Il segno degli Hyuuga

di Ramiza
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Hanabi ***
Capitolo 3: *** Neji ***
Capitolo 4: *** Tenten ***
Capitolo 5: *** Kiba,Shino,Ten ***
Capitolo 6: *** Neji ***
Capitolo 7: *** Hinata ***
Capitolo 8: *** Tenten, Neji ***
Capitolo 9: *** Hanabi ***
Capitolo 10: *** Hinata, Shino ***
Capitolo 11: *** Gai, Tenten ***
Capitolo 12: *** Rock Lee ***
Capitolo 13: *** Hanabi, Neji ***
Capitolo 14: *** Hinata ***
Capitolo 15: *** Shino ***
Capitolo 16: *** Tenten ***
Capitolo 17: *** Rock Lee ***
Capitolo 18: *** Shino ***
Capitolo 19: *** Nej, Hinata, Neji ***
Capitolo 20: *** Hanabi, Hinata, Hanabi ***
Capitolo 21: *** Tenten, Neji ***
Capitolo 22: *** Hinata, Shino ***
Capitolo 23: *** Neji, Gai ***
Capitolo 24: *** Hanabi, Kiba ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Mio padre sta male e forse morirà.

Sì.

Mio padre sta morendo.

Mi sento quasi liberata, quasi felice.

Manca qualcosa, come sempre.

La tristezza dipinta sul volto di Hinata mi rattrista e mi fa rabbia.

«Dovresti essere felice» le dico.

«Non posso» mi risponde

«Dovresti. Hai più ragioni di me per avercela con lui»

Lei abbassa lo sguardo.

«E' nostro padre» balbetta.


Questa è mia sorella.

Mia sorella è quella incapace di odiare.

Non mai saputo odiare nostro padre, nonostante ciò che le ha fatto, e soffrirà se dovesse morire.

Non ha saputo odiare nostro cugino, nonostante ciò che le ha fatto, e crede al suo ridicolo cambiamento.

Infine, mia sorella è quella che ha saputo perdonare me per tutti gli errori che ho commesso. È quella che mi ha abbracciato la sera in cui le ho detto “scusami”, mi ha abbracciato e ha pianto di gioia.

Mentre io, io non ho saputo dirle altro che quello, nient'altro che “scusami” per come l'ho trattata fino a quel momento, nient'altro che “scusami” per aver creduto alle follie di mio padre, nient'altro che “scusami” per averla odiata.

A lei è bastato e io non potrò mai ringraziarla abbastanza.

Questa è mia sorella.


«Hinata...» le dico accarezzandole i capelli

«Mi dispiace» risponde.

Finisce sempre così. È sempre lei a dire “mi dispiace”.

Scuoto la testa.

La abbraccio e lei piange.

Mentre la stringo guardo davanti a me il lungo corridoio che ci separa dall'agonia di nostro padre, Hiashi Hyuuga, capofamiglia del nostro clan, responsabile della morte del suo fratello gemello, colpevole di aver ripudiato Hinata e di aver fatto tutto ciò che era in suo potere per allontanarmi da lei, adoratore della forza e del potere, seminatore di odio e rancore.

Gli riconosco un solo merito.

Quello di aver allontanato anche me, abbagliato dalla forza di nostro cugino, e di avermi così permesso, finalmente, di aprire gli occhi.

Sorrido.

Presto le cose cambieranno.

Per sempre.




Grazie a chi legge e, soprattutto, a chi commenta.

Per La nostra vita...

Pikkola Rin: fiuuu, meno male. Sono proprio contenta. Preparati perché questa fic sarà devastante...nel vero senso della parola. Non odiarmi, a a Neji ne capiteranno di ogni. Sisi, ricordo...Neji-Ten per sempre...mentre Hanabi, beh, avrà tutta una sua psicologia (ma la detesto anch'io, confesso).

Annasukasuperfan: oggi ci sentiamo tanto, eh? Stai leggendo? Spero proprio di sì...fammi sapere

NutellosaXD: addirittura? Mi fai arrossire...ma sono tanto contenta. Spero allora che mi seguirai: Neji-Ten per sempre, ma stavolta se la vedranno davvero brutta.

Baci a tutti!

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Capitolo 2
*** Hanabi ***


Hanabi


È passato qualche giorno.

«Andiamo da lui» mi supplica Hinata.

All'inizio rifiuto. Non ho alcuna intenzione di compatirlo o consolarlo e so bene cosa direbbe vedendoci, mio malgrado è per me un libro aperto e credo di conoscerlo meglio di chiunque altro.

Lei, però, mi guarda con i suoi occhi enormi e alla fine, per non intristirla di più, la seguo.

Lui ci fissa.

Sul suo volto scavato dalla malattia si legge la sofferenza che lo divora e che, per quanto mi riguarda, merita pienamente. Finalmente l'aspetto rassomiglia allo spirito.

Ignora Hinata come se fosse un'estranea, come se non la conoscesse, poi mi prende la mano

«Sono contento che tu sia venuta» mi dice.

«Allora ringraziate Hinate» rispondo «E' solo perché lei me lo ha chiesto se sono qui». Mi chiedo perché continuo a dargli del voi, come se lo rispettassi. Mi rispondo che si tratta solo di mantenere le distanze.

Mia sorella gli sorride.

«Come vi sentite, padre?» gli chiede.


Poco dopo bussano alla porta ed entra lui, il principe degli Hyuuga, bello come un dio.

È difficile per me immaginare di poter odiare più di così. Mio cugino incarna tutto ciò che nella vita ho imparato a detestare.

È arrogante, convinto della propria schiacciante superiorità. Come mio padre giudica le persone sulla base della loro forza e delle loro abilità e divide il mondo in due sole categorie: i vincenti e i falliti. Nonostante il byakugan di cui è sommo maestro non sa vedere al di là del proprio naso.

Lamenta un destino già scritto e non vede...non vede che se nella mia famiglia c'è una vittima quella è mia sorella, non lui. Oh sì, Neji porta sulla fronte il marchio e la tragedia della casa cadetta (una delle prime cose che cambierei, se mi importasse qualcosa del mio clan) ma nelle mani stringe l'onore degli Hyuuga (e non c'è niente, beninteso, che valga di più).

Come mio padre ci ha ripetuto allo sfinimento, in lui il sangue della nostra illustre famiglia scorre più puro che in chiunque altro, mentre Hinata ha dovuto aggiungere alla comune tragedia di appartenere a questo clan anche la sua personale inadeguatezza ai nostri rigorosi standard.

Lo guardo.

Mio padre lo accoglie raggiante.

Hinata lo saluta, lui risponde con la riverenza di rito.

So benissimo che non ci considera alla sua altezza, so che ci odia ritenendoci responsabili della morte di suo padre e questa sua ipocrisia mi fa ancora più rabbia.

«E' bello vedervi qui assieme» dice mio padre. Non ci credo, non può averlo detto. Rischio di vomitare.

Ma continua.

«Nelle vostre mani è il futuro del clan e tutto il suo onore»

«Non deluderemo le aspettative» risponde Neji.

Vorrei urlare. Vorrei gridargli di tacere. Vorrei mandarli al diavolo una volta per tutte.

Mi chiedo cosa mi trattenga dal farlo.

Poi guardo Hinata e me ne ricordo, non potrei mai lasciarla da sola e dubito che potrebbe seguirmi in una tale follia.

Non importa.

Lui morirà e le cose cambieranno.

«Dovremmo scegliere un nuovo capofamiglia» dice mio padre, come se mi avesse letto nel pensiero.

Poi qualcosa mi folgora.

Sento i suoi occhi fissi su di me.

Lo guardo.

Rabbrividisco.

«Hanabi...tu sei ancora molto giovane» mi dice «Ma non ho dubbi sul fatto che sarai all'altezza. Neji ti sarà accanto, non è vero ragazzo mio?»

«Naturalmente» risponde senza scomporsi.


Mi gira la testa.

A questo, naturalmente, non avevo pensato.

La rabbia di poco prima si dilegua, mi resta solo una grande senso di desolazione e di vuoto.

Poi comincio a ridere.




Bene, vi premetto che Hanabi non incarna in nessun modo ciò che io penso di Neji, tutt'altro. Cerco però, in questa storia, di fornire un punto di vista diverso da quello tradizionale, che è, a mio avviso, un espediente interessante. Quello che mi piace di “questa” Hanabi è l'ironia, ma fatemi sapere cosa ne pensate.

Cari fans di Neji (tra cui annovero anche me), non disperate. Nel prossimo capitolo verrà il suo turno di parlare e presto comparirà anche Tenten.


Kagura92: eccomi con l'aggiornamento. Sì, cerca di resistere...immedesimati solo in ciò che potrebbe pensare lei e consolati pensando che io sono una grande ammiratrice di Neji. Grazie mille!

NutellosaXD:oh, carissima! Che bello ritrovarti...sono proprio contenta. Eh sì, sono un po' sadica, ma Neji farà un figurone, questo lo garantisco. Per quanto riguarda Hanabi, beh, è un'idea che mi è venuta così...in fondo nel manga compare così poco! Bacioni

keli: sì, vedrai, finalmente addio Hyashi. Bello trovarti qua, come sempre...è una di quelle cose che da sicurezza. Su Hanabi ho intenzione di approfondire, cercando di immaginare come potrà essere cresciuta...TVB

vimar: grazie grazie...certo, come sempre alla prosssima

celiane4ever: davvero? Cribbio grazie...cerco di immedesimarmi il più possibile...tra l'altro è pure difficile dato che io amo Neji e lei lo ama. Un bacione

annasukasuperfan: eheh, confesso...avevo appena letto la tua rec a Lettere. W le Neji-Ten...4 ever...bacioni

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Capitolo 3
*** Neji ***


Neji


Capofamiglia.

Quella parola scivola su di me come acqua.

È assurdo, penso. Hanabi capofamiglia. Ma più ancora è assurdo che mi si chieda di starle vicino.

Lei non mi sopporta. Probabilmente mi odia.

Come potrò starle vicino?

Una volta era diverso.

Hanabi mi guardava con ammirazione e invidia. Avrebbe voluto assomigliare a me. Lo sapevo, lo percepivo chiaramente.

Diversamente da sua sorella lei desiderava essere forte e compiacere il più possibile suo padre.

Quando si iscrisse all'accademia, tuttavia, le cose cominciarono a cambiare. Direi, in un certo senso, che la lontananza dal clan l'ha liberata anche dai suoi dogmatismi.

Hanabi, adesso, è libera fino a rasentare la ribellione.

Trovo ridicolo proporla come capofamiglia.

Tuttavia, alla richiesta di Hyashi, abbasso il capo accennando un inchino e rispondo

«Naturalmente».

Perché lo ho fatto?

Perché è giusto così.

Perché questo è quello che mi ha insegnato mio padre.

Mio padre è morto per l'onore di questo clan. Mio padre è morto perché credeva fermamente in questo clan e rispettava le sue leggi, anche quando non le condivideva o le trovava ingiuste.

Perciò io rispetterò la volontà di Hyashi-sama, e se davvero Hanabi prenderà il suo posto, anche la sua.

Non importa quello che penso io.

Ciò che importa è l'onore degli Hyuuga.


Quando usciamo dalla stanza Hinata sta piangendo.

I suoi occhi enormi e luminosi come stelle sono pieni di lacrime.

Ripenso a tutte le volte in cui ha dovuto piangere per colpa mia. Mi sento un po' in colpa.

«Non piangete, Hinata-san» le dico.

Mi avvicino e le bacio la mano.

In questi ultimi anni ho imparato a conoscerla e questa sua delicata emotività non mi infastidisce più. Ho imparato a considerare il fatto che piangere spesso, come fa lei, non è peggio del non saperlo fare affatto, che è poi il mio caso, e che la sua spontaneità non è più sbagliata del muro che erigo io.

Se penso a tutte le volte in cui, in questo modo, ho offeso o ferito Lee e, soprattutto, Tenten, poi, non posso fare a meno di apprezzare la sua dolcezza.

Incontro lo sguardo di Hanabi.

Mi fissa come solo gli Hyuuga sanno fare.

Nei suoi occhi leggo la rabbia e il disprezzo.

Per questo non mi stupisco affatto quando, poco dopo aver riaccompagnato Hinata nella sua stanza, mi raggiunge nella palestra.

La saluto.

Lei continua a fissarmi.

«Sta lontano da mia sorella» dice

Non capisco cosa intenda, né perché sia così furiosa.

«Non so di cosa stiate parlando, Hanabi-san» rispondo con deferenza

«Lo sai benissimo invece. Cosa speri di ottenere standole così intorno?».

Ad un tratto tutto si fa un po' più chiaro.

Pensa che io stia cercando di sedurla per diventare capofamiglia sposandola?

Non posso crederci.

Credevo fosse una ragazza intelligente e invece è solo una pazza visionaria.

Trattengo a stento l'istinto di mandarla al diavolo.

«Siete del tutto fuori strada» rispondo riprendendo l'allenamento e decido che non è il caso di degnarla di ulteriore considerazione.

Lo ammetto, mi sento offeso. Una simile bassezza non è da me e credo di aver sufficientemente dimostrato il mio grado di onore, in questi anni.


Un istante dopo, mentre torno a concentrarmi sulla mossa che devo eseguire, avverto una scarica nel cervello.


È un dolore atroce. Non ricordo di aver provato qualcosa del genere prima.

È qualcosa di diverso dalle ferite della battaglia. È un male più sottile, più profondo, come un coltello che ti lacera lentamente la pelle, come una mano che ti strizza il cuore.

Grido e crollo sulle ginocchia.

Per un attimo ho la sensazione di morire.

Quando tutto finisce mi gira la testa e la stringo tra le mani.

È come se fossero passate ore.

Guardo Hanabi, in piedi davanti a me, ancora piena di una rabbia cieca, la stessa, adesso la riconosco, che io riversai su Hinata quel giorno al torneo.

Anche lei mi guarda.

Per un attimo un sorriso le attraversa il volto.

«Renderò la tua vita un inferno, Neji, proprio come tu e mio padre avete fatto con le nostre» mi dice.

Poi se ne va.

Io cerco di rialzarmi e di pensare.






Ecco Neji...beh, ve l'avevo detto che sarebbe stato difficile. Comunque prometto una storia intensa e piena di complicazioni, che ne dite?

Uff...dove sono finiti i miei recensori? Non avete apprezzato lo scorso capitolo (sigh...). Tornateeeee!

Un grazie enorme a chi ha recensito.

Kagura92:oddio, dopo questa vorrai davvero farla fuori (ti capisco, povero Neji-nostro). Già dal prossimo capitolo dovrebbe comparire la nostra amata Ten...qui c'è solo un piccolo piccolo accenno (giusto per sottolineare che lui ci pensa).

NutellosaXD: che bello ritrovarti sempre qua, guarda, sono proprio proprio contenta. Ten dovrebbe arrivare, come dicevo, nel prox capitolo. Speriamo di riuscire a spiegare tutto con chiarezza, ho in mente una trama iper-complessa. Spero anche che il fatto di far vedere le cose dal punto di vista dei vari personaggi li renda un po' più umani e, in ogni caso, evidenzi anche il buono che hanno.

Annasukasuperfan: ecco qua. Adesso sei ancora più in ansia? Povera. Fammi sapere.

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Capitolo 4
*** Tenten ***


Tenten


Quando arriva per l'allenamento Neji sembra già stanco. È più pallido del solito, ho quasi la certezza che sia accaduto qualcosa di spiacevole.

«Hyashi-sama?» gli chiedo senza neppure salutarlo.

Mi guarda quasi stupito. Non era questo allora.

«Come sta?» aggiungo, tanto per dare un senso a ciò che ho detto.

Scuote la testa.

«Male. Soffre molto» risponde freddo. Per un attimo mi chiedo quanto gli interessi davvero, mi chiedo, per un attimo, quanto sia riuscito a vincere la rabbia e il rancore che albergavano nel suo spirito fino a pochi anni fa, come un'ossessione.

Adesso sembra diverso.

Hyashi, prima di sentirsi male, lo ha allenato a lungo e lui ha persino deciso di allenare sua cugina Hinata. Sembra vicino al suo clan come non le è mai stato prima.

Ma a volte, quando lo vedo così, quando è come se nulla di ciò che gli accade intorno gli interessasse davvero, non riesco a capire.

«Qualcosa non va?» gli chiedo, posandogli una mano sulla spalla.

«No» risponde, poi si scosta.

Rimango in piedi a fissarlo.

Come sempre, per un attimo, vorrei urlare, poi ricordo a me stessa che lui è fatto così, che in questo stanno i suoi difetti ma anche tutti i suoi pregi, ricordo a me stessa, infine, che per quanto lui dica o faccia, io so che ha bisogno di me.

La sensazione di dispetto se ne va.

«Aspettami Neji» lo chiamo sorridendo.

Lui si volta. Si ferma.

Stringe i pugni. Non lo vedo in viso ma posso immaginare la sua espressione.

«Scusa Ten. Va tutto bene» dice.

Ok. Adesso sono preoccupata davvero.


Neji non dice più nulla, durante tutto l'allenamento, ma nel respingere le mie armi ci mette una forza insolita, quasi rabbia.

Io non gli chiedo più niente.

So bene quando mette la parola fine ad un discorso.

Cerco di convincermi che va tutto bene e si tratta solo di miei paranoie, dopotutto non sarebbe la prima volta.


Verso sera un uomo si avvicina a noi.

Indossa le vesti del clan Hyuuga.

Chiama Neji con l'appellativo di rispetto ed accenna una riverenza. Lui lo guarda.

«Hyasci-sama è morto» dice. Il suo modo di parlare è tipico del suo clan. Nessun giro di parole. Nessuna esitazione.

«Hanabi-sama vuole vedervi subito» aggiunge.

Neji comincia a camminare.

«Temo che dovremo interrompere l'allenamento prima del previsto» mi dice.

Vorrei rispondergli qualcosa.

Vorrei abbracciarlo.

Vorrei dirgli che gli sono vicina.

Non è per orgoglio che non lo faccio, ai suoi rifiuti sono abituata da tantissimo tempo e so, in fondo, che non si tratta di rifiuti veri. Né, certamente, mi frena la presenza di quell'uomo che ci scruta.

Nel volto di Neji, tuttavia, leggo qualcosa di strano, nei suoi occhi solitamente inespressivi passa per un istante l'ombra di un sentimento. Non è dolore. Quella che vedo, che dura un attimo ma che sono sicura di avere colto, è preoccupazione.

Non dico nulla.

Mentre lo guardo allontanarsi ripenso a quella strana giornata e comincio a pormi delle domande.




Ok, so che odiate Hanabi, nemmeno a me sta troppo simpatica, ma cercate di capirla...anche lei ha patito la sua parte di dolore, e dopotutto Neji non era così al torneo, quando faceva di tutto per fare del male ad Hinata e chiamava Naruto un fallito? Comunque adesso è arrivata Ten, e, tutti quelli (la maggioranza) che odiano Hanabi possono stare sicuri di avere il suo appoggio incondizionato. Figuriamoci...trattarglielo così...continuate a seguirmi, prometto grandi colpi di scena!


Grazie a chi legge e a chi commenta, vi adoro.

Kagura92: ops, e vedrai adesso...povero Neji. Ma prometto che Ten avrà la sua parte di gloria (anche questa volta...dopotutto io sono femminista nel profondo). Temo comunque che ci sarà da soffrire.

vimar: dont' worry...eh sì, sentimenti ce ne saranno tanti, con risvolti del tutto inaspettati. Il seguito l'ho cominciato, sono al secondo capitolo, come avevo detto si chiama Frammenti-I sopravvissuti. Fammi sapere che ne pensi. Baci.

Celiane4ever: uhm...acc, ora Neji è davvero in una situazione difficile. Anch'io tifo per lui, ma che dire, adesso è il momento di Hanabi. Quello di Neji, giuro, arriverà!

Annasukasuperfan: ecco Ten...Hanabi, beh, non la definirei sadica, solo arrabbiata, come Neji una volta, no? Un bacio

Talpina Pensierosa: ciao! Sei stata l'unica a dirmi di provare per Hanabi una qualche simpatia. Io, naturalmente, tifo per Neji e Ten ma qui sto cercando di rendere Hanabi credibile, reale, arrabbiata, non del tutto buona né del tutto cattiva...spero di riuscirci. Fammi sapere.

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Capitolo 5
*** Kiba,Shino,Ten ***


Kiba


I funerali di Hyashi Hyuuga si sono appena conclusi.

Sono stati celebrati in pompa magna, come se si fosse trattato di un grande eroe. Il clan ha reso onore al suo capofamiglia prematuramente scomparso con ogni mezzo in suo possesso e tutta la città ha partecipato.

Io e Shino siamo andati là un po' prima, per cercare di vedere Hinata e scambiare con lei due parole, ma non c'è stato verso.

Fino al momento della celebrazione non siamo neppure riusciti ad avvicinarla.

Volevamo starle vicino perché, per quanto a me sembri assurdo, e forse persino folle, Hinata soffre per la scomparsa di suo padre.

Non credo che si tratti semplicemente di un tributo obbligato.

C'è qualcosa di più profondo.

C'è il fatto che Hinata è una persona talmente dolce e pura da saper cogliere il meglio di ciascuno, e dunque, probabilmente, anche di lui che le ha fatto così tanto male.

Quando lei dice “non era cattivo come sembrava” so che lo dice sinceramente, perché i suoi occhi, apparentemente così poco dotati nell'uso del byakugan, sanno vedere cose che a nessun altro è concesso vedere.


Al funerale, comunque, c'era mezza Konoha, compreso l'Hokage e, come dicevo, a Hyashi sono stati tributati onori degni di un eroe.

Io, francamente, non riesco ad essere davvero dispiaciuto per la sua scomparsa.

Se penso a come ha trattato Hinata, in tutti questi anni, se penso al dolore che ha causato a Neji, se penso, infine, alla cecità con cui ha guidato il suo clan, non posso fare a meno di sentirmi sollevato dalla sua scomparsa.

Credo, tutto sommato, che a Hinata e a Neji non potrà venirne che bene.


Mentre sto lì, e cerco con lo sguardo Hinata, incontro per caso sua sorella.

Non conosco bene Hanabi Hyuuga, so solo che in questi anni è cambiata molto, in un certo senso ribellandosi alle regole folli imposte da suo padre, e so che vuol bene ad Hinata.

Comunque, in quel momento, ho la sensazione che negli occhi di Hanabi passassi come l'ombra di un sollievo.

«Hinata sarà felice di vederti» mi dice, poi se ne va ad adempiere ai suoi doveri.

A quanto pare sarà lei a prendere il posto di suo padre.

