The story of my life.

di chairmodeactivate
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo. ***
Capitolo 2: *** Capitolo 1. ***
Capitolo 3: *** Capitolo 2. ***
Capitolo 4: *** Capitolo 3. ***
Capitolo 5: *** Capitolo 4. ***
Capitolo 6: *** Capitolo 5. ***
Capitolo 7: *** Capitolo 6. ***
Capitolo 8: *** Capitolo 7. ***
Capitolo 9: *** Capitolo 8. ***
Capitolo 10: *** Capitolo 9. ***
Capitolo 11: *** Capitolo 10. ***
Capitolo 12: *** Capitolo 11. ***
Capitolo 13: *** Epilogo. ***



Capitolo 1
*** Prologo. ***


Prologo
 
 Sembrava divertente l’idea di trasferirmi in un paese straniero e iniziare a lavorare, chi avrebbe mai potuto immaginare che il mio vicino sarebbe stato un grandissimo – e affascinante - maleducato?
  Ok, forse è meglio iniziare dall’inizio, cercherò di essere sintetica, vi risparmio la triste infanzia in solitudine della piccola me, Jacquelin – che odia il suo nome – detta Jacky. Finita la scuola invece di andare all’università, come tutte le sue “amiche” va a cercare lavoro e si ritrova in una paese a lei sconosciuto all’età di vent’anni appena compiuti.
  Sono stata abbastanza breve? Beh, questo è tutto quello che vi serve sapere fin ora.
  Anche perché ora le cose si stanno complicando e facendo più interessanti.
Lavoro come cameriera in un ristorante vicino casa ma al lavoro la vita è molto semplice – chi l’avrebbe mai detto? – le cose si complicano a casa.
  Il primo giorno è stato ok, sembrava anche simpatico, e sottolineo SEMBRAVA, perché in realtà è… come dire per non offenderlo troppo? Maleducato, pieno di se, rozzo, sexy e di nuovo maleducato. Insomma, il vicino perfetto. Facciamo che vi racconto solo, lasciando stare i miei commenti, se no finiamo domani di raccontare solo il nostro primo incontro. Quindi torniamo indietro nel tempo…
 
Mi sono trasferita in questa nuova casa, grande per una sola persona. Dopo meno di un’ora suona il campanello. Merda. Volevo evitare di incontrare persone fino a domani, divento immediatamente rossa e vado ad aprire.
“Buongiorno nuova vicina, ho visto che ti sei appena trasferita e sono passato a fare conoscenza!” dice mentre entra a casa MIA come se fosse la sua “Ciao, sono Michael, chiamami Mike!” dice con un sorriso smagliante porgendomi una mano. Potrà avere tre anni in più di me, ha i capelli spettinati biondi, due occhi grandi di un colore chiaro, fra il blu e il grigio e delle labbra carnose. Indossa una canottiera dei Guns ‘n’ Roses larghissima e dei pantaloni strappati. Ha un colorito talmente bianco che sembra fatto di marmo e quando gli stringo la mano per ricambiare il saluto ha le mani talmente fredde che quasi mi scotto.
  Non ho mai negato a me stessa che mi piace parecchio ma l’idea non mi va giù.
“Ciao Mike, io sono…” continua a dire lui con una voce acuta, che dovrebbe essere la mia imitazione, visto che mi sono persa a studiare ogni singolo particolare dell’intruso.
“Jacky” continuo io “e non parlo così” dico facendo la stessa voce acuta.
 
  Ok, può anche sembrare simpatico ma non lo è!
Se ve lo chiedete, sì mi ero praticamente persa nel suo sguardo quando è entrato, ma l’ho detto non ho mai negato di amarlo, e lui, il bastardo, lo sa benissimo.
Lo odio perché lo amo. Ok, l’hanno detto una marea di persone ma continuo ancora a odiarlo e lo odierò per sempre. Però non è un odio perché mi ha fatto qualche torto o mi ha ferito, al contrario, si è sempre preso cura di me fin dal primo momento e io mi sono presa cura di lui.
Sì, con calma, ora vi spiego perché lo odio.
Lo odio perché lui sa che mi piace e per questo si comporta come un dio. Pensa che qualunque cosa faccia io penda dalle sue labbra, che è una mezza verità ma non diciamolo a lui.
  È passato un anno dal nostro primo incontro e ora le nostre conversazioni sono più o meno così:
“Ciao coglione”, “Stai bene vestita così, sembri una troia”
Posso anche aggiungere che dopo sei mesi che mi sono trasferita e venuto a vivere da me perché avevamo entrambi problemi economici e non potevamo permetterci il lusso di una casa.
Solo per questo viviamo insieme! Non pensate altro!
Quindi sì, siamo quasi migliori amici che si odiano e si picchiano a vicenda.
Lui ha presto imparato il mio carattere timida, maschiaccio che adora i videogiochi e mangiare schifezze. Io ho imparato a mia volta che lui è uguale a me, con la differenza che è un grandissimo puttaniere.
 
 




 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Mi prendo un piccolo spazio alla fine del capitolo per presentarmi. Salve, o lettori, come state?
Non mi conoscete, come io non conosco voi.
È una prima storia spero di avervi appassionato, spero in una recensione per andare avanti, di incoraggiamento.
Sì, so cosa state pensando. Ma chi cazzo ti credi di essere a fare richieste così assurde?
Piacere, io sono chairmodeactivate e sono completamente fottuta di cervello. Dovete sapere solo questo, il resto sono dettagli che si possono omettere dalla mia descrizione.
 Ok, cerco di essere un po’ più seria.
Mi sono immedesimata molto il questa storia e vorrei che le persone – in questo caso voi – mi dicano come la pensano su quel che scrivo. Se vi appassiona la storia perché è un po’ come a scuola, che senso ha fare i compiti in classe se poi i professori non mettono voti?
Quindi che senso a scrivere questa storia se nessuno la legge?
Suvvia non vorrete essere dei cattivi professori!!
La penso così, opinione personale ovviamente! Potete anche non recensire e mandarla – e mandarmi - definitivamente a cagare. In questo caso non sentirete più parlare di me.
Dopo questo poema – più lungo del prologo stesso OMG – spero in almeno una, ne chiedo solo una T-T, piccola recensione.
Diciamo che vi saluto, e spero che qualcuna/o apprezzi questa storia.
Se arriveremo mai ad un secondo capitolo vi prometto che migliora parecchio la storia!!
Arrivederci, spero.

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Capitolo 2
*** Capitolo 1. ***


Capitolo 1.
 
  Vi starete chiedendo se dopo sei mesi a vivere con Mike è mai capitato di finirci a letto.
Come? Non ve lo chiedete? Oh… Beh ve lo dico lo stesso!
No, e a dire la verità non ci siamo mai neanche baciati. Ci siamo andati vicino solo una volta. Come? Ora siete curiosi? Va bene, vi racconto…
 
  “Merda!” grida Mike alzandosi dal divano e facendo cadere il joystick del’Xbox “È la terza volta di seguito che vinci tu! Come cazzo fai?”
“Adoro ‘sto gioco!” dico io battendo le mani e facendogli la linguaccia, adoro vederlo arrabbiato, si passa sempre la mano sui capelli e se li scompiglia di più. Cosa che lo rende ancora più sexy.
“Ma se è una merda! Basta! Mi sono rotto, cambiamo!” dice levando il dischetto dalla console per prendere un altro gioco.
“Oggi mi sento fortunata, vincerò di nuovo io!” dico mentre lui avvia il gioco.
  Dopo circa cinque minuti il gioco annuncia la mia vittoria e senza farci troppo caso alzo le braccia esultante sedendomi in punta del divano.
Brutta mossa Jacky. Bruttissima.
Mentre ho le braccia alzate Mike ne approfitta per farmi il solletico nei fianchi. Odio quando mi toccano i fianchi, è una cosa che non sopporto, e il bastardo lo sa benissimo.
“Dolce vendetta!” dice mentre continua a farmi il solletico.
“No, Michael!” cerco di dire tra una risata e l’altra “Mi fa male la pancia… ahahah… ti prego basta!”
Ma lui continua e io scivolo da divano a pancia in su e lui perdendo l’equilibrio cade su di me appoggiando i gomiti vicino alla mia testa. Non siamo mai stati così vicini, sentivo il suo respiro sulla pelle e il mio cuore incomincia ad accelerare i battiti. Sento la sua pancia gonfiarsi e sgonfiarsi e dopo circa trenta secondi si avvicina fino a quando i nostri nasi si sfiorano.
Quando lo sento troppo vicino per i miei gusti, il cellulare - di merda, giuro che qualche giorno glielo brucio - squilla e lui si alza e risponde. Io mi alzo e spengo la console, recupero il mio telefono gettato sul divano e corro in camera mia. Cristo.
 
  Da quel giorno abbiamo messo da parte quei due giochi, mi hanno causato la morte. E io sono troppo giovane per morire! Ma di certo è molto più piacevole di vederlo incazzato.
  Al contrario di quando si arrabbia, non si passa la mano tra i capelli. Ho avuto davvero paura quella volta quando…
 
Non vedo l’ora di tornare a casa e sdraiarmi nel divano e vedere cosa c’è in tv. Sono stanchissima da lavoro, oggi abbiamo avuto più clienti odiosi del solito. Avete presente quelli che non sono mai contenti? Quelli a cui non va bene nulla? “Avevo chiesto un panino vegetariano! Ci sono pezzetti di hamburger!”, “Avevo chiesto una light! Questa non lo è per niente!’, ‘I bagni sono tutti occupati!’. A volte mi chiedo se li trovo solo io i clienti ritardati!
  Ad ogni modo ora non voglio pensarci, voglio solo tornare a casa. Speriamo solo che Mike non si sia portato a casa qualche amica - prima ragazza che c’era per strada - non è bello trovarle a casa propria mentre sono avvinghiate al mio coinquilino. Lo so, non è il mio ragazzo ma ogni volta che lo vedo con qualcuna il mio cuore sprofonda e mi sale un groppo in gola che solo la notte riesce a portarmi via.
  Appena entro nella via vedo le luci spente della nostra casa. Controllo l’orario, le 18, Mike rientra alle 17 non può non essere arrivato. Non va in macchina al lavoro, non può aver trovato traffico. E se l’hanno investito? Se un pazzo gli ha sparato? No, Jacky basta paranoie. Magari sta solo riposando e ha spento la luce. Ma non mi convinco.
  Istintivamente inizio a correre verso casa, suono.
  Nessuna risposta.
  Mike, lo so che ci sei.
  Suono ancora.
  Niente.
  Rispondi bastardo, aprimi e fai uno di quei tuoi sorrisi che farebbero vedere i ciechi.
  Niente.
  Risuono mentre cerco le chiavi nella borsa.
  Niente, continua a non rispondere.
  Mi faccio coraggio e apro. Una cappa di fumo esce dalla porta.
Lo trovo straiato sul tappeto tra il divano e la televisione, vicino a lui quattro bottiglie di birra vuote e una in mano piena a metà. Due pacchi di sigarette vuoti erano gettati vicino a lui e nella mano libera ne aveva una già finita. Nelle orecchie aveva le cuffie, che erano praticamente inutili visto che sentivo la musica anche io.
  All’ombra con solo la luce di fuori sembrava morto, aveva gli occhi chiusi e la luce lo rendeva più bianco del normale. Mi avvicino cautamente aveva i capelli tinti di rosso e i ciuffi che gli ricadevano sul volto gli segnavano la faccia.
  “Michael?” lo chiamo chiudendo piano la porta, ma lui non mi sente. Poso il giubbotto e lo zaino da lavoro sul divano e mi siedo per terra vicino a lui.
Non è morto, respira ancora. Gli sfilo cautamente una cuffietta e lo chiamo.
  “Michael?”
Apre gli occhi di botto e mi fissa. Inutile dire che faceva paura. Aveva gli occhi rossi come i capelli e ora che lo vedo meglio ha la faccia rigata da lacrime asciutte. I suoi occhi chiari sono tremanti di rabbia e tristi e quando si scontrano coni miei mi fanno sussultare non l’avevo mai visto così prima di allora.
  “Che cazzo vuoi?” sbotta. Aveva una voce rauca tremendamente sexy. Ok, forse non dovrei trovarlo sexy in una condizione del genere, ma lo è. Cristo, se è sexy!
  “Mi sono preoccupata… tutto ok?” Sì, ovvio. Domanda perfetta! Può mai stare bene un ragazzo in quelle condizioni? Mi maledico per quanto sono stata stupida!
  “No!” dice secco più del solito.
  “Ti va di parlare?” dico cercando di non pensare a quanto sia inquietante.
Mike si siede di fronte a me. Una lacrima che asciuga troppo tardi gli esce da un occhio.
  Michael ha dei sentimenti?
  Piange?
Mi si stringe il cuore quando lo vedo in quelle condizioni. Mi avvicino con una mano alla sua ma lui mi prende con l’altra per il polso. Era freddo, come al solito, ma oggi era un freddo particolare un freddo di paura.
  Michael ha dei sentimenti?
  Ha paura?
  “Non ho bisogno della tua carità! Me la cavo benissimo da solo!” Mi grida.
  “È successo qualcosa?” ripeto preoccupata.
  “Non ho bisogno di te!” queste parole mi feriscono più del normale.
Faccio per parlare ma lui scoppia in lacrime. Mike, il mio Mike sta male…
  “Non fare il cretino!” mi faccio coraggio. Mossa sbagliata. Si alza e va verso la sua stanza senza dir nulla. Lo raggiungo correndo e lo fermo per una spalla. Lui si gira di botto e mi sbatte contro il muro tenendomi dalla braccia bloccata con una stretta solida che non mi fa circolare il sangue.
  “Lasciami stare!” sta volta grida davvero troppo e mi pietrifico. Pian piano molla la presa e dopo avermi guardato con un aria di scusa va verso il bagno e sento che apre la doccia. Quasi traumatizzata mi dirigo verso il posto in cui era sdraiato prima e prendo le bottiglie e i pacchetti di sigarette e li butto nella spazzatura, poi vado nell’altro bagno per sistemarmi per dormire.
  Preparo due panini, uno al formaggio e salame e l’altro con il prosciutto e maionese, il preferito di Mike. Salgo al piano superiore e busso alla stanza di Mike.
  So cosa state pensando. ‘Sei una pazza ad andarci!’
Sì, sono pazza di lui.
  Mi apre un Mike senza maglietta con i pantaloni della tuta, usati per dormire. Diciamo che sono ‘abituata’ a vederlo senza maglietta ma ogni volta mi fa lo stesso effetto. Ho imparato che è meglio fissare un punto impreciso del suo viso ed evitare di guardare in basso.
  Prende il vassoio e lo poggia nel letto, sorride verso di me e si siede sul letto. Lo imito senza che lui mi abbia invitato.
“Il tuo preferito!” e gli porgo il panino.
“Mi vizi così!” furono le sue prime parole.
  Finimmo il panino in silenzio.
“Mi dispiace” inizia “Per prima intendo…”
  Michael ha dei sentimenti?
  Gli dispiace?
Annuisco “Non ne hai voluto parlare…” gli ricordo.
  “Non so se posso fidarmi di te” dice sento il suo sguardo addosso ma sono troppo occupata a fissarmi le unghia “magari un altro giorno…”
  “Ok!” dico sorridendo mentre mi alzo per tornare in camera mia.
  “Jacky!” mi chiama mentre sono alla porta, mi volto “Non lasciarmi solo, ho paura”
Probabilmente la mia faccia è alquanto sconvolta perché sul suo volto appare una sorriso.
  “Non ci sto provando!” mi rassicura. Non so perché, ma gli credo. Torno nel suo letto e mi sdraio vicino a lui.
  “Mi fido!” dico chiudendo gli occhi.
 “Non lo farei mai” mi abbraccia e chiude gli occhi.
 
  Forse dovrei smetterla di raccontarvi questi episodi della nostra vita, lo fanno sembrare gentile!
In ogni caso non lo è!
Ma è la persona più sensibile della terra.
E, cosa più importante, è mio.

 
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
  Buongiorno, pomeriggio, sera, notte. Dipende da quando leggete!
Sono di nuovo qua, insieme a Jacky e Mike. Vi sono mancata?
No? Beh, neanche voi u.u
  Ovviamente scherzo! Vorrei ringraziarvi uno alla volta, il primo capitolo ha raggiunto 50 visite in meno di 10 minuti dalla pubblicazione! Sono davvero felice!
  Ringrazio chi ha aggiunto la storia alle preferite/seguite/ricordate. Non me l’aspettavo già dal primo “capitolo” grazie mille! Vi mando tantissimi baci e abbracci, anche se non sono Michael (T-T) accontentatevi!
  Ringrazio (di nuovo e.e) chi ha recensito il primo capitolo ovvero maweed!!
Mi aspetto anche qua una recensione!
Insomma credo sia abbastanza interessante la storia… credo… lo è? Vi sto preparando un capitolo fantastico, ma prima ditemi cosa ne pensate di questo!
  Arrivederci, spero.

