene cosa
dovrei fare e cosa dovrei dirgli, ma quelle parole non mi escono
dalla bocca.
So
altrettanto bene che il rapporto che si è creato tra di noi in
quest'ultimo periodo, la complicità, l'intimità e
persino quel bacio, tutto è stato dovuto ai problemi che Neji
ha avuto con mia sorella e a quello che io ho rappresentato, per
contro.
Ho
paura di perderlo e rimango in silenzio.
Non
voglio tornare ad essere la stessa ragazzina insignificante che sono
sempre stata ai suoi occhi.
Ma
soprattutto, devo ammetterlo a me stessa per quanto mi faccia sentire
cattiva, non voglio vederlo correre da lei.
Un
tochettio alla porta interrompe questo flusso di pensieri.
Hanabi
entra e sorride.
Mi
alzo e la abbraccio, un po' titubante. Ho paura che sia arrabbiata,
temo di averla ferita con le parole dette nel pomeriggio.
Ricambia
il mio abbraccio e mi accarezza i capelli, come quando papà
era ancora vivo e io correvo da lei per farmi consolare quando lui mi
rimproverava per la mia inettitudine. Quel periodo sembra lontano
anni luce, adesso.
«Mi
dispiace» le dico
«Non
ce n'è motivo» risponde «piuttosto, ascolta me».
Rimane
in silenzio un istante. Ha l'espressione seria, ma sollevata, sembra
quasi...serena...come non la vedevo da tempo.
«Ci
ho pensato tanto, Hinata. Ho pensato a me, a te e a Neji. Ho pensato
ai rapporti che ci legano, e a tutto quello che ci è successo
negli ultimi anni» dice.
«Io
lo odio, Hina, non ci posso fare niente». Trattengo il respiro.
Ho paura.
«Ma
mi rendo conto che dipende in buona parte da me. Ho delle questioni
in sospeso, dei conti che non sono mai stati chiusi. Neji è
stato pessimo nella sua vita, sia con me che con te, ma probabilmente
ha delle giustificazioni, come tutti». Annuisco speranzosa. Non
ho ancora capito nulla.
«So
che tu lo hai perdonato subito, come hai perdonato me, ma io non ci
riesco. Forse dovrei. Dovrei dargli la possibilità che tu hai
dato a me, ma non ce la faccio Hinata. Ho sempre davanti agli occhi
il suo viso che mi guarda con sdegno. Ho sempre davanti agli occhi il
modo in cui mi trattava e quello in cui trattava te...».
«E'
passato così tanto tempo» dico balbettando.
«E'
vero. Per questo ho pensato e ripensato a quello che mi hai detto. Tu
lo ami davvero, Hina?» mi chiede. Mi vergogno, ma annuisco. Di
nuovo, mi sento piena di speranza.
Lei
sorride.
«Ok»
dice «allora sta tranquilla. Non gli farò più del
male».
Hanabi
E
chi pensava che sarei mai arrivata a questo punto?
Eppure
mi sento meglio, mi sento come svuotata, leggera.
Quando
Neji entra nella stanza, tuttavia, per un attimo mi irrigidisco e
devo ricordare a me stessa la decisione che ho preso quel pomeriggio.
Lui
mi guarda e si inchina.
«Mi
avete fatto chiamare, Hanabi-sama?» chiede riverente.
Annuisco.
«C'è
una cosa che devo chiederti. O meglio, una proposta che devo farti».
Mi
guarda, lievemente incuriosito.
«Tu
conosci bene i sentimenti che provo nei tuoi confronti. Se ho
accettato di guidare questo clan è stato soprattutto per
vendicarmi di te» dico
«Non
dovreste dire queste cose, Hanabi-sama» risponde.
Lo
strozzerei per quell'espressione impassibile e indifferente che
riesce a mantenere.
«Io
so benissimo quello che pensate di me, ma il clan è un'altra
cosa. Il clan ha bisogno di una guida e in questo momento voi siete
quella guida» dice ancora
«Tu
credi che io sia del tutto inadatta a questo ruolo. Pensi ancora di
me quello che pensavi quando ero una bambina: che sia debole e
incapace» rispondo. Non è per questo che lo ho fatto
chiamare, vorrei trattenere quelle parole e invece le sputo fuori.
Credo
che sia sorpreso da quella sincerità improvvisa.
«E'
esattamente come allora. Continui a pensare all'ingiustizia dei
nostri ruoli, continui a guardarmi come quando mio padre ti chiedeva
ad allenarmi e tu mi picchiavi fino a vedere il sangue».
Gli
vomito addosso rancore e desolazione.
«E
alla fine lui ti guardava compiaciuto. Era orgoglioso di te perché
non mostravi la minima pietà nei confronti della bambina che
avevi davanti. Mentre io ti ammiravo Neji, ti stimavo, ti invidiavo.
Pensavo anch'io che fosse ingiusto, che tu con tutta la tua forza e
la tua genialità fossi nato nella famiglia sbagliata»
non riesco a fermarmi.
«Mi
sarebbe bastata una parola di dolcezza. Mi sarebbe bastato un
apprezzamento o uno sguardo comprensivo. Ma niente di tutto è
mai arrivato, e alla fine devo ringraziarti, Neji. Solo questo mi ha
permesso di rendermi conto dell'enorme errore che stavo commettendo
con Hinata». Nominare lei mi riporta alla realtà.
Neji
continua a guardarmi. È immobile, suppongo che non sappia cosa
aspettarsi.
Voglio
mettere la parola fine a tutto questo. Coraggio Hanabi, mi dico.
Scuoto
la testa, cercando di riprendere il controllo.
«Con
la morte di mio padre è arrivata la possibilità di
vendicarmi di te, e per questo ho messo da parte tutto quello di cui
mi ero convinta in questi ultimi anni. Io non volevo avere più
nulla a che fare con questo clan, e invece mi sono ritrovata a
guidarlo. È quasi ridicolo»
«Cosa
volete da me, Hanabi-sama?»
«Hinata
è innamorata di te, Neji, te ne sei accorto?».
