Teenage Dream - La storia di una sedicenne di nome Ellen

di Blood Red Wallflower
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Sono le sette in punto. Suona la tanto odiata sveglia sul mio cellulare. Senza neanche aprire gli occhi allungo la mano verso il comodino e la stoppo. Mi stropiccio gli occhi e guardo fuori dalla finestra: piove, tanto per cambiare. Il mio gatto, Dixie si sveglia con me e spalanca le fauci sbadigliando. È molto vecchio, vive con noi da quando sono piccola e l’abbiamo chiamato così perché è di un colore simile alle patatine al formaggio.
Resto per qualche minuto a fissare il soffitto e poi mi decido ad alzarmi, seguita a ruota dal gatto. Dirigendomi verso la porta a piedi nudi, sbatto l’alluce contro la scrivania. A volte mi chiedo se è possibile. Vivo in questa casa da quando sono nata, da ben sedici anni e puntualmente sbatto il piede contro il tavolo. Prima o poi mi romperò il dito, ne sono certa.
Zoppico lungo il corridoio e scendo le scale. Mio padre ha apparecchiato la tavola per la colazione ed ora è in cucina che prepara il caffè, saltellando per evitare di pestare Dixie, che gli si struscia fra le gambe ostacolando ogni suo movimento. I miei genitori si sono separati quando io avevo dieci anni. Da piccola passavo metà tempo con uno e metà con l’altra, ma quando mia madre è andata a vivere dal suo compagno Jim, io ho preferito stare con mio padre e mio fratello maggiore Leo, che adesso non sta più con noi perché girovaga con la sua band per l’Europa: solo loro, gli strumenti e il furgoncino.
-Buongiorno Pa’- farfuglio assonnata.
-Ciao tesoro-
Mi siedo al solito posto e mangio una fetta biscottata con la marmellata. Rifletto sullo svolgimento della giornata: autobus, entrata, lezione, lezione, intervallo, lezione, lezione, lezione, uscita, casa, compiti. Solita routine.
Mi alzo da tavola e salgo in camera mia. Vado davanti alla sedia invasa di vestiti, prendo dei jeans e una maglia a caso e me li infilo di fretta. Entro in bagno e mi guardo allo specchio; la parola che mi definisce meglio in questo momento è spaventosa. Mi lavo la faccia e mi trucco lievemente, giusto un velo di fondotinta e un po’ di mascara. Adesso va un po’ meglio. Le ciglia sono nere e folte risaltando i miei grandi occhi azzurri, e i capelli biondi ricadono ondulati sulle spalle; per convincermi che oggi sarà un giorno migliore, abbozzo un sorriso sul volto, ora risaltano le fossette, e vicino agli occhi si formano delle piccole rughine, sopra alle lentiggini.
Torno al piano di sotto, dalla scarpiera, mi infilo le scarpe da tennis ed esco di casa. Mi incammino verso la fermata dell’autobus, dove ad aspettarmi c’è la mia migliore amica Isabel.
 
