Timeless, again.

di Giulia23
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Here we are, again. ***
Capitolo 2: *** Eco. ***
Capitolo 3: *** This is how the story goes. ***
Capitolo 4: *** Non è affatto come sembra. ***
Capitolo 5: *** I will follow you into the dark. ***
Capitolo 6: *** Maybe. ***
Capitolo 7: *** Verso la nuova me. ***
Capitolo 8: *** Vive Napoleon? ***
Capitolo 9: *** La mia solita sfiga. ***
Capitolo 10: *** Timeless. ***
Capitolo 11: *** This is not my world. ***
Capitolo 12: *** Troppi punti sulla mia lista. ***
Capitolo 13: *** Promesse. ***
Capitolo 14: *** Cos'è? Natale in anticipo? ***
Capitolo 15: *** Ancore. ***
Capitolo 16: *** Legami. ***



Capitolo 1
*** Here we are, again. ***


Salve ragazze, prima di fornire le informazioni essenziali per questa nuova long klaroline devo specificare una cosa. Se leggendo questa fanfiction non ci capirete niente è perché E’ IL SEGUITO DI UNA PRECENDENTE FANFICTION DAL NOME “TIMELESS”, nome deciso in onore di un’altra fanfiction che mi ha dato  l’idea del viaggio nel passato. Siamo chiari qui o la gente mi lincia =D!
Ok, torniamo a noi! Sono molto emozionata devo dire, le idee sono molte come i colpi di scena, spero con tutto il cuore di non deludervi con la nuova storia, per questo fatemi sapere cosa pensate di questo primo capitolo! Vi lascerà con molti dubbi, ma non preoccupatevi perchè la vera storyline comincerà a svelarsi a partire dal secondo capitolo, quello che posso dirvi ora è solo… Nulla è come può sembrare =)!
Cercherò di pubblicare assiduamente, una volta a settimana ma non posso garantire nulla mie care e mi dispiace ma l’ultimo anno all’università prenderà la mia linfa vitale, la mia vita sociale, la mia sanità mentale ed anche mooolto tempo =)! Nel frattempo vi do un grande bacio e vi auguro un anno pieno di gioia e felicità! Buona lettura!
 
 
 
 
 
 
 < Ah! Devi smetterla o giuro che ti strangolerò con le mie mani! > sbraitò Caroline facendo il suo ingresso in casa Mikaelson.
Klaus si voltò di scatto, con un bicchiere di bourbon in mano ed un’espressione seria in volto. Sapeva benissimo il motivo per il quale la ragazza era infuriata con lui, e la cosa lo faceva innervosire non poco.
 < Non so di cosa tu stia parlando amore.> osservò con nonchalance, lasciando il bicchiere sul tavolino in mogano intarsiato che si trovava all’ingresso della nuova, mastodontica casa che aveva fatto costruire a New Orleans.
 < Si, certo ed io sono la regina Elisabetta d’Inghilterra!> sbottò l’ibrido sollevando platealmente le mani in aria per poi farle riscendere. Aveva le guance rosse, la bocca serrata e le mani strette in due minacciosi pugni. Klaus la trovava adorabile.
 < L’ho conosciuta negli anni sessanta, tu sei molto più bella di lei. Lasciatelo dire.> le disse l’Originale posandole una mano sul viso per accarezzarla amorevolmente. Il suo era stato evidentemente un complimento, ma l’aria divertita e sorniona che stava dimostrando in risposta alla sua rabbia, la fece solo infuriare di più!
 < Idiota.> bofonchiò Caroline facendo un passo indietro. Non che il contatto con la mano grande di Klaus non fosse piacevole, ma non voleva che anche quella discussione finisse con uno di loro due che attaccava l’altro al muro, per poi ritrovarsi a fare l’amore sul pavimento!
 Klaus scrollò la testa e si indirizzò verso il salotto che Caroline aveva arredato con le sue mani. All’inizio aveva un po’ temuto nell’affidare i lavori di ristrutturazione di quel vecchio maniero ottocentesco a Rebekah e Caroline, insomma lui ne sapeva di certo qualcosa riguardo al buon gusto e l’arte, ma alla fine aveva dovuto ricredersi. Il salotto e la loro camera da letto erano meravigliose, frutto dell’immaginazione di Caroline.
La prima volta aveva osservato con un sorriso felice quella casa, ricordava tanto la residenza di Inverness in cui era sbocciato il loro amore… di nuovo, nel cinquecento.
Il mogano era l’elemento dominante, ma sprazzi di luce erano disseminati qua e là tra gli intarsi. Il suo quadro, raffigurante un solitario fiocco di neve, era sopra il camino, tende di seta chiara rischiaravano la stanza mentre il divano bordeaux … beh quello gli riportava alla mente tanti bei ricordi, passati e presenti. Un po’ troppi fiori erano sparsi nella casa, bilanciata dalla quantità di quadri, alcuni  suoi, altri invece capolavori dei quali … si era appropriato non proprio legalmente, ornavano le pareti.
Il suo antro buio illuminato dalla luce di Caroline.
Quella casa ne era l’essenza.
 < Smettila di ignorarmi! Non puoi lasciare la conversazione a metà andando in un’altra stanza! La conversazione non è finita finchè non lo dico io!> gli urlò contro Caroline mentre lo seguiva nel salotto.
A Klaus scappò una risatina, che tentò di nascondere con un colpo di tosse. Caroline sapeva essere una vera spina nel fianco quando ci si metteva, ma doveva tristemente ammettere che amava quel lato del suo carattere.
 < Ed io che pensavo di essere quello autoritario e dispotico nella coppia.> scherzò Klaus andandosi a sedere sul divano. Portò una gamba sull’altro ginocchio e la guardò con aria innocente. Era contento del fatto che solo qualche mese fa l’avrebbe aggredita a sua volta, ma lei lo stava cambiando e grazie al cielo ci stava riuscendo. Ne andava dell’incolumità di quella impertinente e di … quel piccolo esserino che le cresceva dentro.
 < Hai annullato la mia iscrizione al college? Come? Come hai fatto? Anzi no, quello posso ben immaginarlo! Come hai potuto farlo? Io andrò al college con Elena e Bonnie e no, tu non potrai impedirmelo! E se metterai in atto un altro dei tuoi stupidi giochetti per sabotarmi, sappi che non solo andrò al college, ma comincerò a fare di testa mia! A cominciare dal non fare venire Rebekah con me solo per farmi da guardia del corpo!> sbraitò tutto d’un fiato Caroline mentre si sentiva così arrabbiata con lui da aver voglia di aggredirlo. Stupido gene del lupo! Quasi due mesi ed ancora non era riuscita a controllarlo!
Fu allora che l’espressione rilassata di Klaus mutò all’istante. Si alzò in piedi di scatto e si avvicinò a lei con aria severa ed autoritaria. L’afferrò per le braccia e con uno sgrullone la costrinse a fissarlo negli occhi.
 < Tu non farai assolutamente niente di tutto quello che hai detto, sono stato chiaro? > sibilò con rabbia, mentre tentava di non urlare. Questo bastò a terrorizzarla e a farle perdere ogni briciolo di buon senso che aveva.
 < Non sono un tuo oggetto! Non puoi decidere per me, quando lo capirai? E non sei il mio padrone! Ora basta!> gridò Caroline scrollandoselo di dosso con foga.
Klaus aprì la bocca, ma la richiuse immediatamente. Le sue mani tremavano, il che non era mai buon segno, Caroline lo sapeva bene ma si rifiutava di far finire lì la conversazione solo perché lui non sapeva controllarsi!
< Come fai a non capirlo?> urlò alla fine Klaus, era stato inutile cercare di non alzare la voce.
 < No, tu come fai a non capire? Questa è la mia vita! Negli ultimi mesi è cambiato tutto! E non ho potuto farci niente, ma questo non lo accetto, non lo accetto! Voglio tornare ad essere padrona della mia vita!> urlò la ragazza con le lacrime agli occhi. Klaus si sentiva così furibondo ed addolorato per lei che fece l’unica cosa di cui era capace in quel momento, baciarla.
Le labbra voraci di Klaus si schiantarono contro quelle di Caroline, che si ritrovò in un attimo stretta contro il muro. Klaus l’aveva afferrata per la vita e l’aveva stretta a lui, una mano scivolò con passione sotto la sua camicetta e l’altra l’afferrò rudemente per i capelli.
La lingua di Klaus si insinuò bisognosa ed insaziabile nella sua bocca, al quel contatto anche Caroline sentì tutta la rabbia che aveva in corpo ribollire dentro di lei, per tramutarsi in altro. Lo voleva.
Era assurdo, da quando aveva scoperto di essere … si, beh quella cosa là, lei e Klaus aveva iniziato una relazione stabile e aperta sotto gli occhi di tutti, se così poteva chiamarla, ma quella era un’altra storia. Il fatto era che … in quasi due mesi non c’era stato giorno in cui non si erano ritrovati così, stretti l’uno all’altra e pronti a strapparsi tutti i vestiti di dosso. Non che se ne lamentasse, ovvio ma … no, ok nessun ma.
Caroline gli strappò la camicia e lo aiutò a disfarsene, tra un bacio e un gemito di piacere, ma all’improvviso la sanità mentale tornò a placare i suoi bisogni.
Klaus gettò a terra la camicia e tornò da lei afferrandola per una coscia ed insinuando la sua mano sotto la semplice gonna di jeans che la ragazza portava, ma fu bruscamente fermato.
Con uno spintone Caroline lo fece allontanare da lui, entrambi con il fiatone e le labbra arrossate, ed entrambi mezzi nudi.
 < No, dannazione no! Non possiamo far finire così ogni discussione!> lo implorò quasi Caroline, sapeva che non avrebbe saputo resistere alle sue mani un’altra volta.
Klaus sembrò aver capito bene il messaggio e con un altro passo fu vicino a lei, l’afferrò per la nuca e la baciò con passione bruciante. Non aveva alcuna voglia di litigare, aveva voglia di lei.
Caroline non resistette a quel bacio, come avrebbe potuto. Intrecciò le sue dita dietro la testa di Klaus e con fare innocente lo strattonò, afferrandolo per i capelli.
Con uno strattone allontanò il viso dell’ibrido dal suo e lo guardò con disapprovazione.
 < Non mi sembra che ti sia mai dispiaciuto.> la stuzzicò Klaus, sfoderando il suo sorrisino da seduttore.
Ah, quanto voleva strozzarlo con le sue mani! Montato, borioso del cavolo!
 < Klaus … io ho bisogno di riacquistare un po’ della normalità che ho perso. Se sono con te sono rinchiusa in questa casa, se sono a Mystic Falls o tu mi stai spiando o Rebekah o Elijah non lasciano mai il mio fianco. Io devo andare al college, è una cosa che voglio fare, ti prego.> le urla non erano servite a nulla, ma Caroline conosceva bene il potere che aveva su di lui. Klaus non voleva privarla di nulla, voleva donarle ogni cosa per non vederla mai infelice. Lei era la sua debolezza.
Klaus chiuse gli occhi e scrollò la testa. Posò il pollice sul mento della ragazza e la baciò, un bacio soffice, leggero.
 < Questo non vale Caroline e lo sai bene.> la rimproverò come farebbe una padre con la sua bambina pronta a fargli gli occhi dolci per avere un po’ di gelato.
 < Non mi succederà nulla di male e poi l’università non è tanto distante e se tu non fossi un cocciuto testardo potresti farti costruire una villa lì vicino in meno di tre giorni. Tornerei a casa da te ogni sera, ma visto che vuoi rimanere qui … ci restano solo i fine settimana.> la ragazza sfoderò i suoi occhi da cucciolo ed imbronciò appena le labbra mentre Klaus cercava di liberarsi dal suo abbraccio. Caroline stava giocando sporco.
  < Lo sai che devo rimanere qui, devo capire come fa Marcel a controllare le streghe per poterle portare ai miei ordini. Dopo la storia del viaggio nel passato e del modo in cui ci hanno fatto dimenticare di noi, non possiamo restare impreparati. Dobbiamo trovare un modo per difenderci dagli Spiriti. Lo faccio solo per te, per noi e per … > confessò con aria sconfitta e sincera Klaus, portandosi a guardare la pancia di Caroline.
Non ne avevano parlato poi molto in quei due mesi, o meglio Caroline sembrava far finta di niente. Il che lo preoccupava non poco, ma poteva capire che le serviva del tempo per metabolizzare la notizia. L’aveva catapultata in un incubo senza darle un attimo per capirne almeno il motivo.
Non voleva che si facessero vedere in pubblico, non voleva che qualcuno sapesse che erano innamorati, che vivevano praticamente insieme e soprattutto … nessuno doveva sapere che lei era incinta. Le aveva persino vietato di dirlo ai suoi amici, c’era troppo in ballo. Se qualcuno dei suoi nemici avesse saputo … lei ed il bambino sarebbero sicuramente morti.
Quando aveva soggiogato tutti i suoi amici affinchè non ricordassero della plateale uscita di Rebekah la sera dei diplomi, Caroline non ne era stata affatto felice. Avevano litigato selvaggiamente, ma la sapeva felice perché i suoi amici sembravano aver accettato, chi più e chi meno, la sua storia con Klaus anche senza la notizia di un bambino in arrivo. Oltremodo vedeva come Caroline cercasse di non parlarne, non voleva quasi accettarne l’idea e visto che lui era lontano dal sapere come comportarsi con tutta la situazione aveva preferito lasciarla fare, darle il suo tempo.
 < Magari … potrebbero lasciarci in pace. Perché dovrebbero avercela ancora con te? Mi hanno mandato nel passato per cambiarti e ci sono riuscita, più o meno.> a quelle parole entrambi accennarono un sorriso divertito e Klaus le accarezzò la nuca.
 < Se non saranno loro, sarà qualcun altro ed io voglio e devo fare l’impossibile per proteggervi.> la serietà e la preoccupazione con la quale Klaus la stava guardando le fecero sciogliere il cuore. Non le passò inosservato il plurale, cosa che la rassicurava e la terrorizzava allo stesso tempo ma non sapeva cosa dire. Finchè nessuno della sua famiglia avesse saputo, la cosa non poteva sembrarle reale. Insomma credeva ancora di trovarsi in un … brutto sogno, doveva ammetterlo.  E per questo si sentiva tremendamente colpevole, tremendamente egoista.
Lei non era pronta, lei non voleva …  si sentiva così dannatamente egoista ma sapeva di non essere pronta a mettere se stessa in secondo piano per un altro essere vivente. Perché è questo quello che fanno i genitori, giusto?
Annullare le loro vite in funzione di quella dei loro figli. Danno tutto per loro, sono le loro guide, i loro eroi e lei non si sentiva minimamente pronta ad insegnare nulla a nessuno. Aveva sulle spalle solo 18 anni di vita, cavolo!
Inoltre il fatto che quello che portava in grembo poteva essere un alieno a tre testa non la rassicurava affatto.
 < Va bene, verrò a trovarti nei weekend allora!> gli sorrise Caroline, sforzandosi enormemente di scacciare i cattivi pensieri.
 < No.> rispose secco Klaus incenerendola con lo sguardo. Le cinse la vita con forza ribadendo la sua forza ed il suo ascendente su di lei.
 < Non vuoi che ti venga a trovare? Va bene, allora vieni tu!> scherzò la ragazza con aria innocente, ben cosciente a cosa si riferisse in realtà quel “no”. Lo baciò dolcemente e gli passò una mano sul petto scolpito e ancora nudo.
 < Caroline … non tirare troppo la corda.> la rimproverò Klaus cercando di nascondere un sorriso divertito.
 < Sto solo giocando.> rispose  maliziosa Caroline mentre faceva scivolare la sua mano fino al bottone dei pantaloni scuri di Klaus.
Con un ruggito l’ibrido l’afferrò per le natiche e la sollevò, baciandola appassionatamente.
 < Pensavo avessi detto che non possiamo finire così ogni litigio.> le sussurrò seducente Klaus in un orecchio, prima di depositarla sul divano e darle un profondo bacio mentre si sistemava sopra di lei.
 < Ma non è finito … > sussurrò Caroline mandando giù la zip dei pantaloni dell’ibrido.
 < Ne riparleremo.> ruggì fuori Klaus prima di afferrarla per la vita e strattonarla verso di lui in un bacio lussurioso.  Le strappò la camicetta di dosso e accarezzò lascivamente i suoi seni mentre tutto il corpo di Caroline rispondeva inarcandosi sotto quel tocco di fuoco.
La lingua di Klaus cominciò a giocare col suo collo, facendola impazzire e quando lo afferrò per i capelli per obbligarlo a  baciarla, un gemito basso uscì dalla gola di Klaus che tornò, ignorando il suo comando, a baciarle la gola per affondare i suoi canini, bramosi di quel prezioso nettare. Caroline gemette, presa di sorpresa ma il suo corpo si rilassò immediatamente sotto le abili mani dell’Originale che scivolavano lascive sotto la sua gonna.
Caroline sentì le vene attorno ad i suoi occhi gonfiarsi, le iridi azzurre divennero di un giallo lunare ed i suoi canini completarono la trasformazione. Era pronta ad affondare le sue zanne nella gola dell’amore della sua vita quando uno strano rumore li fece immediatamente interrompere.
Klaus si alzò in piedi di scatto e con la mano le fece il gesto di restare giù. Era attento, guardingo … c’era qualcuno in casa, qualcuno non sarebbe sopravvissuto abbastanza per raccontare in giro della sua Caroline.
 La ragazza afferrò la sua camicia da terra e dopo averla frettolosamente indossata, si alzò per seguirlo. Col cavolo che lo avrebbe lasciato fare l’eroe da solo!
Klaus si era indirizzato ancora a petto nudo verso il corridoio. Poteva sentirne l’odore, un umana, una donna aveva avuto la malsana idea di entrare in casa sua.
Sentì il passo felpato di Caroline che lo stava raggiungendo, si voltò di scatto ringhiando sommessamente e guardandola con aria esasperata. Caroline sobbalzò per lo spavento. Gli occhi gialli ed iniettati di sangue, i doppi canini e quell’aria ferina, selvaggia … Klaus poteva diventare uno spietato predatore. Non sapeva perché ma una parte di lei doveva ancora abituarsi all’idea.
Una folata di vento e Caroline non fu in grado di fare nulla, cercò di capire cosa stesse accadendo ma si ritrovò stretta tra le braccia di Klaus che correva alla velocità della luce diretto chissà dove. Si accoccolò contro il suo petto e chiuse gli occhi, non aveva molto altro da fare.
Questione di secondi e Caroline si ritrovò nella stanza del dormitorio che aveva scelto, soggiogando non pochi professori e assistenti, per lei e le sue amiche. Il college.
 < Stai bene?> le domandò preoccupato Klaus mentre le permetteva di poggiare di nuovo i piedi a terra.
Caroline lo guardò impaurita e capì dall’odore che c’era nella stanza che Bonnie  ed Elena dovevano essere alle sue spalle, ma non si voltò. Doveva avere delle spiegazioni.  < Ciao ragazze.> sussurrò, sicura che l’avrebbero sentita.
 < Care?> domandò perplessa Elena, ma tutta la sua attenzione gravitò di nuovo verso Klaus che con la mano le scostò amorevole una ciocca dal viso mentre con l’altra la stringeva  contro di lui in modo possessivo. Non le aveva staccato un attimo gli occhi di dosso.
 < Cosa è successo? Perchè sei scappato?> domandò scioccata la ragazza portandosi una mano tra i capelli.
 < C’eri tu.> rispose Klaus con aria contrita. Come se la domanda che Caroline gli aveva posto fosse a dir poco retorica.
 < Non sono di porcellana.> bofonchiò seccata l’ibrido.
 < Tutto bene?> la voce di Bonnie. Caroline tentò di voltarsi per tranquillizzare l’amica, ma Klaus parlò prima di lei.
 < Bonnie puoi creare un incantesimo per proteggere la stanza? Niente e nessuno deve poter entrare o uscire.> Klaus tornò ad essere il freddo calcolatore che Caroline non poteva non detestare.
 < Si, certo ma non durerà molto. > osservò la strega mentre si era già lanciata sotto il suo letto per prendere il grimorio.  Era assurdo il modo in cui quei due, dopo l’uccisione di Silas, avevano cominciato a divenire complici silenziosi. Si rispettavano come due persone che avevano saputo scorgere nell’altro la stessa forza, quella di un altro guerriero. Tutta altra storia era con Elena …
 < Mi bastano solo un paio di ore. Caroline resta qua, mi hai capito?> le ordinò l’ibrido incatenando i suoi profondi occhi blu a quelli di lei. La ragazza spalancò la bocca, disgustata da quella richiesta.
 < No, tu non torni lì da solo!> sbottò allontanandosi da lui per raggiungere la porta.
Non appena la sua mano fu sulla maniglia quella di Klaus piombò sulla sua, per stringerla in maniera autoritaria. Con uno strattone la fece voltare e la baciò, contro ogni aspettativa.
La lingua di Klaus si insinuò passionale nella sua bocca, che si dischiuse immediatamente, avida di lui. In un attimo Caroline perse il contatto con le labbra del suo ibrido e quando riaprì gli occhi Klaus era fuori dalla porta, la stava guardando con aria maliziosa e lanciò un’occhiata di intendimento a Bonnie.
Caroline cercò di raggiungerlo, ma una volta arrivata alla porta una forza sovrannaturale non le permise di oltrepassarla.
 < No, oh no … non lo hai fatto! Non  lo avete fatto voi due!> sbraitò Caroline voltandosi a fulminare sia il suo amante che la sua migliore amica. Ammutinamento! Era l’unica cosa che riusciva a pensare.
 < Tornerò presto, lo prometto amore. Dormi e riposati.> la salutò con un sorrisino malizioso e seduttore e poi svanì lasciandola lì, con una malsana voglia di prenderlo a schiaffi. C’era cascata come una pera cotta, Klaus posava anche solo una mano su di lei ed ogni parte del suo corpo rispondeva a quell’essere diabolico e … manipolatore.  Odiava sapere che Klaus potesse avere tutto quell’ascendente su di lei. Ma gliela avrebbe fatta pagare.
 < Complimenti! Adesso non si può nemmeno più contare sul supporto delle proprie amiche! Ottimo!> bofonchiò la ragazza, lanciando un’occhiataccia a Bonnie che fece cadere le braccia lungo i suoi fianchi, sconfitta.  <  Se c’è una sola cosa al mondo sulla quale possa fidarmi di Niklaus Mikaelson è la tua incolumità. Sembrava molto preoccupato.> si spiegò mentre Caroline alzava gli occhi al cielo.
Elena era in piedi, vicino al caminetto acceso con le braccia incrociate sotto al petto ed un’ espressione più che eloquente sul volto.
 < Cosa è successo?> domandò Elena mentre osservava Caroline afferrare il cellulare dalla tasca della sua gonna di jeans.
 < Io e Klaus eravamo a casa e qualcuno è entrato. Non so nient’altro, poi mi ha portata qui.> osservò sovrappensiero la ragazza mentre faceva scorrere i numeri della sua rubrica.
 < E basandoci sul tuo abbigliamento ha proprio sbagliato momento questo qualcuno. Forse era un guardone.> scherzò Bonnie afferrando le sue pantofole per darle ad una scalza e spettinata Caroline.
 < Grazie Bonnie. Ma sono ancora arrabbiata con te! > disse semi-seria l’ibrido mentre si portava il telefono all’orecchio.
Vide con la coda dell’occhio Elena afferrare due sacche di sangue. La sua amica non aveva preso molto bene la sua relazione con il tizio che l’aveva letteralmente uccisa, così come aveva ucciso sua zia, ma a parte un po’ di astio stava veramente cercando di darle una mano.
 Il telefono squillò per così tanto tempo che Caroline temette di sentir partire la segreteria, ma all’improvviso la voce dell’uomo che cercava rispose al telefono.
 < Caroline, tutto bene?> domandò allarmato Elijah senza nemmeno salutarla. Se dimenticava le buone maniere voleva proprio dire che era in pensiero per lei , che ci teneva. Caroline sorrise a quell’idea.
 < Si Elijah io sto bene, ma non credo di poter dire lo stesso di Klaus. È in casa nostra ora, a New Orleans e non è da solo.> si affrettò a chiarire la ragazza mentre si metteva seduta sul suo letto.
 < Lo so Caroline, sono con lui ora. Non preoccuparti baderò io a Klaus, tu pensa a riposare e resta tranquilla. Fallo per il bambino.> le disse con voce dolce ed affabile quello che poteva considerare a tutti gli effetti come un fratello acquisito.
Caroline sentì un improvviso nodo alla gola che le impedì di rispondere come voleva. Non voleva assolutamente parlare di quello.
 < Elijah … è Caroline? Riattacca e dille che mi farò sentire io!> sentì Klaus sbraitare al fratello dall’altra parte del telefono.
 < Bambino?> domandò scioccata Elena, attirando di nuovo la sua attenzione.
 < Cosa? No, no … cretino! Fallo per quel cretino!> si giustificò l’ibrido in preda ad una crisi di panico.
Elena e Bonnie la guardarono con sospetto. Elijah che proferiva la parola cretino non era di certo facile da immaginare.
 < Care devo andare,  mi farò sentire il  prima possibile.>  le rispose con gentilezza il vampiro, salvandola da un’ennesima, orripilante spiegazione.
 < Riattacca Elijah! Non siamo ad un ballo, stiamo cercando di scovare quell’intruso!> il ringhio di Klaus fu l’ultima cosa che riuscì a sentire.
Caroline riattaccò più scossa di prima. Le stava venendo una strana e potente voglia di scoppiare a piangere. Maledetti ormoni impazziti!
Un bicchiere di sangue fresco le apparve all’improvviso davanti al naso ed alzando lo sguardo incrociò il sorriso benevole che  Elena le stava rivolgendo.
 < Grazie.> sussurrò Caroline mentre Bonnie ed Elena si sedevano affianco a lei.
Accoccolata tra le sue amiche … lì si che si stava bene. Poteva quasi dimenticare l’ansia martellante che le pesava sul cuore sapendo Klaus fuori chissà dove ad inseguire non si sapeva chi!
 < Ti va di spiegarmi una cosa?> le domandò Elena mentre le tre ragazze si sistemavano con la schiena poggiata contro il muro, sul letto di Caroline. Erano un po’ strette ma a loro andava più che bene così.
 < Avanti, spara.> rispose l’ibrido trangugiando il suo bicchiere di sangue.
 < La nostra casa? Davvero? Siete già a quel punto?> domandò tra il divertito e lo sconcertato l’amica.
 < Parla la donna che per tutta questa estate ha vissuto dal suo ragazzo.> scherzò Bonnie ricevendo una cuscinata in faccia per tutta risposta.
 < Scema,  io non ho più una casa mia, ricordi? Caroline a quanto ricordo sì!> osservò Elena mentre afferrava il telecomando ed accendeva la tv.
Sarebbe stata una serata di chiacchiere, era più che ovvio ma Caroline proprio non se la sentiva di parlare, di confidarsi perché avrebbe inevitabilmente dovuto mentire alle sue migliori amiche.
 < È complicato. Klaus è molto protettivo verso di me e credo sia fissato con le cospirazioni… sto discutendo con lui persino sulla possibilità di venire al college o no, ma naturalmente per impedirmelo dovrebbe legarmi!> spiegò Caroline mentre dispiegava la coperta sulle sue amiche.
 < Tu verrai al college, certo che non si discute!> sbottò Bonnie con naturalezza, facendola ridere.
 < Hai due ottime sostenitrici, potremmo legare lui da qualche parte mentre tu finisci il semestre.> scherzò Elena.
Si, lei non poteva perdere tutto quello. Voleva viverlo e viverlo con lui sarebbe stato il coronamento del suo sogno.
 < Perfetto, passatemi carta e penna ed appuntiamo i nostri piani diabolici.> sorrise Caroline, ma proprio in quel momento la porta del loro appartamento si aprì ed una furia bionda apparve al centro della stanza.
 < Rebekah! Che ci fai qui?> squittì quasi Caroline per la sorpresa.
 < Tu stai bene? State tutti bene?> domandò allarmata la vampira, tanto da far agitare le tre ragazze.
 < Aspetta …come hai fatto ad entrare? Bonnie …> osservò sconvolta l’ibrido. La sua amica aveva fatto un incantesimo, nulla poteva uscire  o entrare.
 < Lo so, è per questo che sono qui. C’è una grande magia nell’aria, una sorta di incantesimo tanto potente da interferire con gli altri. Resterò a farti da guardia. Tu Bonnie, ritenta con l’incantesimo non si sa mai.> ordinò Rebekah mentre chiudeva tutte le finestre.
Elena e Caroline rimasero sedute sul letto, spiazzate dalla velocità degli eventi.
 < Devo vederlo, devo stare con lui.> una spiacevole sensazione si era aperta alla bocca del suo stomaco. Se stava per accadere qualcosa di brutto lei doveva stare con Klaus.
In un attimo Caroline si alzò in piedi e si diresse con la super velocità verso la porta, ma Rebekah le sbarrò la strada, afferrandola per le braccia.
 < No Care, tu non vai proprio da nessuna parte. Se ti succedesse qualcosa, Nick mi ucciderebbe e poi ci tengo alla tua incolumità. > disse con aria seria e perentoria la vampira.
 < Ma non posso lasciarlo combattere da solo!> urlò quasi Caroline tentando di oltrepassare l’amica, nulla da fare.
 < Tu hai qualcun altro a cui pensare ora. Preoccupati per lui.> le suggerì Rebekah guardandole la pancia.
 < Cosa? Ah al diavolo! Io vado, tu vieni con me!> ordinò Caroline, ma proprio in quel momento un lampo sembrò creare una barriera di vetro lungo la porta. L’ibrido andò a sbatterci rumorosamente.
 < Incantesimo più potente, siamo al sicuro.> si spiegò Bonnie saltando fuori dal cerchio di sale che aveva fatto a terra.
 < Bonnie e che cavolo!> si lamentò ad alta voce Caroline, ormai sconfitta mentre si massaggiava il naso dolorante.
 < Care, sembra davvero una cosa grossa. Questa magia è riuscita ad annullare le altre, la mia. Tu resti qui.> adesso persino Bonnie decideva per lei, fantastico! Era diventata una incubatrice ambulante da poter spostare a proprio gradimento.
 < Che ne dite di giocare a twister?> domandò Elena con aria innocente, riuscendo a sciogliere l’astio che si era creato tra di loro.
 
 
 
Alla duecentesima chiamata, Elijah le aveva praticamente ordinato di andare a letto e di non chiamarlo più. Caroline poggiò la testa sul cuscino ed osservò Rebekah fare avanti ed indietro davanti la porta. Sembrava davvero un mastino super addestrato e pronto a saltare al collo di chiunque avesse attraversato quella porta. La cosa non poteva che farla sentire protetta.
Era sfinita, giocare a twister con le sue amiche era stato divertente e le aveva permesso di rilassarsi, ma passare sottobanco i bicchieri di Bourbon, che Elena si ostinava a volerle far trangugiare, a Rebekah era stato enormemente frustrante. Doveva ammettere però che sua cognata reggeva davvero bene l’alcol. Aveva persino provato, di nascosto a bere quel liquido ambrato ma Rebekah era stata peggio di una falco.
La stanchezza era così tanta che Caroline non riuscì nemmeno a ripensare alla giornata trascorsa, solo un’immagine le riempì la mente prima di scivolare nel sonno. Klaus. Sperava con tutto il suo cuore che stesse bene.
 
 
 
 
 
Uno strano odore di erba fresca le solleticò il naso. Caroline si rivoltò dall’altra parte, cercando in vano le coperte del suo letto.
Un attimo …
L’ibrido sbarrò gli occhi, in preda ad una crisi di panico.   <  No.>  fu l’unica cosa che riuscì a dire mentre si metteva seduta ed osservava la foresta attorno a sé. Quella pesantezza quasi mentale, quella sensazione di vuoto nello stomaco. Ricordava bene quella sensazione.
 < Un’altra volta no!> squittì la ragazza portandosi in piedi.
Nulla, attorno a lei c’era solo natura incontaminata e verde. E non sapeva perché ma un panico primordiale le tolse il respiro.
 < Calmati, magari è solo un brutto sogno, oppure sei… a Yellowstone!> cercò di autoconvincersi la ragazza.
Ma un rumore sordo attirò la sua attenzione. C’era qualcuno nella foresta insieme a lei, ed era luna piena.
La ragazza si incamminò in direzione di quegli strani lamenti, quasi spinta da una forza sovrannaturale.
In cuor suo aveva già riconosciuto quella voce, ma non poteva, non voleva crederci.
 
 
 
 < Padre, vi prego … No!> lo implorò con le lacrime agli occhi Klaus mentre Mikael lo costringeva ad inginocchiarsi davanti a lui, forzandolo brutalmente.
Klaus si teneva lo stomaco come a comprimere qualcosa ed i suoi lunghi capelli ricadevano selvaggi sul viso.
Un altro rumore sordo e Caroline percepì benissimo la mascella di Klaus rompersi. Si coprì la bocca per non emettere il grido di orrore che le si era incastrato in gola e si nascose dietro un albero, dal quale poteva assistere inosservata all’intera scena.  Osservò distrattamente il vestito che portava e che si era incastrato al cespuglio nel quale era nascosta. Un lungo, strano e scomodo vestito verde scuro. Il corpetto era così stretto da toglierle il respiro ed i suoi capelli erano così lunghi da arrivare fino al fondoschiena. Non c’era più alcun dubbio,  il suo doveva essere un sogno, un incubo di certo. Un altro gemito e Caroline si voltò, poggiandosi contro la quercia che le faceva da nascondiglio. Sentiva le ginocchia tremare ed il cuore battere all’impazzata.
Con Mikael e Klaus c’era anche Elijah,e a giudicare dagli strani abiti che anche loro indossavano e dalla presenza di Mikael  … doveva trovarsi nel 900. Ed era assolutamente assurdo. Forse stava sognando tutto, ma il dolore lancinante che provava alla bocca dello stomaco la stava convincendo del contrario.
 < Avanti Niklaus, trasformati! Da’ vera foggia di te, animale!> gli urlò contro Mikael afferrandolo per il bavero della giacca e scaraventandolo contro una strana struttura in legno. Era a forma di “T” ed aveva delle corte catene in ferro, legate ai lati estremi della croce.
Gli occhi di Klaus divennero gialli, ma con tutte le sue forze cercò di non reagire. Di non trasformarsi, faceva troppo male ed oltremodo non voleva, non poteva deludere suo padre mostrandosi in quella forma.
 < Elijah.> lo spronò Mikael con un ringhio, vedendo suo figlio titubare di fronte alle sofferenze del fratello.
 < Lo facciamo per il suo bene, voglio vederlo tramutare sotto i miei occhi. Voglio la conferma.> sibilò Mikael mentre osservava Elijah titubare per la prima volta ad un suo ordine.
 < Padre, i suoi occhi già ci dicono … > cercò di spiegare il vampiro fissando un punto indistinto nella foresta, non poteva  sostenere lo sguardo supplichevole di suo fratello. Lo stava tradendo.
  <  Elijah … no, ti prego.> lo implorò Klaus, ricordandogli il piccolo bambino dai riccioli biondi che era consono proteggere da ogni pericolo.
 < Non mi basta! È un ibrido, un abominio della natura, non sappiamo cosa aspettarci da lui. Se dobbiamo tenerlo nella nostra famiglia dobbiamo sapere con che tipo di serpe in grembo abbiamo deciso di convivere. Impara figliolo, ecco cosa significa accettare che un bastardo divida il tuo tetto.>  quelle parole furono come veleno, un timbro che rimase marchiato a fuoco nella mente di Klaus. Lui, il bastardo.
 
Cosa stava succedendo perché si trovava là? Perché non riusciva a trattenere le lacrime, a sentirsi persa come una bambina di fronte a quella scena? Era la verità? Klaus era stato trattato così dalla sua famiglia?
 < Bene, non vuoi assecondarmi figliolo? Vediamo di stuzzicare il lupo che è in te> disse con voce sadica Mikael mentre estraeva dalla cintura dei suoi pantaloni una lunga frusta di cuoio.
Caroline vide Elijah impallidire mentre Klaus serrava la bocca, quasi pronto ad una tortura che conosceva fin troppo bene.
Uno schiocco e la camicia di Klaus si squarciò diagonalmente, lasciando il sangue scorrere libero lungo l’addome dell’ibrido.  Klaus ringhiò per il dolore, trattenendo un urlo. Le sue vene si gonfiarono ed i canini spuntarono dalle sue labbra.
 < Trasformati!> gli ordinò Mikael prendendo la carica per un altro colpo.
Fu questione di un attimo, Caroline agì senza pensare.
Uno schiocco e sentì il sangue fluire copioso lungo la sua schiena. Aveva fatto così male che le ginocchia le cedettero e solo aggrappandosi alle spalle di Klaus non cadde rovinosamente a terra. Boccheggiò cercando di resistere all’ondata di dolore che l’aveva investita e chiuse gli occhi. Non doveva fare così male, nulla le aveva fatto così male in vita sua.
Il viso rigato dalle lacrime di Caroline si sollevò quel poco per incontrare lo sguardo scioccato di Klaus. Era apparsa davanti a lui, dal nulla, una splendida dea che l’aveva salvato dal dolore. Ma la sua dea stava piangendo, forse per la ferita … forse per lui. Quanto avrebbe voluto accarezzarle il viso, sussurrarle che andava tutto bene, ma le catene che lo tenevano legato glielo impedivano.
I loro respiri accelerati andarono ad unirsi e Caroline si stupì di poter leggere così tanta umanità e così tanta pena negli occhi di Klaus, da mutare per sempre l’idea che aveva di lui.
 < Cosa?> sentì Mikael blaterare. Voltò appena la faccia per vedere cosa fosse successo alle sue spalle dopo la sua comparsa, ma allontanarsi da Klaus avrebbe significato cadere rovinosamente a terra. La schiena le stava facendo un male cane, bruciava come l’inferno ed il sangue non sembrava voler smettere di colare.
 < Levatevi sciocca!> ordinò il padre di Klaus con voce rauca. Caroline tornò a guardare il viso dell’ibrido e gli sorrise nonostante le lacrime continuassero a scendere copiose. No, lei non lo avrebbe mai abbandonato.
 < Bene! Restate lì allora, imparerete anche voi una lezione!> urlò Mikael mentre caricava un nuovo colpo.
 < No, andate!> sussurrò con urgenza Klaus affogando negli occhi azzurri di quella splendida ragazza.
 < No Klaus. Mai. Ti ho fatto una promessa. > sussurrò a sua volta Caroline, accarezzando il viso perfetto di quel giovane uomo. Chiuse gli occhi pronta ad una nuova ondata di dolore ed affondò il viso nel collo di Klaus. L’Originale posò la sua guancia contro quella di Caroline e la strinse, donandole l’unica dolce carezza che poteva darle in quel momento.
Ma nessuno schiocco riempì l’aria questa volta.
Caroline sollevò poco il viso per osservare l’espressione scioccata di Klaus che guardava davanti a sé.
Si voltò, sperando di non cadere e sorrise con aria stupita della scena che gli si parò davanti.
Elijah aveva afferrato la frustra nell’attimo preciso in cui il padre l’aveva portata dietro la sua spalla, per sferrare il colpo. Mikael era ancora così, con il braccio alto ed un po’ piegato all’indietro, basito dell’inaspettato ostacolo alla sua azione.
 < No padre. Adesso basta. >  sibilò iracondo Elijah.  <  Non toccherete mio fratello o la ragazza.> ordinò mentre con uno strattone tirava a sé la frusta del padre.
 < Caroline, scappate ora.> la voce di Klaus la costrinse a voltarsi. Il suo ibrido la stava guardando con aria sbalordita e riconoscente, ma era evidentemente preoccupato per lei.
 < Cosa? > come faceva Klaus a conosce il suo nome? Cercò di parlare ancora, ma l’aria sembrò mancarle dai polmoni ed uno strano senso di vertigine la costrinse a chiudere gli occhi. Cosa diavolo le stava succedendo?
Quando li riaprì un panorama familiare la riaccolse nel vecchio mondo.
Il soffitto in legno della camera che divideva con Elena e Bonnie  la riportò alla realtà.
Caroline si alzò a sedere e controllò nella stanza. Le sue amiche erano profondamente addormentate mentre Rebekah era seduta su una sedia che aveva rivolto verso la porta. Non si era accorta che si era svegliata.
Stava albeggiando. Aveva sognato? Poteva essere stato tutto un brutto sogno?
Caroline si portò una mano dietro la schiena. Tastò la consistenza delle sua pelle, sembrava intatta, nessun segno di frustata. Nessun dolore accecante.
Allora… cosa era successo?
Ma quando la ragazza tornò ad osservare la sua mano, notò con orrore che era sporca di quel sangue che aveva percepito così bene, scorrerle copioso lungo la schiena.
Cosa diavolo stava succedendo?

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Capitolo 2
*** Eco. ***


Ragazze, fatemi iniziare col dire che ho avuto un weekend super impegnato quindi non ho avuto il tempo di entrare su efp e l’ho fatto solo ieri sera e …wow! I vostri ( tanti e magnifici ) commenti mi hanno rapita! E naturalmente mi hanno ispirata per mettermi al lavoro e scrivere un intero capitolo, in più o meno tre ore. Quindi grazie, grazie e grazie avevo e purtroppo ho ancora molti dubbi, ho paura di scrivere una storia non-degna delle aspettative e della precedente e per questo l’ispirazione vacilla, ma voi siete fantastiche, voi mi ispirate!
Ci “risentiamo” alla fine del capitolo! P.S. Risponderò a tutti i commenti al più presto, dovevo pubblicare prima ( ve lo dovevo ;) ) Un bacio e buona lettura!!
 
 
 < Non poteva essere stato solo un brutto sogno?>le domandò seccata Rebekah mentre apriva il frigorifero per prendere una sacca di sangue. < Magari hai mangiato pesante ieri.>
 Caroline la fulminò con lo sguardo ed uscì definitivamente dal bagno. Aveva fatto un lunga doccia, preparato la colazione per tutte ed anche pulito l’intera stanza prima di decidersi a raccontare del  “sogno” alle sue amiche.
Facendo le dovute omissioni, ovvio.
 < Hai mai avuto sogni premonitori prima?> le domandò Bonnie mentre sfogliava il suo prezioso grimorio, in cerca di una qualche spiegazione.
 < No… e poi non lo chiamerei un sogno premonitore,  riguardava il passato. Il passato di Klaus ed io, io credo che fossi umana.> osservò preoccupata l’ibrido prima di rubare dalle mani di Rebekah il bicchiere di sangue che si era preparata.
 < Perfetto, era un sogno. Non ci sono altre spiegazioni.> osservò Elena che era ancora sotto le coperte.
 < Ridammi il mio bicchiere o dovrò nutrirmi della tua amica strega.> ordinò irritata Rebekah. Caroline si voltò su se stessa per guardarla con un sopracciglio alzato ed un espressione divertita.
 < Mi piacerebbe vederti provare.> le intimò seriamente Bonnie. Rebekah stava per replicare, ma Caroline intervenne prontamente.
 < Ok, avete un rapporto conflittuale. Lo abbiamo capito. Ora possiamo tornare alla mia schiena sporca di sangue?> domandò la vampira con aria autoritaria.
 < Quale sangue?> la voce preoccupata di Klaus le fece voltare tutte verso la finestra. L’ibrido era accovacciato sul tetto con un espressione seria in volto.
Caroline si indirizzò a grandi falcate verso di lui ed aprì la finestra.
 < Stai bene?> gli domandò preoccupata, pronta a gettargli le braccia al collo, ma una forza invisibile le impedì di superare la finestra.
  < L’incantesimo.> le spiegò ridendo Klaus, la sua dolce ed imbranata Caroline.
 < Datemi un attimo.> disse prontamente Bonnie mentre ricomponeva un cerchio di sale sul pavimento.
 < Sto bene, abbiamo cercato per tutta la notte ma non siamo riusciti a capire o trovare chiunque sia entrato.> sibilò con astio Klaus mentre i suoi occhi si facevano scuri di rabbia.
 < Cosa c’entra il sangue e cosa la tua schiena?>  le domandò cambiando bruscamente discorso.
 < Emh … nulla. Ma sarai tu quello che sanguinerà copiosamente se mi scarica ancora una volta in giro come un pacco!> lo rimproverò piccata Caroline, cercando di cambiare discorso. Non sapeva perché ma non voleva farlo preoccupare ulteriormente e soprattutto … se quello che aveva visto era vero, si sentiva ferita dal fatto che lui non gliene avesse mai parlato. Avrebbe potuto aiutarlo, forse. Non sapeva come, ma sapeva che avrebbe donato la sua anima per sapere quella di Klaus alleviata da quel dolore.
 < Era per la tua incolumità e poi non cambiare discorso.> la rimproverò a sua volta Klaus.
Caroline lo guardò aggrottando la fronte e si sentì così furiosa da avere voglia di prenderlo a schiaffi.
 < Fatto.> li informò Bonnie mentre chiudeva il grimorio.
 < Bene!> bofonchiò Caroline facendo retrofront ed uscendo dalla porta principale mentre Klaus entrava dalla finestra.
Tutti rimasero basiti a guardarla.
 < Ormoni.> bofonchiò a mo’ di spiegazione Rebekah, beccandosi dal fratello un’occhiataccia che avrebbe davvero potuto incenerirla.
Maledizione, era assurdo! Si sentiva così nervosa, tra la storia del neo-ibrido e la gravidanza segreta, lo stress la stava mangiando viva! E poi quel sogno, perché di sogno si trattava … eppure sembrava così vero e poi c’era quello strano senso di déjà-vu a complicare il tutto. Ma come poteva spiegare l’accaduto? Con un bel e succoso nulla, ecco come. Era un sogno e non era giusto sentirsi ferita perché Klaus l’aveva tenuta all’oscuro del suo orribile passato.
L’aria fresca l’aiutò a ragionare con più lucidità, ma la folla che brulicava attorno a lei la faceva sentire nervosa. Mancavano due giorni all’inizio delle lezioni ed il campus era già pieno.
La verità era che non sapeva se stava facendo la cosa giusta, volendo andare a vivere lì con le sue amiche. Quello che avrebbe veramente voluto era vivere la vita di una diciottenne spensierata, circondata dai suoi amici e da quello psicotico borioso. Tutto era dannatamente più facile quando stava con Tyler. Eppure tutto era meno vivido, meno intenso, meno travolgente con il suo primo amore.
Quell’ibrido autoritario e sadico era diventato il sangue che le scorreva nelle vene, la linfa che le permetteva di restare in vita, l’ossigeno che respirava, il sole che le riscaldava il volto. Klaus era parte di lei, era la sua perfetta metà, era il senso della sua intera esistenza e non poteva più farne a meno, non poteva più mentire a se stessa.
Un senso di vertigine la assalì all’improvviso. Caroline si portò la mano alla fronte mentre il suo cuore cominciava a battere all’impazzata, lo stomaco si contrasse in un conato di vomito e colori così vividi da farle male agli occhi le riempirono la mente.
 
 
 
 < Devi smetterla, devi smetterla di metterti in mezzo.> le ringhiò contro Klaus, afferrandola rudemente per un braccio e portandola contro di sé. Era furioso con lei, ma il desiderio di stringerla tra le braccia era sempre stato più forte di qualsiasi turbamento, qualsiasi furibonda discussione.
 < Volevo aiutarti, non volevo mettermi in mezzo ma se è questo che pensi, puoi stare tranquillo! Non entrerò più nella tua vita!> urlò per tutta risposta Caroline mentre si dimenava furiosamente tra le braccia di Klaus, ma una fitta alla schiena la fece tremare sulle sue stesse gambe. Klaus accorse a sorreggerla prontamente e la cullò contro di sé prima di chiudere gli occhi nel tentativo di cancellare la visione della sua Caroline così sofferente.
 < Non riesco a vederti soffrire sapendo che è per colpa mia.> sussurrò con tono spezzato l’ibrido, mentre posava una guancia contro quella di Caroline, cercando conforto e donandogliene.
 < Non è colpa tua, è colpa di Mikael.> gemette Caroline mentre posava la fronte contro la spalla di Klaus e si lasciava stringere. Era sempre stato così tra loro, non potevano fare a meno di discutere, di litigare e di detestarsi a volte, ma si amavano come ogni essere umano spera un giorno di esserlo, e forse anche di più.
 < Un giorno all’altro mio padre ti ucciderà ed io non potrei tollerarlo, lo capisci? Ha già ucciso Tatia e dopo il tuo stupido tentativo di stanotte avrà capito che … > ma la voce tanto roca di Klaus sembrò mancargli mentre sollevava il viso rigato dalle lacrime di Caroline.
 < Che ti amo? Io non ho paura di gridarlo a tutto il villaggio, non ho paura di tuo padre e tantomeno di tua madre! Se verrà per uccidermi mi prenderò la giusta vendetta … per mia sorella.> sussurrò  con così tanta determinazione che Klaus fu assalito da un tremito di terrore. La afferrò per le braccia e la inchiodò a sé con lo sguardo più truce che le avesse mai rivolto.
 < Tu non affronterai Mikael, mi hai capito Caroline? Se mai dovesse venire a cercarti tu dovrai scappare, scappare più veloce che puoi e venire da me!> le ruggì contro con tutta la voce che aveva, ma non riuscì a spaventarla. Dietro a quell’atteggiamento freddo e risoluto Caroline poteva leggere tutta la paura che albergava nei suoi occhi. Klaus aveva paura di perderla.
La ragazza prese il viso dell’ibrido tra le mani e gli rivolse un sorriso provato, ma sincero. Klaus sembrò immediatamente rilassarsi e rispose posandole le mani sulla vita e stringendola a sé.
 < So che temi per me, per noi, ma non possiamo continuare a vivere così! Nel terrore che un giorno all’altro ci uccidano, non riesco più a vederti inginocchiato davanti a tuo padre quando potresti ribellarti. Io lo devo a Tatia e se non ho ancora toccato tua madre o tuo padre è perché ti amo. Sono disposta a fuggire se vuoi …>
 < Ci troverebbero lo sai e mia madre si insospettirebbe. Se sapessero … non ti lascerebbero vivere. >sussurrò Klaus posando la fronte contro quella di Caroline e chiudendo gli occhi. Tutto intorno a loro stava crollando, non potevano fidarsi di nessuno, non potevano fuggire, non potevano restare. Ma una sola cosa aveva importanza, l’avrebbe salvata a costo della sua vita.
 < Mikael ti ucciderà un giorno all’altro ed io non starò ferma ad aspettare!> gridò Caroline con la voce spezzata dal pianto. Si afferrò alla nuca di Klaus e lo baciò come se quello fosse il loro ultimo bacio. E poteva essere così, entrambi lo sapevano. Le mani di Klaus corsero al corsetto di Caroline mentre la sua lingua si insinuava nella bocca della ragazza. La portò contro la grande quercia al centro del bosco, che era stata la segreta amica del loro amore e facendole scivolare il vestito di dosso fu attento a non toccare la lunga ferita ancora fresca che percorreva la schiena della sua amante.
Le labbra di Caroline richiesero prepotentemente la sua attenzione e Klaus non potè non trattenere un sorriso. L’amava, l’amava più di ogni cosa al mondo.
Il lungo vestito della ragazza scivolò a terra lasciandola completamente nuda. Le mani di Klaus corsero al suoi seni, ai suoi fianchi. Le baciò il collo e la sentì gemere di piacere mentre faceva scivolare una mano nella sua intimità. Si portò più giù per baciarle un seno e cadde in ginocchio, cingendole i fianchi in un caldo abbraccio mentre Caroline gli accarezzava amorevolmente la testa, spettinandolo.
L’ibrido baciò la pancia della ragazza e sorrise  prima di sollevare gli occhi ed incrociare lo sguardo colmo d’amore di Caroline.
 < Lo prometto, vi proteggerò. >
 
 
Caroline cadde in ginocchio mentre la vista cominciava a vacillare, la testa sembrò sul punto di esploderle e un grido di dolore le sfuggì dalle labbra.
Le forti braccia di Klaus l’avvolsero in un abbraccio e la sollevarono da terra.  Lo sentiva parlare, forse stava urlando il suo nome, non lo sapeva. Tutto era sfocato, tutto aveva perso suono.
 < Ero incinta. Ero umana ed ero incinta.> sussurrò sotto shock l’ibrido mentre portava automaticamente le mani sulla sua pancia. Non poteva essere vero, non poteva averlo perso.
Portò ogni briciolo di attenzione alle sue orecchio. Doveva sentire, doveva concentrarsi.
Tum, tum.
Tum, tum.
Un profondo sospiro di sollievo uscì dalle sue labbra. Il piccolo c’era.
Quella fu l’ultima cosa che Caroline fu in grado di pensare prima di svenire tra le braccia dell’amore della sua vita.
 
 
 
 
 < Cosa significa non ne hai idea?> urlò Klaus fuori di sé contro Sophie. Elijah afferrò il fratello per un braccio ed evitò che la sua furia si abbattesse sulla strega.
 < Devi calmarti Niklaus. Se fai del male a lei, fai del male a Caroline.> gli ricordò Elijah prima di essere bruscamente scostato.
Klaus si avvicinò al tavolino degli alcolici e si versò da bere, furioso come poche volte lo era stato in vita sua.
 < Non potrebbe essere stato un semplice malanno, un giramento di testa? È incinta in fondo.> domandò stizzita Sophie. Era nervosa, odiava trovarsi nella mastodontica abitazione dell’ibrido ma non aveva potuto rifiutarsi. Caroline era la sua garanzia per l’alleanza di Klaus.
 < Vengo ricattato da questa ritardata…> bofonchiò con brusco sarcasmo Klaus prima di mandare giù una lunga sorsata di whisky.
 < Niklaus, capisco la tua preoccupazione ma devi calmarti. Sophie perdona mio fratello, ma la tua osservazione è ovviamente sbagliata. Se siete legate non solo ciò che capita a te, capita a Caroline ma è vero anche il contrario. Un mancamento così serio avrebbe dovuto colpire anche te o perlomeno stordirti, ma come da te detto appena entrata in casa nostra… stai alla grande.> osservò elegantemente Elijah, prima di scimmiottare la frase che la strega aveva detto solo dieci minuti prima.
 < Bene, allora dovremmo preoccuparci. Ho cercato di tutto, persino qualche turbamento nella sua aurea ma non c’è nulla. Non è vittima di un incantesimo.> rispose preoccupata Sophie.
 < Grazie per i tuoi servigi, puoi andare.> sussurrò iracondo Klaus mentre si metteva seduto sul divano.
La strega lo fulminò con lo sguardo, ma decise di non stuzzicarlo. Se c’era una cosa che aveva capito era che quando si trattava di Caroline e del bambino, Klaus perdeva la testa.
 < Prego e grazie per l’ospitalità.>  disse con sarcasmo prima di uscire.
Elijah si voltò a guardare suo fratello. Sapeva benissimo cosa avesse in mente Klaus e nonostante il pericolo, sapeva sarebbe stata l’unica soluzione.
 < Chiama le streghe.> ordinò Klaus, fissando con aria d’intesa il vampiro.
 < Caroline non ne sarà felice. > osservò Elijah.
 < Ne va della sua incolumità, non mi interessa un litigio in più. > sussurrò Klaus, ma persino il fratello potè notare la preoccupazione celata dietro quella spavalderia. Caroline si sarebbe molto più che infuriata nello scoprire che all’oscuro da lei, Klaus aveva radunato al suo soldo un vero e proprio clan di streghe.
 
 
 
  < Io sto bene Rebekah. Smettila di coprirmi, sto per morire soffocata!> squittì istericamente Caroline mentre la vampira le gettava praticamente in testa, l’ennesima coperta.
 < Sei incinta e sei svenuta e non ci sono i tuoi amici a cui dover nascondere tutto, ergo mi occuperò di te. Ma non preoccuparti, non lo faccio perché mi stai simpatica, lo faccio solo per mio nipote.> le rispose seriamente l’Originale mentre le rimboccava le coperte.
Caroline si tirò a sedere e liberò le sue braccia  dall’involucro di coperte in cui Rebekah l’aveva avvolta.
 < Praticamente mi hai incastrata in un bozzolo! Io sto bene ora!> sbuffò irritata l’ibrido.
 < Magari tra tre giorni diventerai una splendida farfalla.> la schernì la vampira senza poter trattenere un risolino. Anche Caroline non riuscì a mantenere la sua espressione indignata e si lasciò andare ad una sonora risata. Afferrò un cuscino e lo lanciò contro l’amica che cadde sul divano in pelle bordeaux, tra le risa.
 < Pensavo dovessi aiutarla a riposare. > la voce di rimproverò di Klaus attirò l’attenzione delle due ragazze, ma non appena l’Originale posò gli occhi su Caroline, il suo disappunto svanì per lasciare il posto ad un  dolce sorriso.
 < Ma lo stavo facendo, è lei che non ne vuole sapere.> rispose seccata Rebekah mentre rigettava il cuscino in faccia a Caroline. Klaus la guardò con aria truce e si avvicinò all’ibrido. Si sedette sul bordo del letto e le sistemò i capelli spettinati da quella guerra coi cuscini.
 < Come ti senti? > le domandò preoccupato. Caroline gli sorrise mentre l’ibrido gli afferrava amorevolmente la mano.
 < Sto bene ora … ma Klaus non credo sia stato un mancamento.> spiegò Caroline diventando improvvisamente seria. Non aveva ancora avuto tempo di spiegare tutto all’ibrido, ma doveva farlo. In cuor suo sapeva che quello non era stato un sogno.
 < Lo credo anche io. Per questo ho chiamato un paio di amiche per riuscire a capire cosa ti è successo.> disse con lentezza Klaus. Cercava di apparire sereno, come se l’ingresso nella stanza di tre ragazze sulla trentina, armate di grandi libroni e spezie, fosse naturale.
 < Amiche?> domandò stizzita Caroline. Ad un cenno di Klaus le tre donne entrarono nella stanza e ci volle un nano secondo perché l’ibrido capisse ogni cosa.
 < Loro chi sono? Perché delle streghe dovrebbero aiutare te? > gli domandò con aria d’accusa Caroline.
Klaus sostenne il suo sguardo infuriato, ma si alzò dal letto per fare spazio alle tre donne.
 < Ne parleremo più tardi. Ora dobbiamo pensare a te.> ordinò con aria severa, come a rimproverarla.
Caroline sentì la rabbia prorompere e prendere il sopravvento su se stessa. Era una sensazione nuova e che non aveva ancora imparato a controllare, per via della sua recente trasformazione in ibrido.
 < Klaus … perché delle streghe dovrebbero aiutare te?> ripetè con  aria truce mentre i suoi occhi divenivano gialli.
 Le streghe, che avevano già iniziato ad aprire i loro libri e a tirare fuori le loro candele, indietreggiarono impaurite di fronte alla furia di Caroline.
 < Te lo dirò non appena ti sarai fatta controllare da queste signore.> ribadì perentorio Klaus. L’atmosfera si era fatta tesa e persino Rebekah era in silenzio. Quei due riuscivano a tenersi testa in modo quasi pauroso, di certo per chi conosceva Klaus. Persino adesso i suoi familiari temevano che l’Originale potesse staccare la testa di Caroline una volta o l’altra. Ma stranamente era l’unica che potesse fronteggiarlo senza subire la sua ira.
 < Ok, Nik va giù in salotto. Non appena avremo finito Caroline ti raggiungerà.> il silenzio dei due amanti venne preso come un sì dalla vampira che accompagnò alla porta il fratello.
 < Cosa sai?> domandò inacidita Caroline, non appena Klaus scese con aria torva le lunghe scalinate in marmo della loro mastodontica casa.
 < Non guardare me, io non c’entro! Ma l’idea di Nik non è affatto male. Ora sta zitta e lascia che le fattucchiere facciano il loro dovere. > a quell’appellativo, le tre streghe e persino la stessa Caroline fulminarono Rebekah, che sembrò accorgersene ma non curarsene minimamente.
 < Dovrebbe stendersi.> la più giovane delle donne si avvicinò a Caroline e le sorrise. Poteva avere al massimo venticinque anni ed era molto bella. Una cascata di capelli ricci e di una strana tonalità di castano, le ricadevano sino al fondoschiena e profondi e magnetici occhi verdi troneggiavano su quel viso ovale e simmetrico.
 < Dammi del tu, ti prego. Mi fai sentire vecchia. > bofonchiò Caroline mentre controvoglia si stendeva sul letto.
 < Direi che io sono molto più vecchia di te.> scherzò la ragazza, ricevendo in cambio le occhiatacce delle sue college.
 < Dipende dai punti di vista, io sono immortale.> rispose con un sorriso l’ibrido mentre le streghe si schieravano al suo fianco.
 < Amanda?> domandò la donna di colore che si trovava al fianco della ragazza.
 < No, la sua aurea è pulita.> rispose la ragazza alla tacita domanda con fare sincero e tranquillo.
 < Vivian inizia a recitare la formula.> ordinò la strega di colore che non si era ancora presentata. Doveva evidentemente essere il boss, pensò Caroline. Beh Amanda le stava sicuramente più simpatica.
 La donna sulla trentina, dai lineamenti nordici e la pelle di alabastro cominciò a recitare qualcosa di incomprensibile per le orecchie di Caroline mentre Amanda le prese una mano e le rivolse un sorriso gentile.
 < Alexis..> sussurrò e la strega-boss le portò una mano sulla fronte.
Amanda chiuse gli occhi e subito dopo, un tremito percorse il suo corpo.
Si trattò di una frazione di secondo e Caroline sobbalzò a sua volta mentre la stanza attorno a sé diveniva buia.
 
 
 
 
 < No!> l’urlo di Klaus riecheggiò nell’intera foresta, facendo fuggire gli animali che avevano fiutato il pericolo.
Un colpo secco alle gambe e l’ibrido si ritrovò in ginocchio, legato al terreno da delle indistruttibili catene magiche, forgiate proprio da sua madre. La strega Originale.
Un rivolo di sangue uscì dalla bocca semi aperta di Caroline mentre le sue mani corsero a cingere la cosa più importante. Più importante della sua stessa vita, che ora vedeva scivolare via come fosse la cosa più fragile del mondo.
Cinse la sua pancia e una lacrima solitaria solcò il suo viso. Non voleva dare alcuna soddisfazione al suo carnefice e non voleva che l’ultimo ricordo di Klaus fosse il suo viso in lacrime. Ma non potè non piangere per suo figlio.
 < Mi dispiace.> sussurrò rivolta all’uomo a sua volta in lacrime, sofferente davanti a lei. L’ultima cosa che vide fu Mikael  colpire Klaus così forte da farlo contrarre in un conato di vomito.
La mano di Esther uscì fuori dal petto di Caroline, portando con sé il suo cuore e la ragazza cadde a terra, senza vita.
Un altro urlo di dolore così straziante da far tremare le gambe della stessa Esther e Klaus tentò con tutte le sue forze di raggiungerla, di stringerla a sé.
 < Il bambino non poteva, non doveva nascere.> sussurrò con le lacrime agli occhi Esther. Il suo viso era così pallido da pareggiare quello ormai senza vita di Caroline.
Klaus sembrò non averla nemmeno udita, si dimenava con tutte le sue forze, gli occhi gialli e le vene gonfie nel disperato tentativo di liberarsi da quelle catene. Ma un pensiero lo spinse sull’orlo dell’oblio. Non serviva a nulla … lei era morta ormai.
Tutto il suo peso ricadde sulle sue braccia tese che ormai toccavano il suolo. Era divenuto silenzioso, fin troppo.
Esther provò ad avvicinarsi, ma Mikael le fece segno di restare lontana. Il dolore di Klaus non poteva scalfirlo come aveva fatto con lei.
Esther allentò un po’ le catene che ormai avevano strappato la carne dell’ibrido fino a mostrarne le ossa mentre Mikael prendeva il cadavere di Caroline tra le braccia per andare a seppellire il cadavere, nascondendo così ogni prova dell’assassinio.
 < Ho già infranto troppe regole, trasformando voi Niklaus. Le streghe, gli Spiriti non avrebbero mai permesso la nascita di quell’abominio. Deve esserci equilibrio nella natura, equilibrio che tu hai già infranto. Con te ho potuto trovare una scappatoia, ho potuto bloccare il gene del lupo, ma quella sgualdrina … dopo Tatia pensavo che avresti imparato la lezione. Non possiamo rischiare.> sussurrò Esther, prima di scrollare la testa e rientrare nella sua capanna.
Il viso di Klaus si sollevò, mostrando la bestia che sua madre aveva fatto nascere in lui. Quello fu l’esatto istante in cui nacque Niklaus Mikaelson, l’ibrido spietato, l’assassino freddo e calcolatore … che arrivò persino ad uccidere sua madre.
Un basso ringhio uscì dalle sue labbra prima che con forza sovrumana sradicasse dal terreno le catene che lo avevano tenuto prigioniero fino ad allora. Con la super velocità entrò in quella che per lungo tempo era stata casa sua.
Le urla di Esther risuonarono nella mente di Caroline come lame taglienti, sembrava partecipare a quella visione come uno spettatore fuoricampo. Ma proprio in quel momento qualcosa di strano apparve vicino all’ingresso della capanna.
Una figura quasi evanescente sembrava guardare dentro. Poi, di scatto si voltò verso Caroline, o ancora meglio si voltò a guardarla negli occhi e le rivolse un sorriso stanco mentre corrugava la fronte.
Fu in quel momento che Caroline la riconobbe.
 < Tatia …> sussurrò scioccata.
 < Mi dispiace non averti potuto dire la verità prima Care, ma non eri pronta e non me lo avrebbero mai permesso.> si scusò l’amica o forse la sorella, ormai la sua mente stentava a capire se lei fosse veramente nel passato o se fosse tutto solo un flashback.
Gli occhi di un verde così intenso da sembrare magnifiche luci, la fissarono con così tanta intensità da stordirla. Quegli occhi… la Tatia che aveva di fronte in quel momento, era la sua Tatia. L’amica che l’aveva aiutata così tanto ed apparentemente senza motivo, nel passato.
Una fitta al petto la riportò alla realtà, ansimante. Caroline si ritrovò seduta sul letto, la testa che le scoppiava e la vista appannata. Sentì voci indistinte chiamarla, o forse no ma pian piano tutto sembrò tornare alla realtà.
Osservò ai piedi del letto Amanda, la strega che doveva aver in quale modo innescato quello strano flashback. Era caduta a terra, si teneva una mano stretta sul cuore ed aveva il respiro spezzato. Vivian e Alexis erano attorno a lei, evidentemente preoccupate.
Sentì una mano amica riscuoterla dal torpore in cui era caduta e si voltò per sorridere a Rebekah nel tentativo di rassicurarla.
 < Cosa diavolo era?> domandò senza voce l’ibrido, tornando a guardare Amanda. La strega sembrava essersi ripresa il necessario per sistemare la sua cascata di capelli ricci e rispondere alla domanda si Caroline.
 < Una sorta di strana premonizione in costumi d’epoca?> incalzò la ragazza, preoccupata dall’espressione comparsa sul viso di Amanda.
 < No non era una premonizione. Era … un’eco della tua vita passata.> sussurrò la strega che sembrava scioccata almeno quando Caroline.
 
 
 
 
Salve! Ve lo avevo detto che ci sarebbero stati dei colpi di scena e che a partire da questo capitolo saremmo entrati nella storia ( ma non preoccupatevi, vi ho reso partecipi di un trenta per cento della trama, che è molto più complessa e misteriosa =D )! Spero tanto che questo capitolo vi abbia incuriosito e ammaliato, ah e se non fossi riuscita a spiegare bene la cosa, nel “flashback” o nell’ “ eco della vita passata” di Caroline, Tatia era sua sorella. Insomma mica soltanto Elena può mettersi con un fratello ( in questo caso sorella ), capendo alla fine che è innamorata dell’altro consanguineo! =) Fatemi sapere che cosa ne pensate e sono sicura che mi darete l’ispirazione giusta per continuare a scrivere! Un bacio grande e a presto!

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Capitolo 3
*** This is how the story goes. ***


Salve mie care donzelle, che dire se non buona lettura e… ci risentiamo alla fine del capitolo shock?  Lo so, breve e criptica, ma capirete il perché! ;)
 
 
 
 
 < Cosa diavolo significa? Cos’è un’eco? Sono .. sono morta davvero?> domandò Caroline con la voce rotta dai suoi profondi respiri. Scattò in piedi allarmata, pronta ad uno scontro che sapeva non sarebbe mai avvenuto.
 < Nella tua vita passata sì, sei morta ma questo non significa che riaccadrà. Potrebbe essere solo … un avvertimento o…> ma persino la voce di Amanda scemò pian piano, fino a lasciar trapelare il suo sconcerto e la sua preoccupazione.
 < Perché Klaus allora non ricorda nulla? Io posso anche capire, sono morta cavolo ed era un’altra vita, ma lui … non ha senso! È sempre lo stesso Klaus e solo gli Spiriti potrebbero aver avuto il potere di …> Caroline sbarrò gli occhi, portandosi una mano alla bocca quasi per cancellare ciò che aveva appena detto. Non poteva essere così, non poteva aver vissuto una vita precedente, essersi innamorata di Klaus, aver aspettato un bambino per poi venire uccisa e solo per vedersi portare via tutto, persino il ricordo di lei nel cuore di Klaus, a causa degli Spiriti. Non di nuovo, non aveva senso. E a dire la verità faceva troppa paura perché poteva significare solo una cosa, nessuno, persino la madre di Klaus voleva la loro unione.
 < Era solo un brutto sogno, un… > cercò di autoconvincersi, ma la voce le mancò e Caroline si coprì il volto con le mani nel disperato tentativo di non scoppiare a piangere. Dovevano sicuramente essere gli ormoni ormai impazziti a farla reagire così, doveva essere il fatto che Klaus le stava di certo nascondendo qualcosa o doveva essere il fatto che quella Caroline, nel passato, sembrava amare il piccoletto che portava in grembo come lei non riusciva ancora a fare. Stava tirando delle conclusioni affrettate, poteva davvero essere tutto un brutto sogno, il destino non poteva essere così crudele con loro.
 “Il bambino non poteva, non doveva nascere.” La voce di Esther risuonò nella sua mente, ma Caroline si sforzò con tutte le sue forze di mettere a tacere i dubbi che stavano cominciando ad offuscarle la testa.
 < Caroline!> Klaus irruppe nella stanza, allarmato dai suoni che aveva sentito provenire dalla loro camera da letto.
Scansò bruscamente le tre streghe e si fermò davanti alla ragazza. Osservò ogni centimetro del suo corpo … non sembrava ferita. Allungò una mano, pronto a cingerla per la vita e stringerla a lui ma la ragazza si scansò.
 < No, no non posso ora!> disse con voce stridula Caroline, prima di superarlo e correre giù per le scale. Voleva fuggire da tutto quello, da quella vera e propria pazzia e soprattutto non si sentiva pronta ad affrontarlo.
L’Originale si voltò per guardare l’ibrido uscire dalla stanza, con aria esterrefatta. Ma ben presto lo sconcerto lasciò il posto alla rabbia, aveva visto Caroline così sconvolta poche volte da quando aveva imparato ad amarla.
 < Cosa le avete fatto?> ruggì Klaus, afferrando Amanda per le spalle e bloccandola contro il muro. La strega sussultò per lo spavento e cominciò a tremare, ma non abbassò lo sguardo e lo fissò con aria forzatamente serena.
 < Nulla. Ho solo cercato di mettermi in contatto telepatico con lei per vedere, ma … abbiamo ri-scatenato il fenomeno. Si tratta di un’eco. E a quanto ho visto è un’eco di morte. Credo che la sua vita passata stia cercando di avvertirla e forse c’è di mezzo uno Spirito, ma non ne sono sicura.> si spiegò  con voce forzatamente calma.
Klaus la lasciò andare con poca grazia ed ignorò la sorella, che cercò inutilmente di farlo calmare. Doveva seguire Caroline, doveva parlare con lei.
Scese le scale di corsa e si precipitò in salotto dove vide Caroline versarsi da bere, vicino al tavolino degli alcolici.
 < Non credo che questo possa farti bene.> sussurrò serio, con aria di rimprovero mentre le afferrava il bicchiere di whisky dalle mani e lo portava alle sue labbra, per mandarlo giù tutto d’un fiato.
Caroline lo fulminò con lo sguardo, ma sapeva di non poter replicare. Maledizione, voleva solo qualcosa per calmare i nervi!
 < Adesso hai deciso di dover mettere bocca persino su quello che intendo o non intendo inserire nel mio organismo?> gli domandò con tono stizzito la ragazza, si sentiva così infuriata con lui.
Klaus posò il bicchiere ormai vuoto sul tavolino e girò il volto per guardarla. Era perplesso e irritato, ma Caroline poteva giurare di averlo ferito.
 < Finchè nostro figlio sarà nel tuo organismo, si Caroline, ho intenzione di mettere bocca su tutto quello che fai, non solo su ciò che intendi bere.> le rispose con voce calma, glaciale mentre si versava un altro bicchiere di whisky.  Caroline deglutì rumorosamente e si morse un labbro per cercare di non esplodere. Decise di fare qualche passo indietro ed allontanarsi da lui.  Quelle parole l’avevano ferita enormemente.
L’ibrido si indirizzò a passo svelto verso l’ingresso ed afferrò il suo soprabito, pronta ad andare via da quella casa a costo della vita. Una maniaca del controllo che non aveva nemmeno più il controllo sulla propria vita, doveva apparire esilarante ad occhi estranei.
Ma non appena posò la mano sulla maniglia e socchiuse la porta, Klaus apparve al suo fianco, bloccandogli l’uscita.
 < Fammi passare.> sibilò a denti stretti la ragazza. Sentì la calda mano dell’ibrido posarsi sulla sua e solo allora Caroline sollevò lo sguardo.
 < Non voglio renderti infelice, tutto ciò che faccio è per tenerti al sicuro. > le disse Klaus con voce roca, provata mentre incatenava i suoi occhi sinceri a quelli di lei.
Era magnifico come ogni volta Caroline riuscisse a perdersi dentro quelle iridi di un blu così intenso da apparire nere a volte. Sospirò pesantemente e distolse lo sguardo. Non poteva parlare con lui sotto l’effetto dell’incantesimo che Klaus sembrava avere su di lei. Quel viso simmetrico, quel naso perfetto e quelle labbra carnose, quelle labbra…
 < Anche il clan di streghe che hai riunito a mia insaputa è per tenermi al sicuro? Oppure è solo un modo per ottenere New Orleans?> domandò Caroline con fare altezzoso, cercando di nascondere quanto quella conversazione le stesse facendo male.
 < Avrei dovuto dirtelo, ma non avresti mai accettato la cosa.  E se anche volessi New Orleans, la vorrei per costruire un regno insieme. Un regno sicuro dove poter far …> ma Caroline non lo fece finire. Sapeva benissimo cosa Klaus stesse per dire e l’ultima cosa di cui avesse bisogno in quel momento era parlare dell’argomento tabù: il bambino.
 < Le stai ricattando non è vero? Cosa hai fatto? Hai rapito qualcuno dei loro familiari, li hai minacciati di morte?> domandò con rabbia l’ibrido. Klaus diventò una statua di sale, rimase pietrificato e alquanto alterato a guardarla.
 < Sarei disposto a pagare qualsiasi prezzo, se significasse tenerti al sicuro.> scandì ogni parola con lentezza, quasi per sottolinearne l’importanza. Quella che in realtà non fu altro che una conferma, la fece traballare sulle sue stesse ginocchia. Quando si trattava di lei, Klaus perdeva la cognizione di giusto o sbagliato. Lo sapeva, avrebbe dovuto immaginarselo. Era stata stupida.
 < Io no. Non sono disposta a diventare un’assassina, non sono disposta a rendere la vita di un altro essere umano un inferno solo perché sei diventato troppo paranoico per capire che tutto quello di cui ho bisogno sei tu!> urlò la ragazza, lasciando che le lacrime trovassero la loro strada lungo le sue guance. Non potè osservare lo sguardo ferito di Klaus, le sue labbra contratte e la sua fronte corrucciata, non aveva avuto la forza di riaprire gli occhi.
Sentì le mani di Klaus cingerle il viso, le sue soffici labbra posarsi dolcemente sulle sue e finalmente si sentì al sicuro.
 < Sono qui amore, sono tuo. > le sussurrò contro le labbra mentre posava la fronte contro quella di Caroline.
 < Ma Caroline devi capire … Troppi nemici arrischiano alla nostra vita, ed io non posso farmi trovare impreparato perché questo significherebbe non aver fatto tutto ciò che era in mio potere per difendere la mia famiglia. Se le posizioni fossero invertite, cosa c’è che non faresti per salvarmi la vita?> le domandò l’Originale mentre allontanava di poco il viso da quello di Caroline per guardarla negli occhi.
La ragazza lo fissò di rimando con aria spiazzata. Cercò di pensare a qualcosa, i suoi principi morali, la sua umanità, ciò in cui credeva … avrebbe sacrificato tutto per lui.
Avrebbe ucciso, cospirato e persino mentito alla sua famiglia per lui. Avrebbe messo se stessa in prima linea per Klaus, sarebbe morta pur di salvarlo e lo avrebbe fatto con gioia.
Una nuova consapevolezza nacque in Caroline in quel momento. Era finito il tempo delle favole, il tempo del nero o del bianco. Aveva scelto di stare al fianco di un Originale, di Klaus Mikaelson e doveva cominciare a comportarsi come la situazione attorno a lei richiedeva. Doveva crescere e non doveva farlo solo per loro due.
 < Parlerò io con le streghe, cercherò di convincerle a collaborare con noi senza che tu le tenga sotto scacco.> disse tutto d’un fiato l’ibrido, mostrandosi così coraggiosa e determinata da farlo sorridere.
 < Caroline.> la ammonì Klaus tornando subito serio e facendo scorrere con sensualità le mani lungo le braccia della ragazza.
 < Lasciami tentare. Se non riuscirò a fare come dico io, ricorreremo alle tue maniere.> sussurrò Caroline mentre cercava di mantenere il controllo, di restare lucida quando le mani di quel dannato seduttore le scorrevano lungo il corpo.
 < Va bene.> disse in un soffio Klaus, posandole l’indice sulle labbra per dischiuderle. Sembrava ammaliato dalla stupenda e determinata creature che aveva davanti a sé, e lo era. Lo era stato dall’attimo preciso in cui aveva posato i suoi occhi su di lei.
Caroline spalancò gli occhi, sorpresa della risposta di Klaus e senza pensarci lanciò le braccia attorno al suo collo e lo baciò, facendolo sorridere.
 < Ma io verrò con te.> puntualizzò l’Originale mentre stringeva le braccia attorno alla vita di Caroline, per ricambiare il suo calore.
 < Solo se starai zitto e in disparte.> ordinò Caroline puntandogli contro un dito ammonitore. Klaus stava per controbattere, ma la ragazza posò l’indice sulle labbra di Klaus e gli sorrise birichina.
 Era assurda e sensazionale, allo stesso tempo il modo, la velocità con cui potevano passare dal più profondo litigio al più amorevole bacio. Ma lo amava, lo amava anche per questo.
 < Devo chiederti una cosa importante.> disse la ragazza, tornando seria. Klaus allentò l’abbraccio per guardarla meglio in volto, aveva la sua attenzione.
 < Hai ricordi di me? Di me in una vita passata intendo, non so magari del 900? Mi hai già incontrata prima ed hai avuto paura di rivelarmelo? > domandò mentre il suo cuore cominciava a battere più velocemente, terrorizzata dalla risposta che avrebbe potuto avere.
Klaus corrugò la fronte e piegò il viso di lato, dubbioso.   < Mi sarei di certo ricordato di te, mi sarei innamorato di te … Non ti avrei mai lasciata andare. Saresti la mia compagna da quasi mille anni, se fosse stato così.> le sussurrò seducente contro un orecchio mentre la inchiodava al muro e faceva salire la mano lungo la pancia della ragazza, sollevandole il leggero top color panna.
Caroline gettò fuori un sospiro di sollievo misto a piacere quando la lingua di Klaus si insinuò prepotentemente dentro la sua bocca.
Adorava fare pace con lui.
Cominciò a sbottonare i bottoni della aderente camicia scura dell’Originale e sussultò quando la mano di Klaus si insinuò seducente dentro il suo reggiseno. I baci di Klaus scesero a deliziare il suo collo e Caroline, ormai in preda al mix di lussuria e piacere che solo lui, con un tocco sapeva donargli, gli strappò letteralmente la camicia, facendo saltare gli ultimi bottoni.
  < Era nuova.> Sussurrò Klaus sorridendo prima di tracciare una linea immaginaria con la sua lingua. Lungo il collo di Caroline. Essere desiderato da lei era il dono più prezioso che l’intera esistenza gli avesse concesso. Lo aveva desiderato così ardentemente quando Caroline gli mostravo null’altro che odio, risentimento e solo un briciolo di affetto.
 < Te la ricomprerò.> sussurrò in un gemito Caroline, portando la testa indietro e mordendosi le labbra quando Klaus la schiacciò contro il muro con il peso del proprio corpo. Facendole sentire quanto la desiderava.
Klaus sbuffò contro il suo collo, eccitato. < Non mi importa della camicia. Puoi strapparne quante ne vuoi, in ogni momento della giornata.> le sussurrò con lussuria contro l’orecchio, facendola sorridere. Con uno scatto improvviso  afferrò la gamba di Caroline, sollevandola e facendo scorrere lentamente la mano fino al suo fianco.
 < Ragazzi! Nick dannazione! Non voglio rimanere traumatizzata a vita!> la voce stridula di Rebekah risuonò dal piano superiore, facendoli scoppiare a ridere.
Avevano completamente scordato che nella loro camera da letto si trovavano ancora Rebekah e le tre streghe.
In realtà, forse quell’interruzione era proprio quello che le ci voleva. Quelle strane visioni si stavano facendo sempre più frequenti ed intense e lei aveva davvero un dannato bisogno di capirci qualcosa prima di parlarne con Klaus. Senza scordare il fatto che quando si trovava vicino a lui perdeva il senso di ogni cosa. Sapeva che doveva essere arrabbiata o persino impaurita ma finchè le forti braccia dell’uomo, che più di tutti in vita sua aveva saputo stupirla, la tenevano stretta … nulla aveva più senso. Nulla che non fosse loro due.
 < È stata una lunga giornata. Ho bisogno di uscire e di vedere Stefan, o devo chiedere il permesso anche per questo?> sussurrò Caroline tra il sarcastico ed il piccato. Senza sciogliere la provocante posizione in cui erano intrecciati.
Klaus si avvicinò maggiormente a lei e le accarezzò dolcemente il viso, mentre si inebriava del profumo dei suoi capelli.
 < Per favore, torna da me quando avrai finito.> sussurrò lui come risposta.
La frustrazione che, latente, sentiva ancora pervadere il suo corpo, sembrò diminuire. Finalmente Klaus aveva smesso di darle ordini. Forse il suo ibrido imparava in fretta la lezione. Quando era per lei.
Caroline annuì e si lasciò baciare sulla fronte. Il tocco delicato di Klaus la fece quasi desistere dal suo intento di allontanarsi da lui, ma il bisogno di sfogarsi col suo migliore amico, per non uccidere il suo amante, era impellente.
 < Cosa hai visto?> le domandò Klaus, prima che Caroline potesse fuggire. La ragazza sapeva benissimo a cosa Klaus si stesse riferendo, aveva sicuramente sentito Amanda dirgli che si trattava di un’eco di morte ma non si sentiva pronta a rivelare tutto ciò che aveva visto a Klaus. Gli abusi del padre, l’odio che gli aveva riservato, l’assassinio della madre. Era strano ma sentiva che  doveva essere lui a parlargliene, spontaneamente.
 < Io, in un’epoca passata, credo il 900 … venivo uccisa. Ero umana ed ero incinta e c’eri tu … è tutto quello che riesco a ricordare.> mentì la ragazza senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi.
 < A me sembra più un brutto sogno.> gli sorrise Klaus per rassicurarla. Ma nessuno dei due si era bevuto la “menzogna” e la falsa serenità che tentavano disperatamente di mostrare all’altro.
Beh era stato Klaus ad iniziare con la storia dei segreti, lei aveva semplicemente deciso di rimandare l’ora della confessione per essere certa che quello che aveva visto fosse vero. Doveva trovare Bonnie e doveva avere delle risposte quella sera stessa o sarebbe impazzita. Poi avrebbe permesso al suo ibrido di andare in iperventilazione per lei e mobilitare l’F.B.I. , la C.I.A. e persino l’A-team per adoperarsi nel suo salvataggio.
 < Puoi parlare con me di tutto, lo sai?> sussurrò la ragazza rivolgendogli un sorriso stanco. Klaus la guardò perplesso ed annuì.  < Lo so.> rispose con sincerità.
Caroline distolse lo sguardo da quello di Klaus ed aprì la porta per correre verso il buio della notte.
 < Ma non lo fai.> sussurrò cercando di trattenere le lacrime.
 
 
 
 
 
 
 
 
Correre le faceva sempre bene. La aiutava a pensare, a scaricare la rabbia in eccesso che a causa della sua recente trasformazione in ibrido, non sapeva ancora controllare molto bene. Era diretta a casa Salvatore, dove sapeva avrebbe trovato Stefan, ma decise di fare un percorso più lungo, nascondendo un sorriso al pensiero di Klaus che con ogni probabilità la stava pedinando. Magari lo avrebbe confuso facendogli credere che stesse andando dal suo amante, ben gli stava! Era così protettivo a volte.
Una fitta alla testa la costrinse a rallentare. Sentì le braccia all’improvviso più pesanti e quando sollevò le mani per capire cosa la stesse trattenendo vide delle spesse catene di ferro legarle i polsi per poi congiungersi tra loro. Un’altra fitta e tutto era magicamente tornato alla normalità.
 < Caroline.> un sussurrò quasi straziante provenne dalla foresta attorno da sé. Da nessun luogo distinto e solo quando si voltò per guardare alle sua spalle, la vide.
Tatia o forse il suo fantasma, il suo Spirito – non poteva dirlo con certezza a quella distanza – sembrava correre e nascondersi tra gli alberi, giocando a nascondino.
Tutto era più che inquietante ma Caroline aveva delle domande da fare e delle rispose da ottenere. Con la super velocità corse da lei, ma una volta raggiunta, Tatia sembrò svanire.
 < Tatia! Sei tu?> domandò l’ibrido girando su se stessa, alla ricerca dell’amica.
  < Ti prego dimmi che non è un’altra eco, che sei tu e non una strana visione! Ho bisogno del tuo aiuto!> gridò la ragazza. Ma la foresta non rispose.
 < Ho vissuto un’altra vita prima? Perché non la ricordo, perché Klaus non ricorda? Perché sono tornata?> domandò freneticamente, sperando che almeno una delle sue domande venisse ascoltata.
Un fruscio alla sua destra catturò la sua attenzione. Le sembrò per un attimo di avere davanti la sua migliore amica Elena, ma il lungo abito color cremisi che lo spirito stava indossando, la riportò alla realtà.
 < Sei un fantasma.> sussurrò Caroline di fronte a Tatia. I suoi occhi non erano verdi, ma marroni proprio come quelli di Elena. Per questo aveva stentato a riconoscere l’amica che l’aveva tanto aiutata durante il suo viaggio nel passato.
Tatia le sorrise di un sorriso rassicurante, quasi per non spaventarla. Allungò le mani verso di lei, come per invitarla ad uno strano girotondo.
 < Sorella.> sussurrò il fantasma, prima di svanire nell’aria come fosse stato fatto di nebbia.
Un altro rumore provenne dalle sue spalle e quando Caroline si voltò, da un alto cespuglio sbucò un lupo. Gli occhi gialli ed i lunghi canini le suggerirono che non si trattasse di un lupo qualsiasi, ma di un lupo mannaro.
Caroline si acquattò emettendo un basso ringhio, pronta allo scontro ma il lupo dopo aver mostrato i denti e teso i muscoli, annusò l’aria sollevando il capo ed indietreggiò. Abbassò le orecchie e senza allontanare gli occhi dalla ragazza indietreggiò fino a scomparire.
 < Cosa?> bofonchiò Caroline, sotto shock. Cosa cavolo stava succedendo al mondo attorno a lei? Stavano per caso tutti impazzendo?
Quel lupo sembrava avercela avuta con Tatia, non con lei. Ma perché un licantropo dovrebbe voler azzannare un fantasma e non una ragazza in carne e ossa? Sicuramente lei era più succulenta.
L’ibrido scrollò la testa e decise di allontanarsi da quel posto il più in fretta possibile. Aveva bisogno di una camomilla, di un bagno caldo, di dimenticare quella assurda giornata. Aveva bisogno di Stefan.
 
 
 
 
 
 
 
  < Quindi ho voglia di sgozzarlo! Ma di sgozzarlo sul serio! Per questo me ne sono andata, perché non so cosa fare ed uccidere Klaus non mi sembra la soluzione ai miei problemi! Oltremodo a quel maledetto modo di fare , riesce a farmi dimenticare il motivo per cui ce l’ho con lui con la stessa velocità con la quale i fa infuriare a volte! Ah ti ho parlato del licantropo che ho incontrato poco prima? Ringhia, sta per attaccarmi, mi annusa e poi se ne va! Il che mi fa pensare che ho l’impellente bisogno di una doccia! È tutto così assurdo Stefan … Un’altra vita…precedente e che né io, né Klaus ricordiamo. Non ha senso. E poi perché ricordare proprio ora? Potrebbe essere un piano diabolico architettato dagli Spiriti per farmi fare un altro viaggetto nel tempo! Ah ma questa volta non ci casco!> sproloquiò alla velocità della luce Caroline, mentre camminava avanti ed indietro di fronte ad uno Stefan vicino all’esasperazione, ma velatamente divertito da quel lato del  carattere della sua amica. Era seduta con una gamba elegantemente appoggiata sul ginocchio e si girava tra le mani un bicchiere di bourbon senza berlo. Si trovava in quella posizione da più o meno venti minuti, cioè da quando quella furia bionda aveva fatto irruzione a casa sua ed aveva iniziato a blaterare senza sosta.
 < Stef? Stefan!> sbottò la ragazza che lo stava chiamando da ore.
 < Cosa?> domandò sconcertato il vampiro, appena riemerso dai proprio pensieri.
 < Dammi un consiglio! Tu cosa ne pensi?>  ripetè Caroline, esasperata.
 < Come, già finito il tuo sproloquio?> domandò il vampiro, cercando di trattenere una risata che uscì fuori non appena Caroline si sedette a fianco a lui, incrociando le braccia e mettendo il broncio come una bambina.
 < Sei inutile!> bofonchiò Caroline, ma Stefan posò il bicchiere sul tavolino ed allungò un braccio sulla spalliera, per agguantarla in un abbraccio fraterno e rilassato.
 < Punto primo, questa mi sembra una storia per Bonnie, lei sarà certamente in grado di capirci più di quell’Amanda. Punto secondo: è il caso che tu non dica a nessuno del piccolo esercito di streghe che Klaus ha radunato, soprattutto ai nostri amici che già faticano così, ad accettarlo. Punto terzo: cosa mi stai nascondendo?> le domandò, voltando il viso per indagare ogni turbamento che quella domanda avrebbe riscosso nell’amica.
Caroline sbarrò gli occhi e deglutì, apparendo completamente colpevole. Non poteva dire a nessuno dell’argomento tabù, era tabù per la miseria! Oltremodo sarebbe stato inutile dirglielo. Non appena Klaus lo sarebbe venuto a sapere avrebbe soggiogato di nuovo Stefan affinchè lo dimenticasse.
 “ Oh si, proprio un’ottima scusa …fifona!” le urlò contro la sua vocina.
 “ Non ho paura di dirlo a Stefan! Lui capirà!” la rimproverò, iniziando una bislacca conversazione con se stessa.
 “ Dirlo a Stefan significa …” le suggerì quell’irritante parte razionale che era nel suo cervello.
 “ Dirlo a me stessa, renderlo reale… ed io non sono pronta ad essere madre.” Concluse la ragazza, avvertendo una spiacevole sensazione irradiarsi dal suo stomaco.
  < Potrei effettivamente star omettendo qualcosa dal racconto, ma se lo stessi facendo, cosa che non ho detto forse dovresti sapere che è necessario, almeno per il momento che io lo faccia. > blaterò Caroline, rivolgendo all’amico un sorriso a trentasei denti.
 < Te l’ho mai detto che persino Lexi era meno complicata di te?> osservò Stefan divertito mentre scrollava la testa ed afferrava il suo telefono dai pantaloni.
 < Lo prenderò come un complimento. Ehi, chi chiami?> domandò Caroline incuriosita.
 < Bonnie, se Tatia c’entra veramente qualcosa in tutto questo, sarà utile convocare il suo spirito. > rispose sovrappensiero il vampiro mentre si portava il telefono all’orecchio. Caroline annuì e sospirò sconfitta. Avrebbe dovuto continuato a mentire spudoratamente ai suoi amici.
Stefan andò alla finestra e scostò la tenda. La telefonata con Bonnie era stata breve e concisa. Alzò lo sguardo per osservare le luna, ormai calante, che illuminava il cielo.
 < La luna piena.> sussurrò Stefan scioccato.
 < Cosa?> domandò Caroline, risvegliandosi dal suo torpore. Stava fissando imbambolata il bicchiere di whisky che Stefan aveva lasciato sul mobiletto. “Ah chi ha il pane non ha i denti!” pensò scocciata.
 < Non c’è la luna piena stasera, Care. Quello non era un lupo mannaro…> sussurrò il vampiro, voltandosi per guardarla negli occhi.
 < Era un ibrido.> disse con voce piatta la ragazza. E non era Tyler, l’uomo scomparso da due mesi a questa parte. Ne avrebbe riconosciuto l’odore.
 < Care, Klaus deve aver …> ma Caroline non lo lasciò finire. Scattò in piedi furiosa e lo bloccò alzando una mano.
 < No, c’è un’altra spiegazione e se anche non ci fosse … Non è il momento di pensare a questo ora. Dobbiamo risolvere il problema della mia eco.> ordinò con fare autoritario l’ibrido.
Un altro segreto che Klaus le aveva tenuto nascosto. Ora tutto tornava chiaro. Quell’ibrido era la sua guardia del corpo. Aveva cercato di attaccare Tatia credendola un pericolo, e quando era scomparsa si era ritirato senza torcerle un capello. Sentì la collera salire fino a chiuderle la gola, ma ricordò le tonalità di grigio a cui aveva deciso di credere. Non era il momento di avere voglia di sgozzare il suo amante, era il momento di risolvere la situazione.
 
 
 
 < Quindi … vogliamo convocare Tatia per chiederle se era tua sorella?> domandò Bonnie cercando di non scoppiare a ridere.
 < Nel 900. Si.> rispose lapidaria l’ibrido mentre si metteva seduta a terra, di fronte all’amica. Era infuriata con Klaus e non era giusto che se la prendesse con i suoi amici, ma gli ormoni impazziti che aveva in circolo … beh erano impazziti! Aveva quasi assalito Stefan, facendogli promettere di non dire a nessuno della storia degli ibridi.
  < Lo sai che mi preoccupi?> scherzò la strega, facendo scoppiare a ridere Stefan, che stava tranquillamente camminando attorno a loro.
 < Ho intenzione di ignorarti. Elena?> domandò preoccupata Caroline, era strano che Bonnie fosse venuta senza di lei, lasciandola da sola al college.
 < È con Damon e non pensavo fosse il caso informarli del fatto che ci sono problemi con Klaus e pensavo non sarebbe stato carino farli venire … qui.> bofonchiò imbarazzata Bonnie di fronte ai suoi due amici.
 < Auch … fatti secchi con poco è?> domandò sarcasticamente Caroline a Stefan. Lei era evidentemente pronta a scherzare sul fatto che Elena e soprattutto Damon, avrebbero preferito vederla andare in sposa a Hitler piuttosto che saperla con Klaus , mentre dall’espressione buia di Stefan, il suo amico non era pronto a farsi due risate sulla nuova unione della coppia felice.
 < Bene, cominciamo.> sussurrò Bonnie mentre passava all’ibrido un coltello dalle imponenti proporzioni.
 < Cosa dovrei farci?> domandò sbarrando gli occhi la ragazza. Bonnie scrollò la testa e sfoderò il pugnale.
 < Devi versare un po’ del tuo sangue in questa ciotola.> spiegò la strega.
 < E di grazia, perché dovrei farlo? È proprio così necessario? Ci sono tanti conigli da poter dissanguare al posto mio! Dillo a Stefan!> la battuta di Caroline fece sorridere i suoi amici, ma ben presto l’attenzione venne riportata all’incantesimo.
 < Nell’ultimo mese ho provato più e più volte a contattare Tatia. Ero preoccupata per lei dopo l’aiuto che ci ha dato, ma non sono mai riuscita ad evocarla. Credo che gli Spiriti l’abbiamo bloccata, sul serio. Per convocarla mi serviva qualcosa di suo e di certo non avevo nulla tra le mani, ma se tu sei veramente sua sorella … il legame di sangue è la magia più potente. Anche se riuscissimo a farla apparire per un solo secondo, sapremmo che è realmente stata tua sorella in una vita passata.> si spiegò Bonnie mentre afferrava le mani di Caroline, per creare un cerchio con le loro braccia.
Caroline annuì, non sicura di riuscire a trovare la voce per rispondere all’amica. Erano molte informazione da dover digerire ed in cuor suo, sperava che Tatia stesse bene.
Bonnie cominciò a blaterare qualcosa di incomprensibile e Caroline notò con la coda dell’occhio che Stefan si era finalmente fermato ed aveva un’espressione sera e tesa.
Una folata di vento le scompigliò i capelli e fu più che sicura di aver sentito un tuono abbattersi nel giardino di casa Salvatore. Stefan si voltò per guardare fuori dalla finestra. Un temporale improvviso era scoppiato, oscurando il cielo e levando un vento tanto forte da far muovere gli alti pini. Non prometteva nulla di buono.
All’improvviso, proprio al centro del piccolo cerchio che lei e Bonnie aveva creato con le loro braccia, apparve Tatia. I suoi occhi verdi smeraldo la fissarono impauriti e Caroline cercò di lasciar andare la mani della sua amica, ma Bonnie le strinse più forte. Impedendoglielo.
Tatia era stata sua sorella… fantastico!
 < Co-cosa …cosa significa?> sussurrò scioccata Caroline.
Tatia si guardò attorno, in modo allarmato e tornò a guardare l’ibrido negli occhi.
 < Cosa avete fatto? Non dovete più convocarmi o capiranno! > urlò quasi Tatia, sembrava davvero spaventata, sull’attenti.
 < Le mie eco Tatia, cosa significa?Sei tu che mi mandi queste visioni?> domandò in fretta Caroline, bel cosciente del fatto che rimane loro poco tempo.
  < È complicato, molto. Non ho tempo per spiegarti, ma posso mostrartelo … scusami Care, è l’unico modo per non farci scoprire. Capirai.>  Caroline cercò di controbattere, ma l’ultima cosa che vide prima di essere inghiottita da una specie di buco nero fu Tatia che le posava una mano sulla fronte mentre Stefan si gettava contro lo Spirito, come a volerla fermare. Forse voleva afferrare lei per salvarla dallo strano torpore in cui era piombata.
 
 
 
 Fu un istante, un istante di puro dolore in cui la testa sembrò sul punto di esploderle. Si portò una mano sulla tempia e premette con tutte le sue forze per porre fine a quel tormento inaspettato, ma una nauseante sensazione di vertigine le attanagliò lo stomaco facendola barcollare sui suoi piedi.
Era molto più doloroso delle altre volte e se quello che stava per far scoppiare il suo cervello era un’altra eco, capì che non sarebbe riuscita a reggerne molte altre. Stava diventando sempre più doloroso.
 
Un dolore lancinante la costrinse a contorcersi in maniera quasi innaturale, afferrandosi lo stomaco per trattenere un conato di vomito. La vertigine sembrò finalmente sparire e Caroline riuscì ad aprire gli occhi, sperando con tutte le sue forze che Tatia e Bonnie fossero al suo fianco.
Osservò lo spazio attorno a sé mentre l’ul’udito stentata a tornare normale. Avvertiva dei suoni ovattati quasi irreali mentre la vista era ancora un po’ sfocata.Una piccola porta in legno marcio fu la prima cosa che vide. Una casa, era di fronte una piccola casa in pietra, rustica, malandata, dalle finestre rotte e spalancate. Posò le mani a terra nel tentativo di tirarsi sù ed avvertì il materiale irregolare scorrere sotto la sua pelle. Si trovava nel piccolo portico di quella casa, seduta con le spalle contro una delle colonne quadrate che lo sorreggevano.
No, non era decisamente a casa di Stefan.
Intruppò con la mano contro qualcosa ed un lieve rumore metallico le arrivò alle orecchie mentre un vociferare indistinto e caotico proveniva dalle sue spalle.
Una spada. Aveva toccato una spada… sporca di sangue e a badare dall’energumeno che si trovava alla sua sinistra con la gola sgozzata, era l’arma di quell’inaspettato delitto.
Caroline sobbalzò per lo spavento e si aggrappò con tutte le sue forze alla colonna dietro di lei, per alzarsi e riconquistare un po’ di lucidità.
Osservò il vestito che indossava. Era un lungo vestito di una tonalità d’avorio molto particolare, sembrava madre perla e dei piccoli ed eleganti arabeschi dorati ne decoravano tutta la lunghezza, comprese le lunghe maniche e la doppia piega del vestito. Un indumento tanto adorabile quanto inopportuno, cosa resa ancor più evidente dalle macchie ancora fresche di sangue e terra che lo percorrevano da parte a parte.
Caroline riuscì finalmente ad alzarsi e rimase pietrificata ad osservare il vestito macchiato di un rosso intenso, così come lo erano le sue mani. Non le ci volle molto a ricollegare i pezzi. Quella spada era evidentemente la sua, lei aveva ucciso quell’uomo in armatura. Ma perché?
Come in uno strano film dai pessimi effetti speciali, l’audio tornò all’improvviso, con un boato che la costrinse a coprirsi le orecchie. Quei rumori ovattati… erano urla e suoni metallici, rumori di zoccoli, nitriti.
Caroline si voltò di scatto, trovandosi davanti uno spettacolo agghiacciante quanto inaspettato.
Uomini in armatura, chi a cavallo, chi a piedi stavano saccheggiando, uccidendo ed incatenando uomini, donne e bambini di quel misero villaggio. Piccoli focolai erano stati accesi con le case costruite ancora in pagliericcio e mattoni e l’esito della battaglia sembrava ormai chiaro, scritto nel sangue.
Cosa doveva fare? Perché si trovava lì?
Un grido spaventoso la fece voltare di scatto verso la sua destra. Un madre stava facendo scudo con il proprio corpo ai suoi due figli, ponendosi di fronte a due uomini e le loro pesanti spade, già levate in aria per infliggere il colpo mortale.
Caroline fu percossa da un brivido glaciale. Non poteva lasciare che quell’orribile tragedia trovasse il suo epilogo.
Corse verso quella donna, ma sentì le gambe pesanti. Le sue gambe da umana.
 < Maledizione> imprecò sottovoce, non aveva alcuna possibilità di raggiungerli in tempo. Fu una frazione di secondo, Caroline afferrò l’arco che l’uomo che aveva ucciso stava ancora impugnando e scoccò l’unica freccia presente nella sua faretra. Era stata un’azione istintiva, fatta senza pensare e contro ogni aspettativa… centrò il bersaglio.
Colpì il primo dei due uomini al costato, attirando immediatamente l’attenzione del suo amico che corse verso di lei, con la spada in mano.
 “Stupida, stupida, stupida!” riuscì solo a pensare Caroline mentre indietreggiava fino a toccare la porta di quella casupola diroccata.
 “ La spada” un pensiero fulmineo e subito dopo la ragazza si lanciò a terra per prendere l’unica arma di difesa che poteva permetterle di avere salva la vita.
  < Se so tirare con l’arco, saprò anche usare una spada. Oh Dio ti prego, fa che sia così! > sussurrò la ragazza, ancora troppo scioccata dai molteplici eventi che si era ritrovata a vivere contro il proprio volere.
Quando riuscì goffamente a difendersi dal primo colpo, diretto alla sua testa Caroline avvertì l’adrenalina correre libera, in circolo nel suo corpo. Quello era il suo posto, lì a difendere               quelle persone, il suo villaggio.
“Aspetta un attimo … da dove mi è uscita questa?” pensò, stordita da … beh da tutto!
Una rabbia viscerale si impossessò di lei, afferrò quell’uomo per il bavero della sua armatura, fatto in maglia, parò il colpo che stava per sferrarle allo stomaco e lo colpì sul naso con la fronte. L’uomo cadde a terra, portandosi le mani sul volto ormai ricoperto di sangue, mentre Caroline si gettò sui due bambini.
 < Seguitemi!> urlò per sovrastare i rumori della battaglia ancora in atto. La madre di quei due piccolini, che potevano avere al massimo sei e quattro anni, annuì sconvolta, pronta a tutto pur di salvare la sua famiglia.
Caroline prese in braccio il bambino più piccolo, il fratello maggiore venne prelevato di peso dalla madre che intrecciò goffamente la mano in quella di Caroline, che ancora impugnava la spada e seguì ad occhi chiusi quella sconosciuta che gli stava salvando la vita.
 < Come ti chiami?> domandò la ragazza mentre sentiva le piccole manine di quell’adorabile bambino sporco di fuliggine, stringersi al suo collo.
 < Ian.> sussurrò con voce impastata e con le lacrime agli occhi.
 < Non preoccuparti piccoletto, andrà tutto bene. Ci sono qui io.> disse la ragazza sorridendogli. Stava mentendo ad un bambino, ma non è quello che gli adulti fanno sempre? Almeno questa volta era a fin di bene!
Caroline entrò nella casa diroccata nel cui portico era avvenuto il suo inaspettato risveglio e si guardò in giro in cerca di un nascondiglio. Non potevano fuggire in mezzo a quel caos, li avrebbero di certo presi e dovevano trovare un luogo di rifugio al più presto, la battaglia non sarebbe durata a lungo. Cosa poteva fare un villaggio di contadini e cacciatori contro una vera e propria armata?
La casa era così spoglia di mobilio e piccola che per un attimo le sembrò impossibile nascondere quattro persone lì dentro, ma i suoi occhi caddero sul piccolo tavolo ovale che si trovava vicino al camino, ormai spento.
 < Lì sotto!> ordinò facendo accomodare la giovane donna ed il fratellino maggiore per primi. Depositò tra le braccia della madre il piccolo Ian, ma per un istante il bambino sembrò titubare. Le tirò i capelli, facendola sorridere e poi si lasciò prendere dalle amorevoli braccia della madre. Caroline poteva giurare di averlo visto fulminarla con lo sguardo!
Sentì degli strani rumori fuori dalla porta e si costrinse ad agire in fretta. Afferrò la tenda malandata e cenciosa che era vicino alla finestra e la strappò, per depositarla sul tavolo. La sistemò, sperando che la tovaglia non fosse un’invenzione del ventesimo secolo e gettò un lungo sospirò di sollievo, posando le mani sul tavolo.
Si ritrovò a fissare quelle mani insanguinate, le sembravano mani altrui, di un qualche sconosciuto.
Un rumore improvviso e forte la fece sobbalzare. La porta era stata brutalmente spalancata da un uomo … in armatura.
Un altro rumore e un altro guerriero entrò dalla finestra. Seguito da altri tre.
Era circondata. E se anche in quella vita era evidentemente in grado di combattere e di sapersela cavare da sola, non pensava sarebbe riuscita a toglierli di mezzo tutti. Non pensava che Ian o suo fratello sarebbero riusciti a rimanere in silenzio, vedendola uccidere un uomo davanti ai loro occhi. Doveva scappare di lì, doveva farsi seguire da loro così da portarli lontano dalla piccola famiglia che aveva deciso di salvare.
Agì senza pensare troppo, prima la cosa aveva funzionato, quindi era il caso di tentare.
Lanciò la lunga spada che ancora teneva in mano, contro l’uomo che si era frapposto tra lei e la porta. Lo colpì in pieno petto ed approfittò dello sconcerto di tutti per correre letteralmente sul suo nemico e uscire fuori da quella casa.
E si ritrovò all’inferno.
Erano morti, erano tutti morti.
I guerrieri che stavano già incominciando a depredare le abitazioni, si voltarono a guardarla e lei impietrì. Era circondata.
Si sentì afferrare rudemente per i capelli e venne gettata a terra con forza. Con così tanta forza da rotolare lungo i pochi gradini del portico e ritrovarsi con la faccia tra la polvere.
Era finita. Ma forse era riuscita a salvare il  piccolo Ian e la sua famiglia.
Sentì le mani ruvide e callose di quegli energumeni afferrarla per le braccia e sollevarla di peso.
 < Puttana!> le ringhiò qualcuno nell’orecchio prima che un cazzotto ben assestato la colpisse in volto e le spaccasse il labbro.
Aveva fatto un male cane.
La ragazza cominciò a dimenarsi furiosamente e sferrò un calcio in pieno stomaco all’uomo che l’aveva colpita ed era stupidamente rimasto davanti a lei.
La presa attorno alle sue braccia si fece più stretta ed un altro cazzotto la colpì allo stomaco facendola piegare per il dolore.
 < Avete visto come ha ucciso Ronald! Ha ucciso Gregory, è una strega! Io dico di farla fuori e lavarcene le mani.> disse con voce roca e rabbiosa l’uomo dai capelli nero corvino ed i lineamenti spigolosi che la teneva per un braccio. Aveva il naso spaccato, perdeva ancora molto sangue. Caroline fece due più due … era evidente perché quell’uomo la odiasse.
 < Il Duca ha detto di non uccidere le donne, Marcus.> ordinò con fare perentorio il ragazzo che la stava trattenendo per la vita. In quell’istante la sua presa si fece più leggera e Caroline cercò di voltare la faccia per osservare in viso quel bruto che forse la stava salvando. Era un ragazzo molto giovane, dai capelli color del grano e gli occhi verdi. Aveva un viso dolce, non un viso da guerriero.
 < Questa non è una donna, vestirà come una di loro forse, ma combatte come un uomo! > lo apostrofò l’uomo che le aveva sferrato il primo cazzotto e che ora si stava reggendo lo stomaco a causa del calcio che Caroline gli aveva assestato.
 < Bene, l’avete presa. Ora legatela con gli altri e portatela al castello. Il Duca non ha tempo da perdere, abbiamo finito qua.> ordinò un uomo vestito di tutto punto, nella sua armatura scintillante ed immacolata. Era a cavallo e a badare dal suo aspetto lindo e pinto non doveva aver partecipato alla battaglia. Era l’uomo più anziano tra di loro, doveva aver avuto una quarantina d’anni, ma erano solo le piccole rughe attorno ai suoi occhi e alla sua bocca a farlo notare.
 I soldati bofonchiarono i loro insulti e le loro imprecazioni mentre Marcus le afferrava le mani per portarle all’altezza della sua pancia e legarle in una spessa corda.
Caroline gli pestò il piede con tutta la forza che aveva e tentò nuovamente la fuga. Riuscì a colpire quell’odioso burbero che l’aveva presa a pugni in faccia, con l’ennesimo calcio e corse via. Fu una fuga breve e che terminò con l’ennesimo colpo, che la fece stramazzare al suolo.
Era umana adesso, poteva scordarsi la super guarigione e nonostante fosse evidente che era una specie di amazzone in quella vita, nulla poteva fare contro il dolore lancinante al suo stomaco o al suo braccio.
 