Per
la prima volta da quando ci siamo incontrati vedo l'ombra i un
sentimento passare sul suo viso. China leggermente lo sguardo, ma non
risponde.
«Ti
ho fatto una domanda» dico. Certo, mi sono calata a fondo nel
ruolo di capofamiglia, l'arroganza mi viene quasi naturale adesso,
soprattutto con lui.
Annuisce.
«Credo
si sì» risponde. D'altro canto anche lui sembra essersi
abituato ad un ruolo di subordinato umiliato, che, dopotutto, non gli
si confà affatto. I suoi occhi mantengono comunque un guizzo
di orgoglio, un'espressione regale di sfida perenne.
Sorrido.
«Ecco
la mia proposta, Neji. Sposa mia sorella e guidate insieme il clan».
Lo
ammetto, vederlo cadere dalle nuvole, vedergli sul volto
quell'espressione sbalordita e attonita mi ripaga almeno in parte
della vendetta a cui sto rinunciando. Mi sento un po' meglio.
Carissimi,
prevedo ancora due capitoli e poi la conclusione della prima parte.
Che
ne pensate? So che siete in ansia, cari fan delle Neji-Ten...il
prossimo capitolo sarà dedicato proprio a loro due...chissà
cosa succederà. Ancora non ho decido del tutto, in effetti, ma
vi confesso che a me Hanabi fa molta tenerezza, e spero che la vita
le riservi un bel futuro.
Hinata
invece mi fa un po' rabbia, ma tutto sommato mi piace vederla
impegnata in qualcosa.
So
di avere trascurato Ten, ma rimedierò. Lei rimane comunque la
mia preferita.
Un
bacio a tutti, grazie a chi legge e a chi recensisce.
Valery:
certo che ti perdono, sono contenta che la storia ti piaccia...(e
comunque anch'io sono stata lontana per mesi)
Francy:
adoro le tue recensioni. Per ora Neji è tornato solo in
maniera indiretta, ma dal prossimo lo vedrai molto più
centrale...poverino...un po' mi dispiace trattarlo così. Tu
che dici?
Altovoltaggio:
grazie, mi fai arrossire un pochino.
Lav:
grazie, che bello avere una nuova commentatrice!
Celiane:
vero? Io adoro le storie di amicizia.
Talpina:
spero davvero di avere reso Shu come avrei voluto...a me piace tanto
e sono felice del tuo commento.
|
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Capitolo 21 *** Tenten, Neji ***
Tenten
Quando Lee, con voce
fioca e strozzata, mi ha detto che Neji e Hinata si sarebbero sposati
presto , sono rimasta in silenzio, poi ho sorriso.
Principalmente per due
motivi.
Il primo. Lee, Shu e il
maestro Gai mi stavano fissando preoccupati, quasi terrorizzati.
Erano in ansia per me e ancora una volta stavano dimostrando di
volermi bene. Per cui ho sorriso. L'ho fatto per farli preoccupare il
meno possibile e perché sapevo che quel dolore non era soltanto mio.
Il secondo. Sorridevo
sull'ironia della sorte. Hinata era la stessa ragazza che Neji aveva
disprezzato perché troppo debole mentre io tentavo di addolcirlo
spendendo su di lei parole buone.
L'ho odiato.
Dal profondo del mio
cuore come non credevo di poter fare.
Ho maledetto e
stramaledetto il giorno in cui l'ho conosciuto, il giorno in cui
siamo capitati in squadra assieme.
Ho rinnegato ogni istante
passato insieme ed ogni attenzione che ho avuto per lui.
Quando alla fine sono
rimasta da sola, però, mi sono chiesta se tutto questo fosse giusto.
In fondo Neji è libero
di scegliere con chi vuole stare.
È vero, mi ha fatto una
promessa. Ma non ha mai detto di amarmi, e se anche lo avesse fatto,
l'amore finisce, mia cara Ten e tu non puoi farci niente.
Dopotutto lo hai seguito
per anni dicendo che non ti importava ciò che ti dava in cambio.
Hai detto, per tutto quel
tempo, che ti bastava vederlo sereno per essere felice.
Dunque Ten, è il
momento.
Neji ha scelto chi amare.
Tuttavia.
Tuttavia ero ancora
sicura di conoscerlo bene, nonostante tutto, e se questo era vero
sapevo che Neji stava soffrendo.
Probabilmente amava
Hinata o forse la sposava soprattutto per ragioni di clan, ma ciò di
cui ero sicura era che, se anche non mi amava, mi voleva bene e che
la mia rabbia e il mio rancore lo avrebbero fatto soffrire.
Neji Hyuuga non è tipo
che dimentica facilmente.
Non aveva dunque
dimenticato di aver trascorso con me e Lee e il maestro Gai il primo
periodo sereno della sua vita e adesso ci vedeva lontani, perduti.
Non avrebbe mai fatto un
passo verso di noi.
Per questo qualche giorno
dopo, quando mi sono ripresa dallo shock, ho raccolto a piene mani il
mio poco coraggio e sono andata da lui.
Entrare in quella casa è
difficile.
Mi fa paura e rabbia
nello stesso tempo.
Immagino che Neji sarà
impegnato e che forse non riuscirò neppure a vederlo, quindi
aspetto, prendo tempo, tentenno, indietreggio.
No, mi dico poi.
Vai avanti.
Così chiedo di lui.
Il tono con cui ne
parlano i servitori è già cambiato. Lo chiamano Neji-san e gli
portano molto più rispetto. Dicono che chiederanno se vuole
ricevermi e mi lasciano ad aspettare.
Il tempo non passa mai.
Sono tentata di mandarlo
al diavolo e andarmene.
Coraggio Ten, mi ripeto.
Aspetta solo un altro po'. Poi gli farai un sorriso, gli dirai che è
tutto a posto e te ne andrai.
Non è difficile.
Ma quando mi dicono di
salire rimango quasi paralizzata.
Quella porta poi, non
riesco ad aprirla.
La sento aprirsi
dall'interno.
Lui è in piedi, davanti
a me. Indossa gli abiti della casata principale ed è davvero bello.
