Centomila dei prossimi giorni.

di SheloveMMengoni
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** -La svolta. ***
Capitolo 2: *** -L'inizio. ***
Capitolo 3: *** -Conoscenze. ***
Capitolo 4: *** -Questo si chiama 'VIVERE'. ***
Capitolo 5: *** -Un nuovo viaggio. ***
Capitolo 6: *** -Milano/Taormina. ***
Capitolo 7: *** -Pre-concerto. ***
Capitolo 8: *** -Il concerto. ***
Capitolo 9: *** yyh ***



Capitolo 1
*** -La svolta. ***


1° CAPITOLO.
-La svolta.

 
*Il mio nome è Samanta, ma tutti mi chiamano Sam. ho da poco compiuto ventuno anni e vivo in una piccola città poco distante da Roma, qualche anno fa ho terminato gli studi al liceo scientifico e ancora devo scegliere l'università e soprattutto la facoltà. Credo di essere..*

Chiusi di botto quel diario che avevo tra le mani e lo lanciai sul letto, mi era stato regalato ieri, per cui dovevo provare a scriverci su qualcosa ma un diario serve per raccontare la proprio giornata, le proprio emozioni, gli avvenimenti importanti.. ma io cosa potevo scriverci? le mie giornate erano alquanto noiose, tutte uguali: Svegliarsi a tarda ora, litigare con mio fratello, pranzare, navigare su internet, litigare con mio fratello, uscire con i miei amici, litigare ancora con mio fratello, cenare e restare collegata ancora fino a tarda ora sui social network.. in fondo i social non erano del tutto inutili, avevo conosciuto una ragazza di Milano, Sara, davvero una persona molto bella..
«Un diario, non scriverò mai su uno stupido diario.» dissi tra me e me;
Erano circa le 12.00, mi alzai dal letto e con ancora il pigiama andai in cucina dove vidi mio fratello sul divano con un amico che purtroppo notai la sua presenza solo dopo essergli passata dinanzi, ed ovviamente, mio fratello non risparmiò il suo sarcasmo
«Che carino il pigiamino di Minni!» 
«Ignorante!»
replicai con tono piuttosto irritato.
Sghignazzò per qualche secondo e poco dopo si sedette al tavolo prendendo qualche libro per studiare con il suo amico.. Mio fratello aveva 18 anni e studiava al liceo d'arte, nonostante fosse il fratello minore mi faceva penare parecchio.
Presi il suo posto sul divano e mi sintonizzai su MTV music, -altro che diario, c'è la musica che parla al posto tuo- pensai. Subito dopo apparve un ragazzo con una scatola in testa,  capii chi fosse solo dopo aver letto il suo nome, Marco Mengoni!
«Ha fatto un nuovo disco Mengoni!» affermò Alessandro, -mio fratello- improvvisamente.
«E' molto bravo, sono ancora rimasta a 'Solo 2.0' io.» risposi continuando ad ascoltare la canzone, adoravo quel cantante, aveva una voce calda, raffinata e sensuale.
Terminata la canzone mi sedetti al tavolo con mio fratello e il suo amico.
«Posso fare qualche cosa anche io?» chiesi cercando di essere simpatica!
«Sei stanca di non far niente?» replicò mio fratello.
«La smetti con queste battutine idiote? comunque piacere, io sono Samanta, ma chiamami Sam!» sorrisi porgendo una mano all'amico misterioso.
«Io sono Stefano!» mi strinse la mano e mi sorrise dolcemente.
«Quindi quest'anno voi due avete la maturità!»
«Non ricordarmelo!» rispose Alessandro.
Gli lanciai un'occhiata furtiva e poco dopo ritornai a sorridere con Stefano.
«Che facoltà hai in progetto?» chiesi al ragazzo cercando di dialogare.
«In realtà avrei pensato medicina, sono attratto da tutto ciò!» rispose sgranando gli occhi felice.
-Sangue, punture, malati- pensai e il mio stomaco si chiuse completamente.
«Tu?» mi domandò.
«In realtà non vorrei più far nulla!» risi schietta. «Ma come dice Alessandro 'sono stanca di non far nulla!» esclamai guardando mio fratello ridere.
«E cosa farai nella vita?» aggiunse aggrottando la fronte.
Non risposi, mi limitai a scrollare le spalle forzando un sorriso.
Stefano rimase a pranzo da noi, poiché aveva ancora da studiare nel pomeriggio, parlammo a lungo del futuro e ciò mi fece riflettere tanto.
Nel tardo pomeriggio mi stesi sul mio letto lasciando spazio solo alla musica, ma c'era qualcosa che mi torturava la mente.. -Cosa farai nella vita?- quella domanda tuonava nella mia testa e a quel punto nonostante avessi le cuffiette con il volume al massimo, quasi per la prima volta i miei pensieri erano più rumorosi, ero stanca di essere mantenuta dai miei, ero stanca di quella vita noiosa, anch'io volevo scrivere su uno stupido diario tutto ciò che mi accadeva e che fosse almeno un minimo più movimentato della vita che stavo vivendo adesso, volevo cambiare la mia vita dal nulla.. forse era proprio questa la magia, partire dal nulla e fare piccoli traguardi ogni giorno, mesi o anche anni.. non aveva importanza in tempo, la cosa più importante era raggiungerli.
Erano le 22.00 circa navigavo su internet e mi sfiorò un pensiero, cercai su google qualche università, perché non legge?
-No.- rispose la mia mente, non avrei mai potuto essere una donna di legge, perché non le rispettavo.
Continuai a cercare fin quando non lessi che tra una settimana si sarebbero tenuti i test d'ingresso ad un'università di Milano, -Psicologia e scienze della formazione- era la meno peggio per me, in fondo l'università era una scusa per poter cambiare aria di imbattermi in una nuova vita. Spensi il computer e mi fiondai nel letto, presi il mio ipod e mi immersi nella musica, esattamente nel nuovo album di Marco Mengoni, che amai al primo ascolto.
*Con teeeeeeeee ooh ohhh* suonò la sveglia del cellulare che avevo impostato la sera prima, mi alzai di scatto dallo spavento a causa dell'alto volume e la spensi velocemente.
Mi alzai dal letto dopo avermi stiracchiata per bene e mi precipitai nella doccia facendo scivolare sul mio corpo un getto d'acqua fredda e canticchiando qualche canzone.
Erano le 10.00, uscii dal bagno pulita e profumata e indossai dei pantaloncini corti con una maglietta bianca abbastanza larga e lunga.
Andai in cucina e vidi mia madre insieme a mio padre fare colazione, gli sorrisi e mi aggiunsi a loro.
«Buongiorno!» esclamai felice accomodandomi.
«Buongiorno Sam!» risposero quasi in coro.
«Che sorrisone hai stamattina, cosa succede?» chiese mia madre premurosamente porgendomi i cereali.
«Si è innamorata!» aggiunse mio padre prendendomi in giro.
«Si, avoja! in realtà ho una cosa da dirvi!» sorrisi ancora una volta inarcando un sopracciglio ed entrambi si bloccarono fissandomi. «Tra due settimane c'è il test d'ingresso per Psicologia e scienze della formazione in un'università di Milano, voglio andare lì!»
«Non ci hai pensato per due anni e da un giorno all'alto hai programmato tutto?» disse tutto d'un fiato turbata mia madre.
«Martina, lasciala andare! non può di certo restare qui per sempre!» aggiunse mio padre cercando di tranquillizzare mia madre che sospirò forte e con un tono amareggiato aggiunse: «E cosa hai intenzione di fare? trasferirti a Milano da sola senza nessuno?» -Era proprio quello che volevo, andare in una nuova città dove nessuno mi conoscesse ed essere una persona nuova, migliore.-
«Mamma, smettila di essere sempre preoccupata per me, ho ventuno anni, e ho bisogno di cambiare aria!» risposi poggiandole una mano sul braccio, mi sorrise ed annuì.
«Se è quello che vuoi!» abbassò lo sguardo e riprese poco dopo «Però dovrai chiamarmi tutti i giorni e raccontarmi tutto quello che fai.. e devi stare attenta!» ordinò; le sorrisi e abbracciai entrambi facendo rovesciare tutto il latte che mi ero versata poco prima.
Pulii tutto quanto e andai in camera mia con la mia amata musica, dovevo iniziare a progettare tutto, dovevo affittare una casa e magari dividerla con qualcuno in modo che le spese fossero di meno. -LE SPESE- mi rimbombò nella mia testa, dove avrei preso i soldi? avevo qualche risparmio grazie al piccolo lavoro che feci nei mesi precedenti come baby sitter, ma non bastavano neanche per il tempo di trovare un lavoro lì! Odiavo chiedere soldi ai miei, alla mia età.. ma in quel caso dovevo!
Ritornai nel salotto dove vidi mio padre prepararsi per andare al lavoro e appena mi notò scoppiò in una leggera risata, «Sapevo che prima o poi dovevi porti quel problema, ci penso io.. quando torno questa sera!» Mi aveva capita al volo! gli sorrisi e lo abbracciai forte!
«Papà sta attento, quando il diavolo ti accarezza vuole l'anima!» disse mio fratello sbucando fuori dal nulla!
«E c'hai ragione!» aggiunse mio padre ridendo.
Mi sciolsi dall'abbraccio e osservai prima mio fratello poi mio padre e scoppiai a ridere.
Andai in camera mia e pensai subito che a Milano abitava Sara, l'amica dei social.. presi il cellulare e composi il suo numero chiamandola.
«Pronto?» rispose dopo svariati squilli.
«Oii, Sara! sono Samanta! devo darti una notizia bellissima!»
«Saam!» esclamò entusiasta «Parla, dimmi tutto!»
«Ho deciso finalmente di iscrivermi ad una facoltà e quella che ho scelto è proprio...»
«A Milano!» urlò precedendomi.
«Esatto, ci vedremo!»
«Non posso crederci! mi iscriverò insieme a te allora, passeremo tutti i giorni insieme!» aggiunse felice.
«Adesso però devo trovare una piccola casa, al più presto visto che tra due settimane c'è il test.»
«Puoi venire a stare da me, mio fratello è fuori città per due mesi e hai tutto il tempo di cercarne una» mi suggerì.
Parlammo ancora a lungo e passai l'intera giornata organizzandomi, tra treno, soldi, e andai a fare compere da aggiungere nelle valigie.
Avrei dovuto prendere il treno tra due giorni e sarei stata da Sara fin quando non trovavo un lavoro ed una casa.
Stavo trasformando del tutto la mia vita da un giorno all'altro, ma non c'era tempo.. ero stanca di aspettare.

 
-Continua.

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Capitolo 2
*** -L'inizio. ***


2° CAPITOLO.
-L'inizio.

