La vita è di più!

di cateperson
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Dieci...Cento...Mille le volte che mi ero posta la domanda su quello che stavo facendo...Perché una ventiseienne professoressa di liceo era costretta ad andare a un concerto che non le interessava minimamente?
Guardai la quattordicenne accoccolata nel sedile del passeggero accanto a me, con una bandana sulla testa, e improvvisamente ricordai il motivo: perché amavo mia sorella Sam e avrei fatto di tutto per vederla felice in quel momento così duro.
Aveva il cancro già da due anni e lo stava combattendo con tutte le sue forze, ma il male non le dava tregua e continuava a progredire.
Tutte le volte che mi capitava di pensarci i miei occhi si velavano di lacrime e lei, come se avesse avuto un radar incorporato, se ne accorgeva sempre.
"Amy ricacciale giù!" Mi ordinava con un sorriso sulle labbra.
Non mi permetteva mai di lasciarmi afferrare dal dolore. 
Lei era il mio idolo, la persona che avrei voluto essere.
Sam amava la vita, non si dava mai per vinta, voleva scoprire e provare tutto e non avere rimpianti.
Ecco perché mi trovavo in macchina, diretta al concerto di un gruppo che non conoscevo...perché Sam desiderava vivere quell'esperienza con me.
Lei adorava i fun., io invece non avevo mai sentito una loro canzone, ma le ragazzine della mia classe ne parlavano spesso.
"Lo sai che io ti abbandonerò tra la folla e andrò a rintanarmi in un angolo?"
Le dissi con tono burbero.
"Io non ti voglio vicina quando mi scatenerò nella mia danza selvaggia da concerto!" Mi rispose lei facendomi una linguaccia.
Guardavo la strada e sorridevo: non potevo resistere alla sua vitalità dirompente.
Ovviamente da buona adolescente esagitata, mi aveva fatto arrivare allo stadio dove si teneva il concerto con molte ore di anticipo e altrettanto ovviamente i posti davanti al palco erano nostri.
"Amy forse siamo arrivate in tempo per il soundcheck!" Mi disse Sam elettrizzata.
"Wow non vedo l'ora!" Risposi io fingendo di essere entusiasta.
Mi tirò un pugno...non lo sentii nemmeno...le sue forze erano sempre meno...
Deglutii a fatica e abbassai la testa per non far vedere che ancora una volta non ero in grado di trattenere le lacrime.
Poi all'improvviso mi arrivò un calcio.
"Ahio....ma sei impazzita?" La guardai incredula
"Ah ah...quindi questo lo hai sentito eh?"
Ma come faceva a leggermi così dentro? Quella che per me era ancora una bambinetta in realtà si stava dimostrando una donna vera, che non aveva paura del dolore, che voleva essere felice anche nella fatica.
All'improvviso dalle casse provenne un fischio assordante. Sam si girò di scatto verso il palco e iniziò a saltellare
"Eccoli eccoli" urlò.
Li vidi. Una ragazza molto carina, dai capelli biondi, stava preparando la sua chitarra, ci guardò e ci salutò. Poi la raggiunsero il batterista e il bassista.
Mia sorella mi spiegò che quella era la band, i veri fun. erano soltanto tre, Andrew, Jack e Nate.
Altri due si aggiunsero al gruppetto già sul palco, il tastierista e il chitarrista
"Manca Nate...ma dove sarà?" Chiese Sam preoccupata.
I musicisti iniziarono a suonare, tutte le ragazzine presenti si guardarono attorno cercando il cantante...
Poi dal fondo del palco si sentì appena una voce...un ragazzo sui trent'anni, con dei pantaloncini corti, i mocassini e una camicia hawaiana aperta sopra una canottiera, prese il microfono e cominciò a cantare
"E noi abbiamo fatto tutta questa strada per vedere questo buffone?" Chiesi a Sam con tono stizzito.
Lei mi fissò come per incenerirmi.
"Questa è la mia serata Amy...Questo è il mio gruppo preferito! Fattelo andare bene e risparmiami i tuoi commenti acidi...Sai che ho rischiato di non arrivare ad oggi, sai che tutto questo per me è un regalo enorme! Quindi se non vuoi goderti il loro concerto, almeno goditi il fatto che io sia viva e felice!"
Ma una ragazzina di quattordici anni era davvero in grado di zittire così una donna di ventisei che credeva di sapere già tutto della vita? Evidentemente sì...
Andai a fare un giro, non troppo distante dal palco. Non riuscivo a guardare mia sorella perché aveva ragione su tutta la linea: ero così ferma all'apparenza che non mi ero nemmeno accorta del miracolo della vita di quella ragazzina.
Quando non sentii più nessun rumore provenire dal palco, ritornai da lei
"Scusa Sam...Io...Io...devo ancora imparare a gestire tutto questo!"
Dissi quelle parole velocemente, in un sussurro, come se me ne vergognassi.
"Ti voglio bene Amy!" La facilità con cui riusciva a dire sempre ciò che provava era una delle virtù che più le invidiavo.
Mi abbracciò e si accoccolò come una bimba piccola
"Profumi sempre di buono...mi sento protetta qui!" Mi disse piano piano.
Le diedi un bacio sulla testa...Fare pace con lei era fin troppo semplice.