«Stai davvero bene» gli
dico sorridendo.
Neji non mi guarda
neppure.
«Vieni» dice.
Entro.
Improvvisamente mi sento
meglio.
Sono più tranquilla, più
a mio agio.
Le cose andranno come
sempre.
Io parlerò e lui si
limiterà ad annuire.
Dirà al massimo un paio
di parole.
Per un momento mi sembra
quasi che tutto potrà tornare come prima, poi quegli abiti eleganti
mi ricordano che le cose sono già cambiate.
«Abbiamo saputo la
notizia» comincio «Quindi è inutile chiederti come stai. Immagino
che tu stia bene». Non risponde.
«Beh Neji, è ovvio che
siamo rimasti un po' sconvolti. Ultimamente sono successe cosi tante
cose...ma ce ne faremo una ragione e alla fine riusciremo a capirti,
vedrai»
«Capirmi? Cosa avete da
capire?» risponde improvvisamente, rompendo quel suo silenzio «Le
scelte che faccio non vi riguardano».
Rimango immobile.
Poi lo guardo dritta
negli occhi.
Credo di non averlo mai
guardato così.
Cerco di trattenere la
rabbia e, per l'ultima volta in vita mia, di far uscire soltanto
l'amore.
«Hai ragione, non ci
riguardano più, ma ci hanno riguardato per tanto tempo. Magari tu
non avresti voluto, ma è stato così e io sono felice che sia stato
così. Sono venuta solo per salutarti in un modo diverso. Mi sembrava
così brutto che finisse tutto con rabbia»
«Tutto cosa?» mi
chiede, sembra agitato.
Gli prendo una mano.
Tanto è l'ultima volta,
mi dico.
Mi viene da piangere.
So che lui odia le donne
che piangono ma anche questo non ha più importanza, adesso.
«Tutto l'amore che c'è
stato, Neji. Io ce ne ho messo davvero tanto e non volevo che finisse
così. Ora mi sento più triste, ma anche più tranquilla e credo che
andrà meglio, da adesso in poi».
Sorrido.
In un altro momento mi
sentirei stupida e ridicola.
Adesso che sto chiudendo
un capitolo della mia vita mi sento come chi sta dicendo addio al
primo amore, e del resto non mi importa nulla.
Vorrei che dicesse
qualcosa ma so che non dirà nulla.
Per questo lascio la sua
mano, mi asciugo gli occhi e mi volto.
Neji
Quando Hanabi mi aveva
chiesto di sposare Hinata ero rimasto inebetito a guardarla, senza
rispondere nulla.
Vorrei raccontare come mi
accadde di dire di sì ad Hanabi, di chiedere ad Hinata di sposarmi,
di fissare la data delle nozze e di lasciare che la notizia
circolasse per Konoha ma, davvero, non saprei spiegarlo.
Non è che non lo ricordi
ma gli avvenimenti di quei giorni mi sembrano susseguirsi in una
catena ininterrotta di azioni-reazioni che mi hanno lasciato a mala
pena il tempo di respirare.
Non ho pensato, ecco come
ho fatto.
Non si è trattato
neppure di tener presente mio padre e la gioia che avrebbe provato
vedendomi arrivare fino a qui. Non ho avuto modo o voglia neppure di
fare questo.
Semplicemente non ho
pensato.
Ma quando mi hanno detto
che Tenten era lì e che voleva vedermi improvvisamente tutti i
pensieri sono tornati a galla, tutto ciò che non avevo pensato in
quei giorni è emerso nella mia mente con prepotenza inaudita e mi
sono sentito schiacciato da quella enorme quantità di pensiero.
Sono stato tentato di
mandarla via, ma alla fine non ci sono riuscito.
Sapevo che era la cosa
giusta.
Non dovevo vederla, era
meglio per me ed era giusto per lei, perché l'avrebbe aiutata a
dimenticarmi e ad odiarmi più in fretta.
Invece non ci sono
riuscito.
Volevo vedere il suo viso
come l'ultimo appiglio di quello che ero.
Così dico loro di farla
entrare. Alla fine, incapace di aspettare oltre, apro la porta e così
me la trovo davanti, bella come neppure la ricordo.
«Stai davvero bene»
dice sorridendo, guardando le vesti della casata principale che
adesso indosso, e le sue parole mi suonano come una condanna.
Vorrei dire qualcosa ma
non ci riesco.
Mi limito ad invitarla ad
entrare e distolgo lo sguardo, per paura di arrossire..
La ascolto parlarmi con
gentilezza e la aggredisco.
Non riesco a sopportare
di sentirla parlare così, voglio che mi odi almeno quanto io odio me
stesso.
Per questo quando dice
che lei, Lee e il maestro Gai sono rimasti un po' sconvolti dalla mia
scelta ma che con il tempo riusciranno a capirla rispondo che le mie
scelte sono sono affari miei e che di certo non riguardano loro.
Mi chiedo se lei sappia
leggere nei miei occhi, come ha fatto talvolta, l'immensa menzogna
che sto raccontando.
Voglio che se ne vada,
che inveisca contro di me, che mi insulti e che mi aggredisca con
tutta la forza che ha.
Invece si sforza di
rimanere serena e dice
«Hai ragione, non ci
riguardano più, ma ci hanno riguardato per tanto tempo. Magari tu
non avresti voluto, ma è stato così e io sono felice che sia stato
così. Sono venuta solo per salutarti in un modo diverso. Mi sembrava
così brutto che finisse tutto con rabbia»,
Finire. Così quella
parola terribile mi rimbomba nelle orecchie. Non è che non lo
sapessi, ovviamente. Lo sapevo eccome. Ma è diverso sentirlo
pronunciare dalla sua bocca.
«Tutto cosa?» vorrei
mettere rabbia in questa domanda e invece risulto solo patetico e
agitato. Non so come fare per rimanere calmo.
Lei mi prende la mano. È
così fredda e piccola, così sottile, sembra che possa rompersi e
invece mi stringe sicura, come ogni volta che ho avuto bisogno della
sua forza, come dopo il torneo, quando Naruto mi ha sconfitto e io ho
pensato di non valere niente, come quando ero sul punto di morire,
come ogni volta che ho avuto paura e non lo ho mai detto.