 
Quei due giorni passarono molto velocemente, mancavano poche ore dalla partenza, diedi un'ultima occhiata alle valigie assicurandomi che non mancasse nulla, notai il diario sulla scrivania su cui stavo scrivendo qualche giorno prima e lo infilai nella borsa senza pensarci troppo..
«E' tutto pronto!» sussurrai e il mio viso fu pervaso da un sorriso immenso.
-Sta davvero cambiando la mia vita, non posso crederci, una svolta a tutto, finalmente!- pensai.
Continuai per qualche minuto ad immaginare tutto ciò che poteva accadere e mi ritrovai a fantasticare sulle cose impossibili, fui interrotta da mio fratello che apparve sulla soglia della porta che mi sorrideva.
«Finalmente te ne vai e non rompi più!» esclamò avvicinandosi ed avvolgendomi in un forte abbraccio.
«Le tue giornate saranno tanto noiose senza di me!» dissi alzando un sopracciglio e ricambiai la stretta.
Eravamo cane e gatto, ma in fondo .. molto infondo, eravamo davvero molto legati e ci volevamo davvero tanto bene.
Mi sciolsi dall'abbraccio e notai che aveva una cosa tra le mani, un disco.
«Questo è per te, visto che eri rimasta a Solo 2.0!» disse sorridendomi e porgendomi in nuovo album di Marco Mengoni! Lo abbracciai nuovamente e lo ringraziai fissando quel disco, arrivò mia madre in camera mia «Cos'è tutto questo sentimentalismo?» chiese ridendo.
«Si infatti, dai vattene e lasciami fare il re di casa!» esclamò mio fratello divertito.
«Ma quale re?» risposi sarcastica.
Salutai i miei genitori. I loro sguardi li ricordo ancora, per me iniziava però un viaggio, che forse mi avrebbe portata alla realizzazione dei miei sogni, mi avrebbe portata finalmente a vivere la mia vita, avevo smesso finalmente di vivere di solo respiro.
C'era tanto traffico e per arrivare alla stazione avremmo impiegato circa 15/20 minuti, cosi decisi di inserire il nuovo disco e ascoltammo Mengoni per tutto il tragitto, senza parlare, godendoci quei pochi attimi ancora insieme.
All'arrivo, scesi dall'auto e Alessandro prontamente mi aiutò con le valigie.
«Stai attenta! e non guardare nessun ragazzo!» esclamò.
«Stai facendo il fratello geloso o sbaglio?»
«Io? ma smettila!» rise e mi abbracciò ancora una volta «Chiamami spesso, e raccontami com'è Milano!» aggiunse.
«Lo farò!» ci staccammo e gli sorrisi.
«Fammi sapere se ci sono anche tante ragazze carine eh! cosi mi trasferisco anche io!» disse strizzandomi l'occhio, -sempre il solito- sorrisi e udii l'arrivo del mio treno.
«Allora te ne vai davvero!» sgranò gli occhi quasi come se non ci credesse.
«No per prenderti in giro!» risposi ridendo.
«Basta abbracci.. mi mancherai ma adesso vattene!»
risi e lo abbracciai ancora una volta. -Che record. non avevo mai abbracciato mio fratello dalla sua nascita e in un giorno solo tutto questo sentimentalismo- risi e presi i bagagli e mi voltai verso il treno, entrai, posai tutte le mie cose e presi posto.
Dal finestrino vidi mio fratello ancora li impalato e lo salutai agitando la mano.
Dopo non molto il treno partì, sarei arrivata a destinazione dopo circa 3/4 ore.
Per ammazzare il tempo presi il mio ipod e passai l'intero viaggio tra Ed Sheeran, Jessie J e Marco Mengoni.
Furono le ore più lunghe della mia vita, continuavo a torturarmi le unghie dall'agitazione, mille pensieri balenavano nella mia testa. -Cosa sarei diventata? cosa mi stava aspettando?- con lo sguardo fermo osservavo i paesaggi che sparivano dal finestrino, i miei pensieri furono disturbati quando qualcuno si sedette accanto a me, un giovane ragazzo dai capelli  ricci di un castano chiaro, avevi gli occhi azzurri come il mare era davvero di bell'aspetto.
«Ti sanguineranno le mani se non la smetti di morderle!» disse abbozzando un sorriso.
Abbassai lo sguardo imbarazzata.
«Scusa se ti ho disturbata, era l'unico posto libero» aggiunse cercando di rompere il ghiaccio.
Mi guardai intorno, notai che eravamo le uniche due persone del vagone.
«No, era una scusa!» confessò poco dopo.
Sembravo una stupida, non avevo ancora detto una parola ed ero rossa come un peperone.
«Mi chiamo Samanta!» buttai giu tutto d'un fiato.
«Piacere S-A-M-A-N-T-A» scandì il mio nome in modo scherzoso mentre cercava di sgarbugliare gli auricolari.
Quanto era bello.
Scacciai via quel pensiero scuotendo la testa e sorrisi tra me e me ritornando ai miei pensieri.   
Il treno si fermò, eravamo arrivati! finalmente, stava diventando davvero scomodo.
Presi le mie cose e abbandonai il treno, -Non sapevo neanche il nome di quel ragazzo- pensai un po' delusa.
Alla stazione mi aspettava Sara, ma c'erano tantissime persone, come avrei fatto a riconoscerla?! i miei occhi si spostavano tra una persona e l'altra e senza accorgermene vidi una ragazza bellissima, dai capelli lunghi e castani, molto alta e magra che mi veniva contro con un sorriso che partiva da un orecchio e finiva dall'altro.
«Sam!» esclamò abbracciandomi cosi forte che barcollai.
«Sara!» sorrisi stringendola più forte «Menomale che mi hai trovata, stavo davvero delirando con questa folla!»
«Ma sei bellissima!» aggiunse staccandosi dall'abbraccio e guardandomi dai piedi fino all'ultimo capello.
Gli sorrisi e risposi divertita: «Ma dove? chi stai guardando? tu sei bellissima!»
«Dai andiamo via di qui che non si respira, ti porto prima a casa mia e poi facciamo un giro per fare conoscenza con Milano, ti va?» propose.
Annuii e lasciammo la stazione.
Mi accomodai nella sua auto e dal finestrino osservai ogni singolo dettaglio di quella splendida città, Milano era davvero bellissima.
Arrivammo a casa sua dopo pochi minuti e Sara mi aiutò a portare sopra le valigie.
Aprii la porta di casa e mi lasciò entrare mentre lei rimase per qualche istante sulla soglia osservano la mia reazione.
«E' bellissima!» esclamai guardandola in viso.
«E siamo solo al salotto!» rispose chiudendosi la porta alle sue spalle.
Mi fece vedere ogni singola stanza della casa, era davvero molto accogliente e moderna, io avrei dormito in camera di suo fratello fin quando non avrei trovato un lavoro, ma dovevo affrettarmi, tra qualche mese suo fratello sarebbe ritornato.
Passai un paio d'ore a parlare con Sara e dopo un po' suonò il campanello.
«Sarà mia madre!» Disse alzandosi per aprire la porta, e cosi fu.
«Ciao Sara, la tua amica è arrivata?» chiese dolcemente e dopo una frazione di secondi mi notò nel salotto, senza tante parole mi si avvicinò e mi strinse in un caloroso abbraccio.
«Ciao signora, io sono Samanta Bianchi!» gli porsi la mano con educazione.
«Non chiamarmi signora, mi fai sentire anziana, chiamami pure Anna.»
«Sarai affamata?» aggiunse.
Ero imbarazzata certo, ma non abbastanza per risponderle di no! Così mi limitai ad annuire.
Dopo una sana merenda ristoratrice, Sara si alzò di botto dal divano ed esclamò quasi gridando:
«Dai Sam! andiamo a fare questo tour per Milano!»
Mi alzai e presi il cappotto, la prima meta fu' il Duomo.
Restai impietrita dinanzi a tanta bellezza, avevo visto il Duomo solo nei film e dal vivo era come se fosse magico, ritornai alla realtà solo quando Sara agitò la sua mano avanti ai miei occhi, «Sam è chiamata sulla terra!» disse ridendo.
Passeggiammo davvero tanto, ed io non mi ero lasciata sfuggire neanche una piccola pietra di quella meravigliosa città.
Approfittai anche del lungo giro per chiedere in giro se avessero bisogno di una commessa ma niente.
Ci accomodammo ad un bar in piazza e prendemmo un caffé.
«Ti troverai bene qui, vedrai!» intervenne Sara nell'attesa.
«Non ne dubito!»
«Ci sono anche dei ragazzi niente male!» aggiunse ridendo «Stasera riposi perché sei stanca a causa del viaggio, ma domani sera andiamo in un pub!»
scossi la testa e mi interruppe: «Non voglio rifiuti!»
Le sorrisi.
Finalmente arrivarono i due caffé, passammo un po' di tempo sedute fuori a quel bar e dopo poco tornammo a casa stanche ed affamate.
La mamma di Sara aveva preparato una bistecca coi fiocchi, davvero squisita, ebbi il piacere di conoscere anche suo padre, Andrea, molto simpatico e socievole, leggermente logorroico! infatti per due ore mi riempì la testa di musica e concerti dell'epoca, sottolineando più volte il fatto che la musica attuale fosse troppo banale e stereotipata; «troppi sedicenti musicisti »  gridava, «come anche quel suo amico che si crede Prince!» indicando Sara.
Finimmo di cenare alle 21:30, guardai un film romantico e andai a letto.
Quella notte non chiusi occhio, non riuscivo a dormire.. ero pervasa da un'adrenalina in tutto il mio corpo, scambiai qualche messaggio con mio fratello, come sempre idioti e presi il mio ipod, mentre rovistavo nella mia borsa notai il diario stupido, sorrisi e lo aprii, lessi quelle piccole frasi che avevo scritto qualche settimana prima e risi ancora, voltai pagina presi una penna che trovai sulla scrivania e iniziai a scrivere.
*Ciao stupido diario, non ho ancora molto da scrivere, ma qualcosa sta cambiando.. mi sono trasferita a Milano, adesso abito da Sara, un'amica che ho conosciuto grazie ad un social network, devo trovare un lavoro e affittare una casa presto.. non ho ancora conosciuto nessuno, domani andrò in un pub, spero davvero di fare amicizia e risultare simpatica, vivere in questa città non è affatto noioso, quindi avrò da scrivere molto, sei felice? ma ti ritengo ancora uno stupido diario.*
sorrisi tra me e me e lo chiusi posandolo nella mia borsa.
Mi rilassai sul letto -che era molto comodo e soffice- e misi le cuffiette, il lettore partì da dove lo avevo fermato nel treno, e subito dopo qualche accordo partì quella voce calda che quasi sussurrava sulle note di 'Non passerai.'