Finalmente dopo lunghe ore di attesa il concerto era cominciato. Ero sempre rimasta accanto a Sam per controllarla, ma non avevo osato commentare né i suoi folli balli né le canzoni di quel gruppo. In realtà non erano male, ma non potevo darla vinta a un'orda di ragazzine adoranti.
Alla fine, quando le luci del palco si spensero, Sam mi disse
"Voglio l'autografo!"
Io la guardai stranita, era una missione impossibile
"Ti rendi conto che è assurdo? Saranno già sul loro pullman pronti a partire..."
"Perfetto, significa che sappiamo dove dobbiamo dirigerci!"
Conoscevo bene quel tono, lo aveva preso da nostra madre. La determinazione a volte si trasformava in cocciutaggine e temevo che quello ne fosse un esempio.
"C'è solo un modo per uscire dalla folla e arrivare vicine al pullman..."
La guardai intensamente e capii cosa aveva in mente
"Scordatelo! Io mi rifiuto di farti da spalla in questa stupidaggine..."
All'improvviso la vidi accasciarsi a terra e io sbiancai di colpo.
"Oh mio Dio, fatemi passare! Mia sorella sta male, fate spazio..."
Continuavo ad urlare mentre cercavo di trascinarla di peso verso un punto di fuga. Un addetto alla sicurezza mi fece strada, ma invece di guidarci verso l'uscita, ci fece andare dietro al palco, dove c'erano un po' di posti a sedere.
"La faccia distendere qui mentre io cerco dell'acqua..." Mi disse con fare gentile.
Non appena se ne andò, sentii Sam ridere silenziosamente
"Ce l'abbiamo fatta! Sei molto brava a recitare..."
"A recitare? A recitare? Ma sei impazzita? Io ho appena avuto un infarto vedendo che cadevi a terra e tu credi che io abbia recitato?"
"Beh ma sapevi quale era il mio piano...Dovevo farti un disegnino? Lo sai che farei qualunque cosa per avere i loro autografi!"
"Sorellina cara, credo che la frase corretta sia: lo sai che ti farei fare qualunque cosa per avere i loro autografi..." Le sorrisi e le accarezzai la testa.
Sentimmo dei passi arrivare...subito Sam si mise distesa, ma in quel momento dimostrò a fatica la sua abilità di attrice perché stava assistendo alla realizzazione del suo sogno.
Insieme all'addetto alla sicurezza che ci aveva aiutate si erano avvicinati due giovani che io non riuscii a identificare ma che lei aveva riconosciuto.
"Santo cielo...tutto bene? Cosa è successo? Dobbiamo chiamare un medico?" Chiese uno dei due in preda al panico.
Mi stupii di me stessa per la capacità che dimostrai nel reggere bene il gioco a quella pazza quattordicenne.
"No no...state tranquilli...queste crisi le capitano spesso, ma si riprenderà in un attimo! Deve solo riposarsi qualche minuto..."
"Poi la folla che spingeva per uscire immagino che non abbia aiutato..." Continuò il ragazzo agitato a cui ancora non riuscivo a dare un nome.
Gli sorrisi, poi per alcuni secondi nessuno parlò.
L'altro giovane, più carino dell'amico, mi fissava con una strana espressione sul viso, come se stesse cercando di leggermi
Dopo un po' fui io a rompere il silenzio.
"C'era tanta gente stasera..."
Il ragazzo che mi fissava fece un sorrisetto
"Tanta gente inaspettata..."
"Cosa intendi?" Gli chiesi
"Beh di solito sono le ragazzine che tentano il tutto e per tutto per strapparci un autografo..."
Rimasi a bocca aperta, sotto shock. La sua arroganza mi disgustava.
"Senti, Mister Superstar, io non so chi tu sia, non ricordo nemmeno se sei salito sul palco nei panni del cantante o del tecnico audio...e non so se hai notato, ma mia sorella non porta la bandana per bellezza...Quindi fai un favore a tutti, tieni la bocca chiusa così quell'unico neurone che ti è rimasto non tenterà la fuga!"
Ci furono due secondi di silenzio, poi il ragazzo agitato scoppiò a ridere, seguito dall'uomo della security e dal giovane arrogante. Sam vicino a me sorrideva e io non capivo cosa stesse succedendo
"Ben ti sta Nate! Una bella doccia di realismo era proprio ciò di cui avevi bisogno! Così forse impareremo a gestire questo successo..." Il giovane mi porse la mano.
"Io sono Andrew comunque...ero quello che sul palco suonava la tastiera!" Gli sorrisi.
"E io sono un cafone...Ma di solito mi chiamano Nate e stasera cantavo!" Mi disse il ragazzo più carino. 
Strinsi la mano anche a lui, poi aiutai Sam, che sembrava avesse avuto una visione, a sedersi.
"Se non avete troppa fretta, vorremmo invitarvi a cena per farci perdonare!" Propose Nate con tono dolce.
Mia sorella in quel preciso istante rischiò di sentirsi male davvero. Era estasiata, senza parole, e mi guardava con espressione di supplica e le mani giunte
"Ti prego, ti prego, ti prego, ti prego, ti prego!" Implorava
Sospirai e decisi di farle il regalo più grande che avesse mai ricevuto.


CIAO A TUTTE!
sono tornata con una nuova storia, molto diversa dalla precedente! Spero che possa piacervi...io mi sto appassionando a scriverla, anche se con un po' più di fatica rispetto alla prima! 
Lasciate commenti, così capisco anche che direzione far prendere alla storia...
Un abbraccio a tutte
Cateperson


 