«Tutto l'amore che c'è
stato, Neji. Io ce ne ho messo davvero tanto e non volevo che finisse
così. Ora mi sento più triste, ma anche più tranquilla e credo che
andrà meglio, da adesso in poi».
Mentre lo dice piange.
Sono lacrime minuscole, quasi invisibili.
Lo vedo chiaramente,
tutto quell'amore di cui lei parla.
Lo vedo lì, luminoso e
chiaro davanti a me.
Lo vedo scolpito nei
giorni, nell'infinita pazienza della sua presenza continua.
Lo vedo nella passione
con cui mi ha aiutato ad allenarmi, nei sorrisi che ha opposto alla
mia arroganza ottusa.
Lo vedo nelle parole
d'incoraggiamento e in tutte quelle che non è mai riuscita a a
dirmi, a causa di quel muro che ho eretto e non ho mai abbattuto.
Lo vedo nella delicatezza
testarda con cui ha resistito a tutta la mia rabbia, nella dolcezza
con cui si è presa cura di me quando credevo di non aver bisogno di
nessuno, nella tranquillità con cui mi ha difeso davanti a tutti,
anche quando ero davvero indifendibile.
Lo vedo e so di non
averlo mai meritato, poi, improvvisamente, vedo qualcos'altro.
Vedo l'amore che non le
ho mai dimostrato e che pure c'è, c'è sempre stato, è quello che
mi ha accompagnato e che ho sempre dato per scontato. Senza di lui,
tuttavia, non avrei mosso un solo passo dalla persona ridicola e
meschina che ero.
Tutto ciò che di buono
ho fatto di me è stato sempre grazie a lei.
Senza di lei, sono
tornato ciò che ero prima.
Ten mi ha lasciato la
mano e tra poco uscirà dalla porta.
So che le sue parole sono
state un addio.
Che succederà adesso?,
mi chiedo.
Sposerò Hinata e
diventerò capofamiglia di questo clan, come ho desiderato dal primo
istante di pensiero cosciente.
Saprò che mio padre è
orgoglioso di me.
Tutti mi temeranno e mi
rispetteranno.
Poi mi guarderò intorno.
Vedrò Ten.
Forse infelice per colpa
mia.
Forse, più
probabilmente, felice finalmente con qualcuno che la merita.
Magari Lee, che le è
sempre stato vicino, o Shu, che sta prendendo ciò che era mio.
Magari Kiba o Shino che mi odia tanto.
Stringo i pugni.
È solo un attimo, Neji,
un attimo soltanto.
Un attimo per decidere
ogni cosa. Poi sarà troppo tardi.
Così cammino verso la
porta e la fermo.
Lei mi guarda sorpresa.
«E' tutto sbagliato Ten lo so»
dico «ma se te ne vai adesso sarà sempre peggio. Non posso rimettere a posto le cose senza di te»
Bene, così ci
avviciniamo alla fine. Come promesso Neji e Ten hanno avuto
finalmente il loro spazio.
Cosa succederà adesso?
Mah...beh, il nostro eroe (un po' stupido in realtà) un primo passo
lo ha fatto (e gli ci è voluto poco, che dite?), ora vedremo.
Lav_92: grazie
mille. Sì, Hanabi in effetti è piuttosto furba ma è anche molto
tormentata, come ho avuto modo di dire più volte, è un personaggio
che non mi dispiace affatto! Ho soddisfatto un po' la tua curiosità?
Pikkola Rin: va un
po' meglio adesso? Che ne pensi di questo svolgimento dei fatti? Ten,
naturalmente è sempre la migliore...se non ci fosse lei! Grazie
grazie
Celian4ever:
allora, la discussione brutta c'è stata, ma la conclusione non è
stata poi così terribile, no? Almeno si intravede uno spiraglio di
luce. Hai ragione, vi ho tenuto tanto in ansia che meritate almeno
questo
Altovoltaggio: in
effetti Neji ha detto di sì ad Hinata, te lo saresti aspettata? Beh,
Hinata si è innamorata, o così crede, e si è fatta un po'traviare
dai fatti (o fattacci), ma Ten...beh, è stata lì fino all'ultimo e
così...
Grazie a tutti e a
presto!
|
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Capitolo 22 *** Hinata, Shino ***
Hinata
Quando Neji mi ha chiesto
di sposarlo sapevo che non sarebbe stato giusto accettare.
Sapevo che se lo avessi
fatto avrei ingannato entrambi.
Lui, perché avevo avuto
la possibilità di restituirlo alla sua squadra, ai suoi amici, al
suo...amore...e non lo avevo fatto.
Me stessa, perché Neji
non mi amava.
Mi voleva bene.
Mi era grato per ciò che
stavo facendo.
Forse, persino, mi
rispettava.
Ma non mi amava.
Il nostro matrimonio
sarebbe stato per sempre una menzogna.
Tuttavia.
Tuttavia lui me lo stava
chiedendo.
Tra la sua squadra e il
suo clan aveva scelto il suo clan.
Tra gli affetti e l'onore
aveva scelto l'onore.
Io gli stavo solo
offrendo una possibilità di vincere, definitivamente.
Perché Neji Hyuuga
odiava perdere.
Lo aveva sempre odiato.
Perché Neji Hyuuga non
era nato per la sconfitta.
No.
Il suo destino era
luminoso come il sole e sfavillante come le stelle del cielo.
Neji Hyuga poteva
rifiutare la proposta di mia sorella, ma la stava accettando.
Dunque, forse, quella
menzogna non sarebbe stata una vera menzogna.
Entrambi avremmo avuto
ciò che più desideravamo.
Dunque, forse, avremmo
davvero potuto essere felici.
Balbettai. Arrossii. Lui
mi prese la mano.
«Che ne pensate,
Hinata?»
e io accettai.
La notizia si diffuse
così in fretta che non ci lasciò neppure il tempo di abituarci
all'idea.
