Season of love

di Sakura Hikari
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Buon Natale ***
Capitolo 2: *** Rabbia ***
Capitolo 3: *** Distrazioni ***
Capitolo 4: *** Ah, Parigi! ***
Capitolo 5: *** Niente è impossibile ***
Capitolo 6: *** Appuntamento ***
Capitolo 7: *** Al mattino ***
Capitolo 8: *** Basta che funzioni ***
Capitolo 9: *** Di fogli smarriti e gesti inaspettati ***
Capitolo 10: *** Mutande rosse ***
Capitolo 11: *** Kiss the girl ***
Capitolo 12: *** Sguardi insistenti ***
Capitolo 13: *** Prima il dovere, poi il piacere ***
Capitolo 14: *** With a little help from my friend ***
Capitolo 15: *** Un metodo sicuro per ottenere il risultato sperato ***



Capitolo 1
*** Buon Natale ***


Buon Natale
 
 
PROMPT: William era abituato a passare il Natale da solo, come un qualsiasi altro giorno.
Quell'anno Grell decise -senza premurarsi di informarlo di ciò- che le cose sarebbero andate diversamente,  di Amaerise.

 
 
“Sei pronto, Will?”, chiese Grell, mentre fermo sulla superficie del fiume ghiacciato osservava il suo compagno intento ad infilarsi un paio di pattini ed allacciarli.
William grugnì in risposta, e si domandò per l’ennesima volta cosa diamine ci faceva lì, in una pista di ghiaccio normalmente frequentata da umani, il giorno di Natale.
Solo una volta all’anno, per quell’occasione, il Dipartimento concedeva ai suoi dipendenti una giornata di riposo, cosa che lui trovava altamente discutibile: onestamente, non vedeva il motivo di dare tanta importanza ad una festività umana che nulla aveva a che vedere con loro shinigami.
Ma festività o meno, fatto sta che era abituato a passare il Natale da solo, preferibilmente al caldo della sua dimora, a leggere.
Ma quest’anno le cose erano andate diversamente: quel mattino Grell, senza neanche prendersi la briga di avvisarlo, si era introdotto a casa sua ed aveva decorato ogni singolo angolo con luci, addobbi rossi e verdi e addirittura  un gigantesco abete di tre metri.
Quando si era svegliato per poco non gli era venuto un accidente, vedendola così ridotta. E al suo invito ad andarsene immediatamente, se non voleva finire a fare straordinari per le settimane a venire, Grell era stato irremovibile. “Non puoi restartene tutto solo oggi, Will! È Natale! Bisogna festeggiare!”, aveva risposto, sculettando nel suo nuovo costume da Babbo Natale.
Avevano finito per pranzare insieme e nel tardo pomeriggio, senza sapere esattamente come, Grell era riuscito a convincerlo ad andare a pattinare sul Tamigi ghiacciato.
William era teso: era la prima volta nella sua lunga esistenza che provava a pattinare e non aveva la minima idea di come avrebbe fatto a mantenere l’equilibrio su quegli arnesi infernali, ma non voleva che l’altro si accorgesse del suo disagio.
Lentamente si alzò e accennò dei passi sulla lastra ghiacciata verso Grell, ma all’ultimo sentì di essere sul punto di cadere: fortunatamente le braccia dell’altro lo afferrarono prontamente, e un po’sorreggendolo e un po’ pattinando, si mescolarono ai gruppi di bambini e coppiette.
“Oh, Will, non è favoloso? Senti che arietta...”, disse Grell con gli occhi che gli brillavano, assaporando quella magnifica sensazione. William, dal canto suo, era troppo concentrato a restare in equilibrio per rendersi conto di quello che gli accadeva intorno. Ad un’occhiata del suo compagno, però, si affrettò ad annuire. “È interessante”. disse.
Grell gli fece un sorriso. “Non avevo ragione? L’altro giorno sono venuta qui con le nuove reclute per una lezione sul campo e ho pensato che era un luogo perfetto per un appuntamento, solo noi due…”
“Tu hai portato qui le reclute durante l’orario lavorativo?”, esclamò arrabbiato. Contemporaneamente un ragazzino lo superò a tutta velocità. Per lo spostamento d’aria, William istintivamente si mosse all’indietro e un attimo dopo si ritrovò seduto sul ghiaccio, col fondoschiena dolorante e Grell che rideva senza preoccuparsi di dissimulare.
“Sutcliff, piantala di ridere e aiutami.”, disse William, arrossendo violentemente.
“Subito.”, disse Grell. “Perdonami, ma sei troppo buffo.”
Una volta rimessolo in piedi, gli si avvicinò e premette le loro labbra insieme. “Questo è per chiederti scusa.”, sussurrò contro le loro labbra vicine.
William era ancora arrabbiato, imbarazzato e dolorante, ma quel piccolo e caldo contatto gli fece dimenticare ogni cosa. Così, cinse la sua vita con entrambe le braccia e ricambiò il bacio.
 
 







I pensieri profondi di Sakura Hikari
Buon Natale, buon Santo Stefano, buona Epifania, auguri di non-compleanno, buon giorno di San Patrizio e benvenuti nel 2014.
Spero che abbiate fatto tanti bei propositi per quest'anno nuovo e non ve ne stiate già pentendo. Il mio proposito è di scrivere shottine su due amori belli e di aggiornare puntualmente questa Raccolta. Ce la posso fare.
Già il titolo del primo capitolo manca di originalità.
E fu così che William finì col culo sul ghiaccio pattinò per la prima volta. Non vuole ammetterlo, ma in realtà si è divertito. L'alternativa era restare a casa schiavizzato gratuitamente da Grell che aveva già in mente altre cosine. Il prompt è di Amaerise, assegnato nella Nottebianca Grelliam indetta da BealovesOscarinobello.
Ai miei cinque lettori,
Kisses!
 

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Capitolo 2
*** Rabbia ***


Rabbia
 

 
“…E con Angelina Durless le vittime sono nove: nove donne il cui nome non era inserito nella Lista della Morte.”
Parole dure, secche, che le fecero correre un brivido lungo la schiena.
“A ciò si aggiungono la tua prolungata assenza dal tuo posto presso la Sezione Raccolta e l’utilizzo di una falce priva del certificato di omologazione.”
Riusciva a percepire una nota di disgusto nella sua voce solitamente atona, benché tentasse di celarla.
William portò una mano a raddrizzarsi gli occhiali, e Grell notò che questa tremava leggermente.
“E questo è un breve resoconto dei tuoi crimini: hai qualcosa da dire a tua discolpa, Grell Sutcliff?”, domandò William, guardandola dritto negli occhi. Quegli occhi, che la fissavano ricolmi di gelida rabbia, le procurarono un acceleramento del battito cardiaco e una buffa sensazione alla bocca dello stomaco.
Cielo, sei così bello, pensò estasiata.
Will, il suo Will, era arrabbiato, come non l’aveva mai visto in quasi cent’anni: e sapere di esserne la causa non la intimoriva, ma al contrario la elettrizzava. No, non era esatto neanche quello: la eccitava.
“Togliti quel sorrisetto insolente e quanto mai inopportuno, Sutcliff.”,  lo riprese William, adocchiando la smorfia sul volto di Grell.
A queste parole il suo sorriso si allargò ancora di più: “Oh William, non posso farci nulla se sei così… desiderabile! Mio uomo glaciale, se riuscirai a porre un freno al tuo potere di sedurmi, allora forse potrei… ouch!” Il resto della frase si perse in un lamento e Grell si portò una mano a massaggiarsi la testa nel punto in cui era stata colpita dalla falce di William.
“Forse non ti sei ancora reso conto della gravità della tua situazione, Sutcliff. Queste non sono semplici mancanze, sono vere e proprie infrazioni al Regolamento.”, disse William. “Tu sai perché noi dei della morte seguiamo la lista consegnataci dai nostri superiori, vero Sutcliff? Sai perché non uccidiamo indistintamente gli esseri umani, ma seguiamo regole precise?”
“E tu sai che non si deve mai colpire una fanciulla alla testa?”, piagnucolò Grell. “Ciò non ti fa onore. Non credi che dovresti trattarmi meglio?”
“Ti tratto come devono essere trattati tutti i trasgressori, Sutcliff”, ribatté William.
“Allora credo proprio di essermi meritata una bella sculacciata, non è vero?”, domandò maliziosamente.
“Sutcliff!”, tuonò William. Fece un paio di respiri profondi per non perdere la calma. “Questo non è un gioco. Domattina dovrò fare rapporto ai nostri superiori e tu non te la caverai con poco. C’è il rischio che ti sospendano, o peggio. Dimmi almeno se sei pentito.”
Seguì una lunga pausa di silenzio. Grell osservò quei magnifici occhi color smeraldo, fin quasi a perdercisi dentro.
“Cosa posso dirti, Will? Io sono fatta così… è la mia natura.”, disse semplicemente.
Will sospirò. “A questo punto, direi che non c’è altro da aggiungere.”
 
