Meeting for the first time

di Dark prince
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Svegliarsi ***
Capitolo 2: *** Ci rincontriamo. ***
Capitolo 3: *** Violazione privacy ***
Capitolo 4: *** Ritardo. ***
Capitolo 5: *** Ospedale ***
Capitolo 6: *** Kiss ***
Capitolo 7: *** Completo ***
Capitolo 8: *** Showtime! ***
Capitolo 9: *** Poseresti per me? ***
Capitolo 10: *** Alla fine tutto tace. ***



Capitolo 1
*** Svegliarsi ***


Non pretendo che vi piaccia, era solo un storia che potevo benissimamente tenere per me, in modo da non mostrarvi questo scempio.
Bhè.... ma eccola qui e spero vivamente che possa essere apprezzata almeno un pò. Ci sono solo alcune precisazioni: Ho voluto lasciare ai personaggi alcuni ricordi della loro vita passata, perchè andiamo, questi due sono uniti tragicamente. E due, il rating arancione sia adatto visto che in futuro descriverò una scena di sesso, ma senza soffermarmi sui dettagli.
E ultima cosa.. vi prego di leggere almeno anche il secondo capitolo.Sono un tipo che non fa incontrare subito i protagonisti.
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Quel posto sembrava ormai abbandonato da anni, e in effetti era così. Ma quei passi scalpitanti, frenetici, tipici dei bambini in piena età del divertimento, riempiono quel luogo da un silenzio quasi sacro.
Non c'era solo il verde di distese praterie, vi erano anche case lasciate a sè stesse, alcune con il tetto crollato, altre ancora in piedi ma con porte e finestre ormai distrutte o per le intemperie del tempo o soltanto per inciviltà di alcuni esseri umani: Non erano cambiati, neanche dopo tutto quello che avevano passato con i giganti, gli umani non erano cambiati affatto anzi...forse era anche peggiorato visto che ora non erano più minacciati di estinguersi.
Il tramonto, quella luce arancia donava a quel luogo ancora più malinconia. Ah si, i giganti sono stati sconfitti e le mura abbattute, restava solo una grande cittadella ormai abbandonata, che non serviva più a nulla... ma li per lui vi erano un sacco di ricordi.Ricordi preziosi.

< < ZIO!! > >
Ed ecco quel ragazzino che stava correndo come un matto, con il fiato corto per via della corsa e gli occhi lievemente socchiusi per il sole che puntava dritto sulla sua faccia, facendo risaltare quegli occhi verdi.. identici a quelli di suo Padre.
< < ZIOOO!!!! > >
Bhè.. non aveva solo quello del padre.Anche quella insana voglia di essere fastidioso l'aveva nel sangue.
Almeno era quello che pensava Jean, mentre si voltava, con il suo solito cipiglio, per poter guardare il ragazzino che sotto i suoi occhi.. cade a terra Rischiando di farsi male, anzi, era convinto di questa cosa, ma di certo non sarebbe corso ad aiutarlo. Conosceva a fondo gli Jeager e un ginocchio sbucciato non era capace di fermarli.
< < Oi, fai attenzione per una buona volta! > >
Lui non sopportava le persone avventate... ma nella sua vita ne era stato circondato non poco volte, e i frutti di quella gente continuavano a perseguitarlo come un'ombra; Ne era certo, anche la sua morte sarebbe stata caotica.
< < ZIOO JEAN! > >

Ed ecco che un sonoro sbuffo gli scappa, voltandosi per guardare... un'ultima volta una lapide, l'unica curata in tutto quel cimitero abbandonato, non solo fatto di case, ma anche di persone morte da tempo e ormai dimenticate.
Ma non lui, lui non sarebbe mai stato dimenticato. Jean aveva promesso, fino al suo ultimo respiro avrebbe ricordato il compagno, miglior amico.. e qualcosa in più che mai si era avverato per via del destino crudele e sadico. Ma tutto quel tempo non aveva cambiato nulla nell'animo di Jean, solo il suo aspetto era diverso, più maturo... più vecchio e lo dimostravano alcune rughe oltre che i capelli bianchi sparsi per quella strana capigliatura che non aveva mai cambiato, come anche quel carattere che forse si era ancora di più inacidito, visto che continuava ad ignorare volutamente il ragazzino che continuava a chiamarlo ancora, anche se ormai si era alzato e lo aspettava battendo il piedino a terra, con fare quasi nervoso.

Ma lui continuava a fissare quella lapide con inciso sopra soltanto un nome. Nè una data di nascita nè una di morte a segnare qualcosa in più.Solo un nome, un nome che era anche sbiadito ormai per via delle intemperie.
< < Marco... > >
< < ZIOOOOO > >
Ed ecco, ecco che quella piccola peste di un bambino si era quasi arrampicato su un muretto, in modo da poter urlare nelle povere orecchie di quel povero uomo.
E con uno scatto Jean acchiappa il ragazzino da sotto alle ascelle, sollevandolo fino ad averlo faccia a faccia, assottigliando lo sguardo rendendo il suo cipiglio ancora più evidente.
< < Voi Jaeger siete tutti così petulanti, cassinisti, irrispetto- > >
< < Hey Hey, vacci piano! > >
La voce di una terza persona interrompe quella sorta di ramanzina che l'uomo stava facendo al ragazzo, che aveva assunta una espressione annoiata, come se era abituato a tutto quello e a giudicare dalla confidenza che si prendeva, sopratutto chiamandolo zio, non poteva non essere così.
Jean si volta verso il nuovo "intruso", sbuffando con più forza, scocciato.
< < Raccatta tuo figlio e andate via. > >
Eren alza gli occhi al cielo, prendendo in braccio suo figlio, come suggerito dall'altro prima che lo lanciasse da qualche parte visto ce il biondo aveva assunto proprio quella espressione decisa, di chi per davvero sarebbe stato capace di fare una cosa del genere.

Anche il tempo aveva cambiato Eren.Era mutato, non solo invecchiando, ma la sua espressione era tranquilla, cosa assai rara da vedere in passato su quel volto.La sua chioma era ancora bruna, senza neanche un capello bianco, solo gli occhi sembravano più.. stanchi, ma quello erano sicuramente dovuto alle numerose battaglie affrontate.
< < In verità siamo venuti a raccattarti... è da ieri che non ti fai vedere.No che a me manchi, Ma Armin ha insistito. > >
< < Bhè mi hai trovato, ora smamma.. > >
Un'altro sospiro era d'obbligo, ma lui già si era voltato per andarsene. Non era di certo famoso per la pazienza Eren, e neanche quella di andare d'accordo con Jean che ha sempre chiamato faccia di cavallo o insulti peggiori, ma con gli anni aveva saputo e imparato a apprezzare alcune qualità che caratterizzavano il biondo.Sopratutto con la pace e l'assenza di titani.
< < Sono passati 30 anni Jean, pensavo che ti fossi ripreso.. > >
A quelle parole di scatto alza il capo il biondo, stringendo i denti e le mani a pugno, con tanta forza fino a ficcarsi le proprie unghie nel palmo, facendosi male, ferendosi.
< < Fatti i cazzi tuoi, Jeager! > > Eccoli, avrebbero di nuovo ripreso a litigare... infatti Eren fa scendere il figlio dalle braccia, intimandogli con lo sguardo di andare, voltandosi poi verso di Jean, ma ciò che vede gli fa risputare indietro l'insulto che si era preparato e la sua espressione muta in una preoccupata.
Jean, il compagno di battaglie passate, persona che completava la sua routine visto che litigavano ancora come quando erano giovani, si stringeva la maglia all'altezza del petto con un'espressione sofferente in viso.
< < ..Oi... faccia di cavallo, che hai? > >
Non riesce a rispondere il biondo, non riesce neanche ad alzare lo sguardo verso di lui tanto che le fitte erano dolorose e forti ed era consapevole che questa volta non se la sarebbe cavata facilmente, non era uno dei suoi soliti attacchi, questa volta... ci sarebbe rimasto secco.
E con questa consapevolezza, ecco che ritorna a guardare la lapide, con un sorriso sofferente su quel viso che ormai pallido era diventato.
< < A presto... amico mio. > >

E dopo alcuni secondi il suo corpo era disteso a terra.
Jean kirschtein era morto per infarto alla età di 45 cinque anni.


Germania. 2014.
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Agitato, agitato nel sonno si rigira tra le coperte che ormai erano avvinghiate ai suoi piedi e alle sue gambe, oltre che aver combinato un disastro il letto, ma era una cosa decisamente secondaria.
Con uno scatto si mise a sedere sul materasso, portandosi subito la mano al petto, dov'era il cuore precisamente, annaspando aria come se per tutto quel tempo era rimasto in apnea.
La fronte completamente sudata come anche lo era la maglia, aveva una sensazione spaesata e si guarda intorno il ragazzo, accorgendosi solo dopo che era in camera propria... la sua camera, le sue cose familiari.Ma Jean aveva ancora un senso di inquietudine e paura adosso, ecco perchè allunga una mano per accendere la piccola luce posta vicino alla presa di corrente.

< < Dannazione.. un'altro sogno... > >
La sua voce era tremula in quel momento, ma non poteva controllare una cosa del genere.Ogni volta che faceva sogni di quel tipo, non controllava più il suo corpo e aveva quelle caotiche emozioni che lo avrebbe perseguitato per tutto il giorno, già lo sapeva, era sempre così in fondo.
Una volta che finalmente il respiro si era regolato, Jean getta uno sguardo alla finestra, notando che stava sorgendo il sole e automaticamente lui doveva alzarsi; oltre ad avere l'università, doveva anche occuparsi del lavoro ed è per questo che se anche era domenica, doveva darsi una mossa per non ricevere l'ennesima sgridata dal proprietario.
Ed eccolo, che trascinando i suoi arti riesce a raggiungere il bagno, dove si chiude ignorando che possa servire anche al suo coinquilino.
Eren Jaeger, tedesco come lui.
Che oltre a tormentarlo nel mondo reale, era anche nei suoi sogni e la cosa non gli faceva affatto piacere.Anche se era buffo e ... strano. Ma a lui cose di quel tipo non piacevano, cercava di dire "è un caso" "coincidenza" anche quando per la prima volta aveva conosciuto di persona Eren.
In fondo non sei tanto sano di mente o è normale incontrare un tizio che hai sognato e quei sogni lo tormentavano fin da piccolo, ma solo ultimamente erano diventati più presenti.....soffocanti.
< < JEAN! Ti sei fregato di nuovo il bagno!! > >
Ed ecco che il ragazzo in questione bussare con forza alla sua porta, e l'altro non può fare a meno di sbuffare, mandandolo a quel paese... ma su suo volto si dipinge un sorriso soddisfatto e vittorioso.
< < Non hai lavoro, quindi stai zitto e non rompere le palle!! > >
Irritante. Entrambi si reputavano irritanti e non sapevano ancora come mai erano riusciti a convivere senza essersi ammazzati, anche se le liti erano avvenute.
< < Deve venire Mikasa e mi serve la doccia! > >
Mikasa.. era una tizia dai lineamenti orientali che era sempre intorno ad Eren.
Quando Jean la prima volta la conobbe, aveva avuto la sensazione di conoscerla da tempo.. e la temeva, ma non l'aveva sognata come era successo con il moro.. e in parte questo dispiace al ragazzo.
In fondo meglio sognare una bella ragazza che un rompi balle come quel tipo, no?
< < Aspetti lo stesso, sono già sotto la doccia. > >
Cosa non proprio vera, visto che aveva appena aperto il getto d'acqua, immergendosi subito sotto anche se non era totalmente calda ma tiepida.
Ma quella mattina andava di fretta il giovane tedesco, no che fosse in ritardo... ma sentiva come se il destino lo stesse chiamando.
E infatti questo gli fece un brutto scherzo, visto che di di corsa esce dalla doccia, guardando come un nemico mortale quest'ultima.
Ma c'era un motivo di quella reazione.L'acqua era diventata improvvisamente gelida, e non ci voleva un'indovino per capire chi fosse stato, è quella persona era Jaeger.
< < Sei MORTO! > >
E con solo l'asciugamano a coprirgli il necessario, ecco che esce per trovare il coinquilino e ammazzarlo, in modo di avere anche tutto il bagno per sè, di avere una vita tranquilla e pacifica! ma quella... serpe, come a lui piaceva chiamarlo, si era ben nascosta in cucina e appena aveva visto Jean uscire... era andato in bagno chiudendosi a chiave.
Era una giornata come tante, iniziata come tante altre volte in quel modo... ma quella sensazione di ansia gli diceva che non sarebbe finita come al suo solito.
Qualcosa di... strano avrebbe sconvolto la sua vita una volta per tutte.
E mentre in questa caotica casa tutti erano già svegli e pimpanti, in un'altra, neanche tanto distante, un ragazzo con delle particolari lentiggini ( Uno potrebbe anche definirle carine) era ancora nel mondo di sogni.
E si sarebbe pentito di questo.
Sopratutto che a causa di questo pesante sonno non sente la sveglia che per ben tre volte suona per finire dopo a terra a causa di un brusco movimento da parte della persona che stava dormendo.


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"Non c'è stato il tempo di dirti tutto. Non me l'hanno permesso e anche se è inutile cerco di dirtelo qui, parlando da solo ad un cimelio funebre. Grazie di tutto, Marco.
Hai fatto capire a cosa andavano incontro i soldati, com'era cruda e violenta la morte.
Hai fatto capire a me cosa significasse perdere qualcuno di importante.

Angolino autrice.
Salve, ecco, ciao! Se vi piace, recensite e se ci sono errori non temete di farmeli notare >w< a presto! L'immagine è stata presa da TUmblr.com.

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Capitolo 2
*** Ci rincontriamo. ***


Salve di nuovo! eccomi qui con il secondo capitolo, che vi porterà completamente nella storia!!
Se potete, lasciate una recension che fanno sempre contenti gli scrittori, oltre a far capire se il loro lavoro è stato gradito.


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Trasferimento. Quella parola per un tipo come lui, era sempre un gran nemico visto che amava le cose quotidiane, la sua routine, ma in parte era anche eccitato all'idea di qualcosa di... nuovo.
era un pò un controsenso, ma chi non ha un pò di timore per una situazione nuova o mai vissuta?
Questi sono i pensieri che aleggiavano nella mente di Marco, lo facevano terribilmente distrarre.
Infatti poco dopo il pentolino pieno di latte ha deciso di implodere, facendo bruciare non solo il suo contenuto, ma fa sporcare tutto il piano cottura, e del latte bruciato non è mai una cosa semplice o bella da togliere. Come se non ci fosse abbastanza caos per il povero corvino che guardava tutto quel macello con la bocca semi dischiusa e lo sguardo di uno che non voleva credere a quello che stava vedendo.
Era arrivato solo da un giorno in Germania e gli erano capitati una serie di incidenti che lo stavano portando all'assurda idea di essere stato maledetto dalla madre perchè ha voluto trasferirsi in un'altro continente, lontano da lei, invece di restarsene al sicuro sotto il tetto familiare.

< < Forse... è meglio andare a fare colazione al Bar... > >
Per come si erano messe le cose, quella era la soluzione più saggia, prima che bruciasse la casa.
Ed eccolo il primo sospiro ansioso uscire da quelle labbra poco carnose, mentre si portava una mano sul volto come segno di disperazione, ma forse il ragazzo la stava prendendo troppo pesantemente. Era solo del latte bruciato per la distrazione!
La sua mano si sposta poi tra i capelli, scompigliandoli ancora di più, come se il risveglio non li avesse resi tutti dritti e alcuni i ciuffi erano sparati in diverse direzioni.
Decide finalmente di mettersi a pulire tutto quel caos sbrigandosi anche, perchè, per via della stanchezza non aveva minimamente sentito la sveglia, facendo in questo modo tardi, e fare colazione alle 11 non era mai stato nei suoi piani, amava farla di mattina, con l'aria che gli sembrava più fresca e salutare.
Ma il tempo di finire di compiere quella valorosa missione, che il telefono squilla e gli tocca andare a controllare sperando in una chiamata piuttosto veloce, ma sul cellulare vi era scritto "Mamma"
.......
< < Farò finta di non aver sentito il cell... > >
Il tono con cui l'aveva detto non era convinto, e infatti dopo soli 2 secondi ecco che ritorna indietro per rispondere al telefono, perchè i sensi di colpa gli stavano già divorando l'animo.

Marco bodt, era un ragazzone di 1.78 che si faceva problemi per molte cose, a volte inutili.Non amava le dispute ed era piuttosto ordinato per essere un uomo.
Forse a causa di quella stessa persona che adesso lo stava trattenendo a quell'aggeggio elettronico infernale.
Bhè, tornando alla chiamata, si accorge che era stato inchiodato per più di mezz'ora, sorbendosi ramanzine per non aver chiamato, oltre all'elenco di tutte le cose che doveva o non doveva fare, ma finalmente il telefono non era vicino al suo orecchio ma al suo posto sul tavolo e prima che potesse di nuovo squillare, ecco che si fionda in bagno.
< < Di questo passo andrò a pranzo fuori, no a fare colazione.. > >
Brontola il ragazzo, iniziando a spogliarsi per poter fare una veloce doccia, ma calda e rilassante in quel bagno di un colore rosso piastrellato anche, inusuale per un luogo come quello, ( Almeno per il colore ) ma lui non era un'esperto di arredamenti, ma per quanto gli riguardava era davvero di pessimo gusto.
Ma lo sguardo di Marco non può non cadere sull specchio, sulla sua figura riflessa; No che fosse narcisista, ma era enorme quello specchio e volente o nolente, un'occhiata capitava sempre. Ma forse il reale proprietario della casa piaceva guardarsi, ma a lui proprio no.
Ma poteva approfittarne... per controllare...se qualche nuova lentiggine fosse uscita!
Si, per lui era una sorta di ossessione, e cercava di nascondere le sue lentiggini.
Non le sopportava.
Lentiggini ovunque e non solo sul suo VISO; aveva il corpo completamente invaso da quei puntini e spesso e volentieri, cercava di evitare luoghi pubblici dove doveva indossare un costume o restare in intimo per evitare di farsi notare.

E il problema non erano solo quelle macchioline.
Sulla parte sinistra del volto, di fianco all'occhio, aveva una cicatrice, dalla forma un pò strana, simile alla crepa che si forma dopo un terremoto.
Non gli bruciava mai, almeno non spesso e quando succedeva era sempre quando si svegliava.. dopo uno dei suoi strambi incubi.
Ed era stranissima questa cosa.
E aveva problemi di vista proprio all'occhio vicino alla cicatrice, ma tutti gli avevano detto che non potevano essere collegate le due cose, almeno così spesso e volentieri dicevano, anche se a lui personalmente sembravano poco convinti.
Per questo motivo doveva indossare la lente a contatto, una, visto che 5/10 non sono così leggeri e non poteva sforzare troppo l'occhio sano, altrimenti i mal di testa erano assicurati. Insomma, poteva dirsi in buona salute se ignorava queste piccole cose.

Ma smette di indugiare Marco, decidendo alla fine di entrare nella cabina doccia, aprire il getto d'acqua e aspettare che diventasse calda, per godersi quei pochi minuti di relax.


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Lavorare nei bar non era affatto per un ragazzo come Jean.Per un tipo con il suo pessimo carattere, Per niente.
Fingere sorrisi smielosi, falsi ed ipocriti.
MA PER FAVORE!
Bisognava essere drogati al massimo o degli idioti per fare tutte quelle moine, avere pazienza che i clienti scegliessero e consigliarli anche!
Ma non sanno leggere??
< < Se c'è scritto cioccolata, secondo te che gusto mai potrebbe avere?? > >
E stava per dare in escandescenza di nuovo quella mattina il biondo se in suo soccorso non fosse venuto Connie, compagno di lavoro oltre che università, un tipo bonario, bassino che a volte diceva scemenze assurde.
Un idiota, come quelli che si accennava prima.
Ma stavolta aveva salvato il lavoro al tedesco, che di certo non lo ringrazia, anzi, gli rivolge una delle sue migliori espressioni accigliate.
< < Me la stavo cavando alla grande. > >
Bisbiglia, voltandosi e incrociando subito le braccia al petto, stringendole con forza come a scaricare un pò di quel nervosismo che si stava accumulando nel suo corpo e sapeva che quando sarebbe esploso sarebbe successo il finimondo.
Ma Connie, il collega, lo guarda con l'espressione più scettica di questo pianeta, annuendo per dargli il contentino come si fa con i bambini o le persone mentalmente instabili e per il ragazzo, Jean era una pericolosa fusione di entrambi.
< < Avanti, un'altra ora e te ne vai a casa. > >
Jean a quelle parole.. grugnisce, sbottando, allontanandosi dall'altro per avvicinarsi al tavolino dove si era seduto un nuovo cliente.
< < Ci penso io a quello.. > >
Connie prende le ordinazioni pronte per il tavolo di prima, guardandolo.
< < Vado io, Tr- > >
< < Ho detto che ci penso io. > >
Jean era.. forte, aveva un carattere forte e mai si sottometteva, diciamo che aveva anche un certo orientamento a comandare, ma non lo faceva apposta.
Era fatto così, diceva la verità anche se quella era più dolorosa di una spina nel cuore.
Ma a lui quel ruolo non piaceva tantissimo, almeno era questo il suo pensiero.

