Harry Styles ed il Campo ℳezzosangue

di coldcoffee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I) Annaffio un mostro mitologico ***
Capitolo 2: *** II) Niall scopre che sua madre è una contadina ***
Capitolo 3: *** III) Capisco di essere impermeabile ***
Capitolo 4: *** IV) Infilzo una professoressa ***
Capitolo 5: *** V) Ci picchiamo per un pezzo di stoffa ***



Capitolo 1
*** I) Annaffio un mostro mitologico ***


                                 

                          {I}                              
 
Annaffio un mostro mitologico

Da dove inizio? È difficile decidere, ma credo che sia meglio se parto da quando sono iniziate le cose strane, il che è parecchio tempo fa, quando ancora mi consideravo un comune mortale con difficoltà sociali (Sì, ho detto “mortale”, buffo, no? Io non lo sono).  
Comunque, me ne stavo tranquillo nell’ultimo banco della fila alla porta dell’aula di Scienze, sforzandomi di leggere la lavagna, cosa non facile data la mia dislessia. Nel frattempo giocherellavo con qualsiasi cosa mi ritrovassi tra le mani, non riuscivo mai a stare fermo e staccare la spina, a causa della mia iperattività. I miei voti erano pessimi, me la cavavo solo col Greco Antico, inspiegabilmente. Nessuno capiva perché, visto che ero il primo della classe lì e l’ultimo in tutte le altre materie, solo mia mamma sembrava sapere da dove provenisse quell’inclinazione, ma a me aveva detto solamente che avevo preso da mio padre. Già, quell’idiota. Ero certo che fosse un coglione, perché ci aveva abbandonati appena ero nato e non si era fatto più vivo. Che razza di uomo è uno che fa così? Ben presto avrei capito che non era un uomo. Ma ci arriveremo più tardi.
La Professoressa Potts, stancatasi della mia disattenzione, decise di rendermi ridicolo davanti a tutti, facendomi una domanda alla quale non avrei saputo rispondere.

–  Styles? Dato che ti stai divertendo così, puoi dirci che cosa sono le leggi di Keplero? Sono sicura che i tuoi compagni sono curiosi di saperlo.

–  Non lo so, Signorina Potts. Sembra il nome di una marca di barbecue, ma non credo che sia così.

–  No, però lei ha appena ottenuto un meraviglioso 4. Allora, come dicevo, il famoso scienziato scoprì secondo che leggi si muovono i pianeti, partiamo dalla prima…

Smisi di ascoltare qui. Dopotutto non me ne importava niente ed anche se fossi stato espulso di nuovo, non sarebbe stato un problema. Ormai era una cosa abituale, mi avevano cacciato da ogni scuola in cui ero andato, ciò significa la bellezza di 8 anni su 8. Questo era il mio primo quadrimestre nella scuola superiore, ma quei pochi mesi già erano stati sufficienti per farmi diventare lo squilibrato dell’edificio. Mi guardavano come si guarda uno che ha bruciato l’intera mensa e, beh, per sbaglio l’avevo fatto (non potevo immaginare che la pila di cartoni della pizza fosse accanto al fornello acceso). O uno che ha allagato i bagni della palestra usando una saponetta (altra storia della quale non vado molto fiero).
Comunque, avevo un solo amico. Si chiamava Niall ed era al primo anno come me. Aveva una storia simile alla mia, anche se lui era responsabile di qualche piccolo incidente, da lui definito “innocente”, tipo l’aver trasformato il campo da baseball in una piantagione di pomodori in una notte. Sua padre era un cuoco in un ristorante Italiano e lui adorava il cibo, però era vegetariano. Era il classico tipo che si porta dietro barrette a cereali in ogni occasione, tipo razioni di sopravvivenza.
Quando la campanella suonò, fui grato che anche quella giornata fosse finita, non ne potevo più. Aspettando il mio amico biondo (lui definiva i suoi capelli color grano maturo) fui spintonato 4 o 5 volte, iniziò anche a piovere, ma ancora non era nulla in confronto a quello che mi aspettava. O meglio, che ci aspettava.

–  Amico, ce ne hai messo di tempo, sta per diluviare. – Annunciai, quando fu abbastanza vicino da sentirmi, ma lui rispose con una smorfia, come faceva quando aveva qualcosa in bocca di molto appetitoso. Secondo lui il tofu era il massimo, subito dopo la pizza, ovviamente.
Salimmo sull’autobus, cercando di non rimanere spiaccicati dalle altre persone e, quando riuscimmo a respirare e Niall ebbe terminato il suo spuntino, finalmente parlò.

– Harry, hai notato come ci guardavano oggi? – Mi chiese, corrucciato.

– Male. Come sempre. Ormai dovresti esserci abituato.

– No, era… diverso. Come se ci accusassero. Ad esempio, avevo ginnastica alla terza ora e il Signor Cricket  – Già, come lo sport. Non sapete che noia. –  Mentre strillava come suo solito, sembrava demoniaco. Aveva gli occhi rossi e sputava più del solito. 

– Dai, ma cosa dici?! “Demoniaco”? Cosa c’era nei cereali? Vino?

Mentre stavo aspettando una risposta sarcastica, il bus si fermò di colpo e il conducente ci fece scendere, quasi spingendoci giù. Ci ritrovammo nel bel mezzo di New York accerchiati dal prima elencato Prof. di Scienze Motorie, dal bidello della mensa, dal bullo più temuto della East High, dal tizio della segreteria e dall’autista dello stesso mezzo di trasporto.
Ma la cosa più sorprendente? Con una voce metallica dissero:

– Ti stavamo aspettando, figlio del Dio del Mare. Ora sappiamo che sei tu. Scegli, di quale morte vuoi morire?

E prima che potessi aprire bocca, si fusero in un solo essere, tipo un drago gigante a 5 teste.
Qualcosa mi diceva che era un’idra. O peggio, l’Idra. Già, quella di Ercole o chiunque fosse. Era lì davanti a me. Stavo per morire d’infarto e, se Niall non mi avesse tolto da quella trance con uno spintone, quel coso mi avrebbe bruciato la testa, perché sì, sputava fuoco.

– Niall, è l’Idra! Non tagliamoli le teste! Ora che facciamo? E che vuol dire “figlio del Dio del Mare”?

– Lo chiedi a me? SCAPPIAMO! –

Non me lo feci ripetere, ci mettemmo a correre all’impazzata, sperando di seminare quel mostro e, come se nulla fosse, i passanti non notavano nulla di strano e io non me ne sapevo spiegare il motivo. Mi sentivo un idiota, ma diamine, quella situazione era strana!
Fu così che ebbi un’idea folle. Vidi un cantiere dove stavano demolendo un palazzo e feci segno al mio amico di dirigersi lì e l’Idra  ci seguì. Non so come pensai che l’acqua mi avrebbe aiutato, così non appena fummo alla portata della palla demolitrice, mi concentrai su un tombino e dopo aver avvertito una grande stretta allo stomaco, un getto d’acqua esplose in faccia a quel serpentone sputa fuoco e Niall piegò al suo volere la terra sottostante, in modo che facesse inciampare quest’ultimo. Non so come, il mio piano funzionò e l’Idra venne presa in pieno dalla palla demolitrice e poi fu sotterrata dalle macerie, finché non si sgretolò in mille pezzi. Infine, dallo sforzo, svenni.

*****
 
Nota dell'autrice: 
Sono qua, con questa storia che unisce il mio libro preferito ai miei idoli e non ho mai letto nulla di simile. Sarei davvero contenta se voi mi faceste sapere se l'idea vi piace e cosa ne pensate. Non esitate a contattarmi! I capitoli si allungheranno, questo è solo il prologo... Ovviamente non saranno le stesse cose del libro, diciamo che lo spunto è stato quello, ma le avventure non si mescoleranno a quelle di Percy (il semidio originale). x

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Capitolo 2
*** II) Niall scopre che sua madre è una contadina ***


                                

                          {II}                              
 
Niall scopre che sua madre è una contadina


Quando mi risvegliai, me ne stavo sdraiato su un lettino, mentre un tizio con delle corna mi bagnava la fronte con una spugna. Okay, pensai di essere in coma o roba del genere, perché le persone normalmente non hanno delle corna tipo stambecco in testa, giusto? Ma lui ce le aveva. All'inizio credevo che fossero di plastica, ma erano vere e questo mi spaventava parecchio, insomma, è un tantino strano, no?
Potevo fargli qualunque domanda carina, tipo “Ehy, come va?”, “Grazie per prendersi cura di me” o “Ha davvero una bella pettinatura”, ma invece me ne uscii con:

– Lei odora di erba e lattine di Diet Coke.

– Immagino che sia un complimento.

– Oh, beh... Oh, wow, wow, wow. Aspetti un attimo. – dissi, mettendomi a sedere e notando la parte del suo corpo che non avevo visto, cioè dal bacino in giù. – Che cos'è quella roba? E io sono morto? – domandai, vedendo che aveva gli zoccoli. Lui ridacchiò e poi mi guardò dritto negli occhi.

– Figliolo, io sono un satiro. E tu sei al campo mezzosangue, sei vivo. Credimi, l'aldilà non è così carino, c'è puzza di chiuso e Ade è un tipo strano...

– Scusi? Lei è quel coso mitologico mezzo capra? E che vuol dire “mezzosangue”? E che cavolo...

– Amico, basta domande. Non sono io che ti spiegherò come vanno le cose. Ci penserà Chirone tra poco, ora prendi un po' di ambrosia e stai zitto. E, tanto per la cronaca, io sono mezza capra. E non sono un “coso”. Mi chiamo Bob.

Mi dette un cubetto di roba ambrata e mi costrinse ad inghiottirlo. Mi disse che era cibo degli dei e che mi faceva stare meglio (ve lo giuro, mi sentii benissimo), ma che se ne mangiavo troppo sarei andato a fuoco. Letteralmente. A quel punto credevo di stare sognando. E dai, era tutto troppo strano. Poi il tizio con le chiappe caprine se ne andò, piuttosto offeso. Scossi il capo, per rimettermi in ordine i ricci.