Nemmeno quello per dirlo
a Kiba, Shino e a Kurenai sensei.
Cosa ne avrebbero
pensato?
Loro erano i miei
migliori amici, la mia vera famiglia, dopotutto. Quella che mi aveva
accolto quando tutti mi rifiutavano. Quella che mi aveva sostenuto
quando tutti sembravano solo volermi distruggere. Quella che mi aveva
dato la forza di andare avanti quando non credevo davvero di poterne
trovare una.
Erano le sole persone che
mi avevano dimostrato stima, allora.
Rimango immobile trafitta
da quel pensiero.
Come li sto ripagando?
Non li frequento quasi
più, li ho praticamente abbandonati. Assorbita dalla nuova Hinata
che mi sta nascendo dentro, non ho più condiviso con loro quella
vecchia, che solo, e soltanto loro, hanno amato.
Di nuovo sgrano gli
occhi.
Davvero questo pensiero
lo ho formulato io?
Una nuova Hinata...esiste
una nuova Hinata? Adesso ho la sensazione che si tratti di una vera
follia.
Non tanto o non solo il
matrimonio, soprattutto questo.
Aver creduto ad una nuova
me stessa.
Averla voluta, forse
cercata.
Averla inventata credendo
che fosse migliore della precedente.
Ma sono sempre io, la
stessa di prima, la stessa ragazzina imbranata e incapace che ha
bisogno di qualcuno che le risolva i problemi.
Quella che si sente
l'unica vittima solo perché non ha la forza di affrontare il mondo.
Quella che si piange
addosso e non sa vedere il dolore degli altri.
Ho calpestato mia
sorella, ancora una volta.
E non mi sono mai sentita
così stupida.
Esco di casa correndo.
A piangere aspetto.
Shino
Vedo Hinata davanti a me.
Ansima leggermente, come
se avesse corso.
Nella testa mi rimbomba
la notizia che lei e Neji si sposeranno.
Me lo ha detto Kiba
incredulo il giorno prima.
Io mi sono sistemato gli
occhiali e ho scrollato le spalle.
«Buon per loro» ho
risposto.
Kiba è rimasto in
silenzio.
«Qualcosa non va, Shi?».
Nonostante tutto Kiba mi
conosce bene, non c'è che dire.
«Tutto bene» ho
risposto
«Dovresti piantarla di
dire cazzate».
Eh sì. Nonostante tutto
Kiba mi conosce bene e la cosa, devo dire, non mi dispiace.
Naturalmente non ho
risposto niente.
Cosa avrei dovuto dirgli?
Che sì, c'erano parecchie cose che non andavano? Che la prima di
queste cose era Neji Hyuuga, un dannato bastardo che li stava
fregando tutti con quel suo presunto cambiamento di facciata?
Non ne ero nemmeno
sicuro, dopotutto.
Se Shu era cambiato non
poteva esserlo anche lui?
In fondo ciò che avevo
sempre odiato di Neji non era proprio la sua incredibile somiglianza
con Shu? Quel suo perseguire la forza ad ogni costo, sacrificando
tutti quelli che aveva intorno, senza il minimo ritegno? Era il caso
di ammetterlo, finalmente.
Ma in fondo, a voler
essere ancora più onesto, avrei solo dovuto dirgli che ero geloso di
Hinata e che soffrivo per la decisione che aveva preso.
Ovviamente, quindi, non
ho risposto niente.
«Ti scoccia eh`» ha
detto lui «beh, scoccia un po' anche a me, in realtà. Insomma, io
lo so cosa pensi di Neji. Non condivido quel giudizio così negativo,
forse l'ho un po' rivalutato durante la missione per recuperare
Sasuke, ma capisco perché la pensi così. E in ogni caso non credo
che la renderà felice, su questo sono d'accordo con te».
Adesso che lei è lì,
davanti a me, quelle parole mi tornano in mente.
Se siamo entrambi
d'accordo, non dovremmo fare qualcosa?
Hinata mi guarda, poi
scoppia a piangere.
Mi avvicino.
Ho le mani in tasca, ma
sollevo un braccio, quasi senza pensare, e la stringo a me
accarezzandole i capelli.
Sì. Quasi senza pensare.
Perché forse, se
pensassi, non lo farei.
Invece lo faccio e provo
uno strano senso di calore. Forse di amore.
Lei piange.
Quando alza lentamente
gli occhi gonfi di lacrime e mi fissa penso che non è mai stata
tanto bella.
«Ho paura» dice
«Andrà tutto bene» le
rispondo «ci sono io».
Lei mi getta le braccia
al collo.
Così tiro fuori dalla
tasca anche l'altra mano e la tiro più vicina.
È piccolissima, lì tra
le mie braccia. Sono contento di comprenderla tutta lungo la mia
altezza, spero che si senta protetta e sicura.
Neji Hyuuga non potrà
mai renderla felice perché è incapace di amare.
Ripenso ancora a Kiba,
alla volta in cui abbiamo incontrato Tenten per strada e lui ha detto
che era bellissima.
«Perché non la inviti a
uscire?» ho proposto con indifferenza
«See» ha risposto «ci
tengo alla vita. Neji mi ucciderebbe se solo mi avvicinassi a lei».
Guardo Hinata che piange.
Mi chiedo chi sia davvero
Neji Hyuuga e cosa provi per lei.
Mi chiedo se potrà
renderla felice.
Le do un bacio sulla
fronte.
«Andrà tutto bene»
ripeto «ci sono io qui con te».
Sento le sue unghie sulla
mia schiena.
«Perdonami» dice poi.
Poi smetto di pensare.
Tutto quello che vorrei è
fermare il tempo in quel singolo istante.
Perdonate il
ritardo, ma avevo scritto il capitolo e si è cancellato, il che mi
ha innervosito e fatto perdere tempo.
Comunque
eccoci.
E qualsiasi
cosa accada potete essere certi che finirò la storia.
Un bacio e
un grazie a tutti.