Quando si ritrova di fronte al tavolino appena occupato dal nuovo cliente, non si sofferma neanche a guardarlo o a scrutarlo;Prende il suo blocchetto degli appunti, aspettando solo che ordinasse.. e sperava anche che si desse una mossa.
Cosa che non era così.
Infatti tossisce dopo solo una ventina di secondi, facendo squittire letteralmente il povero ragazzo seduto, che non si era accorto della sua presenza e lo guarda stralunato.
E Marco sbatte le palpebre e subito dopo corre a prendere il menù, aprendolo e guardandolo i nomi di quello che potevano offrirgli, cercando di non far aspettare troppo l'altro.
Ma si sentiva sotto pressione, non riusciva a prendere una decisione.
Lentamente alza i suoi occhi scuri, marroni, e guarda il cameriere di fronte a lui che non lo aveva degnato minimamente di uno sguardo.
< < Mi fido.. di lei. > >
E a quelle parole, l'altro ragazzo finalmente posa la matita, degnandosi finalmente di scrutare il volto di chi ha detto quelle parole.
E non sa perchè, ma quando Jean.. nota quei capelli corvini, quegli occhi, quella espressione e sopratutto, quel sorriso gentile e onesto, si sente morire.
Sentiva come una morsa al cuore, che stringeva e stringeva, facendo sentire male il ragazzo.
Ma non era solo.. fisico.
Sentiva come il suo spirito scombussolato, una sensazione che lo aveva fatto estraniare e gli aveva fatto sussurrare un semplice "Va bene".
Ma... ancora per un pò era rimasto in piedi, di fronte a Marco il tedesco, come se avesse la strana sensazione che se si fosse voltato dopo non lo avrebbe più rivisto, e questo lo faceva... sentire triste.
< < Tutto.. ok? > >
Ovviamente il corvino si era un tantinello preoccupato per la reazione dell'altro, sopratutto il modo con cui lo guardava, come se avesse visto un fantasma
Ma.. non era rimasto estraneo a certe sensazioni, solo che il ragazzo le aveva ignorate.
Aveva sentito una sorta di felicità riempire il suo cuore, una felicità malinconica, come se dopo tanto tempo avesse trovato qualcosa creduto perso.
Jean sbatte le palpebre, annuendo, tossicchiando poi per andare via, andare dal barista per poter fare l'ordinazione.
E non esita a chiedere quello che gli serve, come se già conoscesse i gusti del corvino, come... fosse un cliente abituale o un amico di vecchia data.
< < Cappuccino alla nocciola e cheescake. > >
Che poi a Jean non piacevano entrambe le cose, non si era basato neanche su gusti personali. Aveva solo agito d'istinto.
Da quella postazione poi, il tedesco poteva osservare... il nemico assottigliando lo sguardo, cercando anche di non farsi vedere risultando alquanto ridicolo.
< < Jean.. che fai? > >
Ed ecco di nuovo Connie, che lo fissava, stralunato, guardando prima Jean, poi la direzione dove fissava, mettendosi anche nella sua stessa posizione per vedere dove diamine stava guardando.
< < Oh, interessante.....è un tuo amico? > >
Il biondo scuote il capo.
< < No. > >
Connie sbatte le palpebre.
< < Lo conosci almeno...? >
Di nuovo nega.
< < No. > >
E un sorriso... malizioso, curioso e divertito si dipinde sul volto di Connie, guardando Jean, iniziando a punzecchiargli un fianco.
Perchè il compagno sapeva che a Jean piacevano anche i maschi. Era riuscito a farglielo dire da ubriaco.
< < OOOH! Allora lo vuoi conoscere? tranquillo, vado io a chiedergli il numero di telefono! > >
E il tedesco stavolta.. annuisce, annuisce e.. si rende conto di aver fatto la più grande stronzata della sua vita.
Sgrana gli occhi, sentendo il panico crescere ad ogni passo che Connie faceva verso il tavolino.
Stava per partire, per correre e fermare quell'idiota, ma il barista (nonchè padrone del locale) lo chiama per l'ordinazione pronta.
E afferra il vassoio, saldamente, correndo poi verso il tavolino.
Il compagno di Jean viene scaraventato a terra per l'irruenza del biondo, ma tutte le leccornie che erano sul vassoio erano.. salve! e di questo era molto soddisfatto il ragazzo.
E in parte anche Marco, perchè la sua colazione finalmente era davanti i suoi occhi, ma era rimasto leggermente allibito di come l'altro era arrivato al suo tavolino, e si ritrova a sbattere le palpebre, leggermente ma leggermente stranito.
E Jean si accorge a cosa era dovuto e si volta verso il ragazzo che si stava alzando da terra, tornando poi a rivolgere la sua attenzione al corvino.
< < Sta bene, tranquillo, è solo inciampato. > >
Inciampato.
Marco non ci credeva molto, ma torna a sorridere all'altro, non potendo fare a meno, prendendo la sua ordinazione.. restando a dir poco sorpreso.
Erano i suoi piatti preferiti.
Lo erano eccome, e sbatte le palpebre, ritrovandosi un nodo alla gola.
E a quella reazione Jean temeva di aver fatto una colossale stupidaggine ad aver dato ascolto al suo istinto.
< < Lo riporto indietro... se non ti piace.
E a quel punto Marco alza di scatto il capo, scuotendolo con vigore, poggiando una mano sulla tazzina che conteneva il caffè alla nocciola.
< < N-no no, anzi.Diciamo che è la mia colazione preferita.. > >
E si ritrova a scostare lo sguardo imbarazzato, Non sapendo in realtà a cosa era dovuto per davvero.
Era strano quel ragazzo.
Era strana quella situazione.
Questi erano i pensieri che rimbombavano ad entrambi nella loro testa.

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"Amare non significa essere d'accordo per ogni cazzata.Anzi, si deve litigare! Non sopporterei di non potermi confrontare con qualcuno, sopratutto con la persona che.. mi piace.
Insomma, deve sapermi fronteggiare."
Angolino autrice.
Salve di nuovo >w< ecco finito il secondo capitolo! a breve arriverà il prossimo! fonte disegno: Tumblr.
Autore: http://miyajimamizy.tumblr.com/
Piccole note (Spoiler): Il lato dove Marco ha la cicatrice e il difetto visivo, è quello mancante quando Jean nella puntata di Shingeki lo trova morto.

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Capitolo 3
*** Violazione privacy ***


Prima di incominciare, vorrei ringraziare chi ha letto la storia anche se non ha recensito, quelli che l'hanno messa tra i preferiti o seguite, e sopratutto la petit che ha lasciato una recensione!
Non sapete quanto aiuti a far venire l'ispirazione.
Non mi reputo un mostro di scrittura ( Quelli ci sono, ma non faccio parte di loro) ma volevo scrivere qualcosa su questa coppia che merita e farvi sognare insieme a loro, anche se il mio modo di scrivere non è fantastico.
Buona lettura!

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Il cielo era coperto di nuvole biance, completamente, rendendo l'aria quasi strana.
Dei candidi e soffici fiocchi di neve scendevano fino a poggiarsi sul freddo asfalto, rendendo l'aria ancora più fredda, rendendo il quadro completo di una Germania che veniva tinta di bianco.
La neve era ancora fresca, almeno per il momento, ma presto si sarebbe ghiacciata rendendo pericolose quelle stradine e con certezza qualcuno sarebbe scivolato;Forse un ragazzino, forse una donna che aveva avuto il coraggio di indossare dei tacchi.
Si intravedevano da lontano un gruppo di bambini che giocavano allegramente a lanciarsi le palle di neve, sporcando i vestiti e rischiando di ammalarsi visto che quel gelo entrava fin dentro le ossa.
E Jean osservava tutto da quella finestra appanata della sua università, fissava quel panorama e un brivido di freddo gli percorre la schiena, facendogli chiudere per alcuni istanti gli occhi; Sentiva il doppio del freddo solo a guardare la neve e quella sedia scomoda di legno e ferro non era neanche il massimo.
Anche se era tedesco questo non significava che per forza doveva e riusciva sopportare quelle temperature così estreme.
< < Cazzo! come si fa a stare qui dentro, si gela! > >
Connie, con i denti che battevano e tremante si volta automaticamente verso di Jean, annuendo.
< < Problemi di riscaldamento... > >
< < Non è neanche la prima volta.. che università del caz- > >
< < Signor kirschtein > >
Oh, guai, guai, guai, guai.L'insegnante aveva sentito il suo linguaggio un pò colorito, ma a tedesco non sembrava toccare minimamente la questione.
La donna incominciò a ticchettare con la penna sul legno della grande e vecchia scrivania piena di disegni, appunti e graffi, producendo quel suono che alla lunga fa venire il nervoso, facendo anche salire un certo istinto omicida.E storce il naso quando non ottiene risposta dal suo allievo.
Teatralmente sospira, portandosi una ciocca dei suoi capelli arancio dietro l'orecchio, com'era sua abitudine farlo, sfiorandosi poi la piccola macchia che aveva sul naso che risaltava molto visto la sua pelle chiara.
< < Jean, se non ti interessa la lezione puoi benissimamente uscire fuori. > >
E solo a quel punto decide finalmente di fronteggiare la donna, guardandola con la sua espressione decisa, anche se rispettava il ruolo della insegnante.
Ma lui non tollerava il freddo, lo mandava in bestia.
< < Signorina Petra, la lezione potrebbe anche essere interessante se non facesse questo cazzo di freddo e quell'idiota del preside invece di mordersi sempre la lingua, rimediasse al danno del riscaldamento! > >
Jean a volte doveva imparare a non dire tutto ciò che gli passava per la testa.Ancora oggi scoppiano risse per questo motivo, anche se si era dato una calmata, ma restava una testa calda lo stesso.
Dal canto suo l'insegnante non poteva dargli tutti i torti; Si gelava in quella stanza, gli studenti erano avvolti nei loro cappotti ma questo non serviva a molto visto che erano costretti a stare fermi e seduti ai loro posti, ovviamente per seguire la lezione, quindi lascia correre l'atteggiamento del tedesco, del suo giovane allievo, scuotendo soltanto il capo, tornando poi a spiegare come se nulla fosse successo.
< < Te la sei cavata di nuovo per il rotto della cuffia... > >
La voce di Connie arriva come un sussurro a Jean, che lo guarda, non cambiando quella espressione.
< < Non m'importa. > >
Meglio lasciar perdere questo discorso prima di far sfuriare l'altro o stavolta lo avrebbero rimandato a casa a pedate e i genitori non sarebbero stati affatto contenti.
< < Hai notato che quel ragazzo viene ormai spesso al bar...? > >
Il biondo sa di chi sta parlando.La sua mente non aveva esitato a raffigurare il suo volto, non aveva pensato ad altri clienti.SAPEVA che era Marco il protagonista di quella discussione.
< < No, nemmeno notato. > >
Mentiva sapendo di mentire Jean, ed è per questo che non guarda negli occhi Connie, distogliendo lo sguardo, fissando ora il quaderno di inglese aperto davanti a sè, scrutando i pochi appunti che aveva preso.
Ma il compagno era cosciente di quella menzogna visto che spesso e volentieri lo aveva sorpreso a fissarlo... ed era sempre il ragazzo a servire Marco quando questo si presentava al Bar;Non permetteva a nessun altro di avvicinarsi, era sempre il primo ad andare a quel tavolo e rivolgergli la parola.
< < ...Secondo te sa giocare a Calcio? > >
A quelle domanda Jean è confuso e inarcando il sopracciglio scruta Connie, finendo per assottigliare lo sguardo, temendo in parte che in quella mente oscura qualcosa di malvagio si stesse formando.
E quel timore presto si sarebbe trasformata in una realtà ... imbarazzante per lui, catapultandolo in una situazione di cui non avrebbe avuto il minimo controllo.


⊱ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ⊱
< < ...Partita... di calcio? > >
Gli suona strana quella proposta così improvvisa, e la sua espressione non tarda a diventare scettica, tramutandosi poi in una un pò incerta.
Marco tentenna a parlare, mentre come i migliori degli acrobati, tiene il cellulare vicino all'orecchio aiutandosi con la spalla, alzandola in modo da non farlo scivolare visto che le mani erano occupate a sbattere le uova per creare quella che sarebbe diventata una frittata, la sua pseudo cena.
< < Ah! sarebbe un'occasione per conoscere qualcuno, visto che ti sei appena trasferito! > >
Connie era bravo con le parole, a convincere le persone ad andare in un determinato posto se queste risultavano un pò indecise, e poi voleva davvero che Marco uscisse dalla sua tana per fare amicizia.
Spesso avevano parlato quando questo era venuto nel bar, chiacchierando del più e del meno scoprendo cose interessanti sul ragazzo e del perchè ella sua presenza in territorio tedesco.
Ma sopratutto era riuscito a farsi dare il numero di telefono.
Ed una persona posta i fronte a lui, stava sbattendo ripetutamente la punta del piede a terra, impaziente di sapere la risposta.
Jean non si capacitava del perchè era così attrato da... dal corvino, da una comunissima persona, non lo sapeva proprio ed evitava anche a se stesso di porsi quella domanda, ma era un pò infastidito del fatto che il compagno avesse il numero di Marco e lui NO.
E quel fastidio lo portava a guardare male l'altro, sempre di più.... doveva controllarsi.
< < Bhè.. io.. > >
Alza gli occhi al cielo Marco, chiudendo il fuoco acceso sotto alla pentola per prendere il cellulare in mano visto che gli stava scivolando a terra, e prima di combinare disastri meglio evitare.
Bhè, giocare a calcio non significava per forza dover fare la doccia negli spogliatoi! poteva dire che era impegnato dopo la partita e che doveva andare via urgentemente, ma quando gli dice che sarebbe andati al pub dopo.. il suo piano ben congegnato sfuma in gran stile.
Ma il biondino decisamente stizzito, prende il cellulare dalle mani di Connie, strappandoglielo con un solo e rude movimento portandoselo poi all'orecchio.
E con voce decisa parla, in modo da farsi sentire da Marco.
< < Si o no? > >
Questa volta al corvino il cellulare gli cade, facendo svariate evoluzioni in aria dovute ai tentativi di recupero prima che facesse il brusco impatto con il lucido pavimento, ma alla fine non era riuscito in questa cosa e si ritrova a chinarsi per prenderlo.. notando anche un graffio ai lato, visibile visto il colore chiaro dell'oggetto.
Quella voce la riconosce subito Marco, anche se raramente l'aveva ascoltata.
La sua sorta di cameriere abitudinale non era molto propenso a parlare con lui quando questo andava a fare colazione al bar.
Ma lo serviva con garbo, i suoi movimenti erano sempre accorti e non violenti.
<< ..S-si..ok... a che ora? > >
La sua voce esce come un flebile sussurro a stento percepibile da qualsiasi orecchio umano, ma Jean l'aveva sentito e con un sorriso ora soddisfatto guarda Connie, come per dire "Visto? convinto."
E stava per dirgli l'orario e il luogo d'incontro, si nota anche la sua bocca aprirsi come per dire qualcosa, ma si blocca.
Non riusciva a coordinare mente e labbra per parlare, perchè la prima stava pensando altro mentre la seconda voleva dire cose del tutto diverse.
< < Dimmi dove abiti che vengo a prenderti io. > >
Non gli aveva chiesto il numero di telefono.. ma almeno poteva sperare di sapere dove abitasse.Ne aveva la necessità.
Dall'atra parte del telefono non si udivano più voci, ma solo quello di un respiro che si era fatto irregolare.
Marco più volte sbatte le palpebre, facendo scontare le ciglia, preso alla sprovvista ancora una volta, ma non era per timore ora, era una sensazione piacevole quella che gli stava facendo tremare il corpo.
< < Vicino alla AlexanderPlatz ... mi faccio trovare giù. > >
< >
Con fretta pigia il tasto rosso della chiusura chiamata Jean, ridando il cellulare ad un Connie allibito, andandosene poi a casa sua per potersi rilassare con un bagno prima della partita, cosa inutile; Avrebbe sudato parecchio, ma gli serviva per togliere quella tensione sulle sue spalle.
E Marco....Era stato lasciato con il cellulare tra le mani senza aver avuto alcun modo di replicare, guardando le sue uova sbattute che dovevano essere ancora cucinate.

Cercava di andare piano con la macchina, almeno quando non era così ansioso di incontrare qualcuno, ma al biondo quel poco traffico che vi era sembrava l'inferno.
Si porta una mano a sistemare il colletto della camicia nera, passando poi alla giacca di tessuto marroncina scura molto semplice ma pesante per affrontare il freddo che c'era quella sera.
E una volta fatto il tutto guarda davanti a sè il traffico, notando di nuovo scorrere il tutto.
E alle 20.30 era proprio lì, in piazza, che si guardava intorno come un'idiota (A detta sua) scrutando il volto delle persone per individuare quella del ragazzo, uscendo anche fuori da veicolo, poggiando una mano sul tetto della sua Alfa Romeo nera, in modo da avere più ampia visuale della piazza.
Ma una mano si poggia lievemente sulla spalla, fa sobbalzare il tedesco che si volta di scatto... ritrovandosi il volto della persona che cercava.
< < Sono in ritardo? > >
Marco gli sorride, guardando speranzoso in una risposta negativa visto che non ci teneva a non fare brutte figure, e Jean sente il bisogno di rassicurarlo subito.
< < No, appena arrivato... meglio che sali ora. > >
< < A-ah..attimo... io non conosco neanche il tuo nome.. > >
In verità si,Marco lo conosceva visto che Connie spesso e volentieri parlava di lui, ma non si erano mai presentati come si dovrebbe.
< < ..Oh, si, Jean.. > >
E gli porge la mano per farsela stringere, inclinando di poco il capo.
< < Io sono Marco! > >
Il corvino non esita a ricambiare, sorridendo ancora di più, prendendo poi il suo borsone per poggiarlo nel portabagagli della vettura, salendo poi in macchina.
< < Lo so > >
E queste parole le sussurra Jean, salendo anche lui, mettendo in moto e accendendo subito il riscaldamento, per cercare un pò di calore.
< < Non so come fate qui con questo freddo.. > >
A quelle parole alza lo sguardo, guardando l'altro in viso non potendo fare a meno di notare le sue lentiggini su quella pelle un pò olivastra.
< < Da dove vieni precisamente? > >
Oh, il corvino si sorprende della risposta, si era aspettato un viaggio silenzioso fino alla loro meta e invece Jean sembrava avere il dono della parola.Era confortante per un tipo come lui che non amava il silenzio.
< < America... Ma ho un nome Italiano per via di mia madre che è di quella Nazione. > >
E a quella affermazione capisce molte cose, visto che non sembrava il tipico americano biondo e con gli occhi chiari.
< < Ora capisco molte cose.. > >
A quella affermazione Marco ricambia lo sguardo che Jean gli porge,accorgendosi che lo stava fissando... e subito china il capo, imbarazzato, per evitare di diventare completamente rosso per via della sua timidezza e il tedesco... non poteva dire di non essersi accorto di quel cambio di colore su quelle guance.
Ma a parte questo dettaglio, entrambi si godono il viaggio fino al campo di calcio.
Anzi, volevano che durasse il più a lungo possibile, per godersi quegli attimi insieme ma purtroppo tempo 10 minuti che erano in mezzo a tante altre persone.
Marco non esita a presentarsi, come aveva fatto con jean poco prima, conoscendo i componenti della sua squadra di calcio e di mezzo c'era anche la fidanzata di Connie.
Sasha, una ragazza più alta del povero fidanzato (Bhè.. non che quello fosse uno stangone) dai capelli castani raccolti in una coda di cavallo, che per ogni minima cosa diventava subito entusiasta come la conoscenza di una nuova persona.
Come in quel caso che stringe la mano al nuovo arrivato con forza, mentre mangiucchiava delle patatine, che Connie corre a rubargli... per papparsele lui, incominciando una guerra con la propria ragazza.
Poi c'era Eren, che si presenta in modo scialbo, quasi non gli interessi, ma a meno che non si parlasse di scherma o sport non partecipava attivamente ad una chiacchierata.
Insieme ad Armin, Mikasa ,Annie, Ymir, Reiner e bertholdt ; Marco sospettava che quest'ultimi due fossero fidanzati da alcune carezze alquanto equivoche che si scambiavano davanti ai suoi innocenti occhi.
Su una panchina poi, nota una ragazzina minuta e bionda, salutare in loro direzione con un sorriso allegro e gioioso e solo dopo il corvino viene a sapere che si chiama Christa ed è una loro amica, ma non giocava perchè non gli piaceva molto quel tipo di sport.
E di fianco a lei vi era Mikasa, compagna di infanzia di Eren.
Il gruppetto viene interrotto dal proprietario però, dicendogli che doveva muoversi e cambiarsi e ad entrare in campo;La squadra avversaria era già lì, ed erano vecchie conoscenze degli altri, sopratutto di Jean che mal sopportava uno di loro precisamente.
Quel nano infame di nome Levi Rivaille.
Non lo sopportava il biondo, era stronzo, sadico e sopratutto silenzioso e con uno sguardo a pazzo omicida.
Inquietava un pò tutti al dire il vero, sopratutto ad Eren che scappava dal suo sguardo ogni volta che poteva anche se c'era un pizzico di ammirazione da parte del moro verso quello strano personaggio.

Dopo una decina di minuti tutti erano pronti...tranne Marco che si presenta qualche secondo più tardi, visto che aveva evitato di cambiarsi di fronte agli altri ragazzi ma sapeva che ritardava solo l'inevitabile.
Tutti erano aveva dei pantaloncini corti e una maglia con le maniche lunghe, oltre ai tipici calzettoni fino alle ginocchia e le scarpette di ginnastica, tutto rigorosamente in nero.
C'era solo un simbolo particolare sul petto che rappresentava il logo della squadra;due spade incrociate con uno scudo da sfondo, mentre quello dell'avversario erano due ali che si incrociavano, una bianca ed una nera.
Anche a Marco era stata data una maglia con quel simbolo, per farlo sentire parte di quella massa di pazzi ragazzi che a volte dicevano cose assurde , seguendo anche i loro movimenti quando entrano in campo, mettendosi tutti dritti, in fila, su una linea immaginaria, poggiando la mano destra stretta a pugno sul petto, dov'era il cuore, mentre l'altra dritta sulla schiena, urlano a gran voce; Wall rose!.
Tutti sentivano come una strana malinconia quando pronunciavano quel nome, una tristezza infinita che spariva subito dopo il fischio.. ma che lasciava al posto ad una sensazione di qualcosa andata perduta e poi ritrovata, quella felicità che esplode quando quello che si era creduto andato, sparito.. fosse ritornato sotto una nuova forma.
E la partita ha inizio.
bertholdt era stato messo alla porta essendo quello più alto, invece Reiner in difesa insieme ad Annie e Ymir.
A Marco, Jean e Connie era toccato il ruolo di attaccanti e il resto dei componenti nelle posizioni rimaste.
Ma diciamo che Connie... non era un tipo molto atletico, ecco perchè Marco e Jean si trovavano in prima linea, a giocare in coppia... e stavano giocando anche piuttosto bene visto che più di una volta riescono entrambi a togliere la palla a Levi e ad avvicinarsi tanto da poter fare Gol, anche se era solo, ma erano in vantaggio e questo contava! E poi c'era sia Christa are il tifo per tutta la squadra, che lanciava occhiate preoccupate ad ogni fallo che avveniva
Anche se non dovevano prenderla sottogamba la squadra avversaria era forte grazie a levi, ma il nostro biondo sembrava intenzionato a vincere e quella espressione seria.. fece sorridere Marco che lo stava guardando ora, mentre recuperava un pò di fiato.
Si sentiva bene il corvino in loro presenza, come se fosse ritornato a "casa" dopo un sacco di tempo.Ma sopratutto.. stava bene di fianco a lui.
Il vederlo solo sorridere gli faceva scaldare il cuore e Marco ancora non si spiega questa sensazione si bella.. ma era anche un pò malinconica.

Quando l'arbitro fischia il fine partita, ecco che tutti stanchi si siedono sul campo gelato e bagnato a causa della neve caduta, chi guardano le ferite procuratesi, chi per recuperare aria... chi come Eren, sbottare perchè erano finiti pari.
Ma dovevano ritenersi fortunati anche solo per quello.
Un pò zompiccanti entrano nelle docce che condividevano anche con quelli dell'altra squadra, ma nessun problema, tanto erano tutti uomini anche se Reiner osservava tutti i presenti... per notare se qualcuno posasse il suo sguardo sul fidanzato.
Marco evita attentamente questa cosa visto la stazza del biondo e poi non gli interessava; Era troppo occupato a farsi dei complessi assurdi per via di alcune macchioline sparse per il suo corpo, e infatti e l'ultimo ad usare le docce.
L'ultimo insieme a Jean.
E il corvino, i suoi occhi, si posano sulla schiena del biondo come se avessero vita proprio, come se il cervello non funzionasse più e non l'ha messo in allarme per dirgli "Hey, cosa diamine stai facendo? così ti scopre e farai una figuraccia."
E appena in tempo distoglie lo sguardo, affrettandosi a prendere l'asciugamano ed entrare in doccia, per distrarsi, per cercare di riprendere il controllo delle proprie azioni.
Ma Jean si è accorto di quella sensazione di essere osservato, si era accorto anche chi era il colpevole ma non ha voluto dire niente... come se in fondo la cosa non gli dispiacesse.
Ovvio che no visto che adesso stava bellamente a fissare Marco quasi di fianco a lui, che era girato di spalle, ignaro di tutto e tutti, ignaro che la sua privacy è stava violata.
E quel giochetto del "distolgo lo sguardo ma ops, si sta voltando, meglio farlo anche io" continuò fino a quando la doccia non ha fine, ed il primo ad uscire è Jean, che alla svelta si riveste per non morire congelato visto che mal lo sopportava, seguito poi da un Marco più calmo, che si stava godendo ancora quella sensazione di benessere che portava l'acqua calda.
Fino a quando.... qualcuno non parla dicendo una cosa che fa spalancare gli occhi a Marco.
< < Hey, dalmata, asciugati bene che si sente puzza di cane bagnato. > >
Il corvino si stava per voltare, domandandosi ancora cosa è successo, chi ha parlato e perchè l'ha fatto, connettendo solo dopo che si riferiva alle sue lentiggini.
Ma lo fa appena in tempo, in tempo per guardare Jean dare un portentoso calcio in pieno stomaco al ragazzo che aveva parlato che si inginocchia tenendosi le mani dove era stato colpito, non riuscendo neanche a parlare per quanto era stato forte il colpo da parte del biondo; Aveva infierito come se avesse colpito una palla invece che una persona. Ma subito interviene Marco, prendendolo per le spalle per fermarlo, bloccarlo in qualche modo.
< < Jean! ignorali per l'amor del cielo! > >
Era difficile tenere un tipo come il biondo fermo, ma il corvino deve ringraziare quei pochi centimetri in più che ha di altezza, visto che riesce a tirarlo indietro, anche se per poco.
Ma ha fermato solo fisicamente il tedesco, perchè non poteva controllare ciò che dalla bocca stava ancora uscendo, infierendo ancora e ancora sul povero malcapitato che era a terra.
< < Fottuto bastardo, prova di nuovo a parlar, ad aprire quella fogna che ti ritrovi per bocca, e ti spacco quei cazzo di denti! > >
In aiuto del ragazzo per bloccare la furia omicida del biondo vengono anche gli altri, che riescono a trascinarlo fuori dagli spogliatoi.
Aveva agito d'istinto lui, non... era riuscito a tollerare quella presa in giro anche se non era stata diretta alla sua persona.
Ma aveva osato farlo su Marco e questa cosa lo aveva infastidito così tanto.. da fargli perdere il controllo e rischiare di beccarsi una denuncia.
Quella serata perfetta sembrava essere finita in un modo.... disastroso.