Alla fine del funerale il Consiglio degli Hyuuga ha comunicato la decisione presa da Hyashi prima di morire.

Hanabi è una ragazzina. Ha poco più di 15 anni. Mi chiedo se sarà in grado di portare sulle sue spalle un simile peso.

Mi chiedo come si rapporterà a questi leggi immutabili ora che sarà costretta a vivere dall'interno.

Comunque, dopo l'annuncio, si è presentata al pubblico rispettando scrupolosamente il cerimoniale.

Solo una cosa mi ha lasciato pensare, un lieve sorriso che ho avuto la sensazione di intravedere sul suo volto.


Shino


Dopo aver cercato inutilmente Hinata prima dei funerali, finalmente, a cerimonia conclusa, abbiamo modo di vederla e di parlarle un attimo.

È più pallida del solito. Ha pianto.

Naturalmente non so cosa dirle.

Per fortuna Kiba parla molto, persino troppo, e così mi toglie dall'imbarazzo del silenzio.

Riesce, nonostante tutto, a farla ridere. Certe volte mi chiedo come faccia, come riesca a portare sempre, intorno, un tale buonumore. Lo invidio un po'.

Lei, comunque, è felice di vederci.

«Sono davvero contenta che siate venuti» balbetta come suo solito.

Hinata è la creatura più dolce che io abbia incontrato in tutta la mia vita. Ci sono volte in cui credo che non appartenga a questa terra. È così pura da sembrare irreale.


Poco dopo arriva sua sorella.

Le mette una mano sulla spalla.

«Come va?» le chiede


Hanabi, al contrario di Hinata, è enigmatica e insondabile.

Somiglia molto di più a suo cugino Neji, anche se non credo sarebbe felice di sentirselo dire.

Per quello che mi è sembrato di capire non può davvero sopportarlo, e prova per lui qualcosa che rasenta i limiti dell'odio.

Devo ammettere che riesco a capirla.

Neji Hyuuga non mi è mai stato simpatico.

Sarà perché parla poco come me, come mi dice Hinata.

Sarà che talvolta vedo riflessa in lui un po' della mia arroganza, come mi dice Kiba.

Ma io credo che sia, soprattutto, per quel suo modo odioso di sfogare su chi gli sta intorno le proprie sofferenze personali. Mi piace poco vederlo intorno ad Hinata. Mi piace poco, lo confesso, anche sapere che la sta allenando.

Non riesco a credere che possa essere cambiato così tanto, dai tempi del torneo, quando aveva cercato di ammazzarla e forse, in aggiunta a questo, non riesco a perdonare a me stesso di essere rimasto, allora, in silenzio senza fare o dire nulla, lasciando che Naruto intervenisse al posto mio.

Era mio preciso dovere, come suo compagno di squadra, e non solo. Era mio preciso dovere come amico di Hinata.

Perché certo, nel corso del tempo, in questi tre anni, il nostro rapporto si è rafforzato ed approfondito (per quanto sia lecito dire che io permetta, a chi mi sta intorno, di approfondire il rapporto con me), ma già allora eravamo, in un certo senso, amici.

Già allora e più ancora di oggi io e Kiba sapevamo che Hinata non aveva nessuno, a parte noi due e Kurenai-sensei. E sapevamo che, se aveva accettato di iscriversi al torneo, era stato solo per permettere a noi di partecipare.

Sì.

Lo ammetto.

Mi sento ancora in colpa e forse anche per questo sopporto poco Neji Hyuuga.


Tenten


Ai funerali me ne sto in disparte, seduta vicino a Lee e a Gai-sensei.

Poi, a cerimonia conclusa, quell'annuncio. E così Hanabi sarà il nuovo capofamiglia del clan.

Vorrei poter andare da Neji, vorrei capire cosa gli passa davvero per la testa. Vorrei sapere cosa ne pensa.

La piccola degli Hyuuga parla alla gente con la spontaneità e la dimestichezza di chi non ha fatto altro nella sua vita. Sembra davvero nata per questo. Non posso fare a meno di notare la sua diversità da Hinata e da Neji. So che molti pensano che lei e Neji si assomiglino, ma è solo perché non conoscono lui.


Alla fine di tutto, appena mi è possibile, mi allontano da Lee e dal maestro.

Lo cerco.

«Come va?» gli chiedo, non risponde. Fa solo un cenno lieve con la testa.

Mi siedo accanto a lui.

«Le cosa stanno cambiando» dice

Stiamo così, in silenzio, per qualche minuto.

Poco dopo Hanabi ci passa vicino.

Non so perché, ma ho la sensazione che qualcosa non vada.

Neji si alza e china il capo.

Lei si ferma e lo fissa.

«Hanabi-sama» dice lui.

Mi alzo anch'io. La situazione è francamente imbarazzante. Lei gli sta davanti come una principessa, è arrogante e piena di sé.

Cerco di sorridere.

«Congratulazione Hanabi» le dico

«Grazie per essere venuta» dice lei

«Non avrei potuto mancare» rispondo.

Lei rimane un attimo in silenzio.

«Temo che il vostro compagno di squadra avrà molto da fare, da adesso in poi. Spero che non ce l'avrete con me se ve ne priverò per un po'» dice poi. Ha un tono strano, quasi ironico.

«D'altro canto...la famiglia prima di tutto. Non è vero Neji?» aggiunge

«Farò tutto quello che ci sarà da fare» le risponde

Hanabi sembra quasi irritarsi per quella risposta.

«Bene. Allora comincia subito. Ho bisogno di te» sentenzia


Mentre li saluto e me ne vado penso con chiarezza due cose. La prima, c'è qualcosa di davvero strano nel loro comportamento e farei di tutto per non lasciarli soli adesso. La seconda, odio Hanabi Hyuuga.




Bene, capitolo un po' strano direi, ma mi sono venute alcune idee. Spero di aver delineato un quadro complessivo di quello che è successo ai funerali. L'ingresso di Kiba e Shino, comunque, non è temporaneo...ho deciso di affidare loro un ruolo importante, che scoprirete nel corso della storia. Non so se a Shino stia davvero antipatico Neji, ma in fondo perché no? Dopotutto lui non lo conosce bene come Kiba, cioè, non ha diviso con lui la famosa missione...e dunque a mio avviso ci sta. Vedremo...

Grazie a chi legge e, soprattutto, a chi recensisce.

Talpina Pensierosa: grazie! Sono proprio contenta di sentirtelo dire. Ripeto, sei l'unica a sostenerla!

Celiane4ever: ecco, ho ritagliato anche qui uno spazietto per Ten, che ne pensi? Mi sembrava doveroso, dopo le cattiverie pensate da Shino, eheh. Ten-Neji for ever!

annasukasuperfan: vedrai, ce ne saranno così tanti che mi chiederai di smettere. Baci baci

Missy_loves_blizzard:grazie!!! Anche a me Neji sta simpatico, anzi, lo adoro! Vedrai, non sarà sempre tutto nero per lui...avrà i suoi momenti di gloria.


Un bacio a tutti!

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Capitolo 6
*** Neji ***


Neji


Ten mi si avvicina e mi chiede se va tutto bene. Vorrei dirle 'no, ma va meglio adesso che ti vedo'. Vorrei dirle che anche se va tutto storto mi sento più sereno quando siamo insieme.

Invece non dico niente.

Mi limito ad un cenno, nel migliore stile Neji Hyuuga. Prima o poi mi manderà al diavolo, penso, prima o poi si stuferà di me. Invece mi si siede accanto.

«Le cose stanno cambiando» dico.

Mi prenderà per pazzo. Penserà che io parli con me stesso o, peggio, che sragioni. Invece so cosa sto cercando di dirle, con quelle parole. Nella mia testa hanno un senso preciso: se tutto cambia non lasciamo che cambi quello che c'è tra noi.

Mi sento uno stupido. Mi odio perché non so parlare.

Ten rimane lì, in silenzio, e per qualche minuto tutto il resto mi sembra lontano e ridicolo.


Quando Hanabi si avvicina, giuro, per un attimo vorrei scappare.

Cerco di stare calmo.

Mi alzo e la saluto come conviene al nuovo capofamiglia del clan.

Odio la presenza di Tenten, odio che possa vedermi in quel momento.

So che lei mi capisce, meglio di chiunque altro, so che mi legge dentro come talvolta nemmeno io so fare. Infatti si alza, cerca di stemperare la tensione facendo le sue congratualazioni ad Hanabi.

«Temo che il vostro compagno di squadra avrà molto da fare, da adesso in poi. Spero che non ce l'avrete con me se ve ne priverò per un po'» dice lei, poi aggiunge «D'altro canto...la famiglia prima di tutto. Non è vero Neji?»

Molto da fare. La famiglia prima di tutto.

Mi sta provocando.

O meglio, vuole umiliarmi.

Per un attimo sono tentato di colpirla.

Vorrei mostrarle cosa sa fare un membro del clan cadetto.

Naturalmente mi trattengo.

«Farò tutto quello che ci sarà da fare» rispondo apparentemente tranquillo. La mia calma la irrita.

«Bene. Allora comincia subito. Ho bisogno di te» dice.


Ho bisogno di te. Quella frase mi risuona nelle orecchie mentre mi allontano praticamente senza salutare Tenten.

Ho bisogno di te.

Detto come se fossi un servo.

Come se le appartenessi.

Mi ossessione l'idea che lei abbia visto. Ai suoi occhi mi sono sempre posto in un certo modo...non raccontartela, Neji. La verità è che, ai suoi occhi, tu vuoi sembrare il migliore. È così. Nessuna debolezza. Ho sempre cercato di sembrare perfetto.

Non devo pensare.

Non devo farlo o non mi tratterrò più. Ricordati chi sei, mi dico, ricordati che appartieni al clan Hyuuga e, soprattutto, ricordati di tuo padre che per questo clan è morto.

«Cosa posso fare per voi, Hanabi-sama?» le chiedo

«Quello per cui sei nato» mi risponde «Servire me e mia sorella»

Stringo i pugni come se fossero la rabbia che provo.

«Non è servire il mio destino» rispondo.

Lei mi guarda. So bene che aspettava questo.

«Eppure la tua vita, adesso, è nelle mie mani» dice.


Nei giorni successivi Hanabi non mi permette di allontanarmi da casa. Per un motivo o per l'altro mi trova sempre qualcosa da fare.

Non capisco esattamente cosa voglia da me. È chiaro che sta cercando di allontanarmi dalla mia squadra, ma non so per quale motivo lo faccia.

Lei mi odia.

Adesso anch'io la odio.

La rabbia antica sta tornando a galla.

Non voglio. Non voglio provare di nuovo quella sensazione di rabbia e abbandono, non voglio distruggere tutto quello che ho costruito in questi anni, tornando a farmi odiare dalla gente che ho intorno.

Lo ammetto. Forse per la prima volta in vita mia non so che fare.






Acc...un altro momentaccio per Neji, come sono cattiva!

Non picchiatemi, vi prego, giuro che arriveranno tempi migliori. Il prossimo capitolo, se non cambio idea nel frattempo, lo racconterà Hinata.

Baci a tutti!

Celiane4ever: eh sì...me lo chiedo anch'io, in effetti, ma va avanti da sola...non è colpa mia. Tensione...sì, è esattamente quello che sto cercando di creare...grazie mille!

Annasukasuperfan: grazie!!!Che bei complimenti! Eh, temo che Hanabi si farà odiare ancora per un po'...cerca di sopportare!!!

keli: sisi, ti perdono...beh, Hanabi è talment...come dire...solo accennata, che si può immaginarla un po' come si vuole. E poi qui sono passati più di tre anni, lei è cresciuta, è arrabbiata, odia Neji...è credibile? Speriamo. Per quel che riguarda Kiba-Hina-Shino ho in mente delle sorprese. Bacissimi

Missy_loves_blizzard: acc...e ora che le fai? La uccidi? In effetti un po' di voglia è venuta pure a me. Ma poverina...cerchiamo di vedere le cose dal suo punto di vista...si può? Mi sa di no...allora odiamola insieme, ma continua a seguirmi, mi raccomando.

Talpina Pensierosa: brava brava...anche perché ho in mente grandi progetti per lei!

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Capitolo 7
*** Hinata ***


Hinata


Sono stanca.

La morte di mio padre mi ha portato via le energie. Ho letto tutto il dolore dipinto sul suo volto morente, lo ho visto ostentare ancora indifferenza nei miei confronti e ho capito che dietro a quella maschera lui nascondeva solo l'orgoglio del non voler essere perdonato.

Mio padre ha voluto morire come era vissuto e io lo rispetto per questo.

Prima di andarsene, tuttavia, mi ha accarezzato.

Una volta sola e senza parlare.

Con quella carezza se ne sono andate le ultime scintille di un rancore che ho forse provato in certi momenti della mia vita.

Hanabi, al contrario, è arrabbiata.

Mia sorella è cambiata molto in questi ultimi anni e talvolta questo suo cambiamento mi fa paura.

Nei miei confronti è comprensiva, e, per me che la conosco bene, dolcissima. Come tutti gli Hyuuga fatica ad esprimere quello che pensa, è silenziosa, spesso scura in volto, ma vedo bene l'amore che mi porta.

Vedo però, allo stesso modo, il rancore che coltiva dentro, nei confronti nel nostro clan, di nostro padre, di nostro cugino, nei confronti, ho la sensazione talvolta, della vita stessa.

Se lei e Neji sapessero guardarsi capirebbero di essere molto più simili di quanto non credono.


In questi giorno, tuttavia, Neji è strano.

Silenzioso come sempre, ma più scuro in volto...da anni non lo vedevo così. A mala pena mi parla, segue Hanabi nelle sue faccende, ma la guarda...sì, la guarda come guardava me quel giorno al torneo.

Con quella stessa cieca disperazione di chi non trova via d'uscita.

Dalla morte di mio padre non si è più allenato con la sua squadra.

Quando esco alla mattina lo vedo in cortile, e quando torno è ancora in casa. Anche Hanabi, adesso, frequenta poco la sua squadra.

Immagino che il cambiamento per lei sia stato scioccante e spero, con tutto il mio cuore, che non rimanga schiacciata da una simile responsabilità.


Incontro Neji.

Lo saluto.

Mi risponde con una riverenza, poi si allontana.

Lo chiamo.

«Avete bisogno, Hinata-sama?» mi dice. È freddo, lontanissimo.

«No» rispondo. Chissà perché, non riesco a guardarlo in viso. Fa per andarsene. Coraggio Hinata, mi dico.

«Aspetta, per favore».

Si ferma. Mi guarda.

«C'è qualcosa che non va, vero?» gli chiedo

«Va tutto bene» risponde

«Non è vero» dico.


Silenzio.


«Ma che diavolo volete da me?»

la sua voce è quasi un sussurro, ma sento la sua rabbia, stretta tra i denti.

Lui mi fissa con il ghiaccio dei suoi occhi bianchi, poi mi stringe le spalle con le mani.

«Che diavolo volete da me?» ripete «Lasciatemi in pace».

Mi fa male. Provo a scostarmi.

Poi, d'improvviso, mi lascia.

«Perdonatemi» biascica «Non volevo»


Silenzio.


Neji non mi guarda. Adesso fissa il pavimento. So che devo dire qualcosa.

Mi avvicino. Gli poso una mano sulla spalla.

«Non importa, Neji. Figurati» dico sorridendo. Cerco di stemperare la tensione. Cerco di metterlo a suo agio.

«Io non so cosa mi sia preso» risponde

«Non è niente» faccio io.

Non riesco a tranquillizzarlo, me ne rendo conto. E ora che gli dico?, penso.

«Anzi. Non devi trattenerti se qualcosa non va. Siamo amici, no?».

Lui solleva gli occhi, quasi stupito.

E brava Hinata, mi dico, una volta tanto hai scelto le parole giuste.

«Anzi» aggiungo «mi farebbe piacere se qualche volta ti sfogassi con me»

Ma dove l'ho presa tutta questa improvvisa parlatina? Non lo so, ma sembra che abbia sortito l'effetto sperato.

«Grazie, Hinata-sama» risponde


Silenzio.


«Vi va di allenarvi un po'?»





Questa storia si prospetta mooolto lunga. E la trama sarà la più complessa che la mia testolina abbia partorito su questo sito.

Per adesso ho una voglia matta di scrivere e quindi aggiorno super veloce...apprezzate? Devo andare più lenta? Fatemi sapere...

Baci baci!


celiane4ever: ecco, più presto di così...E di Hinata che ne pensi?

Talpina Pensierosa: tnx...alla prossima

altovoltaggio: wow...è un po' come quella volta in cui un professore mi ha detto: le do 30 e Lode, ma non so dove scriverlo...è la prima volta che mi capita di darne uno da quando ci sono i libretti nuovi. Grazie mille. Spero di continuare ad essere all'altezza.

Lady Of Evil Nanto86: hola nuova letterice. Intanto, riguardo ad Hinata: non pensavo di averla resa troppo debole, ma accolgo i suggerimento e credo di correggere. Ci ho provato già da questo capitolo. Dal mio punto di vista la sua forza sta proprio nella sua positività e dolcezza. Fammi sapere che ne pensi e se devo dare ancora un'aggiustatina, tengo molto all'IC e le visioni esterne sono fondamentali. Secondo: evviva! Per quanto io stia spudoratamente dalla parte di Neji stavo cercando di rendere Hanabi giustificabile e comprensibile. Ci sono riuscita? Neji ne dovrà patire...povero! Grazie mille per la rec.

Missy_loves_blizzard: bene! Meno male...povero Nejiiii!Ha bisogno del tuo supporto.

Vimar: figurati, capisco, non preoccuparti...tanto so che torni sempre, prima o poi. Ecco qua Hinata! Vedremo, eheh!

Annasukasuperfan: c'è un ampio fan club per la morte di Hanabi (non vi dispiace nemmeno un po'?). Ma prometto sviluppi inaspettati e una trama super intricata!


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Capitolo 8
*** Tenten, Neji ***


Tenten

Tenten.


Non vedo Neji da tre giorni, dal giorno dei funerali di Hyashi. L’ultima immagine che ho di lui è la sua schiena, il suo passo lento dietro a quello di Hanabi, i suoi occhi glaciali che mi fissano per un istante e mi rimproverano per essere stata lì.

Sono preoccupata e sento la sua mancanza.

Mi chiedo cosa stia facendo, cosa stia pensando. Odio saperlo là con Hanabi. Odio non poter essere con lui per ricordargli che non importa nulla se appartiene al ramo cadetto, lui è e rimarrà il miglior jonin della foglia, lui è e rimarrà un ragazzo speciale e nessuna Hanabi Hyuuga potrà cambiare questa verità.

Alla fine decido. Vado a cercarlo.


Mi fermo un attimo davanti al grande cancello di casa Hyuuga, a quella villa sfarzosa da cui così bene trapela l’arroganza di un clan che si è sempre ritenuto il migliore di Konoha.

Sorrido.

E’ un sorriso divertito e amaro. Penso a quanto spesso ci si affanni dietro a cose ridicole, come il potere e la fama, cose che si dissolvono in un istante. I poveracci muoiono proprio come i ricchi. Certo, i ricchi hanno funerali più solenni, tombe più eleganti, fiori più costosi, come è stato per Hyashi Hyuuga. Ma ciò non vale a riportarli in vita né, tantomeno, a garantire loro un ricordo affettuoso. Con il tempo si dimentica la ricchezza delle persone. Con il tempo, se qualcosa rimane, è solo come abbiamo vissuto.

Sì, sorrido.

Tra qualche anno Hyashi Hyuuga sarà solo un fantasma evanescente, che continuerà ad aleggiare su questa villa ricca e vuota. Tutto il potere che ha strenuamente ricercato in vita non sarà più nulla. Sua figlia, Hanabi Hyuuga, che forse si crede tanto diversa ma che si sta comportando esattamente come lui, lo terrà nelle sue mani, e un giorno, come suo padre si spegnerà, lasciando dietro di sé…che cosa?

Allontano questa leggera malinconia.

Busso.

Mi viene incontro una donna, ben vestita. Sorride. Mi chiede chi sto cercando e mi accompagna all’ingresso. Scambia qualche parola con un’altra donna, che si allontana.

«Attendete un attimo, per cortesia» mi dice.

Dopo qualche minuto ritorna indietro

«Mi dispiace signorina» dice accennando una riverenza «Neji-kun si sta allenando con Hinata-sama e non desiderano essere disturbati».


Ascolto quelle parole ed è come se mi avessero piantato un coltello nel petto.


«Grazie» rispondo sorridendo

«Gli dirò che siete passata» risponde

«Non occorre» concludo.

Mentre esco mi sento svuotata, improvvisamente triste.

Cosa mi aspettavo?, mi chiedo. Credevo di trovare Neji distrutto e amareggiato, umiliato dal so nuovo capofamiglia? Probabilmente sì. Probabilmente, ammetto, desideravo consolarlo.

Invece sta bene, si sta allenando con sua cugina e non vuole essere disturbato.

Mi dà fastidio, lo ammetto.

Sono venuta fino a qua e non posso disturbarlo.

Per Neji, dopotutto, il suo clan verrà sempre prima di ogni altra cosa. Prima della sua squadra, prima degli amici, forse persino prima di se stesso. E, per quanto mi scocci ammetterlo, anche prima di me.


Neji.


Finisco di allenarmi.

Sono stanco ma mi sento meglio.

Ho sfogato la rabbia che avevo dentro e Hinata ha saputo tranquillizzarmi. Devo ammettere che in certe situazioni la sua delicatezza e la sua dolcezza (le stesse che talvolta sento di non poter sopportare) sono una vera toccasana per lo spirito.

Mi viene da quasi da ridere.

Sono ridotto a farmi consolare da Hinata…la stessa persona che ho così a lungo disprezzato per la sua debolezza.

Ma tutto sommato va bene così. Non sono più la stessa persona di prima. In questi giorni il rancore tornato a galla hanno rischiato di farmelo dimenticare, lei me lo ha ricordato e adesso mi sento meglio.


Cammino verso la mia stanza. Devo lavarmi e prepararmi per l’incontro con Hanabi.

Una donna mi chiama da una parte

«Ci sono state visite per voi» mi dice «Ma come avevate ordinato non vi ho disturbato»

«Di chi si tratta?» chiedo distratto

«Una vostra compagna di squadra» risponde.


Ten è venuta a cercarmi.

Ovvio, da come me ne sono andato l’altro giorno. Lei mi conosce. Lei sa cosa mi passa per la testa. Si sarà preoccupata e alla fine è venuta.