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Dopo cena, assieme a tutta la band ci eravamo diretti verso il loro hotel. Io e Sam ci eravamo accomodate sui divanetti della hall con Nattie ed Emily, mentre gli altri erano al bar a prendere da bere per tutti. Mi ero trovata subito a mio agio con la bionda, era una ragazza davvero in gamba. Aveva dovuto imparare ad esserlo, sempre circondata com'era da uomini che spesso non erano proprio il ritratto della cordialità.
Stavamo chiacchierando tutti insieme da un po', quando guardai Sam accanto a me che dormiva e subito dopo il mio orologio
"Santo cielo, sono già le due! Se partiamo ora, forse arriveremo a casa per le quattro!"
Mi alzai di scatto per partire ma Nate, seduto accanto a me, mi afferrò per il polso e disse
"Amy, non è il caso che vi mettiate in viaggio ora...dormite qui stanotte e ripartite domani!"
Anche Jack e Emily iniziarono ad insistere
"Dai Amy, non fare sciocchezze e riposati..."
Io non volevo spendere soldi per poche ore in una stanza, ma capivo che guidare a quell'ora della notte era rischioso.
"Ragazzi, se mi dovesse venire sonno, prometto che mi fermerò in una piazzola e dormirò un po'..."
Nate non accettava questa idea
"Non te lo permetteremo...La stanza ve la pago io!"
"Non posso accettare Nate. Avete già fatto tantissimo per noi, per Sam, stasera..."
"E tu non puoi far fare un viaggio così a Sam a quest'ora della notte, stanca e debole com'è..."
Nate aveva scoperto il mio tallone d'Achille. Guardai mia sorella addormentata sul divano e capii che sarebbe stato un grande sforzo per lei salire in macchina. Era stata una giornata bellissima e ricca di emozioni, ma molto dura, e aveva bisogno di dormire in un vero letto.
"D'accordo, accetto!"
Nate si illuminò e si alzò subito per andare alla reception a chiedere una camera.
Dopo cinque minuti tornò
"Purtroppo non ci sono stanze libere, ma io ho un'idea..."
Lo guardai dubbiosa
"Sentiamo"
Con un sorriso sulle labbra cominciò a parlare
"Io ho una suite, con un letto matrimoniale e un paio di divani...Voi due potreste dormire nel mio letto e io sul divano..."
"Gran bella idea! Scordatelo..."
"Dai Amy, non ci sono alternative" disse con tono quasi supplichevole
"Non sarò un peso fino a questo punto!" Risposi io, incrociando le braccia sul petto con fare deciso.
"Amy, sono le due, siamo tutti stanchi e vogliamo solo andare a dormire...smettila e accetta!" Nate si stava scaldando.
Lo guardai con timore e sospirando dissi 
"Va bene, va bene..."
Gli altri componenti della band, che avevano assistito alla scena, stavano ridacchiando di noi e quando accettai esplosero in un "Finalmente!"
Io feci loro una linguaccia e scoppiai a ridere.
Poi mi rivolsi di nuovo a Nate
"Mi dai una mano a portare Sam in camera?" 
Lui mi sorrise, si avvicinò a mia sorella e la sollevò con enorme delicatezza.
"È una piuma" disse sottovoce per non svegliarla.
"Sì...lo so..." Abbassai lo sguardo per non lasciargli vedere i miei occhi velati di lacrime.
Una volta giunti nella stanza, la adagiò sul letto e io la infilai sotto le coperte.
"Grazie per tutto questo Nate"
"Figurati, è un piacere!"
Ci guardammo intensamente negli occhi per alcuni secondi senza dire una parola. Poi io mi schiarii la voce per rompere quel silenzioso momento di imbarazzo
"Bene...ti dispiace se uso il bagno?"
"No no...prego!"
Mi chiusi in bagno per alcuni minuti, per darmi una rinfrescata e per radunare le idee...Nate, il suo modo di fare, i suoi occhi verdi, il suo sorriso, mi facevano un effetto strano, come se fossi stata una di quelle adolescenti urlanti ai loro concerti.
Quando uscii non lo vidi, ma notai la porta del terrazzo aperta. Mi avvicinai e mi appoggiai allo stipite della porta. Stava fissando il cielo stellato, uno spettacolo magnifico, e per qualche secondo anch'io ne rimasi incantata.
"Buona notte Nate"
Lui si girò di scatto, evidentemente non mi aveva sentita arrivare.
"Buona notte Amy"
Gli sorrisi e andai a stendermi nel letto accanto a Sam.

Dopo un tempo che mi sembrava infinito ero ancora sveglia, non riuscivo proprio ad addormentarmi. Decisi di alzarmi e di andare ad osservare il cielo e le luci della città dal terrazzo.
Feci più piano che potei per evitare di svegliare Nate che dormiva sul divano, ma proprio quando stavo per aprire la porta la stanza si illuminò.
"Nemmeno tu riesci a dormire?" Mi chiese mettendosi a sedere.
"No per niente...volevo prendere un po' d'aria..."
"Ah ok...io ho un'idea migliore...ti va di venire con me?"
"Perché no...fammi strada!"
Si alzò, prese la giacca e aprì la porta della stanza
"Allora seguimi"
Presi la felpa che avevo con me e la borsa e uscimmo nelle strade ancora avvolte dalle tenebre della notte.
Dopo alcuni minuti di silenzio parlai
"Adesso posso sapere dove mi stai portando?"
Sorrise nell'oscurità
"Ti porto a mangiare delle brioches appena sfornate. So che c'è una pasticceria qui vicino"
"Davvero? È un'idea meravigliosa...Allora poi dobbiamo cercare un bar aperto e bere un cappuccino!"
"Andata!" Nate alzò la mano per darmi un cinque. Io risi di quel gesto ma lo assecondai.


Ciao a tutte!
Sto davvero iniziando a prendere il ritmo con questa storia e devo dire che mi piace molto...Ditemi cosa ne pensate, ci tengo...Magari non è il vostro genere...Magari da una vostra opinione possono venirmi mille idee (o forse posso perdere anche le poche che ho...dobbiamo correre questo rischio!) :)
Forza, sbizzarritevi...non mi offendo, promesso!
a presto
cateperson

