as close to the words seem kisses

di iwillmeetdrew
(/viewuser.php?uid=599356)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1. ***
Capitolo 2: *** 2. ***



Capitolo 1
*** 1. ***


ALEXIS

-E ti fai tutti questi problemi per una storia a distanza?Tesoro, svegliati, siamo nel Ventunesimo secolo!
-Esatto, e non hanno ancora inventato il teletrasporto.
-Alex, c'è Skype, c'è Facebook, ci sono le tariffe del cellulare per l'estero..
-Ah bè, allora siamo a posto, adesso mi hai convinta, che stupida che sono, c'è Facebook,wow, dai Debbie..
Il cappuccino con Debbie al bar davanti alla scuola è uno dei miei rituali preferiti.Tutti i mercoledì,quando io ho religione alla prima ora, ci ritroviamo al bar alle otto e mezzo per fare colazione insieme. Lei mi aggiorna sulle storie coi suoi fidanzati e io le racconto le mie menate.
-E poi ci sono i low cost, non  che non vi vedrete più.
-Se non fosse che io devo andare a scuola e non posso prendere l'aereo quando mi gira.
-Quindi ha veramente deciso? - mi chiede, abbandonando per un attimo la sua opera di persuasione in stile "le storie a distanza sono la cosa più bella del mondo".
-Sì, oggi ne parlava con suo padre.Io non riesco a capire cosa gli abbia fatto cambiare idea. Deve essere successo qualcosa.
-Ma uno può anche cambiare idea senza che sia successo niente, no?
-Si, certo che può, però se da un giorno all'altro dedici di fare l'opposto di quello che volevi fare, qualche sospetto ti viene..
-Tesoro, come siete difficili voi due.
Rimaniamo qualche secondo in silenzio mentre due uomini in giacca e cravatta entrano nel bar e avanzano spediti verso il bancone.Sono vestiti uguali, completo grigio scuro,scarpe marroni, tutti e due leggermente in sovrapeso e quando chiudono il piccolo ombrello nero mi sembra di assistere a uno spettacolo di nuoto sincronizzato.Provo a immaginarmi Justin, il mio Justin, con ualche chilo in più, un po'di capelli in meno e,appunto, in giacca e cravatta. No,decisamente no.
-Che hai? - mi chiede Debbie. Devo aver fatto qualche smorfia.
-Non voglio che Justin diventi così - dico indicando con un cenno della testa due tizi.
Debbie si gira per guardarli, ma sono loro che stanno già guardando nella nostra direzione.Con la coda dell'occhio, e continuando a parlare tra loro come se niente fosse...La verità è che Debbie non passa mai inosservata.Questa mattina indossa un maglione bianco con una vistosa scollatura dove fa bella mostra di sè una collana di perle, mentre sotto il tavolo ben visibili l sue gambe fasciate da calze velate nere. In teoria avrebbe anche una specie di minigonna, ma praticamente non si vede.
ogni suo battito di coglia fa voltare dieci ragazzi. Io per far voltare dieci ragazzi in un bar dovrei lancarmi di faccia dal bancone.
-E poi non mi ci vedo in una storia a distanza! - esclamo io a quel punto per mettere ben in chiaro la situazione.
-Io si.. - dice Debbie con un sorriso malizioso - un rapporto via webcam...sai quante cose si possono fare?
-Tipo?
Debbie non risponde, si limita a guardarmi ammicante.
-Non stai pensando quello che penso tu stia pensando...-azzardo, anche se so che purtroppo è così.
-Oh,Alex, sei proprio una suora! - mi prende in giro.
-Eh, già, secondo te gli faccio uno spogliarello?
-Perché no?
-Perché no?Perché non sono te, se fossi te glielo farei, ma visto che sono io...
-Starai lì a dirgli quanto ti manca e quanto lo ami..
-Infatti, sì, concludendo il tutto con qualche frignata e qualche occiasionale scenata di gelosia.
Debbie finisce di bere il suo cappuccino. Poi mi guarda tranquilla, ed è esattamente che in quasto momento che con lei bisogna iniziare a preoccuparsi.
-Di cos'è che hai paura? - mi chiede.
Già, di cos'è che ho paura?
Ho paura che Justin incontri una bella ragazza straniera e ci vada a letto, ho paura che scopra un'altra vita più divertente, più piena e ripensi con noia e fastidio alla sua vecchia vita londinese, ho paura che si dimentichi di me, hi paura di perdere la nostra intimità, ho paura che le nostre strade si dividano, ho paura che questo bivio ci allontani per sempre.
-Ho paura di perderlo - ammetto.
-Alex, Justin è innamorato di te, da quant'è che state insieme ormai?
-Due anni.
-Due anni? - ripete lei quasi incredula.
-Ci siamo messi insieme due estati fa, quindi si, poco più di due anni.
-E tu hai ancora dei dubbi?
-Non ho dubbi su di noi, ma ho paura che succeda qualcosa.Ho paura che non funzioni, e poi lo sai, tra noi è sempre stato un casino.
-Perché voi siete un casino! Per questo vi amate..