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Capitolo 3
*** Capitolo 2. ***


Capitolo 2.
 
  Dovrei scrivere un libro. “Come imparare a conoscere Michael in poco tempo” non male, vero? Ma cazzate a parte, sapete quasi tutto quello che so io su di lui. Non mi ha mai spiegato nulla sulla sua vita prima che ci entrassi io, come del resto lui non sa la mia, cioè sa solo che appena finiti gli studi mi sono trasferita accanto a lui.
  È già passato un anno da quando ci siamo conosciuti e le cose si stanno complicando parecchio… Non mi è più capitato di vedere Mike in condizioni sgradevoli, ringraziando il cielo, ma lo vedo molto spesso assente con lo sguardo, pensieroso, come se la vita non fosse tutta rose e fiori come ha sempre pensato.
  Oggi, appena sono rientrata a casa da lavoro, l’ho trovato ai fornelli che preparava da mangiare.
“Che combini?” chiedo posando sul divano lo zaino con i vestiti da lavoro.
“Cucino” risponde come se fosse una cosa normalissima.
“Che tipo di veleno hai usato?” sento puzza di bruciato, ma non riguarda il cibo, mi nasconde qualcosa…
“Non c’è niente!” non gli credo “Volevo soltanto risparmiarti la fatica di cucinare dopo che torni stanca da lavoro.
“Sono sensi di colpa o sbaglio?” domando ma lui non risponde continua a rimestare “Dopo un anno fai queste azioni gentili… non è da te! Forse stai male…” continuo provocandolo.
“Che palle! Non si può neanche fare un gesto gentile!” dice posando il cucchiaio sul lavello e aprendo il cassetto per prendere le posate. Gli do una mano a preparare i piatti e ci sediamo.
  Ha preparato dei maccheroni al formaggio squisiti.
“Minchia, buoni!” commento “Dovresti cucinare sempre tu!”
“Non dirlo neanche per scherzo! Nessuno deve sapere di questa mia bravura!” dopo un boccone aggiunge “Sono come Spiderman, nessuno deve sapere la mia identità!”
“Il supereroe dei maccheroni, pronto a salvare la vita con un piatto!” ridiamo.
Appena finiamo mi alzo per prendere i piatti e portarli al lavello mentre lui prende i bicchieri poi si siede sul bancone della cucina, tra il frigo e l lavello.
“Potrei abituarmi sai…” inizia.
“A cosa?” chiedo mentre apro l’acqua per lavare le stoviglie.
“Ad aiutarti, a convivere…” dice passandomi la spugna.
“Noi che conviviamo civilmente? Come due persone normali?”
“Noi non siamo normali” aggiunge e mi fissa.
  Cosa intende con quel ‘noi non siamo normali’? Noi siamo diversi perché non ci amiamo? Noi siamo diversi perché siamo amici? Noi siamo diversi perché non siamo nulla? Noi siamo diversi perché ci amiamo ma non vogliamo dimostrarlo? Jacky basta! Non metterti in testa strane idee. Non lo guardo e continuo a lavare le pentole.
“Fra pochi giorni è capodanno…” continua lui visto che non gli ho dato nessuna risposta ma la mia mente era occupata a farsi viaggi mentali troppo potenti.
“Bravo! Hai comprato un calendario!” dico sarcastica e lui mi ignora.
“Un mio amico fa una festa…” inizia la lo interrompo prima.
“Vai! Io sto bene dove sono!” nessuna festa.
“No, devi venire anche tu!” insiste.
“Non ci penso nemmeno!”
“Hai paura che qualcuno possa spogliarti? Tranquilla ci penso io! Nessuno lo farà prima di me!”
“Cosa?” dico con voce più acuta del solito e scommetto di essere arrossata “NO!” rispondo un po’ troppo tardi.
“Allora perché?” continua.
“Sono astemia, l’odore dell’alcool mi da fastidio!” mento, è una mezza verità…
“Non è vero!” cosa vai blaterando mortale? “Al lavoro le tue colleghe bevono tutte e tu non ti sei mai lamentata!”
  Cazzo. Vada per la verità? Non mi vengono altre scuse in mente.
Prendo un respiro, chiudo l’acqua e mi giro verso di lui ancora seduto e in attesa di risposta.
“Se mi sfotti non vivrai tanto da arrivare capodanno!” lo avverto.
“È una minaccia?”
“Avvertimento” dichiaro “Non reggo l’alcool, ho bevuto solo una volta e sono stata troppo male e da quel giorno ho deciso di essere astemia”
  Ci fu una pausa di interminabili secondi.
“Quindi? Non capisco.” dichiara con un espressione perplessa in volto.
“Quindi non mi va di cadere in tentazione!”
“Sai che verrai lo stesso?” dice come se la mia non fosse una scusa plausibile. In effetti non lo è.
“Uff!” sbuffo “Ti odio Michael” sbotto dandogli una manata sulla gamba.
“Vestiti carina!” mi comanda.
“No! Mi vesto come cazzo voglio! Non sei mia madre!” gli dico secca. Odio quando mi dicono come vestirmi. Mi vesto come mi piace.
“Sei un genio! Nessuno ci proverà con te per tutta la serata e nessuno rischierà di portarti a letto prima di me!” dice battendo le mani come se gli si fosse accesa una lampadina.
“Chi ti dice che mi porterai a letto?”
“Io! Non ho mai sbagliato!” dice indicandosi con il dito.
“Quindi sarei una delle tante che aggiungerai alla lista?” Ma che cazzo di domande faccio? No, non rispondere ti prego!
“Saresti l’unica di cui mi importa davvero”
  Improvvisamente il mio cuore si fa pesante e vorrei sprofondare nella parte più profonda dell’oceano. Quale parte oscura di me si vuole tanto male da fare certe domande, Dio santo?
Beh, il lato positivo è che ora so che non sono una delle tante.
  Mike si alza e si dirige verso il divano per giocare. Come fa a stare così tranquillo? Come può essere abituato ad avere tutte le ragazze ai suoi piedi? Perché sono io quella a sentirsi in imbarazzo? Non sono io ad aver appena ammesso di voler fare l’amore con Mike, dovrei essere lusingata del fatto che uno che potrebbe avere tutte vuole me, perché vorrei morire? Beh, non pensarci più di tanto, infondo non accadrà mai. Non DEVE accadere! Rovineremmo un’amicizia.
   Ma siamo amici? Non abbiamo mai parlato di queste cose, forse dovremmo. È il mio coinquilino ma non per questo dobbiamo stare insieme o essere amici. E se ne parlassimo ora? Tanto la mia bella figura di merda l’ho già fatta!
  Finisco di lavare i piatti e mi dirigo verso il divano dove è seduto un concentrato Mike intento a uccidere gli zombie.
“Non distrarmi! Ho l’ultima orda per aumentare di livello! Devo uccidere cinquanta zombie e muoio sempre a quarantasei” dice senza staccare gli occhi dallo schermo.
  Non dico niente e mi siedo con le gambe al petto a guardarlo. Ok, mentre tu ammazzi, di nuovo, gli zombie, io penso a come iniziare il discorso. Non è facile per niente…
“Porti sfiga!” esclama distogliendomi dai miei pensieri, ha appena perso. Ops…
“Non ti ho detto niente!” esclamo appena mi accorgo di cosa è successo.
“Ma non sono arrivato neanche a 30 zombie!”
“Non è colpa mia se sei scarso!” mi lancia un’occhiata e io rispondo con un pugno sulla sua spalla.
“Ok, che devi dirmi?” Ma leggi nel pensiero? “Eri troppo distratta mentre giocavo e mi sono distratto anch'io per guardarti” Quindi hai perso perché io mi sono distratta?
“Che cosa contorta!” rispondo grattandomi la testa e ripensando a quello che ha appena detto
“Che devi dirmi?” riprende.
“Cosa siamo noi?” vado subito al sodo. Inutile girarci intorno.
“Viviamo nella stessa casa” risponde lui, a quanto pare anche lui deve averci pensato.
“E?” li incalzo io.
“Tu mi odi.”
“Dimmi qualcosa che non so!”
“Io non ti odio.” dice facendo un sorriso alla mia espressione stupita e felice.
“Quindi cosa siamo?” domando, voglio una risposta, e la voglio ora!
“Purtroppo solo amici.” Dice, ma sta volta sono io a sorridere.
 
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Bene, bene, bene, so cosa pensate… Così presto?
Ebbene sì! Dovete sapere che a storia non sarà molto lunga… diciamo massimo 15 capitoli, mi dispiace ma è la vita!
Questa volta i miei ringraziamenti vanno a *rulloditamburi* umi niasse perché ha lasciato una recensione al capitolo precedente! Ed ho visto nuove persone che hanno aggiunto la storia alle seguite/preferite/ricordate. Mi rendete molto felice grazie!! :)
Inoltre volevo dirvi che gli aggiornamenti saranno a giorni alternati, ovvero un giorno sì e uno no, mi sembra abbastanza logico, volevo fare a distanza settimanale all’inizio ma credo che dopo una settimana si scorda quello che è successo prima! Spero di poter continuare così anche nelle prossime settimane visto che sta ricominciando la scuola.
Nel prossimo capitolo ci sarà la festa, se il capitolo risulta troppo lungo lo divido in due parti cosa che credo farò quasi sicuramente!
Per ultimo ma non perché sia meno importante, volevo ricordarvi di lasciare una recensione anche qua! Ci tengo moltissimo perché il capitolo successivo è diciamo quello che ha dato vita alla storia quindi molto importante per me!
Detto questo io vi ringrazio per aver letto anche questo capitolo!
Arrivederci, spero.

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Capitolo 4
*** Capitolo 3. ***


Capitolo 3.
 
  Merda. Perché i giorni sono volati? Sembra ieri che Michael mi ha chiesto - imposto – di andare alle festa di capodanno. Sono nella merda.
  Mi sono svegliata alle 7 del mattino ho preparato la colazione e mi sono catapultata a  lavoro dove erano tutti entusiasti per le varie serate che aspettavano dall’anno prima.
“Ho preso un vestito carinissimo!” squittisce una mia collega, che chiamo ‘La Zoccola’, durante la pausa pranzo.
“Anch'io!” esclama la sua amica, soprannominata da me ‘Riccioli Biondi’ “faremo strage di cuori infranti!” ridono insieme.
“Tu cosa fai Jacquelin?” mi chiede Biondina mentre ero concentrata ad accendermi una sigaretta.
“Già, tu e Michael state insieme?” mi chiede Zoccola facendomi l’occhiolino.
“No!” rispondo stufa di quella domanda. Se ve lo state chiedendo: sì, entrambe sbavano per lui.
“Sei incredibile! Lo hai tutto il giorno per te, come fai a non sbatterlo su ogni muro di casa vostra?”
“Andiamo ad una festa” ignoro l’ultima domanda “Mike mi ha costretta!”
“Oh è così che lo chiami! Mike!” si vede lontano un miglio che si sta arrapando.
“E come ti vestirai?” continua Riccioli Biondi.
“Penso che mi metto una maglietta e una felpa…” lascio cadere il discorso e con una scusa mi allontano per fumarmi la mia dannata sigaretta ma le sento bisbigliare fra di loro e ridere.
  Perché sono tutti fissati che mi scopo Michael a sangue? Non possiamo solo vivere insieme e basta? Dio, non le sopporto. Sempre a pensare ai ragazzi delle altre e… oddio che vado pensando! Mike non è il mio ragazzo! Siamo amici e basta! Devo smettere di pensare queste cose, non staremo mai insieme, si rovinerebbe tutto, ne ho sentiti di casi così…  due migliori amici che si mettono insieme e litigano per una cazzata si lasciano e non si parlano più a vita maledicendo il giorno in cui si sono messi insieme. Non voglio che succede lo stesso con Mike, se per sbaglio non dovrei parlargli più penso che potrei morire. Io DEVO averlo vicino, devo poter sentire il suo odore quando mi sdraio sul divano, devo trovare i suoi vestiti per casa e incazzarmi perché non li posa mai, devo vederlo ogni mattina con gli occhi ancora assonnati mentre si passa le mani tra i capelli. Non posso stare senza lui, mi sentirei come se una parte di me si rompesse. Non deve succedere.
  Finita la pausa torno a lavoro e poi finalmente a casa dove trovo Mike che si era appena svegliato visto che oggi non lavorava il bastardo.
“Sua maestà ha dormito bene?” dico mentre mi siedo sul divano vicino a lui ancora in pigiama.
“Spiritosa!” mi risponde strofinandosi gli occhi “Ieri sono andato a letto tardissimo!”
“Non voglio sapere!” lo anticipo tappandomi le orecchie.
“Non ho dormito perché sentivo le tue grida e i tuoi lamenti!” COSA? “La prossima volta che sogni di scoparmi, chiamami che scopiamo sul serio” e si alza per andarsi a vestire.
“E se non eri tu?” dico tentando di salvare un poco della mia dignità.
“Non conosco altri Michael…” dice vago dall’altra stanza.
  Mi alzo che mi sento bollente in faccia e mi dirigo in bagno, mi sciacquo il viso con l’acqua congelata tentando di far diminuire il rossore e mi sistemo i capelli. Dio, come mi sono ridotta! Che fine ha fatto la me che diceva di non voler mai un fidanzato, quella me che diceva che tutti i ragazzi erano coglioni e non capivano un cazzo, dov’è finita? Sono sicura che è ancora dentro di me da qualche parte, devo solo ritrovarla.
  Dopo essermi sciacquata la faccia mille volte scendo in cucina e trovo Mike che si prepara un panino. Aveva uscito una felpa che era il triplo della sua misura e dei vecchi jeans.
“Se vuoi preparo qualcosa velocemente…” propongo, non può mangiare solo un panino.
“Hai idea di quanto mangeremo stasera?” mi domanda. Già, stasera.
Sbuffo “Devo venire per forza?” domando al limine delle forze, sono giorni che lo prego di lasciarmi stare a casa.
“Sì” risponde come ogni volta che riprendiamo l’argomento “Tu ci sarai!”
“E…” comincio ma lui mi zittisce subito.
“Basta scuse, ne ho sentite fin troppe in questi giorni. Fine della storia, tu oggi vieni con me!”
Mi lascio cadere su una sedia. È iniziata di merda questa giornata, e si concluderà di merda. Appoggio le braccia sul tavolo e lascio cadere la testa.
“Non mangi?” mi chiede addentando in suo panino al salame.
“No” rispondo, la mia voce suona ovattata per via delle braccia attorno al mio viso.
“Devi mangiare” risponde come se non fosse successo nulla prima.
  Sul serio? Non vedi che ti sto pregando di stare a casa, perché non lo capisci? Non sei così stupido, ti conosco bene e sarai pure insopportabile ma non stupido.
“Non credo sia un tuo problema se mangio o no?” rispondo acida alzando la testa.
“Ok stai calma” dice lui rendendosi conto della situazione “Non c’è bisogno che ti incazzi, è solo una serata, un paio di ore e sarai di nuovo a casa!”
“Sei proprio un coglione!” esclamo.
“Non la pensavi così nel tuo sogno!” mi provoca.
Mi alzo di botto facendo sussultare Michael e inizio a fare avanti e indietro per la cucina, sono talmente incazzata che non riesco a stare ferma.
“Eddai, è soltanto una serata, non fare così” sta facendo il finto tonto, vero? Non può pensare che sono davvero incazzata perché mi obbliga ad andare a una festa del cazzo? Vorrei davvero gridargli in faccia o prenderlo a schiaffi, sarebbe una soddisfazione troppo grande. Non voglio credere che non ha pensato al perché non voglio sul serio andarci, di sicuro non è per il fatto che sono astemia, quella era una bugia bella e buona. Il vero motivo? Non voglio vederlo con altre ragazze. Sono gelosa.
“Sei proprio ingenuo” dico sperando che azioni qualche neurone e vado di corsa a sdraiarmi sul letto di camera mia.
  Accendo la musica a palla e fermo la porta a chiave, non voglio che mi disturbi mentre penso a quello che mi aspetta a questa cazzo festa. Facciamo un piccolo riassunto di quello che ci sarà, ok? La casa è una mega villa con tanto di piscina e di passaggio per andare in spiaggia. Dentro la casa non sono da escludere le coppiette che scopano a bella vista e neanche quelli che passano il tempo a giocare al gioco della bottiglia solo per portarsi a letto le ragazze che hanno baciato. Ci saranno anche quelli che, come Mike, rimorchieranno ragazze solo per farsi fare pompini. Ma il mio principale problema è Mike, dovrò cercare di non tenerlo d’occhio.
  Passo il resto del pomeriggio a rigirarmi nel mio letto fino a quando Mike bussa e mi dice che tra un’ora dovevamo andare via. Alzo la faccia dal cuscino e guardo la sveglia vicino al comodino, le sette e mezza, rimango un’altro po’ distesa sul letto e alle otto mi alzo e mi trascino all’armadio, prendo la mia canottiera dei Green Day e una felpa con la cerniera nera. Fortunatamente non fa freddo e non mi dovrò preoccupare del giubbotto ed accessori vari. Mi allaccio le Converse e dopo essermi messa un filo di matita sotto gli occhi mi guardo allo specchio e di certo non sono elegante.
  Mi precipito alla porta, prima inizia questa tortura e prima potrò tornare a casa. Michael era seduto nel divano, aveva dei jeans neri strappati, delle converse anch’esse nere e una maglietta a maniche corte dei Def Leppard, i capelli li aveva tinti di nero per l’occasione.
  Quando si accorge che ero pronta lui si alza in silenzio e prende le chiavi della macchina e di casa. Usciamo mantenendo il silenzio, non ho intenzione di parlargli per tutta la serata, andiamo verso la macchina di Mike nera e salgo dal lato del passeggero.
“Fra mezz’oretta saremo arrivati” mi informa ma io non rispondo e lui sembra non farci molto caso.
  Quando parcheggiamo c’è una parte di me che vuole rimanere seduta fino a mezzanotte ma quando Mike scende io lo imito, chiudo lo sportello dell’auto e aspetto che Mike mi fa strada verso la casa. Davanti la porta sento la musica che rimbomba e mi fa già male la testa. La porta accostata si apre appena Mike appoggia un dito e subito tutti si catapultano su di lui ignorando me quindi cerco di allontanarmi prima che sia tropo tardi ma, appena nota che mi allontano, Michael mi afferra per un braccio e mi dice che prima di andare dovevo conoscere i suoi amici.
  Ci avviciniamo a un gruppo di ragazzi già ubriachi, e sono ancora le otto. Appena si accorgono della presenza di Mike iniziano a dargli pacche sulle e spalle e gli passano una bottiglia di birra.
“Hai già trovato compagnia?” dice uno con i capelli marrone chiaro accennando a me.
“No, lei è la mia coinquilina…” inizia a spiegare Mike ma tutti scoppiano in una sonora risata che mi fa venire il nervoso.
“E così che si chiamano ora?” risponde un altro, ma Mike gli ignora e mi fa segno di poter andare e così faccio.
  La musica troppo alta mi rende sorda. Odio questo clima, non fa per me. Mi sento come un pinguino in mezzo al deserto. Cerco di orientarmi e tengo lo sguardo basso, prima o poi troverò un angolino adatto a me dove nessuno mi può disturbare, o forse mi sbaglio.
 
