3 case più in là.

di Hurter
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Tutto cominciò così ***
Capitolo 2: *** L'arrivo ***
Capitolo 3: *** Mark ***
Capitolo 4: *** Colazione ***



Capitolo 1
*** Tutto cominciò così ***


''Mammaa, sono finite le valigie da caricare in macchina?’’ le dissi urlando mentre stavo per chiudere il portabagagli mentre lei era ancora in casa.
''Si, finalmente! Ma quanta roba hai Evangeline?! Non sarebbe meglio darne un po’ via? E poi tutte queste fotografie..ma quante ne fai al giorno?’’ mi disse con un tono un po’ arrabbiato ma con una espressione divertita.
Si è vero c’era molta roba in quella macchina, soprattutto mia. Ma che ci posso fare? Non riesco a liberarmene! Soprattutto dei vestiti..ho ancora dentro all’armadio i vestitini di quando avevo 9 anni. Se li buttassi via è come se una parte di me se ne andasse via. Quindi preferisco lasciarli lì dove sono. Ah e poi quante foto! Nella mia vecchia casa avevo tutte le pareti della mia stanza piene di fotografie. In quelle foto c’erano farfalle colorate, fiori, vecchiette che stanno tutto il giorno sul pianerottolo a guardare i passanti, bambini, dolci, coppie innamorate, donne incinta..si insomma anche ragazzi!
‘’Si parte!’’ disse mia madre chiudendo la porta della macchina.

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Capitolo 2
*** L'arrivo ***


“Evangeline? Sveglia! Forza, siamo arrivate!”
Aprii gli occhi e un’ondata di luce mi fece lacrimare, guardai fuori e vidi un piccolo paesino tutto verde, con case fatte di pietra, bambini che correvano per le vie, ragazzi che fumavano e signore che bevevano il tè in un bar molto piccolo ma molto accogliente. Vidi una signora chiacchierare con un’altra signora e poco dopo se ne aggregarono altre tre. In questo piccolo paese ogni persona si conosceva anche perché c’erano poco più di 100 abitanti.  ‘E’ qui che passerò il resto della mia vita’ pensai e fui presa subito da uno stato d’ansia. E se non avrei conosciuto nessuno? E se sarei risultata antipatica a tutti? E se sarei rimasta per sempre sola in una casina isolata senza nessuno?
“Evangeline a che pensi?” chiese mia madre con una faccia interrogatoria  “Non ti piace qua? Guarda, guarda laggiù c’è un lago grandissimo, potremo andare a farci i pic-nic qualche volta.”
Mia madre era davvero felice, era quello che contava davvero e vederla così sorridente mi fece passare tutte le mie ansie.
“Ma certo” le risposi dopo un po’ con un sorriso un po’ forzato. Mia madre fece finta di nulla
“Aiutami a caricare le valigie, forza e coraggio! So già dove si trova la casa, credimi ti piacerà un sacco. Andiamo!”
 
 