Poi mi ricordai di Niall. Dove diamine si era cacciato quell'idiota?
Mi guardai intorno e alla fine scorsi una testolina bionda su un lettino a due o tre di distanza dal mio, così lo raggiunsi. Russava come suo solito ed era un po' sudaticcio.
In effetti io non dovevo avere un aspetto molto migliore ed ero ancora un po' sottosopra. Provai a scuoterlo per una spalla, ma non serviva a niente, svegliarlo era un cosa pressapoco impossibile, così presi il bicchiere d'acqua che c'era sul suo comodino e glielo versai sulla faccia, allora si alzò di scatto, tossendo e annaspando.
Io scoppiai in una fragorosa risata, consapevole della sua faccia rossa e sconvolta.

– Haz, sei un coglione. – Aggiunse, infine. “Haz” era il soprannome che mi aveva dato, senza un motivo ben preciso. E io lo chiamavo “Nialler” a volte, perché lui mangiava un sacco di yogurt e finiva con “ller” come Muller, una delle sue marche preferite. Lui odiava quel soprannome, ma per me era indifferente.

– Non prendertela, eddai! Non ti svegliavi, sembravi un maiale in letargo.

Lui non replicò, sbuffò e basta, poi un sorriso comparve sulla sua faccia e fu la prova che tutto sommato sapeva che era vero. Noi due non ci prendevamo quasi mai sul serio, era un modo per sdrammatizzare. Gli raccontai dell'uomo-capra e lui mi rise in faccia, ma quando un tizio in carrozzina entrò nell'infermeria, smise di ghignare e si ricompose. Anche a lui dette un cubetto di quella roba che sapeva di miele, illustrandogli i rischi di un'overdose, del tipo “ti brucerà vivo” e quindi il mio amico ci restò un po' male, perché già aveva intenzione di rubarla e farne una scorta segreta. Immagino che quell'informazione avesse rovinato i suoi piani. Che idiota.

– Io sono Chirone e questa non è per niente la mia vera forma, in realtà sono un centauro.

– Aspetti, lei è per metà toro? – gli domandò Niall, facendo la figura dello scemo.

– No, non “minotauro”, ma “centauro”. Sono per metà cavallo, niente cose da corrida, non preoccuparti. Comunque, non spaventatevi. Siete semidei, ecco perché l'Idra vi ha attaccati, è una cosa normale nel nostro mondo. Questo vuol dire che avete un genitore mortale e uno divino. Benvenuti al Campo Mezzosangue.

Okay, stavo ufficialmente impazzendo. E quel tizio in carrozzina probabilmente era di fuori. “Divino”? Mio padre era un deficiente, non aveva proprio nulla di strafigo.
Boh, non ci stavo capendo nulla, era tutto troppo strano e surreale, mi sa che ero davvero in coma o roba del genere.

– Harry, è normale che tu ti senta spaesato, è dura per ogni eroe, all'inizio. Non preoccuparti, tra poco Louis, figlio di Apollo, vi farà fare un giro turistico. Ci rivedremo più tardi, va bene? E niente risse o furti di cibo, Niall. Mi dispiace di non aver mandato un satiro ad aiutarvi, ma per qualche strana ragione non vi avevamo individuati, cosa molto, molto strana. Ma ve ne parlerò dopo. Con permesso.

Così dicendo se ne andò, come se ci avesse chiesto di fare due passi in centro e non in una specie di campo estivo (in pieno quadrimestre, ma dettagli) per squilibrati.
Chiesi al mio amico che ne pensava di quel signore, che di strano non aveva nulla, poteva passare per un professore di Lettere che non si taglia la barba da una settimana, disabile e che adora raccontare strane storie. Lui rispose che quel posto era fico. Mah, vallo a capire. Avrei voluto avvertire mia madre, ma non credevo di fermarmi lì per molto.
Pochi minuti dopo un ragazzo di circa 17 anni, direi, aprì la porta e ci fece segno di seguirlo. Si presentò come leader della sua “casa”, non chiedetemi che volesse dire, e disse di chiamarsi Louis, proprio come aveva detto Chirone.
Non era molto alto, circa 1,75 m, aveva i capelli castani un po' spettinati e gli occhi azzurrini, in più sprizzava simpatia da tutti i pori. Sembrava essere lì da parecchio tempo e aveva una collanina con 7 perle d'argilla al collo e indossava la parte superiore di un'armatura greca, cosa che trovai alquanto bizzarra, ma decisi di non indagare oltre. Dopo un minuto che sembrò durare un'eternità, parlò.

– Allora, ragazzi. Partiamo dall'inizio. In questo momento vi sembrerà di essere in un posto pieno di malati mentali, ma non è così. Gli dei dell'antica Grecia esistono eccome e sono anche un po' permalosi.

– E stanno sull'Olimpo? – Chiesi, perplesso.

– Sì, ma il palazzo si sposta a seconda di dov'è il centro economico e sociale del mondo. Prima era in Grecia, poi a Roma ed ora è a New York, sull'Empire State Building. Tranquilli, è tutto ok. Cosa c'è da sapere poi... ah, avete ovviamente un genitore divino. Si manifesteranno loro e vi riconosceranno, non preoccupatevi. Probabilmente accadrà stasera a cena. Laggiù c'è un albero, vedete? Sopra c'è il Vello D'oro e un drago lo protegge. E' come il cancello del campo, che mantiene la barriera magica in modo che i mortali non vedano nulla e non possano accedere. La Foschia fa miracoli.

– Con questo intendi che la “magia” cela le cosa agli occhi degli “umani”? E' per questo che la gente non notava nulla di strano? – Domandò Niall.

– Esattamente. A volte inganna perfino noi, ma se ci concentriamo possiamo vedere oltre. Comunque, là c'è la stalla con i pegasi, cavalli volanti, avete presente? Una figata. Lì invece c'è la foresta, attenzione, ci sono alcuni mostri, vi sconsiglio di addentrarvici da soli e disarmati. Poi c'è la palestra di arrampicata...

– Ehm, Louis? – Mugugnai, osservando quella specie di muro – Perché esce della lava? –

– Oh, tutto normale. E' per aggiungere un po' di suspance all'esercizio. Basta stare attenti a non morire, poi è okay. Mmh, l'armeria, l'arena, i campi di fragole...

– Fragole? – aggiunse Niall.

– Le vendiamo, i soldi fanno sempre comodo. Passiamo oltre, là c'è la mensa e qui, come potete vedere, le XVII case, una per ogni Dio o Dea. Zeus, Era, Poseidone, Demetra, Ares... tutti, o quasi. Quando sapremo chi è vostro padre o vostra madre, vi verrà assegnata una casa, che funge da dormitorio. Ognuna ha un capo e io sono quello della mia. Se per disgrazia il vostro genitore non vi riconosce, andrete in quella di Ermes, è il protettore dei viandanti e roba così. C'è sempre un po' di casino là dentro, dato che è anche il Dio del ladri... beh, immaginatevi.
Ora vi verrà data un'armatura e inizierete l'addestramento, qui non si fa altro, a parte qualche partita di pallavolo, o uno scontro corpo a corpo e, ogni tanto, un'impresa. Roba forte, sapete? E' probabile che non si torni vivi.

– Ehm, anche no. Ci tengo alla pelle, io. Da quanto sei qui? E come ci sei arrivato? Perché in effetti mi chiedevo se tutti siamo cresciuti allo stesso modo. Senza padre, nel mio caso. – Sospirai, in attesa della risposta.

– Sono qui da 7 anni. Sono scappato di casa a 9 anni e sono arrivato qui a 10. La mia storia fa schifo, è stata un casino. Ma ora va tutto bene, mi piace stare qui. I miei fratelli sono dei grandi e ho accettato le cose, vi conviene fare lo stesso. Ora scusatemi, credo che la casa V abbia bisogno di un medico. Andate all'armeria, uno della casa IX vi darà il necessario. – Disse, correndo via.

Ora sì che mi sentivo incasinato. Ed iniziavo a credere che tutto quello fosse vero. Durante la strada che ci divideva dalle armature non spiccicammo parola, forse non c'era nulla da dire. Ci sentivamo degli stupidi novellini. Come sempre, solo che ora eravamo circondati da sfigati come noi. O meglio, sfigati nel mondo normale, super eroi con armature e spade lì. Non sapevo se fosse un bene o un male. Ma non mi sembrava di avere molta scelta.
Quando finalmente varcammo la soglia dell'armeria, ci accolse un ragazzino, sui 16 anni, un po' più grande di noi, con i capelli castani e gli occhi color cioccolato. Notai che aveva solo due perle, quindi immaginai che fosse lì da due anni.

– Ehm, Louis ha detto di venire qui per delle... armi, già, spade e roba così. – Blaterai, senza credere a quello che dicevo.

– Ci serve l'equipaggiamento completo. Comunque io sono Niall e lui – disse il biondino, indicandomi – E' Harry. – Aggiunse, molto più convinto di me.

– Oh, certo. Siete novellini, dovrete essere un po' scossi, eh? – scherzò, ridendo. – Io sono Liam, comunque. Figlio di Efesto, che sarebbe il dio dei fabbri, quindi ci so davvero fare con questa roba, io e i miei fratelli costruiamo armi e macchinari vari.

Così dicendo ci porse delle magliette, due delle quali arancioni con la scritta del campo, un paio di pantaloni, delle armature, uno zaino e un elmo a testa. Ci disse che intanto avremmo dovuto farcelo bastare e che magari avremmo potuto farci inviare della roba da casa. Accettai il consiglio e mi segnai mentalmente di chiamare mamma, anche se lì non sembravano esserci cellulari.
Poi ci fece segno di seguirlo, per scegliere l'arma adatta a noi. Ci fece provare ogni cosa, spade, coltelli, giavellotti, frecce... diciamo che il mio istinto mi guidò verso una spada, perché il resto non sembrava essere fatto per me.

– Okay Harry, sembra che tu sia portato per la spada. Questa si chiama φοβία, cioè Fobia, come buon augurio che i tuoi nemici ne abbiano paura. E' fatta di bronzo celeste, ciò significa che non trapassa i mortali, ma solo i mostri e i semidei. Così si evita ogni seccatura. L'ho creata io stesso, con un meccanismo stupendo: se premi questo pulsante si ripiega fino a diventare il ciondolo di una collana che ti ricompare sempre al collo e viceversa. E' carina e può salvarti la vita.