«Cosa le avete detto?» chiedo, mentre penso di avere davvero voglia di vederla

«Che vi stavate allenando con la signorina Hinata e che non volevate essere disturbati, come avete ordinato» mi risponde.


Vorrei dire a quella donna che il mio ordine non considerava la possibilità che potesse cercarmi lei. Quell'ordine valeva per tutti, ma non per Tenten.

Vorrei, ma non posso dirlo.

La vedrò domani, penso. Domani sì.




Grazie a tutti, come sempre. Anche in questo capitolo, niente Hanabi, ma Ten c'è rimasta male...poverina...

Missy_loves_blizzard: dalla parte di loro due chi? Neji/Hina? Neji/Ten? In questa storia ti riservo sorprese, vedrai...grazie e non preoccuparti, io ti aspetto!

Princess of Destiny: come no? Che bello ritrovarti! Beh, l'importante è che tu mi segue adesso...grazie mille...

vimar: brava...sì, Hinata aiuterà Neji ma, come vedi, comincia già a causargli qualche problema

Kagura92: ho rallentato, ero in un punto della storia in cui avevo troppa voglia di scrivere, eheh. Pure a me Hina non sta molto simpatica, ma poverina, ha i suoi problemi anche lei con Neji è sempre carina...speriamo non gli crei troppo problemi (ma ne dubito)

Talpina Pensierosa: grazieeee! A me, normalmente, Hina da un po' fastidio, ma vorrei cercare di renderla al meglio, senza pregiudizi, spero anche nel vostro aiuto. I consigli sono sempre più che bene accetti (preziosi direi), infatti, vedi?, ho rallentato...

Keli: nessun disastro per ora, ma come dicevo, arriveranno! Questa storia è tutta in salita...sigh, non ti trovo mai su msn...baci

celiane4ever: eh sì, infatti, vedi?, ho rallentato! Povero Neji...sarà arrabbiata Ten? Ma soprattutto povera Ten (che è la mia preferita, lo confesso...ch tristezza)


Per NutellosaXD: ci sei? Sigh...mi hai abbandonato?

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Capitolo 9
*** Hanabi ***


Hanabi


Neji mi guarda, sfrontato, orgoglioso, pieno di sé.

«Oggi devo vedere la mia squadra, Hanabi-sama» dice «Farò domani quello che vi occorre».

Odio la sua voce, fredda e indifferente di qualunque cosa parli.


Mi torna davanti alla mente quella volta in cui mio padre mi portò in palestra e mi disse «attaccalo». Ero una bambina. Avevo poco più di 10 anni. Mio cugino mi stava davanti e ne avevo paura. Per me era come una specie di divinità. Era quello che sapevo di dover emulare, era quello a cui volevo assomigliare, era la persona che ammiravo e stimavo di più al mondo, dopo mio padre.

Temevo di affrontarlo ma avevo più timore di deludere mio padre, di dimostrarmi spaventata o incapace, come mia sorella, che lui detestava tanto.

Lo guardai, guardai Neji cercando una risposta nei suoi occhi di ghiaccio, vi cercavo forse un po' di comprensione, quella che mi aveva dimostrato tante volte durante gli allenamenti, o, più ancora, una rassicurazione.

Cercavo nei suoi occhi una traccia di affetto per sentirmi rassicurata.

Non vi trovai nulla.

«Attaccalo» ripeté mio padre.

Lo attaccai.

Neji mi degnò a stento di considerazione, mi trattò come un insetto fastidioso. Ricordo il junken che colpì il mio sistema di chakra. Ricordo il dolore alla schiena, alle gambe, alle braccia.

«Devo fermarmi, Hyashi-sama?» chiese, con quella voce, quella stessa identica voce mai cambiata

«No» rispose mio padre.

Non c'era affetto negli occhi di Neji, ma improvvisamente vi scorsi un luccichio leggero, la lieve soddisfazione del poter fare, per una volta, ciò che tanto desiderava.

Tentai di rialzarmi, le gambe mi reggevano appena.

Mi colpì ancora, e ancora, mentre io, per quanto dannatamente mi sforzassi, non riuscivo neppure a sfiorarlo. Mi colpì fino a quando mio padre non gli ordinò di fermarsi.

«Perdonatemi, Hanabi-sama» mi disse allora, accennando un leggero inchino. Sentì quelle parole distanti, quasi irreali, riecheggiarmi nella mente. Attraverso la fessura degli occhi, velati di sangue e di lacrime, lo guardai. Sul suo volto, nulla. Nei suoi occhi, nulla. Neji era una maschera di indifferenza, quella che mio padre stimava tanto.

Vidi sgretolarsi davanti ai miei occhi l'idolo della mia infanzia. Capii improvvisamente che per lui non faceva alcuna differenza trovarsi davanti Hinata o me. Non ci rispettava e non lo avrebbe mai fatto. Di più. Ci considerava deboli e per questo indegne di vivere. Non me ne ero mai accorta prima, avevo visto Neji con il mio sguardo di bambina, ofuscato dall'amore infantile che provavo per lui, lo aveva visto, fino a quel momento, trattenuto dai vincoli di rispetto che portava per il mio rango.

Non appena mio padre glielo concesse, tuttavia, sciolse quei freni proprio come avrebbe fatto con Hinata al torneo, poco dopo.

Quella fu la prima volta in cui sentii di odiarlo e la prima volta in cui giurai che un giorno mi sarei vendicata di lui.


Lo guardo.

«No Neji» rispondo «Lo farai oggi, come ti ho ordinato. La tua squadra non è affar mio».

Mi fissa, per un attimo. Gli stessi occhi e lo stesso volto, incapaci di esprimere un sentimento.

«Non c'è nulla di irragionevole in quello che vi ho chiesto, Hanabi-sama, perciò oggi andrò dalla mia squadra» risponde.

So che non riconosce la mia autorità. Francamente non me ne importa nulla. Io sono la prima a ritenere ridicolo il posto che occupo. Ma il segno che lui porta sulla fronte, come una maledizione, lo lega per sempre a me, proprio come legava suo padre al mio. È il segno degli Hyuuga. È il culmine e l'immagine dell'ipocrisia del mio clan, della sua follia, delle sua venerazione per il potere e per il controllo: individui che hanno marchiato a fuoco i propri fratelli per sottometterli a leggi folli, e, forse ancor peggio, individui che hanno accettato di farsi marchiare, in nome dell'onore della famiglia, in nome della tradizione e del suo perpetuarsi. Il segno stabilisce in maniera inequivocabile chi deve morire e chi deve vivere.

Neji avrebbe potuto rifiutare tutto questo. Lui aveva la forza per farlo. Lui aveva le capacità per segnare una nuova strada, ma ha preferito chinare la testa, accettando l'assurdità di quel destino e sfogando la sua rabbia e la sua frustrazione su chi era più debole: su di me e soprattutto su Hinata.

Questa sua momentanea ritorsione non mette in discussione le immutabili leggi del clan. La apprezzerei di più, se fosse così.

Lui mette in discussione me, ancora una volta, perché non mi considera degna di un tale onore.

Lo colpisco al volto, con il palmo della mano.

«Non permetterti mai più di rispondermi così» dico «Ricordati chi sono, Neji Hyuuga, oppure vattene da questo clan».


Mi guarda.

Per un istante, un brevissimo istante, sul suo viso si dipinge la paura. So che Neji può sopportare tutto, il dolore, la solitudine, ogni cosa, tranne il disonore di essere cacciato, tranne l'idea di tradire ciò per cui suo padre è morto.

Mi basta per sentirmi soddisfatta.


«Allora Neji» infierisco «Vuoi andartene? Non farò nulla per trattenerti»

«No» risponde

«Allora dimostrami che riconosci la mia autorità, come hai riconosciuto quella di mio padre» dico.

Avvertiamo tutti e due il ridicolo di queste mie parole, io, forse, più ancora di lui. Per un istante mi guardo da fuori. Quasi non mi sento io. È come se in me convivessero due persone, quella che rifiuta il clan, quella che ha provato sollievo di fronte alla morte di suo padre solo perché ciò le avrebbe permesso una vita più libera, quella che rimane solo per non abbandonare Hinata e poi una me stessa piena di odio, così simile alle persone che detesto, così cieca da non voler altro che umiliare lui, segnando la fine di qualcosa che iniziò quel giorno di oltre sei anni fa, e da avere accettato per questo, contro ogni logica e ogni mio valore, di diventare capofamiglia.

Eppure sono io, Hanabi Hyuuga, una sola persona.

Neji mi guarda ancora.

Poi si inginocchia davanti a me.

«Perdonatemi» dice.

Un brivido di piacere mi percorre la schiena.

So che da questo momento in poi le cose non saranno mai più le stesse.

So che Neji non mi guarderà più nello stesso modo, e forse non guarderà nello stesso modo neppure se stesso.

So di averlo colpito nell'orgoglio, come lui fece con me così tante volte.

Delle contraddizioni del mio agire non mi importa più nulla.


Poi sento una voce

«Hanabi».

Mia sorella pronuncia il mio nome con stupore e con una nota di rimprovero.

Guarda Neji, ancora in ginocchio.

«Perchè?» mi chiede.

Io so che lei non potrà mai capire ma so anche di avere bisogno, disperatamente bisogno di questa vendetta.





Quante recensioni...grazie mille!!!

Da questo capitolo si comincia a capire qualcosa di più di Hanabi, spero di non avervela fatta odiare troppo. In fondo vivere con Neji ai tempi del pre-Naruto deve essere stato difficile!


Altovoltaggio: grazie, spero di essere riuscita a rendere qualcosa di quello che passa per la testa e il cuore di Hanabi.

Celiane4ever: eh già...e ora non è neppure riuscito a vederla. Io sono sfegatatamente per le Neji-Ten, e farò tutto quanto in mio potere per un finale adatto, ma si sa, a volte i pg hanno vita propria....

Shizue Asahi: hai ragione, ma avevo premesso che Neji avrebbe avuto una vita difficile...comunque, come ho già detto, avrà la sua rivincita e i suoi momenti di gioia (prima o poi)

Uki: grazie! Evviva, che bello...il fan-club anti Hanabi è affollatissimo...

keli: sì, povera...vedremo di fare qualcosa per lei (a proposito, bellissimo il disegno, io faccio schifo a disegnare...grazie, mi sono un po' commossa per il regalino)

Missy_loves_blizzard: nono, sono io che non capisco nulla (eheh). Se sei per le Neji-Hina avrai delle sorprese...fammi sapere che ne pensi ed eventualmente se hai suggerimenti (che sono sempre graditissimi, come già dissi)

Talpina Pensierosa: grazie...che devo dirti, sarà il mio retroterra pesantemente femminista che mi fa preferire Sakura (solo Shippuuden), Temari (for ever) e Tenten (grandissima!!!). Se noti sbavature in Hinata fammelo sapere, così cerco di correggermi, è più difficile con i pg che si apprezzano meno rimanere IC

annasukasuperfan: giusto, ma chi ci prova a contraddire Neji? Mi sa che è pericoloso....

Lady Of Evil Nanto86: oh, eccoci, fan di Hanabi...che ne pensi di questo capitolo? Ho cercato di spiegare un po' di cose, di far emergere i suoi sentimenti, la sua rabbia, le sue motivazioni...e Neji così umiliato...beh, mi dispiace un po' a onor del vero

Princess of Destiny: boh, poverina, non credo sia cattiva davvero...con Hina è così dolce (nella mia storia, si intende), credo solo che abbia passato momenti difficili, povera bimba. Purchè non si metta tra Neji e Ten...


Baci a tutti e grazie di nuovo!!!!



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Capitolo 10
*** Hinata, Shino ***


Hinata


Sto cercando mia sorella.

Quando entro nella sua stanza, nella stanza che fino a pochi giorni fa apparteneva a mio padre, li vedo così.

Lei, in piedi, il volto teso, quasi sorridente ma deformato in una lieve smorfia di rancore.

Lui, in ginocchio, il volto rivolto a terra, supplicante.

Non riesco a dire nulla, solo, come mio solito, balbetto il nome di mia sorella.

Lei mi guarda e rimane in silenzio.

«Perchè?» le chiedo. Vorrei che mi desse una spiegazione. Vorrei capire, anche se una parte ha paura di sapere la verità.

«Esci» dice lei rivolta a Neji «Finiremo dopo».

Lui si alza.

Mi passa accanto.

«Buon giorno Hanabi-sama» dice, come se nulla fosse accaduto. I suoi occhi, freddi come sempre, mi sembrano però più vuoti del solito.


«Non dovevi intrometterti» dice Hanabi quando restiamo sole. Il tono della sua voce è dolce, non mi sta rimproverando. È come se mi stesse dicendo “non voglio che tu veda”.

«Che cosa è successo?» le chiedo.

Lei tace un istante.

«Lo odio» dice poi «e gliele farò pagare tutte».

«Lo odi? Cosa ti ha fatto?», cerco una spiegazione, voglio capire.

Scrolla le spalle.

«Cosa ci ha fatto, vuoi dire» risponde «Da quando ho dieci anni non aspetto altro che questo momento, non aspetto altro che umiliarlo come ha fatto con noi».


Rimango immobile, gelata da quelle parole.

Non avevo mai sentito Hanabi parlare così.

Mi chiedo da dove nasca quella rabbia e come abbia potuto coltivare quel rancore in silenzio, per tutto questo tempo senza che io me ne sia accorta. Sono passati anni da quando ci siamo riavvicinate.

Da allora Hanabi ascolta i miei problemi, le mie preoccupazioni, le mie ansie. Io, dal canto mio, ho sempre pensato che li non provasse qusto genere di cose. Credevo che Hanabi fosse forte, credevo, ora me ne rendo conto, che fosse superiore al dolore che avevamo intorno. Mi sembrava coraggiosa e sicura.

Improvvisamente capisco di avere sbagliato.

Improvvisamente mi accorgo che mia sorella è un ssere umano, delicato, fragile come tutti gli esseri umani.

Io ho dovuto sopportare l'indifferenza di nostro padre. Lei ha portato sulle sue spalle, più giovani delle mie, l'angoscia delle sue aspettative, dei suoi stantard, di ciò che lui voleva che fosse.


Ma Neji...cosa c'entra lui?

«Lui ha sofferto come noi» le dico

«Neji non sa cosa sia la sofferenza» mi risponde rabbiosa

«Non è vero. Io lo so. Io lo conosco» cerco di convincerla

«Tu non sai nulla. Tu lo vedi deformato dalla tua gentilezza, dal tuo candore, proprio come vedi me. Ma nemmeno io sono quella che tu pensi. A me non importa nulla di questo clan».

La ascolto, senza sapere cosa dire.

«Mi importa di te» prosegue «Ma gli altri mi sono indifferenti, completamente. Neji invece lo odio, e gliela farò pagare»

«Hanabi...» balbetto «Non è giusto»

«Nella nostra vita ci sono state ben poche cose giuste, e ti dirò che nemmeno della giustizia mi importa».

Vorrei dirle qualcosa.

Vorrei convincerla a cambiare idea.

«Io non voglio» le dico.

Lei rimane un attimo in silenzio.

«Mi dispiace Hinata. Non cambierò idea su questo»


Shino


Quella sera, quando apro la porta, mi trovo davanti Hinata.

La cosa mi sorprende decisamente.

La guardo.

«Ciao» dice sorridendo, sembra un po' imbarazzata

«Posso parlarti?».

Usciamo.

Come quella volta nel bosco, quando mi chiese di allenarla, Hinata cammina con le mani dietro la schiena, oscillando leggermente e guardandosi intorno.

Come quella volta nel bosco non posso fare a meno di pensare che è davvero bella.

«Non so cosa devo fare, Shino» mi dice all'improvviso, poi scoppia a piangere.

Odio questo genere di situazioni, perché sono io a non sapere cosa fare.

Mi chiedo cosa farebbe Kiba.

Beh, lui la abbraccerebbe e cercherebbe di farla ridere dicendo qualcosa di stupido. Questa soluzione è decisamente fuori dalla mia portata, ma forse posso trovare un compromesso.

Le metto una mano sulla spalla e le dico

«Stai tranquilla».

Nel momento in cui le mie parole risuonano nell'aria vorrei cancellarle. Mi sento ridicolo in quella situazione, lei piange come una bambina, io la guardo impassibile e composto come sempre.

Hinata, però, mi prende la mano con la sua e se la porta al volto, strusciandoci contro e bagnandola con le lacrime. Improvvisamente mi sento meno stupido e meno a disagio. Non so perché ma quel suo piccolo gesto spontaneo ha cambiato improvvisamente la mia percezione della realtà.

A questo punto, se io fossi una persona socialmente normale la abbraccerei davvero. Se la fossi. Ma questo è il mio massimo. Oltre non so spingermi.


Quando smette di piangere mi racconta quello che è successo.

«Hanabi odia Neji e dice che gliela farà pagare per come ci ha trattato» dice

«La cosa ti preoccupa così tanto?» le chiedo. Mi sento irritato nel vederla piangere per lui.

«Neji non è cattivo, non lo è mai stato. Ha soltanto sofferto, come e forse più di noi. Riesci a immaginare cosa voglia dire portare nel cuore quel dolore, sapere che tuo padre è morto per rispettare una legge, vivere in un posto che ti ricorda continuamente che potrebbe succedere anche a te? Neji è cresciuto lacerato. Ci ha amato e ci ha odiato, proprio come ha fatto con se stesso».

La sua analisi così lucida mi sorprende. Non che io non la ritenga all'altezza, so benissimo che Hinata è una ragazza intelligente e capace, ma tuttavia ne rimango colpito.

Cerco di stare tranquillo, di allontanare da me quel risentimento ingiustificato.

«Le hai detto queste cose?» chiedo

«Sì. Ma lei pensa che io sia troppo buona, che lo abbia perdonato e che questo non sia giusto» la sua voce è un sussurro «In passato Neji non è stato buono con me, lo so benissimo. Non sono così cieca da non essermene accorta. Ma adesso è diverso. Io l'ho perdonato, Shino, certo che l'ho perdonato. Ma l'ho anche capito. So che ha avuto le sue motivazioni e non mi importa più di quello che ha fatto. Io voglio che abbia la sua possibilità per essere felice» dice.

Così mi esce una domanda, viene spontanea, senza che ci abbia riflettuto sopra, e questo per me è davvero strano.

«Ma tu Hinata hai avuto quella possibilità?»

Lei rimane un attimo in silenzio. Poi sorride.

«Sì. Me l'avete data tu, Kiba e Kurenai-sensei. Sono sempre stata felice insieme a voi»


La riaccompagno verso casa.

Non le ho dato consigli intelligenti, mi sono limitato a dirle che Hanabi le vuole bene e che alla fine capirà, ma lei sembra molto più tranquilla, adesso.

Mi prende a braccetto mentre camminiamo.

Chissà perché con me e Kiba riesce ad essere così serena e spontanea, mentre con Neji è rigida e silenziosa e con Naruto imbarazzata e timidissima. Dev'essere perché ci considera suoi amici, penso.

Improvvisamente sento un nodo allo stomaco, qualcosa di nuovo, di insolito.

È la prima volta che mi succede.

La guardo sotto agli occhiali scuri.

Lei mi saluta, mi bacia sulla guancia, mi ringrazia. Poi si volta ed entra in casa.

Mentre io, stranamente, provo il desiderio che rimanga ancora con me.





Ciao a tutti. Scusate il ritardo, è stata una settimana di fuoco...12 recensioni, wow, non mi era mai capitato. Grazie di cuore.

Perdonatemi se non vi ringrazio una ad una, sono un po' di fretta e voi siete (meravigliosamente) tanti, ma nel prossimo (in cui spero siate così numerosi) mi farò perdonare.

Vi adoro.

Vedo che, complessivamente, continuate ad odiare Hanabi, con pochissime eccezioni (Lady Of Evil Nanto86 e Uki-un po' incerta, a proposito, hai ricevuto la mia mail, Kohai?). Alcune di voi si sono proprio arrabbiate, sono contenta, vuol dire che sono riuscita a coinvolgervi almeno un po'. Ditemi qualcosa di Shino, poi se desiderate vedere qualche pg in particolare...magari riesco a farlo comparire.

Baci, vi adoro.


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Capitolo 11
*** Gai, Tenten ***


Gai


I rami alti del clan Hyuuga non hanno mai riscosso le mie simpatie ma, nello stesso tempo, non ho voluto incolpare soltanto loro della sofferenza che Neji ha coltivato nel cuore per tutti questi anni, o di averlo reso incapace di creare stabili rapporti sociali. Le colpe di Neji sono le colpe di Neji ed è giusto attribuirgli le responsabilità che ha.

Il suo comportamento nei confronti di Lee è stato spesso cattivo. Si è arroccato nella fondata certezza della propria genialità e non ha lasciato spazio all'impegno di Lee, ridendo della stima che lui provava nei suoi confronti.

Anche con Tenten ha spesso sbagliato. Ho visto talvolta gli occhi di lei riempirsi di dolore di fronte alla sua indifferenza che in certi casi è diventata meschinità esplicita.

Non sono cieco mi non mi sono mai intromesso nelle loro faccende.

Perché?

Perché, semplicemente, ho aspettato.

Ho aspettato per vedere se, crescendo, Neji si sarebbe rivelato davvero la persona sgradevole e crudele che talvolta aveva dimostrato di essere. Ho aspettato per vedere se, crescendo, Neji avrebbe saputo dimostrare di essere davvero così forte come credeva, vincendo l'ipocrisia e l'ottusità che il suo clan gli aveva inculcato nella testa.

Ho scommesso su di lui.

Alla fine ho vinto.

Neji è diventato una persona migliore.


Adesso, lo guardo mentre mi parla e leggo nei suoi occhi il dolore che non ha mai voluto mostrare, gli leggo negli occhi una rassegnazione che non vi ho mai visto, non più quella di chi si vede destinato ad un destino di umiliazioni, a dispetto della propria superiorità, ma quella di chi si scopre improvvisamente ad aver combattuto una battaglia inutile. La stessa che scoprii nel volto di Lee dopo la sconfitta contro Gaara e, come allora, ne rimango turbato.

«Mi dispiace, Gai-sensei» mi dice «Ma non c'è niente che io possa fare adesso»

«E' assurdo Neji, lo sai vero?» insisto, non so cosa spero di fare, parlandogli così, so benissimo che non abbandonerà il suo clan e che non si ribellerà all'ordine di Hanabi di lasciare il team, ma non voglio che pensi che accetterò con distacco questa sua scelta. Se conosco un po' Neji potrebbe essere l'ultima volta in cui avrò occasione di parlargli davvero.

«Il mio clan viene prima di tutto» risponde. Sospira, un sospiro lieve, appena percettibile.