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Avevamo camminato a lungo quella notte, avevamo percorso più o meno tutte le strade della città, ma soprattutto avevamo parlato tanto. Gli avevo raccontato della mia vita, del mio lavoro di insegnante, della malattia di Sam e del mio dolore.
Lui aveva ascoltato in silenzio e ogni tanto, quando vedeva che una lacrima mi scappava lungo le guance, mi cingeva le spalle con il braccio e mi stringeva a sé.
Poi mi aveva parlato della sua di vita, dei concerti, del suo modo di creare le canzoni, di come aveva iniziato, della sua famiglia. 
Era un rapporto naturale, libero e semplice, tutto tra noi era spontaneo. 
Quando ci accorgemmo che di lì a poco Sam avrebbe potuto svegliarsi da sola in un luogo che non conosceva tornammo di corsa in hotel.
Arrivammo in camera col fiatone, ma fortunatamente mia sorella era ancora addormentata.
La svegliai con delicatezza
"Sam alzati, son le 7. Dobbiamo tornare a casa."
Con qualche mugolio Sam aprì gli occhi e si alzò subito dal letto dirigendosi verso il bagno. Ma dopo una manciata di secondi la vidi ritornare di corsa e sveglissima in camera.
"Amy cosa è successo? Perché di là c'è Nate? Dove diavolo siamo? Dammi un pizzico perché credo di essere in un sogno..."
Le sorrisi e le raccontai della sera precedente, ma sorvolai sulla mia passeggiata notturna con il cantante
"Forza preparati! Partiamo subito!"
Mentre Sam si vestiva, io radunai le nostre cose e in pochi minuti eravamo pronte.
Salutammo Nate e lo ringraziammo. Poi mia sorella scese nella hall per salutare tutti gli altri e io rimasi da sola con lui nella stanza.
"Beh è stata una serata memorabile. Grazie davvero Nate!"
"Amy io vorrei...vorrei...vorrei vederti ancora..."
"Non credo sia una buona idea Nate. Lasciamo le cose come stanno...Adesso raggiungiamo gli altri, altrimenti si chiederanno che fine abbiamo fatto!"
Nate abbassò la testa tristemente. Io esitai un attimo, poi presi il suo viso tra le mani e lo baciai.
Fu questione di un istante, non avevo riflettuto, ero stata impulsiva, ma sapevo che quel bacio nasceva da ciò che avevamo vissuto quella notte.
Lo lasciai e lo guardai negli occhi
"Anche questo è meglio che rimanga qui..."
Uscii dalla camera veloce, senza voltarmi.
Scesi nella hall e salutai tutti i ragazzi, li ringraziai, poi afferrai Sam per un braccio e la trascinai di corsa fuori dall'hotel.
"Amy mi fai male..." Mi disse quando fummo in strada.
"Scusami ma mi sono accorta solo ora di quanto sia tardi!"
Lei mi scrutò con sguardo indagatore
"Tu lo sai che credo di aver ereditato da te la mia grande intelligenza...ma quando fai queste cazzate mi chiedo se sei davvero mia sorella!" 
"Cosa stai dicendo?"
"So che hai combinato qualcosa con Nate e credo che tu sia una codarda ad averlo lasciato così!" Mi rimproverò come se fosse lei la sorella maggiore.
Ma come aveva fatto a capire tutto anche stavolta?
"Sei una pessima attrice, ricordatelo!" Disse rispondendo ai miei pensieri.
Salimmo in macchina e cadde il silenzio tra di noi.
Dopo un'oretta fui io a parlare
"Non voglio una storia impossibile che finirà solo col ferirmi" dissi sottovoce.
"Ma cosa ne sai tu di quello che accadrà nel tuo futuro? Guarda me, io sono il più grande esempio del fatto che i progetti a lungo termine vengono sempre delusi. Per questo vivo nel presente e non nel futuro...perché la vita è troppo imprevedibile, spaventosa, bellissima adesso per pensare a cosa accadrà domani!"
"Ci sono troppi fattori in ballo che una ragazzina di 14 anni non può capire!" Le risposi istintivamente, con tono seccato.
Sam si zittì arrabbiata. Dopo qualche minuto pronunciò poche parole che mi lacerarono.
"La tua è una vita che non vorrei vivere Amy!"
Non riuscii a ribattere e il viaggio continuò in silenzio fino a casa.


Ciao a tutte!
Ecco qui un altro capitolo...forse un po' breve ma è un capitolo di passaggio...di fatto dal prossimo si giungerà alla seconda parte della storia! Mi sono un po' arenata con certe idee perciò forse ci metterò un po' a pubblicare prossimamente...
Cooooooooomunque lasciate commenti, positivi e negativi, di tutto e di più...chissà che non mi siano di aiuto!!!!
Baci baci

cateperson

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


UN ANNO DOPO

Mi ero trasferita a New York da un paio di mesi, lavoravo sempre come insegnante e, per arrotondare lo stipendio e riuscire a pagare l'affitto, anche come correttrice di bozze per una casa editrice.
Ero fuggita da casa mia...Che stupida, a 27 anni non si poteva dire che fossi esattamente scappata di casa...al massimo che avevo cambiato vita o ambiente...
Eppure la mia era davvero una fuga, una fuga dal dolore, dai ricordi, da una parte di me che non volevo più guardare...

"Ragazzi spero che abbiate svolto tutti il tema sulle canzoni che ritenete più significative per la vostra vita che vi avevo assegnato la settimana scorsa..."
Un coro di lamenti rispose affermativamente.
Sapevo che i miei alunni odiavano i compiti di composizione, per cui cercavo di alleggerire il lavoro assegnando loro dei titoli quantomeno accattivanti. 
"C'è almeno uno in quest'aula che si sia un po' divertito a farlo?" Chiesi con un finto tono disperato.
"Adesso pretende davvero troppo signorina Coulson!" Rispose Tom, il ragazzo più indisciplinato della classe, che io adoravo proprio per quel motivo.
"Forza Tom, allora dimmi che canzoni hai scelto tu! Immagino che tu abbia puntato su qualcosa da uomo duro, tipo gli Ac/Dc..." Incalzai sorridendogli bonariamente.
Il ragazzo mi guardò con un ghigno beffardo
"E invece no...pensando a chi sono davvero, ho scelto una canzone molto più soft..."
Cercai il suo compito tra la pila di fogli che erano stati abbandonati sulla cattedra. Lo trovai e lessi alcune righe...

BUT I STILL WAKE UP, I STILL SEE YOUR GHOST
OH LORD, I'M STILL NOT SURE WHAT I STAND FOR
WHAT DO I STAND FOR? WHAT DO I STAND FOR?
MOST NIGHTS, I DON'T KNOW ANYMORE...

Quelle parole erano così familiari...Gli occhi mi si riempirono di lacrime perché quel ragazzino di sedici anni non solo aveva provato a raccontarmi di sé, ma era anche riuscito a capire me.
Lo guardai in silenzio per alcuni istanti, poi gli chiesi
"Tom chi è il cantante che ha saputo descrivere lo squarcio che hai dentro?"
"È un gruppo a dire il vero...Diciamo che ascoltandoli ho imparato a non rimanere alla superficie delle cose...Si chiamano fun., forse ne ha già sentito parlare..."
Al sentire quel nome sbarrai gli occhi e mi lasciai cadere sulla sedia...Troppi pensieri cominciarono ad accumularsi nella mia testa...
Fun...Nate...Sam...Il suo ultimo concerto prima della sua...
Morte...
Sam era morta...
Il mio respiro diventò sempre più affannato, il battito accelerò bruscamente...Mi tenevo la testa perché tutto intorno a me aveva iniziato a girare vorticosamente.
"Oh mio Dio signorina Coulson!" Tutti i ragazzi vennero attorno alla cattedra per capire cosa mi stesse succedendo
"Chiamate..."
"Qualcuno chiami l'infermiera!" La voce di Tom era carica di terrore.
"No...nella mia borsa...telefono..." Dissi sempre più debole.
Qualcuno lo prese e chiese chi doveva chiamare
"Grace" pronunciai quel nome poco prima di svenire.