La lunga camminata fino al castello fu … lunga. Molto lunga, lunghissima.
Quei bruti non la mollavano un attimo nonostante fosse legata come gli altri prigionieri, in una fila indiana fatta di uomini, donne e persino bambini. Grazie al cielo molte persone erano rimaste in vita.
Alzò lo sguardo per osservare il mastodontico castello verso il quale li stavano conducendo. Era protetto da alte e rustiche mura. Alte guglie si ergevano dalle molteplici torri e dai ballatoi si affacciarono le prime guardie armate di lance. Rifiniture dorate e strane statue ornavano l’intera facciata. Ogni alta finestra, ogni colonna era in stile gotico come l’intera costruzione. Le vetrate erano un mosaico di colori donando un’aria meno spettrale e più accogliente al castello.
Il pesante ponte levatoio cominciò a scendere non appena le guardie ebbero riconosciuto i loro compagni e a Caroline sembrò davvero tutto un brutto sogno.
 < Perfetto, sono a Hogwarts.> bofonchiò scocciata la ragazza.
Marcus, l’omone alto e moro che la odiava palesemente, le diede uno spintone, facendole allungare il passo e provocandole una fitta non indifferente al braccio.
Con tutta l’adrenalina che le stava scorrendo in circolo prima, non si era accorta del profondo taglio che qualcuno le aveva inflitto nella parte superiore del braccio. Sanguinava ancora, per fortuna con minore intensità ma il dolore era quasi insopportabile.
Vennero condotti dentro quello che apparve agli occhi di Caroline come un piccolo villaggio entro le mura. Le venne in mente Alarick.  In una delle sue lezioni di storia aveva detto che era uso recintare la parte più importante per gli affari ed il mercato entro le mura dei castelli, per lasciare nelle campagne circostanti gli appezzamenti coltivati … già, nel Medioevo! Ma dove diavolo si trovava? Aveva forse conosciuto così Klaus? No, quello non era il villaggio del 900, non c’era nessun castello. Forse era un evento della sua vita passata, prima della sua morte. Era riuscita a scappare da Esther magari, era in fuga per salvare il suo …
Le mani di Caroline corsero alla sua pancia. Con tutte le botte che aveva preso, se davvero era incinta in quell’epoca…
Ma tastando la parte bassa della sua pancia non avvertì alcun lieve rigonfiamento. Era quasi impercettibile, ma per lei che non aveva mai avuto un chilo in più del suo peso forma, quel piccolo cambiamento nel suo corpo lo aveva notato.
Un sospirò di sollievo le uscì dalla bocca quando non trovò altro che il suo addome piatto e scolpito. Quindi non era ancora incinta.
Perché poi, questa volta, non stava semplicemente vedendo tutto da un punto esterno, ma lo stava vivendo?
Una strano pensiero le passò per la testa. “ No, non può essere.” Fu l’unica cosa che riuscì a blaterare a se stessa per non cominciare a gridare istericamente. Non poteva trovarsi nel dannato Medioevo, in un’altra dannata epoca! Quella scema di Tatia aveva per caso sbagliato?
I suoi pensieri vennero bruscamente interrotti, quando dopo aver oltrepassato un altro ponte levatoio, venne letteralmente gettata nel cortile del castello vero e proprio.
Cadde carponi e strinse i denti per non urlare a causa del dolore allo stomaco e al braccio. Non avrebbe dato alcuna soddisfazione a quelle bestie.
Si tirò sù con tutta la fierezza che la contraddistingueva e si ripulì il vestito con stizza, fissando negli occhi Marcus. Il sorrisino soddisfatto che aveva in volto svanì e fu tentato di colpirla di nuovo, ma qualcos’altro  attirò l’attenzione di tutti loro.
L’uomo più anziano, quello dall’armatura luccicante aveva cominciato a parlare camminando avanti ed indietro di fronte alla fila dei prigionieri.
 < Benvenuti a Dover. Adesso, alcuni di voi avranno l’onore di rimanere al servizio del Duca come suoi servitori, altri faranno ritorno alle loro terre per coltivarle e donare parte delle loro rendite al nuovo signore, mentre … > si fermò proprio al centro della lunga fila, composta più o meno di una cinquantina di persone.
Indicò la persona alla sua sinistra e fece scorrere il dito fino a destra.
 < Voi dieci sarete impiccati come monito per gli altri villaggi che avessero intenzione di dar vita ad un misero tentativo di rivolta come il vostro. > concluse placidamente, prima di passarsi la mano tra i folti capelli castano chiaro.
La notizia scioccante di ritrovarsi a Dover, in Inghilterra, sembrò passare in secondo piano. Un vociferare prima disperato ed incredulo, poi straziante si alzò dalla folla di prigionieri mentre i soldati afferravano i dieci mal capitati per slegarli dagli altri e portarli nelle prigioni.
Tre donne e un bambino erano tra di loro.
Fu più forte di lei, fu istintivo. Caroline si fece avanti trascinando con sé anche i due compagni di sventure che erano legati a lei.
 < No! Non potete farlo! > urlò in preda al panico. Era una mossa stupida, ma non sapeva cos’altro fare.
Uno schiaffo così forte da risuonare per l’intero cortile, immobilizzando tutti, la colpì in pieno viso facendola piegare sulle sue stesse ginocchia.
Caroline tornò fieramente a guardare il suo assalitore. Questa volta era stato il ragazzo gentile, che l’aveva difesa nel villaggio, a picchiarla. Lo guardò stupita mentre un rivolo di sangue le colava giù dalla bocca.
 < Sta zitta!> le ordinò, corrugando la fronte e lanciandole uno sguardo preoccupato. Preoccupato?
 < No! Non potete giustiziarli, ci sono tre donne ed un bambino tra di loro per l’amor di Dio!> urlò ancora Caroline facendosi più vicina al ragazzo.
 Marcus si avvicinò a lei, a pugno stretto ma Robert, così si chiamava il guerriero che sembrava volerla proteggere, lo fermò con la mano, scoprendosi il fianco.
Fu in quel momento che Caroline afferrò il lungo pugnale che Robert aveva nella cintola e si pose dietro di lui, puntandoglielo alla gola.
 < Lasciateli andare o lo uccido.> sussurrò tra i denti, rabbiosa. Aveva perso il controllo di tutto, era evidente, ma non avrebbe mai permesso che quello scempio avvenisse davanti ai proprio occhi, senza fare nulla.
 < Scusami.> sussurrò all’orecchio di Robert che si stava oltremodo dimostrando un ostaggio propenso alla collaborazione, ma quando Marcus afferrò il primo uomo a lui vicino e lo trapassò da parte a parte con la sua spada Caroline rimase paralizzata, immobile a fissarlo come un uccellino spaventato.
Sentì il coltello venirle portato via dalla mano mentre qualcuno da dietro la prendeva per le spalle e la trascinava lontano da Robert.
 < Bene, lei sarà d’esempio per tutti. > urlò uno dei soldati, prima di tagliare la corda che la univa agli altri e gettarla al centro del cortile.
 < Anzi perché non uccidere un'altra persona davanti ai suoi occhi? Sarebbe un’altra interessante lezione. > ridacchiò divertito il tipo più anziano, il comandante.
 < No, vi prego! Farò tutto quello che volete, ma no! > urlò Caroline mentre tentava di rimettersi in piedi. Un pugno in pieno viso la fece crollare di nuovo a terra e la ragazza per la prima volta si sentì… sola. Persa, indifesa, inutile.
Non poteva salvare tutti loro, cosa aveva creduto di essere? Un’eroina in gonnella? E non poteva salvare se stessa … se quello era solo un incubo, un ‘eco…poteva terminare in quel momento, per favore? In quel preciso momento.
Ma le sue suppliche mentali non riuscirono ad isolarla da ciò che vide avvenire davanti ai suoi occhi. Marcus afferrò un bambino tra la folla di gente e si preparò a pugnalarlo. Era Ian, li avevano trovati alla fine.
 < No! No, no, no! > si alzò in piedi di scatto e venne fermata d Robert che la afferrò per la vita, cercando di trattenerla senza farle troppo male.  < Farò quello che mi direte, tutto! Non dirò più nulla, uccidetemi! Ma non toccatelo! Lasciateli andare! Fatemi parlare con il Duca, maledizione!> urlò Caroline mentre si dimenava tra le braccia del soldato.
 < Lasciatela andare.> una voce bassa, autoritaria risuonò nel cortile attirando l’attenzione di tutti i presenti. Quella voce …
Caroline si voltò di scatto per vedere in faccia il suo salvatore ed una fitta così dolorosa da farle mancare il respiro le attraversò il petto. Disperazione e sollievo la invasero in quelpreciso instante.Klaus si ergeva maestoso sul suo destriero nero. Anche lui indossava un’armatura, era più elaborata, più pregiata di quelle dei suoi soldati ma come la loro era sporca di sangue. Portava i capelli corti, come si confaceva ad un guerriero e la stava guardando. Con quegli occhi, quegli occhi che Caroline aveva imparato a leggere.
Quegli occhi che non la stavano riconoscendo.
No, Tatia non si era sbagliata. E quella non era di certo la sua vita passata …o meglio non era la vita che aveva vissuto nel 900. Era un’altra. Che razza di storia era quella? Non una sola vita passata, ma ben due?
Robert allentò la presa e fu attento a non farla cadere mentre Caroline si avvicinava di un solo passo a Klaus.
 < Sentiamo dunque, cosa avete da offrire al vostro Duca in cambio della sua pietà?> domandò con saccenza mentre con lussuria faceva scorrere lo sguardo sul corpo di Caroline.
Era rimasto in disparte sino a quel momento.
Era incuriosito da quella strana ragazza. Voleva vedere fino a che punto la sua generosità l’avesse spinta. Era evidente che nemmeno la morte riusciva a spaventarla.
Avrebbe dovuto capirlo dal modo in cui si era gettata nello scontro, una vera e propria amazzone che era apparsa al centro della battaglia, creandogli non pochi problemi.
Una donna, una bellissima donna dai fluenti capelli color oro stava uccidendo i suoi soldati per difendere il suo villaggio, il tutto in un abito di broccato color perla.
Aveva cercato di raggiungerla, ma molti dei suoi uomini erano rimasti a terra a causa delle balle di fieno intrise di olio e date alle fiamme che i contadini avevano scagliato contro di loro. Idioti, stavano dando alle fiamme il loro villaggio da soli.
Ordinò ad alcuni fanti ancora in piedi, di entrare nella casa dove l’aveva vista rifugiarsi e catturarla. Avrebbe pensato al suo lauto bottino a fine battaglia.
Caroline deglutì nervosamente e cercò di ragionare lucidamente. Era evidente che Klaus non la conoscesse, era evidente che si trovasse di nuovo di fronte ad un vampiro senza scrupolo alcuno.
 < Me stessa. È tutto quello che ho da offrirvi in cambio della libertà di tutti loro.> disse a voce alta, fiera. Sembrò essersi alzata di qualche centimetro tanta era stata la sua forza, la sua dignità.
Klaus socchiuse impercettibilmente gli occhi ed il sorriso sornione che aveva illuminato il suo viso svanì. Scese agilmente da cavallo e si avvicinò a lei con passo lento, cadenzato. Quella camminata fiera, quelle labbra contratte, carnose ed invitanti persino in quel momento, quella barba incolta,i suoi occhi, quelle magnifiche pozze blu ... era assurdo,ma persino in quel momento sembrava bellissimo. Caroline sentì il proprio cuore cominciare a galoppare all’impazzata, minacciandola di uscire dal suo petto ma non distolse lo sguardo. Klaus la stava letteralmente studiando, analizzando, osservando come se lei fosse un bizzarro animaletto che aveva catturato la sua attenzione.
 < Posso avere tutte le donne che desidero. Anche voi se volessi, proprio ora e senza il vostro bene placido. La vostra non mi sembra un’ottima offerta per me.> sussurrò freddamente contro le sue labbra. Era così vicino a lei, così autoritario, così … distaccato. Caroline non indietreggiò, non sarebbe di certo stata una semplice invasione del suo spazio personale a farla desistere.
 < Io non ne sarei così sicura. Ho un bel caratterino se non lo aveste notato e non mi piace per nulla sottostare agli ordini. Potrei prendere un coltello e uccidervi mentre dormite, potrei uccidermi io stessa. State sicuro che l’unico modo che avete per farmi fare ciò che desiderate è liberare queste persone.> Caroline pronunciò ogni parola con estrema solennità, incatenando i suoi cristallini occhi celesti a quelli di Klaus.
L’ibrido  indurì la mascella e rimase per alcuni secondi a fissarla, con aria quasi provocatoria.
La afferrò rudemente per il collo e digrignò i denti. Non gli piaceva affatto essere ricattato, ma pensandoci bene quella ragazza dallo smisurato orgoglio, gli stava proponendo un patto in cui lei aveva tutto da perdere.
L'aveva messa un’altra volta alla prova, l’aveva a dir poco messa alle strette con la sua provocazione, ma di nuovo lei … era riuscita a stupirlo. Si stava offrendo a lui con un tale orgoglio ed una tale dignità, persino quando non dovesse possederne alcuna, da fargli desiderare di possedere quel frutto prelibato quanto raro. Un frutto che evidentemente sarebbe stato proibito a molti uomini, se doveva basarsi sul suo “caratterino”.
 Un sorriso divertito quanto sfacciato apparve sul viso di Klaus, che si lasciò andare ad un risata di scherno, che poteva sembrare quasi gioiosa. Lasciò la presa attorno al collo di Caroline che sembrò rilassarsi immediatamente.
 < È la vostra giornata fortunata gente! Lasciateli andare. > ordinò senza distogliere lo sguardo dal viso di Caroline. La ragazza trasse un profondo sospiro di sollievo, ma subito dopo le sue pupille si dilatarono ed il suo volto impallidì visibilmente.
 < Avete fatto un patto mia cara e sarò felicissimo di farvelo rispettare. > le sussurrò contro l’orecchio senza sfiorarla con un dito.
 < Portatela nel castello, voglio parlare in privato con lei.> disse Klaus rivoto ai suoi soldati prima di salire le scale in legno che conducevano al piano nobile.
 < Ringraziate la signorina prima di uscire.> gridò con voce divertita, prima di scomparire lungo la balconata.
Cosa aveva fatto? Caroline sentì le proprie ginocchia vacillare.
“ È complicato, molto. Non ho tempo per spiegarti, ma posso mostrartelo … scusami Care, è l’unico modo per non farci scoprire. Capirai.” le ultime parole di Tatia risuonarono nella sua testa mentre veniva rudemente afferrata per le spalle e portata di peso nel castello. Doveva scoprire cosa stava succedendo alla sua vita e doveva farlo con Klaus. Se era riuscita a capire una cosa da tutto quel casino era che le loro vite erano indissolubilmente collegate.
 
Lo so, lo so. Sono crudele, nei primi capitoli non ho fatto altro che lanciarvi fumo negli occhi, e magari un pochino anche in questo, ma prometto che dal prossimo il tutto comincerà a farsi un pochettino più chiaro. =) Ad ogni modo vi ho rivelato un sacco di cose in questo capitolo, spero di essere stata in grado di descriverlo bene, per farvelo capire. E naturalmente ho disseminato indizi qua e là sulla trama generale=). Spero davvero tanto che il capitolo vi sia piaciuto, fatemi sapere cosa ne pensate e GRAZIE MILLE per il vostro splendido supporto, mi ispira e mi fa scrivere col sorriso sulle labbra. Alla prossima settimana, un bacio. Giulia. 

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Capitolo 4
*** Non è affatto come sembra. ***


Ragazze salve! Pubblico in anticipo questo capitolo ( contatelo come il capitolo della prossima settimana ) perché non avrò il tempo di postarlo! Vi aspetta un capitolo interessante, soprattutto alla fine =D! Oltremodo ho davvero bisogno di ispirazione perché sono un po’ bloccata, così eccomi qui pronta a ricevere le vostre critiche o i vostri commenti! Fanno sempre bene.
P.S. Vogliamo parlare dello spoiler klaroline? No, ok non parliamone =)! Dico solo… Australia sei una nazione eccezionale! ( Loro il video che circola ovunque in cui Care si sporge per baciare Klaus! Se non lo avete visto, avanti! Cosa state aspettando? =) )
 
 
Tra tutti i soldati che avrebbero potuto scortarla nel mastodontico salone di quel castello, erano stati Marcus ed il capitano, che aveva capito chiamarsi Abraham, a prelevarla con la forza.
 < Furbo da parte tua proporti come sua cortigiana, ma mi dispiace avvisarti bellezza… le madamigelle del Duca non durano più di una notte.> le sussurrò con malignità Marcus all’orecchio.
Caroline si scrollò di dosso le mani di quei due viscidi esseri e si fermò al centro del salone, rimanendone incantata.
L’altissimo soffitto era decorato da un cielo stellato, il blu e l’oro delle stelle dominavano l’intera parete e stranamente non c’era nulla di pacchiano, era uno spettacolo mozzafiato.
Due enormi camini si trovavano, uno di fronte all’altro, proprio al centro della grande stanza rettangolare. Due grandi leoni facevano da capitelli, rischiarati dal calore delle fiamme. C’erano scudi e stemmi appesi alle pareti grigie e sontuosi tappeti e divani in velluto colmavano la stanza. Candelabri e mastodontici lampadari pendevano dal soffitto, illuminando col chiarore di centinaia di candele l’intero ambiente.
Era uno spettacolo magnifico.
 < Assicurati che gli uomini aiutino i contadini a riparare le loro case e che forniscano di attrezzi agricoli chi li ha persi in battaglia. Appendi il bando con le tasse e i termini massimi per le consegne e mi raccomando, che non venga torto un capello a nessuno, ho fatto un patto ed intendo rispettarlo. >  Klaus concluse la frase accennando un sorriso malizioso e lascivo mentre entrava nella stanza, da una delle due porte in mogano scuro, poste dall’altra parte del lungo salone.
Era seguito a ruota da Robert che annuiva ad ogni suo ordine e stentava a tenere il passo veloce dell’ibrido, che a sua volta doveva tenere la testa voltata di lato per osservare il suo fedele soldato.
Quando fu abbastanza vicino a lei, sollevò lentamente lo sguardo e dall’espressione sorpresa che apparve sul suo viso, Caroline pensò per un momento che si fosse scordato di lei.
 < Ti voglio al comando della spedizione. Verrai ad aggiornarmi sulla situazione ogni sera, di ritorno dal villaggio.> ordinò Klaus, questa volta senza voltarsi a guardare il giovane Robert. Portò le mani dietro la schiena ed inclinò la testa, per osservarla meglio. Si portò esageratamente vicino a lei e fu piacevolmente sorpreso nel constatare il fatto che quella giovane fanciulla non abbassasse lo sguardo imbarazzata o spaventata, come la maggior parte delle donne che aveva incontrato in vita sua. Forse l’unica eccezione che poteva venirgli in mente era sua sorella, Rebekah. Ma di certo con lei la situazione era completamente diversa.
 < Andate.> disse a voce alta, senza staccare quei profondi oceani blu dal viso di Caroline. Non era più in armatura, indossava una leggera camicia ricoperta dalla cotta di maglia posta a protezione del suo corpo. Indossava ancora i parastinchi in ferro ed aveva i capelli spettinati come se si fosse tolto di fretta e senza troppo cura la parte superiore della sua corazza. Era sexy, tremendamente sexy.
Marcus, Robert e Abraham annuirono ed uscirono velocemente dal salone senza emettere un fiato.
 < Qual è il vostro nome?> gli domandò all’improvviso l’ibrido, scrutando nei suoi occhi quasi volesse leggervi attraverso.
 < Caroline.> rispose la ragazza, concisa, stizzita. Si sentiva nervosa, la gola era secca e la testa stava per esploderle, ma doveva mantenere il controllo. Doveva ignorare il dolore che sembrava provenire da ogni parte del suo corpo e cercare di capire qualcosa. Qualsiasi cosa che l’avesse potuta aiutare a tornare alla sua epoca. Tanti saluti alla missione di Tatia! Era stufa di stare alle regole degli altri.
 < E di grazia, non avete un cognome?> domandò Klaus, divertito dalla rabbia che evidentemente la ragazza stava cercando di trattenere.
 < Forbes.> sussurrò Caroline, senza sapere se stesse commettendo un passo falso o no. Era stata una risposta automatica, inoltre avrebbe potuto avere maggiori informazioni, forse persino da lui se veramente quello fosse stato il suo nome. Che tipo di informazioni? Non lo sapeva, ma visto che stava andando alla ceca … tanto valeva provarle tutte.
Lo sguardo di Klaus, che fino a poco prima era fisso negli occhi di Caroline, si posò altrove. L’espressione intensa ed indagatoria lasciò il posto ad un profondo cipiglio e l’ibrido posò una mano sul  braccio ferito della ragazza, attento a non farle male.
 < Siete ferita.> osservò con tranquillità, prima di riportare il suo sguardo ed anche la sua mano al viso di Caroline. Asciugò con il pollice il rivolo di sangue che le colava dal labbro ed una scintilla di lussuria attraversò i suoi occhi.
 < Manderò a chiamare il mio medico per curarvi.> disse Klaus mentre cominciava a camminare attorno a lei, per scrutare ogni minimo dettaglio di quella stupenda fanciulla. Cosa che irritò la ragazza fino all’inverosimile.
 < Non ho bisogno della vostra carità. Forse i servigi del vostro medico personale farebbero molto più comodo alle persone che i vostri soldati hanno massacrato. Ah, peccato sono quasi tutti morti.> non era riuscita a trattenersi.
Era stato stupido da parte sua, ma sentirsi trattata come un cane da esposizione la irritava a morte. Quel Klaus sanguinario e crudele la irritavano a morte, tutta quella dannata situazione la irritava a morte! Per non calcolare il fatto che dal castello medioevale, gli abiti medioevali, il Duca Klaus che non la conosceva affatto e la sua non gravidanza… aveva ottenuto tutte le conferme ai suoi dubbi. Non era il 900 l’anno, se non il secolo, in cui si trovava.
Fantastico! Meraviglioso!
Klaus si immobilizzò, dopo aver sentito le parole di Caroline, e trovandosi dietro di lei la afferrò rudemente per le spalle, riuscendo ad avvertire il cuore della ragazza cominciare a pompare più forte. Avvicinò il viso a quello di lei per poi chinarlo, ammaliato dal profumo che sentiva provenire dalla sua candida pelle.  
Il cuore di Caroline sembrava impazzito … Forse il suo coraggio non si spingeva ai limiti della follia e della stupidità, dunque e quell’affascinante fanciulla cominciava a presentarsi agli occhi di Klaus come un seducente enigma.
 < Vorreste giudicarmi? Anche voi avete ucciso degli esseri umani, vi ho vista in combattimento. Ognuno uccide in nome dei propri ideali, suppongo.> sibilò iracondo contro il suo collo. La tentazione di affondare i canini in quella soffice carne riuscì quasi a stordirlo, ma si trattenne. Non voleva farsi odiare da lei. Voleva carpire il segreto che si celava dietro tanta compassione, tanta forza … tanto splendore.
  < E ad ogni modo i vostri ideali non mi sembrano meno corrotti dei miei. Siete qui, al mio castello… vi siete praticamente offerta a me. Un comportamento per nulla consono ad una donna rispettabile.> sussurrò lascivo contro l’orecchio di Caroline. Senza nemmeno toccarla riusciva a farle perdere la testa, persino adesso che non si trovava davanti ad un Klaus che avrebbe potuto amare.
 < A volte ci sono cose più importanti dei proprio ideali.> disse a denti stretti, senza muoversi di un millimetro e senza voltarsi per guardarlo. Irritazione, rabbia, lussuria e attrazione animavano il suo cuore in quel momento e la cosa migliore da fare per lei era mantenere il controllo.
 < E cosa sarebbero queste cose? Sentiamo.> la canzonò lui con fare malizioso e superbo mentre tornava davanti a lei, senza nascondere un sorriso sinistro.
 < L’amore. Sono stata la prima in passato a giudicare le scelte degli altri con leggerezza, ma adesso … ho capito che esistono molte tonalità di grigio ed ho intenzione di percorrerle tutte per salvare noi… > “due”, ma fortunatamente riuscì a tenere a freno la sua linguaccia.  <  tutti.> concluse, riprendendosi da quella gaffe con estrema lucidità.
Klaus si fermò davanti a lei e la fissò per quella che a Caroline sembrò un’eternità prima di cominciare a slegare la corda che ancora le teneva le mani saldamente legate.
 < Siete una donna dalle mille sorprese Caroline.> sussurrò malizioso e seducente prima di sollevare lo sguardo e rivolgerle un’ occhiata infuocata.
 < Sono curioso di scoprire i vostri innumerevoli talenti.> disse Klaus con tranquillità mentre faceva cadere a terra la corda, liberando così la sua prigioniera.
Caroline non aveva distolto per un attimo lo sguardo dal viso concentrato dell’Originale, e quando un’espressione corrucciata apparve a contorcerlo, la ragazza seguì incuriosita l’oggetto di tanto turbamento.
Klaus prese i polsi di Caroline tra le mani e con estrema delicatezza fece scorrere i suoi pollici sopra le profonde pieghe che le avevano bruciato la pelle, a causa dell’attrito con la corda spessa e ruvida.
 < Ci sono andati giù pesanti con voi.> sembrò dire più a se stesso che a Caroline, visto che non aveva accennato a sollevare lo sguardo per guardarla negli occhi.
 < Non è nulla, sto bene.> lo rassicurò la ragazza, ritraendo timidamente le mani dalla presa delicata del vampiro. Assurdo, si era sentita in imbarazzo. Con Klaus, l’uomo che l’aveva vista piangere come una cretina, l’aveva vista in preda alle sue crisi di nervi, l’aveva vista impuntare i piedi come una bambina … l’aveva vista nuda!
Ma doveva ricordarsi che non si trovava davanti al suo Klaus. Lui la stava aspettando nel ventunesimo secolo. E sicuramente stava alzando un maremoto pur di riuscire a trovarla. Per un attimo sorrise a quel pensiero e quando sollevò lo sguardo riuscì finalmente ad affogare nelle pozze blu scuro degli occhi di Klaus.
Poco importava quale ibrido si trovasse davanti, il senso di protezione e di casa che riusciva a provare solo guardandolo riusciva ad investirla. Sempre.
Klaus la stava guardando ammaliato, ma la ruga di preoccupazione che gli corrugava la fronte, stonava con la placidità del suo sguardo.
 < Vado a chiamare Anne, penserà lei a voi. > sbuffò fuori quasi irritato, prima di uscire a passi svelti e sicuri dalla stanza.
 Si, era sempre uno psicopatico bipolare. La cosa non sembrare cambiare, poca importanza in quale epoca si trovassero!
Caroline si voltò, sconcertata da quel cambio repentino di atteggiamento e da quella specie di fuga scocciata. Ma Klaus non si voltò a guardarla e lei si ritrovò sola, nel luogo più suggestivo e terrificante che avesse mai visto.
 
 
 
 
 < Il padrone ha detto di farvi fare un bagno e farvi visitare dal dottore. Nicolas è già andato a chiamarlo e tu devi cominciare a spogliarti.> blaterò in fretta quella donna slanciata e dai lunghi capelli  biondi, velati qua e là da piccoli tocchi di grigio. Doveva avere una quarantina d’anni e non di più ed era ancora una bellissima donna.  Solo non sembrava tenere molto al suo aspetto e per Caroline sembrò un vero e proprio peccato. Ma aveva potuto capire una cosa di quella donna: da come si comportava sembrava essere la mamma di tutti. Di certo era il boss.
Anne l’aveva scortata nella parte della magione riservata ai servitori, era molto meno lussureggiante dell’unica sala che aveva avuto l’onore di ammirare, ma non era squallida. Solo rustica.
Gli occhi di tutti non si erano mai staccati dalla sue esile figura e per la prima volta Miss Mystic Falls desiderò di essere trasparente. Non osava nemmeno immaginare il suo aspetto. Il vestito sporco di sangue ormai incrostato, il suo braccio ferito e sanguinante, come lo era il suo labbro e stando al dolore lancinante che sentiva cominciare a tamburellarle la guancia, un enorme quanto gonfio livido si stava formando proprio lungo il suo zigomo. Odiava essere umana! Lo odiava davvero, con tutte le sue forze!
 < Potrei per lo meno, non so … avere una stanza in cui spogliarmi?> domandò allarmata Caroline, era nel bel mezzo della cucina quando quella buffa donna le aveva rivolto quell’ordine.
Anne scoppiò a ridere, di una risata sonora ma impacciata, come se non fosse abituata a farlo molto spesso.
 < Madamigella le tue grazie saranno presto alla mercè del Duca e molto poco resterà di te o della tua dignità. Dovresti smetterla di fare la schizzinosa e abituarti! Non sei più una nobildonna, sei una di noi!> osservò con una nota di sarcasmo la donna, ma subito dopo scoppiò a ridere ed i tre uomini e le due donne che si trovavano nella cucina con loro, fecero lo stesso.
Caroline li guardò indignata e strinse i pugni, sentiva la collera salire fino a renderla cieca dalla rabbia. Doveva venire umiliata persino nel mille-e-vattelapesca! No, non ci stava!
 < Senti, mia cara “ho i capelli grigi e quindi mi sento la regina del mondo” , punto primo: io non sono una nobildonna indifesa e superba, punto secondo: sono qui perché ho evidentemente combattuto per difendere il mio villaggio e punto terzo: dovreste dimostrare un po’ più di compassione per chi si trova nella vostra stessa posizione! Non ho la puzza sotto il naso e non sono venuta pretendendo nulla, se siete invidiosi del mio bel faccino beh… mi sta procurando solo guai, quindi potreste anche prendervelo se dipendesse da me!> blaterò fuori, letteralmente infuriata.
Aveva le guance rosse ed il respiro accelerato e quando fece piovere il suo sguardo infuocato sulle persone presenti, notò che più nulla dell’espressione sorniona e divertita era rimasto sui loro volti.
 < Bene. Ora se mi potreste indicare una stanza in cui spogliarmi ed aspettare il medico ve ne sarei grata.> concluse in un soffio la ragazza. Si voltò per guardare Anne, l’unica che sembrava riuscire a sostenere il suo sguardo fiero.
 < Non sei come le altre. Buon per te, magari il Duca non ti distruggerà l’anima.> disse con tono deciso, quasi minaccioso.
 < Cosa vuoi dire?> domandò incuriosita Caroline. Distruggere l’anima non era certo un’espressione da usare con leggerezza.
Anne la prese per un braccio e la trascinò dentro una piccola stanzina, posta appena fuori l’ingresso della cucina.
Caroline sbattè contro qualcosa di alto e metallico ed un’enorme zucca le precipitò tra le mani.
 < Zucca.> affermò stupita la ragazza, avvertendo subito dopo una risata genuina provenire dall’atra arte dello stanzino.
Un giovane ragazzo dai lineamenti marcati ma regolari la stava fissando e stava ridendo di lei. Aveva una piccola borsa di cuoi ai suoi piedi e sembrava appena essere sceso da cavallo, poteva dedurlo dai folti capelli corvini ancora scompigliati dal vento.
Caroline osservò lo spazio attorno a sé. Dalla grande quantità di cibo presente su alti scaffali ed appeso a strani ganci che pendevano dal soffitto potè dedurre che si trovava nella cantina del castello.
 < Ho visto altre prima di te innamorarsi di Niklaus, ognuna di loro lo ha amato e ne è stata ferita. Quell’uomo non è in grado di provare affetto, ricordatelo Caroline.> le sussurrò all’orecchio Anne con tono grave, velato da una strana preoccupazione.
 < Anne non credevo che avrei dovuto visitarla nella cantina, pensavo stessi scherzando.> la voce allegra del gioviale ragazzo che aveva davanti la riportò alla realtà, ma Anne non si voltò nemmeno per guardarlo.
 < Il Duca non ha dato disposizioni per una stanza, questa è l’unica in cui la signorina possa tutelare il suo casto pudore.> sputò fuori con aria velenosa prima di sbattere la porta dietro di sé.
 < Dovete lasciarla stare, a volte Anne si comporta da …> ma il ragazzo rimase a bocca aperta, dubbioso su come continuare la frase.
 < Da vera bastarda?> chiese Caroline ostentando un sorriso malizioso.
Il ragazzo sgranò gli occhi, meravigliato della risposta di Caroline ma accennò un sorriso divertito.
 < Il vostro sproloquio supera di certo il mio, ad ogni modo dovete solo saperla prendere. Ne ha passate tante e quando incontra una come voi tende a ricordare cose dolorose. > osservò con fare gentile. Sembrava genuinamente preoccupato per Anne.
 < Una come me? E come sarei io?> domandò Caroline, incuriosita da quelle parole. Era strano, ma non riusciva a pensare male di quel ragazzo, anche se ne aveva tutte le ragioni.
 < Un’aristocratica giovane e bella che non ha nulla da perdere dalla vita ormai. > osservò con tranquillità.
 < Vi sbagliate … vi sbagliate enormemente.> sussurrò sconfitta. Aveva avuto poco tempo per pensare in tutta quella baraonda ma se c’era qualcosa che sapeva era che in tutta quella storia aveva davvero molto da perdere. Doveva giocarsi bene le sue carte e doveva farlo con astuzia.
 < Avete intenzione di mollare quella zucca o volete che vi prepari un bel pranzetto?> domandò all’improvviso divertito il suo dottore mentre spostava una cesta di fragole per fare spazio, su una logora panca di legno.
Caroline si portò ad osservare la zucca che ancora teneva saldamente stretta tra le mani e rise di quella gaffe.
 < A dire il vero sono un po’ affamata.> scherzò, ma nel momento esatto in cui proferì quelle parole il suo stomaco brontolò quasi per ricordarle che era vero.
 < Chiederò ad Anne di prepararvi una zuppa, appena avrò finito con voi. Il mio nome è Adam Rocksfild, sono il figlio maggiore del dottor Kane. Mio padre è malato in questi giorni così sono venuto io al suo posto.> si presentò mentre estraeva delle garze dalla sua borsa.
 < Caroline Forbes. Paziente ridotto un po’ maluccio.> fu tutto quello che le uscì dalla bocca.
Adam rise ed i suoi stupendi occhi azzurri si legarono a quelli di Caroline.
 < Fatemi vedere.> e così dicendo si avvicinò maggiormente alla ragazza per afferrarle il viso tra le mani. Era evidentemente stato attratto dalla ferita più vistosa.
Caroline ricordava erroneamente che i cazzotti provocassero meno danni collaterali. L’aveva già detto che detestava essere umana? Ah si …l’aveva già detto.
 < È un brutto livido e si è già gonfiato.> osservò Adam mentre faceva scorrere il pollice sul rigonfiamento che si trovava proprio sullo zigomo destro. La ragazza contrasse il viso a causa del dolore, ma non si lamentò.
 < Aspettate.> disse Adam prima di prendere qualcosa da uno scaffale in alto e piazzarlo sulla guancia dolorante di Caroline.
 < Ahu … come dottore siete poco delicato, lasciatevelo dire.> sussurrò la ragazza mentre reggeva quella che, basandosi sulla consistenza, doveva essere una fetta di carne.
 < E voi come paziente siete poco collaborativa.> scherzò Adam mentre tirava fuori un unguento dalla sua borsa.
 < Dovete applicarlo due volte al giorno e tutto dovrebbe sparire al più presto. Per il vostro labbro rotto purtroppo non posso fare molto. Potreste applicarvi del sale per farlo guarire più in fretta ma farebbe molto male.> osservò con tranquillità.
 < No grazie, per oggi ho raggiunto la soglia massima del dolore.> rispose Caroline afferrando l’unguento per inserirlo nella tasca nascosta del vestito.
 < Quando dicevate che Anne tende a ricordare cose dolorose, quando vede una come me, intendevate forse che Klaus …?> ma non sapeva davvero come finire la frase. Aveva intuito che tutto il risentimento di quella donna, che a dirla tutta le assomigliava enormemente, fosse dovuto all’Originale.
 < Non è molto carino parlarne da parte mia, ma spero che riuscirò a riscattarla ai vostri occhi. È stata innamorata del Duca per lungo tempo, è stata la sua amante per lungo tempo a dire il vero … mai nessuna gli era stata affianco così a lungo. Il Duca è una persona schiva, non ama molto la compagnia delle donne. E poi non si sa il perché, ma un giorno Niklaus l’ha semplicemente allontanata, l’ha messa alla direzione del castello ma … Anne non è stata più la stessa.> gli occhi fino a poco prima allegri di Adam divennero d’un tratto tristi e Caroline sentì un groppo alla gola impedirle di respirare.
Ok, quindi Klaus in quell’epoca era uno spietato Signore della guerra che allargava i suoi domini e feriva donne che, ne era certa per quanto in maniera irrazionale, somigliavano tutte a lei.
 < Chi vive nel castello della famiglia Mikaelson oltre a Klaus?> domandò all’improvviso la ragazza. Adam rimase scosso da quella domanda ma non fece obiezioni.  < Nessuno.>  le rispose.
Caroline sbarrò gli occhi, sconvolta e si sentì sopraffare da uno sconvolgente senso di ansia e dolore. Il suo respiro accelerò visibilmente e Adam corse a sorreggerla per le braccia.
 < Caroline, state bene?> domandò allarmato.
Nessuno … Nessuno. Questo voleva dire che Klaus aveva relegato ogni membro della sua famiglia dentro quelle casse, o addirittura che qualcuno di loro si fosse allontanato da lui, fuggendo alla sua ira.
Era strano pensare a Klaus senza immaginarlo con la sua famiglia. Con Rebekah ed Elijah, i fratelli che nel bene e nel male gli erano sempre restati accanto. Era come pensarlo mutilo di qualcosa e Caroline aveva finalmente capito … Klaus era mutilo del suo cuore.
 < In che secolo siamo?> domandò sprezzante di ogni dubbio che avrebbe fatto nascere nel suo nuovo amico.
Adam la fissò spaventato. < Voi non state affatto bene.> sussurrò.
 < Starei sicuramente meglio se la smetteste di conficcare le vostre dita nella ferita ancora aperta che ho nel braccio e se rispondeste alla mia domanda!> sbottò irritata Caroline. Era nel mezzo del suo ragionamento, stava per arrivare a qualcosa, lo sapeva e non aveva tempo da perdere per implorare una risposta.
 < Il braccio …?> domandò stupito Adam mentre le scostava la manica del vestito per osservare meglio.
 < Il secolo?> domandò a sua volta scocciata Caroline mentre offriva il braccio al dottore.
 < Siamo nel 1136.> bofonchiò sovrappensiero mentre si adoperava alacremente per disinfettare la ferita di Caroline.
 < È passato poco tempo.> sussurrò scioccata. Poco tempo per un vampiro ovviamente, poco tempo dalla sua dipartita avvenuta nel 900.  Poteva Klaus essere ancora scosso dal suo ricordo-non-ricordo? Nel ‘500 aveva dimostrato di “ricordare”, aveva tentato di farlo, ripercorrendo i passi della loro relazione o meglio, Klaus lo aveva fatto nel ventunesimo secolo. Il cervello le stava andando in fumo ma andava bene, era meglio avere disfunzionali informazioni a cui pensare piuttosto che nulla.
< La ferità è infetta, perché non me ne avete parlato prima?> la rimproverò Adam, riportandola alla realtà.
 < Cosa? Infetta?> domandò con troppo poca preoccupazione Caroline.
 < Già, dovrò venire ogni giorno per cambiarvi la fasciatura. Dobbiamo solo sperare che non vi venga la febbre.> disse mentre le risistemava la manica.
Adam si alzò di scatto dalla panca, sembrava contrariato ma allungò una mano davanti a sé per aiutare Caroline ad alzarsi.
 < Scusate se sono sembrata maleducata. È stata una brutta giornata.> disse la ragazza, sinceramente dispiaciuta. Adam era stata la prima persona veramente gentile con lei e lei era stata troppo presa dai suoi problemi per mostrarsi riconoscente.
 < L’ho notato e non sono arrabbiato con voi. Ho paura di …> ma in quel momento la porta della cantina venne bruscamente spalancata ed un fascio di luce accecante inondò i due ragazzi.
 < Adam … vi sembra il caso di medicare un vostro paziente in una cantina?> domandò rabbioso l’ibrido.
Caroline fece lentamente scivolare via la sua mano da quella di Adam per coprirsi il viso dalla quella luce accecante, ma fu afferrata bruscamente per il braccio e trasportata fuori.
Klaus la fissò con un’espressione di rabbia mista a preoccupazione. La stava incenerendo con lo sguardo e non sembrava avere alcuna intenzione di distogliere lo sguardo da lei.
 < Anne ha detto che non avevate dato disposizione di preparare una stanza ai piani nobili per la signorina, così abbiamo dovuto accontentarci.> si spiegò il ragazzo senza mostrare alcun timore.
 < Suppongo fosse una cosa scontata. Me la vedrò io con Anne.> sibilò iracondo mentre posava una mano sul muro dietro le spalle di Caroline, facendosi più vicino a lei.
 < Non prendetevela con lei, non lo ha fatto con cattive intenzioni> intervenne Caroline, ma Klaus sembrò non averla minimamente sentita.
 < Come sta la nostra piccola ribelle?> domandò ad Adam senza voltarsi a guardarlo. Era assurdo ma Caroline stava cominciando a sudare. Il Klaus che aveva davanti in quell’epoca era evidentemente un Klaus fuori controllo.
 < Il rigonfiamento sullo zigomo dovrebbe guarire in breve tempo se applicherà la lozione che le ho dato, ma la ferita al braccio è infetta. Dovrò venire ogni giorno per cambiarle la fasciatura e ripulirla. Dobbiamo sperare che guarisca e che non le venga la febbre.>
Gli occhi di Klaus che fino ad allora non si erano mai allontanati da quelli di Caroline, vennero attraversati da un tremito. Alzò una mano per sfiorare il livido che deformava il viso della ragazza e fu così leggero che Caroline non lo percepì affatto.
 < Avete fatto il vostro lavoro, potete andare.> ordinò ad Adam mentre sorrideva sornione in direzione della ragazza.
 < Duca, Caroline.> li salutò Adam prima di allontanarsi.
 < Arrivederci Adam e grazie.> disse con voce ferma Caroline mentre ricambiava con spavalderia lo sguardo fisso di Klaus.
 < Vedo che siete diventati molto intimi.> sussurrò con fare malizioso l’ibrido, mal celando la sua irritazione.
 < È il mio dottore.> spiegò lapidaria la ragazza.
 < Datemi quella lozione.> ordinò Klaus facendo scorrere il suo sguardo indagatore sul vestito di Caroline.
 < Perché dovrei darvela? Mi serve.> rispose stizzita, odiava ricevere ordini. Soprattutto da lui.
 < Non mi piace ripetermi.> sibilò iracondo mentre si avvicinava maggiormente a lei.
Il respiro di Caroline aumentò vistosamente e stringendo le labbra fino a farsi male,  afferrò dalla tasca del suo vestito la lozione e la depositò rudemente nella mano dell’ibrido.
 < Contento?> domandò piccata.
Klaus sollevò un sopracciglio, sorpreso dalla spavalderia di Caroline ma non accennò ad allontanarsi.
 < Mi state già costando fin troppe rogne amore. Vostro padre è appena arrivato al castello, richiedendo la tua liberazione. Ha promesso di giurare fedeltà al mio casato in cambio, peccato che abbia già conquistato la vostra terra.> sorrise sornione, vittorioso.
Caroline si sentì mancare. Suo padre … e se il padre che aveva avuto in quell’epoca fosse Bill, Bill Forbes? Avrebbe potuto rivederlo un ‘ultima volta! Avrebbe potuto abbracciarlo! Sentì il cuore cominciare a battere all’impazzata e si morse un labbro nel tentativo di trattenere le lacrime.
 < Fatemi parlare con lui e se il vostro desiderio è che se ne vada, lo convincerò.> rispose Caroline, cercando di nascondere tutta la felicità e l’ansia che il solo pensiero di parlare con suo padre le provocava.
Klaus si allontanò finalmente da lei e socchiuse gli occhi, come per metterla meglio a fuoco. Era rimasto spiazzato dalla reazione di quella fanciulla. Avrebbe dovuto infuriarsi o mettersi a piangere, implorandolo di lasciarla tornare a casa con suo padre ed invece … non sembrava avere voglia di abbandonarlo. Aveva una scintilla negli occhi, una scintilla che lui aveva perso da molto tempo e che da tempo immemore stava cercando di ritrovare.
 < Se vi vedesse conciata così, avrebbe un malore. Gli dirò di passare domani.> osservò con disinvoltura, come se quel gesto premuroso non volesse significare nulla.
 < Lo farete impazzire invece, negandogli un mio saluto. Sarò veloce, lo prometto.> giurò Caroline prima di far scivolare la sua mano lungo il braccio di Klaus, pronto ad andarsene.
L’originale tornò a guardarla con aria sorpresa. Il magnetismo che sentiva attrarlo a lei era innegabile, cosa gli stava facendo quella ragazzina?
 < Andate allora. Nel salone.> sbuffò irritato mentre con uno sgrullone si liberava della carezza di Caroline.
La ragazza annuì, nascondendo la fitta allo stomaco che quell’atteggiamento le aveva provocato.
Corse verso il salone senza voltarsi più a guardarlo. Se era veramente suo padre la persona che la stava attendendo, non voleva aspettare un minuto di più. Voleva abbracciarlo, voleva stringerlo a sé per non lasciarlo andare più via.
Spalancò la pesante porta in mogano del salone e con il fiatone fece il suo ingresso nella stanza. Aveva il cuore in gola, si sentiva eccitata come quando Bill tornava dai suoi lunghi viaggi di lavoro. Aveva voglia di correre tra le braccia di suo padre e sentirsi finalmente protetta, al sicuro.
Un uomo alto, dai capelli grigi e ondulati corse a passi svelti verso di lei. Era un uomo ancora giovane e aitante … e non era Bill.
Caroline cercò di nascondere tutto il dolore e la delusione che quell’apparizione provocò nel suo cuore e si lasciò abbracciare da quello sconosciuto.
  < Oh Caroline. Caroline. Bambina mia, cosa hai fatto?> lo sentì sussurrare tra i suoi capelli, mentre la baciava senza sosta. Una fitta le pervase il petto. Forse quell’uomo non era suo padre, ma era evidente che lei fosse sua figlia.
 < Sto bene papà … sto bene.> sussurrò prima di sentire il proprio viso venire afferrato con dolcezza dalle mani di quello sconosciuto. Suo padre stava piangendo. La stava guardando con così tanta pena e dolore da farla sentire colpevole,  forse persino inappropriata. Quell’uomo meritava di dire addio a sua figlia, alla sua vera figlia e non a lei.
In un moto di amore, Caroline gli gettò le braccia al collo e lo strinse forte a sé. Era assurdo ma provava dell’affetto per quell’uomo, poteva sentirlo. Le dispiaceva pensarlo, ma sembrava essere stato un padre persino migliore di Bill.
 < Mi offrirò io in cambio della tua libertà. Gli concederò tutte le nostre terre, non importa. Tu non puoi vivere qui, guarda come sei ridotta bambina mia. Sono fiero di te, ma non posso saperti infelice.> disse tra le lacrime quell’uomo mentre la teneva stretta e Caroline si sentì al sicuro. Protetta.
Non ci stava capendo più nulla, ma quella sensazione era reale. Si sentiva amata, davvero.
“Forse l’affetto di un padre è in grado di fare questo, abbattere ogni ostacolo.” Pensò riscaldata dal calore di quell’uomo.
Per un attimo Caroline ripensò al suo bambino. Sarebbe mai stata in grado di donargli tutto l’amore che quel semplice sconosciuto stava riversando nel suo cuore?
Lei era ancora una bambina spaventata e spaurita. Aveva ancora bisogno del suo papà, della sua mamma. Come poteva sentirsi pronta per diventare quella guida, quella roccia e quella stella polare che Liz era stata per lei?
 < Papà ti prego, torna a casa. Starò bene qui e se dovessero trattarmi male, sai che mi farò rispettare. Non piangere per me … sto salvando la nostra gente, giusto? Sono una piccola eroina proprio come nei racconti che mi leggevi sempre da piccola. So badare a me stessa, me lo hai insegnato tu. Non preoccuparti, ci rivedremo.> gli sussurrò Caroline con le lacrime agli occhi, mentre suo padre le prendeva dolcemente le mani e la stringeva a sé per non lasciarla più andare. Era stato strano ma quelle parole erano sgorgate dal centro esatto del suo cuore.
Suo padre le sorrise provato e le baciò la fronte.  < La mia piccola guerriera. Non ti lascerò combattere da sola, lo sai.> le disse con voce più sicura, riacquistando serenità. Aveva cresciuto una ragazza forte, una ragazza unica.
  < Potrete venire a fare visita a vostra figlia dopo previo preavviso, vi do la mia parola. Ora però dovete andare, Caroline deve riposare.> la voce suadente di Klaus provenne all’improvviso dalle sue spalle.
Era stato stranamente gentile, ma  non era riuscito del tutto a nascondere un tono seccato, prepotente.
 < Non mi accontento di una mezza libertà per lei.> rispose piccato suo padre, guardando fieramente negli occhi l’ibrido. Caroline si frappose tra i due, intimorita.
 < Adesso ho capito da chi ha ripreso vostra figlia la sua baldanza.> osservò scocciato Klaus, mentre alzava un sopracciglio.
 < Papà vai adesso o finirà davvero male. Non mi stai aiutando così.> disse Caroline, voltandosi per posare una carezza sul viso provato di quell’uomo.
 < Ma Caroline … sono tuo padre.> rispose come se con quella semplice frase potesse motivare l’esistenza del mondo stesso.
Era evidente che quell’uomo non l’avrebbe mai lasciata andare, così Caroline gli posò un bacio gentile sulla guancia e si voltò per lasciare la stanza.
 < Care?> domandò con urgenza suo padre. Caroline si fermò al fianco di Klaus, senza nemmeno guardarlo .
 < Fatelo scortare fuori dalle vostre guardie. Se gli viene torto anche un solo capello dovrò rivedere i termini del nostro patto.> sussurrò decisa, prima di continuare a camminare per uscire dal salone.
Sentì suo padre gridare il suo nome, ma non si voltò mai a guardarlo.
Uscì in fretta dalla stanza e chiuse la porta posandovi contro tutto il peso del suo corpo. Quello di cui non aveva veramente bisogno era un altro colpo al cuore come quello.
Doveva restare lucida e ragionare. Scivolò lentamente a terra e si portò le mani tra i capelli.
Bill non era evidentemente suo padre in quell’epoca. Cosa poteva significare? Che era una doopelganger forse?
Si sarebbe tolta la vita nell’immediato,  se fosse stato così! Ne aveva le scatole piene di tutti quegli insulsi doppioni che giravano per Mystic Falls.
Era stata la sorella di Tatia in quella che sembrava essere stata la sua prima vita, e Tatia era una doopelganger … forse poteva avere senso. Ma sul suo capo non gravava alcuna maledizione fattale da una strega psicopatica che avrebbe potuto dare vita alla stirpe di doopelganger e poi Tatia non era stata di certo la prima …. E allora?
Aveva semplicemente vissuto delle vite passate ed in tutte aveva finito col ritrovarsi tra le braccia di Klaus? Doveva esserci un nesso in tutta quella storia, doveva! No, lei non era una doopelganger, lo avrebbe di certo saputo, Bonnie lo avrebbe intuito e poi perché nessuna delle sue copie se ne andava in giro per il pianeta come faceva Katherine?
No, l’idea del doopleganger era da scartare. L’unica costante che poteva unificare tutte le sue vite passate ed “attuali” era Klaus. Tutto doveva partire da lui. Da lui … che ogni volta sembrava essersi scordato di lei.
 < Caroline?> la voce preoccupata di Klaus la ridestò dai suoi pensieri. Alzò lo sguardo, ricacciando indietro le lacrime e tentò di sollevarsi. La forte mano dell’ibrido arrivò in suo soccorso e la ragazza si ritrovò imprigionata tra la porta ed il corpo marmoreo di Klaus.
 < Siete stata molto coraggiosa lì dentro … ma datemi ancora un altro ordine ed avrò modo di non godere più del vostro piccato temperamento.> le sibilò contro in un misto di rabbia e apprensione.
 < Potrei dire lo stesso.> rispose la ragazza mentre sentiva il cuore scalpitare nel suo petto. Maledetto traditore, lui ed il suo dannato istinto di sopravvivenza!
 < Potreste, ma non siete affatto nella posizione di farlo.> disse con fare superbo l’ibrido, senza sembrare minimamente intenzionato a voler lasciar andare il braccio di Caroline.
  <  Dove avete dimenticato il vostro cuore?> sputò fuori con astio la ragazza mentre si scrollava di dosso la mano di Klaus.
L’ibrido chinò il viso di lato, iracondo e tremante. Deglutì vistosamente nel tentativo di ritrovare la calma, ma un pugno che sembrava diretto al viso di Caroline si conficcò nella porta dietro di lei facendola sobbalzare per lo spavento.
 < Non ne ho mai avuto uno.> ringhiò feroce contro le labbra di una Caroline tremante.
 < Non è vero. Non vi credo, vi ho ferito e se ho potuto farlo è perché c’è ancora dell’umanità in voi. > sussurrò con voce tremolante la ragazza.  Aveva gli occhi spalancati ed era visibilmente scossa, ma era ancora lì, vicino a lui. Lo fissava negli occhi come se potesse trovare in essi la forza per non crollare.
Klaus ritrasse la mano sanguinante e si voltò di scatto. Non poteva tollerare che quella fanciulla riuscisse a leggere attraverso di lui con così tanta facilità.
 < Lavatevi e fatevi trovare dopo cena nella mia stanza.> ordinò prima di scomparire lungo il suggestivo corridoio, colmo di specchi e candelabri.
Caroline gettò fuori un sospiro di sollievo. Doveva scoprire cosa Tatia volesse farle capire e doveva andare via da quel posto il prima possibile.
 
 
 
Era tutto sfocato. Sfocato e quasi impalpabile, evanescente. Dove si trovava? No, non era dove. Cosa stava vedendo?
Caroline fece un giro su se stessa per osservare le immagini che sembravano vorticare attorno a lei come in una pellicola continua.
 “ Dovevo mostrartelo.” Una voce ormai divenuta familiare riecheggiò tra quelle immagini sfocate e tutto sembrò rallentare. Non erano semplici immagini, erano i suoi ricordi, i suoi pensieri…
 “ Forse sono una doopelganger … ma sul mio capo non grava alcuna maledizione fatta da una strega psicopatica.” Era la sua voce questa volta. Un suo pensiero, formulato il giorno stesso.
 < Tatia?> urlò Caroline ma una profonda e lontana eco sembrò ripetere quel nome all’infinito.
 “Sorella.” La ragazza si voltò, sicura di trovare Tatia alle sue spalle, ma era sola.
 “Con te ho potuto trovare una scappatoia, ho potuto bloccare il gene del lupo, ma quella sgualdrina … dopo Tatia pensavo che avresti imparato la lezione. Non possiamo rischiare.”
 < Esther.> sussurrò, attraversata da un brivido di puro terrore. Ricordava bene quando la madre di Klaus aveva detto quelle parole. Era stato poco dopo averla uccisa.
 < Tatia se stai cercando di dirmi qualcosa non riesco a capire! Parla con me! > urlò Caroline portandosi le mani al petto, sentiva il cuore battere contro lo sterno come se volesse uscirne fuori.
Sapeva di essere vicina alla soluzione ma non riusciva a venirne a capo … se solo … sua sorella avesse potuto parlarle.
 <  È per questo mi hai aiutata nel passato, non è vero? Siamo sorelle!  Quando dicesti che non credevi che io fossi la donna adatta a Niklaus, per quella missione … cercavi solo di proteggermi? Da Esther? Da cosa? Cosa significa tutto questo?> le immagini attorno a lei cominciarono a girare vorticosamente, così veloci da farle venire il mal di stomaco.
 < Non possono sapere che ti ho mandata qui. Credono che questa te, sia la te del dodicesimo secolo e devono continuare a crederlo. È una maledizione Caroline, e non c’entrano solo gli Spiriti.> le disse con urgenza Tatia, afferrandola per le braccia ed inchiodando i suoi profondi occhi verdi a quelli di Caroline. Sembrava provata e terribilmente preoccupata, sembrava … una sorella.
Caroline accennò un sorriso provato e non potè trattenere una lacrima.
 < Esther …   in che consiste la maledizione? Tatia vorrei chiederti mille cose, ma so che non abbiamo molto tempo… Cosa ti stanno facendo gli Spiriti?> domandò Caroline mentre Tatia scrollava impercettibilmente la testa e le accarezzava il viso, dolcemente.
 < Non preoccuparti per me… sono solo riusciti ad indebolirmi, ma farò di tutto per restare in contatto. Non so molto Care, so che hai vissuto… molte volte. So che non era una cosa prevista o voluta da nessuno e so che in ogni tua vita in un modo o nell’altro incontri Klaus, vi innamorate perdutamente ma poco dopo, ogni volta … vieni uccisa. Sempre in maniera diversa e in tempi diversi, gli Spiriti stanno cercando di dividervi da molto tempo ma quando hanno capito che tu saresti sempre tornata da lui, in una vita o in un’altra … hanno deciso di fargli dimenticare, sperando che non venisse a cercarti. Sperando che non vi trovaste. Ma temo sia molto più complessa di così e…> Tatia interruppe il suo racconto, afferrò le mani di Caroline e le strinse tra le sue. Chiuse gli occhi e li riaprì mostrando a Caroline un vortice violento agitare il verde smeraldo dei suoi occhi. C’era qualcosa che non andava.
 < Devi vivere , va incontro al tuo destino. Possiamo capire solo in questo modo! Sta molto attenta Care e qualsiasi dettaglio … è importante. È una questiona spinosa, una questione tabù. Massimi livelli di segretezza, non hanno rischiato di compromettere tutto, facendo dimenticare a Klaus di te solo per evitare che tornasse a cercarti. C’è qualcosa sotto Care.> sussurrò come se qualcuno potesse sentire. La baciò dolcemente sulla guancia e Caroline si gettò tra le sue braccia, per stringerla in un abbraccio forte, bisognoso.
Tatia ricambiò quel dolce gesto e per la prima volta Caroline si sentì completa, amata. Il suo attaccamento agli amici, la sua infinita ricerca di amore, di affetto … Tatia le era mancata da tutta una vita. Solo in quel momento poteva capire cosa significasse avere una sorella. Una parte di sé, una parte del proprio cuore, persino delle proprie membra era tornata a completarla.
 < Grazie.> sussurrò Caroline prima di annaspare alla ricerca di ossigeno ed aggrapparsi ai bordi scivolosi della tinozza nella quale si era immersa per fare un bagno.
Sputò l’acqua che le era entrata nei polmoni e si portò indietro i capelli bagnati. Si era addormentata mentre faceva il bagno ed aveva quasi rischiato di affogare. Sarebbe stata una morte davvero stupida.
Cercò di controllare il respiro ormai impazzito e posò la testa contro lo schienale in legno di quella rustica vasca.
Aveva un piano. Aveva delle informazioni, pessime come negarlo, ma poteva venirne a capo. Lei era Caroline Forbes, la compagna di un Originale. Quegli Spiriti avevano fatto un grande sbaglio pensando di mettersi tra lei e quello che era evidentemente l’amore della sua vita perché nessuno dei due avrebbe mai mollato. Se qualcuno doveva uscire sconfitto da tutta quella storia che sembrava proprio andare avanti da fin troppo tempo … quelli erano loro. Si erano messi contro Niklaus Mikaelson e Caroline Forbes.
 
 
 
 
 
 
Eccoci qui, qualcosa comincia a svelarsi … ma come anche la nostra Tatia ha detto, c’è dell’altro sotto. Ed è qualcosa di grande lasciatevelo dire ;). Allora, nel caso avessi spiegato male ogni cosa: Klaus e Caroline si sono innamorati nel 900, poco dopo la trasformazione di Klaus, Caroline era ovviamente umana. Venne uccisa da Esther per…molteplici motivi =) ( io crudele, lo so ), ma meno di un secolo dopo … un’altra Caroline, un’altra vita. Era “inspiegabilmente” tornata ( inspiegabilmente… come se nelle mie storie esistesse questo termine =D ), ed era destinato a ritrovare l’amore della sua vita. Naturalmente anche in questa vita verrà uccisa, come ha detto Tatia e … come ci spieghiamo in tutto questo Timeless ( 1) per capirci? Ah io lo so! Ragazze so che vi ho tenuto molto sulle spine, ma prometto la storia non è tutta qua e non è banale! E non è un continuo noioso o uguale alla mia prima ff. Diciamo solo che questi capitoli servivano, capirete. Che dire… vi prego fatemi sapere cosa ne pensate perché temo di potervi deludere. Al prossimo capitolo, vi svelerò un altro importantissimo “segreto”! Un bacio, Giulia.

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Capitolo 5
*** I will follow you into the dark. ***


Ciao ragazze, che dire…settimana emozionante per noi klaroline =)! Spero di riuscire a stupirvi come la Plec ha fatto con noi, con questo nuovo capitolo anche un po’ rivelatore. La “trama” portante è un’altra ma ve ne parlerò a fine storia! Grazie per il vostro MAGNIFICO supporto, siete degli angeli e come sempre… sono aperta a qualsiasi critica, buona lettura mie care ;)!
 
 
 
 
 
Aveva indossato di nuovo quel vestito bello quanto inquietante. Era stato inutile cercare di mandare via le macchie di sangue. Era solo riuscita ad annacquarle un po’ e farle espandere. Magnifico!
Caroline osservò il suo riflesso, guardarla. Non sembrava nemmeno lei. Forse per via di quello specchio mal messo ed incrinato ma la sensazione di vuoto che provava nel petto era reale e la faceva sentire uno schifo.
Voleva essere sicura che Tatia stesse bene, se gli Spiriti l’avessero scoperta un’altra volta non osava immaginare cosa le avrebbero potuto fare. Ed era assurdo il fatto che nemmeno Tatia fosse a conoscenza di tutti gli aspetti della maledizione che gravava sulla sua testa e su quella di Klaus.
Informazioni secretate … si stupì di quanto quegli esseri fossero stati crudeli contro di lei. Aveva commesso un unico peccato ai loro occhi. Innamorarsi dell’ibrido che aveva messo in ridicolo le loro leggi, l’equilibrio e per questo erano stati entrambi condannati alla peggiore delle torture…doversi dire addio, sempre. Erano stati condannati ad un’eternità di separazione, di dolore.
Un sorriso apparve in maniera del tutto inaspettato sulle sue labbra.
 < Sono sempre tornata da lui.> sussurrò Caroline, beandosi di quel pensiero. Nulla aveva potuto realmente impedirgli di incontrarsi di nuovo. Aveva infranto le leggi della Natura per trovarlo, pur non serbando alcun ricordo di lui.
Era strano ,ma suonava come una conferma alle sue orecchie. Una dolce conferma. Aveva preso la scelta giusta, scegliendo Klaus.
Eppure… lo aveva davvero odiato all’inizio, pensò Caroline rabbuiandosi. Nella sua vita “attuale”, quella realmente sua, lei aveva dovuto combattere contro il rancore, la paura, persino il disprezzo che provava per Klaus prima di capire che non poteva in alcun modo resistergli.
E se il suo ragionamento non era sbagliato… non doveva essere stato così le volte precedenti. Per lo meno non lo era ora.
 Così come in quel campo di battaglia era riuscita a scagliare una freccia nel costato di quel soldato ed aveva saputo usare tanto bene la spada, così come era riuscita a consolare suo “padre” raccontandogli quell’aneddoto…Caroline sapeva che la se stessa di quell’epoca era viva e vigile dentro di lei. Sapeva che in uno strano modo non stava facendo altro che rivivere la vita che aveva già vissuto nel dodicesimo secolo.
In fondo non era andata nel passato per cambiare gli eventi, glielo aveva fatto capire proprio Tatia, si trovava lì per capire, non per agire.
 < Da questa parte.> la voce scontrosa di Anne la riportò alla realtà. I suoi muscoli indolenziti che grazie al bagno caldo di poco prima si erano finalmente rilassati, tornarono a contrarsi immediatamente. Klaus la stava aspettando. Cosa doveva fare?
Per il momento si sarebbe accontentata di seguire Anne lungo quella ripida scalinata di mattoni. Avrebbe pensato al resto una volta che si sarebbe trovava in quella situazione. Guardò fuori da una delle piccole finestre che decoravano il corridoio e notò che il sole stava tramontando. Era troppo presto per ritirarsi nelle proprie stanze … Allora dove voleva condurla Anne?
 < Ann…> ma la voce le si strozzò in gola.
“ Caroline” la voce di Tatia le risuonò nella testa, facendola girare su se stessa alla ricerca della sorella.
 “ Non ho molto tempo, devi ascoltarmi! Gli Spiriti si sono insospettiti, sto cercando di tenerli lontano da te … ma è difficile.” Caroline si portò una mano sul petto, il cuore aveva cominciato a galopparle all’impazzata. C’era qualcosa di sbagliato in tutto quello. La voce di Tatia era roca, quasi lontana e tremendamente preoccupata, urgente.
 < Avanti madamigella!> Anne la chiamò, mostrandole la porta spalancata proprio alla fine delle scale. La guardava con aria scocciata e Caroline mosse un altro passo nel tentativo di raggiungerla. Non poteva far capire nulla di quello che stava accadendo nella sua testa.
 “ Devo, ho bisogno di fare un incantesimo e la cosa non ti piacerà, ma Caroline… potrebbe essere l’ultima volta che ci sentiamo.”
 < No!> al suono di quelle parole Caroline non potè più trattenersi, si resse alla leggera ringhiera in ferro battuto e cominciò ad ansimare. Non le importava se Anne avesse sentito non poteva lasciare che Tatia si sacrificasse per lei. Sua sorella non lo aveva detto a chiare lettere ma era evidente che quello fosse il significato delle sue parole.
 < Non fare quell’incantesimo Tatia, ti scopriranno di sicuro.>  sibilò con urgenza Caroline  mentre la voce indistinta di Anne la richiamava alla realtà.
 “ Mi hanno già scoperta Care! Non posso lasciare che tutto si ripeta un’altra volta! Morirai di nuovo nel ventunesimo secolo e con te il bambino che porti in grembo e solo per ripetere questo folle teatrino tra quanto? Cinquanta, duecento anni? No Caroline, sono rimasta impotente a guardare per troppo tempo, corrosa dalla gelosia e dalla paura, dai loro stessi timori. Ho capito adesso, tu e Klaus dovete stare assieme! Mi dispiace, ti voglio bene Caroline anche se tu non ricordi. Sei mia sorella, non c’è nulla che non farei per te.” La voce di Tatia si affievolì, rotta dal pianto e da qualcosa di sinistro che persino Caroline riuscì a percepire. Tatia si era spinta a comunicare con lei in pieno giorno, senza nascondersi in un sogno o inviandole una visione. La situazione doveva davvero essere tragica.
 < No Tatia! Ti voglio bene!> urlò in un momento di pura follia. La testa aveva cominciato a girarle, avrebbe voluto  minacciare gli Spiriti, implorare Tatia di scappare, ma l’unica cosa che veramente importava era uscita dalle sue labbra alla fine … doveva dirle che l’amava come Tatia aveva dimostrato di amare lei.
Caroline sentì una mano afferrarla per il braccio e di colpo si ritrovò su un largo balcone. Il viso arrabbiato di Anne si parò davanti alla sua faccia e Caroline non riuscì più a trattenere le lacrime. Era riuscita distintamente a percepire l’attimo in cui Tatia era stata strappata via da lei, l’attimo in cui la sua essenza era svanita sotto il peso di una forza maggiore, violenta.
 < Perfetto! Una psicopatica! Klaus si troverà molto bene con voi, vi capirete alla grande!> sbottò Anne mentre si portava le mani tra i capelli. Quella giornata doveva finire e all’istante! Vedere Klaus portare a corte fila e fila di giovani e seducenti donne dai capelli biondi e gli occhi azzurri la atterriva ogni volta, ma con questa stupida nobildonna… l’irritazione era mille volte maggiore. Klaus sembrava rispettarla, non aveva fatto del male al suo stupido padre che era andato ad implorare il suo rilascio e le aveva ordinato di trattarla con tutti gli onori della casa almeno cinque volte quel giorno. Poteva consolarsi al pensiero che dopo quella notte avrebbe trovato Caroline a pulire i pavimenti, con le altre.
Caroline si coprì il viso con le mani, ormai singhiozzante. Non poteva perdere l’unica persona che l’aveva concretamente aiutata in tutto quel casino, la persona che nel bene e nel male le era sempre stata affianco.
 
 < Tatia aspetta! > le urlò dietro Caroline, col sorriso sulle labbra. Sua sorella correva tra gli alberi rilasciando in quella magica foresta il suono più dolce che possedeva. La sua eterea risata.
Caroline sollevò la lunga veste per correre con più agilità ed acciuffare finalmente quella scema di Tatia che si nascondeva dietro alberi e cespugli.
 < Non riuscirai mai a prendermi, lumaca!> la canzonò Tatia prima di fare una giravolta su se stessa e ricominciare a correre.
Caroline sorrise e scrollò la testa. Giocavano ancora tra gli alberi come facevano sempre da piccole, dopo la gravidanza di Tatia ed il loro trasferimento nelle Americhe erano stati pochi i momenti in cui avevano potuto ridere così.
Caroline compì un balzo felino, superando un tronco che le ostruiva la strada ed afferrò Tatia per la vita, facendole  cadere a terra, tra le foglie ed il fango.
Scoppiarono a ridere e Caroline pulì le sue mani sporche di fango sul viso della sorella.
 < No, Care!> si lamentò sorridendo Tatia.
 < A volte sei più infantile di tuo figlio.> sussurrò Caroline sorridendo.
Un rumore che provenne davanti a loro, attirò l’attenzione delle sorelle. Erano stese a terra e poterono solo vedere due paia di alti stivali di cuoio materializzati dal nulla.
Le ragazze sollevarono il viso, incuriosite.
Un Klaus impettito  le stava fissando, mentre un sorriso malizioso gli incurvava l’angolo della bocca. Al suo fianco c’era Elijah, elegante nonostante i suoi lunghi capelli castani.
 < Guarda fratello, ci siamo imbattuti in due fate.> disse con fare malizioso Klaus prima di porgere la sua mano alle ragazze, pronto ad aiutarle .
 
 
 
Quel ricordo svanì come nebbia dalla sua mente e Caroline non potè far altro che sorridere mentre altre lacrime le rigavano il viso. Si appoggiò al muro dietro di lei e cercò di asciugare le sue guance.
 < Grazie.> sussurrò, sperando che Tatia avesse potuto sentirla. Era stato un bellissimo dono, per dirle addio.
 < Caroline?> la voce preoccupata di Klaus la costrinse ad alzare la testa. Dopo aver scorto lo sguardo corrucciato dell’ibrido mentre a grandi falcate la stava raggiungendo, Caroline voltò il viso di scatto e cercò di scacciare via le lacrime che si ostinavano a sgorgare, col dorso della mano.
 < Caroline, che succede?> domandò allarmato l’ibrido prima di afferrarla per le spalle e pararsi davanti a lei, senza curarsi di Anne che dovette indietreggiare per fargli spazio.
 < Nulla, scusate.> sussurrò coprendosi il viso con le mani e continuando a guardare altrove.
 < La ferita al braccio o alla guancia vi fa male?> domandò con maggiore urgenza. Prese il viso della ragazza tra le mani, attento a non toccare il suo livido ed inchiodò a lui gli occhi arrossati di Caroline. Fu strano, ma vederla così addolorata lo addolorava a sua volta.
Anne incrociò le braccia al petto e li fissò furente. Chiuse gli occhi, cercando di cancellare dalla sua mente il viso preoccupato di Klaus, era preoccupato per quella sciacquetta.
 < No, no. Non preoccupatevi.> disse con voce tremolante Caroline mentre sentiva le carezze dell’ibrido asciugare il suo viso. Ma non riusciva a sostenere quello sguardo, si sentiva svuotata. Si sentiva sola. Ed una tremenda sensazione si era sedimentata al centro esatto del suo cuore. Non sapeva di cosa si trattasse, ma sapeva che era qualcosa di mostruoso. Ormai era diventata brava a prevedere le tempeste.
Anne si voltò, stizzita e con tutta l’intenzione di andarsene.
 < Dove credi di andare Anne?> sibilò iracondo Klaus. La donna si immobilizzò e persino Caroline potè notare che il suo corpo cominciò a tremare. Klaus si allontanò da lei e si avvicinò ad Anne.
 < Voltati.> ordinò con voce severa. Anne si voltò ma nulla della paura evidente nel suo corpo, era percepibile nello sguardo fiero che stava puntando proprio negli occhi di Klaus.
 < Cosa le hai fatto?> domandò con tono sadico prima di incenerirla con lo sguardo.
 < No, lei non..> ma Caroline non potè finire la sua frase.
 < State zitta Caroline. Anne, non sarebbe la prima volta che decidi di rendere la permanenza in questo castello invivibile a donne di mio gradimento.> osservò Klaus, facendo un passo verso la donna, portando le mani dietro la schiena. Era tremendo quanto, anche Caroline, si sentisse scossa dal suo astio.
< Non sono una bambina! Non mi lascio intimorire da una ragazza inacidita! Lei non mi ha fatto niente! > sbottò Caroline senza allontanarsi dal muro che in quel momento stava permettendo alle sue ginocchia di non cedere.
Klaus voltò la faccia, evidentemente sorpreso ed irritato. Anne la fissò, spalancando la bocca e scrollando impercettibilmente la testa.
L’Originale fu davanti a lei in un secondo ed Anne si gettò per fermarlo.  <  Non ucciderla!> urlò, convinta che l’ibrido avrebbe uccido quella stupida ragazza che aveva preso le sue difese.
 < Mia sorella… mia sorella è morta. Era una strega e mi ha appena detto addio, mi è … mi ha parlato. Nella mia testa, non so come spiegarlo. Piangevo per quello.> si spiegò balbettando la ragazza, ad occhi chiusi. Una mezza verità che poteva salvarle la vita.
Sentì il respiro accelerato di Klaus contro il suo collo farsi pian, piano più calmo.
 < Mi dispiace per vostra sorella. > sussurrò con voce triste, provata.  Caroline trovò il coraggio di aprire gli occhi e lo sguardo addolorato dell’ibrido la fece sentire… amata.
 < Anne non essere spilorcia col cibo. Caroline deve rifocillarsi. Devo uscire per degli affari irrisolti, avrei … > ma la sicurezza di Klaus scemò all’improvviso.  “Avrei cenato con voi volentieri, altrimenti.” Ma non disse quelle parole. Doveva capire cosa quella giovane sconosciuta stesse facendo al suo cuore.
Klaus scomparve in un secondo e dopo che Anne e Caroline si furono fissate con aria sconvolta il giusto tempo per risentire l’ossigeno nei polmoni, Anne prese Caroline per le spalle e la guidò verso la cucina.
 < Vieni … pazza.> sussurrò con tono incredulo Anne, facendo sorridere la ragazza. Forse, alla fine sarebbe riuscita ad andare d’accordo con quella versione più anziana di sé.
 
 
 
 
 
 
Caroline gettò fuori un profondo sospiro. Si sentiva nervosa, si sentiva… tesa e dolorante. Si voltò per l’ennesima volta ad osservare le due guardie che l’avevano scortata fino alla stanza di Klaus.
Doveva farsi coraggio, tanto non sarebbe potuta fuggire. O forse sì, considerando le qualità di guerriera che sembrava avere in quell’epoca.
 “ Caroline… smettila e bussa a questa maledetta porta. “ si incitò mentalmente la ragazza. Non poteva fuggire, la sua stupida missione in quell’epoca era fare sì che la morte di Tatia non fosse stata invano.
Bussò alla pesante porta di legno scuro, con mano tremolate.
 < Prego.> sentì la voce roca di Klaus invitarla ad entrare ed immediatamente fu percossa da un lungo brivido. Piacere misto a terrore, un mix che solo Klaus era in rado di farle provare.
Socchiuse la porta e prese un altro profondo respiro prima di scivolare con eleganza dentro la stanza e richiude la porta dietro di sé.
La camera da letto di Klaus era spaziosa, elegante. Il marrone scuro del mobilio e del soffitto ed il rosso dei tendaggi e della lenzuola del letto a baldacchino erano i colori predominanti. Un grande camino era situato al lato destro del letto, scoppiettava invitante.
Klaus era vicino ad un alto lavabo colmo d’acqua. Stava asciugando le mani in uno piccolo pezzo di stoffa bianco, si voltò per guardarla e sospirò pesantemente prima di farle cenno con la testa di accomodarsi.
Caroline fece un passo avanti e si sentì quasi svenire. Nulla della pesante armatura era rimasto a coprire il corpo dell’ibrido. Solo una leggera e trasparente camicia di lino, dalle maniche larghe e dei pantaloni beige, aderenti.
Klaus gettò il piccolo asciugamano sul letto e si avvicinò a lei, facendo scivolare il suo sguardo lungo la figura di Caroline.
La ragazza osservò il suo vestito malandato e chiuse gli occhi nell’istante preciso in cui Klaus si portò dietro di lei. In quel momento si pentì amaramente di aver raccolto i fin troppo lunghi capelli in uno chignon. Si sentiva scoperta.
 < Non preoccupatevi. Non voglio farvi del male.> sussurrò con voce calma prima di cominciare a camminare attorno a lei.
Caroline piantò gli occhi in quelli dell’ibrido nel breve tempo in cui le passò davanti e non disse nulla. Deglutì rumorosamente, ben cosciente di essere in balia degli eventi.
 < Potete immaginare perché vi ho voluta qui?> domandò con voce roca, seducente contro un suo orecchio. Caroline rabbrividì ma non si scompose.
 < Non credo per nulla di onorevole.> sussurrò sentendo immediatamente la gola secca. Era assurdo, si sentiva nervosa e terrorizzata come se quella …fosse la prima volta  in cui si trovava da sola con uomo.
 < Questo si vedrà …> rispose piccato, guardingo.
 < Da cosa?> domandò con voce tremante la ragazza.
 < Da quanto sarete disposta ad onorare il vostro patto.> scherzò con voce suadente l’ibrido, rivolgendole un sorriso sghembo. Era riuscita ad irritarlo, ma lui stava ancora cercando di metterla a suo agio. Era onorevole da parte dell’ibrido.
 < Credevo dipendesse da quanto voi foste un uomo buono e rispettabile.> osservò stizzita Caroline prima di ritrovarsi a fissare le labbra carnose e umide di quel seduttore. Klaus soffocò una risata nervosa e si portò dietro di lei.
 < Allora siete una donna spacciata.> disse con voce saccente, ma velatamente disperata. Osservò la nuca della fanciulla che si ergeva fiera davanti a lui. La pelle inviante delle sue spalle, la curva della sua schiena. Era bellissima, ammaliante in ogni suo modo di fare. Ed era proprio quel coraggio a renderlo così sicuro e spavaldo con lei. Sembrava aver trovato una donna forte, una donna … di cui sentiva di potersi preoccupare.
  < Siete un’aristocratica.> sussurrò Klaus in tono lascivo contro la sua pelle. Posò un leggero bacio sul suo collo e riprese a girarle attorno con lentezza. La ragazza rabbrividì, non seppe se di piacere o terrore, ma non si mosse.
 < Coma fate a dedurlo?> domandò Caroline con il respiro mozzato ed ogni parte del suo corpo tesa fino all’inverosimile.
 < Doveva essere davvero un bel vestito prima che lo macchiaste del sangue dei miei soldati. Per non parlare della vostra lingua lunga. > osservò Klaus accennando un sorriso sbarazzino e divertito. A quanto pareva si stava divertendo da morire ad umiliarla e farla andare su tutte le furie.
 < Non ho avuto molta altra scelta, mentre credo che mandare un esercito a sterminare un villaggio di contadini potesse essere evitato. > rispose stizzita la ragazza, senza muoversi di un millimetro o distogliere il suo sguardo dal quadro raffigurante un intrigante paesaggio boschivo, che si trovava proprio sopra il mastodontico letto a baldacchino.
Klaus che ormai si trovava alle sue spalle, prese tra le dita una lunga ciocca che era sfuggita dall’acconciatura ormai malandata che raccoglieva i boccoli dorati della ragazza.
Se la rigirò tra le dita e sfiorò lascivamente la parte superiore della schiena di Caroline, lasciata scoperta dal vestito.
 < Sapete cosa sono?> domandò all’improvviso, respirando contro la pelle perlacea della ragazza.   < Vostra sorella era una strega avete detto, deduco che non siate all’oscuro dell’esistenza … di altre razze.>
 < Si.> disse in un soffio Caroline.  < Un ibrido.>
 < Avete paura?> chiese mentre si portava davanti a lei, ancora con la ciocca tra le dita.
 < No.> rispose sicura la ragazza, senza abbassare lo sguardo.
 < Dovete essere o molto coraggioso o molto sciocca allora.> disse Klaus, alzando un sopracciglio e colmando del tutto il poco spazio che li divideva.
 < So che non mi farete del male, mi fido di voi.> “Ah davvero? Questa non la sapevo! “ domandò immediatamente la parte razionale che era in lei?
“Zitta vocina fastidiosa! Cerco di essere credibile qui, io! Ci sto salvando la pellaccia!”
Ma la verità era che Caroline nonostante temesse quel Klaus sconosciuto e privo di ogni rimorso o di una coscienza vera e propria, in cuor suo sapeva che lui non le avrebbe mai fatto del male.
 Il loro amore aveva affrontato le barriere del tempo, si erano trovati ogni volta e sapeva, sapeva che ogni volta non avevano potuto far nulla se non amarsi.
Klaus la fissò con aria sorpresa. Fece un passo indietro e la guardò come se Caroline fosse diventata improvvisamente pazza.
 < Vi sbagliate. Ho ferito molte persone prima di voi, è nella mia natura.> sputò fuori, quasi disgustato da se stesso e da quella ragazzina che dimostrava tanta fiducia in lui.
 < Non metto in dubbio che non lo abbiate fatto, ma non lo farete con me. Lo so, lo sento. Nulla vi avrebbe impedito di comportarvi … da barbaro con me, ora o persino stamattina, ma non lo avete fatto. State cercando di conversare con me, di farmi sentire a mio agio. Lo avverto e ve ne sono grata, nonostante non siate in grado di intrattenere una conversazione civile e priva di insulti o frecciatine per più di cinque minuti.> disse con voce sicura la ragazza, facendo un passo verso la sua direzione. Klaus la aiutò a colmare il restante vuoto tra loro, in modo quasi  istantaneo, istintivo e donò a Caroline uno sguardo perso, ma sorpreso che la fece sorridere.
Klaus sollevò una mano e la posò con delicatezza sul viso di Caroline, portandosi a fissare il brutto livido che aveva sulla guancia.
 < Non sono il gentiluomo che vi ostinate a credere ma vi ringrazio per la vostra fiducia. > sussurrò con fare seducente contro l’orecchio di Caroline prima di afferrarle entrambe le mani con dolcezza e condurla assieme a lui verso il letto.
Caroline sentì il cuore pompare così forte da risuonarle nelle orecchie. Le sue gambe si mossero in maniera meccanica mentre non riusciva ad allontanare gli occhi da quelli di Klaus che la stavano fissando, rassicurandola.
La fece sedere sul letto e si voltò dandole le spalle, per prendere qualcosa da un cassetto.
L’ibrido si sedette affianco a lei e le mostrò la boccetta di unguento che le aveva preso con la forza. Quella che Adam le aveva dato.
L’ibrido se ne versò un po’ sui polpastrelli e sollevò lo sguardo, fisso sulla ferita che le turbava il volto.
Massaggiò con delicatezza l’olio sullo zigomo di Caroline ed era così concentrato da non notare il sorriso sognante che apparve sul viso della ragazza.
 < Non siete così male, come vi ostinate a volermi far pensare.> osservò Caroline con un pizzico di ironia.
Klaus la guardò finalmente negli occhi e si stupì di vederla sorridergli. Continuò il suo lavoro puntiglioso e le rivolse uno sguardo triste.
 < Mi prendo cura delle mie proprietà.> spiegò con tono quasi triste. Caroline lo fissò sconcertata. Se quella voleva essere una provocazione di certo lo stato d’animo dell’ibrido era sbagliato.
 < Cosa state cercando di dirmi? Che non devo illudermi? > domandò piccata la ragazza.
Klaus sospirò spazientito e richiuse la lozione.  <  Esattamente. Mi sto comportando gentilmente con voi, temo di non riuscire nemmeno io a capirne il motivo ma questo non significa che stasera non sarete mia. >
Caroline sbarrò gli occhi e si sollevò di scatto dal letto. Il respiro era accelerato e gli occhi quasi lucidi ma non avrebbe ceduto.
 Un bacio si posò contro l’attaccatura del suo collo e le grandi mani di Klaus corsero a cingerle la vita.
 < Questo non vuol dire che non voglia che sia piacevole anche per voi. Vi voglio, dannatamente. Dal primo momento che vi ho vista.> bisbigliò ad un suo orecchio con voce roca, tra un bacio e un morso.
Caroline si sentì immediatamente sopraffatta dallo charme di quell’uomo. Solo lui riusciva a farle perdere la testa in  quel modo.
 < E mi volete così, per via di un patto?> domandò Caroline con il fiatone, mentre socchiudeva gli occhi felice che Klaus non potesse vedere il turbamento che stava creando in lei.
Un altro bacio sul collo e Caroline potè avvertire distintamente le mani dell’ibrido armeggiare con i fili del suo corsetto.
 < Sono abituato a prendere tutto quello che voglio. Voglio voi adesso.> Caroline avvertì la tensione del corsetto farsi meno acuta e le calde mani di Klaus si posarono sulle sue spalle per far scivolare lungo le braccia la parte superiore del vestito.
 < Anche se … anche se io non volessi?>  domandò Caroline, insicura su ciò che avrebbe dovuto fare. Se foste stato per lei, si sarebbe gettata tra le braccia di Klaus in quel preciso momento. Lo voleva, lo amava e nonostante tutto Klaus le era mancato. Tanti cavoli se quello fosse stato un “altro” Klaus. Di certo non si poteva considerare tradimento!
 Ma cosa avrebbe fatto la Caroline del dodicesimo secolo? In quel momento non riusciva a capirlo. Le mani di Klaus sulla sua pelle non la facevano ragionare con lucidità.
 < Perché non volere Caroline? Siete una donna intelligente, potreste ricavare un’esperienza piacevole da questa situazione oppure … no.> osservò serio mentre la afferrava per la vita e con uno strattone la faceva voltare verso di lui.
Oh al diavolo tutto! Anche una Caroline pudica e medievale sarebbe saltata al collo di quel seduttore!
Caroline sollevò la mano, per accarezzare il viso di Klaus ed annuì. Lasciandolo interdetto. Chiuse gli occhi e si avvicinò a lui, pronta a lasciare che tutto ciò che era già successo, riaccadesse ma poco prima che le loro labbra entrassero in contatto qualcuno bussò con urgenza alla porta.
Klaus e Caroline si voltarono di scatto e mentre la ragazza afferrava il suo corsetto ormai disceso, per coprirsi meglio che poteva, l’ibrido emise un basso ringhio. Infastidito da quella interruzione.
Afferrò la parte superiore delle maniche del vestito di Caroline ed in un gesto possessivo le tirò sù, coprendola maggiormente. La portò dietro di lui, oscurandone la vista e gridò di entrare.
 < Mio Signore mi dispiace interrompervi, ma c’è stata una rivolta tra i contadini. Ci servono ordini.> disse Marcus facendo un passo nella stanza per poi fermarsi, fiero, eretto. Un vero soldato.
 < Maledizione.> sbottò Klaus furente prima di afferrare la giacca di velluto che aveva posato sulla poltrona ed indossarla frettolosamente.
Caroline notò che il naso di Marcus si era gonfiato visibilmente da quando quella mattina lei glielo aveva amabilmente rotto e rabbrividì allo sguardo d’odio che il soldato le rivolse, di sottecchi. Ma c’era qualcosa di più che la fece sentire … sporca. Lo sguardo di Marcus aveva vagato su di lei con lussuria mal celata ed aria di giudizio.
Caroline strinse contro il suo corpo il vestito, ormai slacciato e sostenne lo sguardo di quel mostro.
Klaus afferrò una sacca di cuoi ed indossò in fretta gli stivali, senza notare nulla di quello che stava avvenendo nella stanza.
Si voltò senza preavviso verso Caroline e le posò una mano sul braccio.
 < Mettetevi a dormire, non so quanto tempo ci vorrà.> le disse con aria preoccupata, apprensiva prima di voltarsi e scomparire seguito da Marcus, senza lasciarle il tempo di dirgli nemmeno grazie.
Quando la porta si richiuse, Caroline gettò fuori un profondo sospiro di sollievo e scosse la testa, incredula.
Si morse un labbro e pensò che forse era andata meglio così, si era salvata dal fare un terribile sbaglio.
Fece scivolare a terra il vestito e rimase coperta di una sottoveste di lino, lunga sino alle ginocchia. Non poteva gettarsi su quel letto invitante ancora vestita. Ed era stanca, tremendamente stanca, adesso che la tensione era svanita con Klaus, poteva avvertirlo con chiarezza. Aveva persino rischiato di addormentarsi nella vasca da bagno prima e morire affogata, tanto si sentiva stordita.
Liberò i lunghi boccoli, che ricaddero selvaggi sino al suo fondoschiena e quando si voltò per posare sul comodino il fermaglio, notò un piccolo scrigno. Era chiuso male, evidentemente era stato chiuso di fretta poiché le due parti del cofanetto non coincidevano perfettamente.
Non seppe perché, ma si sentì attratta da quel semplice oggetto, come una falena alla fiamma. Voleva conoscere di più di quell’uomo misterioso e ferito che era Klaus in quell’epoca.
Dovette esercitare una leggera pressione per far scattare la parte del lucchetto che era stata chiusa per bene e pochi pezzi di carta apparvero ben ripiegati nel fondo dello scrigno. Solo uno era più stropicciato degli altri, si trovava in alto ed inspiegabilmente Caroline ne fu attratta più che da qualunque altro.
Afferrò il pezzo di carta e tremolante, lo aprì.
 
 
 
 
L’anima immortale dell’uomo è sempre miserabile nel corpo,
In esso dorme, sogna, delira e soffre,
Ed è colmo di nostalgia senza pace,
Che soddisferà infine soltanto quando tornerà là, donde è venuta.
 
 
 
Non c’era alcuna firma, neppure un’iniziale, ma oltre alla calligrafia, Caroline, poteva riconoscervi l’animo straziato del mostro che ostinava a definirsi tale.
Sentì la pesante porta della camera di Klaus aprirsi. Poteva immaginarselo, fermo sul ciglio della porta con l’espressione concentrata, irritata. Forse persino sorpresa.
 < Avete cercato di uccidervi.> sussurrò senza voce la ragazza. Non trovava la forza di alzare gli occhi da quel foglio, da quella calligrafia tremolante, ma veloce. Non riusciva a pensare a nulla che non fosse la profonda disperazione che lui aveva dovuto provare l’attimo in cui aveva scritto quella lettera.
Anche lei aveva sofferto, molto nella sua pur breve vita e quelle stesse sofferenze l’avevano atterrita al punto tale da farle pensare che non potesse esserci alcuna ragione per tutto quel dolore, che non valeva la pena vivere se significava stare così male.
Ma mai aveva perso la speranza, mai un amico non l’aveva aiutata a ritrovare la sua strada, mai sua madre le aveva negato il suo aiuto. Era sempre riuscita a trovare la forza, proprio da quelle stesse esperienze, tutto quel dolore alla fine dei conti le aveva fatto bene.
C’era sempre stato qualcosa per cui continuare a combattere alla fine, anche se per un po’ tutto le era sembrato sommerso dalle tenebre.
Klaus invece aveva persino  smesso di lottare, se non per uno scopo, almeno per se stesso. Aveva perso ogni bagliore di speranza.
Capì in un attimo che era stata la sua assenza a renderlo l’uomo crudele che era diventato. Ricordava perfettamente che nel ‘500 era riuscita ad innamorarsi di lui proprio perché il suo animo era meno segnato, più gentile… la cosa poteva avere senso solo se il ricordo di lei aveva cominciato a scemare col tempo. 
La cosa non poteva non ferirla, eppure … Klaus aveva dimostrato di ricordare “qualcosa” nel ventunesimo secolo seppure in forma inconscia. Forse era il dolore per la sua morte e quella del bambino che portava in grembo nel 900, quello era il ricordo che tutt’ora lo logorava e che col tempo era riuscito ad attenuare. Magari per merito, molto meglio dire a causa, degli Spiriti …
< Conoscete la storia di Narciso, Caroline?> domandò senza preavviso l’ibrido, con voce calma. Chiuse la porta dietro di sé ed entrò nella stanza. Si tolse la giacca e la guardò in attesa di una risposta. Ma Caroline sentiva la gola troppo secca ed il cuore troppo distrutto per proferire parola mentre Klaus ostentava serenità, ma il suo sguardo era di fuoco.
 < Rifiutò per superbia i giuramenti d’eterno amore profusigli dai suoi innumerevoli amanti, causando persino la morte della ninfa Eco, straziata dal dolore per via del suo rifiuto. Si narra che di lei non rimase altro che la sua voce … la si può udire nelle selve, nei boschi, nei luoghi più sperduti. Gli dei allora decisero di punirlo …  avrebbe amato e sarebbe stato rifiutato a sua volta. Non avrebbe potuto toccare l’oggetto del suo desiderio, fu condannato ad innamorarsi dell’unica persona che lo meritava, se stesso.> continuò l’ibrido mentre si toglieva gli stivali e si avvicinava a lei, con aria autoritaria.
 < È una storia affascinante a mio dire, che va molto oltre una semplice fiaba d’amore respinto. Anche dopo aver scoperto l’inganno trattogli dal suo riflesso nel lago, Narciso non smise di amare quel giovinetto che aveva capito in realtà essere lui stesso e si lasciò morire sulle sponde di quel fiume.> Klaus afferrò il pezzo di carta che ancora Caroline teneva tra le mani e lo rispose nello scrigno, prima di voltarsi per guardarla negli occhi con aria forzatamente serena, ma seria.
 < Parla dunque di inganni, di superbia e d’amore. > rispose Caroline, senza riuscire a capire dove l’ibrido volesse andare a parare.
 < Parla della potenza dell’amore e delle follie a cui conduce. Di come Narciso avesse desiderato in preda al suo delirio di poter allontanarsi da sé stesso, di potersi duplicare. Due anime in un corpo solo, soggette ed oggetto d’amore. Sapere di amare senza poter trovare l’altro.> sussurrò Klaus posandole una mano sul viso e strattonandola a sé con l’altra. Il suo sguardo di fuoco sembrò volerle leggerle l’anima come poco prima lei aveva fatto con lui.
 < Mi sono sentito così per lungo tempo Caroline. Sono in cerca di qualcosa che so già di possedere, ma che non riesco a trovare, a toccare. Poi siete arrivata voi …> confessò accennando un sorriso forzato, ma sincero. Intrecciò le dita tra i capelli alla base della nuca di Caroline e con forza le fece reclinare il capo all’indietro, per posare le sue labbra sul collo della ragazza.
 < Così mi tentate. Avrei voluto essere un gentiluomo, ma … siete mezza nuda, con i vostri splendidi capelli al vento e per di più avete messo il naso nei miei affari … > bisbigliò ad occhi chiusi mentre faceva scivolare le sue labbra morbide lungo il collo della ragazza che fremeva sotto il loro tocco. Sembrava aver parlato più con se stesso che con lei, bisbigliò sottovoce, autoritario prima di riprendere il filo del suo discorso.
<  È come vagare nel buio Caroline. Vagare all’impazzata alla ricerca di qualcosa che sai essere vicino a te, ma che non puoi trovare. Sentire il desiderio di rispondere a quel richiamo senza sapere da dove provenga, che cosa significhi. È una ricerca senza fine amore, una ricerca senza nome e apparentemente significato. È estenuante, ma significa tutto ed è solo la speranza di trovare un giorno la fonte di ogni mia disperazione che mi spinge a lottare, ad andare sempre avanti.> concluse e con gentilezza questa volta, riportando il viso di Caroline davanti al suo.
Una fitta al cuore lo trafisse quando la vide sul punto di piangere. Lasciò andare la rude presa sui suoi capelli e le posò entrambe le mani sul viso, allarmato.
Era sciocco da parte sua, ma … riusciva a sentire tutto il dolore che aveva afflitto Klaus dal momento in cui l’aveva persa. Lei sapeva cosa l’ibrido si stesse affannando a cercare con così tanta disperazione… era lei, e la cosa non poteva non farla sentire sul punto di morire.
Aveva voglia di urlare agli Spiriti che erano dei maledetti farabutti, che nessuno meritava tutto quel dolore! Era colpa loro se Klaus era diventato il mostro che tanto si affannavano a voler punire! Lo avevano spezzato, distrutto e continuavano a farlo ancora e ancora.
 < Caroline, non piangete … > sussurrò con voce triste Klaus, contro le sue labbra.
Caroline posò le mani su quelle di Klaus e tentò di sorridergli.
 < Tutto questo dolore vi ha reso l’uomo che tanto odiate in voi stesso, ma … mi dispiace Klaus. Mi dispiace di non essere riuscita a … a … fare nulla per aiutarvi. Io … se per voi conta qualcosa, sarei morta dal dolore se vi foste tolto la vita. Mi dispiace, mi … dispiace davvero.> balbettò Caroline mentre lacrime silenziose le solcavano il viso.
Klaus la guardò con aria preoccupata. Non riusciva a capire il senso delle sue parole.
 < Non è colpa vostra. Non vi conoscevo prima di oggi, come avreste potuto … aiutarmi?> domandò seccato, lasciando andare quella ragazza che cominciava a significare già così tanto per lui. In maniera assurda e totalmente irrazionale.
 < Non … non lo so. > disse in un soffio, mentre asciugava le sue lacrime. Aveva detto troppo, era stata stupida ma … non era riuscita a sopportare di vederlo così triste a causa della sua perdita. A causa di quella maledizione spietata.
 < Non ho bisogno della vostra compassione.> ringhiò fuori l’ibrido prima di gettare a terra il lavabo colmo d’acqua.
Caroline sobbalzò per lo spavento e si portò le mani alla bocca.
 < E non l’avete. Non è compassione la mia è … empatia.> amore. Amore, amore, amore. Maledizione, perché non poteva dirglielo?
Klaus si voltò a guardarla e scrollò la testa.
 < Provate empatia per l’uomo che ha conquistato il vostro villaggio e che vi ha reso prigioniera? L’uomo che ha tutte le intenzioni di approfittarsi di voi stasera?> disse con aria crudele mentre l’afferrava per un polso e la strattonava a sé, al centro della stanza.
 < Chi vi ha detto che mi concederò a voi?> gli domandò con aria stizzita Caroline mentre le sue braccia venivano immobilizzate dall’abbraccio possessivo di Klaus. Era in gabbia.
 < Un’amante appassionato non dovrebbe mai essere respinto. O volete farmi perire come la povera Eco?> le sussurrò l’ibrido contro le labbra, accennando un sorriso malizioso, nascondendo la rabbia che lo aveva fatto reagire in quel modo.
 < Sarebbe odioso se di voi non restasse altro che la vostra irritante voce.> non seppe come, ma Caroline trovò la forza di ironizzare, ancor meglio di provocarlo. Doveva seguire il corso degli eventi, non poteva cambiare quel passato. Anche se … si, ogni parte di lei gli diceva di tirargli un bel ceffone, peccato che fosse immobilizzata in quel momento.
  < Siete innamorata di voi stessa, come Narciso?> le domandò Klaus con evidente sarcasmo.
 < No, ma questo non vuol dire che acconsentirò al vostro desiderio senza … non so bene cosa. Ma sono una donna indipendente se è questo che volete dire.>  osservò piccata Caroline prima che la stretta di Klaus si facesse con uno strattone più ferrea e l’ibrido la sollevasse da terra, allineando perfettamente il viso di Caroline al suo.
 < Vorreste sentirvi dire che non è solo desiderio quello che provo per voi? > domandò ancora sorridente mentre posava le sue labbra contro il mento della ragazza, facendole accelerare il battito.
< Avete sbirciato tra le mie cose e siete ancora viva. Non è una prova lampante amore?> domandò mentre era intento a far scivolare le sue labbra fino all’orecchio di Caroline, percorrendo la lunghezza della sua mascella.
 < Se davvero teneste a me, mi lascereste decidere e non sareste accecato dalla bramosia.> osservò Caroline, ormai col respiro affannato. Era stranamente eccitante giocare così con lui, tenergli testa mentre avvertiva il desiderio di Klaus. L’aveva cercata per più di cento anni ed ora che l’aveva finalmente trovata, la passione e la gioia latente lo stavano consumando.
Klaus la lasciò andare, senza alcun preavviso ed incatenò i suoi magnetici occhi blu a quelli di lei. Le sorrise e  posò una mano sulla spallina della leggera sottoveste di Caroline. Giocherellandoci con le dita.
 < L’amore è sempre desiderio Caroline, ma non sempre il desiderio è amore.> disse con aria così concentrata e sicura da farla tremare.
In quell’istante l’altra mano di Klaus corse alla restante spallina e con un movimento fluido fece scivolare la sottoveste di Caroline a terra, lasciandola completamente nuda. Una scintilla di lussuria si accese negli occhi dell’ibrido che le rivolse un sorriso ammaliatore.
 Caroline rimase immobile, nervosa, col fiato corto e le ginocchia che le tremavano a causa delle emozioni contrastanti che stava provando in quel momento. 
 < Baciatemi.> ordinò con voce dolce, rassicurante l’ibrido mentre la guardava come se Caroline fosse stata la più bella tra le dee.
 < Il vostro patto ricordate?> le domandò l’ibrido facendo scivolare una mano lungo il braccio di Caroline che si sentiva abbagliata, frastornata da quell’uomo e non riusciva a muovere un muscolo.
Klaus strinse le mani di Caroline tra le sue e le depositò dietro la sua nuca, facendola  avvicinare a lui. Le sorrise dolcemente mentre le accarezzava le braccia.
 < Voglio che sia piacevole anche per voi, quindi … lasciate che vi guidi.> sussurrò con aria apprensiva, ma romantica.
 < Baciatemi.>  ripetè quell’ordine mentre i suoi occhi blu si facevano più caldi, quasi liquidi.
“ Lasciare che mi guidi?” al pensiero di quelle parole, Caroline riuscì a tornare alla realtà. Scoppiò quasi a ridere.
 Non aveva davvero bisogno di essere guidata in nulla di tutto quello!
Sapeva come fare l’amore e soprattutto sapeva come farlo impazzire. Conosceva ogni parte di lui, il modo in cui riusciva a fargli perdere il controllo quando lo baciava proprio sotto l’orecchio, tra il collo e la mascella. Il basso ringhio che riusciva a far scappare dalle sue labbra quando posava la bocca sull’addome scolpito dell’Originale risalendo fino al torace. Non aveva bisogno di una guida, ma la cosa le sembrava maledettamente giusta, maledettamente sexy.
 Quando le loro labbra si toccarono, entrambi furono percorsi da un tremito infinito. L’ossigeno sembrò tornare a pompare nelle loro vene come mai aveva fatto prima d’allora. Il mondo sembrò tingersi di nuovi colori mentre non esisteva altro che loro due. 
Staccarsi da quelle labbra sembrava impossibile. Era stato come bere un sorso d’acqua chiara e cristallina dopo secoli trascorsi nel deserto, sotto il sole più cocente.
Era stato rifocillante, era stato l’attimo preciso in cui entrambi erano tornati a vivere, a vedere, a capire.
Le mani di Klaus corsero con foga alla sua vita e con uno strattone violento fece aderire il corpo di Caroline al proprio mentre insinuava la lingua nella bocca della ragazza. Caroline afferrò l’orlo della sua camicia e con una mossa fluida la sfilò dalle spalle dell’ibrido, che tornò subito dopo a prendere il viso di Caroline tra le mani e trascinarlo contro le sue labbra voraci, bramose del prezioso nettare che era quella ragazza.
Caroline si sentiva sopraffatta da tutta quella foga quasi animalesca, un ardore che sembrava provenire dalle viscere dell’ibrido. Si sentiva amata, desiderata. Si sentiva sua.
Le labbra di Klaus corsero a baciare il suo collo mentre una mano scivolava sul suo seno e l’altra sulla sua natica. La stava marchiando a fuoco.
Caroline afferrò bruscamente i riccioli di Klaus e lo costrinse a tornare alla sua bocca. L’ibrido ringhiò in risposta al dolore ma le sue mani si strinsero automaticamente attorno alla schiena di Caroline e l’abbracciarono così stretta da farle mancare il respiro. Ma non si sarebbe lamentata, non si sarebbe lamentata per nulla al mondo.
Tirò con foga il laccio dei pantaloni di Klaus e l’ibrido sembrò percorso da un tremito inatteso, a velocità vampiresca si portò dietro di lei, le afferrò rudemente i capelli per spostarle la testa di lato e lasciare una scia di piccoli morsi lungo il collo scoperto della ragazza mentre l’altra mano vagava sul suo corpo scolpito e le trasmetteva emozioni familiari quanto elettrizzanti. Lo voleva, aveva bisogno di Klaus, del suo tocco, di quella labbra carnose e di quel viso simmetrico e perfetto.
 < Siete … perfetta.> sussurrò  Klaus con voce roca, quasi severa facendola sorridere di un sorriso lussurioso e felice. Lo stava pensando anche lui.
Sobbalzò per lo spavento quando non sentì più la terra sotto i piedi, le sue mani corsero al collo di Klaus che riuscì a rassicurarla e farla andare in fiamme con uno solo, profondo sguardo. L’aveva presa in braccio.
Si avvicinò a passo lento verso il letto. Scostò la leggera tenda, in pizzo bianco del baldacchino e la depositò dolcemente sul materasso. Non aveva mai smesso di mangiarla con gli occhi. Le sorrise malizioso e seducente e si portò sopra di lei, attento a non schiacciarla col suo peso.
Non seppe perché ma in quel momento tutte le membra di Caroline si irrigidirono all’istante. Si sentiva impacciata, tremante … quello sguardo, le mani di Klaus che correvano dolcemente lungo le sue gambe fino ai suoi fianchi, il lato del seno, il suo collo per poi intrecciarsi ai suoi capelli. Era stata sopraffatta dalla devozione di Klaus.
Era ormai sopra di lei, la stava fissando negli occhi e stranamente perse quel sorriso eccitato che in quel momento donava così bene al viso di quell’anima tormentata.
Sembrò concentrarsi su qualcosa … gli occhi di lei.
 < Respirate … non vi farò del male.> le sussurrò con aria triste. Caroline lo guardò stralunata. Aveva smesso di respirare? Non se ne era nemmeno accorta.
 < Dovete smetterla di ripeterlo, io lo so.> disse la ragazza con tutta la convinzione che sentiva dentro prima di far scivolare lentamente i pantaloni di Klaus.
L’ibrido la guardò con aria smarrita ed allontanando una sola mano dalla cascata d’oro dei capelli di Caroline la aiutò a sfilarli. Non riusciva a smettere di guardarla negli occhi, voleva cogliere ogni minimo turbamento, ogni tentennamento, ogni pensiero che le frullava nella testa. Quella ragazza era un vero enigma … e per quella sera avrebbe fatto di tutto pur di risolverlo.
 < Cosa mi avete fatto?> domandò più a se stesso che a lei, ma Caroline si illuminò lo stesso di un sorriso solare prima di boccheggiare alla ricerca d’aria. Tutto il suo corpo si era inarcato all’indietro e le sue mani avevano afferrato con foga le lenzuola di seta rossa, fino a strizzarle. Klaus era entrato dentro di lei senza preavviso, potente, inebriante, suo.
L’ibrido sollevò il viso e chiuse gli occhi emettendo un gemito di soddisfazione prima di chinare la testa e baciare la spalla di Caroline, in un gesto affettuoso. Voleva rassicurarla.
Quando cominciò a muoversi dentro di lei, Caroline afferrò le toniche braccia di Klaus e schiantò le labbra contro quelle di lui che risposero con bruciante passione.
Prese a muoversi con grazia calcolata, con movimenti lenti ma profondi mentre saggiava tutto di lei. Il sapore della sua pelle, il suo odore di rose selvatiche, la consistenza soffice della sua cerna …
Caroline afferrò il viso di Klaus tra le mani e alzò il suo per baciarlo, ma l’ibrido la prese per le spalle e la inchiodò di nuovo al letto. La ragazza lo guardò allarmata, il respiro accelerato come quello di lui e le guance rosse.
Klaus sembrò fulminarla con lo sguardo, poi accennò un sorriso agli angoli della bocca.
 < Siete insaziabile …  siete una vera sorpresa.> confessò con aria serena l’ibrido. Le posò un bacio sul mento mentre una mano andava ad afferrarle il seno.
Le baciò la guancia, l’angolo della bocca mentre le sue spinte si facevano sempre maggiori.
Forse era in quel modo che voleva farla sua, senza giochi, senza fretta. Voleva marchiarle a fuoco anima e corpo… e ci stava riuscendo, lei era già sua, lo era sempre stata ma quella disperazione… Caroline poteva sentirne il peso. Poteva tastare con mano l’alone di pena e tormento che senza saperne in perché, lo affliggevano. Anche lei si sarebbe sentita così, se mai le avessero portato via il ricordo di Klaus.
Una lacrima silenziosa le solcò il viso. Perché? Perché farli soffrire così?
Sentì la calda mano di Klaus avvolgerle completamente la guancia e riuscì finalmente a guardarlo, riaprendo gli occhi.
Si sentì mancare il respiro quando quei profondi oceani tormentati, che erano gli occhi di Klaus, la incatenarono a lui. Lo sentì fermarsi e stringerle la vita, prima di socchiudere le labbra e corrugare la fronte. Sembrava in difficoltà.
 < Caroline …?> domandò in un sussurro che suonò alle orecchie della ragazza come una supplica, un’apologia.
 < Mi dispiace … credevo che …> sussurrò l’ibrido ritraendosi da lei con aria arrabbiata e ferita.
Caroline sgranò gli occhi e si alzò sui gomiti per poi afferrare un braccio teso di Klaus e pretendere la sua attenzione.
 < Non piangevo perché … Klaus.> sussurrò il suo nome accarezzandolo con la lingua, in un turbinio sensuale. L’ibrido si voltò a guardarla, nulla della preoccupazione di prima era sparita ma in compenso era guardingo.
 < Non vorrei essere da nessun altra parte se non qui.> confessò in un soffio Caroline. Klaus piegò la testa, come per studiarla meglio. Caroline non seppe mai cosa riuscì a vedere dipinto nel suo viso, ma Klaus le sorrise … di un sorriso nuovo, felice, completo. La afferrò per la vita e la trascinò contro il suo corpo febbricitante prima di  aiutarla a scivolare su di lui.
Erano di nuovo intrecciati. Caroline rise, una risata genuina, di quelle che escono dal fondo della pancia. Reclinò la testa indietro e si strinse al collo di Klaus. Lo sentì sorridere e sbuffare contro il suo collo prima di scendere a baciare la sua clavicola, lo sterno, il suo seno.
 < Siete mia.> disse Klaus obbligandola a guardarlo a causa della presa possessiva che aveva stretto attorno alla sua faccia.
Non era un ordine o una sorta di imposizione. Era … desiderio, passione, ardore …amore.
Si, erano stati creati per completarsi, per vivere in attesa dell’altro, per amarsi… lei non avrebbe mai smesso di tornare per lui. Mai, ne era certa.
 