 
 

“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Salve lettori/lettrici, sono in ritardo di due giorni ma ho avuto qualche problemino con il capitolo.
Spero vi piaccia. 
Vorrei ringraziare sono nana per la sua recensione che ho apprezzato molto.
Sta volta non ho nulla da dirvi e penso che il prossimo capitolo lo troverete sabato o domenica.
Arrivederci, spero.

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P.S. sarò pure cattiva ma voglio minimo 3 recensioni per le sorprese che il nostro party ci porterà u.u 

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Capitolo 5
*** Capitolo 4. ***


Capitolo 4.
 
  Le stanze sono il doppio di quelle di una casa normale, l’ambiente è buio e cupo, il fumo di mille sigarette e canne crea una leggera nebbia dentro casa facendo sembrare l’ambiente ancora più affollato di quanto non fosse.
  Mi faccio largo spingendo e senza disturbarmi di chiedere permesso e arrivo in cucina, le pareti bianche sono macchiate di cibo che non riesco a capire cosa sia, sembra pomodoro ma non mi voglio fare troppe domande. C’è un lungo tavolo con vari stuzzichini e mini panini ma di mangiare non ne ho voglia, così passo alle bevande. Davanti a me c’è un ragazzo del gruppo in cui mi ha portato Mike appena siamo arrivati, è più alto di me e lo vedo prendere una bottiglia di birra ancora chiusa, la apre come se fosse solo a casa e beve direttamente dalla bottiglia riposandola sul tavolo. Che schifo! Dove mi ha portata Michael sembrano tanti porci, anzi no, non vorrei offendere i maiali, non mi hanno mai fatto nulla di male.
“Ciao, non ti ho mai vista!” dice una voce maschile non troppo profonda da dietro le mie spalle.
“Ciao” rispondo cortesemente “Sono la coinquilina di Michael!” rispondo.
“Ah sì, mi aveva detto che avrebbe portato un’amica!” poi mi porge la mano e si presenta come Billie.
“Jacky” dico prendendogli la mano “La festa è tua?” chiedo, sembra simpatico. Anche lui è alto, un po’ più di Mike. Ha i capelli corti neri come il carbone e gli occhi verde smeraldo, è un po’ più robusto di Michael ma non troppo.
“Sì, ti piace?” chiede curioso.
“Non sono tipo da feste di questo genere, preferisco meno persone” dico sincera, guardo il tavolo e mi accorgo che tutte le birre sono finite, che palle. Di male in peggio, ma si può?
“Hai sete?” Un altro che legge nel pensiero o forse e solo la mia espressione disperata?
  Annuisco e lui mi fa segno di seguirlo. Si dirige verso una porta sul retro che non avevo notato fin ora. Appena apre la porta una cappa di fumo esce da essa, la chiude alla svelta e mi rendo conto solo ora che ci trovavamo sul retro della casa. C’è un piccolo vialetto che porta ad una piscina immensa, un giardino enorme che la circonda con un albero alto quasi quanto la casa. Tutta la casa è circondata da un muro di mattoni, in fondo c’è un cancelletto di legno che non passa inosservato per via del colore, è di un giallo che sotto la luce della luna sembra che brilli.
“Wow!” mi lascio sfuggire.
“Per ora è bello, aspetta che qualcuno esca per ‘farsi una nuotata’ e non sarà più così bello… Mi dispiace solo per le persone che dovranno pulire dopo, ma le ho pagate quindi non rompono più di tanto!” dice mentre si dirige verso l’albero che dietro aveva una sorta di casetta in legno che non avevo notato prima. Billie apre la porta e si inginocchia per aprire una cassa da dove esce due birre e porgendomene una.
“Grazie” dico con un sorriso.
“So che non volevi venire” mi dice mentre apre la sua birra e si appoggia all’albero. Non rispondo mi limito solo a bere un sorso “Onestamente neanche io volevo fare questa festa!” si confessa.
“Cosa ti ha spinto a farla?” chiedo dopo un po’.
“Diciamo un po’ tutti, compreso Mike… Ormai mi cercano solo per questo… Ma a te non interessa!” dice sorridendo “Tieni!” mi porge una chiave “apre quel cancello giallo, appena sei uscita richiudi la porta a chiave. Se cerchi uno spazio per stare tranquilla vai in spiaggia, ci sono delle sdraio, in più a mezzanotte si vedono i fuochi lungo tutta la costa, ne vale la pena!” mi fa l’occhiolino e torniamo dentro dove ci perdiamo di vista.
  Per ora Billie è una delle cose più positive che mi sia capitata, chi avrebbe mai immaginato che il proprietario della casa non voleva andare alla propria festa? Mi è sembrato anche abbastanza simpatico e non era neanche male ma non è Mike… chissà cosa sta facendo?
  Vago per la casa e mi fermo solo quando vede dei ragazzi, che di sicuro avevano fumato qualcosa di molto potente, giocare a Just Dance. Mi appoggio al muro da un punto dove si vede bene la scena. Dire che è divertente è poco, direi esilarante. Non fanno una mossa giusta e il modo in cui si muovono è qualcosa di epico. I due ragazzi continuano a ridere appena si scontrano, cosa che succede ogni volta che alzano un dito. Ci stiamo divertendo tutti a guardarli ‘ballare’ fino a quando due ragazzi vicino a me gridano “GAAAY”. I due ballerini si voltano verso di loro diventano seri in faccia si avvicinano e iniziano a prendersi a pugni. Mi allontano e tutti formano un cerchio intorno a loro. Guardando la scena riconosco i due ragazzi che stavano ballando, erano nel gruppo degli amici di Mike, così mi guardo intorno ma di lui nessuna traccia, forse dovrei cercalo… No Jacky! Hai detto che non dovevi tenerlo d’occhio e non lo farai!
  Mi allontano dalla rissa facendomi largo tra la folla che si era creata, all’improvviso sento qualcuno afferrarmi per un braccio e sbattermi su un muro. Non ho idea di chi sia e cerco di allontanarmi ma lui inizia a parlare e il suo alito puzza di alcool.
“Dove vai bella?” mi chiede con un sorriso che metteva i brividi.
“Di certo non ti interessa!” dico cercando di liberarmi dalla sua presa.
“Perché invece non saliamo di sopra e ci divertiamo come fanno tutti?” dice indicando le scale dietro di lui con un sorriso pervertito. Istintivamente seguo la traiettoria del suo dito e sento il cuore che fa un balzo e poi sprofonda in un abisso dove cade troppo forte e si rompe in mille pezzi. Michael sta scendendo le scale dietro una troia, perché lo era, e si sta sistemando i pantaloni. Lo fisso cercando di trattenere le lacrime, quasi scordandomi che quello mi teneva ancora per un braccio. Quando gli occhi di Michael incrociano i miei, do uno schiaffo al ragazzo che mi bloccava con tutta la rabbia e la tristezza che provavo in quel momento. Faccio uno scatto verso la porta sul retro ignorando tutte le coppie che erano in piscina. Dio benedica Billie per avermi dato quella chiave. Apro il cancelletto giallo e lo richiudo. Mi avvicino una delle sdraio di cui mi aveva parlato Billie e mi siedo appoggiando la schiena e allungando le gambe.
  Non so perché mi sono arrabbiata così tanto, l’ho sempre saputo che Michael non è un santo. Forse una parte di me sperava che fosse maturato, è la stessa parte che pensa che potrei piacere a Michael. Questa parte si illude troppo.
  Chiudo gli occhi e appoggio la testa allo schienale. Il rumore delle onde mi ricorda l’ultima volta che sono stata al mare, ovvero con il mio ex fidanzato Drew. Mi aveva portato al mare la sera del mio compleanno, l’ultimo che abbiamo festeggiato insieme. Drew era una delle persone migliori che avevo mai incontrato, stavamo bene insieme e le nostre famiglie si conoscevano da tanto tempo ed erano contenti per noi. Poi lui e la sua famiglia si sono trasferiti in un altro paese e abbiamo deciso di lasciarsi perché la distanza che ci divideva era troppa. L’oceano è troppo grande. Abbiamo deciso di non sentirci più, mi sarebbe mancato troppo, più di quanto non mi manchi ora, anche in questo momento vorrei che fosse qui, era il mio unico amico. Non ho mai parlato a Mike di Drew e non lo farò mai…
  Quando manca solo mezz’ora al nuovo anno sento il cancello di legno aprirsi e richiudersi, sarà Billie.
“Tutta sola soletta eh?” non è la voce di Billie… è più bassa e calda.
  Merda. Proprio lui?
“Finite le ragazze da cui farsi fare pompini?” domando mentre mi siedo accanto a lui che subito ne approfitta per rubarmi il posto e sdraiarsi. Appoggia la schiena e porta indietro la testa sorridendo.
“No, manchi tu!” dice come se fossi in cima alla sua lista, dopo un po’ aggiunge “Hai fatto male a George, perde sangue dal naso da dieci minuti.”
“A chi?” sembravano passati anni ma alla fine realizzo che doveva essere il ragazzo a cui ho tirato un ceffone “Beh se lo meritava!” dico in mia difesa.
“Se non lo facevi tu l’avrei fatto io!” lo guardo con aria perplessa “Nessuno deve toccarti!”
“Che hai fumato?” domando alquanto sconvolta dalla sua espressione seria mentre parla.
“Nulla, devo guidare dopo e non voglio morire oggi!” Ok, ora è il Mike che conosco.
“Almeno ti sei divertito più di me…” dico rivolta al mare.
“Billie mi ha detto che ti trova carina” mi comunica cambiando discorso “Ma mi ha anche detto che ha capito che ti piace qualcuno e non ci vuole provare” continuo a guardare il mare ma sento i suoi occhi addosso e mi sento improvvisamente calda in volto.
“Sai già chi baciare a mezzanotte?” ti prego Mike cambiamo discorso.
“Ho cambiato idea diverse volte” dice con aria soddisfatta.
“E?” chiedo curiosa.
“Ad inizio serata volevo baciare Lola” dice alzando la schiena alla spalliera “è perfetta, mi piace come parla, come cammina…” si ferma ed era a un palmo dalla mia faccia.
“Deve essere simpatica…” improvviso.
“Ma le ho trovato un difetto…”
“Cioè?”
Fa’ una lunga pausa e dalle sue labbra escono parole che non mi aspettavo avrebbe mai detto “Non è te”
  Appena pronuncia l’ultima sillaba si sente un primo botto poi succede. Mi mette una mano dietro il collo e le sue labbra toccano le mie.
“Tu dovevi venire” dice “Volevo baciarti da tempo ma ho avuto sempre paura che mi avresti rifiutato, non sono il genere di ragazzo che si impegna nelle relazioni ma da quando vivo con te ho avuto meno ragazze di tutta la mia vita perché c’eri tu a tenermi compagnia e mi bastavi” abbassa lo sguardo mentre i botti dei fuochi d’artificio coprono il silenzio che c’è tra di noi “Io non ne sono sicuro…” continua ancora più serio “Ma credo di essermi innamorato di te”
“Perfetto” sono le mie prime parole “perché anch'io credo di essermi innamorata di te” e mi ribacia.
Ok, forse non è andata male questa festa.
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Non sono morta anche se la mia salute non è perfetta in questo periodo T-T
Sto male e vi chiedo di essere comprensive se ci sono errori di battitura, anche se non credo ^^
In ogni modo eccovi un nuovo capitoloo!! Le cose si fanno interessanti e.e
Magari era prevedibile…  molto prevedibile… ma shh shh non diciamolo in giro…
Ovviamente con la scuola non riesco a scrivere molto visto che il quadrimestre si chiude questo mese e devo recuperare alcune materie…
Prima dei saluti vorrei ringraziare shatteredgirl e sono nana per  le recensioni lasciate al capitolo precedente.
Vi invito a lasciare una recensione e continuare a seguire la storia!
Arrivederci, spero.

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Capitolo 6
*** Capitolo 5. ***


Capitolo 5.
 