 
Grell Sutcliff fu condannato a quattro mesi di arresti domiciliari; la sua falce venne confiscata e conservata nel deposito, e in quell’arco di tempo Grell venne assegnato ai lavori nell’Archivio.
William tentava di non pensarci: si ripeteva che aveva fatto tutto ciò che era in suo potere, non era colpa sua se quel pervertito non aveva voluto ascoltarlo.
Ma era difficile non farlo quando, ogni mattina, si trovava puntualmente la scrivania ricolma di rose rosse, segno dell’amore devoto ed incrollabile del rosso.
 






I pensieri profondi di Sakura Hikari
E sotto con la numero due. 
Solo Grell può restare immune alla rabbia di William, e anzi pensare di farci del sesso sulla scrivania del suo ufficio prima o poi accadrà
Ho i minuti contati, e quindi non posso parlare quanto vorrei.
Un bacio a tutti i miei cinque lettori.

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Capitolo 3
*** Distrazioni ***


Distrazioni
 
 
Prompt: William e Grell sono nell’ufficio di Will impegnati in “attività interessanti”: e se qualcuno aprisse la porta e li scoprisse?,  di Alessia.
 
 
William non aveva idea di come fosse finito in quella situazione: solo qualche minuto prima stava discutendo animatamente con quel buono a nulla di Grell Sutcliff a causa del suo comportamento da, per citare le esatte parole di quella peste, “inguaribile stacanovista”, mentre adesso si trovavano avvinghiati l’un l’altro, le bocche premute insieme e le lingue impegnate in una danza umida e sensuale.
Preso da una foga improvvisa, Will spinse prepotentemente Grell contro la libreria dietro di lui, e il rosso rispose al suo gesto con un mugolio di piacere soffocato dalle loro labbra e rafforzando la presa intorno alle sue spalle.
“Non avevo forse ragione, Will?’”, disse, interrompendo il bacio per riprendere fiato. “Prendersi una pausa ha i suoi lati positivi.”
“Taci.”, sbottò William e catturò nuovamente le sue labbra in un lungo, appassionato bacio. Fece scendere le mani sui suoi glutei e glieli strinse gentilmente; a quella pressione Grell emise un gemito, e sollevò la gamba destra appoggiandola contro la sua anca sinistra, in modo da offrirgli maggiore accesso.
A sua volta portò le mani a disfare i primi bottoni del panciotto e della camicia, lasciandogli il petto esposto e facendo scorrere le dita  sulla sua pelle, esplorandola metodicamente per poi soffermarsi a stringergli un capezzolo tra l’indice e il pollice.
Inebriato da quelle sensazioni che solo Grell Sutcliff era capace di dargli, Will strusciò il bacino contro quello di lui, provocando in entrambi una scossa di piacere.
Le mani di Grell scesero lentamente verso il basso, fino a posarsi sulla sua erezione protetta ancora dalla stoffa dei pantaloni.
“Volete che mi spinga oltre, signor Spears?”, gli sussurrò Grell nell’orecchio.
Onestamente, non c’era neanche bisogno di domandarlo una volta arrivati a quel punto, pensò Will.
Annuì e chiuse gli occhi portando la testa all’indietro mentre Grell gli baciava la pelle del collo ed apriva la cerniera dei suoi pantaloni.
Fu in quel momento che accadde: si udì il rumore di una porta che si apriva e sulla soglia comparve la figura di Ronald Knox.  Tutti e tre caddero nell’imbarazzo più nero.
Fu proprio Ronald a rompere quell’imbarazzante silenzio, esclamando trionfalmente: “O-ho! Dunque è vero quello che si dice in giro!”
Maledizione, pensò William.
“Knox, fuori di qui.”, ringhiò, spingendo via Grell e tentando di darsi un contegno.
Il ragazzo sembrò non averlo sentito e rimase a guardarli ridendo sotto i baffi: “Ci avrei scommesso che tra voi due c’era qualcosa, ma non pensavo che sareste stati così audaci da farlo in ufficio… Questo è contro le regole, capo!”
Quella fu l’ultima goccia.
“FUORI!!”, tuonò William, e Ronald se la diede a gambe. Dopodiché si voltò verso Grell e gli lanciò uno sguardo omicida: “E tu, razza d’idiota, come hai potuto essere così negligente da dimenticarti di chiudere a chiave la porta?"


I pensieri profondi di Sakura Hikari
L’ultima frase dovrebbe farvi capire che a William piace essere molestato: ormai lo considera parte della sua quotidianità.
Il prompt era così divertente che meritava davvero di essere fillato, o almeno io ci ho provato. Un grazie sincero ad Alessia.
Prima di chiudere, vi chiederei un minuto di silenzio per il povero William che è stato sfottutto nientemeno che da Ronald. Ormai la sua dignità è un lontano ricordo dei bei tempi andati. E sì, mi piace troppo ridicolizzarlo. E sì, c’è gente che mi sprona indirettamente a farlo.
Un bacione ai miei cinque lettori!

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Capitolo 4
*** Ah, Parigi! ***


Ah, Parigi!
 