"Non so davvero cosa può significare la felicità... Mi è oscura a volte, quasi irraggiungibile. ma io ne ho provata una immensa quando stando con quelli che dovevano essere degli sconosciuti, mi sono sentito a casa, avvolto da un calore amorevole."
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Angolino ino ino autrice.
Salve! bhè, questo capitolo mi sembra uscito più lungo degli altri... speriamo almeno migliore!
Spero vi sia piaciuto anche questo e come sempre invito a recensire!
ammetto, La scenetta del calcio l'ho presa da una fan art trovata su tumblr carinissima, andate a cercarla.
Ah, e visto che vi trovate a cercare, date un'occhiata alla piazza Alexanderplatz. è bellissima!

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Capitolo 4
*** Ritardo. ***


Un bicchiere di vetro metà pieno di spumosa birra bionda improvvisamente sbattè sul tavolo di legno, producendo un rumore che fa voltare tutti i presenti, chi spaventato e chi allarmato per l'improvviso e fastidioso suono.
Nel locale c'era una soffusa luce come anche della musica di sottofondo, tutto era arredato in legno ed era consono per un pub essere così.Ma quella musichetta non riescono a trattenere il tono acuto di un Certo tedesco..
Avevano dovuto trascinarlo via di forza a Jean, era stato Bert a prenderlo quasi in braccio e a portarlo fin dentro alla sua macchina ancora mezzo svestito, visto che per tutto il caos che era successo non era riuscito a ricomporsi.
Era furioso.Quel calcio secondo lui non aveva dato giusta giustizia a Marco, e la cosa che lo faceva ancora di più innervosire era.... che non riusciva a capire come mai l'aveva difeso così... in modo così serrato.
Marco dal canto suo era riuscito a calmarlo, almeno a non farlo riscendere dalla macchina e concludere quel massacro visto che più volte aveva frenato Jean, vedendosi costretto a guidare lui e a guidare con le sicurezze dell'auto abbassate.
< < Ora hai finito..? cazzo, rischiavi di peggio! > >
Eren dopo avergli detto quelle cose Sbuffa guardando il biondo che subito gli rivolge un'occhiata malevole, ma lui dal canto suo riprende alle sue mani il boccale di vetro portandoselo alle labbra per tracannare la birra.La seconda nel giro di 20 minuti.
< < In effetti dovresti controllarti ora...
E questa volta era Reiner a parlare che viene subito guardato da un Bert preoccupato che facesse anche lui qualcosa.
Diamine.Quel ragazzo era fin troppo apprensivo nei suo confronti, ma questo non dispiaceva al biondo in fondo.
Tutti parlano, tutti tranne un Marco che si stava rigirando il suo bicchiere di birra tra le mani almeno da una decina di minuti, assaggiandone davvero pochi sorsi...
In parte si sentiva in colpa, tutto era iniziato per un insulto rivolto a lui...
Ma si accorge di questo..Jean, se ne accorge e prima che la sua bocca potesse ancora dire qualcos'altro su quell'avvenimento, cerca di cambiare discussione, calmandosi anche lui.
Si avvicina con il viso a Marco, in modo da potergli direttamente sussurrare nell'orecchio alcune parole, come se fosse una cosa intima e privata solo loro.
< < Non è colpa tua, smettila e bevi.. > >
E irrimediabilmente il giovane corvino si volta verso il padrone di quelle parole, ritrovandosi a dover fissare per forza quegli occhi in apparenza così severi e rudi, ma che nascondevano una grande gentilezza.
E un sorriso spontaneo gli esce... annuendo e porgendo il bicchiere a Jean, in modo a fare cin cin e bere allegramente tutti insieme.
E infatti da quella tavola rotonda un grande corò si levò come anche le loro genuine risate.
I presenti per fortuna erano tutti sobri, anche se la povera Christa cercava di togliere il boccale a Ymir per paura che potesse ubriacarsi... visto che era la ragazza più grande a guidare, ma sopratutto... la povera biondina temeva di finire come l'altra volta quando la sua !"dolce metà" quasi non la spogliò in pubblico.
Bhè, l'alcol poteva indurre a fare cose non propriamente volute...ma almeno stava calmando gli animi e di questo Marco ringraziava, notando anche Jean rilassarsi notevolmente.
Ma quella serata non sembrava voler finire in modo decente..
Il suono del campanellino posto sulla porta che serviva ad avvertire il proprietario di nuovi clienti, attira l'attenzione di Marco.. come se per lui fosse stato un segnale di allarme e infatti quando alza il capo intravede sullo sfondo i tizi della partita di calcio.
è li in mezzo vi era il tizio che Jean aveva colpito che ovviamente si accorge subito di loro.
Ecco, il suo cuore inizia a pulsare a massima velocità.
Quel ragazzo dai capelli bruni sembra quasi scattare e avanza verso di loro.
Il corvino getta d'istinto un'occhiata a Jean che ancora non si è accorto di nulla e per non farlo.. colpire, si alza lui, bloccando il tipo.
Solo allora tutta l'allega combriccola sembra ridestarsi per via della sedia di marco ormai caduta a terra per via del brusco movimento procura un tonfo. E guardano il loro amico bloccare con un disarmante sorriso l'altro ragazzo.. anche se si intuiva che era nervoso.
< < Possiamo.. parlarne civilmente? > >
Parlarne civilmente? Davvero Marco credeva che un tipo con quello sguardo omicida potesse parlare civilmente?
No e a peggiorare la situazione è un Jean alle spalle del povero corvino, che aveva anche posato una mano sulla spalla di lui, come ad intimargli di spostarsi.
Le persone intorno a loro avevano smesso di parlare, ridere e bere.Li stavano guardando e il proprietario sembrava già pronto a chiamare la polizia.. e per degli studenti non era il massimo.
Marco si fa più attento quando vede l'altro fissare Jean e poi lui.. ed è già pronto per contrattaccare un possibile colpo quando lo vede scattare.... solo che nell'arco di una frazione di secondo quel tipetto era a terra, era a terra e un tizio dai capelli neri si era avvicinato.. posando un piede sulla sua testa.
Era levi.Il capitano dell'altra squadra e non sembrava di ottimo umore.
Bhè, il suo sguardo era sempre così, sembrava sempre irritato per qualcosa, infastidito della presenza di altri essere umani intorno a sè.
Ripetutamente infierisce su quel poverino, facendolo sbattere contro il gran bancone del pub, rischiando anche di far cadere dei bicchieri posta sopra di esso che tremavano ad ogni colpo.
< < Creare caos inutilmente...in un locale. > >
Il caos lo stava creando anche lui ora però, ma nessuno osava interrompere quella mina vagante.
Nessuno tranne lui.
Erwin Smith.Il ragazzo più grande di tutta l'intera squadra.Marco lo aveva intravisto seduto sulla panchina, l'altro non aveva giocato.
Ma la cosa che lo lascia alquanto spiazzato e come una mano, posata quasi con delicatezza sulla spalla di Levi lo faccia fermare.
O quella mano era miracolosa o Erwin sapeva bene come far tranquillizzare quella furia.
< < Non mi sembra il caso di infierire, Levi... > >
Il ragazzo a quelle parole schiocca la lingua contro il palato come chiaro segno di dissenso, per poi allontanarsi dal tizio a terra che era ancora agognante.
Erwin china il capo, guardandolo.. per poi chinarsi solo per aiutarlo a rimettersi in piedi, rivolgendo un sorriso al gruppo.
< < Sono desolato per tutti questi caotici eventi, pregherei tutti voi di unirvi al nostro tavolo.
Tranquilli, saremo solo io e Levi. Gli altri andranno via. > >
Tutti, tutti proprio si voltarono verso quell'omaccione, guardandolo dalla testa ai piedi, rivolgendo poi lo sguardo a quel...quella creatura avvolta da un'aura nera, buia... diabolica che era Levi.
< < Non morde, lo assicuro. > >
Ad Erwin gli scappa un'ampia risata quando vede tutti titubanti e rivolti con lo sguardo verso l'altro come se avessero visto un mostro o... un'alieno pronto a mangiarli, ma Marco si rivela il più coraggioso di tutti e si avvicina al biondo.
< < Va bene e .... grazie. > >
L'altro scuote il capo, mandando poi via il ragazzo che era stato pestato che quasi saltellava per via del dolore alla gamba, uscendo dal locale e stranamente la quiete sembra tornare.
< < Quel ragazzo ha il vizio di parlare troppo, prego, venite. Il nostro tavolo è più grande. > >

E dopo... una decina di minuti eccoli tutti insieme, a quel tavolo, che ascoltavano le varie presentazioni.
< < Si, abbiamo giocate altre volte contro, ma conoscevate solo Levi per via del suo modo di giocare piuttosto brusco. > >
E ad alcuni scappa una lieve risate per il modo con cui lo dice Erwin, ma subito smettono per un'occhiataccia da parte del compagno seduto al suo fianco.
< < Ah Bhè! Neanche Jean e Eren scherzano sul fatto di puntare agli stinchi dei giocatori invece che al pallone! > >
E Connie riceve ben due schiaffi sulla nuca, da parte di entrambi i ragazzi nominati.
Si va subito a rifugiare tra le braccia della sua Sasha che interrompe la sua discussione con Ymir su quanto buono fosse il prosciutto crudo, guardando il fidanzato... e imboccandolo con il cibo appena descritto.
E Connie non può che ringraziarla, in fondo quello era il suo modo di coccolarlo e lui lo sapeva bene.
La serata andò avanti in modo perfetto, anche se avevano avuto tutti quelle interruzioni.

Alla fine ad andarsene per primi sono proprio Erwin e Levi, che lasciano i soldi sul tavolo per le cose che aveva preso, salutando poi i presenti con un semplice cenno di mano.
Jean li osservò fino alla fine, fino a quando non uscirono dal suo campo visivo, compreso anche quando passano dove era la grande finestra posta di fronte al tedesco e ... strabuzza gli occhi a una cosa che aveva visto; Si stavano tenendo per mano, quei due si stavano tenendo per mano.
< < Non ci posso.. credere.. > >
Marco che era vicinissimo a lui sente quelle parole e si volta prima per guardare il volto di Jean, poi in direzione della finestra dove l'altro tiene posato lo sguardo.
< < Quei due stanno insieme? Non mi sembravano i tipi.. > >
I tipi.Oddio, quelle parole nella mente di Jean vengono catalogate come... frase di disgusto.Non sa neanche il perchè! forse stava farneticando!
Frena la lingua, frena la lingua, frena la lingua Jean!
< < Ti fanno per caso schifo? > >
Eccolo, non aveva frenato la lingua.
Il corvino quando sente quella domanda prima sbatte le palpebre, incredulo, diventato poi rosso.Subito scuote il capo, agitando le mani di fronte al suo volto.
< < ASSOLUTAMENTE NO! > >
Per sua sfortuna il tono gli era uscito alto e si ritrova gli occhi di tutti puntati addosso... E Jean di fianco era scoppiato a ridacchiare, per quella reazione esagerata... ma che l'aveva rassicurato.
< < Bhè ragazzi, riporto questo qui a casa che ha bevuto abbastanza.. > >
< < Non ho bevuto affatto.. > >
Ribatte Marco, guardandolo ma era apparso un sorriso anche sulle sue labbra.
I presenti annuirono, decidendo anche loro di andare, pagando ognuno la loro parte anche se Christa aveva dovuto raccattare dalle tasche di Ymir i soldi tenuti così, come se fossero miseri fazzoletti di carta e sopratutto.. cercando di non farsi spogliare come era successa l'ultima volta anche se la compagna aveva preso ad abbracciarla, strusciando la propria guancia contro quella della più piccola.
< < Heyyyy Jean! > >
Il tedesco si volta, guardato l'amico che teneva per mano una Sasha mezza addormentata.
> < < Puoi dare un passaggio anche a noi? Reiner e Bert hanno detto che non possono.. > >
< < Ma se vi hanno accompagnato l-... >>
Il ragazzo si blocca nel parlare, guardando i due diretti interessanti che sembravano piuttosto.. imbarazzati.
Si, aveva capito.
Visto che non abitavano nella stessa casa e che i loro genitori non sapevano della loro relazione... ogni minima volta che potevano stare soli lo facevano per fare le loro.. cose.
Ma in cuor suo Jean, aveva sperato di poter restare anche lui da solo .. con una certa persona.
< < Nah, vi da un passaggio Mikasa. > >
E signori e signore per la prima volta in tutta la serata Eren aveva detto qualcosa di sensato.
< < Ovviamente se stasera il nostro caro Jean la lascia dormire nella nostra casuccia..
Come non detto.
Il biondo gli rivolge uno sguardo quasi omicida, ma annuisce, è d'accordo con quel compromesso anche se non ne gioiva.
Eren si avvicina a lui, in modo da potergli sussurrare qualcosa.
< < è uno scambio equo.. > >
No.
Assolutamente no.
Quella serpe non si è accorta di nulla, in fondo non C'ERA NULLA.
Ma Jean non parla, fa solo cenno a Marco di andare, salutando gli altri;Lui con un cenno della mano.
Marco con un'ampio e gioioso sorriso.
Appena fuori dal locale il ragazzo con i capelli corvini subito si infila il cappuccio del suo cappotto, avvicinandosi con calma alla macchina, come se stesse facendo una passeggiata nei boschi in piena estate.
< < Dannazione! quando arriva la primavera! > >
Il suo tono era nervoso, stizzito.
< < Siamo solo a Gennaio.. > >
Invece lui lo dice con calma e anche con una certa innocenza.
< < LO SO! > >
E dopo questo breve scambio di opinioni alquanto discutibili, entrano in macchina e subito Jean accende il motore il biondo per farla riscaldare.
< < Mi sorprendo che non sopporti così bene il freddo... in fondo vive in Germania.. > >
Il tedesco in questione alza lo sguardo, sospirando poi, passandosi una mano tra i capelli.< br> < < Prima dell'università a causa del lavoro di mia madre, per la maggior parte dell'anno vivevo in Francia e lì le temperature sono più calde. > >
< < Quindi anche tu sei meticcio! > >
E di nuovo, di nuovo la risata di Jean viene udita da Marco, che non può restare ad ascoltarla, riempiendosi il cuore di una certa.. contentezza.
< < Stare vicino ad Eren ti ha reso scemo.. > >
E dopo aver scaldato motore e auto parte per accompagnare a casa Marco, parlando ancora come se il loro viaggio precedente non fosse servito a raccontare tutto e infatti 10 minuti sono davvero pochi.
< < Il gruppo in cui sei è davvero strano ma simpatico.. > >
Jean sorride, guardandolo i tanto in tanto mentre guidava.
< < Si, insomma.. sembra che ci siamo incontrati per caso... siamo persone con hobby e studi totalmente diversi... e ogni sera ci ritroviamo insieme. E poi anche tu ormai fai parte del "gruppo". > >
E sorride Jean, guardandolo, accorgendosi solo dopo alcuni secondi che erano arrivati a casa dell'altro e si ferma, guardandolo.
Marco ricambia lo sguardo per un breve lasso di tempo, prendendo poi la sua borsa dove dentro vi era la macchina fotografica.
< < Che scemo.. potevo portarla nel pub e fare alcuni foto.. > >
Gli dispiace per questo e sospira, maledicendo la sua sbadataggine.
< < La prossima volta. > >
Ma prima che esca del tutto dalla macchina, Jean si allunga, afferrandogli la manica della giacca.
< < Ah, domandavo, cioè.. non è che mi lasci il tuo numero.. di cell? in caso un'altra uscita con gli altri. > >
Rosso.Era solo questo che era nella mente di Marco nel vedere il viso di Jean, e lo guarda, prendendo alla svelta il cellulare, non facendoselo ripete neanche una seconda volta.
< < Certo..! mi fa piacere che tu lo chieda. > >
Jean sbatte le palpebre, incredulo come una cosa che lui aveva pensato essere la più faticosa del mondo era venuta così spontanea.
E si lasciano così, lui con un sorriso ebete stampato in viso, l'altro con il cuore che batteva freneticamente.



⊱ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺
Il sole ancora non sorgeva.
Il sole ancora non sorgeva e i suoi occhi erano già spalancati, ad osservare quel fantastico mondo che si proponeva attraverso la sua finestra.
Peccato fosse chiusa e lui stava solo vagando con la fantasia.
Sospira il giovane tedesco mentre si rigirava per l'ennesima volta nelle coperte, guardando di nuovo il cellulare che gli indicava l'orario; 6:03 del mattino.
DEL MATTINO.
Perchè mai? perchè non riusciva a chiudere di nuovo occhio? Perchè si sentiva così agitato?
Inutile, stare tra le calde coperte non lo aiutava ed è per questo che si alza, decidendo di andare in cucina per poter preparare del buon latte caldo in modo da far passare anche quelle due ore così da andare direttamente all'università.
Quasi in punta di piedi passa di fronte alla camera di Eren, ben sapendo che con lui c'era anche Mikasa.. bhè, per sua sorpresa la ragazza sbuca dal bagno con solo addosso la camicia del ragazzo e lui si ritrova a fissarla... per poi proseguire, borbottando cose a caso e a volte senza senso.
Non si volta indietro, non osa per non finire nei guai, raggiungendo sano e salvo la cucina, dove subito si mette all'opera per preparare il suo latte caldo, prendendo prima di tutto il pentolino, poi il contenitore del latte dal frigo e infine anche del cacao solubile.
Dopo aver messo l'oggetto metallico sul fuoco della cucina, resta ad osservare la fiamma quasi incantato, perdendosi un pò nei suoi pensieri da dove viene prelevato da Eren che lo chiama.
Si volta Jean, lentamente, accigliandosi.
< < Cazzo fai in piedi? > >
Eren sbuffa, guardandolo, sedendosi su una sedia di legno di fronte al tavolo.
< < Hai fatto un cazzo di rumore! e poi voglio anche io il letto. > >
Il biondo era quasi tentato di gettargli addosso il latte quasi bollente.
< < Non dovresti stare a letto con la tua ragazza?? > >
< < Mikasa ha detto che sembravi un'anima in pena.. sono venuto a controllare. > >
Lui... un'anima in pena? non scherziamo, stava benissimo.
< < Balle. > >
< < Quelle che tu non sai raccontare... > >
E sogghigna il moro, sogghigna vittorioso per essere riuscito a far tacere Jean anche se è solo per una piccola frazione di tempo.
< < Questo tuo tormento c'entra con quel nuovo r- > >
< < Assolutamente NO! > >
Diamine, era un libro aperto il biondo, almeno alcune volte lo era per Eren che non sempre si accorge di ciò che lo circondava.
< Ok ok ok..dico solo che..se fosse lui, io gli avrei mandato un sms e chiesto di uscire da soli. >
Jean si era versato il latte e stava per portarsi la tazza alle labbra, per sorseggiarselo tranquillamente ma quelle parole hanno il potere di bloccarlo sul posto.
Eren si alza, prendendo la tazza tra le mani del ragazzo anche se era decisamente un "fregarsi" l'oggetto in questione.
< < Grazie, gentile come sempre. > >
Il moro se ne va tranquillo tranquillo a piedi scalzi, voltandosi solo una volta prima di sparire dietro al muro, infilandosi in corridoio per poi andare in camera sua.
Ed Jean, ancora titubante su quelle parole lo lascia andare incolume... per poi tornare a fare il gesto di bere ma si accorge che tra le sue mani non vi era più nulla.
Guarda verso il corridoio, sente la porta chiudersi... e poi sbuffa.
< < Dannato Jeagar! > >
Ma si avvicina al tavolo, dove aveva lasciato il suo cellulare in precedenza per avere le mani libere, trovando subito il nome di marco per potergli inviare un sms.

SMS
TO: Marco.
"Hey, si.. scusa forse stai ancora dormendo ma meglio essere attivi di prima mattina!
Ecco, alla fine volevo chiederti...
Oggi pomeriggio sei libero..?
Ovviamente di sera ci incontriamo con gli altri! cioè, lascia stare se sei impegnato! ciao! "

Incredulo guarda lo schermo del cellulare dove era impressa la scritta "messaggio inviato".
Sperava di non aver fatto una cazzata.Bellissima, ma pur sempre una cazzata.

Il suono insistente della suoneria di un cellulare fa svegliare Marco che mezzo intontito e addormentato va a tentoni con la mano per cercare l'oggetto incriminato, ma prima sulla sveglia posta anche lei sul comodino, controlla l'orario.
Stringe gli occhi come a focalizzare il tutto domandandosi poi quale sano di mente manda un SMS a quell'ora del mattino.
Ma subito lo scopre visto che la sua curiosità era troppa e legge il messaggio.
Poco a poco si sveglia.
Fino a che non sbarra gli occhi, comprendendo chi l'avesse mandato, cosa gli avesse chiesto e che voleva una sua risposta.
Quello era sotto inteso anche se non c'era scritto nel messaggio.
E ora? che doveva fare? accettare? farlo stare sulle spinte?
Oooh, ma al diavolo.Risponde, risponde senza pensarci lui dicendogli che si andava bene, bastava dirgli a che ora e dove e subito stringe il cellulare a sè, sbattendo ancora le palpebre, guardando un punto indefinito nella stanza.
Quel pomeriggio doveva uscire con Jean, anche se forse era solo una semplice uscita amichevole....
Oh no..
Marco prende il cuscino posto di fianco a lui, stringendolo al petto per poi affondare il viso, una posa poco virile, lo ammetteva.
Ma..no, si era accorto di provare qualche sorta di attrazione verso il biondo.
Un'attrazione che cresceva ogni giorno sempre di più.
Entrambi passarono la loro mattinata a non dormire o a distrarsi per fare altro, messagiando di tanto in tanto sopratutto per precisare il luogo d'incontro che era sotto casa di Marco poichè il ragazzo non conosceva affatto bene quella città tedesca.
Jean nervosamente guardava l'orologio posto nella sua stanza che segnava le ore 16:05 mentre era sommerso dai suoi vestiti in cerca di qualcosa di decente, ma sembrava una di quelle donne isteriche sul punto di strappare ogni singolo pezzo di stoffa e andarsene con una tenda in giro.
Bhè, la sua tenda di colore blu non era così male.
Sospira, portandosi una mano tra i capelli, tipico suo gesto per scaricare il nervoso, guardando gli abiti scelti in precedenza, optando per una semplice maglia, una felpa sopra e un paio di jean neri.
Decide alla svelta di indossarli;Stare in mezzo alla stanza con solo i box bagnati e i capelli umidi perchè appena uscito dalla doccia non è per niente salutare.
Ma proprio quando stava per infilarsi l'ultimo indumento il suo cellulare squilla;Per un'istante aveva pensato che fosse Marco che aveva disdetto il loro appuntamento.. ma con sua sorpresa era Reiner.
Era tentato di lasciarlo squillare... ma alla fine pigia il tasto verde.
< < Reiner..? > >
Il Reiner in questione quasi sobbalza quando risponde così improvvisamente, poi tossisce per schiarirsi la voce.
< < Jean, ti volevo chiedere un favore.. > >
I favori portavano solo guai, Jean lo sapeva, lo aveva provato sulla sua pelle.
< < Del tipo..? > >
Reiner si volta per spiare se Bert era in circolo o semplicemente stava origliando; Era capace di tutto quel ragazzo!
< < Ho preso ultimamente un'arma antica ad un'asta.è funzionante e vorrei provarla. > >
Jean Adorava le armi antiche, anche se lui aveva solo riproduzioni ma Reiner.. era pur sempre figlio di due avvocati e poteva permettersi quei costosi e rari oggetti..
< < E io cosa c'entro..? > >
< < Voglio che mi accompagni al solito boschetto dove faccio pratica... bert ha la mia macchina, ho dovuto prestargliela e se gli chiedo qualcosa ha sospetti.
Sai quanto può essere pignolo e testardo a volte. > >
< < Forse vorrai dire protettivo visto che ti piace giocare con le armi da fuoco...
Ora sbuffa Reiner, stanco di dover sentire prediche ovunque.
< < Mi accompagni si o no? > >
Jean ci pensa su, guarda prima l'orologio che adesso segnava le 16:06.
L'appuntamento era tra un'ora è mezza, la cosa era fattibile.
< < Solo un'ora. > >
Dice con tono fermo, aspettando poi una risposta dall'altro.
< < Mi basta e avanza. > >
La chiamata si interrompe lì e Jean finisce di infilarsi la felpa, prendendo poi chiavi, portafoglio e documenti da sopra il letto, lasciando così la stanza con tutti gli abiti sparsi sul pavimento.
Ci avrebbe pensato dopo.
Ma...