 
-Continua.

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Capitolo 3
*** -Conoscenze. ***



3° CAPITOLO.
-Conoscenze.


Una scia di sole, facendosi spazio tra le tendine, infuocò le lenzuola al punto che ero fradicia di sudore, ma neanche per il calore avrei rinunciato al sonno; sfilai il cuscino dalla mia testa e mi coprii il viso restando cosi ancora per qualche minuto, fin quando Sara con la sua vocina stridula entrò in camera -senza neanche bussare- 
«Saam, sono le nove, andiamo a fare colazione fuori e poi devi aiutarmi a scegliere un abito, stasera ho un appuntamento!» disse urlando entusiasta sedendosi sul letto e sfilandomi le lenzuola.
«Lasciami dormire ancora un po'» chiesi quasi come una supplica stringendo forte il cuscino sul mio viso.
«Sei venuta a Milano per dormire?» si alzò e con forza mi tolse il cuscino dalle mani per poi rilancirmelo. «Dormigliona!» aggiunse.
«Appuntamento? hai un appuntamento?» chiesi alzandomi con la schiena dal letto e fissandola.
«Ti sono arrivate adesso le mie parole?»
«Faccio una doccia e usciamo!» risposi rassegnata.
Mi alzai prendendo il bagnoschiuma, l'intimo, dei shorts scuri ed una maglietta molto estiva nera ed entrai nel bagno evitando di specchiarmi per evitare traumi mattutini, chiusi la porta a chiave e mi spogliai legando i capelli per non bagnarli, mi infilai sotto la doccia e lasciai che fosse l'acqua fredda a svegliarmi completamente.
Dopo una decina di minuti ritornai in camera e Sara sfoggiò uno dei suoi sorrisi smaglianti.
«Con chi hai questo appuntamento?» le chiesi chinandomi per allacciare le scarpe.
«Si chiama Valerio! l'ho conosciuto la settimana scorsa, è davvero carinissimo!» rispose guardando fuori la finestra, incantata quasi come se stesse raccontando una favola.
«Mmh.. quindi questa sera mi lasci da sola?» 

«Non ti piace parlare con mio padre?» disse, scoppiando subito dopo in una risata. «No, tu vieni con me, devo incontrare Valerio in un pub non molto lontano dal centro, ci sono anche i miei amici li, ti piaceranno vedrai!» esclamò poco dopo.
Presi la mia borsa a tracolla e uscimmo di casa.
Durante il tragitto Sara non fece alt
ro che parlare, -Avevo una vaga idea da chi lo avesse ereditato- continuava a parlare di Valerio, l'appuntamento e di cosa potesse indossare, io ero ancora addormentata e faticavo persino a muovere le gambe per poter camminare, figuriamoci comprendere i suoi discorsi complessi.
Dopo una decina di minuti, tra le chiacchiere di Sara e le sue auto-risposte, arrivammo ad un bar davvero molto accogliente proprio in piazza, ci sedemmo ad un tavolo esterno per poter godere di quel panorama e arrivò il cameriere per appuntare gli ordini.
«Io prendo un caffè con polvere di cacao ed un cornetto alla crema.» disse Sara.
«Per me un cappuccino ed una ciambella, grazie.» aggiunsi accennandogli un sorriso.
Rimasi ad attendere, mentre Sara come al solito, parlava.
«A cosa pensi?» mi chiese ad un certo punto notandomi assente.
«Scusami, di mattina non connetto!» esclamai arrossendo.
«Ma non hai risposto alla mia domanda!»
«Pensavo ad un ragazzo che ho incontrato nel treno, tutto qui!» confessai. 
Stava per farmi il terzo grado, ma fui salvata dal cameriere che ci servì.
Iniziai a sorseggiare il mio cappucciono -ustionante- e portai alla bocca la ciambella.
«Ecco uno dei miei amici che avresti dovuto conoscere questa sera!» disse d'un tratto Sara alzandosi per salutare un ragazzo, morsi un pezzo della mia ciambella e quando alzai lo sguardo vidi proprio lui, il ragazzo del treno.
Rimasi a fissarlo per qualche secondo con gli occhi sgranati e lui scoppiò a ridere.
-Perché rideva? forse per la mia reazione?-
Sara prese dalla borsa uno specchietto porgendomelo e quando mi specchiai capii il motivo, avevo un paio di baffi fatti di cappuccino e zucchero, subito mi precipitai a prendere il fazzoletto e mi asciugai.
«Scusatemi!» dissi imbarazzata.
«Lui è Davide!» esclamò Sara interrompendo il disagio. 
«Sono contento di rivederti, Samanta!» rispose tendendomi la mano. 
Subito avvertii lo sguardo fisso di Sara che scrutava ogni mio movimento, ero agitatissima.
«Scusatemi ma devo proprio andare, aspettano me, il lavoro chiama!» disse Davide salutandoci. 
Appena si allontanò feci un lungo sospiro di sollievo scaricando tutta l'adrenalina. 
«Davide è il ragazzo che pensavi? ti piace?» domandò velocemente inchinando la sua schiena avanti per avvicinarsi.
«No! lo pensavo perché era un tipo strano, non mi piace!» risposi un po' infastidita.
«Guarda che ho visto come sei arrossita!»
«Forse perché mi è scoppiato a ridere in faccia ed io avevo tutte le labbra zuccherate?» beffeggiai.
«Ho capito, scusa.»
«Non devi scusarti, ho fatto una figuraccia ed ero imbarazzata..» risposi.
Sara continuò a mangiare beata il suo cornetto senza dire più una parola, io invece avevo finito solo il mio cappuccino lasciando la ciambella.
Erano circa le 11.30 e le strade di Milano diventavano sempre più calde, era l'ultima settimana di Agosto, e l'aria era particolarmente afosa.
Ci incamminammo per il centro alla ricerca degli abiti che avrebbe dovuto indossare Sara all'appuntamento, non si lasciava sfuggire una vetrina ed entrava in tutti quanti i negozi, un abito mi colpì particolarmente ma alla vista del cartellino con il prezzo, capii che potevo solo guardarlo -E sognarlo-, entrammo in quel negozio e Sara provò tantissimi abiti, ma nessuno la faceva particolarmente impazzire.
«Lo vuoi provare?» mi chiese, avendo notato il mio interesse per quell'abito, era nero e corto, arrivava poco prima il ginocchio, la scollatura formava un leggero cuore senza spalline, ed il tessuto era attorcigliato a sé. 
«No, guardavo solamente! tu hai trovato qualcosa?»
«Non mi fa impazzire nulla.» rispose. «Perché non lo provi? ti starà bene.» insistette.
Annuii ed entrai nel camerino uscendo poco dopo con indosso quell'abito, mi stava davvero bene.
«Sei .. pazzesca!» esclamò Sara esaltata.
«Davvero?» chiesi compiaciuta e mi roteai notando ogni dettaglio di quel meraviglioso abito.
«Te lo regalo io!» affermò
«No, non devi!» risposi «Non mi piace neanche come mi sta!» mentii.
«Dal tuo sguardo e il tuo sorriso non sembra! Prendilo come un regalo di benvenuto!» 
Passammo ancora un paio d'ore per i negozi, senza risultati, e tornammo a casa.
Posai il mio abito nella camera dove alloggiavo e aiutaii la mamma di Sara ad apparecchiare.
Mangiammo dei maccheroni fumanti molto buoni e un' insalata.
«Come ti trovi?» chiese la signora Anna.
«Molto bene, la ringrazio.. sua figlia mi sta aiutando a fare conoscenza con la città!» esclamai.
«Bene! sono molto contenta!» rispose.
Parlammo ancora per un po' ed aiutai ad asciugare le posate.
Erano le 18.30 e Sara iniziò ad agitarsi per l'appuntamento chiedendomi di aiutarla nella scelta dell'abito.
Provò tantissimi abiti, nessuno sembrava quello giusto, cosi andai a prendere la mia valigia, ancora senza essere disfatta, e le mostrai vari vestiti. 
Finalmente uno che le piaceva! scelse di indossare un vestito che avevo comprato circa un anno fa a Berlino, era blu elettrico stretto sopra ma che ricadeva molto morbido ed era tenuto da una collana rifinita da tanti piccoli brillantini.
Dopo un po' andai a vestirmi anch'io, indossai l'abito che mi aveva regalato Sara e come accessori scelsi un bracciale a fascia d'argento e una collana lunga con tanti cuoricini intrecciati tra loro e le scarpe dal tacco alto ma abbastanza sobri, un filo di trucco, ed ero pronta.
Arrivammo al pub alle 22:30 ed era già affollatissimo.
Sara notò subito che ad un tavolo c'erano i suoi amici, tra cui anche Davide, e mi tirò con sé «Ragazzi!» esclamò sedendosi al tavolo con loro, «Lei è Samanta, è venuta a Milano da qualche giorno!» aggiunse.
Al tavolo, oltre che Davide, c'erano altri due ragazzi e due ragazze, una di carnaggione molto scura dai capelli lisci e neri con gli occhi dello stesso colore, mentre l'altra era l'esatto opposto: dalla pelle chiara, capelli biondi e ricci ed i suoi occhi erano di un meraviglioso azzurro.
«Piacere, Samanta!» ripetei ai ragazzi.
«Peter!» 
«Giovanni!»
«Marta!» 
«Claudia, ma chiamami Iaia!» esclamò la ragazza dai capelli scuri.
Mi sorrisero dolcemente tutti e mi accomodai, poco dopo Sara sparì.
«Quindi, di dove sei?» chiese Marta.
«Roma!» risposi sorridendo, ero molto nervosa ed imbarazzata e come era il mio solito in quelle situazioni, iniziai a torturarmi le mani.
Mi fecero ancora altre domande per conoscermi e dopo un po' si alzarono per ballare.
«Non balli?» mi chiese Peter.
«Arrivo tra qualche minuto.» risposi, e si diresse in pista.
Peter era di statura media, dai capelli ed occhi castani, aveva un aria molto severa, anche se in realtà era molto simpatico e socievole.
Restai qualche minuto seduta da sola al tavolo fin quando non sentii una voce maschile alle mie spalle: «Ti uscità il sangue se non la smetti!»
Mi voltai e vidi un ragazzo alto, dai capelli neri -scompigliati-, occhi castani e con la barba molto folta, con lui c'era anche Davide che subito aggiunse: «Glielo dissi anche io! dai venite a ballare!» esclamò per poi allontanarsi.
In quel momento il mio corpo si alleggerì cosi tanto che quasi non riuscivo a controllare i muscoli, arrossii -come sempre- e rimasi abbagliata.
«Io sono Marco!» esclamò sedendosi al tavolo.
«So chi sei!» risposi a voce rotta. 
Era proprio lui? avevo dinanzi a me Marco Mengoni? volevo dirgli che ero una sua fan, che lo adoravo e veneravo, ma mi limitai a sorridere come una stupida.
«A questo punto dovresti dirmi: io mi chiamo..» disse imitando una voce femminile.
«Samanta!» risposi ridendo.
«Samanta.. » fece da eco, «Samanta, sai, che non ho mai capito, dove va l' 'H'?» chiese aggrottando la fronte confuso.
«N-no..» dissi balbettando.
«'No' cosa?»
«Nel mio n-nome non c'è nessuna 'H'» balbettai ancora. -che deficiente che ero, avrei tanto voluto che si aprisse un buco nero ai miei piedi per poter sprofondare-
«Samanta senza H.» affermò ed io annuii.
«Vieni a ballare?»
«Faccio una telefonata e arrivo!» risposi.
Lui si alzò e mentre si allontanava aggiunse: «Certo che sei proprio strana!».