 
 
 
“Ultimo piano.”,  insistette Grell.
“Nemmeno per sogno. Scendiamo al secondo.”, fu la risposta secca di William.
Grell sbuffò e mise il broncio, ma sapeva bene che non sarebbe riuscita a restare arrabbiata con lui a lungo, non quel giorno.
Ancora non riusciva a crederci: dopo innumerevoli discussioni, finalmente William aveva ceduto ed aveva acconsentito che entrambi si concedessero una settimana di ferie, e adesso si trovavano nientemeno che a Parigi.
Parigi!
Quella era la loro prima, vera vacanza.
Grell sentì l’adrenalina montarle addosso quando l’ascensore cominciò a salire e vide le strade della città allontanarsi sempre di più e le persone diventare  piccole come formiche; lanciò un urletto eccitato quando si fermarono al secondo piano e fu la prima a scendere, dirigendosi di corsa verso la balaustra ed ammirando emozionata il magnifico panorama parigino dall’alto della Torre Eiffel.
Era stata proprio una fortuna che fossero riusciti a salire, considerata la numerosa presenza di umani giunti da tutta l’Europa in occasione dell’Esposizione Universale. Avevano passeggiato a lungo per le strade osservando incuriositi le opere che gli umani avevano messo in mostra: dipinti, sculture, libri, macchine e altro ancora. William si era mostrato incredibilmente interessato ad alcune recenti scoperte scientifiche e, lasciando da parte il suo solito atteggiamento distaccato, si era addirittura fermato a fare conversazione con uno degli espositori.
Nel pomeriggio si erano ritrovati a poca distanza dalla Torre e Grell aveva insistito per salire su.
“Oh Will! Non è magnifico?”, gridò voltandosi verso il compagno, che l’aveva raggiunta e le si era messo a fianco. Fece un semplice cenno affermativo con il capo e tenne lo sguardo fermo su un punto del suo viso.
“Cosa c’è, Will?”, domandò Grell osservandolo preoccupata, quando un pensiero la colse. “Non mi dirai che soffri di vertigini!”, rise.
“Che stupidaggini.”, ribatté lui; ciò nonostante evitò accuratamente di guardare di sotto. “In ogni caso, sbrighiamoci a scendere. Non ci trovo nulla di interessante a stare quassù.”
“Solo un secondo. Ehi voi!”, gridò Grell in direzione di una coppia di turisti inglesi. “Potreste farci una foto, per favore?”, domandò, passandogli la sua macchina fotografica.
Tornò raggiante dal suo compagno, che le rivolse un’occhiata significativa, come a dire ‘era proprio necessario?’
“Devi sorridere, Will.”, gli disse e si strinse al suo braccio guardando sorridente nell’obbiettivo. William sospirò e la strinse a sé.
Una volta scesi e mescolatisi tra la folla, Grell si sentì euforica: tutto era perfetto,  loro erano felici e facevano l’amore tutte le sere. Non riusciva ad immaginare una vacanza migliore di quella.
Poi lo sguardo gli cadde su un grosso cartellone colorato e il sorriso gli si allargò ancora di più.
“Di’ un po’, Will… che ne diresti se stasera andassimo a vedere uno di quei famosi film erotici francesi?”
 
I pensieri profondi di Sakura Hikari
Ebbene sì, questa è stata la loro prima vacanza.
Per chi non lo sapesse, le Esposizioni Universali si tennero a Parigi in due anni, nel 1889 e nel 1900: in quest’ultima data è ambientata la fanfiction.
Ho risparmiato a William l’incubo di accompagnare Grell a fare shopping per negozi, o di andare a visitare il quartiere di Montmartre e il Moulin Rouge in mezzo ai bohemienn. O ripensandoci, forse questo è effettivamente accaduto. Oh, e per quanto riguarda la battuta finale... in origine, il tema principale della flashina doveva essere la scoperta da parte dei due shinigami dei cosidetti "cinematic record prodotti dagli umani", ergo la prima mostra del cinema. Poi mi sono ricordata che nel mondo di Lady Yana, oltre alle macchine e i telefoni, c'è anche LA TELEVISIONE. E quindi, facciamo finta che in Kuroshitsuji il cinema sia già un genere affermato, e considerando quanto bigotta fosse la Gran Bretagna sotto il dominio della Regina Vittoria, possiamo immaginare che i film erotici fossero proibiti.
Un bacio a ciascuno dei miei cinque lettori.
 
 

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Capitolo 5
*** Niente è impossibile ***


Niente è impossibile
 
 
“Stai fermo.”, gli intimò Grell.
William fece del suo meglio per distendere i suoi muscoli facciali, ma non era così semplice: l’istinto gli suggeriva di respingere lo shinigami di fronte a lui e quella cosa che teneva in mano, e di cui si stava servendo per tracciargli una riga dritta sul contorno dell’occhio sinistro.
“Non hai ancora finito?”, domandò, una nota esasperata ben percepibile nella sua voce. “Francamente, continuo a pensare che tutto questo non fosse assolutamente necessario.”
Grell non gli rispose neanche. Socchiudendo appena le palpebre, Will vide che il suo compagno lo fissava con un’espressione concentrata in viso, totalmente assorbito nella sua ­-per citare le sue esatte parole - opera d’arte.
Non credeva che sarebbe mai arrivato il giorno in cui avrebbe ceduto alle insistenze di quella mente malata ed avrebbe acconsentito a mascherarsi per Carnevale, a patto,  però, che ciò avvenisse al sicuro del suo –del loro, come l’aveva prontamente corretto Grell- appartamento. Grell aveva deciso che si sarebbero vestiti da gatti: ma passassero pure le orecchiette a punta e la ridicola coda nera che era stato costretto a indossare, mai, neanche nei suoi sogni più folli, si sarebbe immaginato che il rosso avesse avuto intenzione di truccarlo.
“William, se non la smetti di strizzare gli occhi non finiremo mai.”, sbuffò Grell spazientito.
Lui non ce la faceva più, onestamente: tutta quella terra sulle guance gli prudeva da impazzire e avrebbe tanto voluto grattarsi, ma si impose di restare fermo. Fece del suo meglio per rilassarsi e sentì un mormorio di approvazione provenire dal suo compagno.
“Vedi? Non era poi così difficile.”, gongolò. “Sarai un adorabile gattino.”
Come se la cosa avrebbe potuto rincuorarlo. Mentre Grell passava a tracciargli dei segni sulla guancia destra, procurandogli un curioso pizzicorino, William si domandò per l’ennesima volta perché mai avesse acconsentito a sottoporsi ad una tortura del genere. Non che avesse avuto molta scelta, comunque: per esperienza, aveva imparato che era meglio non contraddire Grell Sutcliff quando si metteva in testa qualcosa. E adesso quest’ultimo aveva ripreso a borbottare qualcosa, utilizzando quel tono particolare che di solito si usa con i bambini piccoli.
“Ecco, ci siamo quasi… I baffi ci sono… Ancora una passatina qua, caro, e sarai perfetto…”
Due ultimi tratti decisi sulla sua guancia sinistra, e Will percepì l’altro trattenere il fiato per un secondo, per poi esclamare trionfante: “Fatto!”
Aprì gli occhi: Grell lo fissava con un’espressione di gioia mista a soddisfazione e qualcos’altro… sorpresa?
“Cielo Will, sei irriconoscibile… Cioè, sei perfetto! Su, guardati!”, e senza tanti complimenti lo trascinò davanti al grande specchio a figura intera nella loro stanza.
William serrò nuovamente gli occhi, desiderando solamente non riaprirli mai più. Non era ancora pronto per affrontare il suo riflesso allo specchio, e probabilmente non lo sarebbe mai stato.
“Oh andiamo, Will, smettila di fare tanto il difficile!”, si lamentò Grell. “Così mi offendi! Dopo tutto la fatica che ho fatto per trasformarti in un bel micione sexy! Non ti ho neanche sentito fare un singolo complimento per tutto il tempo, e adesso voglio sapere cosa ne pensi!”
“Sutcliff, quello che stai dicendo è totalmente ridic…”
Non riuscì a terminare la frase perché percepì le unghie del suo compagno pizzicargli dolorosamente il sedere. Un debole lamento gli sfuggì dalle labbra che si trasformò immediatamente in un rantolo di orrore non appena i suoi occhi, ormai aperti, incrociarono quegli della sua immagine riflessa nello specchio.
Ma quello lì non poteva essere davvero lui: assomigliava piuttosto ad  uno di quei pagliacci di quel circo infernale, ed aveva un’aria estremamente ridicola, con quelle orecchie in testa, la coda che toccava quasi terra e quell’espressione ebete dipinta in faccia.
Accanto a lui, un gatto rosso (o almeno, così gli sembrò), gli avvolse la vita con le sue braccia e cominciò a fare le fusa: “Allora, cosa mi dici, darling?”
 