 
 
 
 
 
Caroline si stiracchiò leggermente mentre cominciava a percepire di nuovo i rumori attorno a lei. Aveva dormito come un angelo, a dir poco beatamente. Era distesa su un fianco e quando non percepì la presenza delle mani di Klaus attorno a lei, corrugò la fronte, irritata.
 < Cosa c’è amore? Stavi sognando me?> la voce roca e più sensuale del mondo la fece sorridere, ancora ad occhi chiusi. Non se ne era andato, era rimasto con lei.
Caroline aprì un solo occhio e rimase abbagliata da tanta bellezza. Non poteva credere di essere stata così fortunata, Niklaus Mikaelson era suo, l’aveva scelta, la voleva, l’amava, la adorava … Non avrebbero buttato nulla di tutto quello.
Se era certa di una cosa dopo quel nuovo viaggio nel tempo era proprio che lei gli apparteneva, come lui apparteneva a lei.
 < In quel caso mi sarei svegliata borbottando qualche insulto contro di te.> scherzò Caroline con voce ancora impastata.
Klaus si illuminò in un sorriso solare, ammaliante. Due invitanti fossette si formarono al lato della sua bocca e si passò la lingua tra le labbra. Una cosa che l’aveva sempre eccitata da morire.
Era nudo, coperto dalle lenzuola fino alla vita, un braccio piegato dove aveva adagiato la sua guancia e la stava guardando… la stava spogliando con gli occhi. Ah … era già nuda, beh non si sarebbe mai abituata a quello sguardo, riusciva a farle dimenticare ogni cosa.
 < Ti irrito anche mentre dormi…> sussurrò lui mentre si sporgeva verso di lei per afferrarle rudemente il bacino e strattonarla verso di lui. Caroline scoppiò a ridere, divertita dal fatto che aveva portato con sé anche tutte le lenzuola. Klaus sorrise della sua felicità e chinò il viso per baciarle il petto per metà scoperto. Afferrò le lenzuola di seta con la bocca e scendendo la scoprì. Depose il lenzuolo sulle ginocchia di Caroline e baciò il suo interno coscia mentre le sue mani vagano per la lunghezza delle gambe della ragazza.
Caroline rimase incantata ed eccitata a guardarlo. Klaus non la smetteva di fissarla, sorridente, accattivante e malizioso. Le sorrise prima di affondare tra le cosce di Caroline e la ragazza gemette di piacere portandosi entrambe le mani sulla fronte.
 Lo sentì sorridere. Si, quando lui la toccava non riusciva a restarsene zitta o gemere mantenendo un po’ di contegno, era sempre stato così. Al diavolo la dignità!
Quando fu sul punto di ripetere l’elettrizzante esperienza della sera prima, Klaus alzò la testa e le rivolse un sorriso vittorioso e sadico. Caroline si mise a sedere e lo afferrò per i capelli portandolo sopra di lei con poca grazia.
Klaus rise e la baciò con foga, affondando la sua lingua nella bocca di Caroline, voleva sentirla sua in ogni modo possibile. Affondò dentro di lei e digrignò la bocca per assorbire il piacere che solo  Caroline era in grado di donargli.
  Qualcuno bussò alla porta, ma Klaus ruggì contrariato per tutta risposta. Baciò il collo di Caroline e continuò a fare la cosa che gli usciva meglio. Compiacerla.
Un altro rumore insistente. Chiunque fosse la persona che li stava disturbando se ne sarebbe pentita amaramente.
 < Ah! Che schifo Nik! Smettetela o mi verrà da vomitare! Ah!> le urla di disgusto di Rebekah li fecero immobilizzare. Klaus sbuffò irritato.
 < Va via Rebekah!> tuonò iracondo mentre Caroline gli posava le mani sulle spalle e lo guardava dubbioso. Adam aveva detto che nessuno degli Originale risiedeva al castello. Forse si era sbagliato.
 < Nik dobbiamo parlare di una cosa importante! Riguarda Mikael!> urlò la ragazza, quasi infuriata.   < Ti assicuro che altrimenti avrei preferito perdermi questa scenetta!>
Caroline scoppiò a ridere. Le era mancata la sua amica.
 < Va …> sussurrò Caroline contro l’orecchio di Klaus. L’ibrido la incenerì con il blu dei suoi occhi, ma subito dopo la baciò con così tanta foga da farle affondare la testa tra i cuscini.
 < Tornerò da te il prima possibile.> rispose Klaus mentre si alzava dal letto, scocciato. Si rivestì in fretta sotto lo sguardo attento di Caroline che non si lasciò sfuggire neppure un particolare del corpo marmoreo del suo amante e pensò che Klaus le aveva dato del “tu”. Beh forse dopo una notte di passione come era stata la loro, il “tu” ci stava tutto!
 Con la super velocità Klaus apparve davanti a lei, la avvolse amorevolmente nelle lenzuola e la baciò con tenerezza prima di rivolgerle un sorriso complice e schizzare fuori dalla porta.
Mikael … quell’uomo sapeva essere una vera piaga, in qualsiasi epoca.
Caroline si alzò dal letto e si mise in cerca del suo vestito, ma non ce n’era traccia. Strano.
Si avvicinò all’armadio in noce, dall’altro lato della stanza e lo socchiuse. Forse Klaus lo aveva riposto. Cosa bizzarra, ma …
Caroline rimase a bocca aperta davanti alla considerevole quantità di vestiti femminili che lo riempivano. Sentì una stretta al cuore. Klaus doveva essere avvezzo ad accogliere amanti nella sua stanza. Aveva persino vestiti pronti per impacchettarle e spedirle a casa.
Si sentì quasi furiosa. Non voleva indossare uno di quegli abiti, ma del suo vestito malandato non c’era davvero traccia.
Prese tra le mani le maniche del vestito più modesto che ci fosse nell’armadio e la strinse fino a far diventare le sue mani bianche. Stupida. Si era concessa a lui con troppa facilità, sicuramente come facevano tutte le sciacquette che si portava a letto.
 < Caroline.> la ragazza sobbalzò per lo spavento e si portò le mani al petto. Si voltò di scatto e quello che sembrava il fantasma di Bonnie le sorrise, con aria provata.
 < Oddio, Bon! Mi hai fatto prendere un colpo! Aspetta un attimo, non sei morta vero?> domandò alla velocità della luce la ragazza mentre si avvicinava all’amica. Bonnie accennò un sorriso triste e scrollò la testa.
 < Sta attenta, Tatia è...  ma la riporterò indietro, non preoccuparti. > disse solo quello prima di scomparire nel vuoto.
 < Indietro?> sussurrò Caroline con voce tremante. Si portò una mano al petto e premette forte nel tentativo di colmare il vuoto che sentiva dilagarvi. Perché Bonnie aveva rischiato tanto per dirle che… per dirle che sua sorella era morta? Voleva dire che senza Tatia era bloccata nel passato?
Un panico senza precedenti si impossessò di lei e stranamente solo una fu la paura che la investì in pieno.
Questo voleva dire che il piccoletto non sarebbe mai nato?
Caroline scrollò la testa e cercò di respirare normalmente. Troppe informazioni devastanti in meno di cinque minuti! Afferrò il vestito color rosa antico e lo indossò in fretta e furia prima di uscire a tutta velocità da quella stanza.
 
 
Aveva evitato Marcus come la peste, per non parlare di Anne, ma grazie al cielo era riuscita a trovare Adam.
 < Vivete qui per caso? > gli domandò Caroline mentre usciva assieme a lui nel cortile del castello.
Adam le sorrise e le porse il braccio, da vero gentiluomo. La ragazza accettò con un sorriso e lo seguì.
 < Si da quando il Duca mi ha praticamente ordinato di vegliare su di voi.>rise Adam prima di posare la sua borsa di cuoio su uno dei sedili in pietra che decoravano la facciata del castello.
 < Ah una guardia del corpo in grado di rimettermi insieme nel caso cada vittima della mia stupidità?> domandò  la ragazza tra lo scocciato ed il forzatamente ironico.
Adam abbassò lo sguardo, colpevole e si voltò al suono di un rumore sordo, ma forte. Una giovane donna era caduta  a terra sotto il peso dei grossi ciocchi di legno che stava portando dentro il castello.
Caroline e Adam si gettarono subito su di lei, nel tentativo di aiutarla.
Era giovane e molto gracile … ed era bionda, ovviamente con gli occhi azzurri. Ma Caroline si impose di non pensare a quello.
Adam e lei la aiutarono ad alzarsi.
 < Vi ringrazio ma devo portare le legna dentro. Marcus si arrabbierà se non arrivo subito.> piagnucolò la giovane. Caroline osservò il vestito macchiato di sangue della ragazza e scambiò uno sguardo preoccupato con Adam.
 < Non se ne parla. Sei ferita, Adam ti medicherà, tranquilla.> la rassicurò Caroline mentre la depositavano sul sedile.
 < No, no non capite. Marcus mi farà frustare!> disse con voce rotta dal pianto. Caroline provò una pena profonda per quella giovane sconosciuta e si chinò per guardarla negli occhi.
 < Ci penso io, ok? Porterò io la legna dentro, ma tu ti lascerai curare da Adam. Siamo s’accordo?> le domandò con gentilezza. La ragazza annuì, sorridendole e lasciò che Adam le alzasse la gonna per curarle la ferita alla gamba.
 < Caroline non credo che…> ma la ragazza non lo fece finire.  <  Curatela, io penso al resto. O volete che se ne vada in giro a sollevare pesi con quel taglio? Portatela dentro, qui fuori si gela.> ordinò con tono autoritario la ragazza, facendo sbuffare l’amico, che diligentemente seguì il suo “consiglio”.
Caroline afferrò le pesanti legna e  le dispose in modo goffo sulle sue braccia. Erano troppe per una semplice persona, ma ce l’avrebbe fatta.
Si indirizzò verso l’ingresso che conduceva alla cucina, ma qualcosa le oscurò la visuale.
 < Cosa pensi di fare?> la voce bassa e iraconda di Klaus la fece fermare, catturata da quello sguardo iracondo che gli scuriva il viso. 
Caroline lo guardò stranita e cercò di superarlo, ma Klaus l’afferrò per un braccio e senza darle il tempo di domandargli cosa stesse facendo, le tolse dalle mani il suo carico, depositandolo a terra.
 < Sto portando le legna dentro? Cosa c’è, non si può?> domandò stizzita la ragazza mentre si chinava per raccogliere il suo prezioso, si ora lo era diventato, carico.
Klaus la prese per il gomito e con uno strattone la riportò eretta, contro di lui.
 < Caroline non stuzzicarmi. Non è un lavoro adatto alla tua condizione!> tuonò iracondo mentre la presa contro il suo gomito si faceva più ferrea.
 < Di quale condizione parli? Una delle tue tante concubine non può abbassarsi a fare lavori da serva? A quanto vedo dopo che ti sei divertito con loro, è la fine che fanno! Sto solo accelerando i tempi!> sputò fuori con tono avvelenato la ragazza. Si scrollò di dosso la presa di Klaus e si incamminò verso il grande cancello d’ingresso del castello.
Klaus fu di nuovo davanti a lei, in un secondo.
 < Non fare la stupida Caroline, sai che non è quello che intendevo. > sibilò Klaus, fulminandolo con gli occhi.
 < Non mi interessa cosa intendevi! > borbottò la ragazza prima di superarlo.
 < Dove credi di andare?> la cantilenò quasi Klaus, afferrandola per la vita, facendo aderire la schiena della ragazza al suo petto.
Caroline gettò fuori un sospiro elettrizzato. Non valeva passare alle maniere “fisiche”!
 < A fare un giro nel villaggio, entro lo mura. O non posso fare nemmeno questo?> domandò con voce stizzita ma roca.
< Sai che puoi farlo. Ti ho dato il permesso settimane fa. Ma con Robert e Marcus come guardie del corpo.> le sussurrò dolcemente Klaus contro un orecchio mentre faceva scivolare le sue mani sulla pancia della vampira. Seducente, maledettamente seducente.
Settimane?
Caroline si voltò a guardarlo con aria sconvolta e sorpresa.
 < Settimane?> domandò, corrugando la fronte.
 < Nik!> l’urlo terrorizzato di Rebekah riecheggiò nell’intero cortile. Klaus e Caroline si voltarono per osservare l’Originale contratta in una smorfia di dolore, venire gettata dalla balconata. Precipitò a terra, senza neppure tentare di difendersi.
L’ibrido afferrò Caroline e la portò dietro di lui senza staccare lo sguardo dalla donna dai lunghi capelli corvini che stava scendendo le scale, con un sorriso divertito sulle labbra.
 < Rebekah!> urlò Caroline quando notò una quantità consistente di sangue macchiare il terreno sabbioso. Era svenuta, molto probabilmente una brutta ferita alla testa l’aveva messa fuori gioco. Fu più forte di lei, corse verso la sua amica nel tentativo di difenderla.
Klaus si gettò dietro di lei e l’afferrò per le spalle con sguardo terrorizzato. Non poteva far capire a quella strega che Caroline contasse qualcosa per lui, ma la sua compagna si stava gettando a capofitto nel bel mezzo del problema.
 < Sta bene. Sta ferma.> sussurrò lapidario, prima di spintonarla senza grazia di lato, facendola cadere a terra.
 < Non mi serve l’aiuto di una serva.> bofonchiò con aria superba mentre fissava la strega che ormai si era avvicinata al corpo senza vita della sorella. Aveva osservato con interesse Caroline, ma ora che Klaus l’aveva letteralmente gettata tra la polvere sembrava essere tornata a far gravitare la sua attenzione su di lui. L’ibrido tirò fuori un sospiro di sollievo.
 < Finalmente … il grande Niklaus Mikaelson. > disse la strega prima di spezzare una gamba all’Originale che si era già gettato contro di lei.
Afferrò Rebekah per i capelli e la strattonò in alto avvicinando al suo cuore un paletto.
Caroline gemette, completamente terrorizzata alla vista di quale paletto fosse. Altre donne sbucarono allora dall’ombra. Stavano cantilenando qualcosa che sembrava incatenare Klaus a terra, in ginocchio.
 < Hai distrutto i nostri villaggi. Hai ucciso mia sorella. La mia mi sembra una giusta vendetta … anche se la chiamerei giustizia. O forse…> disse con voce eccitata la donna, rigettando a terra il corpo di Rebekah.
 < Non toccarla.> ringhiò a bassa voce Klaus mentre in cuor suo sperava con tutte le forze che Caroline fosse fuggita il più lontano possibile da lì.
 < Perché no? Voglio darti una scelta … quella che non hai dato a me. Vediamo se il grande ibrido cattivo, ha un cuore. Scegli … la tua vita o quella di tua sorella?> domandò con aria sadica la strega mentre si avvicinava all’ibrido.
Klaus digrignò i dento e urlò. Un urlo che uscì dalle viscere del suo essere. Un urlo rabbioso, primordiale.
Caroline si ritrovò a strisciare per terra. Era vicina a Klaus, ma doveva avvicinarsi di più. Per fare cosa? Non lo sapeva. Cosa avrebbe potuto fare contro un clan di streghe? Streghe che avevano tatuata sul collo una vistosa “M”.
Erano le streghe di Mikael.
Aveva evidentemente perso le ultime settimane trascorse con Klaus in quell’epoca, ma era riuscita a mettere insieme i pezzi. Forse proprio in quello consisteva l’incantesimo di Tatia, velocizzare il momento della verità.
La comparsa di Rebekah, sbucata evidentemente non dal nulla. Tutti quegli abiti nell’armadio di Klaus, la confidenza che l’ibrido si era preso nei suoi riguardi. Con molte probabilità lei stessa aveva convinto Klaus ad estrarre il pugnale dal cuore della sorella, in un modo o nell’atro; quegli abiti dovevano essere i suoi e beh la confidenza … dopo non sapeva quanto tempo a fare l’amore, quella arriva.
Se le sue supposizioni erano giuste, aveva assoluto bisogno di capire.
La strega fece cenno ad una delle sue compagne di portarle il corpo di Rebekah e venne esaudita senza bisogno di parlare.
Klaus guardò la sorella con occhi lucidi. Cercò di voltarsi per guardare Caroline, ma persino la sua testa era immobilizzata.
 < Va bene. Vorrà dire che uccideremo lei!> osservò con leggerezza ostentata la strega, pronta ad affondare il paletto di quercia bianca nel petto di Rebekah.
 < No! Uccidi me! Me… sadica bastarda!> gli ringhiò contro Klaus, senza perdere la maestosità che lo caratterizzava.
La donna accennò un sorriso vittorioso e fu pronta a colpire.
Quando il paletto affondò in quella carne morbida, quasi croccante la strega fu percossa da un tremito di gioia assoluta. Il sangue colava sulle sua mani candide, elettrizzandola.
 < Caroline.> la voce di un fantasma la risvegliò dal suo delirio di onnipotenza. Aprì gli occhi e notò con orrore che la carne nella quale quell’arma letale era affondata, era quella della serva che poco prima Klaus aveva gettato nel fango.
Caroline la fissò con occhi sgranati dalla sofferenza mentre un rivolo di sangue le scorreva lungo il mento. Ma non poteva mollare in quel momento, nonostante il dolore allo stomaco fosse lancinante. Doveva concludere quello che aveva iniziato.
Afferrò il paletto con entrambe le mani e lo estrasse dal suo corpo, in un gemito di dolore. Nulla avrebbe potuto fermarla. Sentì la voce di Klaus chiamarla, ma decise di ignorarla. Di ignorare i suoi “no” , di ignorare il tono devastato dal dolore con cui continuava d  invocare il suo nome. Doveva agire in fretta, sfruttando la sorpresa che leggeva negli occhi della strega.
Affondò il paletto nel petto della donna con una mossa veloce, violenta. Non sapeva nemmeno come era riuscita a mettersi in piedi, era tutto semplicemente successo. E lei aveva una mira decisamente migliore di quella stronza che capitolò ai suoi piedi senza vita. In quell’istante anche le altre streghe caddero a terra, ricordandole con un brivido la notte in cui la stessa cosa era accaduta, per salvare Bonnie. Ma questa volta un brivido diverso le percorse la spina dorsale. Un brivido di vittoria, di eccitazione, appagamento. Nessun rimorso, nessun dolore. Aveva fatto quello che doveva fare per difendere Klaus. La sua unica famiglia.
Il piano di Mikael era stato intelligente, collegare il potere di tutte quelle streghe così da permettere loro di fronteggiare l’ibrido immortale, ma non aveva pensato ad un imprevisto. Lei.
Caroline cadde in ginocchio ma le mani di Klaus corsero ad afferrarla, facendola stendere sulle sue cosce. Sentiva la voce ovattata di Klaus chiamarla. Urlava forse, ma alle sue orecchie quel suono sembrava ormai lontano. Lo sentiva passarle le mani sporche di sangue sul viso, tra i capelli. Aveva persino smesso di premere con forza contro la sua profonda e sanguinante ferita che le dilaniava lo stomaco, era davvero spacciata … stava per morire.
Sentì le lacrime di Klaus bagnarle il viso e quel dolore fu mille volte più intenso di quello inflittogli dalla strega. Avrebbe tanto voluto dirgli che andava tutto bene, che si sarebbero rincontrati di nuovo ma tutto quello che riusciva ancora a fare era tenere gli occhi aperti. Appannati dalle lacrime e dall’oblio che sentiva, stava per inghiottirla.
 < Ti amo.> gemette l’ibrido, tra le lacrime.
Caroline sorrise. Erano delle perfette ultime parole da sentire prima di morire.
 
 
 
 
 
 
 
 
Cos’era quel senso di vertigine? Gli occhi erano così pesanti da farla sentire quasi vicina a non riaprirli più. Aveva la bocca secca e le faceva male … beh tutto.
Caroline riuscì con sforzo ad aprire gli occhi, ma tutto le apparve come una macchia incolore.
Perlomeno era viva.
In un istante tutto sembrò tornare alla normalità. La vista tornò perfetta, gli odori forti, i suoni quasi troppo acuti per le sue orecchie sovrannaturali.
L’ossigeno inondò i suoi polmoni e riuscì a sentire benissimo il suo cuore tornare a pompare, frenetico.
Si guardò attorno. Era a casa Salvatore, nel luogo esatto dove Tatia l’aveva prelevata di peso e spedita nel passato.
Un odore inconfondibile le riempì le narici. Si voltò in direzione della porta d’ingresso  e lì, in piedi, bello come il sole, c’era Klaus. La maglietta grigia, le sue collane in bella vita, quei jeans stretti e quello sguardo.
Delle profonde occhiaie solcavano il suo viso e la barba era più lunga del solito, ma agli occhi di  Caroline non poteva apparire più perfetto.
Con la ritrovata super velocità si alzò dal pavimento e si gettò contro di lui mentre Klaus faceva lo stesso.
Si incontrarono al centro del salone, i loro corpi si schiantarono letteralmente l’uno contro l’altro e le braccia di Klaus l’avvolsero come solo loro sapevano fare. Un braccio attorno alla sua vita, per premerla possessivamente contro di lui e l’altro lungo la sua spina dorsale fino ad affondare la mano tra i boccoli di Caroline.
Le loro lingue vennero immediatamente in contatto, le loro labbra agognanti sembravano non essersi toccate da mesi. Caroline fece scivolare le mani sulla barba di Klaus sorridendo della sensazione familiare sotto le dita.
 < Caroline.> sussurrò con devozione e felicità infinita Klaus, contro le sue labbra.
Fu un bacio eterno, un bacio in grado di rimarginare qualsiasi ferita.
Si, era finalmente tornata a casa.
Klaus Mikaelson era la sua casa, non importava in quale dannata epoca si trovasse.
 
 
 
 
 
Emh… avrete visto anche voi la puntata presumo quindi … volete biasimarmi per le innumerevoli scene hot? No perché o lo scrivevo così il capitolo, visto che non pensavo ad altro che a quei due spalmati contro l’albero o non lo scrivevo proprio =)! Detto questo… svelo anche molte piccole cose all’interno del capitolo e ci sono svariati indizi! Chissà chi di voi li avrà saputi interpretare? Buona klaroline week ragazze, due capitoli in una settimana! Questo è il mio regalo! Bisogna festeggiare! ;) Un bacio grande, fatemi sapere cosa ne pensate, mi raccomando! Giulia.

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Capitolo 6
*** Maybe. ***


Salve ragazze! Allora vorrei specificare una cosa prima di lasciarvi al capitolo, il pargoletto verrà chiamato con appellativi buffi come “esseruncolo” nel corso del capitolo. Non perché io odi i bambini, ma perché penso come penserebbe Caroline che non ha ancora accettato la sua gravidanza in pieno. E poi la trovo una cosa sarcastica e giocosa, un po’ megalomane ( per non dire affettuosa ) proprio come è Caroline! Detto questo vi lascio alle innumerevoli rivelazioni del capitolo, buona lettura ;)!
 
 
 
 
Allontanare le sue labbra frementi da quelle anelanti, ingorde e disperate di Klaus fu un vero problema. Avrebbe fatto l’amore con lui in quel medesimo istante, esaudendo il desiderio colmo di disperazione dell’ibrido, affogando i problemi nella carne morbida di lui, ma dovevano parlare. Caroline doveva raccontare ogni cosa a Klaus, dovevano capire quale fosse la minaccia che anche in questa epoca l’avrebbe uccisa, portandola via da quelle forti braccia che la stavano stritolando contro il corpo marmoreo di Klaus. Nessuno spazio, nessuna parte del loro corpo che non fosse a contatto.
Sentire la pressione delle braccia di Klaus che la faceva schiantare contro ogni centimetro del suo pezzo di paradiso le toglieva sempre il respiro. Non si sarebbe mai abituata a questo, a quell’amore totalizzante e cieco. Quella passione bruciante che a volte poteva ferire più del dovuto.
< Per quanto tempo sono mancata?> sussurrò Caroline prima che le labbra di Klaus piombassero di nuovo su quelle di lei, zittendola. Era un ottimo modo per farla stare zitta, pensò Caroline sorridendo.
Le mani di Klaus corsero al suo viso, per premerlo possessivamente contro il suo. Aumentando la pressione sulle loro labbra ormai arrossate.
< Tre giorni.> le rispose in un gemito di piacere misto ad angoscia. Un lamento che le comunicò tutto il cordoglio che lo aveva afflitto in quei pochi giorni in cui non aveva saputo nulla di lei.
Carolino tirò un sospiro di sollievo. Tre giorni, beh poteva andare molto peggio.
In quell’istante, senza preavviso le sue mani corsero alla sua pancia. Un pensiero quasi selvaggio, primitivo le aveva attraversato la mente senza realmente apparirle come un concreto pensiero. Era stato più un campanello d’allarme che l’aveva resa in un attimo nervosa, preoccupata.
Avrebbe potuto sforzarsi per sentire il battito del cuore di quel moscerino, ma riuscire a sentire quel piccolo rigonfiamento sotto le sue dita le aveva trasmesso una sensazione nuova, più concreta. Sorrise di sottecchi, rilassandosi mentre Klaus si allontanava quel poco da lei per osservare le mani di Caroline posate contro la sua pancia ed un nuovo, inaspettato sorriso illuminarle il viso.
L’Originale la guardò con espressione piacevolmente scioccata e sorrise. Un sorriso fiero, orgoglioso. Il sorriso di un padre, pensò Caroline mentre notava la scintilla di preoccupazione apparire e svanire sul suo viso l’attimo seguente. Si era concentrato sul battito del cuore dell’esseruncolo e si era subito tranquillizzato.
Avrebbe dovuto dire qualcosa, Caroline lo sapeva ma si sentiva pietrificata.
Si sentì soffocare. Non era pronta per parlarne, non era pronta a vedere quella scintilla di orgoglio negli occhi di Klaus. Lo avrebbe deluso, lei non era … pronta!
Non aveva accettato ancora nulla di quella soluzione, non poteva illuderlo così e non poteva sentire la pressione dovuta alla sua inadeguatezza. Perché era così che si sentiva, terribilmente inadeguata.
Realizzò in un attimo che doveva parlare con Liz. Con sua madre. Avrebbe aperto una battaglia senza fine con il suo ibrido super protettivo se fosse servito, ma doveva rivelare la sua gravidanza a sua madre, doveva avere dei consigli da lei… era un ibrido con diciannove sofferti anni sulle spalle, era diventata una donna ma aveva un dannato bisogno della sua mamma! Non aveva paura ad ammetterlo.
 < Sei tornata appena in tempo.>  la voce calda di Klaus la riportò alla realtà. L’Originale le avvolse le braccia attorno alla vita e la baciò sulla fronte, facendola rabbrividire al contatto della sua pelle con la bocca soffice dell’ibrido.
 < Per cosa?> domandò Caroline ad occhi chiusi, beandosi della perfezione che il suo uomo sapeva essere quando si trattava di capirla al volo, senza nemmeno parlare. Era sempre stato così, persino quando Caroline non faceva altro che allontanarlo, accecata da tutto il male che aveva fatto ai suoi amici, alla sua famiglia. Era stato l’unico a capire che lei non avrebbe mai voluto prendere quella maledetta cura e a dirla tutta era stato anche l’unico a chiederle se la volesse per sé.
Non le aveva fatto alcuna domanda sull’affaruncolo che portava nella pancia, nessuna pressione. Lui l’amava troppo per forzarla in alcun modo, anche quando si trattava del loro … loro. Punto.
 Era strano pensarlo. Effettivamente era loro, come mai nessun’altra cosa lo era stata nella sua vita.
Avvertì un nuovo brivido farsi strada fino al suo cuore. Ed era una sensazione nuova … possesso. Possesso animalesco, selvaggio. Era suo e nessuno glielo avrebbe portato via. Non glielo avrebbe permesso.
 < Il tuo compleanno.> sussurrò Klaus contro le sue labbra, prima di chiuderle in un bacio dolce, lento ma calibrato.
Si era dimenticata persino del suo compleanno, non poteva crederci. Tutti quei viaggi nel passato le avevano dovuto friggere il cervello. Aveva sempre adorato il suo compleanno, essere al centro dell’attenzione, delle coccole dei propri amici … era come una giornata in cui viveva il suo sogno da principessa. Lo adorava. Ma in quel momento c’era davvero altro a cui pensare.
 < Klaus dobbiamo parlare. Bonnie ti avrà detto di Tatia …> Caroline proferì il nome della sorella con voce strozzata, quasi flebile. Il dolore di averla persa, la paura di poter ancora leggere negli occhi di Klaus una qualche specie di attaccamento nei suoi confronti, la rendevano ansiosa.
L’Originale fece scorrere le mani lungo le braccia di Caroline sino ad intrecciarle alle sue mani. Solo allora la ragazza si accorse che la maglietta di Klaus era stropicciata, i suoi capelli spettinati e quelle occhiaie… avevano il colore della notte. Cosa aveva passato in quei tre giorni, per ridursi così?
 Liberò la mano destra dalla presa di Klaus e corse ad accarezzare quel viso … che la faceva impazzire. A partire da quel naso all’insù per arrivare ai suoi zigomi scolpiti, a quegli occhi così profondi, in grado di rispecchiare ogni più tenebroso meandro dell’anima di quell’essere così complicato … per arrivare  a quelle labbra. Oh le sue labbra carnose, soffici, umide … non c’erano termini in grado di descriverle.
 < Si … ma non sono riuscito a farle dire altro. Voleva che fossi tu a raccontare.> disse a denti stretti, con voce roca e rabbiosa. Ma il sorriso che accennò l’attimo dopo, agli angoli della bocca le fece capire che aveva rispettato Bonnie per quella decisione e sicuramente per la sua determinazione. Doveva essere stato duro resistere ad i metodi persuasivi di Klaus.
 < È un’amica leale, come Stefan.> osservò l’Originale, parlando più con se stesso che con lei. Era felice di sapere Caroline accerchiata di persone fidate, nonostante avesse pensato per un attimo di strappare le budella dei due” cari amici” e mostrarle ai loro occhi sino a quando non gli avessero detto dove Caroline si trovasse e soprattutto perché.
 < Hai dormito?> gli domandò all’improvviso Caroline mentre Klaus portava entrambe le mani della ragazza contro le sue labbra, per baciarle con una devozione tale da farla commuovere. La guardò di sottecchi e le rispose con un sorriso sghembo, malizioso.
 < Ti ho cercata ovunque, senza sosta. Ho mobilitato tutti per trovarti, ma sapevo saresti tornata da me.> quelle parole la fecero tremare dalla gioia e dal  … terrore.
 < Tornerò sempre da te. Devi saperlo.> sussurrò lei con le lacrime agli occhi prima che Klaus la stringesse di nuovo contro di lui e la baciasse. Era come se non la vedesse da anni, quel terrore che riusciva a percepire provenire dall’anima di Klaus … la faceva sentire vuota a sua volta.
 < Anche tu devi sapere delle cose. Ma vorrei prima celebrare il tuo compleanno, il giorno in cui … ho capito che non avrei più potuto fare a meno della tua presenza nella mia vita. Tu ed il tuo modo di tenermi testa ed insultarmi persino quando potevo essere la tua unica fonte di salvezza.> Klaus sorrise a quel ricordo e scrollò leggermente la testa, divertito. Posò la fronte contro quella di Caroline e fece scorrere le mani lungo il corpo della ragazza, saggiandone la consistenza familiare.
Caroline gli sorrise, solare e dolce come solo lei sapeva genuinamente apparire ed intrecciò le dita dietro la nuca di Klaus.
 < Mm … non mi sta bene.> sussurrò contro l’orecchio di Klaus che voltò il viso per guardarla sorpreso, ma divertito.
 < Non puoi salvarti facendomi un solo regalo. Compleanno ed anniversario insieme, non è giusto.> scherzò la ragazza mentre Klaus la prendeva in braccio, senza preavviso.
 < Non ho alcuna intenzione di farlo amore.> le rispose malizioso, prima di schizzare via da quella casa alla velocità della luce. Aveva aspettato il ritorno di Caroline tra quelle quattro mura tutto il giorno, tormentato dalla sua impotenza.
Caroline rise e chiuse gli occhi mentre il vento le scompigliava i capelli. Una volta fermi li riaprì e rimase stupita da quello che vide.
Erano a casa loro, a New Orleans ma la camera che si parava davanti ai suoi occhi era differente da come la ricordava.
Il quadro che aveva adorato fin dal primo momento in quella camera che per lungo tempo era stata la sua, nel ‘500 era appeso sopra il loro, nuovo letto. Il ponte in pietra, la cascata del quadro che le rimandavano alla mente i momenti perfetti della prima volta in cui si erano amati…il letto a baldacchino dai colori chiari e poi … sollevò la testa e sorrise come mai aveva fatto in vita sua.
Scese e fece un passo avanti per ammirare meglio quello splendore.
La favola di Amore e Psiche era affrescata con colori chiari ma vivaci lungo tutto il soffitto, non apparendo affatto pesante.
 < Mi sono ispirati alla loggia di Raffaello a Roma. Avevo in mente di portarti lì per il tuo compleanno, ma le cose si sono complicate e non possiamo lasciare New Orleans, così ho portato Roma da te. > disse mentre le prendeva la vita tra le mani e faceva aderire il suo petto alla schiena di Caroline. Lei non sapeva cosa dire.
 <  Ricordo che fosse la nostra favola. Ti sei gettata dalla rupe per me alla fine e non ti avrei mai lasciato cadere, per nulla al mondo Caroline.> le sussurrò sul collo mentre le scostava i capelli. Caroline chiuse gli occhi e si lasciò cullare dalla sensazione delle mani di Klaus che scivolavano lungo la sua pancia, sempre più giù mentre la lingua dell’ibrido lasciava una scia di fuoco sul collo di Caroline.
 < È bellissimo, grazie Klaus.> sussurrò in un gemito di piacere Caroline mentre portava una mano indietro per accarezzare il viso del suo uomo.
Dall’altro lato della stanza, vicino al camino scoppiettante c’era un piccolo tavolo tondo era elegantemente apparecchiato. Due candele ed un piccolo bouquet di fiori erano a centro tavola e la lunga tovaglia bianca toccava quasi il terreno. Klaus sapeva certamente come farla sentire benvenuta.
< Buon compleanno amore. Ma non è finita qui.> soffiò contro il suo collo, prima di pararsi davanti  a lei e prenderla per mano.
Caroline lo osservò dubbiosa. Cosa poteva volere più di quello? Era stata una sorpresa stupenda, all’insegna del ricordo.
Ma la cosa che la fece rimanere più sorpresa fu la scintilla di paura che notò negli occhi del suo sicuro e spavaldo ibrido. Lo seguì fino all’altra parte della loro grande camera da letto, oltrepassando il camino.
Klaus sciolse la presa dalle sue mani e portandosi dietro di lei la avvicinò ad uno strano oggetto coperto da un lenzuolo bianco. Era basso, o meglio era poggiato a terra, sembrava grande e non era più alto di un metro.
Caroline sorrise e voltò un poco la faccia per vedere il viso di Klaus che si era posato sulla sua spalla.
 < Cos’è?> domandò con voce gioiosa. Adorava le sorprese!
 < Devi sollevare il lenzuolo per saperlo amore, altrimenti che sorpresa sarebbe?> gli domandò saccente e sarcastico, facendola ridere. Allungò una mano e con una mossa fluida fece cadere a terra il telo.
Una sensazione dolorosa le si aprì al centro esatto dello stomaco e si sforzò con tutte le sue forze di non piangere mentre il suo respiro diventava irregolare.
Era una culla. Una grande culla in legno scuro, di quei modelli che si vedono solo nei vecchi film. Era bellissima.
 < Rebekah l’ha scelta per me. > le sussurrò in un orecchio prima di spostarsi verso il fianco di Caroline per studiare la sua reazione.
Caroline era pietrificata. Allora era proprio vero… stava accadendo. Stava per avere un cosino piccolo e urlante tra le mani.
 < Dovremmo parlarne prima o poi.> le disse Klaus con voce seria, ma provata. Sembrava turbato, quasi seccato. La cosa la fece sentire ancora più sofferente. Si stava vergognando di se stessa e per di più lo stava deludendo… fantastica realizzazione!
 < Non ora.> sputò fuori Caroline prima di uscire di corsa dalla stanza e dirigersi nell’ampio salone. Si avvicinò ad una delle grandi porte finestre e scostando la testa osservò il sole ormai basso nel cielo. Doveva riprendere fiato da tutto quello.
 < Caroline non credi che anche io abbia i miei dubbi? Non sei la sola che deve accettare tutto questo!> la voce arrabbiata di Klaus la fece voltare di scatto con le lacrime agli occhi.
Sembrava sul serio essere arrivato il momento di parlare dell’argomento tabù.
 “Un altro viaggio nel tempo, proprio in questo momento, no?” implorò mentalmente Caroline.
Klaus si era fermato all’ingresso del salone con lo sguardo ferito, esasperato ma non appena notò l’espressione addolorata di Caroline fece due passi avanti, pronto ad andare a stringerla tra le sue braccia.
 < No Elijah, mi dispiace ma non riesco … > la voce di Bonnie che entrava in casa seguita dall’Originale li costrinse a rimanere in silenzio.
Bonnie rimase ferma sul ciglio della porta con i suoi pesanti libri tra le mani. Stava osservando Caroline con una sorpresa paragonabile a quella dei bambini alla vista di Babbo Natale.
Gettò a terra i libri e corse verso di lei, ignorando Klaus che venne raggiunto da Elijah.
Caroline accolse con calore l’abbraccio che sapeva stava per arrivare ma quando delle forti braccia l’avvolsero all’altezza della schiena capì che c’era qualcosa che non andava. Ricambiò in modo automatico l’abbraccio e si ritrovò a contemplare le spalle del suo migliore amico.
 < Stefan.> sussurrò felice la ragazza mentre osservava l’espressione scocciata di Bonnie che era stata battuta sul tempo.
 < Temevamo di averti persa.>sussurrò l’amico con voce provata prima di sciogliere l’abbraccio.
In quel momento Rebekah piombò nella stanza a velocità vampiresca.
 < Stefan non puoi lasciarmi nel bel messo di una convers…> ma la voce le si strozzò in gola ed un sorriso solare, ampio si formò sulle sue labbra alla vista di Caroline che stava abbracciando calorosamente Bonnie.
 < Lo sapevo che saresti tornata. L’erba cattiva non muore mai.> osservò felice la vampira.
Caroline scrollò la testa ed andò ad abbracciare Eliajh, lasciando l’Originale per un attimo basito. Sorrise del calore della sua amica e la strinse a lui col calore di un fratello.
 < Lo vedo Rebekah, lo vedo. Quante volte hanno provato a metterti fuori gioco senza riuscirci? > scherzò Caroline mentre con riluttanza si allontanava dall’abbraccio di Elijah. Dopo la quasi discussione con Klaus aveva davvero bisogno di un porto sicuro come le braccia dei suoi amici per non crollare.
 < Troppo poche.> sorrise l’Originale prima di dare un buffetto sulla spalla di Caroline e mettersi a sedere comodamente sul divano.
 < Bene, visto che siete tutti qui devo parlarvi di una cosa. A dire il vero di un po’ di cose, spero che abbiate tempo.> osservò Caroline prendendo in mano le redini della situazione mentre si portava al centro della sala.
 < Forse dovremmo chiamare Damon ed Elena allora.> commentò Stefan mentre si metteva seduto vicino a Rebekah sul divano in pelle scura.
 < Non credo che…> bofonchiò Caroline. Non voleva escludere Elena dalla sua vita, ma … la situazione era davvero complicata e l’astio che quei due provavano per Klaus non li avrebbe di certo aiutati.
 < No, Stefan. Per quanto mi riguarda tutte le persone che ritengo abbastanza vicine da condividere ciò che riguarda me e Caroline, sono in questa stanza.> la voce sicura, autoritaria di Klaus la sovrastò. Bonnie gli rivolse un’occhiataccia facendola sorridere mentre Elijah si accomodava sulla poltrona posta di fronte a lei.
 < Li informeremo a tempo debito.> intervenne Caroline prima di voltarsi ad osservare Klaus appoggiato contro lo stipite della porta, con le braccia incrociate e lo sguardo inceneritore. Non voleva che lei parlasse del bambino, o forse la stava quasi sfidando a farlo. Ah non era ben sicura di quello che intendesse il suo ibrido, ma non gliel’avrebbe di certo data vinta, di questo era sicura!
 < C’è una maledizione che grava sulla mia testa …> esordì con voce tremante Caroline mentre Klaus si allontanava istintivamente dal muro, per raggiungerla e la sua espressione diveniva preoccupata.   <  E su quella di Klaus.> ammise infine la ragazza, incatenando i suoi occhi tristi a quelli dell’ibrido.
 < E di che maledizione si tratta?> domandò allarmato Elijah, sollevandosi nervosamente dalla poltrona.
 < Una maledizione fattaci tanto tempo fa … dagli Spiriti.> sentì Klaus ringhiare sommessamente, nel tentativo di contenersi.
  < Sapevo che non ci avrebbero semplicemente fatto vivere la nostra vita senza ripercussioni.> ruggì fuori Klaus avvicinandosi di un altro passo a Caroline.
 < È molto peggio di questo. La maledizione che hanno fatto ci ha colpiti la prima volta nel 900.> confessò Caroline mentre il cuore batteva freneticamente.
Osservò tutti i suoi amici guardarla come se fosse uscita di senno, ma grazie al cielo Rebekah intervenne in suo aiuto.
 < Ma non abbiamo alcun ricordo di te nel 900.> la sua amica era sveglia. Aveva capito già quale fosse il problema, Caroline le sorrise fiera. Si assomigliavano molto loro due.
  < Ed è proprio questo il problema.> disse Caroline portandosi le mani tra i capelli. Persino lei aveva le idee incasinate, come avrebbe fatto a spiegarsi?
 < Ok, parlerò a macchinetta perché è quello che mi riesce meglio e vi renderò partecipi di tutte le informazioni che ho, ma non dovete interrompermi!> sbottò la ragazza e senza aspettare il consenso dei presentì continuò nel suo sproloquio.
 < Ho vissuto la mia prima vita, quella che doveva essere l’unica nel 900. Io e Tatia eravamo sorelle.> e qui non le sfuggì la faccia scioccata e ferita di Elijah al suono del nome di sua sorella.    < Credo che fino al momento della sua morte i vostri ricordi non siano stati mutati troppo, se non per il fatto di esserne stata cancellata completamente. È il dopo che non coincide affatto.
Io e Klaus ci siamo innamorati, ma Esther ha scoperto che ero incinta di suo figlio, ovviamente e … mi ha uccisa. Da lì credo si sia innescata la maledizione, con lo zampino degli Spiriti o forse no … forse è iniziata a causa della mia seconda apparizione. Nel dodicesimo secolo sono tornata in vita, o meglio sono solo tornata. Sono nata, cresciuta e poi … ti ho incontrato di nuovo.> disse Caroline abbandonando il sarcasmo di poco prima per rivolgere uno sguardo dolce a Klaus che ormai era a pochi centimetri da lei. La osservava scioccato e ferito.
 < Ci siamo innamorati, ignari di tutto perché la nostra memoria era stata cancellata e … sono morta, di nuovo. Poco dopo e con modalità del tutto diverse. So solo che Tatia voleva avvisarmi… credo abbia innescato lei le visioni ed il viaggio nel tempo. Per avvertirci. Accadrà di nuovo. Verrò uccisa e non so come o il pechè …so solo che gli Spiriti non vogliono che … > ma la voce le mancò e lacrime amare le inumidirono gli occhi. Klaus la avvolse in un abbraccio protettivo e quasi soffocante. Caroline affondò il viso nel petto di Klaus e si sentì finalmente completa.
 < È orribile.> sussurrò scioccata Rebekah. Stefan era rimasto pietrificato, una statua di ghiaccio mentre Bonnie aveva voltato la testa per nascondere le lacrime che le pizzicavano gli occhi. Tutte le sue paure avevano trovato conferma e senza Tatia ad aiutarli … non avevano molte possibilità di farcela.
 < Non riusciranno a toccarti nemmeno con un dito.> ringhiò con tono rabbioso Klaus prima di affondare le labbra tra i capelli di Caroline.
 < Perché mandarti nel passato allora, al mio posto? È un controsenso. Gli spiriti in questo modo vi hanno solo dato un’altra opportunità per rincontrarvi.> osservò dubbioso Elijah, attirando l’attenzione di tutti.
 < Hai ragione … > osservò sicuro Klaus, mentre scioglieva l’abbraccio e avvolgeva la vita di Caroline, per tenerla stretta al suo fianco.
 < Non se gli Spiriti non hanno fatto altro che trasportare la nostra Caroline nel passato facendole prendere il posto di una delle sue vite passate. Non possiamo sapere quante ne ha vissute.> sussurrò Stefan mentre fissava con aria concentrata il volto di Caroline.
 < Anche questo non ha molto senso.> sbuffò Rebekah mentre accavallava elegantemente le gambe.
 < Riflettete. C’era qualcosa di diverso quella volta. Caroline odiava Klaus ed era pronta a metterlo a dormire per sempre quando l’hanno spedita nel passato. Volevano risolvere il problema col problema stesso.> disse Bonnie con aria concentrata.
 < Ma certo! Senza contare il fatto che ero una vampira e che avevo la capacità di farlo. > tutto cominciava ad acquisire un significato, forse erano vicini alla soluzione.
 < Ed il senso del martirio. Sapevano che lo avresti messo fuori gioco, morendo inevitabilmente. Si sarebbero liberati di voi due in colpo solo.> osservò Stefan, beccandosi un'occhiataccia.
 < Era un piano geniale.> osservò Elijah, scioccato.
 < Non potevano immaginare che anche questa volta, nonostante l’odio che provavi per Klaus vi sareste innamorati comunque.> anche Rebekah era arrivata alla inevitabile conclusione.
 < Ma anche questo non ha senso! Perché lo odiavo all’inizio? Siamo anime gemelle e devo ammetterlo se non fosse stato per quel viaggio nel passato… Non so se sarei mai riuscita a capire.> confessò Caroline senza trovare la forza di guardare Klaus negli occhi.
 < Un altro incantesimo forse?> osservò Rebekah mentre lanciava occhiate nervose ai suoi fratelli.
 < La tua alleanza con Marcel si sta rivelando provvidenziale a quanto pare fratello.> osservò Elijah che stava già passando a buttare giù un piano d’attacco. Pragmatico e fiero, un secondo in comando perfetto.
Caroline voltò il viso per guardare negli occhi Klaus, con aria sorpresa.
 Klaus si allontanò da lei con un ghigno irritato. Stava per litigare con Caroline, lo sapeva e non ne aveva di certo intenzione o le facoltà mentali al momento. Si sentiva impotente… e per questo, infuriato.
 < Ho dovuto. Sophie ed il clan di streghe che ho radunato non sono riuscite a fare nulla mentre la sua strega … è lei la sua fonte di potere. Davina, e la sua potente magia appare più che necessaria in questo momento. > si spiegò con tono poco collaborativo Klaus.
 < Forse è il caso di parlarle anche dei clan di ibridi che hai creato e che hai soggiogato per formare un esercito pronto ad esaudire i tuoi ordini.> la voce sicura e velatamente di rimprovero di Stefan la costrinse a voltarsi. Caroline spalancò la bocca per lo shock. Era mancata solo per tre giorni, dannazione  e tutto era cambiato fino a questo punto?
Klaus fulminò Stefan e fu costretto a stringere i pugni per frenare la voglia di staccare la testa al vampiro che in quei tre giorni si era dato tanto da fare, almeno quanto lui, per ritrovare Caroline. Era stato inevitabile che inciampasse nel branco di ibridi che aveva creato.
 < Il lupo nel bosco.> sussurrò Caroline, riuscendo finalmente a capire. Era un ibrido, uno di quelli trasformati a sua insaputa da Klaus … e pensando a come aveva cercato di attaccare il fantasma di Tatia, doveva essere il suo personale-non-voluto-ibrido-da-guardia. Un bodyguard sovrannaturale. L’istinto protettivo di Klaus nei suoi confronti, a volte poteva sfiorare la pazzia!
 < Forse è il caso di lasciarli da soli.>bofonchiò Santa Bonnie. Mentre tutti quanti in un silenzio imbarazzato lasciavano la stanza.
Caroline e Klaus non avevano smesso neppure per un secondo di fissarsi negli occhi mentre si trovavano  agli estremi opposti della sala, guardinghi.
Quando furono finalmente soli Caroline fu la prima a prendere la parola.
 < Quanti ibridi?> domandò sicura.
Klaus aprì la bocca e scrollò la testa di lato, alzando gli occhi al cielo ma Caroline non gli lasciò il tempo di controbattere.
 < Quanti Klaus? E da quanto tempo?> domandò ancora più autoritaria di prima.
 < Venti, ho iniziato a tramutarli un mese fa quando ho capito che un clan di streghe non sarebbe bastato a difenderti.> disse con aria saccente, sicura mentre avanzava fiero e certo delle sue scelte, verso Caroline.
 < E non chiederò scusa Caroline. Ho fatto quello che dovevo fare.> aggiunse severo mentre continuava ad avanzare.
Caroline si morse un labbro per non insultarlo pesantemente come avrebbe fatto. Borioso del cavolo!
 < Ne tramuterai altri e farai credere a Marcel di essere il suo più grande amico  se servirà a prendere il suo posto in comando e così Davina ed il suo esercito di vampiri saranno nostri. > disse Caroline contro ogni aspettativa.
Klaus rimase immobile per un momento e la guardò stranito. Era veramente Caroline quella che era tornata dal dodicesimo secolo?
Un sorriso malizioso, quasi scuro apparve sul viso di Klaus prima che a velocità vampiresca si gettasse contro Caroline, inchiodandola al muro e baciandola.
Le mani di Caroline afferrarono i riccioli di Klaus e con uno strattone violento allontanò la bocca del suo ibrido dalla sua. Non prima di aver ricambiato quel bacio passionale e violento.
 < Ma …> sussurrò col fiatone la ragazza. Klaus alzò un sopracciglio e portò le mani contro il muro costruendo un invitante prigione attorno al corpo di Caroline.
 < Tramuteremo solo le persone che vorranno diventare ibridi in cambio della loro fedeltà. Soggiogheremo quelli che non accetteranno  a dimenticare e …> ma le sue labbra furono di nuovo catturate da quelle dell’ibrido mentre una mano risaliva lungo il suo addome, sollevandole la maglietta.
 Caroline lasciò che la lingua di Klaus si insinuasse prepotente nella sua bocca e sorrise, gemendo della passione che solo l’ibrido sapeva accendere in lei.
Quando Klaus scese a baciare il suo collo, Caroline fu libera di parlare.
 < E parlerò con le streghe. Niente ricatti, troveremo un accordo. Conquisteremo questa città e spezzeremo la maledizione. Farò tutto quello che serve per difendere ciò che è mio.> gemette fuori Caroline, mentre portava la testa indietro per far scivolare Klaus tra i suoi seni.
 < Sono tuo.> sussurrò seducentemente Klaus mentre sbottonava il primo bottone della camicetta di Caroline.
Sentì all’improvviso il corpo di Caroline farsi più rigido e la presa lussuriosa che stringeva contro il suo bacino divenne immediatamente più forte. La sorresse per non farla cadere a terra mentre perdeva i sensi.
 < Caroline! Caroline!> urlò l’ibrido, facendo accorrere tutti i loro amici nella stanza.
 
 
 
Aveva il fiatone, si sentiva turbata, si sentiva … incompresa.
Caroline reclinò la testa all’indietro, per prendere un profondo respiro e tranquillizzare i suoi battiti.
Quello che aveva appena visto non poteva essere assolutamente vero … lei e Tatia erano sempre state un corpo ed un’anima sola fin da quando erano state piccole. Così diverse fisicamente, in comune avevo solo ripreso la vertiginosa altezza del padre,  ma così vicine caratterialmente. Almeno così aveva sempre pensato Caroline. Evidentemente si era sbagliata.
Quando era andata in cerca della sorella, che ne era certa, si doveva essere di nuovo persa tra i vari sentieri si era imbattuta in qualcosa che non avrebbe mai osato immaginare.
Tatia amava Klaus, quell’uomo che era in grado di far rabbrividire Caroline di terrore e soggezione ogni volta che la guardava.
Aveva trascorso mille notti a raccontarle quanto quell’uomo fosse gentile, ma autoritario allo stesso tempo. Lo era con tutto il mondo tranne che con i suoi genitori o con i suoi fratelli.
Caroline lo aveva visto più di una volta venir preso a schiaffi da suo padre, aveva persino tentato di intervenire in suo aiuto una volta, ma Elijah l’aveva portata via. Lontano da quella tragedia familiare che non la riguardava.
Eppure quel giorno, Klaus l’aveva guardata in modo diverso. Era steso tra la polvere ed al suono della sua voce acuta e stridula, che lo difendeva apertamente, le aveva sorriso. Un sorriso strano, quasi sadico ma nei suoi occhi aveva notato un cambiamento.
Tatia si era immediatamente invaghita di lui e lo aveva fatto suo, adottando ogni tecnica di seduzione, di cui lei era evidentemente priva. Non aveva mai amato nessun uomo e mai aveva dormito con uno di loro.
Solo in quello lei e Tatia erano differenti. Lei doveva essere la sposa di qualcuno per riuscire soltanto a pensare di concedersi ad un uomo, Tatia non l’aveva mai pensata così.
Caroline ricordò con l’amaro in bocca la volta che ebbe la malaugurata idea di parlare di quell’argomento con Niklaus, che in realtà aveva introdotto per primo il discorso.
 < Quindi, fatemi capire. Vi priverete di ogni piacere della carne perché volete assolutamente dare un’etichetta alla vostra relazione? > le domandò tra il divertito ed il sorpreso mentre si metteva seduto sull’umile sedia di legno della cucina della casa in cui viveva con i suoi genitori e Tatia. Ma come diavolo erano arrivati a parlare di quello? Niklaus aveva un vero talento nel dirottare le conversazioni dove voleva.
Sua sorella era uscita assieme a loro per andare al mercato nel paese più vicino mentre Caroline era rimasta a casa per finire le faccende e per badare al piccolo Alan, suo nipote, che in quel momento stava beatamente dormendo nella stanza affianco.
 < Prego accomodatevi.> bofonchiò con sarcasmo Caroline mentre afferrava uno straccio e si metteva a pulire il lavabo della cucina come se quell’oggetto  l’avesse offesa apertamente.
 Klaus ridacchiò ma non si scompose poi molto, la cosa la fece solo irritare il triplo.
 < Tatia sarà di ritorno fra un paio di ore, forse vorreste andare a fare una passeggiata nel bosco, una caccia pomeridiana o che ne so… potreste andare ad importunare qualcun altro?>  osservò scocciata Caroline senza rivolgere nemmeno uno sguardo all’uomo bellamente accomodato in cucina. Quel lavabo stava già splendendo come non aveva mai fatto prima, ma non le interessava. Doveva sfogare la sua rabbia.
 < Potremmo andare insieme.> lo sentì rispondere e la frustrazione toccò le stelle. Aveva avuto poche occasioni per vederlo, ma ogni volta qualcosa di inspiegabile le infiammava il cuore e tutto quello che riusciva a fare era…provocarlo a sua volta.
Forse era offesa con lui. Klaus aveva scelto Tatia senza degnare lei nemmeno di uno sguardo e poi si permetteva di prendere libertà non concesse. La guardava troppo a volte, cercava sempre di parlarle e troppo spesso di prenderla in giro. Non lo sopportava!
 < Penso che Tatia non apprezzerebbe e ad ogni modo, per rispondere alla vostra inopportuna domanda, i piaceri della carne non sono l’unica cosa importante nella vita! E quando accadrà voglio che sia con mio marito! Un uomo che mi ami e mi rispetti totalmente.> sbuffò fuori prima di cominciare a lucidare il tavolo al solo scopo di disturbare Klaus. Magari in quel modo se ne sarebbe andato!
 < Allora volete andare in giro a sbattere in faccia a tutte le zitelle di Mystic Falls il fatto di esservi sposata, è questo in realtà il vostro nobile scopo.> Caroline sollevò lo sguardo e si morse le labbra. Il viso divertito e saccente di Klaus si ergeva a pochi centimetri dal suo. Si era sporto in avanti con il busto ed aveva afferrato la mano di Caroline che stava lucidando l’impossibile.
A quel semplice contatto Caroline sentì il cuore battere all’impazzata e la salivazione azzerarsi. Osservò quelle labbra carnose ed incurvate in un sorriso accattivante. La verità era che aveva cominciato a sentirsi legata a lui… in un modo sbagliato. Klaus era il compagno di sua sorella. Doveva toglierselo dalla mente.
 < Non solo.> rispose con sincerità la ragazza mentre notava una scintilla nuova attraversare gli occhi blu di quell’ammaliatore. Sembrava sorpreso, ma ben presto ritrovò la sua solita aria di alterità. Aria odiosa che adottava esageratamente quando Caroline si trovava nei paraggi.
  < Non mi dispiacerebbe … aiutarvi a cambiare idea.> un sorriso sghembo apparve sul viso di Klaus senza illuminare però i suoi occhi.
Caroline si allontanò da lui di scatto, quasi con furia mentre liberava la sua mano.
 < Voi avete già fatto una scelta. Ora vi prego di andare via e lasciarmi da sola. Alan si sveglierà tra poco.> gelida, indifferente. Così voleva apparire agli occhi di Klaus. Allora perché le sue mani stavano tremando?
Klaus si alzò con furia dalla sedia, facendola quasi cadere a terra e si avvicinò a lei.
 < Vi credevo più debole, più … indifesa. Ovviamente mi sbagliavo.> sibilò a denti stretti, mascherando la sua delusione con la rabbia.
Non attese una risposta di Caroline, si voltò ed uscì in fretta dalla casa.
Era stato poco prima che … Caroline scrollò la testa e si sentì sul punto di piangere. Ricordò le soffici labbra di Klaus posarsi dolcemente contro le sue. La corteccia ruvida contro la pelle, le mani calde di quell’uomo lungo il viso …
Quelle parole.
 < Siete splendida Caroline. Temevo foste un fiore troppo delicato per far parte del mio mondo, ma vi sbagliavo. Più vi vedevo, più scoprivo cose di voi e più capivo che mi ero innamorato della sorella sbagliata. Siete molto simili voi e Tatia, ma voi … non fingete mai. Non mentite mai. Siete voi stessa, anche nel torto. Lo apprezzo infinitamente.>
E al suono di quelle parole, Caroline non aveva potuto far altro che capitolare. Ricambiare quel bacio prima rubato. Lasciar cadere a terra il cesto dei panni che si era recata a lavare al fiume, per stringere le braccia attorno al collo di Klaus e baciarlo, e lasciarsi amare.
Aveva ceduto … ma non fino in fondo. Il pensiero di Tatia era riuscito a fermarla, a farla fuggire dal più bello dei suoi sogni.
Da quel giorno aveva ignorato Klaus in ogni modo, da quel giorno Klaus le aveva fatto patire le pene dell’inferno. Lo aveva ferito e quell’uomo bello quanto imprevedibile l’aveva inseguita, corteggiata, odiata, amata, fatta ingelosire e ricoperta della più totale indifferenza.
E tutto questo per… per vedere Tatia fare l’amore nel bosco assieme ad Elijah.
A cosa era servito il suo sacrificio, tutto il suo stupido autocontrollo ed i suoi insulsi valori?
Caroline aveva lasciato ad una donna che non lo amava abbastanza, l’uomo per il quale avrebbe combattuto fino alla fine, vero… ma non contro sua sorella!
 
 
 
L’aria tornò violenta ad inondarle i polmoni, costringendola e sollevarsi per mettersi seduta.
Klaus era al suo fianco, la stava sorreggendo e la stava osservando con aria estremamente preoccupata e vigile. Poteva capirlo da quel suo cipiglio che a volte riusciva ad irritarla a morte, a volte a farla sorridere.
 < Nik mettila sul divano!> la voce squillante di Rebekah la aiutò a tornare, con una fitta alle orecchie, alla realtà. Stava bene, era stato solo un flashback … un flashback senza senso a dire il vero. Era solo riuscito ad avvalorare le sue ipotesi… durante il vero inizio della loro tormentata storia d’amore, lei aveva provato immediatamente un’attrazione irrazionale verso di lui. E come poteva biasimarsi.
 < Sto bene, tranquilli. Credo che l’incantesimo di Tatia sia un po’ più complesso di quello che ci ha fatto credere.> sussurrò Caroline mentre si lasciava tirare sù, come se fosse stata una bambola, da Klaus che non si allontanò minimamente da lei una volta rimessala in piedi.
  < Cosa hai visto Care?> domandò impaziente Stefan mentre le forti mani di Klaus le avvolgevano la vita ed un bacio si posava contro la sua tempia. Sorrise, ma cercò di mantenere la lucidità.
 < Me e Klaus … Elijah e … Tatia.> confessò inizialmente con aria sognante e subito dopo preoccupata. Notò Elijah deglutire rumorosamente mentre Klaus si irrigidiva al suo fianco. Era un argomento scottante.
 < Non so… non so cosa volesse dirmi Tatia. So solo che mi scoppia la testa e che dobbiamo trovare un modo per riportarla indietro. Se c’è qualcuno che può aiutarci a capire qualcosa e ad evitarlo è lei.> ordinò perentoria Caroline mentre si portava una mano alla testa dolorante.
 < Per oggi è tutto. Caroline deve riposare. Domani organizzerò un incontro con Marcel e Davina e tu Bonnie verrai con me.> lapidario ed autoritario, molto più di quanto era apparsa lei, Klaus si indirizzò verso le scale che conducevano al piano superiore intrecciando la mano in quella di Caroline.
Salirono le scale in silenzio mentre Caroline si voltava per sorridere ai suoi amici.
Sarebbero rimasti a confabulare in salotto ancora un altro po’, era evidente.
 Entrarono nella loro camera. C’era ancora il tavolo apparecchiato e quell’aria romantica che sembrava distare anni luce in quel momento.
 < È ancora il tuo compleanno.> osservò con disinvoltura Klaus mentre scostava una delle sedie per farla accomodare. Caroline sorrise e scrollò la testa.
 < Vuoi dirmi che non hai voglia di farmi mille domande o di andare immediatamente a tirare Marcel giù dal letto per capire cosa succede?> domandò Caroline accennando un sorriso divertito mentre Klaus si sedeva davanti a lei ed afferrava una costosa bottiglia di champagne.
 < Con chi credi di avere a che fare amore, un animale?> domandò lui, nascondendo l’irritazione e la sensazione piacevole che quella frase aveva scaturito in lui. Caroline lo conosceva bene, forse fin troppo.
 < A volte.> puntualizzò Caroline, facendolo ridere e ridendo a sua volta. Era sensazionale come il semplice ritrovarsi da soli, a chiacchierare, riusciva a gettare fuori da quella stanza, dalle loro vite, tutte le preoccupazioni e le trame per il potere.
Fu una cena intima, sensuale, romantica … a tratti divertente. Il camino crepitante, la mano di Klaus che giocherellava con le sue dita, che risaliva sensuale sotto la gonna della corta vestaglia di seta che aveva deciso di indossare solo per stuzzicarlo un po’.
Era tutto quello di cui aveva davvero bisogno. Un romantico, normale Klaus. Per quanto Klaus potesse esserlo. Lui era straordinario, maniacalmente perfetto in tutto quello che era, che faceva. Normale era un aggettivo che non gli si addiceva affatto.
 < Ho sete.> sussurrò Klaus, malizioso, roco. Aveva abbassato un  poco la testa e le aveva rivolto un’occhiata famelica.
 < Abbiamo finito una bottiglia di champagne.> osservò Caroline con tranquillità. Sapeva benissimo di chi avesse sete Klaus.
L’ibrido sorrise facendo apparire due invitanti fossette ai lati della sua bocca e si alzò dalla sedia per portarsi dietro a Caroline che non si mosse di un solo millimetro.
 < Devo dire che … in realtà è il tuo compleanno. Dovresti essere tu a darmi ordini.> sussurrò lascivo Klaus contro l’incavo del suo collo mentre le sue grandi mani risalivano dai fianchi della ragazza, ai suoi seni.
 < Mordimi.> sussurrò Caroline ad occhi chiusi. Stava già ansimando, quell’uomo aveva un’ascendente assurdo su di lei. E lo voleva, voleva tutto di Klaus. Non pensava sarebbe mai potuto succedere ma anche lui la stava cambiando. Le stava facendo apprezzare quelle sfumature di grigio che prima era solida allontanare, odiare, temere.
Klaus la sua perdizione e la sua salvezza.
I canini dell’Originale affondarono nella sua carne facendole sfuggire di un gemito di piacere mentre Klaus portava il polso davanti le labbra di Caroline che non attardò a nutrirsi di quel nettare prelibato, quella droga liquida e densa che riusciva ad invadere ogni parte del suo corpo crepitante.
Fu un secondo e senza sapere come, Caroline si ritrovò ancorata al bacino di Klaus che la stava portando verso l’enorme letto a baldacchino.
Non c’era stata notte in cui non avevano fatto l’amore, non avevano dormito nudi l’uno abbracciato all’altro eppure… era come la prima volta, ogni volta. Intensa, disarmante, eccitante e persino inaspettata.
 < Aspetta. Aspetta … ascolta.> sussurrò Caroline contro le labbra affamate di Klaus che si era portato sopra di lei.
Non le servì spiegare cosa le era passato nella mente, Klaus affondò le mani tra i capelli di Caroline e fu inondato da un mondo di colore e luci a lui sconosciuto. O ancor meglio… dimenticato.
Eccola lì. Tutta la verità. Tutto ciò che lei aveva visto e provato nel passato. E non solo nel dodicesimo secolo, non si trattava solo del suo primo viaggio nel tempo, nel ‘500. Si trattava di tutto. Caroline voleva renderlo partecipe di tutto. Tutto l’odio che aveva provato inizialmente verso di lui e poi… la sensazione di lotta, perenne, costante e straziante per resistere a quel diavolo tentatore. A lui.
E l’amore. Tutto l’amore che le inondava il cuore e la mente quando Klaus la sfiorava, quando pensava che lui era suo. Davvero, concretamente e per l’eternità.
Lo sentì gemere, sussultare e persino ringhiare alla vista di Caroline ricoperta di sangue e condotta in catene al suo maniero medievale. Lo sentì respirare piano, quasi sommessamente al ricordo o meglio i ricordi di Tatia, come se volesse documentarsi. Capire.
Quando il flusso di pensieri finì le labbra di Caroline furono circondate da quelle bramanti dell’ibrido che la prese in quel medesimo istante. Bisognoso, bruciante, famelico e disperato di lei. La sua Caroline, la ragione di ogni sua essenza.
 
 
 
 
 
 
Fare l’amore con Klaus quella notte era stato… intenso. Coinvolgente, unico, disarmante… no ancora meglio… totalizzante.
Caroline avvertì il battito accelerato di Klaus sotto il suo orecchio. Il primo suono che da mesi ormai sentiva al mattino, era diventata la sua dolce melodia, il suo meraviglio buongiorno.
Sentì le dita dell’ibrido passarle tra i capelli, accarezzandoli, districandoli e si sentì terribilmente rilassata. Prese un profondo respiro ed aprì gli occhi.
 < Stavo pensando…> la voce roca e scura di Klaus la fece allarmare. Cercò di sollevare la testa ma l’ibrido la afferrò gentilmente per le spalle e la fece tornare accoccolata contro il suo petto.
 < A cosa?> domandò allora con un filo di voce la ragazza.
 < Ad uno dei pensieri che sono sfuggiti al tuo maniacale controllo ieri sera.> lo sentì sbuffare e sorridere e così si tranquillizzò visibilmente anche lei.
 < Non ho controllato un bel niente. Sai tutto e se poi anche lo avessi fatto… c’è bisogno di indipendenza e privacy anche in un coppia! > squittì nervosa la ragazza. Aveva egregiamente omesso i dettagli della sua vita… da umana. Delle sue relazioni … di Tyler o dei pensieri che ogni tanti vagano a lui. Chissà dove fosse e cosa stesse facendo… chissà se la odiava.
 < Tu hai tutto di me, perché anche io non dovrei avere tutto di te?> domandò Klaus con così tanta naturalezza da far apparire la sua domanda, una domanda dolcemente retorica.
Caroline sollevò il viso e depositò un bacio veloce quanto dolce sulle labbra di Klaus che si dischiusero automaticamente al loro tocco.
 < Non ho alcuna intenzione di sapere con quante donne sei andato a letto in quasi mille anni.> osservò stizzita la ragazza mentre cominciava a giocare con l’addome scolpito di Klaus, passandovi le dita.
 < Io non … non intendevo quello.> ringhiò all’improvviso Klaus, al pensiero di altri uomini che avevano solo osato posare il loro sguardo sul corpo e sull’anima di Caroline.
 < Allora cosa?> domandò distrattamente Caroline mentre si beava del calore del corpo nudo di Klaus, contro il proprio.
 < Il bambino.> disse con voce sicura, netta.
Caroline sentì una fitta allo stomaco e sbarrò gli occhi. Da quando in qua si facevano domande così dirette senza il minimo preavviso?
Klaus sentì il respiro di Caroline rallentare, mentre il suo cuore aumentava i battiti. Sapeva che quell’argomento era lungi dal voler essere intrapreso da Caroline, ma aveva bisogno di sapere. Solo una cosa, poi sarebbe tornato a far finta che si fosse dimenticato di quella cosina che cresceva indisturbata nella pancia della sua donna.
 < Temi che non sarò un buon padre. Per questo hai così tanta paura?> domandò con voce concentrata, velatamente triste ma tenacemente atona, mentre osservava il soffitto sopra di lui.
Perché se era certo di una cosa era che ieri notte Caroline si era aperta a lui, completamente. Ma un angolino buio nella sua mente veniva represso e allontano da lui. E l’aveva sentita… la tremenda paura di Caroline.
Paura che non aveva potuto far altro che placare donandole tutto il suo amore incondizionato, facendola sentire sua, ma nel corso della notte un pensiero si era fatto avanti prepotente nella sua testa. Di cosa poteva avere paura Caroline se non di lui?
 
 
 
 
 
Lo so, lo so mi interrompo sul più bello! Non odiatemi ma … era necessario per questioni di tempistica e per quello che ho in mente per il prossimo movimentato capitolo. =) Questo è stato evidentemente un capitolo di riflessioni, supposizioni e chiarimenti che ritenevo necessario e che spero con tutto il cuore vi sia piaciuto. Ho molti dubbi al riguardo quindi…fatemi sapere per favore. Come è ovvio, molto altro è nascosto sotto la rete che piano piano i nostri amici cominciano a svelare e chissà se la supposizione sul viaggio nel 500 è giusta e chissà perché Caroline odiava apertamente Klaus nel ventunesimo secolo? Ah beh poi c’è la storia della maledizione… ma non preoccupatevi! Svelerò ogni cosa. Un grande bacio e vi prego, l’ispirazione comincia a vacillare, siate sincere e dirette! Sapete che lo apprezzo infinitamente ;). Un bacione, GRAZIE AD OGNUNA DI VOI, Giulia.

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Capitolo 7
*** Verso la nuova me. ***


Eccoci qui, capitolo intenso… vi ho lasciato riprender fiato in quello precedente! =D E poi non dite che non sono buona. Buona lettura ragazze, ci ”sentiamo” a fine capitolo!
 
 
 
< Temi che non sarò un buon padre. Per questo hai così tanta paura?> domandò Klaus con voce concentrata, velatamente triste ma tenacemente atona, mentre osservava il soffitto sopra di lui.
Caroline sentì distintamente il suo cuore chiudersi in una morsa inaspettata quanto potente, dolorosamente lancinante. Il respiro le si mozzò nella gola al solo pensiero che Klaus avesse potuto per un solo istante essere tormentato da quell’insensato pensiero.
L’ibrido sollevò il viso per guardare nei profondi occhi blu di Klaus e scorgervi tutta la preoccupazione ed il timore che ogni altra parte di quel corpo marmoreo e nudo accanto a lei, celavano così bene.
L’Originale stava ancora giocherellando con i suoi capelli, distrattamente mentre la guardava in viso senza accennare alcun turbamento, inespressivo. In muta attesa.
Cosa avrebbe potuto dirgli? Cosa? Quando persino lei non sapeva cosa pensare a riguardo?
Un panico senza precedenti si impossessò di lei e per un istante Caroline pensò di alzarsi da quel letto, indossare una qualsivoglia cosa e correre via, fuggire. Andare da Stefan, raccontargli tutto… per sapere cosa fare, per sapere cosa avrebbe dovuto dire una persona buona, vera, profonda.
Ma lei non era più quella stupida ragazzina, doveva smetterla di fuggire davanti ai problemi e soprattutto doveva far scomparire quell’aria falsamente rilassata dal viso di Klaus. Non riusciva a tollerarla perché solo lei poteva vedere il tormento che celava al di sotto.
 < No. > gemette fuori la ragazza mentre una fitta le attraversava lo stomaco. Non riusciva a formulare un pensiero coerente ma alla vista dello sguardo incredulo dell’ibrido si sentì di nuovo rianimata. Rabbia.
Klaus doveva smetterla di dubitare di quello che lei provasse per lui, perché non si riteneva degno di essere amato.
 < Io … ho paura. Paura di me, non di te.> confessò con voce tremante Caroline. Dov’era finita l’aria determinata che aveva assunto nei suoi pensieri?
Klaus si portò a sedere, lasciando ricadere il lenzuolo sul suo bacino e mostrandosi in tutto il suo nudo splendore, agli occhi di Caroline.
“Non puoi pensare a questo ora!” la sua vocina le urlò praticamente, nella testa.
L’Originale la guardava con un profondo cipiglio dipinto in viso ed una volta sistematosi, allungò una mano per afferrare Caroline e trascinarla, letteralmente, al suo fianco.
 < Cosa stai dicendo?> domandò Klaus con tono stranito, nonostante le sue mani, che corsero a cingere la vita di Caroline e ad accarezzarne il volto, dimostrassero tutta la dolcezza e l’apprensione che quella semplice frase avevano scaturito in lui.
 < Klaus tu sembri già… così pronto. Non ti ho mai visto titubare, non … non sei spaventato? Perché io lo sono, da morire. > disse in un solo sospiro Caroline, mostrando a Klaus tutto il turbamento e l’angoscia che l’avevano afflitta in quei tre mesi.
 < Caroline stai parlando con l’uomo che è stato picchiato e cacciato per secoli da suo padre, come puoi credere che proprio io sappia come reagire alla cosa?> domandò scocciato, quasi irritato mentre si sollevava dal letto per indossare dei pantaloni di pelle scura e una camicia.
Stava reagendo male, lo sapeva benissimo ma non poteva credere che quello fosse il problema che aveva tormentato la ragazza per tutto quel tempo.
Caroline pensava di non essere pronta o adatta a diventare madre?
Di lui cosa doveva pensare allora? Lei, l’essere più caritatevole, altruista, genuino e luminoso sulla faccia della terra pensava di non poter crescere un bambino.
Non osava pensare conseguentemente, cosa nei meandri della mente di Caroline potesse nascondersi… lui, padre. Era un’elaborata associazione di pensieri persino per lui, se un angelo come Caroline non si riteneva degna di essere madre cosa poteva pensare in realtà di un mostro come lui?
Non avrebbe mai potuto considerarlo degno di diventare padre.
 < Tuo padre non c’entra niente con te … Dove vai ora?> la voce irritata e stridula di Caroline lo costrinse a voltarsi, mostrandole quanto si stesse sforzando di mantenere la calma.
 < Sono un mostro Caroline! Ho trucidato, ucciso, cospirato!  Non ho modelli a cui guardare, mio padre era un folle bastardo che ha cercato di uccidermi per quasi mille anni e mia madre … > quelle che erano diventate urla, si affievolirono al ricordo di Esther. No, lui non poteva parlarne… non poteva ricordare a Caroline che il sangue stesso di sua madre tingeva le sue mani, già abbastanza insanguinate, di rosso.
Caroline si alzò dal letto, avvolgendo abilmente il suo corpo col lenzuolo bianco. Perché Klaus stava reagendo in quel modo? Perché doveva pensare quelle cose? Era stata stupida, era stata stupida ad omettere quell’unico, unico flashback.
 <  Hai ucciso tua madre perché lei aveva ucciso me ed il bambino che portavo in grembo! Hanno cancellato quei ricordi e te ne hanno istillati degli altri, sbagliati! Sbagliati Klaus!> urlò Caroline mentre osservava Klaus smettere di abbottonare con rabbia la sua camicia e guardarla, scioccato.
 < Perché? Perché non me lo hai detto? Perché nascondermelo?> gridò Klaus afferrandola per le spalle e portandola contro il suo corpo. Caroline lo guardò con paura e la cosa lo destabilizzò come mai nulla aveva potuto fare prima.
Lasciò la presa e con un ghigno disgustato si apprestò a lasciare la stanza. Era disgustato da se stesso.
 < No, Klaus aspetta! Non so perché … volevo che fossi tu a parlarmene, non volevo… infierire. Io non lo so! Klaus!> urlò infine la ragazza quando notò che Klaus non aveva rallentato il passo, anzi era uscito dalla stanza.
Aveva notato l’espressione ferita di Klaus, ma lei non aveva avuto paura di lui, aveva paura… per lui. Come diavolo faceva quel cretino a non capirlo?
Indossò il primo indumento che trovò lì vicino e lo inseguì per le scale, che conducevano allo spazioso androne.
 < Klaus!> urlò prima di usare la super velocità ed afferrarlo per un braccio, portandogli una mano sulla sua tempia. Chiuse gli occhi e lasciò che le immagini fluissero nitide nella sua testa come in quella di Klaus.
 
 
Un rivolo di sangue uscì dalla bocca semi aperta di Caroline mentre le sue mani corsero a cingere la cosa più importante. Più importante della sua stessa vita, che ora vedeva scivolare via come fosse la cosa più fragile del mondo.
Cinse la sua pancia e una lacrima solitaria solcò il suo viso. Non voleva dare alcuna soddisfazione al suo carnefice e non voleva che l’ultimo ricordo di Klaus fosse il suo viso in lacrime. Ma non potè non piangere per suo figlio.
 < Mi dispiace.> sussurrò rivolta all’uomo a sua volta in lacrime, sofferente davanti a lei. L’ultima cosa che vide fu Mikael  colpire Klaus così forte da farlo contrarre in un conato di vomito.
La mano di Esther uscì fuori dal petto di Caroline, portando con sé il suo cuore e la ragazza cadde a terra, senza vita.
Un altro urlo di dolore così straziante da far tremare le gambe della stessa Esther e Klaus tentò con tutte le sue forze di raggiungerla, di stringerla a sé ma quelle dannate catene glielo impedirono.
 < Il bambino non poteva, non doveva nascere.> sussurrò con le lacrime agli occhi Esther. Il suo viso era così pallido da pareggiare quello ormai senza vita di Caroline.
 
 
Con un basso ringhio Klaus scostò la sua mano dalla tempia di Caroline, interrompendo la connessione.
L’Originale stava cercando di controllare il suo respiro accelerato, le sue mani tremanti ed un ringhio rauco, più profondo e terrificante uscì dalle sue labbra.
Caroline sbarrò gli occhi, impaurita quando il viso di Klaus si sollevò per guardare il suo. Gli occhi gialli e le vene gonfie, il corpo percorso da tremiti. Nulla poteva suggerire qualcosa di buono, vederla morire davanti ai suoi occhi, quel ricordo, sembrava aver innescato di nuovo in lui la furia ceca che lo aveva portato ad uccidere sua madre.
Caroline prese un profondo respiro e fece scomparire l’espressione allarmata che le turbava il viso. Fece un passo avanti e prese il viso di Klaus tra le mani, carezzandolo dolcemente prima di posare il pollice sulle labbra carnose di Klaus, carezzando i canini ormai scoperti, allungati.
Notò la sorpresa dipingersi sul viso ancora mutato dell’ibrido e gli sorrise, passando dall’osservare quelle labbra perfette che più di una volta le avevano fatto toccare il cielo con un dito, ai suoi occhi. Gialli e luminosi come la luna, venati d’ambra e circondato di rosso. Poteva leggervi attraverso anche in quello stato così mutato, ma non peggiore. Solo diverso.
Un bacio dolce, calibrato si posò contro le labbra dell’ibrido che per un primo istante rimase immobile, sorpreso e stupito dalla reazione di Caroline. Sorrise, quella donna aveva un potere infinito su di lui. Riusciva a fargli perdere le staffe in un secondo, sapeva ferirlo come nessun altro essere vivente aveva avuto il potere di fare, sapeva curarlo dalle sue profonde ferite, a volte ancora aperte e sanguinanti, tramutandole in cicatrici. Sapeva amarlo e renderlo l’uomo più sereno della Terra, solo con un suo sorriso innocente, con un gesto dolce.
 Una folata di vento e Caroline si ritrovò circondata da braccia familiari, ma stranamente … sbagliate.
Aprì gli occhi per capire cosa fosse successo e quando lo fece vide Klaus, qualche metro lontano da lei che non si trovava più nell’androne, bensì … Caroline si guardò attorno, era nel salotto ed al suo fianco si ergeva Elijah, guardingo e protettivo mentre scioglieva l’abbraccio e si parava davanti a lei.
Klaus guardò il fratello con astio, alzando il labbro superiore e scoprendo i canini, in un basso ringhio.
Elijah si acquattò un poco, pronto allo scontro, ma Klaus fece vagare le sue iridi gialle dal viso del fratello a quello di Caroline, alternando rabbia, delusione e dolore a … Caroline non sapeva bene dire cosa stesse provando Klaus, ma quando cercò di fermarlo, l’Originale sparì, veloce come solo lui sapeva essere.
 < Klaus!> lo chiamò Caroline, superando il vampiro che l’aveva protetta da una minaccia inesistente, ma Elijah le afferrò un polso e con delicatezza la riportò verso di sé.
 < Caroline, Klaus non era in sé.> cercò di spiegare l’Originale, ma Caroline non lo lasciò finire.
 < No Elijah, tu non capisci. Era tutto sotto controllo, Klaus non mi avrebbe fatto del male! Come puoi pensare una cosa del genere? > domandò scioccata la ragazza, liberandosi dalla presa del vampiro.
Elijah la fissò corrugando le sopracciglia, sorpreso.
 < Si era trasformato, Caroline e quando perde il controllo… sappiamo tutti cosa è in grado di fare Niklaus. Mi fido di mio fratello, ma nella tua condizione non possiamo rischiare.> si giustificò con aria seria Elijah mentre sistemava i polsini della camicia chiara che indossava sotto la sua immancabile giacca.
Caroline sospirò pesantemente e si lasciò cadere sul grande divano bordeaux, senza forze. Come poteva arrabbiarsi con Elijah per essersi preoccupato della sua incolumità sopra ogni cosa?
 < Non avremmo dovuto parlare del bambino.> sbuffò fuori Caroline, portandosi le mani tra i capelli e osservando per la prima volta cosa avesse indossato con tanta fretta. Una delle camicie di Klaus, che fortunatamente aveva lasciato per metà abbottonata o sarebbe stata praticamente nuda sotto lo sguardo di Elijah, che da vero gentiluomo sembrava non aver notato il suo inopportuno abbigliamento. Ah poteva davvero arrivare ad adorare quell’uomo!
Caroline sollevò lo sguardo per incrociare quello pensieroso di Elijah che l’attimo dopo svanì come aveva fatto Klaus, lasciandola sola nel salotto.
Caroline si guardò attorno, sconcertata.    < Cos’è? Il Molla-Caroline-nel-bel mezzo-di-una-conversazione day?> domandò scocciata, ma proprio mentre stava terminando la frase, Elijah riapparve di fronte a lei, con un sorriso fraterno sulle labbra ed un libro nella mano.
 < Non dovrei, ma … ho trovato questo, credo che possa interessarti.> le disse, porgendole il piccolo libro dalla copertina scura, in cuoio forse. Sembrava antico, molto antico e solo quando Caroline se lo rigirò tra le mani potè leggerne il titolo, scritto in piccoli caratteri dorati, sul dorso del libro.
Shakespeare, Sonetti I
 < Cosa?> ma la domanda le morì sulle labbra, notando tre piccole “orecchie”, che turbavano la rilegatura altrimenti perfetta del libro.
Osservò Elijah che con un cenno del capo la invitò ad aprire e si sedette, sbottonando la sua giacca, sulla poltrona di fronte Caroline.
Caroline aprì il libro con mano tremante, correndo al primo sonetto contrassegnato da … Elijah? Klaus? Non poteva saperlo, ma si sentiva stranamente in ansia.
 
 
Vergogna, riconosci di non amare nessuno,
tu che con te stesso sei così imprevidente!
Riconosco, se vuoi,  che sei da molti amato,
ma che non ami nessuno è del tutto evidente;
perché sei così posseduto da odio assassino
che non esiti a cospirare contro te stesso,
cercando di rovinare quella splendida casa che dovrebbe esser tuo primo desiderio restaurare.
Oh, cambia idea, perché io possa cambiar opinione!
Avrà l’odio miglior dimora del tenero amore?
Sii com’è la tua presenza, gentile,
o con te stesso almeno mostrati gentile nel cuore:
crea un altro te stesso, per amor mio,
così che la bellezza viva per sempre, in te o nei tuoi.
 
 
 
Caroline lesse e rilesse quelle parole strazianti. I suoi occhi si inumidirono al pensiero che Klaus avesse potuto sentirsi tanto vicino a questo sonetto, che sembrava realmente essere rivolto a lui. Ma la cosa che più la destabilizzava erano le ultime righe…  Klaus aveva desiderato dei figli. Aveva desiderato la redenzione, o forse…aveva cercato di ricordare il bambino che gli era stato portato via nel 900, assieme al ricordo di lei.
Caroline sfogliò in fretta le pagine seguenti, voleva, anzi doveva, leggere gli altri due che sembravano aver colpito maggiormente Klaus ed un dettaglio attirò la sua attenzione su una della pagine segnate. Il suo nome, Caroline, scritto a matita vicino a dei versi.
 
Oh, come posso con discrezione cantare il tuo valore,
quando tu sei la miglior parte di me?
 
Ma proprio in quell’istante Rebekah fece il suo ingresso nel salone di casa Mikaelson, avvolta in un aderente abitino nero che ne risaltava ogni curva senza renderla volgare.
 < Hanno fatto entrare anche te nel club del libro dei fratelli-psicopatici-Mikaelson? Non sapevo sapessi leggere, sei sempre una sorpresa Care.> osservò con nonchalance Rebekah mentre si metteva a sedere a fianco alla ragazza che nascose il libro tra lei ed il cuscino e cercò di ricomporsi.
 Elijah osservò con aria seccata la sorella e Rebekah li guardò socchiudendo gli occhi.
 < Non controbatti ad una mia frecciatina… c’è qualcosa che non va! Che succede? Perché sei mezza nuda, in salotto… con Elijah?> domandò guardinga la vampira, notando solo in quel momento che Caroline sotto la camicia indossasse solo la perlacea pelle delle sue gambe.
Caroline la fissò stizzita ed alzò un sopracciglio. Rebekah non poteva trovare momento peggiore per apparire dal nulla.
 < Rebekah non credo siano domande opportune da porre a Caroline.> osservò Elijah cercando di far gravitare l’attenzione sulla mezza nudità di Caroline e non su altro.
 < Sta zitto Elijah, tu… sei come una sorella per me e ti metti a fare cameratismo con Elijah, invece che con me? Cosa state nascondendo? Dovremmo essere io e te ad avere dei sordidi, piccoli segreti, Care! A lui lascio volentieri il club del libro!> sproloquiò Rebekah, puntando un dito accusatore contro Caroline che non riuscì a trattenere una risata genuina che coinvolse anche Elijah, e con sorpresa persino l’irritata Rebekah.
Caroline sentì un calore piacevole irradiare dal suo cuore sino alla punta dei suoi piedi. Non le era sfuggita l’affermazione di Rebekah seguita e a dirla tutta, preceduta, da numerosi pseudo insulti.
“Come una sorella”. Ed era vero, anche lei si sentiva connessa a Rebekah ed Elijah in un modo nuovo, inspiegabile. Si sentiva a casa, come riuscita solo a sentirsi con Liz, Stefan e … beh, Klaus.
Caroline sollevò lo sguardo verso Elijah, in cerca di un consenso che non tardò ad arrivare.
 < Penso che io ed Elijah abbiamo appena rubato un libro dalla collezione di Klaus. Io e lui abbiamo litigato, beh … per il bambino e questo sonett…> ma ancor prima che Caroline potesse recuperare il libro nascosto o finire la frase, Rebekah glielo strappò di mano e lo aprì sul sonetto che poco prima Caroline aveva potuto leggere interamente.
 < Wow finalmente dici quella parola … deve essere stata davvero una brutta litigata per convincerti a pronunciare…> ma le parole le si strozzarono in gola.
 < Nik.> sussurrò Rebekah con le lacrime agli occhi. Non poteva non leggere in quello splendido sonetto, parole orribili che persino lei aveva rivolto al fratello.
 “ Nessuno si sederà attorno ad un tavolo a raccontare storie su un uomo che non sapeva amare!”
Era stata proprio lei ad urlargli dietro quelle parole, neppure un anno addietro. Quanto aveva potuto ferirlo? Era quello che voleva all’epoca. Quella storia della maledizione e, dannazione, Caroline ormai da tempo, le avevano fatto rivalutare la figura di suo fratello. Non che le avrebbe mai riconosciuto quel merito ad alta voce!
 < Dobbiamo andare.> sussurrò la vampira chiudendo il libro e passandolo nelle mani di Elijah.
Caroline stava per controbattere, non aveva ancora potuto leggere gli altri due sonetti, ma Rebekah parlò prima di lei.
 < Se non sbaglio Klaus deve incontrare Davina e Marcel tra mezz’ora e … mi ucciderà per questo, ma penso che tu debba esserci Care. Io ci sarò di sicuro.> osservò con aria stanca la bionda.
 < Rebekah, Niklaus teme per l’incolumità di Caroline, non credo sarebbe prudente…> ma persino Elijah venne interrotto dalla sorella.
 < Elijah, Caroline si troverà in una stanza con tre Originali, la sua amica streghetta Bonnie e per di più ha due braccia e due lunghi canini e inaspettatamente non è un ebete. Caroline sa difendersi da sola. Per non contare il fatto che Marcel per ora è nostro alleato e lei deve venire per… mitigare Klaus. Sappiamo entrambi che la diplomazia non è il suo punto forte.> osservò con aria piccata l’Originale. Caroline si alzò mostrando un sorrisino di approvazione ad Elijah ed annuì facendo capire all’amico che Rebekah aveva ragione. Si lasciò prendere per mano da Rebekah e con la super velocità schizzarono al piano di sopra, per prepararsi.
 < Presumo che la mia opinione non debba venir nemmeno presa in considerazione. Vado a riporre il libro dove l’ho trovato.> sospirò sconfitto Elijah mentre si alzava dalla poltrona.
Sentì Caroline e Rebekah ridere della sua osservazione ed un sorriso divertito illuminò anche il volto del vampiro.
Quelle due un giorno all’altro lo avrebbero fatto impazzire, ma doveva ammetterlo … era bello aver acquisito una sorella in grado di portare unità e allegria all’interno di quella che doveva a tutti gli effetti considerarsi anche la famiglia di Caroline, i Mikaelson.
 
Era nervosa e Rebekah che spulciava nel suo armadio, sparando sentenze sul suo modo di vestire – come al solito- e che le faceva domande indiscrete sul litigio appena avuto con Klaus, non aiutava. Affatto.
Certo, aveva riso qua e là ma adesso che aveva indossato una comoda gonna color panna che le arrivava poco sopra il ginocchio, un top floreale, aderente sul seno ma svolazzante sulla pancia e delle alte scarpe con la zeppa, ed era pronta ad uscire si sentiva tremendamente nervosa.
Osservò il suo riflesso allo specchio mentre Rebekah era andata in camera sua per convincerla ad indossare delle scarpe tacco 12. Era incinta maledizione, già quelle scarpe la stavano uccidendo!
Forse su una cosa Rebekah aveva ragione, doveva abbandonare i top a fiorellini nonostante le donassero molto, ma le donassero un’aria forse fin troppo infantile. Ma quel top era stato l’unico indumento abbastanza largo da non far notare il rigonfiamento alla base della sua pancia.
Non ci aveva fatto molto caso ultimamente, ma era cresciuto … il piccoletto.
Un sorriso genuino apparve sulle sue labbra mentre contemplava il suo profilo allo specchio e Caroline non notò lo sguardo compiaciuto di Rebekah che si fermò sul ciglio della porta per godere a sua volta di quella scena.
 < Sarai un’ottima mamma.> sussurrò la vampira, facendola quasi sobbalzare per lo spavento.
 < Tu sarai di certo una pessima frequentazione.> scherzò Caroline, facendo sorridere l’amica che si accomodò sul letto a baldacchino di quella mastodontica stanza.
 < Probabilmente, ma io sarò la zia divertente che gli farà bere il suo primo drink e gli farà fare il primo giro in moto…senza casco ovviamente, mi adorerà.> disse con convinzione Rebekah mentre accantonava le vertiginose scarpe che aveva preso per Caroline.
 < A volte riesci a farmi dimenticare che sei incinta … dovremmo andare a fare un po’ di shopping sai, comprarti abiti che riescano ad entrarti e scarpe femminili, ma comode. > osservò l’Originale con naturalezza. Caroline le sorrise facendo intrecciare i loro profondi occhi azzurri … si, Rebekah sarebbe stata un’ottima zia, perché si stava dimostrando un’ottima sorella. Non che glielo avrebbe mai detto ad alta voce, ovvio!
 < Non appena non ci sarà il rischio che io ti cada tra le braccia per via di un flashback o che evapori nel nulla a causa di un viaggio nel tempo, lo faremo.> un sorriso a trentadue denti illuminò il viso di Caroline mentre metteva il lungo soprabito chiaro ed usciva dalla stanza assieme a Rebekah.
 < Nel frattempo sarai diventata una balena.> bofonchiò la vampira ricevendo un’occhiataccia da Caroline e un ammonimento da Elijah che le stava aspettando ai piedi delle scale.
 
 
 
 
 
 
 < E sentiamo, per quale motivo dovrei permettere a Davina di aiutarti?> domandò Marcel con un sorriso sornione sulla faccia, mentre allargava teatralmente le braccia. Era un uomo che riusciva a dare spettacolo persino nella malandata chiesa in cui l’incontro aveva avuto luogo, era stato Klaus ad insegnarglielo dopotutto.
 < Siamo alleati, tu fai un favore a me. Io ne faccio uno a te.> rispose con fare spazientito Klaus, rivolgendo a Marcel lo stesso sorriso canzonatorio. Stefan fece un passo avanti per non perdere mai di vista l’ibrido o Bonnie. Quel vampiro strano ed eccentrico presso il quale erano andati a chiedere aiuto era venuto a sua volta accompagnato da due uomini, Diego e Thierry se non aveva capito male. Aveva fatto bene a convincere prima Bonnie e poi Klaus che la sua presenza sarebbe servita.
 < Per un mio caro e vecchio amico, questo ed altro. Lo sai Klaus.> esordì ridendo Marcel prima di avvicinarsi all’ibrido per posargli una mano sulla spalla e stringerlo in un abbraccio veloce, ma fraterno.
 < Ma non posso semplicemente darti Davina senza sapere per che tipo di incantesimo ti serve.> osservò serio il vampiro mentre faceva cenno a Diego di andare a chiamare la strega.
 < È una questione privata Marcel, la cosa non dovrebbe preoccuparti ad ogni modo. Davina ti è fedele, giusto? Che razza di incantesimo potrei mai convincerla a fare per fare del male a te.> Klaus mandò in giù gli angoli della bocca, in un’espressione dubbiosa ma compiaciuta e Marcel non potè far altro che ghignare un mezzo sorriso.
 < Mi dispiace Klaus, non si può  fare.> rispose lapidario Marcel lasciando andare la presa che ancora teneva ben salda contro la spalla dell’ibrido.
 < Diego riporta Davina dentro.> urlò il vampiro per farsi sentire chiaramente.
 < Marcel … non scherzare con il fuoco. Sai che potrei salire quelle scale e prenderla.> lo minacciò allora Klaus, facendo sì che Diego e Thierry si avvicinassero pericolosamente a lui.
Marcel ridacchiò e fece cenno ai suoi scagnozzi di indietreggiare.  < Potresti, vero … ma poi Davina ti prenderà a calci, ti spedirà lontano miglia da qui in un bel pacchetto e cancellerà la tua memoria affinchè  tu possa dimenticare dove si trova, cosa che accadrà ad ognuno di voi ad ogni modo.>
Klaus emise un basso ringhio, ma poco prima che potesse afferrare Marcel per la gola, il vampiro cadde a terra assieme agli altri due, portandosi le mani sulle tempie e soffocando un gemito di dolore.
Klaus si voltò, mostrando un sorriso vittorioso verso Bonnie che avanzava al suo fianco, sussurrando parole a loro sconosciute ma evidentemente efficaci. Con una strega potente quanto lei al suo fianco le cose sarebbero andate nel modo giusto.
Klaus non riuscì nemmeno a formulare quel pensiero che un’onda d’urto infuocata investì il suo cervello, facendolo inginocchiare in preda ad un conato di vomito. Notò Marcel e gli altri sollevarsi da terra mentre lui, Bonnie e Stefan capitolavano al suolo.
Una ragazzina dai lunghi capelli castani fece la sua apparizione al centro della navata principale e senza ombra di dubbio Klaus potè dedurre che si trattasse di Davina.
 < L’esperienza di Rebekah con Davina non vi ha insegnato niente?> domandò con tono sadicamente divertito Marcel, ma proprio in quell’istante una dozzina di ragazze fecero il loro ingresso nella stanza, cantilenando a loro volta qualcosa di incomprensibile.
Davina interruppe subito il suo incantesimo, sorpresa da quella interruzione e pronta a riversare sulle streghe di Klaus tutta la sua magia.
 Klaus, Bonnie e Stefan tornarono sulle loro gambe con un sorriso vittorioso.
 < Dovevamo essere alleati Klaus, contro la minaccia comune.> osservò Marcel con aria tesa.
 < Lo pensavo anche io, ma non hai evidentemente voluto aiutarmi. Sono solo venuto preparato, amico.> puntualizzò Klaus allargando le braccia e mostrando un sorriso vittorioso.
Stefan si gettò contro Thierry, spezzandogli inaspettatamente l’osso del collo ma quando stava per fare lo stesso con Diego, Davina riversò su di lui un incantesimo tanto potente da farlo schiantare contro l’altare della chiesa e fargli perdere i sensi.
 < Basta!> l’urlo che riecheggiò per l’intera chiesa fece voltare tutti i presenti verso l’entrata dove Caroline circondata da Elijah e Rebekah aveva fatto la sua apparizione.
 < Credevo che fossimo qui per chiedere aiuto ad un amico, non per iniziare una guerra fratricida!> continuò l’ibrido, raggiungendo a grandi falcate il suo amico ormai incosciente. Klaus la afferrò per un braccio, ma Caroline se lo sgrullò di dosso con rabbia, non poteva impedirle di aiutare Stefan a causa della sua mania di proteggerla.
 < E tu chi saresti, di grazia?> domandò sorpreso Marcel mentre osservava Caroline mordersi un polso per versare il suo sangue sulle labbra di Stefan.
Nel frattempo Klaus aveva fulminato letteralmente i fratelli e Rebekah si era affiancata a lui per poter parlare in privato.
 < Stavi combinando un casino, come previsto. Siamo qui per aiutare e Caroline è la persona più adatta per far tornare un po’ di sale in zucca nella tua stupida zucca vuota.> puntualizzò la vampira con fare scocciato.
 < Se le succede qualcosa…> la voce rabbiosa di Klaus riuscì a far vacillare Rebekah e lo stesso Elijah, ma questa volta fu il fratello maggiore a prendere la parola.
 < È più al sicuro qui con noi che da sola a casa.> osservò, prima di far gravitare di nuovo la sua attenzione verso Marcel.
 < Sono un’amica. E sono qui per parlare, quindi … ragazze, grazie per il vostro aiuto ma potete andare. Ah ma… rimate nei paraggi per favore, dovrei parlarvi dopo. Grazie.> disse Caroline rivolta alle streghe, con tono amichevole, solare…come solo lei, persino in una situazione del genere, sapeva essere.
Klaus osservò Amanda, la strega dai lunghi capelli ricci ed annuì, confermando il comando di Caroline e le streghe lasciarono la chiesa.
Caroline allungò un braccio per aiutare Stefan, che si era appena ripreso, ad alzarsi.   <  Cosa diavolo stai combinando?> le domandò l’amico all’orecchio.
 < No, tu cosa diavolo stai combinando?  Sei diventato il tirapiedi di Klaus ora? E reggimi il gioco!> bofonchiò Caroline, irritata.
 < Tre giorni a cercarti come degli ossessi e a collaborare, vedendo quanto tenesse a te, forse mi hanno fatto capire che qui c’è qualcosa di enorme in ballo.> osservò con tono serio Stefan mentre raggiungeva Bonnie e Klaus, schierati verso il lato destro dell’altare.
Caroline deglutì rumorosamente ed evitò prudentemente di incrociare lo sguardo, lo sapeva benissimo, furioso di Klaus.
 < Lei non c’entra niente, e non credo che prendere questo tipo di iniziativa…> esordì Klaus con tono duro mentre faceva un passo avanti per raggiungerla.
Caroline indietreggiò e questa volta fu lei a fulminarlo con lo sguardo.
 < Io c’entro eccome! Davina deve fare un incantesimo per me. Sono in grossi guai e sono in cerca di una mano. Bonnie è una strega molto potente e se voi due uniste le forze… beh credo davvero che riuscireste persino a riportare una persona in vita. Mia sorella.> osservò prima irosa e poi addolorata Caroline. Si voltò verso Davina, che la stava ancora guardando con uno strano cipiglio sospettoso.
 < Davina, in realtà io ho bisogno di un tuo aiuto e non capisco cosa c’entrino Marcel e Klaus in tutto questo. Si tratta di noi due e non ho alcuna intenzione di sentirmi una pedina nelle mani dei grandi boss, quindi … tu fai un favore, innocuo a me ed io farò un favore a te. Quello che vuoi. > disse Caroline, avvicinandosi alla ragazza e porgendole una mano che sperava con tutte le sue forze la strega avrebbe stretto. Le sorrise e notò una scintilla di gioia attraversare gli occhi di Davina.
Lo stesso Klaus accennò un sorriso orgoglioso. Caroline non poteva saperlo, ma aveva ripetuto esattamente le stesse parole che poco prima proprio lui aveva rivolto a Marcel.
 < No, no, no. Qui non funziona così, amica. Davina non può…> ma Marcel venne bruscamente interrotto.
 < Marcel perché non dovrei aiutarla? Mi sta simpatica e poi tu e Klaus siete alleati. So giudicare da sola un incantesimo e se vorranno farmi fare qualcosa che potrebbe nuocere a te o me, sono certa che me ne accorgerò. Ho deciso.> esordì Davina con fare autoritario persino per una ragazzina di quindici anni.
Caroline le sorrise apertamente e la strega le prese la mano.
Klaus fece un passo avanti, vittorioso e sorrise a Marcel.
 < Bene vedo che la nostra Davina sa cosa significa la parola “alleati”. Caroline la incontrerà qui, nella chiesa. Siamo a conoscenza della scomoda storia del Raccolto, non preoccuparti. Rebekah avrà anche dimenticato il nascondiglio di Davina ma non è stupida.> cantilenò con fare trionfante Klaus mentre si affiancava a Caroline.
Stava cercando con tutte le sue forze di non dare a vedere quanto tenesse a lei, ma saperla così vicina alla strega più potente di tutti i secoli lo allarmava, lo inquietava… a dire la verità gli faceva scoppiare il cervello e gli faceva venire una voglia pazza di afferrarla per la vita e portarla lontano da lì, chilometri e chilometri.
 < Sante parole.> gongolò Rebekah mentre sorrideva felice ad un irritato Marcel.
 < Va bene, ma mi devi un favore Klaus. Se anche la tua streghetta è potente come dite potrebbe aiutarmi con questa storia del Raccolto… e soprattutto potrebbe aiutarmi con l’uomo mascherato che sta dietro alle numerose rivolte delle streghe di New Orleans che stanno infestando il quartiere. > sputò fuori irritato Marcel, prima di accarezzare Davina per attirare la sua attenzione.
 < Puoi starne certo.> sentenziò Bonnie che annuì sicura in direzione di Klaus, aveva il suo appoggio.
 < Il patto è stipulato.> sorrise Klaus, porgendo a sua volta la mano verso Marcel. 
 < Uomo mascherato?> domandò Caroline voltandosi a guardare Klaus. Non si erano lasciati nel modo migliore, prima a casa e a dirla tutta sapeva che questa sua apparizione lo avrebbe fatto arrabbiare di più, ma era stata brava. Aveva risolto la situazione, questo glielo doveva riconoscere!
 < Non sono problemi che ti riguardano o ti toccano personalmente questa volta, Caroline.> sputò fuori, irritato Klaus.
Caroline aggrottò le sopracciglia ed accelerò il respiro, irritata. Non voleva litigare davanti a tutti, ma proprio non lo tollerava quando la trattava così. Per non parlare poi degli ormoni impazziti.
 < Un uomo cerca di fare fuori Marcel e quindi anche il suo alleato Klaus? Beh puoi scommetterci che sono anche affari miei!> sbottò la ragazza, facendo scappare un risolino divertito a Davina e sorprendendo letteralmente Marcel che li guardò stralunato. Se conosceva bene Klaus ora quella ragazza si sarebbe trovata attaccata al muro con il cuore dall’altra parte della stanza.
Klaus alzò un sopracciglio e la fissò, più che furente. Strinse un pugno tremante e cercò di mantenere la calma.
 < Io direi di lasciare da sole Bonnie, Caroline e Davina. > osservò in quel preciso istante Stefan, cercando di attirare l’attenzione su di sé. Non potevano permettere che Marcel o chiunque altro capisse quanto Caroline contasse per Klaus.
 < Non se ne parla, due di voi contro una sola dei nostri. Nah.> puntualizzò Marcel passando un braccio sulle spalle di Davina.
 < Marcel io sono più forte di un ibrido e di una strega qualsiasi.> disse scocciata la ragazza.
 < Ehi! Strega qualsiasi? Sono una Bennett piccoletta e sono una strega sicuramente da più tempo di te!> sbottò fuori irritata Bonnie.
 < Un ibrido?> domandò Marcel, ancora più sospettoso lasciando che le due streghe si scambiassero occhiate di fuoco.
 < Già, uno dei miei pochi ibridi rimasti in vita. Un ibrido indisciplinato, devo tristemente ammettere.> intervenne Klaus nel disperato tentativo di nascondere quanto più possibile la verità, con la sua aria sarcastica.
Caroline fulminò Klaus con lo sguardo, ma Elijah fece la sua perfetta apparizione proprio in quel momento.
 < Allora Diego resterà con loro e Bonnie ultimate le trattative gli cancellerà la memoria.> diplomatico, tempestivo Elijah.
Caroline sorrise al vampiro che ricambiò immediatamente il gesto e a Marcel non restò altro che far cenno a Diego di portare fuori Thierry ed andarsene con aria scocciata dopo aver abbracciato Davina ed averle detto di stare attenta.
 < Klaus vieni a bere qualcosa con me, spero? Lasciamo alle donne questa noiosa faccenda!> lo invitò Marcel, spalancando la porta della chiesa.
Klaus rimase paralizzato al suo posto per un secondo di troppo. Non poteva non andare con lui, Marcel lo stava mettendo alla prova, era evidente. Per nulla al mondo Klaus aveva intenzione di allontanarsi troppo da Caroline, lasciandola da sola in balia di quella situazione.
L’ibrido guardò il fratello che annuì, comprendendo senza bisogno di parole il suo ordine. Resta con lei, non allontanarti.
 < Sempre pronto per un buon vecchio whisky in compagnia di un buon, vecchio amico.> cantilenò sorridendo Klaus mentre usciva dalla chiesa.
Non l’aveva nemmeno degnata di uno sguardo … Caroline cercò di trattenere la frustrazione ed il dolore che l’atteggiamento di Klaus avevano provocato in lei e si rivolse verso Davina che era stata nuovamente affiancata da Diego.
 < Andiamo da te?> domandò cordialmente l’ibrido. Davina annuì e le sorrise.
 < Di sopra, ma … Caroline soltanto tu e Bonnie.> puntualizzò guardando il resto della ciurma.
Caroline si voltò per guardare in modo eloquente i suoi amici e notò l’aria di disapprovazione dipinta sui loro visi.
 < Sta attenta.> le sussurrò Stefan, stringendole amorevolmente un braccio e facendola sorridere.
Rebekah ed Elijah svanirono assieme al vampiro senza ammettere un fiato.
 < Bene. Si va!> squittì allegra Caroline, sotto lo sguardo ammonitore di Bonnie.
 < Tu ci farai ammazzare un giorno o l’altro!> le sussurrò tra l’irritato ed il velatamente divertito l’amica.
 