-Continua.

 

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Capitolo 4
*** -Questo si chiama 'VIVERE'. ***



4° Capitolo.
-Questo si chiama 'VIVERE'.


#Marco's pov.
Arrivai in pista aggiungendomi ai ragazzi e da lontano guardavo quella ragazza misteriosa, scrutavo ogni suo movimento ed ogni sua espressione, era molto bella, i suoi capelli erano di un lucente oro e i suoi occhi erano come le acque dell'oceano, azzurri e immensi, ma era davvero strana, e non so per quale motivo avevo voglia di conoscerla e magari capirla.
Avevo avvertito qualcosa in lei, ma non riuscivo a comprendere cosa, appena mi aveva visto sembrava volesse saltarmi addosso e riempirmi di complimenti e invece era rimasta seduta torturandosi le mani, forse era timida.. o forse, non era interessata minimamente al fatto che io fossi un personaggio pubblico e questo mi piaceva.
Peter mi porse un drink e scacciai tutti i miei pensieri in quel bicchiere restando in pista ancora a lungo.
Dopo una mezz'ora ritornammo tutti al tavolo e solo allora mi resi conto che Samanta oltre a non aggiungersi a noi, era sparita.
«Samanta dove è finita?» chiese Marta accomodandosi.
«Ma chi era?» domandai sopraffatto dalla curiosità.
«Un'amica di Sara!» aggiunse mia cugina Iaia.
«Perché non l'ho mai vista prima?» 
«Perché è arrivata a Milano da pochi giorni, è Romana.» rispose Marta.
Annuii ordinando un altro drink, in realtà, ero rimasto un po' male.. era sparita senza avvertire nessuno e avrei voluto parlare ancora un po' con lei.
Dopo pochi minuti qualcuno poggiò un drink sul tavolo, ma non era quello che avevo ordinato.
«Mi scusi, non avevo chiesto un analcolico.» dissi gentilmente.
«Ma che vuoi? questo è mio!» rispose Samanta sedendosi, e tutti scoppiarono a ridere.

#Samanta's pov.
Rimasi seduta al tavolo e mandai un messaggio a Sara per accertarmi che andasse tutto bene, c'era un caldo asfissiante, cosi decisi di uscire fuori nella speranza di rinfrescarmi.
«Hai una sigaretta?» chiese una ragazza avvicinandosi.
Scossi la testa e risposi: «Non fumo..»
«Grazie lo stesso!»
«Comunque piacere, io sono Samanta!» le porsi la mano cercando di dialogare.
«Rossella!» esclamò.
Parlammo per un bel po', fin quando non arrivò un'auto a prenderla, ci scambiammo i numeri e la salutai. Era davvero una persona molto carina, e mi sarebbe piaciuto conoscerla meglio.
Rientrai dentro e vidi che tutti gli altri erano seduti al tavolo, stentavo ancora a crederci ma c'era anche Marco; Prima di aggiungermi a loro andai a prendermi un drink, ovviamente analcolico.
Poggiai la mia bevanda sul tavolo e spostai la sedia per sedermi.
«Mi scusi, non avevo chiesto un analcolico.» Disse d'un tratto Marco.
Pensava lo stessi servendo? Corrugai la fronte e lo guardai.
«Ma che vuoi? questo è mio!» ribadii e mi sedetti.
Tutti scoppiarono a ridere e notai Marco arrossire.
«Non è colpa mia se sei vestita come una cameriera!» beffeggiò giustificandosi.
Aspirai forte fingendomi offesa e sgranai gli occhi ma non dissi una parola.
Sorseggiai il mio drink e si avvicinò la cameriera servendo gli altri
«Mi scusi, avete bisogno di un aiuto? questa ragazza aspira ad essere una cameriera.» chiese Marco lanciandomi un'occhiata.
«Ma che..» cercai di rispondere ma fui interrotta dalla giovane cameriera.
«Qui siamo al completo, ma hanno bisogno di personale in un bar non molto lontano!»
«Va bene lo stesso? gli abiti sono simili..» disse Marco rivolgendomi un sorriso smagliante.
«Si, ho davvero bisogno di un lavoro!» risposi.
Marco restò di stucco notando la mia serietà.
«Passa domani e ti faccio parlare con il proprietario.» suggerì la cameriera.
«Glie hai trovato pure il lavoro!» esclamò Giovanni ridendo.
«Me la pagherà comunque per aver disprezzato il mio abito!» risposi imbronciandomi.
«Posso offrirti da bere per farmi perdonare?»
«Come puoi ben vedere, ancora devo finire il mio.»

Lo fissai come se volessi sfidarlo, ma quando il suo sguardo incrociò il mio, mi sentii inerme. Come potevano due occhi essere così maledettamente profondi? Sembravano di porcellana, quasi finti, come gli occhioni di vetro che usano sui peluches; rimasi in silenzio a fissarlo, ero persa nei miei pensieri, poi una fragorosa risata mi fece "riprendere i sensi".
«Perché mi fissi??» Disse ridendo.
«Perché si!» buttai lì, poi mi resi conto di aver fatto la figura della stupida.
Marta, notando il mio imbarazzo, ruppe il ghiaccio: «Allora Sam, lo bevi o no questo drink?»
«C-certo, l'ho preso apposta!» esclamai cercando di nascondere l'imbarazzo, «E tu Marta? sei in qualche modo imparentata con questo individuo?».
«No! Per carità, fortunatamente sono solo la sua manager, Iaia è la sfortunata qui».
«In che senso sfortunata?» ribattei incuriosita.
«E' sua cugina» aggiunse Marta. 
«Avete finito di parlare di me?» stridacchiò Marco.
«Avevo dimenticato che ci fossi anche tu qui, e poi per favore non urlare! La tua voce è fastidiosissima» Cercavo in qualche modo di sembrare all'altezza della situazione, lui era famoso proprio per quella sua fastidiosissima voce.
«Io vado a casa! sto à morì de sonno!» disse Giovanni, «voi che fate? restate?» chiese.
«Vengo anch'io» rispose Peter.
«Dovete darmi un passaggio.» aggiunse Davide alzandosi.
Si alzarono anche Iaia, Marta e Marco ed io restai seduta.
«Che fai? resti da sola?» mi domandò Davide.
«Sara mi aspetta qui, arriverà a momenti!» 
Lui annuì e indossò il cappotto, «Allora ci vediamo, Sara esce sempre con noi!» esclamò felice.
Andarono tutti via e rimasi seduta fissando il vuoto, dopo qualche minuto vidi Marco rientrare.
«Cosa hai dimenticato?» chiesi.
«Ti faccio compagnia fin quando non arriva Sara!» rispose sedendosi accanto a me.
«Non devi, sta per arrivare!»
«E' un modo per farmi perdonare!» disse regalandomi un altro dei suoi sorrisi che mozzavano il fiato. «E poi non lo pensavo davvero!» aggiunse.
«Cosa?»
«Il tuo vestito è stupendo!» affermò con tono serio.
Abbassai lo sguardo, avvertii una fitta nello stomaco.
«Parlami di te, perché sei venuta qui a Milano?» domandò interrompendo il mio disagio.
«Ho scelto un'università qui!»
«Pensavo fosse una vacanza.»
«Magari! sono un ospite di Sara, ma sto cercando una casa..» 
«Quindi devi ringraziarmi per averti trovato il lavoro!» esclamò vantandosi.
«Non ti ringrazio, dovevi farti perdonare per ciò che hai detto sul mio vestito? ora siamo pari»
«Ah, allora visto che ho già pagato il mio debito posso anche andarmene!» beffeggiò.
«Già, ma lo farò prima io!» 
«Ciao Marco!» Arrivò Sara.
«Sara!» Esclamò Marco alzandosi a sua volta per salutarla. «Ma chi ci hai portato? è una presuntuosa!» 
Il suo tono fu abbastanza serio e per un attimo m'intimidii, lui scoppiò a ridere avendo notato la mia reazione..
«Mi sta offendendo da quando mi ha vista!» esclamai.
Sara rise e scosse la testa.
«Sono le 3.00 se non avete voglia di andare a dormire ditemelo pure che vi lascio!» disse Sara esausta.
Marco salutò con un abbraccio Sara e m'ignorò completamente, indossava la giacca con fare snobbante, io feci lo stesso e mi voltai per andar via.
Arrivammo alla macchina di Sara e mi sedetti, restai in silenzio ripensando all'accaduto.
Sentii il rumore dello sportello e di fretta esclamai «Ma lo hai visto? dico, che maleducato. Neanche un saluto, è proprio vero che la fama dà alla testa. E pensare che all'inizio sembrava anche carino» ero alquanto stizzita, ma non sentivo Sara parlare, mi voltai verso di lei:«Cosa ne pensi perché non pa-r-li?» La terra smise di ruotare, le acque si ritirarono e tutte le cellule del mio corpo si annichilirono.
Lui era li. Di fianco a me. 
Il suo faccione sorridente mi fissava, potevo contargli i denti ad uno ad uno.
Cosa potevo dire? restai in silenzio.
«Cosa c'è? non hai più la voce? se vuoi posso insegnarti dei trucchetti per farla ritornare!» Esclamò tutto felice. 
Era felice perché io ero in imbarazzo, ma si può essere così idiota? pensai tra me e me.
«Stai zitto! non mi devi insegnar nulla. che ci fai qui?» dissi coraggiosamente.
«Sara sta blaterando qualcosa con Iaia e ne avevo approfittato per salutarti, visto che tu non l'hai fatto» aggiunse con aria di rimprovero. 
«E perché dovevo farlo io? solo perché tu sei...» 
«Famoso?» mi anticipò.
«Non volevo dire quello, ma..ora che ci penso, ma quante arie ti dai?» Chiesi. 
Ero curiosissima della sua risposta, aspettavo una frase delle sue, per sottolineare ed evidenziare la sua megalomania, ero trepidante, volevo in tutti i modi rifarmi della figuraccia di prima, lo fissai con gli occhi sbarrati studiando ogni suo gesto. 
Scese e sbatté la portiera «BAAAM». 
Rimasi per qualche minuto a fissare la serratura dell'auto. 
Ero nel letto e il rumore di tanti sportelli echeggiava nella mia testa. Non ero solo senza parole, ero anche a corto di pensieri. 
Presi il diario, sfogliai alcune pagine vuote e scrissi: 

*Caro stupido diario, Oggi 24 Agosto, non ho parole né pensieri né fatti da appuntare. 
La mia testa è completamente vuota, anzi quasi vuota, scriverò in stampato l'unico eco che rimbomba nella mia testa: BAAAM.*


-Continua.