 
 

 

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Capitolo 6
*** Appuntamento ***


Appuntamento
 
 
 
“Giuro che questa è l’ultima volta che mi  faccio ingannare da te, Sutcliff.”, borbottò William seccato.
“Come dici, Will caro?”, domandò Grell distrattamente.  In quel momento, le luci nella sala del teatro si abbassarono e subito dopo il sipario si alzò, e partì un applauso da parte del pubblico. L’orchestra cominciò a suonare, segnando l’inizio della rappresentazione.
“Hai capito benissimo.”, continuò William, senza curarsi di abbassare la voce. “Prima sparisci da lavoro senza una valida giustificazione, poi trovo un tuo biglietto sulla mia scrivania in cui mi chiedi di venire al Her Majesty’s Theatre, e una volta arrivato qui scopro che hai messo in piedi tutta questa farsa solo per andare a vedere un musical.”, fece una smorfia nel pronunciare quell’ultima parola. “E la cosa più grave è che hai deciso di includere anche me in tutto questo, infischiandotene della mia opinione.”, concluse.
“Rilassati, Will.”, gli bisbigliò Grell all’orecchio. Aveva notato che le persone vicino a loro li stavano guardando male.
“So che non è stato il modo migliore per chiederti un appuntamento…”. A quelle parole, Will alzò gli occhi al cielo, ma Grell fece finta di nulla e continuò: “… Ma rifletti: non ci vediamo mai, tu te ne stai sempre chiuso in ufficio a lavorare e rincasi ad orari impossibili. Dimmi, quand’è stata l’ultima volta che siamo usciti insieme? O, se per questo, che abbiamo parlato per più di dieci minuti di qualcosa che non riguardasse il lavoro…”. 
Tacque per un lungo istante e lo fissò intensamente. William ricambiò lo sguardo.
“Mi mancavi, tutto qui.”, spiegò il rosso. “E avevo davvero bisogno di un’uscita. E tu in questo periodo sei così sfuggente che questa era l’unica soluzione possibile per convincerti a venire.”
“Ma ciò non ti autorizza a lasciare il tuo posto prima della fine del turno.”, ribatté William, severamente. “Domattina dovrò fare rapporto ai nostri superiori per la tua assenza, che sia chiaro...”
“Lo so, lo so, dearie.”, lo interruppe, muovendo la mano su e giù come se la cosa non la riguardasse. “Ma per adesso, perché non ci godiamo questo splendido musical?”, e rivolse nuovamente la sua attenzione verso il palco, dove una donna, con pesante accento italiano, gridava contro due poveri gentiluomini a proposito degli incidenti provocati dal “Fantasma”.
Accanto a lei, Will emise un grugnito. Non si era mai appassionato al genere, con grande disappunto di Grell; ma invece di prendersela, proruppe in una risatina sommessa e disse: “Oh, sono sicura che lo apprezzerai. Dopo che ti sei addormentato durante West side story e la disastrosa esperienza con Sweeney Todd  ho scelto con più cura. Questo genere di musica dovrebbe soddisfare i tuoi gusti.”
“Mmm.”, fu la sola risposta di Will.
La storia proseguì: la donna dall’accento italiano sparì, al suo posto comparve una giovane ragazza, la vera protagonista, che cantò un bellissimo assolo. William non disse più nulla per i successivi venti minuti ma, sbirciandolo di profilo, Grell intuì che gli stava piacendo: le sue sopracciglia non erano più contratte nel suo solito cipiglio e il suo sguardo era accesso di un vivo interesse. Sorridendo soddisfatta, appoggiò la testa sulla sua spalla e intrecciò le dita con le sue.
Arrivarono alla parte che attendeva con trepidazione: il rapimento della ragazza da parte del Fantasma, che la porta nelle segrete del teatro e canta per lei. Grell chiuse gli occhi, lasciandosi cullare dalle note della canzone. Ad un tratto le venne da ridere quando si rese conto di una cosa. “Sai, questa canzone sembra fatta apposta per te.”, sussurrò divertita. Will le rivolse un’occhiata interrogativa, e per tutta risposta cominciò a cantare insieme all’uomo sul palco: “Apri la tua mente, lascia andare le tue fantasie, in quest’oscurità che sai di non poter sconfiggere… l’oscurità della musica della notte.”
Will alzò gli occhi al cielo: “Onestamente, Sutcliff, solo ta te possono venire certe idee.”

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Capitolo 7
*** Al mattino ***


Al mattino
 
 
 
 
Grell aprì gli occhi. Un raggio di sole filtrava attraverso le persiane, illuminando sufficientemente la stanza perché riuscisse a distinguere i contorni dei mobili, la sedia sulla quale aveva lasciato i propri vestiti, il grande armadio di quercia.
Si sollevò, si stirò pigramente e si voltò verso l’uomo che giaceva addormentato alla sua destra.
Un sorriso si disegnò sulle sue labbra e si appoggiò di fianco, una mano a sorreggere la testa, mentre portò l’altra ad accarezzargli dolcemente i capelli.
Adorava guardare William la mattina mentre era ancora addormentato ed osservare il gioco di luci ed ombre sul suo viso.
Adorava osservare come quei lineamenti, perennemente fissi in una maschera stoica e seria, e quella ruga sulle sue sopracciglia, si distendessero quando dormiva.
Adorava ascoltare il suo respiro sfuggirgli dalle labbra ed osservare il suo petto alzarsi e sollevarsi ritmicamente.
Con la mano con cui gli accarezzava i capelli portò un paio di ciuffi a ricadergli sulla fronte, nello stesso modo in cui li portava quando era ancora uno studente all’Accademia, quando li era stata assegnata la loro prima anima da mietere. Era un vero peccato che, poco tempo dopo che avevano ricevuto i loro nuovi occhiali, Will avesse cominciato a portare i capelli all’indietro.
Non che ciò l’avesse dissuasa a tentare di convincerlo a ritornare al taglio di prima: i suoi capelli erano il suo bersaglio preferito, se non tanto in pubblico, decisamente nella tranquillità del loro appartamento.
Will emise un lieve suono e voltò la testa a destra, esponendo completamente il proprio collo. A quel punto Grell, con un sorriso malizioso, avvicinò il viso al collo del suo compagno e sfiorò la sua pelle con le proprie labbra. Lentamente, cominciò a lasciare una serie di baci umidi, e sentì un brivido correrle lungo la spina dorsale. Dal canto suo Will emise un basso mugugno, e mosse un braccio debolmente nella sua direzione. Lei risalì piano piano lungo il collo, fermandosi a volte un poco di più su una porzione di pelle, baciandola e leccandola, lasciandosi sfuggire un paio di sospiri; lasciò un paio di baci sulla sua mascella ed si avvicinò gradualmente alle sue labbra. Si fermò all’angolo della sua bocca e volse i suoi occhi verso quelli di lui, ora aperti che la fissavano, ancora annebbiati dal sonno e della miopia.
“Buongiorno, Will caro”, sussurrò, lasciandogli un bacio leggero sulle labbra.
“Grell… Hai una vaga idea di che ore sono?”, borbottò lui, tentando di sistemarsi meglio.
Grell ne approfittò per premere ulteriormente il suo corpo contro il suo, lasciar scivolare una gamba sulle sue ed appoggiare la testa sulla sua spalla.
“No. E sinceramente, non me ne importa. Questo momento è perfetto.”, sussurrò.
La cosa che adorava di più in assoluto era trovare William al suo fianco al suo risveglio. Fintantoché ci fosse stato lui, il resto aveva poca importanza.





