Chase. [Louis Tomlinson Fanfiction]

di parolecomepetali
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Life ***
Capitolo 2: *** Library ***
Capitolo 3: *** La compagna di letture ***
Capitolo 4: *** Sorriso ***



Capitolo 1
*** Life ***


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Ero annoiata di guardare sempre la solita parete della solita vecchia e umida casa.
Non potevo diventare un sacco di lardo, rimanendo seduta in quel divano color beige a due posti.
Non aveva senso. Infondo, avevo solamente 17 anni e mezzo. Perché sprecare la mia vita così?
Alle 16.00 di un sabato pomeriggio invernale? No. Non potevo proprio.
Poso il mio sguardo su la mia immensa libreria, piena e strapiena di romanzi, polizieschi e gialli letti mille volte e più.
Mi piace sfogliarli ogni tanto, mi piace sentire il suono fruscioso delle pagine quando si scontravano l'una con l'altra.
La maggior parte delle pagine erano di un giallognolo apprezzabile, proprio come quei libri non custoditi da tempo, misteriosi.
Mi mancava la compagnia.
Mio padre era partito per lavoro, 7 mesi.
Lungo periodo. Ma non per autogestirmi, quello lo sapevo benissimo fare da sola.
Da quando i miei si sono separati, e io purtroppo sono andata a vivere con mio padre, dovevo fare io la donna di casa.
Perché dico purtroppo? Lunga storia anche quella.
Mi alzo dal divano e mi incammino verso la libreria.
Prendo in mano un libro di Nicolas Sparks, adoravo quel libro.
L'avrò letto almeno 16 volte. Il protagonista si chiamava Louis.
Era innamorato di una bella ragazza con tanti, troppi problemi.
Ma alla fine, l'amore trionfa. Come sempre. Beh, non fraintendete, nei libri, come sempre.
Lo sfoglio delicatamente, alzai lo sguardo alla finestra
 e allora, mi venne un'idea su come passare il tempo.
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Ehi ciao a tutti c:
ho deciso di trasferire la mia storia qui, su efp c:
ecco la storia su wattpad che se volete potete recensire anche li:

http://www.wattpad.com/story/9897440-chase-louis-tomlinson
quindi, l'ho solo trasferita, la storia è mia c:
recensite anche qui se volete, se vi è piaciuta c:
ciaoo x c:

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Capitolo 2
*** Library ***


                                                                                                           Image and video hosting by TinyPic

Potevo benissimo uscire. Insomma, ero da sola a casa.
Dove?
Biblioteca. Decisamente.
Pace, silenzio e libri.
Poso il libro di Sparks nella stessa posizione, mi avvio verso camera mia.
Scelgo cosa mettermi.
Un paio di vans, leggings, felpone enorme color verde militare con raffigurato un '8' e un '2'.
Mi faccio una crocchia, veloce, scompigliata, prendo la mia borsetta a catena e mi dirigo in soggiorno.
Prendo le chiavi, apro la porta e esco velocemente.
Cammino.
Mi piaceva un sacco l'aria invernale, era magica.
Quel misto di profumo di castagne e pioggia, ti fanno sentire strana ma allo stesso tempo rilassata.
Arrivo a destinazione.
La libreria era gigantesca. 
Con un grosso cartello posto sopra il portone, 'books love you' ai suoi lati una decina di rampicanti ormai li da anni.
Entro.

«Che buon odore di libri vecchi e muffa» penso io, sorridendo.
«Buon pomeriggio signorina» mi giro lentamente e vedo a 20 cm più in basso di me una piccola vecchietta, capelli grigio bianchi, occhiali tondi e un sorrisetto dolce stampato in viso.
Portava un maglioncino rosa pesca e una gonna marrone, con delle scarpe nere.
Era la sig.ra Bolton.

«Oh, Shine! Che piacere vederti, è da mesi che non vieni a trovarci» gesticola prendendo un libro dalla scrivania, andando verso la sua postazione.
«È un piacere per me venire qui sig.ra Bolton, di nuovo.»
Sorride e annuisce, prendendo alcune scartoffie e una penna, incominciando a scrivere.
Sorrido e mi guardo attorno.
Io ero alta, ma quel soffitto lo era fin troppo.
Percorro gli scaffali.

«Horror... nah» - «... romanzo! perfetto» Prendo il libro e vado a sedermi nella mia solita postazione.
Appoggio la borsa e comincio a leggere.

«Oh buon pomeriggio mio caro Louis!» sento urlacchiare da lontano.
«Pft» penso «Deve essere un vecchio amico della signora Bolton»
continuo a leggere.
Dei passi attirano la mia attenzione.
Alzo lo sguardo.
Un ragazzo alto, castano e credo occhi azzurri era davanti a me.
Portava vans, jeans e un cappotto nero.
Guarda in basso, va avanti, passa dietro di me e si siede affianco.
Lo guardo con la coda dell'occhio accennando un sorriso, mi metto bene nella mia sedia e continuo a leggere.