Vorrei soprattutto ringraziare Chiara che mi ha supportato e letteralmente rotto un po' le palle per farmela scrivere, ma grazie lo stesso.
e buon 2014!
Parliamo della storia, allora i capitoli si divideranno in punti di vista di Justin e Alexis e saranno sicuramente più lunghi.
Potete farmi qualunque recensione per dirmi cosa sbaglio o cosa vi piace, o mettere nei preferiti.
Ci vediamo al prossimo capitolo,

iwillmeetdrew

Alexis:Miley Cyrus 2012.
Debbie:Holland Roden.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2. ***


                                                                         
                                                                    Capitolo due
JUSTIN

Quando arrivo al ristorante la porta principale è ancora chiusa.Così faccio il giro dal retro per entrare dalla cucina. 
Nel cortile trovo Abdul, l'aiuto cuoco marocchino, che si fuma una sigaretta. Mi guarda incuriosito.
- Mio padre è dentro? - chiedo, anche se so già che è così.
Lui annuisce e con un cenno della testa mi indica la cucina.
Appena apro la porta di servizio vengo investito dall'odore della carne rosolata in padella. Lo stesso che c'è a casa quando mio padre cucina per tutta la famiglia.
Lui è ai fornelli, tutto indaffarato. Sorride, contento, mentre impugna i manici di due grosse padelle di alluminio dentro ai quali cuociono diversi pezzi di carne. La radio gracchia in sottofondo.
- Il mio figliolo! - esclama vedendomi sulla porta. - Come mai qui?
- Ti devo parlare - dico, mentre mi riprometto mentalmente di mantenere un tono calmo e di limitarmi a comunicare la mia decisione.
Lui smette di farre quello che sta facendo, si asciuga le mani col torcione e mi guarda strizzando gli occhi con aria preoccupata.
- Che è successo?
- No, niente - dico, anche se so che è tutt'altro che niente. - Ho deciso che alla fine ci provo.
In quel momento una fiammata si solleva dai fornelli, richiamando l'attenzione di mio padre che con un gesto secco smuove la padella e abbassa la fiamma. Quando si gira nuovamente verso di me, sul suo viso è più che evidente la delusione. E purtroppo mi ricorda la stessa espressione di Alexis quando le ho comunicato le mie intezioni.
- Credevo che ci avessi ripensato - mi dice. - Avevamo fatto tutto quel discorso..
- Tu avevi fatto tutto quel discorso - lo interrompo brusco.
- No, va bene, scusa, lo sai che non voglio condizionarti. Dico solo che al tuo posto ci avrei pensato ancora un po'.
- C'ho pensato. E ho deciso.
- Non lo so se ci hai pensato abbastanza - ribatte, mentre toglie i pezzi di carne dalla padella e li mette tutti insieme in un pentolone. Sulle padelle sono rimasti tutti i fondi bruciacchiati.