-Ciao Ellen!- mi dice solare. Dopo un lungo abbraccio ci scolliamo l’una dall’altra. -Ahahah! Indovina cos’ho sognato sta notte?!- mi domanda. -Ehm non lo so… cos’hai sognato sta notte?- le rispondo facendole la voce. Ride. Sarà qualcosa di assurdo oppure qualcosa d’imbarazzante su di me, ma sinceramente non ho la minima idea di cosa potrebbe dire. -Ho sognato che stavi assieme ad Andrew Lee!!!- comincia a ridere a crepapelle. Io non sto ridendo, anzi, mi sento offesa. Andrew Lee è tra i ragazzi più carini della scuola: alto e muscoloso, moro con gli occhi verdi, sorriso da svenimento, quarterback della squadra di football del liceo… e con questo lei starebbe insinuando che non avrei mai speranze per uno della sua categoria. Non ha tutti i torti perché non sono popolare come una cheerleader, e non sono molto bella, avrei circa il 2% di possibilità di mettermi con lui, ma mi sento offesa comunque.
-Dai! Non fare la permalosa!- mi dice leggendomi negli occhi.
-Grazie Bel…- borbotto sarcastica.
Arriva l’autobus, che come al solito è pieno zeppo di gente. Per tutto il tragitto non diciamo una parola sul sogno, Bel fa finta di non avermelo mai raccontato e mi parla di altre cavolate.
Ci dirigiamo nell’atrio dove vanno di solito i nostri compagni. C’è Matthew, il mio migliore amico: ci conosciamo dalle scuole medie, inoltre sua sorella Ashley e Leo andavano in classe assieme. Certe volte, salta su dicendomi: -Il primo giorno di scuola tu eri vicina a Isabel negli ultimi banchi, fila centrale, invece io e… mi sembra Sarah, eravamo sempre negli ultimi banchi, ma nella fila a sinistra… E TU ERI PICCOLISSIMA!!! Avevi i capelli lunghi fino al sedere e quando è iniziato l’intervallo hai tirato fuori dalla cartella un enorme krapfen…- e ogni volta si mette a ridere. È buffo a volte come restano nitidi certi ricordi, passati anche tanto tempo fa, e invece non hai più in mente qualcosa che magari hai fatto solo ieri.
Matthew sta parlando con Liz. Con lei ci conosciamo dall’inizio delle superiori, da circa due anni, e solo qualche settimana fa, andando a casa sua per una ricerca, ho scoperto che ha una sorella gemella di nome Grace, ma non studia nel nostro stesso liceo, infatti sono molto diverse. Liz è la ragazza punk-rock: ha i capelli neri con le punte tinte di blu, solitamente indossa jeans strappati, magliette rockettare nere, tante borchie e ha qualche piercing. Grace invece è la studentessa modello: i suoi capelli sono sempre raccolti in una coda accuratamente pettinata, indossa camicette e gonne, e forse è un po’ troppo pignola in tutto, come nella scuola, dove ha voti altissimi.
Assieme a quei tre c’è Chris, è un mio caro amico: usciamo spesso assieme, certe volte mia aiuta a studiare per dei compiti, ed è sempre molto gentile e disponibile con me. È proprio un bravo ragazzo, dolce e carino. Carino in tutti i sensi, anche esteriormente: è biondo e ha degli espressivi occhi color nocciola, di statura media e non troppo fisicato.
Dopo aver chiacchierato un po’ suona la campanella ed entriamo. Alla prima ora abbiamo storia, che palle! Con quella mummia della Miller preferiresti spararti in bocca piuttosto che stare attento alla lezione, nemmeno quella secchiona di Susy Scott riesce a stare concentrata più di tanto.
Mi siedo in ultima fila, da sempre stato il mio posto preferito, perché posso farmi tranquillamente gli affari miei senza essere vista. Invece Bel si mette il più vicino possibile a Billy Stevenson, quello per cui ha una cotta dalle medie. Lui è il migliore amico di Andrew Lee, giocano a football assieme.
Quando la Prof entra mi ritrovo senza un compagno di banco "Perfetto!" penso, adesso non c’è nessuno con cui chiacchierare per due lunghe, interminabili, pallosissime ore.
-Buongiorno ragazzi- cantilena la Miller. Nella classe scende il silenzio, che viene interrotto dal bussare sulla porta. Apre il Preside Davis, accompagnato da un ragazzo: è abbastanza alto, ha i capelli ricci di un bellissimo oro ramato, e gli occhi hanno il colore del cielo in una giornata serena. La classe si alza in piedi, ma l’uomo ci fa’ segno di sederci, così ubbidiamo. -Salve ragazzi! Lui è Steve Hill, da oggi farà parte della vostra classe.- dice Davis riferendosi al tipo. -Benvenuto, per ora puoi sederti vicino alla signorina Adams-, la Miller punta un dito su di me. Il ragazzo si avvicina a passi sicuri e si siede sulla sedia alla mia destra; mi lancia un’occhiata amichevole, ma io lo smonto subito ignorandolo spudoratamente. Quando il Preside esce, la Prof inizia a spiegare, convinta del fatto che qualcuno l’ascolti.
-Ciao, io sono Steve Hill.- mi dice ad un tratto. Giro lentamente la testa e lo guardo stupita, non demorde! Ignorandolo mi sarei aspettata di aver messo in chiaro le cose: non ho la minima intenzione di socializzare.
...però devo ammettere che è veramente un bel ragazzo, da vicino ancora di più: i suoi capelli risplendono alla luce proveniente dalla finestra alle mie spalle, e gli occhi dall’aria divertita hanno un colore stupendo. Abbozza un sorriso e mi porge la mano, aspettando che io la stringa di risposta. Mi accorgo di essere rimasta imbambolata a guardarlo per troppo tempo e mi affretto a rispondere: -Ellen Adams-. Sorride come se quelle mie parole l’avessero realizzato e si gira verso la Prof. Isabel deve aver assistito alla scena e mi guarda maliziosa. La fulmino con gli occhi e ritorno nella mia bolla di pensieri.
 