«Hyashi Hyuuga non mi ha mai sopportato» dico, Neji mi guarda, stupito.

«Non ha mai visto di buon occhi che il genio della famiglia fosse costretto ad allenarsi con studenti qualsiasi, ma d'altro canto non si è mai intromesso apertamente. La decisione di Hanabi è folle» proseguo.

«Hanabi-sama è il mio capoclan, adesso» dice, abbassando il volto.

Gli metto una mano sulla spalla.

«Ditelo voi agli altri» conclude, poi si volta e si allontana.

Ancora una volta mi sento sciocco e inutile.


Tenten


Quando Gai-sensei ci riferisce che Neji abbandonerà il team, per dedicarsi esclusivamente al clan, la prima cosa che provo è una rabbia feroce.

Mi sento tradita, abbandonata.

Il maestro ci dice, tra le righe, che non si tratta di una sua decisione, ma di qualcosa che, in una certa misura, è stato spinto a fare.

«Insomma, lo hanno costretto» conclude Lee

Gai-sensei mi guarda, come se sapesse cosa sto pensando.

«Lo hanno messo di fronte ad una scelta obbligata» dice. È sincero. Forse non vorrebbe esserlo, ma credo che non se la sente di mentire, non davanti a me, probabilmente.

«Non è giusto!» esclama Lee.

Mi fa quasi sorridere.

«No. Non lo è» risponde lui.


Mentre torno verso casa mi chiedo se non dovrei rispettare la sua decisione.

Forse non è giusto, come ha detto Lee, ma Neji ha comunque fatto una scelta.

Ecco perché mi sento tradita, penso. Perché non ha scelto me. Tutto qua. E da qui deriva anche la mia indecisione di questo momento. Andare da lui, non andarci...non raccontartela, Ten, mi dico. Se sto esitando è solo perché sono ferita.

Non è vero. Esito perché so di non potergli fare cambiare idea.

Nessuno fa cambiare idea a Neji Hyuuga.

Sarebbe inutile, mi dico.

Ma come posso accettare l'idea che lui se ne vada, come posso allenarmi con un nuovo compagno di squadra, con qualcuno che non sia lui?

Improvvisamente capisco cosa deve aver provato Sakura, quando Sasuke Uchiha se n'è andato ed è arrivato un ninja nuovo a sostituirlo.

Dopotutto però, in questo momento, dopo una settimana di lontananza, mi basterebbe solo vederlo, penso.


Ecco perché quando mi avvicino a casa e lo trovo lì, seduto sul muretto del mio giardino rimango davvero, sinceramente stupita.

Non capita spesso che Neji riesca a sorprendermi, dal momento che posso dire con cognizione di causa di conoscerlo forse meglio di chiunque altro.

«Ciao» dico. Non è originale, lo ammetto, ma sono sul serio senza parole.

«Ciao» risponde serissimo come sempre. Questo suo atteggiamento mi tranquillizza un po'. Dopotutto, lo ammetto, non mi piace che Neji esca dai suoi schemi abituali, mi fa un po' paura per essere più precisa.

Scende dal muretto e mi viene incontro.

«Te lo ha detto, vero?» mi chiede. Annuisco, cercando di sorridere. Non so perché ma odio fargli capire che sono arrabbiata o delusa. Forse ho paura che possa sentirsi solo, che possa pensare che io non sono dalla sua parte, e così, come quasi sempre, preferisco far finta di niente e risolvere la questione tra me e me.

«Non potevo fare diversamente» dice

«Lo so» rispondo. Sto mentendo, ma non importa.

«Non ho intenzione di sparire» aggiunge. Sta parlando tanto. Persino troppo.

«Lo spero bene» rido.

Segue un momento di silenzio. Mi sento triste, vuota.

«Ma dovrete comunque trovare un nuovo membro della squadra» aggiunge.

Così però non ce la faccio.

Chiudo gli occhi.

Non piangere, mi dico. Accidenti, non adesso.

Mi volto.

So di dover dire qualcosa.

«Per me il team Gai rimarremo sempre noi» rispondo senza guardarlo. Si avvicina.

«Aspetta un attimo» dico

«Ten?» mi chiama.

Mi mette una mano sulla spalla e mi costringe a girarmi.

Mi guarda, lo sbigottimento che gli si dipinge sul volto mi fa quasi sorridere, come se non si aspettasse in nessun caso una reazione del genere, da parte mia, come se, ancora una volta, non avesse capito.

Mi mette una mano dietro alla testa, la stringe tra i miei capelli. A questo punto la frittata è fatta.

«Non voglio che tu te ne vada» sussurro

«Ma non vado via da te» risponde «Non andò mai via da te, questo te lo giuro».


Dopo avermi detto quelle parole Neji non mi ha baciato, come forse vi aspetterete. Mi ha semplicemente accarezzato i capelli e mi ha abbracciato.

E comunque, non so se riuscite a capirlo, ma in quel momento non era affatto necessario. Semplicemente, era perfetto così e non c'era bisogno di altro.

Non mi sono mai sentita così felice.



15 recensioni??? Cribbio, non ci credo. Grazie, grazie, grazie...che meraviglia.

Che dire? Vi adoro.

Spero abbiate apprezzato il momento di felicità di Neji (non so se potrà durare...), vi è sembrato troppo IC? Io mi sono impegnata, ma è difficile descriverlo in un momento, come dire, sentimentale. Fatemi sapere comunque.

Come promesso ecco i ringraziamenti diretti.

Altovoltaggio: credo che nemmeno Shino sappia esattamente cosa prova, infatti parla di qualcosa si strano che lo prende allo stomaco...beh, ma è umano anche lui, o no? Per Hanabi: povera. Confesserò che a me fa anche un po' tristezza, ma forse sono io che mi affeziono ai pg. Ma spero anche io di farla diventare farfalla.

Vimar: vero, sono d'accordo con te. Questi sentimenti contrastanti sono proprio ciò che speravo di suscitare nei lettori.

Missy_loves_blizzard e Celiane4ever: vi metto insieme dato che mi avete scritto più o meno le stesso cose.Ah, Neji-Hina? Beh, vi dirò, per quanto io sia una fan delle Neji-Ten (si è capito?) e nonostante questo capitolo, vi aspettano delle sorprese...giuro! Però vi dico anche: suvvia, diamo una possibilità al povero Shino...daaai, se la merita!

Pikkola Rin: ecco un aggiornamento veloce, contenta? Già che tu mi fai un po' paura (ricordo benissimo le rec nell'altra storia), cerca di essere buona. Hanabi, povera? Non ti fa nemmeno un po' pena?

NutellosaXD: sofferenze alleviate, che dici? Grazie grazie grazie mille...tu sei una vera FAN!!!EVVIVA!!! Spero che ti sia piaciuto questo capitoletto!!!

Uki: oh cara...ma vuoi mandarmi via mail capitolo per convertirlo in html? Guarda che aspetto il seguito con ansia...

trixie: ecco un po' di Neji-ten, che ne pensi? Si, Hinata è dolce, e pure Shino...meno male ch almeno tu lo apprezzi, povero!

Keli:ahah, certo...ho recensito pure la fantastica shottina. Evviva, mi dicono tutti di evitare la Shino-Hina, ti sembra così male? Baci, tvtrb

Talpina Pensierosa: w! Me la appoggi un po' di Hina-Shino (non che ci sia niente di definitivo eh)?

Kagura92 e Princess of Destiny: sono contenta che vi sia piaciuto Shino, non è affatto facile descrivere un pg così. Per quanto riguarda Ten...evviva, si è svegliata.

Annasukasuperfan: Dicevo, forse nemmeno Shino lo sa di preciso, è confuso, povero...non sa cosa prova e certamente non sa esprimerlo.


Per ultima lascio Lady Of Evil Nanto86, che, oltre ad essere l'unica fan di Hanabi in questa storia ha anche il merito di avermi ispirato la prima parte del capitolo con la sua precisa richiesta. Che ne pensi? Ti è piaciuto? Grazie mille!!!!


Ah, ho cominciato a scrivere una nuova storia, una AU Neji-Ten naturalmente. Posterò presto!!!




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Capitolo 12
*** Rock Lee ***


Lee


La notizia che Neji non si sarebbe più allenato con noi, o, per dirla tutta, che avrebbe abbandonato la nostra squadra, non è stata facile da accettare.

Ripenso a tutto quello che abbiamo fatto insieme, ripenso alle mille sfide che gli ho lanciato, alla sua indifferenza lentamente diventata qualcosa di diverso, e non riesco a mandarlo giù. Dopo tanti anni in cui mi sono sentito considerato da lui solo un fastidio, arriva la separazione adesso che possiamo dire di...non so...comprenderci forse?

Perché è vero, Neji Hyuuga non mi ha mai capito, e forse non mi ha neppure rispettato, ma posso dire, io, di non aver fatto altrettanto?

Perché, è vero, lo ho sempre stimato come ninja, ma quanto lo consideravo a livello personale? Lo guardavo, e tutto ciò che vedevo in lui era qualcuno da battere. Quello che gli passava per la testa non mi riguardava affatto e di certo non posso dire di aver cercato la sua amicizia.

Dunque sì, credo di poter dire che avessimo iniziato a comprenderci. Abbiamo iniziato, almeno, quel faticoso viaggio che cerca di superare l'apparenza delle persone per rendersi conto della complessità che vi si trova dentro. Così Rock Lee non è solo quella esasperata allegria che nasconde spesso una valanga di dubbi e di paure, e Neji Hyuuga non è di certo solo quella gelida sicurezza che nasconde, credo, la stessa valanga di dubbi e paure.

No. Non è per nulla facile accettare che lui se ne vada per colpa, così mi è parso di capire, del suo clan, e dunque probabilmente, del suo nuovo capo Hanabi Hyuuga (mi chiedo come possa essere la sorella di una creatura così dolce come Hinata). E se non è facile per me mi domando quanto possa essere difficile per Ten.


Eppure, nei giorni seguenti, Ten non mi sembra triste.

Ride, scherza e si allena come sempre. Rimane al campo fino a molto tardi e sia io che Gai-sensei rimaniamo con lei. Non parla di quello che pensa, ma non è affatto una novità.

Anche lei nasconde dubbi e incertezze dietro al suo sorriso sereno e solare.

Una settimana dopo Gai-sensei ci parla. È serio, un po' troppo serio direi. Significa che ci sta per dire qualcosa che non ci piacerà affatto.

«Stamattina sono stato convocato dall'Hokage» dice. Tace un istante. «Per conoscere il vostro nuovo compagno di squadra» prosegue.

È naturale, penso, una squadra deve esser composta di quattro membri. Allora perché mi sento così triste?

«Veramente ho chiesto io all'Hokage di conoscerlo prima che lo presentasse a voi. Anche se adesso siete tutti e due chunin e quindi non avete più bisogno di me, continuo comunque a sentirmi il vostro maestro».

Ecco, lo sapevo. Mi viene da piangere.

«Beh, sembra un tipo in gamba. È jonin e ha fatto esperienza nell'AMBU, ma ora vuole entrare in una squadra regolare».

Gai-sensei parla in fretta, come se volesse buttare fuori d'un fiato tutto quello che ci deve dire.

Poi sorride e alza il pollice.

«Saremo sempre la quadra migliore»

Sfodera il suo migliore sorriso.

Faccio altrettanto, gli rispondo sollevando il pollice a mia volta.

La nostra allegria, tuttavia, è palesemente falsa. C'è qualcosa di stonato. Manca Neji a rimproverarci, ecco cosa. Manca il suo volto perplesso che cerca conferma in quello di Tenten.

Così mi volto e la guardo.

È seria, impassibile.

Anche Gai-sensei la guarda e se ne accorge.

«Va tutto bene?» le chiede posandole una mano sulla spalla. Lei annuisce.

«Ascolta Ten» le dice dolcemente «anche se non è facile la squadra deve andare avanti, e per farlo bisogna essere in quattro»

«Lo so» risponde lei

«Questo non vuol dire affatto che lo perderemo, ma non possiamo neanche fermarci qui, lo capisci?». Ten annuisce.

«E' triste anche per me, ma dobbiamo accettare la scelta di Neji».

Allora lei alza gli occhi

«Neji non ha fatto nessuna scelta» sussurra.

Gai-sensei tace un istante, poi sospira.

«Invece sì ragazza mia, per quanto non ci piaccia lui ha scelto una strada, e questa strada è diversa dalla nostra». Mi chiedo se sia giusto insistere così, ma mi rispondo che lui sa cosa fare e che non parla mai a caso (anche se in molti non sarebbero d'accordo io so che è così).

«Voi non capite» dice lei. Non è arrabbiata. La sua voce è dolce, come sempre.

«Forse sembra che abbia scelto, ma non è così. È tutta la vita che gli viene imposto qualcosa, è cresciuto pensando che solo quello sia importante»

«Certo» le risponde il maestro «quello che dici è vero. Ma adesso Neji non è più un bambino, è abbastanza grande e abbastanza intelligente per decidere cosa sia l'onore»

«Suo padre è morto per quell'onore» ribatte

«E ha condannato suo figlio all'infelicità. Ha fatto una scelta, una scelta onorevole e rispettabile. Una scelta coraggiosa, forse ammirevole. Ma ha deciso. Avrebbe potuto prendere una decisione diversa. Neji vuole seguire la strada che suo padre gli ha mostrato. Vuole farlo, Ten, per quanto sia doloroso nessuno glielo impone». Il mastro parla con un'autorità che raramente gli ho visto.

«Se lasciasse il clan sarebbe considerato un traditore» biascica lei. Sta piangendo. Mi avvicino e le prendo la mano.

«E' vero. Non dico che sarebbe facile, ma è giusto accettare usanze barbare in nome di un codice d'onore stabilito da altri?».

Tenten cerca di soffocare i singhiozzi e di trattenere le lacrime.

«Maestro...» dico. Lui la guarda. Leggo sul volto la sua tristezza.

«Mi dispiace» le dice sorridendo. «Ho esagerato, è solo che non sopporto di vederti così e vorrei che tu non dovessi più soffrire».

Si avvicina. La abbraccia. Le accarezza la testa. Lei si lascia andare tra le sue braccia e singhiozza, come una bambina. Sembra un angelo, penso.

Anch'io lo vorrei, vorrei davvero che quest'angelo non dovesse più soffrire.



Eccomi. Scusate il ritardo e scusate se non ho il tempo di ringraziare uno per uno i miei adorati recensori.

Questo capitolo era fondamentale, oltre che per tribuire il giusto omaggio ad un grande personaggio anche per porvi un quesito.

Per il nuovo membro del team Gai vorrei usare un personaggio esistente preso da un altro fumetto o cartone, aspetto le vostre proposte, pensate a qualcuno che sia trasportabile nel mondo di Naruto e fatemi sapere. Attendo a scrivere dato che probabilmente dovrà comparire nel prossimo capitolo!!!
Bacissimi e grazie a tutti, a chi legge e a chi recensisce.

Keli: ciao cara! Perdona il ritardo, nei prossimi giorni ti invierò il nuovo capitolo!

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Capitolo 13
*** Hanabi, Neji ***


Hanabi


Chiamo Neji nel mio studio.

«Hai parlato con Gai-sensei?» gli chiedo

«Sì, Hanabi-sama» risponde

«Vuole vedermi?»

«No. Accetta la mia decisione» dice.

Questo mi tranquillizza. Gai Maito mi piace. È intelligente, in gamba e, soprattutto, fa le cose per passione e non per dovere. Mio padre lo sopportava poco, per gli stessi motivi. Sosteneva che la sua scelta di non utilizzare le arti magiche fosse 'incomprensibile e ridicola'. Sarà questo che me lo ha reso simpatico, non lo so. Quello che so è che non capirebbe. Per quel poco che ho avuto modo di conoscerlo so che lui è uno buono, uno che cerca di vivere al meglio e di far vivere al meglio quelli che ha intorno.

No. Non è per ripicca nei confronti di mio padre che mi piace. È per questo. E per lo stesso motivo so che non può capirmi, so che, se parlassimo, i suoi occhi mi rimprovererebbero.

Non voglio.

Già devo sopportare quelli di Hinata.

Già devo continuamente spiegare a me stessa le mie ragioni.

Molto meglio così.

«Perfetto» rispondo «così avrai più tempo da dedicare alle cose importanti»

Abbassa la testa accennando un inchino.

«C'è ancora qualcosa?» chiedo astiosa vedendolo esitare.

«La festa di domenica sera. Gli inviti» risponde laconico.

Ah già. La festa di mezza estate. Su questo gli anziani non transigono, è una tradizione del clan Hyuuga e quindi va fatta. Un'altra delle ridicole sciocchezze del mio clan.

Quasi quasi la faccio saltare. Sarebbe divertente.

Ripenso a quelle di quando ero bambina e ancora le trovavo interessanti, quando mio padre era vivo ed entrava vestito elegantemente, e mi sembrava che somigliasse ad un dio.

Poi ripenso a quelle degli ultimi anni a cui ero costretta ad andare.

Ripenso a quando mio padre, davanti a tutti, aveva messo le mani sulle spalle di Neji e aveva detto 'ecco il figlio di mio fratello, l'orgoglio di questo clan. Darei tutto ciò che ho per averti come figlio mio'.

Improvvisamente sento una rabbia feroce avvamparmi dentro.

Lo guardo.

La festa di mezza estate si farà, anche quest'anno.

«Ti farò avere una lista» dico.

Mentre se ne va capisco che non mi basterà mai. Per quanto io possa umiliarlo non sarà mai abbastanza per guarire quelle ferite. Cosa voglio allora? Non lo so. So solo che non posso fermarmi.

Ho qualcosa che mi divora dentro, qualcosa che mi fa paura ma che mi costringe, inesorabilmente, ad andare avanti.


Neji


Quando prendo tra le mani la lista degli inviti e leggo i nomi di tutti quelli che sono stati miei compagni all'accademia non so esattamente come sentirmi.

Compilo quei pezzi di carta, uno per uno, lentamente, come se stessi compiendo un rito. In effetti qualcosa sto celebrando davvero.

Ad ogni nome che scrivo qualcosa mi muore dentro.

Celebro la morte del mio orgoglio e dunque, a voler ben vedere, la morte di Neji Hyuuga.

Lo faccio con metodo, con precisione. Preparo la strada alla mia definitiva umiliazione.

Scrivo per primi i nomi di quelli che hanno partecipato alla missione per riportare indietro Sasuke Uchiha. La missione è stata un fallimento eppure la ricordo come il mio più grande successo. Se la morte del mio orgoglio da qualche parte deve cominciare, dunque, è ovvio che cominci da qui.

Shikamaru Nara. Il primo a diventare chunin. Ci ha guidato e lo ho ammirato per la sua intelligenza e per la sua prontezza. Da allora molte volte ho avuto occasione per meravigliarmi davanti a lui.

Choji Akimichi. Il primo di noi ad accettare uno scontro impari e ad uscirne vincitore, nonostante quello che tutti avrebbero potuto immaginare.

Kiba Inuzuka. Detestavo la sua vitalità e la sua allegria eccessiva, nel corso di quella missione ho imparato ad apprezzare la sua forza, la sua determinazione, il suo coraggio.

Naruto Uzumaki. Mi ha insegnato ad accettare la sconfitta e, a volerla dire tutta, ad accettare me stesso. Mi ha permesso di ricominciare.

Queste persone hanno la mia stima e il mio rispetto e io credo di avere il loro.

Saranno i benvenuti alla morte di entrambi.

Poi, via via, gli altri nomi. Tra di essi qualcuno mi colpisce.

Persone che, direttamente o indirettamente, sono capitate nella mia vita.

Shino Aburame.

Ino Yamanaka.

Sakura Haruno.

Altri.

Nomi. Niente più di questo. Eppure così dolorosi, taglienti come coltelli.

Infine.

Per ultimi.

Loro.

Rock Lee.

Tenten.

Le ultime due persone che vorrei mi vedessero così eppure le sole due persone che vorrei accanto in questo momento della mia vita.

Scrivo quei nomi.

Quasi sorrido.

Per la prima volta in vita mia mi preoccupo di quello che penseranno. Mi accorgo di aver sempre dato per scontato il loro rispetto. Ero più forte di loro e dunque lo meritavo. Adesso è diverso. Adesso ho paura del loro giudizio e non posso sopportarlo.

Meglio lasciar perdere, penso per un attimo.

Meglio allontanarli, definitivamente.

Cosa diavolo mi è venuto in mente per spingermi ad andare da Ten? Cosa mi è venuto in mente per farle quella stupida promessa?

Poi mi cade l'occhio su qualcosa.

Un particolare.

Hanabi ha compilato la lista elencando i nomi delle quadre.

E leggo.

Team Gai.

Rock Lee.

Tenten.

Shu Majere.

Capisco.

Shu Majere.

Shu Majere.

Shu Majere.

E così.

È lui.

Quello che ha preso il mio posto.

Improvvisamente sento una rabbia feroce avvamparmi dentro.

Sono furioso con me stesso, per quello che ho appena pensato. C'è un motivo preciso se ho fatto quella promessa: ci credo. Fino in fondo.

Nessuno Shu Majere mi porterà via la mia squadra e quel poco di buono che ho costruito in anni di battaglia con me stesso.

Chiunque lui sia.

Shu Majere.

Non ha nessuna importanza.

Io sono Neji Hyuuga.



Beh, intanto grazie a tutti, come sempre.

In effetti solo pochini mi hanno fatto una proposta di pg, ma grazie a tutti per i suggerimenti.

Per adesso sapete solo il nome: Shu Majere, e vado a spiegarmi.

Shu, è il pg di Hokuto no Ken che mi ha suggerito Lady Of Evil Nanto86. Lo conosco solo superficialmente, ma vedrò di capire qualcosa di più delle sue mosse.

Majere è l'omaggio a uno dei più grandi maghi del fantasy moderno: Raistlin Majere.

Di Raistlin avrà l'aspetto, che mi sembra più adatto di quello di Shu alla grafica di Naruto (http://i8.photobucket.com/albums/a14/Slave2Master/raist.jpg questa è la mia immagine preferita).

Infine, il resto e tutto quello che riguarda Shu Majere lo scoprirete nei prox capitoli...


Un bacio.


Sono un po' di fretta, spero prossimamente di poter ringraziare uno per uno i miei adorati recensori: vi adoro!


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Capitolo 14
*** Hinata ***


Hinata


Questa è la prima festa di Mezza Estate che celebro senza mio padre.

Può sembrare strano, ma mi sento triste.

Può sembrare strano perché in queste occiasioni, più ancora che nella quotidianità, lui non mi ha mai riservato nessuna attenzione.