«Che libro leggi?» sento rompere il silenzio dopo 5 minuti di quest'ultimo.
«Emh... romanzo» accenno un sorriso.
«Mi piacciono i romanzi» si toglie il cappotto e prende il libro.
«Anche a me»
«Beh non staresti qui a leggertelo se non ti piacesse»
«Emh, si...»
«Comunque piacere... Louis» mi porge la mano.
«Piacere... Shine»
«Bel nome!» sorrido.
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Capitolo 3
*** La compagna di letture ***


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«Grazie» dico fievolmente.
Continuiamo a leggere, immersi nei nostri pensieri più profondi.
Il silenzio si faceva quasi tombale.
Un silenzio che due persone in una stanza non erano mai riuscite a mantenere.
La passione per la lettura faceva questo.
Il silenzio e la concentrazione sono tutto, per un lettore.
Beh, noi eravamo lettori.
Distolgo lo sguardo dal mio libro, e lo poso sul libro di Louis.
Neanche 20 minuti passati, era già alla pagina 104.
Io a malapena ero alla 6.
Lo guardo leggere, pochi secondi.
I suoi occhi andavano da una parte all'altra, curiosi di scoprire quello che non aveva mai letto, le righe quasi saltavano fuori dal libro.
Lo continuavo a fissare incoscientemente. 

«C'è qualcosa che non va?» sussurra continuando a mantenere lo sguardo sul libro.
Strabuzzo gli occhi, schiarendomi la voce, distogliendo lo sguardo da Louis.

«Eh...» farfuglio. «No, scusami» tiro un respiro soffocato che posso sentire solo io.
Almeno credo.
Forse sarebbe meglio stare zitta e continuare a leggere. penso.

«Io... io ho finito di leggere» dico sorridendo, stringendo il libro chiuso tra le mani.
«Allora è stato un piacere conos...» vengo interrotta dallo sguardo di Louis pronto sui miei occhi.
«Ci vedremo sempre qui, no?»
Assento lo sguardo e lo ricollego alla situazione, sorridendo.
«Si... quindi...»
«Piacere di conoscerti compagna di letture» sorride. Aveva un sorriso stupendo.
Sorrido anch'io, sposto la sedia e prendo la borsa.
Sollevo il palmo della mano, mi giro e mi dirigo verso l'ingresso.
Avevo una strana sensazione.
Era bella, però.

«Arrivederci sig.ra Bolton» esclamo per poi uscire dalla biblioteca.
Il freddo e il vento mi invade completamente.
Chiudo il portone, prendo la sciarpa e la porto al viso.
Mi incammino verso casa mia.
Noto che a circa 10 metri più avanti, si trovava uno Starbucks.
Alzo le spalle, tanto valeva andare li. Non avevo nulla da fare.
Apro il portone, entro.
Ordino un cappuccino e mi vado a sedere.
Guardo fuori dalla finestra affianco a me.
Nevica! Adoro la neve.
Dietro di me sento il tipico suono delle porte che si aprono, lo scintillio immancabile in un negozio.
«Salve Joe!
» esclama una voce già sentita.
Mi giro speranzosa.
No... non era la persona che mi aspettavo.
Mi giro, prendo un sorso di cappuccino e metto la mano sopra la guancia appoggiando il gomito sul tavolo.
Oh, ma che vado a pensare. Lo conosco da tre ore circa. So solo il suo nome.
Però ero la sua compagna di letture.
Mi piaceva questa cosa.
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Capitolo 4
*** Sorriso ***


                                                                                                             Image and video hosting by TinyPic

«Mi piace il termine 'ti ammazzo di baci'.
almeno puoi morire con la consapevolezza di aver passato i tuoi ultimi minuti di vita con la persona che ami nel miglior modo possibile.
»
Questa frase mi rimbomba in testa tutto il giorno.
Mi fa pensare: troverò anch'io la mia persona speciale? Che mi faccia vivere i più bei momenti della mia esistenza? Lo vedo come se fosse difficile, quasi impossibile.
Io sono una ragazza decisamente timida, non riesco a relazionarmi facilmente con le persone.
Anche se, quando la persona con cui mi confronto fa il primo passo e si dimostra socievole, io do tutto l'amore che ho.

Sono le sette di mattina e non mi sono ancora alzata.
Devo andare a lavorare in quello stupido, lurido, lercio baretto da quattro soldi in fondo alla strada, per guadagnarmi da 'vivere'.
In effetti mio padre mi ha lasciato un po' di soldi, ma solo per il cibo.
E visto che sono ancora un'adolescente vorrei il mio denaro da poter spendere in miei sfizi.
Mi devo alzare per forza, anche se controvoglia.
Fisso il soffitto un attimo per rendermi conto di cosa dovevo fare.
Alzo la testa dal cuscino bianco e disfatto, poggio i gomiti sul materasso e sposto il piumone con la mano.
Mi sollevo dal letto, vado incontro al bagno affianco alla porta della mia camera.
Apro la porta e con gli occhi mezzo chiusi accendo la luce.
Fisso lo specchio davanti a me.