Per tutta la giornata scolastica Steve non mi rivolge parola, ma spesso mi è capitato di notare che mi stesse guardando. Anche al cambio dell’ora, quando chiacchieravo in corridoio con Bel e Liz, lo vedevo seduto al banco, mentre leggeva un libro, e, di tanto in tanto alzava lo sguardo e i nostri occhi s’incontravano, per poi cambiare subito direzione imbarazzati.
Al suono della campanella finale afferra la sua cartella e mi dice semplicemente: -Ci si vede allora.-. Mi saluta con un gesto della mano e se ne va.
In questo momento mi prende una morsa alla bocca dello stomaco. Cosa mi sta succedendo?! Non mi starò mica innamo…
-L’HAI VISTO?!- Bel mi riporta bruscamente alla realtà.
-Cosa?- chiedo spaesata.
-BILLY!!!- mi dice come se la cosa fosse ovvia.
-Ehm… no.- le rispondo senza smorzare il suo entusiasmo.
-DAI! COME HAI FATTO A NON VEDERCI! NON MI STACCAVA GLI OCCHI DI DOSSO!-. Sono sicura che enfatizza troppo: Isabel sarà stata tutto il tempo incantata a osservare la sua bellezza angelica (cito testuali parole), e quel povero ragazzo, sentendosi osservato, si sarà girato per capire se quello che intuiva non era un’illusione, e l’avrà guardata confermando la situazione.
-Wow, che bello..!- cerco di essere felice per lei, anche se trovo davvero improbabile una relazione seria fra Isabel e Billy.
 
All’uscita andiamo alla fermata dell’autobus, che ritarda come al solito di cinque minuti. Arrivata a casa pranzo, poi vado un po’ a rilassarmi in camera mia e accendo il computer. Entro su facebook  e scorro le solite foto: Hunger Games, ragazze che si fanno foto da sole, Josh Hutcherson, make-up, Harry Potter, vestiti, glee…
Guardando una foto di Josh, fantastico su un pomeriggio da passare assieme a lui, magari una passeggiata al parco, in primavera, gustandoci un gelato… poi mi accorgo di avere una richiesta d’amicizia. Chi sarà mai? Non ne ricevo molto spesso, anche perché preferisco Instagram per le foto e Whatsapp per messaggiare. Clicco sull’icona.
È di Andrew Lee.
 

*SPAZIO AUTRICE*
Salve gente! ^-^
Spero vi sia piaciuto il capitolo e se trovate degli errori o dei consigli da darmi, gradirei delle recensioni perché sono alle prime armi e mi sono registrata da pochissimo su EFP.
Vi piacciono i personaggi? Cosa ne pensate del finale? Per quale motivo Andrew ha mandato la richiesta d’amicizia ad Ellen? Lo scopriremo nel prossimo capitolo!
Saluti e baci. Ele.

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Non ci posso credere. Andrew Lee vuole essere mio amico su facebook! Andrew Lee! Non capisco il perché, proprio non me lo spiego. Non trovo ragione per cui mi abbia notata in qualche modo: non seguiamo corsi assieme, non sono una cheerleader, perciò non frequento la squadra di football, non sono una di quelle ragazze che si fa’ notare… Mi do’ un pizzicotto per capire se mi sono immaginata tutto, se questo è tutto frutto della mia immaginazione. Sono cosciente invece, iperattiva, super eccitata e sorpresa come non mai.
Chiamo subito Isabel:
-Pronto?-
-ISABEL TOMPHSON!!!- urlo al telefono, spaventando Dixie, che si nasconde sotto il letto
-Cosa c’è?-
-ALLA FACCIA TUA!!!-
-Che vuoi?!-
-ANDREW LEE MI HA MANDATO LA RICHIESTA D’AMICIZIA SU FACEBOOK!!! AH-AH-AH!!!-
Per un po’ non dice nulla, poi mi risponde con tono sarcastico: -Ahahah bella questa..!-
-Non sto scherzando!-
-Veramente?-
-Ti giuro.-
-Forse il mio sogno era una premonizione! Forse diventerete amici e sboccerà l’amore!-
-Immagina, puoi.-
-Dai, scema. Scrivigli qualcosa!-
Più della metà della parte femminile del liceo Nolan gli sbava dietro e pagherebbe per chattare con lui. Adesso io ho questa possibilità ma… non è che m’interessi molto…
-Nah… non mi risponderebbe neanche…- dico con un accento d’amarezza.
- Che ne sai?!-
-Fidati Bel…-
-Tentar non nuoce, poi magari puoi chiedergli di Billy per me!-
-Ci penserò, adesso vado a studiare. Bacioni, a domani.-
-Pensaci! Baci.-
Chiudo la chiamata, e mi siedo alla scrivania per cominciare a fare i compiti. Apro un libro e leggo il primo paragrafo, senza concentrarmi abbastanza, perché la mia mente ne ha solo per Andrew. Mi rimbomba nella testa il suo nome e rivedo la schermata del computer con la richiesta d’amicizia. Non riesco a pensare ad altro.
Il punto è che non mi piace neanche! Io miro a persone più intelligenti. Fisicamente è uno schianto, questo è indiscutibile, ma penso che sia piccolo di mente. Non l’hanno bocciato perché il Coach Torres è riuscito a contrattare con i suoi professori, altrimenti non avrebbe potuto giocare nella squadra, per la quale è un membro fondamentale. Poi sta’ con quella bisbetica viziata di Kelly Fisher: sembra una Barbie in carne e ossa, compreso il lucidalabbra, sorriso da ebete e tette di plastica. Sono fatti l’uno per l’altra, stupidi e dannatamente belli entrambi.
L’unica ragione valida per scrivergli sarebbe Billy, per Bel. Lui è molto più intelligente e simpatico di Andrew, ma attraente uguale.
Mi siedo un momento sul letto e chiudo gli occhi. Vedo nitida nella mia mente la schermata del computer, cerco di pensare ad altro. Di solito quando vedo un horror e di notte ho paura, comincio a ripetere in ordine tutte le scene un film, immaginandomi i precisi movimenti dei personaggi e i dialoghi, solo così riesco a distrarmi completamente. Ma adesso non è sufficiente.
 