Lady of
Evil Nanto: vai vai, spiega...intanto un capitolino che si
mantiene fermo nel tempo, ma illustra un altro punto di vista (adoro
Shino, si vede?)
altovoltaggio:
grazie infinite, come sempre...beh, immagino sarai ancora tranquilla
no? In fondo anche la povera Hinata ha diritto ad esprimere ciò che
pensa.
Lav_92:
ed ecco Hina...che ne pensi carissima? Ti soddisfa? Come vorresti che
finisse? Sono anch'io parecchio combattuta.
FrancyXD:
grazie mille per questa bellissima recensione, mi ha un po' commosso.
Spero che anche questo capitolo ti piaccia, adoro Shino e sto
cercando di renderlo al meglio. Continua aseguirmi e a recensire,
che è un piacere leggerti.
Celiane:
perdona questo ritardo, ma come dicevo all'inizio è stato un
incidente di percorso. Che ne pensi? Per l'happy ending farò il
possibile, ci sono così tanti personaggi: esiste un h.e. Collettivo?
Pikkola Rin:
perdono...puoi perdonarmi? Concordo con te. Neji è egoista, su
questo nessun dubbio. Non ho ancora chiaro come finirà la
storia...ma non voglio stravolgere il carattere dei pg. Che ne pensi?
E' abbastanza fedele?
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Capitolo 23 *** Neji, Gai ***
Neji
Tutto
quello che vorrei è fermare il tempo in quel singolo istante.
In
quell'istante in cui la stringo a me e ho la sensazione che le cose
potrebbero tornare al loro posto.
Ma
il tempo non si può fermare e difficilmente le cose torneranno al
loro posto, per cui, alla fine, la lascio andare.
La
guardo e ho paura.
Ho
paura come non ne ho mai avuta prima.
Nemmeno
quando stavo per morire, contro il Ragno.
Nemmeno
quando Pain ha attaccato Konoha.
Mai.
È
un istante, ma c'è.
Ten
alza leggermente sulle punte dei piedi e stringe le sue braccia esili
eppure forti intorno al mio collo.
Appoggia
la sua piccola testa sulle mie spalle, tra i miei capelli sciolti, e
io sento il suo profumo che mi invade e non smetterei mai di
respirarlo.
Poi
si scosta. Si allontana leggermente.
«Io
non ti lascio da solo».
La
guardo e sento quel terribile senso di colpa eppure di sollievo che
mi cresce dentro.
Sospiro.
Le
bacio una mano, lei mi guarda incerta.
«Neji...»
dice senza capire, come se ripetere il mio nome potesse svelarle
chissà quale verità.
Mi
piace sentire il mio nome pronunciato dalla sua voce.
Sorrido.
Adesso
so cosa devo fare.
«Vieni.
Ti accompagno a casa».
Lei
mi segue. So che non capisce. Vorrei spiegarle tutto. Vorrei.
Nello
splendente palazzo degli Hyuuga tutti ci guardano camminare.
«Forse
non è una buona idea» azzarda lei, sempre troppo preoccupata per
me.
«Non
preoccuparti» rispondo.
Mi
sento stranamente sereno, stranamente leggero.
In
questo momento potrei dirle qualunque cosa, tutto quello che le ho
sempre taciuto, tutto ciò che il mio orgoglio e la mia freddezza le
hanno sempre tenuto nascosto.
Le
bacio la fronte.
«Mi
stai spaventando, Neji» dice lei
«Non
ce n'è motivo» rispondo «ho colto il tuo invito, Ten. Soltanto
questo. Davvero resterai con me?»
«Qualunque
cosa accada» risponde sicura. Non deve pensarci neppure un istante.
Non avrei avuto neppure bisogno di chiederglielo ma avevo voglia di
sentirmelo dire.
E
forse per la prima volta in vita mia sento a mia volta il bisogno di
dire qualcosa.
«Come
ci riesci?» le chiedo piano «come
puoi perdonare sempre i miei errori ed essere sempre qui, nonostante
tutto?».
Socchiude
gli occhi.
«Perché
credo che ne valga la pena».
È
tutto in questa frase che dice. Quello che c'è stato e quello che
sarà, ma soprattutto il motivo per cui devo farlo.
Non
so se mio padre potrebbe capirmi e perdonarmi, ma adesso so con
certezza lampante che non è a lui che devo chiedere perdono.
Non
è lui che mi è stato accanto in tutti questi anni, insegnandomi a
vivere, a perdere, ad amare.
Non
è lui.
Adesso
so che ne vale la pena.
Gai
(dedicato a Lady of Evil Nanto)
«Hai
saputo? Neji Hyuuga è stato espulso dal clan» dice Kakashi.
La
notizia mi coglie del tutto impreparato.
«Com'è
possibile?» chiedo incredulo.
«Sono
notizie insicure, ma pare che abbia annullato il matrimonio con
Hinata Hyuuga».
Rimango
in silenzio rimuginando sulle sue parole.
«Scusami»
dico poi «è meglio che vada a cercarlo».
«E
dove pensi di trovarlo? È stato cacciato dalla sua casa e non sai
dove potrebbe essere. Con un disonore del genere sulle spalle è
possibile persino che se ne sia andato».
Scuoto
il capo.
«No,
Kakashi. Tu non lo conosci. Neji non se ne andrebbe mai così, non
scapperebbe come un codardo. Se ha preso questa decisione deve
esserci un motivo e ho l'impressione di poterlo intuire» rispondo.
Cammino
fino alla casa di Tenten.
Quando
apre la porta e mi guarda capisco che ne sa più di me.
«Aspettate
un secondo» dice vaga.
«Ten»
la chiamo. Si volta.
«E'
con te, vero?».
Non
dice nulla e si allontana nell'altra stanza. Sapevo di non essermi
sbagliato.
Poco
dopo rientra. Accanto a lei, Neji.
Mi
guarda.
«Sapete
tutto?» mi chiede.
«Soltanto
voci» rispondo.
«Ho
annullato il matrimonio con Hinata e gli anziani hanno deciso per la
mia espulsione dal clan»
Sembra
stranamente tranquillo.
Parla
lentamente, senza rabbia e senza disperazione.