«Anche oggi, bello schifo Shine. Bello schifo come sempre.» penso.
Tiro un sospiro assordante, mi strofino gli occhi con una mano e mi scompiglio i capelli.
Avevo una cera orribile, ma che importa, nessuno mi avrebbe vista oggi.
Nessuno di importante. 
Mi lavo e mi vesto.
Prendo le chiavi di casa e esco.
Pioveva. Pioveva un sacco.
E non avevo ancora capito perché non mi portavo uno stupido ombrello appresso.
Arrivo davanti al bar.
Afferro la maniglia e la tiro verso di me, per poter entrare.
C'erano all'incirca 5-6 persone, sedute ai tavoli, davanti al bancone sborsando soldi.
Ciò significava che ero arrivata tardi.
Un'altra volta.

«Menfis!» urla Sten.
Si, Sten, il capo proprietario del bar.

«Sei arrivata un'altra volta in ritardo! Ti potrei licenziare sai?»
Sorrido.
«Sei stupido? Non puoi farlo» apro la porticina del bancone poggiando la borsetta nello scaffale.
«Non mi sfidare ragazzina, stai mettendo a dura prova la mia pazienza» sbraita.
«Si uh che paura» farfuglio tra me e me.
Sten era un 'amico' di mio padre.
Ha 25 anni, se non più. 
Non è neanche un brutto ragazzo, ma aveva un carattere orribile. A dir poco.
Mi fa irritare anche solo sentir pronunciare il suo nome. Certi tipi dicevano pure che era manesco, faceva a botte nei locali, un tempo, ma io non ci credevo.
Insomma, era Sten, pft.

Prendo l'elastico che era nel mio polso e lo porto ai capelli.
Mi faccio una coda scompigliata, e prendo dall'attaccapanni il grembiule. Di un orribile giallo paglierino.
Ritorno dietro al bancone e servo un po' di persone.

«Oh cavolo!» sento urlacchiare da non molto lontano, con un tonfo di seguito.
«Che è successo?» esclamo allarmata.
Mi dirigo verso i tavoli in fondo.
Kristen era caduta, di nuovo.

«Sei una brombolona Kris» dico io prendendola per un braccio, facendola alzare.
«Ma perché sono così imbranata» si sistema il grembiulino scuotendolo.
«Se non lo sai tu» ridacchio.
Kristen era una ragazza che lavorava con me, in questo stupido bar.
Molto riservata, imbranata più che altro, ma piena di soldi.
Infatti non sapevo neanche il motivo per cui lavorava qui, ma era abbastanza umile, in fondo.

«Io vado a prendermi una boccata d'aria fuori, Sten!»
«Torna qui Shine! Non sei pagata per andare a respirare fuori da questo posto, non siamo ancora in pausa!»
Faccio un segno con la mano ed esco.
Mi incammino verso il muretto e mi metto le mani tra i capelli.

«Perché a me!?» urlo soffocando la mia voce, dandomi dei colpetti alle tempie.
Due secondi di silenzio, avevo bisogno di piangere.

«Ehi!»
Rimango in silenzio.
«Ehi!» insiste una voce conosciuta, ma troppo bella per essere vera.
Sbatto le palpebre e alzo lo sguardo.

«Compagna di letture!»
Si, era lui.
Il mio compagno di letture.
Louis.

«Come stai?» esclama avvicinandosi a me.
Aveva un libro in mano.

«Io... beh, così» accenno.
«Tu come stai?»
«Io alla grande!» mi sbatte in faccia in un modo carino, quasi tenero con quel gran sorrisone.
«Beh» si mette una mano nella tascha del giubbotto «Suppongo che tu lavori qui»
«Si... gran posto eh»
«Immagino» dice lui accennando un sorriso.
Sento sbattere il portone del negozio.

«Shine!» urla Sten.
«Sai cosa? Sei licenziata! In tronco!»
Inarco le sopracciglia.
«Stai scherzando!?» esclamo stupita, anche se me l'aspettavo.
«Hai capito bene! Non farti più vedere!» dice buttando davanti a me il mio cappotto e la mia borsetta, a terra.
«Tieniti pure il tuo lurido posto e il tuo lurido grembiulino, Sten!»
Mi slaccio il grembiule e glielo butto al petto.
«Bene!» va con passo deciso verso il portone, sbattendo la porta.
Louis si china a raccogliere la borsetta e il cappotto.

«Oh no Louis lascia st-»
Vengo interrotta da un suo sguardo.
«È il minimo che posso fare» mi porge la mia roba.
«Grazie» sussurro.
«Emh... allora, credi che...» si ferma fissando il marciapiede.
Riposa lo sguardo sui miei occhi.

«Stasera vai alla biblioteca?» mi chiede curioso.
«Io... si. Non ho nient'altro da fare»
«Allora che ne dici se ci incontriamo li? Un'altra... specie di appuntamento bibliotecario»
gesticola con le mani.
«Oh» sospiro una risata. «Va bene, ci sto»
«A stasera, 16?»
«16»
Tira fuori un sorriso smagliante e gira il capo.
Continua a correre nella stessa direzione.
Ridacchio.
Beh, avevo appena perso il mio posto di lavoro, ma una persona speciale mi aveva fatto ritornare il sorriso.

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