Passo il pomeriggio sui libri a studiare, mi muovo dalla mia scrivania solo per andare in bagno e sgranocchiare qualcosa verso le quattro. Finisco giusto in tempo per la cena, mangio tutto in dieci minuti e torno in camera. Il cellulare lampeggia; lo accendo e vedo che ho un messaggio su facebook. Sento una morsa alla pancia, è di Andrew. Mi ha scritto: “Ehi! :)”. Oh mio dio! Mi ha scritto! Però mi sorge un dubbio: e se non ha capito chi sono?! Gli scrivo: “Sai chi sono vero?”. Ci mette qualche minuto per rispondere: “Sei Ellen Adams, vai al corso di storia con Billy Stevenson giusto?”. Wow, non me l’aspettavo. Mi ha notata! Forse il suo amico gli avrà parlato di me, ma l’idea mi fa’ strano. Non me li immagino quei due che parlano di me nei loro discorsi soliti, proprio no. Credo che discutano di cose stupide da ragazzi, come la partita di giovedì o se sono riusciti a scorgere le mutandine della capo cheerleader Jessica Martinez nell’esibizione dello scorso match.
Uh pensavo non l’avessi capito :) Andiamo… Tu sei Andrew Lee! Mezza scuola pagherebbe per ricevere la tua attenzione!” gli rispondo
Sono un essere umano e la mia attenzione è come quella di chiunque ;)
Rimaniamo a chattare per molto tempo, un tempo che passa fin troppo in fretta. Dopo tutto lo studio che mi sono sorbita il pomeriggio, verso le undici sono troppo stanca per reggere ancora e mi addormento vestita, le mani serrate sul cellulare e la faccia spiaccicata sopra.
 
La mattina mi sveglio con un gran torcicollo, probabilmente per la posizione storta di sta notte, così cerco di coprirmi il più possibile per non prendere freddo e peggiorare la mia condizione. Vedendomi così Isabel quasi si preoccupa per me, di solito sono sempre calorosa, sono quel tipo di persona che si mette spesso le converse di tela a dicembre! -Ma stai bene?- mi domanda sbalordita Bel -Sì, è che sono bloccata col collo, ho dormito male-.
Arrivate a scuola come al solito andiamo da Matthew, Liz e Chris che sono già nell’atrio. Vedo Andrew coi suoi amici, lo fisso cercando telepaticamente la sua attenzione; quando mi rivolge lo sguardo gli sorrido, ma lui non mi considera pur guardandomi diritto negli occhi. Che stronzo! Abbiamo chiacchierato tutta la serata, è stato dolcissimo e gli ho raccontato tantissime cose su di me e sulla mia vita ed è questo il risultato?! Ma che vada al diavolo!
Chiacchieriamo un po’ sullo svolgimento della giornata ed entriamo in classe.
 