I pensieri profondi di Sakura Hikari
Benvenuti alla serata del fluff selvaggio lanciata da Bea e Dia. E io non potevo mancare, nossignora. 
Era da un po' di tempo che non scrivevo un "pensiero profondo" e non ho molto da dire. Se non che la terza stagione sta facendo faville e ispira tanto fluff ed angst. Che il pettine di Will è totalmente inutile perché c'è già Grell a pettinarlo ed acconciarlo come vuole lei (se lasciata libera lo ridurebbe ad un My little pony).
E che alla mattina appena svegli si concedono pure del sesso mattutino. Quello era giusto un antipasto.
E grazie a tutti quelli che seguono, recensiscono, preferiscono nonostante tutto. Mi fate ridere e commuovere con i vostri commenti, followers.
Kisses!

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Capitolo 8
*** Basta che funzioni ***


Basta che funzioni
 
 
 
“Grell, dobbiamo per forza guardare questa… roba?”
Erano seduti sul divano in soggiorno a guardare un film. Accanto a lei, William stringeva il bracciolo con forza, il volto una maschera priva di espressione.
“Perché, non ti piace?”, chiese Grell. “Ma aspetta, vedrai che tra poco le cose si faranno decisamente interessanti.”
“Quello che mi chiedo è… dobbiamo guardare un film dell’orrore proprio stasera?”
Grell non ebbe il tempo di ribattere perché in quel momento l’assassino, un uomo con indosso una maschera da portiere di hockey aveva appena ammazzato una ragazza e la stava facendo a pezzi. Grell seguì la scena con estremo interesse.
“Orribile.”, fu il commento di William. “Non potremmo guardare qualcos’altro?”
“Assolutamente no. Avevi detto che stasera avrei avuto carta bianca, e io ho scelto Venerdì 13.”
Si voltò ad osservarlo attentamente. “Eppure credevo che ti piacessero i film dell’orrore, Will. Mi avrai persino visto squartare una delle mie vittime.”
“Diciamo che non mi dispiacciono. Ma non quando ho appena finito di mangiare. E comunque credevo che avresti optato per un film romantico” Chiuse gli occhi, probabilmente a causa di una nuova scena cruenta. “Ti prego, Sutcliffe. Qualsiasi cosa, ma niente squartamenti.”
Grell sbuffò e prese il telecomando. “E tu ti definiresti un dio della morte. Codardo…”, borbottò e, a malincuore, si decise a cambiare canale.
 Tanto sapeva già come sarebbe andata a finire: avrebbero discusso per un’ora perché uno di loro voleva vedere a tutti i costi un determinato film che l’altro inevitabilmente giudicava o noioso o violento o stucchevole. E in quel modo sarebbe trascorsa la loro serata. A volte Grell si domandava perché loro due non fossero in grado di fare una cosa semplicissima come guardare un film senza che per questo dovesse nascere un dibattito. Diamine, avevano persino la TV via cavo.
E poi, a sorpresa, s’imbatté in The butterfly effect, probabilmente l’unico film che trovava d’accordo sia lei che William, non solo perché entrambi amavano quel particolare genere ma perché entrambi si erano chiesti cosa sarebbe accaduto se loro avessero potuto tornare indietro e delle ripercussioni che le loro scelte avrebbero avuto nel futuro.
Così, mentre per l’ennesima volta guardava Evan tornare indietro nel tempo e peggiorare le cose anziché migliorarle, Grell si accoccolò accanto a William e cercò la sua mano: sentì le sue dita intrecciarsi con le sue e sorrise. E, come ogni volta, Grell gli pose la stessa domanda: “Hai mai desiderato tornare indietro nel tempo?”
Conosceva già la risposta.
“Sì”, disse Will. “Innanzitutto, mi piacerebbe porre rimedio al disastro che ho combinato durante il nostro esame finale.”
“Di tutti i giorni, devi parlare di quanto ti vergogni di essere stato salvato da me proprio oggi? Sei davvero un insensibile, William.”, disse Grell, fingendosi offesa.
“E vorrei non averti permesso di scendere nel mondo umano e metterti in affari con quella donna.”, continuò.
Questa era nuova: Grell sapeva che William non aveva una grande opinione di Angelina, benché effettivamente non l’avesse mai conosciuta; ma quando si rivolgeva a lei era sempre con epiteti come “quella donna”, e mai Grell l’aveva udito accennare alla sua gelosia nei suoi confronti nonostante lo sapesse benissimo.
“E comunque, se proprio devo viaggiare nel tempo, preferisco farlo a bordo di un Tardis. E' più sicuro”, concluse.
Grell alzò gli occhi al cielo.
“E tu, Grell?”, chiese William, appoggiando la testa sulla sua.
Grell chiuse gli occhi e sorrise, godendosi quel raro momento di pace. “Oh, lo sai.”
D’altro canto, che importanza aveva il passato? Per lei bastava che le cose tra loro due funzionassero nel presente.




I pensieri profondi di Sakura Hikari
Giusto una flashina per festeggiare l'anniversario della mia OTP. Anche se non è specificato, la scena si è svolta proprio la sera del 16 Dicembre.
Poco è stato pianificato: stava diventando una specie di dissertazione filosofica sulla cinematografia, e invece è finita in uno pseudo-fluff.
William whovian è un headcanon di altre ficcynare molto più valide di me, e io mi sono presa la libertà di prenderlo in prestito. Spero che non me ne vorranno.


 

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Capitolo 9
*** Di fogli smarriti e gesti inaspettati ***


Di fogli smarriti e gesti inaspettati
 

Prompt di Amaerise: Fem!Grelliam: quando Wilma ha il ciclo Grell sa che deve starle lontana, scritta in occasione del Drabble Event lanciato su faccialibro. Parole: 455
 