La presi in mano e vidi che non era pesante come le altre, né troppo lunga o scomoda. Era perfetta, direi. Davvero geniale, non potevo perderla, cosa utile, visto che io perdevo quasi tutto.

– Grazie Liam, è bellissima. Sembra fatta per me.

– Oh, figurati. Passiamo a te, Niall. Hai scelto un'arco, fantastico. Questo l'ha costruito uno dei mie fratelli, Jake. Si autorifornisce di frecce, ma impiega qualche minuto e si trasforma in un giubbotto, è una figata. Così non pesa e ce l'hai sempre addosso.

– E' stupendo. Dico davvero, sembra... una figata, appunto. Mi sento tanto Occhio di Falco degli Avengers. Ho sempre voluto far parte di quella squadra e... okay, lasciamo perdere. Ma come si usa? C'è un poligono o roba così? – Disse Niall.

– Sì, esattamente. I più grandi ti insegneranno, ma penso che per oggi sia abbastanza. La stessa cosa vale per te, Harry.

– Liam, senti... posso chiederti di Louis? Che cosa fa? E' figlio di Apollo, ma non è che ha un carro con attaccato il sole, vero?

– No, però Apollo è un tipo egocentrico, si da delle arie e adora cantare filastrocche in ogni circostanza. E' il dio della medicina, Louis è un abile guaritore, ma anche dell'arco, infatti insegna questa disciplina, della poesia e del canto, in effetti canta piuttosto bene. Ah, anche degli scapoli. E, ovviamente, i suoi figli sono quasi tutti single. Vedrete che assomigliamo molto al nostro genitore divino, davvero. Menomale che ho preso da mia madre in quando all'aspetto fisico, perché mio padre è davvero brutto. Sapevate che Era, sua madre, l'ha buttato giù dall'Olimpo per questo?

– Oh, cavolo. – Esclamammo all'unisono.

– Beh, non è il massimo, ma Era protegge la famiglia, però la famiglia perfetta. Quindi un figlio brutto non poteva tollerarlo. Comunque gli hanno dato in moglie Afrodite, la dea dell'amore e della bellezza, perché sennò gli altri si ammazzavano per lei. Diciamo che ha un debole per Ares, dio della guerra, ma è un segreto. – Ci fece l'occhiolino. – E' un po' come una cheerleader che ama un giocatore di football, ma sta con un nerd per tenere buona la famiglia. Perdonatemi l'esempio, ma le cose stanno così. Mio padre l'ha presa bene, preferisce starsene nella sua caverna ad assemblare cose, piuttosto. Mi sa che non ci ha nemmeno fatto caso.

– Ehm, sì. E' interessante sapere queste cose, ho sempre creduto che fossero, passatemi il termine, stronzate. Senza offesa, ma non sono mai stato un granché a scuola... a parte in Greco Antico. – Commentai.

– Oh, neanche io. Mi interessa più il cibo. E le piante, vorrei avere una serra... – Disse Niall, sospirando.

– Il nostro cervello è impostato sul Greco Antico, sapete? E' per quello che siamo dislessici, le altre scritture ci creano problemi. Ah, anche l'iperattività è normale, sono i riflessi da battaglia.

Nel frattempo eravamo usciti all'aperto e ci eravamo seduti da qualche parte a chiacchierare. Liam era davvero simpatico, credevo che saremmo diventati ottimi amici. Mentre Niall parlava di quella volta che aveva fatto crescere un orto nel campo da baseball (ve l'ho già accennato, è una brutta storia), cominciò a brillare. Ma non nel senso che il sole gli dava una luce brillante, proprio della serie che sembrava avesse una specie di aura, tipo Goku di Dragonball, ma la sua era reale, non invisibile. La trovai una cosa strana, ma Liam non si scompose.
Pochi secondi dopo comparve una spiga di grano sopra la sua testa.

– Amico, hai del grano sulla testa. – Gli feci notare.

Lui mi guardò piuttosto male, come a dire “ma sei scemo o fai?” e Liam intervenne.

– Sei appena stato riconosciuto, Niall. La spiga sopra alla tua testa è il simbolo di tua madre, Demetra. La dea dell'agricoltura, colei che ha creato le stagioni, protettrice della famiglia e delle leggi sacre.

Lui riuscì solo a mugugnare un “wow” e collegare tutti i vari passaggi... Ora capivo il perché di quella fissazione col cibo e l'essere vegetariano. Direi che quella dea gli calzava a pennello. Gli feci le congratulazioni e gli detti una pacca sulla spalla. Aveva gli occhi lucidi, dopo 15 anni aveva un segno da sua madre... ora comprendeva tutto il casino che era la sua vita.
Non vedevo l'ora che accadesse anche a me. Avevo sempre creduto che mio padre mi odiasse e avesse lasciato mamma da sola a crescere me perché non se la sentiva. Ma non capivo perché lei non mi avesse mai detto nulla, insomma, sarebbe stato un po' strano, ma avevo il diritto di sapere.

– Liam, ma come mai nessuno mi ha mai detto chi era mio padre? Ho sempre creduto che mi odiasse.

– Nessuno di noi lo sa prima di arrivare qui, intorno ai 13 anni, normalmente. E' l'età in cui iniziamo ad essere in pericolo, perché i mostri ci riconoscono e cercano di ucciderci, come è successo a voi. Se aveste conosciuto la verità prima, sarebbe stato come lanciare un razzo di segnalazione, più o meno come possedere un cellulare. Qua c'è n'è solo uno, sapete? E Chirone ce lo lascia usare solo per le emergenze. E' più comodo usare un messaggio-Iride, un iMessage, diciamo. Basta che creiate un'arcobaleno con dell'acqua, pagate con una dracma e pronunciate il nome di chi volete vedere.

– Un pacman? Quel giochino elettronico? – Chiese Niall, col suo solito stile.

– No, una dracma. Una moneta dell'Antica Grecia, le divinità non gradiscono i dollari. – Rispose Liam, ridendo – Sei divertente, cavolo, hai il senso dell'umorismo. –

– Nialler, non cambierai mai. Sei un caso disperato. Questa è epica, ti prenderò in giro per sempre. – Dissi io, divertito.

– Haz, lo sai che odio quello stupido nomignolo. Ora sono offeso – Mi rispose, con uno sguardo imbronciato e le braccia incrociate. – Ora vado a mettere questa roba nella mia casa. Ciao ragazzi, a dopo. – Aggiunse, andandosene verso la capanna IV.

Io e Liam ci scambiammo uno sguardo complice, capendoci senza dire nulla. Saremmo sicuramente diventati buoni amici, ora ne ero sicuro. Però dovevo pur sempre appoggiare la mia roba da qualche parte e fui costretto a farmi accompagnare nella casa di Ermes, dove c'era un casino assurdo. Ora capivo quello a cui alludeva il figlio di Efesto, lì c'erano ragazzi ovunque, per terra, sui letti, in bagno... ammassati come senzatetto che, in un certo senso, era quello che erano. Proprio come me. Trovai uno posto libero vicino alla finestra e riposi quasi tutto nello zaino, in modo da occupare meno spazio possibile. Accanto a me c'era un ragazzo dai capelli rossi, che aveva l'aria di essere lì da poco.

– Ehi, come ti chiami? – Mi chiese.

– Sono Harry e sono qui da qualche ora. Tu?

– Ed. Piacere. Sono al Campo da... un giorno. Sono arrivato ieri, ancora non so chi è mio padre.

– Nemmeno io. – Mentre pronunciavo l'ultima parola, suonò un corno e il mio vicino mi disse che era l'ora di cena, così ci avviammo verso la mensa.
In realtà non era altro che un padiglione senza tetto, contornato da candide colonne greche, su una collina affacciata sul mare, con una dozzina di tavoli da picnic di pietra. Capii che ogni tavolo era per un determinato Dio e quello di Ermes era strapieno, mentre alcuni erano vuoti. Era una cosa strana, perché non potevamo dividerci? Ed disse che il Dio al quale apparteneva il tavolo si sarebbe arrabbiato e probabilmente ci avrebbe fulminati. Quindi decisi che non era una buona idea.

 

*****
 

Nota dell'autrice: 
Che ve ne pare? Questo capitolo è decisamente pieno di cose, compaiono Louis e Liam e scopriamo chi è la madre di Niall, sinceramente la trovo perfetta per lui.
Sono decisamente curiosa di sapere che ne pensate, se vi piace, se vi incuriosisce o se vi sembra una storia stupida. E' nata in un modo strano, dopo che ho letto la saga che viene dopo quella di Percy Jackson ed ho deciso che forse potevo tentare qualcosa del genere, poi mi piace il fatto che ancora non abbiamo una ragazza, che generalmente è la base della Fan Fiction.
Ah, se avete letto i libri o visto i film, magari potreste trovare delle cose che non quadrano, perché io mi attengo generalmente alla storia originale, ma qualche cosa è di mia invenzione.
Ok, ho inserito il banner, anche se ancora non c'è, come dicevo, la ragazza. Lo so, è un po' un casino, Jennifer Lawrence e Ed Sheeran non hanno molto in cumune, però, tutto sommato non è tanto male.
Un'ultima cosa: la grafica e la lunghezza del capitolo vi piacciono? Fatemi sapere. Ancora grazie a chi legge e recensisce, siete stupende 
♥ x


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Capitolo 3
*** III) Capisco di essere impermeabile ***


                                
 
                      
                        {III}                          

Capisco di essere impermeabile
 
Quando realizzai che la cena era a base di cheeseburger, mi sentii in paradiso. Cosa c'era di meglio? Insomma, essendo abituati alla robaccia che servivano alla mensa quel panino sembrava essere molto, molto appetitoso. Proprio mentre stavo per addentarlo, notai che tutti si alzarono e buttarono una parte della loro cena nel braciere. La cosa mi sembrava stupida, ma siccome molte cose di quel posto erano strane, decisi di seguire la massa e gettai un po' del mio cibo come gli altri.
In seguito Ed mi spiegò che era un'offerta agli dei, tipo un rituale. Dopo tutto quello che era accaduto la cosa non mi toccò più di tanto.
Quando tutti finirono di mangiare, Chirone si alzò dalla carrozzina e si mostrò per quello che era, ovvero per metà stallone bianco. Okay, quello mi spiazzò. Non è normale vedere un disabile tirare fuori delle chiappe da cavallo, o no?