  Sono passati due mesi dall’inizio del nuovo anno. Si è aperto molto bene e la vita mi è sembrata quasi più bella, più semplice perché ogni volta che ho bisogno d’aiuto c’è lui. Un suo abbraccio o una sua carezza sono meglio di mille coni di gelato. C’erano le solite giornate no fra noi ma non abbiamo mai litigato per qualcosa di troppo serio.
  Questa mattina mi sono svegliata abbracciata a Mike, sta ancora dormendo ma appena mi muovo un po’ si sveglia.
“Buongiorno!” dice con una voce roca e piana di sonno che mi fa andare in tilt il cervello.
“Ciao!” mi metto seduta e lui mi imita dopo un po’.
“Come hai dormito? Io ho fatto un sogno troppo strano!” inizia cercando di ricordare “Ero in una giungla e dovevo cercarti, ma ero bloccato e non potevo cercare ovunque. Io sapevo dov’eri ma non potevo andare da quella strada ed ero talmente arrabbiato che stavo scoppiando a piangere. Mi sono svegliato per la rabbia e appena ti ho visto vicino a me mi sono sentito meglio, più sereno”
“Ora come ti senti?” domando, cosa avrei dovuto dire dopo una cosa così?
“Meglio” mi lascia un bacio sulle labbra e si alza, lo imito e mentre lui scende in cucina io vado in bagno per lavarmi, vestirmi e poi raggiungerlo in cucina dove lo trovo intento a versare i cereali nel suo latte fumante. Nel posto accanto al suo c’è già pronto il mio yogurt così mi siedo per iniziare a fare colazione.
  “Oggi usciamo?” chiede ma ha usato un tono al quale non si può dire di no.
“Per andare?” non avevo molta voglia di uscire ma è anche vero che il venerdì è l’unico giorno in cui possiamo stare insieme tutta la giornata e a casa di certo non abbiamo nulla da fare.
“In giro, andiamo in centro e facciamo un po’ di shopping, che ne dici?”
“Va bene. È anche una bella giornata!”
  Usciamo verso mezzogiorno e ci dirigiamo  verso il McDonald’s più vicino, mi lascia al tavolo mentre lui va ad ordinare. Tutti gli occhi delle ragazze sono fissi su di lui, e questa cosa non mi piace, lui è mio, lo è sempre stato e sempre lo sarà. Lancio occhiate di fuoco a tutte le ragazze che lo fissano mentre torna verso di me, appena si siede tutte tornano a farsi i fatti loro. Cazzo, odio quando le altre lo guardano, non riesco a concepirla come cose, non mi va giù. Non è l’unico ragazzo sulla faccia della terra, perché tutto questo interesse per lui?
  “Ecco un Cheeseburger per te e un Big Mac per il sottoscritto!” dice Mike riportandomi sulla terra.
“Grazie” rispondo prendendo il cartone che avvolge il mio panino.
“Oh tieni la tua Coca Cola, ho preso quella media perché ogni volta la lasci!” dice e inizia a gustarsi il suo panino.
“Hey, non è colpa mia se dopo un po’ esplodo!” cerco di difendermi.
  Continuiamo a mangiare chiacchierando su dove andare dopo. La prima fermata della giornata è in una gelateria in centro dove ci prendiamo un gelato, visto che il sole è abbastanza pungente. Mike lo prende al cioccolato e io fiordilatte, che fantasia di gusti! Questa è una cosa che mi piace di noi, il fatto che siamo persone semplici infondo. Lo so, sto facendo questo discorso per via del gelato, ma le cose semplici si vedono proprio dalle piccole cose, forse è proprio per questo che il destino ci ha fatto incontrare, o forse ho letto solo troppi romanzi rosa.
  Mentre camminavamo per la strada principale vedo delle oche che ci vengono incontro, solo dopo che si sono avvicinate le riconosco, Biondina e Zoccola.
“Ma guarda un po’ chi si vede!” dice Zoccola. Lei e Biondina sono vestite con dei leggings neri e delle magliette con lo scollo a V aderenti e una borsa lucida nera al braccio. Hanno tacchi chilometrici e sono alte più o meno quanto Mike, quindi sono la più bassa e la cosa non mi piace per niente.
“Ciao” rispondo cortese mentre loro sono prese da Michael. Inizio a sentire la rabbia dentro lo stomaco che comincia a salire.
“Hey, Mike!” dice Biondina “Che sei bello oggi!” ha una voce così acuta che la rende ancora più fastidiosa.
Jacky, calmati.
“Grazie” risponde lui passandosi una mano tra i capelli, ma non per imbarazzo semplicemente per scompigliarseli di più. Lo odio.
“In questi giorni Jacquelin è molto più distratta al lavoro, non sarà mica colpa tua, vero?” chiede Zoccola, l’aveva già chiesto a me un paio di giorni fa ma io avevo lasciato andare la discussione, come sempre.
Apro bocca per rispondere ma mi blocco quando Mike mi prende una mano.
“Non glielo hai detto?” mi dice “Ci siamo messi insieme!” dice alzando la mano che teneva la mia.
“Non ne sapevamo niente!” dice Biondina.
“Come mai non ce l’hai detto?” continua Zoccola.
“Perché non faccio come voi che mi vanto del ragazzo che mi sta accanto!” vedere le loro facce perplesse perché non hanno realizzato che le ho appena insultate è, e sarà, la cosa più bella del mondo. Avrei voluto tanto registrarle, ma non potevo. Prima che loro potessero rispondere con Mike ci voltiamo e continuiamo per la nostra strada.
“Mi sono sentita un genio” commento quando eravamo abbastanza distanti.
“Lo sei” dice Michael continuando a tenermi per mano con un sorriso “Non ti rivolgeranno mai più la parola!”
“Non aspetto altro! Sono stufa di sentirle parlare di quanti ragazzi si fanno la sera!”
“O sei solo gelosa?” chiede facendomi arrossire.
“No, ho te!” dico cercando di sembrare normale, anche se noi siamo tutto tranne normali.
“Come siamo romantiche, Jacquelin. Non ti starai mica addolcendo?”
“No, ti odio ancora” rispondo mentre entriamo dentro il nostro negozio preferito.
  È un ambiente scuro e cupo. A destra appena entrati c’è il reparto abbigliamento uomo e a sinistra donna, prima andiamo dal lato degli uomini dove Mike trova un paio di pantaloni neri, una maglietta e una canottiera, mentre io prendo due paia di jeans visto che quelli che ho sono quasi tutti consumati. Dopo un piccolo corridoio c’è reparto di musica e libri, hanno un po’ di tutto ma soprattutto la musica Punk-Rock che a noi piace molto. Giriamo un po’ fra i vari CD ma non compriamo nulla visto che quelli che ci piacciono di più li abbiamo a casa. Quindi ci dirigiamo a pagare, da bravo gentiluomo Michael paga tutto. Sono questi i momenti in cui non sembra neanche lui. Non l’avrei mai immaginato nei panni del fidanzatino perfetto, quello che si preoccupa che la sua ragazza abbia tutti i comodi del mondo. Non pensavo che l’avrei mai detto, ma… Michael mi sta viziando troppo. Mi prepara sempre la cena quando torno tardi e la mattina mi accompagna al lavoro. È davvero troppo perfetto, non potrei chiedere di più.
  “Per chiudere la giornata in bellezza ti porto in un posto” mi dice mentre prende l’autostrada.
“Devo preoccuparmi?” chiedo scherzando.
“No, è un bel posto” risponde.
Dopo pochi chilometri usciamo nella zona industriale e prende una strada che porta alla spiaggia. Sono le sei e mezzo del pomeriggio e il sole inizia a tramontare sul mare.
“E sarei io quella che si sta addolcendo?” dico. Siamo seduti su un tronco, ho un suo braccio che mi stringe e la mia testa è sulla sua spalla.
“Sì, è colpa tua se faccio queste cose” e poi ride, lo imito perché la sua risata è così bella. Riempie l’aria e mi fa sentire sollevata. Non posso non ridere con lui accanto perché mi rende felice.
Ammiriamo il tramonto e ogni tanto ci scambiamo qualche bacio.
Appena il sole non si vede più ci dirigiamo di nuovo in macchina e lui guida verso casa. Durante il tragitto Michael mette un vecchio CD dei Journey, inizia a cantare e io mi addormento cullata dalla sua voce.
Quando arriviamo a casa ci sistemiamo subito per la notte essendo entrambi stanchi dalla giornata. Eravamo accoccolati nel divano quando sentiamo il campanello suonare e ci spaventiamo. Michael si alza e apre la porta, rimango sbalordita da quello che vedo.
“Oh mio Dio, non ci credo!” dico con le lacrime agli occhi.
“Ciao, mi sei mancata!”
 
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Ciao a tutti! :)
Sono in super ritardo scusatemi :( sono stata male ed ho avuto qualche problema di connessione (ho cambiato modem e ora sono felice *parte nerd torna dentro*)
Comunque, non mi uccidete per come ho lasciato il capitolo, ma… hey così è più bello! Un po’ si suspance (ocomesiscrive<3) ci sta!
Fatemi sapere cosa ne pensate di questa storia, perché ci tengo molto. Mi piacerebbe leggere altri nomi nelle recensioni oltre dalaric e Shattered_Girl che ringrazio.
Arrivederci, spero.

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Capitolo 7
*** Capitolo 6. ***


Capitolo 6.
 
  Quando Michael ha aperto la porta di certo non mi aspettavo di trovare un cresciuto e più muscoloso Drew.
“Oh mio Dio, non ci credo!” dico con le lacrime agli occhi.
“Ciao, mi sei mancata!”
  Quando era partito aveva i capelli corti era abbastanza mingherlino e basso. Ora no. Il Drew che ho davanti è più alto di Michael, quindi più o meno un metro e novantacinque. I capelli color caramello lunghi fino al collo, le labbra sottili, un poco di barba che lo rendeva più grande e gli occhi verde smeraldo. Ha una canottiera bianca dalla quale fuoriescono due braccia muscolose, ma non troppo, e le spalle larghe. Sul avambraccio destro ha tatuato una stella e sul petto si vede una chiave di violino che usciva dalla canottiera. Ha un suo fascino. Appena lo vedo gli corro incontro per abbracciarlo, lo stringo forte e lui mi alza da terra.
“Mi sei mancato tanto” dico mentre le lacrime mi rigano il volto.
“Anche tu” sussurra.
  Michael si schiarisce la voce e mi ricordo che lui non sa nulla su Drew. Merda. Una ragazza fidanzata non dovrebbe correre incontro a un ragazzo, che non è il suo, e abbracciarlo. Drew mi lascia e io mi asciugo il viso.
“Ops…” dice Drew appena vede lo sguardo di Michael.
“Mike, lui è Drew. Drew, Michael” ok, presentazioni fatte.
“Non sapevo fossi fidanzata Jac” dice Drew stringendo la mano di Mike che lo stava fulminando con lo sguardo.
“Stiamo insieme da due mesi” dice Mike, era serio in volto e la sua voce era fredda.
“Trattala bene, è un tesoro” dice girandosi verso di me.
“Lo so”
“Sul serio, amico! Non lasciarla andare per nulla al mondo” mi fa l’occhiolino.
“Vieni, non rimaniamo sulla porta!” ci dirigiamo verso il divano e cerco di non girarmi verso Mike.
“Da quanto vivi qui?” mi chiede Drew.
“Da un anno” rispondo “Tu, come facevi a sapere dov’ero?”
“Ho chiesto a tua madre, mi ha detto che volevi andare a vivere da sola e mi sono ricordato che da piccola mi avevi detto che volevi trasferirti in questa zona, così eccomi”
“Come facevi a ricordarlo? È passato tantissimo tempo!”
“Ricordo tutto quello che riguarda te”
  Ci fu una pausa di silenzio troppo lunga prima che Drew guardò l’orario e annunciò che doveva andare. Lo accompagnai alla porta e tornai da Mike a testa bassa. Era seduto ancora sul divano e mi fissava molto incazzato. Si alza e mi fa cenno di salire di sopra. Entriamo nella sua stanza si siede sul letto senza dire una parola e aspetta che inizio a parlare.
“Dovrei spiegarti” inizio ma lui è impassibile, odio quando fa così. Odio non sentire la sua voce e odio vedere il suo sguardo pieno di rabbia “Drew è sempre stato il mio migliore amico. Non avevo veri amici, o amiche, lui è sempre stato speciale. L’ho conosciuto a cinque anni e siamo andati a scuola insieme fino a quando lui non si è trasferito oltre oceano per il lavoro dei suoi genitori. Due anni prima che lui partisse abbiamo iniziato a frequentarci ed è stato il mio primo ragazzo. Non ne ho avuti altri da quando lui è andato via, tranne te” ho parlato senza guardarlo in faccia e senza fermarmi. Michael rimane in silenzio per troppo tempo e la cosa mi fa agitare, quando non parla vuol dire che è incazzato, ma insistere a farlo parlare non funziona, si incazza solo di più.
“E dirmi tutto questo prima? Non ci avevi mai pensato?” dice dopo quelli che mi sono sembrati secoli.
“Ci avevo pensato, ma non ho mai avuto il coraggio”
“Aspettavi che tornasse?” chiede alzando il tono della voce.
“Non lo sapevo! Ma è finita con lui!”
“O certo!” si alza “È finita con lui!” mi imita.
“Michael…”
“NON DIRE MICHAEL! NON DIRE NULLA!” mi grida contro “Non puoi dire che è finita! Se era sul serio finita non saresti corsa da lui per abbracciarlo piangendo!” sottolinea le ultime due parole.
“Michael…” ripeto ma un groppo alla gola mi blocca e le lacrime iniziano a scendere.
“Hai pure il coraggio di piangere?” dice lui, anche lui aveva gli occhi lucidi. Non rispondo, non ne ho le forze e vederlo con gli occhi lucidi mi fa sentire ancora più in colpa.
“Sarai pure un tesoro ma questa volta mi hai deluso” dice uscendo dalla stanza lo seguo ma faccio solo in tempo a vedere la porta di casa chiudersi con violenza.
  Michael, mi aveva lasciato. Sola, in quella casa enorme, buia e silenziosa, si sentivano solo i miei singhiozzi. Ho rovinato tutto con lui, mi sento una merda. Ho lasciato andare via l’unica persona al mondo che ero riuscita ad amare dopo Drew. Drew, proprio ora dovevi tornare? Ora che la mia vita stava ricominciando ad avere un senso. Che mi ero finalmente sentita felice di nuovo. Avevo trovato qualcuno che mi faceva sentire felice, bella, importante e ora sono sola.
 
  “MICHAEL!” grido appena mi sveglio sperando che tutto fosse solo un sogno. Sono nel divano e tutta la casa è buia si sente solo l’eco della mia voce. Sono le sei del mattino e non avevo sognato. Mike è andato via. Sono sola, come quando sono arrivata per la prima volta in questa casa.
  L’unica differenza è che la casa mi ricorda Mike, odora come Mike. Ogni singolo angolo è una parte di lui e io continuo a sentire la sua mancanza.
  Mi alzo a fatica dal divano e accendo una sigaretta, non ho voglia di andare al lavoro e di certo non ci andrò, l’ultima cosa che voglio è vedere quelle troie delle mie colleghe. Sono incazzata con tutti in questo momento e non voglio gente intorno. Accendo la televisione e sento un po’ di musica poi metto sul canale dove danno i cartoni per i bambini. Mi hanno sempre fatto sentire bene. Da piccola, mia mamma, quando stavo male mi faceva vedere la televisione tutto il giorno senza dirmi nulla e ancora oggi, quando sto male, mi metto davanti la televisione a vedere cartoni. Non si è mai vecchi per Spongebob e i Pokemon.
  Verso le dieci sento suonare il mio cellulare, chiamata anonima.
“Pronto?”
“Jac, sono Drew” dice la sua voce allegra, non c’era nulla di allegro in me.
“Drew non ho voglia ora. Magari ci sentiamo un altro giorno?” o in un’altra vita?
“Hai litigato col tuo ragazzo?” non rispondo e sento un nodo alla gola “Colpa mia?”
“Non sapeva nulla” riesco a dire e faccio un respiro profondo.
“Mi dispiace non volevo creare casini”
“Ormai è fatta” dico sentendo le lacrime scendere “Se non ti dispiace…” inizio.
“Sta sera parto di nuovo e non penso di ritornare, volevo solo salutarti” dice e mi sento stranamente felice di questo.
“Oh, come mai me lo dici solo ora?”
“La prossima settimana mi sposo” COSAAA? “Non sei l’unica che ha cambiato vita”
“Drew, sono felice per te” dico sorpresa.
“Mi dispiace aver creato scompiglio fra te e Mike, non era mia intenzione, vorrei poter fare qualcosa…”
“Non pensarci” cerco di sembrare felice anche se ogni volta che si nomina Mike sento il mio cuore rompersi a metà.
“Allora, addio Jacquelin”
 
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Ci rivediamo cari lettrici/lettori :D
Questo è un capitolo un po’ più corto del solito, circa 10 righe in meno, mi dispiace T^T
Ma, c’è un ma sì, il prossimo capitolo ci riserva delle sorprese.
Prima di tutto volevo chiedervi se vi piace l’idea di un capitolo scritto dal punto di vista di Michael? Per sapere dove è andato e come si sente, che ne dite? Fatemi sapere con una recensione.
A proposito delle recensioni, i miei ringraziamenti questa volta vanno a ben QUATTRO persone,  Nene__, Roberta_Love, Shattered_Girl, e fabisweetheart vi ringrazio con tutto il cuore! <3
Inoltre vorrei ringrazi ere TUTTE le persone che hanno aggiunto tra le seguite/preferite/ricordate la storia. Siete ogni capitolo di più e mi rendete davvero fiera <3
Per il questo capitolo voglio minimo cinque recensioni, fatemi sapere cosa ne pensate di Drew e se vi è piaciuto questo nuovo personaggio. Chissà, magari non è l’ultima volta che lo incontriamo…
Arrivederci, spero.

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Capitolo 8
*** Capitolo 7. ***


QUESTO CAPITOLO È SCRITTO DAL PUNTO DI VISTA DI MICHAEL.
 
Capitolo 7.
 