 
 
 
 
L’incontro con Davina era stato breve, ma intenso. Caroline aveva glissato su molti particolari dicendole che una maledizione gravava su di lei, che riguardava le sue innumerevoli vite passate in cui ogni volta immancabilmente moriva. E pensava di aver detto anche troppo mentre Davina non faceva altro che chiederle più informazioni.
Aveva magistralmente glissato la questione parlando di Tatia e … la risposta ricevuta dalle due streghe l’aveva lasciata senza parole.
 < Per riportare in vita qualcuno… bisogna prendere una vita in cambio. È l’equilibrio Caroline. Sta a te decidere.> aveva osservato Davina, seduta comodamente sul suo letto mentre Bonnie le aveva rivolto uno sguardo preoccupato. Bonnie sapeva da tempo quale sarebbe dovuto essere l’inevitabile compromesso per riavere Tatia indietro e… secondo la loro etica, non era fattibile, punto. Per questo non gliene aveva neanche parlato.
Fantastico! Anche lì Caroline aveva glissato egregiamente, ricevendo in cambio uno sguardaccio da Bonnie per stare solo prendendo in considerazione l’idea. Certo che non voleva sacrificare una vita innocente! Ma doveva esserci una scappatoia! Se aveva imparato qualcosa da tutta quella storia era che c’è sempre una scappatoia, era viva grazie ad una di quelle.
Ma il tutto era terminato quando Davina aveva fatto la sua richiesta.
Un grimorio abbastanza potente da aiutarla ad aiutare Caroline e da aiutare lei stessa a controllare il suo potere.
Cosa che aveva alterato Bonnie, ma che Caroline era riuscita a gestire. Si sarebbero incontrate il giorno seguente, Marcel le avrebbe di nuovo condotte alla sua soffitta.
 < Allora, come è andata?> Caroline sobbalzò alle parole di Elijah che le stava attendendo all’uscita della chiesa.
 < Bene…cioè male, cioè non lo so!> sbuffò Caroline sollevando il viso per percepire il calore del sole sulla pelle. Aveva davvero bisogno di chiarire le idee e di sentire quel tepore familiare dopo essere stata rinchiusa in quella stanzetta buia e stantia. Avrebbe dovuto portare un poster, un quadro o non so qualsiasi cosa di colorato a Davina. Quella povera ragazza viveva come una prigioniera in casa propria ( casa che era più una topaia).
 < Hai le idee chiare vedo.> osservò Elijah rivolgendole un sorriso che riuscì a farle andare via buona parte della tensione che aveva accumulato.
 < Stai realmente prendendo in considerazione l’idea di far tornare Tatia nonostante…?> domandò con aria seria Bonnie.
 < Tatia?> domandò con tono strano, urgente Elijah.
Caroline fissò con aria preoccupata l’amico e capì in quel momento che anche l’imperturbabile Elijah era coinvolto in quella vicenda. Doveva aver amato veramente sua sorella.
Lei non ricordava se Tatia lo avesse realmente ricambiato ma … ogni parte di lei le suggeriva che era stato così.
 < Voglio trovare un’alternativa Bonnie, non so…magari prendere la vita di qualche nemico. Dell’uomo mascherato di cui non so niente per esempio!>  osservò stizzita Caroline, voltandosi a guardare di nuovo Elijah.
 < Hai ragione, ma non ne sappiamo molto anche noi. Sappiamo che c’è qualcuno dietro le rivolte delle streghe di New Orleans, forse le manovra, forse è il loro capo… ma sta creando un esercito stando alle nostri fonti e temo non solo di streghe, ma anche di licantropi. Ma è Marcel il suo obiettivo… anche se il tutto è iniziato con il nostro arrivo in città. Klaus ipotizza che sia stato proprio lui o uno dei suoi scagnozzi a fare irruzione a casa nostra quella notte.> si spiegò Elijah mentre si incamminava con le due ragazze verso Bourbon Street.
 < A me sembra tutto fin troppo sospetto.> osservò Caroline mentre godeva della vista di quella strada che ai suoi occhi sembrava quasi incantata, era così piena di vita e colori che riusciva a capire solo in quei momenti, cosa ci vedesse di tanto speciale in quella città Klaus.
 < Sospetto è dire poco. Così come la richiesta di Davina, io non le darò il mio grimorio, sia chiaro!> puntualizzò Bonnie mentre prendeva sottobraccio l’amica. Caroline le rivolse un sorriso solare e sentì una sensazione persa da tempo. Si sentì normale.
 < Penserò io ad assecondare quella richiesta ma adesso ci sono dodici streghe che aspettano di parlarti.> puntualizzò Elijah mentre apriva la porta di un vecchio edificio, per farle entrare.
Non appena oltrepassata la soglia Caroline si ritrovò molti occhi addosso. La piccola stanza era buia, i mobili marci e le finestre erano tappate da delle travi malandate. Proprio un bel posticino.
 < Streghe. > le salutò Elijah, ricevendo in cambio delle brutte occhiatacce.
Caroline riconobbe tra di loro Amanda, la giovane ragazza dai lunghi boccoli che le aveva svelato delle sue eco. Se doveva cominciare a parlare doveva farlo a partire da lei.
 < Grazie per essere qui.> esordì Caroline, prendendo la parola e ponendosi al centro della stanza. Le streghe si disposero in un grande cerchio, rivolgendole tutta la loro attenzione.
 < Non avevamo altra scelta quando i nostri cari sono stati soggiogati a tagliarsi la gola, in caso una di noi si ribellasse a Klaus.> sputò fuori con astio la donna sulla trentina, di colore che era venuta a casa sua quel giorno insieme ad Amanda. Anche quella volta Care aveva pensato che si trattasse del loro leader e quella non fu altro che una conferma.
Attutì in silenzio quell’informazione. Aveva immaginato che Klaus le avesse ricattate in modi… poteva ben dire brutali, ma averne la conferma era tutta altra cosa.
 < Alexis … mi dispiace. Non sarà più così, avete la mia parola. Parlerò io con Klaus. > sentenziò la vampira ricevendo in cambio le occhiate dubbiose di Elijah.
Tra le streghe si alzò un brusio di voci indistinte ed incredule e Caroline ne approfittò per continuare il suo discorso.
 < Ma devo chiedervi qualcosa in cambio.> deglutì rumorosamente, non sapeva bene lei stessa dove volesse andare a parare ma ormai si era messa in gioco ed aveva intenzione di risolvere ogni situazione e creare delle alleanze non basate sulla minaccia o l’odio, ma sul beneficio reciproco. Dopo le streghe avrebbe parlato con gli ibridi. E poi Klaus l’avrebbe ammazzata, ma erano solo dettagli.
 < Sentiamo … cosa vorresti offrirci in cambio della nostra libertà?> domandò guardinga Amanda, facendo un passo avanti.
 < Amanda hai visto … hai visto quello che ho visto io. Sai che Klaus non è un mostro, lo hanno reso tale… gli Spiriti ed una strega troppo accecata dalle sue manie di onnipotenza per capire che quell’uomo può divenire una risorsa incredibile per il vostro maledett… emh, per il vostro Equilibrio, per la Natura. Quello che vi propongo è un’alleanza. Una congrega di streghe protetta dalla famiglia Originale, non avrete più alcun tipo di problema con gli altri vampiri o con chi voglia sfruttarvi perché diciamocelo… nel mondo sovrannaturale voi siete le creature più manipolate, sfruttate o … ricattate. Finite sempre in casini che non vi riguardano direttamente e molto spesso perdete la vita.> era stata sicura di se stessa, della promessa appena fatta. Le aveva ammaliate con il suo fare gentile, genuino.
 < E noi dovremmo fidarci di una promessa fatta dai Mikaleson? Volete solo sfruttarci come tutti gli altri, ottenere da noi i giusti incantesimi e poi sciogliere la promessa… e chi lo sa? Potresti essere proprio tu, bella biondina ad affondare i tuoi lunghi canini nella nostra gola!> Alexis sembrava davvero un osso duro, per di più dall’espressione furente, Caroline poteva tranquillamente dedurre che odiasse i Mikaelson e di sicuro proprio lei.
  < Alexis il patto che ci propone è estremamente allettante.> fu Amanda l’unica che trovò il coraggio di esprimere ciò che molte consorelle pensavano. Caroline le sorrise facendo domandare alla strega come quella ragazza così gioviale e buona potesse essere la compagna del terribile Niklaus Mikaelson.
 < Sta zitta Amanda! Mai fidarsi di un vampiro, quando lo capirai!> urlò quasi Alexis passandosi i palmi delle mani sui jeans affusolati. Era nervosa, era evidente.
 < Alexis ha ragione, perfetto… fate un incantesimo. Legate le sorti di una di voi alla mia. Amanda ha capito … quanto io sia importante per la famiglia Mikaelson e so che sapete del … bambino prodigio. Legate una vita alla mia … vi sto dando totale fiducia. Voglio provarvi che faccio sul serio.> disse Caroline con sicurezza, guardando negli occhi ognuna di loro.
Elijah la afferrò rudemente per un braccio e la costrinse a guardarlo negli occhi.
 < No, cosa stai dicendo Caroline?> ruggì quasi, irritato. Caroline deglutì, spaventata. Elijah non aveva mai avuto una reazione così … istintiva, quasi violenta con lei nei paraggi. Non sapeva perché ma la terrorizzava.
 < Lascia fare a me.> la ragazza cercò di fargli capire qualcosa del suo piano generale con lo sguardo, ma sembrò non funzionare. Osservò allora Bonnie, era silenziosa. Annuì ed in quell’istante la presa di Elijah contro il suo braccio si fece più tenue. Notò l’espressione persa dell’Originale e capì che in qualche modo Bonnie doveva essersi messa in comunicazione con lui, stava parlando telecineticamente. Bonnie aveva capito tutto.
 < Il primo degli Originali informato del tuo patto già rifiuta… > osservò Alexis con disgusto.
  < No.> sussurrò in un soffio Elijah.    <   Avete la mia parola. Siete sotto la totale protezione della famiglia Mikaelson da ora, in cambio vi chiediamo aiuto… magico ovviamente. >
Caroline gioì internamente e ringraziò con gli occhi Bonnie. Sophie era ancora legata alla sua vita, nemmeno la sua amica strega era riuscita a sciogliere l’incantesimo, ma se … un’altra vita venisse legata alla sua, sarebbe stato come convalidare entrambe i malefici, ancor meglio…se aveva capito bene come funzionassero le leggi sull’equilibrio, le vite di una delle streghe di quel clan e quella di Sophie si sarebbero intrecciate indissolubilmente, lasciando lei finalmente libera.
Era subdolo, lo sapeva bene, come sapeva che quel patto sarebbe stato rispettato ad ogni costo, e Sophie non sarebbe morta così presto come nessuna di quelle streghe. Non stava ingannando nessuno, in fondo, in fondo.
 “ Si, vabbè… consoliamoci così!” Caroline maledisse la sua vocina e tornò a guardare Alexis.
 < Abbiamo un accordo?> domandò con voce sicura.
Alexis la fissò a lungo prima di annuire. Fu allora che Amanda fece un passo avanti.  < Legheremo la tua vita alla mia. mi sto fidando anche io di te.>
Caroline annuì e si avvicinò alla strega che estrasse un pugnale e tagliò il palmo della sua mano prima di passare il coltello all’ibrido che fece lo stesso.
Posarono le loro mani una sopra l’altra in modo che il sangue dell’una e dell’altra venisse in contatto ed Alexis posò a sua volta le sue mani sulle loro. I suoi occhi divennero completamente neri e l’incantesimo, così come quel patto fu sancito.
 
 
 
 
 
Era stata impulsiva … lo sapeva. Ma l’incantesimo aveva funzionato ed era stata Bonnie a ricordarglielo mentre la trascinava da un negozio all’altro per fare compere. Una cosa del tutto molto poco da Bonnie.
C’era qualcosa sotto e Caroline lo sapeva bene.
 < Per esserne sicura ho fatto un incantesimo mentre quello di Alexis veniva effettuato. Ho fatto sì che si intrecciasse con quello di Sophie che comunque era dentro di te, ma è una cosa da streghe, è lunga da spiegare non voglio annoiarti. O forse sì, allora…> Bonnie stava sproloquiando da quando Elijah, dopo una dovuta lavata di testa, le aveva lasciate sole per andare a fare… qualcosa che non era riuscito a spiegare poi così bene.
 < Che succede?> la interruppe bruscamente Caroline, afferrando dalle mani di Bonnie un’adorabile vestito bianco e rimettendolo nello scaffale del negozio.
 < Cosa? Non ti piaceva il vestito?> domandò sinceramente stupita l’amica.
 < Smettila di raccontarmi balle e dimmi cosa mi state nascondendo! Elijah sparire nel nulla arrancando scuse improbabili e tu… tu vuoi andare a fare shopping in una giornata incasinata come questa e non chiuderti in camera tua a consultare per ore il tuo prezioso grimorio? A proposito … dove dormite tu e Stefan?> sproloqui e cambi di discorso magistrali… non aveva perso smalto.
 < Da Klaus. Cioè a casa vostra… che a proposito è enorme, avete una piscina ed un bosco, un bosco privato! Per non parlare delle nove stanze da letto. Davvero Care, nove? Klaus non ha tutti questi amici!> disse Bonnie, tornando poco dopo col naso tra i vestiti.
Assolutamente strano.
 < Klaus ama gli spazi ampi e aperti e poi a quanto pare, qualche camera in più non ha fatto schifo né a te né a Stefan.> puntualizzò Caroline, ma Bonnie afferrò il cellulare dalle tasca sul retro dei suoi jeans e lesse in fretta un messaggio, poi sorrise.
 < Chi è? Un ragazzo forse?> domandò eccitata la bionda, ma quando si sporse per leggere il messaggio, Bonnie ritrasse il cellulare, la prese per mano e la trascinò fuori dal negozio.
 < Andiamo a casa tua, è tardi. Voglio leggere qualche incantesimo utile per la storia della maledizione.> sentenziò la strega.
 < Ma quel vestito… era proprio carino! Bon aspetta!> ma Caroline venne trascinata via quasi di peso dal negozio mentre le commesse ridevano sommessamente di quella bizzarra scena.
 
 
 
 
 
 < Non mi avevi parlato di quella biondina tutto pepe.> esordì Marcel con fare ammiccante mentre faceva cenno alla barista di versare due bicchieri di whisky per lui ed il suo amico.
Klaus accennò un sorriso forzato.  <  Non c’era poi molto da dire, presumo.> osservò con non curanza mentre sollevava il bicchiere per proporre a Marcel un brindisi.
 < Alla ritrovata alleanza.> disse Klaus aprendosi in un sorriso sornione, Marcel annuì e fece scontrare i loro bicchieri prima di mandare giù il liquido ambrato tutto d’un sorso, così come Klaus.
 < Devo dirti che mi ha davvero stupito il modo in cui ti teneva testa.> Marcel andò a prendere l’intera bottiglia dietro il bancone e si sedette di nuovo vicino Klaus, ridendo di gusto al ricordo di Caroline che faceva nero Niklaus Mikaelson.
 < Credevo che le avresti strappato il cuore, in quella chiesa. I tuoi uomini non ti rispettano molto!> il vampiro continuò a ridere mentre Klaus accennava un sorriso fintamente divertito. Marcel aveva capito qualcosa, era evidente.
 < Sai com’è… sono un gentiluomo.> scherzò Klaus, reggendo il gioco del vampiro.
  < Ad ogni modo è davvero una bella ragazza ed i tipetti sfacciati come lei mi piacciono, ti dispiace se…> Marcel lasciò la frase in sospeso, con aria maliziosa e versò di nuovo da bere nei loro bicchieri vuoti.
Klaus strinse la mascella fino a far stridere tra loro i denti e tentò di mantenere un’espressione neutrale.
 < Vuoi unire le nostre fila con un matrimonio di convenienza?> domandò Klaus sentendo la rabbia salire. Afferrò la spalla di Marcel nel tentativo di attuare una mossa fraterna, ma stando all’espressione sorpresa e dolorante di Marcel aveva stretto un po’ troppo la presa.
 < Non ho parlato di matrimonio, amico.> lo sguardo lussurioso di Marcel riuscì a fargli perdere ogni briciolo di razionalità rimasta.
  < Ti farò avere il suo numero. Sarà un vero piacere vedere il modo in cui ti rimetterà a posto.> disse con voce seccata, mentre cercava di coprire il suo stato d’animo con l’affabilità. Klaus afferrò la sua giacca di pelle dalla sedia ed uscì dal locale senza rivolgere un’altra parola all’amico.
Marcel rimase a lungo a contemplare la porta dalla quale Klaus era svanito. C’era qualcosa sotto, c’era assolutamente qualcosa sotto. Non aveva mai visto Klaus così invaghito di una donna. Se non lo avesse conosciuto… avrebbe ben potuto sospettare che Niklaus Mikaelson si fosse innamorato di quella ragazza.
 
 
 
 
 
 
 
Bonnie non le aveva nemmeno permesso di guidare. Non poteva crederci! Non era diventata improvvisamente invalida! Quando le avrebbe raccontato della gravidanza cosa avrebbe fatto allora? L’avrebbe messa sotto un’ampolla di vetro a vita? Ah… amici.
 < È stata una lunga giornata per te, devi riposare.> si spiegò Bonnie mentre svoltava… a destra?
 < Bonnie dovevi girare a sinistra! Casa nostra è dall’altra parte di New Orleans!> sbottò Caroline sollevandosi quasi totalmente dal sedile.
 < Lo so, lo so… volevo parlare.> disse la strega, guardando per un attimo l’amica negli occhi. Caroline incrociò le braccia al petto e sbuffò pronta ad una ramanzina.
 < Sei stata … grande oggi. Non me lo sarei mai aspettato. > confessò Bonnie mentre guardava attentamente la strada illuminata solo dai rari lampioni.
 < Sarebbe un complimento?> domandò tra il guardingo e l’irritato la ragazza. La strega scoppiò a ridere, facendo ridere Caroline in risposta. Le era mancato quello… infinitamente. Se solo ci fosse stata anche Elena, sarebbe stato tutto perfetto.
 < No, dai sul serio. C’è qualcosa di diverso in te… sei cambiata. Sembri più … te stessa. > osservò seriamente Bonnie rivolgendo un sorriso sincero all’amica. Quella frase poteva non avere senso per la maggior parte della gente ma per Caroline valeva più di mille dimostrazioni d’affetto.
Era stato il percorso della sua vita, un lungo percorso che la stava portando ad essere… se stessa, proprio come aveva detto Bonnie. Dall’umana orripilante che sentiva di essere, alla vampira prima timorosa poi sempre più confidente, sicura e generosa. Ed ora un ibrido, la compagna di un Originale … non sapeva bene cosa fosse diventata, o ancora meglio cosa stesse diventando, ma sapeva che questa nuova Caroline le piaceva.
  < Arrivati.> la voce di Bonnie la riportò alla realtà e Caroline fu finalmente felice di poter strisciare fino alla porta di casa e morire sul suo amato letto. Come diavolo aveva fatto Bonnie a capire che si sentiva così debole?
La testa le faceva un male cane ed una strana sensazione allo stomaco le stava facendo venire l’amaro in bocca. Strano.
Caroline raggiunse il largo portico che conduceva all’ingresso ed aprì la porta, seguita a ruota da Bonnie.
L’intera casa era al buio. Altra cosa strana. Dov’erano finiti tutti?
Caroline allungò la mano verso l’interruttore ed acuì i suoi sensi. C’era qualcuno in casa.
No, non qualcuno… poteva sentire più respiri, sommessi. Dovevano essere come minimo una quindicina di persone. Il cuore cominciò a batterle all’impazzata nel petto ed agì in fretta, senza pensare. Si voltò ed usando la super velocità spintonò indietro Bonnie, chiuse la porta sperando che l’amica avesse capito e scappasse a gambe levate da lì ed accese la luce mentre si acquattava e sentiva i lunghi canini liberarsi dalla loro prigione giornaliera e le vene attorno ai suoi occhi gonfiarsi.
Quello che vide una volta accesa la luce, la lasciò assolutamente senza parole.
 < Sorpresa!> urlarono in coro tutti i suoi amici, sbucando da dietro il divano, dal retro delle lunghe scalinate di marmo e dai luoghi più impensabili.
Caroline ritrasse immediatamente i canini e tornò in posizione eretta, accennando un sorriso sorpreso agli angoli della bocca. C’erano festoni, tavoli pieni di deliziose leccornie e di alcolici super costosi. Non poteva sapere quando Rebekah ed Elena avessero litigato per giungere a quel compromesso. Una festa casual ma elegante. Solo grazie alla mediazione di Stefan le due ragazze non si erano uccise a vicenda.
 Sentì la porta dietro di lei venire aperta e Bonnie si affacciò sorridente.  < Sono stata brava è?> le domandò solare.
Rebekah uscì fuori dalla marmaglia e prese per mano Caroline, conducendola nel gigantesco salotto dai colori scuri.
 < Pensavi davvero che non avremmo celebrato il tuo compleanno?> domandò quasi seccata Rebekah mentre passava un bicchiere colmo di champagne all’ibrido.
Caroline notò Elijah, elegantemente poggiato contro lo stipite di una della grandi porte finestre. Le sorrise solare e le mimò con le labbra “ Buon compleanno.” Prima di alzare in aria il suo calice e brindare.
Caroline fece lo stesso e fu stupida nel vedere tutte le facce familiari che la stavano contornando.
 < Vedi di bere poco. > le sussurrò apprensiva Rebekah prima di alzare il suo calice e brindare alla sua migliore amica.
Caroline non poteva crederci. Una festa a sorpresa.
 < Tanti auguri Care.> il forte abbraccio di Stefan la fece sorridere come un ebete. Non era riuscita ad emettere un suono concreto da quando aveva messo piede in quella casa.
Notò che il vampiro si allontanò da lei guardandola con aria sorpresa e scioccata, ma ancora prima che Caroline potesse dirgli qualsiasi cosa venne presa per mano da Bonnie e allontanata dal suo amico.
 < Aprirai i regali a fine serata, ma ora …> Bonnie le passò un altro bicchiere di champagne e a Caroline non passò inosservata l’occhiataccia che sia Rebekah che Elijah le rivolsero. Sorrise di un sorriso genuinamente falso e riuscì a rabbonirli.
 < Ora dobbiamo brindare. Noi tre.> Caroline si voltò per capire a chi si riferisse Bonnie e solo allora Elena fece la sua comparsa davanti a lei. La guardava sorridente e con un bicchiere tra le mani.
Non seppe perché ma Caroline sentì le lacrime affiorare ai suoi occhi e si gettò tra le braccia della sua amica. Le era mancata, le era mancata dannatamente tanto anche se era stata lei stessa ad estrometterla dalla sua vita.
 < Buon compleanno Care. Se scompari un’altra volta come hai fatto nelle ultime settimane potrei ucciderti.> scherzò Elena, ricambiando calorosamente l’abbraccio.
 < Grazie.> sussurrò solare l’ibrido.
 < Dov’è Damon?> domandò con tranquillità Caroline mentre si allontanava da lei. Elena indicò un punto dietro le sue spalle e lo notò parlare con il fratello. Sembravano divertirsi, forse si stavano sfottendo a vicenda, ma lo sguardo ambiguo che Stefan le rivolse la fece sentire… strana. Cosa aveva il suo amico?
 < Quindi sei finalmente entrata nella tana del lupo?> domandò Caroline mostrandosi il più scherzosa e genuina possibile. La verità era che temeva il giudizio di Elena.
 < Già. Molto bella. > lapidaria, ma cordiale. Le tre ragazze fecero scontrare i loro bicchieri mentre Rebekah faceva partire la musica e le note di “Sympathy for the Devil” dei Rolling Stones riempirono l’aria. Caroline si voltò per ridere di quella scelta musicale assieme a Rebekah.
Si domandò all’istante dove fosse il suo diavolo personale e guardandosi attorno, finalmente riuscì a scorgerlo.
Klaus era posato contro il muro che si trovava alle sue spalle. Aveva le braccia incrociate ed uno sguardo magnetico, ma indecifrabile. Uno sguardo di fuoco rivolto solo a lei. Era stupendo in quei pantaloni scuri ed aderenti, quella maglietta grigia dallo scollo a “v” che metteva in mostra il suo fisico e quella giacca di pelle. Già…il suo diavolo personale.
Caroline provò a sorridergli ma proprio in quel momento una persona che non avrebbe mai pensato di trovare lì, carpì la sua attenzione.
 < Mamma!> squittì di gioia l’ibrido mentre l’abbracciava stretta e veniva immediatamente ricambiata.
 < Sono così felice che tu sia venuta.> sussurrò Caroline contro il collo della madre, nel quale era letteralmente affondata. Come faceva quando era bambina.
 < Sembra che venire fino a New Orleans sia l’unico modo che mi è rimasto per vederti. Non mi avevi detto che hai abbandonato il college.> osservò un po’ irritata Liz mentre scioglieva l’abbraccio.
 < Mamma non ho mollato proprio niente. Ho solo avuto … un po’ di problemi, ma nulla di cui preoccuparsi, giuro. Riprenderò le lezioni il prima possibile.> si giustificò mortificata Caroline.
La ragazza sentì all’improvviso una mano familiare posarsi contro la sua vita, in una stretta rassicurante e possessiva.
Voltò il viso per sorridere a Klaus. Forse il suo ibrido l’aveva perdonata.
 < Salve Liz, è un piacere rivederla.> la salutò cortesemente l’ibrido allungando una mano che venne stretta con vigore.
 < Non posso dire lo stesso di te, Klaus.> disse sinceramente Liz, lasciando Caroline a bocca aperta.
 < Capisco.> sussurrò Klaus abbassando la testa, cortese in uno strano modo… come se si aspettasse quella reazione.
 < Volevo assicurarle che Caroline non abbandonerà i corsi per unirsi stabilmente a me, a New Orleans. Ma per questioni che riguardano la sua sicurezza per il momento è molto meglio che resti vicino a me e alla mia famiglia.> si spiegò Klaus, prendendo le sue difese. Non ne aveva bisogno … o forse sì. O forse no! Ah chi ci capiva più un cavolo!
 < Perché il mio sesto senso mi dice che la vita di mia figlia è in pericolo proprio a causa della famiglia Mikaleson?> domandò Liz, guardinga. Solo allora Caroline notò quanto sua madre sembrasse spossata. Indossava un paio di jeans ed una maglietta verde che le metteva in risaldo la carnagione perlacea ma aveva delle profondo occhiaie sul viso e … sembrava stanca. Liz non aveva preso molto bene la sua storia d’amore con Klaus ma Caroline non poteva immaginare quanto sua madre fosse preoccupata per lei. Passava le notti insonni a temere per sua figlia?
Avrebbe dovuto chiamarla più spesso… se lo rammentò. Così come capì che non era certo il caso metterla a conoscenza della sua gravidanza come aveva sperato. Un colpo del genere e la sanità mentale di sua madre sarebbe crollata irreversibilmente.
 < Potrebbe sembrare ad un occhio esterno ma se così fosse sarei il primo ad allontanarla per sempre.> disse con sicurezza Klaus, guardando negli occhi Liz che lo fissò sorpresa.
Cosa? Cosa aveva detto Klaus?
 < Allont.. ma! Ah… mamma non è colpa dei Mikaelson, che per inciso sono la mia famiglia come lo sei tu, adesso e poi tu…allontanarmi! Pff come se potessi riuscirci. Io non me ne vado, non mi interessa quanto le cose potranno mettersi male.> sputò fuori, irritata Caroline mentre puntava un dito accusatorio prima contro la madre e  subito dopo contro Klaus.
L’ibrido sciolse la presa attorno alla sua vita per guardarla negli occhi, scocciato.
 < Non ti sembra di aver tirato un po’ troppo la corda oggi Caroline?> le domandò seccato mentre chiudeva la bocca in quel modo irritato che la irritava ( e maledizone la eccitava ) a sua volta.
 < Ho … io? Ah al diavolo tutti!> sbraitò Caroline reggendosi improvvisamente lo stomaco. Doveva vomitare.
Corse a velocità vampiresca verso il giardino sul retro e reggendosi i capelli in una coda laterale lasciò che quel liquido dal sapore disgustoso si riversasse sull’erba all’inglese che Elijah tanto adorava. Ops.
 < Caroline?> le grandi mani di Klaus si posarono contro il suo fianco, sorreggendola ma subito dopo una mano corse a tirarle indietro le ciocche sfuggite al controllo di Caroline che si era piegata in un altro conato di vomito.
 < Ma le nausee non dovevano essere solo mattutine? > bofonchiò con la bocca impastata Caroline, facendo sorridere Klaus che le accarezzò amorevolmente il viso e strinse maggiormente la presa contro la sua impertinente anima gemella.
 < Il primo aspetto normale di questa gravidanza è già ti lamenti amore?> domandò con sarcasmo Klaus nel tentativo di farla sorridere. Caroline si sollevò, pulendosi la bocca col dorso della mano e gli sorrise, scrollando la testa. C’era riuscito, ma subito dopo quel sorriso scomparve lasciando il posto ad un’espressione scioccata.
Klaus si voltò per capire cosa avesse potuto provocare in lei quella reazione e alla vista di uno Stefan pietrificato a pochi metri da loro, capì. Doveva aver sentito tutto.
Klaus fu pronto a gettarsi contro di lui, per soggiogarlo a dimenticare tutto come aveva fatto in precedenza. Sperando inoltre che Stefan non avesse ripreso ad ingerire verbena, ma Caroline lo afferrò per una mano e gliela strinse amorevolmente, fermandolo.
 < Amore…?> domandò guardingo Klaus. Notò l’espressione titubante, ma stranamente sollevata di Caroline e in quell’istante capì. Non poteva privarla del suo migliore amico.
 < Vi lascio soli.> sussurrò Klaus prima di chiederle se stesse bene e rientrare in casa.
Caroline si morse un labbro, impietrita. Non sapeva cosa dire o come … come si faceva a parlare? Lo aveva scordato maledizione!
Stefan la stava fissando con aria corrucciata, anche lui in silenzio. Fantastico, se non fossero stati entrambi creature immortali Caroline avrebbe scommesso che si sarebbero diventati vecchi in quel luogo.
 < Avrei tanto voluto  dirtelo … non sai quanto, ma era pericoloso. Per te e per … noi. Klaus non voleva che la notizia si sapesse, insomma il bambino prodigio dell’ibrido Originale. Chi non avrebbe voluto rapirmi, uccidermi o peggio ucciderlo quando sarebbe nato? Lo so, di te posso fidarmi … ma Stef … non ero pronta. Io non sono pronta a dirlo a me stessa, come potevo dirlo a te! Andiamo! Io, mamma? Non era previsto, non era programmato! Ed io prevedo tutto, ho tutto sotto controllo, sempre! Ed ora… non so come si fa a fare la mamma, figuriamoci la mamma di una creaturina così indifesa e minacciata. Se io dovessi morire anche questa volta… non posso affezionarmi! Klaus non può affezionarsi! Nessuno deve! Io.. io..> le parole erano uscite dalla sua bocca come un fiume in piena e lacrime salate avevano cominciato a solcare il suo viso.
Stefan rimase basito a guardarla, Caroline notò come il suo respiro aveva preso ad accelerare ogni volta che una nuova parola usciva dalle sue labbra, così come la sua espressione diveniva sempre più addolorata.
Stefan pose fine alla distanza che intercorreva tra di loro con delle lunghe falcate e la strinse in un abbraccio irruento quanto disperato, forte, amorevole.
Caroline si aggrappò alle spalle di Stefan e si lasciò andare ad un pianto che per troppo tempo aveva cercato di reprimere dentro di sé. Ce l’aveva fatta, era riuscita a dire tutte quelle cose orribile che sentiva stavano logorandole l’anima. Non aveva trovato la forza per parlarne con Klaus… non poteva ferirlo in quel modo.
 < Va tutto bene Care. Va tutto bene. Tu e questo bambino ve la caverete mi hai capito?> gli domandò con aria risoluta Stefan mentre le afferrava il viso tra le mani e la obbligava a guardarlo.
Caroline deglutì rumorosamente ed annuì, poco convinta.
 < Hai una marea di amici di là che darebbero la vita per saperti al sicuro e poi diciamocelo … sei un osso duro Caroline, oggi hai persino rimesso in riga Marcel, il re più fasullo di Inghilterra.> Stefan le sorrise, solare facendola ridere a sua volta. Solo lui aveva quel potere su di lei, farla ridere di cuore nelle situazioni più assurde.
 < E … ce la farai. Sarai un’ottima mamma. Una di quelle mamme che controllano sempre se i figli indossano la canottiera e che frugano nei loro cassetti per trovare i loro diari ed intervenire vergognosamente nella loro vita privata, una di quelle che tagliano la crosta dai panini perché potrebbero farsi male ai denti, una mamma che…> Ma Caroline scoppiò in una risata genuina, facendolo ridere a sua volta.
 < Ho capito! Basta! Non sarò una mamma maniacale ed iper protettiva!> bofonchiò divertita Caroline. Quando Stefan alzò un sopracciglio in maniera dubbiosa per metterla di fronte all’evidente bugia che aveva appena detto, Caroline rise di nuovo ed abbracciò il suo migliore amico, un fratello.
 < Grazie Stef. Sei la mia roccia, lo sai?> gli domandò Caroline, posando il mento sulla spalla dell’amico e chiudendo gli occhi per godere di quell’attimo.
 < Tu sei la mia.> sussurrò Stefan, sincero e forse persino un po’ commosso. L’ultima volta che aveva stretto tra le braccia una Caroline in lacrime, una Caroline sconvolta e distrutta era stato anni prima, il giorno in cui le aveva fatto quella promessa.
 “ Te lo prometto. Non lascerò che ti succeda niente di male.”
E da allora aveva fatto di tutto per mantenerla.
 < Torniamo dentro, ti va?> gli domandò Stefan prima di accarezzarle il volto rigato dalle lacrime e sorriderle.
 < Ok … ma devo andare a rinfrescarmi prima.> osservò Caroline mentre prendeva sottobraccio l’amico e si indirizzava con lui dentro la casa.
 < E ad ogni modo… evita gli abbracci troppo calorosi. Prima, quando ti ho stretta… beh mi era venuto qualche dubbio. Hai un bel pancino da nascondere.> puntualizzò Stefan con fare ironico.
Ecco perché il suo amico la guardava in modo così strano prima…
 < Appuntato. Sto diventando una balena, niente abbracci.> scherzò l’ibrido ritrovando il suo buon umore. Le aveva fatto davvero bene sfogarsi con Stefan ed inoltre ora che qualcun altro, oltre a lei e agli Originali, sapeva della gravidanza… si sentiva più leggera.
 < Sai che non dicevo questo.> puntualizzò Stefan mentre rientravano nella mastodontica dimora dei Mikaelson.
Rebekah fu così veloce nel rapirla che a Caroline venne un altro conato di vomito. Fortunatamente l’amica l’aveva teletrasportata in bagno dove potè usufruire dello scarico.
 < Non dovevi bere lo champagne. Io te l’avevo detto.> bofonchiò irritata Rebekah mentre con una mano le teneva i capelli e con l’altra la fronte.
 < Dovrai come minimo farti tre docce per tornare presentabile.> disse con tono seccato la vampira.
Caroline sorrise. Era quello lo strano modo di dimostrare affetto di Rebekah, ormai ci aveva fatto l’abitudine.
Aprì l’acqua del rubinetto e si sciacquò la bocca con dovizia.
 < Non ho tempo per fare una doccia. Tutti gli ospiti sono di sotto e poi non ho ancora salutato Matt.> disse Caroline prima di prendere il suo spazzolino e lavarsi i denti.
 < Perfetto … ad ogni modo ti ho rapita per dirti che Liz ha ricevuto una telefonata dall’ufficio ed è dovuta scappare. Elijah la sta accompagnando all’aeroporto. Sembrava molto dispiaciuta, voleva venire a cercarti, ma glie l’ho impedito. > spiegò Rebekah mentre si metteva a sedere sul bordo della vasca idromassaggio del bagno vittoriano.
 < Hai fatto bene.> sussurrò Caroline tristemente. Avrebbe davvero dovuto raggiungere sua madre per parlare, sembrava necessario.
 < Dov’è Klaus?> domandò all’improvviso l’ibrido, di nuovo pronta a mostrarsi al mondo.
 < In camera vostra credo.> disse Rebekah aprendo la porta del bagno e rivolgendole una smorfia da bambina indispettita che la fece scoppiare a ridere.
 < Grazie Bekah.> scherzò Caroline ricevendo una sonora pacca sul sedere.
 < Odio quando mi chiami così!> sbuffò la vampira irritata.
 < Lo so!> rispose con un sorriso Caroline, evitando la seconda pacca con uno scatto felino che le permise di intrufolarsi nella sua stanza.
 Klaus la stava aspettando, era in silenzio… sembrava teso. Era di spalle, le mani posate sul cornicione della finestra. Chissà cosa stesse contemplando? Forse la luna?
  < Grazie per aver capito, prima … con Stefan.> sussurrò Caroline, facendo un passo avanti, titubante.
 < Non avevo capito quanto ne avessi bisogno. Non avevo capito troppe cose a dire il vero. Perché non me ne hai parlato Caroline?> domandò con voce triste, senza voltarsi.
 < Hai ascoltato quello che ho detto a Stefan?> domandò quasi senza voce Caroline. Si sentì quasi sollevata, ma allo stesso tempo furente. Chi gli aveva dato il diritto?
 < Mi sembra evidente.> sbuffò con tranquillità Klaus, come se la cosa fosse scontata e normale. Solo allora si voltò per mostrare il suo viso corrucciato. Cosa che la fece andare su tutte le furie! Ah lui era alterato?
 < Evidente un corno! Esiste ancora la privacy e si da il caso che io tenga molto alla mia.> sbraitò Caroline andando così vicino a Klaus da poter sentire il suo respiro caldo sulla pelle. Nessuna distrazione Caroline!
 < Stai cambiando discorso.> osservò Klaus alzando un sopracciglio. La ragazza trattenne la sua mano che era già partita per prendere a schiaffi quel faccino da impertinente.
 < Lo stai facendo anche tu. Vuoi vedere come si cambia magistralmente discorso? Bene, voglio sapere dove alloggiano i venti ibridi che hai creato!> occhi negli occhi e respiro accelerato. Caroline si perse nei suoi oceani privati che la scrutavano famelici e rabbiosi almeno quanto i suoi.
 < Gli ibridi?> sibilò iracondo l’Originale, posandole in quel momento una mano sulla vita in totale contrasto col suo umore rabbioso. Averla così vicina e non poterla toccare era una tortura per lui… gli ricorda tempi lontani in cui si sarebbe dannato l’anima pur di poterla dire sua.
 < Perché? Vuoi parlare anche con loro e proporgli di tagliarti la gola per mostrare la tua buona fede?> domandò irritato l’ibrido, alzando involontariamente il labbro superiore per mostrarle i denti.
 < Sai delle streghe.> osservò Caroline con una smorfia, senza ritrarsi dal tocco rivitalizzante del suo amante nonostante in quel momento avesse una voglia matta di strozzarlo.
 < So di quanto sei stata stupida e sconsiderata!> urlò quasi Klaus, allontanandosi da lei. Si sentiva troppo furioso per rimanerle accanto.
 < Ho risolto due problemi con un solo incantesimo. Io direi che sono stata furba!> gridò Caroline con sicurezza mentre la pelle perlacea della sua fronte si aggrottava.
 < E se non fosse andato come speravi? Io non posso permettermi il lusso di rischiare quando si tratta di te! Perché diavolo non vuoi capirlo Caroline? Perché devi sfidarmi anche in questo?> Sibilò iracondo Klaus ad un centimetro dalle sue labbra. L’aveva afferrata per le braccia e l’aveva fatta scontrare contro il suo corpo diabolicamente magnifico.
 < Io non cerco di sfidarti! Io … io cerco di fare la cosa giusta. Voglio un futuro privo di streghe, congiure e maledizione con te… ed ho capito di essere disposta a tutto per ottenerlo.> riuscì a dire Caroline mentre i suoi occhi non facevano altro che vagare dagli occhi di Klaus alle sue splendide e carnose labbra.
 < Io non sono disposto a perderti tentando. Amore mio …> Klaus le accarezzò con dolcezza la guancia, accennando un sorriso all’angolo della bocca mentre le sue sopracciglia si aggrottavano ed i suoi occhi mostravano tutta la vulnerabilità che provava al pensiero di perderla.    <  La maledizione incombe su di noi. Sappiamo che potresti morire, che morirai a breve se non riuscissimo a fermare tutto. Proprio per questo ho bisogno che tu stia attenta, che tu viva. Per me. Non sopporterei perderti di nuovo. >
 < Non mi perderai. Te lo prometto Klaus: io tornerò sempre da te.> giurò Caroline con un sorriso triste sulle labbra. Non le piaceva vederlo così. Passò una mano sull’incolta barba dell’ibrido beandosi di quel lieve pizzicorio sotto le dita che tanto adorava.
 < Non farlo… Non fare promesse che potresti non mantenere.> la voce provata di Klaus la interruppe dal suo intento iniziale. Baciarlo. Lo scrutò attentamente con quelle iridi azzurre, così limpide da farlo sentire vulnerabile.
 < Non le faccio mai.> rispose la ragazza con un sorriso solare sulle labbra. Una risposta perfetta.
Klaus corse a baciare quelle morbide labbra che da tempo erano divenuto l’oggetto di ogni sua dannazione e della sua salvezza.
Insinuò gentilmente la lingua nella bocca di Caroline, che si dischiuse al suo avanzare. Ne sorrise. Non importava quanto potessero arrivare a sentirsi furiosi l’uno con l’altra, bastava un semplice contatto tra loro e tutto perdeva significato.
Sentì le dolci mani di Caroline scivolare dal suo viso ai suoi capelli, giocandoci in un modo così sensuale da fargli ribollire il sangue nelle vene, ogni volta. La afferrò per la vita e la strattonò a sé con rude passione per poter saggiare la consistenza di ogni magnifica curva del corpo di quella ammaliatrice contro di lui.
L’amava, l’amava da morire. Il che, molto spesso poteva rivelarsi un male, soprattutto per il suo equilibrio psichico e mentale. Ma chi voleva prendere in giro… Caroline aveva fatto molto più che rendere la sua vita un luogo magnifico dove vivere, Caroline era diventata… la sua vita. Se stesso. Perderla avrebbe significato morire, buffo… per lui che era l’unico essere sulla faccia della Terra a non poterlo fare. Anche se…
Quando le morbide labbra di Caroline si posarono sul suo collo, stuzzicandolo, Klaus tornò alla realtà con un sorriso. Basta pensieri così cupi, Caroline era stretta tra le sue braccia, era calda, passionale ed irritante come solo lei sapeva essere.
 < Ho un altro regalo per te.> sussurrò Klaus contro l’orecchio della ragazza mentre faceva scivolare le sue mani lungo la schiena di Caroline. La sentì rabbrividire al suo tocco e ne fu felice.
 < Non dovevi.> rispose Caroline con le guance arrossate e gli occhi vitrei. Era eccitata, era in subbuglio. Adorava vederla così dopo un suo bacio e l’avrebbe fatta sua al più presto, ma non prima di averla vista saltellare felice per tutta la casa, dopo averle mostrato i suoi regali.
 < Te lo avevo promesso. Mi hai detto proprio tu che non era giusto da parte mia farti un solo regalo per il tuo compleanno e il nostro anniversario, se così vogliamo chiamarlo.> sussurrò con un sorriso da perfetto ammaliatore Klaus prima di baciarla nuovamente. Un bacio unico, lento… infinitamente dolce.
 < Ah beh allora… se la metti così.> scherzò Caroline mostrando un sorriso disteso e solare, prima di riuscire a rubare un altro bacio a quelle labbra bramanti quanto le sue.
 < Chiudi gli occhi.> le sussurrò seducentemente Klaus contro un orecchio mentre una mano risaliva lungo il suo fianco, lasciando fuoco al suo posto.
Caroline sospirò pesantemente e fece come le era stato ordinato. Sentì Klaus portarsi alle sue spalle ed una sensazione fresca, non del tutto spiacevole, alla base del collo la fece sussultare.
 < Aprili.> lo sentì dire con quella sua stupenda voce, mentre le sue mani vagano sul suo bacino. Maledettamente sexy.
Caroline aprì gli occhi ed abbassò lo sguardo per rimanere senza parole. Una collana di diamanti le ornava il collo. Era semplice, ma molto elegante. Una semplice fila di piccoli diamanti formava una mezza luna abbastanza rettilinea ed una leggera collanina in oro bianco partiva dai loro estremi per congiungersi dietro il collo. Era magnifica.
Caroline posò le dita su quella piccola meraviglia e sorrise, quasi inebetita dalla troppa felicità. Non sapeva bene perché ma quel regalo le sembrava perfetto. E non voleva ammetterlo, ma … un gioiello è sempre un ottimo regalo.
Caroline si voltò di scatto e gettò le braccia al collo di Klaus per stringerlo a sé con la foga ed il sorriso di una bambina.
Klaus sorrise e ricambiò l’abbraccio. Possedeva da tempo immemore quel gioiello e da troppo tempo sognava di regalarlo a… in fin dei conti, a Caroline.
 < E quando vedrai la stalla che ho fatto costruire poco distante da qui, per mettervi uno stallone arabo dal manto bianco cosa farai?> domandò divertito l’ibrido.
Caroline scostò il viso dalla sua spalla e lo guardò ad occhi sbarrati.
 < O’Hara? Mi hai regalato O’Hara?> domandò eccitata Caroline.
 < Beh purtroppo proprio non lui, visto che è vissuto cinquecento anni fa, ma ci sono andato vicino.> scherzò Klaus aprendosi in un sorriso soddisfatto, genuino.
Le labbra di Caroline lambirono quelle di Klaus in un secondo, lasciandolo senza parole. Con una mossa lo aiutò a togliere la giacca di pelle e senza preavviso l’ibrido afferrò il suo top per poi strapparlo, facendola rimanere in reggiseno. La inchiodò ad uno degli stipiti del loro letto a baldacchino e la baciò, la baciò con così tanta passione da farle arrossare le labbra e la guancia a causa della sua barba che strusciava contro la  pelle della ragazza mentre le sue labbra torturavano il suo collo. Non erano nemmeno passate ventiquattro ore da quando avevano fatto l’amore eppure Caroline sentiva un bisogno impellente, urgente di sentirlo suo. Era pazzesco.
Le gambe della ragazza si strinsero attorno a bacino di Klaus che la sorresse afferrandola per il fondoschiena prima di toglierle con una mossa fluida il reggiseno.
Quando la lingua di Klaus iniziò a giocare con uno sei suoi capezzoli, Caroline portò la testa indietro ed emise un gemito di piacere.
La testa le girò quasi vorticosamente, quell’uomo aveva un effetto a volte devastante su di lei, ma ben presto Caroline si accorse che il mal di testa stava diventando insopportabile. Cercò di aggrapparsi alle spalle di Klaus, di parlare…ma nulla sembrava voler uscire dalla sua bocca.
Un giramento lancinante e Caroline smise di sentire la gravità attorno a lei.
Una specie di boato assordante e poi si sentì come gettata con violenza di nuovo nel mondo.
Aprì gli occhi e si coprì automaticamente la bocca con la mano, ma non riuscì a trattenere un conato di vomito.
Osservò il lavabo prima candido come la neve…ora un po’ meno, sotto di lei. Alzò lo sguardo ed aprì l’acqua per ripulire il casino che aveva creato.
Osservò il suo riflesso nello specchio e per poco non ebbe un mancamento.
Non perché era pallida come una straccio, ma perché … non sembrava lei!
Un’acconciatura a dir poco elaborata le incorniciava il viso. I capelli erano portati verso l’alto e… non pensava di aver mai avuto così tanti capelli! Nastri azzurri si intrecciavano ai suoi boccoli, richiamando il colore dei suoi occhi ed il suo abito… il suo assurdo, gonfio ed enorme abito color oro chiaro e azzurro ... era principesco. Quei due colori che messi insieme le apparivano pacchiani, ma stranamente le donavano.
Solo allora notò che il suo abbigliamento non era affatto la cosa più scioccante. Indossava la collana che Klaus le aveva regalato poco prima… o molti secoli più avanti. Era difficile dirlo.
E spettacolo degli spettacoli… le sorprese non erano finite lì. Caroline si portò a guardare la sua pancia e…c’era maledizione, il piccoletto c’era! Non era affatto visibile sotto quel corsetto, ma lei conosceva il suo corpo e quel rigonfiamento alla base della pancia… beh poteva spiegarsi in un solo modo, come la nausea.
 < Che diavolo ci fai qui?> domandò con voce stridula e scioccata Caroline, guardando la sua pancia. Doveva tornare a respirare, doveva farlo… doveva respirare! Caroline spalancò la finestra di quel bagno…oddio che razza di bagno era? No, non voleva nemmeno guardarlo!
Chiuse gli occhi e respirò pesantemente e riaprirli fu uno shock senza pari. Strade sabbiose, carri trainati da cavalli, gente in vestiti ridicoli.. gente che parlava in francese! Francese? E che cos’era quell’immenso edificio fortificato che aveva praticamente davanti agli occhi?
 < La …la Bastiglia?> sussurrò con voce stridula Caroline. No, no, no, no! Dove diavolo era finita?
 < Caroline, amore … tutto bene?> qualcuno bussò alla porta, attirando la sua attenzione. Maledizione, doveva uscire da quella stanza ed affrontare l’ennesima, nuova realtà.
  < Grazie mille Tatia.> bofonchiò irritata la ragazza mentre apriva titubante la porta.
 
 
 
 
 
 
Capitolo…lungo e molto difficile da scrivere per me. Mille personaggi in una stanza sola, diciamo che non aiutano per niente! Spero di essere riuscita a rendere il tutto credibile. Lo so, accadono molte cose in questo capitolo, come la festa a sorpresa che gli amici hanno organizzato a Caroline. Andiamo, non potevano ignorare totalmente il suo compleanno…soprattutto Rebekah, Elijah e Stefan. Stefan… non vedo l’ora di sapere cosa ne pensate del suo momento rivelatore con Caroline. Non è una sorpresa dirvi che adoro la loro amicizia e che la 5x12 di TVD mi ha ispirato quindi… avanti con le domande, gli insulti o le critiche =D! E non preoccupatevi… saprete a breve dove l’incantesimo di Tatia ha trascinato Care questa volta. Un grande bacio e al prossimo capitolo. Giulia.

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Capitolo 8
*** Vive Napoleon? ***


Rieccomi qui care ragazze, questo capitolo ( lo ammetto ) serve a rimescolare un po’ le carte, ole vostre idee se vogliamo essere sinceri =). Ma giuro … le cose sono più semplici di quello che sembrano, più o meno. Buona lettura, spero tanto il capitolo vi piaccia, ho un po’ osato con… nah non ve lo dico ;)
 
 
 
 
Caroline prese un profondo respiro e spalancò la porta in mogano, del bagno vittoriano in cui era stata catapultata.
Uno stretto corridoio con pareti verde chiaro, ornate da disegni arabeschi color oro la accolsero nella nuova, inaspettata realtà. Su tavolini ad angolo dalle forme elaborate erano posati vasi di grandi dimensioni, dipinti evidentemente a mano data la loro bellezza ed un piccolo lampadario scendeva dal soffitto a cassettoni creando una cascata circolare di cristallo. No, non si trovava decisamente nel ventunesimo secolo!
Si voltò alla sua sinistra dove una mano calda si era posata sulla sua vita, risvegliandola dai suoi pensieri. Si voltò pronta a sorridere all’uomo che l’aveva appena chiamata “amore” e che doveva conseguentemente essere Klaus, ma la sorpresa la lasciò a bocca aperta.
Un uomo alto, distinto dai capelli castano chiaro, con dei riflessi ramati e dei profondi occhi azzurri la stava fissando con aria preoccupata ma amorevole. I tratti del viso distinti, particolari. Le ricordava il suo Klaus, ma sembrava più giovane di lui. Indossava degli strani pantaloni, un po’ gonfi sulle cosce e una lunga giacca color verde scuro.
 < Ti senti bene?> le domandò, parandosi davanti a lei.
Caroline lo fissò stralunata e annuì senza emettere parola.
 < Dovremmo raggiungere i padroni di casa nella sala da pranzo, allora. Si sono molto preoccupati per te.> osservò con tranquillità l’uomo, afferrando la sua mano che era diventata gelida come il marmo e la prese sotto braccio.
Caroline osservò le sue dita intrecciarsi automaticamente a quelle di quell’uomo sconosciuto…che stando alla fede nuziale che portava al dito…doveva essere suo marito.
Caroline sentì le ginocchia traballare ed un ennesimo conato di vomito risalire la sua gola, ma tentò con tutte le sue forze di resistergli. Non poteva essere possibile… lei era sempre tornata da Klaus. Gli aveva fatto una promessa.
 < Eccoci, perdonateci signori, ma mia moglie ha avuto un piccolo giramento di testa. Cose del tutto normali nel suo stato.> disse a pieni polmoni lo sconosciuto mentre entravano nella mastodontica sala da pranzo di quelle dimora.
Prima di riuscire a notare l’arredamento o il volto delle persone che la stavano fissando, Caroline riuscì a pensare ad una sola cosa. Le parole di suo marito… con una sola frase aveva confermato ogni suo dubbio. Lei era sua moglie e lei…era incinta di lui?
E allora la collana che portava al collo? Pensava che l’incantesimo di Tatia fosse riuscito male, conducendo la se stessa incita e con tanto di gioielleria al seguito in quell’epoca, ma la realtà sembrava essere ancora più sconcertante. Incinta di un altro uomo che non fosse Klaus… se mai avesse voluto avere un bambino era sicura che avrebbe voluto scorgervi gli occhi blu ed i piccoli riccioli biondi dell’unico, indiscusso amore della sua intera, molteplice esistenza. Klaus.
Il grande salone rettangolare richiamava la decorazione del piccolo corridoio che aveva appena percorso. Solo che il color giallo canarino e le grandi finestre dalle imposte bianche e dalle tende azzurre rendevano alla stanza un’aria solare, distesa.
Una donna di indiscussa bellezza la raggiunse, prendendole le mani nelle proprie e la guardò con profonda apprensione.
 < Avresti dovuto dirmelo. Sarei venuta a trovarti io e mi sarei presa cura di te.> le sussurrò con voce bassa ed apprensiva, così che gli altri non potessero sentire.
La ragazza dai capelli neri come la pece, raccolti in un semplice ma elegante chignon la guardava con aria ferita, ma benevola. Doveva essere una sua grande amica a giudicare da quel comportamento… peccato che non avesse la più pallida idea di cosa stesse parlando.
 < Scusami, dovevo essere io a dirtelo, ma…> le parole uscirono con naturalezza dalle sue labbra, lasciandola spiazzata.
 < Vi sentite bene Signora Thomson?> domandò un uomo dai lunghi baffi arricciati ed un completo viola a concludere il suo bizzarro modo di…vestire.
 < Certo, scusate.> sussurrò, facendo volare solo allora il suo sguardo sulle persone sedute a tavola.
Fu in quel momento che sentì tutte le sue forze venirle meno.
Klaus era l’unica persona comodamente seduta su una delle enormi e vellutate sedie della tavola. L’unico che non si era alzato al suo ingresso nella stanza, l’unico che …la stava eloquentemente detestando.
Indossava un gilè azzurro, coperto da una lunga giacca a coda, blu scuro. Dello stesso colore dei suoi pantaloni. Era bellissimo, ammaliatore e quel cipiglio di astio che le stava rivolgendo la fece sentire vulnerabile.
Era adagiato contro lo schienale della sedia, una gamba poggiata comodamente sull’altro ginocchio ed una scintilla fi fuoco a scurirgli gli occhi.
Caroline si lasciò guidare al suo posto a tavola dal marito senza mai allontanare lo sguardo da quello di Klaus che la stava fulminando. Quegli occhi profondi, scuri la stavano incenerendo. Tutta quella rabbia, quell’odio…perché?
Caroline deglutì rumorosamente mentre constatava quanto fosse difficile sedersi con quel vestito che si rigonfiava forse fin troppo sul fondoschiena. La ragazza che doveva essere sua amica e l’altra donna che le stava rivolgendo un sorriso benevolo sembravano muoversi senza impaccio nei loro vestiti color oro e rosa pallido.
Se il suo cervello era ancora in grado di ragionare, la sua “amica” doveva essere la moglie dell’uomo castano, in tenuta da caccia che sembrava costernato per la sua salute e si era alzato per andare ad aiutarla senza essercene bisogno. Il vecchio barbuto era il marito della signora sulla quarantina nel vestito rosa pallido e Klaus era l’unico non accompagnato.
 < Forse avrei dovuto consultare mia moglie prima di darvi la lieta notizia del pargolo in arrivo, temo di averla scombussolata troppo.> osservò suo marito, stringendole amorevolmente la mano e sorridendo agli astanti.
 < Siete sicura di sentirvi bene Caroline, volete un bicchiere d’acqua?> domandò il marito della ragazza dai capelli neri. Doveva assolutamente capire i loro nomi. Almeno quello di suo marito!
 < Si, grazie.> sussurrò scioccata. Alzò di nuovo lo sguardo verso l’ibrido ma questa volta Klaus non la stava degnando del minimo sguardo e la cosa non poteva farle che male. Ancora di più. Non poteva crederci… lui la odiava. No, ancora peggio  lei gli era indifferente.
Il suo ricordo forse aveva cominciato a scemare nella mente di Klaus, lei era arrivata persino ad odiarlo nel ventunesimo secolo… forse il loro amore non era forte come pensava. A quel pensiero Caroline dovette portarsi una mano al petto nel tentativo di ricontrollare il respiro.
No, non poteva essere così.
 Nessuno si accorse del suo mancamento ma potè percepire lo sguardo magnetico di Klaus su di lei. Non trovava la fora di alzare nuovamente lo sguardo e leggere nei suoi occhi tutto quel rancore.
 < Devo ammetterlo, finalmente una buona notizia dopo giorni di scombussolamenti politici. Sapevate che quella marmaglia di poveracci ha deciso di cambiare nome alla sua ridicola combriccola? Ora il loro organo politico si fa chiamare Assemblea Nazionale Costituente ed il re Luigi XVI ha persino invitato i nobili ed il clero per unirsi a loro! Deve essere stato un suggerimento di Necker ne sono sicuro. Un nobile dalle idee filo-popolari… non si è mai sentito.> bofonchiò l’uomo dai lunghi baffi grigi, facendo gravitare ogni attenzione su di lui.
 < Non credo che il re dia più molto credito alle parole di Necker, temo anzi che potrebbe dimetterlo dalla sua carica di cancelliere. Sarebbe una mossa folle, che farebbe infuriare il popolo, già vicino all’orlo della rivoluzione.> osservò Klaus, sicuro di sé mentre rivolgeva un sorriso beffardo alle persone nella stanza.
Luigi XVI? Ok, non era mai stata un vero e proprio asso in storia, ma se c’era una cosa della quale era certa, era che Luigi era assolutamente un nome da re francese. Era a Parigi?
 < Il re ha il suo esercito! Ma non vuole evidentemente usarlo, pensare che parte del clero si è unita a questa assurda Assemblea.> bofonchiò irritato…l’uomo coi baffi. Ma possibile che nessuno si chiamasse per nome in quel posto?
 < Richard … stando alle vostre parole ed al vostro astio per la condotta del re anche io vi definirei un filo-popolare.> intervenne il marito della ragazza mora. Adesso che Caroline poteva osservarlo meglio sembrava un uomo davvero interessante. Gioviale, affascinate per non parlare del fatto che le aveva rivelato il nome dell’uomo coi baffi! Sia lodato il cielo!
  < Non sia mai.> bofonchiò Richard facendo ridere sommessamente ogni persona in quella stanza. Tutti tranne Caroline ovvio, che non ci stava capendo un bel niente!
 < Luigi ha invitato nobili e clero ad unirsi a loro solo per manifestare al popolo la sua falsa alleanza e tenerli buoni fino all’arrivo delle sue truppe stanziate qualche chilometro da qui.> osservò Klaus con aria beffarda, come se stesse spiegando una cosa fin troppo evidente a dei ritardati mentali.
E mai, mai una sola volta si era voltato a guardarla. Mai.
 < Sono così felice che tu e Meredith siate venute a Parigi per qualche mese, questi uomini non fanno altro che parlare di politica ed io mi annoio a morte.> osservò la moglie dell’uomo coi baff…emh Richard, prendendole la mano e sorridendole in maniera civettuola. Era ancora una bella donna, forse un po’ troppo frivola per i suoi gusti ma negli occhi color cioccolato di quella donna poteva scorgere un buon cuore.
 < Parigi…> sussurrò Caroline con un sorriso stupito. Ricapitolando: si trovava a Parigi, c’era un re…Luigi come ovvio, un’Assemblea di qualcosa, l’uomo coi baffi era Richard, la ragazza dai capelli mori si chiamava Meredith e certo, poi c’erano quelle trascurabili faccende come il fatto che fosse sposato ad uno sconosciuto del quale non sapeva nemmeno il nome ed era incinta…dello sconosciuto. Uno scenario meraviglioso!
 < Per non parlare del fatto che è adorabile poter parlare nella nostra lingua madre, l’inglese. Voi parlate francese Caroline?> le domandò gentilmente quella donna mentre gli uomini continuavano indisturbati a parlare di politica.
 < Emh… No, affatto. Ma parlando di politica…il re … emh, questa Assemblea… insomma se il popolo insorge sarà perché vorrà qualcosa, no?> domandò in maniera goffa ed impacciata Caroline, sperando di non essere sentita dagli altri. Voleva sapere in che anno si trovasse ma non sapeva assolutamente come estrapolare quell’informazione senza apparire folle.
 < Per voi i plebei non sono altro che cani rabbiosi che ringhiano e azzannano solo per un po’ di cibo, deduco Madame.> la voce tagliente, quasi disgustata di Klaus la costrinse a voltarsi per guardare la sedia posta davanti a lei, dall’altra parte del tavolo.
 < No, assolutamente. Trovo giusto che combattano per i loro diritti. Tutti dovrebbero farlo.> osservò piccata la ragazza mentre stringeva la mano in un pugno e tentava di mantenere il controllo. Avrebbe voluto prenderlo a schiaffi e fuggire ma era un signora a quanto pareva… non poteva permettersi un comportamento così sconveniente, soprattutto con suo marito a seguito.
Il silenzio più assordante calò nella sala e gli occhi di tutti furono puntati su di lei. Caroline deglutì rumorosamente mentre aspettava la risposta irata, lo sapeva bene, di Klaus.
 < È esilarante sentir pronunciare queste parole da voi. Voi donne comprate i vostri abiti, donate le vostri doti ai vostri mariti senza preoccuparvi di sapere dove vadano a finire, parlate di quanto siano calde le giornate calde e fredde quelle fredde … Non vi ho mai visto combattere per un vostro diritto. Sembra quasi che non ne abbiate.> sicuro, schietto, indifferente. Sembrava costargli una gran fatica rivolgerle persino quelle orribili parole mentre quegli occhi ormai scuri come la notte la trapassavano da parte a parte.
 < Siete ingiusto signor Mikaelson. Noi donne non abbiamo deciso di nascere senza diritti, non ne abbiamo mai avuti e non ci permettete di averne. Siamo succubi nelle mani dei nostri mariti, è vero… ma questo non significa che siamo stupide o che non sappiamo badare ai nostri interessi quando occorre.> intervenne Meredith, mostrando la sua intelligenza e la sua eleganza mentre fissava Klaus negli occhi, che era seduto al suo fianco. Subito dopo la guardò di sfuggita e le regalò un sorriso d’intendimento. Caroline ricambiò il gesto e pensò che per lo meno era sempre stata in grado di scegliersi ottimi amici.
 < Oh so bene quanto riusciate a tutelare i vostri interessi. Potete persino perdere la vostra anima nel processo.> osservò tranquillamente Klaus, rivolgendo a Meredith un sorriso malizioso ma canzonatorio.
 < Avete deciso di importunare le nostre signore signor Mikaleson?> domandò un po’ scocciato suo marito. Caroline voltò la faccia per poterlo osservare. Era un ragazzo… non poteva avere più di ventisei anni, era molto avvenente e sembrava essere intelligente e impavido. Sorrise impercettibilmente… uno sconosciuto la stava difendendo con amore… da Klaus. Era tutto così assurdo.
 < Non mi permetterei di importunare la vostra Signora, Robert. Cercavo solo di capire quanto profonda potesse essere una donna.> Klaus sorrise, solare come se avesse fatto una divertente battuta che suo marito ( che si chiamava Robert, meglio appuntarselo!) avrebbe dovuto capire.
Ed inaspettatamente, almeno per lei, la frase di Klaus creò ilarità tra gli uomini mentre lei si sentiva insultata e … distrutta.
Era davvero tutto finito così? Quella maledizione li aveva portati ad odiarsi alla fine? Forse tutto il male che involontariamente si erano fatti a vicenda, morendo e vedendo morire l’altra davanti ai propri occhi li aveva ridotti a quello …
L’amore eterno, l’amore sovrannaturale, travolgente, totalizzante, dirompente e irrazionale… non esisteva dunque?
Caroline sentì le lacrime salirle agli occhi e si alzò di scatto dalla sedia, attirando l’attenzione di tutti i presenti.
 < Robert non mi sento bene, voglio andare a casa.> sussurrò la ragazza, portandosi una mano alla pancia e chinando il viso di lato per non far vedere il suo turbamento.
Tutti gli uomini si alzarono allora da tavola, come da etichetta e Robert la prese sottobraccio.
 < Mi sembra scortese, mia cara … siete sicura di..> ma Caroline non lo lasciò terminare.
 < Vi prego.> lo implorò in un sussurro. Robert annuì, corrucciato ma le sorrise.  < Vado a prendere i soprabiti. Perdonateci.> disse prima di essere accompagnato da Meredith in una stanza adiacente.
 < Spero di rivedervi presto Caroline.> le disse la moglie di Richard con un sorriso, mentre prendeva la mano della ragazza nella propria per stringerla con familiarità. Caroline le sorrise e scostò la sedia per andarsene da quel luogo. Sentiva il cuore pompare a mille nel suo petto ed un dolore lancinante stava irradiando dal centro esatto del suo cuore.
Un forte giramento di testa le fece tremare le ginocchia ed in un attimo, Caroline si sentì mancare la terra sotto i piedi.
Delle forti braccia erano corse a stringerla, a sorreggerla facendola adagiare contro il petto dell’uomo sconosciuto. Caroline aprì gli occhi, stanca… straziata.
Il viso preoccupato, rabbioso e allo steso tempo ferito di Klaus la stava fissando a pochi centimetri dal suo. Era stato lui a soccorrerla? Caroline sospirò al contatto della sua pelle con quella dell’ibrido. Sentirlo contro di lei significava tornare finalmente a respirare.
 < Allora non mi odiate.> sussurrò Caroline mentre si perdeva negli occhi scuri di Klaus che a quelle parole si fecero sorpresi e guardinghi.
 < Caroline!> sentì la voce allarmata di Robert alle sue spalle e sentì le mani di suo marito strapparla alla presa ferma di Klaus. Fu come separarsi dalla sua fonte di vita… fu doloroso a livello fisico.
Klaus voltò il viso, scocciato. Solo allora Caroline si lasciò trasportare fuori da Robert come una bambola di pezza. No, Klaus non teneva a lei. Lei gli era totalmente indifferente.
 
 
 
 
Il viaggio in carrozza con Robert non era stato troppo lungo e suo marito l’aveva ricoperta di attenzioni e domande sulla sua salute. Ma la domanda che le ronzava nella testa era una sola: perché si trovava lì?
Era uno strano e sadico modo per farle capire che lei e Klaus erano destinati a perdere, cos’altro?
 < Siamo arrivati.> le sussurrò Robert in un orecchio, prima di aprire la porta della carrozza ed aiutarla a scendere davanti la casa a due piani, contornata da uno stupendo giardino che si ergeva davanti a lei.
 < Ho bisogno di dormire.> sussurrò Caroline in maniera quasi automatica. Aveva bisogno di restare sola, quella era l’amara verità. Doveva riuscire a capire qualcosa in quel pastrocchio.
 < Ti accompagno in camera.> le disse gentilmente il marito prima di scortarla nella loro stanza da letto.
Un azzurro molto chiaro decorava le pareti di velluto lavorato ed i mobili bianchi contribuivano ad accentuare l’aria eterea dell’intero ambiente. Caroline si sentì stranamente rassicurata al pensiero che poteva riuscire a rispecchiarsi in quella camera, che poteva sentirla proprio e si avvicinò al letto, contornato ai lati da delle leggere pareti in legno, decorate da pitture boschive. Un vero e proprio talamo d’amore, riservato e romantico … ma non c’era l’uomo che desiderava con tutto il suo cuore a condividerlo con lei, ce n’era un altro.
Sentì le mani di Robert armeggiare con i fili del corsetto posti dietro la sua schiena e Caroline ebbe quasi un tremito.
 < Ti aiuto a slacciarlo. Forse non dovresti più indossare un corsetto così stretto, farà male al bambino. Ti lascerò dei soldi per andare a fare compere con Meredith se vuoi, ma domani dobbiamo presenziare al pranzo dei signori Liverpool.> disse con tranquillità suo marito mentre la aiutava ad uscire da quella trappola mortale.
 < Certo, certo … domani lo terrò meno stretto e magari dopodomani andrò con Meredith a fare spesa. Dopodomani … che giorno è di preciso?> domandò Caroline, con l’affabilità di una moglie modello. Non poteva farlo insospettire.
 < Dopodomani … vediamo,il 13 luglio se non erro.> disse Robert mentre faceva scivolare a terra il vestito di Caroline che portò automaticamente le mani al seno per coprirsi. Non che quella strana sottoveste tutta tullè non la coprisse abbastanza, ma era strano ritrovarsi ad avere tutta quella intimità con … “ tuo marito?” stupida vocina… “ No, con uno sconosciuto!”.
 < Chiederti di che anno, sarebbe da sciocche vero?> domandò Caroline cercando di apparire divertita e frivola mentre si voltava per guardare Robert negli occhi. L’uomo corrugò le sopracciglia e scrollò la testa prima di cominciare a spogliarsi a sua volta per andare a letto.
 < Non pensavo che la gravidanza potesse farti così male.> disse Robert con voce traballante mentre le dava le spalle per sfilarsi la giacca.
Caroline lo guardò di sottecchi e quando lo vide voltare il viso per guardarla con aria divertita anche a lei scappò una risata. Per lo meno suo marito aveva il senso dell’umorismo.
 < Molte grazie.> bofonchiò fintamente irritata Caroline mentre si metteva sotto le coperte. Robert la raggiunse in breve tempo e portandosi sopra di lei, si chinò sulle sue labbra per lasciarle un bacio che a lei sembrò rubato, a lui solo veloce.
 < Non togli la collana che ti ha regalato tua madre?> le domandò tra il dormi veglia Robert, spaventandola.
Caroline portò le dita a giocherellare con la collana di diamanti che ancora portava al collo. Sua madre?
Allora perché Klaus gliela aveva regalata nel ventunesimo secolo? Ma quel viaggio nel tempo serviva solo ad ingarbugliargli le idee o cosa?
 < No, mi manca.> le parole uscirono dalla sua bocca senza che lei le avesse minimamente pensate. Sua madre era morta e quella era la sua collana. Non sapeva come facesse a saperlo, ma lo sapeva.
 < Certo, perdonami. Buonanotte.> disse con voce impastata Robert prima di stendersi su un fianco e stringerla in un tenero abbraccio. Caroline si portò goffamente a guardare il soffitto intrecciando le mani al petto.
Era strano… assolutamente strano, ma allo stesso tempo piacevole. No, non piacevole. Familiare, ecco. Doveva conoscere Robert da molto tempo.
L’immagine di un bambino dai grandi occhi azzurri ed i capelli ramati le annebbiò la mente, sorrideva felice e la chiamava per nome. Oh, erano cresciuti insieme. E fu strano come i pensieri la condussero a Tyler. Sapeva di amare quel Robert come aveva amato Tyler un tempo. Un amore vero, che ai suoi occhi era apparso totalizzante … almeno finchè non aveva incontrato quel demonio dagli occhi blu che l’aveva legata a lui in un tacito patto di sangue.
Ma c’era qualcosa di strano nel suo corpo. Tremava, come una foglia ed una strana sensazione di disagio le attanagliava le viscere. Non sapeva a cosa fosse dovuta, ma si sentiva così. Fece vagare le mani sulla sua pancia, adesso che poteva sentirla meglio senza quell’ingombrante corsetto di mezzo, la sentiva più piccola di come la ricordava. Forse doveva essere incinta di due mesi o poco più.
Sentì il respiro di Robert diventare più pesante e sperò con tutte le sue forze di poter sognare come quell’affascinante ragazzo accanto a lei stava sicuramente facendo, ma dormire le fu impossibile.
 
 
 
 
 
 
Quando Robert le aveva riferito che a casa Liverpool ( e con grande sforzo era riuscita a capire che i Liverpool altri non erano se non Richard, l’uomo dai grandi ed arricciati baffoni e Kate, sua moglie) non vi erano solo Meredith e suo marito Lucas, ma anche il signor Niklaus ed altre persone che sinceramente a lei non interessavano… aveva passato un’ora intera davanti allo specchio per scegliere un vestito che l’avrebbe fatta notare agli occhi dell’Originale.
Si sentiva una bambina, anzi no peggio…un’adolescente che cerca di farsi notare dal ragazzo che le piace, ma… ebbene sì Caroline Forbes otteneva sempre quello che desiderava e lei voleva Klaus, non si sarebbe mai arresa alla prima, si faceva per dire, difficoltà. Se doveva riconquistarlo praticamente daccapo ci sarebbe riuscita.
Alla fine aveva indossato un bellissimo vestito che richiamava i colori indossati da Klaus il giorno precedente. Le maniche ed i lati del corpetto, come quelli della gonna era di un blu così scuro da rasentare il nero mentre la parte centrale, a triangolo, del corpetto come la parte centrale della gonna a balze erano di un celeste non troppo acceso ma molto elegante. Il leggero pizzo bianco che sottolineava le maniche ed il corpetto concludeva l’opera. Caroline decise di lasciare i capelli per metà sciolti mentre la parte superiore era raccolta in un’alta treccia attorcigliata su se stessa. I lunghi boccoli le arrivavano a metà schiena e lei si osservò allo specchio, piroettando. Si sentiva davvero una principessa, non aveva mai indossato vestito più bello di quello.
Casa Liverpool si trovava vicina a quella di Meredith e Caroline notò, basandosi sul lussuoso arredamento di quella dimora, che i suoi amici erano molto più ricchi di lei, cioè di Robert.
Si era accomodata in salotto dove tutti i partecipanti al grande evento erano già tutti arrivati. Ognuno di loro l’aveva accolta con calore, le avevano stretto le mani, l’aveva baciata sulle guance, le aveva fatto le congratulazioni per la bella notizia mentre Robert veniva ricoperto di sigari e di pacche forse fin troppo vigorose. Molte volte si era voltato, chiedendole aiuto con gli occhi e molte volte lei aveva riso di quell’espressione buffa. Ma non si trovava in quel luogo per fraternizzare con suo marito, oddio si sentiva davvero un’adultera!
Klaus era lì. Vicino una delle grandi e arcuate porte finestre del salone decorato da specchi dorati, divani in velluto giallo acceso e lampadari dalle proporzioni forse esagerate.
Teneva tra le mani un bicchiere di whisky o forse bourbon, non poteva dedurlo dal colore troppo simile ed essendo umana non poteva sentirne l’odore, trovandosi così distante da lui.
L’ibrido guardava distrattamente fuori dalla finestra mentre giocherellava col suo bicchiere. Sembrava nervoso, ma ostentata una calma invidiabile agli occhi di chi non sapeva leggergli attraverso.
 < Hai una cera orribile.> le sussurrò ad un orecchio Meredith che l’aveva presa sottobraccio e l’aveva condotta vicino il grande camino con colonne in marmo che si ergeva dall’altra parte della stanza.
 < Non ho dormito affatto.> rispose Caroline con un sospiro esasperato.
 < Sensi di colpa?> le domandò l’amica inchiodandola con quei suoi profondi occhi verde chiaro.
 < Come… io… Si.> ammise infine sconfitta la ragazza. Era un libro aperto, fantastico!
 < Robert non beve ormai da settimane e cerca di non farti mancare niente e tu non hai nulla da rimproverarti.> Meredith si pose davanti a lei per ribadire le sue parole con la postura eretta e fiera del suo corpo e Caroline rimase con gli occhi sbarrati a fissarla.
Robert beveva? Doveva rimproverarsi qualcosa? Cosa?
 < Meredith mia cara, potresti andare ad accogliere i nostri amici, i signori Myriel all’ingresso?> le domandò il marito, alzando la voce e facendole notare con un gesto della mano che i Liverpool lo avevano praticamente bloccato in un chiacchiericcio senza fine. 
 < Fate voi gli onori di casa.> bofonchiò Richard senza nemmeno voltarsi a guardarla.
 < Odia il re, odia il popolo e persino i francesi! Molto spesso mi domando cosa ci sia venuto a fare a Parigi!> bofonchiò irritata Meredith prima di accomiatarsi da Caroline che non potè trattenere una risata davanti alla reazione dell’amica.
Si portò ad osservare il fuoco crepitante nel caminetto. Aveva sempre adorato osservare le fiamme che bruciano, si diramano, cambiano impercettibilmente colore … le permettevano di pensare, persino con un pizzico di nostalgia.
Klaus non si era nemmeno scomodato ad andare a salutarla mentre, aveva notato, si era avvicinato alle altre persone per chiacchierare amabilmente.
Lei si era messa in tiro per lui che non l’aveva degnata nemmeno di uno sguardo. Era strano essere odiata da Klaus, solo allora riusciva a capire l’importanza del trattamento “speciale” che Klaus le aveva sempre rivolto e che all’inizio l’aveva persino irritata.
C’era qualcosa che non andava in tutto quello e doveva scoprire cosa.
All’improvviso delle forti e rudi mani l’afferrarono per un braccio e con uno strattone, Caroline si ritrovò schiacciata contro la parete del buio corridoio che si trovava al lato del camino e che era separato dal resto della casa da una pesante tenda di velluto rosso.
Caroline spalancò gli occhi, terrorizzata quando due soffici e irruenti labbra si impossessarono delle sue senza grazia, senza chiederne il permesso.
Sentì le spalline del suo abito venire abbassate rudemente mentre una mano scivolava sinuosa sotto le sue gonne, fino ad afferrare rudemente la sua natica destra.
Il sapore di quelle labbra, il calore di quel tocco e quel basso ringhio, quasi gutturale che sentì avvolgerla le fecero battere il cuore all’impazzata. Klaus.
La voltò, usando la velocità vampiresca e schiacciandola di faccia contro il muro, sciolse velocemente i lacci del suo corsetto che scivolò a terra il secondo seguente.
La afferrò per i seni e cominciò a riversare una scia di baci infuocati sul suo collo scoperto. Era rude, violento, passionale e Caroline stava perdendo il senso del giusto e sbagliato. Aveva letteralmente smesso di pensare mentre sentiva il pressante desiderio di Klaus farla sua.
Un dolore acuto la fece gemere di dolore quando i lunghi canini di Klaus affondarono nel suo collo, senza chiederne il permesso e solo allora Caroline riuscì a tornare lucida e razionale.
Si dimenò tra le mani di Klaus e con uno sgrullone se lo levò di dosso, ignorando il dolore al collo. Si voltò di scatto e solo allora potè notare la scintilla di furia e rabbia che animava gli occhi di Klaus.
 < Cosa diavolo ti prende? Sono incinta e sono umana maledizione! > il veleno di un ibrido poteva essere mortale anche per un umano, non lo sapeva… non voleva saperlo.
 < Incinta…> sputò fuori Klaus, aveva ancora le labbra macchiate del suo sangue e la cravatta scura che indossava, ricadeva sfatta sul suo doppiopetto. Un animale, affannoso, rabbioso la stava fulminando.
Caroline raccolse il suo corpetto e cercò di coprirsi come meglio poteva. Era stato quello il primo approccio di Klaus oppure… erano amanti da tempo? Non ci capiva assolutamente nulla.
 < Avevi intenzione di dirmelo prima o poi? Ah giusto… hai preferito far fare a quel viscido di tuo marito il lavoro sporco al posto tuo. Meritavo di più! Dovevi essere come minimo tu a dirmelo!> sbraitò furioso Klaus mentre l’afferrava per le spalle e la inchiodava al muro con gli occhi gialli e le vene orami gonfie.
Caroline lo fissò spaventata e voltò il viso in direzione della sala piena di gente. Se li avessero sentiti, sarebbe successo il finimondo.
 < Non mi interessa se Robert e  l’alta società francese lo verrà a sapere! Sei mia da tempo Caroline, mia! Avrei dovuto rapirti e  portarti lontano da qui quando Rebekah me lo aveva consigliato.> stava urlando, urlava in preda alla rabbia più cieca e Caroline non sapeva assolutamente cosa dire. Non era a conoscenza di quei fatti, ma aveva capito che Klaus doveva essere stato il suo amante da lungo tempo.
 < Mia madre stava morendo, non potevo abbandonarla!> sbraitò Caroline portandosi automaticamente le mani alla collana di diamanti che indossava. Adorava quando la se stessa dello stesso secolo prendeva il sopravvento e la salvava da situazioni orribili come quella.
 < Sei incinta … di quell’idiota che non è nemmeno riuscito a tirare sù la sua attività vendendo tutto il tuo patrimonio e la tua dote!> l’odio che leggeva dipinto negli occhi di Klaus la stava facendo sentire in ansia. Chi diavolo era Robert, quell’uomo che le era sembrato tanto gentile la notte scorsa?
 Un pensiero le attraversò la mente. E se quel bambino… fosse stato di Klaus? No, lui sembrava sicuro che non potesse essere così. Forse la loro storia era cominciata da poco tempo, forse…il cervello stava per esploderle.
 < Da quando? Da quando sei incinta?> le ringhiò contro un orecchio Klaus mentre la spingeva maggiormente contro la parete, stringendola col peso del suo corpo.
 < Credo… due mesi.> sussurrò Caroline, basandosi sulle dimensioni della sua pancia. Lo sentì espirare a fatica e posare la sua fronte contro la sua spalla, sconfitto, stanco. No, non poteva essere suo figlio, quella era la conferma.
 < Da quando lo sai?> le domandò riacquistando un po’ di calma.
 < Poco, volevo essere io a dirtelo ma Robert… mi ha preceduto.> confessò Caroline portando una mano ad accarezzare la nuca esposta di Klaus che ancora teneva la fronte posata contro la sua spalla nuda.
 < Resterai con lui?> le domandò con voce bassa, rauca.
 < Io … non lo so.> rispose titubante Caroline, aggrottando la fronte e incrociando di nuovo gli occhi sconfitti di Klaus che si parò davanti a lei.
 < Avrei voluto tanto essere io il padre. Un orribile padre… ma non ti avrei persa.> sussurrò, accarezzandole la guancia con amore e rivolgendole uno sguardo perso, ferito.
Caroline gettò le braccia al collo di Klaus e lo strinse a sé. Venne subito ricambiata, venne stretta a lui con così tanta forza, con tale irruente bisogno da sentir venir meno il respiro.
 < Non mi perderai mai.> sussurrò Caroline con le lacrime agli occhi.
 < Caroline, maledizione! Uscite da qui. Robert si sta insospettendo!> sentì la voce allarmata di Meredith provenire dall’altro lato della pesante tenda che li separava da quell’orribile mondo esterno.
Klaus la guardò con un cipiglio irritato, le fece cenno con il viso di voltarsi e cominciò a riallacciarle in silenzio il corsetto.
Caroline respirava con così tanta fatica da avvertire la tensione che era calata dentro quella piccola stanza. Una volta finito, Klaus le baciò il collo ferito e si morse il polso per porlo di fronte al viso di Caroline. Fece aderire la schiena della ragazza al suo petto.
 < Bevi, guarirai prima.> disse con voce atona e Caroline obbedì all’ordine senza alcuna esitazione.
Si voltò verso di lui che con un sorriso sghembo, passò il pollice sulle labbra macchiate di Caroline.
 < Così va molto meglio.> osservò, facendola sorridere di un sorriso triste ma sincero a sua volta.
 < E se fosse tuo?> domandò all’improvviso Caroline. Non voleva lasciarlo andare così, non poteva.
 < Non può esserlo Caroline, lo sai bene.> osservò quasi scocciato Klaus, senza guardarla negli occhi.
 < Ed io non potrei mai crescere il figlio di un altro. Andando a letto con lui … hai sancito la fine di tutto questo.> osservò Klaus con rancore, riacquistando l’aria rabbiosa degli inizi.
 < Avevi giurato che non …> ma le parole si smorzarono nella gola di Klaus ed allora delle immagini offuscate riempirono la mente ottenebrata dal dolore di Caroline.
Il viso di Robert, pallido e smunto… completamente sudato. La giacca abbottonata male e la sua lingua sulla gola. Parole …parole senza senso, grugniti. Ricordò le sue proteste, il sapore di alcool sulle labbra di Robert ed il dolore.
Caroline si aggrappò al muro dietro di lei mentre i suoi occhi si riempivano di lacrime. Klaus porse una mano avanti, per sorreggerla ma Caroline si allontanò da lui come se fosse stato il diavolo.
 < Sono solo questo, giusto? Un tuo oggetto, non devo essere toccata da nessun altro per avere il tuo rispetto? Tu non … puoi capire, tu… mi fai schifo!> sputò fuori scioccata Caroline prima di uscire da quel corridoio con le lacrime agli occhi ed il cuore dolorante e ri immergersi nel mondo dai colori pastello e le finte risate di quella assurda nobiltà.
Robert si avvicinò a lei, scocciato.
 < Con chi eri lì dentro?> le domandò con tono preoccupato ma basso, per non destare scandalo. Caroline osservò Meredith osservarli con paura e cercò di inventarsi qualcosa.
 < Un membro della servitù, stavo chiedendo del cibo poco elaborato. Mi duole lo stomaco ed i sapori forti mi recano la nausea.> osservò con nonchalance la ragazza.
Robert afferrò la tenda e la spalancò per osservare chi vi fosse dall’altro lato e Caroline si sentì quasi mancare dallo spavento, ma fortunatamente Klaus era svanito.
Si voltò verso gli altri invitati e notò che Klaus era vicino al mobiletto dei liquori e stava scolando un bicchiere di qualcosa, per poi riempirlo non appena finito.
 < Quel libertino.> sussurrò Robert, osservando anche lui Klaus. Prese Caroline per mano, un gesto dolce, gentile ma un altro flashback le inondò la mente.
 “ Amo solo te, perché non vuoi capirlo? Non ti perderò.” La voce biascicata e ansante di Robert nelle sue orecchie, quella maledetta notte.
 Caroline ritrasse la mano e cominciò a tremare visibilmente. Robert la guardò ferito e le posò una mano sul viso, per carezzarla dove poco prima Klaus aveva fatto lo stesso , ma le farfalle nel suo stomaco avevano avuto un significato totalmente diverso quando era stato l’ibrido a toccarla, ora sentiva solo paura.
 < Questo figlio è una benedizione.> le disse Robert, sorridendole. Sembrava davvero un brav’uomo… si sforzava di esserlo con tutte le sue forze e Caroline non poteva che provare compassione per lui, nonostante tutto.
Voltò la faccia e sollevando gli occhi notò lo sguardo concentrato di Klaus che si era posato su di lei e suo marito. Non riuscì a capire cosa stesse provando, ma quell’aria enigmatica e pensierosa non conduceva mai a nulla di buono.
 
 
 
 
 
Il pranzo era stata una lenta agonia. Gli sguardi di rabbia e disapprovazione che Klaus le lanciava riuscivano a ferirla come mai nulla aveva fatto prima. Era stata orribile con lui, gli aveva detto parole orribili, ma… anche lui era stato senza cuore con lei.
Caroline osservò il bosco autunnale attorno a lei. Si era seduta sulla panchina al lato del piccolo ma accogliente gazebo bianco che era posto nel giardino di casa sua, ai limiti del bosco.
Non riusciva a capire più nulla. Klaus la odiava… ed era nell’odio che il loro amore doveva finire?
 < Caroline.> una voce stranamente familiare la fece voltare di scatto. Elijah in tutto il suo splendore e la sua eleganza era apparso ai piedi del gazebo, sorridendole.
 < Oh Elijah.> sussurrò felice Caroline, alzandosi ed andando incontro all’amico. Non ci pensò due volte e abbracciò stresso a sé quell’uomo che considerava un fratello. Tanti cavoli se in quell’epoca non avevano acquistato tanta confidenza. Aveva bisogno del sostegno di una persona amica.
Sentì la tensione improvvisa del suo corpo, sciogliersi piano piano e finalmente una mano si posò contro la sua schiena e l’altra le accarezzò la nuca, ripetutamente. Un gesto così fraterno, familiare da farla sorridere. Solo Elijah sapeva farla sentire una piccola bambina stretta tra le braccia di suo padre.
 < Sono così felice di vederti.> sussurrò fuori Caroline, ancora stretta a lui.
 < Mi dispiace Caroline.> osservò con tono triste Elijah senza sciogliere l’abbraccio.
Caroline spalancò gli occhi poco prima chiusi per godere di quel momento e sospirò.
 < Rebekah è riuscita a convincere Niklaus ad andarcene dopo il ballo in maschera di domani sera che si terrà a casa nostra, ma non oltre. > continuò il vampiro.
Caroline si allontanò controvoglia da lui che la prese sottobraccio ed assieme a lei si accomodò sulla panca laterale del gazebo.
 < Crede che io lo abbia tradito?> domandò Caroline più a se stessa che all’amico, guardando le tavole di legno candide come la neve, ai suoi piedi.
 < Mio fratello non è uno stupido. Robert è vostro marito… Niklaus sa di esserne il colpevole, non riesce a perdonarsi di avervi concessa a lui per i suoi giochi di potere. Non riesce a capacitarsi del fatto che voi siate riuscita a perdonarlo ed innamorarvi di lui dopo quello che vi ha fatto ed adesso crede che voi non possiate voler crescere il vostro bambino con l’uomo che vi ha rovinato la vita. > disse Elijah guardandola negli occhi con fare preoccupato.
Concessa a lui? Klaus aveva fatto in modo che lei e Robert si sposassero? Non aveva senso. Perché?
Non seppe come,  ma la risposta venne automatica alla sua mente. Niklaus si era finto suo parente, suo cugino per l’esattezza. In cambio del suo sostegno aveva promesso cure per sua madre che era molto malata ed aveva organizzato il suo matrimonio con Robert fornendole una lauta dote. Il tutto per suo tornaconto, ovvio. I Thompson erano baroni di alto rango, ma in rovina. In cambio di un matrimonio che avesse rimpinguato le loro casse, Klaus aveva richiesto un titolo nobiliare per la sua famiglia e non sapeva come, il padre di Robert era riuscito a farglielo ottenere.
 
 
 
 
 < E non avete minimamente pensato di avvisarmi? Non avete pensato di dirmi che avrei dovuto sposarmi?> gli urlò contro Caroline, gesticolando come una pazza e portandosi l’attimo dopo le mani tra i capelli. Non poteva urlare, doveva ritrovare la calma. Sua madre era nella camera da letto adiacente con la febbre alta e Caroline aveva vegliato su di lei tutta la notte, assieme al dottore a tempo pieno che Klaus le aveva fornito.
 < Avevamo un patto ricordate? Io avrei aiutato voi, voi avreste aiutato me quando ve lo avrei chiesto!> ringhiò Klaus cercando di non urlare. Susanne, la madre di Caroline non era stata bene. Era stato informato dal dottore anche se lo stato in cui si trovava Caroline glielo aveva già suggerito. Le maniche del vestito tirare fin sopra i gomiti, i capelli disfatti in una lunga e disordinata treccia mentre profonde e scure occhiale le contornavano il viso.
 < Non mi avevate detto che si trattava di un matrimonio!> sibilò a denti stretti Caroline, mostrandogli tutta la sua rabbia.
Klaus l’afferrò allora per un polso e la strattonò a sé, nel tentativo di farla calmare.
 < Potrei soggiogarvi, lo sapete bene. Avrei potuto soggiogarvi fin dall’inizio e lasciare che vostra madre morisse. Sarebbe stato tutto molto più semplice per me.> sibilò iracondo, perdendosi negli occhi azzurri di quella ragazza che aveva visto solo tre volte fino a quel momento e che aveva iniziato a rispettare fin da subito.
 < Vi ucciderei se lo faceste.> disse con voce irata Caroline, ritraendo con una mossa violenta la sua mano da quella di Klaus.
 < Tra una settimana sposerete Robert Thompson, so che siete amici di infanzia, non sarà troppo difficile per voi imparare ad amarlo. Non ho altro da dirvi.> ordinò Klaus mentre contro la sua volontà si portava ad osservare le labbra rosee e dischiuse di quella incantatrice. Non poteva negare di provare dell’attrazione per quella incantevole ragazza e proprio per questo motivo aveva limitato al minimo le sue visite, aveva delle faccende più importanti da portare al termine.
 < Non vi siete chiesto perché non mi avete soggiogata fin dall’inizio? Perché chiedete ogni volta al dottor Carl le condizioni di mia madre? Perchè mi avete detto chi siete? Perché cercate di evitarmi come la peste?> domandò allora Caroline con una nuova scintilla negli occhi. Consapevolezza, consapevolezza del potere che aveva su di lui.
Klaus la incenerì con lo sguardo e voltandosi di scatto, uscì in fretta da quella casa.
Quella ragazza aveva ragione, ma era sempre stato bravo a reprimere i suoi sentimenti.
 
 
 
 
Caroline scrollò la testa, cercando di mandare via quelle immagini. Nonostante tutto alla fine … Klaus aveva ceduto, non aveva potuto fare null’altro che amarla e rovinare ad entrambi la vita per questo, ovvio.
 < Vi sentite bene?> le domandò allarmato Elijah, posandole una mano sul viso. Caroline gli sorrise e cercò di ritornare al discordo intrapreso con l’Originale. Dopo un breve sforzo di memoria ricordò quali fossero i suoi dubbi.
 < Lui non tollera che io sia incinta di un altro uomo. Ha detto a chiare lettere che non vuole crescere il bambino di Robert. È lui che mi ha respinta, non il contrario.> osservò stizzita Caroline mentre giocava con i fiocchi della sua gonna.
Un libro familiare, dalla copertina di cuoio, meno logoro di quando lo aveva visto davanti ai suoi occhi, apparve sulle sue gambe.
 < Non dovrei, ma penso che dobbiate leggere.> la voce suadente di Elijah la ridestò dal suo stupore. Si rigirò il libro tra le mani e la piccola scritta color oro Shakespeare, Sonetti I confermò le sue supposizioni.
 < Domani riponetelo nella libreria della nostra casa. Cercherò di mandare Niklaus da voi. Dovete parlare.> disse Elijah alzandosi e prendendo la mano di Caroline per baciarla e accomiatarsi da lei con un sorriso rassicurante sulle labbra.
 < Grazie!> urlò quasi Caroline, voltandosi a guardarlo. Elijah annuì, sereno e poi scomparve a velocità disumana dentro la foresta.
Solo una pagina piegata questa volta. Caroline corse a quel sonetto ma proprio da quella pagina cadde un leggero foglio, piegato a metà. Lo aprì lentamente e ne lesse le parole con attenzione.
 
 
Caroline,
Ma perché in un modo più potente non fai guerra
a questo sanguinario tiranno, il Tempo,
e non ti fortifichi nella tua rovina
con mezzi più benedetti delle mie sterili rime?
Ora tu stai sulla vetta delle ore felici,
vergine giardino ora colto
virtuosamente generi fiori viventi,
a te molto più simili del tuo ritratto dipinto.
Così linee di viva parentela rinnovano la tua splendida vita
Che né il mio pennello inesperto né la penna di quest’epoca,
nel tuo intimo valore o nella tua bellezza esterna,
possono farti vivere, quale sei, agli occhi degli uomini.
Il donare te stessa ti conserverà sempre;
vivrai in me, ritratta dalla tua dolce arte.
 
 
Caroline osservò allora il sonetto che teneva tra le mani. La lettera di Klaus non era altro che l’elaborazione di quel sonetto, per lei.
Klaus non odiava il frugoletto che portava in grembo, “la sua dolce arte”, il dipinto stesso di Caroline che avrebbe serbato il suo ricordo.
Caroline lasciò che le lacrime scendessero lungo il suo viso. Non lo aveva capito, il terrore che provasse Klaus nel diventare padre… era stata troppo presa dalle sue paure per capire che tutta la calma che le aveva mostrato nella loro epoca, non era altro che una maschera indossata, forse per non farla soffrire.
La testa le fece così male in un attimo da farla ancorare con le mani allo schienale della panchina. Stava tornando nella sua epoca? Come era possibile? Non poteva… non aveva ancora capito nulla!
 