Può sembrare strano perché in queste occiasioni, più ancora che nella quotidianità, lui mi ha deliberatamente ignorato, come se non fossi stata sua figlia, forse come se non fossi esistita.

Ma era lì, e la sua presenza, in qualche modo, mi rassicurava.

Per Hanabi, invece, è diverso.

Ricordo benissimo quando papà disse, davanti a tutti, che Neji era l'orgoglio del clan e che avrebbe voluto avere un figlio così.

Allora non capii quanto mia sorella, impassibile e impenetrabile come sempre, soffrisse di quelle parole che per me erano solo un soffio di vento, una litania ripetuta troppe volte per avere un senso. Allora non capii. Adesso so, e ho paura di ciò che accadrà.


Scendo le scale.

Il giardino è meraviglioso, tutto è perfetto. Hanabi è splendida, avvolta in un kimono rosa pesca e con i capelli raccolti sulla nuca. Non l'ho mai vista così.

«Sei bellissima» le dico

«Ma dai» risponde quasi imbarazzata «anche tu lo sei» aggiunge.

Sorrido.

«Dov'è Neji?» le chiedo

«All'entrata, ad accogliere gli ospiti» risponde. Cerca di trattenerlo, ma un risolino ironico le si dipinge sul volto.

Sussulto.

«Vado a fare gli onori di casa» mi dice allontanandosi.


Quando raggiungo l'ingresso lo vedo. Diritto. Una maschera di ghiaccio.

Si inchina agli ospiti che entrano e porge loro i saluti del clan.

Non li guarda neppure in faccia.

Rimango lì, semi nascosta.

Vorrei dirgli qualcosa ma non trovo le parole giuste, mi chiedo, in fondo, se esitano parole giuste.

Avanti Hinata, mi dico, un po' di coraggio.

Mi avvicino. Gli poso una mano sulla spalla.

Così lo sento.

Trema.

Impercettibilmente.

Ma trema.

«Neji» balbetto come mio solito.

Si inchina, come conviene nelle occasioni ufficiali. Non posso fare a meno di pensare a quanti cerimoniali affrontiamo ogni giorno e di chiedermi quale sia il senso di tutto questo.

Tiene gli occhi a terra.

Non mi guarda.

«Ti senti bene?» gli chiedo. Che domanda stupida. Vorrei sprofondare. Perché diavolo davanti a lui mi comporto in modo così stupido e ridicolo? Pensavo che Naruto fosse l'unico a farmi questo effetto.

In effetti era così, fino a poco tempo fa, mi dico.

E adesso?

Cos'è cambiato adesso?, mi chiedo ancora.

«Certo, Hinata-sama» risponde.

«Non farlo» sussurro.

Mi guarda, senza capire.

«Non fingere con me».

Non mi sono mai sentita tanto ridicola. Gli dico questo come se le mie parole avessero un senso, per lui. Gli dico questo come se io contassi qualcosa, come se Neji potesse davvero considerarmi importante. Glielo dico con una confidenza e una sfacciataggine che non mi appartengono.

Arrossisco, lo so.

Vorrei sprofondare, sparire.

Poi.

Lui sorride. Mi chiedo quante volte, in vita mia, ho visto Neji sorridermi. E mi accarezza. Una guancia. C'è gente, ma non sembra importante. Forse qualcuno ci guarda. Ma anche questo, che importa?

Cos'è questa sensazione assurda che provo, questa voglia di farlo sorridere ancora, di proteggerlo, assurdo, per la prima volta nella mia vita...io, proteggere Neji Hyuuga, sì, cos'è?


Passa qualche istante, credo. Non tengo il conto del tempo. Non me ne importa molto del tempo, a dire la verità.


«Grazie Hinata» dice.


Quando trovo la forza di allontanarmi torno a fare gli onori di casa, insieme ad Hanabi, ma, fondamentalmente, lo ammetto, non riesco a staccargli gli occhi da lui.

Qualunque cosa io stia facendo.

Passa qualche minuto. Poi. Poi entrano Gai-sensei, Rock Lee, un ragazzo che non ho mai visto e che intuisco essere il loro nuovo compagno di squadra. E lei.

Ecco. Quello è il momento che cambia tutto.

Neji la guarda. Sembra una statua di cera.

Lei gli avvicina la bocca all'orecchio e dice qualcosa che, naturalmente, non sento.

Sento però qualcosa dentro quando a Neji scappa una mezza risata, prima di ricomporsi.

Provo rabbia, forse per la prima volta in vita mia.

E gelosia.

Devo ammetterlo a me stessa, questa è pura gelosia.

Non mi era mai successo prima. Quando guardo Naruto e Sakura insieme provo un po' di invidia, talvolta un vago senso di ingiustizia, mai sentimenti così intensi o cattivi.

Guardo Tenten e penso di odiarla.

Ecco.

Quello è il momento che cambia tutto.


Voglio portarlo via da lì.

Voglio portarlo via da lei.


Non so cosa mi prenda quando mi avvicino a Hanabi e le dico

«Ho bisogno di Neji».

Lei mi guarda, evidentemente sorpresa.

«Per fare cosa?» mi chiede.

Già, per fare cosa?

Siccome non so rispondere a questa domanda, dico solo

«Ti prego. Solo per un po'».

«Tu non devi pregarmi di niente» risponde accarezzandomi i capelli «Puoi fare quello che vuoi, tesoro».

A volte ho la sensazione che lei sia la sorella maggiore e io quella piccola. Come quando ero triste e lei mi consolava. Come quando avevo paura e lei mi incoraggiava.


Mentre cammino verso di loro tutto quel coraggio trovato chissà dove comincia a svanire.

Eppure lo dico

«Neji?».

Lui si volta. Anche lei mi guarda.

«Ditemi, Hinata-sama».

Mi sento sciocca, meschina. Cerco qualcosa da chiedergli, una cosa qualunque e non la trovo. La voce se n'è come andata.

«Tutto bene, Hinata?» mi chiede Tenten.

È così bella. Così dolce.

«Sì» balbetto.

Silenzio.

«Io...vorrei che tu venissi con me, Neji».

Ecco.

L'ho detto.

Naturalmente Neji sembra sopreso.

«Scusami» dice a Tenten «ci vediamo dopo».

Lei sorride.


Perdonatemi, ma ho davvero pochissimo tempo. Ringrazio tutti, lettori e soprattutto recensori. Siete sorpresi? Cos'è successo ad Hinata? Non lo so di preciso...si è innamorata? Boh. Vi è mai capitato di sentirvi trani di fronte a qualcuno che reputavate “un duro” in un momento in cui gli avete scoperto una fragilità sconosciuta? Beh, a lei è successo qualcosa del genere.

La festa, ovviamente, non è finita.

Ho un ruolo per Shu, uno per Ten, per Shino e anche per Kiba.

Ne vedrete delle belle.

Alla prossima (sperando di avere tempo).

Un bacio.

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Capitolo 15
*** Shino ***


Shino


Sto cercando Hinata.

Lo faccio con indifferenza, noncuranza.

Mi guardo intorno sotto agli occhiali scuri che non ho voluto levarmi.


Sento una voce chiamarmi da una parte.

Mi volto.

Rimango immobile un istante, poi lo riconosco.

Lui accenna un inchino con il capo e sorride.

Mi avvicino.

«Mi aspettavo di trovarti qua» dice

«Io, invece, non me lo aspettavo affatto» rispondo. Lo scruto.

«Sì» dice, rispondendo alla domanda che mi ronza per la testa «Ho lasciato l'Anbu. Sono tornato ad essere un ninja normale. Con il volto scoperto»

«Lo vedo» ribatto. Faccio per allontanarmi.

«Non ho mai perso le tue tracce. So tutto quello che hai fatto e conosco tutti i tuoi progressi», mi ferma.

«Lieto di saperlo, Majere» mi volto. Sono agitato. Cerco di controllarmi.

«Aspetta. Voglio solo parlarti»

«Di cosa?» chiedo

«E' passato tanto tempo» prosegue, ignorando la mia domanda.

«Quasi sette anni» preciso

«Voglio parlare con te. È anche per questo che sono tornato»

«Credi di poter decidere quando andare e quando tornare?» chiedo ancora, tradendo un astio che vorrei nascondere.

«Solo due chiacchere, Shi...» dice.


Solo due chiacchere.

Due chiacchere e il mio nome pronunciato con quel diminutivo che non sentivo da quasi sette anni.


Lo guardo ancora e improvvisamente noto qualcosa che mi era sfuggito.

«Cosa hai fatto agli occhi?» chiedo.

Le sue pupille hanno perduto il verde brillante di una volta, lampeggiano d'un oro sinistro e cupo.

«Sono quasi cieco» risponde «Vedo soltanto ombre o poco di più»

«Come...?» balbetto sorpreso (sì, io, Shino Aburame, autenticamente francamente sorpreso)

«Una maledizione. Una storia lunga. Magari te la racconterò. Se avrai voglia di ascoltarla»


Solo due chiacchere.

Due chiacchere per raccontarsi sette anni di separazione e la fine della mia fiducia nell'amicizia.


«Devo andare»


Solo due chiacchere.

Due chiacchere per parlare di Kiba e di Hinata e di quello che rappresentano per me adesso.

«Ti prego Shi»


Shu Majere non aveva mai usato quel tono prima.

Shu Majere non aveva mai detto “ti prego” a qualcuno.


«Una sigaretta?» chiedo

«Volentieri» risponde.

Sorride.

Da quando in qua Shu Majere sorride?, mi chiedo.

Siamo lì, in silenzio.

Cominciare è difficile.

Il fumo ci avvolge il viso.

«Hai cominciato a fumare?» chiede

E' una domanda stupida” vorrei dirgli, ma qualcosa mi trattiene. Dentro sorrido anch'io, pensando che si tratta del timore riverenziale che una volta mi incuteva e che evidentemente non mi ha abbandonato del tutto.

«Solo ogni tanto» rispondo


Qualcuno ci interrompe.

Rock Lee, l'allievo prediletto di Gai-sama, chiama Shu con il suo tono rumoroso ed eccessivo.

«Hai visto Ten?» gli chiede «Oh, scusa Shino» aggiunge «tu l'hai vista per caso?».

Scuoto la testa.

«No» dice Shu «Non riesci a trovarla?».

«No».

«Sarà in giro» risponde sorridendo. Ma quanto cazzo sorride adesso, Shu Majere?

«Ho la sensazione che qualcosa non vada. Neji ha una faccia strana, e quando gli ho chiesto di lei...mi è sembrato..non so».

«Neji?» chiede Shu.

«Neji Hyuuga» preciso io.

«Puoi aiutarmi a cercarla?» gli chiede Rock Lee.

«Solo un attimo» risponde.


Lui si avvia. Mi chiedo cosa possa essere successo.

«Non ti è affatto simpatico, è Shi?» dice.

«Chi?» chiedo sorpreso

«Neji Hyuuga».

E così scopro che mi legge ancora dentro come una volta.

«Da quando in qua sei diventato così loquace?» ribatto, forse per deviare l'argomento.

Scrolla le spalle. Accenna una risatina.

«La mia vita è parecchio cambiata. Dopo l'incidente, intendo».

Rimane un attimo in silenzio.

Lo guardo.

«Voglio spiegarti. Voglio raccontarti tante cose. Possiamo vederci con calma?» mi chiede.

Devo ammettere a me stesso di voler sapere.

Annuisco.

«Grazie» risponde.

Grazie?

Grazie?

Grazie?

Shu Majere non mi ha mai ringraziato. In dodici anni di amicizia, mai un grazie.

«Che cazzo ti è successo?» mi scappa così, senza che riesca a trattenerlo.

Lui ridacchia ancora.

«Vado a cercare Tenten» dice «Sai? È davvero una ragazza in gamba».


Si allontana.

Rimango fermo immobile, come un'idiota.

È successo tutto troppo in fretta.

Shu.

I suoi occhi.

Il suo cambiamento.

Mi appoggio al muro.

Davanti agli occhi mi scorrono immagini del passato, cose che credevo di aver dimenticato, momenti che pensavo non avessero più importanza.

Giochi infantili.

Risate.

Allenamenti.

Rabbia.

Parole dette e parole taciute.

Litigi.

Lacrime. (Sì. Qualche volta anche quelle).

Poi più niente.

Qualcosa dentro mi fa male.


Mi scuoto quando Kiba mi chiama.

Torno alla realtà.

«Che ti succede?» mi chiede.

Scrollo le spalle.

«Hai visto Hinata?»

«No» rispondo

«La cerchiamo?»

«Perché no».

Ci muoviamo in mezzo a quella folla.

«Cazzo se sono ricchi» commenta «No, Shino?»

Annuisco.

Lo guardo.

«Sì. Cazzo se sono ricchi» rispondo.

Penso a Kiba e Hinata.

«Anche Hinata è ricca» dice

«Sì» annuisco.

«Ma è diversa, no?»

«Vero»

«Lei non c'entra niente con tutta questa gente»


Quando la troviamo quelle parole mi riecheggiano nella testa.

È vero.

Lei non c'entra niente con tutta questa gente. Come me. Come Kiba.

E con cosa c'entriamo noi?, mi chiedo.

Uno con l'altro. Ecco con cosa c'entriamo.


Lei però è lì, seduta, e sembra triste.

Ha gli occhi lucidi.

«Hina! Cosa succede?» dice Kiba

«Ho combinato un guaio» risponde.

Ci avviciniamo e ci sediamo vicino a lei.

Lei mi guarda, mi butta le braccia al collo e scoppia a piangere.



Carissimi, sono ancora molto di fretta, come sempre in questo periodo, ma vi adoro.

Cari fan Neji-Ten, abbiate fiducia in me...se anche, come avevo preannunciato, prometto sorprese!!!

intanto che ve ne pare di questa piccola scoperta? Sì. Shino ha un amico, o almeno lo ha avuto.

Un bacio a tutti, e a presto miei cari, amati lettori e recensori.

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Capitolo 16
*** Tenten ***


Tenten


Lo ammetto.

Per un attimo, quando vedo Neji e Hinata baciarsi penso di essere diventata pazza.

Neji e Hinata? Dico, stiamo scherzando?

Dopo le cose che lui mi ha detto solo qualche settimana fa?

Credevo che quelle parole significassero qualcosa. Beh. Più di qualcosa a dire la verità.

Credevo di conoscere Neji, di essere la persona che gli era più vicina.

Ho sbagliato tutto?

Rimango lì, immobile, paralizzata, come quando durante una battaglia ho avuto paura.


Credo di poterlo definire il momento più brutto della mia vita.


Mi sbaglio.


Il momento più brutto della mia vita arriva poco dopo.


Neji e Hinata mi vedono, lei balbetta qualcosa di poco comprensibile, io penso di odiarla, vorrei che sparisse, lei cerca di parlarmi, di darmi una spiegazione, una giustificazione.

Io non voglio ascoltarla. Voglio che stia zitta. Desidero che scompaia. Le do uno schiaffo.

Hinata piange.

Neji mi prende per un braccio e mi strattona.

«Non permetterti mai più di fare una cosa del genere» dice.

Lo guardo.

«Quello che faccio non ti riguarda» aggiunge «non è affar tuo»

Forse balbetto qualcosa.

«Adesso vattene» conclude.

Mi guarda con rabbia, con disprezzo.


Ecco.

Quello è il momento più brutto della mia vita.

Raccolgo le forze per trattenere le lacrime.

Vorrei sparire ma non riesco a muovermi.


Sento una mano posarsi sulla spalla.

Quando mi volto incontro il volto di Shu, i suoi strani occhi dorati, il suo volto pallido che sembra sempre lievemente triste, il suo sorriso dolce ma stanco.

«Vieni» mi dice «Andiamo via».

Mi prende per mano e io gli cammino dietro.

Cerco di allontanare dalla mente l'immagine degli occhi di Neji, così angoscianti e penetranti.

Così freddi. Come se non stesse guardando me ma una qualunque altra persona di questo maledetto mondo.

Quando ci fermiamo siamo in giardino e mi accorgo che sto tremando.

Shu mi abbraccia. Lo fa con delicatezza e con discrezione. Appoggio la testa al suo petto.

Credo che mi esca dagli occhi qualche lacrima, quando sollevo il viso la sua bella maglia turchese è leggermente umida.

«Mi dispiace» gli dico cercando di sorridere.

Mi dispiace davvero.

Di tutto.

Di questa pessima figura che sto facendo.

Di questa imbarazzante situazione che ho creato.

«Sciocchezze» risponde secco. Nei suoi occhi passa lieve l'ombra di un disagio.

«Bella ninja che sono. Anni passati a cercare di diventare forte, di migliorare, di assomigliare almeno un po' a Tzunade-sama...e il risultato è quello di piangere per un ragazzo che mi rifiuta. Sono una stupida incoerente».

Non posso credere di averlo detto.

Non posso credere di averlo detto a Shu, un ex Ambu, che conosco appena.

'Ti prego, ti prego', penso, 'non farmi pentire di queste parole più di quanto non sia già'.

«E cosa c'è di male a piangere ogni tanto? Credi voglia dire essere una ninja meno brava?».

Rimane un attimo in silenzio.

«Andiamo Tenten...non crederai davvero a quella storia che i ninja debbano essere privi di sentimenti? Nasconderli in battaglia è un conto. Saperli riporre quando è necessario, saperli persino sacrificare in certi casi...questo posso capirlo. Questo è giusto. Ma liberarsene no».

Non dico nulla.

«E adesso non siamo in battaglia. Sei tra amici. Beh, forse noi non siamo proprio amici. Capisco che possa seccarti esserti lasciata andare con me, dal momento che ci conosciamo così poco».

Ancora silenzio.

«Ma io non trovo affatto stupido quello che hai fatto», aggiunge.

«Grazie» rispondo.

Grazie.

Altre parole non mi vengono.

Grazie.

Adesso piango sul serio.

«Grazie».

Mi mette una mano dietro alla testa e mi accarezza i capelli.

Piango.

Ho la sensazione di potermelo concedere.

In fondo ho appena vissuto la più grande delusione della mia vita.

In fondo qualcosa di me è appena morto.

Adesso piango.

Domani mi rimbocco le maniche e ricomincio.


Poco dopo sento la voce di Lee.

«Shu...Ten...cos'è successo?».

Mi vede.

«Stai piangendo?» chiede

«E' stato Neji?»

«Questa volta lo ammazzo».

Sorrido.

Certo.

È logico che lo abbia capito.

Non c'è nessun altro che avrebbe potuto farmi piangere così.

Beh, non importa.

In fondo sono tra amici.

Le sue parole mi riscaldano.

Si avvicina.

Mi abbraccia.

Siamo tutti così vicini.

Mi sento, stranamente, così compresa.

E per quanto dolore io abbia dentro, per quanto mi senta tradita e delusa, questa sensazione mi piace.



Carissimi, grazie, grazie, grazie (un po' come dice Ten).

Come sempre sono di corsa, siete tristi per quello che è successo? Siete curiosi? Avete una spiegazione? Io ne ho un paio, ma non è il momento di darvele. Dovrete pazientare un po'.

Che ne pensate di Shu?

E grazie a tutti i fans di Shino, ci tenevo davvero che piacesse...a me piace moltissimo. Per lui prevedo altri sviluppi, e soprattutto spiegazioni sulla sua amicizia con Shu.


Un bacio!!!


PS. Ho postato il primo capitolo della nuova storia “il più grande errore della mia vita”, la prevista AU su Neji-Ten.

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Capitolo 17
*** Rock Lee ***


Beh, perdonate questo atroce ritardo. Diciamo, per sintetizzare, che a causa di un fatto personale non avevo più molta voglia di scrivere, e anche adesso quella voglia e viene. Ma non disperate, finirò sicuramente la storia!

Intanto eccomi qui.

Baci e grazie a tutti, come sempre.


Rock Lee


No.

Non può averle tutte vinte.

Non può credere, sempre, che a lui sia concesso tutto.

Questa volta è troppo, persino per Neji Hyuuga.

Ci penso tutto il giorno, durante l'allenamento.

Ten sembra serena.

Ride, scherza, si affatica con noi.

Con Shu sembra improvvisamente molto più legata di prima.

Sono passati due giorni e lei ha ritrovato il buonumore apparente che la contraddistingue. Immagino che non voglia farci preoccupare.

Cosa le passi dentro, tuttavia, è difficile capirlo.

Quanto sia arrabbiata, quanto delusa, quanto, come sempre, lo giustifichi...

Ma questa volta non finirà così.

Questa volta, almeno questa volta, Neji dovrà ascoltare la verità sul modo in cui si è comportato, ferendo la persona che più lo ama e lo rispetta.


È per questo che quel giorno, alla fine di quell'allenamento, decido di andare da lui.

Lo so. Io sono un buffone.

Cose come questa si addicono poco al mio carattere.

Ciò che mi si addice è ridere, scherzare, sdrammatizzare. Dire cose idiote e lasciare che gli altri ridano di me.

Nessuno ci crederebbe se mi vedesse in questo momento, vestito con quella mia tutina verde che a tanti sembra così ridicola, decidere di affrontare alla fine l'inaffrontabile Neji Hyuuga.

Eppure lei è mia amica, e io so che non si merita questo.

E lui...anche lui in fondo è mio amico.

Per questo voglio parlargli.

Aspetto che lei se ne vada, dicendo che mi fermerò al campo un po' più a lungo.

«Hai qualcosa in mente, Lee?» mi chiede Shu

«E come diavolo hai fatto a capirlo?» sbotto.

Beh, questo non avrei dovuto dirlo.

Lui ridacchia.

«Sei trasparente come il vetro».

Storco la bocca. Me lo hanno sempre detto tutti.

«Vuoi andare da lui?».

Ma che fa, mi legge nel pensiero?

Annuisco.

«E' una cazzata, vero?» chiedo

«Vorrei venire con te».


A questo punto mi chiedo davvero se Shu Majere sappia vedere nel futuro.

Nella mia vita ho incontrato tante cose strane e non mi sorprenderebbe.

Tuttavia ho più la sensazione che sappia capire, leggere nell'animo umano come se si trattasse di un libro aperto. Forse i suoi occhi così deboli nella vista (incredibile quanto lui sia in tutto e per tutto l'opposto di Neji) gli hanno regalato qualcosa di diverso, una vista interiore, più profonda, che va al di là della comprensione umana.


Cosa sarebbe successo se Shu non fosse stato con me?

Io e Neji avremmo davvero combattuto?

Ci saremmo fermati?

Ci saremmo colpiti?

Ma Shu è lì, in piedi accanto a me.

È lì quando cominciamo a discutere, quando gli grido in faccia la sua arroganza.