 
  Fanculo Drew e Jacky. Per una volta speravo di non dover ubriacarmi oggi, invece, come ogni anno, mi ritrovo seduto sul marciapiede con un pacchetto di sigarette vuoto e una bottiglia di birra. Per la prima volta ho quasi creduto di poter essere felice il giorno del mio compleanno, invece no.
  Mi alzo e mi incammino lungo questa strada, non ho idea di che ore sono ma è buio, il cielo ha un colore rossastro per via delle nuvole che lo coprono, di stelle non se ne vedono. L’unica luce è quella di un lampione in lontananza. Quando arrivo al lampione sento una musica alta dentro una casa piena di persone. Una festa ci voleva per distrarmi, potevo bere gratis e scroccare qualcosa da fumare.
  Entro nella casa e vedo le colleghe di Jacky che si avvicinano. Merda proprio loro no. Odio quelle due ragazze. I miei amici se le sono portate a letto e dicono che non fanno altro che gridare. A me non sono mai piaciute ma forse, per distrarmi, potrei approfittare della loro stupidità e farmi fare un lavoretto da una delle due.
“Ciao Michael” non mi ricordo come si chiamano, ma una delle due mi saluta e l’altra le fa il verso.
“Ciao ragazze! Sapete di chi è la festa?”
“Mia!” dice la ragazza con i capelli biondi, mi sembra un po’ troppo andata, sarà meglio provarci con l’altra.
“Bella festa! Perché non vai a farti un giro? Ci penso io alla tua amica!” dico mettendo un braccio attorno all’altra ragazza che con una manata scaccia via l’amica.
  Chiedo alla ragazza se possiamo bere un poco prima di andare al sodo. Mi porta in cucina e cominciamo a bere e quando vedo che è completamente ubriaca la porto di sopra in una stanza libera. In primis le dico che non voglio fare sesso e lei accetta di farmi un pompino. Non penso si ricorderà molto domani e la cosa è a mio favore.
  Mi abbassa i pantaloni e tutto questo mi ricorda Jacky. Quando ci provavo con lei diceva sempre di non sentirsi pronta e mi veniva voglia di stringerla forte per farle capire che non era solo questo quello che volevo da lei.
  No, Mike basta pensare a lei, concentrati.
La ragazza inizia a lavorare, chiudo gli occhi. Jacky. Anche se cerco di non pensarla mi viene solo lei in mente. La sua faccia quando era imbarazzata, il profumo dei suoi capelli, il colore dei suoi occhi.
Doveva esserci lei al suo posto, è lei che amo, lei che riesce a farmi sentire bene.
“Jacky” bisbiglio mentre sento che sto per raggiungere il culmine.
“Come Jacky?” mi porta nel mondo reale fermandosi.
“Cosa? Ma sei scema che ti fermi ora? Non ho detto nulla!” merda, che coglione.
“Hai detto Jacky! Quella verginella non ti fa i pompini e sei venuto a chiederli a me?” sento la rabbia salire dentro di me. Alzo una mano, volevo darle un colpo ma non posso, è sempre una ragazza.
“Non parlare così di lei!” grido rialzandomi i pantaloni “È più matura di te e la tua amica messe insieme” esco dalla stanza e dalla casa.
  Non dovevo lasciare Jacky, sono stato un cretino. Ho semplicemente trovato un modo per sentirmi ancora più in colpa oggi, questo maledetto giorno di tutti gli anni. Odio questo giorno. Il mio compleanno è da sempre stato pessimo, tranne lo scorso anno quando Jacky è rimasta a dormire con me, quando non volevo perderla, e ora, dopo un anno, l’ho persa.
  “Michael, sei tu?” sento una voce che conosco fin troppo bene chiamarmi. Mi volto e c’era Drew, l’ultima persona che volevo incontrare è qua.
“Che cazzo vuoi?” sento la rabbia possedermi e stringo i pugni fino a quando le nocche non diventano bianche.
“Ho saputo che hai litigato con Jacky per colpa mia” sento un pugno muoversi verso la sua faccia e lui cade a terra “Okay, forse me lo meritavo” dice portandosi una mano sul labbro spaccato. Di solito non sono impulsivo ma sono troppo incazzato con lui.
“Non saresti mai dovuto venire” sentivo la mia rabbia si stava trasformando in pianto, non devo piangere, almeno non davanti a lui.
“Lo so” lo vedo muoversi cautamente “Senti, dobbiamo parlare, devo spiegarti un po’ di cose. Non sono tuo nemico, sto dalla tua parte. Possiamo parlare o mi picchi?”
“Possiamo. Non posso assicurarti che non avrai qualche livido dopo però” dico sedendomi sul marciapiede e lui mi imita.
“Mi dispiace per quanto è successo tra voi. Non volevo creare scompiglio” dice, o è un bravo attore, o è davvero dispiaciuto per quanto è successo.
“Forse avresti fatto meglio a chiamarla prima di presentarti a casa nostra” lo odio, è meglio di me. Non faccio altro che pensare che Jacky è stata anche sua. La MIA Jacky.
“Non pensavo che…”
“Che si fosse fatta una vita? Che dopo che l’hai lasciata ha cercato di andare avanti?”
“Pensavo fosse ancora la ragazzina che piangeva quando c’erano i temporali, invece mi sono trovato davanti una donna che non conosco”
“Oh…” questa non me l’aspettavo.
“Senti, Jacky” mi irrigidisco ogni volta che sento il suo nome pronunciato dalla sua voce, solo io posso chiamarla “è sempre stata come una sorella minore per me. Quando stavamo insieme non era un amore che provano due persone, ma un amore che possono provare due fratelli. Solo che eravamo troppo piccoli e non lo capivamo. In quel periodo tutti i miei amici iniziarono a trovarsi le prime fidanzatine e io non volevo essere diverso, allora ho iniziato a pensare che io e Jacky dovevamo stare insieme visto che ovunque andavo c’era lei al mio fianco” sentivo la rabbia salire per ogni parola.
“Quindi mi stai dicendo che non l’hai mai amata?” ho voglia di picchiarlo fino a rompergli qualche osso.
“In un certo senso sì, però le voglio ancora ora molto bene e penso anche lei me ne voglia” un altro pugno parte verso la sua faccia e il labbro, che aveva smesso di sanguinare, riprende “Okay, mi sono meritato anche questo.”
“Non sopporto l’idea che qualcuno parli della mia ragazza” che ho abbandonato a casa in una valle di lacrime. Coglione.
“Non c’è più nulla fra noi” continua “Se non mi credi l’unica cosa che posso dirti è che la prossima settimana mi sposo e volevo solo vederla perché la mia ragazza abita dall’altra parte del mondo e vivremo lì. Quindi, quasi sicuramente, non penso di tornare a rompervi le palle mai più” dice guardandomi sorridendo.
“Tanto ormai ho rovinato tutto lasciandola a casa da sola”
“L’hai lasciata?” chiede interessato.
“Mi ha raccontato la vostra storia, ci ho visto nero e sono uscito di casa” racconto ricordando Jacky. La sua voce che tremava mentre parlava, le lacrime che le rigavano il volto.
“Come stava?”
“Piangeva” dico soltanto mentre guardo dal lato opposto al suo per non fargli vedere i miei occhi lucidi.
“Girati pure, so come ti senti, anch'io l’ho persa” dice accendendosi una sigaretta. Poi mi porge il pacchetto e un accendino “ma tu non l’hai persa per sempre” mi dice mentre accendo.
“Sì invece, l’ho lasciata sola, che piangeva. Mi odierà a morte” dico cercando di mantenere una voce normale.
“Lei ti ama. L’ho chiamata prima per dirle addio”
“Come stava?” chiedo.
“Piangeva, sentivo la sua voce tremare.”
“Sono un cretino” dico sbattendo la testa sul palmo della mano “finalmente ero felice, avevo trovato qualcuno che mi amava e mi rispettava, ma no. Era tutto troppo perfetto Michael, vero? Perché non rovinare la situazione? E di certo ora non posso presentarmi a casa dicendo ‘mi manchi, torniamo insieme’ perché conoscendola sarebbe solo capace di picchiarmi e mandarmi all’ospedale” dico ancora più sconsolato.
“Forse ho un’idea” inizia portandosi la sigaretta alla bocca “Ma devi fidarti di me!”
“Lei è mia. Lo sarà per sempre. Sono tutto orecchie. Spara!”
 
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Come? Cosa? È finito? Così? Chi mi odia alzi la mano *alzalamano* sì, mi odio anch’io per averlo lasciato così, ma… hey la suspanse, ricordate? Ci sta, sì che ci sta!
Allora, allora, allora. Che ne pensate? Sono molto curiosa di sapere che ne pensate, ho fatto un buon lavoro con questo capitolo oppure è uscito una merda? A me piace (che sei modesta chairmodeactivate, che sei modesta ^^)
Più che altro sono gasata per la conversazione tra Drew e Michael, sono a dir poco fantastici. Per l’idea che ha avuto penso di meritarmi una medaglia ma non vi dico nulla perché voglio lasciarvi nella vostra ignoranza per ora *risatamalvagia* (che cattiva v.v) Sono euforica oggi, non so se l’avete notato hahah.
Ok, facciamo i seri.
I RINGRAZIAMENTI oggi sono quattro di nuovo Shattered_Girl, dalaric, fabisweetheart e Roberta_Love. Siete tutte e quattro fantastiche spero che continuerete a recensire perché mi rendete davvero felice <3 Vorrei inoltre qualche recensione in più perché ci “perdo” tempo a scrivere, che non è proprio una perdita, ma a volte rinuncio ad uscire con le amiche per scrivere e farvi avere almeno un capitolo a settimana, quindi siate buoni e non fate i timidi, non mordo (non vi spacco le labbra come Mike xD), non vi faccio nulla, vi rispondo e vi ringrazio nel prossimo capitolo perché è grazie alle recensioni che vado avanti, sono quelle che mi interessano!
Dopo questo poema enorme quasi più lungo del capitolo io vi lascio e alla settimana prossima! :)
Arrivederci, spero.
chairmodeactivate.

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Capitolo 9
*** Capitolo 8. ***


Capitolo 8.
 
  È passata una settimana da quando Michael mi ha lasciato sola e la mia voglia di vivere è pari a zero. Non ho voglia di uscire e neanche di stare a casa, mi sento sola ovunque vada. Ovunque vedo un pezzetto di Mike. Nelle coppiette, nei ragazzi che passano e soprattutto quando ascolto la musica. Eravamo diventati quasi un’unica cosa e ora mi sento sola.
  Oggi, un caldo venerdì primaverile, mi sono svegliata verso l’ora di pranzo visto che non avevo nulla da fare e, soprattutto, non dovevo andare a lavorare. Così decido di farmi un panino, apro il frigo ed asco del formaggio, non ho molta fame quindi non prendo altro. Dopo aver tagliato il pane e il formaggio unisco il tutto e mi siedo pronta a mangiare. Dopo qualche morso mi arriva un messaggio da un numero anonimo che dice:
 
“Il buongiorno ti voglio augure,
mi manchi e non voglio mollare.
Una caccia al tesoro dovrai fare
e alla fine con me parlare.”
 
  Qualcosa mi dice che è Mike e non vorrei rispondere ma mi manca troppo e sono anche curiosa di saperne di più così velocemente digito “Credo di sapere chi sei, ma hai attirato la mia attenzione perciò dimmi cosa devo fare.”
  Finisco il mio panino e prima che mi arrivasse una risposta con le istruzioni su cosa dovevo fare passa mezz’ora, così decido di rendermi un po’ più presentabile perché se devo uscire di casa non voglio sembrare uno zombie. Salgo in bagno ed entro nella doccia. Regolo l’acqua in modo che non sia ne troppo calda ne troppo fredda visto che oggi fa anche abbastanza caldo. Dopo venti minuti dentro la doccia decido di uscire visto che ero anche curiosa di sapere se aveva risposto. Prendo l’accappatoio e mi avvolgo un asciugamano sulla testa. Mi tampono i capelli e inizio a vestirmi. Prendo dei pantaloncini e una canottiera larga, mi asciugo i capelli e lascio le punte bagnate perché non ho voglia di stare davanti allo specchio. Prendo la mia fedele matita nera e dopo averla messa sento la suoneria dei messaggi. Prendo il cellulare, lo sblocco e leggo:
 
“Il primo posto dove devi andare,
È dove puoi mangiare.
Ma tu devi lavorare
così il capo ti può pagare”
 
  Ok, non è difficile. Lavoro come cameriera, quindi si può mangiare, poi parla di lavoro quindi sono quasi sicura che devo andare nel ristorante dove lavoro. La cosa che mi risulta strana è il fatto di pagare. Lo stipendio dovrei averlo a fine mese e ancora siamo a metà mese.
  Esco di casa e decido di prendere la macchina per andare al ristorante, fa caldo e non voglio camminare. Entro nella mia auto, che non uso spesso visto che quando dovevamo uscire usavamo l’auto di Michael. Dopo dieci minuti a cercare parcheggio riesco a trovare un posto così esco dall’auto e entro nel locale, alla cassa trovo il capo. È un uomo sulla cinquantina con i capelli brizzolati, un naso longilineo e gli occhi chiari, non è antipatico ma neanche simpaticissimo. Porta la fede ma non ho mai visto sua moglie e non so se ha figli.
  “Jacquelin, questa è per te. Aprila solo una volta entrata in macchina.” Mi dice con un sorriso e non aggiunge altro.
  Ho paura di incontrare le due troie e allora vado via velocemente stringendo la busta in mano come se da quella dipendesse la mia vita.
  Mi affretto a tornare in macchina e appena mi siedo esamino  la busta. È verdognola, non un verde sgradevole ma un bel verde. Non ci sono scritte che mi possono aiutare a capire chi mi ha inviato la busta, anche se una mezza idea ce l’ho. La apro e dopo averla svuotata del suo contenuto la poggio sul sedile accanto al mio. La busta contiene un bigliettino scritto al computer e dice:
 
“Un po’ tutto puoi trovare.
CD, libri e roba da indossare.
Devi solo saper cercare
O farti aiutare.”
 
  Le cose iniziano a farsi serie, credo di sapere di cosa parla, dovrebbe essere il negozio preferito da me e Mike. In quel negozio si trova di tutto, compresi CD, libri e vestiti. Spero di non sbagliarmi e che non mi sto illudendo che sia Mike a fare tutto questo. Una parte di me lo vuole vicino ogni secondo che passa mentre un’altra parte mi dice di lasciarlo andare perché mi ha fatto soffrire troppo. Scaccio via quei pensieri e metto in moto, il viaggio dura particolarmente molto considerato il fatto che dovevo scendere in centro e che i vari semafori e incroci mi hanno fatto perdere molto tempo. Sono quasi le quattro e mezza e sono sempre più curiosa di sapere che cosa ha in mente quel malato.
  Arrivo in tempo per l’apertura, non so esattamente cosa cercare così giro per il negozio fra i vari reparti cercando una busta simile alla precedente ma non trovo nulla di simile. Così esco dalla tasca il bigliettino che avevo portato con me. Rileggo attentamente e cerco di trovare una soluzione all’enigma che potrebbe celare. “Devi solo saper cercare…” potrebbe riferirsi al fatto che vendendo vari articoli devi sapere dove cercare, “…o farti aiutare”. All’improvviso è come se si accende una lampadina dentro il mio cervello, siamo in un negozio e quando non si sa dove cercare si chiede alla commessa. A passo veloce mi dirigo verso le casse dove la solita commessa con i capelli rossi e molto ricci mi saluta.
  “Salve” dico incerta, cosa avrei dovuto chiedere? “Per caso è passato qualcuno che ha lasciato qualcosa?”
  All’inizio mi fissa un po’ perplessa ma dopo un poco gli si illumina il viso e va nello sgabuzzino, dopo cinque minuti esce con un reggiseno.
  “Quindici” dice dopo aver passato il reggiseno e averlo messo in un sacchetto. Prima di pagare la vedo mettere una busta verdognola simile a quella appoggiata sul sedile della mia auto dentro il sacchetto e senza esitazione pago. Ringrazio e torno in macchina.
Apro la busta con lo stesso procedimento di prima, la poggio sul sedile e trovo un altro biglietto, sempre scritto a macchina, che recita:
 
“Tempo fa l’hai incontrato
E ti ha già aiutato.
Si nasconde dentro un bosco
Ma non è un tipo losco.
Se lo trovi ti darà
Una chiave che ti condurrà qua.”
 