«Mi
dispiace maestro» dice «non avrei voluto coprirvi con questo
disonore, è solo che non avevo altra scelta».
Anche
Ten mi guarda.
Nei
suoi occhi, invece, leggo la rabbia, anche nei miei confronti, che
prova nel sentirgli dire quelle parole.
Poso
una mano sulla sua spalla, sulla spalla del mio piccolo genio troppo
cresciuto, e rispondo la sola cosa possibile.
«Non
mi sento affatto disonorato, Neji. Mi riempi d'orgoglio, invece».
Neji
chiude gli occhi per un attimo poi dice
«Grazie
maestro».
Tenten
accenna un sorriso, rimanendo in silenzio.
«Vi
porto un tè e vi lascio da soli» dice poi «credo che dobbiate
parlare»
Davanti
a quel tè parliamo davvero.
«Cosa
succederà adesso, maestro?» mi chiede
«Sarà
difficile» rispondo
«Questo
lo so. Lo sapevo quando ho preso questa decisione, ma non ho idea di
quali saranno le ripercussioni concrete».
Scuoto
la testa.
«Non
ho paura, maestro, e so di non essere solo. Però mi chiedo se non
dovrei tenere Ten fuori da tutto questo» dice
«Perché
dici così?»
«Sta
ospitando un rinnegato. Presto la gente comincerà a parlare.
Comincerà a parlare di chiunque mi appoggi ma in particolare parlerà
di lei. Io non voglio che Ten ci vada di mezzo» risponde. Ha perso
un po' della calma di prima, parla più velocemente.
«E'
questo che ti preoccupa?» chiedo.
Annuisce.
«Lei
non mi abbandonerà mai, qualunque cosa mi succeda. Ma io non voglio
che porti il mio disonore».
Neji
ha ragione.
Ciò
che dice è terribilmente vero.
Ten
non lo abbandonerà e la gente comincerà a parlare. Diranno che è
per lei che ha annullato il matrimonio. Senza un clan alle spalle
Neji sarà chiamato rinnegato, sarà un escluso, un emarginato e se
gli rimarrà accanto lei lo seguirà in questo destino.
«Quello
che dici è vero, Neji. Ma hai soltanto due scelte, tenerla con te o
allontanarla. Non ne esiste un'altra» dico.
«Sono
un egoista» risponde abbassando lo sguardo.
«Potrai
sempre contare su di me».
Me
ne vado. Dovrò raccontare a Lee e a Shu quello che è successo.
Tenten
mi raggiunge e mi ferma.
«Non
rimarrò a guardare, maestro Gai. Non mi spaventa quello che
succederà adesso. Sono sicura che insieme ce la faremo» dice.
Sorrido.
«E'
vero bambina mia. Insieme ce la faremo».
Con
un po' di ritardo ma ci sono. La fic è ancora luuuuunga...riuscirete
a seguirla fino alla fine?
Vengo
subito ai ringraziamenti.
AyaCere:
che bello trovare una nuova lettrice. Vero, sono un po' sadica, ma
l'attesa aumenta il piacere della lettura, no? In questo capitolo
Neji riprende in mano la sua vita: finalmente. Per quanto riguarda
Hanabi, conto di dedicarle al più presto un po' di spazio. E Hina e
Shi, beh anche loro hanno ancora parecchie cose da chiarire, direi.
PikkolaRin:
beh, dopo tanta attesa anche Neji fa finalmente qualcosa di
buono...che ne pensi? Povero però. Io alla Neji-Ten riesco
difficilmente a rinunciare, ma le sorprese non sono finite. Conto di
far scontare a Neji almeno un po' della sua freddezza...
Lav_92:
alla faccia del casino, no? Adesso anche l'espulsione dal clan...e
Hanabi ancora è fuori dai giochi. Ma ci sono ancora diverse carte da
scoprire, se avrai pazienza.
Altovoltaggio:
è già. La loro vita è una menzogna colossale ed effettivamente non
è chiaro perché abbiano preso certe decisioni. Il atto è che forse
non sono vere decisioni. Capita a volte che gli eventi ti travolgano
al punto di non capire più come sei arrivato ad un certo punto
(troppa filosofia per una storia senza pretese come questa?). In
questo capitolo però Neji svela parte della menzogna. Che farà
Hinata? Mah...ancora di preciso non lo so. Idee?
Li_l:
guarda, concordo pienamente. Ten è troppo buona. Dipendesse da me si
comporterebbe in modo ben diverso, cerco di rimaner fedele a quello
che (secondo me, dato che nel manga non ha molto spazio) è il suo
carattere. Anche io adoro Shino. E non è finita. Vedrai che avrà
ancora un ruolo significativo (anche se questa sua infatuazione per
Hinata mi è stata bocciata da più parti....ma che dire...a me
piace).
Valery:
grazieee. Sìsì, w Shino e lo spazio a lui dedicato. Ci tengo
parecchio a farlo emergere a dovere e spero che continui piacerti.
Lady
of Evil Nanto: ovviamente lo spazio di Gai è per te. Spero che ti
sia piaciuto...povero, soffre davvero per i suoi allievi.
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Capitolo 24 *** Hanabi, Kiba ***
Ritardo
mostruoso....perdonatemi e grazie davvero a tutti!
Hanabi
Mentre
ascolto ad uno gli anziani esprimersi riguardo all'espulsione di Neji
rimango immobile.
Dentro,
tuttavia, tremo.
Mi
sento strana.
Vorrei
essere altrove.
La
decisione viene presa così.
Il
clan Hyuuga non può perdonare un simile affronto.
Allora,
finalmente, mi rendo conto di quello che sono diventata.
Quando
mi avvicino a Neji e gli riferisco di ciò che è stato stabilito lo
invidio. Sul serio e senza alcuna ipocrisia.
Vorrei
essere al suo posto.
Mia
sorella mi guarda.
«Cosa
è stato deciso?» mi chiede
«Verrà
espulso».
Lei
abbassa lo sguardo.
«E'
tutta colpa mia» sussurra.
Non
ho la forza per dirle che non è vero. Vorrei gridarle di smetterla.