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Capitolo 3
*** Mark ***


Arrivammo in una piccola via fatta di pietra con una piccola salita.
“Eccoci qua, questa è la nostra nuova casa” disse mia madre con aria sognante.
La scrutai per un po’, era una piccola casina colorata con vernice azzurra, le altre case vicine erano praticamente attaccate alla nostra. ‘Qui non ci sentiremo sole proprio per niente’ pensai. Mia madre girò la chiave nella piccola serratura della porta e contai i giri ‘Uno, due, tre’. La porta si spalancò e vidi subito una cucina abbastanza moderna e un grande tavolo al centro. Posai le valigie e andai subito a vedere la mia camera che si trovava al piano di sopra. ‘Piccola ma graziosa’ pensai ‘perfetta per quando ho voglia di rifugiarmi .. sì sembra proprio un rifugio, un nascondiglio. E’ perfetta.’ Mi misi subito all’opera. Sistemai la mia roba nell’armadio e iniziai ad attaccare tutte le mie preziose fotografie.
“Io vado a conoscere i vicini torno tra poco” mi urlò mia madre dal piano di sotto.
Passata mezz’ora bussarono alla porta.
“Mamma hai già conosciut..” “Evangeline ci sono alcuni ragazzi che vorrebbero conoscerti abitano vicino a noi e hanno tutti 18 anni come te” disse mia madre molto velocemente mostrando un sorriso sgargiante “Venite non fate i timidi” gli disse mia madre “Io intanto vado a fare un giro” Tre ragazzi si affacciarono alla porta.
"Ciao io sono Mark, abito 
3 case più in là della vostra” lo guardai, aveva un fisico mozzafiato, alto, capelli biondi, occhi azzurri e un sorriso che ti faceva mancare il respiro .. ‘il solito rubacuori’ pensai.
Gli strinsi la mano “Piacere io sono Evangeline, ma puoi chiamarmi Eva.” Mi fece un sorriso malizioso.
“C-ciao Eva, io sono Antony, piacere di conoscerti”mi disse un ragazzo alto, con i capelli mori e gli occhi verdi.
“Molto piacere Antony” e abbassò subito lo sguardo, sembrava molto timido.
L’ultima era una ragazza un po’ paffutella con la pelle scura, occhi color nocciola e dei capelli castani ricciolissimi. “Piacere io sono Ylenia sono la sorella di Antony, benvenuta!”
“Grazie Ylenia, piacere di conoscerti” Mark non aveva smesso un minuto di fissarmi nei miei occhi verdi e dopo poco mi disse “Allora.. che ne dici di fare un giro?” “Oh ma certo!” gli risposi cercando di assumere un espressione entusiasta. “Io e Antony vi raggiungiamo più tardi, dobbiamo andare a comprare un regalo per nostra madre oggi è il suo compleanno. Allora a più tardi!” Ci salutammo e i due fratelli  uscirono.
“Dove ti piacerebbe andare? Conosco un posto che dovresti vedere subito.”
Attraversammo le vie del piccolo paese e ogni due minuti Mark salutava qualcuno, soprattutto ragazze, e mi presentava con la solita frase “Lei è Evangeline, è appena arrivata…”
Entrammo in un piccolo boschetto che sbucava su un lago. Quel posto era a dir poco meraviglioso. La luce del sole si rifletteva sul lago e lo faceva brillare, i prati erano enormi ed erano stracolmi di fiori colorati e di farfalle che svolazzavano libere.
“Wow, sembra un paradiso” dissi senza smettere di guardare quel posto incantato. “E’ il paradiso” puntualizzò Mark. Ci sedemmo sul prato in mezzo a dei tulipani rossissimi e cominciammo a parlare, a parlare e a parlare, gli raccontai della scuola, delle mie amiche, della malattia di mia madre, di mio padre che abbandonò me e mia madre quando avevo solo 2 anni. Mi trovai subito bene con Mark e in men che non si dica stava già diventando sera, il tempo era letteralmente volato.
“Mi sa che dobbiamo andare, si staranno chiedendo dove siamo finiti” disse Mark allungandomi una mano per aiutarmi ad alzarmi. Gli porsi la mia che era la metà della sua. Mentre cercavo di alzarmi barcollai, Mark mi riprese al volo e per una frazione di secondo il mio viso fu troppo vicino al suo e mi scostai in fretta con un lieve rossore in viso. Lui fece finta di niente e cominciò ad incamminarsi e io lo seguì. Mentre camminavo vicino a lui notai la notevole differenza di altezza che c’era fra noi due, io gli arrivavo al petto.
“Siamo arrivati, grazie per avermi riaccompagnata” gli dissi sorridendo “E’ stato un piacere, sono stato bene oggi con te, ci vediamo domani .. ah e un’ultima cosa, sei la prima ragazza che vedo senza trucco e sei letteralmente bellissima così.” mi disse col suo sorriso malizioso. Le gambe mi si afflosciarono “oh g-grazie, adesso devo rientrare, ciao Mark” mentre cercavo le chiavi per aprire la porta di casa sentii Mark che mi prese il braccio e mi rigirò con un movimento deciso e le sue labbra sfiorarono le mie. La mia reazione fu involontaria, mi spostai bruscamente e gli urlai “Cosa credi di fare?! Mi dispiace ma io non sono come le altre ragazze, non ci sto a farmi baciare da un ragazzo che ho conosciuto poche ore fa! Chissà quante te ne sei fatte, non c’è ragazza in questo paese che tu non conosca! Ma con me non funziona!” “Scusami davvero io..” “Non dire una parola, ciao Mark!” “Evangeline aspetta, mi dispiace..”
Non lo feci nemmeno finire di parlare e gli chiusi la porta in faccia. Ero furiosa, cosa pensava di fare? Di portarmi a letto dopo un giorno? Non li ho mai sopportati i ragazzi che si comportano così.
Entrai in cucina “Mamma io non ho fame, sono molto stanca vado di sopra” “Oh .. va bene come vuoi, tutto bene?” “Sì certo, è tutto ok vado a riposare” Mi buttai sul letto, chiusi gli occhi e vidi gli occhi azzurri splendenti di Mark. Gli riaprii immediatamente, ma senza accorgermene li richiusi e caddi in un sonno profondo.

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Capitolo 4
*** Colazione ***


Mi svegliai di soprassalto. Guardai l'orologio: erano le 9:30 di mattina. Mi vestii velocemente camicetta bianca e pantaloncini di jeans, e scesi giù in cucina. Mentre scendevo le scale sentii il profumo del caffè appena fatto e questo mi fece venire un po' di nostalgia di casa.
Buongiorno Evangeline! Ho preparato la colazione” disse mia madre con un sorriso a trentatrè denti. La tavola, sulla quale si poggiava una tovaglia color ciliegia, era colma di pane con la marmellata, succo di frutta, latte, caffè e brioches al cioccolato e alla crema appena sfornate che emanavano un profumo delizioso.