Mi svegliai nel mio appartamento, sul mio divano. Grace, la mia migliore amica nonché mio medico curante, era seduta sul tavolino di fronte a me.
"Questo è stato il peggiore di sempre!" Disse porgendomi una tazza di tè fumante.
"Non mi era mai successo a scuola...Stavolta non ho saputo gestirlo..."
"Amy, quando ti metterai in testa che non si tratta di gestire gli attacchi di panico, ma di affrontare il vero problema?" Sbottò Grace.
"Devi smetterla di convincerti che tutto vada bene e che non sia successo nulla prima del tuo arrivo a New York...Non riesci nemmeno a rispondere alle telefonate di tua madre!"
Scoppiai a piangere. Avevo bisogno di sfogarmi, di buttare fuori un po' di quel dolore che mi stava opprimendo e di cui troppo spesso negavo l'esistenza.
Grace mi prese tra le braccia e mi coccolò finché non mi calmai.
"Tesoro mio, devi ricominciare a vivere...Sam ti ha sempre testimoniato questo: che la vita va vissuta fino in fondo! Non devi dimenticarla, non lo vorrebbe mai...Ma non puoi far finta che non abbia vissuto solo perché non vuoi ricordare che purtroppo se n'è andata! Questo è il più grande tradimento della sua memoria!"
Guardai la mia amica negli occhi...aveva ragione...aveva perfettamente ragione...Stavo lasciando che la sua morte fosse più forte della sua vita! 
"La grandezza di Sam era la sua voglia di vivere...ritrova la tua, Amy!"


Ciao a tutte!
Ve lo dico subito, ho quasi esaurito i capitoli pronti...Questo significa che ci potrei mettere un po' ad aggiornare prossimamente...
Il capitolo è triste, ma vi avevo detto che non sarebbe stato semplice. Sto dando ad Amy il suo spazio e voglio renderla un personaggio davvero interessante, sia per come pensa e si muove che per la sua storia! Le vorrei far fare un percorso di vita...Non voglio una storia semplice e sdolcinata perché la vita non è sempre così...
Spero di non offendere nessuno e se avete delle critiche da farmi le accetto!
bacioni a tutte
cateperson

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


"Ragazzi, vi chiedo scusa per lo spavento che vi ho fatto prendere la settimana scorsa...Ho avuto bisogno di alcuni giorni per riprendermi e per radunare le idee." Dissi guardandoli tutti con dolcezza.
"Signorina...Noi...Noi...Abbiamo temuto il peggio...E non saremmo stati per nulla pronti!" Tom, che aveva pronunciato quelle parole, aveva gli occhi lucidi e la voce spezzata.
"Vi capisco. Per questo motivo ho deciso di essere sincera con voi e raccontarvi tutto! Noi insegnanti non siamo dei mostri intoccabili e indistruttibili...E dal momento che vedrò le vostre facce per molto tempo ancora, io non voglio che mi vediate come un'entità che non c'entra nulla con il vostro mondo...Stiamo facendo un percorso insieme e voglio condividere con voi la mia fatica. Ci state?" Chiesi col sorriso.
Nessuno era capace di pronunciare quella semplice parola, ma vidi tutte le teste muoversi per dire silenziosamente il loro sì.
"Nove mesi fa la mia sorellina Sam ha perso la sua battaglia con un male orribile. Mi è stata portata via...Da allora io ho richiuso tutto il dolore in un angolo, facendo finta che non esistesse, ho tagliato tutti i ponti con il mio passato per evitare di soffrire ancora. Mi sono successi altri episodi simili a quello dell'altro giorno, ma mai così forti. Gli attacchi di panico mi prendono quando quel dolore che sento tenta di riemergere e io non riesco a respingerlo...quando ripenso a Sam in qualche modo..." Feci una pausa, abbassai lo sguardo, presi un bel respiro e guardai le facce dei miei ragazzi. Scorsi molti occhi umidi e alcune mani che si tenevano strette.
"Ma ho capito che non devo continuare a fingere che non sia accaduto nulla perché vorrebbe dire far finta che Sam non sia vissuta...Invece ora voglio vivere perché questo è l'unico modo vero che ho di onorarne la memoria! Questo è ciò che vorrebbe da me!" Sorrisi, ero riuscita ad arrivare alla fine del mio discorso.
"Cosa ha scatenato tutto l'altro giorno?" Chiese Tom rompendo il silenzio che si era creato.
"Io...credo...Io credo che sia colpa mia!"
"Non pensarlo nemmeno per un istante Tom Beardly!" Lo redarguii.
"Io avevo già sentito le parole di quella canzone...I fun. erano il gruppo preferito di mia sorella, tanto che mi aveva obbligata ad accompagnarla a un loro concerto un anno fa." Ripensai al piano di Sam per avere un loro autografo e sorrisi.
"Non entrerò nei dettagli, ma siamo riuscite a ottenere una cena con tutta la band e poi, visto che era troppo tardi per metterci in viaggio, ci hanno ospitate nel loro albergo e..." Mi fermai, stavo rivelando davvero troppo...
"E cosa??? Continui per favore!" Pendevano tutti dalle mie labbra
"Beh, diciamo che non ho dato nessuna speranza a un ragazzo che in realtà mi interessava e a cui piacevo...E mia sorella ha saputo sgridarmi per questo! Non dimenticherò mai le sue parole...LA TUA È UNA VITA CHE NON VORREI VIVERE AMY...mi feriscono ancora oggi...Aveva ragione!"
In aula non volava una mosca.
"Detto questo, io rimango la vostra insegnante ed esigo sempre disciplina e rispetto...Ma sono anche una persona che ha il vostro stesso cuore per cui vorrei che fossimo compagni di questo pezzetto di strada che dobbiamo percorrere insieme!" Li guardai uno per uno col sorriso sulle labbra
"Bene, ora cominciamo la lezione..."