 

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Capitolo 5
*** -Un nuovo viaggio. ***



5° Capitolo.
-Un nuovo viaggio.


#Samanta's pov.
Passai l'intera notte senza chiudere occhio, troppi pensieri, troppe aspettative, troppe responsabilità, tutto era troppo.
Appena apparì il sole, mi alzai dal letto prendendo dei vestiti e piombai sotto la doccia; quel getto d'acqua fredda fluiva sul mio corpo, strofinavo forte i miei capelli come se cercassi in qualche modo di far scivolare assieme all'acqua tutte quelle preoccupazioni.
Tornai in camera mia ed indossai una tuta con una shirt, mi stesi sul letto per qualche secondo e il Dio dei sogni, Morfeo, mi abbracciò.
«Vorresti pranzare a letto?» mi svegliò Sara sedendosi sul letto accanto a me.
Mi strofinai gli occhi e restai ancora in silenzio, ero ancora assonnata e avevo un leggero mal di testa, solo dopo qualche minuto il mio cervello si collegò.
«Pranzo? è ora di pranzo?» mi alzai di botto e presi il cellulare per accertarmi.
«E' possibile che non ti svegli mai calma, serena e con tono dolce e gentile?» rispose ridacchiando, «Si, sono le 13.30.»
«Avevo un appuntamento di lavoro!» esclamai burrascosa.
«Ci vai oggi pomeriggio!» propose.
«Cosi penseranno che me la prendo con comodo!» risposi continuando a farmi mille dilemmi.
A tavola ero ancora assonnata e Sara cercò di rompere il ghiaccio: «Papà ieri Sam ha conosciuto Prince!» 
«Povera ragazza!» aggiunse suo padre.
«Prince?» chiesi incuriosita.
«Marco, mio padre dice che si crede Prince.» 
-Effettivamente- pensai.
Nel momento stesso che il nome 'Marco' arrivò al mio cervello, le immagini della sera precedente scivolarono avanti ai miei occhi.
Finito il pranzo decisi di telefonare ai miei genitori, mi mancavano davvero tanto; composi il numero sul cellulare e dopo vari squilli rispose mio fratello: «Già rompi?» -era il solito idiota-
«Come stai deficiente?» gli chiesi ignorando le sue parole.
«Senza di te qui si sta da Dio!» rise e dopo poco aggiunse: «Scherzo, ci manchi! come vanno le cose li?»
«Bene dai, devo raccontarti chi ho conosciuto! ma non ho tempo adesso, passami mamma!» esclamai lasciandolo sulle spine, la curiosità era il suo punto debole.
«Samanta!» strillò mia madre.
«Ehii mamma! vuoi rompermi i timpani? Come stai?»
«Bene, ci manchi tanto!»
«E vi ho lasciati solo qualche giorno fa!» aggiunsi. «Mamma adesso devo proprio staccare, sto per uscire con la mia amica, Sara!»
«Sta attenta, non ..»
«Non prendo le caramelle dagli sconosciuti, tranquilla!» anticipai sghignazzando.
Staccai la chiamata dopo poco e scelsi un completo sobrio ed elegante, pensai che una camicetta e un pantalone alto in vita potesse essere la scelta ideale per un colloquio di lavoro.
Arrivata al bar che mi aveva indicato la cameriera, lessi il cartello "Cercasi personale"  e restai lì davanti per qualche secondo.
Cercavo di riorganizzare le idee e sembrare decisa il più possibile, dovevo avere quel lavoro  e nulla poteva ostacolarmi.
Mentre temporeggiavo vidi una ragazza leggere il cartello e di fretta e furia mi precipitai nel locale, ma con la mia solita grazia, diedi una pedata alla ragazza che quasi le staccavo un piede e senza nemmeno scusarmi entrai dentro. 
«Ciao sono Samanta, sono qui per il lavoro da barista, con chi dovrei parlare?» chiesi al giovane barista.
«La proprietaria! ma non è ancora arriv...aah che tempismo sta entrando proprio in questo momento»
Mi voltai e rimasi impietrita, per mia grandissima fortuna la proprietaria era " la ragazza della pedata". 
-Ottima presentazione- pensai tra me e me, mi feci coraggio e mi avvicinai.
«Ehm..piacere io sono Samanta» 
«Sei una vera frana lo sai? per poco non mi toglievi una scarpa!!» esclamò irritata.
«Scusami, sono dispiaciuta pensavo stessi leggendo il cartello per il lavoro e avevo paura di essere scavalcata» le dissi cercando di giustificarmi.
«Aah sei qui per il lavoro? Oh santo cielo! seguimi»
Ci sedemmo ad un tavolo e lei con tutta l'aria di chi vuole liquidarti il prima possibile, chiese:«Io sono Imma e gestisco questo locale ormai da anni, era di mio padre e sono molto affezionata a questo luogo; ecco perché scelgo sempre con cura il personale, hai cinque minuti per convincermi ad assumerti!»
Rimasi completamente sconvolta, cosa dire? non trovavo nulla che potesse impressionarla e mentire su qualità che non avevo era controproducente. 
In quei secondi infiniti, il mio sguardo vagava per il negozio, quando lo sguardo mi cadde su una foto; era la foto di un uomo con imbraccio sua figlia, probabilmente era il padre di Imma, i suoi occhi erano così profondi e felici, mi ricordava vagamente mio padre, mi ricordava la mia famiglia. 
«Sai Imma, io non ho nessuna esperienza lavorativa, non ho mai lavorato e non ho mai avuto voglia di farlo, fino a poco tempo fa le mie giornate passavano veloci, mi svegliavo all'una e trovavo pronto a tavola, mi sentivo come l'ultima ruota del carro, non  vedevo neanche la luce del giorno, poi un giorno vidi i miei genitori stanchi sul divano a riposare e mi chiesi, ma cosa ne sto facendo della mia vita? come potrò accudirli quando saranno troppo stanchi per lavorare? allora ho deciso di stravolgere la mia vita, di cambiare aria e di proseguire gli studi qui a Milano. Ecco perché ho bisogno di questo lavoro.»
«Ed ecco perché ho il piede ancora indolenzito, il lavoro è tuo mia cara» la sua fu una risposta di cuore, aveva notato i miei occhi lucidi e voleva aiutarmi in questo percorso. 
«Grazie Imma, sono felicissima non la ringrazierò mai abbastanza» risposi entusiasta. 
Finalmente potevo pagarmi gli studi e magari anche l'affitto, finalmente ero serena e potevo concentrarmi sugli amici.

#Marco's pov.
Passai l'intera mattina in studio, avevamo tante cose da progettare e il giorno seguente dovevamo partire per Taormina, c'era una data importante del tour, si sarebbero tenute le registrazioni per un DVD Live; pranzai insieme a Peter e andammo a fare delle compere prima del viaggio.
Nonostante avessimo da poco finito di pranzare, Peter, era ancora affamato; cosi decidemmo di fermarci ad un bar nelle vicinanze.
Ci sedemmo ad un tavolo esterno e Peter ordinò una pizza, giocavo ad un'applicazione idiota che avevo appena scaricato e fui interrotto da una voce femminile:
«Peter ma tu non eri a dieta?» Chiese Sara accomodandosi accanto a noi.
Ero troppo concentrato a vincere quel round che mi resi conto, solo dopo qualche minuto, che dietro di lei c'era anche Samanta.
«Resti in piedi?» le chiesi. Lei ostile ed orgogliosa, si accomodò senza rispondere.
Posai il cellulare il tasca divertito della situazione ed iniziai a punzecchiarla: «Qualcuno si è svegliato male eh!?»
«Qualcuno è troppo impiccione, eh!?» rispose Sam.
Ero cosi concentrato su Samanta che non mi resi conto che Peter e Sara si fossero allontanati, -avevo sempre pensato che tra di loro ci fosse qualcosa-.
«Ma sei sempre cosi?» le domandai.
«Cosi come?»
«Arrogante.» affermai.
Lei scoppiò in una leggera risatina sarcastica e si alzò per andare via, probabilmente si aspettava che io la fermassi o le parlassi, ma non feci nulla.
Ripresi il cellulare e continuai la partita che avevo sospeso.
«Io sono arrogante, ma tu sei proprio presuntuoso!» esclamò sedendosi nuovamente.
«Non eri andata via?» chiesi.
«Devo aspettare Sara.»
Scoppiai a ridere e lei mi fissava con aria investigativa.
«Sei proprio uno spasso!» affermai cercando di trattenermi nel vedere il suo viso. «Scusa.» Aggiunsi fingendomi serio. 
«Dovrò vederti proprio tutti i giorni vero?» chiese quasi con voce straziata.
«Domani non ci sarò.. e neanche dopo domani, spero che affronterai la mia mancanza senza depressioni.» risposi burlandomi di lei.
«Dove vai?» chiese accigliata.
«Sicilia, Taormina.. ho un concerto li!» 
Lei annuii e avrei giurato che per qualche istante il suo sguardo era rattristato.
«Dai, torno presto!» aggiunsi ridacchiando.
«Perché non resti li e non torni più?»
«Perché dopo tu soffriresti troppo la mia mancanza!» esclamai deciso.
«Sam quindi tra una settimana inizi a lavorare? credi di farcela con l'università?» Disse Sara sedendosi con Peter.
«Non domani, lunedì prossimo.» dichiarò lei.
«Quiiindi.. questo significa che tra una settimana verrò qui e ti assillerò facendo cadere continuamente il cucchiaino.» aggiunsi divertito.
Lei, mi fulminò con lo sguardo.
«Marco, dovremmo andare!» m'informò Peter.
Mi alzai indossando gli occhiali da sole e baciai la guancia di Sara.
«Ciao Marco!» disse Samanta immobile accanto all'amica.
Mi avvicinai a lei recingendola con le braccia e le schioccai un bacio sulla fronte.