Quell'ora e mezza passa in fretta, anzi, ne passano due.
Un certo ragazzo dai capelli corvini e dalle lentiggini sul un volto leggermente scuro.. guardava l'orologio che aveva sul polso.
Lo guardava e lo riguardava.
Per poi fare la stessa cosa, scrutandosi intorno, scrutando sul volto delle persone che passavano.
Che Jean gli avesse fatto solo uno scherzo di cattivo gusto..?
Oh no, non era il tipo... non gli era sembrato il tipo!
Qualcosa gli diceva che mai gli avrebbe fatto una cosa del genere, non lo avrebbe mai asciato ad aspettare lì, sotto un lampione con quel gelo che entrava fin dentro le ossa.
Ma sentiva un fastidio, una rabbia crescere in lui.
Aspetta solo un'altra mezz'ora.
Poi torna a casa sua, a pochi passi dalla piazza e caso avverso della sorte c'erano solo persone in coppia a passeggiare davanti ai suoi occhi e lui si sentiva irritato ancora di più.
Con quell'aria affllita sale in casa, scostando lo sguardo dai suoi piedi solo per cercare con gli occhi la tasca per prendere le chiavi al suo interno.
Chiavi che gli cadono da mano per lo stupore quando nota Connie e Sasha davanti alla porta.
Abbracciati e con la preoccupazione in volto.
I ragazzi appena lo notano si avvicinano.
< < C..che ci fate qui? Jean non è con me.. > >
Forse avevano pensato che fosse con lui? ma allora...allora gli era successo qualcosa?
< < Lo sappiamo... > >
Le sussurra appena Connie quelle parole, guardando poi Sasha. Ed è proprio la ragazza a spiegare la situazione.
< < Lui e Reiner sono all'ospedale... Un fucile d'epoca gli è esploso letteralmente in mano. > >
< < Cosa...? > >
Si gela sul posto Marco... e subito si china a prendere le chiavi di casa, voltandosi per scendere le scale del condominio, urlando agli altri di andare subito in ospedale.




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"Ah.Già...
Avremo tutti contro, la gente ci guarderà strano, giudicherà senza pensare con il loro cervello o semplicemente perchè sono stupidi e ignoranti.
Ma sai che ti dico?
Non me ne frega un cazzo.
Io non devo stare con la gente, ma con te.
E per me possono straparlare quanto vogliono."

Angolino autrice.
Grazie per le recensioni e per averle messe tra le fanfiction seguite!
Spero che anche questo capitolo sia stato piacevole per voi <3.

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Capitolo 5
*** Ospedale ***


Sciocco. Davvero sciocco ad aver deciso di raggiungere l'ospedale a piedi con tutto quel freddo, quella neve e quel ghiaccio che rendeva una corsa ad ostacoli quella che stava facendo per poter raggiungere il luogo designato.
Scioccamente Marco aveva ignorato anche la voce di Connie che gli urlava di fermarsi perchè poteva accompagnarlo con il suo scooter.. anche se avrebbero entrambi preso il freddo in pieno viso.Ma era sempre una soluzione migliore di andare a piedi.
< < MARCO!!!! > >
Se solo si fosse voltato il corvino, avrebbero notato qualcuno..qualcosa correre dietro di lui, ad gan velocità, con l'intenzione di non fermarsi una volta che l'ha raggiunto, no;Salta decisamente addosso il ragazzo, atterrandolo senza mezzi termini.
< < Non si scherza con Sasha!! > >
La ragazza ridacchia vittoriosa mentre era bellamente seduta a gambe incrociate sul ragazzo, ignorando il fatto di avere una gonna.. per fortuna le calze coprenti impedivano ad occhi indiscreti di sbirciare.
Ma il povero Marco con la faccia immersa nella neve per via che era caduto di viso, incomincia ad agitarsi per necessità di aria, cercando di sollevarsi con la schiena per poter togliere da quel freddo giaciglio il suo volto e in suo soccorso arriva Connie che fa alzare la fidanzata, cercando di parlare ma il fiatone per la corsa rendevano le sue parole un qualcosa di incomprensibile.
< < Ormai siamo più vicino all'ospedale che al mezzo di trasporto... continuiamo a piedi e calma! > >
Calma.La calma in quel momento non era proprio prevista nella mente di Marco che appena si alza ecco che riparte per la sua strada...
..Ignorando completamente dove l'ospedale fosse;Fino ad allora aveva seguite le segnaletiche stradali, ma ora erano sparite!! e il ragazzo si ritrova a guardarsi intorno come un cucciolo perso ed agitato.
Sasha notando questo afferra il corvino per il polso, iniziando a trascinarselo per la città con un passo svelto e sicuro, rischiando più volte di farlo inciampare o scontrare con qualche persona; Temeva che all'ospedale si ci sarebbe arrivato, ma perchè si era fatto male lui.
Ma subito questi timori lievi vengono sostituiti dal pensiero di Jean in ospedale e si volta verso Connie che stava letteralmente correndo per stargli dietro.
< < Non sai cosa si è fatto? se è grave? > >
Quando l'altro si accorge che le parole sono rivolte a lui, scuote il capo, alzando le spalle e sospirando teatralmente.
< < No.Ci ha chiamato Bert tutto agitato, dicendo che "Quei due coglioni" si erano fatti male giocando agli allegri soldatini. > >
Sbatte più volte le palpebre Marco, accigliandosi.
< < Allegri.. soldatini..? > >
Si, a Connie gli era scappato un sorriso divertito anche se la situazione era preoccupante, ma quelle parole potevano far scappare una risata a chiunque e si ritrova ad annuire di nuovo.
< < Ho capito solo questo... non ho mai sentito così agitato quel ragazzo.. > >
Bhè, gli fa strano anche a Marco sentire quelle parole.Lo conosceva appena Berthold, ma gli era sembrato l'essere più pacifico del mondo.
Ma tutti hanno un lato che tengono ben nascosto e che spesso rivela la vera natura della persona.

Dopo altri 10 minuti, sembravo finalmente arrivati alla struttura ospedaliera e subito, di nascosto si infilano dentro visto che l'orario di visita era finito da un pezzo e i suoi compagni non erano così gravi da poter infrangere questa piccola regola.
Ma la stavano infrangendo lo stesso.
Appena dentro decidono di prendere le scale, arrivando fino al terzo piano tutti e tre con un fiatone;Non avevano usato la comoda ascensore per non far rilevare la loro presenza, come dei ninja esperti che si stavano inoltrando in campo nemico...peccato che Sasha si era avvicinata ad una infermiera chiedendo della stanza dei ragazzi.
Marco e Connie la guardano pietrificati e il primo si chiede se davvero era così ingenua quella ragazza... ma poi ricordando con chi stava si risponde da solo.
Per loro fortuna quella gentile donna era dalla loro notando quando tutti fossero agitati, ma si era soffermata a fissare il corvino più a lungo e con un sorriso smieloso si fa seguire fino alla camera dei ragazzi.
La n:666.
.....Non era un bel numero.
Ma lasciano stare questo piccolo dettaglio i tre entrano senza bussare, lasciando sobbalzare i presenti che non si aspettavano una visita così presto e soprattutto così tanti, e l'ultimo a sbucare era proprio Marco che guarda Prima Reiner e poi Jean.
Del primo subito nota una fasciatura alla mano un pò spessa ed era convinto che era dovuta a qualche ustione.Poi sul suo volto vi erano alcuni graffi e la sua espressione sembrava un pò sofferente, ma era vivo e stava bene per fortuna.
Dal canto loro i ragazzi appena vedono i loro compagni li salutano con un sbieco sorriso, anche se Reiner subito borbotta del perchè fossero lì e tutti quanti visto che non erano in punto di morte, ma Jean si meraviglia quando negli occhi di Marco nota quel... quel timore, quella paura e si sente subito in colpa.
Si sente in colpa sopratutto per aver fatto tardi al loro appuntamento.... era una cosa che non doveva succedere, sentiva come se il destino già gli stava dando una seconda chance e non poteva permettersi di perdere anche questa.
Una cosa che aveva proposto lui e che poi.. bhè è andata a finire come era finita.
Sentiva la necessità di scusarsi anche se un tipo come lui non lo faceva facilmente ma doveva, era suo dovere darle a quel ragazzo che fra poco non scoppiava a piangere davanti a lui oltre che notava un certa nota di rimprovero in quei occhi oltre che la preoccupazione.
< < Ecco..io... sc..scusami. > >
Marco stringe tra le mani il proprio cappello, fra poco lo avrebbe rotto se continuava così ma poco gli importava.
Cerca di rilassarsi ora che ha davanti il biondo sano e salvo e senza qualche arto mancate.
< < F.. Fa nulla. Può capit-
Ma un tonfo, Un forte rumore e la porta si apre, si spalanca e da dietro ad essa appare un Bert..incazzato che guarda prima Jean con sguardo severo, poi rivolge tutta la sua attenzione a Reiner.. e le sue intenzioni sembravano omicide.
In quel momento i presenti vorrebbero tutti sparire da quella camera che stava per assistere ad un omicidio.
< < Può capitare UN CORNO! > >
Sentirlo solo alzare la voce era strano, anzi, inquietante. E se poi si aggiungeva quello sguardo che prometteva nulla di buono allora il quadro era agghiacciante.
Bert punta prima il dito contro Jean, guardandolo.
< < Dovrei essere DISPIACIUTO di questa cosa. Ma ben vi sta, a tutte e due.Specialmente a te, Jean.... > >
I presenti non fiatano e non parlano, almeno per il momento.
Marco con tutta la sua totale innocenza guarda il ragazzo che ora sembrava una belva pronta a mangiare chiunque avesse osato proferire parola, facendo quello che non doveva fare.
PARLARE.
< < Andiamo, può capitare.. non mi sembra il caso di esagerare. > >
Spalanca gli occhi Bert, guardando Marco come fosse un'intruso. La sua mente talmente che era arrabbiata non ragionava e riteneva le sue parole stupide.
Ma si doveva comprendere; Aveva avuto una paura folle per gli amici, per il fidanzato, PER TUTTO!
< < Non dovresti neanche metterti in mezzo visto che sei appena uno sconosciuto.. >
E il corvino è spiazzato e si poteva notare dai suoi occhi spalancati e la sua bocca dischiusa, come se cercasse le parole adatte, cosa che non gli riesce visto che da una parte erano anche vere.
Ma quelle parole, quall'atteggiamento nei confronti di Marco fanno altamente innervosire Jean che subito interviene in difesa del ragazzo, trovando esagerata quella reazione da parte dell'altro.
< < Datti una calmata! mi sembri una donna isterica! > >
Connie guarda i presenti, notando la tensione leggermente salire, fin troppo e subito guarda Reiner, l'unico che non aveva parlato e la sua espressione... non gli piaceva, come tutte quelle che avevano gli altri.
Com'è normale Reiner guarda Jean, scuotendo il capo, contrariato.
< < Perchè non calmi il tono anche tu, he? > >
Ma stesso lui riceve un'occhiataccia dal proprio fidanzato, che poggia una mano sul proprio fianco.
Bert per la sua mole già incuteva timore, figuriamoci ora che era sul punto di sterminare tutti.
< < è colpa sua come anche la tua. Jean sa benissimo quando io sia contrario CHE TU giochi ad andare in guerra. > >
Uno sbuffo, un sonoro e forte sbuffo proviene dalle labbra di Marco.
< < Ma di certo non è stato lui a chiedere a Reiner di andare a giocare.... > >
Era calda quella stanza ma non grazie al riscaldamento.Mentre Connie cercava una soluzione, non si accorge che alle sue spalle erano ormai giunte anche Christa e Ymir che stavano assistendo stranite a quello scambio di.. parole?
Anche se il quadretto era assurdo visto che Marco difendeva Jean, Jean difendeva Marco e Bert difendeva e "Sgridava" Reiner per il suo comportamento da bambino infantile.
< < .. Avete finito di fare le mammine premurose nei confronti dei figlioletti? > >
Eccola.
Infatti era strano che Ymir non avesse detto una delle sue e subito Christa si volta verso la ragazza, cercando di farla tacere oltre che ammonirla.
Stava per scoppiare il putiferio e solo un miracolo o poteva far zittire i presenti in modo da non essere scacciati dalla stanza.
E quella sorta di miracolo viene da Sasha che per tutto quel tempo era stata fuori dalla stanza, precisamente nella mensa dell'ospedale per..prendere in prestito dei panini e con quei panini aveva zittito tutti, perchè a i presenti aveva ficcato a forza il cibo, compreso il fidanzato che non aveva proprio parlato.
Jean si toglie di scatto il pane dalle labbra, lanciandolo dietro alla ragazza che gentilmente gli ha "offerto" che lo schiva, sbuffando un ultima volta ma senza dire nulla, forse stanco di litigare e anche perchè bruciava quella ferita alla spalla.. e questo non sfugge a Marco che aveva intravisto una nota di dolore nel suo volto e si avvicina, posando il pane su quel comodino di ferro posto di fianco al letto, sedendosi poi sul materasso senza però infastidire il biondino.
< < Precisamente.. cosa è successo? > >
E a quel punto tutti rivolgono l'attenzione al tedesco che si sente piuttosto osservato.. ma decide di parlare lui visto che Reiner non ne sembrava aver intenzione a causa delle occhiatacce che Bert gli lanciava.
< < Ho accompagnato Reiner nel bosco per provare un fucile d'epoca funzionante, ma sembrava essere difettoso.. Infatti qualcosa si è bloccato ed è letteralmente esploso. > >
Bert guarda di nuovo il compagno, assottigliando lo sguardo per poi allontanarsi e poggiarsi con le spalle al muro.
No, non lo avrebbe continuato a sgridare.Sarebbe stato zitto ora, facendo patire il povero biondo che era il suo fidanzato.
< < Potevamo rischiare di peggio... > >
Sussurra Reiner guardandosi la fasciatura un pò sporca di sangue ora, alzando poi lo sguardo verso Bert che bellamente guarda altrove.
< < Non è certo una scusante.. > >
Sussurra queste parole il corvino, guardando i due per poi alzarsi dal letto pr non infastidire Jean, inclinando lievemente il capo verso destro, portandosi una mano sul collo, massaggiandolo lievemente.
< < Avete fatto prendere un colpo a tutti.. > >
Ma quando il corvino si volta, dietro alle spalle di Ymir e Christa.. intravede il dottore con una infermiera...
E dopo cinque minuti erano fuori dalla stanza, cacciati senza poter obbiettare.
Sospira Sasha, guardando Connie poi, un pò affamata... infatti il suo stomaco si sente brontolare per tutta la stanza e i ragazzi puntano i loro sguardi su di lei.
A Ymir gli scappa una risata e non tenta per nulla di nasconderla per evitare di mettere in imbarazzo Sasha, ma tanto si sapeva che la ragazza lasciava perdere certi educati comportamenti.
< < Bhè! a questo punto propongo di andare a mangiare qualcosa. Ormai si sono fatte le otto passate.. > >
E come dargli torto? tutti erano stanchi, affamati e sopratutto hanno subito uno spavento non da poco conto. Quello che ci voleva era proprio un piatto caldo e delle chiacchierate per confortare le povere anime scosse.
Marco si volta un'ultima volta verso la porta ormai chiusa che conduceva al reparto dove Jean era ricoverato, lasciandosi scappare un sorriso più rassicurato, per poi andare via con gli altri, a godersi la loro compagnia oltre che un pasto.
Ma si sente fermare da qualcuno e quando si volta nota Bert che con aria imbarazzata lo stava fissando, oltre che distogliere lo sguardo.
< < Scusami per prima.. > >
la voce gli era uscita un pò tremula e bassissima, infatti solo il corvino era riuscito ad ascoltarlo ma era giusto così, in fondo quelle parole erano solo rivolte a lui.
Il sorrise si amplia, scuotendo il capo come a dire " fa nulla" .
< < Posso comprendere... > >
E il ragazzone posto di fronte a lui annuisce, per poi assumere un'espressione un pò... interrogatoria ma non scappano parole da quelle labbra.Solo un sorriso di chi avesse capito qualcosa.



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Era sgattaiolato fuori dalla sua camera, silenziosamente, per raggiungere senza alzare sospetti il balcone che era incustodito in quel momento.
Sul suo volto si dipinge un gran e bello sorriso furbo, di chi crede di averla fatta franca o semplicemente avesse conquistato un pezzo di terra senza che neanche il nemico se ne accorgesse.
Quanto si sbaglia Jean.
Quanto si sbagliava a credere di essere da solo sul pianerottolo.
Inconsciamente prende il suo pacchetto di sigarette posto nella tasca di quello scomodissimo camice che gli avevano fatto indossare, prendendone una, avvicinandola al naso come per ispirare il buon odore di tabacco.
Non aveva molti vizi il ragazzo...
Lavorava, si impegnava all'università, faceva il bravo ragazzo.. a volte.
Quindi pensava di potersi meritate un semplice "scaricamento di ansia" come lo era fumare.
Anche se volte tendeva ad esagerare, ma quelli erano dettagli alquanto superflui, almeno a detta di lui.
Dalla stessa tasca poi prende l'accendino colore blu, con sopra impresso il disegno di un gattino e ogni volta che lo guardava si domandava come mai avesse scelto proprio quella immagine.
Sospira, portandosi alle labbra la sigaretta, tenendo il filtro delicatamente tra le labbra, senza schiacciarla troppo ma senza neanche mollare la presa perchè altrimenti sarebbe caduta a terra e dopo pochi tentativi finalmente l'accende.
Chiude gli occhi, tirando lievemente il capo indietro, muovendo poi il collo prima a destra e poi a sinistra sentendolo particolarmente indolenzito e dolorante;Era stato a letto per parecchio tempo a causa della spalla dolente e non è che fosse migliorata la cosa.
In fondo era passato solo un giorno da quando era chiuso in quella gabbia che puzzava di disinfettante, malattie e morte.E lui odiava restare i posti del genere, sopratutto dove sapeva che qualcuno ci era rimasto secco; Evitava i cimiteri proprio per questo fatto!
Il biondo era completamente assorto nei suoi pensieri, pensando a come l'avesse scampata al fucile.
Poteva davvero finire in una tragedia e solo questo scioccante pensiero faceva tremare il suo corpo a causa di un brivido.
Ma sopratutto... sopratutto non avrebbe rivisto più lui...

Marco appena entrato in ospedale ad orario di visite, subito va in camera dei ragazzi ma con sua sorpresa aveva trovato solo un Reiner mezzo addormentato a causa della morfina che gli stavano somministrando, ma dalle parole biascicate aveva concluso che Jean era sul balcone... ma a fare cosa questo proprio non lo aveva compreso.
Con calma si avvia verso quella parte indicata gentilmente da una infermiera a cui aveva chiesto e appena si ritrova lì sente... puzza di fumo.
Si guarda intorno, cercando subito con lo sguardo la provenienza di quell'odore anche se doveva fare più affidamento all'olfatto che alla vista, ma ciò che i suoi occhi vedono lo rendono quasi incredulo.
<< Jean... stai fumando? > >
Beccato.
Apre gli occhi d'improvviso il tedesco a sentire quella voce che ormai era diventata una abitudine ascoltare, voltandosi con la prova del suo crimine ancora stretta tra le dita oltre che lasciare uscire il fumo e lo guarda... con il viso arrossato di chi era stato scoperto con le mani nel sacco.
< < ..un pochino. > >
Che cacchio di risposta era "un pochino"?
O si fuma o non si fuma affatto e il biondo si auto definisce un'idiota nella sua mente per la sua geniale risposta, DEGNA di un premio oscar al più stupido bugiardo.
Il corvino dal canto suo ovviamente lo guarda scettico, per poi scuotere il capo avvicinandosi a lui, prendendogli dalle mani, con gesti accorti, la sigaretta quasi del tutto finita e gettarla dal balcone.
< < Non dovresti con tutte le medicine che ormai stai prendendo... oltre che fa male alla salute. > >
Alza gli occhi al cielo il biondo, mordendosi l'interno della guancia, lasciandosi fare la piccola predica.
< < Lo so, lo so... ma come mai qui? > >
Predica che si interrompe appena fa quella domanda visto che Marco era rimasto zittito e lo guardava con uno sguardo da pesce lesso; Jean poteva intravedere un certo tremolio nelle sue mani.
< < è orario visite e volevo vedere come stavi...come stavate tu e Reiner. > >
Come stai. < br> Per il biondo conta solo la prima parola e quindi è certo che Marco era lì solo per lui e questo lo fa sorridere come un'ebete.
< < Hanno detto che tempo tre giorni e ci lasciano di nuovo liberi come fringuelli. > >
Bhè, la prospettiva di restare ancora lì tre giorni non lo faceva di certo saltare dalla gioia ma se tutti i giorni Marco sarebbe venuto a trovarlo avrebbe reso l'attesa più piacevole.Decisamente.
Il corvino sorride, guardando Jean;Non riusciva mai a staccare facilmente lo sguardo da sopra di lui, era come una calamita e sapeva che questa situazione lo avrebbe messo in difficoltà o nei guai un giorno all'altro.
< < Senti... > >
O diamine.Forse se n'è accorto.
< < Appena esco da qui ci facciamo quella uscita insieme...da soli. > >
Oh giusto, la loro uscita saltata del tutto a causa di questo incidente.
Ma rimane un'attimo spaesato Marco, a fissare il vuoto, per poi annuire.
< < ..Certo.. > >
Jean a sentirlo così incerto si acciglia, poggiando una mano sul proprio fianco, guardandolo; Diamine, sperava di non essersi già giocato l'opportunità per una stupida bravata ed è per questo anche se rosso in viso si avvicina ad un Marco che resta di sasso... quando la bocca del biondo arriva a sfiorargli l'orecchio e sente il suo cuore battere come un martello per quella vicinanza; Temeva che la sua gabbia toracica si sarebbe sfondata.
Sentiva il fiato di Jean sulla guancia, riscaldando quella porzione di pelle.
< < Guarda che è.. un'appuntamento. > >
Il corvino Spalanca gli occhi.Per quanto avesse sperato o sospettato di questa cosa, sentirsela dire proprio dalla persona interessata ti lasciava sempre disorientato e piacevolmente scombussolato.
Ma non fa in tempo a replicare che si ritrova con il fiato MOZZATO quando sente le labbra di Jean sul proprio zigomo.
un semplice e fugace gesto.Una sensazione sfuggevole che fa arrestare il suo cuore.
Il tedesco si allontana quasi di fretta come per evitare lo sguardo dell'altro e infatti era così oltre a temere una reazione contrariata da quel gesto altamente discutibile.
Invece aveva lasciato spiazzato l'altro e di questo era piacevolmente orgoglioso.
Rientra dentro lui per primo anche perchè aveva intravisto dalla porta-Finestra che affacciava al corridoio, i compagni entrare nella loro stanza e appena è vicino alla porta chiama Marco per farlo entrare dentro, aspettandolo... e godendosi la sua espressione nell'imbarazzo totale che mormora un si zitto zitto.
Ma il biondo non sapeva che anche la sua di espressione era così.
Durante il tragitto per entrare in camera non riescono a dirsi nulla i due forse temendo i rompere quella sorta di.. strana atmosfera che si era creata prima ma appena entrano in stanza ecco che viene spazzata via..
< < Sasha... cosa ci fai nel mio letto..? > >
Jean sbatte le palpebre, guardando la ragazza che bellamente stava seduta e stava mangiando il suo pranzo che un'infermiera gli aveva portato.
Marco... ridacchia, poggiando una mano sulla spalla del biondo.
< < Credo che andrò a prenderti qualcosa al bar per mangiare.. > >
Si volta Jean, guardando Marco in viso per poi sospirare.
Sarebbe stato costretto a sopportare per tre giorni tutti quei tizi tutti insieme, in un'unica stanza, dove non si poteva fare troppo rumore.
Era certo che sarebbero stati cacciati tutti tantissime volte.
Il corvino guarda i presenti e vicino al letto di Reiner, seduto su una sedia e con in mano un libro, c'era Bert in silenzio che leggeva... e il biondo che cercava di attirare la sua attenzione in qualche modo, cercando di fare sempre il duro ragazzo, ma inutilmente visto che il fidanzato gli donava solo fugaci sguardi ed era lontano dal letto quanto bastava per non farsi toccare.
Era tremendo quando si vendicava.Infatti Jean ha giurato a sè stesso di non farselo mai nemico anche se stavolta ci era andato piuttosto vicino.