In quel momento la odio. Odio la sua bontà e la sua dolcezza, che le
permettono di perdonarci tutti nonostante stia soffrendo e che la
portano ad attribuire a se stessa le responsabilità di quello che è
successo.
Non
ho la forza per farlo.
Mi
sento fragile e debole, come se un qualsiasi soffio di vento potesse
portarmi via.
Scrollo
le spalle.
«E'
andata così» rispondo indifferente.
Sgrana
gli occhi, spalancandoli per stupore come sa fare lei che ancora si
stupisce per la cattiveria umana
«Come
puoi dire così? Il clan era tutta la sua vita» dice
«Avrebbe
dovuto sposarti, allora». Le parlo ma è come se fossi distante anni
luce. Niente mi tocca.
«Lo
abbiamo incastrato, Hanabi, lo sai benissimo» dichiara.
«Lui
ha voluto essere incastrato. Ha capito benissimo il gioco e lo ha
accettato»
«Sei
un mostro» urla, poi scappa via.
Rimango
in silenzio.
Probabilmente
ha ragione, tuttavia non riesco a sentirmi in colpa nei confronti di
Neji.
Mi
sento solo svuotata.
Esco
e cammino.
Mi
chiedo cosa devo fare, ma non me ne importa nulla. Nemmeno il dolore
di Hinata mi scuote, nemmeno quella frase che mi grida, nemmeno le
sue lacrime.
Niente.
In
un certo senso è come se fossi tornata a quando ero piccola. Mi
allenavo per diventare più forte fino a quando non mi sentivo
sfinita e cadevo a terra, ed era come se tutto il mondo fosse
distante.
Se
per caso Neji o mio padre mi stavano guardando, poi, mi rialzavo e
ricominciavo.
Cosa
mi sostenesse non saprei dirlo. Vivevo in quello spazio che mio padre
aveva creato per me, dove nulla poteva entrare.
In
un certo senso è così che mi sento.
Ma
non ci sono né Neji né mio padre.
Mio
padre è morto e Neji non fa più parte del clan, ma soprattutto
nessuno dei due rappresenta più un modello, né uno stimolo.
L'odio
era l'ultima cosa rimasta, l'ultimo strascico di quell'antico
sentimento.
Ora
che anche quello se n'è andato non rimane che vuoto.
Kiba
Quando
vedo Hanabi Hyuuga di spalle, davanti a me, mentre cammina per la
strada, è come se intuissi in un istante il suo stato d'animo.
Sarà
l'istinto dell'animale che vive dentro di me.
Sarà
l'odore che lei sprigiona nell'aria.
Sarà
il suo passo pesante seppure i suoi piedi sfiorano appena la strada,
quasi grave, e lento e solenne.
Hanabi
Hyuuga mi cammina davanti con la grazia e la potenza di un sultano,
con la grazia e la potenza del clan Hyuuga; tutto in lei tradisce la
consapevolezza di quell'appartenenza, eppure c'è qualcosa che
stona, un anello che non tiene, una maglia sfilata nella tela
perfetta.
Lo
capisco come lo capirebbe un animale ed è con la stessa curiosità
di un animale che mi avvicino a lei, nel giorno che cambierà ogni
cosa.
Mi
avvicino e le parlo.
Parole
semplici, forse stupide penserà lei.
«Ciao
Hanabi. Come va?».
Parole
gentili ma forse poco rispettose, per una persona nella sua
posizione.
Mi
guarda. È distante, assente.
Come
un animale che vorrebbe essere altrove.
Come
un animale in gabbia, rassegnato alla sua condizione.
Nel
giorno che cambierà ogni cosa capisco che Hanabi Hyuuga vive come un
animale in gabbia e improvvisamente abbatto le barriere che ci
dividono, perché con gli animali, di qualunque razza e tipo, so
entrare in sintonia perfetta.
Pochi
minuti dopo siamo seduti su un muretto. Mangiamo ramen e parliamo.
«Pensavo
che alla fine tu e mia sorella vi sareste messi insieme» dice a un
certo punto.
Quello
è l'inizio della svolta. Annuso il suo cambiamento. Ha cominciato a
lasciarsi andare con quella piccola confessione troppo intima per
risultare naturale, dalla sua bocca.
Sorrido.
«Lo
pensano tutti».
Vero.
Perché con gli animali so entrare in sintonia perfetta e Hinata è
una farfalla che si posa sui fiori e vorrebbe trovarne uno abbastanza
grande per accoglierla su di sé per sempre.
«Hinata
è come una farfalla» le dico
«E
io? Cosa sono io?» chiede.
«Un
leopardo in un mondo che non gli appartiene» rispondo.
Lei
capisce.
Ecco
la cosa davvero assurda. Ecco la vera svolta. Lei capisce ciò che
intendevo dire. Sa di essere un leopardo perché il leopardo corre
veloce, e corre e corre, ma spesso non sa dove andare. Corre per il
piacere di correre. Ma in un mondo che non gli appartiene il leopardo
può solo sognare di correre.
Lei
annuisce.
Ecco
la cosa davvero assurda. Ecco la vera svolta.
«Voglio
trovare il mondo dove posso correre» sussurra.
Così
la guardo. Improvvisamente mi accorgo che è bellissima.
Possiede
la bellezza fiera e selvaggia del suo animale, i suoi occhi felini, i
suoi muscoli tesi, la sua grazia e la sua maestà.
Improvvisamente.
È
la mia rivelazione, la mia epifania. È come se tutto il tempo prima
io lo abbia vissuto solo per poter essere lì in quell'istante, per
guardarla, per desiderarla, per amarla.
Nel
modo istintivo e passionale con cui amano gli animali.
Per
questo senza pensare ad altro, mi avvicino e la bacio: perché il
pensiero mi ha sempre inibito e ora non voglio inibizioni.
Adesso
mi prende a schiaffi, penso.
Aspetto,
ma non succede.
Anche
Hanabi mi bacia e si stringe al mio petto
È
tutto inaspettato, assurdo, meraviglioso.
È
il giorno che cambia ogni cosa.
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