È lì quando lui mi risponde che la cosa non mi riguarda affatto e quando ribadisce la superiorità intoccabile del clan Hyuuga.

È lì subito dopo, quando ascoltando quelle parole io perdo il controllo di me, perché io e Ten ci abbiamo sempre creduto, abbiamo creduto in lui e soprattutto abbiamo creduto in noi, ma lui ci preferisce un clan che non ha fatto altro che ferirlo, umiliarlo, distruggerlo.

È lì quando uno di fronte all'altro stiamo per combattere.

È lì e mi ferma.


«Te ne pentiresti» dice. Ha ragione.

Nell'attimo stesso in cui sto per colpirlo me ne sono pentito.

Mi fermo.

«Andiamocene adesso», sorride appena, un sorriso caldo, confortante.

Mi sento sicuro di me come sono stato raramente. Sento che possiamo fare a meno di Neji, io e Ten, perché adesso c'è Shu (io e lei siamo simili, abbiamo bisogno di qualcuno da venerare e inseguire, adesso ci sarà Shu, penso). Sento che è davvero il momento di lasciarci Neji alle spalle. Io lo farò per primo e Ten mi seguirà.

Lo guardo dritto nei suoi occhi glaciali e senza vita.

«Hai sbagliato tutto, Neji Hyuuga. Ecco il vero motivo per cui sei un fallito».


Sì, in quel momento voglio ferirlo, non mi interessa altro. Prima di chiudere, voglio che provi almeno una volta, la sensazione di avere perso.

Quando sento addosso il dolore del suo juken capisco di avere fatto centro, per una volta nella vita Neji perde il controllo di sé.


Quando mi rialzo, con lo stomaco a pezzi, vedo Shu davanti a me.

Dice una sola cosa.

«Non avresti dovuto farlo».


Li sto a guardare combattere, assisto a uno spettacolo che, se non mi facesse così male, sarebbe uno show.

Neji è quello di sempre ma più arrabbiato, coinvolto come solo poche volte lo ho visto, è straordinario nella sua precisione, nella sua intelligenza, nella sua padronanza dell'arte.

Shu è qualcosa di indescrivibile. Non salta, volta e i suoi occhi quasi ciechi sanno cogliere con la stessa precisione del byakugan.

Tutto sembra sostenersi sull'equilibrio perfetto di due geni inumani.

Alla fine Shu solleva la mano destra e dalla terra si alza una sfera di energia.

Un attimo dopo Neji è lì dentro, lo guarda con odio ma non sa uscirne.


Shu mi si avvicina.


La sfera si sfalda, Neji crolla in ginocchio, come se fosse privo di energie.


«Sta bene» mi dice «è solo molto debole».


Lo guardo trionfante come se fossi stato io a vincere.

Sì, io e Ten possiamo davvero lasciarci Neji alle spalle.


«Andiamo» sorride Shu.

Mi incammino accanto a lui senza voltarmi.

«Grazie» gli dico «Con te io e Ten possiamo farcela».

Sorride ancora, poi parla. La sua voce ha il suono dolce di un fiume, del vento tra gli alberi e le foglie.

«Non sono migliore di lui. Ciò che sta facendo Neji lo ho fatto anch'io, tanto tempo fa. Ho lasciato le persone che mi amavano per inseguire un sogno di onore e di forza e non è trascorso un solo giorno in cui non me ne sono pentito. Avrei voluto tornare e mi mancava il coraggio: non avevo nulla da offrire in cambio del mio tradimento, così il tempo è passato e il dolore è cresciuto sul dolore. Solo un traditore, proprio come lui».

Improvvisamente sembra triste e umano. Tutto lo splendore di poco prima è scomparso, è lontano, rimane davanti ai miei occhi solo un ragazzino insicuro e triste.

Gli poso una mano sulla spalle.

«Non importa quello che hai fatto prima. A noi importa quello che stai facendo ora. Sei stato vicino a Ten e oggi sei stato vicino a me, siamo felici di averti nella nostra squadra, siamo felici di averti come amico» rispondo

«Amico...è una parola che non mi sento dire da così tanto tempo. Mi fa quasi paura»

«Non deve farti paura. Siamo qui, siamo insieme, questa è la forza dell'amicizia»

«Tu credi che esista un modo per rimediare a ciò che ho fatto? Ho visto la verità quando ho perduto gli occhi, dietro alle ombre che mi passano avanti ho scorto il senso vero delle cose, ma non so ancora come posso riavere ciò che ho perso»

«Non lo so, Shu. So però che se Neji mai tornerà da noi, se anche non ci chiederà scusa, se anche non dirà nulla, noi lo riaccoglieremo indietro, perché lo amiamo»

Già. Inutile negare quell'evidenza. Io e Ten andremo avanti senza di lui, ma saremo sempre disposti a perdonare il suo tradimento.

In fondo, sorrido tra me e me, è anche questa la nostra forza.

Shu sembra illuminarsi e mi sorride.

«Grazie» dice

«Grazie a te, amico mio»

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Capitolo 18
*** Shino ***


Grazie a chi ha commentato e a chi continua a seguirmi.

Ecco qualche delucidazione sul passato di Shino e Shu.

Scrivetemi e, se volete, datemi idee. Il personaggio di Shu è nato proprio da una di queste idee (insieme ad una bella amicizia di msn...grazie Basi, sei stata super...ah, ho letto la storia, meravigliosa. Non ho avuto tempo per commentare, ma lo faccio di sicuro).

Bacini


Shino


Non riesco a smettere di pensarci. Ho provato a convincermi che non fosse importante, ma non ci sono riuscito..

Così, quando vedo Shu dietro di me, devo ammetterlo, mi sento sollevato.

«Ciao» dice

«Ciao» rispondo

«Aspettavo che finissi l'allenamento»

«Ho finito».

Dialogo secco. La rabbia che ho dentro lotta per uscire.


«Sono tornato per chiederti scusa, Shi». Parole semplici, inequivocabili.


«E per cosa?» chiedo mascherando dietro al sarcasmo l'imbarazzo che provo nel vederlo così remissivo, diverso da come è sempre stato eppure forse finalmente sincero.

«Per tutto» risponde con tranquillità «Per essermene andato e per quel maledetto giorno».


Mi torna alla mente quel giorno. La voce del suo maestro, lontana e irreale, che scandisce quelle poche parole.

«Dimostrami che sai vivere senza sentimenti, Shu. Ecco cosa serve per diventare Anbu».

Poi il dolore, le sue mani così taglienti e il sangue che mi copre gli occhi.

Una voce dentro che mi urla di difendermi perché altrimenti mi ucciderà.

Un'altra voce, più forte, che ripete solo di non poterci credere.

Ma Shu, fino a quel giorno il mio migliore amico, continua a colpirmi fino a quando non mi raggiunge quell'ultimo colpo al volto, doloroso come una lama, fino a quando l'altro non dice

«Basta così. Sei un Ambu, adesso».

Quelle parole mi raggiungono come un sogno. Sono stanco e vorrei dormire.

Lo guardo e stringo i pugni perché non ho ancora dimenticato, perché il ricordo fa ancora male.

«Ho bisogno del tuo perdono» dice, poi si inginocchia davanti a me e io non riesco a credere a ciò che vedo.

«Cosa ti è successo?» grido «Cosa ti ha cambiato così tanto?»

«La solitudine» risponde «ma soprattutto il tempo che l'ha resa insopportabile»

«Alzati, cazzo» dico (come posso sopportare di vederlo così?).

«Ti sto implorando, Shi. Dammi solo la possibilità di dimostrarti che sono cambiato».

Mi siedo accanto a lui

«Mi hai fatto così tanto male» dico.

Anche lui si siede.

«Lo so».


«La mia vita nell'Ambu è stata una rincorsa alla forza. L'ho ottenuta. Ho sacrificato tutto per riuscirci»

«E' sempre stato il tuo obiettivo»

«Sì» dice «Ma alla fine ho scoperto di non avere più un motivo per combattere. Non c'era più niente che valesse la pena difendere, niente che avesse un valore, a parte la forza»

Rimane un attimo in silenzio.

«Rivoglio indietro la mia vita, Shi. Voglio avere degli amici, delle relazioni normali. Soprattutto rivoglio indietro te»

«Sono passati 7 anni» sospiro

«Per me non è cambiato niente. La mia vita si è fermata il giorno in cui ho tradito la nostra amicizia» risponde sorridendo appena.

Scuoto la testa. Sono agitato.

«Ero così cieco. Molto più di quanto non sia adesso» dice. Sollevo lo sguardo e lo fisso.

«I tuoi occhi» esclamo, come se improvvisamente la verità mi si stesse aprendo davanti.

Annuisce.

«E i tuoi, Shi? Come stanno?».

Scuoto la testa.

«Ho pagato almeno quel debito» dice

«Sei pazzo» stringo la testa tra le mani, ho la sensazione che possa scoppiarmi.

«Forse sì. Ma non potevo tornare a mani vuote»

«Non puoi parlare dei tuoi occhi come di una merce di scambio» rispondo

«Come stanno i tuoi occhi?» ripete, come se ciò che dico non contasse niente

«Sopportano poco la luce» rispondo

«Ricordo come se fosse oggi l'ultimo colpo che ti ho lanciato contro»

«Mi avresti ucciso» dico.

Annuisce.

«Probabilmente sì»

«I miei occhi sono un prezzo basso» prosegue «Ma dovevo pagare almeno qualcosa».

Silenzio.

Cosa faccio adesso?

Cosa gli dico?

Cosa dico alla persona che ho davanti, che ho amato come un fratello, che mi ha tradito e che adesso è tornato per avere il mio perdono?

«Ricominciare è stato difficile?» dico.

Aspetto.

Penso.

«Bentornato a casa» dico alla fine.

Lui sorride, poi piange, lacrime piccole e silenziose.

Così

Shu

Majere

piange.

Se lo conosceste capireste cosa significa.

Lo abbraccio.

Si ricomincia.


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Capitolo 19
*** Nej, Hinata, Neji ***


Neji


Sono lì, in ginocchio.

Le gambe non mi sostengono.

Le forze se ne sono improvvisamente andate.

Vorrei rialzarmi, vorrei combattere.

Vorrei trovare la forza che ho avuto contro Kidomaru, quella che mi ha spinto a reagire quando ogni cosa era perduta. Quella forza, tuttavia, non c'è più.

Quel momento è perduto e io lo so bene.

Allora avevo combattuto per il mio villaggio, per i miei compagni, per il mio onore.

Adesso ho attaccato il mio migliore amico prendendolo di sorpresa, perché non ho retto il peso delle sue veritiere parole.

Ho combattuto per gelosia e per rabbia.

Non c'è più niente di onorevole, in me.

Vorrei sparire, smettere di pensare.

Li vedo allontanarsi insieme e ho la sensazione di precipitare in un buco nero, da cui non potrò uscire mai più.

Forse ci sono già dentro da tempo e solo adesso me ne sono accorto.

Mi chiedo che cosa diranno a Ten, quando la incontreranno, e so che le racconteranno la verità. Che ho colpito Lee e che ho perduto contro Shu.

Mi chiedo che cosa risponderà lei.

Mi disprezzerà e ne avrà ragione.

Mentre formulo questo pensiero sento una fitta crescermi nella testa, un dolore penetrante, continuo, profondissimo.

Sono stato io a volerlo. Io l'ho allontanata da me, ma come posso andare avanti senza il suo amore?

Mi sento piccolo e inutile.

In pochi giorni ho perduto il mio maestro, la mia squadra, il mio migliore amico, e lei.

A casa Hinata mi aspetta.

So bene cosa devo fare. So cosa vorrebbe mio padre e so cosa è giusto.

Tornerò non appena mi sarò ripreso (nel corpo, perché il mio orgoglio ferito, temo, impiegherà più tempo). Mi trascino a lato della strada.

Davanti ai miei occhi c'è soltanto lei.

Più cerco di allontanarla più la vedo.

E' assurdo come io ricordi ogni particolare del suo volto, di quella sua bellezza discreta eppure incontenibile che ha riempito i miei giorni, uno ad uno. Così bella come nessuna donna saprà mai essere, dolce e sensuale come una rosa.

La immagino in questo momento, e poi tra un giorno, una settimana, un mese, un anno.

La immagino con un altro uomo. Accanto a Shu, che ha preso il mio posto nella mia squadra.

La immagino e vorrei urlare, vorrei picchiarlo, ucciderlo, portargliela via e stringerla come quando mi apparteneva e avrei potuto farlo, come quando era soltanto mia.

Il respiro diventa affannoso, il cuore batte troppo rapidamente.

Cerco di calmarmi.

Poi mi chiedo: come farai, Neji, a vivere così tutta la vita se non sai sopportarne un solo minuto?


Hinata


Aspetto Neji, come quasi tutti i giorni, ormai.

Cerco di trovare le motivazioni che mi hanno spinto a questo comportamento, ma non so neppure dove cercare.

Mia sorella bussa nella stanza, poi entra.

«Stai bene?» mi chiede

Annuisco.

«Lo stai aspettando?».

Non la guardo.

Mi imbarazza e mi intimorisce rispondere alla sua domanda. Lei però sorride e mi si avvicina.

Sollevo gli occhi.

E' bella. Sembra più grande dell'età che ha, i suoi occhi, chiari come i miei, nascondono un mondo di emozioni e di angosce che ancora non riesco a capire e che la rendono già adulta.

«Hina...» dice. Non rispondo. Mi accarezza.

Le lacrime mi rigano le guance, Hanabi mi guarda sorpresa

«Perché piangi, tesoro?» mi chiede abbracciandomi «non ce n'è motivo»

«Mi dispiace» dico.

Mi dispiace davvero. Di tutto. Di quello che sto facendo e di quello che sto pensando.


«Non devi dispiacerti di niente» risponde «Va tutto bene».

«E' per Neji?» mi chiede poi.

Annuisco senza guardarla. Mentirle non ha alcun senso.

«Ci siamo baciati» dico. Le parole quasi mi scivolano via dalla bocca e si riflettono come in uno specchio sul suo volto sconcertato.

«Hanabi ti prego, non pensare male di lui. Neji non ha fatto nulla. Sono stata io. Io ho fatto tutto. Io non ce la faccio a vederlo così» piango

«Ti ha fatto soltanto del male» risponde a bassa voce

«Non è vero. È cambiato. È diverso» dico

«E' sempre lo stesso bastardo»

Sì. Piango.

«No» dico «No, no. Tu non capisci...Neji non è così».

Mi sto agitando davvero.

«Hinata...no» dice lei, quasi come se mi supllicasse.

Così lo dico.

Senza essermici soffermata troppo sopra.

Senza aver valutato davvero il senso di quelle parole.

«Io lo amo».

Lei si mette una mano in testa e si siede.

«Ti prego Hanabi, ti prego. Non fargli più del male».

Come prima, le parole mi sfuggono dalla bocca.

Sto gridando.

Non mi accorgo nemmeno di quanto male sto facendo io a lei, in questo momento.

Non me ne accorgo fino a quando non solleva il viso e non vedo i suoi occhi, adesso così distanti, persi quasi in un altro mondo.

«Sapevo che sarebbe finita così» sussurra.

Poi si alza.

«No» balbetto.

Vorrei trattenerla, vorrei spiegarle.

Mi guarda, questa volta piena di risentimento.

«Stai tranquilla. Non gli farò più del male. Gestisci la situazione come preferisci, io me ne chiamo fuori» dice

«No» ripeto

«Lascio che torni alla sua squadra, se è quello che vuoi. Restituiscigli il suo posto, decidi tu del suo destino» dice.


Neji

Entro nella grande casa che è da sempre il vanto degli Hyuuga. L'ho sempre amata, nonostante tutto, Anche nei momenti peggiori quella casa ha rappresentato l'ultima immagine di mio padre e io l'ho amata.

Adesso, all'improvviso, mi sembra vuota e inutilmente sontuosa.

Non è la casa, mi dico, sono io ad essere cambiato.

Nemmeno.

Sono io ad essere del tutto solo.

Cammino lungo il corridoio, ignorando i ritratti che mi fissano. Hinata mi viene incontro

«Neji» mi dice ansimando. La saluto con un inchino «Hai fatto così tardi» sorride «Ero preoccupata».

«Non ne avete motivo. So badare a me stesso».

Sì, infatti. Tra le altre cose le ho appena prese come l'ultimo dei jenin.

«Certo, scusa» balbetta.

Calma, Neji, calma. Non è colpa sua. Le parole, però mi escono da sole.

«Non c'è niente di cui scusarvi. Se volete che rientri prima non avete che da dirlo». Sì, perché la mia vita non mi appartiene più. Ho venduto la libertà per evitare il disonore dell'esilio dal clan, che mio padre non mi avrebbe mai perdonato. Sono solo un servo, e allora formalizziamo questa verità, diciamocelo guardandoci in faccia.

«Neji...» sussurra. Gli occhi le si riempiono di lacrime. Perché, perché continua a ripetere il mio nome, come se fosse una preghiera? Non lo sopporto. Volevo ferirla e ci sono riuscito. Ripenso agli occhi di Ten, a come mi hanno guardato in quel momento, immagino come mi guarderanno la prossima volta che la incontrerò e non so provare dispiacere per il suo pianto.

Poi dice qualcosa che, ancora una volta, riesce ad addolcirmi almeno un po'.

«No Neji, tu lo sai. Io non ti costringerei mai a fare qualcosa che non vuoi. Il segno per me non conta niente. Io farò qualsiasi cosa per restituirti il tuo posto in questo clan».

Ten giudicherebbe quelle parole vuote e prive di senso. Lei, che non è mai appartenuta ad un clan, direbbe che non è questo ciò che conta e che certamente non si misura così il valore di una persona. Una parte di me vorrebbe disperatamente crederle.

La verità, però, è che quelle parole mi fanno piacere. Voglio davvero riprendere il posto che mi spetta di diritto, senza dover piegare la testa.

Sorrido. Le prendo la mano.

«Perdonatemi»

«Non è colpa tua» risponde, visibilmente sollevata «E' tutto così difficile...».

Cerco di allontanare la rabbia, cerco di cacciare l'odio. Ho scelto. Io ho scelto. Ma il volto sorridente di Ten mi sta davanti, come un ritratto. La voglio disperatamente.

«Perdonatemi» ripeto.


Ecco la prova della mia buona volontà.

Grazie a tutti.

Baci!!!



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Capitolo 20
*** Hanabi, Hinata, Hanabi ***


Hanabi


Cammino lentamente per la strada.

Al mio passaggio la gente si scansa, si inchina, parlotta cercando di non farsi vedere.

Mi viene quasi da ridere.

Sono diventata uguale a mio padre, suscito le sue stesse reazioni, quella stessa ansia, timore riverenziale, lieve disprezzo mascherato da servilismo.

Da bambina era la cosa che avrei desiderato di più. Sto mentendo. La cosa che avrei desiderato di più era il suo amore, amore che, per un uomo come lui, coincideva necessariamente con la stima. Avrei desiderato i suoi occhi posati su di me con quella stessa sorpresa estasiata con cui avevo guardato Neji il giorno del torneo.

Poi l'ho odiato. L'ho odiato perché ho capito che non mi avrebbe mai guardata così. L'ho odiato perché ho capito che per lui non sarei mai stata abbastanza. L'ho odiato perché aveva distrutto il rapporto con mia sorella.

Adesso...adesso sono stanca.

Adesso non so più cosa voglio.

Improvvisamente anche la vendetta che ho cercato tanto a lungo mi sembra stupida e inutile.

Sono bastate le poche parole di Hinata a ricordarmi che Neji vincerà sempre e che tutto ciò che io posso costruire all'interno di questo clan sarà sempre e solo finzione e polvere.

Ripenso agli anni dell'accademia, alla mia squadra che ho quasi completamente perso di vista.

Non posso forse dire di essere stata felice in quei pochi anni trascorsi lontano da casa?

Quando Matzu e Take e la maestra Kyoko mi guardavano e non vedevano in me una Hyuuga, ma soltanto Hanabi, quando la mia forza era la mia, e non quella del mio clan, e i miei occhi non erano altro che un buon strumento per risolvere situazioni difficoltose.

Adesso loro sono lontano, in missione, in viaggio, insieme...e io sono qui, impegnata a distruggere Neji e dunque ancora così maledettamente legata al ricordo dell'uomo che è stato mio padre.

Perché ovviamente la verità è questa. Cerco su Neji la vendetta che non posso prendermi su mio padre, cerco di far soffrire mio cugino perché non sono stata capace di far soffrire lui e intanto mi lego sempre di più a ciò che ho giurato di disprezzare, a questo clan, alle sue ridicole leggi, alla sue infami usanze.

Odio Neji perché somiglia ad Hyashi Hyuuga, ma ancora di più perché c'è stato un tempo in cui ho desiderato essere come lui, come loro.

Adesso cammino per la strada, ancora una volta sola dopo aver ascoltato le parole di mia sorella, dopo aver visto le sue lacrime e mi chiedo se ne valga la pena.

Forse è davvero così che le cose dovevano andare.

Hinata e Neji capofamiglia di questo clan.

Perché no, mi dico.

E mi viene quasi da ridere.

All'improvviso la tristezza comincia ad allontanarsi.

Mi guardo intorno e ciò che vedo è un minuscolo villaggio fuori dal quale si estende un mondo enorme, pieno di gente nuova che non conosce né me né il mio clan, che non sa chi sono né da dove vengo.

Non ho ancora compiuto 18 anni.

Tutto ciò che voglio adesso è un po' di libertà. Dalle regole ma più ancora dalla rabbia, dall'odio, dal rancore che mi ha consumato. Libertà di vivere come voglio, dimenticandomi finalmente di mio padre, restituendogli il solo ruolo che ha meritato nella mia vita: il più assoluto e completo niente.

Sorrido.

Compro del ramen mentre il venditore mi guarda sorpreso, scommetto che ha pensato di conoscermi ma alla fine ha concluso che non potevo essere io. Mio padre non avrebbe mai comprato del ramen ad una bancarella lungo la strada.

Mi siedo.

Mangio.

Lascio che il tempo mi scorra addosso senza preoccuparmene troppo.


Hinata


So bene cosa dovrei fare adesso.

Le parole di Hanabi mi rimbombano nella testa.

«Lascio che torni alla sua squadra, se è quello che vuoi. Restituiscigli il suo posto, decidi tu del suo destino».

Se il destino di Neji è davvero nelle mie mani so bene cosa dovrei fare e cosa dovrei dirgli, ma quelle parole non mi escono dalla bocca.

So altrettanto bene che il rapporto che si è creato tra di noi in quest'ultimo periodo, la complicità, l'intimità e persino quel bacio, tutto è stato dovuto ai problemi che Neji ha avuto con mia sorella e a quello che io ho rappresentato, per contro.