Bhè, c''era solo un desiderio ormai nel cuore di tutti, soprattutto di Marco e Jan; entrambi speravano che quei giorni passassero in fretta.
.. in fondo avevano un'appuntamento, no?


⊱ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺ ✺

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"Non c'è stato nessuno Dio a suggerici la retta via.
Nessuno a dirci se avevamo sbagliato oppure no, eravamo solo condotti dal nostro istinto.
MA...questi nostri pesanti peccati alla fine sono stati rilevati...
...uccidendoci all'istante..."
Angolino autrice.
UwU posso dire che questa storia mi sta piacendo anche se molto semplice a confronto alle altre, ma il risultato non è poi così male! Al prossimo capitolo e grazie ancora a tutti.
...Anche questa coppia merita <3
Fonte; http://www.pixiv.net/member_illust.php?mode=medium&illust_id=38412315

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Capitolo 6
*** Kiss ***


La pioggia battente si poteva udire anche a finestre chiuse, come se assorbisse tutti i rumori presenti in mezzo alla strada.Non c'erano le persone che chiacchieravano o che passeggiavano;solo quello di vaghe macchine che veloci correvano sull'asfalto, incappando a volte nelle pozzanghere che ormai si erano formate.
Jean, guardando attraverso il vetro della porta nota che la sfortuna era dalla sua, visto che sia lui che Reiner stavano finalmente per uscire dall'ospedale.
Ormai avevano solo le fasciature come ricordo e le ferite erano iniziate a guarire come si doveva, il medico gli aveva anche avvertito di continuare le dovute cure a casa ... che con forte probabilità qualche segno sulla loro pelle sarebbe rimasta.
Ma era un cosa superficiale alla fine, dei piccoli segni di certo non avrebbero disturbato la loro vita.
Dal corridoio si sentono rumori di passi, dovevano essere almeno due persone a giudicare a orecchio e questi sembravano proprio avvicinarsi alla loro stanza.. e infatti pochi minuti dopo ecco il suono ormai riconoscibile di quella porta cigolante aprirsi.
I presenti in camera si voltarono per vedere chi fosse ma loro sospettavano in parte che proprio Marco e Bert si sarebbero presentati per riprenderli e riportarli al casa.
I ragazzi salutano i compagni ormai in via di guarigione, avanzando ancora un pò nella camera e subito Reiner fa cenno al proprio ragazzo di avvicinarsi, alzandosi da quel letto ormai vestito e senza più quel bruttissimo camice addosso, prendendo le ultime cose e l'altro restava a guardarlo, limitandosi a prendere lo zaino quando fu pronto.
Invece Marco esita un pò a presentarsi proprio di fronte a Jean, quasi temesse che la sua presenza fosse di troppo, che il suo atteggiamento diventasse invadente, sopratutto che l'idea di andarlo lui stesso a prendere il biondo e poi accompagnarlo alla sua dimora.
Ma Jean si acciglia nel non sentirlo parlare e si rivolta verso di lui, finendo di trafugare nel cassetto di quel piccolo comodino che l'ospedale donava ai pazienti per mettere le loro cose nel periodo di ricovero.
A sentire lo sguardo su di sè, finalmente Marco si decide ad alzare lo sguardo e incontrare quello del biondo, notando subito la sua area un pò.. come dire, sospetta!
< < Spero.. che non ti dispiaccia che mi sono proposto per venire a- > >
< < Assolutamente no. > >
Lo blocca Jean senza che neanche finisce di finire la frase, e Reiner ascoltandoli e vedendoli, nasconde un sorriso sia divertito che... addolcito; Quei due gli ricordavano lui e Bert ai primi tempi, prima che formassero la coppia che ora erano e subito riceve uno sguardo curioso da parte del compagno.Lui risponde semplicemente scuotendo il capo, per poi fare cenno di andare.
Bert annuisce, dando un ultimo sguardo ai due.
< < Venite? > >
Jean alza lo sguardo, annuendo; Il moro aveva ripreso quella sua espressione gentile e rilassata, tipica di quel ragazzone ben alto 1.92 ma che in ogni suo gesto nascondeva premure poco virili, ma non toccava a lui giudicare.
Alla fine il gruppo decide di uscire insieme da quella prigione, salutandosi solo prendono gli ombrelli per coprirsi dalle gocce di pioggia, separandosi per andare alle rispettive vetture non dimenticandosi di salutarsi con una stretta di mano e dei sorrisi sinceramente contenti, soprattutto da parte di Marco che notava il tedesco come rinato.

Durante il tragitto ascoltarono della buona musica, discutendo anche su questo alle volte visto i loro gusti molto diversi, ma entrambi evitano l'argomento dell'appuntamento, almeno fino a quando Jean nota che erano giunti sotto casa sua e prima di scendere e allontanarsi definitivamente da Marco lo guarda, lasciando diventare le sue guance di nuovo rosse.
< < Per stasera passo... a prenderti I- > >
Il corvino era stato colto alla sprovvista e quando si rende conto di COSA stesse parlando.. si agita, rischiando anche di balbettare appena apriva bocca.
< < Vengo io! C-cioè; Hai la spalla ferita e non devi sforzarla! > >
Jean per alcuni secondi si ammutolisce, sbattendo le palpebre varie volte, per poi scostare lo sguardo; Si porta una mano davanti alla bocca, tossendo nervosamente.
< < Non è che la macchina devo sollevarla!
Ma va bene, vieni tu a prendermi... > >
A stento si ricorda di respirare Marco che subito sorride a quelle parole, mentre sentiva una felicità immensa riempirgli l'anima.
< < Ad ora di cena allora ti passo a prendere. > >
Ed ecco un'altro cenno del capo da parte del biondo, che si volta per guardare i posti dietro individuando la sua borsa e subito si allunga con il busto e con le mani per poterla prendere... ma Marco notandolo in difficoltà cerca di aiutarlo, facendo il gesto di allungare anche lui il braccio sinistro ma ormai il Jean già aveva fatto e quando questo si volta si ritrova.. a sfiorare il naso proprio naso con quel del corvino.
I volti erano vicinissimi, poteva sentire il fiato di Marco solleticargli le guance, riscaldandole anche e poi... e poi si incanta a guardare quei occhi scuri, molto più scuri dei suoi che gli ricordavano la notte più profonda.
Ma un lampo fa sobbalzare entrambi, frantumando quell'incanto e Jean prendendo la sua giacca si copre il capo, salutando con un gesto semplice Marco scendendo poi dalla vettura per fare una corsa verso il suo portone e poi su, in casa sua.
E il corvino resta a guardare lui fino a quando non sparisce dalla sua vista e con il cuore un pò tremante accende la vettura, per poter tornare alla sua dimora anche lui.

Jean appena rientra in casa nota uno strano silenzio, almeno fino a quando non entra in camera... dove lancia una sottile e sottovoce bestemmia nel notare il casino da lui stesso lasciato; Getta a terra la borsa, portandosi una mano dietro al capo, carezzando con forza i capelli.
< < Non è colpa mia! Questa volta ho fatto il bagno e lavato i piatti! > >
A sentire quella voce si volta di scatto e nel notare Eren poggiato contro lo stipite della porta sbuffa, tornando a fissare i suoi vestiti sparsi a terra, decidendosi infine di incominciare almeno a toglierli da terra.
< < Hai fatto la brava cameriera, ottimo. > >
Jean risponde con la sua melodiosa e acida voce trasportando i vestiti da terra sul letto, per avere una base dove piegarli ma sapeva già che a metà dell'opera si sarebbe annoiato e avrebbe gettato tutto a casaccio nell'armadio.
Dal canto suo Eren resta ad osservarlo, avvicinandosi per dargli almeno un'aiutino;Insomma, il compagno era appena uscito dall'ospedale, doveva comportarsi da bravo bimbo almeno il primo giorno.
Ma il biondo sospettoso lo guarda, poggiando le ultime magliette sul materasso.
< < A cosa lo devo? > >
Rotea gli occhi verso l'alto Eren, guardando poi il tedesco.
< < Sei convalescente, su! volevo solo darti una mano. > >
Sospettoso, sospettoso l'osserva Jean che stava per aprire bocca e dire qualcosa di suo come una malevole risposta ma si blocca, guardando il compagno.
< < ....Stasera puoi dormire da Mikasa o Armin? > >
Ora sul volto di Eren vi era chiara confusione e infatti il sopracciglio inarcato dava conferma del suo stato emotivo.
< < SI, potrei.. ma perc- OH OH OH! > >
Oh oh oh? a sentire quelle sorte di... versi Jean lo guarda, alzando le spalle.
< < Ti stai immedesimando in babbo natale?? guarda che è da un mese che è passato! > >
Il moro scuote con forza il capo, avvicinandosi a lui, scrutando con i suoi occhi verdi quelli del biondo.
< < ...Vuoi portare Marco sopra? > >
Cazzo... come aveva fatto a capirlo?
< < Di che blate- > >
Eren sorride sornione e furbo, un'espressione quasi intelligente che poco gli si addiceva (A detta di Jean)
< < Andiamo, al primo appuntamento già vuoi portarlo su pe- > >
Una mano si posa sulla boccaccia del ragazzo e quella mano apparteneva al biondo.
< < Non farti strane idee e sopratutto così maliziose! > >
Con un veloce gesto Eren toglie la mano di Jean dalla sua bocca, tornando ad ispezionare il suo viso.
< < CEEERTO! come no.. e perchè mi hai chiesto di andare via? > >
Jean tentenna nel rispondere e per distrarsi inizia a piegare alcuni dei suoi indumenti.
< < Per restare un pò da soli. > >
< < Anche in un parco puoi restare solo. > >
Eren poggia una mano sul proprio fianco, dosando il peso del corpo su una sola gamba mentre l'altra la distendeva di poco, e la sua espressione continuava diventava sempre più divertita.
< < Probabilmente pioverà e nel parco non ci potremmo stare, fa freddo e la gente fissa troppo! > >
Ecco, dopo quelle valide motivazioni non poteva ribattere il moro che si rende conto di non poter ribattere.
< < Ok Ok, vado a chiamare Mikasa per chiedere se posso andare da lei. > >
Jean sente i passi del compagno dirigersi fuori dalla stanza e prima che l'altro sparisca del tutto dalla stanza gli parla, senza neanche alzare il capo per guardarlo.
< < Grazie. > >
< < Figurati. > >


Tic toc, tic toc.
Il suono dell'orologio lo stava snervando ed era quasi tentato di togliergli le batterie per farlo tacere per sempre.. ma poi ci ragiona su, dicendo che non era decisamente il caso di fare un gesto tanto spropositato.
Marco vagava come un'anime in pena per casa, mentre finiva di indossare gli abiti scelti per uscire quella sera.
Ecco che tornava quella sensazione di agitazione che gli aveva fatto rovesciare anche la tazza di caffè che si era preparato e per fortuna non gli era caduto addosso;Aveva solo combinato un macello a terra.
In parte ringrazia questa sua disattenzione; il caffè poteva renderlo soltanto ancora più nervoso.
Quando passa davanti allo specchio lo sorpassa ma subito dopo torna indietro, osservando il suo volto, sfiorandosi con la punta dell'indice la cicatrice poco visibile.... ricordandosi la lente a contatto solo in quel momento!
Core in bagno per metterla, facendo in un lampo visto che era abituato e anche perchè aveva una certa fretta visto che doveva andare a prendere il tedesco.
Con una veloce occhiata guarda sul tavolino basso del salone per individuare le chiavi della sua macchina, trovandole quasi subito; Usava raramente le macchine un tipo come lui preferiva bici e tram ma con quel tempo non era cosa.
Appena trovate le chiavi le prende, infilandosele nella tasca del jean, prendendo il suo cappotto per infine scendere e correre in macchina.
Si, stava letteralmente correndo e nella sua mente la frase " è tardi" lo faceva sembrare ad un bianc oniglio.
Sobbalza Jean quando il suono del citofono irrompe nella sua casa, rompendo quel silenzio che si era creato e sopratutto facendo perdergli qualche anno di vita ma.. guarda subito l'orologio, accorgendosi che erano le 20.30 e quella era ora di cena e quindi... quello che aveva suonato era sicuramente Marco.
Va a rispondere ma appena prende la cornetta del citofono tra le mani questo gli casca, facendo varie capriole in volo fino a schiantarsi a terra e il biondo con un balzo lo prende, neanche fosse un gatto che aveva visto un topo.. ma questo gesto sconsiderato gli fa urtare la fronte contro lo spigolo del muro e si ritrova ad imprecare a denti stretti.
Era disattento a livelli assurdi ma finalmente riesce a rispondere e dice al corvino che stava per scendere; Il tempo di prendere la giacca.
Marco quando aveva sentito tutto quel caos e poi la voce quasi urlante del moro era stato tentato di chiedergli se era tutto ok, ma non aveva fatto in tempo.
Si limita a bisbigliare un si anche se probabilmente l'altro non lo aveva ascoltato, e resta lì, in attesa, poggiando la schiena contro il portone di ferro, guardando il cielo ancora annuvolato anche se la pioggia aveva smesso di scendere; non era la serata ideale per un'appuntamento, ma mai si sarebbe sognato di rimandarlo.
Ma lo scalpitare per le scale di qualcuno che scendeva lo fece destare dai suoi pensieri e voltare verso il portone che finalmente si apre e mostrano un Jean con dei capelli completamente arruffati.
E Marco lo guarda, lo fissa e lo scruta...
Iniziando a ridacchiare sotto lo sguardo incredulo di Jean.Lentamente si avvicina il corvino, allungando le mani per poter dare una sistemata a quei capelli, guardando infine il ragazzo.
< < Hai lottato contro un leone o cosa..? > >
< < Contro la mia giacca.. > >
Ma le parole di Jean escono come un sussurro imbarazzato visto la figuraccia che aveva appena fatto ed è proprio lui il primo ad avviarsi in macchina, in modo da mostrarsi intaccato da quella reazione anche se non era vera.
Marco lo segue subito dopo, avvicinandosi alla vettura che era già aperta e con le chiavi inserite e si infila dentro, guardando prima il volante e poi il biondo.
Per diverse volte.
TANTE VOLTE.
< < Cosa c'è ora? ho qualcos'altro fuori posto? > >
Incominciava a snervarsi ma la reazione del corvino lo lascia un pò titubante.
< < Onestamente io non so dove andare, cioè... non abbiamo deciso il posto.. > >
Pigolio.
Sembrava il pigolio lamentoso e colpevole di un pulcino quella frase detta da Marco che fanno sorridere Jean.
< < Ho io il posto addatto. > >
< < è pur sempre la tua città.. > >
Mormora con ovvietà Marco, ma il sorriso sul volto dell'altro non sparisce e anzi, aumenta.
Il ragazzo al posto guida non può fare a meno che mettere in moto e seguire le indicazioni dell'altro, che lo portavano sempre di più ad una stradina isolata e che andava in salita e un paio di volte.. aveva anche sbagliato strada il corvino, scusandosi ogni volta ma quella strada era piena di curve e incroci.
Ringrazia il cielo quando finalmente raggiungono la loro destinazione, trovando prima parcheggio, non accorgendosi del posto dov'erano fino a quando non scende dalla vettura e guardare il posto e i dintorni.
< < Titan.. reustarant..? > >
Sbatte le palpebre, incredulo nel leggere la insegna sopratutto visto che era così vistosa e luminosa, ma è il nome a lasciarlo... come dire; DI STUCCO.
Jean sembrava compiaciuto da quella reazione, come se era quella che si fosse imposto di ricevere o di potersi gustare da parte del ragazzo.
< < Questo locale è particolare perchè cucinano piatti da tutto il mondo! > >
< < Tutto il mondo.. ? > >
< < Si. Cinese, Italiano, americano.. > >
< < OH! mi sentirò a casa.. > >
Si guardarono per un pò in viso, ridacchiando poi all'unisono decidendo infine di entrare nel locale che fece sbarrare gli occhi per lo stupore a Marco ancora di più; l'interno era arredato con un'accozzaglia di stili di arredamento diversi, come anche gli oggetti che erano da ornamento; Si passava da un dragone cinese all'immagine di quello che gli sembrava... un tipico carretto siciliano.Almeno così si ricordava che si chiamasse.
I tavoli erano adornati con tovaglie e colori delle bandiere di Nazioni diverse, alcune anche ricercate visto che non si ricordata precisamente di quale fosse e meravigliato da tutto questo viene quasi portato da Jean al loro tavolo.
< < Come hai fatto a trovare questo posto..? > >
No, doveva saperlo Marco perchè mai aveva visto qualcosa del genere nella sua America e sopratutto il luogo non era facilmente accessibile visto tutta la strada che avevano fatto!
< < I proprietari sono i genitori di Eren. L'hanno messo per via del loro continuo ospitare gente in miseria e straniera e puf! hanno creato tutto questo.. > >
E sorride Jean, godendosi ancora il viso di Marco illuminato da quella che poteva definire felicità.
< < Eren è il tuo coinquilino, giusto? > >
< < Si. Sebbene i suoi genitori abitano a Berlino ha voluto comunque trasferirsi in una casa a parte... e me lo sono beccato io. > >
Le borbotta quelle parole Jean e questo fanno sorridere il corvino che.. addolcisce la sua espressione; Non poteva farci nulla, quando l'altro si comportava in quel modo a lui ispirava.. dolcezza.
Ma per non farsi accorgere che lo stava spiando prende il menù, osservando rapito i vari nomi dei piatti, alcuni impronunciabili.. ma per fortuna sotto c'era la descrizione di cos'era e in che consisteva.
La loro diversità si notava anche dai piatti che prendevano ma che alle volte coincidevano anche.
Era un buffo mix.
Jean aveva preso molte cose piccanti e parecchio speziate e a base di carne, invece Marco si era orientato su sapori più delicati con verdure da contorno, oltre che non aveva resistito nel provare il thè verde giapponese.
L'ambiente rendevano il tutto molto rilassato, sembrava che tutti parlassero sottovoce e permetteva una certa intimità nel dialogo e questa cosa viene apprezzata ai nostri due ragazzi che chiacchierano su svariate cose, arrivando a discutere se il miglior pane sia quello francese o quello italiano.. e visto che erano in un posto del genere si fecero portare proprio quelle due cose.
< < Francese. > >
Mormora Jean, addentando un pezzo di pane Italiano, assaporandolo.
< < Italiano. > >
Ribatte Marco che era cresciuto con quel pane a causa delle origine della madre, ma comunque stava mangiando un pezzo di baguette.
Entrambi si guardano in viso e poi i pezzi di pane tra le loro mani.
< < Sono buoni entrambi. > >
E queste parole le dicono insieme, d'istinto, senza rendersene conto.
Jean ride, la sua risata difficile da udire come anche il sorriso rilassato da osservare e si porta una mano sul viso, massaggiandosi la tempia; Erano.. anni che non stava così bene.Si era sentito in attesa per tutto quel tempo e ora che ci faceva caso, non aveva più avuto quegli incubi.
Anche se erano passate più di due ore da quando si erano seduti in quel luogo, non aveva smesso di parlare con altro anche della cosa più sciocca.
Ma poi blocca la risata d'improvviso, tanto che Marco si spaventa un pò, pensando subito di aver detto qualcosa di sbagliato.
< < Non sei fidanzato, vero? > >
Per un'attimo un velo di disperazione aveva coperto gli occhi del biondo notando l'esitazione dell'altro.
Ma da parte sua...il corvino scoppia in una risata che non riesce a frenare subito.
< < Ovvio che no! altrimenti non sarei uscito con te!! > >
Il tedesco mentalmente si dà dell'idiota totale, sviando lo sguardo ora di nuovo a disagio per l'ennesima figuraccia, ma in suo soccorso arriva il cameriere con conto lo salva e approfittando della distrazione dell'altro paga lui tutto, mandando via con fretta l'altro... lasciando Marco con un'espressione allibita.
< < Infido traditore! > >
< < Alle volte lo sono.. > >
Ribatte, prendendo la giacca per indossarla, chiaro segno che se ne sarebbero andati e Marco lo imita.. tenendo quell'adorabile broncio di chi tentava di sembrare offeso.
< < La prossima volta pago io.. > >
La prossima volta...
Quelle parole fanno battere il cuore di Jean; Ci sarebbe stata una prossima volta.
Salutarono il garbato personale con un buonasera di rito, uscendo dal locale e per loro fortuna non pioveva, ma ad ogni modo si sbrigarono per salire in macchina per non essere sorpresi a qualche pioggia improvvisa.
Jean di nuovo deve fare da navigatore stradale a Marco, prendendolo anche in giro a volte ma era per celare il nervosismo; Si, era nervoso perchè appena arrivati sotto casa gli avrebbe chiesto di salire sopra da lui e questa cosa lo faceva alquanto agitare.
Ma una frenata brusca lo fa quasi finire sul parabrezza; Per fortuna che aveva la cintura di sicurezza ma questo non gli impedisce di guardare Marco in modo allucinato, ma per tutta risposta l'altro alza le braccia dal voltante indicandogli di fronte a lui.
E di fronte a loro c'era un Levi che aveva bellamente poggiato il piede sul parafango della macchina del corvino, con le braccia incrociate al petto e la sua allegra espressione da uomo incazzato con il mondo.
< < Eccessivo Levi, potevi finire sotto la macchina. > >
Erwin si avvicina al compagno, facendogli gesto di mettere giù il piede e con aria tranquilla guarda le persone nella macchina.. riconoscendo i ragazzi del pub.
Jean scende seguito da Marco; Uno incazzato perchè avevano rischiato di ammazzare qualcuno e l'altro preoccupato che questo facesse un'altra delle sue sciocchezze.
< < Ma che diamine!!! potevamo buttarvi sotto! > >
Erwin guarda prima Levi, per poi poggiare una mano sul capo del proprio ragazzo... premendo con tutta la forza per fargli chinare il capo come a scusarsi.
< < Ci dispiace. La nostra macchina ha avuto un'incidente e la nostra vettura è finita nel lago.. un e qui non prendono i cellulari, oltre al fatto che tutti i nostri documenti sono andati a fondo... abbiamo cercato di fermare altre macchine ma ci hanno ignorato. > >
< < Incidente??? > >
Marco preoccupato li guarda, ma sembravano stare bene.
< < Per evitare un cervo... > >
< < Potevi buttarlo sotto.. > >
La voce scocciata di Levi fa voltare tutti e tre verso di lui che guarda altrove, verso la boscaglia e un sospiro di Erwin fa capolinea.
< < Potreste farci il favore di accompagnarci in città? > >
< < E anche un posto per dormire visto che ci siamo. > >
Ecco che il nano parla di nuovo, cosa che infastidisce Jean.
Si, il ragazzo veniva chiamato così dal tedesco visto la bassa statura che aveva.
< < Levi.. > >
< < Ti ricordo che documenti, chiavi di casa e soli sono in macchina.. insieme alle carte di credito. > >
Ma Erwin doveva dire che aveva ragione Levi, la sua logica era impeccabile ma mai si sarebbe aspettato che quelli che erano due estranei li ospitassero a casa loro.
Ma non conoscevano Marco che si era subito proposto di ospitarli lui... mandando in frantumi il piano di un Jean che lo guarda con la bocca quasi del tutto spalancata.
Che cazzo di sfiga poteva mai avere???
Sbuffa senza neanche degnarsi di nasconderlo, guardando il corvino.
E questo si accorge della occhiata che gli porge.. e gli dispiace ma davvero non riusciva a lasciare quei tizi lì in mezzo al nulla e al freddo.
Levi poi non si fa pregare e sale subito in macchina, seguito poi da tutti gli altri e con un Erwin che disperato scuote il capo per l'atteggiamento del compagno.
In quella macchina.... regnava un silenzio un pò strano, rendendo l'aria tesa come una corda di violino;Almeno era questo che avvertiva Marco che di tanto in tanto si voltava verso Jean che ostentava a guardare fuori dal finestrino.
Forse aveva fatto una cavolata e aveva fatto finire la serata nel modo... non appropriato, ma poteva ancora rimediare.
Invece di prendere la stradina per accompagnare il tedesco, si dirige direttamente a casa sua... e questo suscita in Jean una sorpresa oltre che scetticismo.
< < Hai passato casa mia.. > >
< < Lo so. > >
< < Che vuol dire "lo so."!!?? > >
Stava di nuovo per dare i numeri ma il sorriso tirato di Marco misto alle guance lievemente porpora lo fanno accigliare.
E Marco lo guarda, mimando con la bocca delle parole, come a fargli capire cosa volesse.
" Vuoi lasciarmi da solo con quei due?"
...Da quella frase poteva ben capire che lo aveva invitato a restare a casa sua e sorride con aria superiore.