Grell amava tutto della sua donna: il suo portamento, la sua eleganza, ma soprattutto la sua capacità di farle correre certi brividi di piacere lungo la schiena con uno solo dei suoi sguardi glaciali.
Ma c’era anche quel periodo del mese, durante il quale Grell aveva imparato che era meglio averci a che fare il meno possibile.  A questo pensava mentre guardava la sua compagna rovesciare il contenuto di alcuni cassetti sulla propria scrivania alla ricerca di un importante documento. In quei momenti diventava completamente un’altra persona: la sua usuale compostezza si sgretolava, la sua imperturbabilità scompariva e cominciava a perdere il controllo delle sue azioni e della sua voce.
“Eppure avrei giurato che fosse qui da qualche parte…”, ripeteva agitata, mentre passeggiava su e giù per l’ufficio.
“Wilma, se non ti darai una calmata ti verranno le rughe.”, le disse Grell, frugando a sua volta all’interno di uno degli armadietti alla ricerca di quel dannato foglio.
“Sutcliffe, per piacere, smettila di dire sciocchezze! Devo consegnare questo documento entro le sei di pomeriggio, o ne andrà della mia carriera!”, scattò l’altra, con una nota isterica nella voce.
Grell odiava vederla in quello stato, soprattutto perché la sua agitazione si comunicava anche a lei: già si sentiva le mani sudaticce e una familiare sensazione di contrazione alla bocca dello stomaco.
D’altra parte dell’ufficio, invece, Wilma sembrava sul punto di entrare in iperventilazione.
“Potresti averlo dimenticato a casa.”, ipotizzò Grell.
Wilma scosse la testa. “Impossibile. E anche se fosse, non posso lasciare il mio posto per andare a ritirarlo.”
Grell scosse la testa e, mentre stava già per passare oltre, lo trovò, in mezzo a una pila di scartoffie. “Eccoti qua!”, esclamò trionfante. “Wilma, ho trovato il tuo bimbo smarrito!”
“Non è mio figlio.”, ribatté lei, ma Grell vide un lampo di sollievo nei suoi occhi. Lo prese e lo infilò dentro una carpetta già piena. Si fermò, e sembrò ponderare con cura le parole prima di dire: “Beh, Sutcliffe… mi sei stata davvero d’aiuto. Grazie.”
Questo la spiazzò. Wilma non l’aveva mai ringraziata prima, o almeno, non l’aveva mai fatto in maniera così esplicita: era la persona più orgogliosa e testarda che conoscesse (esclusa ovviamente la sottoscritta), e avrebbe preferito mordersi la lingua piuttosto che ammettere di dover qualcosa a chicchessia, Grell questo lo sapeva bene. Eppure, avrebbe giurato che in quel momento ci fosse della gratitudine nella sua voce. Sentì i battiti del suo cuore accelerare.
“Adesso puoi andare.”, la congedò freddamente.
“In realtà”, cominciò Grell, cogliendo la palla al balzo. “Pensavo di andare a prendermi una tazza di tè. Ne vuoi una anche tu?”
“Sì, perché no.”, rispose Wilma distrattamente. Grell sorrise: era già tornata ad essere la fredda Wilma che conosceva ed amava.



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Capitolo 10
*** Mutande rosse ***


Mutande rosse
 

Prompt di Amaerise: “Biancheria intima rossa, Sutcliffe? Non ti avevo detto di piantarla di regalarmi cose che intendi usare tu?”, “Infatti quella è per te, Will caro.” (429 parole).
 

William ci credeva poco: Grell era solito regalargli qualcosa che poi, con una scusa precedentemente pianificata, si trasformava ad essere magicamente in qualcosa di ‘loro’, per poi passare semplicemente al ‘mio’; era stato il caso di quando gli aveva regalato quell’assurda serie di romanzi che lui aveva letto tutto d’un fiato mentre Will aveva a malapena finito il primo volume, oppure del caldo plaid che ormai da tempo era diventato di esclusiva proprietà del rosso.
E invece sembrava che, per una volta, Grell gli avesse regalato qualcosa che non aveva intenzione di utilizzare a sua volta o da cui voleva trarre un vantaggio personale.
Ma dovette ricredersi quando, la notte di Capodanno, non appena ebbero varcato la soglia di casa ad un orario assolutamente improponibile secondo il parere di William che Grell, il quale era un poco alticcio, fece scivolare le mani sulla patta dei suoi pantaloni.
“Sono proprio curiosa di sapere se hai indossato il mio regalo, darling.”, gli alitò nell’orecchio.
William ebbe un brivido e tentò di scrollarselo di dosso.
“Grell, no. Sei ubriaco.”, gli fece notare.
“E tu sei un maleducato. Avanti, fammi vedere.”, agili, le sue dita disfecero velocemente i bottoni dei suoi pantaloni, Grell diede una sbirciatina e un sorriso di piacere si dipinse sul suo volto appena notò che William indossava proprio la biancheria rossa che gli aveva regalato.
Con uno sforzo, William riuscì ad allontanarlo, anche se di poco. Grell lo guardò interrogativo, con gli occhi offuscati dall’alcol. “Che c’è? Voglio solo assicurarmi che il mio regalo di Natale ti sia piaciuto.”, ridacchiò. “Anzi, perché non me lo dimostri tu?”, e si lasciò cadere sul divano, assumendo una posa languida. “Avanti Will: sto aspettando.”
William rimase in piedi per qualche istante, una parte di lui che stava seriamente considerano l’idea di andarsene nella sua stanza e lasciarlo lì. Infine emise un sospiro e, lentamente, si tolse i pantaloni e gli lasciò cadere sulla moquette. Si posizionò davanti a Grell, il quale lo fissò a lungo, come intento a studiarlo. Infine fece schiccare la lingua in segno di approvazione: “Proprio come sospettavo.”, disse. “Il rosso ti dona, darling. Dovresti indossarlo più spesso.”
Quindi lo afferrò per un braccio e lo attirò a sé per un lungo ed umido bacio a cui Will rispose prontamente, servendosi della mano libera per accarezzare la pelle del suo compagno sotto il morbido tessuto del suo abito.




I pensieri profondi di Sakura Hikari
Questa e la precedente flashina sono state promptate da quella bella persona che è Amaerise durante il Drabble Event su Faccialibro (guardare dietro per il banner). è sempre lei che devo ringraziare per avermi coinvolto in quest'impresa.
So, ho scritto per la prima volta di William in gender bender (che non mi sarei mai sognata di fare; domani nevicherà nel Sahara) e dei bei doni che Grell ama fare al suo compagno (più altra roba non inerente a questo fandom). Questo primo event è stato un delirio per me e per altri partecipanti che, per cause di forza maggiore, si sono ritrovate a fillare prompt a due ore dalla scadenza, ma comuqnue sia, mi sono divertita. Ho prodotto più roba in una manciata di giorni e fangirlato a più non posso.
Spero che queste due piccole flashine siano state di vostro gradimento.
Kisses

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Capitolo 11
*** Kiss the girl ***


Kiss the girl


Prompt di Amaerise: Grelliam, “Sutcliffe, nel nome del Padre, levati quelle conchiglie dal petto e torna a lavorare.”
“La coda la posso tenere, Will?”
Parole: 299
Note: questa drabble/flashfiction venne fuori nel corso di un Drabble Weekend organizzato sul gruppo "We are out of prompt" su effebì; il medesimo giorno io e altre belle persone scoprimmo che Yana Toboso aveva deciso di omaggiarci con uno spin-off di Grell in versione Sirenetta e William in versione principe Eric, quella bella persona di Amaerise colse la palla al balzo e mi diede questo prompt.

 
Ormai William aveva imparato che non era mai un buon segno quando Grell non si faceva vedere per l'intera durata del suo turno lavorativo. Erano solo due i casi che potevano giustificare l'assenza di quella testa calda nel raggio del suo spazio personale: o stava ancora sbollendo la rabbia dovuta ad una lite avvenuta la sera prima, oppure aveva in mente qualcosa, probabilmente una delle sue sorprese - e le sorprese di Grell Sutcliffe erano la quintessenza del pessimo gusto.
Ma la specialità di Grell era che cogliere la sua vittima completamente alla sprovvista. E sebbene William credesse di essersi ormai abituato alle stranezze di quell'essere dopo quasi due secoli di convivenza forzata, sebbene si fosse preparato psicologicamente mentre si accingeva ad aprire la porta dell'ufficio di Sutcliffe per recuperare le scartoffie delle morti della settimana precedente, mai si sarebbe aspettato di vedere Grell seduto sulla sua scrivania con nient'altro addosso se non due conchiglie -tenute su la Morte solo sapeva come- e quella che sembrava una coda di pesce. Grell si limitò a restituirgli uno sguardo languido e si passò una mano tra i lunghi capelli rossi, facendoli sapientemente ricadere tutti da un lato.
Dopo alcuni lunghi, imbarazzanti attimi di silenzio, e una volta che William fu abbastanza sicuro di avere il pieno controllo della propria voce, disse: "Sutcliffe, nel nome del Padre, levati quelle conchiglie e torna a lavorare". Eppure, trovò difficile distogliere lo sguardo dal petto semi-nudo del collega e dal modo in cui i suoi capelli ricadevano su di esso, come lingue di fuoco.
"La coda la posso tenere, Will?", chiese Grell, innocentemente, e fece un piccolo guizzo in avanti.
"Onestamente, Sutcliffe, non mi ripeterò una seconda volta."
"Allora voglio almeno un bacio.", e Grell sporse le labbra in fuori. "Avanti, Will: bacia la ragazza."