Questo è più complicato degli altri, lo leggo più volte prima di iniziarci a capire qualcosa. Sta parlando di un ragazzo che mi ha aiutato e la lista non è lunga. Penso che il ragazzo a cui si riferisce sia Billie, mi ha aiutato a “evadere” dalla festa e mi ha dato la chiave della porta sulla spiaggia. Ma cosa intende con il bosco? Non ci sono boschi da queste parti. C’è un parco, dall’altra parte della città, ma lui parla di bosco e gli unici alberi che ci sono in giro sono nel parco. Allora entro nell’auto e mi dirigo al parco che dista più o meno un’oretta. Compresa la fila dei vari semafori e il fatto che non esiste un’autostrada che porta da un lato all’altro della città, sono costretta a passare per le varie stradine di città, ci metto quasi tre quarti d’ora in più del dovuto.
  Sono quasi le sei quando trovo posto e inizio a girovagare per un viale alberato, sperando di vedere qualche faccia amica che mi possa aiutare, ma non trovo nulla fino a metà percorso, quando mi sento chiamare da dietro un albero.
  “Jacky!” mi giro e vedo Billie, non lo vedevo da un pezzo ma non è cambiato di una virgola.
“Hey!” lo saluto avvicinandomi.
“Questa è tua” mi dice porgendomi la terza busta uguale alle prime due.
“Ha infilato anche te in questa storia?” dico prendendo la busta più pesante delle altre.
“Sì, ma non mi ha raccontato molto, Mike è fatto così” dice alzando le spalle.
“Quindi non sai cosa ha pensato la sua mente malata?” chiedo cercando di capirci il più possibile da questa situazione.
“No, mi dispiace. Comunque ora devo andare, ho un appuntamento”
“Una bella fanciulla?” chiedo curiosa, siamo in ottimi rapporti anche se non è proprio il mio tipo. Ho capito che è molto simile a Mike di carattere ma mentre Mike prende tutto alla leggera lui ragiona di più su quale sia la cosa giusta da fare.
“Speriamo sia quella giusta” dice mentre iniziamo a ridere.
  Lo ringrazio e poi andiamo ognuno per la propria strada. Durante il tragitto cerco di essere più veloce e cerco di passare inosservata mentre esco dal parco. Arrivo in macchina sana e salva e apro la busta cautamente. Prima pesco una chiave che avevo già visto e poi il bigliettino che questa volta recita:
 
“Tempo fa le stesse chiavi ti ha dato
E il loro destino non è cambiato.
Sai dove andare
Ti prego, non farti aspettare.”
 
  Sta volta è facilissimo. Accendo il motore e parto verso la villa dove abbiamo passato il capodanno. Non è molto distante, ci impiego quasi mezz’ora e appena arrivata esco dalla macchina velocemente. Sento la rabbia che sale pian piano. Sono sicura che si tratta di Mike.
  Sono così arrabbiata per il fatto che mi ha lasciato sola, che non si è fatto sentire e anche perché ora decide di tornare ma, mi fa fare il giro di tutta la città prima di incontrarlo. Entro dal cancello e vado direttamente dietro la villa. Passo vicino alla piscina, che con questo caldo è molto invitante, e arrivo alla porta gialla.
Appena la apro vedo un’ombra in riva al mare senza scarpe con i piedi in acqua, mi chiudo la porta alla spalle e mi incammino verso Mike. Camminando vedo una tovaglia stesa sulla spiaggia e un cestino, mi schiarisco la voce ma mi tengo ad una certa distanza con le braccia incrociate al petto. Appena si gira mi spavento quasi, è molto più bianco del solito e le sue occhiaie sono peggiorate, ha gli occhi un po’ gonfi e leggermente arrossati ma non sembra fatto e neanche ubriaco ma di sicuro ne ha fatto uso in questi giorni. Si avvicina e appena apre bocca per parlare, gli tiro uno schiaffo troppo forte. Si porta una mano alla guancia.
“Me lo meritavo” dice guardando il basso.
“Sei un bastardo. Mi hai lasciato sola, dopo che ti avevo detto che mi dispiaceva”grido arrabbiata.
“Lo so. Mi dispiace” un altro schiaffo, più forte quasi del primo e sento la mia mano pulsare ma la ignoro.
“Io ti odio, Michael. Mi hai fatto stare malissimo in questi giorni!”
“Non credere che io sia stato meglio”
“Ma è tutta colpa tua, non fare la vittima, Mike” dico quasi con odio.
“Mi dispiace” ripete ma questa volta mi guarda in faccia. Non rispondo e lui continua “Sono stato uno schiocco, non so cosa mi sia passato per la testa in quel momento. Ho reagito senza pensare. Mi dispiace. Solo in questi giorni ho davvero capito cosa sei per me. Ho capito che senza di te sarei perso. Sono un ragazzo che non pensa molto a quello che fa e ho bisogno di te per farmi capire ciò che è giusto e ciò che è sbagliato. Fin ora non ho mai concluso niente nella vita, l’unica volta in cui mi sono impegnato in qualcosa di serio è stato quando ti ho portato qua la prima volta. Non sono nulla da solo, non riesco neanche a prepararmi un panino decente. Sei tu la parte migliore di me Jacky, ma purtroppo l’ho capito solo in questi giorni quando ti avevo troppo lontana da me per sentirmi meglio. Mi sei mancata tantissimo e…” mi costringe a guardarlo negli occhi visto che tutto il tempo avevo tenuto lo sguardo basso. La vista dei suoi occhi verdi nei miei mi fa sussultare “Jacky, io ti amo.” Sussurra come se qualcuno potesse sentirci.
  Sento gli occhi lucidi, non l’avevo mai sentito dire dalla sua voce. Sento l’ultima ondata di rabbia uscire dal mio corpo con un altro schiaffo ma subito dopo mi fiondo tra le sue braccia e scoppio a piangere. Lo stringo forte a me perché non voglio vada via, mi sono sentita troppo sola in questi giorni e vorrei dirglielo ma non mi escono le parole. In questo momento sento solo il suo cuore che batte vicino al mio orecchio e la cosa mi rende ancora più felice.
  “Michael?” lo chiamo tenendolo sempre stretto e con un filo di voce.
“Mmhh?” alzo il viso verso di lui e anche lui aveva il viso rigato da qualche lacrima.
“Ti odio ancora tanto”
“Lo so” dice con un sorriso.
“Però ti amo molto di più” e dopo questo mi bacia. Mi mancava tantissimo il sapore delle sue labbra.
“Ti è piaciuto il reggiseno?” chiede con un sorriso, mi esce una risata ma non rispondo e lui torna sulle mie labbra.
 
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
  Allora, vi ho sorpreso? Qualcuno si aspettava questo modo di far pace? Secondo me è particolare. Ho cercato di essere il meno banale possibile e   c r e d o  di esserci riuscita. Voi che ne pensate? Ho fatto un buon lavoro?
  Onestamente, e ora sarà molto modesta, è uno dei capitoli che finora mi piace tantissimo. Uno dei miei preferiti, forse in assoluto il migliore. Sono orgogliosa del lavoro che ho fatto per scriverlo ed è venuto esattamente come mi immaginavo. Inoltre ci tengo molto a sapere cosa ne pensate voi, perché come ho detto la settimana scorsa, il vostro parere conta molto di più del mio.
  Vi voglio invitare a continuare a recensire e a darmi consigli, come già avete fatto. Poi, volevo anche aggiungere, che nelle recensioni al capitolo precedente mi avete chiesto se potevo scrivere un altro capitolo dal punto di vista di Michael. Ci ho pensato molto a questa cosa e diciamo che sono più favorevole al sì che a un no. Non so esattamente quando, di certo non per ora, ma lo scriverò quasi all’ottantacinque percento.
  Inoltre ci tengo a dirvi che dal sei marzo fino al tredici non sarò in Italia e non potrò aggiornare e scrivere, non so se riuscirò a scrivere un capitolo prima del sei, penso di sì ma non vi voglio giurare nulla. In ogni caso dopo il tredici aspettatevi mie notizie ;)
  Ora la cosa più importante sono i ringraziamenti. SETTE persone mi hanno resa la persona più felice del mondo e sono Shattered_Girl, Sabry_Mixer, Roberta_Love,  fabisweetheart, dalaric, Fabiola_Alessia e KidrauhlMySmile.
  Ora vi lascio, lasciatemi una recensione, ditemi quello che pensate e cosa avreste fatto voi al posto di Jacky, sono molto curiosa.
Arrivederci, spero.

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Capitolo 10
*** Capitolo 9. ***


Capitolo 9.
 
  “Jacky, com’eri da piccola?” mi chiede Mike. Siamo sdraiati sulla terrazza dietro la nostra casa. C’è un parco quindi è un bellissimo posto quando vogliamo stare un po’ da soli. Lui ha le mani dietro la testa e io ero appoggiata al suo petto.
“Come mai queste domande?” chiedo sedendomi con le gambe incrociate per guardarlo in faccia.
“Perché non so nulla di te”
“Anch’io non so nulla di te!” puntualizzo.
“Ti racconterò la mia storia un giorno” dice rivolgendo lo sguardo al cielo pensieroso “Ma non per ora. Non l’ho raccontata mai a nessuno” il suo volto si fa triste così inizio a raccontare.
  “Non c’è nulla da dire su di me, ho avuto la vita che hanno la maggior parte delle ragazze” prendo fiato “Da bambina non avevo amici, tranne la mia vicina di casa, giocavamo sempre insieme ma era più piccola di me e appena ho iniziato ad andare a scuola non ci siamo più sentite. Ora è diventata una di quelle ragazze che si interessano solo ai vestiti e i trucchi. A scuola, come ben sai, il mio migliore amico era Drew” Mike si irrigidisce, si siede e mi ascolta interessato “Era un ragazzino simpatico e molto timido. I primi giorni di scuola stava tutto il tempo con me perché non conosceva nessuno, come me. Ci eravamo seduti insieme perché eravamo entrati entrambi in ritardo, tutti i posti erano occupati ed erano tutti in coppia così ci siamo seduti insieme e siamo diventati amici. C’è sempre stato per me, era una sorta di fratello che non ho mai avuto. Passavamo tutta la giornata insieme perché abbiamo scoperto che viveva a pochi passi da casa mia. La mattina eravamo a scuola e il pomeriggio, dopo aver studiato, andavamo a casa mia o a casa sua e giocavamo ai videogiochi, a volte andavamo al parco e giocavamo a nascondino, a rincorrerci oppure a marito e moglie. Già da quel gioco si capiva che non potevamo stare insieme, il gioco finiva sempre con io che lo insultavo perché arrivava tardi da lavoro e non faceva la spesa” sul volto di Michael appare un sorriso.
  “Com’era il rapporto con i tuoi genitori?” chiede curioso.
“Non era dei migliori, alti e bassi. Passavo la maggior parte del tempo con mia madre perché mio padre andava a lavorare la mattina presto e tornava la sera, quindi lo vedevo solo il sabato e la domenica. Con mia mamma non c’è mai stato un rapporto completo, non le ho mai detto chi era il ragazzo per cui avevo una cotta o di quale celebrità ero innamorata perché lei non capiva. Quando le facevo vedere una foto di qualcuno che mi piaceva da morire lei arricciava il naso e gli trovava sempre un difetto. Mi dava fastidio questa cosa così non le dicevo mai nulla. Con mio padre parlavamo di musica, di fumetti o di film. Mi ha trasmesso il suo amore per queste cose e mi divertivo tantissimo a parlare con lui. Mi manca di più lui che mia madre.” dico e sento un nodo alla gola che mi blocca.
“Dov’è ora tuo padre?” chiede.
  Prendo un respiro “È morto tre anni fa” sento le lacrime scendere dai miei occhi e Michael mi abbraccia.
“Scusa, non volevo. Mi dispiace tantissimo” mi stringe fortissimo, quasi non respiro ma non mi lamento.
  Mi stringo a lui affondando le faccia nel suo petto e stringo la sua maglietta. Lui mi bacia la testa e mi stringe forte facendomi sentire meglio.
“Grazie di esserci” riesco a dire.
“Faccio quello che posso” dice e io lo stringo di più.
  Quando fuori inizia a fare buio si alza e mi porge una mano, la prendo ed entriamo dentro casa per preparaci da mangiare. Nessuno dei due vuole mettersi sul serio ai fornelli per cucinare così ordiniamo una pizza. Mentre aspettiamo la nostra maxi pizza con le patatine ci mettiamo a giocare con la Play Station al nostro gioco preferito. Dopo circa mezz’ora ad uccidere zombie suonano al campanello e vado ad aprire. Prendo la pizza e pago. La pizza è talmente bollente che mi brucio la mano, corro fino alla cucina e la poso velocemente sul tavolo.
“Oddio, che profumino!” dice Michael che aveva spento la console e si era unito a me in cucina per mangiare.
“Lo so, è caldissima! Sbrighiamoci prima che diventi troppo fredda” prendo una bottiglia di Coca Cola dal frigo e due bicchieri e li poso sul tavolo sedendomi.
“Prima le signore” dice Michael mentre apro il cartone e mi servo con il pezzo di pizza con più patatine.
  Mangiamo tutta la pizza parlando del più e del meno e dopo riaccendiamo la console.
“Continuo a non capire perché l’hai spenta, lo sai che dopo mangiato giochiamo sempre” dico aspettando che si carica il gioco.
“Hey, è stato l’odore della pizza!” dice alzando le mani.
“Sì, sì, diamo la colpa alla pizza!”
  Appena carica iniziamo a premere i pulsanti sul controller fino a romperli. Il gioco si basa su uccidere diverse ondate di zombie. Nei primi livelli sono pochi con l’alzarsi dei livelli aumentano di numero. Ogni dieci livelli c’è il checkpoint, così, se si muore, si riprende dal decimo livello e così via. Il problema è che noi non riusciamo a finire il decimo. Il decimo prevede che si uccidano trenta zombie, solo che la vita è dimezzata dai livelli precedenti e non è facile non farsi colpire quando diventano troppi. Siamo quasi alla fine, ho perso il conto di quante volte siamo morti, ma finalmente siamo arrivati ad uccidere venticinque zombie. Michael ha meno vita di me, appena arriviamo a ventotto lui muore e rimango solo io.
“Ti prego non morire” dice Michael, siamo entrambi gasati perché non siamo mai arrivati ad ucciderne così tanti.
“Non mi mettere ansia, cazzo!” esclamo.
“Attenta dietro!” mi giro e punto alla testa dello zombie “Bel colpo, ne manca solo uno!”
“Eccolo lo vedo!” prendo la mira e lo uccido. Decimo livello: superato!
  Con Mike ci alziamo dal divano esultanti, lasciamo i controller e ci baciamo. Quando si stacca da me e ci guardiamo negli occhi, sento lo stomaco farsi pesante e i suoi occhi diventano più scuri.
“Non credo di voler giocare ancora” dice Mike “Almeno non con la console”
  Mi limito ad annuire e lo guardo spegnere la console. Mi prende una mano e si siede sul divano e io su di lui, continua a baciarmi e passarmi le mani sulla schiena.
“Il divano è scomodo” dico mentre prendo fiato tra un bacio e un’altro.
“Guarda un po’ la signorina” dice prendendosi gioco di me “Tu non eri quella che non voleva andare a letto con me?” sottolinea il ‘non’.
“Bastardo” dico lasciandogli un altro bacio. Poi mi alzo “Bene, io vado nel letto perché il divano è scomodo, tu fai quello che vuoi”
  Entro in camera e Mike mi segue a ruota, mi spinge sul letto e si sdraia su di me.
“Lo vuoi quanto lo voglio io, ti si legge in faccia, smettila di fare così” dice con una voce troppo bassa per i miei gusti. Avvolgo le braccia intorno al suo collo e le sue labbra si appoggiano sulle mie. Ci baciamo e le mie mani scendono fino alla fine della sua maglietta, gliela sfilo e gli bacio il collo e dietro l’orecchio.
“Merda, Jacky” lo sento imprecare nel silenzio. Sorrido e continuo il mio lavoro fino a quando non mi ferma e prende il controllo della situazione. Dopo un poco ci ritroviamo entrambi senza vestiti, la casa è nel silenzio più totale si sentono solo i nostri gemiti che riempiono la stanza.
“Dimmi se ti faccio male” lo sento dire nel silenzio. Annuisco e mi stringo a lui, passo le mani sulla sua schiena ormai segnata dalle mie unghia. Veniamo entrambi nello stesso momento, come una cosa sola. Siamo sudati e felici. Riprendiamo fiato e prima di uscire mi da un ultimo bacio.
“Mikey” lo chiamo, ha gli occhi chiusi. È bellissimo, i capelli spettinati e bagnati dal sudore, le labbra gonfie e rosse. Solo a guardarlo mi innamoro di più di lui.
“Mmhh?” emette a labbra chiuse e apre gli occhi.
“Mikey, ti amo” dico e mi stringo a lui, chiudo gli occhi e mi abbraccia.
“Non hai idea di quanto ti amo io”
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.