 
 
 
 < Cosa stai facendo?> sibilò Caroline con le lacrime agli occhi mentre osservava Tatia fare il suo ingresso nella loro modesta casa. Aveva il viso ancora arrossato ed i capelli spettinati.
 < Mi hai spiata?> domandò scioccata la sorella. Non aveva nemmeno provato a smentire, loro due non si erano mai dette una bugia. Loro due potevano leggersi attraverso.
 < No, mi sono imbattuta… in voi, perché credevo ti fossi persa nel bosco.> puntualizzò Caroline mettendosi a sedere sulla sedia di legno della sala da pranzo. Si passò le mani tra i capelli e rimase immobile a fissare Tatia, ancora ferma sul ciglio della porta.
 < Non guardarmi con quell’aria di superiorità.> disse in un soffio la ragazza prima di recarsi nella sua stanza. Caroline la seguì, irritata. Doveva avere una spiegazione da lei.
 < Klaus ti ama! Come puoi tradirlo… con suo fratello? Almeno ti piace Elijah o .. o è soltanto un capriccio? Da quando hai perso Joshua non sei più la stessa.> colpo basso, lo sapeva. Parlare del padre di Alan era fuori discussione tra di loro, ma doveva farla ragionare. Era sua sorella ed era suo compito.
 < Come ti permetti di … Credi che non lo abbia notato? Il modo in cui ti guarda, in cui parla con te! Il modo in cui mi parla di te! E credi che non abbia occhi per vedere che lo ricambi?> urlò Tatia, svegliando il piccolo Alan che dormiva beatamente sotto le pelli di lupo poste sul letto della madre.
 < Di cosa stai parlando? Da quando lo abbiamo conosciuto non ha avuto occhi che per te Tatia!> gridò a sua volta Caroline, questa volta infuriata. Non era così, Tatia aveva torto. Certo era vero, Klaus le aveva rubato un bacio settimane prima, ma lei lo aveva respinto e da quel momento in poi l’uomo le aveva riservato la più totale ( ed era difficile ammetterlo ) e dolorosa indifferenza.
 < Solo perché tu non lo degnavi di uno sguardo. Troppo timida, troppo altezzosa allo stesso tempo. Gli è bastato poco per conoscerti ed innamorarsi perdutamente di te, ma sei ancora troppo ceca. Io non starò qui ad attendere che mi lasci. Elijah… Elijah mi ama e mi capisce e… potrei amare anche lui.> le urla di Tatia si affievolirono ad un sussurro mentre prendeva tra le braccia il piccolo Alan, ormai piangente.
A Caroline non sfuggì la parola “anche”. Tatia amava Klaus, lei era ferita e da donna ferita si stava comportando in maniera irrazionale.
 < Li stai prendendo in giro… entrambi. Scegline uno e non dare la colpa a me dei tuoi problemi di cuore.> sputò fuori Caroline, ferita dalle parole della sorella. Tatia la guardò con le lacrime agli occhi e dandole una leggera spallata uscì dalla sua camera, uscì da quella casa con Alan al seguito.
Proprio sul ciglio della porta d’ingresso però, Klaus fece la sua apparizione, bloccandola.
 < Salve Tatia. Dov’eravate finita? Vi sto cercando da ore.> Caroline li raggiunse immediatamente, impaurita da quello che sua sorella avrebbe potuto dire.
Tatia era immobile di fronte a lui, con Alan di nuovo appisolato contro la sua spalla. Caroline poteva vedere solo la sua schiena ma dall’espressione corrucciata di Klaus capì che sua sorella stava piangendo. Gli occhi blu di Klaus corsero allora al viso di Caroline e quell’espressione sorpresa e pensierosa, divenne ferita, preoccupata.
Caroline si portò automaticamente le mani sulle guance. Ah… anche lei stava piangendo.
 Tatia seguì lo sguardo di Klaus e quando si voltò per scorgere la sorella, la sua espressione addolorata si tramutò in pura pena.
 < Volevate dire che state cercando Caroline, da ore. Mia sorella è sempre qui, chiusa in casa a dare giudizi, o fuori al mercato a comprare cose frivole per esaltare il cobalto dei suoi splendidi occhi. > osservò Tatia, senza invidia o cattiveria… Caroline poteva leggere attraverso quella splendida donna dai lunghi capelli castani e poteva capire che sua sorella si era immediatamente pentita di quelle parole.
 < Siete ingiusta con vostra sorella.> intervenne Klaus, che non riusciva ancora a capire cosa stesse succedendo dentro quella casa.
Tatia sbuffò, sconfitta.
 < Vorrei portare Alan a fare una passeggiata.> osservò infine.
 < Vi accompagno.> disse Klaus con fare affabile, ma guardingo. Caroline non seppe perché ma quella semplice scena… le fece male. Male al cuore.
Tatia uscì dalla casa ed anche Klaus svanì alla sua vista. Caroline si avvicinò per chiudere la porta e solo allora la mano di Klaus afferrò la sua, in un stretta calda, apprensiva.
 < State bene?> le domandò incantandola a sé con quelle pozze blu cobalto. La ragazza guardò la strada e notò che Tatia si era fermata al primo banco del grande mercato del villaggio, intenta a scegliere delle stoffe.
 < Vi sono sembrata altezzosa, superficiale o … troppo inutile?> domandò con voce flebile la ragazza, abbassando immediatamente lo sguardo. Non sapeva perché avesse chiesto proprio a lui quelle cose, ma le parole di Tatia l’avevano ferita, le avevano ricordato la ragazza che sapeva essere a volta, e che lei stessa odiava.
 < Cosa dite? Chi vi ha detto queste sciocchezze?> domandò dolcemente preoccupato Klaus mentre le portava un dito sotto il mento per sollevare quel viso candido, per tornare a specchiarsi nelle iridi azzurro cielo di quella stupenda fanciulla.
 Ma Caroline non parlò, era immobile, vulnerabile come non si era mai mostrata ai suoi occhi e tutto di lei implorava una risposta.
 < La prima volta che vi ho vista ho pensato che foste una fata, ricordate? Ma mi sbagliavo. Ho creduto che foste forse troppo giovane per questo tipo di mondo… e sicuramente per me. Mi sbagliavo ancora. Poi vi ho creduta impertinente, troppo fragile, a volte infantile, superba,  molto spesso troppo permalosa. Non mi sbagliavo, ma sbagliavo il modo di chiamare questi lati di voi… non sono difetti. Uniti alla vostra forza d’animo, alla vostra generosità e al vostro coraggio… fanno di voi ciò che siete. E credetemi, non ho mai conosciuto persona più bella e meravigliosamente complessa.> disse con il sorriso sulle labbra Klaus mentre sembrava guardare oltre lei, sembrava guardare il centro esatto della sua anima.
Caroline sentì le lacrime riaffiorare di nuovo ai suoi occhi.
Tatia aveva ragione. Lei amava NIklaus Mikaelson di un amore ultraterreno, ma non poteva ferire a tal punto la sua famiglia.
Le pupille di Klaus tornarono a dilatarsi, come per metterla meglio a fuoco. Aveva detto quelle parole mentre era perso nei suoi ricordi, i ricordi di lei. Non avrebbe mai voluto rimangiarne nemmeno una, ma Caroline non gli aveva ancora risposto.
 < Tatia vi attende.> sussurrò scioccata Caroline ritraendo la mano ancora stretta in quella di Klaus. L’uomo indietreggiò di un passo, stordito da quella fredda reazione ma un secondo dopo prese il viso di Caroline tra le mani e con un grande ed irruente passo la portò dentro la casa, facendo sbattere rumorosamente la porta dietro di loro.
Le labbra di Klaus si posarono su quelle di lei con desiderio bruciante mentre facendola indietreggiare la portò contro il muro dietro di loro.
Caroline cercò di dimenarsi tra le sue braccia forti, ma non ci fu nulla da fare se non arrendersi all’irruente desiderio che sentiva infiammarle la carne. Dischiuse la bocca, permettendo alla lingua di Klaus si insinuarsi all’interno. Assaporò il respiro caldo di quell’uomo, sapeva di buono.
Afferrò la vita di Klaus, non sapeva se stesse cercando di spingerlo via o se lo stesse attirando a sé, sapeva solo che quelle labbra morbide si stavano muovendo sensuali, lente sulle sue facendola sentire vicina al paradiso.
Una mano di Klaus scivolò, seducente dal suo viso al suo collo, al suo braccio, al suo fianco per poi stringerla a sé con uno strattone violento, che traduceva il bruciante bisogno dell’uomo di sentirla vicina.
Quando la lingua di Klaus leccò lentamente il labbro superiore di Caroline, sollevandolo un poco, la ragazza si lasciò sfuggire un gemito di piacere.
In quell’istante la porta di casa venne spalancata ed il padre e la madre di Caroline rimasero stupiti, a dir poco scioccati sul ciglio della porta.
Caroline e Klaus si scostarono immediatamente l’uno dall’altra. Caroline si passò velocemente il dorso della mano sulle labbra, uno stupido modo per cancellare la prova del suo tradimento mentre Klaus avanzava verso il padre di Caroline, amareggiato ma sicuro di sé.
 < Fuori da questa casa.> sibilò Andrea, il padre delle due ragazze.
 < Lasciatemi spiegare, io…> ma Klaus non riuscì a terminare la sua frase. Andrea entrò in casa sua, tenendo aperta la porta e facendo cenno al ragazzo di uscire.
 < Non dirò nulla a mia figlia Tatia. Tutto il villaggio è a conoscenza delle vostre fughe amorose e per non disonorarla la sposerete, ma da oggi in poi vi vieto di vedere mia figlia Caroline.> osservò con pragmatica serietà Andrea.
Caroline fece un passo avanti, prendendo coraggio.
 < Non è colpa di Niklaus e ad ogni modo… >
 < Caroline non prendetevi colpe non vostre.> osservò irritato Klaus, voltandosi a guardarla.
 < Non ci vedremo più. È molto meglio così, per tutti… per me.> al suono di quelle parole Klaus irrigidì la mascella. La guardò con aria ferita ma fiera ed annuì prima di abbandonare quella dimora.
 
 
Caroline aprì gli occhi, sconcertata, col fiato corto. Si guardò attorno e per un attimo fu sicura di trovarsi a New Orleans, dalla sua famiglia.
No, no… quel grazioso gazebo tornò ad accoglierla e lei si sentì sfinita. Perché un flashback del genere? Perché mentre si trovava in quell’epoca?
Un attimo… e se non fosse stata Tatia ad inviarglieli? In fondo sua sorella aveva parlato di un incantesimo. Poi di nient’altro. Ma chi allora?
Stavano diventando inquietantemente frequenti e la sua testa si trovava sul punto di esplodere ogni volta.
Caroline scrollò la testa, stava cominciando a diventare paranoica. Doveva alzarsi e vivere un altro giorno nei panni di una donna che non era, ma che non faticava a comprendere.
 
 
 
 
 
 
Caroline sospirò pesantemente. Osservò il viale di ingresso alla casa dei Mikaelson. Come al solito la modestia rifuggiva le loro dimore. In mattoni rossi a vista, due semi torrette laterali dalle cui finestre potevano scorgersi le larghe scale a chiocciola. Candele, servitù alla porta e tullè nero ad ornare l’ingresso.
Robert aveva indossato un semplice vestito scuro ed una maschera blu notte, abbastanza semplice.
Le aveva porto la mano e la stava conducendo dentro la tana del lupo, ma poteva tirare un sospiro di sollievo… si trattava del suo lupo in fondo.
Sollevò la pesante gonna ricamata ed entrò nell’androne illuminato a giorno. Si sentiva così stranamente emozionata mentre il paggio faceva il suo nome e quello di suo marito.
Il brusio che riempiva la sala continuò indisturbato finchè Caroline non posò il piede sul primo scalino.
Indossava uno splendido abito bianco, luminoso. Il corpetto era fatto di grandi piume color neve che le ricoprivano i seni, diramandosi in due eleganti ali. Sotto il seno dei piccoli e grandi diademi impreziosivano il vestito che si gonfiava creando un lungo strascico alle sue spalle. La gonna si apriva per lasciar vedere la decorazione in tulle e sul retro la stoffa simile a seta si ricongiungeva formando quelle che sembravano due splendidi ali perlacee.
Aveva raccolto i capelli in un alta acconciatura che lasciava sfuggire volutamente qualche boccolo ribelle e sulla testa portava un diadema fatto si piume bianche e nere, che si intrecciavano alzandosi al centro a formare una corona regale. La collana di diamanti di sua madre impreziosiva il tutto.
Aveva truccato i suoi occhi, giocando con i colori predominanti del suo costume. Il bianco ed il nero che in una lunga linea di eyeliner donava ai suoi splendidi occhi azzurri una forma esageratamente ma elegantemente allungata.
Era la donna più bella di tutta la sala.
Scese le scale con calma, facendo vagare il suo sguardo sulla folla che aveva interrotto le sue attività per scrutarla dalla testa a piedi. Non aveva tempo di studiare le loro espressioni e di gongolare dell’aspetto regale che era riuscita ad ottenere, nonostante essere al centro dell’attenzione per la sua bellezza l’avesse sempre compiaciuta.
Notò Elijah fermo, vicino il camino con un bicchiere di vino in mano. Anche lui aveva smesso di parlare con il suo interlocutore per voltarsi a guardarla. Le sorrise, ammirato e la salutò con un cenno del viso. Caroline si illuminò di un sorriso genuino per ringraziarlo e solo allora l’interlocutore di Elijah si voltò.
Klaus.
Come aveva fatto a non riconoscerlo?
Un elegante maschera marrone, decorata da corte piume di un verde così scuro da sembrare smeraldo, gli copriva il viso arcuandosi sul naso a forma di becco. E cosa poteva essere se non un falco?
Ed era così che si sentiva: un uccellino indifeso dinanzi lo sguardo meravigliato e famelico del suo predatore.
 < Sono l’uomo più invidiato della sala, come sempre.> sussurrò con aria compiacente Robert rivolgendole un sorriso al quale lei rispose in maniera tirata. Da quando aveva …ricordato non faceva che tremare in sua presenza. Il che era assurdo perché la sua unica reazione doveva essere prenderlo a calci! Ah si…era umana. Maledizione!
Salutò cortesemente molti degli ospiti che accorsero a salutarla, abbracciò Meredith che appariva più splendida del solito nel suo abito rosa chiaro e quelle piccole ali scintillati. Una splendida fata.
Robert lasciò andare presto la sua mano per parlare con alcuni uomini e lei si sentì disorientata. Si guardò attorno… Klaus era svanito.
Sentì un tocco caldo avvolgere la sua mano e delle labbra posarvi un casto bacio, si voltò pronta a sorridere al suo ibrido e non riuscì a nascondere l’espressione delusa quanto riconobbe il suo cavaliere. Elijah.
 < Vi dovevo gli onori della casa, siete splendida. Temo che Rebekah si senta adirata con voi per l’omissione nei suoi riguardi della vostra condizione. La conoscete bene, vi basterà spiegarvi e le passerà tutto.> disse con tono galante Elijah mentre sollevava la maschera grigia che gli copriva il volto.
 < Vedo che molti si sentono amareggiati verso di me per questo motivo.> osservò tristemente Caroline.
 < Saprete tornare nelle loro grazia, ne sono sicuro.> disse il vampiro con un punta di velata ironia che la fece sorridere.
 < Signor Mikaelson. Grazie per il vostro invito.> Robert si parò al suo fianco ed Elijah lo prese cordialmente per un braccio e lo spostò di poco, permettendo a Caroline di sfuggire alla visuale del marito.
 < Come non avrei potuto invitarvi. Avete sentito la notizia del giorno? Quaranta dei cinquanta ingressi che permettono di entrare a Parigi sono stati dati alle fiamme dalla popolazione in rivolta. > Caroline si voltò per osservare il vampiro che sembrava parlare con così tanta calma di un evento di tale importanza, ma capì che doveva prendere la balla al balzo e sfuggire alla vista di Robert ora Elijah lo stava intrattenendo.
Si indirizzò ai lati dell’immenso salone dai colori chiari. Non sapeva come, ma le sue gambe la guidarono verso la direzione giusta, nascondendosi così dalla folla e scivolando dentro l’immensa biblioteca di casa Mikaelson.
Caroline si guardò attorno, per un attimo ne fu disorientata e solo allora una domanda più che logica le giunse alla mente. Dove avrebbe dovuto rimettere il libro che aveva nascosto nella tasca del vestito?
Gli alti scaffali in mogano scuro si ergevano lungo tutte e quattro le pareti della stanza rettangolare. Le essenziali finestre e l’enorme camino in pietra scura sembravano essere stati posti tra i libri, quasi casualmente.
 < Cosa ci fate qui?> la voce roca e irritata di Klaus la costrinse a voltarsi di scatto verso una delle porte che conducevano alla stanza.
Nascose velocemente il libro dietro la sua schiena, sperando che l’ibrido non avesse notato la sua mossa e deglutì rumorosamente.
Il vestito marrone scuro di Klaus aderiva perfettamente alla sua figura e quella maschera… il contrasto tra il verde scuro delle piume e gli occhi blu acceso di Klaus riusciva a disorientarla, facendole scordare il vero motivo per cui si trovasse lì.
 < Volevo … restare sola per un po’.> mentì la ragazza facendo un passo indietro verso il calore delle fiamme che scoppiettavano, riscaldandole le spalle completamente scoperte.
 < Intendevo a casa mia, a questo ballo… se non sbaglio l’ultima volta che vi ho visto avete detto che vi faccio schifo.> osservò con tono sadico Klaus mentre si toglieva elegantemente i guanti di pelle per posarli sullo schienale del divano in velluto che li separava.
 < Ero… arrabbiata. Non lo penso, non potrei mai pensarlo.> confessò Caroline con voce rotta mentre abbassava lo sguardo. Odiava vedere Klaus guardarla con quella scintilla di superiorità e … delusione.
 < Non so più a quale delle vostre promesse credere e a quale no.> osservò l’ibrido scoppiando in una risata che le gelò il sangue nelle vene.
Caroline sollevò il viso ferita e notò che si era avvicinato. Fiancheggiava il divano ora, ma nulla nel suo sguardo era mutato.
 < Io… Non ho mai infranto una promessa! Specialmente se rivolta a voi!> la voce prima titubante divenne un grido disperato. Caroline si voltò di scatto, dandogli le spalle. Klaus non poteva avere tutto quel potere su di lei, non dopo che per lui aveva sacrificato tutto. Era pronta a sacrificare tutto. Non dopo che Robert…
Caroline battè gli occhi in modo frenetico, da dove era arrivati quei pensieri?
 Una mano si posò sulla sua spalla e Caroline ne rifuggì, sussultando per lo spavento. Si ritrovò ancorata con le unghie alla colonna intarsiata del camino, dove aveva posato la schiena.
Mise a fuoco il viso di Klaus e all’improvviso tutto il terrore svanì. Tirò un sospiro di sollievo e non potè notare l’espressione allarmata e sorpresa dell’ibrido che la stava fissando.
 Caroline sembrava… terrorizzata. Ma non da lui. No, lo aveva guardato negli occhi ed aveva distintamente potuto sentire il suo cuore calmare i suoi battiti, le sue limpidi iridi azzurre trovare pace. Cosa gli stava nascondendo?
 < Caroline?> domandò senza sapere cosa avesse mai potuto domandargli, ma fu lei a chiedere qualcosa.
 < La lettera, cosa significa?> domandò la ragazza senza preavviso, ancora col fiatone a causa dello spavento.
Klaus la guardò incerto. Non le aveva consegnato alcuna lettera.
Caroline sollevò la mano destra ed un libro familiare si parò davanti agli occhi dell’ibrido che emise un basso ringhio.
 < Come avete fatto a trovarlo qui dentro?> una domanda che fu più che altro una minaccia mentre si avvicinava a lei.
 < Non importa! Quello che importa è che dovevate consegnarmela prima di decidere di partire, prima di fare di testa vostra senza… chiedermi nulla! Allora ditemi, è più facile per voi dare la colpa a me per la vostra codardia? Temete di essere padre oppure il vostro amore non è eterno come credevo? Siete così cieco e bigotto da non voler crescere il figlio di un altro pur di avermi e preferite dare la colpa a me! Quando voi, voi siete l’artefice di tutto questo!> gli urlò contro Caroline, agitando il libro davanti i loro visi ormai vicinissimi. Erano entrambi furiosi e la luce delle fiamme tremolanti accentuava quell’intimità, quella foga.
Klaus afferrò il libro dalle mani di Caroline e lo gettò con violenza ai loro piedi prima di far passare le braccia sotto quelle di Caroline ed inchiodarla di nuovo alla colonna contro la quale poco prima era aggrappata. Caroline si portò automaticamente le braccia al collo, nessuna parte del loro corpo si stava toccando in quel momento eppure erano così vicini, respiro contro respiro e della prigione che volutamente Klaus aveva creato attorno a lei, poteva avvertirne il calore sulla pelle.
 < Io darei tutto per voi Caroline, tutto! La mia sanità mentale è già volata fuori da questa finestra a causa vostra, ho ipotecato tutta la mia vita per voi e lo rifarei, maledizione! Lo rifarei anche sapendo che sarebbe finita così! Farei ogni più stupido errore pur di avervi di nuovo tra le mie braccia, ma non posso crescere vostro figlio! E non perché non sarei disposto a farlo per voi! Ogni cosa creata dalle vostre mani per me sarebbe il tesoro più raro…> le grida furenti si affievolirono durante quell’ultima, sincera frase e Caroline si sentì mancare alla vista degli occhi di Klaus inumidirsi. Ma non aveva distolto lo sguardo dagli occhi di lei, continuava a guardarla… teneramente questa volta.
 < Ma sarei un pessimo padre. Non potrei insegnare nulla ad un figlio, potrei solo plagiarlo con la mia natura corrotta.> osservò ferito dalle sue stesse parole.
La mano di Caroline corse al viso di Klaus, carezzandone la leggera barba per perdersi in quei profondi e tormentati occhi blu.
 < No… gli insegnereste ad essere forte e coraggioso. Sapreste mostrargli cosa significa l’onore e sapreste mostrargli lo stesso affetto che mostrate a me. Gli errori di Mikael sono solo suoi… tu sei molto migliore di lui. Tu hai me.> era passata dal voi al tu, lo sapeva bene ma in quell’istante aveva capito tutte le paure di Klaus e per un attimo aveva sperato di poter dire quelle stesse parole all’uomo nel futuro che era veramente padre del cosino che portava in grembo, o cosina ovvio.
Klaus afferrò la mano che Caroline aveva posato sulla sua guancia, nella sua. Ne baciò il dorso, il palmo e ne inspirò  il profumo senza mai distogliere quello sguardo, ora indecifrabile, dal cielo azzurro che costudivano gli occhi di Caroline.
 < Avete sempre visto il meglio in me... potrei deludervi. > sussurrò l’ibrido portando l’altra mano tra i boccoli ribelli di Caroline e ponendo fine al poco spazio che intercorreva tra i loro corpi.
 < Conosco ogni meandro della vostra complessa e oscura anima. Non c’è nulla che non amo di voi, nulla che non capisca… così come voi sapete ogni cosa di me. So essere superficiale a volte eppure amate anche quel lato di me. So essere insicura, so essere molte cose ma voi non mi avete mai giudicata. Mi avete solo apprezzata.> e quelle parole le scaldarono il cuore. Non c’era bisogno che fosse Klaus a dirle, glielo aveva dimostrato in ogni modo possibile.
 < Come non si può amare un diamante raro come lo siete voi? La fiamma che alimenta la mia disperazione, la sorgente che lenisce ogni mia ferita.> sussurrò Klaus contro la sua guancia, posandovi un bacio che la fece tremare dalla testa ai piedi.
 < Siete uno splendido cigno.> il respiro caldo dell’Originale le scaldò il collo, solleticandola.
 < Mi sono sempre sentita così.> sussurrò Caroline in risposta, ad occhi chiusi.
  < Che volete dire?> domandò incuriosito l’ibrido mentre le posava una mano sul fianco e l’altra giocava seducentemente con le piume del suo corsetto, sfiorandole il seno.
 < La storia della mia vita. Sono stata un orribile anatroccolo per molto tempo, solo dopo… ho trovato il mio posto nel mondo. Mi sono tramutata in un cigno.> rispose con sincerità Caroline, ricordando i suoi cambiamenti. La ragazza superficiale ed insicura che era divenuta qualcos’altro, qualcun altro.
 < Avrei amato anche il brutto anatroccolo … ne sono sicuro.> quelle parole la resero così felice da farla sorridere e farle chiudere gli occhi allo stesso tempo, per assaporare quel momento al meglio. Sapere che Klaus avrebbe amato anche la Caroline che lei odiava era… totalizzante. La faceva sentire entusiasta sino all’inverosimile.
Le labbra di Klaus si posarono sul suo collo, baciandolo dolcemente mentre le sue mani risalivano i lati del corsetto con rude possessione.
 < La Guardia francese ha formato un presidio attorno a Parigi dopo la rivolta di oggi. Il popolo non resterà con le mani in mano, si è già sparsa voce che abbiano creato una loro personale armata, la Guardia Nazionale.> sussurrò Klaus contro il suo collo mentre insinuava una mano dentro il corsetto per afferrarle con gentilezza il seno.
Caroline sospirò pesantemente, trattenendo un gemito di piacere e si aggrappò alla nuca di Klaus con foga. Perché diavolo se la stava dicendo quelle parole proprio ora?
 Le labbra di Klaus si avventarono sulle sue in un bacio dolce, lento. Le loro lingue si sfiorarono gentilmente per incominciare una danza erotica, destabilizzante.
 < Domani mattina … se siamo fortunati, dovrebbero scoppiare dei focolai di rivolta in tutta la città. Se volete davvero venire con me, fatevi trovate all’ingresso di casa vostra con le vostre cose. Saranno tutti troppo impegnati a sedare le rivolte per badare a noi, ascolteranno le lamentele di vostro marito troppo tardi per raggiungerci. > le disse con voce ferma mentre posava la fronte contro quella di Caroline per guardarla negli occhi, ma non sciogliere la presa contro quel corpo esile e seducente.
Era in muta attesa. Solo i loro respiri accelerati ed il crepitio del fuoco ad interrompere quel silenzio.
Caroline gli sorrise, quei sorrisi genuini, solari quasi da bambina che solo lei sapeva rivolgergli e si avventò contro le labbra di Klaus in un bacio dirompente mentre sbottonava il gilet di Klaus con bisognosa fretta.
Klaus afferrò la parte finale del corsetto di Caroline e lo tirò verso di se, privandola immediatamente di quell’ostacolo grazie ai lacci che si era preoccupato di allentare poco prima.
Afferrò la grande gonna e chinandosi davanti a lei, la tirò a terra. Risalendo afferrò l’orlo della sua lunga camicia, l’unico intimo che indossava e privandola di quel solo pezzo di stoffa potè ammirare il suo splendido cigno completamente nudo davanti a lui.
Caroline lo privò allora della sola camicia che le impediva di osservare la pelle tesa del toccare del suo uomo.
Era strano non vedere lo splendido tatuaggio che aveva cominciato ad amare, lungo il braccio e la spalla destra di Klaus. Non che lo spettacolo non fosse magistrale ad ogni modo.
Sentì le mani di Klaus scivolare sinuose lungo le sue mani per intrecciare le loro dita. Portò le loro mani sopra la testa di Caroline e tornò a baciarla. Passionale ma dolce come solo lui sapeva essere.
Un rumore assordante li interruppe bruscamente e ancor prima che Klaus potesse coprirla con un abbraccio possessivo e ringhiare all’intruso “Fuori di qui!”, Caroline si accorse che era Rebekah l’ospite indesiderato così come potè capire dal suo sguardo sconvolto che non portava buone notizie.
 < Rebekah cosa diavolo…? Va fuori!> ruggì con tono rabbioso Klaus, parandosi davanti Caroline che afferrò da terra la sua lunga vestaglia per indossarla frettolosamente.
 < È vero? Dimmelo Caroline? È vero quello che ho dovuto tirare fuori a Robert soggiogandolo?> urlò la vampira che nel suo splendido vestito rosso sangue sembrava una vera furia.
Caroline la guardò sconvolta. Non poteva aver capito. Non poteva star parlando di quello che …
 < Di cosa parli Rebekah?> domandò Klaus ritrovando la calma. Sua sorella sembrava sconvolta, indossò di nuovo la camicia e si avvicinò a lei per posarle le mani sulle spalle ma Rebekah se lo sgrullò di dosso e lo superò. Non aveva occhi che per Caroline che si stava rivestendo a sguardo basso.
 < Dimmelo! Caroline dimmelo o giuro che soggiogherò anche te! > gridò la vampira parandosi davanti a lei. Non l’aveva mai vista più furiosa e allo stesso tempo ferita di così.
 < Rebekah smettila, cosa ti prende?> domandò irritato Klaus, allontanandola da Caroline e ponendosi tra le due ragazze.
Caroline non sapeva cosa dire, non sapeva nemmeno se si stesse riferendo a ciò che pensava. Sentì le lacrime affiorare ai suoi occhi e mentre Klaus guardava la sorella, scrollò la testa. No, non poteva parlarne, non con Klaus. Rebekah doveva capire.
 < L’ho morso. È riverso a terra, nel suo stesso sangue.> sputò fuori la vampira, sperando di ottenere in questo modo una confessione.
  < Cosa? Cosa hai fatto? Dov’è adesso?> chiese con urgenza Caroline mentre allacciava come poteva il suo corsetto.
  < Ti preoccupi per lui anche dopo che ti ha presa con la forza, mente era ubriaco? Non gli ho nemmeno fatto una domanda esplicita a riguardo. Ha vuotato il sacco da solo, piangendo. Si sentiva in colpa quella bestia e voleva pulirsi la coscienza raccontandolo a me. Mi avevi detto che … > ma Rebekah non ebbe tempo di finire il suo sfogo.
Klaus si voltò furente, le pupille dilatate e la mascella contratta a guardare Caroline.
 < È così che sei …?> ma non ebbe bisogno di concludere la domanda. Il viso pallido e sconvolto di Caroline non poteva lasciargli alcun dubbio.
 < Dov’è quel verme?> urlò Klaus, afferrando Rebekah per le spalle e sgrullandola con troppa forza.
 < No! Klaus non fa niente! Robert è un uomo dolce, sono sua moglie e non ha più importanza! > gridò allora Caroline, in preda al panico.
 < Dov’è Rebekah?> urlò completamente fuori di sé.
 < In giardino.> sussurrò la vampira, scioccata dalla furia che aveva letto negli occhi ormai gialli di suo fratello.
Klaus si voltò pronto a sgozzare quell’essere schifoso, ma Caroline si pose davanti a lui, poggiando entrambe la mani sul suo petto come se con quella mossa avesse potuto bloccare l’ibrido Originale.
 < Ricordi? Io e Robert siamo amici d’infanzia! Sei stato proprio tu a dirmelo! Hai scelto male il mio futuro sposo! Ora non puoi lavarti le mani in questo modo, uccidendolo! È il padre di mio  figlio, dannazione!> a domandarsi perché volesse così dannatamente salvare Robert era solo una piccola ed oscura parte della sua mente che Caroline cercò di ignorare. Sapeva di volere bene a suo marito, sapeva che in fondo anche lui era una vittima innocente delle trame di Klaus, sapeva che era il padre del bambino che portava in grembo e sapeva che non importava quanto quell’uomo avesse potuto farle del male, la sua era un vita. Una vita da salvare.
 < Ti ostini tanto a difenderlo, marcisci con lui nel tuo inferno personale allora!> urlò Klaus, riprendendo la sua giacca ed uscendo da quella stanza, infuriato e tremante.
Era stato un colpo basso quello di Caroline… ricordargli che ogni pena, ogni ostacolo al loro amore era stata involontariamente creata da lui stesso. Era stato troppo orgoglioso per capire di amarla alla follia quando era ancora in tempo per non renderle la vita un inferno.
Ed adesso Robert era il padre del bambino di Caroline, glielo aveva ricordato proprio lei. Come poteva competere con quello? Le aveva fatto del male eppure continuava a difenderlo!
In un attimo di dolorosa realizzazione Klaus capì che non era Robert l’uomo che aveva ferito Caroline, quell’uomo era stato lui.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
Allora prima di tutto BUON SAN VALENTINO fanciulle questo capitolo è il regalo per voi!
Ora passiamo alle “cattive” notizie: non so se riuscirò a pubblicare la settimana prossima e mi dispiace davvero tanto, ma due esami insieme, per non dire tre non aiutano…affatto! Ad ogni modo controllate, non si sa mai ;).
Volevo prendermi un angoletto per ringraziare tutte le fantastiche e folli ragazze del gruppo klaroline efp di Facebook che condividono con me la mia pazzia e ringraziare tutte voi lettrici, silenziose e soprattutto non.
Scrivere è difficile e mettersi in discussione è la prima regola del gioco quindi le vostre stupende parole mi donano ispirazione e voglia di continuare. Grazie.
Passiamo ora all’argomento scottante … Quanto sono stata sadica in questo capitolo? Tanto, lo so. Ecco potete ufficialmente dare la colpa ad Elyxa85 ( che sta scrivendo una ff klaroline molto, molto, molto bella ispirata a Via col vento: “ Gone with the wind… into a new life” vi suggerisco di andare a leggerla! Di corsa, ma proprio di corsa ;) ).
E a LaPerla ( “Nelle tue mani” altra storia klaroline degna e più che degna di essere letta tutta d’un fiato ) e alla mia cara Vanessa, che mi invogliano/non invogliano al sadismo più sfrenato, un grande grazie con tutto il cuore. Se dovessi iniziare a ringraziare chi ho in mente non la finirei più, ma a voi è DOVUTO:
Theresa, Hope, Mery, Giusy, Laura, Alice, Sibilla ( ve lo devo proprio dire ) GRAZIE!
Sto scrivendo un papiro… quindi la smetto qui e risponderò a tutte le vostre domande riguardanti il capitolo nei commenti! Un bacione grande, grande e perdonatemi se ho dimenticato qualcuno!  Con affetto… Maga Magò ;)

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Capitolo 9
*** La mia solita sfiga. ***


Ho pensato fosse ora di rinnovare l’”immagine” della storia, capirete già come ;). Dopo di che devo scusarmi per non aver risposto ai commenti, che ho apprezzato all’infinito ma o rispondevo o scrivevo questo capitolo a pizzichi e bocconi tra un esame e l’altro, spero di aver fatto la scelta più gradita. Risponderò ai precedenti e a quelli riguardanti questo capitolo insieme il prima possibile, ergo dopo il 3 marzo -.-‘. Non appena diventerò una donna libera mi farò perdonare con un super capitolo, giuro, intanto spero proprio che questo vi piaccia. Un bacione grande, grande a tutte voi! Buona lettura =).

 
 
 
Buona lettura mie care!
 
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 
Se n’era andato. Era uscito dalla stanza senza essersi nemmeno preoccupato di risistemare la camicia o lasciare che i suoi occhi tornassero del consueto blu scuro. Ma c’era qualcosa di peggio… se n’era andato ferito e furioso. Era furioso con lei.
Perché diavolo aveva dovuto ferirlo rinfacciandogli il matrimonio con Robert? Alla se stessa del futuro non interessava, cioè non proprio. Eppure la bruciante sensazione di astio nei confronti di Klaus le logorava l’anima, era una sensazione vera quasi scottante.
La Caroline di quell’epoca lo detestava per aver causato la loro infelicità. Era un sentimento che a volte riusciva a prendere il sopravvento quando era arrabbiata, ma la verità era lontana da quel mantra che si ripeteva nella testa.
Lei odiava se stessa per non essere fuggita con Klaus quando aveva potuto, per aver tradito suo marito, per aver fatto promesse che sapeva non sarebbe mai riuscita a mantenere. Lei odiava se stessa. Si era innamorata dell’uomo più sbagliato della Terra, l’uomo che fin dall’inizio aveva fatto di tutto per non starle troppo accanto quasi sapesse che altrimenti si sarebbe perdutamente innamorato di lei… come infine era successo. Lui aveva capito che era una cosa sbagliata, lei invece si era ritrovata ad amarlo senza nemmeno sapere come.
 < Sta andando ad ucciderlo, lo sai?> la voce irata, ma bassa di Rebekah la riportò alla realtà. Osservò la vampira, mostrandole un cipiglio quasi disgustato. Era stupito pensare che la colpa di tutto fosse della rabbiosa bionda che si ergeva fiera davanti a lei, ma mantenere la calma le stava sembrando impossibile.
 < Tu glielo impedirai. Ora! Potevi dissanguare completamente Robert, ma non lo hai fatto. Non credo per rimorsi di coscienza, credo tu lo abbia fatto perché non volevi uccidere il padre di mio figlio.> osservò Caroline con tono inquietante e fin troppo pacato per la situazione catastrofica in cui erano invischiate.
Rebekah increspò le sopracciglia e fece un piccolo passo indietro, quasi come se fosse stata colpita fisicamente da quelle parole.
Le sue pupille si dilatarono lasciando che Caroline potesse scorgere sul suo viso lo stupore.
Non sapeva perché non avesse affondato ancora di più i suoi canini nella carne di quell’uomo che sentiva odiare con tutte le sue terminazioni nervose. Lo aveva semplicemente gettato a terra ed era corsa da Caroline.
Quella semplice umana riusciva a metterla di fronte ad una bontà che non sapeva affatto di possedere.
 < Portami da Robert prima che Klaus lo trovi. Potrebbe essere già tardi.> sibilò allora la ragazza, senza nascondere il tono urgente della sua voce.
Il ricordo delle mani tremolanti di Robert che le afferravano i polsi e correvano senza rispetto lungo le sue gambe le mozzò il fiato, costringendola a voltare il viso per nascondere il suo turbamento all’amica.
Fu tentata di rimangiarsi ogni parola appena detta, ma sapeva che lasciare che un suo amico di infanzia venisse ucciso era qualcosa di sbagliato. Robert non lo meritava infondo. Era lei l’adultera, lei aveva cominciato a negarsi a lui apparentemente senza motivo, lei aveva smesso di amarlo quando lui sembrava non avere occhi che per lei.
 < Vicino al sentiero, sul retro della villa. Andiamo.> sussurrò Rebekah prima di abbracciare Caroline, sollevarla leggermente e correre nella direzione appena indicata.
Arrivarono in meno di un secondo e la ragazza fu depositata a terra gentilmente, ma il sussulto che Rebekah aveva appena tentato di reprime, la costrinse a voltarsi senza avere tempo di ringraziarla.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Controllarsi? Lasciare che quel verme potesse vedere un altro giorno suonava come una disgustosa bestemmia alle sue orecchie!
Eppure era il padre del bambino di Caroline! E che padre! Avrebbe aiutato maggiormente quel bambino, facendolo fuori! Meglio restarne privi che avere un padre dotato di tale crudeltà ed oscurità. Lui lo sapeva bene.
Fu quel pensiero a fargli perdere il briciolo di autocontrollo che si era imposto e a farlo correre fuori dalla residenza piena di maschere e festoni che all’improvviso gli davano la nausea. Seguire l’odore del sangue era stato un gioco da ragazzi.
Quell’animale era seduto, apparentemente privo di sensi, contro la parete in mattoni scuri della sua casa. Le gambe distese in maniera innaturale e la testa penzoloni che lasciava intravedere il profondo morso che Rebekah aveva avuto la più che rispettosa idea di dargli. Ancor più rispettoso era lasciare che fosse lui a finire quel capolavoro: privare quella bestia del suo ultimo respiro.
Non riusciva nemmeno a guardarlo senza provare disgusto. Empio, quell’uomo era empio, non riusciva a trovare aggettivo che più riuscisse a descrivere quello che provasse.
Perché era un’empietà il solo poter pensare di sfiorare quel corpo perlaceo senza la sua volontà. Quale uomo avrebbe mai potuto farlo?
Tra tutte le donne, Caroline sembrava rifuggire l’oscurità che quel bastardo le aveva gettato addosso, corrompendola…plagiandola. Sensazione più che intollerabile quando per mesi – dopo aver capito d’amarla - aveva tentato di resistere alla bellezza di Caroline, per non offuscarla con la sua oscurità.
Non stava per porre fine alla vita di un uomo, ma alla vita della più orribile e repellente delle bestie.
Si avventò contro di lui emettendo un ringhio così alto e rabbioso da svegliare lo stesso Robert.
Perfetto, avrebbe potuto vedere il terrore negli occhi di quell’insetto mentre capiva che la sua vita stava per venirgli strappata via.
Lo afferrò per il bavero della giacca e lo sollevò da terra fino a non far toccare i suoi piedi. Robert afferrò la mano del suo carnefice cercando di allentarne la presa, per poter tornare a respirare ma le dita d’acciaio di Klaus si avvolsero allora contro la sua tenera carne.
Lo avrebbe ucciso così, lo avrebbe soffocato. Lentamente. E lo avrebbe guardato negli occhi per tutto il tempo, godendo dell’attimo in cui l’azzurro di quei bulbi oculari non si fosse spento, per sempre.
 < Ti starai domandando il perché, immagino.> osservò freddamente Klaus mentre le sue iridi gialle vagano quasi curiose sul viso ormai paonazzo del ragazzo. Il suo era sadismo nella più alta delle sue manifestazioni.
 L’ibrido socchiuse la bocca, pronto a spiegare, mostrandogli tutto il disprezzo che sentisse verso di lui ma Robert lo lasciò senza parole.
Gli occhi ormai rossi a causa dei capillari scoppiati si inumidirono, permettendo alle lacrime di uscire. Annuì impercettibilmente a causa della stretta di Klaus contro la sua gola e tentò di parlare, ma nessun suono  fuoriuscì dalla sua bocca. Stava morendo.
Eppure l’ibrido riuscì a capire ogni suo singolo pensiero, ogni parola inespressa. Robert non si era opposto, non aveva scalciato furiosamente, non lo stava guardando con odio.
Doveva essere apparso agli occhi di quel ragazzo come il suo angelo vendicatore. Forse stava persino facendo un favore a quell’invertebrato che sembrava non riuscire a convivere con l’errore commesso. Rebekah aveva detto che era stato lo stesso Robert a raccontare ogni cosa anche senza che lei non gli avesse rivolto una domanda specifica. Voleva pulirsi la coscienza.
Il profumo di Caroline allietò le sue narici, coprendo l’odore fresco del sangue di quel viscido uomo.
 < Klaus.> la voce strozzata della ragazza lo costrinse a deglutire. Si sentiva nervoso e non si voltò a guardarla. Lo spettacolo del viso contratto dal dolore che teneva tra le mani era senza paragoni.
Si accorse che Caroline non stava urlando di lasciarlo andare, non si era frapposta tra loro due come sapeva avrebbe fatto per chiunque altro.
Caroline era combattuta, proprio come lui in quel momento. Un turbamento dettato da motivi diversi, ma molto simile e se la sua Caroline si ritrovava a titubare dinanzi una vita umana allora voleva dire solo una cosa. Quel verme l’aveva ferita oltre ogni dire.
A quel pensiero la sua mano si strinse automaticamente in una morsa d’acciaio. L’idea di lasciarlo in vita per farlo vivere una vita d’inferno, di rimorso, di colpa come sarebbe stata la sua, era allettante ma saperlo in giro per il mondo dopo quello che aveva fatto a lei era impensabile, era un insulto.
 < Klaus!> questa volta era stata la voce di Rebekah ad urlare. L’ibrido si voltò, dirigendosi veloce come una freccia verso Caroline che era precipitata al suolo senza alcun preavviso.
Il corpo di Robert capitolò a terra privo di vita mentre Klaus sollevava la sua amata per prenderla in braccio ed accarezzarle la nuca. Sembrava svenuta, aveva il respiro affaticato ma frequente.
L’ibrido carezzò la guancia di Caroline con la sua e si indirizzò verso l’entrata sul retro, pronto a condurla nella sua camera da letto senza che nessuno li vedesse.
 < Caroline è tutto finito. È tutto finito amore mio, starai bene. > sussurrò Klaus con tono forzatamente sicuro. Solo Rebekah poté udire il tremolio della sua voce e l’alone di lucidità che gli aveva annebbiato gli occhi.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Era stato un pomeriggio a dir poco assurdo. Venir presentata a Robert e alla sua famiglia da Klaus era stato… umiliante. Si era sentita un oggetto pronto per l’esposizione e la vendita. Per non parlare del fatto che l’aver dovuto lasciare sua madre a casa da sola col dottore, la faceva sentire terribilmente in ansia.
Caroline lisciò le pieghe dello splendido vestito azzurro chiaro che qualcuno aveva recapitato di fronte la sua porta quella mattina. Non era stato difficile capire chi fosse stato dopo che aveva fatto il suo goffo ingresso nella carrozza scura che era andata a prelevarla nel pomeriggio.
Quel vestito così bello, dai ricami bianco panna talmente delicati da essere ben visibili solo da vicino, era incantevole quanto gonfio e ingombrante. Un fiocco dalle piccole dimensioni, di organza si posava senza vita sull’alto rigonfiamento della gonna, proprio sopra il suo fondoschiena ed i due pesanti strati di velluto nelle pieghe ornate del vestito la appesantivano fin troppo.
Entrò con impaccio nella carrozza, stando solo attenta a dove metteva i piedi. Superato l’ultimo scalino però, il suo piedi si incastrò nella gonna e Caroline cadde in avanti.
Le forti braccia di Klaus la avvolsero all’istante e con una mossa fluida, l’ibrido la portò contro il suo petto per poterla tirare sù senza problemi nello stretto spazio dell’abitacolo.
 < Vi siete fatta male?> domandò con voce preoccupata mentre sollevava gli occhi per intrecciarli a quelli spaventati della ragazza.
Caroline si stava saldamente tenendo alle muscolose braccia di Klaus che l’avvolgevano in una morsa calda e piacevole.
I loro visi erano fin troppo vicini, tanto da permetterle di sentire il buon odore dell’ibrido ed il suo respiro caldo sulla gola. Era la prima volta che poteva toccarlo e poteva ammirarlo da tale inesistente distanza.
 < No.> sussurrò Caroline con un filo di voce, mentre gioiva internamente della preoccupazione che poteva leggere con così chiare lettere, nel blu di quei mari in tempesta.
  < Se questo sarà il vostro ingresso anche in casa Thompson, possiamo dire concluso questo accordo.> osservò allora Klaus, alzando un sopracciglio e tendendo le labbra in un sorriso malizioso. La allontanò da lui con fare brusco e la depositò sul sedile di fronte al suo.
Il profumo di rose misto a vaniglia di quella ragazza lo aveva quasi sopraffatto. Non era il momento di surriscaldarsi al pensiero di saggiare quelle labbra gonfie o di avvertire quel brivido lungo la schiena al calore del corpo di una donna contro il proprio. Anche se sembrava un brivido diverso.
Caroline sembrò riconquistare le sue facoltà mentali e incrociando le braccia al petto lo guardò con disgusto.
 < Allora potevate scegliere una vera signora per i vostri assurdi giochi di potere.> sputò fuori la ragazza, fulminandolo con lo sguardo.
 < Non litighiamo, vi va? Il viaggio sarà lungo.> disse con voce seccata l’ibrido mentre si adagiava comodamente contro lo schienale del sedile. Erano fin troppo vicini persino così, le loro ginocchia si toccavano ed il profumo della loro pelle riempiva l’abitacolo.
 < Non potete fare queste osservazioni scortesi e poi pretendere che io sia gentile con voi.> osservò stizzita Caroline. No, non gliel’avrebbe data vinta!
 Klaus accennò un sorriso divertito, quasi incredulo. Aveva fatto bene a frequentare il meno possibile quella fanciulla. La quarta volta che la vedeva e già la trovava adorabile. Adorabile? Insopportabile. Doveva smetterla di pensare a lei in ogni modo.
 < Siete molto bella. Il vestito che vi ho regalato vi dona molto.> disse l’ibrido, guardando distrattamente fuori dalla piccola finestrella.
Caroline puntò lo sguardo su di lui, per capire se la stesse prendendo in giro o dicesse sul serio ed il fatto che non la stesse nemmeno guardando in faccia la fece sentire offesa.
 < Avreste potuto comprarne uno che non mi facesse sembrare una bomboniera. Ah no, giusto … sono solo un soprammobile che deve essere ammirato e messo all’asta oggi. Ditemi a quanto ammonterà la mia dote? Quanto valgo?> crudele, odiosa e persino arrabbiata. Caroline stentò a riconoscere se stessa, ma era quello che pensava e notare lo sguardo sconvolto di Klaus che tornava a posarsi su di lei, la fece solo sentire più potente. Lo aveva colpito.
 < Sarà anche quello che sto facendo Caroline, ma parlare di voi stessa in questo modo non vi fa onore.> risposta tagliente, accompagnata da uno sguardo di rimprovero, se non d’ira che la fece sentire una bambina.
Caroline portò automaticamente una mano alla collana di sua madre, era una cosa stupida ma lo faceva da quando gliel’aveva regalata. Aveva quattordici anni e gli occhi verdi di sua madre erano umidi di pianto, la ricordava felice.
 “ Così, sarò sempre con te.” La voce melodiosa di Susanne riecheggiò nella sua mente e Caroline si sentì subito meglio. Quando qualcosa la feriva, quello era il suo porto sicuro.
Voltò il viso, nascondendo tutto il turbamento che quell’uomo era riuscito a creare in lei con una semplice frase e si portò ad osservare le persone che apparivano e scomparivano dalla finestra della carrozza in movimento.
 <  È una collana molto bella. Dono di qualche spasimante col cuore spezzato?> domandò Klaus cercando di apparire affabile e non riuscendoci per niente.
La fronte contratta, la mascella serrata e lo sguardo corrucciato manifestavano la sua irritazione al pensiero che Caroline potesse essere stata innamorata di qualcuno. Quella collana, alla quale si stava stringendo amorevolmente, aveva tutta l’aria di essere un costoso pegno d’amore. L’idea che quella ragazza dai lunghi boccoli dorati potesse aver avuto una vita precedente al loro incontro non lo aveva mai sfiorato ed ora che ci stava pensando…la cosa lo irritava.
 < No, mia madre.> rispose lapidaria Caroline, facendo vagare per un istante i suoi occhi azzurri sul viso di Klaus per poi distoglierli immediatamente. Non voleva parlare con lui, faceva troppo male.
Il viaggio proseguì nel più inquieto dei silenzi. Caroline fissava il paesaggio mutare sotto i suoi occhi mentre Klaus non faceva che fissarla, socchiudendo gli occhi a volte come per metterla a fuoco.
Non riusciva ad interpretare quello splendido enigma, lei. La collana era della madre, chi lo avrebbe mai detto. Poteva davvero esistere una creatura tanto buona ed altruista ma allo stesso tempo testarda, orgogliosa e superba?
Un connubio più che insolito, un connubio che non doveva interessarlo come stava facendo o forse… poteva bearsi del pensiero di Caroline. Avrebbe potuto sedurla e farla sua. Non aveva mai avuto problemi ad andare a letto con una donna sposata e tanto meno loro con lui.
Se il pensiero di quella ragazza avesse continuato ad assillarlo avrebbe risolto il tutto con i suoi modi gentili e con una notte di passione. Si autoconvinse di ciò ed una volta arrivati a casa Thompson scese per primo per afferrare la candida mano di Caroline ed aiutarla a scendere. Si sarebbe mostrato più gentile, d’altronde aveva in mente in sedurla ora.
Quando Caroline lo guardò di traverso, afferrò con superbia le sue gonne e scese da sola i piccoli scalini della carrozza, senza prendere la sua mano, Klaus capì che forse ammaliarla sarebbe stato più difficile del previsto. Le sue doti da seduttore incallito non avrebbero funzionato con Caroline con tanta facilità. Cosa che rendeva la “caccia” ancora più interessante.
Per quale motivo si era fatto tutte quelle remore nello stare con lei? Avrebbe ottenuto il titolo nobiliare e la ragazza, come ogni volta lui era il vincitore indiscusso.
Si ritrovò a sorridere e scrollare la testa mentre chiudeva la portiera della carrozza e seguiva Caroline lungo l’alta scalinata d’ingresso che portava al piano nobile.
Quella ragazza era una vera sorpresa, in ogni dannatissima occasione.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Caroline battè freneticamente le palpebre, quasi per scacciare i ricordi che erano arrivati inaspettati e dolorosi a sovrastarle corpo e mente.
Strinse automaticamente le mani e si passò la lingua sulle labbra secche.
Quei flashback si stavano facendo sempre più dolorosi da sopportare.
Tentò di alzarsi e mettersi seduta, ma la voce calda di Klaus la riportò alla realtà in modo tanto brusco da farla quasi tremare.
 < Il dottore ha detto che il bambino sta bene. Rebekah sta facendo andare via gli ospiti. Puoi restare qui per la notte.> disse con voce seria mentre si alzava dalla lussuosa poltrona che aveva posto vicino al letto.
Caroline scrollò la testa, irritata. Riusciva a odiarlo quando la trattava così. Era freddo, scostante. Era ferito.
 < Lo hai ucciso? È morto?> domandò con tono rude, esigeva una risposta diretta.
Klaus si fermò al centro della stanza illuminata solo dalla luce della luna che riusciva a penetrare furtiva dalle alte tende, color miele.
 < No. È in fin di vita. Una tua parola e andrò a concludere il lavoro con le mie stesse mani.> un brivido di paura percorse il corpo di Caroline al suono sicuro e gelido di quelle parole.
Klaus la stava fissando, altezzoso e sicuro di sé mentre ogni parte di lui lo implorava di tornare in giardino e spezzare il collo di quel verme.
 < Lo riporterò a casa sua. > osservò Caroline mentre scendeva con impaccio dal letto. Quel meraviglioso vestito era davvero ingombrante.
Si risistemò i capelli in disordine come meglio poteva e si apprestò ad uscire dalla stanza.
La verità era che non voleva assolutamente essere compatita da Klaus. Faceva già troppo male così l’intera situazione.
 < Sei svenuta, forse a causa dello stress. Non ti lascio andare proprio da nessuna parte.> disse a denti stretti mentre la afferrava rudemente per un polso e la riportava vicino a lui.
 < Non mi lasci andare? Non sei il mio padrone! Sono libera di fare ciò che voglio ed ora voglio allontanarmi da te!> urlò Caroline a pochi centimetri dal volto di lui. Si sentiva furiosa. Gli aveva chiesto di lasciar stare Robert ed invece…
 < Ah vuoi allontanarmi da te, ma non ci pensi due volte a correre dall’uomo che ti ha violentata?> ringhiò Klaus, lasciando andare rudemente il polso della ragazza. Le vene della sua fronte si erano gonfiate ed aveva la mascella serrata, era furioso ma Caroline poteva dire di sentirsi mille volte più rabbiosa di lui.
 < Lui non mi ha…! Ha fatto uno sbaglio ed io… io non lo amo dannazione Klaus! Non lo amo, come devo fartelo capire? Io amavo te, ma sono sua moglie e sono incinta del suo bambino! Non è giusto ucciderlo! Lo riporterò a casa e poi deciderò cosa fare del mio futuro. A meno che anche questa volta non voglia decidere tu per me! Cosa vuoi fare, rapirmi e poi dare in adozione mio figlio a qualcuno? Così mi avrai tutta per te! > le mancò l’aria nella gola tanto aveva urlato forte, tanto aveva stretto i pugni e contratto lo stomaco. Non restò in quella stanza un minuto di più. Non voleva leggere nel viso di Klaus alcun tipo di emozione, non voleva doversi sentire in colpa … Voleva trovare solo un po’ di pace! Lontano da morti, rabbia, bambini e viaggi nel passato! Quel flashback le aveva fatto più male di quello che riuscisse a capire.
Doveva arrivare alla fonte di tutto quel problema, si era stufata!
Scese le scale di corsa ed ignorò gli sguardi incuriositi che gli ospiti le stavano lanciando. Diede una spallata a più di uno di loro, per passare ed una volta fuori aveva persino il fiatone.
Rebekah era in piedi, alla fine del lungo viale in ghiaia. Le fece cenno di raggiungerla.
 < L’ho messo sulla carrozza. Fossi in te lo butterei giù quando i cavalli sono al galoppo, ma è la tua vita. > osservò con astio mal represso la bionda, prima di lanciare un’occhiataccia ad un Robert svenuto e gettato alla rinfusa nella carrozza alle loro spalle.
 Caroline la fissò per un momento di troppo, tanto da far apparire una smorfia strana sul viso dubbioso di Rebekah, ma prima che l’amica potesse domandarle qualcosa nel suo solito tono acido, Caroline le gettò le braccia al collo e la strinse a sé con tutto l’affetto che la legava a lei.
  < Grazie.> sussurrò felice di aver trovato una matta, svampita come Rebekah. Era tremendo pensarlo ma… forse la capiva molto meglio di quanto tutti i suoi amici a Mystic Falls avessero mai fatto. Escluso Stefan, ovviamente!
Forse perché in realtà la loro amicizia era nata e rinata ogni volta, in ogni epoca. Se non si conoscevano alla perfezione arrivate a questo punto… l’odio profondo sarebbe stata l’unica alternativa.
Rebekah le aveva lasciato la libertà di scegliere. Non aveva deciso per lei nonostante fosse tentata, parecchio. Poteva ricoprirla di battute sarcastiche ma sapeva che erano tutte a fin di bene.
 < Solo … se sceglierai il cretino… io e te continueremo a vederci, ok?> le domandò con voce serena Rebekah, poco prima di sciogliere l’abbraccio.
Caroline scoppiò a ridere, una risata divertita di cui aveva davvero bisogno al momento.
 < Sei davvero una cambiale! > scherzò Caroline mentre saliva sulla carrozza.
 < Che cos’è una cambiale?> domandò stranita Rebekah, cosa che fece ridere ancora di più Caroline. Giusto, forse non le avevano ancora inventate nel … nell’epoca in cui si trovava.
 < Nulla, lascia perdere. Non ti libererai mai più di me. È una promessa.> quanto potevano essere vere quelle parole?
Rebekah le sorrise, felice e fece cenno al cocchiere di partire. Non c’era bisogno d’altro, si erano dette tutto.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Caroline chiese al cocchiere di portare al letto Robert e di chiamare un dottore. Era notte fonda, ma i profondi lividi che scurivano la pelle del collo del ragazzo ed il respiro affannoso erano campanelli d’allarme troppo evidenti per lasciarlo morire così. Klaus doveva aver rotto qualcosa…il livido bluastro vicino il pomo d’Adamo si stava gonfiando, adesso che ci faceva caso.
Passò una pezza bagnata sulla fronte sudata di Robert e si domandò per l’ennesima volta come facesse a provare qualcosa per quell‘uomo. Perché poteva sentirlo … l’affetto che li univa.
 
Caroline deglutì rumorosamente, lo stomaco le faceva male e sentiva il cuore battere all’impazzata nel suo petto. Osservò la mastodontica porta in legno chiaro che si ergeva davanti a lei e si torturò le mani. Doveva bussare. Doveva trovare coraggio e bussare.
Una mano calda scivolò sotto il suo gomito, scorrendo sensuale sino alle sue mani intrecciate. Caroline sollevò il viso per incontrare i magnetici occhi blu di Klaus, le sorrise nel tentativo di tranquillizzarla ed in quel momento la ragazza si sentì stranamente…protetta dall’uomo che l’aveva coinvolta in tutto quello.
Klaus fece scivolare la mano destra di Caroline sul dorso della sua, sollevandole e bussò. Un cameriere andò ad aprire loro, invitandoli ad entrare e quando Caroline potè osservare lo stresso corridoio in cui erano entrati capì sin da subito perché il padre di Robert fosse disposto a quell’accordo.
Il velluto scuro delle pareti era spoglio. Rettangoli più chiari erano ben visibili dove i grandi quadri che vi stati appesi erano stati venduti. La casa era scarsamente illuminata dai candelabri in ottone metallizzato e sul soffitto un grande buco era tutto ciò che era rimasto del grande lampadario che aveva dovuto pendervi.
Nessuna tenda, pochi mobili che avevano tutta l’aria di essere stati recuperati dalla cantina in sostituzione di quelli lussureggianti, che dovevano essere stati venduti a loro volta.
Era rimasta imbambolata ad osservare tutti quei particolari senza accorgersi della richiesta del servitore di darle il mantello. Solo allora Klaus era comparso con un sorriso sornione, davanti a lei e senza chiederle il ben che minimo permesso le aveva sciolto il nodo vicino alla gola, sfiorandola lascivamente e le aveva tolto il mantello per passarlo al ragazzo in attesa.
Le sue mani erano scivolate lentamente lungo le sue braccia e quello sguardo di fuoco l’aveva marchiata dentro. No, non poteva provare quelle emozioni per il suo carnefice. Non aveva senso.
 < Spero che presterete più attenzione a quello che vi dirà Miss Thompson o potremmo fare davvero una brutta figura.> osservò Klaus divertito. La stava prendendo in giro, era evidente.
Caroline socchiuse gli occhi, fulminandolo con lo sguardo.  < Non sia mai. Non vorrei far finire male i vostri affari e veder morire mia madre per questo.> sibilò inacidita.
L’ibrido irrigidì la mascella e ricambiò lo sguardo arcigno della ragazza. Stava cercando di dimostrarsi gentile, ma Caroline sembrava davvero non volersene accorgere. Ma quella ragazza non sapeva una cosa di lui … lui adorava le sfide.
 < Venite. I signori Thompson vi stanno aspettando nel salone.> disse il ragazzo dai capelli neri e prima che Klaus potesse prenderle di nuovo la mano, Caroline seguì a passo svelto lo sconosciuto.
Sentì la mano dell’ibrido afferrarla per l’interno del gomito per farla voltare verso di lui.
 < Una signora non entra mai in una stanza non accompagnata. Prendete il mio braccio.> ordinò Klaus iracondo.
Caroline sbuffò pesantemente ed incrociò le braccia al petto. < Mi dite come vestire, come comportarmi. Mi direte anche come dovrò comportarmi la mia prima notte di nozze? > domandò con tono sarcastico, cercando di celare il disagio che lei stessa stava provando per la sua sfacciataggine.
 < Siete una bambina. Una capricciosa, testarda e irritante bambina che non sa di ferire se stessa con le sue stesse parole.> ringhiò a bassa voce Klaus. Pensava ogni singola cosa che le aveva detto, ma in realtà riusciva a vedere quei “difetti” come i pregi migliori di Caroline. Non che non lo irritasse a morte il più delle volte, ma era proprio quel fuoco che poteva benissimo veder ardere e bruciare in quelle pozze azzurre che lo attirava più in lei. Quella voglia bruciante di vivere, di essere.
Caroline corrugò la fronte, ferita da quelle parole.   <  Sapete cosa vi dico? È vero, sono una bambina! Ho solo diciassette anni ed avete deciso di gettarmi in una situazione più grande di me, quindi sì! Farò la bambina! Abituatevi!> urlò Caroline prima di entrare a grandi falcate nel salone di quella casa grande quanto spoglia.
Solo quando gli sguardi sorpresi e stralunati del padre, della madre di Robert e dello stesso, si posarono su di lei capì di aver lasciato che il suo orgoglio le facesse fare una cosa stupida.
Klaus la raggiunse in un secondo, le lanicò un’occhiataccia di traverso e le afferrò la mano in malo modo prima di chinarsi per salutare la famiglia Thompson. Anche Caroline fece lo stesso mentre sentiva la sua mano bruciare in quella di Klaus.
 < Temperamento sanguigno vedo.> bofonchiò la madre di Robert prima ancora di aver rivolto i suoi saluti.
Caroline arrossì visibilmente e tornando eretta potè notare lo sguardo abbagliato che Robert le stava rivolgendo.
 < Scusatemi signora Thompson.> sussurrò la ragazza mentre si perdeva ad osservare il suo futuro marito. Era da quando sua madre si era ammalata che non metteva piede fuori casa ed in quei mesi Robert non era cambiato molto fisicamente, ma la sua postura eretta e fiera le fece capire che doveva aver iniziato a lavorare all’ambasciata col padre.
Quasi ogni estate si era recata a Parigi con sua madre e l’unico motivo per il quale non era mai riuscita ad imparare il francese… era stato Robert. Trascorreva tutto il suo tempo con lui che essendo figlio dell’ambasciatore inglese parlava la sua stessa lingua.
 < Signori. È un piacere vedervi.> disse Klaus con fare gentile mentre la scortava al centro della sala. La madre di Robert era seduta su di un’ampia poltrona, l’unica ancora non corrosa dalla ruggine. Era un po’ in carne, ma era una bella donna. Doveva avere una quarantina d’anni, i boccoli castani le incorniciavano il viso quadrato ed il vestito viola scuro la rendeva ancora più austera.
Il padre di Robert era in piedi dietro la moglie, una mano sulla sua spalla e lo sguardo fiero e nonostante le condizioni in cui si trovasse la loro dimora ostentava una dignità da far invidia alla stessa Caroline. Era sicuramente più in forma della moglie e a dirla tutta aveva il suo fascino. Robert aveva ripreso il colore ramato dei capelli e gli zigomi alti da suo padre.
Robert si avvicinò velocemente a Caroline e afferrando la mano libera della ragazza, se la portò alle labbra con un sorriso ed un inchino.
 < Miss Forbes.> la salutò il ragazzo, intrecciando i suoi profondi occhi azzurri con quelli della ragazza.
Caroline gli sorrise civettuola. Robert era davvero un bel ragazzo, non c’era che dire … in fin dei conti poteva ritenersi fortunata. Del rosso rame dei capelli che aveva da piccolo, erano rimaste solo alcune intriganti sfumature tra i ciuffi castani e la forma simmetrica del suo viso lo rendeva un giovane affasciante. Era alto, dalle spalle larghe ed un sorriso dolce e l’adorava da quando erano bambini.
 < Mister Thompson.> rispose la ragazza con un sorriso. Klaus le strattonò lievemente la mano che teneva ancora intrecciata alla sua e Caroline si voltò a guardarlo, sorpresa.
 < Dovreste salutare prima i padroni di casa. > osservò scocciato, prima di lanciare un’occhiata di disgusto, mista a odio al giovane Robert.
Caroline rimase sorpresa da quella reazione. Si stava comportando bene, stava facendo colpo sul marito che Klaus aveva scelto per lei. Forse … forse Klaus … ah, no! Geloso, lui? Di lei poi? Ma cosa le era passato per la mente.
 < Perdonatemi signor Niklaus, è stata colpa mia. La foga del momento, non vedevo Caroline da mesi ormai.> disse con fare gentile Robert prima di stringere la mano di un Klaus dall’aria scocciata.
 < Buon pomeriggio Signor…> esordì solare Caroline, ma la madre di Robert non la fece finire.
 < Possiamo sorvolare i convenevoli e passare ai fatti. Non devi fare colpo su di noi piccina, i tuoi soldi ti hanno già trovato marito. Tom le scartoffie sono sul tavolo.> osservò la donna che non si era ancora degnata di alzarsi da quella stupida poltrona.
Caroline deglutì in imbarazzo e strinse involontariamente la mano di Klaus.
 L’ibrido piegò il viso dalla sua parte, per indagare lo stato d’animo di Caroline e si stupì della presa ferrea della ragazza contro la sua mano sollevata da tempo a mezz’aria. Sembrava stringersi alla sua ancora di salvezza quando era stato proprio lui a buttarla tra quegli squali.
 < Vedo che l’educazione è un dono prezioso che la natura sembra aver concesso solo a vostro figlio.> osservò Klaus con fare sarcastico mentre Madeleine ( questo era il nome della megera ) lo guardava scioccata.
A Caroline scappò un risolino divertito e lanciò un’occhiata di gratitudine a Klaus che le sorrise di sottecchi.
 < Come vi…?> esordì Madeleine, ma fu Robert questa volta a mettersi in mezzo.
 < Il Signor Mikaelson vi ha dato una risposta più che adeguata alle vostre male maniere, madre.> osservò stizzito Robert prima di prendere la mano libera di Caroline e sollevarla a mezz’aria tra di loro, proprio come aveva fatto e stava ancora facendo Klaus.
 < Permettete? Vorrei portare vostra cugina a fare il giro della tenuta.> domandò il ragazzo, rivolgendosi all’ibrido.
Klaus strinse la bocca e rimase per un minuto di troppo a fissarlo senza dire parola.
 < Prego.> sussurrò infine con voce atona.
Caroline si voltò per osservarlo… non sapeva nemmeno lei come. Allarmata? Impaurita? Speranzosa?
Le loro mani sciolsero la presa che le aveva unite fino a quel momento. Venne trasportata via da Robert mentre i suoi occhi non facevano altro che cercare quelli di Klaus.
L’ibrido rimase immobile, ricambiando il suo sguardo anelante sino a che lei non scomparve oltre la soglia.
 < Siete bellissima.> sussurrò Robert a testa bassa, attirando la sua attenzione.
Caroline arrossì e gli rivolse un sorriso di circostanza. < Vi ringrazio Robert. Mi siete mancato.>
 < Mi siete mancata anche voi.> osservò il ragazzo mentre le faceva vedere il giardino.
 < Vorrei dirvi una cosa.> disse, attirando l’attenzione di Caroline che stava cercando di scrutare dalle grandi porte finestre del salone di casa Thompson la figura di Niklaus.
 < Molto probabilmente i motivi di questo matrimonio non lo renderanno il più romantico di sempre, ma voglio che sappiate che se avessi potuto scegliere … avrei chiesto la vostra mano ad ogni modo.> le iridi azzurre di Robert riuscirono a stregarla. Era stato così sincero, così dolce. Doveva smetterla di pensare a Klaus ed affogare nelle sensazioni che Robert riusciva a suscitarle.
 < Ricordate quel giorno, prima della vostra ultima partenza? Un anno fa …> domandò Robert ponendosi davanti a lei.
 < Certo.> osservò Caroline titubante. Lo ricordava bene. Si erano rincorsi per più di dieci minuti, nascondendosi tra gli alberi di pesco del giardino della sua casa. Robert l’aveva presa e imprigionata contro un albero. Solo l’intervento di sua madre, che la richiamava a casa affacciata all’alto balcone, aveva impedito il loro bacio.
Robert non le lasciò il tempo di riflettere, di capire se fosse quello che voleva. Si avventò contro le sue labbra e la strinse a sé circondandole la vita con le braccia.
La baciò con foga, con amore mentre lei lasciava le mani in aria senza sapere se voler rispondere o no a quel bacio.
 < Vi amo Caroline, con tutto il mio cuore.> sussurrò il ragazzo contro le sue labbra ed in quel momento Caroline decise di arrendersi. Di cavalcare l’onda. Quello era il destino che la stava attendendo, quello che Klaus aveva pianificato per lei. Era inutile crogiolarsi nei sogni, Robert la amava e lei sarebbe stata un’ottima moglie.
Fece scorrere le sue mani sul viso del ragazzo e lasciò che la sua lingua si insinuasse nella sua bocca. Era piacevole dopo tutto. Il suo primo bacio.
Rientrarono in casa dopo qualche minuto tra risate e scherzi. Robert la stava inseguendo come facevano quando erano bambini e Caroline spalancò la porta di casa Thompson attraversando la soglia con le gonne del suo ingombrante vestito tra le mani ed il fiatone.
Non si aspettava di certo di vedere Klaus, fermo e rigido proprio all’ingresso con tanto di Tom Thompson ( nome più ridicolo doveva ancora sentirlo ) al seguito. Si stavano stringendo la mano ed entrambi avevano voltato il viso verso di lei.
Klaus le rivolse un’occhiata così glaciale da farla irrigidire sul suo posto. Trascorsero secondi di gelo e silenzio tra di loro.
L’arrivo di Robert che la afferrò per la vita ridendo, rianimò le tre statue di sale.
 < Caroline abbiamo finito. Dobbiamo andare. Prendi il soprabito.> ordinò Klaus con tono severo ed autoritario. Robert le strinse la mano, aveva notato quanto i modi del cugino l’avessero messa in difficoltà. Afferrò lui stesso il mantello ed aiutò Caroline ad indossarlo.
Klaus era così infuriato da averle dato del “tu”.
 < Grazie Robert.> sussurrò la ragazza, rivolgendogli un sorriso. Si sentiva in colpa verso Klaus … per quale diavolo di motivo poi? Ma il sapere di poterlo fare quanto meno irritare per via del suo legame con Robert, la eccitava allo stesso tempo.
 < Vi rivedrete tra tre giorni. Prima risolviamo questa inezia, prima avremo quello per cui siamo venuti qui oggi.> disse Tom prima di tornare da sua moglie senza nemmeno salutare Caroline.
Si sarebbe sposata tra soli tre giorni … ed il suo futuro era stato definito un’inezia. Andare in salotto e strangolare Tom Thompson non avrebbe comportato un buon inizio di matrimonio con Robert, vero?
 < Vi prometto che andremo ad abitare nella mia casa in campagna. Non dovrete avere a che fare con i miei odiosi genitori.> le sussurrò Robert ad un orecchio, facendo scivolare la sua mano sulla sua vita.
Caroline non potè trattenere una risata divertita e allegra. Robert le aveva appena dato una notizia stupenda.
Si sporse per lasciare un bacio sulla guancia di del ragazzo, ma l’attimo dopo fu afferrata rudemente per il polso da Klaus  e trascinata in carrozza.
 < Cosa vi prende?> urlò Caroline mentre cercava di fare resistenza, puntando i piedi. Naturalmente era tutto inutile.
 < Cosa prende a me? Cosa prende a voi? Lasciarvi sedurre come se foste una donna da bettola!> ringhiò Klaus mentre la trascinava davanti la portiera della carrozza, che spalancò in malo modo.
Caroline cercò di strattonare il braccio per riappropriarsene, ma la stretta dell’ibrido divenne ancora più forte.
 < Quello lì sarà mio marito! Non chiamerei quello che è successo sedurre, se non assecondare gli eventi! Avete deciso ogni cosa per me! Adesso pretendente anche che io viva un matrimonio infelice? > stava urlando a squarciagola e sperò con tutta se stessa che i Thompson non potessero sentire la sua voce anche da dentro la casa.
Strattonò ancora il polso, la presa di Klaus le stava facendo davvero male, ma fu come combattere contro i mulini a vento. Inutile e faticoso.
 < Salite!> sbraitò Klaus ormai furente mentre la strattonava dentro. La depositò con poca grazia sul sedile di fronte e chiuse la portiera con rabbia prima di adagiarsi contro il suo sedile e restare fisso ed immobile ad incenerire Caroline con lo sguardo.
Caroline strinse ed aprì la mano ormai dolorante per permettere alla circolazione di ricominciare a fluire. Si sentiva furibonda con lui e si trovava sul punto di piangere, ma mai gli avrebbe dato quella soddisfazione.
Li aveva visti. Da quella stupida vetrata aveva visto quel ragazzino avventarsi contro le innocenti labbra di Caroline ed il suo primo istinto era stato quello di correre fuori e scaraventare Robert chilometri e chilometri lontano da lei, ma quando anche Caroline aveva ricambiato il bacio, era cambiato tutto.
Sembrava divenire una statua di ghiaccio alle sue avances, le rifiutava in preda al moto di orgoglio che tanto la rendeva irritante ed ammaliante, allo stesso tempo. E poi… alla prima moina di quel ragazzino lei cedeva?
Se c’era una cosa della quale era certo era che avrebbe passato con lei quei tre giorni e ad ogni costo l’avrebbe fatta cedere al suo corteggiamento sfrenato.
Proprio adesso che aveva capito di perderla, la voleva. La voleva dannatamente. Non sarebbe stato facile, era evidente ma lui era bravo ad ottenere sempre ciò che desiderava.
Il fatto che Caroline tenesse il viso basso lo stava irritando ancora di più, voleva poter leggere ogni minimo turbamento su quel viso perfetto. Seguì la direzione del suo sguardo e notò come si stesse sfregando il polso che aveva quasi completamente nascosto sotto la piega del vestito. Orgogliosa.
 < Fatemi vedere.> ordinò Klaus sporgendosi dal suo sedile ed allungando una mano verso quelle di Caroline.
La ragazza voltò il viso verso la piccola finestrella della carrozza e ritrasse ancora di più il braccio dolorante.
 Klaus mandò indietro l’ondata di irritazione che stava per investirlo e con eleganza si portò a sedere al suo fianco.
Notò l’espressione sorpresa di Caroline che istintivamente si appallottolò verso il lato destro della carrozza. Mossa inutile visto che anche così i loro fianchi si toccavano completamente.
 < Siete fin troppo testarda a volte, lo sapete?> domandò in un sussurrò Klaus mentre le prendeva il polso tra le mani e lo riesumava dalle pieghe del vestito.
Se lo portò vicino al volto e corrugò la fronte, dispiaciuto alla vista del livido bluastro che stava già cominciando a formarsi.
 < Non fate che ripeterlo in continuazione ultimamente!> sbottò Caroline tornando a guardarlo con irritazione.
La reazione di Klaus alle sue parole la spiazzò completamente. L’ibrido sorrise, era riuscito a farla parlare con lui nuovamente. Si portò il polso della ragazza alle labbra e lo baciò delicatamente mentre i suoi occhi non si erano allontanati nemmeno un istante dal viso di Caroline.
 < Perdonatemi. Non volevo farvi del male, non accadrà più, posso giurarvelo. > sussurrò contro la sua pelle, animando in lei brividi mai provati prima.
Caroline rimase immobile, incantata dal magnetismo di quel seduttore ed annuì senza trovare la forza per proferire parola.
 
 
Caroline spalancò gli occhi, allarmata dal ricordo appena avuto. Quelle stesse emozioni erano tornate ad infiammarle il cuore e nonostante si sentisse spossata, decise di alzarsi dal divano e andare a prendere un bicchiere d’acqua.
Il dottore le aveva detto che Robert aveva la laringe ingrossata e che era vivo per miracolo. Gli aveva dato qualche strano intruglio e raccomandato il riposo e nonostante fosse incosciente, Caroline aveva deciso di dormire in salotto.
Si avviò a passo lento verso la cucina e sperò con tutte le sue forze di non trovarvi nessuno. La luna era alta nel cielo e la notte era fin troppo quieta, come prima di una tempesta.
Caroline si passò le mani sulle braccia, per riscaldarsi ed afferrò la piccola brocca d’argilla posata vicino al lavabo. Era stupido pensare che con un po’ d’acqua qualsiasi problema potesse svanire, ma lei ci sperava veramente.
La lunga sottoveste color panna era forse fin troppo leggera, ma dormire con quegli ingombranti vestiti le era risultato impossibile. Afferrò uno scialle posto sulla sedia e se lo passò sulle spalle, incastrandolo tra i gomiti.
Un altro viaggio nel tempo e non aveva ancora capito cosa innescasse quella maledizione. Perché Tatia le facesse rivivere tutto … se era opera di Tatia, ovvio. Ormai tutto poteva essere messo in discussione, tutto dopo questo viaggio. Lei e Klaus sembravano destinati a perdersi invece che trovarsi. Klaus stesso aveva ostacolato il loro amore questa volta … c’era lo zampino degli Spiriti in tutto quello, ma come?
Ma quel flashback le aveva dato un altro indizio. Il suo cognome. Era sempre lo stesso. Non poteva essere una coincidenza. Lei continuava a nascere nella stessa famiglia, dalla stessa dinastia di sangue. I Forbes. Doveva dare assolutamente quell’informazione a Klaus, al suo Klaus.
Ripensandoci bene … più passava il tempo e più Klaus sembrava dimenticarsi di lei. Riusciva a mettere a tacere il desiderio dirompente che nel 1136 lo aveva portato a farla sua, ad aprirsi con lei dopo un solo giorno. Nel Cinquecento aveva perso tutta la sua rabbia, l’aveva apprezzata fin da subito ma con meno… disperazione. Ed ora … in questa epoca Klaus aveva addirittura combattuto contro i suoi sentimenti, l’aveva concessa ad un altro. Che inconsciamente il suo ibrido stesse cercando di difendersi?
Ricordava bene il suo “reale” primo incontro con Klaus, il giorno in cui aveva trasformato Tyler in un ibrido. E non ricordava tutta quella attrazione tra loro, cioè da parte sua c’era solo odio puro certo, ma Klaus … Klaus ci aveva messo un po’ ad accorgersi di lei. Anche questo era strano se ci pensava bene.
E tutto, tutto doveva avere un senso in quella storia. Aveva in mano vari tasselli di un puzzle, ne era certa…peccato che non combaciassero tra loro. Doveva assolutamente trovare i pezzi mancanti e risolvere quell’enigma per tornare a casa e combattere al fianco di Klaus per la loro famiglia.
 < Mi dispiace.> Caroline lasciò cadere il bicchiere di vetro che teneva tra le mani e si voltò di scatto al suono stanco di quella voce, che l’aveva risvegliata brutalmente dai suoi pensieri.
Osservò con occhi tremanti l’uomo che arrancava verso di lei. Robert si reggeva a malapena sulle sue gambe, aveva ancora il viso livido ed il dottore aveva fasciato il suo collo. Gli occhi azzurri del ragazzo la fissarono a lungo, implorando un perdono che Caroline non era sicura di riuscire a donargli.
 < Non avrei mai dovuto …> lasciò che la frase gli morisse in gola mentre si aggrappava al lavabo per avvicinarsi a lei e posargli una mano sulla guancia fredda come il marmo. Caroline non sapeva perché ma non riusciva a muoversi.
 < Avevo capito sai … avevo capito che tuo cugino fosse innamorato di te, ormai da tempo. Forse ancor prima di lui stesso. Ho temuto così a lungo che tu potessi ricambiarlo che quando ne ho avuto la conferma … sono uscito fuori di me. Eri distante, amorevole ma vuota. Non mi toccavi da settimane ed io … io stavo per impazzire. > biascicò con voce tremendamente roca Robert prima di far scivolare le sue mani sulla vita di Caroline e stringerla a sé.
E fu come quel primo bacio. Le mani di Caroline restarono a mezz’aria, il suo corpo rigido e la sua mente vuota, incerta. Non sapeva assolutamente cosa fare.
 < Mi dispiace averti ferito. Non volevo affatto innamorarmi di Klaus, ma è successo e … credo di volermene andare. Con lui.> sussurrò con voce spazzata la ragazza, troppo in ansia per la reazione che Robert avrebbe avuto.
L’uomo si allontanò da lei, liberandola da quella prigione non voluta e la fissò con volto ferito e forse persino disgustato.
 < Sei incinta di nostro figlio. Io voglio crescerlo, non puoi portarmi via anche lui.> ordinò Robert, ritrovando una postura eretta e fiera.
 < Non lo farò. Vivrò con Klaus, nella sua dimora. Saremo vicini e potrai venire a trov…> la morsa violenta che le stritolò le braccia la spaventò a tal punto da farla tremare. Uno sgrullone e si ritrovò il viso di Robert a meno di un centimetro dalla faccia.
 < Cosa dirà la gente? Sei mia moglie! Ti chiameranno puttana e chiameranno me cornuto! Vuoi questo per nostro figlio? Vuoi che cresca con il marchio del bastardo, del reietto?> urlò Robert con fronte contratta e voce roca.
Caroline spalancò la bocca, pronta a controbattere ma nessuna parola fuoriuscì dalle sue labbra. Cosa poteva rispondere a quelle accuse?
Una forza invisibile scaraventò Robert dall’altra parte della stanza e Caroline fu certa, senza bisogno di osservarlo, di chi fosse il suo salvatore.
Strinse le braccia attorno al collo di Klaus in un impeto di pura gioia e sì… stava evitando che l’ibrido si avvicinasse di nuovo a Robert per dargli il colpo di grazia ( come stava evidentemente per fare ), ma la gioia era il sentimento che predominava!
 Sentì le calde mani dell’ibrido correre lungo la sua sottoveste di seta, stropicciandola sotto le dita. Le accarezzò la schiena e le posò un bacio sulla fronte mentre si beava della calma che solo lei sapeva trasmettergli.
 < Scusa per quello che ti ho detto. Voglio te, scelgo te perché non ho altra scelta se non amarti. E va bene così, tu vai bene così.> sussurrò Caroline mentre voltava il viso per osservare Klaus negli occhi.
Il blu delle sue iridi sembrò sciogliersi per diventare liquido, caldo mentre un sorriso si disegnata timido agli angoli di quella bocca carnosa. L’indice di Klaus corse al mento di lei, per sollevarlo mentre Caroline lasciava che le sue mani vagassero sulla leggere barba incolta dell’ibrido e tra i suoi capelli.
Le labbra soffici di Klaus si posarono contro le sue, in un moto di dolce bisogno mentre le sue grandi mani le afferravano la nuca e la spingevano contro il suo corpo.
 < Faresti di tutto pur di non farmi uccidere un uomo.> sussurrò Klaus in un sorriso beffardo mentre allontana il viso da lei quel poco per guardarla trattenere una risata divertita.
 < Caroline … non so se ho una scelta, non so se posso decidere di non amarti, ma se potessi non lo sceglierei mai. Significherebbe perdere tutto, perdere te.  Che esistenza sarebbe la mia? > domandò Klaus apparendo agli occhi di Caroline così sicuro delle sue parole da farla tremare sulle sue stesse ginocchia. Sperava con tutte le sue forze che Klaus non avesse smesso ad un certo punto di pensarla così.
  < Sarà così per sempre?> domandò con un filo di voce la ragazza mentre le sue mami scivolavano lungo il collo dell’ibrido sino a posarsi contro il suo petto marmoreo.
Klaus corrucciò la fronte ed inclinò un po’ la testa, per osservarla meglio. Sembrava non aver capito la sua domanda, o forse non aveva capito il suo timore.
 < Finché avrò vita.> giurò con tono severo mentre le sfiorava la guancia con il pollice in una danza sensuale.
  < Caroline.> la voce roca di Robert li ridestò dal loro sogno, il mondo sembrava aver cessato di ruotare, di esistere.
Klaus emise un ringhio, per nulla basso o contenuto così Caroline si allontanò da lui per guardare Robert che era seduto contro il muro, aveva tutta l’aria di star per svenire di nuovo ed aveva una brutta ferita alla testa.
 < Andiamo, prendi le tue cose e lascia questo parassita alla vita solitaria e colma di rimorsi che merita.> ruggì Klaus afferrandola per il braccio e riconducendola vicino a sé. La tentazione di far fuori quel verme era davvero irrefrenabile, ma c’erano mille modi per farlo soffrire ancora di più.
Portargli via la moglie che non meritava affatto, privarlo per sempre di un figlio che non avrebbe fatto altro che plagiare e uccidere il solo ed unico commerciante che faceva ancora affari con i Thompson. Forse uccidere il vecchio Stewart non sarebbe stato giusto, avrebbe solo smesso di soggiogarlo affinché la famiglia in cui viveva Caroline non andasse in rovina. Da adesso in poi Caroline poteva considerarsi una Mikaelson.  Se preferiva una Forbes.
A quel punto il verme sarebbe stato così disperato da togliersi la vita da solo. Nel caso in cui non avesse avuto nemmeno il coraggio di fare questo, lui sarebbe tornato.
Nessuno tocca Caroline e vive.
L’idea di mandarlo in rovina lo deliziò a tal punto da non notare che Caroline era scivolata dalle sue mani per aiutare Robert ad alzarsi.
Klaus allora si avvicinò a loro con irritazione ed afferrò il braccio di Robert in malo modo per trascinarlo come se fosse stato un sacco di patate verso il divano, in salotto. Lo gettò lì sopra con poca grazia, doveva essere di nuovo svenuto. Molto meglio così.
 < Ringrazia la tua buona stella. Se non fossi il padre di quel bambino ti avrei già ucciso. Se solo proverai a rovinare la vita di Caroline, la mia o se cercherai di far parte della vita di tuo figlio … non ci sarà buona stella o supplica che riesca a salvare la tua miserevole vita. > sussurrò Klaus al suo orecchio, sperando che Robert avesse capito ogni tagliente parola.
 < Adesso … vuoi smetterla di fare da infermierina a questo viscido verme e venire con me?> domandò seccato Klaus, la bontà di Caroline lo irritava ancora, nonostante ne avesse avuto mille e mille volte la riprova.
Lo seccava soprattutto quando era lei stessa a porre i suoi stessi bisogni dietro quelli degli altri.
 < Ehi! Moderiamo i toni, ti va?> sbuffò seccata la ragazza, incrociando le braccia al petto in un moto di stizza.
Klaus accennò un mezzo sorriso divertito e lei capì solo in quel momento di non aver usato il filtro tra il cervello e la bocca. Forse era stata una donna un po’ troppo “ventunesimo secolo” per lui.
 < Miss Forbes la pregherei gentilmente di impacchettare le sue cose e seguirmi alla magione Mikaelson.> disse Klaus con fare elegante mentre le prendeva una mano e si inchinava per poi baciarla a fior di pelle e far scattare in lei un moto di lussuria assoluta.
 < Così da poter vivere per sempre felici e contenti.> scherzò infine l’ibrido, mantenendo un’espressione seria ma un sorrisetto da schiaffi.
Caroline lo attirò a sé per un bacio mozzafiato. Insinuò la sua lingua nella bocca calda di Klaus e si lasciò stringere a lui, entrando in contatto con ogni centimetro del corpo tonico del suo ibrido.
 < Ho molte cose qui ed è notte fonda. Domani mattina preparerò le valigie, promesso e tu verrai a prendermi ma non posso lasciare Robert da solo stanotte. È moribondo. Domani manderò qualcuno a chiamare la madre cosicché  possa prendersi cura di lui.> osservò Caroline con candore.
Klaus la fissò irritato e fece un passo indietro.
 < Perfetto, allora non impacchettare le tue cose, manderò qualcuno domani. Vieni con me stasera e lascia Robert al suo triste destino, non merita altro da te.> disse con tono duro Klaus mentre la fissava quasi con aria di sfida.
 < È vero, forse … forse non in toto, ma è quello che la mia coscienza mi dice di fare e tu devi smetterla di darmi ordini. Ci vedremo domani.> la mano di Caroline corse alla sua pancia in modo automatico. Era il padre del suo bambino, gli doveva almeno questo. Possibile che Klaus si era arreso all’idea di crescere il figlio di un altro?
Caroline scacciò immediatamente quel pensiero, non le faceva affatto bene deprimersi in quel momento, così bacio le labbra contratte di Klaus con un bacio veloce e si recò verso le scale che conducevano al piano di sopra. Almeno avrebbe dormito nel suo letto.
L’aveva vista … l’aveva vista portarsi le mani sul grembo. Robert era il padre di quel  bambino e lui non aveva pensato al fatto che quel legame tra lui e Caroline sarebbe stato indissolubile, insostituibile. Un moto di rabbia e gelosia cieca lo invase e strinse i pugni cercando di contenersi.
 < Sei ancora libera di fare la tua scelta come più credi Caroline. Non ti biasimerei se preferissi lui a me.> disse in un misto di rabbia e pura comprensione.
Caroline si voltò, sorpresa da quelle strane parole ma quando lo fece Klaus era svanito. Si resse al corrimano intarsiato e osservò a lungo la porta dalla quale Klaus era uscito.
Come avevano fatto lei ed i suoi amici a pensare per lungo tempo che Klaus non avesse un’anima quando quell’anima tormentata, solitaria e colma di paure e dubbi era ciò che contraddistingueva, ciò di più bello e problematico Klaus possedesse? La cosa più preziosa che Caroline avesse nella sua vita.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 
Un boato, no…erano fuochi d’artificio. No, troppo vicini. Petardi?
Caroline aprì gli occhi, ancora assonnata. La luce dell’alba rischiarava le lunghe tende color panna della sua camera.
Ancora quei rumori.
Scoppi, ripetuti e …urla?
Caroline si alzò a sedere di scatto. Scese di corsa dal suo letto, noncurante del senso di nausea per i movimenti improvvisi e scostò la tenda per osservare davanti ai suoi occhi uno scenario apocalittico.
Parigi era in fiamme.
C’erano uomini armati che entravano di prepotenza nelle case vicine alla sua, erano armati e stavano … sparando.
Grazie al cielo la sua casa era più distante dalle altre dal centro della capitale, ma quei vagabondi irati come cani rabbiosi stavano devastando ogni cosa, stavano uccidendo tutti. No, non tutti. Solo i nobili, la borghesia, la gente vestita bene.
Oddio, Klaus, Rebekah, Elijah. No, loro sapevano certo come difendersi.
Meredith! Lei abitava in pieno centro…cavolo, allora aveva davvero indovinato appena arrivata lì. La sua amica abitava proprio davanti la Bastiglia. Una bastiglia ancora intatta ed in piedi… ancora per poco. Ora sapeva in che diavolo di epoca era stata catapultata. Il 1789. E quell’alba era l’alba del 14 luglio.

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Capitolo 10
*** Timeless. ***


 
Salve ragazze. Imploro il vostro perdono per il super ritardo e prometto che tornerò da subito a postare con regolarità! Ho avuto un calo di ispirazione che spero i vostri stupendi commenti riusciranno a farmi passare. E vi avviso, non ho avuto tempo di rileggerlo quindi perdono per gli "o"rrori grammaticali. Ancora, scusatemi per il ritardo e buona lettura! ;)



Klaus spalancò gli occhi e corse al pian terreno della sua dimora ancora a petto nudo e piedi scalzi. Dopo aver percorso di corsa le scale ed attraversato l’ampio salotto, gli occhi allarmati di Elijah e Rebekah lo accolsero.
No, non poteva essere vero. La popolazione non poteva essere arrivata a tanto.
Si affacciò ad una delle grandi porte finestre della veranda, scostando le tende che erano state chiuse per la notte e la sua più profonda paura diventò realtà.
Vide un corteo di gente portare in mano fucili dell’armata reale, pire accese, edifici in fiamme. Nobili uccisi e sgozzati sul ciglio delle strade.
Parigi era irriconoscibile in quella scia di terrore e sangue, una parte di lui si sentiva inebriata e poteva scorgere lo stesso desiderio negli occhi arrossati di Elijah e Rebekah. Era difficile resistere di fronte a tutta quella inebriante paura, al brivido della caccia seppure per traslato, il desiderio di tuffarsi in quel lago di sangue era dirompente, ma un pensiero riuscì a riscuoterlo dall’oblio e dalla bestia che sentiva risalire in lui.
Caroline.
Abitava alla periferia di Parigi, potevano ancora esserci ottime possibilità di trovarla in salvo, barricata nella sua stessa dimora. Lei era furba.
Klaus si voltò di scatto e uscì alla velocità della luce dalla casa senza nemmeno degnare di uno sguardo i suoi fratelli. Loro se la sarebbero cavata in quell’inferno, Caroline no.
Corse come un fulmine, non gli importava di essere visto da quella folla brulicante e fuori di sé, doveva raggiungere Caroline, doveva metterla in salvo.
Una creatura familiare comparve al suo fianco, correndo insieme a lui mentre la sua lunga chioma bionda veniva scossa dal vento.
Klaus sorrise a sua sorella che ricambiò quel gesto con un cenno del capo. I fratelli Mikaelson non erano persone dalle molte parole, soprattutto quando si trattava di dire “ Grazie” e “Prego. Ti voglio bene”.
Un forte odore di bruciato e di polvere da sparo li fece immobilizzare nello stesso istante, al centro stesso di quel putiferio.
Klaus afferrò per mano la sorella e svoltò l’angolo.
Rebekah ebbe un sussulto di puro stupore misto a spavento e Klaus strinse ancora di più la presa contro la sua mano.
 < La Bastiglia.> riuscì solo a mormorare sotto shock.
 
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Caroline salì le scale di casa come una furia, rischiando di inciampare nel maestoso vestito regalatole da Klaus per l’incontro con i Thompson.
Era infantile, lo sapeva. Soprattutto dopo il meraviglioso viaggio in carrozza con Klaus, si erano calmati ed avevano iniziato a parlare di … beh di tutto. Dei sogni di Caroline, dei luoghi che l’ibrido aveva visitato.
Ed ora si ritrovava a sbattere la porta della camera da letto di sua madre dietro di sé senza averlo nemmeno salutato. Si era catapultata fuori dalla carrozza nel preciso istante in cui Klaus le aveva afferrato la mano per baciarla lascivamente.
Avrebbe tollerato insulti, prese in giro e frecciatine per il resto della sua vita, ma quello… no. Non poteva stare vicino a lui in quel modo se a meno di tre giorni doveva sposare un altro uomo. Non era giusto. Non lo era per lei, per Robert.
 < Caroline? Si può sapere cosa vi è preso?> sentì la voce alterata di Klaus provenire da dietro la porta, chiusa a chiave. Battè i pugni contro il legno facendo quasi svegliare Susanne dal suo sonnellino pomeridiano e Caroline corse a sedersi sulla sedia posta davanti allo specchio rotondo del mobile dove sua madre era in uso truccarsi, una volta. Quando non era confinata a letto.
Portò le mani sulle cosce e le strofinò con forza nel tentativo di ritrovare il controllo. Sospirò pesantemente e chiuse gli occhi. Si sentiva così infuriata con lui.
 < State bene? Vi prego non fatemi preoccupare. Aprite la porta.> il tono di voce di Klaus si era tranquillizzato. Anzi, era più calmo ma una nota d’urgenza ne modulava il tono altrimenti perfetto, seducente. Dannatamente inglese.
Per quale maledetto motivo doveva comportarsi così con lei? Ora? Perché?
 < Sto bene. Devo assistere mia madre, scusatemi. Vi vedrò il giorno del matrimonio, potete andare.> disse ad alta voce, ben sapendo che non ce ne fosse bisogno. Klaus era un super ibrido, o giù di lì.
Sentì un forte colpo scardinare quasi la porta dalle assi e si voltò di scatto, allarmata.
Non era riuscito a contenersi. Aveva sferrato un pugno a quella stupida porta in legno, l’unico oggetto che lo separava da Caroline. Ma non era così, non c’era solo un po’ di mogano a dividerli. Lo aveva capito.
Caroline non era semplicemente una preda difficile. Era una ragazza colma di principi, d’onore e di un orgoglio smisurato. Aveva percepito così bene il cuore di lei accelerare il battito al suo tocco e questo gli aveva dato speranza.
Arrossiva in sua presenza ed aveva potuto notare una scintilla di passione mista a rabbia nei suoi occhi.
Ma Caroline non era come le altre. Lo stava imparando a sue spese.
 < Domani invierò un sarto per il vostro abito da sposa e Caroline… ceneremo insieme. Ho intenzione di trascorrere del tempo con voi, prima del vostro trasferimento a casa Thompson. Non è bene che una donna viva da sola, con la madre malata. Eviteremo voci spiacevoli.> ordinò Klaus prima di voltarsi, pronto ad uscire da quella casa e sfogare la sua rabbia su chiunque avesse incontrato.
Ma la porta alle sue spalle si spalancò ed ancora prima che riuscisse a voltarsi, Caroline si era gettata contro di lui, spintonandolo verso le scale.
 < Potreste inventare una scusa migliore! Vi facevo più intelligente! Ma sapete una cosa? Avete potuto comprare il mio futuro, ma non comprerete me! Non mi avrete mai! > urlò Caroline con tutta la voce che aveva in corpo, mentre le sue mani venivano immobilizzate contro il petto di Klaus che la stava guardando con aria allarmata e sconvolta.
Fu questione di un secondo. Le labbra carnose ed avide di Klaus si schiantarono contro quelle di Caroline mentre l’ibrido la conduceva contro la parete, per permettere ai loro corpi di sfiorarsi, fondersi l’uno con l’altro.
Sentì le mani di Caroline chiudersi a pugni e combattere contro il suo petto, ma pian piano la sua resistenza divenne più flebile. La sua bocca si schiuse permettendo a Klaus di baciarla come sognava di fare da quando l’aveva vista e le afferrò la testa tra le mani, intrecciando le dita ai suoi boccoli dorati per baciarla con più forza, come se quello fosse stato il loro primo ed ultimo bacio.
 < Caroline.> la voce tremula di sua madre risuonò per l’angusto corridoio, facendola tremare.
Klaus potè avvertire il disagio della ragazza risalire lungo la sua spiana dorsale, irrigidendola come un pezzo di ghiaccio.
La ragazza posò un casto bacio contro le labbra dischiuse dell’ibrido che stava cercando invano gli occhi di lei.
Caroline aveva la testa bassa, china e afferrando le mani calde di Klaus le allontanò dal suo viso per indirizzarsi in silenzio ed ancora con il fiatone verso la camera di sua madre.
Chiuse la porta dietro di sé, obbligandosi a non guardare l’uomo che la stava condannando alla dannazione eterna, all’eterno tormento eppure… all’eden terreno.
Klaus osservò Caroline chiudere a chiave quella maledetta porta, senza dire una parola. Scioccato egli stesso da quello che era appena accaduto.
 < A domani.> sussurrò con le labbra ancora gonfie e fin troppo rosee. Caroline provava davvero qualcosa per lui.
Era tutto quello che gli bastava sapere. Lottare era suo compito adesso.
 
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 
La testa del capo delle milizie del re era stata appesa ad una picca che un corteo di gente inferocita stava portando in giro come se fosse stata una macabra bandiera. Era tutto a dir poco scioccante.
La Bastiglia era in fiamme, le guardie venivano portare fuori e trucidate dalla folla, i pochi prigionieri fatti evadere. Non si poteva più tornare indietro, era evidente. La rivoluzione alla fine era scoppiata.
 < Elijah sta prendendo le cose più importanti, i documenti, i nostri passaporti ed il resto. Ci aspetta sulla Senna tra un’ora. Ci sarà un battello ad aspettarci.> disse Rebekah con un filo di voce.
Klaus si voltò a guardarla scioccato e piegò la testa, frastornato. < Perché non sei rimasta tu a risolvere quelle faccende? È troppo pericoloso qui fuori.> osservò in un misto tra rabbia e preoccupazione.
 < Perché ho tirato un bel cazzottone ad Elijah e ti ho seguita. Caroline è mia amica e se proprio qualcuno deve salvarla e beccarsi la sua riconoscenza infinita, beh allora quella sono io, non Elijah. Potrei tenerla sotto scacco per anni così, farle fare da mia schiavetta riconoscente fino alla fine dei giorni. Non mi perdo questa opportunità.> disse sollevando un poco il mento, in un moto di stizza. Era una cosa sciocca, infantile… una cosa da Rebekah mascherare l’affetto sotto quella strana aria da superba stronza. Klaus le sorrise e ricominciò a correre.
L’avrebbe salvata e sarebbero fuggiti insieme. E se proprio Caroline voleva quell’insulso verme con lei, allora lo avrebbe portato con loro e poi lo avrebbe fatto affogare nella Senna.
Mm… forse non era una buona idea.
Avrebbe architettato un piano migliore quando l’avrebbe vista.
Schizzarono tra la folla, schivando proiettili e cortei inferociti. Ebbero non poche difficoltà ad uscire dal centro di Parigi. Tutte le porte, tutti gli ingressi erano sotto assedio o in preda alle fiamme. Scavalcare il muro era stata la soluzione più adatta alla fine.
Più si avvicinavano alla dimora di Caroline e più Klaus e Rebekah sentivano il loro cuore raggelare.
Le previsioni di Klaus erano state ottimistiche. La battaglia era dilagata sino a lì.
Superarono in un battibaleno l’abitazione dei Laurent, la porta era divelta, le finestre in frantumi e Klaus potè udire il cuore della signora Laurent battere per l’ultima volta.
Accelerò il passo lasciando indietro Rebekah, ma alla vista della casa di Caroline si immobilizzò, divenendo di pietra.
Tutto sembrava esageratamente calmo, ma la porta principale era aperta.
Non si lasciò il tempo di pensare, di percepire il sangue raggelarsi nelle sue vene. Entrò di fretta nella casa e dal pian terreno deserto udì dei rumori e delle voci provenire dal piano superiore. Fu lì in un istante.
Due uomini vestiti di stracci e armati di fucile stavano cercando di buttare giù la porta della camera da letto di Caroline.  La sua Caroline. Si era barricata dentro.
Un sorriso di soddisfazione sfuggì al suo controllo mentre in poco meno di dieci secondi affondava i suoi canini nel collo di quelle bestie, parandosi dai proiettili con i loro rispettivi corpi. Idioti, in definitiva si erano uccisi da soli.
Lasciò cadere il cadavere dell’uomo che aveva usato come scudo, ma ancora prima che potesse allungare una mano sulla maniglia, Rebekah ruppe la porta portando con sé parti delle travi in legno che Caroline doveva aver inchiodato allo stipite e alla parete dall’interno.
La sua ragazza era un tipo sveglio.
Rebekah e Klaus entrarono contemporaneamente nella stanza, prendendosi quasi a spallate ed il sorriso di soddisfazione e sollievo che illuminava il viso dell’ibrido svanì in poco meno di un minuto.
La stanza era intatta. Nessuno sembrava esservi entrato.
Il verme giaceva sul letto, ancora privo di conoscenza. L’armadio di Caroline era spalancato e la finestra … la finestra era aperta.
Notò con la coda dell’occhio che Rebekah era corsa nel bagno privato, in cerca di lei. Ma lei non c’era. Non ne percepiva il battito, il respiro.
Si avvicinò con lentezza sovrannaturale alla finestra. Non voleva vedere, non poteva dare conferma ai suoi dubbi, alle sue paure.
Sfiorò con l’indice la spessa corda fatta di candide lenzuola che pendeva dal davanzale della finestra per ricadere lungo il retro della casa.
Lei era furba.
Lei aveva messo al sicuro Robert, trascinandolo dal divano ( dove lui stesso ricordava di averlo depositato poche ore prima ) in quella stanza che aveva reso inespugnabile, prima di fuggire. Fuggire, ma diretta dove?
 < Non c’è. In bagno non c’è …> sussurrò sotto shock Rebekah prima di avvicinarsi al fratello che sembrava non averla nemmeno sentita. Alla vista della fune improvvisata anche lei capì.
 < Lei è furba.> sussurrò Klaus.
 < Cosa?> domandò Rebekah senza capire il significato delle sue parole.
 < Lei è furba è vero, ma è anche altruista, è buona.> osservò Klaus voltandosi per camminare nervosamente nella stanza e passarsi le mani tra i capelli.
Stava ragionando. Dove poteva essere andata, dove?
 < Ok.> sussurrò Rebekah facendo un passo indietro. O suo fratello era sull’orlo di una crisi di nervi oppure stava per avere un’illuminazione che era davvero il caso di non farsi sfuggire.
 < Avrà pensato di venirci incontro. Avrà pensato che restare qui era troppo rischioso quando ha visto tutti questi ribelli. Ma non può essere stata così stupida da pensare di poter attraversare Parigi senza rischiare la vita!> ringhiò furente prima di afferrare la lampada posta sul comodino e scaraventarla contro il muro.
Rebekah rimase in silenzio, mordendosi le labbra. Avrebbe voluto dire a Nik di tranquillizzarsi, ma era normale che non potesse ed era stupido da parte sua chiederglielo.
 < Meredith.> sussurrò Klaus prima di afferrare Rebekah per le spalle.
 < È andata a salvare Meredith e suo marito, abitano di fronte alla Bastiglia e noi a meno di un chilometro da lì. Avrà pensato di poterci incontrare lungo il tragitto o di portare Meredith con lei, da noi. È una stupida altruista ecco cos’è!> urlò mentre i suoi occhi divenivano gialli.
 < Hai ragione Nik, ma ora dobbiamo trovarla. Dobbiamo separarci, non sappiamo che strada possa aver percorso o stia ancora percorrendo e dubito che sia riuscita a superare le cinta murarie della città, le porte sono prese d’assedio. Abbiamo avuto problemi noi ad uscire!> disse con voce autoritaria Rebekah prima di liberarsi della presa del fratello.
Klaus si voltò di scatto ed un basso ringhiò fuoriuscì dalle sue labbra contratte.
 < Sta attenta e non appena la trovi, portala da Elijah, sul battello. Ci vediamo lì tra un’ora.> ordinò Klaus prima di gettarsi dalla finestra e correre. L’avrebbe trovata, ci sarebbe riuscito.
 Rebekah si voltò per osservare Robert, ignaro di ogni cosa e sospirò.
 < E certo… e di te chi si occuperà? Maledizione.> bofonchiò prima di prenderlo in braccio ed uscire dalla finestra. Un forte rumore la costrinse a fermarsi, aveva fatto sbattere la testa di Robert contro lo stipite della finestra.
  < Ops. Colpa mia.> osservò con un sorrisino divertito prima di lanciarsi. Lo avrebbe appioppato ad Elijah e sarebbe tornata a cercare quella testarda di Caroline.
 
 
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 < Sei bellissima piccola mia. Ma dimmi … Robert come si è proposto? Stavate facendo una passeggiata? Te lo aspettavi?> domandò Susanne, ravvivandosi i lunghi capelli di un biondo più scuro di quello di Caroline.
La ragazza guardò il suo riflesso nello specchio e provò ogni tipo di sensazione contrastante, ma nulla che fosse vicino alla gioia.
 < No mamma, non me lo aspettavo affatto. È stato dolce e gentile e … mi ama. Questo è tutto ciò che conta. Ed io sarò una brava moglie, come lo eri tu con papà.> rispose con voce atona mentre il sarto le gironzolava attorno apportando le ultime modifiche. Le stava mentendo per una buona ragione, non farla soffrire.
 < So che Robert ti ama … ma tu ami lui?> domandò allora Susanne, con fare guardingo mentre cercava di scendere dal letto.
 < Mamma che fai? Resta giù.> la ammonì Caroline mentre si lanciava verso Susanne nel tentativo di tenerla a bada.
Ma il movimento improvviso aveva fatto sì che il sarto le ferisse il palmo della mano con uno spillo, aprendo una ferita dritta e lineare sino all’indice.
 < Signorina!> protesto il basso uomo pelato e vestito di tutto punto. Caroline non badò al dolore ed aiutò sua madre a sistemare i cuscini.
 < Domani dovrò venire, devo abituarmi a stare in piedi di nuovo.> protestò Susanne prima di afferrare la mano ferita della figlia. < Oh Caroline, sai essere così sbadata a volte. Va a medicarti, corri!>
Caroline sbuffò, facendo roteare gli occhi al cielo e si voltò verso il sarto.
 < Il vestito è pronto? Posso liberarmi della vostra piacevolissima presenza?> domandò tra il sarcastico ed il divertito.
 < Avete tolto da sola l’ultimo spillo! Posso fuggire di qui, il più in fretta possibile.> scherzò di rimando l’omino, genuinamente attratto dalla bellezza di quella fanciulla.
 < E Caroline… non appena sarai di ritorno, dovrai rispondere alla mia domanda.> puntualizzò Susanne, rivolgendole un sorriso malizioso.
Caroline uscì in fretta da quella gabbia di matt…emh stanza e si diresse al piano di sotto con un sospiro di sollievo.
 “Si mamma, lo amo. Io amo Robert.” Quanto poteva essere difficile dirlo, sembrando vagamente credibile? In fondo voleva un gran bene a Robert.
Si indirizzò in salotto. Nel mobiletto vicino al sofà dovevano trovarsi garze e quant’altro. La ferita pizzicava un po’, non faceva tutto questo male ma sempre meglio assecondare Susanne Forbes. Sempre.
Si chinò per prendere il necessario lasciando che il sole, che trapelava dalle grandi finestre rettangolari, le riscaldasse la pelle. Si alzò di scatto ma qualcosa le impedì di fare il passo successivo.
Sulla soglia della porta c’era Klaus. Splendido nel suo abito blu scuro che metteva in risalto il colore dei suoi magnetici occhi.
La stava osservando con attenzione e persino con uno strano cipiglio mentre portava le mani dietro la schiena e faceva un passo verso di lei.
Caroline fece scivolare le mani lungo i suoi fianchi, attenta a non far cadere i vari medicinali ed attese. Non sapeva bene cosa, ma sapeva che non avrebbe mai trovato la forza di parlare dopo quello che era successo il giorno prima.
Quel vestito. Quel maledetto vestito sembrava essere stato creato dagli angeli apposta per lei.
Estremamente semplice per la moda dell’epoca eppure…così perfetto per esaltare la bellezza disarmante di quella fanciulla.
Poteva ben dirlo, mai nessuna donna era apparsa ai suoi occhi così perfetta.
Lo scollo a barca che lasciava le spalle scoperte, il pizzo ricamato che scivolava come acqua sulle sue curve, sulla sottoveste bianco perla. La gonna ampia ma non rigonfia metteva in risalto la sua vita sottile, arrivando fino ai piedi e prolungandosi in un piccolo strascico.
Le maniche lunghe terminavano a forma di “v” lungo il dorso della sua mano, lasciando al pizzo il compito di creare incantevoli giochi con il candore della sua pelle, così come accadeva lungo il decolleté e la schiena. Era un vero splendore. Una sposa incantevole… che non sarebbe stata sua.
 < Non vi ho mai visto più bella.> disse Klaus con sincerità mentre i suoi occhi divenivano tristi.
Caroline deglutì rumorosamente ed aprì la bocca ma nessun suono sembrò volerne fuoriuscire.
“ Dì qualcosa maledizione! Parla…parla, cretina!” lo sguardo di disperazione mista a terrore di Caroline lo fece sorridere, lasciando che l’atmosfera tesa si alleggerisse almeno un po’.
 < Ho in mente di portarvi a cena fuori, spero vi cambierete d’abito o dovremmo dare un po’ troppe spiegazioni che risulterebbero poco convincenti.> osservò Klaus avvicinandosi a lei che non era riuscita a non sorridere di quella battuta.
 < Il grande Monsieur Mikaelson sposato. Saremmo sulla bocca di tutti e fin troppe donne tenterebbero di uccidermi a suon di occhiatacce malevole.> ironizzò Caroline prima di tornare a guardare le sue scarpe ed indirizzarsi verso l’altra porta, quella non ostacolata dalla figura di Klaus.
 < Vi proteggerei da tutto. Non di meno dagli uomini che cercherebbero di portarvi via da me.> la voce roca e suadente di Klaus la fece immobilizzare sui suoi stessi passi. Non erano solo le sue scarpe che stava contemplando in quel momento ma anche quelle di Klaus che si era parato davanti a lei, troppo vicino per il suo già danneggiato sistema nervoso.
Sentì le dita dell’ibrido scivolare lungo la sua mascella fino a sollevarle il viso.
 < Odio non potervi guardare negli occhi. > sussurrò Klaus, avvicinando la sua bocca a quella di Caroline. Quando quelle due pozze di acqua cristallina tornarono a guardarlo fu come bere una sorsata d’acqua fresca in piena estate.
 < Non potrete prendervi tutte queste libertà a partire da domani. Verrò a cena con voi, per dirvi addio come devo. Dimentichiamo tutto, dimentichiamoci l’una dell’altro ed andiamo avanti con le nostre vite. Vi imploro. Lasciatemi libera di non tradire me stessa.> al suono di quelle parole Klaus fece vagare i suoi occhi frenetici, allarmati lungo quel viso contratto ma pur sempre bellissimo.
Afferrò con gentilezza la mano di Caroline e la portò vicino al suo viso. Le sfilò le garze dal palmo contratto e le posò sul mobile vicino alla parete. Tornò a guardarla e posò la mano della ragazza contro le sue labbra.
Ne leccò la lunga ferita, giungendo sino all’indice per depositarvi infine un lungo bacio. Il blu magnetico dei suoi occhi non si era mai allontanato da quello sconvolto ed eccitato di quelli di Caroline.
Srotolò la garza e le fasciò con diligenza la mano, approfittando di ogni occasione per far sfiorare la loro pelle, le loro dita in un gioco di seduzione e desiderio.
 < Siete libera di non tradire voi stessa, come io sono libero di amarvi.> osservò Klaus con voce calma prima di fare un passo avanti e depositarle un bacio dolce, lento sulle labbra. Le accarezzò la guancia e ne saggiò il profumo prima di tornare a debita distanza da lei e sorriderle.
 Caroline barcollò fino alle scale, aggrappandosi alla vita di Klaus che la sorresse prontamente. Potevano le parole di quell’ibrido, un suo semplice bacio scombussolarla a tal punto?
Eppure baciare Robert non l’aveva fatta sentire così.
 < Voi non mi amate. Smettetela di ingannare voi stesso e mentire a me. Sono solo un capriccio.> sibilò tra i denti Caroline prima di salire al piano di sopra per cambiarsi e dare il via ad una cena che sapeva, sarebbe stata interminabile.
 