Steve. Cavolo mi ero dimenticata di Steve. Splendido come sempre, siede al suo posto leggendo un libro, assorto a tal punto da non accorgersi di me. Meglio, non è giornata oggi. Sono troppo furiosa per il comportamento di Andrew, e oggi ce l’avrò col mondo tutto il giorno.
-Ciao!-, Steve mi sorride solare e per guardarlo in faccia devo girare tutto il busto a causa del collo. -Bloccata?- mi domanda dispiaciuto, -No guarda, giro tutto il corpo perché ne ho voglia e lo trovo più comodo!!!- rispondo scontrosa. Ci rimane male e sta zitto per un po’, poi interrompe il suo gradito silenzio dicendomi: -Perché ce l’hai con me?- -Non prenderla sul personale, oggi ce l’ho con tutti…- -Non per oggi, anche ieri. Io cerco di fare amicizia e tu mi piaci, però mi respingi ogni volta!-. Rimango basita. Io gli piaccio, ma non capisco in che senso, da amica o da possibile fidanzata? -Scusa.- rispondo sentendomi in colpa, Steve si gira verso la Prof facendo finta di ascoltare, ma sono sicura che non sia concentrato realmente sulla lezione. Quando suona la campanella esce senza neanche salutarmi e ci rimango da schifo. In fondo anche se inizialmente non ero interessata a socializzare mi sono ricreduta, anche se lo conosco da pochissimo io ci tengo a lui.
Devo farmi perdonare. Ho deciso: lo invito al bar dopo scuola, giusto per chiacchierare un po’. All’intervallo vado a chiacchierare con Bel e Liz, poi comincio ad affacciarmi a tutte le aule e finalmente lo trovo, come al solito a leggere quel libro seduto al banco.
-Ciao- gli dico. Alza lo sguardo senza rivolgermi parola e continuo: -Ehm… mi chiedevo ecco… se dopo vuoi venire a prendere un qualcosa di caldo al bar… con me.-. Per un momento mi osserva come per chiedermi “mi prendi in giro?” poi il suo volto cambia in un’espressione compiaciuta e mi risponde: -Con piacere!- -Ok, allora ci troviamo al parcheggio?- -Perfetto, all’uscita al parcheggio- sorride e torna alla sua lettura mentre io esco dall’aula.
 
È lì, pensieroso come sempre, ogni 3x2 guarda l’orologio come se temesse che non mi presenti all’appuntamento. Per un certo momento ci avevo anche pensato, ma avrei fatto la figura della vigliacca che in realtà non sono. Mi avvicino a passi impacciati temendo di cadere e fare una figuraccia. Finalmente arrivo da Steve sana e salva e lo saluto con un imbarazzante abbraccio. -Dove vogliamo andare?- mi chiede sorridente. -Non saprei scegli tu- -Andiamo da Gary?- dice indicando un piccolo locale vuoto dall’altra parte della strada. All’interno vi sono dei piccoli tavolini di legno ed è decorato con graziose ghirlande di fiori bianchi. Sopra la porta c’è una scritta luminosa dove leggo: “Gary”. Lo raggiungiamo e vi entriamo.
Al bancone è seduto un vecchietto molto basso, i suoi baffi e i capelli sono bianchi come le decorazioni del bar, che da dentro è ancora più carino.
Io ordino una cioccolata calda e dei biscotti, invece Steve prende un thè e una brioche. Ci sediamo al tavolino e chiacchieriamo del più e del meno, poi l’argomento passa alle nostre vite. Scopro che i suoi genitori sono degli scrittori, e si sono trasferiti spesso perché dopo un po’ perdevano lo sbuzzo e con una città nuova arrivavano idee nuove, mi racconta dei posti più belli dove ha vissuto. Da grande gli piacerebbe seguire la strada dei suoi genitori, ma ha la passione anche per le poesie. La sua sorellina di sei anni si chiama Fanny, però in casa non hanno animali. Anche se i miei discorsi non sono interessanti come i suoi, gli racconto della separazione dei miei genitori, del mio vecchio e adorabile gatto Dixie, di Leo e la sua band, dei miei amci i quali sono anche sei suoi compagni…
Verso le cinque usciamo dal locale e ci scambiamo i numeri di telefono, poi da vero gentiluomo mi riaccompagna a casa. Quando arriviamo davanti al portone ci abbracciamo e mi da un bacio sulla guancia. Sento dei brividi di piacere invadermi il corpo. -Mi sono divertito Ellen, rifacciamolo qualche volta.- -Quando vuoi!- sfoggio il sorriso più affascinante che riesco a fare, e così dicendo scende le scale della veranda e se ne va.

 

*SPAZIO AUTRICE*
Salve gente! ^-^
Piaciuto il capitolo? Come vi sembra Steve? :) Se trovate errori o volete darmi dei consigli gradisco delle recensioni come al solito. Per ora è tutto...  Al prossimo capitolo!
Saluti e baci. Ele.