Eheheh, ok. Ci voleva, ci voleva proprio una scenetta un po’ rossa e.e
Mi sono limitata perché la storia è arancione ma stavo pensando di scrivere una One Shot a luci rosse. Che ne dite? Vi piace l’idea? Magari appena finiamo la storia così ricordiamo i bei (se sono belli o no sta a voi decidere) vecchi tempi.
Ma parliamo della storia, è un capitoletto così. Non mi andava di lasciarvi senza per due settimane e quindi eccolo qua, amatemi u.u (scherzo, ovviamente!)
Alloraaa, cosa abbiamo imparato da questo capitolo? La storia di Jacky, il rapporto con i suoi genitori. Chissà se sua madre conoscerà mai Michael… secondo voi che cosa potrebbe pensare una madre del genere di un ragazzo come Mike?
Poi che altro abbiamo scoperto… ah sì, che non devono giocare ai videogiochi insieme. La prima volta c’è scappato un quasi bacio ma… la seconda hanno approfondito il loro rapporto.
Passiamo ai ringraziamenti! Sono sempre sette (ommioddio non ci credo) le persone che ringrazio: Magikgio96, Sabry_Mixer, Fabiola_Alessia, fabisweetheart, dalaric, KidrauhlMySmileShattered_
Girl. Grazie mille a tutte!
Volevo dirvi un’altra cosa, alcune di voi mi hanno detto di passare a leggere le loro storie, ecco io preferisco leggerle appena finisco la storia, non prendetela male solo che vorrei evitare di “copiare”, diciamo così. Non so se mi sono spiegata, diciamo che vorrei evitare di prendere spunto da quello che scrivete voi, forse così mi sono spiegata meglio. Quindi non uccidetemi pls, giuro che a storia finita potete suggerirmi di leggere il mondo.
Voglio anche chiedervi una cosa, voi vi siete fatti una vostra idea di Michael, di Drew e di Billie immagino, beh vorrei sapere se vi andrebbe di sapere chi sono queste tre persone? Ovviamente ho preso spunto da loro e lasciato correre la mia fantasia per descriverli di più come piacciono a me. Quindi fatemi sapere se volete sapere chi sono o lasciarci questa sorpresa per la fine storia!
Ora vi lascio, parlo troppo a fine capitolo, devo imparare a sintetizzare D:
Arrivederci, spero.
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P.S. Vi vorrei solo ricordare che fino al 13 non potrò aggiornare e che non sono morta, in caso qualcuno si preoccupasse per me T^T

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Capitolo 11
*** Capitolo 10. ***


Capitolo 10.
 
 
  Driiiin.
Sento il cellulare suonare e vibrare sul comodino.
  Driiiin.
Mi obbligo ad aprire gli occhi, saranno le otto, più o meno. Michael mette la testa sotto il cuscino.
  Driiiin.
Allungo la mano e prendo il telefono. I miei occhi non riescono a leggere cosa c’è scritto sullo schermo.
  “Pronto?”
“Ti ho svegliato?” quella voce. Quella maledettissima voce che non volevo più sentire.
“Sì, che c’è mamma?” chiedo alzandomi e iniziando a camminare per la stanza. Mike esce la testa, si mette seduto e ascolta in silenzio.
“Mi chiedevo se sta sera avevi da fare” chiede vaga. Ma la conosco troppo bene, si sta invitando a cena.
“Puoi venire se vuoi, ma ti avverto che non sono sola” dico guadando Mike.
“Ah” stiamo in silenzio un po’ e poi continua “State insieme?”
“Dall’inizio dell’anno”
“E… com’è?” chiede cercando di interessarsi ma con scarsi risultati.
“Non ti piace” rispondo.
“Bene, allora ci vediamo stasera?”
“Okay” fine della nostra discussione.
  Getto il cellulare su letto e mi siedo vicino a Mike.
“Mia madre viene a cena stasera. Ti conoscerà, non le piacerai e litigherò con lei. Ma tranquillo andrà tutto bene”
“Okay mi fido” sorride. Solo con quel sorriso mi fa sentire meglio. Si alza e prende dei vestiti dall’armadio, mi bacia e va verso il bagno con i vestiti in mano.
  Mentre lui è in bagno e io aspetto il mio turno, sistemo il letto che era più disfatto del solito vista la serata precedente e preparo i vestiti che dovrò mettermi. Esce dal bagno ed entro io.
  Appena finisco scendo al piano di sotto e Mike aveva preparato la colazione.
“Cosa pensi di cucinare per stasera?” mi chiede mentre lavo le tazze e i cucchiai.
“Non ne ho idea… Non qualcosa che richiede troppi sforzi, non ci tengo a fare colpo su nessuno” dico posando una tazza.
“Magari cucino io per guadagnare qualche punto con lei” dice stringendosi nelle spalle.
“Non hai bisogno di guadagnare punti, dovresti diventare un’altra persona per piacerle” rispondo posando i cucchiai “Poi tu sei perfetto così come sei che a lei piaccia o no”
Di tutta risposta mi abbraccia “Non voglio che litighi con tua mamma per colpa mia”
“Non è, e non sarà mai colpa tua”
“Ma…”
“Niente ma! Ora in macchina, dobbiamo comprare la farina e le uova. Stasera pizza”
  Saliamo in macchina e spalanco il finestrino, voglio solo divertirmi prima di stasera e passare molto tempo con Mike. Lo sento molto più vicino da ieri sera e la cosa mi piace da morire. Lo guardo guidare ed è così bello oggi, la luce del sole gli fa sembrare gli occhi più chiari del suo solito verde ed ha le labbra secche, ogni tanto se le inumidisce con la lingua ed è una cosa dannatamente sexy.
  Entriamo nel parcheggio e troviamo posto non troppo lontano. È un supermercato molto piccolo non è lontano da casa. Appena entrati si trova il reparto ortofrutta, ne approfitto per comprare un po’ di frutta. Quattro mele, banane e altra frutta di stagione. Passiamo al reparto dolciumi e roba per fare colazione e Mike inizia a prendere cereali, biscotti, burro d’arachidi e due barattoli di Nutella.
  “Ne abbiamo una a casa ancora!” dico mentre prende il secondo.
“Ma è a metà!” risponde lamentandosi come un bambino di due anni.
“Infatti, prendine uno solo!”
“Ma così non dobbiamo tornare a prendere l’altro”
“Michael” lo guardo seria, fa gli occhioni e mi guarda con uno sguardo da cucciolo alla quale non riesco a dire di no “Vaffanculo, ti odio quando fai così!” dico con un sorriso.
“Sì!” esulta e proseguiamo la nostra strada verso le uova e la farina.
  Arriviamo alle casse dopo mezz’ora e appena paghiamo torniamo in macchina velocemente e andiamo a casa. Preparo il pranzo e poi ci sdraiamo sul divano a guardare uno dei nostri film preferiti.
  Verso le cinque e mezza inizio a impastare la pasta per la pizza e la lascio riposare per due ore, poi riprendo e mi faccio aiutare da Mike a prepararla. Lui non sa cucinare e dice che lo diverte da matti quando gli dico cosa fare, quindi si offre quasi sempre volontario quando c’è da cucinare pizza o fare dolci. Verso le otto finiamo di mettere tutti gli in gradienti sulle pizze e le mettiamo in forno.
  Mia mamma non aveva detto a che ora sarebbe arrivata, immaginavo verso le otto e mezza, nove addirittura, ma ecco che alle otto ed un quarto in punto sentiamo suonare. Mike era intento a giocare con la console e io leggevo un libro. Lui mette in pausa e io poso il libro sul divano. Mi alzo, prima bacio Mike, come per scusarmi per tutto quello che potrebbe accadere da qua a poche ore. Cammino verso la porta ed apro.
  Mia mamma è una donna sulla cinquantina. Ha i capelli castano, quasi sul rosso, tinti. È vestita con un vestito casual nero e indossa un copri spalle. È alta più o meno un metro e sessanta ed è più bassa di me e Mike.
“Jacky!” mi saluta con un bacio sulla guancia e mi porge la sua borsa.
“Ciao, mamma” saluto fredda. Entra e chiudo la porta alle mie spalle. Michael aveva spento la console ed era dietro di me. Poggio la borsa sul divanetto e passo alle presentazioni.
“Mamma, lui è Michael” dico mentre guardo mia madre squadrarlo dalla testa ai piedi.
“Salve” dice lui porgendole la mano con un sorriso.
“Ah - ah” dice lei prendendogli la mano e stringendola “Piace ragazzo” si gira verso di me “Non mi piace”
“Ecco, lo sapevo” dico esasperata “Che ha che non va?”
“Prima di tutto è troppo magro, non sarebbe capace di prenderti in braccio. Ha una carnagione troppo bianca e con quelle occhiaie sembra un cadavere. Ha gli occhi da drogato e non sembra molto sveglio” gli da’ un’ultima occhiata “e decisamente vestito da straccione. Pantaloni strappati e la canottiera pure. Per non parlare di quegli orecchini, ma dove siamo arrivati”
“È molto gentile da parte sua, signora. Neanche mi conosce e già mi critica”
“Non ne ho bisogno, conosco i ragazzi come te, sono dei buoni a nulla. Speravo avessi scelto di meglio Jacky, sono molto delusa anche da te”
“Non sei mai stata fiera di me, speravi davvero che le cose cambiassero così all’improvviso?”
“Vedo che il tuo caratterino non è cambiato, hai ancora il vizio di rispondere a tua madre” dice con quel tono da saputella che ha sempre avuto.
“Sì” dico secca.
“Vorrei andare già via ma mi sembra scortese. Cosa hai provato a cucinare?”
“Ho fatto la pizza”
“Ah, immaginavo. Almeno hai imparato a farla. Pensavo di dover cenare con latte e cereali. Di certo non stai con lei per la sua bravura in cucina” dice rivolgendo uno sguardo disgustato a Mike che la fulminava con gli occhi.
“Ci esco perché è una ragazza bellissima, sexy ed intelligente e sono contento che non ha preso lo stesso carattere di sua madre” dice sorridendo allo sguardo sconvolto di mia madre.
“Ma, come osi ragazzo? Neanche mi conosci e ti permetti di parlarmi così?” dice portandosi una mano al petto.
“Non ne ho bisogno, conosco le donne come lei, sono delle presuntuose!” dice ripetendo le parole di mia madre che sconvolta si rivolge a me.
“Gli permetti di rivolgersi a me con questo tono?”
“Sì”rispondo sorridendo.
“Ma che razza di figlia sei! Non ti riconosco più! Scommetto che hai iniziato a bere e drogarti! E quel buco enorme all’orecchio! Come diventerà quando sari grande? Spero non ti sia fatta tatuaggi!”
Al suono di queste parole alzo la manica sinistra della felpa e mostro il mio avambraccio. In ordine partendo dall’esterno ho tre stelle, una blu, una rossa e una gialla e una scritta in greco all’interno che dice “punks not dead”.
Alla vista dei miei tatuaggi prende la sua borsetta e borbottando qualcosa di incomprensibile esce da casa nostra.
“Finalmente! Ora la pizza, sto morendo dalla fame!” dice Mike venendo verso di me.
“Grazie”dico mentre lo abbraccio.
“Nessuno può parlarmi così, neanche la madre della mia fidanzata”
 

 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Salveeee!!!
Ammettetelo che la storia vi è mancata! Scusate per il ritardo, avevo detto di aggiornare per il 17 ma appena tornata ho avuto da fare e non ho trovato neanche il tempo di respirare T^T
Ma da oggi preparatevi perché si riparte in quarta!
Prima di tutto volevo dirvi che sono delusa, il capitolo precedente ha avuto soltanto tre recensioni…  Me ne aspettavo di più perché non era proprio bruttissimo. Ne ho scritti di migliori ma non era venuto così male. Rifatevi in questo capitolo, voglio sapere cosa ne pensate e voglio saperlo ORA!
Ringrazio le tre ragazze fabisweetheart, Roberta_Love e Sabry_Mixer. Grazie davvero, mi ha fatto davvero piacere. Voialtri prendete esempio u.u
Inoltre volevo dirvi che gli attori, o musicisti in questo caso, presta volto ve li dico a fine storia e che ho  anche trovato l’idea per una nuova storia, un po’ diversa. Ma non ve la dico per ora :P
Vi invito a lasciare recensioni perché sono quelle che mi interessano davvero e che mi danno la forza di andare avanti. Poi insomma siamo quasi alla fine non vi arrendete ora, suvvia so che volete sapere come finisce questa avventura.
Arrivederci, spero.
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Capitolo 12
*** Capitolo 11. ***


Capitolo 11.
 
  Mi trovo per strada, il cielo è nero, della luna nessuna traccia, c’è solo la luce dei lampioni che illumina il terreno. Sono sola e spaventata, nessuna macchina, nessun rumore. È tutto troppo calmo per essere normale. Vedo la porta di casa mia, ma non è la strada dove abito, è di fronte e ma più passi faccio e più si allontana, è come se camminasse insieme a me. All’improvviso sento il panico dentro di me, devo andare a casa, ora, devo andare da Michael e vedere se sta bene. Sento l’aria intorno farsi pesante e non riesco a respirare. Soffoco. Mi fermo e cado in ginocchio, tossisco tenendomi la gola, fa male ad ogni colpo e vedo sfocato. All’improvviso una mano mi prende per la spalla. Vorrei gridare ma non posso, non vedo il viso del mio aggressore perché non riesco a mettere a fuoco, è come se fosse senza un volto. Apro la bocca per gridare ma la mia voce non esce, mi rimane bloccata in gola e non riesco a farla uscire.
“Grida aiuto” la voce dell’uomo è metallica, mi lascia ed esce un oggetto di metallo, credo sia un coltello e la cosa mi preoccupa parecchio.
“Forza!” insiste stringendomi la spalla che inizia a fare male “Chiama Michael, tanto non viene” alzo un sopracciglio per chiedere cosa vogliono dire quelle parole, faccio un respiro profondo e provo a gridare di nuovo. Inizio a sentire la gola bruciare anche se non ho davvero gridato. L’uomo inizia a ridere di gusto.
“Ovvio che non viene, stupida. Lui non ti ama” inizio a piangere, ho paura e voglio solo che tutto questo finisca il prima possibile.
“Se ti ama davvero ti avrebbe raccontato qualcosa della sua vita! Cosa sai di lui? Quando è nato? Non sai nulla, Jacky”
Jacky. Aveva pronunciato il mio nome con una voce diversa.
“JACKY!” grida scuotendomi una spalla.
  Apro gli occhi, sono sdraiata sul letto. Un incubo. Un bruttissimo incubo. Merda, non ho mai avuto più paura. Sento una mano accarezzarmi una guancia spostandomi i capelli.
“Tutto bene?” era Mike. Mi giro verso di lui e lo abbraccio.
“Un incubo bruttissimo” dico con un filo di voce ancora scossa.
“Ti va di raccontarmi?” chiede “Ho sentito dire che se racconti gli incubi ti spaventi di meno quando farai il prossimo”
“Questa te la sei inventata” dico guardandolo in faccia.
“Può essere” inizia a ridere e io gli racconto il mio incubo.
“…e mi ha detto che tu non mi ami perché non so nulla su di te” concludo.
Lui rimane in silenzio e mi guarda “Non è vero che non ti ho raccontato nulla perché non ti amo”
“Allora perché?” chiedo, ora è diventato un chiodo fisso questa storia e devo sapere.
“Perché non lo sa nessuno” dice lui semplicemente.
“Non credi che una persona normale vorrebbe sapere almeno quando il suo ragazzo festeggia il compleanno?”
“Non lo festeggio” dice serio, ha assunto la sua solita espressione quando non vuole dire nulla.
“Perché?” chiedo.
“Non è affar tuo” dice alzando la voce, un silenzio piomba fra noi due “Scusa, non è colpa tua. Non so se sono pronto a parlarne con qualcuno” si alza e prende il telefono, lo controlla appoggiato al muro e non apre più bocca. Dopo pochi secondi di quel silenzio tombale mi alzo, vado verso di lui e lo bacio “Se vuoi parlarne con qualcuno, quando sarai pronto, sono qua. Ricordati che di me puoi fidarti”
“Lo so” dice con un sorriso. Lo bacio sulla guancia e poi vado in bagno.
  Sto un po’ meglio anche se ripensando a quello che ho sognato mi vengono i brividi. Entro in bagno e preparo la vasca per un bagno rilassante. Ho bisogno di godermi queste poche ore di relax prima di entrare nell’inferno del locale dove lavoro. Devo essere là per mezzogiorno e torno alle sei. Fortunatamente, essendo d’estate, torno a casa che c’è ancora luce, devo tornare a piedi e dopo l’incubo di prima avrei paura a tornare da sola.
  Dopo un’ora di puro relax mi alzo, mi avvolgo in un asciugamano e inizio a vestirmi. Mi trucco e scendo a mangiare qualcosa prima di dirigermi al lavoro. Saluto Mike e vado verso l’inferno.
  Inizio subito il turno, seguito da una pausa di dieci minuti, giusto il tempo di fumare una sigaretta e riprendere senza nessuna pausa fino alle sei.
  Esco dal locale e mi dirigo al semaforo per attraversare la strada. Aspetto che scatti il verde e prendo le cuffiette dalla borsa, alzo lo sguardo per vedere se era ancora rosso e vedo Mike dall’altro lato della strada appoggiato al semaforo. Poso di nuovo le cuffie e si accende il verde. Vado verso di lui e lo saluto.
“Che ci fai qua?” dico felicissima, non era mai venuto a prendermi dopo il lavoro.
“Sono pronto” dice semplicemente. Capisco subito di che parla. Mi stringe la mano e andiamo in macchina, ha portato un cestino con dei panini. Dice che ha pensato a un posto perfetto per un picnic.
  Siamo in un parco, lo stesso dove mi ha condotto uno dei suoi indizi. Non avevo mai visto la parte dove sono ora, ero sempre stata dal lato opposto. L’erba è tagliata da poco, si sente il classico odore di erba tagliata. Amo questo odore. Mi ricorda quando mio padre tagliava il prato del giardino quando ero piccola. Appena finiva mi ci faceva sdraiare e mi portava una limonata. Era una specie di tradizione.
  Mike prende una tovaglia enorme e la stende per terra. Poi iniziamo a mangiare raccontandoci la giornata e parlando del più e del meno.
  Stiamo molto a parlare, abbiamo finito di mangiare da un po’ e, nel cielo, iniziano a spuntare le prime stelle. Mi sdraio a pancia in su con la testa appoggiata sulle gambe di Mike. Guardo il cielo, non eravamo mai stati in un parco insieme prima d’ora.
“Perché non festeggi il tuo compleanno?” chiedo dopo qualche minuto di silenzio.
“Okay, credo che sia il momento di raccontarti una cosa che non sa nessuno di me. Nessuno, neanche i miei amici più cari” dice assumendo un’espressione abbastanza seria “I miei genitori si sono sposati e dopo un anno sono nato io. Il giorno della mia nascita fu una tragedia per tutti. I miei erano a casa quando per mia madre era giunta l’ora di partorire. Così entrarono in macchina in fretta e furia. Non abitavano proprio vicino all’ospedale e per andarci bisognava prendere diverse stradine poco illuminate. Erano quasi arrivati quando un camion spuntò all’improvviso. Si trascino la macchina che andò a sbattere contro un muro. Il tizio che guidava il camion scese e chiamò un’ambulanza. Per mio padre non ci fu nulla da fare, morì sul colpo, mia madre era riuscita a sopravvivere. Appena arrivò l’ambulanza i medici fecero partorire mia madre, salvarono me ma per lei non ci fu niente da fare. Morì dopo avermi preso in braccio e sussurrato ‘Michael’, non ricordo nulla di lei. Mi hanno raccontato tutto. Per il resto, sono cresciuto in un orfanotrofio fino ai diciotto anni, non mi hanno mai adottato.”    Mi metto seduta e lo guardo in faccia, teneva il volto basso e non mi ha guadata neanche un secondo mentre raccontava. Non so che fare e opto per un abraccio.
“Mi dispiace tantissimo” dico stringendolo.
“Non ho mai avuto nessuno che mi amasse davvero” sta piangendo.
“Ora hai me” sussurro anche se siamo soli “Io ti amo”
“Non lasciarmi mai, ti prego ho bisogno di te” dice stringendomi lui sta volta.
“Non ho intensione di farlo”
“Sei la cosa migliore che mi sia capitata fin ora, scusa se a volte sono stato uno stupido. Scusami se ti ho deluso. Forse meritavi di più che uno come me”
“La vuoi smettere?” smetto di abbracciarlo e lo guardo, aveva gli occhi lucidi e un po’ gonfi “Sei perfetto e io ti amo così come sei. Non merito di più o di meno. Io merito te. Non voglio nessun altro lo capisci questo? Sei tu che mi rendi felice ogni giorno di più”
“Lo sai che ti amo, vero?” dice facendo un sorriso per la prima volta.
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Ho due notizie per voi, una buona, l’altra cattiva… quale volete prima?
Come? La cattiva? Okay, avete scelto voi. Allora la cattiva notizia è che *rullo di tamburi* il prossimo capitolo è l’ultimo capitolo. Sarà un epilogo.
La buona è che sarà scritto dal punto di vista di Mike, visto che siete stati relativamente tanti a dirmi di scriverlo.
Siete tristi che la prossima settimana finisce già? Io sì, mi mancheranno loro. Mi ero affezionata, gliene ho fatte vedere di tutti i colori eppure li adoro così tanto.
Okay, basta piangere e passiamo ai ringraziamenti che questa settimana vanno a White_Rabbit (che si è scoperte essere una mia compagna di classe che ha conosciuto la storia senza sapere che fossi io a scriverla, danke <3), Sabry_Mixer, dalaric, Shattered_Girl, Roberta_Love e Saretta8 grazie mille di cuore <3
Come ormai sapete vi invito a lasciare una recensione e ci vediamo alla prossima per l’ultima volta in questa storia.
Arrivederci, spero.