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Stava correndo, un piede dietro l’altro, la tensione alle stelle, la paura che gli martellava il cuore.
Paura. Un sentimento che non provava da tempo.
E per la prima volta non aveva paura per se stesso, ma per un qualcun altro. Qualcun altro che contava più di lui, della sua salvezza, della sua vita.
In preda alla disperazione più ceca aveva fatto il giro delle cinta murarie di Parigi per ben tre volte. Nulla.
Quella stessa disperazione lo aveva spinto a recarsi sulla Senna, nel luogo stabilito, dove sapeva avrebbe trovato il battello. Magari Caroline era riuscita a trovarlo da sola, ad imbattersi in Elijah.
Accelerò il passo, cosa che credeva impossibile potesse fare. Sentiva i polmoni sul punto di collassare e se la cosa non avrebbe gravato alla sua vita, di certo lo avrebbe fatto capitolare dal dolore.
Ma nessun dolore poteva essere paragonabile al dolore di perderla. Avrebbe superato qualsiasi limite, proprio o umano, i limiti posti da quel maledetto mondo che sembrava ostacolarli in ogni modo. Avrebbe sempre continuato a combattere per Caroline, fino a che avrebbe avuto fiato in corpo.
Lei era la ragione di ogni sua azione, di ogni suo pensiero. Era la sua vita. Non avrebbe mai potuto andare avanti senza di lei. Molte persone lo fanno. Tutte lo fanno a dire il vero.
Chiunque ha perso nel corso della sua vita qualcuno di caro, di amato. Fa male, ma alla fine si sopravvive.
Se c’era una cosa della quale Klaus era sicuro era che dopo di lei non ci sarebbe stato modo per ricominciare a vivere. Senza una parte di lui, senza il suo cuore, il suo braccio, la sua gamba, la sua stessa testa come si fa ad andare avanti?
Quando notò la barca di medie dimensioni e dal colore chiaro che aveva comprato tempo addietro con Elijah per un occasione del genere, ma che avrebbe dovuto involvere Mikael, si precipitò sulla riva erbosa.
Entrò di corsa sull’imbarcazione, ma …era vuota. Neppure Elijah era lì eppure i loro bagagli erano perfettamente stipati nella stiva.
Anche lui doveva essersi messo in cerca di Caroline e mancava meno di mezz’ora al loro appuntamento in quel punto preciso.
Dove diavolo era finita?
Richiuse con così tanta forza la stiva da scardinarla prima di tornare a correre. L’erba sotto i suoi piedi nudi riuscì per un attimo ad alleviare il dolore dovuto allo sfregamento della pelle ormai bruciata sulla ghiaia ed i sassi.
Doveva trovarla.
Poteva essere arrivata veramente fino da Meredith?
Ancor prima di riuscire a formulare quel pensiero, Klaus si indirizzò verso il centro di quella Apocalisse appena scoppiata. Non riusciva a capire come avesse fatto ad entrare in città, pensare che si trovasse vicino alla Bastiglia… se fosse stato così, le possibilità di rivederla viva erano … No!
Arrivò davanti la dimora di Meredith, era stata presa. Le porte erano divelte, le finestre rotte. Dalla Bastiglia alle sue spalle fuoriuscivano uomini armati di tutto punto, che avevano appena saccheggiato l’armeria reale.
Doveva entrare, ma non appena arrivato alla porta qualcosa venne scaraventato contro di lui, tanto da farlo traballare all’indietro prima di capire che quello che aveva tra le braccia era un uomo.
Alzò lo sguardo ed il viso iroso e sporco di sangue di Caroline riuscì a farlo sentire terribilmente sollevato e timoroso allo stesso tempo.
Aveva in mano un lungo fucile che sembrava star usando più come una spada ( grazie alla lunga baionetta posta sulla sommità ) o un bastone, il vestito oro chiaro era imbrattato di sangue e con l’altra mano stava sollevando qualcosa. No, lo stava più trascinando. Aveva le spalle curve e lo sguardo iniettato di sangue, era a malapena riconoscibile eppure … apparve ad i suoi occhi come una visione. Il suo angelo caduto, la sua dea della vendetta, la sua Nemesi.
Klaus gettò a terra l’uomo ormai privo di vita e corse verso Caroline.
La ragazza lo guardò con aria dubbiosa, ancora sull’attenti e al suo tentativo di stringerla tra le braccia, sobbalzò allontanandosi.
Non poteva essere vero. Era una visione. Uno stupido sogno.
Klaus a petto nudo, sporco di fuliggine, coi capelli scarmigliati e a piedi scalzi era apparso davanti a lei. Bello persino in quell’infermo di fiamme e orrore. Il suo cavaliere non proprio in armatura scintillante, ma mezzo nudo e dagli addominali scolpiti. Non sapeva bene perché, ma la cosa le andava ancora meglio.
Aveva dovuto uccidere, fuggire, lottare per non essere catturata, per salvare il bambino che portava in grembo e per arrivare da Meredith. Avevano ucciso suo marito ed aveva dovuto trascinarla fuori da quel salotto imbrattato di sangue per portarla in salvo verso casa Mikaelson. Riuscire nella sua impresa con una Meredith evidentemente non in grado di reagire era impossibile. Ed ora … Klaus era lì.
Caroline adagiò con gentilezza Meredith a terra e si gettò contro Klaus, lasciando che le sue grandi braccia l’avvolgessero completamente e la sollevassero da terra. Salva. Al sicuro, protetta, completa.
Persino il dolore sembrava essere svanito in quell’abbraccio.
Klaus le baciò la fronte ed i capelli più volte fino a sollevarle il viso e baciarla sulle labbra, saggiandone il delizioso aroma, il sapore dolce e la consistenza calda e morbida della sua lingua.
Fece scivolare le sue mani lungo la schiena contratta di Caroline, nel tentativo di tranquillizzarla, di farle capire che poteva rilassarti. Ora lui era lì con lei, pronto a tutto pur di difenderla.
 < Klaus.> la sentì gemere il suo nome, contro le sue labbra. In un sussurro così sensuale da farlo eccitare come mai prima.
 < Sono qui. Te l’ho promesso.> rispose l’ibrido a quel gemito di stupore e lussuria.
 < Non ne avevo dubbi.> scherzò Caroline prima di passare la lingua sul labbro inferiore di Klaus, saggiandone il sapore inebriante.
L’ibrido si lasciò sfuggire un sorriso malizioso prima di allontanare la bocca da quella di Caroline. La strinse con foga alla sua vita e lasciò che i loro occhi si incontrassero.
Forse era la felicità d’averla trovata sana e salva, forse la sorpresa nel vederla così… forte, una guerriera o forse era l’odore del sangue, le urla in sottofondo ma sentiva di volerla. Voleva farla sua lì, in quel momento, contro le pareti di quella dimora insanguinata, circondati dalla tragedia e dalla guerra che sembrava scalfire e distruggere tutto, tranne il loro amore.
 < Andiamo.> gemette controvoglia Caroline. Klaus sorrise, poteva leggere in quelle pozze color cielo una scintilla di desiderio oscuro che anche lui aveva provato.
Caroline … la sua salvezza e la sua dannazione.
Prese tra le braccia Meredith ancor prima che Caroline potesse dirglielo e fu pronto ad uscire dalla casa.
 < Sta dietro di me. Imbraccia il fucile e se serve …>
 < Sparo. Lo so. Come credi che sia arrivata fino a qui?> domandò Caroline con fare quasi altezzoso. Non si sentiva fiera delle vite che aveva preso, ma nemmeno colpevole. Lo aveva fatto per proteggere se stessa e … l’esseruncolo.
Il blu degli occhi di Klaus sembrò scurirsi mentre le rivolgeva un sorriso fiero e si voltava, pronto ad affrontare anche il Diavolo in persona pur di portarla al sicuro.
 < Se tu avessi indossato una camicia mi sarei attaccata a quella… ma devo dire che mi è andata meglio così.>
Klaus voltò il viso sulla propria spalla per guardare l’occhiolino che Caroline, acquattata dietro di lui, gli stava rivolgendo.
 < Smettila di scherzare e concentrati.> disse con tono serio, da papà. Scappò ad entrambi un risolino, troppo felici per essersi ritrovati sani e salvi per lasciare che la tensione prendesse il sopravvento così presto.
Klaus uscì dalla porta principale acuendo tutti i suoi sensi. C’erano un gruppo di popolani troppo impegnati a fare a pezzi una guardia per dare loro peso e dall’altra parte della strada ormai sabbiosa e rossiccia un gruppo di cinque donne dai vestiti malandati sembrava infondersi coraggio a vicenda, blaterando qualcosa di incomprensibile.
 
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 < No. Voi non potete farmi questo!> urlò Caroline, facendo un passo indietro per allontanarsi dal tocco caldo della mano di Klaus. L’ibrido non desistette e colmò immediatamente la distanza che la ragazza aveva interposto tra loro. 
Era bellissima nel suo abito da sposa, con i capelli sciolti che le ricadevano sulle spalle e le guance arrossate per l’ira.
 < Vi voglio Caroline e vi avrò anche se dovessi uccidere vostro marito per farlo!> rispose Klaus lasciando che i suoi occhi divenissero gialli.  Non voleva di certo spaventarla, ma voleva farle capire che non avrebbe accettato un altro no. Non questa volta.
Ma la paura fu l’ultimo sentimento che pervase Caroline. La rabbia, la frustrazione stavano straziando il suo cuore.
Il giorno del suo matrimonio! Doveva rovinare anche quello!
Aveva detto sì a Robert, si erano appena sposati nonostante il tentativo di Klaus di rapirla la notte precedente, dopo quella dannata cena.
L’aveva appena trasportata via di peso dal suo ricevimento di nozze e pretendeva cosa da lei? Cosa?
Un sonoro schiaffo riecheggiò per l’immenso salone di casa Mikaelson, nella quale Caroline era stata appena materializzata.
Caroline spalancò gli occhi, sbalordita dello stesso gesto che proprio lei aveva appena compiuto. Fece un altro passo indietro con fare tremante, ma sostenne lo sguardo iracondo di Klaus. Non poteva davvero farle questo! Non poteva capire ora che voleva lei!
 < Che razza di sentimento egoistico è poi, il vostro? Avete deciso di volermi solo quando mi avete data in sposa a Robert come fossi una pedina del vostro gioco? Cos’è questo sentimento che vi ostinate a chiamare amore? Siete un bambino che si è visto portare via un giocattolo ed ora lo vuole tutto per sé! Potevate capire prima, prima di farmi legare anima e corpo ad un altro uomo! Ed io non sono una delle donne senza morale che siete abituato a frequentare! Io non sarò un’adultera, non ripudierò tutti i valori in cui credo per voi! Per voi che non avete saputo amarmi quando eravamo ancora in tempo!> urlò Caroline con così tanta forza da farle male la gola. Le guance si erano arrossate e le vene del collo gonfiate. Aveva una voglia tale di continuare a prenderlo a schiaffi che dovette voltarsi per non guardarlo negli occhi.
 < Non voltarmi le spalle!> gridò Klaus, apparendo a super velocità davanti a lei. Erano così vicini da sentire scorrere l’elettricità dal proprio corpo a quello dell’altra come fossero due magneti, irreparabilmente attratti l’uno all’altra.
 < Avrei dovuto voltarti le spalle, secoli fa!> gridò Caroline, portandosi le mani alle tempie nel tentativo di non esplodere dal nervosismo. Ed in quell’istante, quel preciso istante il tempo sembrò fermarsi.
I loro respiri eccitati, frenetici andavano a mescolarsi in una danza suadente, sfiorando i loro colli mentre le loro iridi di due differenti tonalità di blu andavano ad intrecciarsi, a studiarsi per poi correre alle labbra dischiuse dell’altro.
E come la notte prima non fu possibile opporsi al desiderio che li stava consumando.
 
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 < Corri e qualsiasi cosa accada, non guardarti indietro.> ordinò Klaus prima di disporre sulle proprie spalle Meredith, ormai priva di sensi ed afferrare la mano di Caroline. Non era galante portare una signora in spalla come fosse stata un sacco di patate, ma al solo pensiero di gettarsi in quel putiferio senza avere Caroline vicina, a contatto, lo terrorizzava. E gli faceva venire una malsana voglia di sbarazzarsi della migliore amica di Caroline … cosa che la sua ragazza non avrebbe di certo apprezzato.
Se solo fossero riusciti ad incontrare Elijah o Rebekah nel tragitto, avrebbero potuto fuggire da lì a velocità sovrannaturale, ma a nessuno di loro sarebbe mai venuto in mente di andare a cercarli al centro stesso della Rivoluzione, la Bastiglia.
 < Ora.> urlò Klaus, per sovrastare il rumore dei fucili e le urla. Corse, focalizzando tutta la sua attenzione sul respiro di Caroline, quello che la circondava.
Uscirono in un battibaleno dal piccolo viale della casa di Meredith e svoltarono a destra, diretti all’imbarcazione che li avrebbe salvati.
Un boato e Klaus riuscì a percepire distintamente il sangue che colava lungo il suo addome. Sentì Caroline sussultare dallo spavento e prima che potesse fare qualcosa di stupido corse all’uomo che stava già ricaricando il fucile e gli spezzò il collo.
Era stato un istante, un maledetto sitante durante il quale aveva dovuto allontanarsi da Caroline ma quando si voltò la vide combattere contro un uomo che aveva afferrato il suo fucile. Era stata pronta a sparare a quel contadino che aveva evidentemente tentato di aggredire Klaus alle spalle.
Si gettò sul collo dell’uomo ma il forte tremito del suo corpo, fece sollevare il viso di Klaus illuminato da un sorriso malizioso.
Caroline lo aveva infilzato con la baionetta del fucile.
 < Bel colpo, ma hai preso anche me.> osservò Klaus con nonchalanche mentre con un doloroso passo indietro si liberava della punta della lama che gli aveva perforato lo stomaco.
 < Scusa.> osservò intimidita Caroline prima di tirare via la sua unicaarma di difesa.
L’uomo dagli abiti sudici pronunciò qualcosa di incomprensibile alle orecchie di Caroline, era in francese, e si aggrappò al collo della ragazza nel suo ultimo moto di vita. Klaus scaraventò l’uomo a metri lontano da loro ed afferrò Caroline per un braccio, incitandola a correre.
 < Dobbiamo muoverci!> urlò mentre la trascinava verso uno dei vicoli più vicini. Dovevano mettersi al riparo.
 < No, no Klaus aspetta! La collana, la collana di mia madre!> gridò Caroline mentre tentava di liberarsi dalla presa dell’ibrido per recuperare l’unico oggetto che le fosse rimasto di Susanne.
Un altro rombo e Caroline si ritrovò stretta tra le braccia di Klaus che le aveva fatto scudo col suo corpo, beccandosi una pallottola in piena schiena.
La ragazza sollevò il viso, allarmata come mai lo era stata per nessun altro e con la mano corse a tamponare la ferita di Klaus.
  < Come … come?> ma non riuscì a completare la frase. Vedere la sua mano sporca del sangue del suo unico, vero amore era stato un po’ troppo per il suo equilibrio mentale.
 Una folata di vento, breve, frastagliata e si ritrovò a terra, a rotolare tra il fango di una stradina laterale alla piazza della Bastiglia. Klaus era capitolato a terra con lei, ma si era subito rialzato per depositare Meredith contro un edificio.
 < Come sta?> domandò allarmata Caroline mentre arrancava verso l’amica per sollevarle il viso.
 < L’hanno ferita ad una gamba, la stessa pallottola che ha perforato la mia schiena. È troppo pericoloso Caroline, dobbiamo lasciarla qui.> osservò Klaus con aria severa, distante. La sua maschera da stratega era tornata a disgustare il cuore di Caroline.
 < È mia amica, non se ne parla! Quindi pensa ad un’altra soluzione! > gridò quasi Caroline mentre gente di ogni età e tipo correva affianco a loro, alzando polvere rossa e fango.
Klaus ringhiò, maledicendo se stesso e l’intera situazione prima di prendere a cazzotti il muro. Caroline cecò di sollevarsi per parlare con lui, tranquillizzarlo ma due uomini afferrarono Klaus per le braccia, immobilizzandolo.
 < Trovato! Il grande Mikaelson. Ti stanno cercando in tanti!>  urlò uno dei sue uomini dai panni mangiati dalle termiti e dalla polvere.
Caroline caricò il fucile e lo puntò contro l’uomo più alto e dai capelli scuri che non aveva emesso parola.
 < Lasciatelo andare o sparo.> li minacciò con aria sicura, ma mano tremante. I due uomini scoppiarono a ridere prima che Caroline premesse il grilletto e contemporaneamente Klaus si avventasse sul collo dell’altro uomo.
I cadaveri dei due farabutti giacevano ai piedi di Klaus che corse a stringere Caroline tra le sue braccia.
 < Prendi Meredith ed andiamo.> osservò Caroline prima di perlustrare la strada vicino a sé, in attesa della collana che le era stata strappata dal collo.
Klaus sospirò, sconfitto e la prese per mano. Quella strada conduceva fuori città, ma non verso la Senna. Dovevano rigettarsi nella mischia.
Caroline tremava e dallo sguardo vacuo ed arrossato poteva ben dire che stava cercando in tutti i modi di trattenere le lacrime.
 < La collana.> sussurrò mentre con mano tremante si toccava il collo, nel punto preciso in cui quell’oggetto tanto prezioso nel cuore di Caroline, si trovava.
 < Resta qua e spara a qualsiasi cosa si muova, ci metterò un secondo. > sussurrò Klaus prima di darle un profondo e sofferto bacio.
 Le accarezzò il viso e pregò il Dio di Caroline, di tenerla al sicuro. Non poteva pregare per sé, lui non aveva un dio, lui era un mostro ma se ci fosse mai stata giustizia a questo mondo Caroline non meritava di morire.
Si gettò nella mischia alla ricerca della collana che Susanne le aveva regalato. Ed eccola lì, dove l’aveva vista cadere poco prima. Morse il collo di un uomo che stava per tagliare la testa ad un vecchio nobile, riverso a terra ed afferrò la collana dalla pozza di fango in cui era precipitata.
Fu un istante, un solo istante.
Nessuno dei due riuscì a capire chi avesse fatto la prima mossa, i loro corpi posero fine alla straziante distanza, le loro mani corsero ad accarezzare, lambire e marchiare il corpo ed il viso dell’altro.
Sentì il fucile venire caricato e prima di potersi girare e chiedere a Caroline cosa diavolo stesse facendo, la ragazza sparò due colpi. In un secondo Klaus tornò in quello stretto vicolo, ma prima di poter capire cosa stesse succedendo avvertì un dolore lancinante allo stomaco, tanto da farlo cadere in ginocchio e rigettare il sangue appena bevuto.
 < Klaus!> sentì la voce di Caroline richiamarlo alla realtà movimentata attorno a lui e sollevò il viso per vederla correre ed inginocchiarsi davanti a lui. Le sue mani gelide come il ghiaccio gli accarezzarono freneticamente il viso e nonostante la sua bocca fosse sporca di sangue la sentì baciarlo, dolcemente.
Amarsi era qualcosa a cui non potevano opporsi. Non potevano fare altro. Non avevano altra scelta ed andava bene così. Doveva essere così, ogni parte delle loro anime lo sapeva.
Poi le fu strappata via dalle mani.
Si alzò da terra nel tentativo di afferrarla di nuovo, ma la vista era così sfocata da non riuscire a vedere chi la stesse afferrando per la vita per strascinarla lontano da lui.
Percepì le dita di Caroline contro le sue e strinse la presa mentre la sentiva gridare il suo nome. Lottò con tutte le sue forze affinchè non le venisse portata via, ma un altro colpo allo stomaco lo fece barcollare sulle sue stesse ginocchia.
Le loro labbra gonfie si scontrarono, bramanti, in un vortice di emozioni mai provato prima. Si volevano, si desideravano e sapevamo che quel desiderio non sarebbe mai scemato.
Cercò di allungare la mano, per sentire quella di Caroline contro la sua ma quando le scivolò tra le dita, come rugiada sentì un dolore talmente forte da superare quello inflittogli da qualsiasi incantesimo.
La lingua di Klaus si insinuò prepotente e bisognosa nella sua bocca, che si schiuse al suo passaggio come se quel gesto fosse stato fatto e rifatto prima d’allora. Come se il loro posto nel mondo fosse tra le braccia dell’altro.
 < Due piccioni con una fava. Una Rivoluzione e la possibilità di uccidere questo abominio.> la voce stridula ed iraconda di donna, perforò quasi i suoi timpani mentre la sua vista tornava normale.
 < Caroline!> gridò Klaus senza voltarsi a guardare l’artefice di tutto quello.
Altre due donne dagli abiti logori la stavano trattenendo contro la sua volontà. Tenendola saldamente per le braccia.
La afferrò per la vita e voltò senza grazia, per cominciare a baciare il suo collo e strappare i fili del corsetto che tenevano imprigionato quel corpo perfetto, quel corpo d’alabastro che desiderava di un desiderio disarmante.
 < Lei non c’entra niente. È me che volete! Lasciatela andare!> gridò Klaus mentre si voltava di scatto, pronto ad aggredire la strega che gli stava facendo quello.
 < Oh lei c’entra. Lei c’entra sempre.> la voce provenne dalle sue spalle, facendolo voltare di nuovo.
Una donna dai lunghi capelli castani stava affondando un coltello nello stomaco di Caroline.
Scivolò in lei ed il gemito di piacere che uscì dalle labbra di Caroline, venne catturato da Klaus, saggiato dalle sue labbra per poterlo custodire in lui, per sempre.
Un rivolo di sangue le bagnò il mento prima di cadere in ginocchio a pochi metri da Klaus.
L’ibrido urlò il suo nome e strinse quella dannata collana nella mano fino a farla sanguinare. Caroline potè sentirlo distintamente lottare contro … contro qualcuno. Il mondo si stava già facendo troppo buio per lei.
Le sue mani calde le lambivano la vita, i fianchi, il seno. Tutto di lei gli apparteneva, ogni respiro, ogni angolo del suo corpo, ogni pensiero.
Un dolore lancinante al petto e tutto quello che fu in grado di percepire furono le labbra di Klaus, sfiorarla nell’istante preciso della sua morte.
 
 
 
 
Eccoci qui. La maledizione a quanto pare, ha fatto il suo corso anche adesso ed abbiamo finalmente capito il perché di quel dono. La collana di diamanti che il nostro Klaus non sa di avere tra le sue cose per un motivo ben preciso, visto che anche questa volta gli Spiriti hanno cancellato la sua memoria.
Se delle battute vi risulteranno familiari, sappiate che è voluto ;). Continuano a ripetere gli stessi atti, le stesse conversazioni senza nemmeno saperlo. Consideriamolo una sorta di tentativo inconscio di ricordare.
E poi ecco a voi uno spoilerone… Caroline tornerà nel futuro, ma …nah non ve lo dico ;)!
Fatemi sapere cosa ne pensate di questo sudatissimo capitolo, vi prego e preparatevi allo shock per il prossimo.
Un bacione, Giulia.

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Capitolo 11
*** This is not my world. ***


Rieccoci qui con un capitolo pieno di sorprese e molte, molte rivelazioni! Non vedo l’ora di sapere quanto le vostre mascelle sono rimaste spalancate durante la lettura.
 A dopo e buona lettura ;)!
 
 
 
Caroline sbarrò gli occhi, in preda ad un dolore lacerante allo stomaco. Si sollevò a sedere e portò automaticamente le mani sul punto preciso in cui riusciva ancora a percepire la lama, trapassarla.
Osservò le sue mani, non più sporche di sangue e le sfuggì un sospiro di sollievo mentre reclinava la testa indietro e si portava ad osservare gli affreschi della volta della sua stupenda camera da letto. No, la loro camera da letto.
Klaus!
Al suo pensiero Caroline balzò giù dal letto dove si era materializzata ed inciampò in qualcosa di duro, che le ferì il piede ma questa volta la sua ferita si rimarginò forse fin troppo in fretta. Era bello tornare ad essere se stesse, un ibrido.
Osservò le strane assi di legno che erano sparse per il pavimento e si chinò per studiarne una. Avevano un aspetto familiare, ma non riusciva proprio a ricollegare i dettagli.
Una fitta alla pancia la fece paralizzare sui suoi piedi, tanto da costringerla ad inginocchiarsi per non perdere l’equilibrio. Cos’era stato?
Osservò la sua pancia ed un respiro le si spezzò in gola, lasciandola annaspare per un po’ d’ossigeno.
Come aveva fatto a non accorgersene prima?
La pancia che ricordava di aver avuto fino al momento della sua partenza era vistosa solo se attentamente studiata e lei e Rebekah si erano magistralmente impegnate a coprirla con magliette svolazzanti ed indumenti non aderenti, ma ora … un pancione di proporzioni enormi, ai suoi occhi, si ergeva maestoso sotto di lei.
 < Non può essere possibile.> sussurrò in preda allo shock mentre le sue mani vagavano sulla sua pelle nuda. Indossava gli abiti della festa, o ancora meglio indossava la gonna ed il solo reggiseno.
Senza riuscire a formulare un pensiero coerente si sollevò, pronta ad uscire da quella stanza ed andare a cercare l’unica persona che sarebbe mai riuscita a tranquillizzarla in quel momento. Klaus.
Ma doveva vestirsi prima. Ovvio.
Persino pensieri così elementari le sembravano impossibili da formulare.
Spalancò la porta che conduceva alla loro cabina armadio e lo scenario che si presentò ai suoi occhi la lasciò senza parole.
Era tutto … distrutto. I vestiti di Klaus giacevano a terra senza vita, come le assi di legno, le stampelle ed ogni scaffale. Solo i suoi capi erano intatti e riposti ordinatamente su ogni stampella.
Cosa diavolo era successo?
Solo allora riuscì a capire. Si voltò di scatto ed uscì dalla stanza per arrivare a passo svelto al camino e rimanere senza fiato.
La culla, la culla che Klaus le aveva regalato. Non c’era più.
Ecco cos’erano quelle assi di legno che le avevano ferito il piede nudo.
Si voltò per guardare quei pezzi di legno color panna, divelti, distrutti. Non poteva essere vero, Klaus non poteva averla distrutta. Per quale motivo?
Non … non voleva più avere quel bambino? Il bambino che portava in grembo e che in quello stesso momento stava scalciando come un matto?
Sentì le lacrime affiorare ai suoi occhi, ma Caroline si costrinse a ricacciarle indietro. Non poteva essere così, nonostante tutti i dubbi di Klaus, la sua paura di diventare padre, di diventare come Mikael, lui non poteva averla abbandonata.
Decise di fare una doccia e cambiarsi d’abito prima di uscire. Le goccioline di acqua fresca che percepiva scivolare sul suo corpo contratto la aiutarono a pensare, a rilassarsi.
Non poteva giungere a nessuna conclusione prima di aver rivisto Klaus ed i suoi amici. L’unica cosa certa al momento era che in casa non c’era nessuno.
Uscì dalla doccia e si avvolse nell’accappatoio di Klaus. Era una cosa stupida da fare, ma le mancava già l’odore della sua pelle contro la propria. Inalò quel profumo ormai così familiare e dopo vari tentativi di entrare nelle sue vecchie magliette o vestiti, optò per un paio di jeans ( l’unico indumento che ancora le entrava, santo metabolismo da ibridi che non le aveva fatto prendere un chilo se non sulla pancia! ) ed una camicia di Klaus che sembrava allacciarsi per miracolo.
Oh aveva dannatamente bisogno di andare a fare shopping con Rebekah.
Cercò in tutta la casa il suo cellulare, senza trovarlo. Decise che un’entrata a sorpresa sarebbe stata l’opzione giusta, l’unico problema era…dove andare?
Dove poteva essere Klaus?
Dove Rebekah o Elijah? Dannazione viveva con tutta la famiglia Mikaelson al completo e quando le serviva un Originale non era in grado di trovarlo? Sfiga.
Forse … forse .. ah chi prendeva in giro! Non riusciva a fare una sola supposizione e l’unica persona che sapeva dove trovare in quel momento era Stefan.
Doveva andare a casa Salvatore, lì avrebbe di certo trovato qualcuno che sarebbe stato in grado di dirle dove fosse il suo dannato telefono per chiamare Klaus. Doveva ricordarsi di imparare a memoria almeno uno dei numeri di telefono delle persone che la circondavano. Si era adagiata fin troppo nella tecnologia.
Afferrò le chiavi della macchina dal mobiletto intarsiato dell’ingresso ed uscì, direzione Mystic Falls.
Il dover tirare indietro il sedile della macchina per poter entrare con quel pancione, il dolore ai piedi ( stupidi stivali! ) e la crisi di panico che si stava impossessando di lei, furono pensieri che non la sfiorarono nemmeno durante il lungo viaggio in macchina … No, per niente!
Forse si trovava solo in un brutto sogno, uno stupido sogno senza capo né coda. Forse era impazzita ed il pancione che ostentava in giro era solo nella sua mente… si, ok si stava prendendo in giro da sola, ma andiamo!
Cosa diavolo era successo in sua assenza?
Parcheggiò come un fulmine la sua macchina di fronte la residenza dei Salvatore e scese di corsa, ma ancor prima di riuscire ad arrivare al portico d’ingresso, la porta si spalancò.
Stefan la fissò con aria sconvolta, sembrava tremare mentre teneva aperta la pesante anta di legno.
Caroline si immobilizzò sui suoi passi e gli sorrise, felice.
Solo allora Stefan sembrò riprendersi dallo shock ed accennare un sorriso incredulo agli angoli della bocca mentre Caroline lo raggiungeva.
Una volta arrivata ad un passo da lui, si fermò anche lei.
Aveva una voglia matta di abbracciare il suo migliore amico ed affogare nel suo abbraccio ma la tensione che sentiva provenire da Stefan la lasciò per un attimo in dubbio sul da farsi.
 < Ehi.> esordì Caroline trattenendo a stento un sorriso divertito.
Stefan sbarrò gli occhi al suono della sua voce, quasi spaventatone. Ma in quel momento Caroline potè notare i suoi occhi divenire quasi liquidi, meno guardinghi.
Stefan le sorrise e la attirò a sé per stringerla tra le braccia.
Caroline rispose immediatamente a quel calore e chiuse gli occhi beandosi della sensazione di affetto e familiarità che solo un fratello come Stefan poteva infonderle. Lui era la sua famiglia.
Lo sentì tastare la sua schiena, la sua nuca in un moto di affetto stritolante e di incredulità. Un bacio dolce si posò sulla sua tempia e quando Caroline riaprì finalmente gli occhi si stupì delle lacrime che bagnavano il viso di Stefan.
 < Stefan? Cosa succede?> domandò allarmata la ragazza mentre afferrava l’amico per le spalle e fissava i suoi occhi preoccupati in quelli del vampiro.
 < Non posso crederci. Sei qui.> sussurrò Stefan prima di afferrarla di nuovo e stringerla tra le braccia con maggiore foga.
Caroline strinse le dita attorno ai bicipiti dell’amico, nel tentativo di tranquillizzarlo, di fargli capire che lei era realmente lì. La sua più grande paura stava trovando conferma in quel momento. La reazione di Stefan non lasciava spazio ad alcun dubbio.
 < Da quanto tempo manco?> domandò con un filo di voce Caroline, impaurita dalla risposta che avrebbe avuto.
 < Quasi quattro mesi.> sussurrò in risposta Stefan, stringendo automaticamente la presa attorno al corpo dell’amica che sembrava aver perso ogni forza.
Quattro mesi? Come poteva essere stato possibile? Questo voleva dire che la sua gravidanza era al settimo mese adesso?
Caroline sentì la testa girarle vorticosamente e lasciò che Stefan le avvolgesse il braccio attorno alla vita e la conducesse dentro la casa.
Tutto era come lo ricordava là dentro, infondendole un senso di familiarità di cui aveva un dannato bisogno in quel momento.
Stefan la scortò fino al divano, il calore del camino la aiutò a tranquillizzarsi mentre un bicchiere di whisky si materializzava davanti al suo sguardo.
 < Pensavo che una donna incinta non potesse bere alcolici.> tentò di ironizzare Caroline mentre fissava l’amico in piedi davanti a lei.
 < Hai tutte le giustificazioni del mondo.> si spiegò Stefan con fare preoccupato, ma velatamente sarcastico.
Caroline afferrò il bicchiere dalle sue mani e mandò giù il liquido ambrato in una sorsata sola. Oh ne aveva davvero bisogno, davvero…davvero bisogno.
Stefan si sedette sul divano di fronte a lei e rimase per un istante di troppo a fissarla, rigirandosi il bicchiere tra le mani.
 < Sono la prima persona che vedi?> domandò di punto in bianco, assumendo un’espressione pensierosa.
 < Si. Mi sono svegliata a casa nostra, a New Orleans e non c’era nessuno. Il mio cellulare è scomparso, a proposito sai che fine ha fatto? No perché non ricordo un solo numero a memoria, così sono venuta qui. Sapevo ti avrei trovato.> sorrise infine Caroline ricevendo in cambio lo stesso, identico, genuino sorriso.
Stefan si sporse in avanti per posarle una mano sul ginocchio, un contatto lieve ma carico d’affetto.
 < Non so dove sia il tuo telefono, ma puoi usare il mio. Solo … Caroline prima dovresti ascoltare quello che ho da dirti. Sono cambiate molte cose. > disse con tono serio Stefan. Sembrava davvero preoccupato e Caroline portò automaticamente una mano sull’insolito pancione. Lei era tornata, il bambino c’era… cosa poteva essere andato storto?
 Stefan le riempì nuovamente il bicchiere e si sedette al suo fianco. Brutto segno … oh se era un brutto segno.
 < Care credevamo di averti persa per sempre. All’inizio eravamo speranzosi ma più passavano i giorni, più Bonnie tentava inutilmente di mettersi in contatto con te e più… perdevamo le speranze. > esordì Stefan con voce provata da quei ricordi. Caroline gli afferrò una mano e la strinse forte per fargli capire che lei era lì adesso e non aveva intenzione di andare da nessuna parte.
 < Klaus … Klaus è impazzito pian piano. Siamo arrivati a sperare che si dimenticasse di te come era sempre successo in passato, ma nulla. Ed il solo ricordarti era la prova, l’estrema speranza che tu fossi ancora viva ma alla fine… quando Tatia è tornata … le speranze sono svanite.> continuò Stefan stringendo maggiormente la mano di Caroline.
 < Tatia tornata? Cosa significa?> domandò allarmata l’ibrido prima di scattare in piedi al suono della voce che provenne dalle sue spalle.
 < Bonnie stava cercando di riportarti indietro e nel processo … aveva bisogno del mio sangue. Non so come ma sono qui, umana. E l’incantesimo per riportarti da noi, non ha funzionato.> spiegò la ragazza dai lunghi capelli castani, gli occhi non più di un verde sovrannaturale e gli abiti, beh erano abiti moderni, finalmente. Indossava un leggero vestito viola scuro che le arrivava fino al ginocchio e le lasciava le spalle scoperte.
Sembrava Elena, ma in cuor suo Caroline sapeva benissimo si trattasse di sua sorella.
Fu una cosa automatica, corse verso Tatia che a sua volta si gettò tra le sue braccia, piangendo di felicità.
Si strinsero fino a farsi male e la sensazione di completezza e sollievo che provarono nel potersi abbracciare di nuovo fu rigenerante.
 < Come? Come è possibile?> domandò Caroline mentre si sentiva scoppiare di felicità e paura allo stesso tempo.
 < Non lo so. So che …ero morta. Avevo cessato di esistere. Gli Spiriti mi avevano eliminata per il mio tradimento, ma c’è sempre una scappatoia. Non potevano annullarmi di punto in bianco e Bonnie ha usato la cosa a suo favore, rendendomi qualcos’altro. Come ha fatto con te a causa della cura, rendendoti un ibrido. Solo che ora io sono umana e … non posso più essere d’aiuto. Mi dispiace.> sussurrò Tatia mentre accarezzava amorevolmente i boccoli di Caroline, come era solita fare quando erano piccole.
 < Non importa. Tu sei qui e sei viva! A proposito perché sei qui, a casa Salvatore?> domandò Caroline mentre si allontanava da Tatia per avvicinarsi al camino e bearsi del calore della fiamma.
Osservò lo scambio di sguardi che si rivolsero Stefan e Tatia e capì ben presto che avrebbe dovuto sedersi per sentire la nuova news.
Cos’altro poteva essere successo in soli quattro mesi?
 < Diciamo che non sono proprio la benvenuta a casa Mikaelson. Klaus mi da la colpa della tua scomparsa ed Elijah …> ma a quel nome, la fermezza di Tatia sembrò vacillare mentre raggiungeva la sorella sul divano.
 < Caroline … dobbiamo avvisare Bonnie. Dobbiamo assolutamente avvisare tua madre e dobbiamo riportarti a casa tua, qui a Mystic Falls. Devi riposare e dobbiamo portarti a fare una visita ginecologica, per il bambino. Sempre meglio essere prudenti. La tua non è solo una gravidanza sovrannaturale, ma anche assolutamente normale e …beh la pancia è evidentemente cresciuta.> disse Stefan mentre afferrava la sua giacca di pelle, pronto ad agire.
Evasivo … Stefan non era mai stato così evasivo con lei.
 < Grazie Signor Ovvietà, ma io non mi muovo di qui finché non mi dite che fine ha fatto Klaus. E soprattutto … io non vivo più con mia madre, ma a New Orleans. La residenza Mikaelson è casa mia.> puntualizzò Caroline, cominciando a sentirsi alterata. C’era qualcosa sotto, qualcosa di per nulla piacevole come il ritorno di Tatia.
< Caroline la casa in cui ti sei svegliata è disabitata da mesi. Klaus ed Elijah ora vivono nella residenza che era di Marcel. Klaus ha preso possesso della città di New Orleans grazie all’aiuto delle streghe e degli ibridi che ha creato. > sbottò Tatia prima di venire fulminata dall’occhiataccia di Stefan.
 < Hai usato il tuo egregio tatto, come al solito vedo.> bofonchiò irritato il vampiro.
Caroline registrò l’intimità o ancor meglio la familiarità che Tatia e Stefan avevano acquistato. Dovevano aver davvero affrontato innumerevoli problemi in quei mesi, tanto da rendere sua sorella parte della loro sconclusionata Scooby gang.
Ma il resto della sua mente era pietrificata dal terrore. Cosa era successo a Klaus in quei mesi?
Aveva rispettato il patto che lei stessa aveva stipulato con le streghe, basato sulla fiducia reciproca e non più sul ricatto? Gli ibridi che aveva creato erano umani consenzienti come lei aveva suggerito di fare?
Davina… Davina che fine aveva fatto? Era ancora in vita?
E perché avevano abbandonata la loro casa?
 < Aspetta… hai detto solo Klaus ed Elijah… dov’è Rebekah?> domandò preoccupata Caroline, afferrando il braccio di Tatia in attesa di una risposta.
Tatia contrasse la mascella e chiuse gli occhi. Solo allora lo sguardo di Caroline volò al viso di Stefan che la stava fissando con aria tesa.
L’ibrido si alzò in piedi pronta a fuggire da quel luogo, da quelle bugie e tornare alla vita non proprio perfetta che si era lasciata alle spalle, ma felice.
Stefan la afferrò per un braccio e la obbligò a voltarsi nonostante le sue proteste.
 < Caroline devi tranquillizzarti! Non puoi andare da nessuna parte in queste condizioni e soprattutto senza sapere cosa è successo! Rebekah si è rivoltata contro Klaus! E devo dire che la capisco! Adesso lei e … il colpevole del coinvolgimento di tutti noi nelle trame di potere di Marcel sono alleati. Contro Klaus ed Elijah.> le parole che uscivano dalla bocca di Stefan non avevano il ben che minimo senso.
Rebekah non li avrebbe mai traditi, mai.
 < Lasciami andare.> sussurrò Caroline strattonando il braccio imprigionato nella mano di Stefan.
L’amico la tirò a sé, scrollando la testa e la reazione di Caroline lasciò tutti senza parole.
I suoi occhi divennero gialli come la luna, le vene gonfie ed i canini scoperti. Ringhiò contro il suo migliore amico e strattonò via il suo braccio prima di fuggire da quella casa a velocità sovrannaturale.
 < Stefan! > Tatia scattò in piedi, maledicendo la sua condizione da umana, non poteva fare nulla per fermare sua sorella.
 < Tu resta qui ed avvisa Bonnie del ritorno di Caroline. Nessun altro, forse possiamo usare il fattore sorpresa a nostro favore per mettere a tacere una volta per tutte Tyler. Ah e… avvisa Liz, ma mi raccomando dille che non può informare Damon o Elena o nessun altro.> ordinò Stefan prima di gettarsi all’inseguimento di Caroline.
Tatia annuì, scioccata dagli ultimi eventi. Non aveva avuto nemmeno il tempo di dare a Caroline le informazioni di importanza vitale che aveva condotto con sé dall’oltretomba. Adesso bisognava far tornare la situazione alla normalità. La cosa più difficile sarebbe stata recuperare Klaus.
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
Stava correndo. Correndo come mai aveva fatto in vita sua.
Tutto quello che le avevano raccontato non poteva essere vero. Non poteva!
Perché gli Spiriti stavano facendo quello alla sua vita? Perché dannare la sua esistenza fino a tal punto?
Perché plasmare in Klaus il mostro che altrimenti non sarebbe mai stato?
Non era giusto. Nulla in tutta quella situazione lo era.
L’adrenalina scorreva libera nelle sue vene mentre correva per raggiungere New Orleans e la nuova dimora di Klaus.
Sapeva solo che l’attimo in cui fosse affondata nelle braccia del suo cocciuto ibrido Originale tutto sarebbe andato bene. Tutto sarebbe tornato come prima.
No, la sua non era un’illusione da ragazzina innamorata. Non era più una ragazzina, era chilometri lontano dall’esserlo. Tutto quel dolore e quegli ostacoli l’avevano tramutata in una donna. Una donna sicura e forte. Una donna che per nulla al mondo si sarebbe fatta portare via la cosa a cui più teneva. La sua famiglia.
Il sole era alto nel cielo di New Orleans e Caroline schizzò tra le strade della città cercando di non essere notata. Questo almeno fino al quartiere più sovrannaturale di tutta la città. Bourbon Street.
Se non ricordava male, la residenza che Marcel aveva rubato ai Mikaelson era proprio lì.
Si fermò di fronte al corridoio in mattoni scuri che conduceva dentro quel maniero ottocentesco. Si sentiva nervosa, terribilmente nervosa.
Non sapeva davvero cosa aspettarsi, ma doveva affrontare la nuova realtà nella quale era stata catapultata.
Inalò il profumo provenire dalla camicia di Klaus, che stava ancora indossando, e come una stupida si ravvivò i lunghi boccoli. Doveva rivederlo dopo quattro mesi di assenza, già i vestiti lasciavano a desiderare per lo meno non lo avrebbe spaventato sembrando uno spaventapasseri.
Grazie al cielo si era truccata prima di uscire di casa… “ Ah, non è il momento di pensare a queste frivolezze, Caroline! Entra!” la ammonì la parte razionale del suo cervello. Aveva mai sottolineato il fatto che a volte odiava quella parte di sé?
Si lisciò le mani sui jeans aderenti ed entrò.
 < Diego per quale motivo il cadavere di quella strega è ancora nel cortile? Ti avevo detto di gettarlo da qualche parte dove non potesse essere trovato.> la voce roca e innaturalmente tesa di Elijah la fece appiattire contro la parete dell’ingresso. Trattenne automaticamente il respiro e chiuse gli occhi, allarmata.
Acuì tutti i suoi sensi ed ascoltò.
 < Klaus ha ordinato di lasciarlo come monito per le altre. Ha detto di toglierla solo quando avrebbe cominciato a puzzare.> la risposta di quel leccapiedi la fece vacillare sulle sue stesse ginocchia.
Non poteva aver ordinato quello.
 < La teatralità di mio fratello a volte riesce a stupirmi.> puntualizzò l’Originale prima di scendere le scale, ravvivandosi i polsini della camicia. 
 < Elijah gli ibridi di Tyler hanno attaccato Marcus e Lionel stanotte.> Caroline avvertì la voce trafelata di quello che dall’odore doveva essere a tutti gli effetti un ibrido.
Un attimo … Tyler?
 < Sta diventando una vera spina nel fianco. Convoca le streghe, adesso e va a chiamare mio fratello. È ora di contrattaccare o decimerà le nostre truppe con le sue infantili imboscate notturne.> sbuffò Elijah con voce irritata.
Caroline si appoggiò con tutto il peso del suo corpo contro il muro, l’unico sostegno che non le permetteva di capitolare a terra in quel preciso momento.
Cos’altro doveva dirle Stefan? Quante nuove scioccanti rivelazioni doveva ancora aspettarsi?
L’uomo mascherato dietro l’intrusione a casa loro, l’uomo che aveva coinvolto i Mikaelson nella guerra di Marcel… era Tyler?
Non aveva notizie di lui dal giorno dell’aggressione di Silas … Oddio.
Quel giorno Rebekah aveva imprudentemente fatto sapere a tutti della sua gravidanza, costringendo Klaus a porre rimedio soggiogando i suoi amici. Nessuno era sfuggito al lavaggio del cervello. Nessuno a parte Tyler che era divenuto immediatamente introvabile.
Ma non aveva mai pensato a lui come una minaccia. Come poteva voler vedere morto… Klaus? Ah era una domanda così stupida. Certo che voleva vedere morto l’uomo che aveva distrutto il suo branco, assassinato sua madre e … rubato la donna che amava.
Lei era stupida ingenua che aveva amato Tyler, non avrebbe mai potuto sospettare di lui, ma Klaus? Elijah o Rebekah? Diamine ora che ci stava pensano era tutto così chiaro!
Tyler voleva vendetta ed aveva creato egli stesso un branco di ibridi per portare avanti quella che sembrava essere divenuta una vera e propria guerra tra clan.
 < Elijah…Elijah! Le streghe...> la voce trafelata ed in preda al panico di un ragazzo sconosciuto riuscì a farla tornare alla realtà. Sentì il suo amico sbuffare pesantemente ed altri passi scendere le scale.
 < Hai deciso di degnarci della tua presenza. Presumo che questo attacco a sorpresa lo avessi previsto. Non è stata un’idea brillante o altrimenti lasciare il corpo di Amanda appeso alla balconata sarebbe stata una mossa davvero sciocca.> il tono tremendamente freddo e quasi sconsolato di Elijah la fece rabbrividire. Non lo aveva mai sentito parlare con così tanto risentimento verso Klaus.
Sotto c’era qualcosa di molto più grande di quello che Stefan e Tatia le avevano raccontato.
 < Non sai far altro che borbottare e lamentarti fratello? Abbiamo un corteo di streghe da accogliere. Va a chiamare Davina.> il cuore di Caroline perse un colpo mentre automaticamente faceva un passo verso l’uscita. Non voleva che Klaus sapesse lei fosse lì, voleva vedere ( o meglio sentire ) fino a che punto fosse arrivato.
 < Diego.> la voce perentoria di Elijah continuava a stupirla, ma fu il silenzio quasi assordante che seguì quell’ordine a disorientarla.
Klaus annusò l’aria e chiuse gli occhi, immobilizzandosi qualche scalino prima di raggiungere l’ampio cortile dove si trovava Elijah.
Quel profumo, no ancor meglio quell’aroma. Caroline.
Aggrottò la fronte e massaggiò le sue tempie tra l’indice ed il pollice della mano destra mentre con l’altra si reggeva al corrimano.
Stava succedendo di nuovo, stava perdendo il controllo. Stava per essere inghiottito dalle allucinazioni, per esservi trascinato di nuovo dentro e questa volta non sapeva se avrebbe trovato la forza per riuscirne.
Aveva sentito il suo odore in ogni luogo, in quella maledetta casa tanto da spingerlo a fuggirne. Il ricordo di lei, la sua presenza era diventata quasi tangibile. Sentiva di poterla toccare, poterla stringere. Vedeva il fantasma di lei aggirarsi in quelle stanze, riempire la casa della sua risata cristallina e melodiosa.
Aveva rischiato di impazzire ed era fuggito. Eppure … persino in quel luogo mai sfiorato da Caroline, riusciva a sentirla … dentro di sé. Nei suoi sogni, nelle ore di tormento, nei suoi momenti di follia.
Ne vedeva la sagoma, la longilinea figura rifuggire a ogni suo contatto. Sentiva il suo profumo, la sua voce le sussurrava parole d’amore e a volte parole mostruose.
Il ricordo di lei, il fantasma di lei lo tormentavano, ma era una tortura troppo dolce per lasciarla andare.
Aveva capito in poco tempo che non era quella casa a ricordargli di lei, Caroline era nel suo cuore, sotto la sua pelle, nella sua mente. Non c’era nessun luogo in cui poter scappare.
Si era allontanato dalle allucinazioni distruttive che lo avevano portato vicino alla follia, allontanando Rebekah e persino le persone che volevano lottare al suo fianco, come Stefan.
Uno sforzo, quello di riemergere dal vortice di insania in cui era piombato, che aveva deciso di compiere dopo aver già distrutto tutto quello che lo circondava.
Solo Elijah, come sempre, era rimasto al suo fianco ma faticava ad accettare la sua condotta.
Senza Caroline lui, Rebekah ed Elijah si erano di nuovo allontanati, come lo erano stati per secoli prima della venuta di lei.
Cercò di riprendere il controllo di sé stesso. Quello non era il profumo di Caroline, era tutto nella sua stessa. Per l’ennesima volta.
Osservò Vivian e Jasmine avanzare due passi davanti le altre streghe che aveva asservito, utilizzando mezzi del tutto poco illeciti, mezzi che la sua Caroline non avrebbe mai approvato. Ma nulla, nulla sarebbero stato troppo immorale, troppo crudele o sconveniente pur di salvarla.
  < Vi avevo ammonite. Volevo indietro la mia bella, vi avevo dato un ultimatum, ma non ho visto alcun risultato significativo.> disse con voce sicura, alta, Klaus mentre si poneva al fianco del fratello.
Le sue streghe lo fissarono con astio. Fu Vivian a parlare. Aveva preso il posto di Amanda al comando dopo che lui le aveva strappato il cuore dal petto.
 < Ci hai ordinato di trovare un modo per ingannare gli Spiriti! Credi davvero sia così facile? > domandò con rabbia la strega mentre i suoi profondi occhi verdi sembravano prendere fuoco.
 < Non come spezzare il collo dei vostri familiari e amici, ovvio. Ma non ho tempo e soprattutto ho scoperto che Amanda era una talpa. Passava informazioni al nostro nemico. Ha avuto quello che meritava.> osservò con tracotanza Klaus, prima di accennare un sorriso malizioso.
Gli occhi di Vivian divennero neri e le sue compagne unirono le mani, pronte a darle il loro sostegno magico.
Caroline non riuscì a trattenere un gemito di dolore. Il bambino aveva scalciato così forte da farla scivolare al suolo, spalle al muro. O forse era stato il dolore al cuore a farla capitolare. Klaus ….cosa aveva fatto? Chi era diventato in sua assenza?
Klaus ed Elijah si voltarono in direzione di quel basso gemito. Quella voce… ma Vivian in quell’istante alzò entrambe le mani, facendo volare i due fratelli dall’altra parte del cortile.
Al ringhio di dolore dei due Originali, Caroline riuscì a capire cosa stava succedendo pur non vedendo e fu pronta a buttarsi nella mischia. Li avrebbe salvati, in fondo era riuscita a trovare un accordo con le streghe prima, avrebbe solo dovuto convincerle di nuovo.
Si alzò in piedi, ma prima di poter fare un solo passo una mano si posò sulla sua bocca mentre un’altra la immobilizzò contro il muro.
Alzò lo sguardo, allarmata ed il volto preoccupato di Stefan fu pronto ad accoglierla con un cipiglio di disapprovazione.
Le fece segno con l’indice di fare silenzio ed ascoltò.
 < Davina!> urlò Klaus mentre si rialzava da terra e si ripuliva la maglietta verde bottiglia con nonchalance.
Alzò il viso verso la balconata, ma la strega che era riuscita a portare dalla sua parte non comparve.
Con un solo passo un’altra fu la figura che uscì dall’ombra, sorridente, trionfante.
 Teneva il collo di Davina stretto in una morsa decisa mentre la sollevava da terra come se fosse stata leggera come una piuma.
 < Tyler.> ringhiò Klaus, sollevando lo sguardo e mostrando i canini. Le loro iridi gialle come la luna si incontrarono ed entrambi emisero un basso ringhio di sfida.
 < Fatevi avanti ragazzi. Non siate timidi.> ordinò il giovane ibrido senza accennare a muoversi dalla sua posizione privilegiata. Voleva assistere a quel vero e proprio massacro dall’alto. Gustandosi ogni doloroso momento della sconfitta di Klaus.
In quell’istante piombarono giù dai tetti circostanti gli ibridi di Tyler e come se fossero stati attirati dal rumore, dalla paura per il proprio creatore anche gli ibridi di Klaus fecero la loro apparizione, uscendo dalla casa.
 Klaus notò lo sguardo preoccupato di Tyler e sorrise.   <  Non ti piace giocare ad armi pari vedo.>  lo schernì prima di fare cenno ad Elijah di occuparsi delle streghe. Lui avrebbe pensato ad uccidere una volta per tutte quella spina nel fianco.
 < Oh ma non lo siamo affatto Klaus. Le tue streghe si sono rivoltate contro di te. Tua sorella ti ha abbandonato, Davina beh… Davina sta per morire e Caroline ed il tuo bambino sono già morti. Tu non hai nulla di più di quello che ho io. > disse con voce roca, ambrata di un oscuro piacere nel pronunciare quelle parole taglienti come la lama di un coltello.
Caroline afferrò la mano che Stefan le aveva posto sulla bocca. Non riusciva a respirare regolarmente. Era un’imboscata! Tyler… Tyler stava per uccidere Elijah e non poteva nemmeno pensare cosa aveva in serbo per Klaus. Non poteva ucciderlo senza morire a sua volta, ma altri mille erano i modi che aveva per metterlo fuori gioco per l’eternità con un clan di streghe potente come quello ai suoi comandi.
Pensare sembrava qualcosa di realmente impossibile in quel momento. Doveva agire anche se Stefan non glielo avrebbe mai permesso.
Un boato, un rumore metallico e …sembravano spari, silenziosi quasi ovattati. L’odore di sangue inondò le narici dei due amici, ancora nascosti nel buio di quell’ingresso.
 < Non pensarci nemmeno, è un massacro ed io non ho intenzione di perderti.> la voce di Stefan la costrinse a voltarsi per guardare in faccia il suo amico.
Caroline scrollò impercettibilmente la testa, implorandolo con lo sguardo. Sapeva che nulla sarebbe mai servito a convincerlo così afferrò il viso del vampiro tra le mani e lo voltò in modo innaturale, spezzandogli  l’osso del collo.
 < Scusa.> disse a bassa voce prima di adagiare il corpo dell’amico a terra, cercando di nasconderlo e senza pensare oltre corse a velocità soprannaturale verso il cortile.
Caroline si fermò proprio al centro di quel delirio. Ibridi che uccidevano altri ibridi, strappando cuori e staccando teste, le streghe che scaraventavano vampiri in aria come fossero stati sassolini. Elijah stava mietendo le sue vittime tra le streghe, ma era stato colpito da un incantesimo. Era a terra, accasciato sotto il peso di un dolore invisibile.
Il fumo che vide uscire dagli abiti di Elijah le suggerì che il suo amico non era semplicemente vittima di una terribile emicrania, stava bruciando vivo.
Sollevò lo sguardo dove sapeva avrebbe visto Klaus. Era sul balcone, intento in una lotta all’ultimo sangue con Tyler che teneva ancora Davina stretta per la gola.
Stava per gettarla giù dal balcone.
Dannazione! Chi doveva aiutare prima?
Lasciò che l’odore di sangue e la rabbia che sentiva crescerle dentro, prendessero il sopravvento ed istintivamente i suoi occhi divennero gialli e le venne attorno ai suoi occhi si gonfiavano. Estrasse i canini e fu pronta a combattere per quello che le apparteneva, la sua famiglia.
Corse verso Elijah, lo afferrò per il bavero della giacca e lo scaraventò proprio al di sotto della balconata dove Davina stava per essere gettata.
 < Davina!> urlò il nome della giovane strega, sperando che Elijah avrebbe capito e si avventò contro il collo della strega che stava tenendo sotto scacco l’Originale.
Assaporare di nuovo sangue direttamente da quelle vene calde e pulsanti fu come ricevere una vera e propria scarica di adrenalina. Fu veloce, la privò di abbastanza sangue da farla svenire ma non da ucciderla e la scaraventò addosso all’amica che era già pronta a riversare contro di lei lo stesso incantesimo che avevano inflitto all’Originale.
Si voltò pronta a soccorrere Davina, nel caso in cui fosse servito, ma notò che Elijah la stava tenendo tra le braccia. L’aveva ripresa appena in tempo ed ora stava fissando Caroline con occhi spalancati. Era incredulo e felice, ma non avevano tempo per gli abbracci o le spiegazioni in quel momento.
Caroline corse verso di  lui, evitando lo scontro con gli ibridi dei due nemici mortali, che si stavano massacrando a vicenda.
 < Portala in un posto sicuro e chiama Bonnie. Ci serve una strega potente dalla nostra parte per vincere questo scontro.> Disse Caroline posando una mano sulla spalla di Elijah. L’Originale annuì senza trovare la forza per pronunciare parola.
 < Sta attenta.> riuscì a sussurrare prima di svanire con Davina al seguito.
Caroline fu pronta ad indirizzarsi verso le scale, posò la mano sul corrimano in ferro battuto ed osservò Tyler ricevere un cazzotto in pieno stomaco da Klaus. Non c’era scontro, il suo ibrido era più forte. Da parte di Tyler affrontare Klaus a mani nude era una vera follia. Poteva l’odio portare a tanto?
Oppure… il suo ex amane aveva un asso nella manica.
Caroline si voltò appena in tempo per vedere due streghe sulla trentina, dalla pelle chiara come la luna ed i capelli rossi, avanzare al centro della sala e sollevare le mani in direzione di Klaus.
 < No!> riuscì ad urlare mentre si sporgeva dal corrimano. Quelle che dovevano essere evidentemente due sorelle si voltarono a guardarla ed i loro occhi divennero rosso sangue. Cosa erano quelle cose?
Si presero per mano ed indirizzarono la loro completa attenzione verso Caroline.
L’ibrido chiuse gli occhi, pronta all’ondata di dolore che sapeva sarebbe arrivata ma qualcosa la strascinò verso il muro alle sue spalle. Sentì l’urlo strozzato del suo salvatore ed aprì gli occhi, in preda allo shock.
Klaus l’aveva imprigionata col suo corpo contro la parete, stava poggiando il peso del suo corpo in agonia contro le braccia stese ed appoggiate ai lati della testa di Caroline. Le sue ginocchia tremavano come ogni parte del suo corpo ma quando la ragazza si portò a guardare i suoi occhi, vi scorse così tanta gioia ed amore da farla commuovere.
Il corpo di Klaus cominciò ad essere percosso da spasmi violenti, ma non emise un solo grido di dolore mentre le vene della sua fronte si gonfiavano e le sue gambe vacillavano.
Gli occhi blu dell’uomo che amava la stavano contemplando, adorando ignari dell’immenso dolore fisico che stavano subendo.
Caroline sollevò una mano per accarezzare la guancia di Klaus ed a quel contatto potè notare lo sguardo dell’Originale divenire quasi incredulo.
 < Sei veramente tu. Non è un’allucinazione.> gemette fuori Klaus, con voce spezzata mentre le sue pupille si dilatavano per lo stupore e la felicità.
Caroline gli sorrise ed annuì. < Te l’ho promesso. Tornerò sempre da te.> sussurrò la ragazza dolcemente, ma proprio in quel momento il rumore dell’omero di Klaus che si spezzava liberò l’urlo che l’ibrido aveva tentato di trattenere per non spaventarla.
Non poteva restare passiva mentre Klaus le faceva scudo col suo corpo, subendo quella tortura.
Caroline afferrò Klaus per le spalle, cercava di reggersi su una gamba sola e potè sfruttare la sua instabilità per invertire le posizioni. Scansò l’Originale ed approfittando dell’elemento sorpresa saltò oltre il corrimano, puntando la gola delle due sorelle ma qualcosa piombò dall’alto impedendole di portare a compimento il suo piano. Si era frapposto tra lei ed i due colli da spezzare.
 < Tyler.> sussurrò scioccata Caroline.
L’ibrido le rivolse un’occhiata di puro odio mentre contraeva la mascella e faceva segno alle due streghe di rivolgere la loro magia contro Caroline.
La ragazza irrigidì ogni parte del suo corpo, pronta al dolore che sarebbe seguito. Ma non sarebbe crollata a picco senza portare Tyler con lei.
Si gettò contro l’ex ragazzo ed afferrandolo per la gola lo scaraventò contro il muro. Fissò sconvolta le due streghe e si accorse dello stupore e dello spavento che animavano i loro occhi.
Non sarebbe dovuta arrivare l’ondata di dolore, ora?
Le loro mani era tese verso di lei, le loro iridi rosse vagavano disorientate lungo la sua intera figura.
Perché non sentiva ancora dolore?
 < Non può essere.> gemette una delle due sorelle. Quella che indossava dei semplici jeans ed una maglietta rosa antico.
Caroline si guardò attorno spiazzata. Tutti avevano smesso di combattere, sembravano essersi congelati nelle posizioni innaturali di quel combattimento all’ultimo sangue. Tutti la stavano fissando con il respiro strozzato in gola. I loro sguardi vagavano dalle due streghe i cui occhi si facevano sempre più rossi e le vene del collo più gonfie, e lei. Lei che era immobile al centro di quel putiferio.
In jeans, stivali e camicia da uomo… ma era un dettaglio trascurabile.
Sentì le voci sommesse degli ibridi, sussurrare qualcosa di poco comprensibile. Acuì l’udito e rimase spiazzata da quello che sentì.
 < La leggenda. La leggenda è vera allora.> gemette in piena incredulità qualcuno di loro.
 < È lei, la compagna di Klaus è la Portatrice.>  sussurrò un ibrido donna. La Portatrice?
Ma la sua attenzione fu presto attirata sul rumore dell’osso di Klaus che veniva rimesso al suo posto.
La sua mano venne avvolta con amore e familiarità da quella del suo amante, che si ergeva al suo fianco. Minaccioso e bellissimo.
Caroline voltò il viso per guardare il profilo scolpito del suo ibrido e sorrise.
Erano loro due contro il mondo.
 < Vi consiglierei di andarvene. Ora.> urlò Klaus assumendo l’aria da Re che sembrava calzargli a pennello.
In quel momento Elijah si materializzò al fianco di Caroline e lasciò che Bonnie posasse a terra i piedi.
Un esercito formato da quattro degli esseri più potenti della Terra sembrò terrorizzare persino le streghe che rivoltandosi contro Klaus avevano messo a rischio non solo la loro vita, ma quella delle loro famiglie.
Un’altra folata di vento e Caroline si ritrovò a sorridere a Stefan che aveva preso posto al fianco di Klaus. Mimò uno “Scusami tanto” con le labbra al suo amico che le rispose scrollando la testa contrariato, ma accennandole un sorriso benevolo.
Klaus strinse con maggiore forza la presa attorno alle dita di Caroline, quasi ad assicurarsi che lei fosse veramente lì e voltò il viso in cerca di Tyler.
Era svenuto, riverso sotto gli archi del balcone. Non fece in tempo a muovere un solo passo verso di lui che le due sorelle streghe, dai lunghi capelli ramati, apparvero al suo fianco e svanirono con lui.
 Caroline si osservò attorno allarmata e notando che alcuni degli ibridi di Tyler erano già fuggiti e le streghe sembravano indecise sul da farsi, prese un profondo respiro e stringendo a sua volta la mano di Klaus parlò.
 < Non vi faremo del male. Parlo delle streghe che ci hanno tradito, le nostre streghe. Suggerisco a tutti gli altri di scappare il più lontano possibile e non farsi più rivedere. Mi dispiace che il patto di alleanza e fedeltà che avevo stretto con voi sia sfumato in minacce e barbarie.> disse ad alta voce Caroline prima di soffermarsi a guardare il corpo di Amanda, appeso per la vita all’inferriata del balcone. Non osservò l’espressione preoccupata sul volto di Klaus, con lui avrebbe parlato dopo.
 < Me ne sono… andata per un po’ ma sono disposta a farlo rispettare ora. Klaus non punirà questo tentativo giustificato di ribellione. I vostri cari sono salvi, in ogni caso. Avete un alleato fedele in me, non vi abbandonerei mai al vostro destino come ha appena fatto Tyler Lookwood!> disse con tutta la determinazione che sapeva di avere.
Una delle streghe, quella di nome Vivian, se non si stava sbagliando, fece un passo avanti. Non stava tremando come altre sue compagne ma teneva il viso alto, lo sguardo fiero.
 < Come possiamo fidarci di te, di nuovo? Hai stretto un patto che il tuo uomo non ha rispettato! La tua parola non sembra contare molto!> osservò stizzita la ragazza.
 Auch. Quella frase faceva male.
Caroline voltò il viso per osservare quello di Klaus che la stava fissando con aria preoccupata ma rigida. Stava agendo di testa sua, cosa che a Klaus non stava andando affatto bene ma non voleva metterla in ridicolo o ostacolarla davanti agli altri.
 < Lo so, ma la mia parola è venuta meno solo perché io sono mancata durante questi mesi in cui mi hanno creduto morta. Evidentemente non lo sono e poi… non vedo molte alternative per voi. Stringete un patto d’alleanza con i Mikaelson, con me ed i vostri familiari saranno liberati immediatamente. Potremo creare una coalizione che collabori e si aiuti, sarete al sicuro sotto l’ala protettrice dei Mikaelson, come loro streghe ma vi ho già detto tutte queste cose. Ora sta a voi decidere.> concisa, decisa. Se Caroline fosse stata una di quelle streghe sarebbe stata convinta, ma il punto era proprio che non lo era.
 < Amanda è morta e tu sei ancora qui con noi. Le vostre vite erano legate… ma a quanto pare era tutta una menzogna.> osservò Vivian mentre faceva un passo indietro per ricongiungersi alle altre streghe che si stavano evidentemente, di nuovo, preparando alla battaglia.
Cavolo, beccata.
Caroline avvertì bassi ringhi provenire dalle gole di Elijah, Stefan e persino Klaus mentre Bonnie si stava preparando a contrattaccare. La situazione stava di nuovo divenendo irrecuperabile.
 < No! Non c’è bisogno di combattere! Sono appena stata immune alla magia di quelle due strambe fattucchiere gemelle, è evidente che qualsiasi incantesimo su di me non funziona. Ma non lo sapevo prima d’ora! Adesso possiamo per favore calmare gli animi, tornare a casa per curare i feriti ed incontrarci domani, al tramonto qui per discutere?> domandò Caroline, guardando ogni strega negli occhi. Aveva mentito, o meglio detto una falsa verità ma la situazione era davvero tragica per non ricorrere ad ogni mezzo.
Dopo un interminabile lasso di tempo, Vivian annuì senza emettere parola e fece segno alle sue compagne di abbandonare il maniero.
Caroline espirò pesantemente. Erano salvi e lei… beh lei era magia-immune. Cosa che doveva ancora spiegarsi, ma che per il momento era andata a loro favore.
I cinque amici attesero che le streghe sgombrassero il cortile così come gli ibridi di Tyler, quelli rimasti in vita almeno. Durante quella vera e propria ritirata non mossero un muscolo, in silenzio, pronti allo scontro.
Solo quando il cortile fu liberato completamente, a parte i numerosi cadaveri, Klaus attirò inaspettatamente Caroline tra le sue braccia, sollevandola da terra e baciandola appassionatamente.
Con un braccio, avvolto attorno alla vita di lei, la teneva sollevata da terra e stretta al suo corpo e con l’altra le accarezzava la nuca, intrecciava le dita tra quei capelli di seta.
Lasciò che la pressione familiare della labbra morbide di Caroline lo avvolgesse completamente prima di insinuare la lingua nella bocca di lei e lasciare che il respiro fresco di Caroline si unisse al suo.
Sentì le mani della ragazza correre alla sua nuca, per giocare con i suoi capelli e sorrise di quel dolce gesto.
Le era mancata come l’ossigeno, come la parte mancante del suo cuore. Le era mancata in ogni atomo del suo corpo, le era mancato ogni suo respiro, ogni suo sorriso, ogni parte di lei.
Lasciò che Caroline si divertisse a stuzzicare il suo labbro inferiore, mordicchiandolo e risero assieme come due bambini.
 Le loro labbra carnose sembravano non riuscire a smetterla di muoversi sinuose in quella danza ogni volta più inebriante. Klaus fece scivolare Caroline a terra, saggiando la consistenza del corpo della sua amata contro il proprio e solo in quel momento chinò la testa per osservare la pancia di Caroline e senza dire una sola parola, ma con il respiro spezzato dalla sorpresa e dalla commozione posò una mano sulla camicia che riconosceva essere la sua e sorrise.
 < È cresciuto.> sussurrò con voce spezzata mentre i suoi occhi divenivano umidi.
Caroline posò la sua mano su quella di Klaus ed abbassò un po’ il viso, per attirare l’attenzione dell’ibrido. Anche gli occhi di lei erano lucidi.
 < Si. Ed è sano e forte come la mamma.> scherzò Caroline, illuminandosi del sorriso felice che di riflesso lesse negli occhi di Klaus.
 < Non posso ancora crederci. Sei qui.> la voce rotta dal pianto di Bonnie la costrinse a voltarsi. La sua migliore amica la stava fissando con un sorriso sulle labbra che stava cercando di non mordicchiare per il nervosismo.
 Caroline annuì, pronta a gettarsi tra le braccia di Bonnie che la accolse con calore.
 < E sei diventata enorme.> scherzò tra le risa ed il pianto Bonnie, facendo ridere e commuovere a sua volta Caroline.
 < Lo so, mi serve un pomeriggio di shopping.> rispose ridendo la ragazza prima di voltarsi per sorridere ad Elijah.
L’Originale le sorrise di risposta con uno sguardo nuovo, che non aveva mai letto in lui. Non era solo immensamente felice di averla ritrovata ma era anche fiero di lei.
 < Non sono mai stato più felice di vederti Caroline.> disse il vampiro prima di allargare le braccia ed invitarla, per la prima volta, ad un abbraccio.
Caroline sorrise come una bambina prima di schizzare a velocità soprannaturale tra le braccia del suo vampiro Originale preferito, facendolo arretrare di qualche passo a causa della sua foga.
Cosa che fece ridere tutti.
Caroline chiuse gli occhi e si beò del suono delle risate melodiose delle persone a cui più teneva.
Era a casa. Finalmente.
Mancava solo …
 < Rebekah. Dov’è Rebekah?> domandò Caroline, sciogliendo l’abbraccio e guardando negli occhi Elijah. Il vampiro piegò la testa contrariato e sorpreso e sollevò lo sguardo per incontrare quello di Klaus.
 < Caroline, forse non è il momento… dobbiamo dirti molte altre cose prima.> intervenne Stefan con fare protettivo.
 < No! No, io voglio sapere dov’è Rebekah!> gridò quasi Caroline prima di voltarsi a guardare Klaus.
L’ibrido aveva la fronte contratta in un cipiglio di disapprovazione mentre i suoi occhi prima colmi di gioia erano diventati cupi. Si avvicinò a Caroline e prese le mani della ragazza tra le sue.
Non tollerava non poterla toccare. Aveva desiderato sfiorarla, avvertire il calore della sua pelle sotto le dita per mesi, addormentandosi in un letto vuoto, con la mancanza di lei.
 < Rebekah è uno degli alleati di Tyler.> disse Klaus in modo diretto, severo.
Caroline cercò di liberare le mani da quelle di Klaus, scioccata ed incredula a quella notizia, ma l’ibrido non glielo permise.
 < No, non è vero. Non può essere vero! Lei non ci avrebbe mai tradito così! Non avrebbe mai tradito me così!> urlò Caroline con le lacrime agli occhi. Non poteva essere vero, non avrebbe mai creduto a quella fandonia.
 Klaus tentò di abbracciarla, di stringerla a sé e dopo un tentativo di lotta, Caroline si abbandonò tra le braccia dell’Originale.
 < Credo sia il caso di lasciar riposare Caroline. Domani ci incontreremo qui e aggiorneremo lei riguardo le molteplici novità mentre Caroline ci dirà cosa le è successo in questi mesi. > disse con fare diplomatico Elijah prima di voltarsi in direzione di Stefan.
 < Nonostante le nostre ultime divergenze mi piacerebbe partecipaste anche voi. Tatia è naturalmente invita a sua volta. > disse il vampiro, facendo oscillare il suo sguardo da Stefan a Bonnie.
Divergenze. Tyler, il tradimento di Rebekah.
Perché si erano create quelle fazioni? A quale scopo?
Per cosa stavano combattendo? Non poteva trattarsi del suo ritorno a casa, Tyler di certo voleva vederla morta. Aveva pensato che lei lo fosse, come tutti gli altri.
 < Perché? Per quale motivo state combattendo gli uni contro gli altri?> domandò Caroline asciugandosi le lacrime e guardando i suoi amici, ancora stretta tra le braccia di Klaus che le depositò un bacio nulla nuca.
Tutti presero un profondo respiro e fissarono Klaus. Spettava a lui dirle tutto.
 < Tyler è un burattino degli Spiriti. Loro lo hanno assoldato con la promessa di ottenere la sua vendetta su di me, privandomi di tutto. New Orleans, la mia famiglia e te. Sembrava essere riuscito nel suo intento per un po’ ma eliminando Marcel, che si era alleato con lui, sono riuscito a prendere il potere. Ho sfruttato ogni mezzo per ricondurti da me, ma… nessuna strega per quanto potente sembrava poter fare nulla contro l’incantesimo degli Spiriti e nel processo … abbiamo capito che forse non potevamo sconfiggerli, ma potevamo piegarli al nostro volere.> spiegò con calma Klaus mentre la fissava negli occhi e sperava con tutte le sue forze di non vedervi la delusione per le azioni commesse in sua assenza.
 < Marcel … Marcel è morto?> domandò Caroline con un filo di voce.
 < L’ho ucciso io.> rispose Klaus con fermezza, ma un bagliore d’umanità attraversò i suoi occhi che sembravano aver visto così tanto orrore da esserne traviati.
La ragazza sentì un conato di vomito risalire lungo la sua gola ma cercò in ogni modo di trattenersi. Perché quella notizia sembrava scioccarla tanto?
 < Per questo Davina è dalla nostra parte. È rimasta sola e naturalmente non è al corrente di chi ha ucciso Marcel, le avete mentito.> sussurrò Caroline più a se stessa che agli altri, per mettere in chiaro alcuni concetti altrimenti troppo sfuggenti.
Si allontanò da Klaus, aveva bisogno di aria e con fare calmo andò a sedersi su uno dei gradini della scalinata che portava al primo piano.
Osservò tutti i suoi amici fissarla e si portò una mano tra i capelli.
 < Quindi avete trovato un modo per controllare gli Spiriti? E come?> domandò la ragazza fissando negli occhi la persona che avrebbe dato risposta ai suoi quesiti. Bonnie.
 < Non lo abbiamo ancora trovato. È proprio questo il punto. Sappiamo solo che bisognerà trovare il luogo terreno, il luogo sacro dove gli Spiriti sono ancorati per poter intercedere con la nostra realtà. A Tyler manca questa informazione mentre a quanto pare lui sa qualcosa che non sappiamo, forse possiede un oggetto in grado di metterlo in contatto con gli Spiriti… tutto quello che sappiamo è che anche lui sta cercando un modo per controllarli. Sta mordendo la mano del padrone che lo ha nutrito, naturalmente senza che il padrone lo sappia. Almeno non fino al momento giusto.> spiegò Bonnie mentre si avvicinava a lei, per mettersi seduta al fianco dell’amica.
 < Ti rendi conto di quello che sarebbe capace di fare Tyler con quella fonte di potere inestimabile al suo comando?> domandò Elijah mentre si slacciava la cravatta. Un gesto che riuscì a far scappare un sorrisino a Caroline, persino Elijah stava perdendo il suo solito contegno di fronte a quel vero e proprio casino.
 < Distruggerebbe Klaus e tutto quello che lo riguarda e Dio solo sa cosa farebbe dopo.> rispose Caroline,  ben cosciente che l’odio e la vendetta di Tyler non avrebbero trovato pace fino alla morte di Klaus e del bambino che lei portava in grembo.
 < Perché Rebekah dovrebbe essersi alleata con Tyler, non capisco? E perché voi due e Tatia non collaborate con Klaus ed Elijah per evitare che Tyler attinga a tutta questa fonte di potere?> domandò sconcertata Caroline, non riusciva davvero a trovarne il motivo.
 < Perché abbiamo opinioni diverse in merito. Pensiamo che sia più consigliabile annullarli, come loro hanno fatto con Tatia. Bonnie ci sta lavorando. Nessuno dovrebbe essere in grado di controllare gli Spiriti e detenere un potere che lo renderebbe non solo invincibile, ma un Dio in Terra. Nessuno può e deve controllarli … tanto meno Klaus. Non è … stabile o affidabile abbastanza.> osservò Stefan prima di guardare di traverso l’Originale.
Aveva assistito alla perdita di senno di Klaus giorno dopo giorno, lo aveva visto commettere omicidi, stragi nel tentativo di riavere Caroline e se all’inizio era riuscito a tollerare quel comportamento, non aveva potuto restare al fianco della bomba autodistruttiva che Klaus era diventato.
Aveva allontanato tutti, spaventati dalle sue reazioni violente ed incontrollabili … persino Rebekah.
 < Abbiamo opinioni divergenti su come risolvere la questione.> disse Elijah, frapponendosi tra Stefan e Klaus che aveva già cominciato ad alterarsi.
 < L’hai allontanata tu? L’hai spinta tu a fuggire da te, spaventandola con il tuo comportamento da killer spietato? Hai cercato di ucciderla, le hai ringhiato contro tutto il tuo odio? Dimmelo Klaus! Dimmelo!> disse Caroline a denti stretti e con voce alterata, riferendosi evidentemente a Rebekah.
Non avrebbe mai voluto accusare Klaus senza un motivo, ma da come tutti quanti stavano evitando la questione, la cosa le era stata chiara. Forse fin troppo ora che alzava lo sguardo per osservare il corpo tumefatto ed appeso di Amanda.
Klaus si avvicinò ai gradini con la mascella contratta e lo sguardo fisso negli occhi di Caroline.
 < Non importa quanto io possa essermi avvicinato alla soglia della follia in tua assenza, quanto il pensiero di aver perso non solo te ma anche il nostro bambino mi abbia divorato l’anima, quali mezzi io abbia usato per riavere la donna che amo e mio figlio … Rebekah è mia sorella, non le avrei mai fatto del male e lei non avrebbe mai dovuto abbandonarmi. Alleandosi con quel cane che gioiva della tua morte!> urlò infine Klaus, alzando il braccio ad indicare il luogo dove si trovava Tyler fino a pochi minuti prima.
Elijah fece cenno a Bonnie e Stefan di seguirlo dentro, per lasciare la giusta privacy ai due amanti.
 < Quindi no Caroline! Non sappiamo perché o come Rebekah abbia potuto fare una cosa del genere! > gridò Klaus ormai di fronte a lei.
Caroline sentì il cuore perderle un battito. Non poteva giudicare o biasimare Klaus per le orrende azioni che aveva commesso in sua assenza. La disperazione, il pensiero di averla persa lo avevano condotto a tanto.
Un’altra volta gli Spiriti avevano creato un mostro dove lei era riuscita a vedere l’uomo. Dove lei aveva portato alla luce l’uomo.
E cosa non era disposta a fare lei pur di non perdere Klaus? Forse nulla di meno crudele o spietato di quello che aveva fatto il suo ibrido. Grazie al cielo non era mai dovuta arrivare a tanto o forse lo aveva già fatto senza nemmeno accorgersene.
Uno strano senso di déjà-vu le fece girare la testa, portò le mani alle tempie e cercò di sollevarsi.
Klaus accorse ad aiutarla, lasciandosi alle spalle tutta la rabbia. Vederla in difficoltà aveva annullato ogni scintilla d’ira.
 < Scusami. Scusami … è solo che è cambiato tutto, così tanto. È tutto diverso.> sussurrò Caroline mentre Klaus si chinava sulle ginocchia per prenderla in braccio.
La fissò negli occhi e con un semplice sguardo riuscì a farla sentire amata.
 < Ti ho presa amore. Finché ci saremo io e te, nulla cambierà.> le sussurrò contro l’orecchio prima di baciarle la guancia e salire le scale per condurla nella loro camera da letto.
Caroline gli sorrise di un sorriso stanco ma sincero e posò la testa contro la spalla di Klaus prima che i ricordi potessero prendere il sopravvento sulla sua mente.
 
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 < Rebekah! Rebekah dove hai intenzione di andare?> domandò Caroline con aria trafelata mentre si lasciava trascinare per mano dall’amica.
Il vestito a frange di Rebekah oscillava davanti ai suoi occhi, mettendo in risalto le gambe vertiginosamente alte nelle scarpe Mary Jane. Il luccichio degli strass la costrinse a coprirsi il viso con la mano quando sbucarono al lato di un immenso salone illuminato da lampadari a parete, riflettente e lucido in ogni dove nonostante il nero delle pareti e del pavimento.
Una folla di gente accalcava la pista, donne con lunghe collane di perle, boa colorati e capelli a caschetto si dimenavano sulla pista assieme a uomini vestiti di tutto punto, con tanto di papillon o cravatta.
 < Andiamo a ballare!> urlò Rebekah, per sovrastare il suono della musica jazz che riempiva il locale. Caroline sorrise all’amica con fare sbarazzino.
Non c’era bisogno di altre parole, loro due si erano sempre appoggiate ogni idea o proposta insensata, incosciente o meno che fosse.
Le ragazze si fecero largo sulla pista e cominciarono a ballare, tra risate e scherzi.
Una delle due veniva rapita da qualche uomo ogni cinque minuti, ma tra giravolte e sguardi ammiccanti tornavano sempre l’una vicina all’altra pronte a roteare come due trottole impazzite, prendendosi per mano.
Caroline osservò le frange del suo vestito rosso fuoco svolazzare qua e là, ridendo come una bambina di quel semplice gioco fino a che qualcosa, una forza misteriosa, un’attrazione inaspettata che le guidò come un magnete,  non la spinse a sollevare lo sguardo.
Due uomini dall’aspetto davvero affascinante le stavano fissando. Erano fermi, sopra il piano rialzato del locale. Quello in completo color panna ed i capelli biondo grano, teneva le mani in tasca mentre l’altro in completo grigio le sorrise malizioso e si appoggiò alla ringhiera del piano.
 < Chi sono quei due?> domandò incuriosita Caroline, afferrando Rebekah per mano ed indicandole con la testa la giusta direzione.
Rebekah li guardò di soppiatto e si voltò a guardarla con un sorriso da bambina stampato in faccia. Aveva persino il fiatone tanto aveva ballato con Caroline.
 < Mio fratello Niklaus ed il suo amico Marcel.> rispose Rebekah prima di far fare una giravolta a Caroline che scoppiò a ridere di cuore con l’amica.
 < Vieni, te li presento!> disse elettrizzata Rebekah prima di sgattaiolare con Caroline a seguito, tra la folla.
 
 
 
 
 
 
 
Allora… ma quante rivelazioni vi ho fatto in questo capitolo ;)? E pensate che ancora Tatia e Caroline non hanno avuto modo di parlare! E ce ne saranno delle belle da vedere, così come ci saranno parecchi segreti da svelare … tra i quali il perché ed il meccanismo della maledizione! =) Spiegazione che arriverà a breve.
Sono curiosissima di sapere cosa ne pensate di questo capitolo in cui persino a me, mentre scrivevo veniva da chiedermi “ Toh! Davvero?” =).
Caroline ha trovato una realtà totalmente diversa da quella che aveva abbandonato. È incinta del settimo mese, cosa che non può più evidentemente nascondere e che Bonnie come chissà chi altro era già venuto a conoscenza durante la sua assenza. Marcel è caput =D e … se sto a riassumere non finiamo più. Spero solo che dal capitolo si incomincino ad intravedere per bene le nuove alleanze. E poi… Caroline è evidentemente immune al potere delle streghe, come mai?
E come interpretare il tradimento di Rebekah? Così come l’ultimo flashback? Lo vedremo nelle prossime puntate!
Io qui mi fermo o scrivo un papiro… a voi tutte le domande ed i commenti! Spero tanto il capitolo vi sia piaciuto! E non disperate nel prossimo vi svelerò qualcosina in più…del tipo, cosa ha fatto in questi mesi Klaus?
Un bacione, Giulia.

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Capitolo 12
*** Troppi punti sulla mia lista. ***


MEA CULPA! Vi spiegherò tutto a fine capitolo, intanto vi faccio una promessa! Una pubblicazione ogni domenica! ;) Salterò solo per la prima settimana di luglio, ma nient’altro! Buona lettura e a dopo mie care.
 
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Grazie a Sara (Sara J. Meleleo) per questo splendido manip che ha creato per Timeless, vero, ma che voglio mettere qui per renderle omaggio e ringraziarla dal profondo del cuore. L’ho davvero molto apprezzato, cosa ne pensate voi? È stupendo o magnifico? =)
 
 
 
 
 
 
Klaus si portò le mani tra i capelli e dovette combattere contro il desiderio di strapparli via tutti, uno ad uno pur di smetterla di ascoltare le inutili chiacchere che riempivano la casa ormai da giorni.
Ascoltare insulse opinioni, spiegazioni senza senso e piani ridicoli, ideati da una frotta di idioti non lo stava aiutando affatto, in nessun campo. Né nella ricerca, tantomeno nel suo dolore o nella sua rabbia.
 Non poteva restare in quel salotto ad ascoltare una sola parola di più.
Già, non una di più e soprattutto non più. Lui doveva fare qualcosa, doveva ritrovarla! Avrebbe fatto di tutto per lei, ma non restare un attimo di più a discutere diplomaticamente sul da farsi.
Era troppo.
 < Potrei provare a recuperare in qualche modo il sangue di Tatia. Il sangue dei familiari, dei consanguinei è il modo più potente per richiamare una persona ovunque sia finita! Potrebbe funzionare!> propose Bonnie gesticolando in modo nervoso e passandosi la lingua tra le labbra. Era la decima proposta che faceva e sarebbe stata la decima ad essere bocciata.
 < C’è un solo, piccolo inconveniente. Tatia era uno Spirito ed ora, come se non bastasse, è morta.> puntualizzò con sarcasmo Rebekah mentre camminava avanti e indietro per il salone di casa Mikaelson.
Elijah scrollò la testa ed accavallò elegantemente le gambe mentre affondava nella poltrona.
 < Rebekah non c’è motivo di essere così aggressivi. Stiamo facendo tutti del nostro meglio. > puntualizzò il vampiro.
 < Beh non è evidentemente abbastanza. Caroline manca da due settimane ormai ed abbiamo provato tutto!> rispose piccata Rebekah prima di incrociare le braccia al petto ed immobilizzarsi dietro Bonnie e Stefan per fulminare il fratello con lo sguardo.
 < Proveremo ancora. Caroline non è morta o non avremo più alcun ricordo di lei, come è sempre accaduto.> disse Stefan con voce calma, atona mentre si voltava per guardare la bionda che in quel momento gli aveva ricordato così dannatamente Caroline.
Klaus era immobile, sul ciglio della stanza. Era poggiato contro il muro, lo sguardo torvo e profonde e violacee occhiaie ad incupirne l’originaria bellezza. Indossava una maglietta semplice, grigio scuro ormai stropicciata e le sue mani vagavano dalla sua testa alle sue braccia in modo improvviso, spasmodico.
La rappresentazione stessa della follia o se si voleva essere più indulgenti, dello stress.
 Nessuno osava parlargli ormai da giorni interi. Le sue reazioni erano ogni volta più allarmarti, spiazzanti.
Era uscito fuori di testa e troppe volte Elijah e Rebekah lo avevano sentito invocare il nome di Caroline, come se per un istante fosse stato in grado di vederla, per poi notare la disperazione che ottenebrava i suoi occhi al risveglio da quegli incubi.
 < Abbiamo bisogno di Davina … Bonnie, voi due insieme potreste realizzare incantesimi talmente potenti da riuscire a riportarla da noi.> disse Elijah con aria pensierosa.
Klaus ringhiò a bassa voce, attirando l’attenzione di tutti.
Riusciva a vederla. Era in piedi, vicino a Stefan in quel momento.
Bellissima, di una bellezza che solo lei era in grado di emanare. Da ogni poro della sua pelle, da ogni filo d’oro dei suoi capelli.
Si stava facendo burla di tutti loro.. Caroline era lì, con loro mentre tentavano disperatamente di riaverla indietro.
Come facevano a non vederla?
 < Questa è la squadra che hai riunito per riportarmi indietro? > la voce della sua amata tagliò come una lama di coltello, la sua labile stabilità mentale.
 < Basta!> urlò l’ibrido prima di stritolare la testa tra le mani fino a farsi male. Per un attimo lui stesso si domandò con chi stesse parlando.
 < Se è Davina quello che vi serve, avrete Davina ma state zitti!> ruggì fuori Klaus prima di sollevare di nuovo il viso e non vederla più tra di loro.
Osservò lo sguardo allarmato di tutti i presenti posarsi su di lui, ma non se ne preoccupò. Avrebbero potuto dargli del pazzo, non poteva biasimarli. Si sentiva pazzo, febbricitante. Fuori di sé.
Doveva essere qualcosa di più della semplice disperazione. C’era qualcosa di storto in tutto questo, l’incantesimo che univa lui e Caroline stava andando nel verso sbagliato ora che erano rimasti divisi per così tanto tempo.
Klaus si allontanò dal muro, in preda ad una nuova consapevolezza e corse fuori. Avrebbe ucciso Marcel se necessario, ma avrebbe portato quella piccola streghetta dalla sua parte.
Una furia bionda si parò davanti a lui, costringendolo a fermare la sua corsa.
 < Caroline?> domandò in un sussurro Klaus, ma non appena fu in grado di mettere a fuoco la figura della sorella che lo fissava addolorata, capì con disperazione che quella continua speranza lo avrebbe portato sull’orlo della pazzia.
 < Nik! Devi smetterla! Cosa vuoi fare? > gli domandò con tono preoccupato la sorella.
 < Riportare Caroline a casa.> disse con rabbia, non era una cosa evidente? Non lo volevano tutti? E allora perché continuavano a mettergli i bastoni tra le ruote?
 < Non credi sia quello che tutti noi vogliamo, dannazione? Ma non ci serve a nulla perdere il senno!> urlò la vampira prima di portare la mani sulle braccia del fratello in un gesto di affetto e difesa.
 < Non posso combattere contro la sua assenza. Mi è impossibile. Ma posso combattere per lei e se dovrò uccidere Marcel per avere Davina lo farò.> la implorò quasi Klaus mentre i suoi occhi divenivano lucidi e gli angoli della sua bocca si piegavano verso il basso.
 < Non puoi uccidere Marcel. Davina non ti aiuterebbe mai e poi… Nik …> lo implorò quasi la vampira, scrollando la testa.
 < Non lo ami Rebekah, non lo hai mai amato.> ringhiò fuori l’ibrido prima di gettare a terra la sorella e correre verso l’unico appiglio di speranza che gli era rimasto.
 
 
 
 
Un conato di vomito risalì lungo la sua gola, privandolo dell’ossigeno di cui non aveva mai avuto bisogno, ma che in quel momento appariva di importanza vitale.
Ansimava, completamente ricoperto di sudore al ricordo di quell’incubo. Al ricordo della sua assenza.
Un tocco lieve si posò contro la sua spalla nuda, tramutandosi in una dolce carezza che risalì lungo il collo fino a scompigliargli i capelli.
Klaus si voltò di scatto, lasciando che il terrore di non vederla distesa al suo fianco svanisse grazie all’immagine del suo viso.
 < Era solo un brutto sogno.> sussurrò Caroline, accennando un sorriso rassicurante agli angoli della bocca.
L’ibrido non mosse un solo muscolo. Rimase a fissarla, non sicuro sul da farsi. Era un’altra delle sue allucinazioni? O Caroline era veramente in quel letto, accanto a lui?
 < Sono qui. Sono io, non stai sognando.> non aveva avuto bisogno di dare voce alle sue paure. Caroline non aveva permesso alle tenebre di inghiottirlo di nuovo. Era sempre stata l’unica in grado di salvarlo.
Klaus sollevò la mano per accarezzare la guancia dell’angelo in camicia da notte che si era portata a sedere affianco a lui.
Si sorrisero a vicenda mentre Caroline faceva scivolare la sua mano su quella di Klaus, ancora posata contro il suo viso, e ne baciò il palmo.
 < Non potrei vivere senza di te.> sussurrò Klaus con voce spezzata.
Adesso che l’aveva riavuta, che poteva specchiarsi negli occhi di Caroline aveva capito più che mai che questa volta sarebbe stato diverso. Questa volta se lei fosse morta non sarebbe riuscito a dimenticarla, non importava quale incantesimo gli Spiriti avessero usato.
Caroline non era più soltanto la sola persona in grado di comprenderlo, di migliorarlo… lei era anche la madre di suo figlio.
Senza riuscire a formulare un pensiero coerente, la mano di Klaus scivolò lentamente dal viso di Caroline alla sua pancia. Entrambi seguirono con gli occhi il percorso di quelle dita che si posarono quasi timorose sul grembo della ragazza.
 < È strano, non è vero?> domandò Caroline con un filo di ironia nella voce. Insomma ritrovarsi ad avere un pancione del genere nel giro di quattro giorni – almeno dal suo punto di vista – era scioccante, ma … non inquietante. Solo una novità che aveva bisogno di elaborare e capire.
 <  Direi più … miracoloso. Siete ancora qui, tutti e due.> Caroline sollevò lo sguardo. Quel tono di voce … l’amore che con quella semplice frase Klaus era riuscito a far trasparire, le avevano riscaldato il cuore come mai nulla prima di allora.
Loro tre erano una famiglia.
Era strano, ma bello riuscire a vederlo, a sentirlo finalmente.
 < Vorrei tanto sapere se sarà una bambina oppure un piccolo Mikaelson. > disse Caroline sovrappensiero, portandosi una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
Klaus tornò a guardarla, senza però allontanare la mano dal piccolo tesoro che l’ibrido portava in grembo.
 < Domani potremmo scoprirlo. Ho chiesto a Davina di visitare te ed il bambino, visto che spiegare ad un dottore come funziona il corpo di un ibrido, non mi è sembrata la soluzione migliore.> un sorriso beffardo comparve all’angolo della sua bocca mentre con un alzata di sopracciglia guardava, dal basso verso l’alto, in modo malizioso la ragazza.
“Al diavolo il sentirsi una balena!” pensò Caroline prima di stringere le braccia attorno al collo di Klaus e lasciarsi baciare in modo dannatamente seducente e possessivo.
 Si posizionò a cavalcioni su di lui e lasciò che le forti e ruvide mani di Klaus le alzassero la vestaglia di seta.
Sentì la lingua dell’Originale insinuarsi in modo delizioso nella sua bocca e Caroline rispose a quel bacio mordendo leggermente il labbro inferiore del suo uomo.
Avrebbe voluto farla sua in quel cortile, l’attimo preciso in cui l’aveva rivista. Ma tutti i loro amici non avrebbero apprezzato la situazione, tantomeno la Caroline svenuta che aveva portato in camera.
Era passato troppo tempo da quando aveva potuto toccarla in quel modo, sentirla calda ed ansante sotto i polpastrelli, saggiare la consistenza di ogni sua irresistibile curva ed amarla.
Amarla, l’unico dono che quel destino malato gli aveva concesso.
Il riuscire ad amarla come solo una gemma rara come Caroline meritava, amarla come parte di se stesso, come unica sorgente e ragione della sua esistenza.
Amarla di un amore unico, ineguagliabile.
 
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 
 
 < Questo posto proprio non mi piace.> bofonchiò Caroline mentre si stendeva sul tavolo posto al centro del cortile interno della magione Mikaelson.
Era ancora in vestaglia, che aveva rubato dalla camera di Rebekah e Klaus ed Elijah si erano posizionati ai rispettivi lati della brandina improvvisata.
 < Ti sembra questo il momento di discutere della ristrutturazione che questo posto necessità?> domandò con sarcasmo Klaus, ricevendo in cambio un’occhiataccia da Caroline.
L’ibrido decise di non inferire su di lui solo perché Klaus appariva estremamente nervoso e lei… beh lei era una santa donna! Oh!
Davina si avvicinò a Caroline che piegò la testa di lato per sorriderle in modo amorevole.
La giovane strega ne sembrò sorpresa, ma ben preso il suo cipiglio fu sostituito da un timido sorriso di rimando.
 < Quindi… questa sarà una specie di visita ginecologica alla voodoo style?> domandò un po’ allarmata Caroline  non appena vide Davina ergere le braccia sulla sua pancia.
 < Io non pratico voodoo. Sarà una magia lieve, buona. In realtà non può nemmeno considerarsi magia. Voglio solo constatare che tu ed il bambino stiate bene.> la rassicurò Davina in tono dolce.
Subito dopo iniziò a parlare in quello che per Caroline poteva anche essere aramaico antico. O forse… era francese?
Ah non era mai stata brava con le lingue straniere a scuola!
Una stretta forte le avvolse la mano mentre un’altra si posava sulla sua fronte.
Fece vagare lo sguardo sui due fratelli Mikaelson che sembravano essere più in ansia di lei e sorrise ad Elijah, intendo ad accarezzarle la fronte.
Caroline guardò davanti a lei, un odore familiare aveva attirato la sua attenzione.
Stefan.
Sorrise al suo amico e lo salutò con un cenno della testa mentre il vampiro si avvicinava ai suoi piedi con aria forzatamente serena.
 < Ah ah!> sbottò all’improvviso Caroline, interrompendo l’incantesimo di Davina.
  < Cosa c’è che non mi state raccontando? Siete troppo preoccupati voi tre per una semplice ecografia magica!> osservò Caroline con aria indagatoria mentre si portava a sedere su quello scomodo tavolo.
Klaus si passò la lingua tra le labbra e scrollò la testa, prima di alzare le braccia in segno di resa. Elijah e Stefan si guardarono in modo serio e gettarono fuori il medesimo sospiro rassegnato.
  < Non guardate me! Io non le ho detto niente!> si giustificò Klaus in risposta alle espressioni del fratello e dell’amico.
 < Detto cosa?> domandò Caroline con aria scocciata guardando i tre uomini più importanti della sua vita negli occhi.
Niente.
 < Davina?> domandò allora l’ibrido prima di scendere definitivamente dal tavolo.
La strega aprì la bocca ma rimase pietrificata prima di far vagare lo sguardo attorno a sé in cerca di consensi.
 < Ignora questi tre idioti. Parla con me, la diretta interessata di tutta la faccenda, visto che sono io a portare nella mia pancia nostro figlio.> osservò con aria seccata la ragazza.
 < Figlia.> puntualizzò Davina con nonchalance.
Caroline rimase pietrificata dalla notizia, ma ben presto un sorriso nuovo spuntò ad illuminare le sue labbra. Il sorriso di una madre.
Si morse il labbro, portò le mani ad accarezzare la sua pancia e voltò il viso per sorridere a Klaus, lasciando scivolare via tutta la frustrazione dell’attimo prima.
 < Avremo una bambina.> sussurrò Caroline con le lacrime agli occhi per la felicità.
Klaus afferrò il viso dell’ibrido tra le mani e fece schiantare con forza le loro labbra, le une contro le altre.
Entrambi scoppiarono a ridere di quel momento che contro ogni aspettativa aveva infiammato i loro cuori di una nuova consapevolezza. Le paure sembravano essere svanite in quell’unico, magico momento.
Klaus si inclinò il necessario per portare le sue labbra vicino al pancione di Caroline e ponendovi le mani, vi depositò un bacio.
 < Sarai al sicuro, sempre. Te lo prometto.> sussurrò contro la pancia, facendo sfuggire un sorriso sulle labbra di tutti i presenti.
I due amanti tornarono a guardarsi negli occhi e riuscire a leggere nell’anima dell’altro la stessa profonda felicità, sancì un momento nuovo. Un passo nuovo.
Klaus non credeva di poter amare ancora di più Caroline di quanto non avesse sempre fatto… si sbagliava, si sbagliava enormemente.
 < Ora, non per rovinare il momento ma…> disse Caroline mentre incrociava le braccia al petto e si voltava a guardare Davina in cerca di risposte.
  < Stavo cercando di “toccare” la maledizione che ti affligge con mano. Non so spiegarlo bene, dovevo riconoscerne la consistenza per capire di che tipo di incantesimo fossi vittima.> disse la strega con voce titubante, allisciandosi le pieghe del suo delicato vestito floreale.
 < E …> la incitò Caroline mentre notava con la coda dell’occhio quanto anche Elijah, Klaus e Stefan fossero in attesa di una sua risposta.
 < E … non mi sembra affatto una maledizione.> rivelò infine Davina, scioccata quanto gli astanti.
 < Non è una maledizione? Torno in vita ogni duecento anni più o meno, solo per rincontrare Klaus e venire uccisa sia nell’anima che nei ricordi, in un loop infinito e questa non è una maledizione? > domandò Caroline vicina all’orlo di una crisi isterica.
Scrollò la testa e diede le spalle a Davina nel tentativo di chiarirsi la mente, mentre i suoi tre uomini si allineavano a lei pronti a sommergere la strega di domande.
 < Cosa può essere altrimenti?> domandò in modo pragmatico e diretto Elijah.
 < È qualcosa di potente, di estremamente potente ma non malvagio. Direi più neutro. Un incantesimo molto antico, legato indissolubilmente all’anima di Caroline che non discende né dalla magia bianca né da quella nera. È qualcosa di così potente che non riesco a comprenderlo.> disse la strega.
Caroline voltò il viso per guardare Klaus negli occhi.
Erano di nuovo ad un punto di stallo.
 < Perfetto. Affrontiamo un problema alla volta. Punto primo: ho bisogno di vestiti se voglio fare qualsiasi cosa sulla lista, ai numeri due e tre. Punto secondo: devo incontrare le streghe oggi pomeriggio per convincerle a sottoscrivere un accordo. Punto tre: ho intenzione di trovare Rebekah e di riportarla a casa anche trascinandola per un orecchio , se devo. > disse Caroline mostrando le sue qualità innate di maniaca del controllo.
  < Non ti lascerò parlare da sola con le streghe, amore. Tanto meno ti lascerò entrare in terra nemica per parlare con una persona che ci ha traditi di sua spontanea ed ingiustificata volontà.> ringhiò quasi Klaus, mentre si parava davanti a lei, impedendole di fuggire per portare a compimento i pericolosi punti della sua lista.
 < Punto quattro: stordire Klaus così che io possa fare tutto quello che devo fare.> un sorrisetto malizioso e beffardo apparve sul viso di Caroline, che inclinò la testa in modo quasi tenero e fece scoppiare a ridere Stefan.
 < La seguirò io, passo passo. Tu ed Elijah avete molto altro da fare entro oggi, come aiutare Bonnie a capire cosa abbiano voluto dire quegli ibridi con la “Portatrice” o impedire a Tyler di fare un altro attacco a sorpresa. Io vi consiglierei anche di trovare un modo per uccidere le due rosse che fanno venire i brividi.> Stefan si affiancò all’amica, rispondendo con sicurezza allo sguardo inceneritore di Klaus.
 < Credo che Stefan abbia ragione. Ci sono troppe questioni che hanno urgenza di essere risolte nel minor tempo possibile. Sarà meglio dividerci.> il diplomatico Elijah non perdeva mai un colpo.
Caroline prese sottobraccio una stupita Davina e si indirizzò con la nuova amica e Stefan verso l’uscita.
 < Io mi occupo delle streghe, che oserei dire dalla rivolta di ieri ti odiano a morte mentre sono più che sicura vorranno parlare con la “Predatrice”.> gongolò Caroline mentre si allontanava dalla magione.
 < Portatrice.> la corresse Stefan.
 < Ah… va bene, quella cosa lì. E riporterò a casa la mia migliore amica, puoi contarci.> disse con un tono di voce più alto per farsi sentire da Klaus. In un attimo ricordò il flashback avuto la sera prima, lei e Rebekah negli anni Venti. Non ne aveva parlato a Klaus, come poteva insinuare in lui il dubbio di poterla perdere di nuovo, chissà per quanti mesi, dopo che l’aveva appena ritrovata?
L’ibrido apparve all’improvviso davanti a lei, sbarrandole la strada.
  < Stai uscendo in vestaglia.> osservò l’Originale posandole una mano sulla vita ed avvicinandosi  a lei in modo seducente.
 < Non ho nient’altro da mettere. Vorrà dire che correrò alla velocità della luce dentro il primo negozio di Bourbon Street.> rispose Caroline cercando di ammaliare Klaus come lui era riuscito perfettamente a fare con lei.
L’ibrido la baciò con passione, scompigliandole i capelli con le sue mani forti prima di scomparire seguito da Elijah.
 < È assurdo. Deve sempre avere l’ultima parola.> bofonchiò Caroline prima di uscire fuori dal cortile.
Stefan tirò fuori il cellulare dai suoi pantaloni e controllò un nuovo messaggio.
 < È Tatia. Le dico di unirsi a noi?> domandò il vampiro con gentilezza.
 < Ah… ma certo! E credo inoltre che dovrei avere il numero di mia sorella.> osservò Caroline con sarcasmo. Quindi Tatia non era stata solo un sogno della sua mente. Era bizzarro pensare di poterla vedere solo inviandole un messaggino. Ma in fondo sarebbe stata una bella giornata in compagnia di sua sorella, il suo migliore amico ed una nuova amica tutta da scoprire.
  < Soggiogamento, molto meglio della Visa. Oggi offro io.> scherzò l’ibrido, facendo l’occhiolino alla giovane Davina che le rispose col sorriso più solare che Caroline avesse mai avuto l’onore di osservare.
Quella ragazza aveva bisogno di un’amica e lei sapeva di essere la candidata perfetta. Senza contare il fatto che l’avrebbe implorata di trovare un incantesimo per non farla più viaggiare nel tempo come una palla da ping pong impazzita.
 