#Samanta's pov.
Tornammo a casa e Sara mi parlò di un telefilm che le piaceva tanto, cosi decidemmo di guardarlo, durante le scene amorose Sara non faceva altro che parlarmi di cosa sarebbe successo dopo e di quanto adorava i personaggi, io -come sempre- ero li solo fisicamente.
Aver trovato lavoro comportava ad un pensiero in meno, ma stranamente, la mia mente era concentrata su qualcosa di diverso, o meglio, qualcuno.
L'immagine di Marco mentre si avvicinava a me per baciarmi la fronte, si ripeteva avanti ai miei occhi, quasi come se stessi rivivendo quella situazione, ma non riuscivo a spiegarmi il perché, perché pensavo a quel momento?
«Sam! non mi stai ascoltando!» affermò Sara, probabilmente parlava già da un bel po'.
«Scusami pensavo a..» mi irrigidii e scossi la testa «Nulla, strani pensieri!» aggiunsi.
«Iniziamo a preparare qualcosa da portare domani?» Domandò cambiando discorso.
«Preparare cosa?» 
«Vorresti andare a Taormina con solo un paio di tute?» rispose.
Sgranai gli occhi e prima che potessi aprire bocca Sara mi precedette: «Scusa, avevo dimenticato di dirtelo!» si schiaffeggiò la fronte e aggiunse: 
«Peter mi ha chiesto se volessi andare, ed ovviamente non potevo rinunciare alla Sicilia! verrai anche tu! Marco terrà un concerto li e restiamo anche per il giorno seguente!» 
Restai con gli occhi spalancati ma non potetti obiettare.
Dopo aver finito di guardare l'episodio del telefilm, andammo a cena.
Parlammo per qualche ora con i genitori di Sara e furono d'accordo per la partenza.
Preparammo le borse e andammo a letto.
Misi gli auricolari e iniziai a scrivere sul diario:

*Stupido diario, eccomi anche questa sera.
Qui procede tutto bene, Non mi sarei mai aspettata di mettermi in viaggio con la musica di Marco Mengoni per poi ritrovarlo qui.
E' un ragazzo davvero molto simpatico.. ammetto che è anche un po' stupido! chissà cosa penserà mio fratello appena gli parlerò! probabilmente vorrà che ritorni a casa per andare da un bravo psicologo, -Altro che facoltà di psicologia-.
Domani partirò con Sara, andremo a Taormina, Marco ha un concerto li e resteremo anche per il giorno seguente.
Meglio che vada a dormire, non vorrei presentarmi con una Chanel o una Vuitton sotto gli occhi.*


-Continua.

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Capitolo 6
*** -Milano/Taormina. ***


6° CAPITOLO.
-Milano/Taormina.

 
Quella mattina stranamente mi svegliai molto presto, erano circa le 6:30 e il viaggio era previsto per le 9:30.
Decisi di svegliare Sara, sicuramente avrebbe impiegato tanto tempo per prepararsi, andai in camera sua e per mia fortuna era già sveglia.
«Come è possibile che sei tu a svegliarmi?» esclamò sorpresa.
«Come fai ad essere già cosi pimpante?» chiesi sarcastica e mi accomodai sul suo letto,
«Con chi messaggi a quest'ora?» aggiunsi curiosa.
«Peter!»
«Peter? c'è qualcosa tra di voi o sbaglio?»
«Sbagli!» rispose velocemente fulminandomi con lo sguardo.
Sospirai nella resa, non mi avrebbe mai detto che le piaceva.
Ci preparammo molto velocemente poiché Sara voleva fare colazione con gli altri.
Arrivammo al bar alle 8:10 circa e i ragazzi erano già li.
«Sara, Samanta!» esclamò Marta salutandoci.
Sorrisi solamente, avevo bisogno di un caffè forte per potermi svegliare per bene.
«Ha perso la lingua.» Affermò d'un tratto Marco con il suo solito sarcasmo -inadeguato-.
Non gli rivolsi nemmeno uno sguardo e probabilmente un po' ci rimase male.
Arrivarono le ordinazioni e bevvi lentamente il mio caffé, dopo anche il secondo.
Tutti continuavano a parlare dell'organizzazione e del viaggio, ma ci capii ben poco, forse niente.
«Buongiorno!» esclamai improvvisamente accennando una risatina.
«Si è appena svegliata!» rispose Giovanni.
«Benvenuta sulla terra Samanta!» aggiunse Peter.
Tutti ridacchiarono, no, non tutti.. tutti tranne Marco.
Terminata la colazione ci recammo all'aeroporto, saliti sull'aereo, Sara, da buona amica, prese posto accanto a Peter lasciandomi da sola.
Mi sedetti all'interno in modo tale da poter osservare il panorama.
«Mi hanno lasciato lo scarto!» Disse Marco sedendosi accanto a me.
«Puoi anche sederti accanto a Davide!» risposi offesa.
«Davide è con Giovanni, Marta con Iaia e Peter con Sara! Mi tocca stare qui!»
Dal tono con cui ripose potevo intuire facilmente che fosse arrabbiato con me.
«Perché sei arrabbiato con me? guarda che non ci serve un gran cervello per capirlo!» gli chiesi guardandolo fisso in volto, mentre lui continuava a giocherellare con i piedi.
«Arrabbiato con te? Sopravvaluti troppo il tuo ego.»
«Giusto!» sorrisi nevrotica e aggiunsi: «Non sei arrabbiato con me, semplicemente non mi sopporti da quando mi hai vista».
Lui scoppiò a ridere e ad interromperlo fu l'aereo che iniziò il decollo, s'irrigidì di scatto e io scoppiai a ridere.
Solo dopo che l'aereo si posizionò, la sua pelle prese colore e i respiri gli diventarono regolari.
«Non sei divertente!» disse rivolgendomi lo sguardo.
«E chi lo ha detto? eri tu che ridevi!» risposi impacciata.
«Sono contento sia venuta anche tu!» aggiunse serio.
«Ed io sono contenta che tu sei contento!»
«Almeno non ero seduto da solo!»
«Ecco, era strano che non ci fosse ironia.»
«Chi l'ha detto che c'è ironia? sono serissimo. Sono contento perché non sono da solo»
Sgranai gli occhi ormai stancai di dargli risposte e lui rise nuovamente.
«Ti consiglio di non mettere troppo limone quando mangi.» disse incurvando una delle sue folti sopracciglia.
«Vorresti dire che..»
«Sei acida! si!» esclamò precedendomi.
«Grazie Marco, la tua gentilezza mi commuove.» Aggrottai la fronte quasi come se stessi recitando una scena di una soap-opera spagnola.
«Sai anche essere sarcastica?» rispose sorpreso.
«Con un maestro del genere!» affermai esausta.
«Mi piace parlare con te, mi piace cosi tanto che adesso metto le cuffie.» disse indossando i suoi auricolari e socchiuse gli occhi.

#Marco's pov.
Mi addormentai cullato dalla musica e mi svegliai dopo circa un'ora, eravamo ancora in volo.
Samanta si era addormentata con la testa poggiata sulla mia spalla, feci piccoli movimenti per togliere le cuffie in modo da non svegliarla, ma fui tutt'altro che delicato.
Nonostante avessi fatto un casino per togliere e posare le cuffie, Sam non si era svegliata! Aveva veramente un sonno pesante, poggiai il suo capo sul mio petto e rimasi a guardarla.
Era davvero bellissima, con i suoi lineamenti soavi e la sua chioma bionda che le ricopriva quasi il volto, aveva un'espressione cosi dolce e tenera da sembrare quasi surreale; Ed io, con quella barba folta, i capelli strampalati e quel naso da Picchio.. ero bello lo stesso.
Sorrisi a quei pensieri che circolavano nella mia testa e le accarezzai i capelli armoniosamente.
Credevo di essere stato abbastanza delicato, ma si svegliò alle mie carezze.
«Scusa, non volevo svegliarti.» le sussurrai.
«Scusami tu, mi sono accasciata come una pera cotta» rispose strofinandosi gli occhi facendo sporcare il suo viso dal nero del mascara.
«Quanto ho dormito?» chiese ancora con voce assonnata.
«Abbastanza, tra un quarto d'ora circa dovremmo essere arrivati.» risposi avvicinando le mie dita ai suoi zigomi per toglierle i residui del trucco ma lei si scostò quasi spaventata.
«Scusami, hai il trucco colato.» dissi velocemente imbarazzato.
«Sono sempre la solita sguaiata, mi chiedo come fanno quelle tipe nei film a svegliarsi perfette con ancora il rossetto!» iniziò a parlare da sola facendosi domande idiote.
Scoppiai a ridere e le risposi: «Infatti sono film!»
Lei mi regalò uno dei suoi sorrisi smaglianti che mi mozzò quasi il fiato.
«Dove?» mi chiese d'un tratto.
«Dove? cosa?» risposi come un deficiente che cadeva dalle nuvole.
«Il trucco.. dove ho il trucco colato?»
«Ah si, giusto .. il trucco! Qui!» le indicai con un dito senza neanche sfiorarla.
«Marco! qui.. qui dove?» mi domandò lei ridendo di me, poi, allungò il collo e aggiunse: «Togli!»
«E' un ordine o cosa?» dissi tuffando le mie dita nel suoi capelli e con il pollice le pulii il viso.
«Era un ordine, ma adesso non ha più importanza, visto che hai già eseguito.» rispose con tono snobbante e dopo rise.
Non so per quale assurdo motivo desideravo abbracciarla e stringerla, ma scacciai via quei pensieri e fui salvato dall'aereo che stava per atterrare.
Dopo circa un quarto d'ora ci ritrovammo tutti sulla terra ferma e Peter continuava a parlare di quanto avesse preso in giro Sara.
«Samanta?» chiese Marta.
«Samanta cosa?» dissi stranito.
«Non era con te?» domandò Sara.
«Si..no.. cioè si è scesa con me, ma non so dove sia finita!» risposi guardandomi attorno.
Il mio sguardo continuava a scivolare da un posto all'altro, sembrava tutto vuoto fin quando vidi lei litigare con qualcuno.
«Eccola! te pareva che se ne stava tranquilla!?» dissi.
Sara scoppiò a ridere e andammo contro Sam.
«..ti ho detto scusa, adesso vuoi che m'inginocchi chiedendoti pietà?» continuava ad urlare contro un ragazzo.
«Samanta!» esclamai avvicinandomi a lei.
«Questo! mi ha urtata e dice anche che sono io la maleducata!» urlava.
Non potetti fare a meno di sorridere e cingerle la vite come se volessi proteggerla, ma da chi poi? Probabilmente quel tipo voleva conoscerla inventando un'assurda questione.. ma cosa interessava a me? perché tanti problemi?
«Andiamo!» esclamò lei ancora irritata.
Mentre ci voltammo per andare via, quel ragazzo con una sfacciataggine assurda disse: «Posso offrirti un caffé per farmi perdonare?»
Ecco, era cosi ovvio che voleva conoscerla, istintivamente gli risposi io: «No, lo abbiamo preso prima e abbiamo da fare!»
«Io parlavo con lei, con te non di certo!» rispose.
In fondo aveva ragione, ma per un attimo sperai vivamente che Samanta lo mandasse a quel paese, e cosi fu... era cosi adorabile.
Arrivati a Catania c'era un'altro viaggio da fare per arrivare a Taormina e durante il tragitto Samanta dormì ancora, io indossai le cuffie e restai tutto il tempo a guardarla.