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Mi ero divertita con Steve. È veramente un ragazzo interessante, con hobby interessanti e una vita interessante. Invece io sono… insomma io sono io.
-Sono a casa!- urlo a mio padre dalla porta
-Ciao Elly, dove sei stata?- mi domanda dal suo studio
-Ho preso un caffè con un amico-
-Il tuo fidanzato?-
-NO!!!-
-Ok ok! Tra un po’ preparo la cena-
-Va bene-
Salgo in camera mia e mi stendo sul letto, dove sale subito Dixie, che comincia a fare la lanetta sulla coperta scodinzolandomi in faccia.
Ripenso al pomeriggio e sento le guance che si contraggono formando un sorriso a trentadue denti. Quello che ha detto mio padre penso che non mi dispiacerebbe, sarebbe bello stare insieme. Lui è il mio tipo ideale: intelligente, simpatico, carismatico… e poi riesce sempre a farmi sorridere, nonostante io sia una persona abbastanza seria.
È tutt’oggi che non guardo il cellulare, così lo accendo e trovo un messaggio su facebook di Andrew. Voglio tagliare i ponti con lui. Non può pretendere di scrivermi se poi non mi considera nella realtà. Posso capire che tiene alla sua reputazione, ma se vuole avere contatti con me mi deve parlare, mi deve salutare e mi deve frequentare anche al di fuori dal mondo della rete.
Il messaggio dice: “Ciao :)”. Questo mi manda in bestia. Mi saluta con uno smile, quando sta mattina a scuola mi avrebbe potuto benissimo fare un semplicissimo cenno della la mano e sorridermi.
Sono furiosa, così comincio a prendere violentemente a ditate lo schermo del mio smartphone, e scrivo: “E a te cosa importa?!”, poi spedisco. Vedo che è online e poi inizia a digitare… “Bho, pensavo a te <3” mi scrive, “Si certo… ciao” e poi blocco il contatto. Ho tagliato definitivamente i ponti con Andrew.
Mi siedo sul letto a pancia in su a guardare il soffitto, riflettendo sulla mia azione. Una qualsiasi ragazza sana di mente del liceo Nolan non l’avrebbe mai fatto neanche nei suoi più remoti pensieri, però mi sento meglio! Inoltre in un certo senso chattando con Andrew starei ‘tradendo’ Steve, perché mi sono resa conto che mi piace davvero, e voglio impegnarmi con lui; non è proprio uguale a tradire, ma quasi, perché uscirci è praticamente un appuntamento e penso che non gli dispiaccio più di tanto.
Driiin driiin.  Squilla il cellulare e compare la foto di un’Isabel sorridente sullo schermo.
-Pronto?-
-Ciao Elly! Com’è andata con Steve?-
-Benissimo, è molto simpatico e interessante, mi sono divertita…-
-E…-
-Mi sono presa una cotta per lui…-
-YEEE!!! Che bello!!! Pensi di piacergli?-
-Bhe non saprei... però mi ha accompagnata a casa a fine ‘appuntamento’ sai?!-
-Uh che carino, allora è anche un gentiluomo!-
-Già-
-Devo ammettere però che all’inizio mi sembrava un po’ strano…-
-Sta per i fatti suoi perché è una persona solitaria, ma strana non proprio.-
-Se lo dici tu... Ma alla fine novità con Andrew?-
-In verità mi ha scritto- sembra sconvolta, non se l’aspettava assolutamente, la domanda l’aveva fatta per cortesia e per fare conversazione, non si sarebbe mai aspettata una risposta positiva, poi risponde: -Wow!-
-L’altra sera abbiamo chattato un sacco di tempo e ci siamo raccontati molte cose su di noi-
-DAVVERO?!?!- è infastidita perché tra le due in effetti la più carina è lei, e se i ragazzi carini dovessero scegliere una delle due sarebbe più logico preferire lei: ha bei vestiti, una casa gigantesca dove si fanno spesso delle feste, è sempre circondata da amici…
-Sì, ma sta mattina a scuola non mi ha considerata e ho bloccato il contatto.-
Per un po’ non dice niente, poi rompe il silenzio urlandomi scioccata: -MA TU HAI DEI PROBLEMI SERI!-.
Sto zitta mentre impreca lontana dal telefono. Me la immagino che salta sul suo letto prendendo a pugni il cuscino, strattonando il suo orso di peluche, dando testate al muro.
-Veramente Elly… COME HAI POTUTO?!- mi chiede senza parole. –Senti Bel, se vuole veramente avere dei contatti con me può anche farlo al di fuori di facebook! Viviamo nella stessa città, andiamo nella stessa scuola, abbiamo degli amici in comune..!-
-Hai ragione-
-Lo so.-
Smettiamo di parlare di Andrew e gli argomenti si spostano su cose banali, come le smorfie che faceva oggi la Miller mentre parlava del suo viaggio in Bangladesh ricorrente alla sua luna di miele (cioè la preistoria), a come si atteggiava Kelly Fisher mentre pomiciava con quello nuovo della squadra sulle tribune, su come era carino Billy oggi con quella maglietta verde…
-Dai ci vediamo domani, notte Elly. Ti voglio bene.-
-Ok Bel, notte. Anche io.-
Riattacca il telefono. Du du du du.
Mi metto il pigiama e senza neanche leggere una pagina del libro che devo finire entro il mese, vado a dormire.
 