 
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Caroline fece scivolare la mano sulla sua pancia e sorrise, di un sorriso buffo. Era strano ritrovarsi catapultata in una gravidanza che per la prima volta cominciava a percepire come reale.
Il piccolo esseruncolo era lì. Viveva del suo respiro, si nutriva del suo amore.
Doveva avere due adorabili piedini ormai e chi poteva dirlo … magari cominciava già ad assomigliare al suo papà.
L’ibrido scrollò la testa, era incredula. Incredula di ritrovarsi a fare quei pensieri, incredula di dover pensare a Klaus come ad un padre e a se stessa come una madre. Se l’universo le avesse concesso un unico desiderio sarebbe stato quello di poter essere per il suo esseruncolo almeno la metà di quello che Liz era stata ed era per lei tutt’ora.
C’era una parte di lei, quella più oscura e ,terribilmente, la più lucida che le aveva imposto di non provare affetto per ciò ce stava crescendo dentro di lei. Non per pura brutalità ma perchè sapeva, ogni parte di lei ne era certa , che quella bambina non avrebbe mai visto la luce del sole.
Lei stessa sarebbe morta, di una morte sicuramente poco piacevole, e qualcosa di nascosto, recondito dentro la sua anima le suggeriva che nemmeno questa volta avrebbe potuto trovare scampo.
Era destino.
Solo una cosa ha importanza: la strada che percorri per giungere nel luogo prestabilito, in quella vita, a quella fine.
Ma se c’era una sola altra cosa che era in rado di capire, era che  non le importava della sua fine. Non le importava se la sua morte fosse stata scritta a fuoco nei pilastri della Terra, non avrebbe mai permesso che l’esseruncolo morisse assieme a lei.
 < Ehi Care.> la voce di Stefan la riportò alla realtà in un batti baleno. Caroline sollevò lo sguardo e sorrise al suo migliore amico che si era immobilizzato sulla soglia della stanza a fissarla ,donandole il medesimo sorriso.
 < Tutti questi chili in più avrebbero potuto donare in questo modo solo a te.> disse con voce seria, prima di avvicinarsi a lei per beccarsi uno spintone, intelligentemente previsto.
 < Questa sfacciataggine dovrebbe essere punita con la morte, solo tu riesci ad essere un presuntuoso sbruffone e non essere scuoiato vivo.> puntualizzò Caroline prima di voltarsi per capire quali scarpe poter indossare.
 < Tutto merito della mia bella faccia.> puntualizzò Stefan trattenendo a stento una risata.
Il vampiro si sedette sul divano in pelle , posto di fronte al letto e rispose all’occhiataccia di Caroline con  un’alzata di sopracciglia.
 < Come mai siamo così di buon umore , Mister musone?> domandò Caroline mentre scartava ogni tipo di scarpa dotata di tacco.
 < Sei tornata. È un’ottima ragione per essere di buon umore. E devo dire che mi ha fato piacere passare una mattinata con te, Tatia e Davina.> rispose con nonchalance Stefan, come se quella fosse una risposta come un’altra.
Caroline nascose il suo sorriso compiaciuto dietro l’anta dell’armadio ed una volta riemersa  tirò contro il suo amico due scarpe completamente differenti.
Stefan le afferrò al volo e le guardò con aria enigmatica.
 < Non credo siano del mio numero.> osservò con tranquillità.
 < Idiota, ho perso la mia personal stylist ed essendo tu il migliore amico che mi rimane è tuo compito consigliarmi quale scarpe si abbinano di più alle mie caviglie gonfie.> spiegò Caroline incrociando le braccia al petto e sorridendo della faccia sconvolta di Stefan.
 < Capisco … o sorbisco un weekend di shopping con te ed una sfilza infinita di giorni in cui dovrò scegliere tra scarpe in vernice o scamosciate, oppure ti spiego perchè Rebekah se ne è andata.> osservò con aria pensierosa Stefan.
Caroline annuì, sfoggiando un sorriso così ampio da apparire volutamente forzato, alzò le spalle e si sedette affianco a lui con un’aria così innocente da apparire pericolosa in maniera letale agli occhi di Stefan.
 < Io non lo so.> specificò il vampiro , sillabando ogni parola .
 < Allora cosa ne dici leggins oppure abito in jersey?> domandò Caroline, assottigliando li occhi e avvicinandosi ancora di più a Stefan.
Il vampiro sorrise e depositò a terra le scarpe.
 < Tutto quello che so è che Klaus ha dato di matto mentre non c’eri, che Rebekah è stata sempre al suo fianco, ma che le litigate tra di loro sono gradualmente diventate veri e proprio scontri, ma nessuno si aspettava il suo tradimento. Posso solo ipotizzare che la certezza della tua morte, dovuta al ritorno di Tatia  e non al tuo , l’abbia spinta a mollare suo fratello. Ha perso la speranza.> il tono inizialmente sereno di Stefan era andato pian piano ad incupirsi ed il sorriso che Caroline tanto amava vedere stampato sulla faccia del suo amico era svanito.
L’ibrido  accoccolò la testa sulla spalla di Stefan, gli cinse il braccio col proprio e rannicchiò le gambe sul divano.
 < Sono qui e non ho intenzione di andarmene da nessuna parte.> disse la ragazza prima di stringersi ancora di più all’amico.
Stefan posò la testa su quella di Caroline e sorrise di un sorriso stanco.
 < Oggi devi andare a parlare con le streghe… Verrò con te. Bonnie e Davina hanno trovato un modo per individuare il luogo terreno e l’oggetto magico che riescono a far intervenire gli Spiriti nella nostra realtà, creano sia un collegamento potente, ma scindibile.> disse il vampiro con voce seria.
 < Bonnie e Davina che collaborano per la nostra fazione … mi sento già più al sicuro. E poi tu che vuoi diventare la mia guardia del corpo. Non si può dire che siamo senza protezione.> ironizzò Caroline continuando a fissare il quadro del ponte in pietra regalatole da Klaus.
Una fonte di calore improvvisa le riscaldò la pancia, i suoi occhi corsero subito in quel punto per notare la mano di Stefan carezzarla goffamente, ma in modo tremendamente tenero.
 < Non permetterò a nessuno di fare del male a te e soprattutto a tua figlia. > disse Stefan dopo aver alzato la testa per guardare negli occhi Caroline.
 < Stef… posso chiederlo solo a te.> sussurrò la ragazza con un filo di voce. Era la cosa giusta da fare, lui era l’unico a cui poter affidare la cosa più preziosa che aveva al mondo.
Il vampiro si irrigidì , ma le fece cenno con la testa di continuare.
 < Combatterò, lo farò. Fino allo stremo e lo sai… ma se si arrivasse al punto di dover scegliere… ti prego, voglio che tu scelga la bambina. > i profondi occhi azzurro cielo della sua migliore amica sembravano implorarlo, ma Stefan non potè governare la reazione che ne derivò.
 < No, non puoi chiedermi questo. Non lo farò , lo sai.> non era riuscito a mantenere la calma, tanto meno a moderare il tono della voce. Si era alzato di scatto dal divano, ma la sua reazione non sembrava aver minimamente allarmato Caroline.
 < Ah davvero? Lasceresti morire mia figlia? Ti odierei per questo e lo sai bene. > rispose la ragazza con tono piccato, prima di alzarsi per raggiungere l’amico.
  < Non puoi scaricarmi addosso questa responsabilità.> sbottò Stefan irritato. Anche se l’irritazione era solo il sentimento attraverso il quale stava mascherando quello che temeva davvero di mostrare.
Paura.
 Era terrorizzato all’idea di dover compiere una scelta del genere . Era terrorizzato all’idea di dover perdere Caroline. Lei non era una semplice amica, una compagna di avventure, la ragazza che avrebbe ricordato tra duecento anni come la biondina che per un po’ gli era stata accanto.
Caroline era la sua famiglia.
La sua migliore amica, la sua confidente, la biondina dalle palle quadrate che lo aveva rimesso in riga mille volte, che gli aveva impedito di perdere se stesso. La ragazza che gli aveva salvato la vita e che lo aveva salvato dal suo lato più oscuro.
  < Devo. Io devo Stefan, perchè non ho nessun altro a cui chiederlo. Perchè posso fidarmi solo di te. Klaus non capirebbe mai, non avrebbe la forza per farlo ma tu… tu sei come un fratello e se questo piccoletto deve essere salvato , cresciuto e protetto da qualcuno voglio che sia tu perchè se solo ti somigliasse un pochino, ne sarei fiera. Ne sarei felice.> non aveva potuto impedire ai suoi occhi di inumidirsi, non aveva potuto impedire a se stessa di afferrare Stefan per le spalle e costringerlo a guardarla. C’era una verità infinita in quelle sue parole, Stefan doveva capire che non era facile ammetterlo, non era facile pensare a quell’evenienza per lei, ma doveva tutelare il futuro di sua figlia, in qualunque modo sarebbe andata a finire.
 < Chiedilo ad Elijah…> sussurrò il vampiro prima di voltare il viso e passarsi una mano tra i capelli. Quel discorso lo stava stremando.
 < Sai che voglio bene ad Elijah, che mi fido totalmente di lui. Ma lui non è te. > rispose con sincerità disarmante la ragazza.
Stefan tornò a guardarla ed anche i suoi occhi divennero lucidi in quel momento. Accennò un sorriso complice perchè sapeva perfettamente di cosa Caroline stesse parlando. Dell’affetto che li univa.
 < Mi hai salvato la vita quando sono diventata una vampira, ti sei preso la responsabilità di guidarmi ed insegnarmi ad essere la persona che sono adesso. Io ti chiedo ora, di fare lo stesso con la mia bambina se sarà necessario.>
Finite. Tutte le sue cartucce, i suoi assi nella manica per far capitolare Stefan erano terminati. Ora poteva solo aspettare.
Il vampiro rimase a lungo, immobile, concentrato a studiare le venature azzurre degli occhi di quella ragazza che gli stava tanto. Secondi che a Caroline sembrarono attimi infiniti.
 Stefan la attirò a sé inaspettatamente e l’avvolse in un abbraccio fraterno, quanto forte.
 < Devi promettermi una cosa in cambio. Farai di tutto per non costringermi a fare questa scelta.> sussurrò Stefan tra i capelli di lei.
Caroline sorrise e si lasciò cullare da quella presa rigenerante.
 < Lo prometto.> sussurrò con sollievo. Finalmente si sentiva più al sicuro.
 
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 
 
 
  < Ehi ci stavamo chiedendo dove fossi finita!> trillò Davina mentre volteggiava per la stanza con il suo abito nuovo.
Caroline sorrise alla vista di quella ragazzina così felice e si sedette a peso morto sul letto dell’amica.
 < Dopo tre ore di shopping dovevo far riposare i miei piedi. > osservò con aria sfinita, mentre Tatia si voltava dalla sua scomoda posizione per fulminarla con lo sguardo. Stava appendendo un poster dei “The Fray” sulla parete sinistra della camera e si trovava in precario equilibrio su una sedia.
 < Invece di lamentarti, da’ una mano.> la incalzò la sorella con aria seccata.
 < Mi piace quel poster, dovresti appenderlo vicino alla finestra!> rispose Caroline con nonchalance, ignorando volutamente Tatia, ma rivolgendole un sorriso mozzafiato.
 < Fannullona.> bofonchiò la sorella prima di scendere dalla sedia con aria sconfitta.
Caroline indicò la propria pancia a mo’ di spiegazione, strappando un sorrise alle due amiche.
 < È  stata una splendida mattinata, grazie.> Davina sapeva essere molto dolce, ma Caroline era certa del fatto che dietro quella bontà si nascondesse troppo dolore da sopportare per una ragazza della sua età.
 < Straordinaria, oserei dire. Fatta eccezione per Bonnie … la tua amica sa essere una spina nel fianco dalle proporzioni bibliche.> osservò Tatia prima di sbuffare, irritata dalla facilità con la quale Davina aveva appena appeso quel dannato poster. Agitando in aria un semplice dito. Magia.
Stavano decorando la stanza di Davina …per farla sentire un po’ più a casa, ma a lei sembrava di fare tutto il lavoraccio da sola.
 < Stai zitta. È evidente che l’adori, come adori Stefan … ma ne riparleremo. Ad ogni modo, Stefan mi ha informato del fatto che tu e Bonnie avete trovato un modo per localizzare l’oggetto ed il luogo che vincolano gli Spiriti a questo mondo.> disse Caroline, tornando immediatamente seria. Era stato bello prendersi due ore di svago, ed adorava il leggero vestito a campana, color panna che stava indossando, ma era tempo di tornare alla realtà.
 < Già, Bonnie dovrebbe arrivare a minuti.  Il grimorio Bennett è molto potente, se Rebekah non avesse rubato quello  di Esther avremmo sicuramente fatto prima. Spero solo che quelle due cornacchie dai capelli rossi non siano riuscite a scovare il luogo o potrebbero essere in vantaggio.> osservò Davina mentre poneva nell’armadio gli acquisti del giorno.
 < Rebekah ha rubato il grimorio?> domandò Caroline con fare sconvolto. Non poteva crederci… era arrivato a tanto il suo tradimento?
 < Non lo ha letteralmente rubato, era di sua madre in fondo.> puntualizzò Bonnie facendo il suo ingresso nella stanza.
 < Perfetto , rieccoti a difenderla! Non riesco a capire da quale parte sei a volte Bon.> osservò scocciata Tatia mentre si metteva a sedere vicino alla sorella. < Sta zitta tu, sei tornata solo grazie a me, o sarebbe meglio dire a causa mia… mai che mi facessi gli affari miei.> rispose la strega, depositando il suo libro sul tavolinetto in legno chiaro e ricevendo in cambio una smorfiaccia da Tatia, che fece scoppiare a ridere Caroline.
 < Comunque… Tyler possiede l’oggetto che è in grado di metterlo in contatto con gli spiriti, che con ogni probabilità è l’oggetto che vogliamo distruggere, ma spero con tutto il cuore che non sappia del vincolo necessario ad un luogo terreno.> anche Bonnie aveva lasciato “ a casa” l’atteggiamento frivolo e scherzoso. Sembrava molto preoccupata, fin troppo seria.
 < Quindi, praticamente siamo uno ad uno , palla al centro?> domandò Caroline con fare da bambina, per strappare un sorriso a tutte. Quando le vide mordersi il labbro pur di non ridere, si sentì soddisfatta.
 < Non proprio purtroppo. Lo saremo quando sapremo di quale luogo si tratta. E non abbiamo ancora discusso cosa fare degli Spiriti.> osservò Davina mentre si voltava per raggiungerle.
L’atmosfera si era fatta d’un colpo troppo pesante.
 < Giusto. Klaus vuole controllarli mentre voi …> sussurrò Caroline, sovrappensiero. Non riusciva davvero a capire quale fosse l’opzione migliore.
Per la prima volta capì di avere un suo motivo, un motivo egoistico per il quale voler ottenere il controllo sugli Spiriti. Garantire a sua figlia infinta protezione dai molteplici nemici che sarebbero venuti a cercare Klaus ed inevitabilmente lei.
 < Annullarli come hanno fatto con me. Devono smetterla di avere così tanto potere su questa Terra, sulla nostra realtà. Sciogliendo il vincolo sarai al sicuro. La maledizione svanirà.> era strano il tono amorevole che sua sorella aveva appena usato. La dolce carezza sulla schiena le fece capire che Tatia era riuscita a leggere nei suoi pensieri e che voleva farla ragionare.
 < Maledizione? Davina crede che non sia una maledizione… ha parlato di …> “mm… di…? Ah stupida memoria!”
 < Magia potente, antichissima ma …neutra.> concluse per lei la giovane strega, appoggiandosi al davanzale della finestra.
 < Caroline.> il tono grave con il quale Tatia richiamò la sua attenzione, la face subito mettere in allarme.
 < Mi dispiace. Credevo di farti del bene non opponendomi alla maledizione che credevo dovesse dividere te e Klaus e non posso giurare che la mia decisione fosse dettata da pura bontà d’animo, ma non avrei mai immaginato che in realtà ci fosse dell’altro sotto … una magia potente è stata vincolata alla tua vita e la verità è che non ne conosco il motivo. Non quello reale. Credevo che gli Spiriti non volessero che Klaus trovasse mai la felicità, questa doveva essere la sua maledizione per aver infranto l’equilibrio con la sua sola natura. La sua felicità sei tu. Ed io… non ho opposto resistenza a questo incantesimo. Pensavo vi avrebbe solo separati, Klaus non era l’uomo adatto per te. Avrei dovuto capire quale fosse l’unico modo per non farvi stare assieme, ma non credevo gli Spiriti sarebbero arrivati a tanto, ucciderti.> confesso Tatia senza trovare il coraggio di guardare Caroline negli occhi.
L’ibrido si alzò dal letto con tutta l’agilità che il suo pancione poteva permetterle. Si sentì terribilmente tradita. Sua sorella aveva approvato la maledizione che aveva reso lei e Klaus così infelici? Che aveva tramutato lui in un mostro?
 < Care … ero accecata dalla rabbia e dalla gelosia. Ma davvero temevo per la tua vita! Klaus e la sua famiglia, loro mi hanno uccisa! Non volevo potesse succedere qualcosa del genere a te o al bambino che portavi in grembo.> provò a scusarsi Tatia sotto lo sguardo sorpreso di Bonnie e Davina.
 < Ma è successo … e anche per causa tua.> osservò Caroline, restando stupita dalle parole che si erano formulate sulle sue labbra.
Sua sorella aggrottò le sopracciglia e scrollo la testa, ferita ed evidentemente in pena.
Si erano appena ritrovate, Caroline era riuscita a sentire il legame che la legava a lei come se il tempo non fosse passato. Potevano perdersi di nuovo?
 < Il mio ritornare non fa parte della maledizione, eppure la magia che Davina riesce ad avvertire … vuol dire che il mio far ritorno è dovuto a questo strano incantesimo neutro? Questo vuol dire che la maledizione degli Spiriti è stata scagliata solo contro Klaus.> domandò Caroline in tono assolutamente neutro, voltandosi a guardare Bonnie.
Non poteva parlare con Tatia in quel momento. Doveva urlare, gridarle tutta la disapprovazione che sentiva per lei in quel momento, ma dovevano parlarne in privato.
 < Questo è quello che hanno voluto condividere. Klaus doveva essere punito, punito recludendogli il tuo amore. Ricordo bene lo stupore che provarono, che tutti noi provammo alla tua morte e alla tua rinascita. Ma non tutti noi. Ed è a quegli Spiriti che dobbiamo chiedere informazioni. Le nostre menti sono sempre state connesse, l’unico blocco riguardava te. C’è qualcosa che solo gli Spiriti più anziani conoscono, qualcosa di estremamente importante, che stanno tentando in tutti i modi di tenere segreto.> rispose Tatia, l’unica che aveva quelle informazioni e alla quale Caroline concesse un fugace sguardo.
 < La magia antica che riesco a percepire.> sussurrò Davina quasi sotto shock. Sembrava aver capito qualcosa che sicuramente a Caroline e Bonnie sfuggiva.
 < Quindi ci troviamo davanti a due incantesimi diversi?> continuò la giovane strega.
 < Non lo so con certezza, ma credo sia così. Potrebbero essere due parti della stessa medaglia, scagliati allo stesso scopo.> rispose Tatia prima di portarsi le mani tra i capelli e sospirare.
Caroline non poteva scommetterci, ma era sul punto di credere che da un momento all’altro sarebbe scoppiata un’emicrania collettiva dentro quella stanza.
 < Forse c’è un’altra cosa che potrebbe essere rilevante … Rinasco ogni volta all’interno della nostra dinastia di sangue. I Forbes. E con il mio nome, Caroline.> finalmente il suo cervello aveva cominciato a funzionare.
 < Davvero?> domandò Bonnie prima di raggiungere l’amica che si era appoggiata contro il muro.
 < In questi duecento anni seppur priva di ricordi, seppur vivendo una nuova vita fin dalla nascita… ciò che tornava eri tu. La tua essenza, la tua anima e ne ho avuto la prova con i ricordi ed i flashback che stai vivendo, sei collegata indissolubilmente alle tue vite passate tanto da farvi ritorno.> per quanto Caroline si sforzasse di ignorare la sorella, Tatia era l’unica persona ad avere tutte le risposte in tasca … solo che in quel momento non si sentiva pronta a fidarsi di lei.
 < Aspetta un attimo. Non eri tu a mandarmi indietro nel tempo? A farmi ricordare?> Eppure … eppure nulla.
 Quanto era stata stupida. Tatia era intervenuta solo nel suo primo viaggio nel tempo, quello voluto dagli Spiriti, ma dopo … le aveva inviato solo un paio di flashback, aiutandola a ricordare. Era stata lei a dare per scontato che riuscendo a comunicare con Tatia, fosse stata lei stessa a farla viaggiare nel tempo.
 < No… credevo lo sapessi. Ho potuto indirizzare i tuoi pensieri, indirizzare i tuoi salti temporali e comunicare con te ma non ho mai potuto decidere cosa farti rivivere. Sei tu a farlo.> lo stupore dipinto sul viso provato di Tatia le fece capire che la sorella stava dicendo la verità.
 < Io?> sussurrò quasi Caroline. Lei non era una strega, non aveva mai avuto qualità o poteri speciali … beh a parte essere un vampiro prima ed un ibrido poi, ovvio.
 < L’eco di morte…> sussurrò a sua volta Davina.
Ed eccola lì. Davanti a tutte loro, la soluzione.
 < Forse la gravidanza…?> emise in un gemito sommesso Caroline, prima che l’aria si bloccasse nei suoi polmoni.
 < Non sei sopravvissuta  mai così a lungo  dopo aver incontrato Klaus. Forse stai cercando di dirti qualcosa rivivendo le tue vite passate, forse lo sta facendo la bambina.> disse Bonnie mentre portava un braccio attorno alla vita di Caroline per stringerla a sé.
Caroline le sorrise, felice di non dover vivere tutto quello da sola … e si sentì in colpa. Tremendamente in colpa perché in quel momento avrebbe voluto avere Rebekah accanto a lei.
 < Ma cosa? Non ho capito nulla! Ogni viaggio mi ha solo ingarbugliato di più le idee!> sbottò quasi Caroline prima di prendere dalla tasca del suo vestito il suo nuovo cellulare.
 < Non credo. Prova a ragionare Caroline … devono esserti sfuggiti dei dettagli importanti, altrimenti perché saresti tornata a quelle vite, a quei precisi momenti delle tue vite passate? Deve esserci un fattore comune!> la incalzò Tatia alzandosi in piedi. Erano tutte al limite, i loro muscoli innaturalmente tesi. Il dubbio che si era formato nella testa di tutte le aveva portate a non voler sapere la verità che era celata dietro tutto quello.
Caroline scrollò la testa, cercando di ricordare e cercò nella rubrica il numero che avrebbe tanto voluto chiamare.
Forse non era una buona idea.
 
 
Sono viva e sono qui.
Quindi vedi di portare le tue chiappe in questa casa e spiegarmi tutto.
Care.
P.S. Sono diventata una balena!
 
 
Caroline sospirò pesantemente prima di inviare il suo messaggio a Rebekah.
Avrebbe tanto voluto dirle che “ era incinta”. Cosa che la sua migliore amica già sapevo. Solo che in quel momento, da quando era tornata, solo ora Caroline era veramente riuscita a capirlo.
In quell’istante l’emicrania che aveva sentito nascere lentamente sembrò esplodere nella sua testa mentre ricordava.
 
< Mikael ti ucciderà un giorno all’altro ed io non starò ferma ad aspettare!> gridò Caroline con la voce spezzata dal pianto. Si afferrò alla nuca di Klaus e lo baciò come se quello fosse il loro ultimo bacio.
Il lungo vestito della ragazza scivolò a terra lasciandola completamente nuda. Le mani di Klaus corsero al suoi seni, ai suoi fianchi. Le baciò il collo e la sentì gemere di piacere mentre faceva scivolare una mano nella sua intimità. Si portò più giù per baciarle un seno e cadde in ginocchio, cingendole i fianchi in un caldo abbraccio mentre Caroline gli accarezzava amorevolmente la testa, spettinandolo.
L’ibrido baciò la pancia della ragazza e sorrise  prima di sollevare gli occhi ed incrociare lo sguardo colmo d’amore di Caroline.
 < Lo prometto, vi proteggerò. >
Un ricordo che sembrò saldarsi con il successivo.
La mano di Esther uscì fuori dal petto di Caroline, portando con sé il suo cuore e la ragazza cadde a terra, senza vita.
Un altro urlo di dolore così straziante da far tremare le gambe della stessa Esther e Klaus tentò con tutte le sue forze di raggiungerla, di stringerla a sé.
 < Il bambino non poteva, non doveva nascere.> sussurrò con le lacrime agli occhi Esther. Il suo viso era così pallido da pareggiare quello ormai senza vita di Caroline.
Klaus sembrò non averla nemmeno udita, si dimenava con tutte le sue forze, gli occhi gialli e le vene gonfie nel disperato tentativo di liberarsi da quelle catene. Ma un pensiero lo spinse sull’orlo dell’oblio. Non serviva a nulla … lei era morta ormai.
< Ho già infranto troppe regole, trasformando voi Niklaus. Le streghe, gli Spiriti non avrebbero mai permesso la nascita di quell’abominio. Deve esserci equilibrio nella natura, equilibrio che tu hai già infranto. Con te ho potuto trovare una scappatoia, ho potuto bloccare il gene del lupo, ma quella sgualdrina … dopo Tatia pensavo che avresti imparato la lezione. Non possiamo rischiare.> sussurrò Esther, prima di scrollare la testa e rientrare nella sua capanna.
Il viso di Klaus si sollevò, mostrando la bestia che sua madre aveva fatto nascere in lui. Quello fu l’esatto istante in cui nacque Niklaus Mikaelson, l’ibrido spietato, l’assassino freddo e calcolatore … che arrivò persino ad uccidere sua madre.
Caroline dovette portarsi le mani sulle tempie per non scoppiare a urlare dal dolore o dalla paura di quella orribile rivelazione.
< Vivete qui per caso? > gli domandò Caroline mentre usciva assieme a lui nel cortile del castello.
Adam le sorrise e le porse il braccio, da vero gentiluomo. La ragazza accettò con un sorriso e lo seguì.
 < Si da quando il Duca mi ha praticamente ordinato di vegliare su di voi.>rise Adam prima di posare la sua borsa di cuoio su uno dei sedili in pietra che decoravano la facciata del castello.
Le parole di Adam, il suo dottore nel dodicesimo secolo.
< Cosa pensi di fare?> la voce bassa e iraconda di Klaus la fece fermare, catturata da quello sguardo iracondo che gli scuriva il viso. 
Caroline lo guardò stranita e cercò di superarlo, ma Klaus l’afferrò per un braccio e senza darle il tempo di domandargli cosa stesse facendo, le tolse dalle mani il suo carico, depositandolo a terra.
 < Sto portando le legna dentro? Cosa c’è, non si può?> domandò stizzita la ragazza mentre si chinava per raccogliere il suo prezioso, si ora lo era diventato, carico.
Klaus la prese per il gomito e con uno strattone la riportò eretta, contro di lui.
 < Caroline non stuzzicarmi. Non è un lavoro adatto alla tua condizione!> tuonò iracondo mentre la presa contro il suo gomito si faceva più ferrea.
 < Di quale condizione parli? Una delle tue tante concubine non può abbassarsi a fare lavori da serva? A quanto vedo dopo che ti sei divertito con loro, è la fine che fanno! Sto solo accelerando i tempi!> sputò fuori con tono avvelenato la ragazza. Si scrollò di dosso la presa di Klaus e si incamminò verso il grande cancello d’ingresso del castello.
Klaus fu di nuovo davanti a lei, in un secondo.
 < Non fare la stupida Caroline, sai che non è quello che intendevo. > sibilò Klaus, fulminandolo con gli occhi.
Le parole di Klaus.
E poi i flashback la catapultarono nel diciottesimo secolo.
< Due piccioni con una fava. Una Rivoluzione e la possibilità di uccidere questo abominio.> la voce stridula ed iraconda di donna, perforò quasi i suoi timpani mentre la sua vista tornava normale.
 < Caroline!> gridò Klaus senza voltarsi a guardare l’artefice di tutto quello.
Altre due donne dagli abiti logori la stavano trattenendo contro la sua volontà. Tenendola saldamente per le braccia.
< Lei non c’entra niente. È me che volete! Lasciatela andare!> gridò Klaus mentre si voltava di scatto, pronto ad aggredire la strega che gli stava facendo quello.
 < Oh lei c’entra. Lei c’entra sempre.> la voce provenne dalle sue spalle, facendolo voltare di nuovo.
Una donna dai lunghi capelli castani stava affondando un coltello nello stomaco di Caroline.
 
 < Il bambino.> gemette Caroline mentre Bonnie la aiutava a mettersi seduta sul letto di Davina.
Era incinta di Klaus nel 900, quando tutto quello era iniziato. Le parole di Esther … erano così chiare ora che aveva ricollegato i pezzi.  
Klaus l’aveva rimproverata per la sua “condizione” e a causa del salto temporale vissuto in quell’epoca lei non aveva capito che … si riferiva al fatto che anche nel dodicesimo secolo era incinta di lui.
Allora … il figlio che doveva essere di Robert …era di Klaus in realtà. Ma non poteva essere, lui era così certo che non fosse suo!
 < Nell’ultima vita ero incinta ma il figlio era di un altro. Klaus ne era così certo.> sussurrò Caroline.
 < Forse perché non sapeva di poter avere figli. Caroline, è una cosa che Klaus ha scoperto sette mesi fa, con te.> le suggerì Tatia che come le altre ragazze nella stanza aveva capito che era arrivato il momento di affrontare concretamente la probabilità che la maledizione affliggesse la creatura innocente che Caroline portava in grembo.
 < Vorreste dirmi che la maledizione che verteva su Klaus era una copertura? Avevamo capito male noi, forse? In realtà  è mia figlia ad essere stata maledetta? Esther è stata la prima a togliermi la vita, ha parlato di un abominio. Sua nonna l’ha maledetta affinchè non nascesse…mai?> urlò Caroline, fuori di sé dalla rabbia. Non poteva, non voleva accettare quella verità.
Tutte le sue amiche la guardarono con le lacrime agli occhi, immobili, paralizzate da … beh da tutto. Dall’assurdità della situazione, dalla crudeltà senza limiti che gli Spiriti stavano dimostrando e dal terrore che riuscivano a leggere a chiare lettere sotto la rabbia di Caroline.
 < Lei non può nascere, lei è il vero affronto all’equilibrio … Io e Klaus siamo destinati a dividerci perché il frutto del nostro amore è proibito.> concluse l’ibrido arricciando la bocca in una smorfia di disgusto verso quel mondo perverso e senza senso.
  < Quindi è la bambina, lei mi sta facendo rivivere le mie vite passate? Lei sta cercando di dirmi qualcosa?> domandò Caroline sollevando lo sguardo verso Tatia. Il loro a dir poco precedente litigio sembrava essere stato dimenticato quando la sorella la prese per mano e cercò di rincuorarla con un sorriso.
 < Caroline, sua nonna era una strega è vero, ma mia nipote fino a quattro giorni fa non aveva un cervello perfettamente formato per poter pensare.> osservò Tatia, cercando di sdrammatizzare per rubare un sorriso alla sorella.
 < La bambina aiuta e canalizza qualcosa che è già dentro di te.> concluse Davina mentre si lasciava cadere sulla sedia, sfinita da tutta quella attività cerebrale comune.
 < Sono la Portatrice. Forse vuol dire che sono destinata ad essere la madre della bambina che gli Spiriti si ostinano tanto ad eliminare ancor prima che nasca. Klaus deve essere suo padre, deve essere nostra figlia.> Caroline stava cercando di riordinare le idee. C’era qualcosa che stava sfuggendo alla loro comprensione, lo sapeva.
 < Perché non eliminarmi del tutto allora? Può darsi che siano gli Spiriti a farmi tornare ogni duecento anni?> domanda idiota, ma vagliare ogni possibilità era tutto quello che le era rimasto. In un secondo riuscì ad avvertire quanto quella stanza vittoriana, abitata da tre tra le donne più stupende conoscesse, fosse divenuta piccola, stantia … opprimente. Il verde scuro delle pareti le stava facendo venir voglia di vomitare.
 < Sarebbe controproducente, perché farlo?> domandò Bonnie prima di versare dell’acqua in quattro bicchieri di cristallo che si trovavano sul comò vicino alla finestra.
 < Sei tu, è l’amore che ti lega a Klaus che vi permette di ricongiungervi. Non ho alcun dubbio a riguardo.> osservò Tatia, osservando intensamente Caroline. Ammettendo ad alta voce che quello che aveva unito lei e Klaus non era affatto comparabile con l’amore che loro due avevano nutrito l’una per l’altro.
In quel momento Elijah apparve sul ciglio della porta spalancata. Aveva lasciato la mano ferma a mezz’aria, attirato dalle parole e dallo sguardo enigmatico che Tatia gli aveva rivolto.
 < L’amore vero … è quello la magia più forte. Per questo tu e Niklaus continuate a rincontrarvi, nonostante ogni ostacolo.> la rassicurò Elijah con fare deciso mentre entrava nella stanza per raggiungere l’ibrido che sembrava essere vicina ad un punto di rottura.
 < Sto per andare in iper ventilazione. Dobbiamo informare Klaus. E qualcuno faccia un resoconto ad Elijah, vi prego.>  mugugnò Caroline prima di veder materializzarsi davanti il suo viso la mano tesa di Elijah che la invitava a raggiungerlo con un sorriso fraterno stampato sulle labbra.
 < Klaus sta cercando di scoprire quale sia l’oggetto che permette a Tyler di comunicare con gli Spiriti. Noi dobbiamo capire quale sia il luogo a loro consacrato e capire come annullare gli incantesimi. Annullarli è l’unica opzione che ci resta…è l’unica chance che abbiamo per spezzare qualsiasi incantesimo o maledizione vi abbiano fatto.> le spiegò Elijah mentre la aiutava ad alzarsi e si indirizzava con lei verso la cucina. Un buon bicchiere di sangue le avrebbe fatto bene.
< è l’unico modo per evitare che quello che è già successo, accada ancora.> concluse Caroline prima di appoggiarsi ad Elijah e sentire un po’ di sollievo. Non proprio il Mikaelson che avrebbe voluto avere al suo fianco in quel momento, ma non poteva lamentarsi.
Senti il cellulare vibrare nella sua tasca ed in un moto di entusiasmo aprì il messaggio che le era appena arrivato.
 
Stasera, alle 7. Fatti trovare nel cortile della nostra magione.
Troverai un regalo sul letto della nostra camera. Indossalo.
Klaus.
 
Un sorriso felice apparve sulle sue labbra mentre scrollava la testa, un po’ irritata per il fatto di aver ricevuto degli ordini da Klaus. Sapeva che il suo ibrido lo aveva fatto apposta, solo per farla irritare un po’, ma si sentiva elettrizzata. Avevano davvero bisogno di una serata da soli, loro due.
E lui lo sapeva, ancor prima che quel pensiero si formasse nella sua mente.
Era dispiaciuta che quel messaggio non fosse stato la risposta di Rebekah, ma avrebbe avuto tempo per riprendere la sorella di Klaus per un orecchio e riportarla dalla parte giusta della staccionata.
 
 
 
 
 
 
 
Allora allora, so di essere scomparsa e mi dispiace molto ma avevo bisogno di un distacco reale dal Klaroline … ero troppo giù di morale, demotivata per continuare a scrivere mettendoci dentro l’anima e poi ho avuto un periodaccio generale che è fortunatamente finito.
Ho cercato di farmi scusare, svelando ( chissà se tutto tutto, muahahahah! ) il mistero celato dietro i viaggi di Caroline.
Spero di essere stata chiara. La maledizione è stata lanciata su loro due, sul loro amore perché il loro amore avrebbe sempre portato alla marmocchietta. =)
Marmocchietta che ho voluto con la a, perché ho sempre immaginato fosse una femmina. Chi ha letto la mia altra fanfction scritta precedentemente ad Hope, lo sa ;).
E nel prossimo capitolo che pubblicherò al più presto, ci sarà un piacevole sorpresa, una scioccante …chiamiamola novità e… una scena per farmi perdonare ;).
Ah ovviamente il poster dei “The Fray” voleva essere una citazione al futuro marito di Candice, l’ho trovata una cosa simpatica… non so.
Ringrazio dal profondo del cuoricino e dedico questo capitolo ad Elisa per il suo compleanno ( un regalo tutto per te ;) ) e a tutte voi, che avete continuato ( spero) a “credere“ in me e nella mia ricomparsa!
Per qualsiasi domanda … sono qui. Vi ho lasciato molti piccoli indizi qui e lì, come sempre d'altronde, sappiatelo ;). Giulia.
 

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Capitolo 13
*** Promesse. ***


Buona letture ragazze, notando il favore che il banner di Sara ha ottenuto tra di voi, ho deciso di pubblicare ogni volta una foto attinente al capitolo, solo che non potevo schiavizzare quella dolce ragazza quindi prendo le foto da internet. Come si dice…prendo dove sta e campo onestamente, ma se qualcuna di voi riconoscesse un proprio montaggio, mi scriva e sarò felice di pubblicizzarla…o schiavizzarla… muahahah! Scherzo, a dopo, Giulia ;).
Image and video hosting by TinyPic Non si sentiva nervoso e se anche lo fosse stato non lo avrebbe mai ammesso, né ad alta voce nè tantomeno con se stesso.
Lui era Niklaus Mikaelson, l’ibrido Originale, il re di New Orleans, l’essere più potente ed immortale sulla faccia della Terra.
L’unica persona che riusciva a farlo innervosire era la splendida ragazza dai capelli color miele che lo aveva legato a lei con catene invisibile quanto indistruttibili.
 < Sei venuto finalmente ad implorare per una resa?>
No, si sbagliava. Anche sua sorella a volte riusciva a farlo innervosire.
 < Fantastico! Hai persino perso l’uso della parola in questi mesi!>
Molto.
Rebekah incrociò le braccia al petto e fece un passo avanti. Fiera, altezzosa ed arrabbiata, molto arrabbiata.
Klaus tentò di rimandare indietro il ringhio sommesso che uscì dalle sue labbra. Rivederla dopo così tanto tempo lo irritava, lo faceva sentire furioso ma stranamente lo rendeva felice. Felice di vedere che lei stesse bene.
Quella piccola, sporca traditrice.
Tyler fece la sua apparizione da una delle porte laterali che conducevano al grande salone della residenza che l’ibrido aveva occupato.
Un grande villa ottocentesca, un po’ spoglia ma ben illuminata ed in linea con l’egomania di Tyler.
 < Sai cosa si dice degli uomini che comprano case grandi … auto grandi?> domandò Klaus in modo sarcastico, tagliente mentre portava le mani dietro la schiena e cominciava a camminare in maniera disinvolta per tutto il salone, come se fosse il padrone.
 < Non so, prova a dirmelo tu Klaus.> rispose con aria seccata Tyler mentre si portava di fronte all’odiato nemico, alla ricerca di una buona ragione per non scatenare una rissa.
L’Originale accennò un sorriso di sfida agli angoli della bocca e si lasciò elegantemente cadere su una delle poltrone in pelle che decoravano la stanza.
Accavallò una gamba sull’altro ginocchio e congiunse le dita per posare gli indici sulle sue labbra carnose. Vittorioso e sadicamente soddisfatto.
Era apparso in quella topaia richiedendo, con maniere per nulla cortesi, di parlare con il loro capo. Dopo un paio di morsi e cuori strappati eccolo lì.
Questo voleva significare solo due cose, due cose che lo inebriavano.
Molte delle streghe di Tyler avevano abbandonato la nave e le due gemelle dai lunghi capelli rossi non risiedevano lì, il che voleva dire che con ogni probabilità non erano al servizio di quel cane bagnato.
Dal tremolio rabbioso del corpo del primo ibrido da lui creato, poteva ben capire quanto Tyler non lo volesse lì. Era troppo stupido per accettare un incontro diplomatico a meno che … non ne fosse obbligato.
Rebekah lisciò il top senza spalline in pelle beardeaux che indossava e si mise a sedere sul divano posto a solo un tavolino da tè di distanza dal fratello.
Solo Tyler si ostinava a rimanere in piedi.
 < Diventare la seconda in comando di un tirapiedi, deve essere umiliante.> la punzecchiò Klaus, alzando un sopracciglio e accennando un sorriso.
 < Sempre meglio che essere un burattino nelle tue mani.> rispose con un tale astio Rebekah da far scomparire ogni traccia di tracotanza sul viso di Klaus.
Si sentiva di nuovo arrabbiato.
 < Non hai nessuna arma a tuo favore Rebekah, non puoi fare o dire nulla per ferirmi o alimentare il tuo teatrino da egomaniaca. Non potevi cadere più in basso di così.> la freddò Klaus prima di scavallare le gambe e posare i gomiti sulle ginocchia per poter guardare da più vicino l’espressione di rabbia misto a dispiacere sul volto della sorella.
 < Io non potevo cadere più in basso di così? E tu? Inviarmi un messaggio facendo finta che fosse di Caroline. Lei è morta Nick e  non puoi fare nulla per riavere me.> veleno. Era veleno quello che Klaus aveva visto sgorgare fuori dalle labbra contratte dal disgusto e dall’ira di Rebekah.
Rimase spiazzato per un secondo, fece vagare il suo sguardo dagli occhi azzurri della sorella a quelli scuri di Tyler e vi lesse non solo astio, ma paura.
Non le aveva detto nulla.
 < Non è un trucchetto. Caroline è veramente tornata, ma a quanto pare il tuo leale e perfetto nuovo capo ha deciso di non dirtelo. Cos’è? Terrorizzato all’idea di perdere l’unico alleato che possa veramente farmi del male?> lo incalzò Klaus alzandosi dalla poltrona per avvicinarsi con aria minacciosa a Tyler.
A Rebekah non sfuggì il significato profondo di quell’ultima frase. Nick non si stava di certo riferendo alla forza fisica, quanto al dolore che quel tradimento aveva potuto arrecargli.
 < Sei venuto per fare una dichiarazione d’affetto alla sorellina che ti ha voltato le spalle o sei qui per un motivo da uomo?> la tensione era arrivata alle stelle ed i due ibridi si trovavano ormai a meno di un metro di distanza, sovrastandosi con l’imponenza dei loro corpi.
 < Voglio parlare con gli Spiriti e so che tu sai perfettamente come fare.> gli ringhiò contro l’Originale.
Tyler scoppiò a ridere di gusto, portando la testa all’indietro e lasciando che la sua sonora risata riecheggiasse per l’intero salone.
Fu una mossa stupida.
La mano di Klaus si chiuse come una morsa di acciaio attorno al collo esposto del nemico e con la super velocità lo portò contro il muro, sollevandolo da terra fino a non far più toccare i piedi di Tyler con il costoso pavimento in marmo.
 < Non era una richiesta.> sibilò tra i denti Klaus mentre le sue iridi diventavano gialle come la luna.
 < Dovrei mostrarti l’oggetto che con il giusto incantesimo potrà farmi diventare l’uomo più potente della Terra?> disse con voce strozzata Tyler mentre nonostante la situazione non riusciva a non mostrarsi trionfante.
Klaus aveva bisogno di qualcosa che solo lui possedeva.
 < Se non vuoi perdere la testa…si.> al suono dell’ultima sillaba due lunghi canini spuntarono dalle labbra di Klaus mentre le vene attorno ai suoi occhi sembravano pulsare in modo allarmante.
 < Uccidimi e non troverai mai quell’oggetto. Uccidimi e ne manderanno semplicemente un altro.> ma ancor prima che Klaus potesse affondare i suoi canini nella giugulare scoperta della sua preda, Rebekah lo afferrò per un braccio e lo scaraventò dall’altra parte del salone.
L’ibrido si tirò sù mostrando tutta la sua rabbia, ma Rebekah si frappose fra lui e Tyler.
 < Ragiona per una volta! Tyler ha ragione! Hai semplicemente commesso una mossa stupida a venire qui! Vattene Nick prima di fare qualcosa di veramente stupido.> gli gridò contro la sorella, prima che i suoi occhi divenissero rossi e le vene attorno ad essi, gonfie.
Si trovava davanti ad un bivio.
Andare via senza quello che voleva o … combattere contro Rebekah.
La scelta non fu facile come immaginava potesse essere perché mollare significava mettere a rischio la vita di Caroline e del bambino.
 Un ringhio di frustrazione e rabbia riecheggiò nella stanza prima che Klaus riassumesse una postura rilassata ed il suo volto tornasse totalmente umano.
Scontrarsi con sua sorella avrebbe significato arrivare ad un punto di rottura, avrebbe significato perderla per sempre.
Senza contare il fatto che Caroline sarebbe rimasta delusa da lui.
Klaus risistemò il colletto della sua camicia scura e lanciò un’occhiata d’astio a Tyler che tentava di rimettersi in piedi tenendosi la gola stretta in una mano.
Osservò a lungo la sorella, sperando di poter scorgere nel suo viso un qualsiasi segno che gli permettesse di sperare in una loro riconciliazione, ma non vi lesse  nulla.
Si voltò, pronto a lasciare quella casa ma la voce di Rebekah lo fece fermare immediatamente.
 < Lei sta bene?> domandò con un filo di voce.
L’Originale voltò appena la testa per rispondere alla sorella.
 < Si.> disse in tono severo. Avrebbe voluto aggiungere “non grazie a te”, ma riuscì a trattenersi.
 < Ed il bambino?> domandò Rebekah con tono spaventato. Sapeva perfettamente quanto rischiosa fosse la situazione in cui li aveva abbandonati.
 < Bambina.> la corresse Klaus prima di annuire in senso di approvazione e voltarsi per guardare negli occhi la vampira.
Notò una scintilla di gioia e sollievo attraversare gli occhi arrossati di Rebekah e prima di poter rovinare quel momento, svanì con la rapidità con la quale era apparso.
 
 
 
 
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< Abbiamo già stipulato un patto del genere e siete stati voi a non rispettarlo, perché dovremmo cadere nella stessa trappola? Di nuovo?> domandò con farde scocciato Vivian, il nuovo capo della congrega di streghe della sua città.
 < Non posso biasimarvi… e non posso non confermare una mia ennesima sparizione, ma davvero voi streghe di New Orleans vorreste che un uomo, un ibrido per giunta, controllasse gli Spiriti? Abbiamo un nemico comune ora, molto più pericoloso di Klaus.> puntualizzò Caroline mentre si risistemava sulla scomoda sedia in legno dove Vivian e le sue consorelle l’avevano fatta accomodare.
 < Credevo che anche Niklaus volesse controllare gli Spiriti.> osservò Vivian con fare di sfida mentre si lasciava cadere sullo schienale della sedia che a quanto sembrava, lei non trovava così scomoda.
Si erano incontrate nel cimitero di New Orleans, informazione che Caroline aveva ben lungi dato a Klaus.
Elijah l’aveva praticamente obbligata a portarsi dietro una decina di ibridi che grazie al cielo era riuscita a far scendere al numero di cinque e Stefan non aveva sentito storie. Era lì, con lei.
 < Non è così. Vogliamo evitare che sia Tyler a farlo. Noi vorremmo…> Caroline esitò quel tanto che bastava per permettere al suo amico di correre in suo aiuto. Peccato che lei non lo volesse.
 < Trovare un accordo pacifico.> la interruppe Stefan, rivolgendole un’occhiata d’ammonimento dall’alto della sua posizione. Era in piedi, al suo fianco e se Caroline avesse dovuto vedere quella scena dall’esterno…sì, Stefan doveva davvero sembrare la sua guardia del corpo.
 < No Stefan, niente più bugie… noi vorremmo annullare il loro collegamento a questa realtà. > il rapporto con le streghe era diventato troppo importante ora con Tyler e quelle due pazze rosse in giro. Mentire poteva solo portarli ad un’alleanza inutile.
 < Gli Spiriti sono i nostri antenati, sono loro a guidarci nella magia!> replicò la ragazza dai capelli corvini ed i lungi boccoli che si trovava alla destra di Vivian. Avevano lo stesso colore di capelli e gli stessi occhi verde smeraldo…dovevano essere sorelle.
 < Non è affatto vero. Sono loro a manovrarvi, semplicemente non riuscite a vederlo perché è da fin troppo tempo che le cose vanno così. > osservò Stefan, guardando negli occhi la sorella di Vivian che sembrava essersi alterata più del dovuto.
 < Possiamo vederla in modo diverso su questo, è ovvio ma tutti noi sappiamo che una volta eliminato il problema Tyler, nessuno impedirebbe a Klaus stesso o a qualsiasi megalomane in circolazioni di provare a sua volta a manovrarli. Dobbiamo assolutamente eliminare questa eventualità.> la logica era dalla loro parte, Caroline doveva solo renderla evidente alle streghe.
 < Non c’è un altro modo per farlo?> domandò con aria titubante Vivian mentre si avvicinava con il busto a Caroline.
Bingo. Era fatta.
Il loro leader stava prendendo in considerazione l’idea.
 < L’unico modo è distruggere gli incantesimi o forse gli oggetti ai quali questi incantesimi sono legati … sarà come tagliare le funi di una mongolfiera ancorata ancora a terra. Non li uccideremo, ma separeremo definitivamente Terra e Aria, il nostro mondo dal loro. È inevitabile e necessario.> spiegò Caroline prima di passare una mano sul suo pancione.
 “ Ce l’abbiamo quasi fatta piccolina.” Pensò senza dare a vedere alcuna emozioni ai suoi interlocutori.
 < Devo discuterne con le mie consorelle.> disse Vivian con aria seria dopo alcuni secondi di silenzio.
Sua sorella sembrò sul punto di parlare ma la strega più anziana alzò una mano per farla tacere e così accadde.
 < Ma certo. Sarò lieta di ricevere tutte voi a cena a casa Mikaelson domani sera per discuterne e per comunicarci la vostra decisione.> le invitò cordialmente Caroline mentre si alzava da quella trappola di legno, attenta a non far cadere le candele disposte ai loro piedi, da poco poste per illuminare la cripta.
 < Ci saremo.> promise Vivian alzandosi per porgere la mano all’ibrido.
 < Chi sono le due streghe gemelle al servizio di Tyler?> domandò Stefan senza la minima connessione logica, tanto da strappare un’espressione buffa dal viso di Caroline.
“Tanto male … era una cosa da depennare sulla mia lista.” Pensò la ragazza.
 < Non lo sappiamo con certezza, ma hanno un potere smisurato. Prima di pensare ad eliminare le ancore che tengono ancorati a noi gli Spiriti, sarebbe molto meglio eliminare loro due. Crediamo siano veicolo degli Spiriti, possiedono un potere che non potremmo spiegare altrimenti.> il tono serio e preoccupato della strega fece rabbrividire tanto Stefan quanto Caroline, che annuirono in risposta.
 < Forse sono loro ad avere l’oggetto che tiene ancorati gli Spiriti alla nostra realtà. Canalizzando quel potere, stanno ampliando il loro.> osservò Caroline mentre sentiva gli ingranaggi del suo cervello mettersi in moto.
 < È un’ottima teoria. Sicura di non essere stata una strega in una vita precedente?> scherzò in modo amichevole Vivian, mostrandole per la prima volta il suo dolce sorriso.
Caroline le sorrise di rimando e potè giurare in quel momento di aver conquistato la fiducia di quella ragazza.
 < Mai dire mai con me. Potrei persino essere stata una strana divinità pagana a tre teste in una mia vita precedente!> rispose Caroline con una serietà spiazzante.
  < Grazie per la vostra attenzione. A stasera.> intervenne Stefan, trascinando via l’ibrido per un gomito prima che potesse rivelare qualcosa di più.
 < O una monaca …> osservò con aria raccapricciante la ragazza mentre usciva da quella cripta sotto braccio al suo migliore amico.
 < Caroline?> la ammonì Stefan con fare disperato mentre riusciva a vedere i cinque ibridi di Klaus appostati fuori il cancello del cimitero.
 < Oddio! Potrei essere stata io la Papessa!> squittì tra l’entusiasta e lo scioccato Caroline, aggrappandosi con più forza al braccio del vampiro.
 <  È una leggenda!> sbottò Stefan prima di alzare lo sguardo al cielo.
 < Ah…peccato, sarei stata bene con la tiara.> osservò la ragazza come se quella fosse stata un’osservazione da tutti i giorni e fu felice di veder spuntare sul viso dell’amico un sorriso divertito.
 
 
 
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Si sentiva emozionata. Come al loro primo appuntamento.
Era una cosa stupida, lo sapeva insomma. Klaus era … ah. Il suo ragazzo? Il suo compagno?
 < Nah.> sussurrò con aria quasi disgustata. Come una volta Klaus le aveva detto, non c’erano etichette al mondo in grado di definirlo o di definire il loro amore.
Buffo. Le aveva detto quella cosa il giorno del loro primo “appuntamento” alla serata da ballo del ‘500. Il suo primo viaggio nel tempo.
Caroline si guardò un’ultima volta allo specchio e dopo essersi ripassata il lucidalabbra prese un profondo respiro, pronta a raggiungere Klaus nel cortile di quella grande magione che stentava ancora a riconoscere come casa propria.
Klaus si sentiva sereno, pronto a passare una notte indimenticabile con la sua Caroline.
Le aveva promesso di mostrarle il mondo una volta e se a causa dei loro problemi a New Orleans non potevano volare via, questo non voleva dire che lui non poteva mostrarle il suo mondo.
L’Originale si risistemò il papillon grigio e si voltò per osservare Caroline scendere la lunga scalinata, aveva sentito il suo splendido profumo.
E per l’ennesima volta, Klaus credette di essere vittima di un’allucinazione. La più bella.
Sul viso di Caroline, lasciato scoperto dall’alta acconciatura, comparve un sorriso che difficilmente Klaus avrebbe mai potuto scordare.
Il lungo vestito rosa pallido si sposava perfettamente con il colore perlaceo della sua carnagione.
Lo scollo a “v” veniva messo in risalto dalla collana di diamanti che le aveva regalato per il suo compleanno, richiamando il luccichio del braccialetto che Klaus ricordava come il primo pegno d’amore che le aveva donato.
Vederla scendere quella scalinata fu estasiante. Una lunga, affusolata gamba spuntava di volta in volta dall’alto spacco laterale e la cinta di Swarovski posta sotto il seno sembrava impreziosire la piccolina che quella sera avrebbe partecipato assieme a loro ai piani di Klaus.
L’Originale si avvicinò alle scale e porse la sua mano a Caroline, per aiutarla a scendere gli ultimi gradini ed una volta raggiuntala, Klaus non le lasciò il tempo di dire una sola parola.
La strattonò tra le sue braccia con urgenza e la baciò come per quattro orribili mesi aveva solo potuto sognare di fare.
La sentì ridere della sua foga, sapere di essere la fonte della gioia di Caroline lo inebriava di una felicità nuova, di un tipo di orgoglio così potente da farlo sentire l’uomo più potente della Terra e non per la sua forza.
Posò le sua grandi mani sul pancione di Caroline ed anche lui si lasciò andare ad un sorriso di gioia mentre insinuava la lingua nella bocca della ragazza, per baciarla delicatamente questa volta.
Caroline si sentì avvampare … quelle mani forti contro la sua pelle, quelle labbra carnose contro le sue che si muovevano esperte e sensuali…
 < Dobbiamo davvero uscire da questa casa? Non potremmo andare al piano di sopra, ora?> domandò Caroline in un sospiro eccitato mentre faceva scorrere le mani tra i capelli di Klaus, scompigliandoli.
Vederlo in completo grigio ghiaccio con tanto di papillon e panciotto l’aveva lasciata senza parole.
Quell’uomo così affascinante era il suo uomo.
Nessuna avrebbe potuto mettere le mani su di lui come lei stava facendo. Nessuna avrebbe potuto far altro che sognare quel corpo, quegli occhi, quelle labbra.
Nessuna avrebbe mai avuto l’onore di essere guardata con l’adorazione con cui Klaus guardava lei.
 < Devo ammettere di esserne molto tentato.> sussurrò con tono rauco Klaus, Caroline conosceva bene quel tono di voce. Era eccitato.
Sentì le labbra di Klaus cominciare a divorare di baci il suo collo e Caroline portò la testa indietro, chiudendo gli occhi e lasciando uscire dalle sue labbra gonfie a causa dei baci, un gemito di piacere che eccitò Klaus ancora di più.
Lo sentì ringhiare, sentì la presa delle sue mani divenire rude contro la sua vita e l’attimo dopo…non sentì più nulla.
Caroline aprì gli occhi e guardò Klaus con aria delusa e sconcertata.
Il suo ibrido la stava mangiando con gli occhi, un sorriso malizioso era apparso sulle sue labbra nel preciso istante in cui aveva fatto un passo indietro.
 < Non mi farai rovinare questa serata.> la schernì Klaus, porgendole di nuovo la mano.
Caroline lo fissò stizzita e spalancò la bocca pronta a ricoprirlo di insulti, ma Klaus le fu vicino in un istante e posò un indice sulle sue labbra con fare dannatamente malizioso e seducente.
 < Fidati di me.> le sussurrò avvicinandosi all’orecchio di Caroline per baciarlo dolcemente.
La ragazza sentì un brivido di eccitazione attraversarla completamente e maledì il fatto che Klaus potesse farle un tale effetto…ogni volta.
 < Non vale…> sussurrò Caroline prima di far scivolare le dita sul viso di Klaus, per scendere verso il collo e poi giù lungo quel petto tonico e scolpito.
Vide la mascella dell’Originale irrigidirsi e rincarò la dose, avvicinandosi a lui in modo lascivo e facendo scivolare la sua mano fino al bottone dei pantaloni.
Lo sentì trattenere il respiro mentre puntava i suoi profondi occhi azzurri in quelli blu di Klaus e respirava vicino alle labbra del suo ibrido.
Notò la scintilla di lussuria che attraversò gli occhi del suo amante e non appena lo vide avvicinarsi, si defilò da lui rivolta verso l’uscita.
 < Cos …> Klaus si voltò a guardarla e al sorriso malizioso e da bambina di Caroline non potè fare a meno di scoppiare a ridere e scuotere la testa.
 < Non vale.> le fece eco Klaus, raggiungendola e porgendole il braccio che prontamente la ragazza andò ad accettare.
 < Volevo solo ripagarti con la stessa moneta.> puntualizzò Caroline mentre si incamminavano lungo l’ingresso porticato in mattoni che li avrebbe condotti a Bourbon Street.
 < Ci sei riuscita egregiamente.> le sussurrò in un orecchio Klaus, strappandole un sorriso.
 < Allora… vuoi finalmente svelarmi dove stiamo andando?> domandò la ragazza eccitata. Adorava le sorprese, adorava sentirsi al centro dell’attenzione, amata, adorata come solo Klaus riusciva a farla sentire.
 < Pensavo di fare una passeggiata fino al luogo dove trascorreremo la serata. Non preoccuparti, non è troppo lontano.> la rassicurò Klaus osservando l’espressione implorante di Caroline.
Camminare su un tacco 10 con un pancione da balena non era la cosa più comoda del mondo. Ma non poteva credere che Klaus non avesse pensato a quell’eventualità e quando il suo ibrido le sorrise, rassicurante, pensò che finchè fosse stata con lui, avrebbe anche potuta portarla sulla Luna e ritorno a piedi.
 < Raccontami. Quali complotti ha escogitato oggi la Regina di New Orleans?> le domandò l’Originale con fare elegante. Caroline rimase a lungo a fissare l’espressione del suo amante.
Non sembrava volesse prenderla in giro, anzi sembrava … orgoglioso.
Caroline sentì il proprio cuore riscaldarsi in un abbraccio invisibile. Klaus era l’unica persona che avesse mai riposto tanta fiducia in lei.
 < Oh nulla di troppo interessante. Ho solo scoperto che con ogni probabilità gli Spiriti ci hanno maledetti non solo per punire te della tua natura, ma per evitare che nasca il frutto del nostro amore. Una sottospecie di ibrido-streghetta abominio dell’equilibrio. Poi… Sono io che mi catapulto nelle mie vite passate, si è scoperto non come hobby, ma per aiutarmi a capire il perché della maledizione. Ogni volta che rimanevo incinta di te morivo poco dopo…> quanto era stata stupida?
Quella doveva essere una serata magica, lontano da tutti i problemi che affliggevano la loro vita ma non poteva non informare Klaus di tutto quello che aveva scoperto.
Voleva condividere con lui ogni cosa.
 < Cosa?> domandò Klaus, avvicinandosi a lei per attirarla a sé in modo protettivo per essere certo di non avere tra le mani una Caroline in preda ad una crisi di nervi o a delle strane allucinazioni. Sembrava così preoccupato.
Solo allora Caroline si accorse di quanto fosse magico il quartiere francese. C’erano così tante persone intente a passeggiare, a chiacchierare e a vedere vetrine da apparire scintillanti come le mille luci colorate che abbellivano quella città dal gusto europeo.
 < Non è finita qui. Credo di aver stretto  alleanza con le streghe di New Orleans, domani sera si uniranno a noi per la cena e ne avremo la conferma. Ovviamente si uniranno a noi solo se il nostro obiettivo sarà annullare gli Spiriti e non manovrarli, cosa che credo vada maggiormente a nostro favore visto che continueranno a farmi fuori e a non far mai nascere nostra figlia.> Si, era ufficiale. Non riusciva assolutamente a tenere la bocca chiusa.
Notò l’espressione allarmata sul viso di Klaus, farsi sconvolta.
 < La maledizione in realtà … colpisce nostra figlia?> ringhiò fuori l’ibrido. Disgusto e furia gli scurirono la voce e lo sguardo mentre le sue mani si contraevano in modo quasi spasmodico. Si era immobilizzato nel mezzo della strada e l’aveva lasciata andare, preoccupato di non riuscire a controllare le sue reazioni.
Caroline si guardò attorno in maniera frettolosa. Se possedeva un super potere particolare era avvertire quando gli occhi di tutti erano addosso a lei.
Ma le persone che li stavano guardando non sembravano spaventate, bensì curiose. La stavano scrutando da capo a piedi e bisbigliavano qualcosa che aveva deciso non aver voglia di origliare.
Forse lei e Klaus erano una sorta di super gossip nel mondo soprannaturale. Sarebbero apparsi neo vampiri infatuati che avrebbero gridato i loro nomi e chiesto loro autografi?
Caroline scrollò la testa, si diede della cretina e decise che era ora di tornare alla realtà.
 < Ah e come dimenticarlo… forse in una mia vita precedente sono stata la Papessa!> scherzò infine Caroline, mettendo di traverso il viso ed ostentando un sorriso a trentasei denti.
Klaus alzò leggermente il cipiglio che stava deturpando il suo viso e nello stesso momento le espressioni dei due amanti mutarono, mitigando verso lo stato d’animo dell’altro.
Caroline divenne immediatamente più seria e preoccupata mentre Klaus tentò di tranquillizzarsi, accennandole un sorriso.
La ragazza si avvicinò a lui con fare dolce e passò le dita affusolate lungo le rughe di frustrazione che stavano contraendo la fronte del suo amato.
 < Non mi piace vederti preoccupato.> sussurrò Caroline prima di abbassare lo sguardo negli occhi di Klaus.
Era impensabile … era impensabile l’effetto che dopo tanto tempo una semplice occhiata di Klaus, riusciva a suscitare in lei. Si sentiva ancora avvampare, si sentiva speciale, si sentiva scelta inaspettatamente ed ogni giorno dall’uomo più complesso e perfetto che potesse mai esistere in quella ed in ogni altra epoca.
 < Allora dovresti darmi queste notizie con un po’ più di tatto.> ironizzò l’ibrido con aria seria, prima di afferrare la mano di Caroline e portarla contro le sue labbra, per baciarne il palmo mentre i suoi occhi restavano fissi in quelli della ragazza.
 < Credo di aver avuto un sovraccarico del sistema. Scusami.> era stata indelicata forse, o forse aveva solo temuto per tutto il giorno quel momento. Non sapeva se sarebbe riuscita a non scoppiare piangere davanti agli occhi di Klaus che sapeva si sarebbero spalancati in un moto di terrore. Il suo ibrido avrebbe nascosto la sua preoccupazione per lei e l’avrebbe guardata … in quel modo.
Come se avesse potuto perderla in quel medesimo istante.
Non credeva di riuscire più a sostenere una cosa del genere.
 < Il mio Narciso.> le parole sfuggirono alle sue labbra al pensiero del bellissimo mito che Klaus le aveva raccontato nel dodicesimo secolo. Ricordava bene cosa la sua assenza, l’annullamento del suo ricordo, gli avevano fatto. Come lo avevano ridotto.
Lo distruggevano di un dolore costante, latente ed incomprensibile.
Un veleno nascosto, insapore che avvelenava ogni sua giornata e che col passare dei secoli aveva avvelenato pian piano anche lui.
Klaus sbarrò gli occhi prima di stringerla in un abbraccio tenero, lento.
 < Te ne ho mai parlato?> le domandò con aria quasi sognante mentre giocava con la collana di diamanti che le aveva regalato. Una scusa banale per toccare la sua pelle nuda.
 < Non in questa vita.> sussurrò Caroline, sentendosi avvampare.
Klaus le sorrise e riprese assieme a lei la loro passeggiata verso il luogo misterioso.
 < Ricordo di essermi sentito alla perenne ricerca di qualcosa che sapevo già di possedere… una ricerca infinita, spossante. Cercavo te senza avere il tuo ricordo. Ho sempre cercato te …> confessò Klaus con una serenità tale da farle salire le lacrime agli occhi. L’Originale guardava davanti a sé, perso in quei ricordi lontani.
Ma quando si voltò, Caroline non potè fare a meno di arrossire dello sguardo colmo d’amore di Klaus.
 < E non smetterò mai di farlo Caroline. Non importa quale incantesimo potente abbiano lanciato contro di noi.
 Ti amo … e non smetterò mai di amarti. Non ci sono riusciti portandomi via ogni momento insieme, facendomi dimenticare di te. Nulla è riuscito a toglierti dal mio cuore e dalla mia mente. Continuerò sempre a cercarti Caroline e ti troverò ogni volta, lo so. Lo giuro.> il blu degli occhi di Klaus sembrò inghiottirla, facendo scomparire il mondo attorno a loro.
 < Ti amo … E ti troverò ogni volta. Sei il mio per sempre, Klaus.> promise con occhi scintillanti Caroline, lasciando l’Originale senza respiro.
Ebbene sì. Quello era il loro addio, perché  non avrebbero mai più pensato concretamente alla possibilità di perdersi di nuovo in quella vita, avrebbe fatto troppo male.
Sarebbe stato inaspettato, improvviso e non avrebbero mai avuto il tempo di scambiarsi quelle promesse. Sapevano di amarsi, sapevano che avrebbero fatto tutto ciò che fosse stato in loro potere per evitare che quel loop infinito si ripetesse … ma sapevano anche che il rischio di veder crollare i loro sogni come un castello di sabbia era concreto. Era dannatamente vicino.
 < Eccoci arrivati.> sussurrò Klaus con la voce strozzata dalle intense emozioni che sentiva stritolargli il cuore.
Caroline sobbalzò quasi per la sorpresa e guardò davanti a sé.
Un edificio. Molto bello a causa della sua semplicità. I mattoni rossi che costruivano le linee rettangolari del… teatro, se non stava leggendo male l’insegna, donavano all’intera struttura un’aria del Sud che riusciva a farla sentire a casa.
 < Il Saenger Theatre.> sussurrò Klaus quasi per darle un suggerimento.
 < Un teatro … cosa mi stai portando a vedere?> gli domandò entusiasta Caroline, voltandosi a guardarlo felice come poche volte Klaus era riuscito a vederla.
Posò una mano sulla pancia di Caroline e sospirò pesantemente. La maledizione verteva sulla testa innocente di sua figlia. Quella figlia che era terrorizzato all’idea di avere, ma che già amava più di se stesso.
Non poteva non sentirsi furioso e preoccupato, immensamente preoccupato. Doveva salvare la vita di Caroline, l’amore della sua esistenza e quella del frutto del loro amore eterno.
Ma nessuno di loro tre aveva mai mollato fino a quel momento e Klaus sapeva non lo avrebbero fatto mai.
Si era ripromesso di donare a Caroline una notte lontana da tutto ciò che minacciava di separarli per sempre ed era quello che avrebbe fatto, lasciando sulla soglia di quel teatro secolare tutte le sue preoccupazioni.
 < Il Fantasma dell’opera.> le svelò infine Klaus facendole cennò di entrare.
Nonostante la lunga fila dietro la quale Caroline era pronta a disporsi, Klaus l’afferrò per mano e senza dire una parola a nessuno ( anzi a dire la verità “nessuno” lo stava salutando con riguardo ) entrò all’interno di quel meraviglioso teatro.
Un vasto corridoio in marmo e lucenti candelabri di cristallo appesi al soffitto li condusse all’interno della sala principale dove decorazione ad arcate rinascimentali e troneggianti file di sedili rossi colmavano quello che alzando il viso in alto, sembrava un cielo stellato. Forse un po’ troppo azzurro per avere delle stelle.
 < Klaus è bellissimo.> sussurrò sognante Caroline mentre alzava la testa al “cielo”.
Klaus le sorrise felice e la condusse all’interno del balconcino più vicino al palco. Il posto migliore, non poteva aspettarsi altro dal suo ibrido.
Il teatro si stava popolando di gente mentre Klaus scostava la sua sedia per permetterle di sedersi, da vero gentiluomo. Le posò un bacio sulla spalla nuda e si sedette affianco a lei.
 < Vuoi spiegarmi perché proprio il Fantasma dell’opera?> domandò all’improvviso Caroline, cogliendolo di sorpresa.
 < Lo capirai a fine spettacolo.> la rassicurò Klaus che non aveva mai saputo spiegare cosa lo attraesse tanto di quella storia. Dopo aver conosciuto Caroline, aveva capito.
 < Avrebbero potuto mettere un paio di cuscini in più in questo teatro.> si lamentò Caroline risistemandosi goffamente sulla profonda sedia in velluto rosso.
 < Dovresti portare rispetto, amore. Questo teatro ha molti più anni di te.> la punzecchiò Klaus con fare saccente prima di sorridere della stupenda donna che gli aveva fatto l’onore di essere lì con lui quella sera.
 < Vuoi dirmi che è un vecchietto proprio come te?> rispose piccata Caroline, non nascondendo la sua aria vittoriosa.
 < Riuscirai a tenere la bocca chiusa per tutta la durata dello spettacolo?> ok, era assodato. Quella sera Klaus aveva deciso di voler morire per mano sua!
 <  È una sfida?> domandò stizzita la ragazza, ravvivando i boccoli che sfuggivano volutamente alla sua acconciatura perfetta.
 < Potrebbe.> disse con fare malizioso l’ibrido, avvicinandosi al viso di Caroline e leccandosi le labbra fissando quelle di lei.
 < Cosa vincerò?> domandò allora la ragazza, decisa a non dargliela vinta.
 < Mm… sempre troppo fiduciosa nelle proprie abilità.> constatò Klaus con un sorriso sornione.
 < Ti ho mai deluso?> ah, se non fossero stati in un luogo pubblico Caroline gli sarebbe saltata addosso in quel momento preciso. Non sapeva bene ancora se per strappargli i vestiti o per prenderlo a schiaffi.
 < No. Mai.> la risposta sicura, sincera di Klaus la lasciò spiazzata. Senza parole.
Ok, ne era certa adesso. Per strappargli i vestiti.                     
In quel momento le luci si abbassarono e l’immenso sipario rosso si spalancò. Non si era nemmeno accorta che il teatro si era lentamente riempito. Quando era con Klaus il tempo perdeva ogni significato.
  < Sappi che riuscirò di certo a trovare un modo per pagare la scommessa.> le sussurrò l’Originale contro un orecchio mentre il suo indice lasciava una scia di fuoco lungo il collo scoperto di Caroline.
Oh, poteva scommetterci che avrebbe vinto quella scommessa.
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
Durante tutto lo spettacolo Klaus non aveva fatto altro che “infastidirla”.
Sfiorandole il collo con le labbra, giocando con i suoi capelli o sussurrandole frasi del tutto poco consone ad un luogo pubblico.
Caroline aveva fatto richiamo a tutta la sua forza per non dargliela vinta e parlare, interrompendo così lo spettacolo e molto più importante, perdendo la scommessa.
Ma non aveva potuto non stringere la mano di Klaus tra le sue ogni volta che quella storia le ricordava … loro due.
Stranamente quel triangolo amoroso le ricordava quello vissuto tra loro due e Tyler e Klaus ovviamente altro non era che il Fantasma dell’opera al quale Christine si sentiva inspiegabilmente attratta mentre Tyler, beh lui era Raoul. L’uomo perfetto per lei, almeno sulla carta.
L’esistenza tormentata del Fantasma, tacciato come mostro, costretto a nascondersi dietro la sua maschera bianca non poteva non ricordarle Klaus.
Ma quel finale.
Christine che si è sentita quasi costretta a scappare con l’umano Raoul, ma che nonostante tutto ha sentito il bisogno di tornare a dire addio al suo Fantasma che solo per lei aveva liberato l’odiato Raoul, l’uomo che lei amava, pur di vederla felice.
Quel finale l’aveva distrutta.
 < Non finirà così tra di noi.> come se avesse potuto leggere nel suo pensiero, Klaus le sussurrò all’orecchio quelle parole tanto rassicuranti e Caroline non potè non uscire dal silenzio nel quale era piombata durante tutta la loro passeggiata di ritorno a casa.
Klaus la prese tra le braccia senza nessun preavviso e alla velocità della luce la porto nella loro camera da letto.
La sua risata riempì la stanza mentre Klaus la depositava sul materasso, sciogliendole l’acconciatura per ammirare quei capelli che sembravano aver catturato il chiarore della luna.
 < Se non sbaglio, qualcuno ha vinto una scommessa.> osservò Klaus con aria maliziosa mentre le sollevava il vestito facendo scorrere la mano lungo la coscia tonica di Caroline.
 < Puoi scommetterci.> scherzò Caroline mentre tentava di non far trapelare quanto lo charme del suo seduttore la stesse facendo sentire bene.
Klaus si portò sopra di lei, facendo attenzione a non pesare sulla sua pancia e la baciò. Dolcemente come le onde dell’oceano che si infrangono contro gli scogli, tornando a torturare le sue labbra di una tortura della quale non avrebbe mai avuto abbastanza.
 < In tutto questo non ho avuto tempo per parlare con Rebekah …> se ne uscì Caroline all’improvviso, allontanando Klaus dalle sue labbra per guardarlo.
 Klaus gettò fuori un basso ringhio seguito da un cenno di assenso.
 < Ed è questo il tuo modo di affrontare la discussione? Grugnendo?> domandò tra lo scocciato ed il divertito la ragazza. Non voleva di certo rovinare il momento ma voleva mantenere il controllo della situazione. Quel controllo che stava sentendo scivolare via sotto le carezze possessive di Klaus.
 < Caroline…> la ammonì l’ibrido mentre continuava a baciare il suo collo.
 < Caroline, cosa?> sbuffò la ragazza senza riuscire a trattenere un gemito di eccitazione.
 < Non ero più abituato a sentirmi messo in discussione.> rise Klaus contro la sua pelle, facendole solo perdere di più il contatto con la realtà.
 < Beh ti sei abituato male.> puntualizzò Caroline posando il proprio peso sui suoi gomiti e tirandosi a sedere sul letto.
 < Mi ero disabituato a te.> sussurrò Klaus mentre insinuava una mano sotto il vestito di Caroline e si portava a baciare il suo decolleté.
< Stai…evitando… l’argomento.> gemette fuori Caroline tra un sospiro e l’altro.
 < Già. Ma ci sto riuscendo molto bene.> osservò Klaus non appena raggiunta l’intimità della ragazza. Con l’altra mano fece scivolare la spallina del vestito di Caroline e scostò il suo reggiseno per baciarle il seno.
 < Molto …> sospirò Caroline mentre affondava le mani tra i capelli di Klaus come per trattenerlo a sé.
 < Klaus abbiamo così tante cose di cui parlare… Tatia, mia madre… > si, il suo cervello stava definitivamente sragionando.
 < Parleremo amore. Ma non ora.> disse Klaus mentre le sfilava il vestito dalla testa e la faceva stendere sotto di lui.
 < Non mi piacciono gli ordini, lo sai …> rispose Caroline fermando le mani dell’ibrido che si erano portate a sfilare le sue mutandine.
 < Non mi piace essere contraddetto, lo sai.> osservò Klaus con voce rauca mentre le strappava letteralmente di dosso, con due abili mosse, il suo intimo lasciandola completamente nuda.
 < Abbiamo un serio problema di coppia allora.> disse Caroline tra il serio ed allegro.
Klaus non riuscì a trattenere un sorriso divertito e poi giocò la sua carta vincente. Si tolse giaccia, panciotto e camicia mostrandosi agli occhi di Caroline in tutto il suo splendore.
 < Coppia …> fece eco alle parole di lei, con un’espressione enigmatica sul volto prima di scendere a baciare la pancia di Caroline.
 < Già … suona strano?> domandò la ragazza, in preda ad uno strano senso di terrore. Klaus forse non li considerava come tale?
L’Originale sospirò pesantemente, scrollando la testa e si portò a sedere di fronte a lei per rivolgerle un’occhiata di rimprovero. Sembrava esasperato, ma divertito da lei.
 < Abbassa quelle sopracciglia.> lo rimproverò Caroline prima di sollevarsi a sedere un’altra volta.
 < Caroline, potrò mai averla vinta con te?> domandò con tono rassegnato l’ibrido mentre le scostava i capelli dal viso.
 < Mai.> lo punzecchiò la ragazza con un sorriso solare.
 Usando la super velocità Klaus si fiondò sopra di lei, facendola ricadere in una cascata di riccioli biondi, sul letto.
Cominciò a baciarla in un modo così possessivo da farla sentire marchiata a fuoco. Lei era sua, non c’erano dubbi.
Il modo in cui il suo corpo rispondeva alle carezze di Klaus, assecondandole, vibrando di piacere ad ogni tocco e la passione…la voglia l’uno dell’altro che ogni giorno la consumava ne erano la conferma.
Klaus cominciò a baciare il suo collo per scendere a stuzzicare i suoi capezzoli con la sua lingua esperta. Ad ogni gemito di Caroline la presa dell’Originario si faceva più forte, più possessiva.
La ragazza provò a tirarsi sù per terminare quella dolce tortura e fare finalmente suo, l’uomo che desiderava più di ogni altro, ma Klaus posò una mano tra i suoi seni e la ributtò contro il materasso.
 < Ho perso una scommessa. Sono un uomo d’onore e pago sempre i miei debiti.> sussurrò con fare lascivo mentre scendeva verso la sua pancia e giù fino alla sua intimità.
Voleva farla impazzire, era ovvio.
Caroline afferrò tra le mani le leggere lenzuola di seta e le stritolò fino a perdere la sensibilità alle dita.
Quasi mille anni di esperienza si facevano sentire…e alla grande.
Quando Klaus insinuò un dito dentro di lei, l’eccitazione arrivò alle stelle e Caroline si lanciò per afferrarlo per i capelli e portarlo contro le sue labbra.
 < Hai deciso di farmi impazzire?> lo accusò Caroline con le guance arrossate a causa dell’effetto che le carezze di Klaus avevano su di lei.
 < Sei troppo frettolosa, amore.> la punzecchiò Klaus prima di insinuare la sua lingua nella bocca di Caroline e baciarla con passione.
Ah, lei era troppo frettolosa!
Caroline sbottonò i pantaloni di Klaus, che l’ibrido riuscì a far scivolare via con agilità e decise di prendersi la sua vendetta.
Ribaltò le posizioni, mettendosi sopra di lui e no, il fatto che venti centimetri di pancia li dividevano non la faceva sentire una balena… no!
Baciò il petto marmoreo di quell’uomo tanto intrigante, ridisegnando con dita leggere i contorni del tatuaggio che troneggiava lungo la spalla ed il braccio sinistro di Klaus.
Lo sentì gemere e ne fu enormemente soddisfatta mentre scendeva a baciare uno per uno i sei addominali scolpiti dell’ibrido.
Notò che l’eccitazione di Klaus era alle stelle e si complimentò con se stessa, era riuscita a sedurlo persino con 180 chili in più.
Senza avere tempo di replicare si sentì afferrare per le spalle e portare contro il letto. Con una mossa fluida Klaus fu dentro di lei e finalmente riuscì a sentire la tempesta che tormentava il suo corpo placarsi… solo per diventare un terrificante tsunami l’attimo dopo.
 < Ti avevo persa per un secondo.> le sussurrò con fare dolce Klaus mentre le scostava i capelli dal viso.
 < Davvero? Stavo pensando.> rispose con un filo di voce Caroline che non potè non scoppiare a ridere quando il suo ibrido cominciò a muoversi sensuale dentro di lei.
Ah quell’uomo aveva il potere di farla impazzire.
 < Puoi dirmi tutto, Caroline.> sentir pronunciare il suo nome in quel modo sensuale mentre Klaus afferrava le sue mani nelle proprie e le portava sopra la sua testa, le fece andare il sangue in ebollizione.
 < Non ho più voglia di pensare, voglio te.> gli occhi di Klaus a quelle parole scintillarono di amore e lussuria e da quel momento in poi le parole furono di troppo.
 
 
 
 
 
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 
 
 
 
 < Stavo pensando…> le sussurrò Klaus contro un orecchio mentre giocherellava con i suoi capelli con fare dolce.
 < Ah adesso tu hai voglia di parlare? > lo punzecchiò Caroline sollevando il viso e posando il mento sul petto dell’Originale per guardarlo comodamente negli occhi.
Era bello sentire il suo corpo nudo contro il proprio mentre la teneva stretta a sé in un abbraccio tenero quanto possessivo.
 < Dovresti imparare a prendere con maggior stile la sconfitta, amore.> osservò Klaus alzando un sopracciglio e nascondendo un sorrisino divertito.
 < Tu dovresti imparare a controllarti.> sussurrò Caroline ripensando alle ultime due ore passate sotto le lenzuola.
Era stato tutto assolutamente perfetto. Le parole dolci che Klaus le aveva sussurrato all’orecchio, le svariate posizioni in cui avevano avuto tempo di cimentarsi… lui che le ripeteva all’infinito quanto lei fosse bella.
L’aveva capita, senza bisogno di parlare. Era strano non ritrovarsi il corpo perfetto, scolpito che da una vita era abituata ad avere e lei era Miss Mystic Falls… non si poteva dire che non le importasse del suo aspetto.
Superficiale, lo sapeva. Ma lei era fatta così, voleva essere perfetta agli occhi di Klaus e stranamente si era sentita tale anche quella sera.
 < Non posso quando sono accanto a te.> disse con voce bassa mentre il braccio che le contornava il bacino risaliva, giocherellando con la sua pelle nuda, lasciandole brividi lungo tutta la schiena.
 < Io invece stavo pensando che dovrei far sapere a mia madre che sono tornata, che aspetto un bambino e che ciliegina sulla torta…sarà tuo. E tutto ciò senza farla morire di infarto.> Questa volta non gliel’avrebbe data vinta, avrebbero parlato e di quello che voleva lei!
 < Sa già che sei tornata. È stata Tatia a dirglielo.> la risposta di Klaus la spiazzò completamente. Si tirò su, poggiando il peso del proprio corpo su un gomito e tirò uno schiaffone sul petto dell’Originale che riecheggiò per tutta la stanza.
 < E perché non mi ha chiamata?> squittì Caroline con fare nervoso.
 < Il tuo telefono …temo di averlo distrutto. Ha chiamato me, ha preso il primo aereo per New Orleans.> si giustificò l’ibrido mentre accarezzava la nuca della ragazza e le sorrideva in modo rassicurante.
 < E tu me lo dici così? Solo adesso?> sbraitò la ragazza prima di mettersi faticosamente seduta sul letto per vestirsi e boh… non poteva parlare di sua madre mentre era nuda!
 < Prima eravamo occupati, amore.> le sussurrò Klaus contro un orecchio, afferrandola per la vita e baciandole il collo. L’aveva ripresa nella sua trappola di seduzione e amore e Caroline non aveva alcuna voglia di andarsene.
 < Smettila di evitare la mia rabbia, facendo il maledetto seduttore!> osservò stizzita la ragazza mentre si voltava per guardarlo in faccia.
 < È l’unica arma che posseggo contro di te.> osservò l’Originale con aria autoritaria e fintamente seccata.
 < Idiota.> sbuffò fuori Caroline mentre si ricoricava con lui sul letto.
< La mia compagna è una signora.> scherzò Klaus prima di avvolgerla in un tenero abbraccio e baciarle la fronte.
 < Stupido.> disse Caroline trattenendo a mala pena una risata.
 < D’alta classe.> la incalzò Klaus, facendola definitivamente scoppiare a ridere.
 < Ho bisogno di dirti una cosa.> il tono di voce improvvisamente serio di Klaus la aiutò a tornare immediatamente seria a sua volta e sollevò il viso per guardarlo. Ma non prima di aver intrecciato la propria gamba nuda con quella di lui.
 < Ok.> sospirò sconfitta Caroline, a dire il vero si sentiva un po’ nervosa.
 < Ci ho pensato molto. Credevo fosse meglio riuscire a spezzare prima qualsiasi incantesimo verta sulle nostre teste come la spada di Damocle … ma adesso ho capito che non posso aspettare. Non voglio.> Klaus avvertì distintamente il cuore di Caroline cominciare a galoppare all’impazzata. Forse stava prendendo il discorso troppo da lontano, ma aveva bisogno di prepararla a ciò che stava per chiederle. Abbassò il viso per guardare dentro quegli splendidi occhi color del cielo che ora lo stavano fissando allarmati.
Si portò sopra di lei, reggendo il proprio peso sulle sue braccia tese e le sorrise. Due splendide fossette si formarono ai lati della sua bocca carnosa ed invitante e nonostante la tensione, Caroline non potè far altro che accarezzare quella sua barba incolta e rubargli un bacio.
 < Voglio che tu sia… una Mikaelson.> sussurrò Klaus contro le sue labbra.
Caroline tornò con la testa sul cuscino e lo guardò completamente spiazzata.
 < Cosa? È una proposta di …?> sentì la gola divenirle improvvisamente secca, non aveva mai pensato a quell’opzione. Insomma Klaus suo marito? Era come pensare …ah non le veniva nulla in mente se non uno stupendo stallone costretto in un recinto troppo piccolo per le sue dimensioni e …vestito col frak! Si, ok…stava sragionando.
 < No … no, non lo è. Insomma… non ho bisogno di un pezzo di carta firmato da un prete o tantomeno da un impiegato per sapere che mi appartieni. Che staremo insieme … qualunque cosa accada.> la rassicurò sereno Klaus mentre non distoglieva nemmeno per un attimo i suoi occhi indagatori da lei.
Se era paura quella che stava cercando, beh anche un cieco avrebbe capito che era terrorizzata … ma se stava cercando ripensamenti, avrebbe potuto cercare per il resto della loro vita insieme.
 < Qualunque cosa accada.> gli sorrise. Caroline sapeva perfettamente qual era l’unico modo per far rilassare i muscoli contratti del suo uomo.
Klaus sorrise di rimando con aria sognante al sorriso sbarazzino e sincero di Caroline mentre guardava la sua bocca.
Lei era l’unico essere sulla faccia del Pianeta che fosse mai riuscito a farlo sorridere della felicità di un altro, che non fosse la sua.
Se lei era felice, allora tutto il resto non contava… anche lui si sentiva così.
 < Allora cosa …?> domandò più confusa che mai. Se non era un matrimonio quello che le stava proponendo non sapeva davvero come interpretare quella frase.
 < Si tratta di un’antica cerimonia. Un unione tra vampiri. Un giuramento di amore eterno che solo pochi esseri immortali hanno voluto intraprendere. È quanto di più indissolubile e sacro esista su questa Terra, per legare due corpi in un’anima sola.> assolutamente perfetto. Il modo in cui Klaus aveva pronunciato quelle parole, credendo ad ogni singola sillaba, mangiandosela con gli occhi.
Quegli occhi in cui Caroline era riuscita a vedere il loro futuro insieme.
 < Lo trovo bellissimo. Ma noi due non siamo vampiri, siamo ibridi.> puntualizzò la ragazza, pensando che se davvero quello era un rito dalla lunga tradizione, applicarlo alla loro specie non doveva essere poi così… tradizionale.
 < Hai qualche dubbio?> domandò Klaus senza ostentare alcun sentimento. Al suono di quella voce atona Caroline si sentì quasi irritata. No, no… si sentiva proprio irritata.
Ribaltò le posizioni e si portò sopra di lui.
 < No! No, come potrei? Devi smetterla di dubitare del mio amore ogni volta. Klaus io ti appartengo già. Tutto di me ti appartiene, il mio cuore, il mio corpo … la mia anima. E poi diciamocelo… Caroline Mikaelson suona molto bene.> scherzò infine la ragazza, strappando un sorriso sognante al suo uomo che si portò a sedere davanti a lei e la baciò.
La baciò fino a sentire le labbra indolenzite, la baciò per saggiare tutto di lei, per sentirla sua.
Caroline incrociò le gambe dietro il bacino di Klaus, sentendo la sua erezione premere di nuovo contro la sua pelle.
 < Mi piacerebbe farlo davanti a tutti i maggiori clan di vampiri per porre te ed anche tua madre all’interno della famiglia Mikaelson. Verrete rispettate come membri della famiglia più antica di vampiri ed ibridi, naturalmente.> osservò protettivo Klaus mentre la stringeva a sé in un abbraccio senza via di fuga.
Caroline gli baciò il mento e rise di quel gesto.
 < Mia madre preferirebbe uccidersi che dire al mondo intero che è un membro della famiglia Mikaelson.> scherzò, sentendosi immensamente felice.
Si, aveva davvero bisogno di quella serata tra le braccia di Klaus, per ricordare a loro stessi che tutto ciò che stavano affrontando con dolore, con fatica. Tutto quello aveva un senso, uno scopo.
Sarebbe stato perfetto poter fuggire via dal loro amore. Più nessuna morte, più nessun loop senza via di fuga … sarebbe stata un’ottima opzione se il solo pensiero di separarsi non li avesse uccisi.
La sua vita non aveva il benchè minimo senso se non vissuta al fianco di quell’uomo stupendo che era il suo Klaus.
Assurdo … chi lo avrebbe mai pensato la prima volta che in quella vita aveva posato gli occhi su di lui. Lo aveva odiato per così tanto tempo… l’ennesimo enigma di quella stramba maledizione.
 < Vorrei che nostra figlia avesse il nostro nome di famiglia.> quelle splendide parole la riportarono alla realtà, facendola illuminare in un sorriso.
< Ok. Ci sto. > disse con aria solare la ragazza.
 < Romantica …> la punzecchiò Klaus prima di baciarle l’incavo tra i seni.
< Lo voglio Klaus, voglio tutto di te.>  sussurrò Caroline in maniera fin troppo seducente mentre si alzava quel poco necessario per far scivolare dentro di lei il suo uomo.
Entrambi si lasciarono andare ad un gemito di soddisfazione e si sorrisero a vicenda, guardandosi negli occhi.
 < Ed io farò in modo di donarti me stesso, sempre.> promise Klaus prima di spostare di lato il viso ed afferrare la nuca di Caroline, invitandola a bere il nettare prelibato che era il suo sangue.
Quella notte suggellarono la loro promessa con il loro sangue e con il loro amore.
 
 
 
 
 
 
Che ne dite allora? Mi sono fatta perdonare con questo capitolo come vi avevo promesso? =)
Spero tanto di sì. Giuro che non ho mai messo così tanto impegno nella stesura di un capitolo che a mio avviso è lunghissimo! Ah che faticaccia! Però scrivere di quei due mi scalda sempre il cuore, spero di non essere stata troppo smielata e di non essere uscita fuori dai personaggi. Devo ammettere che è il mio terrore più grande.
Dopo di che … eh eh eh. Non ho mai visto Klaus come un tipo da matrimonio ma non potevo pensare al fatto che Klaus non volesse legare a lui Caroline pubblicamente, rivendicandola come sua e  soprattutto… Caroline Mikaelson ma quanto suona bene?
Desideravo che la piccolina, Klaus e Caroline avessero lo stesso cognome e credo anche Klaus lo desiderasse ;). Che ne dite?
Poi… non avete mai visto nemmeno il film del “Fantasma dell’opera” cosa state aspettando? Giuro che è magnifico! Soprattutto il film più vecchio, quello in bianco e nero di cui non ricordo il nome del regista. Dovete sapere che temo di soffrire di una precoce forma di Elzeimer =D.
“Tutto di me ti appartiene, il mio cuore, il mio corpo … la mia anima.” È una pseudo citazione a parole invertite e un po’ diverse da “Buffy l’ammazza vampiri.” Eee che ne pensate della nostra Rebekah?
Mi sembra di aver detto tutto, a domenica prossima mie care e mi raccomando ripagatemi di tutto il mio duro lavoro e fatemi sapere che cosa ne pensate di questo capitolo. Un bacione, Giulia.

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Capitolo 14
*** Cos'è? Natale in anticipo? ***


Salve ragazze, Caroline e Klaus devono tornare alla realtà dopo l’ultimo capitolo di “coccole” e risolvere un po’ di problemi interpersonali… ah, ma nessuno spoiler! Buona lettura ;).
 
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Caroline Mikaelson.
Caroline … Mikaelson.
Mikaelson.
Beh … non che il cognome Forbes le avesse mai portato fortuna!
Aveva vissuto mille vite, per quanto ne sapeva, con quel cognome ed era morta nel peggiore dei modi possibili.
Ogni volta.
 < A cosa stai pensando?> sentì la voce rauca di Klaus sussurrarle contro l’orecchio prima di depositare un bacio contro la sua tempia.
 < Che dobbiamo uscire da questo letto o ci daranno per dispersi.> scherzò Caroline mentre si rigirava nel letto per sciogliere l’abbraccio possessivo di Klaus e poter osservare la pelle nuda del suo uomo.
Accarezzò il petto di Klaus che la stava guardando ammirato, le stava fissando le labbra e sorrideva felice.
Quanto amava vederlo così.
 < Siamo i padroni di questa città. Possiamo fare tutto quello che vogliamo.> osservò l’Originale con un sorriso sornione prima di afferrare Caroline per la vita e strattonarla vicino a sé per riassaporare il sapore inconfondibile di quella labbra sottili.
 < Come organizzare una cerimonia con tanto di mille e uno invitati?> domandò Caroline tra un bacio ed un altro.
 < Ho scatenato la maniaca del controllo che c’è in te, amore?> domandò in modo lascivo l’ibrido prima di far scivolare sensuale una mano lungo la schiena nuda di Caroline.
Avevano trascorso tutta la notte a fare l’amore, addormentandosi solo dopo le prime luci dell’alba ed ora dopo sole quattro ore di sonno, eccoli lì… a desiderarsi come se non si toccassero da mesi.
Era bello sentirsi così desiderata, sentirsi così al sicuro tra le braccia di quell’uomo che per assurdo l’aveva messa in pericolo così tante volte.
Persino mordendola lui stesso, e chi poteva dimenticarselo.
Ma era rimasto al suo fianco, salvandola infine. Scegliendo lei alla vendetta.
Era stato un momento decisivo quello. E per assurdo non tra lei e Klaus, ma tra lei e Tyler.
Klaus l’aveva afferrata, l’aveva trascinata al di là di quella barriera magica che non gli permetteva di uscire e l’aveva morsa.
E Tyler era rimasto al sicuro dalla sua parte della barriera.
Non aveva fatto nulla quando era necessario che lo facesse.
Con Klaus era tutto totalmente diverso.
Sapeva che non avrebbe esitato nemmeno un istante per lei, sarebbe morto pur di salvarla. La cosa la faceva sentire immensamente al sicuro e immensamente in preda al terrore.
Non poteva vederlo morire, vederlo scegliere la sua vita al posto di quella di chiunque altro per lei.
Quando le labbra di Klaus si posarono contro il suo collo per scendere fino ai suoi seni, la mente della ragazza tornò alla realtà. Una stupenda realtà.
 < Devo trovare un modo per non farti pensare troppo. > sussurrò l’Originale contro la candida pelle di Caroline che gemette di piacere al tocco delle mani e della lingua di Klaus.
 < Sei l’unico che ci riesce.> rispose Caroline felice di poter dire la verità.
 
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 
 
Caroline allacciò la lunga camicia da notte di seta e uscì di corsa dalla camera da letto, inseguita da Klaus che l’afferrò tra le braccia e le baciò il collo, facendole il solletico.
 < Torna dentro.> ordinò con voce seria Klaus prima di accarezzare in modo amorevole il pancione di Caroline che si voltò per rubargli un bacio.
 < Ho bisogno di mangiare, farmi una doccia!> squittì tra le risate la ragazza mentre Klaus divorava di baci il suo collo.
 < Potremmo fare la doccia insieme e potresti … mangiare me.> la punzecchiò l’Originale prima di inchiodare i suoi magnetici occhi blu in quelli di Caroline e sollevare un sopracciglio, in quel modo di fare seducente che aveva.
Caroline si portò ad osservare le sue labbra e due stupende fossette apparvero a contornarle.
“Eh no è! Anche le fossette no!” sbuffò mentalmente la ragazza prima di notare che l’attenzione di Klaus era gravitata da un’altra parte.
  < Emh … Caroline.> la voce titubante di Davina li fece voltare contemporaneamente.
Ferma, immobile, pallida e forse sul punto di svenire o di fare una sfuriata c’era Liz. Sua madre.
Caroline spalancò la bocca e spostò freneticamente lo sguardo e la testa tra Klaus - che ancora la stava abbracciando ed era a petto e piedi nudi, coperto solo da dei pantaloni color kaki - e sua madre. La sua mamma che aveva assunto un colorito violaceo del tutto poco naturale.
Si coprì come meglio poteva ed osservò lo sguardo di scuse e di terrore che Davina le rivolse. Era stata lei a farla entrare.
 < Mamma.> “battuta intelligente.” La punzecchiò la sua vocina interiore, ma davvero in quel momento non riusciva a fare di meglio.
 < Liz credevo che il suo aereo arrivasse oggi pomeriggio.> osservò Klaus con non chalance, come se non fosse mezzo nudo davanti a sua madre.
 < Sono riuscita a prendere il primo volo.> rispose lapidaria lo sceriffo senza mai distogliere gli occhi da …
Caroline guardò verso il basso e capì.
La sua pancia.
 < Davina fa accomodare la signora Forbes in salotto per favore ed avvisa Elijah della gradita visita. Noi vi raggiungeremo tra un attimo.> Caroline gettò fuori un sospiro di sollievo alla vista di sua madre che, pur sempre fulminandola con lo sguardo, veniva trascinata via dalla giovane strega.
 < Vieni, mettiamoci qualcosa addosso.> Klaus la indirizzò di nuovo dentro la loro camera e Caroline ringraziò qualsiasi divinità avesse donato al suo uomo quella lucidità e quello charme quando lei non riusciva nemmeno a mettere due parole in riga.
Andò diretta al suo armadio e tirò fuori qualcosa. Sperava fosse un abito e non un asciugamano o sarebbe andata in giro vestita in modo particolare… molto particolare.
  < Mi ucciderà.> riuscì infine a pronunciare con voce sommessa, anzi no… terrorizzata.
Sentì le mani di Klaus abbracciarla da dietro, per posarsi sul suo visibile pancione.
 < Non glielo permetterò.> scherzò l’Originale prima di baciarle l’orecchio.
 < Oh non l’hai mai vista sparare al tuo primo ragazzo perché lo aveva trovato in camera tua dopo l’ora di cena!> squittì la ragazza al ricordo di Liz che colpiva le zolle d’erba dove l’attimo prima si erano posati i piedi di Rick.
Klaus alzò un sopracciglio, sconcertato e si allontanò da lei per indossare una maglietta blu a maniche corte. Semplice, dallo scollo a “v”. Quell’uomo la voleva morta. Sapeva quanto il blu facesse risaltare i suoi riccioli biondi e quegli occhi stupendi.
 < Fortunatamente i proiettili possono solo procurarmi un po’ di dolore.> tagliò corto l’Ibrido prima di mettere le scarpe e tornare vicino a Caroline per ravvivarle i capelli in modo affettivo.
Caroline era tesa come una corda di violino. Non gli piaceva per nulla vederla in quello stato. Ma poteva fare molto per lei, a cominciare dal non farla uscire in ciabatte.
 < È tua madre. Capirà.> la rassicurò Klaus, afferrandola per le spalle per obbligarla ad osservarlo. Il blu oltreoceano degli occhi di Klaus la rapì, trasportandola in quell’oceano di tranquillità. Nel suo porto sicuro.
 < Sarà comprensiva per il fatto che non le ho detto che sono incinta, che sono scomparsa per quattro mesi perché stavo rivivendo una delle mie vite passate e che con ogni probabilità morirò di nuovo in questa vita?> blaterò Caroline senza prendere respiro.
 < Non morirai di nuovo, non lo permetterò.> disse Klaus con voce dura. Il suo sembrava quasi un ordine e la cosa per la prima volta non la disturbò.
Caroline avvicinò le labbra a quelle di Klaus in cerca di un po’ di ristoro. Sembrava stupido ma voleva sentirsi la donna forte e coraggiosa che Klaus vedeva in lei costantemente e rubargli un bacio appariva come il modo migliore per trarre forza da quel pensiero.
Sentì subito le braccia di Klaus avvolgerla e ne sorrise mentre le loro lingue si toccavano leggere.
 Non erano mai riusciti a darsi solo un casto bacio.
Il loro corpo sembrava richiedere immediatamente qualcosa in più, sempre di più, ogni volta.
 < Non mi lascerò sedurre per rimandare l’incontro con tua madre.> scherzò l’Originale, stringendo con maggior forza Caroline tra le sue braccia. Contraddicendo ogni parola appena pronunciata.
Caroline rise della sua battuta e si scostò quel poco per guardarlo negli occhi.
 < Ti amo.> pronunciò dal profondo del suo cuore la ragazza.
Lei e Klaus non erano soliti pronunciarlo così spesso, ma sentiva di doverlo fare. Di dover ricordare all’uomo che amava quanto lo amasse…prima che fosse troppo tardi.
L’ibrido si illuminò di un sorriso speciale, un sorriso che solo lei aveva l’onore di potergli strappare.
 < Tua madre dovrebbe venire a terrorizzarti più spesso.> scherzò Klaus, ricevendo in cambio uno schiaffone sul petto.
 < Anche io Caroline. Sempre.> le sussurrò contro l’orecchio all’improvviso, tornando serio e stringendola con più forza a sè.
 Qualcuno bussò alla loro porta e Klaus invitò chiunque fosse ad entrare mentre teneva ancora tra le braccia la sua Caroline.
Elijah spalancò la porta, accompagnandola fino all’ultimo secondo ed entrò in tutta la sua eleganza. Sorrise alla coppia ed il suo sguardo si posò su Caroline.
 < Ho sentito che a breve ci sarà un riunione di famiglia. Sono venuto per dare una mano.> disse prima di sorridere in modo amorevole verso Caroline che non potè trattenere un sorriso sincero di rimando.
 < Due Mikaelson dalla mia parte, cosa potrei volere di più.> scherzò Caroline indossando in fretta le sue ballerine ed uscendo dalla stanza sottobraccio ai due uomini.
Sapeva benissimo cosa potesse volere di più … la stupida Mikaelson che non aveva nemmeno risposto al suo messaggio, ma decise di non parlarne. Non avrebbe di certo migliorato la situazione.
 Prese un profondo respiro ed entrò nel grande salone ottocentesco di casa Mikaelson, i colori cupi del legno e dell’arredamento le fecero immediatamente venire una strana sensazione di nausea, ma poter completamente affidarsi ai due uomini più forti del Pianeta la rincuorava, non poco.
Liz era seduta su uno dei soffici divani color panna, il sole mattutino le illuminava i capelli, rendendoli dello stesso colore dei suoi ma i lineamenti duri sul viso di sua madre le fecero tremare le gambe.
Davina era seduta su una poltrona alla destra dello sceriffo, le rivolse un sorriso amichevole e si voltò a guardare sua madre.
 < Signora Forbes è un piacere vederla. So che mio fratello vi ha informato del ritorno di Caroline.> esordì Elijah allontanandosi da Caroline per porgere gentilmente la mano allo sceriffo.
Nessuno aveva notato il fatto che Elijah avesse dovuto quasi strattonare via il suo braccio per sottrarlo alla presa di Caroline.
 < Siediti amore e cerca di non strappare anche il mio braccio.> cavolo, beccata.
Klaus le rivolse un sorriso rassicurante e la invitò a sedere di fronte la madre.
Caroline riuscì perfettamente ad immaginare Liz oltrepassare il tavolo rettangolare dove un ibrido stava portando del tè, per strangolare lei e Klaus in una volta sola.
Per fortuna non avevano bisogno di ossigeno per sopravvivere.
Klaus ed Elijah si sedettero ai suoi fianchi sull’immenso divano bianco, speculare a quello dove Liz era seduta. Immobile, dritta come se avesse ingoiato un manico di scopa.
 < Dove sei stata?> lapidaria. Sua madre non aveva nemmeno risposto alla cortesia irresistibile di Elijah. Era nei guai, oh se era nei guai.
 < Mamma … non volevo farti preoccupare o non so cos’altro… sai dove mi trovavo non c’erano cellulari.> “scema!” si auto insultò la ragazza, non era il momento per sentirsi intimorita o blaterare come sapeva fare lei.
Era assurdo. Era diventata la Regina di New Orleans, aveva saputo tenere a bada un clan di ibridi e di streghe, persino quelle due strane ed inquietanti gemelle dai capelli rossi, ma quando si trovava davanti sua madre si sentiva di nuovo la bambina combina guai di una volta.
Liz ai suoi occhi sarebbe sempre stata la donna più forte, coraggiosa e di buon cuore che avesse mai conosciuto. La donna che sperava di diventare un giorno. Il suo eroe personale.
 < Un altro viaggio nel passato?> domandò allarmata la donna, portandosi subito a sedere maggiormente vicino ai tre ragazzi.
Caroline spalancò la bocca, spiazzata dall’astuzia della madre.
Le aveva parlato una sola volta ed in maniera frettolosa del suo primo viaggio nel tempo, quello voluto dagli Spiriti nel ‘500 e non era di certo la prima soluzione alla quale giungere.
 < Vedo che Caroline ha ripreso la sua intelligenza dalla madre.> si complimentò compiaciuto Klaus mentre le avvolgeva un braccio attorno alla vita per abbracciarla.
 < Perché ti è capitato un’altra volta?> domandò Liz, dopo aver rivolto un finto sorriso di cortesia all’Originale.
 < Non lo sappiamo, ma potrebbe ricapitare.> tagliò corto Caroline, sentendo l’improvviso desiderio di correre tra le braccia di sua madre per abbracciarla.
 < Non c’è un incantesimo che Bonnie possa fare per limitare i tuoi spostamenti temporali?> domandò pratica la donna mentre sembrava dimenarsi sul divano. Era nervosa e come lei, quando era nervosa non riusciva a stare ferma.
 < Potremmo provare, ma la magia di Bonnie o di Davina, la dolce ragazza che l’ha accolta in casa nostra, non sembrano essere forti abbastanza. Il nostro nemico è lo stesso mondo soprannaturale.> spiegò Elijah mentre si risistemava i polsini della camicia con fare calmo.
 < Quindi mia figlia è in bilico su un burrone per colpa vostra?> chiese Liz mentre si alzava in piedi e cominciava a camminare avanti ed indietro, nervosamente.
 < Mamma, no!> sbottò Caroline contrariata, ma Klaus afferrò la sua mano per stringerla con forza ed attirare la sua attenzione.
 < Per colpa del nostro amore Liz. Mi dispiace, non può immaginare quanto. Mi dispiace di averle omesso della gravidanza di Caroline, ma nel caso non fosse tornata non vedevo l’utilità di darle questo ulteriore dispiacere.> si scusò Klaus con sincerità, mantenendo però quell’aura di superiorità e padronanza che lo rendevano tanto talentuoso al comando.
Il tasto dolente era stato toccato, ora spettava a Liz controbattere.
 < Incinta … mia figlia è un ibrido ed anche tu lo sei. Come è possibile?> domandò con un filo di voce lo sceriffo, fermandosi vicino al divano ed afferrando dal tavolo, il tè fumante che uno degli ibridi di Klaus aveva appena portato.
 < Non lo credevamo possibile neanche noi, ma Caroline aspetta un bambino da mio fratello e faremo tutto ciò che è in nostro potere per proteggerli.> promise Elijah prima di passare a Caroline la sua tazza di tè e prenderne una per sé.
 < Ah ed è una bambina. > puntualizzò con un sorriso Caroline, notando una scintilla di gioia illuminare le pupille di sua madre.
 < Mamma scusami, ma mi stanno capitando così tante cose e tutte così in fretta. Avrei voluto dirtelo, davvero ma… avevo paura. Paura di come avresti reagito, paura … che non mi saresti stata accanto.> confessò la ragazza corrugando la fronte ed osservando negli occhi la donna impietrita che la stava fissando.
Non appena Liz fece un passo verso di lei, i suoi muscoli reagirono in maniera involontaria. Caroline si alzò dal divano ed andò ad abbracciare sua madre sotto lo sguardo rasserenato di Klaus ed Elijah.
 < Oh piccola mia … ma è ovvio che ti sarò accanto. Sono felice di poter diventare nonna, avevo perso ogni speranza a dire il vero.> scherzò infine, tra le lacrime Liz mentre accarezzava ripetutamente la nuca della sua bambina.
Caroline rise mentre stringeva sua madre tra le braccia e si sforzava di non piangere.
 < Ho anche un’altra notizia da darti ma ti prego non strangolarmi.> osservò Caroline, strappando alla madre un sorriso.
 < Vorrei essere io ad informarla, se per te non è un problema Caroline.> osservò Klaus alzandosi in piedi.
Caroline sciolse l’abbraccio e si portò al fianco di Liz, annuendo.
 <  Caroline ha accettato di diventare una Mikaelson, a breve si terrà una cerimonia che la renderà agli occhi del mondo intero membro ufficiale della famiglia soprannaturale più potente di tutti i tempi ed ovviamente la mia compagna per il resto della nostra vita assieme. Credo di parlare anche per Caroline dicendo che saremmo felici che lei fosse presente.> lo charme di quell’uomo aveva incantato tutti, persino Davina.
Elijah sembrava sorpreso, osservò scioccato il fratello ma riprese in breve tempo il controllo di se stesso e si alzò in piedi, abbottonò la sua giacca e si diresse verso Caroline per avvolgerla in un abbraccio inaspettato quanto gradito.
 < Ti consideravo già mia sorella. Così anche il resto del mondo ne sarà a conoscenza.> le sussurrò in un orecchio con fare dolce, facendola sentire parte di quella stupenda, sconclusionata famiglia.
Klaus sorrise. Felice e fiero della famiglia che avevano costruito insieme, ma che solo Caroline era riuscita a riunire per la prima volta.
E con il ritorno di Caroline anche Rebekah sarebbe tornata da loro. Non ne aveva dubbi.
 < Grazie Elijah.> sussurrò in risposta Caroline avvolgendo le braccia dietro la nuca del vampiro e posando il mento sulla spalla di lui.
Era bello sentirsi così apprezzata. Sorrise di rimando a Klaus che la stava osservando e si voltò, sciogliendo a malincuore l’abbraccio con Elijah, per osservare la reazione della madre.
 < Sei felice qui.> e per la prima volta quella di Liz non era una domanda.
Caroline le sorrise ed annuì.  < Questo è il mio posto, mamma. Con Klaus ed Elijah e …> Rebekah … ma le parole non uscirono.
 < Ero così spaventata per te che forse ci ho messo troppo per capirlo. Sono felice per te, piccola.> disse con sincerità Liz, accarezzando i capelli di Caroline.
Poi, inaspettatamente, allungò una mano verso Klaus che la afferrò e la scosse gentilmente.
 < Sarò lieta di partecipare alla cerimonia.> alle parole di sua madre, Caroline gettò fuori un profondo e rilassato respiro di sollievo. Il più era fatto e non era partito nemmeno un colpo dalla pistola di sua madre per di più.
 