Appena giunti alla piazza e parcheggiato la macchina, Marco fa a guida alla casa, grande per fortuna visto che aveva una camera per due persone in più, proprio quella dove avrebbe fatto dormire Erwin e Levi.
Il primo era stato molto garbato, ringraziandolo più volte oltre che a chiedergli il permesso di usare anche il bagno invece il secondo... faceva un pò come se fosse casa sua.
Fatto sta che una volta spariti nella camera Marco sospira di sollievo, avvicinandosi al suo armadio e cercando una maglia da pigiama per Jean; Erwin e Levi avevano detto che non ne avevano bisogno e lui non era stato molto ad indagare.
< < Tanti tizi proprio loro dovevamo incontrare.. > >
Sbuffa Jean appena uscito dal bagno con in mano la sua maglia che aveva usato per uscire, restando in piedi ai piedi del letto aspettando che il corvino gli desse un... qualcosa per pigiama.
Mentiva se diceva che non era agitato...
< < Casi strani della vita.. > >
E si volta il ragazzo per porgere la maglia appena trovata nel suo armadio.. non potendo fare a meno di avere un'espressione vagamente e piacevolmente sorpresa nel ritrovarsi l'altro senza maglia ma diamine, si pone un contegno.
< < Ah, il letto è tutto tuo.Dormo sul diva- > >
< < Scherzi vero?? al massimo ci dormo io. > >
Che? l'ospite dormire sul divano?? non scherziamo.
< < Mi devi un favore per aver pagato al ristorante. > >
Jean e colpito e affondato ma non demorde.
< < Questo è un'altro conto. O io sul divano o niente. > >
< < Allora dormiamo insieme sul letto visto che è matrimoniale. > >
< < Ho detto c-.... cosa? > >
Marco non ripete le sue parole e prendendo le sue cose va in bagno per cambiarsi, lasciando Jean con ancora la maglia da mettere... oltre che stava ancora cercando le parole per ribattere ma quelle non gli sarebbero mai uscite.
In fondo la serata che voleva doveva finire così, con loro due insieme.
Ma ora che si ritrova nel letto non fa altro che girarsi e rigirarsi, aspettando Marco che uscisse dal bagno; Quanto tempo ci impiegava?
Come letto nel pensiero la porta si apre, mostrando un Marco con un pigiama molto semplice, senza nessun disegno sopra in particolare, e si infila subito sotto le coperte, guardando Jean.
< < Posso spegnere la luce..? > >
< < Certo che puoi... > >
Il biondo di solito dormiva con una piccola luce accesa ma se al corvino dava fastidio chi era lui per impedirgli di chiuderla? nessuno...
E infatti poco dopo era tutto buio intorno a loro.
Ma il tedesco ancora non riesce a prendere sonno, anche se era stanchissimo, finendo di nuovo per voltarsi dopo una mezz'ora... ritrovandosi il volto di Marco di fronte al suo.
A fatica manda giù la saliva... e non potendo fare a meno inizia ad osservare quel viso, guardando le lentiggini, contandone alcune come per allietargli il sonno ma poi.. poi si sofferma sulle labbra e automaticamente il suo corpo si avvicina.
Si avvicina fino a sfiorare di nuovo quel naso.
Sentiva il suo profumo, un profumo dolciastro provenire dall'altro.
E poi..... sente delle morbide labbra sulle proprie, labbra che premono contro le sue e una mano carezzargli la nuca, sfiorandogli anche i capelli.
Non era solo il suo profumo dolce, lo era anche il sapore di quelle calde labbra che erano così morbide da tentarlo di morderle.
Lui non si era mosso, era stato il corvino a... baciarlo.
Marco guarda Jean negli occhi, staccandosi da quel contatto solo dopo pochi secondi, rosso in vico e con le mani tremanti per l'emozione.
< < Buona notte... jean. > >
< < .... notte. > >


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" Siamo uomini o soldati?
vittime o sacrifici?
Angeli o demoni?
Ci è concesso avere paura? abbassare solo per un'istante la guardia?
No, non credo.
Resteremo sempre vigili, fino a quando questi stanchi occhi non avranno più la forza di restare aperti."

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Capitolo 7
*** Completo ***


Salve a tutti! Mi devo scusare per l'assenza ma a causa tastiera rotta sono stata costretta a bloccarmi e non continuare la storia.Ma andiamo! sono tornata!
Bene, non mi soffermo su altro, oltre che ringraziare le persone che hanno recensito e continuato a seguire la FF, ma soprattutto alla cara ragazza che ha deciso di fare un disegno basandosi su questa "avventura" che vede protagonisti Marco e Jean.
Grazie mille Hanta96.
Buona Lettura.

Pacifico? Ristoratore? iddliaco? bhè, non sapeva come specificare o descrivere il suo sonno com'era stato, ma ringrazia qualsiasi cosa o chiunque abbia allietato il suo spirito e il suo animo in modo da non avere neanche incubi oltre che un sonno indisturbato.
Jean si desta, incominciando a muoversi, quei piccoli e lenti movimenti tipici delle persone che stanno per svegliarsi, sentendo il corpo intorpidito per il lungo stare fermo ma c'era un dettaglio in più.
C'era il dettaglio he sentiva il corpo particolarmente caldo, oltre ad.. avvertire qualcosa di morbido contro la propria pelle, contro la propria guancia, contro il proprio corpo!! Con la mano va anche a tastare per identificare l'oggetto che lo aveva fatto dormire così bene.. bloccandosi quando sotto le dita avverte la forma di quello che era un naso, poi sale... sfiorando le sopracciglia e gli occhi e finalmente si decide a guardare alla sua destra, accorgendosi che stava letteralmente abbracciato a Marco e che questo ancora non si era destato dal suo sonno..
Le gote del biondo subito si imporporano donandogli quell'aria tanto a disagio che spesso aveva in situazioni imbarazzanti e questa poteva definirsi l'apoteosi di tutte quelle già avvenute nel suo passato.
Marco dal canto suo dormiva beato e rilassato, non accorgendosi di nulla, neanche dello sguardo fisso di Jean sul proprio volto ed era anche logico visto era ancora tra le braccia di Morfeo.
.. Beato lui.
Beato lui che non aveva l cuore che batteva a mille, che non si sentiva fremere oltre ad essere così agitato che scalpitava per alzarsi.... ma in questo modo Jean si sarebbe privato di quella visione paradisiaca dal quale. ... scosta alcuni istanti il suo stesso sguardo, per rivolgerlo al soffitto e restare con i suoi pensieri ancora un pò, ma non ci impiega molto tempo prima di ritornare a scrutare Marco.
Peccato che questo si sia leggermente svegliato.
E nella sua mente, prepotentemente, ecco che riaffiorano le sfocate e buie immagini del loro loro bacio.IL LORO PRIMO BACIO, e nel dire il buongiorno gli escono solo parole e lettere ripetute più volte, a causa dell'improvvisa balbuzia che lo aveva colto.
Ma per sua fortuna Marco da poco aveva lasciato il confortante mondo dei sogni, ma non era così disorientato da non accorgersi delle forti braccia di Jean che lo stavano ancora abbracciando, oltre alla loro vicinanza, soprattutto quella dei loro corpi.
La sua espressione muta in una sbigottita da tanto osare visto il carattere del tedesco ma interiormente non può non esserne compiaciuto; In fondo lo aveva baciato lui la sera prima.
Nel ritrovarsi con le mani colte nel sacco, il tedesco molla la presa anche in modo piuttosto brusco, facendo sussultare il povero Marco che riesce ad udire un bisbigliato "scusa", scorgendo poi un'ombra scappare nella direzione del bagno.
E quell'ombra era u n Jean che si era rinchiuso nella fortezza detta "Bagno".
Stupido, era questa la parola che rimbombava nella mente di Jean come una trivella fastidiosa e anche dolorante mentre, come un'automa, poggia la mano sulla manopola della doccia in modo da far scorrere l'acqua, puntandola tutta a sinistra per avere quella calda, infischiandosene se si sarebbe scottato visto che... la temperatura da lì a poco sarebbe stata insopportabile.
Ma a lui non importava, voleva solo far tacere la sua mente per quei minuti, in modo da potersi organizzare come si deve per affrontare adeguatamente quella situazione!
Sentiva che la cosa si stava facendo pericolosa mente seria... e ne aveva paura.

li, disteso ancora sul morbido materasso, avvolto tra quelle lenzuola dal colore chiaro, fissa la porta...e a Marco gli viene solo da sorridere, avendo percepito che qualcosa stava decisamente cambiando.
Lui non era tipo da fare mosse azzardate o previsione, era un tipo a cui piacere vivere al sicuro, non rischiando di ferirsi sia fisicamente che... sentimentalmente.
ma avere quella paura significava non vivere e lui di certo non avrebbe condotto una vita sterile senza provare emozioni solo per paura che qualcuno lo rendesse vulnerabile.
Sospirando si alza dal letto il corvino, decidendo di mettere apposto letto e camera in un secondo momento, occupandosi principalmente di andare a preparare una colazione degna di questo nome;Dopotutto aveva anche ospiti!
Appena nel corridoio e dopo aver chiuso la porta della propria camera, lancia un'occhiata a quella dov'erano Levi ed Erwin.. e stranamente era aperta, con un letto rifatto alla perfezione.. (almeno poteva intuirlo dalla sua postazione) ma non vuole indagare oltre per non disturbare se in caso erano in bagno (Entrambe le sue stanze avevano servizi igienici privati).
Ma subito dopo la sua attenzione dalla camera viene rivolta verso la cucina che era proprio di fronte a lui.. da dove proveniva un fragrante e invitante profumo di caffè misto a qualcosa di dolce, come una torta o di cornetti appena sfornati, cosa un pò impossibile visto che lui andava ogni mattina al bar dove Jean lavorava per farla, ma appena sorpassata la soglia il mistero viene svelato e risolto; Erwin era in piedi, di fronte al cucinino che controllava la corretta fuoriuscita di caffè, mentre Levi era comodamente seduto con tra le mani una fumante tazza di quella droga nera che svegliava la maggior parte delle persone la mattina, e si era soffermato su di lui per il modo strano in cui la teneva tra le dita;Quel ragazzo era tutto particolare, a partire dalla sua altezza fino a quella espressione perennemente accigliata che aveva anche di mattina.
- Buongiorno Marco.
Quella voce tanto calma quanto possente fa ridestare Marco dalla sua attenta e.. poco occultata esaminazione di Levi, facendolo vergognare come un ladruncolo da quattro soldi.Per sua fortuna Levi non si era accorto minimamente della cosa.
- G-Giorno... mi spiace tanto essermi svegliato così tardi!!!
Bhè, un pò in colpa si sentiva per davvero il corvino, ma riceve una gioviale risata da parte di Erwin che scuote il capo, facendogli anche cenno anche di sedersi per mangiare.
- Figurati, questo era il minimo per sdebitarci. Siamo andati a prendere alcune cose da un bar qui vicino.. o meglio, sono andato io...
Marco nota eccome l'occhiata eloquente che il ragazzo rivolge ad un Levi indifferente, che sorseggiava un'altro pò del suo caffè mentre leggeva il quotidiano giornaliero.
- Io ho sistemato la camera e aspettato che tornassi.Non avevamo chiavi di casa e bussare sarebbe stato scortese, almeno ha detta tua.
Levi si volta, guardando ora Erwin, con quello sguardo sicuro di avere la vittoria, la meglio sul suo "avversario".
Ed Erwin era consapevole che era verissimo, ma mai avrebbe dato il minimo cenno di cedimento.
E Marco si ritrova a fissare i due alternativamente, sentendosi piccolo piccolo in quella situazione; Anche se non stavano litigando o altro, era lo stesso strana quell'aria, ma non poteva definirla del tutto spiacevole.
- Ad ogni modo potevo svegliarmi prima...
E la sua voce era uscita come si sentiva a stento, ma Levi gli rivolge lo sguardo, chiudendo gli occhi per qualche attimo, tornando poi a fissare il giornale.
- CI siamo svegliati noi presto.Abbiamo chiamato il soccorso stradale o quel che è, per recuperare tutte le nostre cose.Infatti tra poco dovremmo anche andare visto che ci hanno dato appuntamento nel loro "negozio".
Era stato.. strano sentirgli dire tante parole tutte insieme, loro erano abituati ad ascoltare un discorso.. tanto lungo.
Erwin prontamente annuisce alle parole del proprio ragazzo, versando in una tazzina del caffè per Marco per poi posarglielo sul tavolo, di fronte a lui, sedendosi anche di fianco all'altro per poter sorseggiare il suo di caffè.
Marco ringrazia senza tentennare, guardando il liquido nero e dall'aroma intenso che era nella tazza; Non era il suo cappuccino alla nocciola, ma andava più che bene.
- Se volete vi accompagno con la macchina..
Guarda alternativamente i due aspettando una risposta il corvino, soffiando sulla superficie del caffè, in modo da farlo raffreddare più in fretta anche se sapeva che non aiutava molto.
Erwin scuote il capo di nuovo, ringraziando ancora Marco.
- Abbiamo già disturbato abbastanza e poi non è così lontano il posto.
Marco non insiste, restando in silenzio e bevendo il suo caffè con calma, sentendo ora tutti i sensi svegliarsi definitivamente e il cervello mettersi in moto.
E ora si chiedeva che fine avesse fatto Jean; Ancora non usciva dalla stanza, ma alla fine era uscito da essa solo da 5 minuti e nessuno in 5 minuti riesce a lavarsi e vestirsi.
Quindi cerca di... attaccare discorso con quelle persone che erano poco più dei conoscenti, ma le parole gli muoiono in bocca quando li vede entrambi alzarsi e prendere le loro giacche e ovviamente anche lui si alza, capendo che stavano per andare.
Li accompagna fino alla porta, salutandoli con uno dei suoi più ampi sorrisi, soddisfatto di essere stato utile, non meravigliandosi neanche di Levi che neanche lo ringrazia, tanto meno saluta..
Ma l'educazione di Erwin ancora una volta lo salva.
- Spero di rincontrarti Marco, sei stato davvero gentile.
Il corvino si porta una mano dietro la nuca, massaggiandosela nervosamente e sorridendo in modo impacciato.
- Davvero, di nulla...
Un ultimo sorriso di circostanza prima di chiudere totalmente la porta di entrata e lasciar andare via gli altri due. Inevitabilmente un sospiro di sollievo gli sfugge dalle rosee labbra, decidendo poi di voltarsi e tornarsene in cucina per completare la sua colazione.
Ma ci che gli si pone di fronte agli occhi lo blocca all'istante sul posto, facendogli spalancare sia occhi che bocca, facendolo sembrare una trota fuori dall'acqua che cerca disperatamente aria... e diciamo che di aria ne aveva bisogno.
Diamine, doveva essere normale vedere un ragazzo senza maglietta e con solo l'accappatoio ad avvolgergli la parte di sotto, questo si, è sicuro che non gli suscita nessun tipo di reazione quando capitava di stare negli spogliatoi con gli altri.
Ma tutto cambia quando è il ragazzo che ti piace a presentarsi in certe vesti.
Sente le guance calde, il cuore battere freneticamente e si morde appena un labbro, istintivamente e lentamente, sentendo quel calore espandersi in tutto il suo corpo, fino ad una determinata zona.. e appena se ne rende conto scosta lo sguardo, allarmato e soprattutto temendo di avere una reazione che non poteva di certo controllare.
Perchè mai Jean kirschtein era nel bel mezzo al corridoio con un'asciugamano sulla testa ed una all'altezza della vita, ancora un pò gocciolante di acqua (Avrebbe messo la mano sul fuoco che adesso era uscito dalla doccia), facendo prendere quasi un'infarto al caro Marco Bodt?
Semplicemente perchè la sua presenza lì era programmata.
- Sono andati? La voce che fuoriesce dalle labbra del tedesco non sicura, non del tutto, una nota di.. tensione gli era scappata.
Marco nel sentire la sua voce alza lo sguardo, imponendosi di fissarlo dritto negli occhi, senza scendere con lo sguardo giù, assolutamente, non poteva permetterselo...
- S-Si..
Il corvino non ci pensava minimamente a controllare le sue emozioni, era impossibile per un tipo come lui che ora come ora stava cercando di fare l'uomo tutto d'un pezzo, riuscendoci miseramente, ancora di più quando nota Jean avvicinarsi, avvicinarsi pericolosamente ( Almeno per ora era come un nemico per la sua mente e per il suo corpo), fino a ritrovarselo... di fronte, a pochi centimetri da lui e vorrebbe sparire ora.
- Non riesco a trovare i miei vestiti, sono venuto a chiederti dove li hai messi.
Oh, era venuto solo per i vestiti. A quelle parole per un momento si rilassa Marco, sorridendo anche, ricordando subito dov'erano, dimenticandosi per alcuni istanti cosa davanti avesse.
- Oh, si scusa. Sono nel-
La frase non viene completata.In quel corridoio non si odono più parole.Nessun suono di passi, neanche quello dei respiri che sembravano essersi bloccati.
Le palpebre di Marco erano spalancate, sorprese., non riuscendo a muovere un minimo muscolo nel sentire di nuovo.... per la seconda volta le labbra di Jean contro le proprie, la propria morbidezza.. oltre che il profumo del bagnoschiuma, del SUO bagnoschiuma, sulla pelle bagnata di Jean.
Non sapeva cosa gli avesse preso, sinceramente non lo aveva fatto così intraprendente, anzi, mai avrebbe creduto di tale passo... ancora di più quando Jean chiede tacitamente di... approfondire il bacio con la sua lingua.
Come poteva rifiutare?
Lo aveva lì davanti, mezzo nudo e gli piaceva, ora era consapevole che gli piaceva completamente Jean.
Se quella mattina aveva solo un sospetto ora era stato spazzato via dallo tsunami che era quel tedesco.

Jean... era un pò complicato da capire alle volte, ma dietro ad ogni sua azione c'era una spiegazione ben precisa. Sopratutto in questa.
Era lui a dover fare prima le cose, si sentiva come il dovere di farlo e quel bacio inaspettato della sera prima da parte di Marco, lo aveva fatto riflettere-, Sapeva perfettamente che era un pò stupido come ragionamento, lo sapeva eccome ma lui era testardo e alle volte anche un pò infantile.
Il suo sguardo si confonde e si perde in quello di Marco e in quel momento danna quei pochi centimetri di differenza che ha con il corvino perchè era lui ad alzare lievemente il volto per poterlo baciare, ma pazienza, era risolvibile.
La sua mano... va sul fianco del ragazzo, bagnandogli in questo modo anche la maglia ma poco era superfluo quel dettaglio.
E di nuovo con la lingua sfiora le labbra dell'altro, chiedendo di nuovo il permesso ma senza essere prepotente; Sa che lo aveva colto di sorpresa, lui sapeva attendere e per sua grande fortuna non dura tanto.
Marco dischiude le labbra, lasciandosi trasportare in quel bacio, sentendo il sapore di Jean ancora più intensamente oltre ce sentire un brivido nuovo percorrergli la schiena ma prima di tutto questo... si era placata quella sensazione di vuoto che spesso nella sua vità gli aveva fatto compagnia.
Si sentiva completo, appagato, come se quel bacio fosse stata una cosa aspettata da lungo...lunghissimo tempo.
Avvertono, sentono le loro lingue scontrarsi e danzare passionalmente, tanto che entrambi si dimenticano anche di respirar oltre che pensare.... e quando si staccano per carenza di ossigeno, entrambi hanno le labbra rosse e gonfie, il respiro accelerato, gli occhi lucidi.. e il cuore che batteva in contemporaneamente a quello dell'altro.
Jean a fatica manda giù la saliva, sfiorando con la punta delle dita la guancia di Marco, cercando di non arrossire o imbarazzarsi.
- Dove hai detto.. che sono?
Il corvino spaesato lo fissa ancora, per poi voltare il capo a destra e a sinistra, come a voler individuare con l sguardo i vestiti ma era una cosa impossibile visto che erano in camera.
- Nell'armadio in basso a destra....
-Grazie.
Queste sono le uniche parole dette da un Jean che come un fuggitivo si volta, tornando in camera ad ampie falcate sia per il freddo e sia perchè stava morendo di vergogna; Apena entrato in stanza si chiude dentro, poggiando la schiena contro il freddo legno della porta, tenendo la mano ancora sul pomello come se questo lo aiutasse a non cadere a terra visto che le gambe gli stavano cedendo.
- Cosa ho fatto.....c-come l'ho fatto.
In quel momento nella mente del tedesco tanti pensieri passano e tutti erano concordanti con "Vorrei sparire dalla faccia della terra per la figura di merda che ho fatto."