- Pà, lo so che non è quello che avresti fatto tu, ma è quello che voglio fare io.
- Io non voglio niente Justin, io voglio che tu faccia quello che credi giusto. - Non vorrei che poi ti pentissi - continua, annaffiando con abbondante vino rosso le padelle bruciacchiate. Quindi con un mestolo di legno comincia a grattare i fondi. E' un'operazione che gli ho visto fare mille volte, e non mi ricordo mai a cosa diavolo serve.
- Sei sempre di grande aiuto - gli dico con un tono al quale, lo so, non è abituato. Di fatti mi guarda spiazzato.
- E questo cosa vuol dire? - mi chiede, interrompendo questa volta ogni attività.
- Vuol dire che delle parole mi sono veramente stufato, dei discorsi, di tutte le cose ragionevoli che dici, che poi non è vero niente.
- Justin, io non capisco il tuo tono adesso, e perché devi dirmi queste cose.
- Non è il tono che non capisci. Non capisco che io sto facendo una scelta e tu, tutto che riesci a fare, è dirmi che sto sbagliando.
- Non ti ho detto che stai sbagliando.
- Ma è quello che pensi!
- Oh cavolo, Luca cosa devo fare se non sono d'accordo?Se mi sembra che tu stia rinunciando ai tuoi sogni...
- Non me ne frega un cazzo dei miei sogni! - ribatto alzando la voce e abbandonando definitivamente i miei buoni propositi. - Mi sono rotto di questi discorsi...
- Justin, tu parla come vuoi, io ho il mio modo di comunicare. Adesso cerchiamo di stare calmi.
Così dicendo spegne il fuoco sotto le padelle. - Justin - riprende, soppesando attentamente le parole. - Io penso solo di avere qualche anno più di te e anche un po' più di esperienza. Il momento che stai attraversano l'ho passato anch'io, tanti anni fa. Ho fatto le mie scelte ed è per questo che credo di poterti dare qualche consiglio.
- E quali sarebbero le tue scelte? Hai studiato Filosofia, hai girato il mondo, hai fatto quello che hai voluto, hai scritto anche due libri quando avevi trent'anni, e poi?Niente. E adesso fai l'aiuto cuoco e i soldi non bastano mai. Tu hai seguito i tuoi sogni?Bene, se questo è il risultato io non lo voglio fare. Io non la voglio questa vita. Io non voglio la tua vita!
Mio padre rimane in silenzio per qualche secondo. Lo sguardo basso, le labbra contratte. Non riesco a interpretare la sua espressione. Non so dire se si tratti di rabbia o solo di delusione, ma di colpo mi pento delle mie parole.
Ho esagerato.
- Cioè, pà. aspetta, quello che voglio dire...
- Fai quello che vuoi - mi interrompe con voce roca.
- Ma non chiedermi più niente. Fai le tue scelte. Io non ne voglio sapere più nulla.