 
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 < Oh avanti, vuoi dirmi che non ne sai niente?> sbottò Caroline. Alzando entrambe le sopracciglia prima di affondare le dita nel bicchiere di limonata ghiacciata che stava bevendo e gettare le gocce contro Stefan.
 < Non ho mai sentito parlare di una cerimonia millenaria tra vampiri.> rispose l’amico sgrullandosi dalla faccia le gocce che lo avevano colpito.
 < Io ne ho vista solo una.> osservò Tatia, sollevando un poco gli occhiali da sole sotto i quali era seppellita da due ore.
Ebbene sì. Caroline Forbes si era presa un pomeriggio di relax con … beh con tutta la sua famiglia.
Nonostante la loro prima casa a New Orleans fosse stata abbandonata, questo non voleva dire che non si potesse usare la piscina sul retro.
Inoltre non poteva certo dire che osservare Stefan a petto nudo fosse un brutto spettacolo.
Elijah sembrava essere incollato chimicamente ai suoi vestiti. Per fortuna, forse dato il caldo, non stava indossando un completo ma una semplice maglietta grigia ed un paio di pantaloni scuri ed impossibile era ignorare la tensione che scorreva tra Tatia ed il maggiore dei Mikaelson. Non si erano scambiati neppure una parola.
A dire il vero era strano ritrovarsi tutti assieme. Per farlo, Caroline aveva dovuto praticamente ingannarli ma doveva sapere tutto il possibile su questa cerimonia, per organizzarla nel migliore dei modi.
 < Ci occuperemo di tutto io ed Elijah amore, quante volte devo ancora ripetertelo?> domandò seccato Klaus comparendo dal nulla.
 < Ce l’hai fatta a venire!> squittì di felicità Caroline mentre si risistemava il capellino di paglia per coprirsi meglio dal sole.
 < Nel messaggio c’era scritto che era una questione di vita o di morte.> disse Klaus digrignando i denti. Non gli piaceva essere raggirato in quel modo e cosa peggiore … non riusciva a gestire troppo bene la presenza di Tatia. Non si fidava affatto di lei ed il fatto che i suoi ricordi di quell’antico amore fossero stati pesantemente manipolati dagli Spiriti non lo aiutava affatto ad avere una visione lucida di lei o degli eventi.
 < Se ti avessi detto la verità non mi avresti dato retta.> si giustificò Caroline, alzandosi dalla sua sdraio per dargli un bacio.
Era stupenda in quel semplice prendisole bianco, con quel sorriso rilassato sulle labbra rosee e quel cappello a tesa larga che le ricadeva attorno al viso. Come poteva sentirsi arrabbiato con lei?
La avvolse immediatamente tra le braccia e si lasciò baciare da quella piccola impertinente. Forse un pomeriggio di relax con la sua Caroline non gli avrebbe fatto male. Doveva solo elaborare un piano per far scomparire il resto dalla ciurma dalla sua proprietà.
 < Non preoccuparti fratello, non sei stato l’unico ad essere stato indotto qui con un tranello.>  osservò Elijah prima di togliere la sua maglietta e discendere elegantemente in piscina.
Caroline lanciò un’occhiatina alla sorella che sembrò essersi strozzata con la cannuccia della sua limonata e sorrise a Stefan che non si era perso nemmeno una virgola.
 < Bonnie e Davina non ci sono cascate. Stanno lavorando su un qualche incantesimo per mettere fuori gioco le Rosse.> osservò Caroline prima di scendere le poche scale che dal portico portavano alla piscina.
 < E noi cinque cosa staremmo facendo di preciso?> domandò Stefan con aria maliziosa prima di raggiungere l’amica sul bordo vasca.
 < Ci stiamo prendendo un pomeriggio di meritato riposo prima della cena di stasera con le streghe che deciderà della nostra vita o della nostra morte!> sbottò irritata Caroline. Tatia rise quasi a crepapelle della sorella mentre gli uomini si erano immobilizzati a fissarla.
 < Volete capire o no che Caroline è una donna incinta del settimo mese che non deve essere in alcun modo contraddetta?> domandò in modo divertito Tatia mentre si metteva seduta sulla sua sdraio e si toglieva il leggero vestito per mostrare il suo corpo perfetto, fasciato da uno stretto bikini nero. Se Elijah voleva la guerra, l’avrebbe ottenuta.
Klaus che ancora si trovava sulla veranda con Tatia non degnò la ragazza nemmeno di uno sguardo e si indirizzò verso Caroline, ma una volta sulle scale una voce familiare lo costrinse a fermarsi.
 < Caroline.> il sussurro emozionato ed incredulo di Rebekah fece voltare tutti nel medesimo secondo.
La sua migliore amica era immobile sul ciglio della porta che conduceva sul retro. La stava fissando con occhi sgranati dallo stupore e forse persino dall’ansia.
Era splendida come la ricordava. Una lunga treccia cadeva morbida sulla sua spalla destra ed il vestito aderente, blu scuro le fasciava perfettamente il corpo snello e perfetto.
Caroline si sentì mancare il respiro ma resistette all’impulso di correre verso l’amica o di ricoprirla di insulti. Attese come tutti gli altri che Rebekah facesse la prossima mossa.
 < Sei qui per farmi fuori su comando del mio ex ragazzo?> domandò Caroline con una punta di veleno nella voce. Trattenersi non era mai stato il suo forte.
Ok, forse non era la tecnica più giusta per far tornare Rebekah tra le loro fila, ma si sentiva arrabbiata con la vampira perché non le aveva risposto a quello stupido messaggio!
Lo stupore che increspava il viso dell’Originale svanì all’istante, per lasciare spazio alla frustrazione.
 < Un messaggio? Davvero? Torni dopo quattro mesi e mi mandi un messaggio!> sbraitò Rebekah avvicinandosi a Klaus che si trovava a metà strada tra le due bionde.
 < Non sapevo se il tuo nuovo padrone avrebbe risposto al telefono al posto tuo! E comunque tu potevi almeno degnarti di rispondere!> gridò Caroline per tutta risposta, avvicinandosi a sua volta all’amica che in quel momento voleva solo sgozzare.
Klaus, come tutti gli altri del resto, non sapeva come agire. Allontanare Rebekah da Caroline, essendo ormai una loro nemica o lasciare che quelle due furie bionde si dimostrassero quanto si erano mancate a modo loro?
 < Non credevo fossi tu! Credevo fossi morta una buona volta!> urlò Rebekah stringendo i pugni nello stesso istante in cui Caroline aveva fatto lo stesso per non darle un diretto dritto, dritto sul naso.
 < E questo ti da il permesso di tradire i tuoi fratelli ed allearti con Tyler?> la ammonì Caroline ormai arrivata a poco meno di un metro da Rebekah.
Klaus decise di farsi da parte, pur rimanendo vicino alle due, per intervenire solo se strettamente necessario.
Notò con la coda dell’occhio che anche Elijah era uscito dall’acqua per avvicinarsi a loro, mosso dal suo stesso pensiero.
 < Tu non sai le pene dell’inferno che questo allocco qui mi ha fatto passare mentre non c’eri!> sbraitò Rebekah scendendo l’ultimo scalino, ormai vicinissima a Caroline.
Le due bionde si fissarono negli occhi, sbuffando nel medesimo istante. Le loro braccia erano innaturalmente tese lungo i loro corpi e le loro guance erano avvampate a causa dell’irritazione.
Furono istanti di tensione fin troppo palpabile.
Il pubblico involontario di quell’incontro era immobile e tutti a parte Tatia, che doveva, avevano smesso di respirare.
Tutti spalancarono la bocca, colti di sorpresa quando le due ragazze allungarono le braccia nel medesimo istante per abbracciarsi.
Caroline stritolò a sé Rebekah che a sua volta avvolgeva le braccia attorno alla schiena dell’ibrido per stritolarla in un abbraccio spontaneo, assolutamente inevitabile.
 < Sei davvero diventata una balena.> scherzò Rebekah prima di sciogliere la presa ed osservare con aria sognante il pancione di Caroline.
 < Ehi, insultarmi non mi sembra il modo migliore per chiedermi scusa.> la punzecchiò Caroline prima di sorridergli.
 < Io non devo assolutamente chiedere perdono a nessuno Care. > osservò un po’ scocciata Rebekah prima di sollevare lo sguardo per osservare i suoi fratelli. Avrebbe tanto voluto abbracciare Elijah ma non era affatto tornata per restare.
 < Mia nipote come sta?> domandò il secondo dopo, ignorando l’espressione enigmatica apparsa sul viso della ragazza. Voleva godersi quei pochi minuti.
 < Bene, ma … non so per quanto. Sai Tyler e gli Spiriti ci vogliono fare fuori.> aveva notato come Rebekah aveva egregiamente evitato l’argomento e Caroline non aveva la benchè minima intenzione di mollare la presa.
La vampira posò la mano sul pancione dell’amica e sorrise. Sentì lo sguardo di Klaus ed Elijah su di lei e chiuse gli occhi. Sarebbe potuto diventare un bellissimo momento con la sua famiglia se solo avesse potuto mollare tutto e tornare…a casa.
 < Caroline … sono felice di sapere che tu e la bimba state bene. >  sospirò fuori Rebekah prima di guardare negli occhi la sua migliore amica.
 < Ma te ne stai andando.> concluse per lei Caroline sotto shock.
 < Cosa? Hai deciso di schierarti addirittura contro Caroline e la bambina che porta in grembo?> intervenne Klaus con fare furioso, si frappose tra le due, allontanandole e Carolinesi sentì morire.
Si era illusa per un solo istante che per lei, Rebekah sarebbe tornata.
 < Cosa ti abbiamo fatto?> domandò con tono calmo ma ferito Elijah mentre Stefan afferrava per le spalle Caroline, pronto a consolarla in una presa fraterna.
 < Klaus ha ucciso Marcel! L’uomo che amavo! Non vi sembra abbastanza?> urlò tra le lacrime Rebekah, lasciando tutti di sasso.
Un silenzio assordante calò tra tutti loro e Caroline si coprì la bocca con la mano nel tentativo di non emettere alcun suono.
 < Mi … mi dispiace Bekah.> sussurrò la ragazza cercando di superare Klaus per raggiungere l’amica.
 < Non lo amavi. Non lo hai mai amato. E lui era un nemico!> digrignò tra i denti Klaus prima di fermare l’avanzata di Caroline stendendo un braccio, bloccandole la strada.
 < Come puoi dire una cosa del genere Nick? Tu non mi conosci! Marcel era come un figlio per te!> nessuno poteva sapere che quelle lacrime che le stavano rigando il viso non erano solo rivolte a Marcel. Se solo avesse potuto fargli capire.
 < E tu lo hai ucciso! Ucciso!> al suono di quelle parole Caroline sentì distintamente il suo cuore smettere di battere.
 < Ho dovuto per salvare Caroline, mia figlia e tutta la nostra famiglia!> sbraitò Klaus, afferrando malamente la sorella per un braccio e strattonandola in modo violento a sé. I suoi occhi erano diventati gialli, le vene attorno ad essi gonfie ed i canini erano spuntati per completare la trasformazione.
Fu Elijah il primo ad intervenire.
Torse il polso del fratello, costringendolo a lasciare la presa mentre Stefan allontanava Rebekah di qualche passo.
Caroline sentì un tremendo mal di testa coglierla d’improvviso e la fitta che sembrò ustionarle il cervello divenne l’attimo dopo intollerabile.
Si piegò sulle sue ginocchia in cerca di sollievo e dalle sue labbra fuoriuscì un urlo strozzato.
Immediatamente tutti i presenti si voltarono a guardarla e Klaus ed Elijah corsero da lei, afferrandola per le spalle.
Stefan si portò davanti alla ragazza, cercando con tocchi lievi sulla guancia di attirare la sua attenzione.
 < Caroline che succede? Che cos’hai?> domandò allarmato Stefan mentre Rebekah e Tatia si avvicinavano a loro terrorizzate dalle urla della loro amica.
 < Chiamate Bonnie e Davina. Ora!> urlò Klaus prima di sollevarle il viso per essere sicuro che fosse ancora cosciente.
 < Amore resta con me. Resta con me, ti prego.> lo sentì sussurrare contro le sue labbra, ma nulla Caroline poteva contro quel dolore lancinante.
 
 
 
 
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Rebekah la stava trascinando attraverso quella folla di gente come se fosse stata una piuma. La stretta contro la sua mano era forte, ferma e se non aveva visto male, la sua amica aveva addirittura afferrato un uomo per il bavero del frak e lo aveva sollevato di peso per farle passare.
Doveva cominciare a seguire i consigli di Rebekah in fatto di dieta forse.
 < Avanti!> la incitò l’amica, voltando il viso per sorriderle divertita e Caroline non potè che sorriderle a sua volta.
Rebekah giocò con le frange del vestito rosso sgargiante di Caroline, sollevandole e salì le scale districandosi tra le persone ferme qui e lì senza alcuno scopo.
 < Sicura che non li disturberemo?> cercò di gridare Caroline per sovrastare la musica dal vivo che quel nuovo gruppo jazz stava suonando.
 < Se anche fosse a noi cosa interessa?> scherzò Rebekah, facendola scoppiare a ridere ed in un batti baleno furono in cima alle scale di marmo scuro che conducevano all’alto balcone da dove il fratello di Rebekah ed il suo amico le stavano ammirando.
Notò immediatamente che l’uomo di colore poco prima appoggiato elegantemente alla ringhiera si voltò, porgendo la mano verso di loro ed accogliendole con un sorriso smagliante.
Era un uomo che sprizzava sicurezza da tutti i pori della sua pelle e quel sorriso sornione riusciva a trasmetterle benevolenza ma in un certo senso… anche uno strano senso di ambiguità.
 < Rebekah.> sussurrò l’uomo contro la mano della sua amica, baciandola dolcemente. L’intenso scambio di sguardi che si scambiarono non sfuggì affatto a Caroline, nonostante sentisse su di sé altri occhi.
Quelli dell’affascinante uomo in completo color panna e occhi blu che la stava fissando rapito. O forse era solo un emerito maleducato, chi poteva saperlo.
 < Chi è la tua splendida amica?> domandò con eleganza l’uomo evidentemente invaghito di Rebekah, prima di afferrare la mano di Caroline per depositarvi un bacio.
 < Caroline Forbes mio signore. Ed il vostro nome, di grazia?> Caroline afferrò le frange finali del suo vestito, forse un po’ troppo corto e fece un inchino, canzonando con gesti e parole i modi di Marcel.
Le due amiche non resistettero a lungo e scoppiarono a ridere della faccia enigmatica della loro ignara vittima.
 < Scusate, è che …il baciamano? Davvero? Non siamo più nel diciannovesimo secolo signor …?> domandò Caroline con fare sbrigativo, non aveva alcuna intenzione di interrompere il suo flusso di pensiero.
 < Gerard, Marcel Gerard.> rispose il ragazzo, riacquistando la sua postura superba ma accennando un sorriso compiaciuto agli angoli della bocca. L’uomo misterioso, rimaneva sempre un passo dietro a Marcel, impedendole di ottenere una totale visuale su di lui.
 < Signor Gerard siamo nei rampanti anni ’20, è giunta l’ora di mettere da parte l’etichetta e divertirsi un po’. Non pensate anche voi?> domandò Caroline arricciando un poco le sue labbra rosse come il fuoco.
 < Personalmente ritengo che una ragazza scatenata come voi non debba sprecare un solo minuto fuori dalla pista da ballo. Permettete?> lo sconosciuto aveva finalmente fatto il suo ingresso nella conversazione. Un ottimo ingresso.
 < Non mi dite nemmeno il vostro nome prima?> domandò divertita e civettuola Caroline prima di arrossire.
Il fratello di Rebekah era finalmente uscito dall’ombra e si ergeva davanti a lei ora in tutto il suo splendore.
Il completo color panna, con tanto di papillon e scarpe adatte al charleston donavano a quell’uomo un’aura di … mistero. Su di lui quegli abiti eleganti sembravano essere stati strappati alle gelide mani del tempo, sembrava essere appena uscito da una fiaba lontana, da un’epoca remota.
I riccioli biondo grano degradavano sino alla leggera barba incolta che gli ricopriva il viso così particolare da risultare perfetto.
Quelle labbra poi … così carnose, gonfie. Sembravano essere labbra fatte apposta per baciare, per sussurrare nelle lunghe notti d’estate parole che avrebbero fatto arrossire qualsiasi ragazza.
E quegli occhi … poteva il blu dell’oceano convivere con il ghiaccio dei territori più remoti della Terra? Non lo avrebbe mai creduto possibile prima di incontrare lui.
 < Credevo aveste appena detto che è giunta l’ora di mettere l’etichetta da parte. > la canzonò Niklaus, se non sbagliava era così che Rebekah le aveva detto poco prima si chiamasse suo fratello.
L’uomo rimase a lungo a fissarla, inchiodando quegli occhi magnetici nei suoi. Un sorriso malizioso apparve sul suo viso e l’attimo stesso la grande mano di quell’uomo affascinante si sporse verso di lei, in un rinnovato invito.
 < Rebekah non è un problema per te se ti lascio col nostro amico Marcel e vado ad insegnare a tuo fratello come si balla un charleston, vero?> domandò Caroline con un sorriso solare, rivolta all’amica che sgranò gli occhi divertita e guardò Klaus con aria di sfida.
 < Credo tu abbia trovato pane per i tuoi denti, ma sta attento Nick … le voglio bene.> puntualizzò infine Rebekah con una serietà tale da sconcertarla per un attimo.
Caroline si voltò per guardare l’espressione di Niklaus farsi più cupa. Annuì a Rebekah con fare sicuro prima di porsi al fianco di Caroline che accettò volentieri la sua mano.
 < Mia sorella vi ha affidato in pessime mani.> sussurrò l’uomo contro il suo orecchio, causandole un brivido d’eccitazione mentre si passava la mano di lei nell’altra, per avvolgerle la vita e condurla fino alla pista da ballo.
 Per la prima volta dopo tanto tempo, Klaus aveva trovato un motivo per sentirsi su di giri.
Le labbra e l’animo rosso fuoco di quella stupenda ragazza. Caroline.
 
 
 
 
 
 
 
 
Spero tanto il capitolo vi sia piaciuto mie care! Forse è un po’ breve ma non essendo a casa per tutto il weekend ho dovuto accelerare i tempi e pubblicare oggi, spero sia una sorpresa gradita.
Che dire…  è stato un capitolo di incontri: Liz, Rebekah e perché no, Tatia ed Elijah ( storyline che ho in mente di sviluppare ;) ).
Mi sembrava dovuto un incontro tra Liz e Caroline, insomma il nostro amato sceriffo non sapeva nemmeno che sua figlia fosse incinta. I preparativi per la “cerimonia Mikaelson” sono all’opera… nell’ombra e Rebekah beh…è evidente o non è evidente che Marcel non è affatto l’unico motivo del suo tradimento?
Vero motivo che scopriremo nei prossimi capitoli, spero tanto che questo non vi abbia annoiato a morte.
Ah il flashback… beh che dire … io cattiva, non vi dico nulla, solo che non è finita qui  e che ovviamente ha un senso. Mooolto importante nella storia, ma questo lo svelerò nei prossimi capitoli. Un bacione, Giulia.

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Capitolo 15
*** Ancore. ***




Allora mia care donzelle mi sono data da fare ed ho manipolato io tutte le immagini che troverete in questo capitolo. Sono agli inizi quindi le troverete aberranti, ma … a voi è la storia che interessa no? ;) Un bacio in anticipo e buona lettura!Scusate se non ho risposto alle precedenti recensioni ma non avrei altrimenti avuto il tempo di scrivere il capitolo, comunque in giornata rimedierò.
 
 
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Era strano.
Solo … strano.
Non aveva voglia di aprire gli occhi, non aveva voglia di uscire dallo stato di tenebra in cui era accidentalmente piombata, ma che adesso aveva scelto di abbracciare.
Forse si sentiva un po’ sola, persa lì, nel caldo ed avvolgente buio che la stava avvolgendo, ma non era una sensazione spiacevole. Solo strana.
Non riusciva a trovare altre parole per spiegarlo.
 < Copritela con una coperta!> la voce di Rebekah.
Non voleva tornare alla realtà.
 < Cosa credi che sia quello che in mano? Un tendone da circo?> quella doveva essere Tatia.
Riusciva a riconoscere quelle voci così bene, così distintamente da avere paura.
Voleva restare nel suo comodo oblio.
E per la prima volta l’idea di arrendersi apparve allettante. Una mano tesa, pronta a condurla in un luogo dove sarebbe stato più facile … dove nessun problema l’avrebbe più afflitta.
 < Caroline…?>
Una sola parola, una sola voce che al suo udito aveva sovrastato in un sussurro le altre, il solo tono di speranza … ed aveva capito che lei apparteneva a quel luogo, apparteneva a lui.
Aprì gli occhi, di scatto…come se non lo avesse fatto, avrebbe potuto ripensarci.
Gli occhi blu di Klaus l’accolsero in quel mondo che le appariva tanto distante ed estraneo.
Bastarono quegli occhi ad ancorarla di nuovo a quella realtà. Non importava quante vite avesse vissuto, nessuna di quelle vite passate le era appartenuta. Erano quelle vite ad appartenere a lui. Vite vissute per tornare da lui.
Lo avrebbe sempre fatto ed era per lui che stava combattendo, ancora ed ancora nonostante arrendersi sarebbe stato mille volte più semplice.
E lo sentiva, le corde che la tenevano ancorata a quella vita si stavano sciogliendo per condurla in un’altra epoca. Come avrebbe reagito questa volta Klaus? Quando sarebbe tornata?
Non poteva abbandonarlo, non poteva informarlo di quello che sapeva sarebbe successo… lo avrebbe ucciso.
 < Sono qui.> sussurrò con un filo di voce la ragazza mentre si perdeva nell’oceano tormentato che si agitava nelle iridi dell’Originale.
Tese una mano verso il suo viso e ne accarezzò la leggera barba, sorridendo. Si sentiva così stanca e forse…anche lui lo era.
Quanto sarebbe stato più semplice arrendersi.
 < Stai bene? Hai avuto un’altra eco della tua vita passata?> come il suono stridulo di un giradischi che finisce, l’incantesimo che le aveva permesso di rimanere chiusa nel suo universo con Klaus svanì ed i suoni attorno a lei, le voci attorno a lei, tornarono ad inghiottirla.
Provò a tirarsi su. L’avevano portata nel salotto ormai pieno di polvere della loro vecchia casa ed in quel momento una domanda, forse senza alcun nesso, si formò nella sua testa.
 < Tutto a posto, solo una vecchio eco già vissuta. > rassicurò tutti mentre Klaus la aiutava a mettersi seduta, ma quella domanda non la smetteva di ronzarle nella testa.
 < Perché eri qui?> domandò Caroline puntando i suoi occhi indagatori sul viso di Rebekah.
 < Co…cosa?> domandò indietreggiando la vampira. L’aveva colta di sorpresa ed in un solo attimo l’attenzione di tutti gravitò su di lei.
Klaus che stava accarezzando la nuca di Caroline, l’attimo seguente si gettò contro la sorella con aria furente.
Elijah e Stefan si affiancarono alla vampira, combattuti da quale parte schierarsi. Rebekah aveva di certo sbagliato a tradirli ma nessuno dei due poteva permettere che le venisse fatto del male, soprattutto non da Klaus.
 < Rispondi Rebekah. Non potevi sapere dove ci trovassimo, non abitiamo più qui.> le ruggì contro l’ibrido, avvicinandosi maggiormente a lei. Lei che lo stava fissando con occhi spalancati, terrorizzata da quella verità che non poteva rivelargli.
 < Io… non posso Nick.> si limitò a blaterare, riacquistando una postura fiera. Non avrebbe mai più indietreggiato, non più. Si era fatta una promessa.
 < Bugie!> urlò l’Originale, afferrando la sorella per le spalle per stringerle fino a farle male. Le vene del suo collo erano gonfie ed i suoi occhi iniettati di sangue. Aveva perso letteralmente il controllo ed Elijah e Stefan erano intervenuti prontamente.
Stefan aveva preso tra le braccia Rebekah, facendole scuso col suo corpo, per inchiodarla contro il muro color panna del salone mentre Elijah aveva afferrato le braccia del fratello per bloccarle dietro la schiena.
Rebekah sollevò lo sguardo per osservare negli occhi il vampiro che aveva avuto il coraggio di frapporsi tra lei e l’ibrido Originale. Stefan teneva le mani poggiate contro il muro, all’altezza della sua vita ma il suo corpo la stava schiacciando contro la parete. Avrebbe voluto dirgli che forse era il caso che le posizioni fossero invertite, che se voleva trovare una scusa per palparla avrebbe solo potuto chiederglielo, ma quella fu una delle poche volte in cui Rebekah Mikaelson non riuscì a rovinare un momento perfetto con un battuta sarcastica, molto spesso troppo velenosa.
Il respiro affannato di Stefan la stava colpendo sul viso, facendole ottenere un semplice assaggio del sapore fresco che le labbra del vampiro avevano già saputo donarle più di una volta.
Ed ora anche Stefan la stava fissando negli occhi.
Caroline scattò in piedi e soppresse il giramento di testa che riuscì quasi a stordirla, posò una mano sul suo pancione e respirò a fondo. Voleva fuggire, fuggire da tutto quello.
 < Io … io devo andare. > sussurrò la ragazza ad occhi chiusi. Quella situazione era troppo irreale per essere anche solo affrontata.
Klaus si voltò a guardarla con fare sorpreso. A dire il vero aveva sorpreso tutti in quella stanza, persino Stefan che si era voltato a guardarla allarmato.
 < Ho una cena importante da organizzare e … e mille problemi da risolvere quindi Rebekah se non vuoi tornare da noi, sei liberissima di farlo. Non ho più intenzione di perdere tempo in imprese senza speranza. Ho molto altro a cui pensare.> il gelo che era calato nei suoi occhi riuscì a far rabbrividire la vampira che fino a pochi minuti prima considerava come una sorella.
 Tradita. Era così che si sentiva. E faceva male, troppo male per poter rimanere lì a parlare con lei.
Caroline si voltò senza degnare nessuno di uno sguardo ed uscì da quella casa.
Voleva camminare… o forse voleva fuggire.
Rebekah era andata in quella casa per prendere qualcosa? Per spiarli? Forse su ordine di Tyler?
Ma una parte di lei non poteva rimproverarla in pieno. Quella eco … Rebekah sembrava davvero invaghita di Marcel. Capiva la rabbia che Rebekah poteva provare nei confronti di Klaus, ma lei? Elijah? La sua bambina? Che colpe avevano?
Perché aiutare Tyler e gli Spiriti in un piano che avrebbe inevitabilmente portato alla loro morte?
 < Ti va se cammino un po’ insieme a te?> Tatia era spuntata dal nulla, le si era affiancata e le aveva rivolto un sorriso rilassato.
Caroline continuò la sua marcia senza meta, ma sorrise ed annuì.
Camminarono in silenzio per molto tempo, perse l’una nei propri pensieri o chi lo sa, perse nei pensieri dell’altra.
Voleva stare sola, voleva fuggire era vero, ma farlo in quella silenziosa compagnia sembrava mille volte meglio. Sua sorella sapeva davvero molto bene come comprenderla.
 < Come si è risolta la situazione lì dentro quando me ne sono andata?> domandò dopo molto Caroline mentre alzava il viso al cielo per osservare le leggere nuvole, batuffoli di cotone che impreziosivano quel cielo azzurro.
 < Hai lasciato tutti di stucco, devo dirtelo. Stefan ha portato Rebekah … beh ovunque abiti Rebekah mentre Elijah ha convinto Klaus che avessi bisogno del tuo spazio. Credo che siano pronti a condurre a termine la cena con le streghe anche senza di te. > spiegò Tatia con tranquillità, ravvivando i suoi lunghi capelli castani.
 < Devo esserci, le streghe di New Orleans non si fidano di Klaus e credo che ne abbiano tutti i motivi.> commentò Caroline con voce atona mentre una parte del suo cervello notava che erano arrivate a Bourbon Street.
Avevano camminato a lungo.
 < Penso che Elijah saprà svolgere il compito egregiamente, è molto bravo nella diplomazia. Mentre penso che tu abbia bisogno di staccare un po’ la spina. È stato stupido da parte di tutti non capire che questi viaggi nel tempo, non sono difficili solo per noi che sentiamo la tua assenza, che ci preoccupiamo, ma lo sono anche per te. Soprattutto per te.> la serenità con la quale sua sorella le stava accanto in quel momento, senza metterle addosso alcuna pressione, senza chiederle nulla o pretendere nulla… era rasserenante. Era quello che le serviva.
 < Tatia credo di non aver scoperto tutto quello che queste eco stanno cercando di dirmi. Temo che a breve …> confessò Caroline senza trovare il coraggio di osservare la reazione spiazzata di Tatia.
 < Quale epoca?> domandò pragmatica la ragazza, interrompendo la loro camminata.
 < Gli anni venti.> era strano ma Caroline potè notare una scintilla di determinazione negli occhi della sorella. Non sapeva minimamente come interpretarla date le conseguenti cattive notizie.
 < Hai … vissuto negli anni venti?> domandò guardinga Tatia, abbassando la voce e conducendola sotto il portico giallo di una palazzina.
 < Non lo sapevi?> domandò a sua volta Caroline con aria scioccata.
 < No. È strano, molto strano. Ho vegliato sempre su di te, in ogni tua vita.> osservò Tatia sovrappensiero, sembrava preoccupata di quel tipo di preoccupazione che attecchì subito in Caroline, come un’edera velenosa.
Ma le parole di sua madre le tornarono subito in mente come un antidoto miracoloso.   Doveva correre da Bonnie e Davina.
   < Ehi, dove vai?>le urlò dietro Tatia, aveva cominciato a correre verso casa senza nemmeno  accorgersene.
 
 
 
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 < Bonnie ho bisogno di una mano.> Caroline entrò come una furia nella stanza della sua amica strega che aveva deciso di trasferirsi per il momento nella residenza Mikaelson. I corsi erano finiti e Caroline aveva bisogno del suo aiuto.
 < Io e Davina abbiamo capito cosa siano quelle due isteriche dai capelli rossi!> squittì Bonnie in preda all’entusiasmo. Portò una il palmo della mano, rivolto verso l’alto, all’altezza del suo fianco e con non calanche, senza bisogno di parlare, Davina le batté un sonoro cinque.
 < Oh fantastico, ma ora: sto per essere trascinata negli anni Venti, non chiedermi come lo so, ma lo so! Ora, stavo pensando… se esiste un incantesimo per ancorare gli Spiriti a questa realtà ci sarà anche un incantesimo per ancorare me!> era in preda all’euforia, quell’idea le era balzata in testa. Un salvagente quando la marea si stava facendo troppo alta.
Le due streghe la guardarono perplesse. Ci fu un lungo minuto di silenzio, Caroline poteva quasi sentire il rumore che le idee stava producendo, accavallandosi l’uno sopra l’altra nelle menti delle sue amiche.
 < Certo! Perché non ci abbiamo pensato prima!> fu Bonnie la prima a parlare. Corse verso il lungo tavolo rettangolare posto vicino alla porta finestra, che dava su un piccolo balcone e cominciò a sfogliarlo freneticamente.
 < Ci servirà un oggetto che possieda un grande potere.> bofonchiò Davina mentre si portava una mano al mento, pensierosa.
 < Creeremo un’ancora che ti legherà a questo tempo attraverso una grande fonte di potere. Potrebbe funzionare.> commentò Bonnie sovrappensiero mentre sfogliava senza sosta le pagine del suo immenso librone.
 < Deve. Se la logica è dalla nostra parte questa volta dovrei stare via più a lungo… e che cosa succederebbe? Sono al settimo mese, come farei a partorire?> il cipiglio che increspava la fronte di Caroline contrastava con la gentilezza con la quale stava accarezzando la sua pancia.
 < Care, ci penseremo noi. Un’ancora non solo ti terrà legata a questo tempo, ma nel caso qualcosa andasse storto sarà un richiamo quasi insostenibile a cui tornare. Trascorrerebbe molto meno tempo così.> spiegò Davina avvicinandosi a lei.
La ragazza fu inaspettatamente catturata in un abbraccio sincero e forte.
 < Grazie per quello che fai per me Davina.> le sussurrò Caroline contro un orecchio. Aveva dovuto visibilmente piegarsi per abbracciarla, a volte la sua altezza poteva essere un problema.
 < Mi hai fatto sentire parte della tua famiglia, dopo aver persa la mia. Grazie a te Caroline.> rispose con sincerità la giovane ragazza.
L’ibrido gettò fuori un sospiro colpevole mentre sentiva Davina stringerla di rimando come solo un’amica sarebbe in grado di fare. Il pensiero che la stessero ingannando, facendole pensare che Marcel fosse stato ucciso da un Signor Nessuno e che loro altro non erano che i suoi salvatori, la stava tormentando ogni giorno di più. Ogni giorno in cui quella splendida ragazza metteva da parte se stessa per aiutare tutti loro.
 Caroline alzò lo sguardo verso Bonnie e le mimò un grazie con le labbra, che fu contraccambiato da un sorriso ed un’alzata di spalle.
 < Davvero? La super velocità da ibrido? Sono un’ umana Care… a meno che… volevi lasciarmi indietro non è vero? Aspetta, che mi sono persa?> domandò Tatia entrando nella stanza con il fiatone. L’atmosfera era, sembrava buffo dirlo, ma magica. Carica di tensione ed entusiasmo e Tatia non aveva potuto non notarlo.
Caroline sciolse l’abbraccio e guardò la sorella con aria felice. Per la prima volta dopo tanto poteva darle buone notizie.
 < Ora ti spiegherò tutto ma un’ultima cosa… Klaus non ne deve sapere niente!> ordinò l’ibrido rivolta alle sue amiche.  Le due streghe annuirono solennemente. Non c’era bisogno di spiegare loro che l’Originale non avrebbe retto all’ipotesi di perderla di nuovo.
 
 
 
 
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Le sette spaccate e Davina era appena uscita dalla sua stanza, avvisandola che Vivian e le altre streghe erano arrivate. Si sentiva giustamente nervosa, stranamente non solo per l’importanza di quell’incontro diplomatico ma perché non aveva visto Klaus dalla sua “fuga pomeridiana”, una fuga degna di Bip Bip.
Con ogni probabilità aveva deciso di darle un po’ di spazio.
Si, ok… ma chi voleva prendere in giro?
Niklaus Mikaelson che non cedeva al suo desiderio dirompente di avere tutto sotto controllo? E poi era lei la maniaca!
Non poteva credere che il senso di protezione, troppo spesso asfissiante, che Klaus provava nei suoi confronti fosse stato messo a tacere da un discorsetto di Elijah.
L’unica risposta era quella che la innervosiva di più: Klaus era arrabbiato con lei ed il suo stupido orgoglio lo aveva frenato dall’inseguirla per tutta la magione Mikaelson.
 < Manchi solo tu.> Caroline si voltò di scatto ed adagiato elegantemente contro lo stipite della porta c’era Elijah, impeccabile come sempre nel suo completo grigio scuro.
 < Sai che amo farmi aspettare.> disse in tono esageratamente civettuolo Caroline, strappando un sorriso imbarazzato al vampiro.
 < Caroline, puoi anche non …> ma senza aver avuto la possibilità di finire la sua frase, Elijah venne fermato da quel tornado biondo che aveva imparato col tempo a contenere. Ben poco purtroppo, doveva ammetterlo almeno a se stesso.
 < Non ti azzardare a finire quella frase! È vero, sono stressata ed incinta ma molte altre donne prima di me sono state stressate ed incinta ed hanno continuato a fare quello che faccio io.> osservò con aria quasi di sfida l’ibrido. Puntò un dito ammonitore contro Elijah e lo guardò di traverso, pronta a controbattere a qualsiasi opposizione.
 < Non proprio quello che fai tu.> le fece osservare l’Originale con tono comprensivo ma, a sua volta, vagamento ammonitore.
 < Diciamo solo che la mia vita è un po’ meno monotona.> precisò la ragazza prima di accettare il braccio di Elijah. Quell’uomo era un vero cavaliere.
 < Sarò al tuo fianco stasera. Temo che Niklaus dopo l’incontro di oggi con nostra sorella sia troppo fuori di sé per poter ricorrere alla diplomazia. Dote della quale scarseggia già nei giorni buoni.> Caroline sbottò a ridere della tranquillità con la quale Elijah aveva condotto quell’osservazione. Quello che presto sarebbe diventato suo fratello le rivolse un sorriso complice, di sottecchi e si indirizzò assieme a lei verso la porta.
 < Credi che Klaus possa essere alterato anche a causa mia?> domandò con aria innocente la ragazza, tornando subito seria.
 < Dopo quasi mille anni stento ancora a capire in pieno mio fratello. Quando credevo di essere riuscito a farlo, sei arrivata tu e l’hai reso un uomo migliore. Riuscire a spiegarci cosa passi nella mente di Niklaus ora che l’amore che prova per te e per la vostra bambina gli anima il cuore credo sia diventato ancora più impossibile.> rispose il vampiro con aria seria.
 < L’amore rende irrazionali.> con queste sole parole e con un profondo sospiro, Caroline confermò il pensiero di Elijah.
 < E Niklaus tende a diventarlo ancora di più quando si crede abbandonato.> fu così che Elijah confermò i suoi dubbi. Klaus era pazzo, ma questo lo sapeva già, ed era ferito. Senza nessuna logica ovviamente, il che riportava al primo punto. Pazzo.
 Solo allora si ricordò del regalo che Bonnie le aveva consegnato meno di un’ora prima. Era stata la stessa Caroline a chiederle di fabbricarlo con la magia. qualcosa di speciale da donare alle streghe di New Orleans come pegno della loro alleanza e la sua amica l’aveva esaudita in poco meno di tre ore nonostante lei fosse stata specifica, un po’ troppo specifica.
 < Oh aspetta un secondo.> sussurrò all’Originale, scostandosi da lui per aprire il cassetto del grande comò stile Liberty che troneggiava contro la parete più corta della stanza.
Aveva riposto quel dono tanto elaborato senza fare troppo caso a ciò che quel cassetto custodiva.
Elijah la sentì gemere sottovoce e si voltò allarmato per accertarsi che stesse bene. La vide estrarre qualcosa dal cassetto e la vide tirare fuori una foto dalla cornice che la conteneva che era però in frantumi.
Un colpo al cuore sarebbe stato meno doloroso, Caroline era certa di questo.
Osservò il sorriso spensierato e felice dipinto sul suo volto e quello volutamente tirato ma sincero di Rebekah. Pensare che era stata della vampira l’idea di quella foto.
 
 
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Foto che Caroline aveva incorniciato e posto nella sua vecchia stanza. Klaus doveva averla portata con lui in questa casa e forse doveva averla nascosta perché faceva troppo male.
Caroline ripose la foto nel cassetto e lo chiuse, non avrebbe mai più dovuto aprirlo.
Mise in tasca ai suoi pantaloni di seta bianchi la scatoletta che avrebbe dovuto donare a Vivian e tornò ad avvolgere con le proprie braccia, il braccio di Elijah che la stava guardando pensieroso.
Caroline gli sorrise, nel tentativo di rassicurarlo. Non credeva di poter trovare la forza per parlare, ma Elijah rispose a quel sorriso con un tenero bacio sulla tempia e la ragazza capì quanto potesse essere totalizzante essere amate di un amore fraterno dal maggiore dei Mikaelson. Rebekah era stata una vampira fortunata, peggio per lei se non era riuscita a capire quanto.
Si indirizzò assieme a lui verso le scale che conducevano al piano terra e risistemò la giacca di seta che aveva dovuto lasciare aperta, per via del pancione, su un maglietta a bretelline grigio ghiaccio.
Riusciva a sentire distintamente tre cuori troppo lenti e troppo vivi, allo stesso tempo, per essere di esseri sovrannaturali ed una volta giunta vicino alla porta che dal salone conduceva alla sala da pranzo sentì Elijah allontanarsi da lei.
 < Ehi non vorrai mollarmi proprio ora?> domandò allarmata Caroline, riafferrando goffamente il braccio del vampiro che la guardò enigmatico.
 < Pensavo fosse il caso che facessi il tuo ingresso assieme a Niklaus.> disse Elijah così lentamente da farla sentire una bambina.
Klaus apparve quasi dal nulla e si portò alla sua destra, offrendole il suo braccio mentre il fratello maggiore entrava in sala omaggiando le loro ospiti.
 < Sei scomparso, che fine hai fatto?> sussurrò Caroline senza guardarlo negli occhi.
Klaus scrollò la testa, contrariato ed alzò gli occhi al cielo.   < Quindi alla fine dei conti sarei io quello che è scomparso per tutto il giorno e non tu.>
Caroline cercò di trattenere la risata che sentì risalirle lungo la gola. Klaus aveva imparato a conoscerla troppo bene.
 < Io non voglio avere sempre ragione.> bofonchiò Caroline, voltandosi finalmente a guardarlo.
 < Noi due faremo i conti più tardi … amore.> l’ibrido avvertì la lingua di Klaus scivolarle contro l’orecchio mentre con una mano l’afferrava rudemente per la nuca.
  < Sta attento a quello che dici.> rispose Caroline con tono seducente ed autoritario almeno quanto quello dell’Originale. Se farlo arrabbiare portava a quel fuoco, che in quella notte stessa si sarebbe tramutato in passione, avrebbe dovuto cominciare a stuzzicarlo più spesso di quanto non aveva già fatto fino a quel momento.
 
 
 
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 Era piacevole. Piacevole il tocco leggero della sua mano contro la schiena. Piacevole il modo gentile col quale stava stringendo la sua mano. Piacevole il profumo della sua pelle così vicina a lei.
L’uomo del mistero, così aveva deciso di chiamarlo, la stava ipnotizzando grazie a quegli occhi così oscuri, così profondi da non poterne vedere la fine.
Una lenta giravolta e la riaccolse tra le sue braccia. Caroline si sentì come un piccolo uccellino appena inghiottito dalle terrificanti fauci di un lupo.
 < Da quanto conoscete mia sorella?> domandò d’un tratto l’uomo, fissandola negli occhi a quella breve distanza che la stava inebriando, era la distanza di un bacio.
Non poteva negare di sentirsi lusingata dalle attenzioni troppo pressanti di quell’uomo affascinante, ma una parte di lei si sentiva irritata. Non poteva farsi irretire così facilmente dal primo sconosciuto dalla bellezza e dallo charme disarmanti.
 < Da circa tre anni, ma i continui viaggi a cui la obbligate non ci hanno permesso di vederci molto spesso.> diretta, maliziosa e schietta. Quella ragazza gli rubò un sorriso irritato, ma se c’era una cosa che amava a quel mondo più di accettare le sfide, era vincerle.
 < Non mi ha mai parlato di voi.> osservò con tranquillità Niklaus prima di stringerla contro il suo corpo e farle fare una veloce giravolta assieme a lui.
Caroline non riuscì a trattenere una risata cristallina, così sincera e spontanea da ammaliare Klaus.
Si sentiva nervosa tra le braccia di quel cacciatore era vero, ma adorava ballare.
 < Questo mi fa giungere ad una sola conclusione.> osservò con malizia la ragazza risistemandosi i corti boccoli dorati.
 < Sono curioso. > disse Niklaus prima di farle fare due semplici giravolte sotto il suo braccio. Voleva sentirla ridere di nuovo, questo strano desiderio lo aveva preso d’assalto, disarmandolo senza alcuna logica.
Caroline si lasciò guidare da lui, ma una volta tornata al suo posto posò entrambe le mani sul petto tonico dello sconosciuto ed alzò il viso per osservarlo negli occhi ad una distanza ridicola.
Non poteva negare che Niklaus avesse un ascendente su di lei dal momento in cui l’aveva sfiorata, ma Caroline Forbes non si era mai innamorata. Gli uomini cadevano ai suoi piedi, implorando la sua attenzione e mai era accaduto il contrario. Voleva quell’uomo e sapeva come farlo irrazionalmente suo.
Voleva che anche lui cadesse ai suoi piedi e per la prima volta desiderava così ardentemente qualcosa da esporsi.
 < Non voleva che voi mi conosceste. Il che mi fa pensare che non siete un’ottima compagnia.> lo inchiodò a sé con la sincerità dipinta sul suo volto color latte.
Caroline accennò un sorriso timido al lato della bocca ed avvicinò le labbra rosso fuoco a quelle bramose dell’uomo che la stava guardando incantato.
 < Vorreste fuggire allora?> domandò con aria seria Niklaus mentre la afferrava rudemente per la vita e la tirava a sé in un gesto inconsulto. Troppo sfrontato per uno sconosciuto.
 < Non ho mai detto che non ami il pericolo. La vita va vissuta fino all’ultimo respiro.> sussurrò Caroline all’orecchio del suo uomo misterioso mentre gli avvolgeva le braccia attorno al collo.
Klaus sorrise, trionfante, assaporando l’imminente vittoria. Quella ragazza sapeva il fatto suo e basandosi sul modo in cui lo stava stuzzicando, anche lui non era passato inosservato ai suoi occhi.
In quel momento la musica cambiò. Il cantante jazz annunciò un cambio radicale di genere.
Era un uomo di colore, sulla quarantina. Forse un po’ ridicolo nel suo panciotto a strisce rosse, blu e bianche abbinato ai pantaloni ma il farfallino e la giacca bianca riequilibravano il tutto.
Afferrò un bastone da dietro le quinte di quell’immenso palco semi ovale ed annunciò il charleston.
Caroline che nel frattempo aveva sciolto l’abbraccio, si era voltata per osservare rapita l’esuberanza di quell’uomo e a quelle parole si illuminò di un sorriso senza pari. Quasi si mise a saltare sulle sue stupende Mary Jane color rosso fiammante e voltò il viso per guardare estasiata il suo cavaliere.
Klaus la teneva ancorata a sé stringendola per la vita.
Era stupefacente osservare quanta vita fosse custodita in quel fragile corpo. Così entusiasta per un semplice ballo, un entusiasmo che lui stesso stentava a ricordare di aver provato…da secoli ormai.
 < Non avete una lezione da insegnarmi?> la stuzzicò allora Niklaus facendola accendere di uno strano desiderio. Caroline prese la mano che l’uomo del mistero teneva poggiata contro la sua vita con la destra e si districò da lui con una buffa giravolta che la portò lontano da lui.
Klaus strinse allora la presa contro la sua mano e le sorrise malizioso, pronto ad osservarla danzare e a darle una lezione.
Senza lasciarla andare, qualcosa di irrazionale dentro di lui gli stava dicendo di non lasciarla andare. Mai.
Trombe e tromboni cominciarono a suonare ad un ritmo così frenetico da farle muovere i piedi involontariamente.
Aveva intenzione di lasciarlo senza parole.
Prese a muovere avanti ed indietro nel tipico passo charleston le sue gambe chilometriche, prima con passi più brevi e poi slanciando la gamba ritmicamente fino ad alzarla dal suolo.
Klaus fece scorrere il suo sguardo vorace sulle lunghe ed affusolate gambe di quella ragazza ed il desiderio irrefrenabile di affondare i canini in quella carne così invitante gli balenò nella testa per un momento.
Se Caroline avesse continuato a stuzzicarlo così l’avrebbe portata via da quel locale per farla sua nel primo vicolo buio in cui si fossero imbattuti.
In preda ad un desiderio irrefrenabile Klaus la tirò a sé, facendola attorcigliale al suo braccio. Il sonoro flop della schiena di Caroline che cozzava contro il suo petto, gli suggerì di aver usato un po’ troppa foga.
La fissò negli occhi, quegli occhi azzurri spalancati a causa della sorpresa e sorrise seducente prima di lasciarla andare in un vortice di perline e strass rossi.
Caroline lasciò andare la mano di Niklaus e continuò a girare vorticosamente prima di incrociare i piedi ritmicamente in un complesso quadrato, muovendo le braccia avanti ed indietro. Nulla sembrava poterla fermare da quella gioia incontenibile di cui ogni passo, ogni sorriso trasudava.
Klaus scrollò la testa ammaliato da quella nuova preda che tentava di fuggirgli, le prese entrambi le mani e la condusse insieme a lui in un ritmico passo di danza.
Con lunghe falcate tipiche del charleston la portò verso di sé ed incominciò ad indietreggiare fino alla parete a loro retrostante. Caroline cercava di stargli al passo e doveva ammetterlo, ci riusciva egregiamente. Quella ragazza era nata per vivere in quell’epoca.
Senza alcun preavviso Niklaus la afferrò per la vita e con una mossa così veloce da lasciarla stordita, invertì le posizioni. Era lei adesso a trovarsi spalle al muro ed il corpo del suo uomo del mistero andò a schiacciarla, aderendo perfettamente a lei.
Klaus le afferrò il viso con entrambe le mani e la baciò.
Un bacio urgente, soffice … un bacio colmo di passione e forse di qualcos’altro che nessuno dei due sapeva o poteva spiegarsi.
Sarebbe stato stupendo lasciarsi andare a quelle labbra carnose, seduttrici, perfette ma l’irritazione ribollì in lei insostenibile.
Caroline afferrò le mani di Klaus e le allontanò con uno strattone dal suo viso.
Lo guardò scioccata, furiosa senza trovare alcuna parola da potergli urlare contro. In fondo anche lei lo voleva quel bacio, voleva che lui si sentisse attratto da lei ed aveva fatto di tutto perché ciò accadesse, ma non poteva concedersi a lui così facilmente. Oltre le buone maniere, che non era consona rispettare, c’era dell’altro… quell’uomo era pericoloso e lei non era una bambina.
Se l’avesse voluta, avrebbe dovuta desiderarla fino al punto in cui lo avrebbe fatto suo, chi lo sa magari, per sempre. Cuore e mente.
Klaus si irrigidì all’istante, ma non indietreggiò di un solo passo. La stava divorando con quegli occhi famelici.
 < Anche io credevo fosse giusto darvi una lezione.> sussurrò seducente contro le sue labbra, ma non poteva nascondere il suo nervosismo.
Mai aveva desiderato così ardentemente qualcosa senza ottenerla all’istante.
 < Ma la mia lezione non è ancora finita.> osservò civettuola Caroline, sgusciando via da lui. Ma anche lei non aveva potuto nascondere in pieno la sua irritazione.
Klaus si voltò a guardarla, gli stava tendendo una mano sorridente mentre aveva ripreso già a ballare.
Quella donna lo avrebbe fatto uscire fuori di senno.
Niklaus le sorrise di un sorriso sadico, malizioso … la scommessa era stata accettata. Stavano giocando lo stesso gioco ora.
 
Caroline si svegliò di soprassalto, la fronte madida di sudore ed il respiro affannato.
Aveva distintamente sentito una forza dirompente afferrarla per le membra e trascinarla in quel luogo lontano, ma aveva lottato.
Bonnie e Davina avrebbero dovuto sbrigarsi con quell’incantesimo se avessero voluto ancora avere un’amica da salvare.
Fu allora che si accorse che le braccia che immaginava sarebbero corse a rassicurarla non arrivarono. Si voltò per osservare il mastodontico letto dalla testiera intarsiata. Era vuoto. Klaus non c’era … dov’era finito?
I ricordi della cena si accavallarono nella sua mente frenetici, alla ricerca di un motivo valido per la scomparsa del suo amante.
Dopo un evidente ora di tensione dovuta alle accuse mosse da Vivian a Davina la situazione era gradualmente migliorata. Certo il fatto che per difendere la sua nuova amica aveva assunto i modi rinomatamente non diplomatici del suo compagno aveva messo a rischio la serata, ma Elijah era stato al suo fianco, pronto ad aiutarla.
C’era il fatto del dono regalato alle streghe… beh forse per quello Klaus aveva ragione a sentirsi un po’ infuriato ma gliel’aveva fatta pagare a modo suo, stuzzicandola durante tutta la cena con carezze esageratamente troppo intime per un pubblico.
Eppure l’idea le era sembrata saggia. Le streghe stavano letteralmente affidando la loro vita, la loro salvezza ai Mikaelson così aveva deciso di far racchiudere in una ciondolo a scatto, assieme alla terra del cimitero di New Orleans simbolo delle streghe, anche una ciocca dei suoi capelli e di quelli di Klaus ed Elijah. Come aveva fatto Bonnie a procurarglieli non lo sapeva, ma le era andata bene così.
Inoltre lei era immune dalla magia, alla fin fine aveva solo fatto un gesto simbolico che Vivian e le altre streghe avevano apprezzato enormemente. Da quel momento in poi la loro alleanza era stata suggellata.
E poi… beh ricordava Klaus che aveva deciso di farla sua contro il muro del corridoio che conduceva alle scale per il piano superiore. Alla fine avevano veramente fatto i conti, ma avrebbe volentieri pagato in quel modo per il resto della sua vita.
Solo allora, voltando la testa di lato per carezzare le sue labbra, qualcosa attirò la sua attenzione.
Un pezzo di carta ripiegato su se stesso per tre volte era posato contro il cuscino dell’ibrido e le dita della ragazza corsero ad aprirlo.
Si era sentita smarrita, smarrita in quella stanza vuota, smarrita senza di lui. Poteva solo immaginare cosa avesse provato Klaus a risvegliarsi per quattro mesi senza vederla distesa accanto a lui.
 
 
 
So che ti sveglierai senza trovarmi al tuo fianco, non preoccuparti amore.
Torna a dormire.
Sono con Elijah, non mi succederà nulla di male.
Klaus.
 
 
 
 
 < Si certo, ed io dovrei berla?> sbuffò Caroline innervosita prima di indossare le sue ciabatte ed avvolgere il suo corpo nella lunga vestaglia di seta azzurra da poco acquistata.
Eppure la cena con le streghe era andata bene. Cosa poteva essere successo?
Aprì la porta della loro stanza pronta ad irrompere nella camera di Elijah per constatare che l’Originale non fosse davvero lì, ma tre energumeni gli sbarrarono la strada.
 < Fantastico! Prigioniera in casa mia! Non mi interessa quello che Klaus vi ha ordinato, spostatevi se non volete ritrovarvi senza i vostri arti!> ordinò con voce stridula Caroline, osservando negli occhi gli ibridi di Klaus, uno ad uno per scorgere la paura che era stranamente riuscita ad infondere in loro.
 < Ragazzi, non preoccupatevi. Lasciatela a me.> Stefan apparve dal nulla, percorse a lunghe falcane la lunga balconata che conduceva nella sua camera e la trascinò di peso dentro.
Stava succedendo qualcosa.
 < Vuoi dirmi che cavolo stai facendo?> sbottò Caroline, allargando le mani in un gesto plateale e scocciato.
 < Ti tengo al sicuro, come al solito! Ora siediti.> anche Stefan sembrava nervoso, si muoveva nella stanza come una trottola impazzita e non riusciva per qualche motivo a guardarla negli occhi.
 < Si, certo.> bofonchiò Caroline indirizzandosi verso la porta per uscire.
La mano del suo migliore amico arrivò giusto in tempo per bloccare la sua, nonostante la maniglia fosse già abbassata.
 < Mi ha mandato Rebekah.> quattro parole magiche che la fecero desistere. Caroline voltò il viso per guardarlo esterrefatta, con la bocca aperta e, per una volta tanto, senza parole.
 < Elijah doveva parlare con Klaus ed io potrei aver suggerito loro di fare due passi per New Orleans, per schiarirsi le idee.> continuò serio Stefan. Nessuno dei due aveva osato muoversi di un millimetro, fermi in quella strana posizione.
 < E lo avresti fatto perchè…?> lo incitò Caroline, il suo corpo era teso come la corda di un violino.
 < Perché Tyler ed i suoi ibridi potrebbero aver organizzato una trappola per loro.> tentennò Stefan.
Caroline tolse la sua mano da quella dell’amico come se l’avesse d’un tratto immersa nell’acido. Lo guardò scioccata ed indietreggiò perdendo il senso della realtà. Stefan li aveva traditi?
 < Tu… tu, cosa hai fatto?> urlò la ragazza sentendosi… sentendosi sconfitta, sentendosi morire. Tutti, tutti ma non Stefan.
 < Caroline calmati! > gridò il vampiro afferrandola per le spalle per poterla guardare negli occhi.
 < Rebekah mi ha detto di farlo. È un diversivo. Tyler crede che lei ed io siamo suoi alleati, ma stiamo lavorando dall’interno per voi, per noi. Rebekah ha scoperto quale sia l’oggetto che utilizza Loockwood per mettersi in contatto con gli Spiriti finalmente, ma c’è voluto molto prima che lui si fosse fidato abbastanza.> spiegò Stefan prima di lasciarla andare. Caroline si sedette sul letto mantenendo il suo sguardo fisso in quello del suo amico.
 < Rebekah non ci ha tradito quindi?> fu in grado di domandare solo questo, sentendo un divorante senso di colpa attanagliarle le viscere. Aveva dubitato di lei, le aveva detto quelle cose orribili proprio quello stesso pomeriggio.
 < Inizialmente lo ha fatto. Klaus era diventato… incontrollabile e l’uccisione di Marcel l’ha distrutta, ma è stata una reazione, beh lo sai … una reazione istintiva, alla Rebekah. È già da un po’ che sta cercando di ottenere la totale fiducia di Tyler per ottenere le informazioni che ci servono e che solo lui ha. Ha dovuto mantenere la falsa anche con voi, Tyler l’ha fatta seguire continuamente e oggi pomeriggio era venuta nella vostra vecchia casa perché le mancavate. Non sapeva foste lì, semplicemente era tornata per riassaporare il profumo di casa. Mi ha detto che voleva prendere qualcosa di tuo.> il tono di voce dolce e comprensivo che Stefan stava usando sembrava non essere solo rivolto a lei, ma al ricordo di quel pomeriggio passato con Rebekah.
 < Quindi sta tenendo impegnato Tyler mentre lei si impossessa dell’ancora che tiene gli Spiriti legati a questo mondo?> domandò Caroline riacquistando l’entusiasmo che aveva sentito scivolare via dalle sue mani lungo quel terribile giorno.
 < Si, ma non preoccuparti per Klaus ed Elijah. Ho mandato Bonnie e Davina con loro, più un paio di ibridi.> Stefan si sedette al suo fianco e sospirò. Un misto tra sollievo e stanchezza.
Caroline sollevò una mano per accarezzargli la nuca e lo vide sorridere.
 < Dovresti dormire. Mi sembri stanco.> sussurrò gentilmente Caroline.
 < Certo, così ne approfitterai per correre da Klaus ed Elijah. Non se ne parla.> bofonchiò il vampiro tra l’irritato ed il divertito prima di piegare la testa e prenderla tra le mani.
 < Beccata. Ma Stef davvero, non lo dicevo solo per questo. Il sonno schiarisce le idee e domani vedrai che i tuoi pensieri ingarbugliati lo saranno un po’ meno. > osservò Caroline continuando ad accarezzare la nuca esposta dell’amico.
 < Non credevo di poter provare di nuovo … qualcosa. > gemette il vampiro, un gemito strozzato, colmo di disperazione.
 < Dopo Elena dici?> domandò la ragazza interessata. Era una domanda sciocca ovviamente ma doveva essere certa che almeno l’argomento fosse l’amore e non la pizza margherita!
 < Già … > sussurrò Stefan prima di prendere un altro profondo respiro ed alzarsi in piedi.
E lì, un fulmine a ciel sereno scioccò la stessa Caroline. Ma certo… Rebekah!
 < Oh … wow …cioè non wow, voi due avevate avuto una storia già una volta, ma … wow.> blaterò Caroline in modo sconclusionato, posando la stessa mano con la quale aveva accarezzato Stefan fino all’attimo prima sul suo pancione.
 < Non è successo nulla, solo … avevo dimenticato quanto potesse essere forte e leale, nel suo strano modo, Rebekah. Quanto sapesse amare… incondizionatamente.> gli occhi verdi del suo amico si persero in ricordi lontani e stranamente Caroline si sentì felice. Stefan meritava tutto ciò che di buono esistesse al mondo e Rebekah … ora che sapeva che altro non era che un’ottima spia schierata incondizionatamente dalla loro parte, per lei non riusciva ad immaginare nessun uomo abbastanza forte, buono. Un uomo grande insomma. Nessuno al di fuori di Stefan.
 < È  il suo più grande pregio e la sua più grande rovina.> osservò Caroline sovrappensiero. Amare incondizionatamente era una benedizione ed un’eterna condanna se come Stefan e Rebekah non si fosse riusciti a trovare la propria controparte.
In quel momento Caroline si sentì immensamente fortunata. Aveva donato così tanto amore a persone sbagliate. Aveva cercato ed aveva sbagliato, si era illusa di aver potuto trovare il suo porto sicuro in Damon, Matt o Tyler quando quello che stava cercando era la possibilità di amare incondizionatamente l’unico uomo che l’avrebbe mai contraccambiata di quello stesso amore: Niklaus Mikaelson.
 < Andiamo a letto, avevi ragione. Dormire non mi farà male.> Stefan interruppe il suo flusso di pensieri non tanto con quella semplice frase, ma quanto nel momento in cui lo vide togliersi le scarpe e portarsi dalla parte del letto in cui dormiva sempre Klaus.
 < Emh …?> bofonchiò Caroline incerta su che cosa dire.
 < Oh si, dormo assieme a te. Non ti lascio andare a combinare guai con una bambina nella tua pancia.> rispose il vampiro senza degnarla di uno sguardo mentre si sdraiava sopra le coperte.
 < Devo andare ad aiutare Klaus.> puntualizzò stizzita Caroline che si trovava ancora seduta sul bordo del letto.
 < Se non sarà qui tra un’ora ci andremo tutti e due, insieme. > disse Stefan portandosi entrambe le mani dietro la nuca e voltando la faccia per guardarla con aria fintamente seccata.
 < No, vado ora.> squittì Caroline, alzandosi dal letto ed indirizzandosi alla porta.
 < Dovresti superare tre ibridi ed un vampiro.> la non calanche con la quale Stefan aveva pronunciato quelle parole le fece quasi venire voglia di tornare indietro e soffocarlo con un cuscino.
 < Sono la Portatrice! Potrei farcela.> sbottò seccata l’ibrido, voltandosi per fulminarlo con lo sguardo.
 < Care… andiamo. Una sola ora di sonno. Sai anche tu che gli ibridi di Tyler non hanno speranze con i due Originali e poi Rebekah ha messo fuori uso le due rosse. Non chiedermi come.> in effetti Stefan sembrava troppo rilassato. Se ci fosse stato un rischio imminente sarebbe stato il primo a correre in loro aiuto.
  < Fallo per me?> Stefan sfoderò i suoi occhi da cucciolo, facendola quasi scoppiare a ridere.
 < Il labbro imbronciato puoi ritirarlo. Sei ridicolo!> scherzò Caroline mentre si metteva a sedere sotto le coperte.
 < Ah … ok, ok! Almeno dimmi di che dovevano discutere Elijah e Klaus!> continuò, sistemando la sua schiena contro degli alti cuscini. Non aveva alcuna intenzione di dormire.
 < Oh… Tatia.> disse Stefan con voce impacciata. Sollevò la testa per osservare l’espressione scioccata della sua amica e le rivolse un’alzata di sopracciglia eloquente.
 < Cosa?> domandò Caroline in preda ad un nuovo mal di testa.
 < Non mi sono messo ad origliare ma credo che Elijah fosse preoccupato per Tatia e la sua presenza qui e Klaus sembrava essere d’accordo.> concluse Stefan risistemando la testa tra le sue comode mani.
 < Non gli permetterò di mandare via mia sorella solo perché Elijah non sa dominare i suoi sentimenti per lei!> sbottò Caroline incrociando le braccia al petto come una bambina. Perché quei due idioti non avevano deciso di parlarne anche con lei? Insomma Tatia era sua sorella!
 < Ne parleremo tra un’ora?> domandò il suo migliore amico con voce biascicata a causa del sonno.
 < Dormi Romeo.> bofonchiò Caroline prima di arruffare i capelli di Stefan,  già mezzo addormentato.
Rebekah non li aveva traditi, quel solo pensiero tornò a scaldarle il cuore ma l’ansia nel sapere i membri della sua famiglia fuori a combattere riusciva a farla rabbrividire di un terrore malsano.
Sarebbe stata una lunga, insonne ora.
 
 
 
 
 
 
Ragazze che dire… partiamo dal flashback! Spero sia ovvio che l’abito di Caroline, il loro comportamento, la voglia di Caroline di ballare fino a svenire siano riferimenti al ballo anni Venti vissuto da Klaus e Caroline nel Ventunesimo secolo in TVD. Come ricorderete nella mia storia i nostri beniamini tendono a ripercorrere inconsciamente le azioni già svolte in passato, un modo disperato ed ignaro di ricordare il loro amore. Ah come sono romantica! ;)
Poi… vediamo, Rebekah! La nostra vampira doppio-doppio giochista che ha dovuto far credere a tutti di essere diventata alleata di Tyler per non perdere la sua fiducia e riuscire a scoprire quale sia l’oggetto tanto importante che nel prossimo capitolo io e Rebekah sveleremo anche a voi. Ovviamente all’inizio il tradimento era dovuto all’uccisione di Marcel ed un po’ di astio credo che rimarrà tra i due ( Bekah e Klaus ) ma chissà, forse lo supereranno.
L’incantesimo che Davina e Bonnie si stanno adoperando per trovare, funzionerà? Avrà delle contro indicazioni? Bah chi lo sa!
E come spiegarci la strana, molto strana cosa che Tatia non sapeva della vita vissuta di Caroline negli anni Venti? Che sia di vitale importanza?
L’ultima cosa, che ne pensate di Tatia ed Elijah e Rebekah e Stefan? Per questi ultimi due pensavo fosse giunta l’ora di ottenere un po’ della meritata felicità, magari Stef la aiuterà a superare la morte di Marcel chi lo sa! Mentre per Tatia ed Elijah ci sarà una rivelazione nel prossimo capitolo!
Un bacione, spero il capitolo vi sia piaciuto. Giulia.
P.S. la foto di Rebekah e Caroline in realtà è una foto di Candice e Clare, c’era anche Nina con loro ma l’ho ritoccata, non sarei mai riuscita a fare un manip così perfetto ;).

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Capitolo 16
*** Legami. ***


Salve ragazze, buona lettura e perdono per gli Orrori grammaticali, non ho avuto tempo di rileggere.
 
 
 
 
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Per la prima volta da quando aveva avuto l’onore di essere suo fratello, Klaus poteva percepire chiaramente qualcosa di cui prima il loro rapporto era stato totalmente privo.
Bisogno.
Bisogno l’uno dell’altro. Klaus voltò il viso per osservare il profilo elegante e aquilino di Elijah e tentò di scrutare a fondo l’animo troppo nobile del fratello.
Colpa e vergogna erano tutto ciò che fino a poco prima era riuscito a leggere dietro ogni sua mano tesa, ogni volta che lo aveva perdonato per i suoi atti sanguinari, troppo spesso rivolti contro lo stesso Elijah.
Ma adesso tutto era cambiato. I tempi in cui poteva rivivere negli occhi del fratello gli abusi che Mikael aveva incessantemente rivolto contro di lui, erano scomparsi.
Lui era stato redento, era stato salvato. Non era forse stato questo il costante obiettivo di Elijah? Rimediare agli abomini subiti ed ai quali lui stesso non si era opposto, per salvare l’anima del fratello bastardo che credeva traviata a causa sua, a causa di un padre crudele.
Eppure aveva dovuto attendere 900 anni prima di riuscire a scorgere in lui quel cambiamento, quell’umanità che tanto aveva cercato di riportare alla luce.
Aveva dovuto attendere lei.
Un sorriso imbarazzato, al pensiero di Caroline, colorì il volto dell’ibrido Originale che scrollò il viso, tornando a guardare le strade della città che aveva riconquistato.
Elijah per la prima volta aveva bisogno di lui.
Non c’erano strani sotterfugi volti alla sua redenzione, non c’erano elaborati piani di vendetta. C’erano solo loro due.
Due fratelli.
 < Grazie per aver deciso di farmi compagnia.> Elijah voltò appena il viso per rivolgere a Klaus un sorriso accennato agli angoli della bocca. I loro occhi, così diversi come ogni lato del loro essere rimasero attratti da quel nuovo sentimento che sentivano crescere dentro di loro. Era bello sentirsi così legati.
 < Dopo secoli trascorsi a sentirti giudicare ogni aspetto della mia vita, non potevo perdermi l’opportunità di interpretare per una volta il Signor Saccente.> Klaus rivolse al fratello un ghigno sarcastico che venne ricambiato da uno sguardo quasi disperato.
Klaus non aveva ancora, evidentemente, imparato cosa fosse l’umiltà. O il tatto.
 < Forse avrei dovuto chiedere a Caroline di accompagnarmi in questa passeggiata.> osservò serio Elijah mentre si passava distrattamente una mano tra i capelli.
 < Ormai è troppo tardi per ripensarci.> Klaus allargò le braccia ed alzò le spalle quasi rassegnato, ma sarcastico cosa che riuscì a far sorridere Elijah.
Ogni vampiro o ibrido del quartiere più famoso di New Orleans, abbassava il capo al loro passaggio mentre ogni turista si fermava ad ammirare quel duo che sembrava essere uscito da una pellicola cinematografica, a causa di tanta bellezza.
 < Ti fidi di lei?> domandò il maggiore dei Mikaelson, cambiando discorso senza aver bisogno di dover specificare il soggetto della sua frase.
Durante la cena tenuta con le streghe di New Orleans poco prima, Tatia aveva preso poche volte la parola ed ogni volta per specificare argomenti riguardanti gli Spiriti ed Elijah non aveva fatto altro che mettere in discussione ogni sua parola.
 < Credo sia normale per te non fidarti di lei. Credevi che amasse solo te.> nelle parole di Klaus non era nascosta alcuna malignità, soltanto il solito sarcasmo e forse una punta di autocompiacimento.
 < Non sto parlando dei nostri trascorsi, non hanno rilevanza. Parlo di lei, è stata per lungo tempo uno Spirito, come è possibile che non abbia mai saputo che la maledizione colpiva mia nipote e non Caroline? Come fa a non sapere quale magia circondi lo spirito di sua sorella? Non credo che gli Spiriti permetterebbero mai il suo costante ritorno se quest’ultimo non fosse necessario. Forse le vite di Caroline possono spiegarci qualcosa… forse fanno parte dell’incantesimo neutro che Davina ha percepito avvolgere la tua compagna.> il volto di Elijah si scurì al suono di ogni sua parola, era evidente per Klaus che il vampiro fosse preoccupato e non solo per la fedeltà di Tatia, ma soprattutto per Caroline e sua figlia e conseguentemente per lui.
 < Le tue sono ottime osservazioni fratello, ma temo che il tuo giudizio non sia dei più imparziali. Ti ho visto evitarla, ti ho visto restare a guardarla quando lei non poteva vederti. >  Klaus alzò un sopracciglio e ricambiò lo sguardo quasi collerico di Elijah con una sgrullata di spalle.
 < Ci ha traditi Niklaus, in ogni modo possibile.> sentenziò duramente Elijah, tornando a guardare le luci soffuse dei lampioni in quella notte di primavera.
 < Non fraintendermi Elijah, non mi fido di lei ma credo che avvicinarla sarebbe il modo migliore per scoprire se trama qualcosa.> Klaus rallentò il passo, ormai erano quasi arrivati alla piccola gioielleria dove voleva commissionare un importante oggetto per la cerimonia che avrebbe legato lui e Caroline per l’eternità.
 < E vorresti affidare a me l’arduo compito?> domandò spazientito Elijah mentre seguiva il fratello dentro il negozio.
 < Credi che Caroline non ci darà dei matti e si infurierà con noi per aver dubitato della sorella? Non mi sembra una mossa geniale chiedere a lei di spiare Tatia.> lo liquidò in fretta per poter parlare con la proprietaria del negozio.
Una volta conclusa la descrizione analitica di ciò che Klaus voleva donare a Caroline, i due fratelli uscirono dalla gioielleria.
 < Non ho avuto modo di dirti che sono molto felice della tua decisione.> ed era vero. Elijah era rimasto estremamente spiazzato dalla decisione del fratello, non perché reputasse l’amore che Niklaus nutriva per Caroline poco forte, ma perché più e più volte ricordava l’ibrido dire a lui quanto fosse sciocco e vincolante un legame del genere.
Era stato Niklaus a ripetergli fino all’inverosimile che per loro vampiri l’amore non esisteva, l’amore rendeva deboli e loro non erano deboli, loro non si preoccupavano di nulla all’infuori della loro stessa sopravvivenza.
 < Voglio donarle tutto quello che ho, mi sembrava dovuto donarle per iniziare il nostro cognome.> disse con naturalezza Klaus, minimizzando quasi l’importante passo che aveva deciso di intraprendere. Soprattutto conoscendone le infauste conseguenze.
 < Capisco. La protezione che deriva dal far parte della nostra famiglia è immensa, ma significherà anche legarla a te per l’eternità. L’hai messa a conoscenza del perché solo pochissimi immortali hanno deciso di intraprendere questa cerimonia?> domandò con aria preoccupata il vampiro e non potè far nulla per impedire alla sua mente di vagare, di analizzare ogni ottima ragione per evitare quella cerimonia.
 < Non serve che lei sappia.> tagliò corto Klaus, sbuffando. Cominciava a sentirsi nervoso, non voleva di certo ottenere l’ennesima paternale dal fratello.
 < Ti stai sbagliando.> Klaus si voltò esterrefatto, quel tono minaccioso nella voce del fratello era stata solo un allucinazione?
 < Se tu potessi tornare indietro dimmi che non rifaresti la medesima cosa.> gli ringhiò quasi contro l’ibrido, rimanendo a fissare la profondità degli occhi scuri del vampiro. Si pentì immediatamente delle sue parole.
L’espressione di Elijah mutò all’istante e nonostante si stesse sforzando di non mostrare quanto quel ricordo facesse ancora male, non riuscì a nasconderlo al fratello.
 < È un colpo basso Niklaus. Lo sai bene. > sussurrò il vampiro senza interrompere il contatto visivo. Notò subito come un’espressione addolorata mutò i lineamenti dell’ibrido alle sue parole e si sentì quasi risarcito di quel breve litigio.
 < Non mi interessa Elijah, se lei morisse nulla avrebbe più interesse per me. Tantomeno il mio dolore. Preferirei ricordarla ogni secondo della sua assenza che perdere ogni ricordo di lei, di nuovo. La amo, come mai ho anche solo immaginato si potesse amare. Farei ogni cosa per lei, anche dannare me stesso.> nessuno dei due aveva osato anche solo respirare durante quelle parole, che per Elijah, erano la più grande manifestazione d’umanità alla fine emersa nell’animo di Niklaus.
 < Temo di riuscire a comprendere le tue parole. > osservò con aria rassegnata Elijah prima di posare una mano sulla spalla del fratello e rivolgergli un sorriso triste.
 < Commovente, davvero.> i due Originali alzarono la testa per osservare una figura muscolosa ergersi dal tetto di uno degli edifici che delineavano Bourbon Street.
Ad entrambi bastò un profondo respiro per riconoscere l’odore del loro interlocutore avvolto dall’oscurità.
 < Tyler.> al basso ringhio fuoriuscito dalle labbra di Klaus seguì l’apparizione di altre figure, stagliate contro la luna.
Klaus ebbe un fremito d’eccitazione quando posò gli occhi su quel satellite. Era piena.
 < La lealtà sembra qualcosa che non riuscirai mai a comprare come hai sempre cercato di fare, persino con me. Farvi cadere in questa trappola è stato fin troppo facile grazie all’aiuto di vostra sorella e di Stefan.> osservò Tyler, godendo di ogni espressione ferita e furente dei due immortali.
 < Bugiardo.> gridò Elijah e senza lasciare spazio alla diplomazia che tanto sembrava far parte del suo essere, lasciò che il vampiro dentro di lui prendesse il sopravvento.
Gli occhi iniettati di sangue e le vene ormai gonfie, pulsanti e bramose di morte furono l’ultima visione di due degli ibridi creati da Tyler. Con un solo salto era riuscito a salire sul tetto della gioielleria posto di fronte all’edificio dove si trovava quello che Elijah considerava un ragazzo.
 < Lo lascio a te.> osservò guardando in basso, verso il fratello che gli rivolse un sorriso sadico e si lanciò nello scontro, beandosi dello stupore del suo rivale.
Bonnie osservò l’ametista che teneva stretta in mano illuminarsi di una luce innaturalmente dorata, le bastò un solo sguardo rivolto a Davina per cominciare a correre verso la direzione in cui quella luce avrebbe cominciato a lampeggiare più velocemente. I tre ibridi che le avevano seguite non poterono far altro che stare al loro passo e preparare i loro artigli per l’imminente scontro.
Klaus aveva appena morso uno degli ibridi di Tyler che si era frapposto tra lui ed il suo creatore. Ne gettò il cadavere oltre il semplice muricciolo che li divideva da venti metri di vuoto e gioì del rumore delle sue ossa fracassarsi al suolo.
Scrocchiò le ossa del suo collo, quasi in risposta a quel macabro rumore, per ricordare a se stesso di essere il vincitore e si gettò contro Tyler con una furia che stentava a controllare.
Il giovane ibrido gli andò incontro, armato di uno strano oggetto. Un coltello dall’aspetto anomalo.
Il primo obiettivo di Tyler fu tagliargli la gola, ma Klaus si abbassò prontamente e sporgendosi in avanti, afferrò Tyler per la schiena e gli sferrò una potente ginocchiata contro lo stomaco. Sentì i polmoni del suo nemico sul punto di collassare e ne sorrise.
Lo gettò gambe all’aria come un sacco di rifiuti e Tyler cadde di schiena sul freddo cemento, con un rumoroso tonfo.
Klaus si avvicinò a lui, trionfante. Posò il piede contro il collo dell’ibrido, godendo enormemente della sua posizione di dominio, ma ad un urlo di dolore di Elijah voltò la faccia perdendo il contatto visivo su Tyler.
Suo fratello era stato appena morso da un ibrido sull’avambraccio mentre altri tre lo tenevano fermo.
Klaus non ebbe il tempo di reagire a quella visione, un dolore lancinante risalì dal piede lungo tutta la sua gamba.
Tyler aveva approfittato della distrazione dell’Originale per conficcare il coltello stregato, regalo di Annah e Beth, nel polpaccio della gamba che lo stava tenendo prigioniero contro il tetto di quell’edificio.
Istintivamente Klaus si allontanò dal ragazzo e si piegò per estrarre l’arma, che lo aveva ferito, dalla gamba mentre Tyler si rimetteva in piedi, eccitato dalla piccola vittoria.
I lamenti soffocati che sentiva sfuggire alle labbra di Elijah lo stavano allarmando, ma non poteva voltarsi per controllare e dare così un vantaggio al suo nemico.
Roteò lo strano coltello tra le sue mani e lo lanciò contro Tyler. Era stato così veloce da penetrare il torace dell’ibrido senza che lo stesso si potesse rendere conto di cosa stava accadendo. Il rumore metallico che lo scontro della lama produsse contro il cemento provocò reazioni contemporanee ma totalmente contrastanti nei due ibridi.
Le labbra carnose di Klaus si allargarono in un sorriso vittorioso e sadico mentre gli occhi di Tyler correvano ad osservare la ferita mortale che lo trapassava da parte a parte in pieno petto.
Il ragazzo fissò l’Originale mostrandogli tutto l’odio che provava nei suoi confronti , ma cadde in ginocchio e stramazzò al suolo lateralmente senza emettere una sola sillaba.
Klaus osservò placidamente quella scena, che agli occhi di molti sarebbe apparsa sanguinaria e macabra, ma che ai suoi occhi apparve come l’epico finale della vita di un moscerino che aveva osato infastidirlo.
Si voltò di scatto ed una saetta si unì al fianco di Elijah. I soli due ibridi, che nonostante la ferita già infetta, il maggiore dei Mikaelson aveva lasciato in vita vennero uccisi dai due Originali con velocità ed eleganza.
Klaus scrollò le sue mani dal sangue che le macchiava e rivolse al fratello uno sguardo d’intesa, uno sguardo quasi felice nonostante la morte che li stava circondando.
Elijah si risistemò il colletto della camicia macchiata con fare altezzoso, ma l’attimo seguente le sue ginocchia cedettero sotto il peso del veleno.
Klaus lo afferrò sotto le braccia prima che potesse toccare il suolo. Si inginocchiò dietro il fratello e morse il suo polso per lasciare che Elijah potesse nutrirsi del suo sangue, aiutandolo così a guarire più in fretta.
 < Grazie fratello.> fu Klaus a proferire quelle parole e non Elijah che alzò appena il viso per godere appieno di quel momento. Un grazie che sembrava racchiudere 900 anni di liti, tradimenti, ma soprattutto 900 anni in cui mai aveva abbandonato il suo fianco quando era veramente importante.
 All’improvviso una forza dirompente riuscì a separarli. Furono sollevati come fossero stati due burattini, da fili invisibili e furono condotti sopra la strada, a mezz’aria.
Elijah e  Klaus osservarono con disprezzo le due streghe gemelle, dai capelli rossi che tenendosi per mano sembravano averli intrappolati semplicemente alzando le braccia libere.
 < Tyler.>  le due streghe dissero in coro, ma la voce che uscì dalle loro labbra sembrava la voce di mille persone parlare all’unisono.
Gli Originali riuscirono appena a voltare la testa per osservare il corpo ormai diventato grigio ed immobile di Tyler tornare al consueto colore. L’ibrido sembrava spaesato quanto i Mikaelson, ma si alzò in fretta ed afferrò il pugnale stregato col quale Klaus lo aveva ucciso.
L’ibrido Originale cercò di voltarsi per guardare il fratello che era ormai sul punto di svenire, non era riuscito a farlo bere e senza il suo aiuto non avrebbe mai potuto liberarsi da quelle corde invisibili che lo stavano stritolando progressivamente con maggiore forza.
 < Uccidilo.> quelle voci spettrali gemettero all’unisono il loro ordine e Tyler ne sorrise, sadico e vendicativo.
Klaus gettò fuori un urlo disumano mentre provava a liberarsi da quell’incantesimo, ma riuscì solo a muovere le sue braccia appena in tempo per afferrare la mano di Tyler che stava impugnando quel coltello stregato.
Le streghe lo aveva allontanato da Elijah per condurlo sul tetto, alla portata del suo carnefice.
 < Morirai anche tu, idiota!> ringhiò fuori Klaus mentre poneva resistenza alla lama puntata contro il suo cuore.
 < Non lo hai capito Klaus? Andremo tutti nell’altro lato, dove sono gli Spiriti a comandare! Mi hanno appena fatto tornare dalla morte, lo faranno di nuovo!> sibilò iracondo Tyler mentre premeva con più forza contro le braccia contratte di Klaus, l’unico ostacolo che lo separava dalla sua vendetta.
 < Non puoi essere così stupido! Non puoi credergli!> urlò Klaus mentre sentiva le braccia intirizzirsi sotto l’effetto sempre più pressante della magia di quelle due streghe.
E in quell’istante solo un pensiero fu più forte della paura di morire.
 < Caroline morirà.> sussurrò l’Originale mostrando il terrore che lo aveva assalito, nei suoi occhi. Se mai Niklaus Mikaelson avesse dovuto implorare per qualcosa, avrebbe implorato per la vita di Caroline e della loro bambina.
 < Ed io avrò completato la mia vendetta.> concluse Tyler, riuscendo a ferire Klaus, affondando di un centimetro il coltello nella sua carne. Eppure Klaus potè scorgere un barlume di dolore dietro quelle parole. Tyler aveva amato realmente Caroline.
 < Sono io il mostro che ti ha portato via tutto, lei non c’entra niente.> ringhiò con voce spezzata Klaus mentre sentiva la lama affondare sempre più verso il suo cuore.
 < Quando ha deciso di amarti, ha deciso di far parte di tutto questo.> al suono di quelle parole Klaus sentì la testa diventare quasi troppo pesante. Un senso assoluto di déjà-vu lo avvolse, quelle parole… le aveva già sentite.
 
 
 
 
∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞∞
 
 
 
 
 
Bonnie gettò a terra l’ametista e si trattenne dal gettare fuori un urlo strozzato.  < Non funziona. Quelle due streghe devono aver previsto il nostro arrivo e creato un’interferenza.>
 < Oppure Klaus ed Elijah sono morti.> osservò con tono serio Davina. Stavano girando da venti minuti per le strade di New Orleans senza trovarli e la tensione stava crescendo dentro di loro assieme ad una terribile sensazione.
 < No, non lo sono. Caroline, Stefan… Damon ed Elena sarebbero…> Bonnie scrollò la testa cercando di allontanare quell’orribile pensiero. Persino sua madre sarebbe morta in tal caso.
I tre ibridi che le stavano scortando sembravano essere divenuti statue di sale. Solo allora Bonnie capì cosa doveva fare.
 < Tu, corri alla magione Mikaelson e fa venire qui Stefan e Caroline. Tu, dì alle streghe che è ora di vedere quanto ci sono leali, portale qua.> ordinò a due di loro. Gli ibridi annuirono e scomparvero nel buio della notte.
 < Cosa posso fare per voi?> domandò l’unico ibrido rimasto. Era poco più che un ragazzo, poteva avere diciotto anni ma il fisico muscoloso e quegli occhi tristi lo facevano sembrare già un uomo.
 < Proteggi Davina. Qualunque cosa accada, ok Deniel?> domandò Bonnie a quel ragazzo che aveva conosciuto pochi giorni prima e del quale si era immediatamente fidata.
 < Cosa vuoi fare? Io verrò con te. Serviamo tutte e due per neutralizzare le due rosse!> domandò con tono allarmato Davina, afferrando Bonnie per le spalle per non permetterle di andarsene senza di lei.
 < Lo so Davina, calmati. Adesso sta a te. Hai un potere mille volte maggiore del mio, concentrati e trovali.> le ordinò con tono rassicurante Bonnie, prima di prenderle le mani per aiutarla a canalizzare il loro potere.
 < Non credi che lo avrei fatto prima se ne fossi stata in grado?> domandò piccata Davina. Bonnie non poteva porre sulle sue spalle una tale responsabilità!
 < Non credi che te lo avrei chiesto come prima cosa se fosse stato facile?> sbottò Bonnie irritata dalla poca stima che Davina nutriva verso se stessa.
 < Ora chiudi gli occhi e concentrati.> le sussurrò Bonnie porgendole una ciocca di capelli biondo grano. Davina non dovette chiedere nulla per capire. Erano i capelli di Klaus, forse la scusa del ciondolo da porre come dono alle streghe di New Orleans era stato più utile a Bonnie che a loro. Quella ragazza era astuto, avrebbe potuto imparare molto da lei, constatò nella sua mente Davina.
 
 
 
 
 
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Stefan mugugnò qualcosa nel sonno e si voltò, dandole le spalle. Non lo avrebbe mai detto ma il musone Stefan poteva essere tenero mentre dormiva.
Caroline gli accarezzò leggera la nuca e sorrise.
Stefan: il suo cavaliere in armatura scintillante. L’aveva salvata tanto tempo prima dal diventare un mostro ed ora aveva salvato tutta la sua famiglia, rischiando la propria vita. E così aveva fatto Rebekah.
A volte si domandava perché persone come Stefan o Bonnie avessero deciso di rimanere al suo fianco. Non erano legati a lei da alcun vincolo, avrebbero potuto condurre le loro vite senza Spiriti o minacce di morte settimanali eppure restavano lì. Al suo fianco.
Era stata una persona fortunata. Molto fortunata.
Caroline non potè evitare che la sua mente la portasse a pensare ad Elena e Damon.
Stefan aveva evidente bisogno di allontanarsi da loro due per superare l’intera storia, Bonnie si era altalenata tra vita al college e la missione “Salviamo Caroline” mentre Elena era semplicemente, gradualmente scomparsa.
Non poteva di certo biasimarla, aveva scelto che vita vivere così come aveva fatto lei. Al fianco dei loro vampiri dall’animo non troppo candido. Eppure avevano così tanto in comune ora, così tanto da condividere…
Bonnie le aveva detto che nei quattro mesi in cui era scomparsa, Elena si era informata periodicamente riguardo eventuali evoluzioni, ma al suo ritorno non era seguito nemmeno un messaggio.
Forse Elena si sentiva ferita, tradita. Forse si sentiva messa da parte e le dispiaceva, molto. Ma per la prima volta aveva così tanto da risolvere nella propria vita da non poter gravitare attorno a quella di Elena. E la cosa le stava facendo davvero molto bene. Forse anche lei come Stefan aveva bisogno di allontanarsi dalla sua vecchia vita e quindi da Elena.
Caroline controllò l’ora sul proprio cellulare. Non erano passati nemmeno dieci minuti da quando Stefan le aveva detto che avrebbero atteso un’ora per il ritorno di Klaus ed Elijah.
Si alzò lentamente dal letto ed indossò la vestaglia di seta. Fece attenzione a non fare il benchè minimo rumore ed uscì dalla sua camera. Doveva impegnare i restanti 50 minuti che le erano rimasti e pensò che sarebbe stato divertente importunare sua sorella.
Scivolò dentro la camera di Tatia e si infilò sotto le coperte assieme a lei. Guardarla dormire non potè non riportarle alla mente tutte le volte che aveva condiviso il grande letto di Elena a casa Gilbert.
 < Se stai per immergermi una mano nell’acqua calda, sappi che funziona solo con gli uomini.> Caroline sobbalzò quasi per lo spavento, Tatia era rimasta ad occhi chiusi, immobile, prima di scoppiare a ridere assieme alla sorella.
 < Veramente stavo pensando al caro vecchio scherzo del dentifricio sulla mano.> osservò divertita Caroline mentre si metteva di fianco, in posizione speculare rispetto a quella di Tatia.
 < Una volta hai usato del fango, mi sono infuriata ed ho sporcato tutti i tuoi vestiti. Me l’hai fatta pagare gettando i miei abiti nella stalla.> osservò sorridente Tatia mentre la guardava negli occhi, persa in ricordi lontani.
Caroline sentì un grande vuoto allo stomaco. Aveva condiviso così tanto con Tatia eppure lei non ricordava quasi nulla della vita vissuta con sua sorella. Avrebbe tanto voluto poter ricordare.
 < Non mi sembra una punizione così crudele.> sussurrò Caroline, nel tentativo di mimetizzare la sua tristezza.
 < Oh ma li hai immersi nel letame dei nostri cavalli.> puntualizzò la sorella, ridonandole il buon umore.
 < Come mai qui? Fuori non c’è nessun temporale.> continuò Tatia con tono rassicurante.
 < Volevo chiederti una cosa. Hai detto che hai partecipato ad una cerimonia come quella che io e Klaus dovremmo tenere… mi chiedevo se potessi dirmi in cosa consiste.> avrebbe voluto dirle dell’imboscata che si stava svolgendo proprio in quegli istanti nelle strade di New Orleans, ma non voleva allarmarla. Almeno non prima del dovuto, l’avrebbe informata allo scoccare dell’ora e le avrebbe così evitato 50 minuti di mal di pancia come quello che le stava contorcendo le viscere in quel momento.
 < Oh beh in realtà è una cerimonia molto complicata ed in effetti dovrai indossare un copricapo con orecchie di lupo a simboleggiare il tuo essere ibrido e delle grosse ali di pipistrello per simboleggiare il tuo essere vampiro… poi dovrete fumare del peyote e cantare alla luna.> Caroline la fissò con occhi e bocca spalancati dallo stupore e dallo sconcerto e Tatia non resistette un altro secondo di più. Scoppiò a ridere e ricevette come ricompensa uno spintone sulla spalla che la portò a pancia in sù.
 < Cretina! Sii seria e non prendermi in giro!> squittì Caroline tra il divertito e lo scocciato.
Tatia cercò di tornare seria mentre si alzava dal letto.
 < Andiamo cretina, facciamo una passeggiata nel cortile e prometto… ti racconterò tutto.> promise la sorella prima di uscire dalla stanza, seguita da Caroline.
Le ragazze percorsero tutta la grande balconata che portava alle scale per il cortile, ridacchiando. Ma c’era qualcosa di strano in Tatia, Caroline riusciva a sentirlo. Sua sorella sembrava tesa.
 < Quindi? Oltre indossare il copricapo da pazzo appena scappato da un circo, cosa dovrei fare?> domandò con serenità Caroline prima di scendere le scale.
 < Essendo anche due ibridi credo che la cerimonia preveda delle variazioni per voi, ma da come ricordo deve essere condotta da una strega. Dovrai offrire la tua vita, in maniera simbolica, al tuo amato ed in quel preciso istante lui avrà il potere di decidere se accettare il tuo dono o se porre fine alla tua esistenza. Ne sarà l’assoluto padrone, se uno dei due decidesse di uccidere l’altro in quel momento non potrebbe subire conseguenze. Dovrai riporre la tua vita nelle sue mani, sarà lui a decidere se esserne il salvatore o il carnefice. Lo stesso anche Klaus dovrà fare con te.> lo sguardo della sorella sembrava quasi annebbiato mentre il tono solenne delle sue parole stava facendo rabbrividire Caroline.
 < Quale sarebbe questa maniera simbolica per farlo?> domandò l’ibrido sentendo il secondo vuoto allo stomaco. Non aveva pensato fino a quel momento quanto quella cerimonia potesse essere vincolante, profonda e pensare che Klaus avrebbe riposto la sua esistenza nelle sue esili mani la estasiava e la terrorizzava allo stesso tempo.
L’ibrido Originale che era fuggito per secoli per tutelare ciò che di più importante considerava avere, la sua vita, aveva deciso di farne dono a lei.
 < Non voglio rovinarti tutto! A tempo debito lo saprai ad ogni modo lo capirai e ti basterà ripetere ciò che Klaus farà. Se non te ne vuole parlare credo che voglia per te sia tutto una sorpresa.> puntualizzò sicura Tatia. Troppo sicura, come se ne avesse parlato con Klaus, cosa impossibile visto che il suo compagno evitava la sorella come fosse stata un’enorme piantona vivente di verbena.
Tatia arrivò fino alla fine delle scale e si sedette lì, invitando Caroline a sedersi al suo fianco.
 < Va bene, mi lascerò sorprendere. Quindi tutto qui?> domandò genuinamente curiosa la ragazza.
 < Tutto qui? Dovrai offrire la tua vita ad un’altra persona e tu dici tutto qui?> sbottò scioccata Tatia, voltandosi per guardare la sorella che scoppiò quasi a ridere.
 < Non dico questo. Dico solo… sarà una cerimonia da dieci minuti, allora?> domandò Caroline.
 < No…c’è dell’altro.> bofonchiò Tatia sconfitta, Caroline aprì la bocca per controbattere e sottolineare il fatto che aveva avuto ragione a fare quella domanda, ma la sorella alzò un indice e la fulminò con lo sguardo, in modo eloquente.
 < Sta zitta o  non ti dirò altro.> la ricattò la ragazza. Caroline incrociò le braccia sul suo enorme pancione e le fece una smorfia provocatoria, accompagnata da tanto di linguaccia. Tatia alzò gli occhi al cielo e scrollò la testa, cercando di nascondere il suo divertimento.
 < Stavo dicendo… dopo dovrete mescolare le vostre linee di sangue, unendo le nostre due dinastie. Forbes e Mikaelson. La strega che presenzierà alla cerimonia le unirà in modo indissolubile grazie ad un incantesimo e sarete legati per sempre. Dovrete bere il sangue frutto della vostra unione e dovrete farvi dono di qualcosa di speciale.> Caroline notò che Tatia aveva cominciato a giocherellare con uno dei suoi braccialetti, quasi distrattamente.
  < Sembra molto bello. Anche se sono appena entrata nel panico da “Cosa posso mai donare all’uomo che possiede ogni cosa?”> ed era vero, quale sarebbe stato il dono più adatto in quell’occasione tanto speciale?
 < Frivola come al solito.> bofonchiò Tatia sottovoce. Caroline la fissò a bocca aperta, ma non ebbe il tempo per sentirsi ferita perché il viso della sorella era sul punto di scoppiare a ridere.
 < Cretina!> squittì di nuovo Caroline, facendola finalmente ridere.
 < Mi hai sempre chiamata così quando non avevi altro da dire ed avevo vinto una discussione.> osservò divertita Tatia.
 < Mi piacerebbe ricordarlo.> sussurrò l’ibrido, tornando seria. Gli occhi color cioccolato della sorella si illuminarono, facendole scaldare il cuore e finalmente Caroline riuscì a sentirsi legata senza remore o dubbi a Tatia.
 < Ci sono io qui, te le ricorderò io.> disse Tatia prima di guardare di sfuggita il bracciale che portava al polso.
 Caroline allora cominciò a giocherellare col bracciale della sorella, lasciandola basita. Era molto bello, sembrava antico.
Ad un semplice giro di piccoli zaffiri c’era attaccato un ciondolo. Qualcosa era inciso sul piccolo ovale, ma le lettere erano troppo sbiadite per capire.
 < Posso?> domandò Caroline fermando il suo indice sulla piccola leva che avrebbe fatto aprire il ciondolo.
Tatia la fissò con aria tesa ed annuì in maniera quasi impercettibile.
 Caroline aprì con lentezza, preparata a tutto ma non a quello che vide al suo interno.
Una goccia di sangue sembrava gravitare al centro di quel piccolo contenitore, levitava senza toccarne le pareti. Sembrava roteare su se stesso, vivendo in un lento moto di rotazione.
Solo allora Caroline capì.
 < La cerimonia alla quale hai assistito era la tua.> sussurrò Caroline con aria scioccata prima di chiudere il ciondolo come se quel semplice oggetto l’avesse bruciata.
 < Tu non eri presente. Non avresti approvato minimamente, non all’epoca almeno.> osservò tristemente Tatia senza trovare il coraggio di guardarla negli occhi.
 < Credevo fosse una cerimonia che solo i vampiri potessero fare.> pensò ad alta voce Caroline soffermandosi ad ammirare il modo in cui il chiarore della luna si rifletteva sui capelli castani di Tatia.
 < Infatti, il mio compagno era un vampiro. Io non ero ancora pronta o tantomeno certa di voler cambiare, ma sapevo di volere lui.> nemmeno per un istante la sorella aveva sollevato lo sguardo per guardarla in viso, continuare a fissare quel braccialetto come se fosse l’unico oggetto sulla faccia del Pianeta a tenerla ancora in vita.
E allora tutto fu chiaro.
  < Oddio … Elijah.> sussurrò scioccata Caroline, portandosi una mano a coprire la bocca.
Tatia si morse il labbro inferiore e cercò di non lasciar cadere le sue lacrime. Aveva sbagliato nella sua vita, aveva commesso così tanti errori, ma l’errore che l’aveva condotta a perdere Elijah era quello che più la tormentava.
 < Ci ho messo così tanto a capire che Elijah non era solo una ripicca verso Klaus ed il suo amore per te. Quando l’ho capito, l’ho fatto mio, ma … alla fine anche lui ha scoperto il mio tradimento. Non potevo essere innamorata di entrambi. L’ho ferito enormemente e poi…  beh, lo sai. La nostra amata suocera mi ha uccisa per farli cibare del mio sangue e renderli così immortali, far superare loro la diatriba.> Caroline trovava difficoltoso trovare la lucidità mentale anche solo per comandare al suo corpo di immettere aria nei polmoni e di espellerla.
“Innamorata di entrambi” questo, era l’unico pensiero che affollava la sua mente.
 < Ami ancora…?> ma le parole non volevano uscire dalle sue labbra, tantomeno formarsi sulla sua lingua o nella sua gola.
Tatia sollevò lo sguardo, ancora basso e le rivolse un’espressione dispiaciuta.
 < No, Caroline ho vissuto come Spirito per circa 900 anni ed ho visto il vostro amore sbocciare ogni volta, nonostante ogni ostacolo. Ho visto quanto lui ti ami, quanto misera diventi la sua esistenza quando non ci sei. Quando ho deciso di legarmi ad Elijah attraverso quella cerimonia, non posso negare che non provavo qualcosa per Klaus o che la ripicca non c’entrasse per niente, ma erano sentimenti così insignificanti davanti al mio amore per lui… ma sono stata avida, stupida. Noi Forbes tendiamo a non essere il massimo in giovane età. Maturiamo col tempo.> osservò Tatia, notando come Caroline si fosse immediatamente rilassata alle sue parole.
L’ibrido sospirò, ripensando all’umana superficiale e crudele che era stata… forse Tatia aveva ragione, le donne della dinastia Forbes avevano bisogno di tempo per trovare la loro strada e non fare più errori madornali. Come Damon.
 < Avevo giurato ad Elijah che la mia relazione con Klaus era finita, ma… volevo che soffrisse come aveva fatto soffrire me. Volevo sbattergli in faccia l’unione con il fratello, illudendolo di trovarsi ad un appuntamento romantico. Sono stata così stupida Caroline, Elijah ha scoperto tutto e da quel momento… mi odia. Crede che io non lo abbia mai amato, ma è una bugia. La più falsa.> Tatia sentì le lacrime affiorare ai suoi occhi e si impegnò affinchè nessuna di loro potesse sfuggirle. Aveva pianto fin troppo per lui, aveva promesso a se stessa di non farlo mai più.
 < Forse dovreste solo parlare. È passato così tanto tempo…tu sei morta! Insomma da “vedovo” Elijah ha tranquillamente continuato la sua vita.> osservò Caroline mentre accarezzava la schiena della sorella, per farle sentire il suo affetto. Avrebbe tanto voluto risolvere quella complicata situazione al posto suo, ma tutto quello che poteva fare era starle accanto.
 < Questa cerimonia, questo rito…non funziona così Caroline. Davvero Klaus non te ne ha parlato?> domandò quasi allarmata Tatia.
Caroline aprì la bocca per controbattere, ma proprio in quel momento uno degli ibridi di Klaus apparve davanti a loro.
Sembrava aver corso senza sosta e dal suo sguardo spaventato non potevano presagire nulla di buono.
 < La strega mi ha mandato a chiamare voi e Stefan.> disse con il fiatone.
Caroline sgranò gli occhi, terrorizzata. Stava succedendo qualcosa di grave.
 
 
 
 
 
 
Ragazze mi dispiace aver saltato l’aggiornamento della scorsa settimana, ma vi avevo avvisato che una settimana avrei saltato. Allora vado di corsissima quindi non posso dirvi troppo, solo che … il capitolo precedente vi ha fatto proprio schifo vero?
Mi dispiace molto, insomma pochissime di voi mi hanno scritto qualcosa e grazie al cielo positivo o mi sarei buttata di sotto. Comunque sappiate che preferisco le critiche al silenzio. Mooolto più costruttive. Ad ogni modo, alla prossima settimana.
P.S. avrei voluto concludere lo scontro in questo capitolo, ma io cattiva e senza tempo. Un bacione, Giulia.

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