 

*SPAZIO AUTRICE*
Salve gente! ^-^
Sono mortificata per l’eternità che ci ho messo a scrivere il capitolo D:
Come avrete notato li faccio più corti, così sono meno pesanti e non vi annoio :)
Secondo voi Ellen ha fatto bene a bloccare Andrew? L’avreste fatto se il più carino della scuola vi avesse scritto, ma non salutato?
Spero vi sia piaciuto e ci sentiamo al prossimo capitolo!
Saluti e baci. Ele.

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


La mattina mi sveglio alla solita ora, mi preparo e vado alla fermata dell’autobus, dove, come al solito c’è Isabel ad aspettarmi. Sono stupita nel sapere che ha organizzato una festa. La prossima settimana. A casa sua. Di sicuro siamo invitati io, Liz, Matthew, Chris, Billy, Steve, Andrew e delle altre persone di altre classi che conosco solo di vista. Può essere una buona occasione per provarci con Steve e sono sicura che succederanno tante cose…
Isabel organizza spesso feste a casa sua. È grande e un po’ isolata, quindi se si fa confusione non ci sono vicini rompiscatole che si lamentano, in più i suoi genitori, se sanno che la figlia chiama degli amici a casa, vanno a dormire dai nonni. Fin da quando siamo piccole, Bel organizza pigiama-party da lei e ci divertiamo sempre un mondo.
A scuola, le prime ore di lezione passano come al solito, ma all’intervallo, aprendo il mio armadietto trovo un bigliettino piegato in quattro appoggiato sul libro di chimica; qualcuno deve averlo infilato tra le fessure quando ero in classe. Lo apro e leggo le parole: “Ripostiglio del secondo piano. Ore 10,40. Vieni, ci tengo.” Nessuna firma.
Calligrafia disordinata e frettolosa, quasi sicuramente un ragazzo. Steve non può essere: a quell’ora abbiamo lo stesso corso e scrive molto meglio, anche se non è da scartare la possibilità che il Ragazzo Misterioso abbia assegnato il compito di scrivere il biglietto a qualcun altro, per non farsi scoprire. Magari non lo conosco neanche, potrebbe essere chiunque a questo punto.
Vedendo il biglietto Isabel si mostra subito curiosa e me lo strappa di mano, lo legge ad alta voce con tono malizioso e scoppia a ridere, Liz e Matthew la seguono e iniziano a fantasticare su chi possa essere stato. Sparano i nomi delle persone più assurde: dal nerd del corso di chimica Lucas Mitchell, al bidello Aaron. Suonata la campanella torniamo in classe e ci mettiamo a sedere.
Quei venti minuti durano un’eternità e dall’ansia comincio a mordicchiare la penna, riducendola a uno schifo. Lo snack preferiti degli studenti è senza dubbio la cancelleria, dovrebbero inventare una penna sulla quale si possa incastrare una struttura caramellata, potrei pensare di brevettarla! Alle 10,30 comincio a picchiettare col piede sul pavimento, e dopo poco mi rendo conto di dare sui nervi pure a me stessa. Chi è? Chi è? Chi è? Muoio dalla voglia di saperlo.
-Prof, non mi sento molto bene.- mento
-Non so cosa dirti signorina Adams! Prova ad andare in bagno- mi consiglia Mr. Taylor
Recito la parte ed esco dall’aula. Cerco di mantenete la calma ma sono troppo curiosa, così mi avvio verso il secondo piano a passo di marcia. Aaron sta lavando il pavimento del corridoio e mi guarda insospettito, però rimane zitto, lui non dice mai niente. Salgo le scale e mi avvicino alla porta del ripostiglio, mentre in cuore sembra un tamburo tonante di ansia.
Afferro la maniglia. Faccio un respiro profondo. Conto tre secondi. Abbasso la maniglia e…
 

 

*SPAZIO AUTRICE*
Salve gente! ^-^
Ecco qua… dopo un ritardo vergognoso il terzo capitolo di questa storia…
Vi ho voluto lasciare un po’ di suspance, non uccidetemi per questo *.*
Chi pensate ci sia dietro la porta? Lo scoprirete nel prossimo capitolo! Recensite in molti! :)
Saluti e baci. Ele.