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Capitolo 12
*** Sguardi insistenti ***


Sguardi insistenti
 
 
Prompt di Amaerise: Grelliam Human!AU, Grell gestisce il bar dove Will prende il caffè tutte le mattine prima di andare a lavoro. Ogni giorni gli aggiunge un biscotto a forma di cuore. Will è stupido e non coglie il messaggio fino a che Grell non lo bacia.
Parole: 466
 

La mattina il bar era un vero e proprio inferno: gente che si affollava al bancone, ordini gridati che si mischiavano al chiacchiericcio, più allegro, dei clienti, cornetti caldi appena sfornati, cartocci di latte e cialde vuoti da buttare. Per un paio d'ore il locale diventava un caleidoscopio di vita, ma a Grell piaceva così. Lei stessa era sempre in prima linea nel servire i suoi clienti, poiché era dell'opinione che un bravo capo dovesse lavorare fianco a fianco coi suoi dipendenti. E così facendo riusciva ad instaurare un buon rapporto con buona parte della sua clientela, in qualche caso riusciva a sviluppare un rapporto più confidenziale. 
Qualche volta, invece, capitava che si prendesse una sbandata per un bell'uomo, con tanti cari saluti alla sua professionalità: questa volta era il turno di un austero moro dai modi calmi e severi, a tratti glaciali. Grell ricordava perfettamente la prima volta che era entrato nel locale, si era faticosamente ritagliato un posto al bancone e aveva fatto la sua prima ordinazione: un caffè nero leggermente macchiato di latte, senza zucchero. Dal modo in cui aveva lanciato certe occhiate in giro Grell aveva intuito che non era un tipo a cui piaceva stare in luoghi affollati - né un tipo particolarmente loquace, dal momento che la prima, vera conversazione che avevano avuto era stata alla quarta visita da parte di lui, dopo alcuni insistenti ed inconcludenti approcci da parte di Grell nei loro incontri precedenti.
Non che in quell'occasione fosse riuscita a scoprire granché sul suo conto, fatta eccezione per il suo nome: William. Eppure Grell non gli dava tregua: prese l'abitudine di aggiungere ogni volta un biscotto a forma di cuore al suo solito ordine e di fare in modo di trovarsi casualmente a passare vicino a dove sedeva lui e di intrattenerlo con alcuni dei suoi aneddoti che, se prima sembravano leggermente infastidirlo, adesso riuscivano a catturare la sua attenzione, e sempre più spesso William si lasciava trascinare nella conversazione. Più di una volta Grell aveva tentato di inviargli un messaggio sulle sue reali intenzioni nei suoi confronti, con i biscotti e alcuni sguardi intensi e particolarmente insistenti a cui però William rispondeva con un'espressione ferma e vagamente perplessa a cui si poteva dedurre che: o era il più grande attore dell'universo e ci provava gusto a farla stare sulle spine, oppure era un completo idiota.
Un giorno Grell decise di porre fine ai suoi dubbi nel miglior modo che le era congeniale: con una scusa, si protese in avanti e posò un bacio sulle labbra del suo uomo. Quando si staccò ed incontrò lo sguardo totalmente smarrito di William che la fissava di rimando scosse la testa. "Dunque non ti eri accorto di niente per tutto questo tempo, non è così? Lascia, questo lo offro io."





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Capitolo 13
*** Prima il dovere, poi il piacere ***


Prima il dovere, poi il piacere
 


Note: semi-spoiler per chi non ha letto il capitolo 105 del manga.





“Will, perché non ci fermiamo da Baden-baden?”, trillò allegramente Grell.
Onestamente, William non ne poteva più: non solo si trovava in missione straordinaria in Germania, che non gli sarebbe stata in alcun modo retribuita, pure si era ritrovato Sutcliffe come improbabile compagno di viaggio. Che adesso si era messo in testa di andare a fare visita a questa SPA nel Baden-Wurttemberg e non la finiva più di berciare. Come se avessero tempo da perdere.
“Ma Will!”, protestò Grell. “Abbiamo lavorato tutta la notte, e io sono stanca morta! Guarda, guarda che faccia!”, e cacciò fuori uno specchietto da una delle tasche, con il quale osservò la propria immagine riflessa aggrottando le sopracciglia. “Con tutto questo lavoro mi verranno le rughe, e sai che tragedia sarebbe per una donna della mia età? Ho un bisogno vitale di una maschera, e magari di un bel massaggio. Allora, Will?” Si voltò a guardarlo battendo gli occhi incorniciate da ciglia finte.
William trasse un sospiro rassegnato. Sapeva che in quei casi l’unica soluzione accettabile era accontentare Grell: se non l’avesse fatto, il compagno sarebbe andato avanti a lamentarsi per ore e ore. E poi, l’idea di un massaggio non suonava affatto male; si sentiva le spalle indolenzite, e anche i piedi gli dolevano. Senza contare che le tempie avevano cominciato a pulsargli a causa della voce acuta del suo collega.
“Potremo inviare un piccione viaggiatore per informare i piani alti che torneremo con un giorno di ritardo…”, concesse infine William, Grell lanciò un gridolino e gli diede un bacio leggero sulle labbra. “Grazie, tesoro! Neh, Will, ho sentito che fanno anche massaggi di coppia… ne prenotiamo uno, vero?”
Will aprì la bocca per protestare ma Grell portò un dito guantato davanti alle sue labbra. “E non accetto un no come risposta.”
Will alzò gli occhi al cielo, esasperato. Pure questa, figuriamoci. Si chiese quando esattamente, nella mente di Grell, lui avrebbe dovuto rilassarsi. Decise che era meglio non domandarglielo, e lasciò che il compagno facesse scivolare la mano nella sua e attaccasse a parlare di piscine d’acqua calda e di massaggi esotici che si praticavano nelle colonie.
In quei casi, l’idea di Grell di relax andava sempre a parare lì. Si disse che in ogni caso loro andavano sempre a finire lì – in un letto o su una scrivania, nella maggior parte dei casi la sua. A questo punto, si disse, era meglio approfittarne adesso che si prospettava una serata solo per loro due.
Quasi gli avesse letto il pensiero, Grell gli sussurrò con voce calda all’orecchio: “Adesso che abbiamo fatto il nostro dovere, è arrivato il momento del piacere… non sei d’accordo, Will?”