ALEXIS

- Justin, hai preso il cappello di lana?Guarda che a San Francisco fa freddo.
- L'ho preso, l'ho preso.
- Quando arrivi mandami un messaggio per dirmi che è andato tutto bene, mi raccomando, ricordatelo.
- Appena scendo dall'aereo te lo mando.
- E cosa mangerai lì?Non puoi andare tutti i gironi da McDonald's.
- Perchè no?
- Dai Justin, sii serio, cosa mangerai?
- Pensavo di non mangiare niente fino a quando torno, a Natale, che tanto poi ci abboffiamo.
Il grande giorno è arrivato. L'aereo parte tra poco più di un'ora e, a scanso di equivoci, è bene dire subito che quella ce sta facendo le ultime raccomandazioni prepartenza non sono io, ma sua madre. E' venuta anche lei, insieme alla sorellina di Luca che però pare non aver ancora capito bene cosa sta succedendo. Suo padre invece doveva lavoare, anche se temo che la vera ragione della sua assenza sia un'altra.
- Mamma, adesso ci lasci due minuti da soli?
Sua madre lo guarda con gli occi lucidi e con un'espressione di totale sconforto.
- Mamma, non sto partendo per la guerra! Avevo fatto domanda anche per quella ma niente da fare, quindi...
Lei non lo lascia finire di parlare e lo abbraccia con forza mentre la sorellina osserva la scena impassibile.
Finalmente di allontanano e rimaniamo soli.
- Ciao, scemo.
- Perché scemo?
- Perché fai il buffone fino all'ultimo.
- Lo sai che non mi piacciono tutte queste cerimonie.
- Sei un rompiballe.
- Hai voglia di insultarmi?
- Sì, un po', mi voglio portare avanti.
- Avanti per cosa?
- Per tutte le volte che non mi telefonerai, che non risponderai subito ai miei messaggi, che mi farai arrabbiare chiamandomi ubriaco da una festa dicendo che ti stai divertendo moltissimo..
- Ah, quindi sai già tutto?
- Giura che non ti diverti. Giurami che ti annoierai tantissimo e che la sera starai a casa a piangere urlando il mio nome.
- Guarda, è incredibile, ma è esattamente quello che volevo fare. Stavo giusto per dirtelo.
- Non ce la facciamo proprio ad essere seri noi due, eh?
Rimaniamo a guardarci, in silenzio.
Abbiamo fatto pace. Non abbiamo più parlato delle ragioni della sua scelta.  Non volevo che ci salutassimo così, rimanendo arrabbiati. Alora ho archiviato tutta la questione e mi sono concentrata sul fatto che ci amiamo, che siamo felici e che stiamo insieme. E poi a Natale tornerà, e magari nel frattempo avrà cambiato idea, o non sarà stato preso...è inutile preoccuparsi ora.
- Ciao, amore mio - mi dice alla fine. Mi abbraccia, mi bacia. Rimaniamo con le labbra appoggiate senza muoverci.
Voglio portarmi a casa il peso delle sue labbra sulle mie, il suo sapore.Solo che adesso mi padre di essere davvero quella che saluta il fidanzato che parte per la guerra.
- Mandami un messaggio appena arrivi - gli dico trattenendo la commozzione. - E ricordati il cappello di lana.
Dopo un ultimo sguardo, Justin si allontana verso il gate.
Lo vedo imboccare il labirinto che conduce al metal detector.
E in quel momento sento un grido.
- Justiiiiiiiiin! - urla una vocina stridula alle mie salle.
E' la sua sorellina.
- Justiiiiiin! - urla di nuovo. Quindi si divincola dalla presa della madre e si mette a correre. Passa sotto a tutte le transenne e gli si lanca addosso piangendo. Lui si abbassa e la abbraccia accennando un sorriso rassicurante. Io guardo prima lui e poi sua madre che osserva la scena da lontano, immobile. Okay, non sta partendo per la guerra, va bene, ma chi se ne frega! Abbandono il mio senso del pudore e mi dirigo verso Justin, prima camminado poi improvvisando un ridicolo trotto, visto che non ho coraggio a sufficiente per mettermi a correre. Lo abbrccio anche io e rimaniamo così, uniti, tutti e tre.
- Giurami che non cambi - gli sussurro in un orecchio. - Non voglio che cambi.
- Alexis, io sarò sempre io, indipendentemente da quello che faccio.



Mi scuso, per aver continuato dopo tanto tempo, sorre sorre.
Ho continuato!
Spero comunque che vi piaccia, e se trovate qualche errore mi scuso in anticipo ma non ho riletto perché è molto tardi.
Potete recensire con qualunque cosa, che sia una cosa positiva, neutra o negativa.
E ho deciso che se ce la faccio ogni venerdì cercherò di aggiornare oppure ogni due settimane!
Per qualunque domanda potete trovarmi su twitter come:
@iwillmeetdrew

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2373485