Ho paura di perderlo e rimango in silenzio.

Non voglio tornare ad essere la stessa ragazzina insignificante che sono sempre stata ai suoi occhi.

Ma soprattutto, devo ammetterlo a me stessa per quanto mi faccia sentire cattiva, non voglio vederlo correre da lei.


Un tochettio alla porta interrompe questo flusso di pensieri.

Hanabi entra e sorride.

Mi alzo e la abbraccio, un po' titubante. Ho paura che sia arrabbiata, temo di averla ferita con le parole dette nel pomeriggio.

Ricambia il mio abbraccio e mi accarezza i capelli, come quando papà era ancora vivo e io correvo da lei per farmi consolare quando lui mi rimproverava per la mia inettitudine. Quel periodo sembra lontano anni luce, adesso.

«Mi dispiace» le dico

«Non ce n'è motivo» risponde «piuttosto, ascolta me».

Rimane in silenzio un istante. Ha l'espressione seria, ma sollevata, sembra quasi...serena...come non la vedevo da tempo.

«Ci ho pensato tanto, Hinata. Ho pensato a me, a te e a Neji. Ho pensato ai rapporti che ci legano, e a tutto quello che ci è successo negli ultimi anni» dice.

«Io lo odio, Hina, non ci posso fare niente». Trattengo il respiro. Ho paura.

«Ma mi rendo conto che dipende in buona parte da me. Ho delle questioni in sospeso, dei conti che non sono mai stati chiusi. Neji è stato pessimo nella sua vita, sia con me che con te, ma probabilmente ha delle giustificazioni, come tutti». Annuisco speranzosa. Non ho ancora capito nulla.

«So che tu lo hai perdonato subito, come hai perdonato me, ma io non ci riesco. Forse dovrei. Dovrei dargli la possibilità che tu hai dato a me, ma non ce la faccio Hinata. Ho sempre davanti agli occhi il suo viso che mi guarda con sdegno. Ho sempre davanti agli occhi il modo in cui mi trattava e quello in cui trattava te...».

«E' passato così tanto tempo» dico balbettando.

«E' vero. Per questo ho pensato e ripensato a quello che mi hai detto. Tu lo ami davvero, Hina?» mi chiede. Mi vergogno, ma annuisco. Di nuovo, mi sento piena di speranza.

Lei sorride.

«Ok» dice «allora sta tranquilla. Non gli farò più del male».



Hanabi


E chi pensava che sarei mai arrivata a questo punto?

Eppure mi sento meglio, mi sento come svuotata, leggera.

Quando Neji entra nella stanza, tuttavia, per un attimo mi irrigidisco e devo ricordare a me stessa la decisione che ho preso quel pomeriggio.

Lui mi guarda e si inchina.

«Mi avete fatto chiamare, Hanabi-sama?» chiede riverente.

Annuisco.

«C'è una cosa che devo chiederti. O meglio, una proposta che devo farti».

Mi guarda, lievemente incuriosito.

«Tu conosci bene i sentimenti che provo nei tuoi confronti. Se ho accettato di guidare questo clan è stato soprattutto per vendicarmi di te» dico

«Non dovreste dire queste cose, Hanabi-sama» risponde.

Lo strozzerei per quell'espressione impassibile e indifferente che riesce a mantenere.

«Io so benissimo quello che pensate di me, ma il clan è un'altra cosa. Il clan ha bisogno di una guida e in questo momento voi siete quella guida» dice ancora

«Tu credi che io sia del tutto inadatta a questo ruolo. Pensi ancora di me quello che pensavi quando ero una bambina: che sia debole e incapace» rispondo. Non è per questo che lo ho fatto chiamare, vorrei trattenere quelle parole e invece le sputo fuori.

Credo che sia sorpreso da quella sincerità improvvisa.

«E' esattamente come allora. Continui a pensare all'ingiustizia dei nostri ruoli, continui a guardarmi come quando mio padre ti chiedeva ad allenarmi e tu mi picchiavi fino a vedere il sangue».

Gli vomito addosso rancore e desolazione.

«E alla fine lui ti guardava compiaciuto. Era orgoglioso di te perché non mostravi la minima pietà nei confronti della bambina che avevi davanti. Mentre io ti ammiravo Neji, ti stimavo, ti invidiavo. Pensavo anch'io che fosse ingiusto, che tu con tutta la tua forza e la tua genialità fossi nato nella famiglia sbagliata» non riesco a fermarmi.

«Mi sarebbe bastata una parola di dolcezza. Mi sarebbe bastato un apprezzamento o uno sguardo comprensivo. Ma niente di tutto è mai arrivato, e alla fine devo ringraziarti, Neji. Solo questo mi ha permesso di rendermi conto dell'enorme errore che stavo commettendo con Hinata». Nominare lei mi riporta alla realtà.

Neji continua a guardarmi. È immobile, suppongo che non sappia cosa aspettarsi.

Voglio mettere la parola fine a tutto questo. Coraggio Hanabi, mi dico.

Scuoto la testa, cercando di riprendere il controllo.

«Con la morte di mio padre è arrivata la possibilità di vendicarmi di te, e per questo ho messo da parte tutto quello di cui mi ero convinta in questi ultimi anni. Io non volevo avere più nulla a che fare con questo clan, e invece mi sono ritrovata a guidarlo. È quasi ridicolo»

«Cosa volete da me, Hanabi-sama?»

«Hinata è innamorata di te, Neji, te ne sei accorto?».

Per la prima volta da quando ci siamo incontrati vedo l'ombra i un sentimento passare sul suo viso. China leggermente lo sguardo, ma non risponde.

«Ti ho fatto una domanda» dico. Certo, mi sono calata a fondo nel ruolo di capofamiglia, l'arroganza mi viene quasi naturale adesso, soprattutto con lui.

Annuisce.

«Credo si sì» risponde. D'altro canto anche lui sembra essersi abituato ad un ruolo di subordinato umiliato, che, dopotutto, non gli si confà affatto. I suoi occhi mantengono comunque un guizzo di orgoglio, un'espressione regale di sfida perenne.

Sorrido.

«Ecco la mia proposta, Neji. Sposa mia sorella e guidate insieme il clan».

Lo ammetto, vederlo cadere dalle nuvole, vedergli sul volto quell'espressione sbalordita e attonita mi ripaga almeno in parte della vendetta a cui sto rinunciando. Mi sento un po' meglio.



Carissimi, prevedo ancora due capitoli e poi la conclusione della prima parte.

Che ne pensate? So che siete in ansia, cari fan delle Neji-Ten...il prossimo capitolo sarà dedicato proprio a loro due...chissà cosa succederà. Ancora non ho decido del tutto, in effetti, ma vi confesso che a me Hanabi fa molta tenerezza, e spero che la vita le riservi un bel futuro.

Hinata invece mi fa un po' rabbia, ma tutto sommato mi piace vederla impegnata in qualcosa.

So di avere trascurato Ten, ma rimedierò. Lei rimane comunque la mia preferita.

Un bacio a tutti, grazie a chi legge e a chi recensisce.

Valery: certo che ti perdono, sono contenta che la storia ti piaccia...(e comunque anch'io sono stata lontana per mesi)

Francy: adoro le tue recensioni. Per ora Neji è tornato solo in maniera indiretta, ma dal prossimo lo vedrai molto più centrale...poverino...un po' mi dispiace trattarlo così. Tu che dici?

Altovoltaggio: grazie, mi fai arrossire un pochino.

Lav: grazie, che bello avere una nuova commentatrice!

Celiane: vero? Io adoro le storie di amicizia.

Talpina: spero davvero di avere reso Shu come avrei voluto...a me piace tanto e sono felice del tuo commento.

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Capitolo 21
*** Tenten, Neji ***


Tenten


Quando Lee, con voce fioca e strozzata, mi ha detto che Neji e Hinata si sarebbero sposati presto , sono rimasta in silenzio, poi ho sorriso.

Principalmente per due motivi.

Il primo. Lee, Shu e il maestro Gai mi stavano fissando preoccupati, quasi terrorizzati. Erano in ansia per me e ancora una volta stavano dimostrando di volermi bene. Per cui ho sorriso. L'ho fatto per farli preoccupare il meno possibile e perché sapevo che quel dolore non era soltanto mio.

Il secondo. Sorridevo sull'ironia della sorte. Hinata era la stessa ragazza che Neji aveva disprezzato perché troppo debole mentre io tentavo di addolcirlo spendendo su di lei parole buone.


L'ho odiato.

Dal profondo del mio cuore come non credevo di poter fare.

Ho maledetto e stramaledetto il giorno in cui l'ho conosciuto, il giorno in cui siamo capitati in squadra assieme.

Ho rinnegato ogni istante passato insieme ed ogni attenzione che ho avuto per lui.

Quando alla fine sono rimasta da sola, però, mi sono chiesta se tutto questo fosse giusto.

In fondo Neji è libero di scegliere con chi vuole stare.

È vero, mi ha fatto una promessa. Ma non ha mai detto di amarmi, e se anche lo avesse fatto, l'amore finisce, mia cara Ten e tu non puoi farci niente.

Dopotutto lo hai seguito per anni dicendo che non ti importava ciò che ti dava in cambio.

Hai detto, per tutto quel tempo, che ti bastava vederlo sereno per essere felice.

Dunque Ten, è il momento.

Neji ha scelto chi amare.

Tuttavia.


Tuttavia ero ancora sicura di conoscerlo bene, nonostante tutto, e se questo era vero sapevo che Neji stava soffrendo.

Probabilmente amava Hinata o forse la sposava soprattutto per ragioni di clan, ma ciò di cui ero sicura era che, se anche non mi amava, mi voleva bene e che la mia rabbia e il mio rancore lo avrebbero fatto soffrire.

Neji Hyuuga non è tipo che dimentica facilmente.

Non aveva dunque dimenticato di aver trascorso con me e Lee e il maestro Gai il primo periodo sereno della sua vita e adesso ci vedeva lontani, perduti.

Non avrebbe mai fatto un passo verso di noi.

Per questo qualche giorno dopo, quando mi sono ripresa dallo shock, ho raccolto a piene mani il mio poco coraggio e sono andata da lui.


Entrare in quella casa è difficile.

Mi fa paura e rabbia nello stesso tempo.

Immagino che Neji sarà impegnato e che forse non riuscirò neppure a vederlo, quindi aspetto, prendo tempo, tentenno, indietreggio.

No, mi dico poi.

Vai avanti.

Così chiedo di lui.

Il tono con cui ne parlano i servitori è già cambiato. Lo chiamano Neji-san e gli portano molto più rispetto. Dicono che chiederanno se vuole ricevermi e mi lasciano ad aspettare.


Il tempo non passa mai.

Sono tentata di mandarlo al diavolo e andarmene.

Coraggio Ten, mi ripeto. Aspetta solo un altro po'. Poi gli farai un sorriso, gli dirai che è tutto a posto e te ne andrai.

Non è difficile.


Ma quando mi dicono di salire rimango quasi paralizzata.

Quella porta poi, non riesco ad aprirla.

La sento aprirsi dall'interno.

Lui è in piedi, davanti a me. Indossa gli abiti della casata principale ed è davvero bello.

«Stai davvero bene» gli dico sorridendo.

Neji non mi guarda neppure.

«Vieni» dice.

Entro.

Improvvisamente mi sento meglio.

Sono più tranquilla, più a mio agio.

Le cose andranno come sempre.

Io parlerò e lui si limiterà ad annuire.

Dirà al massimo un paio di parole.

Per un momento mi sembra quasi che tutto potrà tornare come prima, poi quegli abiti eleganti mi ricordano che le cose sono già cambiate.

«Abbiamo saputo la notizia» comincio «Quindi è inutile chiederti come stai. Immagino che tu stia bene». Non risponde.

«Beh Neji, è ovvio che siamo rimasti un po' sconvolti. Ultimamente sono successe cosi tante cose...ma ce ne faremo una ragione e alla fine riusciremo a capirti, vedrai»

«Capirmi? Cosa avete da capire?» risponde improvvisamente, rompendo quel suo silenzio «Le scelte che faccio non vi riguardano».

Rimango immobile.

Poi lo guardo dritta negli occhi.

Credo di non averlo mai guardato così.

Cerco di trattenere la rabbia e, per l'ultima volta in vita mia, di far uscire soltanto l'amore.

«Hai ragione, non ci riguardano più, ma ci hanno riguardato per tanto tempo. Magari tu non avresti voluto, ma è stato così e io sono felice che sia stato così. Sono venuta solo per salutarti in un modo diverso. Mi sembrava così brutto che finisse tutto con rabbia»

«Tutto cosa?» mi chiede, sembra agitato.

Gli prendo una mano.

Tanto è l'ultima volta, mi dico.

Mi viene da piangere.

So che lui odia le donne che piangono ma anche questo non ha più importanza, adesso.

«Tutto l'amore che c'è stato, Neji. Io ce ne ho messo davvero tanto e non volevo che finisse così. Ora mi sento più triste, ma anche più tranquilla e credo che andrà meglio, da adesso in poi».

Sorrido.

In un altro momento mi sentirei stupida e ridicola.

Adesso che sto chiudendo un capitolo della mia vita mi sento come chi sta dicendo addio al primo amore, e del resto non mi importa nulla.

Vorrei che dicesse qualcosa ma so che non dirà nulla.

Per questo lascio la sua mano, mi asciugo gli occhi e mi volto.


Neji

Quando Hanabi mi aveva chiesto di sposare Hinata ero rimasto inebetito a guardarla, senza rispondere nulla.

Vorrei raccontare come mi accadde di dire di sì ad Hanabi, di chiedere ad Hinata di sposarmi, di fissare la data delle nozze e di lasciare che la notizia circolasse per Konoha ma, davvero, non saprei spiegarlo.

Non è che non lo ricordi ma gli avvenimenti di quei giorni mi sembrano susseguirsi in una catena ininterrotta di azioni-reazioni che mi hanno lasciato a mala pena il tempo di respirare.

Non ho pensato, ecco come ho fatto.

Non si è trattato neppure di tener presente mio padre e la gioia che avrebbe provato vedendomi arrivare fino a qui. Non ho avuto modo o voglia neppure di fare questo.

Semplicemente non ho pensato.

Ma quando mi hanno detto che Tenten era lì e che voleva vedermi improvvisamente tutti i pensieri sono tornati a galla, tutto ciò che non avevo pensato in quei giorni è emerso nella mia mente con prepotenza inaudita e mi sono sentito schiacciato da quella enorme quantità di pensiero.

Sono stato tentato di mandarla via, ma alla fine non ci sono riuscito.

Sapevo che era la cosa giusta.

Non dovevo vederla, era meglio per me ed era giusto per lei, perché l'avrebbe aiutata a dimenticarmi e ad odiarmi più in fretta.

Invece non ci sono riuscito.

Volevo vedere il suo viso come l'ultimo appiglio di quello che ero.


Così dico loro di farla entrare. Alla fine, incapace di aspettare oltre, apro la porta e così me la trovo davanti, bella come neppure la ricordo.

«Stai davvero bene» dice sorridendo, guardando le vesti della casata principale che adesso indosso, e le sue parole mi suonano come una condanna.

Vorrei dire qualcosa ma non ci riesco.

Mi limito ad invitarla ad entrare e distolgo lo sguardo, per paura di arrossire..

La ascolto parlarmi con gentilezza e la aggredisco.

Non riesco a sopportare di sentirla parlare così, voglio che mi odi almeno quanto io odio me stesso.

Per questo quando dice che lei, Lee e il maestro Gai sono rimasti un po' sconvolti dalla mia scelta ma che con il tempo riusciranno a capirla rispondo che le mie scelte sono sono affari miei e che di certo non riguardano loro.

Mi chiedo se lei sappia leggere nei miei occhi, come ha fatto talvolta, l'immensa menzogna che sto raccontando.

Voglio che se ne vada, che inveisca contro di me, che mi insulti e che mi aggredisca con tutta la forza che ha.

Invece si sforza di rimanere serena e dice

«Hai ragione, non ci riguardano più, ma ci hanno riguardato per tanto tempo. Magari tu non avresti voluto, ma è stato così e io sono felice che sia stato così. Sono venuta solo per salutarti in un modo diverso. Mi sembrava così brutto che finisse tutto con rabbia»,

Finire. Così quella parola terribile mi rimbomba nelle orecchie. Non è che non lo sapessi, ovviamente. Lo sapevo eccome. Ma è diverso sentirlo pronunciare dalla sua bocca.

«Tutto cosa?» vorrei mettere rabbia in questa domanda e invece risulto solo patetico e agitato. Non so come fare per rimanere calmo.

Lei mi prende la mano. È così fredda e piccola, così sottile, sembra che possa rompersi e invece mi stringe sicura, come ogni volta che ho avuto bisogno della sua forza, come dopo il torneo, quando Naruto mi ha sconfitto e io ho pensato di non valere niente, come quando ero sul punto di morire, come ogni volta che ho avuto paura e non lo ho mai detto.

«Tutto l'amore che c'è stato, Neji. Io ce ne ho messo davvero tanto e non volevo che finisse così. Ora mi sento più triste, ma anche più tranquilla e credo che andrà meglio, da adesso in poi».

Mentre lo dice piange. Sono lacrime minuscole, quasi invisibili.


Lo vedo chiaramente, tutto quell'amore di cui lei parla.

Lo vedo lì, luminoso e chiaro davanti a me.

Lo vedo scolpito nei giorni, nell'infinita pazienza della sua presenza continua.

Lo vedo nella passione con cui mi ha aiutato ad allenarmi, nei sorrisi che ha opposto alla mia arroganza ottusa.

Lo vedo nelle parole d'incoraggiamento e in tutte quelle che non è mai riuscita a a dirmi, a causa di quel muro che ho eretto e non ho mai abbattuto.

Lo vedo nella delicatezza testarda con cui ha resistito a tutta la mia rabbia, nella dolcezza con cui si è presa cura di me quando credevo di non aver bisogno di nessuno, nella tranquillità con cui mi ha difeso davanti a tutti, anche quando ero davvero indifendibile.

Lo vedo e so di non averlo mai meritato, poi, improvvisamente, vedo qualcos'altro.

Vedo l'amore che non le ho mai dimostrato e che pure c'è, c'è sempre stato, è quello che mi ha accompagnato e che ho sempre dato per scontato. Senza di lui, tuttavia, non avrei mosso un solo passo dalla persona ridicola e meschina che ero.

Tutto ciò che di buono ho fatto di me è stato sempre grazie a lei.

Senza di lei, sono tornato ciò che ero prima.


Ten mi ha lasciato la mano e tra poco uscirà dalla porta.

So che le sue parole sono state un addio.


Che succederà adesso?, mi chiedo.

Sposerò Hinata e diventerò capofamiglia di questo clan, come ho desiderato dal primo istante di pensiero cosciente.

Saprò che mio padre è orgoglioso di me.

Tutti mi temeranno e mi rispetteranno.

Poi mi guarderò intorno.

Vedrò Ten.

Forse infelice per colpa mia.

Forse, più probabilmente, felice finalmente con qualcuno che la merita.

Magari Lee, che le è sempre stato vicino, o Shu, che sta prendendo ciò che era mio. Magari Kiba o Shino che mi odia tanto.

Stringo i pugni.

È solo un attimo, Neji, un attimo soltanto.

Un attimo per decidere ogni cosa. Poi sarà troppo tardi.


Così cammino verso la porta e la fermo.

Lei mi guarda sorpresa.

«E' tutto sbagliato Ten lo so» dico «ma se te ne vai adesso sarà sempre peggio. Non posso rimettere a posto le cose senza di te»










Bene, così ci avviciniamo alla fine. Come promesso Neji e Ten hanno avuto finalmente il loro spazio.

Cosa succederà adesso? Mah...beh, il nostro eroe (un po' stupido in realtà) un primo passo lo ha fatto (e gli ci è voluto poco, che dite?), ora vedremo.

Lav_92: grazie mille. Sì, Hanabi in effetti è piuttosto furba ma è anche molto tormentata, come ho avuto modo di dire più volte, è un personaggio che non mi dispiace affatto! Ho soddisfatto un po' la tua curiosità?

Pikkola Rin: va un po' meglio adesso? Che ne pensi di questo svolgimento dei fatti? Ten, naturalmente è sempre la migliore...se non ci fosse lei! Grazie grazie

Celian4ever: allora, la discussione brutta c'è stata, ma la conclusione non è stata poi così terribile, no? Almeno si intravede uno spiraglio di luce. Hai ragione, vi ho tenuto tanto in ansia che meritate almeno questo

Altovoltaggio: in effetti Neji ha detto di sì ad Hinata, te lo saresti aspettata? Beh, Hinata si è innamorata, o così crede, e si è fatta un po'traviare dai fatti (o fattacci), ma Ten...beh, è stata lì fino all'ultimo e così...

Grazie a tutti e a presto!

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Capitolo 22
*** Hinata, Shino ***


Hinata


Quando Neji mi ha chiesto di sposarlo sapevo che non sarebbe stato giusto accettare.

Sapevo che se lo avessi fatto avrei ingannato entrambi.

Lui, perché avevo avuto la possibilità di restituirlo alla sua squadra, ai suoi amici, al suo...amore...e non lo avevo fatto.

Me stessa, perché Neji non mi amava.

Mi voleva bene.

Mi era grato per ciò che stavo facendo.

Forse, persino, mi rispettava.

Ma non mi amava.

Il nostro matrimonio sarebbe stato per sempre una menzogna.


Tuttavia.

Tuttavia lui me lo stava chiedendo.

Tra la sua squadra e il suo clan aveva scelto il suo clan.

Tra gli affetti e l'onore aveva scelto l'onore.

Io gli stavo solo offrendo una possibilità di vincere, definitivamente.

Perché Neji Hyuuga odiava perdere.

Lo aveva sempre odiato.

Perché Neji Hyuuga non era nato per la sconfitta.

No.

Il suo destino era luminoso come il sole e sfavillante come le stelle del cielo.

Neji Hyuga poteva rifiutare la proposta di mia sorella, ma la stava accettando.


Dunque, forse, quella menzogna non sarebbe stata una vera menzogna.


Entrambi avremmo avuto ciò che più desideravamo.


Dunque, forse, avremmo davvero potuto essere felici.


Balbettai. Arrossii. Lui mi prese la mano.

«Che ne pensate, Hinata?»

e io accettai.


La notizia si diffuse così in fretta che non ci lasciò neppure il tempo di abituarci all'idea.

Nemmeno quello per dirlo a Kiba, Shino e a Kurenai sensei.

Cosa ne avrebbero pensato?