"I miei alunni stanno preparando una festa a sorpresa per il mio compleanno..." Dissi con fare distratto, sorseggiando il mio caffè mentre passeggiavo per Central Park con Grace.
"Sì lo so...la tua preside ha dato loro il mio numero perché avevano bisogno di una mano!"
"Quindi vogliono fare una cosa in grande?"
"Diciamo che la palestra della scuola non basterà!"
Sorrisi felice di quella risposta. Da quando avevo confessato loro del mio passato, i ragazzi avevano avuto una cura, un amore e una discrezione sorprendenti nei miei confronti. Grazie a loro stavo tornando ad essere me stessa, a riprendere vita.
Avevo ricominciato a sentire i miei genitori, che erano addirittura venuti a trovarmi qualche volta, a parlare con tranquillità di Sam, persino ad uscire con degli uomini, anche se nessuno si era dimostrato così interessante da avere una seria possibilità. 
Volevo costruire la mia vita, istante per istante, e mi ritrovavo ad essere totalmente spalancata sul mondo, curiosa di scoprire cosa sarebbe accaduto nelle mie giornate.
"Devo comprarmi un vestito da sera?" Chiesi ironica.
"Non credo sia adatto per il tipo di festa che stiamo preparando..." Rispose Grace, tentando di non lasciar trapelare troppi dettagli.
"Senti, ti do solo un consiglio...mettiti il cappotto perché farà freddo!"
Scoppiai a ridere perché sapevo che doveva essere un grande sforzo per lei non potermi dire nulla di più.
"Va bene, ho capito...Non ti chiederò nient'altro, promesso!"
"Ma secondo te i tuoi alunni sanno di aver coinvolto nel loro progetto la persona più pettegola di tutta Manhattan? Sarò un fallimento, me lo sento!" Disse Grace con tono disperato.
La presi a braccetto e le sorrisi
"Non potevano scegliere persona migliore!"


Ciao a tutte!!! Scusate il ritardo imbarazzante, ma vi avevo detto che ero mooooooolto ferma...e vi dirò di più...sono stra incasinata con mille cose da fare!!! Quindi intanto son contenta di regalarvi due capitoli brevi (non voglio metterli tutti in uno perchè sono due situazioni diverse)
Ecco, spero che vi possano interessare/piacere...Spero di non diventare una ritardataria cronica con gli aggiornamenti!
intanto però voi commentate commentate commentata pleeeeeeeeeease!!!
un bacio mega a tutte...soprattutto a quelle che hanno sentito di più la mancanza della storia...(che magari in realtà non esistono nemmeno...)
cateperson

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Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


"Potrei avere una birra Joe?" Ero seduta al bancone del mio locale preferito.
"Te la porto subito. Sei sola stasera?" Mi chiese il barman.
"No, ma Grace è in ritardo come al solito...quindi almeno mi prendo avanti col lavoro!" Gli feci l'occhiolino mentre lo osservavo spinare la mia birra.
"Ah quell'uomo laggiù mi ha fatto cenno che te la vorrebbe offrire lui..." Disse Joe con un sorrisetto malizioso. Mi girai a guardare nella direzione che mi aveva indicato per ringraziare il mio ammiratore, ma quando lo riconobbi rischiai di cadere dallo sgabello e di rovesciarmi addosso tutto. Mi voltai di scatto verso il bancone
"Maledizione maledizione maledizione! Joe tu lo sai chi è quello?"
"Lo chiedi a me perché tu non lo ricordi? È successo qualcosa quando eri ubriaca?" Il barman si stava sbellicando dalle risate.
"Idiota! Lui è un famoso cantante..."
"Scusa, ma non gli ho fatto il provino quando l'ho visto entrare! Sai che io ho una conoscenza musicale limitata alle canzoni del nostro vecchio juke box!" Joe tentava di ricomporsi e di non dare troppo nell'occhio, io di sprofondare il più possibile per non farmi notare.
"Andiamo Amy, ormai ti ha vista! Non riuscirai a farla franca..."
"Joe ha ragione Amy...Avresti dovuto nasconderti più di un anno fa per non farti notare da me!" Sentii la sua voce alle mie spalle, così vicina da farmi scendere un brivido lungo la schiena.
Mi tirai su dal bancone con la poca dignità rimasta e sfoderai un sorriso.
"Nate che sorpresa! Non ti avevo riconosciuto! Hai i capelli più corti...E io sto diventando sempre più miope!" Cercai di giustificarmi. Speravo che credesse alla mia bugia.
Lui abbassò la testa e sorrise tra sé, poi si avvicinò al mio orecchio e sussurrò
"Ti mando nel panico?"
Decisi che fingere non era la soluzione al 'problema Nate'
"Direi che non hai bisogno di una mia conferma, no?" Risposi senza guardarlo.
Si mise a sedere accanto a me
"Io starei aspettando una persona..." Dissi cercando di darmi un tono.
"Oh capisco...un uomo?" Anche se voleva provocarmi, la sua voce nascondeva però una nota di delusione.
"Vorrei tanto dirti di sì e farti morire di gelosia..." Risposi con tono canzonatorio. Lui chinò la testa per nascondere un sorriso imbarazzato.
"...Ma la verità è che sto aspettando un'amica!"
Nate tornò a fissarmi. Mi sentivo esplorata nel profondo da quei suoi occhi colore del mare.
"Come stai Amy?" Mi chiese all'improvviso.
"Sto bene, ti ringrazio!"
"Come mai sei a New York?"
"Cos'è? Un interrogatorio? La carriera come cantante non decollava e sei entrato nella CIA?"
Scoppiò a ridere.
"E tu stai facendo un corso per tenere allenata la tua acidità? Mi ricorda molto..."
Interruppe la frase per tornare a osservarmi con tenerezza, come se volesse far riemergere in me i ricordi.
Ma in quel momento i miei pensieri si fissarono solo su Sam, su quel concerto e su quanto avesse significato per lei. Una lacrima scappò lungo le mie guance, tentai di asciugarla velocemente, senza dare nell'occhio.
Nate notò quel movimento, si avvicinò a me e sussurrò
"Sam...Oh Amy, mi dispiace così tanto!"
Mi cinse le spalle con un braccio, con la mano libera strinse la mia e mi diede un bacio sulla testa. Rimanemmo così per quella che mi sembrò un'eternità. Poi lui si allontanò un po' e tornò a guardarmi con dolcezza. Io presi fiato e gli raccontai
"È successo poco dopo quella sera...io sono scappata a New York perché non riuscivo più a vivere a casa senza di lei! Ma ora sto bene...Ho cominciato un gran lavoro su di me e sto affrontando la cosa...Sono felice!"
Lui sorrise e mi accarezzò la guancia col dorso della mano.
"Oh mio Dio! Tu sei Nate Ruess?"
La voce squillante di Grace ci colse di sorpresa e interruppe quegli attimi di intimità che avrei voluto prolungare all'infinito.
"Piacere, sono Grace, la migliore amica di Amy! E tu...Tu sei davvero una visione del paradiso!"
"Grace ti prego..." Tentai di frenarla perché eravamo entrambi molto imbarazzati.
"Ma voi due vi conoscevate già?" Chiese con un finto tono meravigliato. Le avevo raccontato più di una volta tutta la storia del concerto nei minimi dettagli.
"Si beh...ci siamo visti molto tempo fa..." Rispose lui, rosso in volto, con un sorriso stentato sulle labbra.
"Ti fermi a bere con noi?" Incalzò la mia amica. Avrei voluto ucciderla.
"No...Grazie...Devo fare ancora un sacco di cose...E mi fermo in città solo un paio di giorni!" Si era già alzato dallo sgabello per andarsene.
"Solo un paio di giorni?" Chiesi io con un filo di voce, lasciando trasparire il mio grande dispiacere.
Nate mi guardò triste.
"Sì...Io e i ragazzi dobbiamo ritornare a Tampa per lavorare al nuovo album!"
Annuii silenziosamente. Sapevo che quella era la sua vita ed era esattamente quello il motivo per cui la prima volta non avevo accettato la sua proposta di continuare a vederci.
"Beh io vado...buona serata ragazze!"
Salutò Grace e abbracciò me. Avrei voluto rimanere in quella posizione per sempre, mi sentivo protetta e a casa, in pace con tutto e con tutti.
Ci separammo e lui uscì dal locale. Io mi accasciai sul bancone.
La mia amica al mio fianco esclamò
"Cavolo! Dovevo fare almeno una foto con lui!" 
Non feci in tempo ad alzare la testa che Grace era già scattata in direzione della porta, all'inseguimento di Nate.
Mi presi la testa tra le mani, sempre più imbarazzata. Quando la vidi tornare sorridente io la fulminai con uno sguardo.
"Grace ricordami quanti anni hai, per favore!"
"Andiamo, non capita tutti i giorni di incontrare una celebrità!" Rispose lei
"E la scenetta che hai messo in piedi prima?" Chiesi sempre più arrabbiata.
"Senti tesoro, ti sono stata più che utile! Ti ho aiutato a capire quanto ti interessa...Probabilmente se tu fossi rimasta da sola con lui, dopo una serie di moine sdolcinate, saresti scappata a gambe levate, dando ascolto all'anima calcolatrice che c'è in te!"
Non riuscii a ribattere...Grace aveva ragione...Vedere il suo approccio civettuolo con lui e sapere della sua imminente partenza mi aveva fatto accorgere che Nate mi piaceva, che avrei voluto seriamente verificare cosa c'era di così affascinante nel rapporto con lui...
Ma lui sarebbe partito ugualmente di lì a due giorni...Avrebbe viaggiato per il mondo...Non l'avrei rivisto per molto tempo...E non avevo nemmeno il suo numero...
Mi ricomposi e cercai di non lasciar trasparire tutti i ragionamenti che erano passati per la mia mente negli ultimi tre secondi.
"È un conoscente...L'ho visto due volte in tutta la mia vita...Non posso sapere se vorrei davvero provare ad uscirci!"
Grace si arrese troppo facilmente.
"Sarà come dici tu..."
Rimanemmo in silenzio per qualche istante e le uniche parole che continuavano a rimbombare nella mia testa erano quelle che mia sorella aveva pronunciato la mattina dopo il concerto
"So che hai combinato qualcosa con Nate e credo che tu sia una codarda ad averlo lasciato così!"