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Capitolo 13
*** Epilogo. ***


QUESTO CAPITOLO È SCRITTO DAL PUNTO DI VISTA DI MICHAEL.
 
Epigolo.
 
  È passato un anno. Un anno da quando lo baciata la prima volta. Ricordo ancora la prima volta che l’ho vista. Com’è arrossita quando mi ha visto entrare a casa sua. E anch'io ero diverso, non ho mai amato una persona come ho amato lei. Nessuno lo avrebbe mai neanche lontanamente immaginato. Mi ha fatto incazzare a volte ma mi ha insegnato a vivere e a farmi sentire amato.
Jacky. La mia piccola e dolce Jacky. Oggi deve essere un giorno speciale per entrambi, è il primo anno che stiamo insieme.
 “Sta sera andiamo da Billie, fa una festa come lo scorso anno” la informo “Ma passerai tutta la serata con me, non ti devi allontanare neanche di un passo”
“Se devo andare in bagno?” chiede alzando un sopracciglio.
“Lo troverai occupato da qualcuno che…”
“Okay, lascia stare. Ho capito!”
“Però non ti vestire come lo scorso anno, mettiti qualcosa di più…”
“Non mi vesto elegante” mi interrompe.
“… Meno maschile. Non è che non mi piace, ma sei una bellissima ragazza e ogni tanto è bello vederti con qualcosa di carino”
“Non ti piace come mi vesto?”
“Io amo come ti vesti” dico e la bacio “Mi metto anch'io qualcosa di più carino del solito, okay?”
“Okay” risponde tornando al suo libro.
  La guardo ancora un po’ leggere e poi salgo per scegliere i vestiti. Entro in camera ed apro l’armadio. Prendo gli stivali neri, una maglietta viola a maniche corte, pantaloni neri e una giacca. Fatto. Mi vesto mentre sento la porta aprirsi ed entra Jacky che prende dei vestiti e li porta in bagno. Quando sono pronto busso al bagno.
“Ci vuole ancora tanto?” chiedo.
“Devo truccarmi, vai nell’altro se è urgente” risponde da dietro la porta.
“Voglio solo vedere come sto vestito così” voglio solo vedere come ti sei vestita.
“Amore, abbiamo uno specchio enorme al piano di sotto, molto più grande di questo del bagno”
“Uff! Dài, fammi vedere come ti sei vestita”
“Sotto” ha usato un tono al quale non si può dire di no, così scendo.
  Mi prendo cinque secondi per guardarmi allo specchio. Mi passo una mano tra i capelli e cercare di renderli meno ordinati possibile. Sistemo i lacci delle scarpe in modo di inciampare mentre cammino e la giacca. Il tempo fuori è come lo scorso anno, la luna brilla e non si vedono nuvole. Sarà tutto perfetto.
  Un colpo di tosse alle mie spalle mi distrae. Mi giro e la vedo. Ha una maglietta azzurra, una giacca in pelle, pantaloni neri molto stretti e dei tronchetti con i lacci. È perfetta.
“Chiudi la bocca che ti entrano le mosche” dice avviandosi verso la porta. La seguo, prendo le chiavi della macchina e mi chiudo la porta alle spalle. Raggiungo Jacky e entriamo in macchina.
“Sei bellissima” dico mettendo in moto “E sei mia” la guardo sorridere e poi partiamo.
  Già da fuori si sente l’odore del tabacco e dell’alcool. Faccio strada a Jacky e entriamo. La festa è esattamente come l’anno scorso, sembra di essere tornati indietro nel tempo.
“Andiamo da Billie, lo salutiamo e chiediamo dove lasciare le giacche” dico avvicinandomi al suo orecchio, la musica è altissima e non si sente quasi nulla. Jacky annuisce e ci facciamo largo tra la folla. Intravedo le teste dei miei amici e mi dirigo verso quel lato. Quando ci avviciniamo tutti fanno i complimenti a Jacky per come è vestita e li guardo tutti con aria omicida. Billie ci dice che le giacche le possiamo lasciare dove capita e così facciamo.
“Devono smetterla di fissarti” dico a Jacky mentre le passo una birra. Non dobbiamo esagerare, sia perché devo guidare per tornare a casa e sia perché ci serve la lucidità per fine serata.
“Sei stato tu a chiederlo” risponde bevendo il primo sorso.
“Dovresti truccarti più spesso così” ho una voglia matta di saltarle addosso e fare capire a tutti che è mia.
“Poi dovresti uccidere il resto del mondo, se no mi guardano tutti” merda, deve smetterla “Cosa vuoi fare tutta la serata?”
“Non lo so, non facciamo le coppiette asociali” non mi va di limonare di fronte a tutti, non dico che lo farei volentieri anzi, vorrei tanto baciarla in questo momento “Che ne dici se balliamo un po’?” chiedo in fine.
“Davvero, Michael, vuoi ballare? Avevi detto di non saper ballare” dice con un’espressione stupita.
“Ho detto che non mi piace, no che non so farlo” rispondo. La maglietta azzurra gli cade lasciandole una spalla scoperta, è maledettamente sexy. Beve l’ultimo sorso di birra e mi trascina in mezzo all’ammasso di persone che si muovono ballando.
  Iniziamo a ballare e voglio ricordare ogni singola cosa di questa sera. Voglio ricordare ogni singolo sorriso che fa, ogni singolo movimento. Alza le braccia e ci muoviamo a tempo di musica, mi guarda negli occhi e sorride, poi si mette a ridere quando mi metto a fare qualche mossa stupida ed è bellissima. Ogni secondo che passa mi piace sempre di più. Dopo una mezz’ora parte una canzone più lenta. Ci guardiamo e capisco che abbiamo pensato la stessa cosa. La prendo per i fianchi mentre le sue mani si poggiano sulle mie spalle.
“Anche con i tacchi non sei più alta di me” dico appoggiando la mia fronte sulla sua.
“Non volevo essere più alta di te, a me piace così” non abbiamo smesso di fissarci per un secondo.
“Anche a me” rispondo. I suoi occhi si abbassano sulle mie labbra e all’improvviso sento il disperato bisogno delle sue. La stringo in un abbraccio e poso le mie labbra sulle sue. Quando ci stacchiamo appoggia la testa sulla mia spalla e continuiamo a ballare per tutta la serata.
  Verso le undici e mezza siamo stanchi morti. È arrivato il momento. Esco le chiavi della porta che ormai conosciamo bene e lei subito capisce. Andiamo nella nostra spiaggia a camminare in riva al mare, senza scarpe con i pantaloni alzati per non bagnarli.
“Sai, ormai questo è un posto speciale, ci ha visto litigare, far pace ed è il posto dove ci siamo baciati per la prima volta” ora o mai più.
“Lo so, ma perché mi hai portato qui di nuovo?”
“Jacky” la chiamo e la guardo negli occhi e inizio il discorso che ho in mente da mesi “C’è un momento nella vita in cui ti innamori di una persona. La ami in tutti i suoi difetti e nelle sue imperfezioni. Io mi sono innamorato di te e ogni giorno mi accorgo che ti voglio di più. Ogni giorno sento che sarei disposto a scalare montagne, attraversare oceani per renderti felice. Ti porterei sulla luna per renderti felice e ti regalerei la stella più brillante e bella anche se non è bella come te. Amo tutto di te, amo quando ti incazzi e vorresti picchiarmi perché ti si legge negli occhi quando hai voglia di darmi uno schiaffo, ma di più ti amo quando non fai nulla, quando sei semplicemente te stessa perché sei tu. Mi hai reso una persona migliore fin dal primo secondo in cui ci siamo incontrati. Sei nella mia testa ogni secondo. Sei l’ultimo pensiero che ho la notte prima di addormentarmi e il primo al mattino appena in mio cervello inizia a lavorare. La vita è bella. Tu sei bella. Tu sei la vita. La mia vita.” Prendo dalla tasca una scatoletta quadrata e la apro. Dai suoi occhi escono delle lacrime e si porta le mani alla bocca per lo stupore alla vista di un anello “Jacky sono perso senza te. Ti amo tantissimo e la mia vita non avrebbe senso senza te. Non lascio più i vestiti per casa e ti giuro che spengo la console ogni volta che me lo chiedi ma ti prego sposami”
“Mike, io…” inizia ma un singhiozzo le ferma la voce, dei suoi occhi escono solo lacrime e non smette di sorridere. Annuisce con la testa “Sì, sì, sì, sì, sì. Voglio sposarti!” dice e salta avvolgendo le sue braccia sul mio bacino e la bacio con tutto la voglia che ho da quando abbiamo messo piede alla festa. Un botto mi dice che il nuovo anno è arrivato e io sono la persona più felice del mondo.
 
 
 
“Lasciate ogni speranza o voi che entrate” in questa storia.
Ed eccoci qua. Per l’ultima volta con Mike e Jacky. Non ho nulla da dire, spero che la storia vi sia piaciuta, mi sono divertita tantissimo a scriverla e ci ho messo tutta me stessa per renderla speciale, per renderla originale.
 
Vorrei lasciarvi delle frasi di qualche canzone che mi ricordano molto la storia.
 
When I close my eyes and try to sleep
I fall apart, I’m fighting hard to breathe
You’re the reason. The only reason.
Even though my dizzy head is numb
I swear my heart is never giving up
You’re the reason. The only reason”
 
“I want you to know
With everything I won’t let this go
These words are my heart and soul
I’ll hold to this moment you know
As I’ll bleed my heart to show
And I won’t let go”
 
“You might be crazy but baby I’m fallin’ for you”
 
“The sun don’t shine
The sky ain’t blue
If I can’t be with you”
 
“Don’t waste your time on me
You’re already the voice inside my head”
 
Non vi dico chi le canta perché non è importante, se volete saperle potete chiedere comunque.
Ora vi dico chi sono i presta volto per i personaggi. Allora Mike, Drew e Billie sono gli unici ad averli gli altri pensateli come volete. Jacky non ne ha, se fate caso non ho mai descritto com’è (occhi, capelli, fisico…) il motivo è perché neanche io lo so, immaginate una ragazza e la prima che vi viene in mente è lei, potete essere anche voi stesse non ho mai pensato a chi potrebbe essere, ma veniamo al sodo. I ragazzi. Allora non sono attori, ho preso tre i miei chitarristi preferiti e li ho messi nella storia. Non vi posto foto, vi dico solo il nome, chi vuole cercarli li cerca, se avete paura di rimanere delusi non cercateli.
Drew:
Il personaggio di Drew è Rocky Lynch, chitarrista di una band, non molto famosa chiamata R5. È la mia celebrity crush o meglio una delle tante. Nella realtà non ha i tatuaggi e per la storia è un po’ più muscoloso.
Billie:
 Il nostro Billie, uno dei miei personaggi preferiti, è Billie Joe Armstrong, cantante e chitarrista dei Green Day quando aveva vent’anni, non ora che ne ha quaranta due hahaha. Ho scelto lui perché è il mio idolo, quello che sta in cima a tutto e non potevo non sceglierlo.
Michael:
Michael, ci siamo, emozionati? Io sì, anche se già so chi è! Michael è… *rullo di tamburi* Michael Clifford, chitarrista dei 5 Seconds Of Summer. Sono una band che si è formata da poco e la prima volta che ho visto questo ragazzo ho subito iniziato a pensare a lui come protagonista di una storia ed ecco che l’ho scritta. Quindi ringraziatelo perché è grazie a lui se ora avete letto questa storia ;)
 
Gli ultimi ringraziamenti vanno a Daya99, abracadabra, Sabry_Mixer e fabisweetheart. Grazie tantissimo anche a tutti quelli che hanno seguito in silenzio la storia, so che ci siete!
Voglio ringraziare anche la mia amica A** che mi ha aiutato con la trama della storia dicendomi quale idee le sembravano migliori per la storia.
Per ultimo vi dico che la frase “La vita è bella. Tu sei bella. Tu sei la vita. La mia vita.” non è mia. L’ha detta la fidanzata della mia migliore amica e gli ho chiesto se potevo usarla e mi ha detto si ma voleva il copyright. Quindi copyright S****.
Spero di non avervi deluso nel finale e credo che possiamo salutarci. Scriverò altre storie, promesso. Non più su Jacky e Mike ma altri personaggi. Ci vediamo presto.
Arrivederci.

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