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Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***



-Prof, non mi sento molto bene.- mento
-Non so cosa dirti signorina Adams! Prova ad andare in bagno- mi consiglia Mr. Taylor
Recito la parte ed esco dall’aula. Cerco di mantenete la calma ma sono troppo curiosa, così mi avvio verso il secondo piano a passo di marcia. Aaron sta lavando il pavimento del corridoio e mi guarda insospettito, però rimane zitto, lui non dice mai niente. Salgo le scale e mi avvicino alla porta del ripostiglio, mentre in cuore sembra un tamburo tonante di ansia.
Afferro la maniglia. Faccio un respiro profondo. Conto tre secondi. Abbasso la maniglia e…
 
I giorni successivi passano abbastanza tranquillamente, a parte per il fatto che quella domanda mi tormenta ogni stramaledetto momento: “Chi ha scritto quel biglietto?!”.
Alle 10,38 sono uscita dall’aula.
Alle 10,39 ho salito le scale. Aaron mi ha guardata male.
Alle 10,40 precise ho aperto la porta del ripostiglio del secondo piano.
Alle 10,41 ero rannicchiata sul pavimento del ripostiglio del secondo piano, con il nodo in gola, nel bel mezzo di una crisi esistenziale.
“Perché?” rimbombava nella mia mente. Perché, quando avevo aperto la porta di quel fottutissimo ripostiglio del secondo piano, le uniche cose che c’erano ad aspettarmi erano il carrello delle pulizie e delle scope? Perché non c’era nessuno lì dentro? Perché mi avevano riempito come un uovo di false speranze?
Le lacrime cominciarono a rigarmi le guance rosse di rabbia e sconforto. Inizialmente provai a trattenermi, ma poi mi lasciai andare. Tanto ero sola, non c’era nessuno lì ad aspettarmi.
Ma sapete una cosa? Il problema sono io. La colpa è mia, mia e basta. Sono io a credere determinate cose, io a cambiar umore per ogni piccolo dettaglio. Se mi si viene data qualche attenzione in più, io ci credo. Credo ai dettagli. E la colpa è soltanto mia, ci casco. La colpa è mia, che so di affezionarmi subito alle persone, nonostante sappia già di sbatterci la testa. Nonostante sappia di farmi male. Nonostante tutto.
Tornai in classe e dissi ad Isabel, Liz e Matthew che era solo uno scherzo, e ci risi su, ma in realtà dentro mi sentivo morire.
 
Due giorni dopo Bel mi ha trascinata al centro commerciale, usando la scusa che le serviva un vestitino nuovo per la festa, ma in verità il suo armadio è talmente pieno che sta per scoppiare. Siamo andate da H&M, e ha comprato un abito color pesca che si abbina perfettamente con la sua carnagione olivastra e i suoi lunghi capelli castani.
Quando stavamo per andare a pagare, si è bloccata di colpo e mi ha indicato un vestito turchese appeso sugli stand davanti ai camerini. -Tesoro DEVI provarlo. Ti starebbe da dio!- mi esclama euforica. Ridacchio felice del suo entusiasmo e acconsento.
-Sei bellissima- mi dice Bel a bocca aperta quando esco dal camerino. Faccio una giravolta e la gonna si muove dolcemente ricordandomi le onde del mare.
-Già.- afferma una voce maschile. Mi volto di scatto, sorpresa dal sorriso di Steve, mentre i suoi occhi mi scorgono dalla testa ai piedi. Arrossisco per il complimento e mi affretto divagare: -Ciao! Cosa ci fai qui?-
-Ho accompagnato la mia sorellina, oggi è il suo compleanno ed è venuta a scegliere un regalo.- risponde indicando una bambina che guarda delle magliette a cuori.
-Ma è adorabile!- dice Bel osservando Fanny.
-Non fidarti delle apparenze, è una piccola peste- ride Steve, seguito a ruota da noi due.
-…sei bellissima con quel vestito Elly- mi dice sincero. Arrossisco violentemente e rispondo timida: -Oh magari fosse vero, grazie-
-Tesoro, se te lo dice un ragazzo bello come lui, devi prenderlo.- dice Bel decisa, guardando la gonna mossa da pieghe delicate.
Sorrido allegramente. Meno male che ho i miei amici.
Andiamo alla cassa, e non faccio neanche in tempo a tirare fuori il portafogli, che Isabel ha già pagato entrambi i capi. Ancora prima che possa aprire bocca, mi interrompe dicendo: -Zitta, faccio io.-
-Non importa Bel!-
-Non posso neanche regalare una cosa alla mia migliore amica?!- domanda fingendo di essere offesa. Rido e le do un bacio sulla guancia.
 
Dopo H&M siamo andate in profumeria e mi sono comprata un lucidalabbra rosa confetto che mi ha consigliato la commessa del negozio, poi a casa.
Mi sono addormentata felice quella sera, senza quella assillante domanda che ronzava per la testa.

 
 

*SPAZIO AUTRICE*
Salve gente! ^-^
Ecco qua il capitolo quattro! Ve gusta? L’ho scritto con voglia e spero vi piaccia :)
Che altro dire? Per ora è tutto. Recensite in molti e buona Pasqua!
Saluti e baci. Ele.
 

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