– Buonasera ragazzi. Sono felice di presentarvi tre nuove reclute, dato che ieri sera non ho potuto tenere la riunione. Uno di loro è già stato riconosciuto. Niall, per favore, alzati in piedi.

Il mio migliore amico, tutto rosso in viso, andò accanto al centauro, cercando di sfoggiare il suo “sorriso nervoso”. Sembrava sentirsi a disagio e non potevo biasimarlo. Avere parecchie paia di occhi puntati addosso non era una cosa carina. C'era anche Argo, uno degli addetti alla sicurezza, che aveva tanti occhi. Con questo intendo dire che li aveva dappertutto, anche sulle mani e sulla lingua. Quando si dice essere osservati. Ridacchiai a quel pensiero idiota e ascoltai Chirone che presentava Niall a tutti, sottolineando chi fosse sua madre. Quando ebbe fatto, chiamò Ed. Lui si alzò e prese il posto che prima era occupato dal biondino.

– Eroi, lui è Ed, è arrivato ieri. Oh, guardate, è un figlio di Dionisio! – Esclamò, quando sulla testa del ragazzo dai capelli rossi comparve dell'uva. Ora era palese capire che fosse figlio del dio del vino. Non sapevo perché, ma pensavo che fosse davvero azzeccato per lui.

Infine, fu il mio turno. Ero molto ansioso, avevo paura di non essere riconosciuto. Odiavo avere addosso quella pressione, mi sentivo l'unico idiota che non sapeva chi fosse suo padre. Iniziai a pregare dentro di me, chiedendo un segno, «Papà? Ci sei? Non farmi fare una figuraccia, fai apparire un simbolo anche a me. Per favore». Con mia sorpresa, una voce mi rispose: «Tutto a suo tempo, figliolo». È inutile dire che provai e provai a parlargli di nuovo, ma non ricevetti nessun'altra indicazione. Infatti, come temevo, non accadde nulla. Ora tutti sapevano chi ero e mi sentivo comunque uno sfigato, quindi mormorai a mio padre «Oh, grazie tante per l'aiuto». Ma mentre me ne tornavo mogio al mio tavolo, un ragazzo urtò una caraffa d'acqua che si rovesciò proprio addosso a me. Ero già pronto ad essere schernito da tutti che non mi accorsi dell'espressione stupita che avevano gli altri finché Niall non disse qualcosa tipo “Sei impermeabile?” ed io realizzai che c'era una pozza intorno a me, ma io ero totalmente asciutto e brillavo di azzurrino. Spalancai gli occhi e guardai Chirone.

– Incredibile, Harry, tuo padre è Poseidone. Uno dei Tre Pezzi Grossi, era un'eternità che non ne vedevamo uno.

– Oh. Ecco perché l'Idra mi ha chiamato “figlio del dio del mare” e perché mi è sempre piaciuto stare sott'acqua e... wow. – Blaterai, più sorpreso di tutti. – E' incredibile.

Alcuni mi squadrarono come se avessi qualcosa che non andava, altri con timore. Era come se nel giro di qualche secondo fossi diventato il ragazzo più popolare del campo, immaginai che mi vedessero come un raccomandato o roba del genere. Del tipo: “guardalo, si crede figo perché suo padre è il dio del mare”, ma io non la pensavo così. Era più come sentirsi improvvisamente qualcuno, non un normale ragazzino sfigato. Come se le cose iniziassero ad avere un senso. Anche il centauro aveva i muscoli del viso molto tesi, però. Immaginai che non fosse un buon segno, ma decisi di non preoccuparmi troppo. Semplicemente rialzai la caraffa ormai distesa sul tavolo e me ne tornai a sedere finché Chirone non sciolse la “riunione” e tutti ci alzammo diretti ai rispettivi dormitori.
Ed era scosso e un po' triste di essere da solo in casa, come me. L'idea non era per niente allettante, in effetti. Gettai tutto ciò che possedevo sul letto e poi uscii a cercare Niall. Avevo bisogno di parlare col mio migliore amico.

– Ehi, biondino – Lo chiamai sottovoce. – Devo parlarti, andiamo a sederci da qualche parte? – Proposi, speranzoso.

– Okay, muoviamoci.


L'unico posto che trovammo deserto fu l'arena e ci accasciammo su un gradone di pietra fredda ed umida. Adoravo passare del tempo con lui, pensai, osservando il cielo.

– Harry, come sempre non ti smentisci mai, eh? – Domandò, facendo una smorfia.

– Che vuoi dire?


– Sei sempre stato più bravo di me in tutto. Non fraintendermi, ma io già sapevo che tuo padre non era una divinità minore, non era possibile, con la tua personalità. Cioè, mi meraviglio che tu sia sorpreso. – Balbettò, un po' imbarazzato.

Io sgranai gli occhi, incredulo. Era geloso? No, impossibile. Non era da lui. – Ma... che significa? Sei invidioso o roba così? Non posso crederci, davvero.

– Dico solo che per una volta avrei voluto essere io quello al centro delle discussione, si parla sempre di te. Di me dicono solo che sono l'amico di Harry. E' brutto stare nell'ombra di qualcuno.

Non ci avevo mai riflettuto. Io non ero uno popolare, ma la gente mormorava, qualche figura l'avevo fatta e c'erano anche un paio di ragazze che mi venivano dietro, a pensarci bene. Forse si sentiva lasciato in disparte, ma non era affatto così.

– Amico, mi dispiace. Non mi piacciono queste attenzioni, dico, hai visto come mi guardavano male? Forse sono maledetto oppure porto sfiga, che ne sai? – Lui rise sonoramente, come faceva di solito. Risi anch'io, era impossibile non esserne contagiati.

– Sai, per me tu sei un grande. Potevi anche essere figlio di Bob, per me era uguale, sei il mio migliore amico, Niall, tu sei fantastico. Mi hai guardato le spalle un sacco di volte e poi io non me andrò, sarò sempre qui a romperti i coglioni. Siamo una squadra, dopotutto.

Lui ci pensò su un minuto buono, poi sorrise e mi chiese chi fosse Bob. Gli spiegai che era un satiro con un brutto caratteraccio che puzzava di lattine. Al che lui rise ancora più forte e si scusò per quello che aveva detto, sottolineando il fatto che era felice di essere mio amico. Poi sentimmo dei rumori strani e decidemmo di darcela a gambe levate. Considerando dove ci trovavamo, era molto facile rischiare di essere bruciati o mutilati in qualche modo, quindi era meglio togliersi di torno alla svelta.
Ci salutammo e andammo a dormire. Purtroppo mi svegliai all'alba, in condizioni pessime. Sembrava che un lama avesse deciso di leccarmi la faccia. Avevo i capelli arruffati, gli occhi gonfi e mi sentivo le ossa rotte. Dato che non c'era verso di riaddormentarmi, sgattaiolai fino alla spiaggia e mi misi ad ascoltare il mare. Era una cosa che mi rilassava molto.
Infine mi convinsi a togliermi le scarpe ed entrai nell'acqua fino ai polpacci. Mi sentii molto meglio, più forte e rinvigorito. «Ehm, Poseidone? L'acqua mi fa quest'effetto sul serio o sono pazzo?», chiesi, incerto. Non ricevetti risposta e sbuffai. Quando si dice un padre assente. Ma chi volevo prendere in giro? Aveva sicuramente cose più interessanti da fare che stare ad ascoltare le domande del suo povero figlio adolescente.

Rientrando, guardai per bene la casa numero III, la mia. Era lunga, massiccia e bassa, con le pareti esterne di pietra grigia e porosa, costellate di frammenti di conchiglie e corallo. All'interno vi era un odore salmastro, le pareti luccicavano come il guscio di un'ostrica e c'erano sei letti a castello con le lenzuola di seta (il mio ormai ridotto ad una palla deforme, l'ho già detto che non sono molto ordinato?). C'era anche una fontana d'acqua salata, dono di mio padre, probabilmente. Inoltre notai dei vasi pieni d'acqua con anemoni e piante fosforescenti e degli ippocampi di bronzo appesi con dei fili al soffitto. La luce dell'alba la rendeva davvero magnifica.
Decisi di andare a farmi una doccia, perché anche se mio padre aveva il comando sull'acqua, puzzavo lo stesso. Quando ebbi finito, indossai dei jeans puliti e la maglietta arancione con su scritto CAMPO MEZZOSANGUE. Mi sentivo addirittura bene.
Misi le mie amate converse bianche e mi avviai verso la Casa Grande, deciso a chiamare mia madre. Sulla veranda c'era un tizio bassino con una camicia leopardata e dei tralci d'uva in testa intento a fare un solitario.

– Mi scusi, dov'è Chirone? Avrei bisogno di chiamare mia madre per avvertirla che non sono morto e...

– Ragazzo, sei quello nuovo, com'è che ti chiami? Henry Stole? Il figlio di quel vecchio pescatore, no? Già, un po' gli assomigli. Comunque, io sono il signor D.

Avrei dovuto sentirmi ferito da quel commento maligno, ma invece ero contento di assomigliare un po' a Poseidone. Insomma, era pur sempre un dio.

– Il mio nome è Harry Styles. Ma non dovrebbe incenerirla per aver detto una cosa del genere? – Chiesi, stupito.

– Fa lo stesso. E, nah, non può incenerirmi. Sono un dio. Comunque abbiamo mandato un satiro a casa tua madre, per avvertirla. Lei all'inizio si è spaventata e gli ha tirato una padellata in testa, ma poi hanno chiarito. Qui c'è il borsone con dentro la tua roba, oh, il gattino azzurro è adorabile. – Disse, schioccando le dita e facendo apparire una sacca enorme. Arrossii per il suo ultimo commento, afferrai le mie cose e me ne andai il più velocemente possibile. Nella frenesia urtai una ragazza che mi urlò qualche insulto in greco che capii alla perfezione. Mi scusai e lei mi incenerì con lo sguardo, come se avessi appena firmato la mia condanna a morte.