I pensieri profondi di Sakura Hikari
E dopo la bellezza di quaranta capitoli o giù di lì, Lady Yana ci fa il piacere di riportare Grell e William nella storia, per la bellezza di cinque pagine. Ma anche in quelle cinque pagine, sono più coppia sposata che mai, e l'accenno alla SPA non poteva essere ignorato e così è nata questa flashfiction. 
Se non avete letto il nuovo capitolo, affrettatevi a farlo, accadono più cose in quelle 27 pagine che negli ultimi tre capitoli.
Un grazie a BealovesOscarinobello, Ashtart e Amaerise con le quali si è delirato su Facebook all'uscita del capitolo.
E un grazie anche a voi, che leggete, recensite, preferite, seguite e ricordate,
Kisses





 

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Capitolo 14
*** With a little help from my friend ***


With a little help from my friend
 

Prompt di Jordan Hemingway:  Grelliam, scuola per shinigami, Grell é deciso a copiare da Will. Will é deciso a sopprimerlo al primo tentativo. 
Parole: 330
 

“Hey… psst!”
Non ci fu nessuna reazione da parte del moro seduto davanti a lui, ma Grell era abbastanza certo che l’avesse sentito e che lo ignorasse deliberatamente. E se c’era qualcosa che Grell non sopportava era essere ignorato. Strappò un pezzo di carta dal suo compito, lo appallottolò e lo lanciò contro la sua nuca. Il ragazzo si voltò lentamente, lanciandogli un’occhiata truce.
“Cosa vuoi?”, chiese.
Il tuo compito, e non mi dispiacerebbe affatto averti nel mio letto stasera, pensò Grell, notando con piacere che il ragazzo non era affatto male.  Prima, però, era meglio che finisse quell’esame insulso.
“La sai la risposta della quattordici C?”, bisbigliò.
“Certo che sì.”, rispose lo sconosciuto. “Ma non ho alcuna intenzione di dirtela.”
Questa poi!
“Andiamo, non fare lo stronzo.”, insisté Grell a denti stretti. “Ti ho lanciato un pezzo di foglio, scrivimi lì la risposta.”
“Ho detto di no, copiare va contro le regole.”, e detto ciò, il ragazzo tornò a guardare davanti a sé. Grell però non aveva intenzione di arrendersi: si protese in avanti in modo che le sue labbra si trovarono a pochi centimetri dall’orecchio dell’altro. “Chi se ne frega delle regole. Lo sanno tutti che questi esami sono una farsa, quello che conta è andare bene nella pratica. Dai”, ed il suo tono si fece più caldo, sensuale. “Se mi passi le risposte che mi mancano ti prometto che stasera ti mostrerò l’accesso al Paradiso.”
Il ragazzo gli rivolse un’occhiata omicida. “Allontana immediatamente la tua persona da me, o giuro che ti strangolo.”
“Sutcliffe! Spears! Occhi sul vostro compito!” La voce del supervisore arrivò potente e brusca tra di loro e Grell si lasciò andare contro la propria sedia con un grugnito.
Alla fine beccarono entrambi una B nel loro esame scritto. Quello che diede maggiore fastidio a Grell, però, fu scoprire che il suo compagno nella prova finale sarebbe stato proprio quel lecchino che era stato seduto davanti a lui durante l’esame, tale William T. Spears.




 

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Capitolo 15
*** Un metodo sicuro per ottenere il risultato sperato ***


Un metodo sicuro per ottenere il risultato sperato


Prompt di Jordan Hemingway: HP! AU, Grell decide che Will ha bisogno di un filtro d’amore.
Parole: 714


Era arrivato al punto in cui non c’era alternativa se non usare quel mezzo. A sua discolpa, c’era da dire che Grell aveva provato qualunque strategia per conquistare William, e nessuna si era rivelata efficace: quel presuntuoso quattrocchi continuava a sfuggirgli, preferendo i libri e il silenzio della Biblioteca alla sua compagnia.
E dire che all’inizio Grell trovava eccitanti i suoi continui rifiuti; altri prima di William l’avevano rifiutato in principio, ed era allora che passava alla fase che più preferiva in assoluto – seguire ovunque la sua nuova “preda” e mettere in pratica le sue tecniche di seduzione finché essa non cedeva.
Tutti alla fine cedevano, o per esasperazione o perché non reggevano alla tensione sessuale creatasi nell’aria.
Tutti tranne William. Lui no, lui aveva sempre educatamente, ma fermamente respinto ogni suo approccio con una scusa. E Grell aveva colto la sfida: adorava i tipi molto difficili, il piacere era, se possibile, doppio una volta che li faceva suoi.
Ma intanto le settimane passavano e i rifiuti si accumulavano, e ottenere il consenso di William stava diventando per Grell una questione personale. Eric e Alan gli avevano domandato in un paio di occasioni se non stesse sviluppando una strana ossessione per quel ragazzo. Grell aveva sempre negato fieramente, benché si fosse posto la stessa domanda almeno un paio di volte. Se quell’ostinazione non nascondesse qualcosa di più profondo, qualcosa che avesse a che fare con la buffa sensazione che lo coglieva alla bocca dello stomaco ogni volta che William (che ormai non sprecava più il fiato con lui) lo rifiutava con un’occhiata gelida, penetrante. Ma alla fine aveva liquidato quegli strani pensieri ed aveva dato la colpa ai suoi ormoni adolescenziali irrequieti.
E così era ricorso ad un filtro d’amore. Prepararlo era stato lungo e complicato (Grell era una frana in Pozioni), e aveva previsto che trovare il modo di farglielo bere lo sarebbe stato ancora di più. Invece, sorprendentemente, quella fu la parte più facile di tutto il piano. Evidentemente anche il fiero e ambizioso William T. Spears abbassava la guardia ogni tanto, specie dopo un allenamento di Quidditch imprevisto in cui si era ritrovato a sostituire uno dei giocatori infortunati.
Una volta compiuta la missione, Grell non aveva esattamente idea di cosa sarebbe successo. Angelina gli aveva dipinto un quadro generale, ma era anche vero che ognuno reagiva in modo diverso. La cosa migliore sarebbe stata attendere che fosse William a recarsi da lui, ma Grell ne aveva abbastanza di attendere. Così, quando finalmente William uscì dallo spogliatoio maschile, coi capelli ancora leggermente umidi e la scopa in spalla, Grell era già lì ad aspettarlo, il suo solito ghigno furbesco disegnato sulle labbra.
La sua reazione fu al tempo stesso inaspettata ed adorabile: William sgranò gli occhi sorpreso, e il secondo successivo distolse lo sguardo, focalizzando la sua attenzione su tutto tranne che su Grell. “Sutcliffe. Non mi aspettavo di trovarti qui.”, disse con difficoltà, come se avesse un nodo stretto alla gola.
Oh, era ancora meglio di quanto si fosse immaginato, pensò Grell gongolante. William era imbarazzato. Il fiero, serio, glaciale William era imbarazzato come una verginella. Eccola là, una lieve sfumatura rosea sulle sue guance, a tradire il suo stato d’animo. Nonostante ciò, sembrava che non avesse perso del tutto la sua naturale compostezza – il che era un bene, per Grell. Era una delle caratteristiche che più lo attraevano in uomo, e la sua parte preferita era fare in modo di essere lui a togliergli quella maschera priva di emozioni per poi lasciar emergere a poco a poco i sentimenti celati dietro di essa.
Grell azzerò la distanza tra i loro corpi e gli rivolse un buffetto scherzoso, per il solo capriccio di vederlo agitarsi ancora di più. William si lasciò sfuggire un respiro smozzato tra i denti, ma a parte questo non ci furono altre particolari reazioni.
“Sei adorabile così, lo sai?”, mormorò Grell, con voce calda.
“Tu trovi che io sia adorabile?”, chiese Will incontrando finalmente il suo sguardo, e Grell vide, in quei suoi occhi solitamente così inespressivi, mescolarsi speranza e stupore, come se non potesse credere alla fortuna che gli fosse capitata.
“Oh sì, mio caro”, sussurrò Grell, portando un dito a tracciare il contorno delle sue labbra, schiudendole appena.
Si prospettava una serata molto interessante.





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