“Buongiorno mamma… ma hai fatto la colazione per un esercito?” Mentre glielo chiedevo sentii bussare alla porta. Mia madre andò ad aprire e...
“Buongiorno signora Lucia” disse Mark “Salve signora” salutarono Antony e Ylenia.
“Buongiorno ragazzi accomodatevi pure” disse mia madre chiudendo la porta “Siete arrivati giusto in tempo, Evangeline si è appena svegliata.” Ylenia e Antony mi salutarono con un sorriso un po' timido ma Mark non mi rivolse la parola. Appena mia madre uscì per andare a chiacchierare con i vicini, ci sedemmo e iniziammo a mangiare quelle prelibatezze che aveva preparato (chissà a che ora si era alzata). Inizialmente facemmo fatica ad intrattenere una conversazione anche se cercavamo di parlare di più cose ci venissero in mente. Alla fine il clima tra noi divenne più rilassato e iniziammo a ridere e scherzare veramente.
A un certo punto spostai velocemente lo sguardo su Mark che aveva aperto bocca a malapena. Aveva gli occhi spenti come se gli fosse successo qualcosa di brutto. Spostai di nuovo lo sguardo e ricomincia a parlare con Antony e Ylenia facendo finta di nulla. “Scusate un attimo” Ylenia si alzò e andò a rispondere al cellulare. “Allora, come è andata ieri la vostra uscita pomeridiana? Ti piace il posto Evangeline?” chiese Antony. “Oh sì, tantissimo” risposi velocemente ricominciando a mangiare la mia brioches “Dove siete stati?” continuò Antony “Al lago.” rispose Mark secco. Antony sembrava un po' confuso dalle nostre reazioni e mentre stava per rispondere arrivò Ylenia di corsa “Antony dobbiamo andare, nostra madre ha bisogno di aiuto col nonno. Dice che non vuole alzarsi dal letto perchè non riesce a muoversi” disse Ylenia un po' preoccupata. “Ragazzi scusate ma dobbiamo andare, ringrazia tua madre per la colazione era squisita” disse Antony alzandosi. “Grazie davvero e a presto” Ylenia fece un cenno con la mano per salutarci e chiuse la porta.
Rimanemmo io e Antony. Dopo 3 minuti di silenzio di tomba dissi “Sono io che dovrei essere arrabbiata, non tu.” Mark si alzò e pensai che se ne volesse andare. Invece, con molta calma, aprì l'acqua del lavandino, si lavò le mani per poi sistemarsi i capelli dorati con le mani ancora bagnate. Si girò e mi guardò dritto negli occhi. Il suo sguardo mi trapassò tutto il corpo, sembrava che desiderasse qualcosa. Continuò a guardarmi per molto tempo senza dire nulla fino a che mosse le labbra... ma non disse niente. Finalmente dopo aver fatto un sospiro mi parlò “Non sono arrabbiato ma non sono il ragazzo che tu pensi che sia.” “Non ti conosco.” risposi con tono deciso. “Appunto e perchè hai pensato quelle cose ieri sera? Davvero pensi che mi sia fatto tutto il villaggio?” “Bè... io... hai salutato tutte le ragazze del villagio e l'hai visto anche te in che modo ti guardavano.” Mi alzai di scatto e mi avvicinai “Ti mangiavano con gli occhi.” “Sembri gelosa” disse con un mezzo sorriso. “Come faccio ad essere gelosa di uno sconociuto” dissi ma non troppa convinta. “Lo vedo, sei gelosa.” “Te lo ripeto, non sono gelosa non ti conosco. Non so come ti sia venuto in mente di volermi baciare.” dissi mentre sparecchiavo la tavola. “Perchè sono stato benissimo ieri con te, non ho mai parlato per così tanto con una ragazza. Sei diversa, Evangeline.” Per poco non mi caddero le tazze che avevo in mano. “Stai dicendo sul serio?” la mia voce si era leggermente addolcita. “Sì. Sto dicendo sul serio.” disse Mark guardandomi di nuovo dritto negli occhi. “Le ragazze con cui sono uscito cercavano solo quello... sesso, sesso, sesso. Nessuna mi aveva mai parlato in quel modo come hai fatto tu.” Continuava a guardarmi e anch'io lo guardavo. A un certo punto, cominciò ad avvicinarsi lentamente. Contai i passi 'uno, due, tre, quattro' … al quarto passo i suoi occhi azzurri erano vicini ai miei color nocciola. “Mark...io...” “Non dire niente, Eva.”  

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