– Sul serio, mi dispiace. Sono Harry. E tu...? – Non feci in tempo a finire la frase che lei era già andata via. Per quello che ero riuscito a vedere aveva gli occhi grigi come il fumo e i capelli castano scuro, che teneva legati in una coda. Era carina, se non mi avesse dato del “tricheco spastico” e dello “stupido novellino”.

Gettai la sacca sotto al letto e mi assicurai di nascondere il peluche in modo che nessuno lo trovasse. Era l'unico regalo che avevo ricevuto da mio padre, ma mia madre poteva evitare di mandarmelo, anche se ci tenevo parecchio (non so uno smidollato, intendiamoci, ma era l'unico ricordo concreto che avevo).
La giornata stava iniziando ed udii il corno, che in teoria doveva avere la funzione di sveglia. Tutti i semidei iniziarono a rendersi presentabili e poco dopo eravamo seduti ai nostri tavoli, buttando cibo agli dei e mangiando toast con burro e marmellata. Almeno avevo tutto lo spazio che volevo, anche se continuavo a sentirmi osservato.

– Semidei, stamattina ci sarà la solita sessione di allenamento, però vi dividerò in 4 gruppi che poi diventeranno 2 nella caccia alla bandiera di questo pomeriggio.
Allora, le case saranno divise in questo modo: Ipno, Iride ed Ermes, Apollo, Afrodite e Poseidone, Atena, Efesto e Dionisio, Demetra, Ares ed Ecate.
Le discipline andranno a rotazione, il primo gruppo si allenerà con l'arco, il secondo con la spada, il terzo andrà alla parete di arrampicata e l'ultimo farà pratica con i pegasi. Un'ora ciascuno, intesi? Dopo pranzo vedremo come organizzarci. Ho finito, potete andare.

Chiesi ad Louis che cosa dovevo prendere e lui mi rispose di mettermi l'armatura, l'elmo e di cercare di non farmi tagliare un braccio. Prospettiva allettante, no?
Comunque, nel giro di 5 minuti me ne stavo al fianco del figlio di Apollo (l'unico che conoscevo), intento a seguire la spiegazione di Chirone, che ci raccomandava di non ferirci gravemente e/o di non ucciderci. Poi ci divise in coppie e io finii contro un ragazzo moro dai lineamenti arabi, pensai che forse suo nonno era emigrato da non so che paese del medio oriente. Mi stavo imbambolando cercando di capire come facesse a sembrare bello anche con quell'orribile maglietta arancione e lui colse l'attimo tentando un affondo che mi fece cadere all'indietro.

– Amico, non ero pronto! – Mi lamentai, massaggiandomi la schiena.

– Devi sempre esserlo. Là fuori eri già stecchito. – Rispose, sorridendo e porgendomi una mano per rialzarmi. – Io sono Zayn, comunque. Figlio di Afrodite, ma non credo ci sia bisogno di sottolinearlo. – Scherzò, facendo l'occhiolino.

– Io sono Harry. Mio padre è Poseidone.

– Lo so, tutti lo sanno. Sei al centro dei gossip, fidati, le mie sorelle non fanno altro che parlare di te. Pare che stiano decidendo chi ha il diritto di provarci usando una specie di Love Calculator della morte. Stai attento, sono specializzate nell'essere molto affascinanti, ma ti basti sapere che il rito di passaggio per una figlia di Afrodite è di spezzare il cuore di qualcuno e loro ci sanno davvero fare.

Tutto quello che riuscii a dire fu: – Ah. – In effetti non sapevo se esserne felice o terrorizzato. Alla fine optai per la seconda, l'ultima cosa che volevo era una ragazza che assomigliasse ad una barbie. No grazie. Comunque estrassi Fobia e ben presto capii come usarla, ce l'avevo nel sangue. Schivavo ogni colpo ed intuivo le mosse di Zayn alla perfezione, infatti riuscii a disarmarlo ed a puntargli la spada alla gola. Oh, adoravo quel campo estivo.

– Complimenti, non ho mai visto una recluta senza addestramento cavarsela così bene, davvero. – Si complimentò Louis. – Vedo che hai conosciuto Malik, eh? Noi siamo buoni amici. – Puntualizzò dandogli una pacca su una spalla.

– Lou, ora che cosa dobbiamo fare? – Chiese quest'ultimo.

– L'arrampicata. Ah, Harry, come ti dicevo, la lava scotta parecchio. Uno della casa VI è stato due mesi calvo, perché si era bruciato i capelli. Non sai quant'è stato brutto spalmargli la crema tutti i giorni, era come mettere della maionese su un pallone da basket.

– Capito. Evitare il magma.

Okay, ammetto che mi ero bruciato i jeans. E la maglietta. E i calzini. E i peli delle braccia. E che avevo il mignolo della mano sinistra grosso e rosso come un pomodoro. Ma ero vivo (consiglio: non dare mai per scontata questa cosa) e, in compenso, ero arrivato in cima senza bruciarmi i ricci, che era la mia priorità principale.
Evito di descrivere altro, fidati, è meglio che tu non sappia che gridolini poco maschili mi ero lasciato sfuggire all'inizio quando una pietra bollente mi aveva mancato di due millimetri. A quel punto ero già esausto e completamente madido di sudore e dentro di me imploravo pietà, ma quando vidi quel meraviglioso pegaso color cioccolato non potei fare a meno di sentirmi felice. Louis ci spiego come montarli e ci raccomandò di essere gentili e di pulirli accuratamente.
Ad un certo punto dissi tra me e me – Certo che sei davvero bello. – e, con mia grande sorpresa ricevetti come risposta un «Grazie capo, io sono Mack. La striglia è meglio se la usi nell'altro senso, comunque». Feci come diceva e poi gli chiesi se si chiamava come il computer della Apple, e lui rispose che sua madre adorava Steve Jobs. Non indagai su come facesse la madre di un pegaso a conoscere il fondatore di quella marca di roba elettronica, non ero certo di voler conoscere la risposta.

– Ehm, Mack? Come mai riesco a capirti? – Chiesi, un po' dubbioso.

«Capo, sei figlio di Poseidone. E' stato lui che ha creato i cavalli dalla schiuma del mare, abbiamo un legame empatico, sai? E' figo poter parlare con qualcuno. Ah, Capo? Puoi darmi una carota? Sono gustose.» Mi rispose lui.

Io gli dissi di non chiamarmi “capo” e che più tardi gli avrei portato la verduta che mi aveva chiesto. Dovevo sembrare parecchio rincoglionito, perché Louis si avvicinò, domandandomi se andava tutto bene. Gli risposi che ero apposto. Poi notai che teneva le briglie di un bellissimo cavallo alato color grigio chiaro, con la criniera un po' più scura del manto.

– Come si chiama? – Domandai, alludendo a quest'ultimo.

– Kevin. Invece tu hai Mack, eh? Attento agli atterraggi, tendono ad essere un po'... turbolenti, ecco. Comunque per oggi basta così, domani proverai anche a fare un voletto, ora dobbiamo andare al tiro con l'arco. Su, mettigli la capezza. – Disse, porgendomela.

Io feci come mi aveva detto e nel frattempo il mio amico a quattro zampe (e due ali, ovviamente) si difese assicurandomi che sapeva atterrare benissimo e che era Louis a non saper cavalcare. Se un cavallo potesse assumere un'espressione imbronciata, ecco, lui lo stava facendo piuttosto bene. Comunque lo salutai con una carezza sul collo e seguii Zayn che sembrava essere uscito da un centro benessere, anziché da 3 ore di addestramento. A quel punto immaginai che avesse addosso qualche tipo di benedizione, il che era demoralizzante. Mi sentivo uno straccio e la parte peggiore doveva ancora arrivare. 


*****

Nota dell'autrice:
Eccomi ragazze! E non sono nemmeno in un ritardo mostruoso, il che fa buon sperare. Parliamo del capitolo.
Allora, per prima cosa arriva Zayn! Dovete ammettere che è perfetto come figlio di Afrodite, insomma, mi viene il dubbio che non lo sia anche nella realtà, lol. 
Poi scopriamo chi è il padre di Harry, questo già potevate immaginarvelo, ma dati gli occhi verdi del signor Styles la parte gli calzava a pennello.
In più c'è il primo cenno alla ragazza, che però scopriremo più avanti. :)
Ah, come scordarsi di Kevin? Per essere completa la storia aveva bisogno anche di lui, anche se non è un piccione, ahahahah.
Niente, mi auguro che il capitolo vi piaccia, così come il banner e la grafica. Per qualunque cosa non esitate a contattarmi.
Vi ringrazio moltissimo per l'aiuto che mi date e sono felicissima che qualcuna di voi abbia inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Ora vi lascio, a presto, xx 


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Capitolo 4
*** IV) Infilzo una professoressa ***


                                

 
                          {IV}                          

Infilzo una professoressa
 

Quella fu la volta in cui capii di non essere tagliato per il tiro con l'arco. Non faceva per me. Rischiai di infilzare un paio di ragazzi e presi un satiro nelle chiappe, tutto nel giro di pochi minuti. Non potete immaginarvi che figuraccia.
Niall era accasciato in due dalle risate, sembrava colto da spasmi. Louis non commentava, ma ridacchiava tra sé. Anche Zayn tratteneva a stento il sorriso.
Io decisi che era meglio fingere un malditesta e ritirarmi, prima di accecare una ninfa degli alberi (si possono trasformare in quest'ultimi a loro piacimento).
Chirone mi dette il permesso di tornarmene nella mia capanna, perché anche lui aveva visto che ero pericoloso. Così, piuttosto sconsolato, mi feci una doccia e mi cambiai.
Andai a richiedere un'altra maglietta arancione, perché la mia era piena di bruciature e poi mi accasciai sulla spiaggia, cercando di dare delle risposte a molte domande che mi assillavano. Chi ero veramente? Perché ero lì? Qual'era il mio destino?