Quella giornata era iniziata bene, benissimo.
Allora perchè loro erano in macchina a beccarsi il freddo?
Semplice; Mentre sia Jean che Marco stavano facendo colazione con i cornetti portati da Erwin e Levi, cercando di parlare dopo quello che era successo, ecco che il telefono squilla e ovviamente il corvino non lo aveva lasciato suonare, infischiandosene totalmente come avrebbe fatto jean.
Quella chiamata era stata la loro fine.
Dall'altro capo del cellulare una Sasha parecchio esaltata li aveva chiamati, dicendogli con tono teatrale, come se qualcuno fosse sul punto di morire, di andare subito a casa sua e di Connie.
Da buon amici non avevano esitato a vestirsi di fretta lasciando il caldo rifugio della casa di Marco, ma Jean sospettava che sotto c'era una qualche fregatura; Quando si trattava di quei due si trattavano sempre di cose strane o assurde.
Il tedesco per il nervoso tamburella le dita sul cruscotto della macchina, voltandosi di tanto in tanto verso il finestrino, cercando di individuare il vicolo della casa dove abitavano insieme la loro coppia di amici.
- Se è un loro scherzo li ammazzo!
Marco sorride in modo tirato, avvertendo da parte del'altro un nervosismo elevato che lo faceva sentire teso.
- Il tono sembrava sinceramente sconvolto!
Jean sbuffa, tornando a guardare Marco per alcuni istanti, con un sopracciglio inarcato e l'espressione più scettica del mondo.
- Ti sorprenderesti se sapessi come sono bravi a recita- OH OH OH! Fermo, il vicolo è quello!
A quelle parole Marco si fa attento, rallentando un pò bruscamente ma per loro fortuna dietro la vettura del corvino non c'erano altre macchine e questo aveva evitato un possibile tamponamento.
Sospira Jean, aspettando che il ragazzo trovasse parcheggio prima di poter finalmente scendere dalla vettura insieme, correndo quasi verso il portone per ripararsi dalla pioggia che senza pietà colpiva quei poverini sprovvisti di ombrelli, ma finalmente raggiungono la metà e si ritrova di fronte alla porta di casa Potato.
Il biondo iniziò a premere il campanello quasi in modo compulsivo, per essere un pò irritante come al suo solito e il corvino, di fianco a lui lo guardava come ad implorarlo di smetterla, e alla fine quel fastidioso e continuo drin drin smette, causa porta aperta e Connie ad accoglierlo.
- Su, entrate!
Non riescono a dire permesso o buongiorno che si ritrovano nel salotto e con loro più grande sgomento si accorgono che quasi tutto il gruppetto era in circolo seduto su comode poltrone che aveva la loro stessa espressione scocciata/ preoccupata.
- Cos'è, un circolo di alcolisti anonimi?
A Jean gli era sembrato proprio così e gli scappa anche un sorriso, ma poi la sua attenzione viene concentrata su una Sash in piedi suò tavolo e come lui ora tutti i presenti la fissano.
- Ragazzi! abbiamo una missione!
Una sola parola riecheggiava nelle menti dei presenti; Guai, guai e ancora guai.
- Il negozio dei genitori di Connie potrebbe essere pignorato dalla banca e chiudere! Quindi dobbiamo fare qualcosa per recuperare i soldi, come una sorta di beneficenza!
Oh, forse non era un'idea così malvagia.
- E ho pensato.... ad una sorta di innocente e non completo STREAP TEASE!
Come non detto. Questa era l'idea più malvagia del mondo.



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"L'amore è la cosa più egoistica del mondo.
Un sentimento tanto nocivo quanto buono, che ti fa diventare dipendente da esso, come una droga.
Ti riduce a voler l'attenzione di quella determinata persona tutta per te, rendendoti stupido.
Io volevo scappare da tutto questo, ma poi ho incontrato il tuo sorriso e diamine, ho desiderato che tu sorridesti in quel modo soltanto per me."

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Capitolo 8
*** Showtime! ***



Le sue mani tremavano, tremavano senza che lui le potesse controllarle e non era a causa del freddo anzi, aveva alzato i riscaldamento apposta, proprio per quello che stavano per fare.
Marco mentalmente si dà dello stupido, titubante e pauroso di aver fatto quella proposta che sembrava quasi indecente.
Forse era stato troppo presto.
Forse Jean l'avrebbe preso per un maniaco.
Forse...
No basta, se si torturava la mente in questo mondo non sarebbe mai arrivato a nulla.
Inspira profondamente, mentre cercava di sistemare le luci per le foto, oltre che il letto della stanza, in modo da renderlo più consono a quel'improvviso set fotografico; Quelle foto gli sarebbe servite per la mostra, ma non avrebbe fatto scatti troppo.. audaci, e non c'entrava solo il suo imbarazzo. La questione era anche perchè a dirla tutta... era geloso all'idea che qualcuno potesse osservare e guardare il corpo nudo del tedesco, anche se era solo tramite una foto, qualcosa che non si può toccare, ma lo stesso lo infastidiva.
Per alcuni secondi si perde a fissare dei fiori che erano in camera, fiori che lui stesso aveva messo perchè adorava avere una stanza colorata ma soprattutto, amava la natura e circondarsi di essa.Questo era uno dei motivi per cui aveva scelto la Germania.
Per un'istante aveva pensato di cospargere il letto di fiori Marco, ma subito dopo pensa che era l'idea più ridicola del mondo e che Jean sarebbe scoppiato dal ridere...
... E a proposito di lui.
Il tedesco era già da dieci minuti in piedi dietro il corvino, con la sola asciugamano a coprirgli la vita, solo quel misero pezzo di stoffa, e oltre ad aver le guance adorabilmente imporporate; Ma oltre l'imbarazzo c'era anche il nervoso, e lui si era portato le braccia al petto, stringendole e facendo risaltare anche gli addominali scolpiti grazie ad assidui allenamenti a cui si sottoponeva.
Marco si accorge del compagno solo quando... sente un piede sbattere ritmicamente sul legno chiaro del parquet, e questa cosa fa salire un brivido di freddo al povero tedesco che era nudo in fondo, e se anche il riscaldamento era messo al massimo, il suo corpo ancora non si era abituato a restare senza abiti.
Ma quando... i loro sguardi si incrociano, imbarazzati entrambi subito lo distolgono, si alza dalla sedia, avvicinandosi al grande mobile dove sopra di esso, appeso alla parete era posto un grande specchio quadrato.
Con un veloce gesto il ragazzone dal viso ricoperto di lentiggini, prende la fotocamera, prendendo e montando anche l'obbiettivo ideale... ma lui prima aveva dato uno sguardo al corpo dell'altro, ovvio che l'aveva dato, contento anche di aver avuto la certezza che nessuna cicatrice o segno avesse sfigurato quella pelle dopo l'incidente con il fucile.

Jean... Jean resta lì in piedi, guardandosi intorno, notando le luci poste in modo quasi strategico e l'idea che fra poco si doveva adagiare sul letto e denudarsi... lo faceva quasi impazzire per il disagio.
Di tanto in tanto Marco si volta, come a spiare le sue reazioni, notando che con nervosismo si stava torturando le mani,e lui era nella sua stessa e identica situazione ma doveva muoversi altrimenti non si sarebbero smossi!

- Puoi incominciare a toglierti l'asciugamano e distenderti..

Per poco non si blocca il respiro del biondo, che si volta lentamente, come se avesse udito un qualche tipo di eresia, ma alla fine era lì per quello.
Con gesti impacciati si avvicina al letto, salendoci sopra senza difficoltà, almeno quello, ma la parte difficile era quando Marco incominciò ad osservarlo, forse per trovare una posizione adatta e in quel momento... non sembrava il ragazzo imbarazzato di poco fa, a parte le gote rosse.
Il tedesco ancora non si era tolto nulla, si era solo disteso posizionando il cuscino sotto al capo per stare un minimo comodo, ma quella posizione viene cambiata da quello che poteva definirsi il proprio ragazzo ormai, che lo fa distendere di lato, scoprendo però prima parte del letto e senza neanche rendersene conto...
Jean era senza l'asciugamano a coprire le sue intimità.
Lui avvampa mentre nota sul viso di Marco un'espressione quasi divertita, e d'istinto di copre con il lenzuolo fino al petto, come fosse una donnicciola alla sua prima volta e per questo si dà dello stupido da solo mille e mille volte.
Il quel momento il più sicuro dei due sembrava proprio il corvino che con un gesto sicuro ma garbato, gli abbassa il lenzuolo fino alla vita, dicendo a Jean come mettersi con le braccia e le gambe, allontanandosi dal letto per prendere la macchina fotografica e poter fare i primi scatti di prova per controllare se la luce andasse bene.
Jean esegue gli ordini, ma una volta che si posiziona come consigliato dall'altro, si ritrova a ridacchiare impacciato, evitandolo di guardare.

- Ci manca solo che ti sussurro "Dipingimi come una delle tue modelle francesi"...
Si, perchè in effetti la posa sembrava vagamente quella, ma decisamente più mascolina; Il biondo si reggeva il capo con un braccio, mentre il petto era completamente scoperto e l'altra mano distesa completamente sul fianco, ma era un pò rigido nelle espressione e nei movimenti, e per questo che il corvino gli dice con... una nota di dolcezza nella voce, di ammorbidire i movimenti e la posizione
Ma quella battuta ridacchia, ma non si lascia scappare quel sorriso sfuggente di Jean, assolutamente; Lo cattura con uno scatto, incominciando a fare quello che più gli piaceva con la persona che ormai... lo faceva impazzire. Dopo un pò tutto quello era quasi normale e divertente, ed Marco voleva che ogni posa e ogni scatto fosse il più naturale possibile, per poter ammirare il sorriso di Jean ancora impacciato, fotografandogli la schiena nuda e scoprendo solo di poco... il sedere, giusto quel poco che poteva far fantasticare le persone...E il biondo tace impacciato.
Ma la situazione cambia quando Jean se lo ritrova seduto a cavalcioni su di lui, con la reflex a pochi centimetri dal suo viso e un corvino che era completamente preso da quello che stava facendo...ma ora il tedesco sembrava un pesce fuor d'acqua che stava cercando di respirare per quella improvvisa e eccessiva vicinanza per quella posa assai inconsueta che stava facendo viaggiare la sua mente, e lui non riesce a fermare la propria mano che si posa sul fianco di Marco, carezzandolo.
Quel gesto riesce finalmente a destare Marco che si volta guardando la mano del biondo e poi il suo viso ed eccolo, che ritorna ad arrossire come sempre faceva.

- Quando lavori sembri un'altra persona...
Queste sono le parole di Jean che sussurra vicino al suo orecchio, alzandosi con il busto per poterlo avere più vicino e con abilità degna di un ladro togliergli la macchina fotografica tra le mani, in modo da poter essere lui a scattare una foto al volto costellato di lentiggini di quel ragazzo.. adorabile.

- Mi sono lasciato un pò andare, scusami...
Pigola come un pulcino Marco, che sorpreso si ritrova a non saper cosa fare o dire, soprattutto a quella fotografia fuori programma, ma quando il sorriso ampio e divertito di Jean si mostra appena scosta l'oggetto che gli copriva il viso, lui si avvicina... baciandolo, semplicemente baciandolo, chiudendo gli occhi e lasciandosi andare a quel gesto tanto audace.
E il biondo resta così, con una mano sul fianco mentre l'altra teneva la fotocamera, ma a questa c'era rimedio visto che alla svelta la posa sul comodino, rischiando anche di farla cadere e fare un gran danno al ragazzo per il costo di quelle cose.
Ma ora c'era qualcosa di decisamente più importante.
Molto più importante. Era così strano quando quella loro timidezza gli impediva anche di fare i gesti più comuni come una carezza o un'innocente bacio, ma quando incominciavano... a compiere quelle effusioni, tutto risultava molto più semplice.
Così.. naturale baciare quelle labbra e carezzare quella pelle.
Jean reputava Marco di sua proprietà ormai..
E Marco reputava Jean della propria.
Si rende conto solo in un secondo momento il corvino che la sua maglia aveva fatto un volo a terra e che il tedesco gli stesse baciando il collo, facendogli sgranare gli occhi, capendo solo adesso ciò che stavano per... fare.
Stava per un sussurrare un'"aspetta" il ragazzo, ma si ritrova sbattuto con la schiena contro il materasso e quello che sembrava un famelico Jean sopra di lui, che non esita a infilarsi tra le sue gambe, senza permesso, tipico della sua persona.
E stranamente al corvino gli spunta un sorriso, guardandolo e sfiorandogli la guancia, tornando a baciarlo poco dopo.
Andiamo, nessuno dei due era vergine, non era la prima volta con una persona.
Ma era la loro prima di volta, e volevano imprimersela nella mente, sulla pelle, come un marchio inciso con il fuoco e indelebile.
Il tedesco si era .. calmato, baciandolo con calma, carezzando premurosamente ogni centimetro di pelle che scopriva di Marco, per prepararlo e.... eccitarlo.
Allo stesso tempo però, trattava l'altro come un cristallo pregiato, mirando a scoprire pian piano tutti i punti più sensibili del compagno, chinandosi a baciargli prima il petto e poi giù... fino al ventre, intenzionato ad andare anche oltre.
Ma.. la scampanellata quasi furente della porta lo fa talmente sobbalzare che si ritrova ad alzarsi con il busto, voltandosi verso il punto dove proveniva il suono del fastidioso campanello, scoprendosi totalmente.E Marco . si gode il corpo nudo, completamente nudo del ragazzo ignaro di questo, restando quasi a bocca aperta per... per tutto.Jean aveva un corpo da mozzare il fiato e non lo diceva per tanto per dire.
Il suono purtroppo continua imperterrito e inizia a infastidire anche Marco oltre a farlo preoccupare; Sembrava che chiunque fosse a bussare, era disperato.
Marco è costretto ad alzarsi, anche perchè era il più vestito dei due, prendendo da terra la maglia e infilandosela alla svelta, oltre che... sistemarsi il pantalone, dirigendosi poi alla porta d'entrata, aprendo senza esitare.
Ma ciò che gli si pone davanti gli fa allargare le pupille oltre ogni misura.
Un rReiner sanguinante, tenuto quasi in braccio da Bert, erano fuori dalla sua porta, tremanti e poteva notare... gli occhi rossi del più alto dei due, oltre che tremava come una foglia.


- Cosa.. è...
- Per favore facci entrare..
Taglia corto Bert, guardandolo e la voce gli era uscita così sottile e incerta da farlo sembrare un bambino e non un ragazzo di 21 anni.
Senza esitare Marco si scosta dalla porta, facendoli entrare, preoccupandosi di scostargli le sedie della cucina per farli sedere, guardando interrogativo e a turno i due.
E Reiner sa che deve spiegazioni, sa che è l'unico che riesce a darle, ecco perchè a parlare era lui mentre il proprio ragazzo... gli stringeva il braccio, affondando il viso contro la sua spalla... ricominciando a singhiozzare.
Ricominciando a piangere silenziosamente. E quel suono di nuovo spezza il cuore del biondo.


- Il... padre di Bertoholdt ha scoperto che io e lui stiamo insieme.Ha scoperto che è gay...
Prende un profondo respiro il ragazzone biondo, voltandosi a guardare il compagno e allunga la mano per potergli sfiorare una guancia in un gesto velato.
-I-io.. conosco la sua famiglia da anni, da quando eravamo poco più che bambini noi due.
Non so come o chi... gli ha detto la verità, ma il padre è venuto dove stavamo lavorando io e Bert... e ha incominciato a prendermi a pugni dicendo che era colpa mia... che fosse diventato.. "deviato, malato."
Non ho...reagito per paura di fargli male...
E appena smette di parlare ecco che il dolore ai fianchi ritorna a tormentarlo ed il proprio ragazzo alza il capo, guardandolo preoccupato.. premurandosi di non farsi guardare da Marco.
Il povero corvino infatti scosta lo sguardo, non sapendo cosa dire, stralunato.Ma un sospiro da Reiner gli fa capire che non ha finito di parlare.

- Ha cacciato fuori di casa Bert...
Ed ora, ora Marco guarda il ragazzo negli occhi, occhi lucidi e pieni di dolore, ma vi era anche traccia di rabbia in essa.
- Può... restare da me.
Soprattutto sono da solo e poi ha un lavoro..
Reiner sorride, sorride sapendo bene che andare da Marco è stata la decisione giusta, sapeva bene che l'altro... avrebbe fatto di tutto per aiutarli, anche solo dandogli conforto.
Il corvino sorride mestamente, guardando Bert che era tornato a "nascondersi" contro la spalla del partner, ancora scosso e tutti... sarebbero nel suo stato dopo il caos che era successo.

Quando Jean finalmente decide di uscire dalla stanza, ovviamente vestito, stava per fare una delle sue battute sarcastiche, soprattutto perchè era stato interrotto sul più bello, consono alla sua grande sfiga che da quando è nato si portava dietro.
Ma decisamente tace e blocca la sua boccaccia.... nel intravedere lo sguardo di Marco, Reiner con alcuni parti di abiti anche strappati e con... macchie di sangue sparse sulla maglia.
Non dice nulla, si avvicina soltanto, a capo chino, posando in modo delicato la mano sulla spalla dell'amico ridotto ad uno straccio, guardandolo.
Le parole erano inutile quel momento, inutile e superflue e anzi, potevano peggiorare solo l'umore dei presenti.
E poi.. li comprendeva benissimo.



Agitati, ansiosi ed eccitati.
Si respirava quell'aria dietro al palcoscenico, dove tutti si stavano preparando per il gran spettacolo che dovevano dare.
E lì, poggiato contro la struttura del palcoscenico, Jean scuoteva il capo non ancora del tutto convinto di quello che stava per fare.
Per calmarsi incomincia a fissare i suoi compagni, alle prese con le cinghie da sistemare, controllandole in modo che a metà ballo non cascasserò giù, e il suo sguardo si posa soprattutto su due di loro; Reiner e Bert.
Avevano posticipato il tutto di due giorni per loro due, per far riprendere soprattutto un Bertholdt che fra poco neanche fuori uscire voleva mettere piede, si era rifiutato ardentemente il primo giorno.... era stato Reiner a convincerlo a partecipare alle prove e allo spettacolo, sussurrando che con "calma e gentilezza" avrebbe allontanato tutti quelli che avrebbero osato allungare le mani. Che fosse Uomo..
.... Donna...
..O bambino.
Probabilmente quest'ultimi neanche sarebbero stati presenti ad un tipo di serata come quella.
Il tedesco sorride alla scena di Berth che ammonisce con lo sguardo Reiner che con la scusante di controllare le cinghie, gli lascia una "carezza" sulle natiche, facendolo avvampare di colpo.
Ma Jean viene distratto da una presenza che ormai aveva imparato a riconoscere, e anche se questa non aveva fiatato, già sapeva chi fosse; Ormai aveva memorizzato il suono dei suoi passi.
Marco lo guarda, inclinando il capo e notando quel sorriso sghembo sul viso del biondo, come se sapesse del perchè lui fosse lì, davanti a lui. Decide di ignorare questa cosa, indicandogli le cosce, indicandogli le cinghie.

- Non riesco a.. stringerle bene in quel punto..
E si, quel sorriso sul volto spigoloso del tedesco si amplia ancora di più, facendo assumere al corvino un'espressione contrariata.
- Ma davvero..?
Quel tono di voce così saccente aveva scosso l'animo calmo di Marco che stava per ribattere, ma Jean si era già chinato per sistemare quelle diaboliche cinghie.
- Fai tante storie.. poi alla fine sei il primo ad aiutare le persone,mh?
Il corvino sapeva bene di aver premuto il tasto giusto, ecco perchè sorride con soddisfazione ma si ritrova a dover stringere gli occhi quando il tedesco stringe con troppa forza quelle diaboliche cose di pelle.
Quando i loro sguardo si incrociano di nuovo... ad entrambi gli scappa un sorriso, complice e divertito, avvicinandosi agli altri quando Connie richiama l'attenzione di tutti, per farli mettere in posizione.
- OOOOK RAGAZZI! Mi raccomando, fate stare me e Armin davanti che siamo i più bassi!
Connie con ono esaltato precisa quelle cose e tutti... volgono lo sguardo al povero Armin che si era ritrovato costretto in quella situazione per sostituire Reiner; Il ragazzo dalla lite con il padre di Bert era uscito con due costole incrinate e nessuno voleva peggiorare la sua salute.
I presenti ovviamente annuirono, muovendosi a prendere i loro posti, inspirando a fondo.
Eren si volta verso Jean che era vicinissimo a lui di posto, guardandolo con un sorriso ampio e divertito.

- Mi raccomando, usa il tuo sensuale e femminile movimento di bacino.
Jeager... con quelle parole aveva firmato la sua condanna a morte. E alla fine il sipario si alza, le luci si accendono e le persone... puntarono lo sguardo sui poveri ragazzi impacciati.
La folla era composta sia da donne che da uomini e in prima fila c'era Reiner che controllava il tutto. I presenti erano lì chi per curiosità, chi per interesse o semplicemente chi era stato attirato dalle ragazze che vestite da conigliette servivano i tavoli. Ymir sorride in direzione dei poverini, mentre preparava un'altro cocktail, decidendo di fermarsi e dare un'occhiata anche lei, ma solo perchè dopo li avrebbe presi in giro come si deve, ma.. non dimentica la sua bunny-Christa che se ne andava in giro vestita in quel modo e sorridendo gentilmente, ed era proprio di quel sorriso che aveva catturato il suo cuore dall'inizio. Ma la musica parte, la musica parte e con loro anche i ragazzi che si muovevano a tempo di musica, e ad ogni abito tolto un urlo ecco che partiva dalle ragazze, ma con loro sorpresa... gli applausi maschili non mancarono. Prima tocca alla giacca che Eren lancia verso il pubblico e subito viene contesa come se fosse un premio da non lasciarsi perdere.Questo gesto fa sbuffare Mikasa che guarda con sufficienza quelle oche, concentrandosi poi sul suo Eren di nuovo.
Il secondo indumento erano proprio le cinghie, e il povero Marco aveva rischiato di cadere al suolo per come... quelle sulla cosce sono state strette, e infatti ha un pochino di difficoltà; Oh no, non per colpa sua doveva rovinarsi tutto!!! non era neanche capace di spogliarsi!!! Agitato guarda i compagni in viso che cercarono di temporeggiare, e l'ultima persona che guarda è proprio Jean, il colpevole indiretto.
E il biondo lo sa, oh certo che sa del perchè quelle maledette cose non volevano aprirsi. Ed interviene, camminando a tempo di musica verso Marco, inginocchiandosi di fronte a lui e con un gesto audace e quasi violento gli divarica di poco le gambe, in modo da slacciargli le cinghie e una volta fatto, sorridendogli in un misto tra il divertito e l'imbarazzato, gli lascia un bacio sulla coscia, alzandosi e tornando al proprio posto per continuare la coreografia.
E.. il pubblico a quella scena applaude perchè si, diciamo il vero; Era stato tutto fottutamente eccitante.

Non sanno con quale miracolo riescono a finire il tutto, ma si ritrovano a fine canzone con solo un paio di box a coprirli, avvertendo sulla pelle il venticello fresco della notte che a molti di loro fa sentire dei brividi di freddo. Ma era stato soddisfacente alla fine, visto che le persone ancora applaudivano e alcune di loro chiedevano invece il nudo integrale, che per tutta risposta viene smorzato da un Reiner che era salito sul palco... e coperto con un lungo mantello Berth.
Jean ridacchia a quella scena, ma non poteva far altro che ammirarli, ammirare il loro modo di essere uniti anche dopo quel fatto; Molte coppie non ci avrebbero pensato su due volte a lasciarsi e a continuare pacificamente le loro vite, separatamente.
No... invece loro no.. e questo... faceva nascere nel tedesco il dovere di doverli prendere un pò come esempio.
Dopo essersi beccati gli ultimi applausi e complimenti, alcuni molto ma molto.... hot, eccoli che scoppiano tutti a ridere dietro al palco, rivestendosi alla svelta per dare una mano alle ragazze a sistemare il locale, ma una Sasha per nulla scandalizzata di vedere degli uomini in mutante eccola che entra, sorridendo ampiamente e saltando come una gazella.
- WWWOOOOOOWW! Ragazzi!! siamo dei riusciti nel nostro intento!!! gloria a noi!!! e alle vostre effusioni in pubblico!!
Effusioni... un momento, cosa voleva dire..?
Jean ha un sospetto ma tace, fino a quando non riceve una pacca sulla spalla, e voltandosi nota che era stata Ymir a dargliela.
- Ma guarda te!!! Grazie a Jean le persone hanno voluto fare una donazione in più!
Marco, io dico di premiarlo stanotte!
Il corvino cerca di rifugiarsi dietro alla maglia, non rispondendo, ma sente il suo tedesco inveire contro Ymir ed Eren che avevano preso a stuzzicarlo.
Alla fine contava che tutto fosse andato per il meglio.