Loro erano i miei migliori amici, la mia vera famiglia, dopotutto. Quella che mi aveva accolto quando tutti mi rifiutavano. Quella che mi aveva sostenuto quando tutti sembravano solo volermi distruggere. Quella che mi aveva dato la forza di andare avanti quando non credevo davvero di poterne trovare una.

Erano le sole persone che mi avevano dimostrato stima, allora.


Rimango immobile trafitta da quel pensiero.

Come li sto ripagando?

Non li frequento quasi più, li ho praticamente abbandonati. Assorbita dalla nuova Hinata che mi sta nascendo dentro, non ho più condiviso con loro quella vecchia, che solo, e soltanto loro, hanno amato.


Di nuovo sgrano gli occhi.


Davvero questo pensiero lo ho formulato io?

Una nuova Hinata...esiste una nuova Hinata? Adesso ho la sensazione che si tratti di una vera follia.

Non tanto o non solo il matrimonio, soprattutto questo.

Aver creduto ad una nuova me stessa.

Averla voluta, forse cercata.

Averla inventata credendo che fosse migliore della precedente.

Ma sono sempre io, la stessa di prima, la stessa ragazzina imbranata e incapace che ha bisogno di qualcuno che le risolva i problemi.

Quella che si sente l'unica vittima solo perché non ha la forza di affrontare il mondo.

Quella che si piange addosso e non sa vedere il dolore degli altri.

Ho calpestato mia sorella, ancora una volta.

E non mi sono mai sentita così stupida.


Esco di casa correndo.

A piangere aspetto.



Shino


Vedo Hinata davanti a me.

Ansima leggermente, come se avesse corso.

Nella testa mi rimbomba la notizia che lei e Neji si sposeranno.


Me lo ha detto Kiba incredulo il giorno prima.

Io mi sono sistemato gli occhiali e ho scrollato le spalle.

«Buon per loro» ho risposto.

Kiba è rimasto in silenzio.

«Qualcosa non va, Shi?».

Nonostante tutto Kiba mi conosce bene, non c'è che dire.

«Tutto bene» ho risposto

«Dovresti piantarla di dire cazzate».

Eh sì. Nonostante tutto Kiba mi conosce bene e la cosa, devo dire, non mi dispiace.

Naturalmente non ho risposto niente.

Cosa avrei dovuto dirgli? Che sì, c'erano parecchie cose che non andavano? Che la prima di queste cose era Neji Hyuuga, un dannato bastardo che li stava fregando tutti con quel suo presunto cambiamento di facciata?

Non ne ero nemmeno sicuro, dopotutto.

Se Shu era cambiato non poteva esserlo anche lui?

In fondo ciò che avevo sempre odiato di Neji non era proprio la sua incredibile somiglianza con Shu? Quel suo perseguire la forza ad ogni costo, sacrificando tutti quelli che aveva intorno, senza il minimo ritegno? Era il caso di ammetterlo, finalmente.

Ma in fondo, a voler essere ancora più onesto, avrei solo dovuto dirgli che ero geloso di Hinata e che soffrivo per la decisione che aveva preso.

Ovviamente, quindi, non ho risposto niente.

«Ti scoccia eh`» ha detto lui «beh, scoccia un po' anche a me, in realtà. Insomma, io lo so cosa pensi di Neji. Non condivido quel giudizio così negativo, forse l'ho un po' rivalutato durante la missione per recuperare Sasuke, ma capisco perché la pensi così. E in ogni caso non credo che la renderà felice, su questo sono d'accordo con te».


Adesso che lei è lì, davanti a me, quelle parole mi tornano in mente.


Se siamo entrambi d'accordo, non dovremmo fare qualcosa?

Hinata mi guarda, poi scoppia a piangere.

Mi avvicino.

Ho le mani in tasca, ma sollevo un braccio, quasi senza pensare, e la stringo a me accarezzandole i capelli.

Sì. Quasi senza pensare.

Perché forse, se pensassi, non lo farei.

Invece lo faccio e provo uno strano senso di calore. Forse di amore.

Lei piange.

Quando alza lentamente gli occhi gonfi di lacrime e mi fissa penso che non è mai stata tanto bella.

«Ho paura» dice

«Andrà tutto bene» le rispondo «ci sono io».

Lei mi getta le braccia al collo.

Così tiro fuori dalla tasca anche l'altra mano e la tiro più vicina.

È piccolissima, lì tra le mie braccia. Sono contento di comprenderla tutta lungo la mia altezza, spero che si senta protetta e sicura.


Neji Hyuuga non potrà mai renderla felice perché è incapace di amare.


Ripenso ancora a Kiba, alla volta in cui abbiamo incontrato Tenten per strada e lui ha detto che era bellissima.

«Perché non la inviti a uscire?» ho proposto con indifferenza

«See» ha risposto «ci tengo alla vita. Neji mi ucciderebbe se solo mi avvicinassi a lei».


Guardo Hinata che piange.

Mi chiedo chi sia davvero Neji Hyuuga e cosa provi per lei.

Mi chiedo se potrà renderla felice.


Le do un bacio sulla fronte.

«Andrà tutto bene» ripeto «ci sono io qui con te».

Sento le sue unghie sulla mia schiena.

«Perdonami» dice poi.


Poi smetto di pensare.

Tutto quello che vorrei è fermare il tempo in quel singolo istante.






Perdonate il ritardo, ma avevo scritto il capitolo e si è cancellato, il che mi ha innervosito e fatto perdere tempo.

Comunque eccoci.

E qualsiasi cosa accada potete essere certi che finirò la storia.

Un bacio e un grazie a tutti.


Lady of Evil Nanto: vai vai, spiega...intanto un capitolino che si mantiene fermo nel tempo, ma illustra un altro punto di vista (adoro Shino, si vede?)

altovoltaggio: grazie infinite, come sempre...beh, immagino sarai ancora tranquilla no? In fondo anche la povera Hinata ha diritto ad esprimere ciò che pensa.

Lav_92: ed ecco Hina...che ne pensi carissima? Ti soddisfa? Come vorresti che finisse? Sono anch'io parecchio combattuta.

FrancyXD: grazie mille per questa bellissima recensione, mi ha un po' commosso. Spero che anche questo capitolo ti piaccia, adoro Shino e sto cercando di renderlo al meglio. Continua aseguirmi e a recensire, che è un piacere leggerti.

Celiane: perdona questo ritardo, ma come dicevo all'inizio è stato un incidente di percorso. Che ne pensi? Per l'happy ending farò il possibile, ci sono così tanti personaggi: esiste un h.e. Collettivo?

Pikkola Rin: perdono...puoi perdonarmi? Concordo con te. Neji è egoista, su questo nessun dubbio. Non ho ancora chiaro come finirà la storia...ma non voglio stravolgere il carattere dei pg. Che ne pensi? E' abbastanza fedele?

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Capitolo 23
*** Neji, Gai ***


Neji


Tutto quello che vorrei è fermare il tempo in quel singolo istante.

In quell'istante in cui la stringo a me e ho la sensazione che le cose potrebbero tornare al loro posto.

Ma il tempo non si può fermare e difficilmente le cose torneranno al loro posto, per cui, alla fine, la lascio andare.

La guardo e ho paura.

Ho paura come non ne ho mai avuta prima.

Nemmeno quando stavo per morire, contro il Ragno.

Nemmeno quando Pain ha attaccato Konoha.

Mai.

È un istante, ma c'è.

Ten alza leggermente sulle punte dei piedi e stringe le sue braccia esili eppure forti intorno al mio collo.

Appoggia la sua piccola testa sulle mie spalle, tra i miei capelli sciolti, e io sento il suo profumo che mi invade e non smetterei mai di respirarlo.


Poi si scosta. Si allontana leggermente.


«Io non ti lascio da solo».

La guardo e sento quel terribile senso di colpa eppure di sollievo che mi cresce dentro.

Sospiro.

Le bacio una mano, lei mi guarda incerta.

«Neji...» dice senza capire, come se ripetere il mio nome potesse svelarle chissà quale verità.

Mi piace sentire il mio nome pronunciato dalla sua voce.

Sorrido.

Adesso so cosa devo fare.


«Vieni. Ti accompagno a casa».

Lei mi segue. So che non capisce. Vorrei spiegarle tutto. Vorrei.

Nello splendente palazzo degli Hyuuga tutti ci guardano camminare.

«Forse non è una buona idea» azzarda lei, sempre troppo preoccupata per me.

«Non preoccuparti» rispondo.

Mi sento stranamente sereno, stranamente leggero.

In questo momento potrei dirle qualunque cosa, tutto quello che le ho sempre taciuto, tutto ciò che il mio orgoglio e la mia freddezza le hanno sempre tenuto nascosto.

Le bacio la fronte.

«Mi stai spaventando, Neji» dice lei

«Non ce n'è motivo» rispondo «ho colto il tuo invito, Ten. Soltanto questo. Davvero resterai con me?»

«Qualunque cosa accada» risponde sicura. Non deve pensarci neppure un istante. Non avrei avuto neppure bisogno di chiederglielo ma avevo voglia di sentirmelo dire.

E forse per la prima volta in vita mia sento a mia volta il bisogno di dire qualcosa.

«Come ci riesci?» le chiedo piano «come puoi perdonare sempre i miei errori ed essere sempre qui, nonostante tutto?».

Socchiude gli occhi.

«Perché credo che ne valga la pena».


È tutto in questa frase che dice. Quello che c'è stato e quello che sarà, ma soprattutto il motivo per cui devo farlo.

Non so se mio padre potrebbe capirmi e perdonarmi, ma adesso so con certezza lampante che non è a lui che devo chiedere perdono.

Non è lui che mi è stato accanto in tutti questi anni, insegnandomi a vivere, a perdere, ad amare.

Non è lui.

Adesso so che ne vale la pena.



Gai (dedicato a Lady of Evil Nanto)


«Hai saputo? Neji Hyuuga è stato espulso dal clan» dice Kakashi.

La notizia mi coglie del tutto impreparato.

«Com'è possibile?» chiedo incredulo.

«Sono notizie insicure, ma pare che abbia annullato il matrimonio con Hinata Hyuuga».

Rimango in silenzio rimuginando sulle sue parole.

«Scusami» dico poi «è meglio che vada a cercarlo».

«E dove pensi di trovarlo? È stato cacciato dalla sua casa e non sai dove potrebbe essere. Con un disonore del genere sulle spalle è possibile persino che se ne sia andato».

Scuoto il capo.

«No, Kakashi. Tu non lo conosci. Neji non se ne andrebbe mai così, non scapperebbe come un codardo. Se ha preso questa decisione deve esserci un motivo e ho l'impressione di poterlo intuire» rispondo.


Cammino fino alla casa di Tenten.

Quando apre la porta e mi guarda capisco che ne sa più di me.

«Aspettate un secondo» dice vaga.

«Ten» la chiamo. Si volta.

«E' con te, vero?».

Non dice nulla e si allontana nell'altra stanza. Sapevo di non essermi sbagliato.


Poco dopo rientra. Accanto a lei, Neji.

Mi guarda.

«Sapete tutto?» mi chiede.

«Soltanto voci» rispondo.

«Ho annullato il matrimonio con Hinata e gli anziani hanno deciso per la mia espulsione dal clan»

Sembra stranamente tranquillo.

Parla lentamente, senza rabbia e senza disperazione.

«Mi dispiace maestro» dice «non avrei voluto coprirvi con questo disonore, è solo che non avevo altra scelta».

Anche Ten mi guarda.

Nei suoi occhi, invece, leggo la rabbia, anche nei miei confronti, che prova nel sentirgli dire quelle parole.

Poso una mano sulla sua spalla, sulla spalla del mio piccolo genio troppo cresciuto, e rispondo la sola cosa possibile.

«Non mi sento affatto disonorato, Neji. Mi riempi d'orgoglio, invece».

Neji chiude gli occhi per un attimo poi dice

«Grazie maestro».

Tenten accenna un sorriso, rimanendo in silenzio.

«Vi porto un tè e vi lascio da soli» dice poi «credo che dobbiate parlare»


Davanti a quel tè parliamo davvero.


«Cosa succederà adesso, maestro?» mi chiede

«Sarà difficile» rispondo

«Questo lo so. Lo sapevo quando ho preso questa decisione, ma non ho idea di quali saranno le ripercussioni concrete».

Scuoto la testa.

«Non ho paura, maestro, e so di non essere solo. Però mi chiedo se non dovrei tenere Ten fuori da tutto questo» dice

«Perché dici così?»

«Sta ospitando un rinnegato. Presto la gente comincerà a parlare. Comincerà a parlare di chiunque mi appoggi ma in particolare parlerà di lei. Io non voglio che Ten ci vada di mezzo» risponde. Ha perso un po' della calma di prima, parla più velocemente.

«E' questo che ti preoccupa?» chiedo.

Annuisce.

«Lei non mi abbandonerà mai, qualunque cosa mi succeda. Ma io non voglio che porti il mio disonore».


Neji ha ragione.

Ciò che dice è terribilmente vero.

Ten non lo abbandonerà e la gente comincerà a parlare. Diranno che è per lei che ha annullato il matrimonio. Senza un clan alle spalle Neji sarà chiamato rinnegato, sarà un escluso, un emarginato e se gli rimarrà accanto lei lo seguirà in questo destino.


«Quello che dici è vero, Neji. Ma hai soltanto due scelte, tenerla con te o allontanarla. Non ne esiste un'altra» dico.

«Sono un egoista» risponde abbassando lo sguardo.

«Potrai sempre contare su di me».


Me ne vado. Dovrò raccontare a Lee e a Shu quello che è successo.

Tenten mi raggiunge e mi ferma.

«Non rimarrò a guardare, maestro Gai. Non mi spaventa quello che succederà adesso. Sono sicura che insieme ce la faremo» dice.

Sorrido.

«E' vero bambina mia. Insieme ce la faremo».




Con un po' di ritardo ma ci sono. La fic è ancora luuuuunga...riuscirete a seguirla fino alla fine?

Vengo subito ai ringraziamenti.

AyaCere: che bello trovare una nuova lettrice. Vero, sono un po' sadica, ma l'attesa aumenta il piacere della lettura, no? In questo capitolo Neji riprende in mano la sua vita: finalmente. Per quanto riguarda Hanabi, conto di dedicarle al più presto un po' di spazio. E Hina e Shi, beh anche loro hanno ancora parecchie cose da chiarire, direi.

PikkolaRin: beh, dopo tanta attesa anche Neji fa finalmente qualcosa di buono...che ne pensi? Povero però. Io alla Neji-Ten riesco difficilmente a rinunciare, ma le sorprese non sono finite. Conto di far scontare a Neji almeno un po' della sua freddezza...

Lav_92: alla faccia del casino, no? Adesso anche l'espulsione dal clan...e Hanabi ancora è fuori dai giochi. Ma ci sono ancora diverse carte da scoprire, se avrai pazienza.

Altovoltaggio: è già. La loro vita è una menzogna colossale ed effettivamente non è chiaro perché abbiano preso certe decisioni. Il atto è che forse non sono vere decisioni. Capita a volte che gli eventi ti travolgano al punto di non capire più come sei arrivato ad un certo punto (troppa filosofia per una storia senza pretese come questa?). In questo capitolo però Neji svela parte della menzogna. Che farà Hinata? Mah...ancora di preciso non lo so. Idee?

Li_l: guarda, concordo pienamente. Ten è troppo buona. Dipendesse da me si comporterebbe in modo ben diverso, cerco di rimaner fedele a quello che (secondo me, dato che nel manga non ha molto spazio) è il suo carattere. Anche io adoro Shino. E non è finita. Vedrai che avrà ancora un ruolo significativo (anche se questa sua infatuazione per Hinata mi è stata bocciata da più parti....ma che dire...a me piace).

Valery: grazieee. Sìsì, w Shino e lo spazio a lui dedicato. Ci tengo parecchio a farlo emergere a dovere e spero che continui piacerti.

Lady of Evil Nanto: ovviamente lo spazio di Gai è per te. Spero che ti sia piaciuto...povero, soffre davvero per i suoi allievi.

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Capitolo 24
*** Hanabi, Kiba ***


Ritardo mostruoso....perdonatemi e grazie davvero a tutti!


Hanabi


Mentre ascolto ad uno gli anziani esprimersi riguardo all'espulsione di Neji rimango immobile.

Dentro, tuttavia, tremo.

Mi sento strana.

Vorrei essere altrove.


La decisione viene presa così.

Il clan Hyuuga non può perdonare un simile affronto.

Allora, finalmente, mi rendo conto di quello che sono diventata.


Quando mi avvicino a Neji e gli riferisco di ciò che è stato stabilito lo invidio. Sul serio e senza alcuna ipocrisia.

Vorrei essere al suo posto.


Mia sorella mi guarda.

«Cosa è stato deciso?» mi chiede

«Verrà espulso».

Lei abbassa lo sguardo.

«E' tutta colpa mia» sussurra.

Non ho la forza per dirle che non è vero. Vorrei gridarle di smetterla. In quel momento la odio. Odio la sua bontà e la sua dolcezza, che le permettono di perdonarci tutti nonostante stia soffrendo e che la portano ad attribuire a se stessa le responsabilità di quello che è successo.

Non ho la forza per farlo.

Mi sento fragile e debole, come se un qualsiasi soffio di vento potesse portarmi via.

Scrollo le spalle.

«E' andata così» rispondo indifferente.

Sgrana gli occhi, spalancandoli per stupore come sa fare lei che ancora si stupisce per la cattiveria umana

«Come puoi dire così? Il clan era tutta la sua vita» dice

«Avrebbe dovuto sposarti, allora». Le parlo ma è come se fossi distante anni luce. Niente mi tocca.

«Lo abbiamo incastrato, Hanabi, lo sai benissimo» dichiara.

«Lui ha voluto essere incastrato. Ha capito benissimo il gioco e lo ha accettato»

«Sei un mostro» urla, poi scappa via.


Rimango in silenzio.

Probabilmente ha ragione, tuttavia non riesco a sentirmi in colpa nei confronti di Neji.

Mi sento solo svuotata.


Esco e cammino.


Mi chiedo cosa devo fare, ma non me ne importa nulla. Nemmeno il dolore di Hinata mi scuote, nemmeno quella frase che mi grida, nemmeno le sue lacrime.

Niente.

In un certo senso è come se fossi tornata a quando ero piccola. Mi allenavo per diventare più forte fino a quando non mi sentivo sfinita e cadevo a terra, ed era come se tutto il mondo fosse distante.

Se per caso Neji o mio padre mi stavano guardando, poi, mi rialzavo e ricominciavo.

Cosa mi sostenesse non saprei dirlo. Vivevo in quello spazio che mio padre aveva creato per me, dove nulla poteva entrare.

In un certo senso è così che mi sento.

Ma non ci sono né Neji né mio padre.

Mio padre è morto e Neji non fa più parte del clan, ma soprattutto nessuno dei due rappresenta più un modello, né uno stimolo.

L'odio era l'ultima cosa rimasta, l'ultimo strascico di quell'antico sentimento.

Ora che anche quello se n'è andato non rimane che vuoto.


Kiba


Quando vedo Hanabi Hyuuga di spalle, davanti a me, mentre cammina per la strada, è come se intuissi in un istante il suo stato d'animo.

Sarà l'istinto dell'animale che vive dentro di me.

Sarà l'odore che lei sprigiona nell'aria.

Sarà il suo passo pesante seppure i suoi piedi sfiorano appena la strada, quasi grave, e lento e solenne.

Hanabi Hyuuga mi cammina davanti con la grazia e la potenza di un sultano, con la grazia e la potenza del clan Hyuuga; tutto in lei tradisce la consapevolezza di quell'appartenenza, eppure c'è qualcosa che stona, un anello che non tiene, una maglia sfilata nella tela perfetta.

Lo capisco come lo capirebbe un animale ed è con la stessa curiosità di un animale che mi avvicino a lei, nel giorno che cambierà ogni cosa.


Mi avvicino e le parlo.

Parole semplici, forse stupide penserà lei.

«Ciao Hanabi. Come va?».

Parole gentili ma forse poco rispettose, per una persona nella sua posizione.

Mi guarda. È distante, assente.

Come un animale che vorrebbe essere altrove.

Come un animale in gabbia, rassegnato alla sua condizione.


Nel giorno che cambierà ogni cosa capisco che Hanabi Hyuuga vive come un animale in gabbia e improvvisamente abbatto le barriere che ci dividono, perché con gli animali, di qualunque razza e tipo, so entrare in sintonia perfetta.


Pochi minuti dopo siamo seduti su un muretto. Mangiamo ramen e parliamo.

«Pensavo che alla fine tu e mia sorella vi sareste messi insieme» dice a un certo punto.

Quello è l'inizio della svolta. Annuso il suo cambiamento. Ha cominciato a lasciarsi andare con quella piccola confessione troppo intima per risultare naturale, dalla sua bocca.

Sorrido.

«Lo pensano tutti».


Vero. Perché con gli animali so entrare in sintonia perfetta e Hinata è una farfalla che si posa sui fiori e vorrebbe trovarne uno abbastanza grande per accoglierla su di sé per sempre.

«Hinata è come una farfalla» le dico

«E io? Cosa sono io?» chiede.


«Un leopardo in un mondo che non gli appartiene» rispondo.


Lei capisce.

Ecco la cosa davvero assurda. Ecco la vera svolta. Lei capisce ciò che intendevo dire. Sa di essere un leopardo perché il leopardo corre veloce, e corre e corre, ma spesso non sa dove andare. Corre per il piacere di correre. Ma in un mondo che non gli appartiene il leopardo può solo sognare di correre.

Lei annuisce.

Ecco la cosa davvero assurda. Ecco la vera svolta.


«Voglio trovare il mondo dove posso correre» sussurra.


Così la guardo. Improvvisamente mi accorgo che è bellissima.

Possiede la bellezza fiera e selvaggia del suo animale, i suoi occhi felini, i suoi muscoli tesi, la sua grazia e la sua maestà.

Improvvisamente.

È la mia rivelazione, la mia epifania. È come se tutto il tempo prima io lo abbia vissuto solo per poter essere lì in quell'istante, per guardarla, per desiderarla, per amarla.

Nel modo istintivo e passionale con cui amano gli animali.


Per questo senza pensare ad altro, mi avvicino e la bacio: perché il pensiero mi ha sempre inibito e ora non voglio inibizioni.

Adesso mi prende a schiaffi, penso.

Aspetto, ma non succede.

Anche Hanabi mi bacia e si stringe al mio petto

È tutto inaspettato, assurdo, meraviglioso.


È il giorno che cambia ogni cosa.


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