Tutta quella cosa dell'addestramento poteva sembrare divertente, ma era pericoloso. E pensare che quello era solo allenamento mi faceva rabbrividire, perché se mai avessi preso parte ad un'impresa, non pensavo che sarei tornato vivo. Volevo disperatamente andare da mia madre, però, in fondo, sapevo che quella era casa mia e che ero solo un po' scosso.
Feci per avviarmi verso la mensa, quando sentii qualcuno gridare. Ero certo che il suono venisse dalla foresta e, senza perdere tempo, corsi nella direzione dalla quale proveniva.
Inciampai in un paio di radici e ricevetti alcuni insulti da parte delle ninfe che mi chiamarono “sudicio onnivero” il che, dal loro punto di vista di amanti della natura, era davvero qualcosa di pesante.

Mi ritrovai di fronte ad un'orrenda donnina con il corpo di uccello che stava cercando di mangiare la testa di una ragazza.
Richiamai alla mente qualche nozione di mitologia greca e capii che quella era un'arpia. Tantissimi mezzonsangue avevano combattuto lei e le sue sorelle mostruose, ma a quanto pareva non se ne restavano buone a lungo. Feci questa riflessione nel giro di pochi secondi e sguanai la mia spada, pronto a colpirla alla schiena, però lei si girò proprio un istante prima che la prendessi in pieno e deviò il colpo con i suoi artigli.
Quando la vidi in viso dovette sforzarmi di trattenere un conato di vomito. Era orribile, con pochi capelli neri tutti unti e attaccati al cranio bitorzoluto, con la faccia piena di cicatrici e con le ali impregniate di sangue secco. Per non parlare dell'odore, sapeva di carne rancida. Pensai che assomigliasse alla mia professoressa di scienze e non potei fare a meno di ridere. Lei mi guardò con i suoi piccoli occhietti malvagi, come per dire “diventerai il mio pranzo, stupido semidio” e io capii che non potevo più tirarmi indietro. Non potevo farmi ammazzare davanti ad una ragazza, questo andava contro i miei principi, così rotolai su un fianco e tentai di affondarle Fobia nel petto, ma aveva la pelle dura e un colpo di striscio non era sufficiente. Lei mi graffiò la gamba con una zampa e avvertii una fitta di dolore in tutto il corpo. Sentivo perfettamente l'odore del sangue e per poco non svenni.
Lanciai uno sguardo alla semidea accasciata vicino all'albero, che nonostante fosse ferita capì al volo e creò un diversivo, rialzandosi e attirando verso di sé quella mostruosa professoressa unta, dandomi il tempo di saltarle sulla schiena e infilarle la spada nel collo fino all'elsa. Con un grido di dolore si dissolse in un mucchietto di cenere.
Io mi passai una mano tra i ricci, per risistemarli ed andai a sorreggere la ragazza, che riconobbi come quella che mi aveva dato del “tricheco spastico”.

– Ehi, stai bene? – Le domandai.

– No. Quella stupida arpia mi ha colta di sorpesa alle spalle. Mi serve un po' di ambrosia. Comunque grazie per avermi aiutata, ma non serviva. Me la sarei cavata benissimo da sola. Ma se ti azzardi a salvarmi di nuovo, giuro che ti uccido.

– Ehm, certo. Non c'è di che. – Riuscii a balbettare. – Io sono Harry.

– Lo so, sei quell'idiota che mi ha spinta stamattina. Sei figlio di Poseidone, eh? Il solito montato. Io sono Daphne. E non credere che sia un nome da smidollata, tipo figlia di Afrodite. Mio padre è Ares, capito? È mia madre che ha voluto darmi un nome greco.

– Già. Però io non sono un “montato”. Mi sono preso un'artigliata per salvarti. Ora per piacere chiudi il becco e appoggiati, così forse riusciamo ad arrivare all'infermeria.

– Immagino che dovrei scusarmi. Beh, mi dispiace. È che odio che le persone mi vedano come una debole. Ero venuta qui per evitare di fare un'altra noiosissima sessione di allenamento e mentre andavo alla spiaggia è saltata fuori l'arpia e poi… sei arrivato tu.

– Non importa. Possiamo ricominciare da capo. Allora... da quanto sei qui?

– Da quattro anni. Tu da un giorno e già hai sconfitto un'arpia. Dovrei sentirmi ridicola. Sai, ancora non so se mi piaci o se ti odio.

Io mi sentivo molto strano. Era come se quella ragazza mi spiazzasse ad ogni frase. Era una situazione nuova, generalmente ero un tipo dalla risposta pronta. Ma non volevo certo vantarmi di aver ucciso una vecchia professoressa puzzolente, però ero contento di averla rivista. Mi ero perso nei suoi occhi grigi.

– Non ce l'avrei fatta se tu non l'avessi distratta. Direi che è stato un lavoro di squadra. – Dissi, mentre arrancavamo attraverso il bosco. – E spero di non starti antipatico, perchè ho la sensazione che avrei una vita breve. – Scherzai, abbozzando un sorriso.

– È proprio così, non credere di essermi simpatico, però.

– Nah, neanche per idea. Fingerò che questo non sia mai successo. Immagino che sarebbe imbarazzante, per te.

– No, non preoccuparti. Però guardati la schiena, perché appena ne avrò l'occasione ti ridurrò in poltiglia.

– Allettante, davvero. – Dissi, per poi scoppiare in una fragorosa risata. Anche Daphne non potè fare a meno di ridere. Nonostante tutto, però, sentivo delle cose forti per lei. O magari ero solo rincoglionito di mio, il che, come diceva Niall, era probabile.

Quando finalmente arrivammo all'infermeria, trovai subito Louis che ci disinfettò le ferite e che ci dette un po' di nettare. La mia gamba tornò normale dopo che la strofinai con l'acqua, ma la schiena dell figlia di Ares era messa piuttosto male. Le ci sarebbero voluti un paio di giorni per riprendersi. Sembrava quasi imbarazzata, ma pensai che fosse impossibile. Dopo averci parlato una sola volta già avevo capito che tipo di ragazza era. Non una di quelle che pensano alla moda ed ai ragazzi tutto il giorno. Eppure era davvero carina, anche con la schiena piena di unghiate. La salutai e me ne andai, prima che decidesse di infilzarmi per averle rivolto la parola. Credo che saremmo potuti diventare amici, la prendevo come una sfida personale. √ Uccidere l'Idra, fatto. √ Diventare un semidio, fatto. √ Infilzare il sedere di un satiro, fatto. √ Salvare una ragazza stupenda ma decisamente pericolosa, fatto.

Dopo tutta quella fatica non mi sembrò vero poter mangiare quel bel piatto di pasta al sugo, avevo bisogno di nuova energia, infatti mangiai anche un'intera stecca di cioccolata, che sarebbe una cosa che uno potrebbe aspettarsi da Niall, ma io ero esausto. Quando ci ritrovammo tutti insieme raccontai a tutti i miei nuovi amici quello che era successo e presentai quelli che non si conoscevano agli altri. In pratica eravamo in 5, perché Ed era stato inviato da suo padre in California per tenere non so che congresso sulle vigne italiane. Fatto sta che stavamo diventando davvero uniti, sarà che combattere al fianco di qualcuno ti fa capire di chi ti puoi fidare, anche se è solo addestramento.
A quel punto Liam se ne uscì con un'idea al quanto strana.

– Ragazzi, dovremo darci dei titoli. Ovviamente in un gruppo ci sono più tipi di persone, giusto? Io sono quello intelligente. Mi sembra ragionevole. – Disse lui.

– Beh, io sono quello divertente! – Aggiunse Niall.

– Solo perché non c'è quello stupido, amico. – Replicai io.

– Zayn è quello vanitoso, ve lo giuro. – Disse Louis.

– E va bene, allora Harry è quello che flirta con le ragazze, il corteggiatore. Non è facile riuscire a parlare con Daphne senza farsi del male. – Sentenziò Zayn ed io non potei fare altro che accettare quella parte.

– Quindi rimani fuori solo tu, Louis. E siccome sei il più vecchio e ci serve un capo, tu sei il leader. Tutti d'accordo? – Conclusi io.

– Sì! – Dissero all'unisono, poi brindammo con delle Diet Coke che Niall aveva rubato dal frigo del Signor D, che avevo scoperto essere Dionisio, il dio del vino. Mi dispiaceva un po' per il mio amico Ed, suo padre mi sembrava un ubriacone. In realtà, era il dio degli ubriachi, ma sembrava comunque un tipo apposto. E poi pensavo che se avessi detto il contrario mi avrebbe fulminato senza pensarci due volte.

– Ragazzi, tra poco ci sarà la Caccia alla Bandiera. Praticamente la casa di Atena vince sempre, per forza, è la dea della strategia militare... e beh, loro sceglieranno sicuramente Apollo ed Efesto, mentre Ares ed Afrodite sono loro nemici da sempre, mettiamola così. Quindi Zayn è sicuramente contro di me e Liam, mentre voi – disse Louis alludendo a me e Niall – Non ho idea di come vi schiereranno. Perché è la prima volta che c'è un figlio di Poseidone e Demetra odia questo gioco.

– Ah. Ma in cosa consiste? – Chiese Niall.

– Ogni squadra ha una bandiera che deve nascondere e nel frattempo deve anche cercare di conquistare quella della squadra avversaria. Generalmente è proibito uccidere o ferire gravemente gli avversari, ma la casa di Ares adora fare sembrare tutto un grosso e spiacevole incidente, quindi vi consiglio di stargli alla larga. – Rispose Zayn.

– Ma non è pericoloso? Voglio dire, qui vi divertite sempre così o...? – Domandai a Liam, che, dopotutto, era “quello intelligente”.

– Sì. È un tantino strano da assimilare all'inzio, ma poi inizierete a rompervi le palle a fare sempre le solite cose e non vedrete l'ora che vi venga assegnata un'impresa, cosa che non accade quasi mai. Quindi almeno questo gioco ci fa svagare un po'. Non facciamo altro che combattere e almeno così mettiamo in pratica qualcosa, non ti pare? – Mi disse, come se fosse ovvio.

Poco dopo ci salutammo e ognuno tornò ai propri compiti, cioè a medicare qualcuno nel caso di Louis, a sistemarsi i capelli nel caso di Zayn, a lucidare armi nel caso di Liam, a mangiare germogli di soia nel caso di Niall ed a rubare carote nel mio caso.
Una volta trovato ciò che volevo, sgattaiolai furtivamente nella stalla di Mack, che trovai intento a sgranocchiare fieno distrattamente.