#Samanta's pov
Caddi in un sonno profondo, feci un sogno meraviglioso, ma quando mi svegliai non ricordavo niente.
«Dormigliona, siamo arrivati!» Mi disse Iaia.
Ero cosi calda, come se avessi un piumone avvolto che mi faceva rilassare cosi tanto da dormire ancora; No, non era un piumone, ero poggiata sul petto di Marco con le sue braccia che mi facevano da scudo.
Appena capii che ero tra le sue braccia, potetti sentire un peperone nella mia bocca che procurava vampate al mio viso.
Giovanni spense il motore dell'auto e tutti scesero, mentre Marco aspettava che mi alzassi per non infastidirmi.
«Se vuoi possiamo dormire anche in macchina..» disse Marco rompendo il silenzio.
«Nono, preferisco l'hotel!» risposi.
«Pure viziata!»
«Eh.. che non lo sai?» risposi ridacchiando.
Entrammo all'hotel e prendemmo delle camere doppie: Io-Sara, Marco-Peter, Giovanni-Davide e Marta-Iaia.

 
-Continua.

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Capitolo 7
*** -Pre-concerto. ***




7° CAPITOLO.
-Pre-concerto.


Passai il pomeriggio insieme a Sara sistemando le nostre cose, la camera era davvero molto bella e spaziosa, sembrava quasi fossi in un film principesco... e tutto ciò da un giorno all'altro.
Trovai del tempo per chiamare anche i miei genitori, informai loro del viaggio a Taormina e mia madre preoccupatissima come al solito si accertò che stessi bene.
Mi tuffai in quel morbidissimo letto che dovevo condividere con Sara e mi appisolai ancora.
Mi svegliai stordita dalla voce di Sara che diceva: «La smetti di dormire?»
Precedentemente avevo dormito in Aereo, poi in macchina e adesso ancora.
«Voglio proprio vedere se stanotte dormirai.» Aggiunse stizzita.
«Dormirà, dormirà.» Disse Peter entrando in camera.
«Perché non andate a prendervi un caffé giù al bar? io non so dove andare per lasciarvi soli!» risposi schietta.
«Giù c'è Iaia con Marco!» esclamò Peter divertito. Era un modo gentilissimo per cacciarmi.
Annuii e spazientita mi diressi verso l'ignoto. 
Arrivai all'atrio dell'hotel e con lo sguardo cercai Iaia e Marco.
Sobbalzai quando sentii una voce stridula urlare alle mie spalle: «Saam!»
«Marco.. che bisogno c'è di urlare?» chiesi.
«Che bisogno c'è di tante domande?» contrattaccò con un sorriso smagliante, «Chi cercavi?» aggiunse.
«Anche la tua è una domanda! genio! cercavo te e Iaia, Peter mi ha direttamente cacciata per stare con Sara!» riferii.
«Iaia è appena uscita con Marta, ma se te fai una corsa le becchi!» 
«No, dovrei andare a cambiarmi e ci metterei troppo.» risposi.
Lui annuì squadrandomi dalla testa ai piedi e dopo poco disse: «Effettivamente!»
«Quando la smetterai di prendermi in giro?» chiesi, e lui scoppiò in una rumorosa risata.
«Ti va un caffé?» aggiunsi.
«No, ma ti faccio compagnia!» rispose.
Ci sedemmo al bancone del bar e presi un caffé. Marco invece, aveva lo sguardo perso nel vuoto.
Bevvi il mio caffé e lo notai pensieroso, con la testa chissà dove... lo fissai a lungo, poi si voltò e incrociammo gli sguardi. 
Ancora una volta, in quel millesimo di secondo che sembrava durare ore, le mie gambe si irrigidirono e non riuscivo a controllare neanche un muscolo del mio corpo.
Perché? come era possibile che ogni volta i suoi occhi mi facessero quell'effetto?
Lui notò il mio imbarazzo e cercò di rompere il ghiaccio: «Ti va una sigaretta?» domandò.
Io -come una stupida- annuii e uscimmo su un grande terrazzo.
Marco mi porse una sigaretta che aveva appena acceso, appena inspirai quel fumo sentii la mia gola bruciare, cercai di trattenermi ma non potetti fare a meno di tossire, e Marco non perse occasione di ridere.
«Ma hai mai fumato prima?» chiese divertito.
«No!» confessai, lui mi prese la sigaretta che avevo fra le dita e la buttò in una posacenere poco distante.
«Il fumo fa male!» aggiunse cercando di essere credibile.
«Quindi neanche tu dovresti fumare!» affermai.
«Che ne dici, andiamo a disturbare quei due?» 
«Con piacere!» risposi.
Ci recammo verso quella che doveva essere la mia camera e Marco come al solito iniziò ad urlare per far aprire la porta.
«Adesso me ne vado, giuro!» disse Peter.
«Sono le 19.00, è ovvio che tu debba andare!» esclamai ironicamente.

#Marco's pov.
Finimmo di cenare e Sara e Samanta non si erano viste. 
Domandai a Peter la loro assenza, e mi confessò che aveva litigato con Sara.
Tutti i ragazzi decisero di uscire, ma io rimasi a far compagnia Peter.
Tornammo in camera e passammo circa un'ora in un silenzio totale, giocando ad alcune applicazioni.
«Vado a fumarmi una sigaretta!» dissi e uscii fuori al balcone della camera, da quel posto c'era un panorama stupendo, la luna rifletteva sul mare creando anche per lei una compagnia.
Sembrava un luogo magico, ma non magico abbastanza da non farmi notare che c'era qualcosa, qualcuno che mi osservava.
Spostai lo sguardo da quella distesa d'acqua e vidi Samanta poco distante da me che mi sorrideva, era al balcone accanto a me.
«Il fumo fa male!» mi rimproverò.
«Come sta Sara? Peter mi ha detto che hanno litigato!» domandai avvicinandomi alla ringhiera.
«E' arrabbiata, menomale non gli piaceva Peter!» rispose.
«Li facciamo chiarire? porto Peter da te con una scusa?» 
«Va bene, le dico che aspetto te!»
Tornai dentro e fingendomi agitato dissi: «Pet, Samanta è svenuta!»
Peter senza neanche rispondermi si precipitò a bussare alla loro camera.
Fu proprio Samanta da aprire la porta.
«Non sei svenuta?» le chiese Peter.
«Marco! ne potevi inventare una migliore!» disse lei ridendo.
Peter mi fulminò con lo sguardo, sbucò Sara ridendo e senza aggiungere altro si tuffò nelle sue braccia.
«Adesso dove me ne vado?» chiese Samanta disperata.
«Giochiamo a burraco?» propose Sara entusiasta.
Ci sedemmo sul letto e Sam distribuì le carte.
Io, Sara e Peter vincemmo almeno una partita, mentre Samanta neanche una giustificandosi con «Barate!»
«Sei una perdente!» le dissi.
«Almeno io non imbroglio!» affermò.
«Sei lo stesso una perdente!»
«Okay, sfortunata in gioco e fortunata in amore allora.» replicò.
«E dov'è questo fortunato amore allora?» le domandai continuando a beffeggiare.
«Nessuno è alla mia altezza!» esclamò con fare snobbante.
«Ma se sei un tappo!»
«Non alla mia altezza non altezza altezza, cioè non alla mia statura, all'altezza..nel senso che... un attimo! chi sarebbe un tappo?!» 
Tutto quel chiasso mi divertiva ma la sua loquacità era snervante, le posi l'indice sulle labbra arrestando la sua parlantina, mi guardò con gli occhioni sbarrati, le regalai un sorriso. 
Dopo qualche minuto entrarono Peter e Sara che ci fissarono maliziosamente.
Restai qualche secondo a fissarla nei suoi meravigliosi occhi azzurri, il mio cuore fremeva, avevo una voglia disperata di posare le mie labbra sulle sue ma nello stesso tempo la mia testa temeva la sua reazione... e come tutti i deficienti, le baciai la fronte per poi andare via.

-Continua.

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Capitolo 8
*** -Il concerto. ***




8° Capitolo.

-Il concerto.