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Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


"La benda non era necessaria!" Dissi con tono scocciato.
"Oh smettila di lamentarti! Ti sto portando alla tua festa a sorpresa...Sai già troppo, almeno da qualcosa lasciati stupire!" Mi rimproverò Grace.
Decisi di non risponderle e di provare a seguire il suo consiglio. Mi rilassai sul sedile del taxi e cercai di pensare ad altro. Da troppi giorni ormai la mia mente continuava a tornare a quei due occhi verdi che avevano saputo scrutarmi nel profondo senza che io dicessi nulla.
Lo avevo lasciato andar via ancora una volta ed ero certa che non ci sarebbero state altre opportunità di incontrarlo, non potevo essere così fortunata.
Assorta com'ero nei miei pensieri, non mi resi conto che dalla mia bocca uscì un sospiro.
"Questo è per la festa?" Chiese Grace.
"Come scusa?"
"Il sospiro era per la festa?" Riprese la mia amica un po' spazientita.
"Oh quello...No...la festa non c'entra...Pensieri miei!"
"Calcoli tuoi!" Disse sottovoce, come se non volesse farsi sentire. Riuscivo a immaginarla mentre guardava fuori dal finestrino e pronunciava quelle parole taglienti.
Decisi di ignorarla e mi concentrai sui rumori della strada, tentando di capire in quale parte della città ci trovassimo e dove ci stessimo dirigendo.
Dopo circa un quarto d'ora di silenzio il taxi si fermò. La porta dell'auto si aprì e una mano afferrò la mia e mi condusse fuori.
Camminammo a braccetto per alcuni metri, poi la benda mi venne tolta e iniziai a guardarmi attorno stupita. 
La persona al mio fianco non era Grace come immaginavo, ma il mio alunno Tom che mi sorrideva radioso.
Strinsi più forte il suo braccio e lui, senza dire una parola, mi fece cenno di osservare il luogo in cui eravamo.
Il Rockefeller Center era già tutto decorato e illuminato per il Natale sempre più imminente e la pista di pattinaggio ai piedi del gigantesco albero era occupata solo da una manciata di persone, tutti i miei ragazzi.
"Buon compleanno signorina Coulson! Sappiamo che il suo sogno era venire qui a pattinare con Sam...e noi abbiamo deciso di regalarle questo momento magico!"
A quelle parole, gli altri ragazzi srotolarono da un pennone una stampa fotografica gigante...La mia foto preferita...Sam che mi abbracciava e mi schioccava un bacio sulla guancia mentre io sorridevo felice...
Le lacrime cominciarono a rigare il mio viso, ma non era tristezza o dolore o angoscia. I miei alunni stavano realizzando il mio sogno, il nostro sogno, e io ne ero contenta e commossa.
"Grazie!" Fu l'unica parola che riuscii a sussurrare a Tom. Dopo avergli dato un affettuoso bacio sulla guancia mi ricomposi ed esclamai
"Allora, dove sono i miei pattini?"