– Mack, amico? Ti ho portato della verdura.

«Grazie mille, Capo. Ero stufo di mangiare erba secca. Non sa di niente. Sei proprio un Capo gentile.»

– Non sono il tuo “capo”, ti prego, non chiamarmi così. – Implorai, porgendogli le carote, che lui divorò in pochi secondi.

«Certo Capo. Vuoi fare un giretto? Mi va di sgranchirmi gli zoccoli.»

– Ehm, Louis ha detto che ci avrei provato domani e poi tra poco inizierà la caccia alla bandiera, insomma, non sono certo di potermi assentare e poi io non so cavalcare.

«Sciocchezze. Sei figlio di Poseidone, ce l'hai nel sangue, Capo. Devi piantarla di blaterare, sai? Ogni tanto bisogna lasciarsi andare.»

Ci pensai su alcuni minuti, consapevole di stare per fare una grandissima cazzata, ma dopotutto io ero un esperto in quel settore. Poi nel peggiore dei casi mi sarei sfracellato al suolo e con un po' di fortuna non sarei morto. Forse poteva addirittura essere divertente.
Mack mi stava praticamente dicendo che ero un cavaliere nato (cosa alla quale stentavo a credere) e che sarebbe stato divertente. Quindi accettai, infondo ero pur sempre un semidio, se non potevo prendermi qualche rischio ogni tanto...

– Sai che ti dico? Hai ragione. Andiamo, fammi vedere come vola un vero pegaso.

Non avevo idea di come si cavalcava un pegaso, ma lui mi disse semplicemente di saltargli in groppa e di tenermi alla criniera. Aggiunse che al resto ci avrebbe pensato lui e io decisi di fidarmi, anche se non potevo nascondere un po' di preoccupazione. Non avevo neanche mai montato un cavallo e quello era decisamente fuori dagli standard.
Ma era la cosa più bella che avessi mai fatto in tutta la mia insignificante vita.
Immaginate di galoppare, però nell'aria. Era come sentirsi invincibili, eterni, forti.
Era qualcosa di indescrivibile, avevo l'aria che mi scompigliava i ricci e che mi accarezzava il viso, come se fossi nato per quello. Potevo sentire le ali di Mack aprirsi e chiudersi per seguire le correnti del vento. Dopo una decina di minuti mi sentivo abbastanza sicuro da ordinare al mio destriero di eseguire figure più complicate, come delle piroette e delle impicchiate. Non riuscivo a smettere.
Però mi resi conto che avevo sfidato fin troppo la sorte ed era meglio rientrare, prima che succedesse qualcosa di grave.
Chiesi a Mack di atterrare e, beh, quella fu la parte peggiore. Mi sentii come risucchiare i polmoni e per poco non ci schiantammo sul tetto delle stalle. Per fortuna dirottai il mio amico verso il laghetto, così entrambi non ci restammo secchi. Provai a plasmare l'acqua a mio piacimento, in modo che nessuno dei due si bagnasse. Riuscii perfino a riportarlo nel suo box prima che il corno suonasse e corsi a perdifiato giù dalla collina per arrivare in tempo all'anfiteatro, dove tutti i semidei si stavano radunando in attesa di ordini.


 

*****

 

Nota dell'autrice: 
Eccomi! Innanzitutto mi scuso per il ritardo e per la lunghezza del capitolo, lo so, è troppo corto, ma avevo terminato le idee e
preferivo non dividere la “caccia alla bandiera” tra due capitoli.
Ma parliamo delle cose positive. Abbiamo la ragazza, yeeh! Come avrete visto, non è una smidollata, è figlia di Ares e
quindi Jennifer Lawrence mi sembra perfetta per il suo ruolo.
Ah, la mia parte preferita è quella in cui loro si danno i “titoli”, come successe ad X-Factor,
non l'ho mai letto in altre fan fiction e credo che sia una bella cosa, li fa 
apparire come una vera squadra, cosa che sono a tutti gli effetti.
Mi scuso ancora se dovessero esserci errori, non ho avuto il tempo di rileggere, mi dispiace, ma la scuola mi porta via tantissimo tempo.
Volevo ringraziare particolarmente 
la_paqueter, perché è carinissima ed è stata gentilissima nel leggere tutte e 3 le mie storie,
inserendole addirittura nelle preferite *-*, grazie mille, sul serio.
Anyway, non mi dilungo oltre e vi ringrazio ancora, le vostre recensioni sono utilissime, davvero. 
A presto, Viola.


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Capitolo 5
*** V) Ci picchiamo per un pezzo di stoffa ***


                              

 
                          {V}                           

Ci picchiamo per un pezzo di stoffa
 

Mi affrettai a raggiungere Niall, che era intento a mangiare qualcosa, forse un cracker al formaggio. Quel ragazzo non aveva davvero fondo.
Ogni giorno mi aspettavo che esplodesse per un overdose di cibo.
In effetti, dove andava a pescare tutta quella roba da mangiare? Mah.
I miei strani pensieri vennero interrotti da Chirone che, in tutta la sua magnifica forma equina, era posizionato al centro dell'arena.

– Eroi! Come sapete tra poco inizierà la Caccia alla bandiera, mi resta solo da dichiarare come sarete divisi.
Allora, nella squadra rossa ci saranno i figli di Atena, Apollo, Efesto, Ecate, Iride ed Eolo.
Della squadra blu, invece, faranno parte le case di Afrodite, Ares, Demetra, Ipno, Poseidone ed Ermes.
Dunque, avrete circa dieci minuti per nascondere il vostro stendardo e decidere come organizzarvi. Chiunque esageri con la violenza – continuò il centauro guardando i figli del dio della guerra – verrà obbligato a pulire le stalle dei pegasi ed i bagni per un mese, intesi? Buona fortuna. Che il gioco abbia inizio!

Deglutii a fatica. Ero un tantino restio all'idea di ammazzarci di botte per un cavolo di pezzo di stoffa… insomma, era da idioti.
Quantomeno ero sollevato di essere insieme ai figli di Ares, perché così (forse) non mi avrebbero picchiato a sangue. E poi c'era Daphne.
Zayn mi diede una pacca sulla spalla, come a dire “Ehi amico, siamo nella stessa squadra, non fai i salti di gioia?”, ma io non gli diedi molta soddisfazione.
Siccome non stavo prestando attenzione alla strategia di “guerra”, appresi il piano a grandi linee. Infatti capii che io me ne sarei rimasto a difendere la bandiera insieme ai fratelli di Zayn, di Niall e alla casa di Ipno.
Dunque quelli di Ares (un simpatico gruppo di bulli super-mega-arci felici di spaccare la testa a qualunque essere vivente) e di Ermes (che erano pur sempre la progenie del dio dei ladri, non scordiamocelo) sarebbero andati in avanscoperta.
Noi posizionammo la nostra bandiera nei pressi del laghetto del canottaggio, dietro ad una roccia che ci permetteva un riparo sufficiente.
Dal canto mio, ero parecchio preoccupato.
Insomma, non era una grande idea lasciarmi da solo insieme ad un branco di ragazze che avevano solo paura di rovinarsi il trucco correndo.
Poi c'erano quegl'altri che rovistavano il terreno in cerca di semi commestibili (ma dico, che cos'avevano nel cervello?) e, infine, i figli di Ipno, che si stavano addormentando tutti.
Okay, va bene che loro padre era il dio del sonno, però…

– Ehm, Zayn? Ti prego, dimmi che è tutto uno scherzo. Questi qua dovrebbero essere quelli che difendono la bandiera? Menomale che era una cosa seria... – Chiese Niall, dando voce ai miei pensieri.

– Mmh, temo di sì. Abbiamo perso le ultime... 150 Cacce alla bandiera, o giù di lì.
C'è un motivo se non vinciamo mai. E il fatto che le mie sorelle si stiano limando le unghie, beh, non aiuta. – Rispose il moro, passandosi una mano tra i capelli.

– Cosa?! Centocinquanta? Oh, cazzo. – Commentai, affranto.

– Harry, mi spiace. Siamo noi tre contro la casa di Atena e Apollo. Credimi, non sarà divertente. L'ultima volta uno della casa VII ha appeso metà della squadra a testa in giù sugli alberi. Così, per divertimento. Beh, almeno passiamo il tempo.

Mi lasciai cadere sull'erba, che era ancora un po' umida dalla nottata precedente.
Chiusi gli occhi e pensai che, se mi ci fossi messo d'impegno, avrei potuto davvero essere fondamentale per quel gioco. Tutti erano certi che avremmo perso, ma, beh, non avevano mai avuto un figlio di Poseidone nel loro team. E avevo pure il lago dietro.
Sorrisi, deciso a cambiare le sorti di quella battaglia.

– No, Zayn. Possiamo farcela. Allora... se tipo scavassimo delle specie di buche? Poi le ricopriamo con le foglie e qualcuno ci cadrà dentro.
Infine cercherò di inzuppare il terreno per renderlo scivoloso e continueranno a cadere.
Che ne dite? È sempre meglio di niente.

– Sembra un'idea sensata. Abbiamo pure le pale per scavare. – Aggiunse Niall, indicando quegli oggetti – E poi non mi va di farmi prendere per il culo da Louis e Liam.

– Già. Casa X? XV? IV? Ragazzi? Su, piantatela di farvi le trecce e scavate! Alla svelta!

Incredibilmente si mossero tutti insieme e iniziarono a fare ciò che aveva chiesto Zayn.
Non credevo ai miei occhi: in pochi minuti tutto era pronto.
Feci la mia parte del piano, sudando parecchio e dopo alcuni tentativi dove ero riuscito solo a spruzzare negli occhi Clovis, il leader della casa di Ipno, che si stava riappisolando.
Non era poi così male, in fondo.
Restava ancora da capire perché tutti avessero eseguito gli ordini del moro così, senza nessuna replica o lamento.

– Scusami, ma perché hanno fatto tutto senza esitazione? – Gli domandai, curioso.

– Eh, infatti! Cioè... è strano. – Disse il biondino.