ORE 7.00.
*DIMMIUNAPAROLASOLACHEMISFIORIECHEMIFACCIAMUOVERE*
Ecco il suono della mia sveglia che mi faceva alzare spaventata ogni giorno, -Ed io che credevo fosse un modo per essere più energici già di primo mattino- stavo seriamente pensando di cambiarla con il solito *BIP BIP BIP*.
Mi precipitai a staccarla evitando di svegliare Sara e andai in bagno per una doccia.
-Perché una doccia quando godo di un'immensa vasca da bagno?- pensai.
Riempii la vasca d'acqua calda e notai sul bordo di essa erano posate tante boccettine di diversi bagnoschiuma, senza pensarci più volte ne versai un paio nell'interno e m'immersi.
Indossai gli auricolari e chiusi gli occhi perdendomi in quel calore e quel profumo che inzuppava il mio corpo.
Aprii gli occhi e notai che il lettore era spento -o forse le canzoni erano terminate- e l'acqua era diventata del tutto fredda; Guardai il cellulare e sgranai gli occhi: erano le 8.30, ero in quella vasca da circa un'ora e le mie mani erano completamente arricciate.
Contornai il mio corpo con un'asciugamano e uscii dal bagno.
«C'ho messo un bel po' perché mi sono addormentata.» anticipai Sara che stava aprendo bocca.
«Buongiorno!» esclamò una voce maschile dietro di me.
Mi voltai di scatto e vidi Marco poggiato con la schiena al muro con un sorrisino beffardo e Sara seduta sul letto con un'espressione indecifrabile.
«Marco!» urlai stringendo l'asciugamano. «Esci, vattene!» aggiunsi.
Mi stupì, senza dire altro andò via.
«Ti stavo avvertendo che era dietro di te.» disse Sara andando anche lei via.
Indossai una shirt bianca, dei jeans corti con le mie amate Converse e decisi di uscire per visitare Taormina.
Appena uscii dall'hotel vidi una marea di persone cantare canzoni di Marco, a quella scena un sorriso invase il mio viso mentre il mio cuore esplodeva di gioia, tutte quelle persone erano li per lui, per assistere alle emozioni che solo lui riusciva a regalare.
#Marco's pov.
Mi svegliai molto presto, o meglio... Marta mi svegliò molto presto, era il giorno del concerto e l'ansia si faceva sentire, ogni concerto aveva una sua energia, un suo perché, ma questo mi emozionava particolarmente, forse a causa delle telecamere che lo avrebbero proiettato successivamente per tutti i miei fans, per il mio esercito... o forse perché si teneva in un teatro storico e gli artisti che si erano esibiti su quel palco avevano lasciato un pezzo di energia che volevo assorbire a tutti i costi... o forse, perché tra tantissime persone, c'era una in particolare che quasi mi imbarazzava.
Feci un doccia veloce e prima che arrivassero i ragazzi per portarmi alle prove e andai da Samanta.
«Marco!» esclamò Sara aprendo la porta.
«Sara, ho una cosa per te.. e per Sam» 
«Entra, Sam è in bagno.» rispose.
Entrai sedendomi sul divano e parlai con Sara e della sua relazione con Peter, passarono circa quindici minuti e non avendo tanto tempo a disposizione decisi di lasciare tutto a Sara.
«Sara stasera c'è il concerto, non voglio che tu e Samanta siate dietro le quindi, quindi ho due biglietti per voi.» Le dissi tutto d'un fiato porgendole i ticket; Per Sam era il primo concerto e volevo che fosse li, volevo trasmettergli tutto ciò che sentivo, volevo che capisse che da parte mia, c'era qualcosa di davvero importante.
«In prima fila!» esclamò lei incredula. «Marco... aspetta! ci conosciamo da tre anni e non mi hai mai regalato un biglietto per un tuo concerto, forse vuoi che...»
«Non c'entra, è un concerto importante e voglio che siate in prima fila.» la precedetti evitando di andare nei dettagli.
Lei annuii ridacchiando, probabilmente aveva capito tutto.
Mi voltai per andare via quando sentii la voce di Sam: «C'ho messo un bel po' perché mi sono addormentata.» 
Mi voltai e vidi Sam arrotolata in un asciugamano, non mi aveva ancora notato, cosi approfittai di quei secondi per poterla guardare.
«Buongiorno!» le dissi improvvisamente.
La sua reazione? Sembrava avesse visto un fantasma, strillando disse: «Marco! Esci, vattene!» 
Notai il suo imbarazzo, che non fece altro che contagiarmi. Mi voltai e andai via.
Marta era fuori la porta di camera mia, con le braccia incrociate pronta a farmi una ramanzina. «Abbiamo le prove, e dobbiamo registrare per il dvd e giù ci sono tantissime persone che aspettano te.» diceva gesticolando agitata.
«Okay» risposi.
«Okay? sei cosi tranquillo?» domandò
«Donà, devi cantare te?» 
Lei sbuffò mandando gli occhi al cielo prendendomi sottobraccio.
Uscii dall'hotel e quando sentii centinaia di persone urlare il mio nome, capii che era davvero un esercito, ed io mi sentivo il loro re; Scattai qualche foto insieme a loro e dopo mi diressi nell'antico teatro per le prove.
#Samanta's pov.
Passai l'intera mattinata a passeggiare, Taormina era davvero molto bella.
Tornai nell'hotel per pranzo e mi affiancai a Peter e Sara.
«Ma dove sei stata?» chiese Sara.
«In giro, sono stanchissima e affamata.» risposi sedendomi.
«Sara io vado, mi aspettano... ci vediamo stasera allora!» esclamò Peter per poi allontanarsi.
«Avete un appuntamento?» chiesi curiosa.
«Il concerto di Marco, aaah quasi dimenticavo! Marco stamattina è venuto a portarti, portarci, due biglietti in prima fila.» disse porgendomi il mio.
Rimasi qualche minuto a fissare quel pezzo di carta, non ero mai stata ad un concerto prima d'ora... non perché non volessi, ma perché non ne avevo mai avuto l'occasione.
Pranzai velocemente e mi piombai in camera mia per scegliere cosa indossare, ero in estasi, quasi come se fosse un primo appuntamento.
Preparai una camicia scozzese e dei jeans lunghi.
Mancavano ancora sei ore al concerto, e avevo già programmato tutto.
Passai il tempo tra pc e televisione. Ed ecco finalmente erano le 19.30.
Indossai i vestiti scelti e feci una treccia laterale, mi truccai molto poco e misi appena un lucidalabbra.
Sara arrivò in camera ancora senza prepararsi nonostante mancasse meno di un'ora.
«Sara è tardissimo, sbrigati che facciamo tardi»
«Ehi Ehi! stai calma, i posti sono assegnati, non scappano!» rispose con una tranquillità che mi snervava. «Ma cosa sta succedendo tra te e Marco? cosa devo sapere?» domandò poco dopo.
«Ma cosa vuoi che succeda, non voglio arrivare a concerto già iniziato!» risposi.
«Non mi convinci, ma vabbè!» 
Dopo mezz'ora arrivammo al teatro, era pazzesco, era magico.
Sembrava essere in un altro mondo, in un mondo dove ci sono solo onde positive, un mondo fatto di emozioni, di sorrisi, di felicità... in un mondo dove vivi solo di amore.
Presi posto in prima fila e dietro di me riuscivo a sentire tantissime persone con diversi accenti, persone provenienti da tutta l'italia, tutti li, tutti riuniti per una cosa che ci accomunava tutti: MARCO E LA SUA MUSICA.
Le luci si spensero, un accordo partì e un gioco d'ombre provocava un ansia pazzesca, persino le ansie altrui, avevano ansie.
Il mio cuore palpitava cosi forte da quell'energia che emanavano quelle staffe, quella musica... che scoppiò del tutto quando un solo faretto si posizionò su di lui, e iniziò a cantare.
#Marco's pov.
Il concerto cominciò, partii con Pronto a correre, non c'era canzone più giusta per iniziare.
Durante alcuni pezzi non feci altro che guardare Samanta, sembrava come una madre orgogliosa del proprio figlio... ad un certo punto m'intoppai addirittura nella canzone la quale era cominciato quest'anno meraviglioso.
Come mi ero promesso, assorbii tutta quella magia, tutti le energie che il mio pubblico mi regalava, c'era una vasta categoria di pubblico, quelli con gli occhioni meravigliati nel sentire un acuto o qualche parola diversa, quelli che mi guardavano come si guarda un cucciolo, con gli occhi pieni d'amore; quelli che sono state a diverse date e che aspettano ciò che modificherò, persone che mi hanno appena conosciuto e mi apprezzano con un sorriso smagliante, persone annoiate che fanno compagnia ad un amico, un fidanzato o un figlio.
E poi c'era Samanta... cercavo di studiarla, di capire cosa stesse pensando e a quale categoria associarla, ma niente! Lei era diversa.
Arrivò il momento del parlato, odiavo farlo, non mi riusciva mai come davvero volevo, ma nonostante m'incartassi cercavo di far arrivare il messaggio giusto:
«Se esiste un'altra vita dopo questa io proprio non lo so... giorno dopo giorno cerco di godermela il più possibile, consapevole che ogni momento è unico e non si torna indietro. Spero che questo valga per tutti, soprattutto valga per VOI. Tanto della mia vita e del mio star bene lo ritrovo su una struttura di legno e metallo, dove tutte le sere cerco di dare il massimo, perché non sai se domani avrai la possibilità di farlo ancora. Perché tutto questo abbia un senso devono esserci degli occhi davanti, delle mani, delle persone con cui condividere tutto questo è molto altro. Anche un silenzio. Uno sguardo. Dei sorrisi e delle grida. Persone che ascoltano le tue parole, persone che con la loro energia riescono a dare vita, a cambiare le sorti di una giornata magari iniziata storta, con i loro pianti, i loro occhi e con le mani danno forma a questa dimensione unica, di totale condivisione. È VOI che devo ringraziare. Per me questa è vita, questo è live. Grazie a chi ci sarà, a chi c'era e soprattutto a chi c'è.»
Il concerto terminò e dovetti subito scappare via.
«Sei stato fantastico!» esclamò Marta entusiasta
#Samanta's pov.
Il concerto terminò e tutta l'adrenalina andò via lasciando un senso di piacere.
Ci recammo ad un ristorante poco distante e notai che fuori c'era Marco che fumava, Sara entrò, mentre io mi gettai di peso tra le sue braccia.
«Marco! sei stato spettacolare, ho ancora i brividi, sei fortissimo!» dissi velocemente, pentendomi poco dopo.
Lui rimase a guardarmi con uno sguardo perplesso, era stranito dalla mia reazione, ed effettivamente, lo ero anch'io.
Mi ricomposi scostandomi e mandai i capelli dietro l'orecchio per l'imbarazzo.
«Grazie!» rispose lui con un sorriso raggiante, «Davvero hai fame?» aggiunse.
«In realtà sono cosi emozionate che il cibo è l'ultimo dei miei pensieri.» risposi schietta.
«Benissimo, allora vieni con me.» propose.
«Dove?» chiesi sgranando gli occhi.
Lui mi lanciò un'occhiata stremato dicendo: «Ti fidi di me?»
«Per niente!» risposi di botto divertita.
«Ecco, perfetto! allora seguimi.»
Scoppiai a ridere e presi la sua mano.

-Continua.

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Capitolo 9
*** yyh ***


Il motore dell'auto si spense dopo circa venti minuti. «Dove siamo?» chiesi impaziente. «Scoprilo, scendi.» rispose tranquillamente. Gli lanciai un'occhiata di rimprovero e dissi: «Sai che dovresti aprirmi tu lo sportello da gentiluomo?» Lui scoppiò in una rumorosa risata e scese dall'auto; dopo circa dieci secondi scesi anch'io e lo vidi che stava avviandosi verso un punto preciso. «Credevi davvero che ti avessi aperto lo sportello?» chiese lui voltandosi verso di me. «Cretino!» esclamai accelerando i passi per avvicinarmi. Mi trovai in un parco pubblico, immersa nella natura. «Siamo al parco Colonna, uno dei posti più belli di Taormina!» affermò Marco affacciandosi ad una ringhiera. Da quel punto potevamo osservare il mare e tutta la bellezza di quel posto, era davvero incantevole. «E' stupendo!» continuai ad apprezzare. «Di notte lo è ancora di più!» esclamò per poi guardarmi. «Senti freddo?» chiese poco dopo. Scossi il capo e risposi: «No, no...» «Hai i brividi!» ribatté. «E chi ti ha detto che sono procurati dal freddo?» Lui sorrise e si sedette su una panchina poco lontana. «Perché mi hai portata qui?» chiesi avvicinandomi. Non riuscivo a capire cosa gli frullava per la testa, era un tipo strano ed io non riuscivo a decifrarlo.

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