La pista era tutta per noi e io mi stavo divertendo come non mi accadeva da tempo. Avevo abbracciato tutti i miei studenti, uno a uno, e Grace, la mia pazza Grace, era sempre al mio fianco. Non era una campionessa nel pattinaggio e spesso si aggrappava a me per evitare di cadere, ma quando accadeva, io scoppiavo a ridere e lei cercava in tutti i modi di tirarmi a terra.
Era una serata magnifica e mi sembrava di toccare il cielo con un dito...Ogni tanto mi fermavo a fissare quell'enorme foto e sorridevo per i regali che la vita mi aveva fatto e continuava a farmi.
All'improvviso, mentre stavo aiutando la mia amica a rialzarsi dopo l'ennesimo volo sul ghiaccio, dei fuochi d'artificio stupendi iniziarono ad esplodere sopra la piazza. Mi guardai intorno meravigliata, i miei ragazzi si erano fermati tutti...Alcuni istanti dopo Grace mi fece cenno di girarmi verso l'albero e vidi spuntare due persone con una torta gigantesca.
Pattinai in quella direzione e, avvicinandomi, riconobbi i miei genitori.
Ancora una volta sentii il calore delle lacrime scendere lungo le mie guance. Corsi loro incontro e li abbracciai strettissimi.
"Sono così contenta! Ora è davvero tutto perfetto!"
Mio padre mi sorrise e mi accarezzò la testa
"Mia piccola Amy, le sorprese non sono finite!"
Dagli altoparlanti del parco esplose una voce a me familiare

IF YOU ARE LOST AND ALONE
OR YOU'RE SINKING LIKE A STONE
CARRY ON
MAY YOUR PAST BE THE SOUND
OF YOUR FEET UPON THE GROUND
CARRY ON

Mi guardai intorno cercando di scorgere quel viso da qualche parte...
Cadde di nuovo il silenzio e io mi voltai verso Grace
"È lui? È qui?"
Lei mi sorrise e alzò le spalle come se ignorasse la risposta.
Cominciai a pattinare per tutta la pista cercando quei due occhi verde mare ma non riuscii a vederlo da nessuna parte, sembrava che si fosse dileguato.
Con lo sguardo basso tornai verso i miei alunni, radunati tutti attorno alla torta.
Mia madre mi porse il coltello per tagliarla quando a un tratto gli altoparlanti si accesero di nuovo e sentii le parole di una delle mie canzoni preferite

SHE WAS THE PUREST BEAUTY
BUT NOT THE COMMON KIND
SHE HAD A WAY ABOUT HER 
THAT MADE YOU FEEL ALIVE
AND FOR A MOMENT
YOU MADE THE WORLD STAND STILL
YEAH WE OWNED THE NIGHT

Il respiro mi si mozzò in gola...Stavolta sapevo che non poteva essere lontano. Mi girai di scatto e lo vidi avanzare sui pattini a pochi metri da me...Aveva un sorriso meraviglioso mentre cantava...
Appoggiai il coltello e mi diressi lentamente verso di lui
"Nate...pensavo fossi a Tampa..." Dissi tenendo lo sguardo basso. Temevo di perdere il controllo di me se avessi fissato quegli occhi anche per un solo istante.
"Si beh...Grace l'altro giorno mi ha detto che c'era un evento speciale a cui non dovevo mancare..." Si grattò la nuca imbarazzato.
"Grazie per le canzoni..."
"La prima me l'ha suggerita Grace...so che era la preferita di Sam...e poi credo che si addica alla tua storia..."
"Invece WE OWNED THE NIGHT è una delle mie preferite..."
Nate mi fissò per un paio di secondi con uno sguardo di pura tenerezza e disse
"L'ho cantata qualche giorno fa ad una trasmissione radiofonica e ho continuato a pensare a te..."
Rimasi a bocca aperta...La mia amica non gli aveva detto nulla di quella canzone...
In quel preciso istante capii che cosa dovevo fare. Presi un respiro profondo e lo abbracciai forte, appoggiando la mia testa nell'incavo del suo collo.
Sentii per la prima volta che potevo essere felice davvero. Il dolore mi aveva fatta arrivare fino a lì, a toccare il cielo con un dito, e sapevo che quella era l'occasione che non potevo permettermi di perdere.
Era come se Sam, che mi aveva sempre capita, che aveva sempre previsto ogni mia mossa e decisione, mi stesse facendo quel regalo...Riuscivo anche a sentire le sue parole nel mio cuore, come un biglietto di auguri
"La vita è troppo imprevedibile, spaventosa, bellissima adesso per prevedere che cosa accadrà domani!"
Mi allontanai di qualche centimetro da Nate, mi accorsi che ancora una volta lacrime di commozione rigavano le mie guance. Lo guardai intensamente, poi un sorriso mi affiorò sulle labbra
"Non voglio lasciarti andare...Non stavolta!"
Nate rimase a bocca aperta per qualche istante, poi sorrise raggiante, mi alzò il mento con due dita e con estrema delicatezza diede inizio a quel bacio che entrambi desideravamo da più di un anno. 


ciao a tutte!
scusate per l'abissale ritardo...tra studio e feste natalizie non ce la potevo proprio fare! 
Aggiorno la storia prima della fine di quest'anno, sperando di farvi un piccolo regalino...inoltre potete vedere che è proprio in tema con queste feste!
ringrazio ancora di cuore chi ha la pazienza di seguirmi e di commentarmi! Vi adorooooooo...
fatemi sapere cosa ne pensate, lasciate commenti, positivi e non (la prima volta che ho riletto questo capitolo mi faceva un po' schifo quindi non mi scandalizzo se la vostra reazione sarà la stessa!)
vi auguro un buon anno stelle belle!
cateperson

ps. La seconda canzone che canta Nate esiste davvero...vi lascio il link se non l'avete mai sentita...a me piacciono da morire i Lady Antebellum e quando ho scoperto questa cover il mio cuore esplodeva di gggggioia! *___*
http://youtu.be/7_7l295qkjY

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