– Beh, vedete, è un po' strano. Stavo usando la lingua ammaliatrice. È un dono che pochi dei figli di Afrodite possiedono.
In pratica, se la uso con convinzione, gli altri non possono fare a meno di essere d'accordo con me, è praticamente impossibile contraddirmi.

– Che figata assurda! E quando pensavi di dircelo? – Incalzò il figlio di Demetra.

– Non credevo che fosse così importante. Beh, ne parleremo dopo. Abbiamo visite!
Eroi, pronti a combattere per... ehm, la bandiera! – Aggiunse Zayn.

Ci preparammo tutti a combattere. Estrassi Fobia e mi sentii l'adrenalina scorrere nelle vene. Non vedevo l'ora di iniziare. “Che si facciano pure avanti, io ci sono”, pensai, con un sorriso di sfida sulle labbra e i muscoli tesi.
Ci mettemmo in fila, formando un semicerchio, mentre un sacco di semidei si riversavano come uno sciame d'api impazzite verso di noi.
Parecchi, con mia personale soddisfazione, scivolarono sul fango e altrettanti rimasero incastrati nelle buche. Ma erano un sacco.
Iniziai a menare fendenti a destra e a sinistra, impedendo loro di avanzare.

Con la coda dell'occhio vidi Niall che tirava frecce ovunque, colpendo la maggior parte degli avversari in faccia. Per l'occasione usava delle frecce speciali spara-vernice, così da non fare nessun vero danno.

 

– Haz! Cazzo, è meglio di una partita alla Play! – Mi urlò quest'ultimo.


Ripresi a darci dentro con la spada, però, ad una parte del mio cervello sembrò di udire una voce maschile dire “Vai, continua così, figliolo, si vede che sei sangue del mio sangue”.
Forse mi ero rincretinito davvero, come sosteneva il biondo, oppure era Poseidone.
Dato che c'era quella possibilità capii che non potevo e non volevo deludere mio padre.
Feci davvero del mio meglio.

 

DAPHNE.


Mi ero ripresa in maniera splendida dall'attacco dell'arpia, in pochissimo tempo.
Eh, il cibo degli dei faceva miracoli (da notare il gioco di parole), pensai, mentre mi avvicinavo con passo furtivo alla bandiera rossa.
Odiavo con tutta me stessa essere nella squadra degli smidollati.
Quelle sciocche ragazzine petulanti figlie di Afrodite non le sopportavo proprio, le avrei infilzate volentieri, in certe occasioni.
La sfortuna voleva che mio padre avesse una storia proprio con lei, bleah.
Davvero troppo, troppo, troppo scontato. Comunque... non vincevamo mai per colpa loro.
E, l'ammetto, anche perché noi eravamo (forse e solo forse, però) un po' troppo impulsivi.
Ma insomma, non era mica colpa nostra, in fondo! Gli altri avevano i figli della dea della strategia militare, era più che ovvio che non avessimo speranze.
Però erano pur sempre centocinquanta Cacce alla Bandiera che perdevamo miseramente.
Uno dei miei fratelli mi riscosse dai quei pensieri scrollandomi per le spalle.

– Ehi, Dap, mi sa che ci hanno giocato un brutto tiro. Di nuovo. – Aggiunse poi.

– Che? Oh, dei. Quindi dove dovrebbe essere quella cavolo di bandiera? Abbiamo perlustrato mezzo bosco! Torniamo indietro subito, almeno diamo una mano a quella sottospecie di semidei. Ragazzi?! RITIRATA! – Conclusi io.

Aumentammo il passo in direzione del laghetto e in pochissimo tempo ci ritrovammo a correre. Mi graffiai entrambi le braccia con i rami e quasi mi storsi una caviglia, ma nulla avrebbe potuto eguagliare lo stupore che ebbi quando arrivammo dove avevamo lasciato lo stendardo e vidi quello che stava accadendo.
Non solo non avevano bisogno di rinforzi, ma stavano sbaragliando gli arcieri di Apollo, che continuavano a scivolare a terra e ad essere disarmati.

Ma la cosa più irritante di tutte? Quel ragazzo, Harry, stava combattendo con la forza di 10 semidei insieme. Era stracarico di adrenalina e continuava a infilzare a destra e ad innaffiare a sinistra, come una macchina da guerra.
I miei fratellastri non attesero oltre: si lanciarono nella mischia, senza attendere ordini dal nostro capo-casa, a proposito, dove si era cacciata Kyla?

Lei era una vera ragazzaccia, in effetti. Sui 17 anni, troppo alta e robusta, per niente femminile, con i capelli biondi corti rasati su un lato e una cicatrice sulla fronte.
La chiamavamo tutti “Kyl” e a lei piaceva, le ricordava il verbo “kill”, “uccidere”. Era tutto ciò che mio padre si aspettava che fosse, ecco perché era molto temuta e rispettata.
Io ero il suo braccio sinistro, si può dire, perché il braccio destro si chiamava Paul ed era un ragazzo così enorme (non esagero, credetemi) da sembrare un armadio, con i capelli neri come la pece e i bicipiti fin troppo gonfi. Non era molto sveglio, però quando c'era da menare, beh, vinceva sempre.
Io ero più la “mente” del gruppo, dato che non avevo un'indole troppo... violenta, ecco.
Finché non mi facevano arrabbiare. In quel caso si ritrovavano il letto pieno di tarantole, i vestiti immersi nella cacca di pegaso (che puzza terribilmente) e un osso rotto, come minimo. Io sono gentilissima per gli standard della nostra casa.

“Ma adesso non importa, torniamo a noi”, mi dissi. Dato che tutti non esitarono a prendere parte allo scontro, senza pensare minimamente che facevano parte del reparto “offensivo” della nostra squadra, ebbi un'idea un po' stupida.

Sarei andata a cercare la bandiera da sola… e poi quasi tutti gli avversari erano lì.
In pochi stavano ancora a difesa dello stendardo.
Mi avviai furtivamente nel bosco, ma non feci in tempo a girarmi che mi ritrovai a faccia a faccia con Harry e un tipo biondo, che stava cercando di estrarre una freccia dal tronco di un pino.

– Daphne, vai da qualche parte? – Mi domandò il riccio con un tono sfacciato, facendomi arrabbiare da morire.

– Non credo che siano affari tuoi, Riccio Di Mare. – Replicai a tono, soddisfatta del nuovo soprannome ridicolo che gli avevo dato.

Sentii il biondo ridere talmente forte e convinto che per poco non iniziai sghignazzare pure io. Aveva una risata contagiosa.

– “Riccio Di Mare”, oh, andiamo, non posso crederci, sto soffocando! – Continuò quest'ultimo senza riprendere fiato.

– Già, davvero molto, molto, molto divertente. Ti ringrazio per questo nomignolo adorabile. Comunque questo tizio che sta per sputare un polmone si chiama Niall – precisò Harry indicandomi il suo amico – È figlio di Demetra – Concluse, infine.

– Piacere di conoscerti, Daphne! – Esordì Niall e io fui felice di contraccambiare la presentazione.

 

Lo osservai meglio: aveva degli occhi azzurri come il cielo d'estate. Davvero belli. Però, anche conoscendo solo quel poco che sapevo, vidi che i capelli non li aveva così al naturale, ma erano tinti. Mentre quelli di Harry erano terribilmente disordinati e aggrovigliati tra loro, come le cime di una nave sul ponte, mentre i suoi occhi erano verdi come l'acqua cristallina e limpida. Perfetti per un figlio di Poseidone e anche tremendamente affascinanti. Quella fu la prima volta in cui credetti davvero che avesse una ragazza.
Magari una figlia della dea della Bellezza, ovviamente.
Quel pensiero mi fece montare dentro parecchia rabbia, tanto che mi feci largo in mezzo ai due ragazzi, spintonandoli.

– Non c'è tempo! – Scattai, scontrosa – Vogliamo fregargli quella stupida bandiera rossa o no? Allora muoviamoci!

Non attesi nemmeno la risposta, mi avviai a passo velocissimo verso la baia, nella parte di bosco che ancora non avevamo perlustrato e solo dopo qualche minuto sbollii quel rancore assurdo che avevo dentro. Che ridicola. Comunque c'ero abituata: essendo una figlia di Ares, ero quasi sempre arrabbiata col mondo.

 

*****


Nota dell'autrice: 
Ehm... non ho il coraggio di farmi viva! Avete tutto il diritto di odiarmi profondamente... 
A mia discolpa posso dirvi  che, per me, il primo anno di superiori è stato davvero terribile.
Non ho mai avuto un attimo libero, ma adesso che arrivare l'estate (grazie a Dio) avrò più tempo da dedicare alla scrittura.
Non voglio farla troppo lunga, perciò passiamo subito a parlare del capitolo, che ne dite?
Allora, innanzitutto c'è una bella parte dedicata a Daphne, il che mi sembra molto utile per capirla un po' meglio, giusto?
A me piace molto la sua personalità in contrasto con se stessa.
Poi mi prendo tutto il merito per il soprannome “Riccio Di Mare”, ammettetelo, è perfetto per Harry!
(Quello della storia originale sarebbe “Testa d'Alghe”, tanto per informazione)
Ho inserito addirittura Paul! Ci tengo a sottolineare che NON PENSO che nella realtà sia stupido, eh.
Mi faceva solo comodo per la storia, deve fare la parta del tizio tutto muscoli, per capirci, insomma.
E poi... nuovo banner! Vi piace? Mi auguro di sì!
Fatemi sapere che ne pensate di tutto, siete VOI che mi aiutate a migliorare volta per volta. Grazie mille.
Ringrazio anche le lettrici silenziose, perché guardando le visualizzazioni ce ne sono parecchie!
Un “grazie” speciale anche a chi ha inserito la storia nelle preferite/seguite/ricordate.
Ci tenevo a citare 
 la_paqueter, che ormai è diventata una mia amica e che mi ha pubblicizzato su twitter, grazie splendore c:
Ho deciso di fare un po' di pubblicità “spontanea” ad alcune storie che ritengo davvero belle.


  1) Virgin di la_paqueter
2) Blood Cancer. di Valentina_1D_98
3) Everybody needs love di highopes
4) Mors Omnia Solvit. di Harryette

Mi dileguo, a presto, Viola x.

 

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