"Non potranno mai comprendere cosa davvero il nostro cuore celi.
Non potranno mai capire cosa davvero mi lega a te.
Non potranno mai... sapere come mai questo legame è così profondo.
E onestamente mi sta bene così....
Questo amore è solo nostro; Sarei geloso se qualcuno comprendesse i tuoi pensieri meglio di me."
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Capitolo 9
*** Poseresti per me? ***


Nella stanza regnava il silenzio totale.I presenti sembravano avere paura quasi di respirare dopo aver udito quelle parole e i loro sguardi erano puntati sulla figura di Sasha che sorrideva, convinta che il suo piano fosse geniale, perfetto.
Incredibilmente figo.
Peccato che non tutti la pensavano allo stesso suo modo, soprattutto una Mikasa che aveva puntato il suo sguardo prima su Eren e poi rivolgerlo nuovamente all'amica.
Reinerpoi, palesemente esasperato, si era portato una mano sul viso, scuotendola prima a destra e poi a sinistra, cercando di far finta che quelle parole erano solo fasulle, una bugia!
Ma no, no no no... bert ecco che gli afferra il bordo della giacca, tirandola verso il basso per attirare la sua attenzione, in modo da farsi guardare e quando il biondo finalmente compie quel gesto, si ritrova di fronte il viso paonazzo, rosso e nel totale panico del proprio ragazzo: Davvero aveva pensato che dovevano farlo??!!!
Neanche per sogno.
Marco e Jean, ancora in piedi e non totalmente entrati nella stanza, si guardano a vicenda... e lentamente arretrano, arretrano come se si fossero messi d'accordo con il pensiero, indietreggiano per scappare da quella casa con l'illusione di non essere notati.
Ma purtroppo, dietro di loro, Connie li osservava, li spiava e li controllava, posando una mano sulle loro schiene per fermarli. - Andiamo, non dovete mica spogliarvi totalmente...
Il tedesco si volta ora, per guardare l'amico negli occhi, mentre si portava una mano sul fianco, sospirando.
- Questa storia è assurda Connie!!!!! chi mai verrebbe a vedere uno spogliarello!!! e poi non siamo mica spogliarellisti noi!
Un sorriso quasi diabolico si mostrò sul volto dell'altro, che inclina il capo e guarda il biondo: Jean venne scosso da un brivido di puro terrore a notare quel sinistro sogghigno.
- Lo so, ma siete tutti bei ragazzi e poi parteciperei anche io!
Non dovete spogliarvi completamente, non signore!!! potete restare... con un cappellino a coprire le parti intime!
Se prima i presenti erano titubanti sul piano o addirittura incerti, con questo particolare erronamente aggiunto da Connie gli aveva fatto comprendere che sarebbe fallito totalmente.
Ma in particolare, uno dei ragazzi, continuava a scrutare e ad osservare i visi dei compagni, torturandosi le mani in modo nervoso, rischiando anche di farsi qualche graffio e rovinare la pelle, ma non sarebbe arrivato a tanto, altrimenti la tensione lo avrebbe ucciso, ed ecco.. che con uno scatto improvviso e anche forte, visto che aveva fatto traballare la sedia, Bert si alza sotto lo sguardo sconvolto del compagno.
Ed è proprio a lui che il corvino rivolge un fugace intimidito sguardo.


- Io credo che potremmo anche provare... sapete tutti che il negozio è l'unica fonte di sostentamento che hanno.. i genitori di Connie..



Nessuno, nessuno dei presenti avrebbe mai creduto che un tipo come Bertholdt avesse il coraggio di accettare una cosa del genere visto il suo imbarazzo e la sua timidezza.... oltre al fatto che Reiner era alquanto geloso del proprio ragazzo e mai gli avrebbe fatto fare una cosa del genere, infatti questo lo guarda, ancora incredulo da quella reazione.
Jean conosceva molto bene il biondo, sapeva come a volte le sue scenate di gelosia lo mandassero fuori controllo, ecco perchè avanza nella stanza, fino a ritrovarsi al centro di essa.. finendo con il togliersi il cappotto; Voleva dare man forte a Bert in modo da evitargli un brutto litigio con Reiner.
- Sono d'accordo con Bert, però non farci finire con un misero cappello a coprire le parti intime, farci restare in box..sasha...
Il tedesco rivolge lo sguardo alla mora ragazza, ben sapendo che dietro a tutto ciò c'era la sua mente diabolica quanto infantile e alle volte, completamente fuori controllo.
Di risposta, Sasha annuisce, scendendo dal tavolino per potersi avvicinare a quello che era diventato il suo nuovo salvatore, il Dio sceso interra di nome Jean!!
Con commozione ora sta guardando il biondino, congiungendo le mani come se stesse pregando e nei sui occhi si poteva intravedere una sorta di luce di ammirazione.
Per Jean lei, i suoi comportamenti e anche quello che stava facendo.. erano esagerato.
- Va bene!! niente nudo integro! lo giuro!!
Lo giuro.
Mai fidarsi di una tizia che un giorno aveva lasciato il proprio ragazzo al ristorante con il conto da pagare da solo, ma con il fantastico dettaglio che entrambi avevano lasciato portafogli e soldi nella loro casa, quindi... Connie si era ritrovato a pagare lavando i piatti, e gli era andata anche bene!
Jean sospira, insieme ad un Reiner che stranamente ancora non aveva detto nulla, ma questa la ritiene una fortuna visto i precedenti episodi, ma ad una delle presenti sorge un dubbio, un dubbio quasi esistenziale: Ymir con le gambe poggiate sul bordo della sedia, tenendo un'equilibrio scarso, alza la mano, come per avere la parola che subito gli viene data... e anche se non fosse stato così lei avrebbe proferito parola lo stesso.
- Attimo. A quanto ho capito questo... macabro spettacolo devono farlo solo gli uomini.
Perchè hai chiamato anche Christa?

Ovviamente lei non avrebbe partecipato, a nessuna delle due cose visto che poteva scegliere se accettare o meno, se farlo o se gli andava.
A sentire quelle parole Connie si fa spazio tra i due ragazzi che aveva bloccato l'acceso alla stanza, che li strovastavano visto la sua scarsa altezza ma a lui non fregava più di tanto e anzi, a volte osava prendere in giro Levi o Christa per la loro statura.
Con espressione quasi orgogliosa posiziona al centro della stanza, di fronte a tutti gli altri, guardando prima Ymir e poi tutte le ragazze presenti.
- Visto che lo spogliarello avrebbe attirato solo donne, avevo pensato a dei drink offerti da delle graziose cameriere con vestiti da coniglietto!!!
Le ragazze spalancano gli occhi mentre i ragazzi... iniziano a guardarle incuriositi dalla loro reazione oltre che fantasticare su come gli abiti starebbero stati addosso a loro (Almeno le persone etero che erano lì dentro).
Ymir ricambia quello sguardo impassibile quasi atona, ma poi incrocia le braccia al petto.
- Non mi vestirò mai da un fottuto coniglio.
E il suo sopracciglio si inarca, mentre un piede era ormai poggiato a terra.
Connie vacilla nell'incontrare quello sguardo, vacilla così tanto che inizia a sudare anche freddo.

- L'avevamo previsto.. infatti se vuoi puoi indossare abiti maschili e preparare i cocktail; Sapiamo che hai parecchia esperienza su questo campo e ... e poi!!! puoi controllare Christa che serve ai tavoli!


Alle volte erano furbi quei due. Sapevano bene che l'unico punto dove potevano far leva per far cedere Ymir era proprio la sua Christa; Con lei non c'erano ma o se, ed era anche l'unica a far uscire un minimo di dolcezza da quella donna travestito da uomo.
E anche stavolta sembrava funzionare visto la titubanza della mora, che guarda a terra, sbattendo ritmicamente il piede sul pavimento.
E alla fine alza lo sguardo, ridendosela sotto i baffi, mostrando quel sogghigno da lupo tipico della sua persona.
- Oh diamine si; Voglio vedere proprio come tutti imbarazzati ballerete di fronte a quarantenni stressate e arra-
- YMIR!
Christa gli tappa la bocca, agitata e rossa in viso, scuotendo il capo.
Bhè, si imbarazzava e intimidiva per poco la piccolina del gruppo, anche solo era solo per il suo corpo.
Yimir l'abbraccia alla vita, stringendosela a sè mentre rideva come non mai.


Bhè, bene, a poco a poco tutti sembravano convincersi, chi più e chi meno, e alla fine decidono anche l'orario delle prove, oltre al tipo di costume che avrebbero dovuto indossare.. create da la coppia folla.
Tutto sommato era semplice; Pantalone bianco, con maglia/camicia con varianti di colore e una giacchetta di pelle marroncina.
Non sembrava nulla di sexy, nè di hot.... tranne per il fatto delle cinghie che delineavano punti ben precisi come il sedere, le gambe e il petto.
Ai ragazzi sembrava piacere, non era nulla che... mirava alla loro mascolinità, e anzi, sembrava risaltarla.
E nella mente di Jean già si formava l'immagine di Marco con addosso quella divisa, s, sapeva di sbagliare ma era anche lecito visto che era il ragazzo che gli piaceva.
Lo aveva ormai ben dimostrato anche all'altro del suo interesse anche se non avevano parlato, ma questa è una cosa che avrebbe potuto fare anche dopo.... se... le cose.. sarebbero diventate serie.
...Al solo pensare si sente come un peso, che poteva collegarlo solo alla paura, alla paura di legarsi ad un'altra persona, a Marco.. dimostrando tutti i suoi punti deboli.
Il corvino, notandolo con lo sguardo perso nel vuoto, si avvicina sfiorandogli una spalla e a quel contatto il biondo alza il capo...sbattendo le palpebre.
- Sei certo di farlo...?
Gli sussurra Marco con un sorriso divertito e incuriosito mentre guardava Jean che distoglie lo sguardo, un pò imbarazzato.
- Andiamo, altrimenti questi finiscono per vendere patate bollite sul cipiglio della strada.
A quella battuta a Marco il sorriso si amplia, guardando poi i presenti, incominciando a mettersi d'accordo per l'orario delle prove e il luogo; In fondo avevano solo 3 giorni.


Tutto quello era ridicolo.
Tutto fottutamente ridicolo e malsano.
Ancheggiare, fare l'ammiccante... oddio, era una cosa che un pò lo disgustava.
Jean, Jean per l'ennesima volta fa bloccare tutto il balletto perchè aveva preso per la collottola della maglia un'Eren che lo aveva preso in giro, dicendogli che lo muoveva bene il sedere.
Come una vera donna.
Sarebbe stato arduo, arduo e imbarazzante farlo di fronte a tante persone, soprattutto di fronte a Marco che si stava impegnando... a differenza sua.
Sbuffando si allontana da Eren, tornando nella sua posizione, sistemandosi una delle cinghie sulla gamba che continuava a scendere;Sebbene fosse la prima volta che indossava una cosa del genere, non gli davano fastidioso anzi, le sentiva come sue da sempre.
Al via di Connie si ridesta dai suoi pensieri, guardandolo e annuendo con il capo, tornando a ballare o meglio; A eseguire i passi in modo meccanico, senza espressione anche se di natura lui ancheggiava per davvero... e poi non era l'unico che non riusciva a concludere molto; Reiner lo superava in quanto a impedimento, ma Bert... spesso e volentieri lo aiutava ( E secondo lui era anche una scusa per delle carezze sfuggevoli in pubblico.)
E Nel pensare questo si volta verso Marco, ritrovandosi a guardare quegli occhi scuri.. e un sorriso si dipinse in viso senza neanche accorgersene.
Ripetono tuti i passi ballo, con di sottofondo un mix dalle canzoni di Sexy back e una coreana...dal suono strano ma carino, scelta da una Mikasa che impassibile gli aveva "quasi" ordinato di ballare, finendo allo stremo oltre che particolarmente tardi anche se il giorno dopo molti di loro avevano scuola o lavoro, ma riescono alla fine a tirare su qualcosa che poteva essere decente e soddisfatti si cambiano e si avviano per tornare alla loro casa dopo aver salutato Connie e Sasha visto che erano dentro casa loro visto che era l'unico luogo disponibile: Erano che la mattina dopo si sarebbero ritrovati di nuovo lì, per affrontare un'altro allenamento lungo, snervante e stancante li avrebbe aspettati.
Jean e Marco vanno via insieme; Avevano deciso di andare con una sola macchina per.. stare un pò da soli, almeno quei 15 minuti per raggiungere la casa di Connie ma questo era tutto sotto inteso, ovviamente.
Jean appena seduto al posto guida, si passa una mano sul collo, ancora un pò sudata; Sentiva tutti i muscoli fargli male, indolenzito anche, e insieme a quella stanchezza che aveva lo aveva portato ad una sola conclusione; La mattina dopo non sarebbe andato a lavoro.
Sbuffa poi, mentre inseriva la chiave per accendere la macchina, tenendo l'altra mano ben salda sul volante.
- ho bisogno di una doccia.
una lunga e favolosa doccia..
Marco si volta annuendo, anche lui d'accordo con le sue parole però... nei suoi occhi e nei suoi gesti c'era qualcosa che non andava. Erano quasi... nervosi.
Infatti non parla, cosa assai strana per Jean non sentire la sua voce, visto che molto spesso è proprio il corvino a trovare un'argomento di conversazione, ed è per questo ecco che... osa chiedere cosa non andasse.
- ...Tutto ok Marco?
Oh, si era accorto del suo nervosismo.
Preso dal panico si tortura le mani, come stava anche tartassando il suo labbro che mordicchiava ripetutamente; Perchè non sapeva celare così bene i suoi sentimenti?
- Si... tutto ok.
Che bugiardo pessimo e poco credibile, doveva migliorare su questo lato ma.... no, non ci sarebbe mai riuscito.
Ed era anche ovvio che un tipo come Jean se ne accorgesse, ma non indaga per non infastidirlo, anche se i dubbi che avesse fatto qualcosa sorgono in lui ma andiamo, era convinto di essersi comportato bene.
Quel silenzio snervava ancora di più il biondo poi, che di tanto in tanto lanciava uno sguardo a Marco agitato e teso nel sentirsi osservato, e quando ormai raggiungono casa del ragazzo che non avevano ancora parlato, e lo nota poi incerto di scendere dalla vettura una volta fermato.

Marco raccatta le sue cose, con gesti veloci, come se alla svelta volesse andarsene da quella macchina e a quel punto, prima che possa scendere, Jean lo afferra per il polso, facendolo tornare dentro la vettura e chiudendo gli sportelli con il sistema di sicurezza per non farli aprire.
- Cosa c'è?

"Ho fatto qualcosa?"

- Nulla...

"No, e che devo dirti una cosa...."

- Il tuo silenzio mi snerva..

" Mi sto preoccupando, testa di rapa."
- ..... Vuoi restare a dormire da me stasera?

A quella domanda spiazzato Jean guarda il corvino, sbattendo le palpebre.
- Sei stato in silenzio tutto questo tempo... perchè dovevi domandarmi questo?
Il tedesco si porta una mano sul volto, a coprire la bocca per impedire alle risate di uscire, ma niente, non ci riesce e ridacchia.
- ..Scemo.
Marco quasi offeso e con le guance rosse borbotta quelle parole, guardandolo poi per una risposta, e subito lo intuisce Jean, che gli fa cenno di aspettare perchè preda di una risata irrefrenabile.
Ma comunque mette in moto per poter parcheggiare la vettura come si deve, chiaro segno che si, aveva deciso di restare.
Ma il nervoso non era dovuto solo a quella richiesta, ma ad un'altra ancora più imbarazzante.. ma questa gliel'avrebbe fatta dopo.
Una volta scesi dalla vettura, si dirigono nel portone e poi su, per le scale, salutando i signori, vicini di appartamento di Marco, entrando poi nella calda e confortevole dimora.
Non perdono tempo a mettersi comodi... ed entrambi si accorgono che incominciano ad avere quella tipica confidenza da.... fidanzati?
Non sapeva come dirla al dire il vero, per il biondo questa... era la prima volta a che si sentiva così coinvolto in una relazione, con un UOMO per giunta, ed è per questo che mentre si toglie il cappotto... resta ad osservare la schiena di Marco, che a sua volta si stava privando degli abiti ingombranti come sciarpe e giacca, e si chiedeva cosa lo avesse portato da lui, cosa davvero li legava... se valeva la pena rischiare di ferirsi per il Corvino.
Ma a quest'ultima domanda quasi subito risponde; Posa con un gesto garbato il cappotto al suo posto, avvicinandosi a Marco.. per abbracciarlo da dietro e baciarlo sul collo, un semplice e innocuo bacio che però fa spalancare gli occhi a Bodt.
- ..Senti Jean, posso chiederti una cosa?
Lo mormora con voce bassa, timido e quasi timoroso, e Jean nel notarla si acciglia.... ma in sè una sorta di paura si fa largo.
- Cosa...? Marco scosta lo sguardo, restando però nel suo abbraccio, come rassicurato.
- .....Poseresti per me.... nudo? A quelle parole il volto chiaro del tedesco va in fiamme e il respiro quasi gli si mozza, lasciando intuire a Marco che la domanda era stata piuttosto imbarazzante.
- è.... per l'università, cioè, devo fare una mostra sia fotografica che di disegno...I..io..cioè..lascia stare, chiederò a qualcun'altro.
"Qualcun'altro."
Quando quella parola raggiunge il cervello andato a in pappa di Jean, questo stringe di più a sè il ragazzo, in un moto di gelosia.
- No, lo farò io.


"Non so mostrare rispetto per la vita, non ci riesco, perdonatemi.
Guardatemi, getto via la mia come se fosse qualcosa da calpestare invece che curarla e difenderla.
... Ma alle volte è così difficile andare avanti da soli, che per forza abbiamo bisogno di una persona al nostro fianco, per poterci appoggiare anche solo un secondo."
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P.S. Ringrazio tantissimo Hanta96 per questo fantastico disegno fatto apposta per la mia FF!! Ne sono onorata!

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Capitolo 10
*** Alla fine tutto tace. ***


Ah, che dolce era il suono degli uccellini che cinguettavano.

Ah, com'era piacevole il sole sul volto, primo sole caldo dopo giorni e giorni di freddo pungente.
Ah, sarebbe stato tutto fantastico se solo...
...Se solo lui,Il grande Jean, non si fosse ritrovato con il viso colpito in pieno da un pallone, mentre per affari suoi si stava godendo la fresca erba, i tiepidi raggi di sole, e il suo capo poggiato sulle gambe distese di un Marco che stava leggendo un libro.


Quell'improvviso rumore e movimento, fanno sobbalzare anche il corvino che prontamente e con la preoccupazione negli occhi, guarda il tedesco che si teneva la mano contro la fronte, con un'espressione alquanto dolorante.. per non parlare del fatto che poteva intravedere una vena pulsare sulla sua pelle, all'altezza della tempia, avvertimento che che sta per incavolarsi e non poco.


Ma purtroppo a Marco gli scappa un sorriso quando per la fretta di alzarsi, Jean inciampa, rischiando di farsi ancora più male, ma resta seduto... osservando il proprio ragazzo incominciare a correre dietro a Connie ed Eren, colpevoli di quel misfatto; I due dal canto loro appena avevano visto la furia bionda dirigersi proprio da loro ecco che scappano, ridendosela alle sue spalle.
AH, si.Una perfetta giornata da passare in compagna di amici ad un pic-nic, organizzato in fretta in furia; Volevano festeggiare il grande successo per lo spettacolo.
Avevano recuperato molti soldi e quindi i genitori di Connie potevano starsene tranquilli e il negozio salvo.Ma la cosa fantastica, era stato il premio che tutti avevano avuto come impegno e sacrificio per la loro presenza. Tutti erano usciti vincitori da quella faccenda.
Marco si desta dai suoi pensieri quando sente la voce di Jean ed Eren fin troppo alte, e il loro"gracchiare" come cornacchie stonavano con il quiete panorama che li circondava.Scuotendo il capo il corvino si alza per andare almeno a controllare se era tutto ok; Quei due avevano la tendenza a litigare seriamente anche se avevano iniziato per un'innocuo scherzo, ma ciò che si propone davanti a suoi occhi, lo lascia altamente interdetto.


Levi.
Si, Levi, il capitano della squadra di calcio spesso avversaria di quella di Jean.
Tizio che si getta davanti alle macchine in piena notte, rischiando anche di farsi ammazzare.

Nano che aveva con un gesto semplice, atterrato sia Eren che Jean, e ora se ne stava tranquillamente sdraiato sui loro corpi....
... E quelli se ne restavano anche tranquilli in silenzio.
Marco si passa una mano tra i capelli, sgranando gli occhi.. lasciandosi scappare un sospiro pesante, avvicinandosi per cercare di risolvere la situazione, e della stessa idea era anche Mikasa.. soltanto che la sua espressione come il suo modo di camminare, era meno ma molto meno calmo di Marco.
Ma c'era qualcosa di strano, anche perchè il giovane americano nota Erwin poggiato contro l'albero, che guardava la scena divertito ma non si era avvicinato per aiutare i ragazzi o fermare quel pazzo del fidanzato, cosa che di solito faceva.
Ma a pochi passi di quel trio fuori di testa, Marco si accorge che.. Levi li stava punendo per il caos creato, facendogli fare delle flessioni con lui comodamente seduto sopra. A quel punto Marco resta lì, a godersi la scena di quei due con la faccia gonfia e rossa per lo sforzo, pronti a non cedere, per far capire a quell'uomo che loro erano capaci di tutto.

Peccato che non riescono ad arrivare alla decima flessione.
Solo allora il corvino si avvicina, piegandosi con le gambe, guardando Jean che si era sdraiato a pancia in sù, recuperando più fiato che poteva; Anche in quel momento il corvino lo trovava bellissimo, e con un gesto delicato della mano scosta i capelli dalla fronte del tedesco.



- Ti avevo detto di stare tranquillo almeno in presenza di Levi, no?

Quelle parole escono come un sussurro dalle labbra di marco incurvate in un sorriso addolcito, mentre i suoi occhi osservavano il viso del biondo.
Jean sbuffa, aprendo solo dopo gli occhi, con il fiato che ancora un pò gli mancava e le braccia indolenzite per lo sforzo.

- Parla con lo Jeagar. Sempre colpa sua.
Bambini.Poteva soltanto definirli così Marco.
Due perfetti bambini che si divertivano a stuzzicarsi.
Ma per Jean era un pò come avere... un fratello;In quanto figlio unico era cresciuto da solo, fino a quando all'asilo aveva incontrato quel bambino dai grandi occhi verdi che aveva fin dall'inizio attaccato briga con lui.
Sorride il biondo, alzandosi poi da terra, spolverandosi i vestiti e controllando se i pantaloni si fossero sporcati di terriccio o erba, guardando negli occhi alla fine un Marco divertito.

- Non si ride delle disgrazie altrui..

Il suo tono era canzonatorio, ma quell'ombra di sorriso non accennava a lasciare il suo volto.
Il corvino stava per rispondere con una battuta tagliente, ma le voci dei compagni che li chiamavano a gran voce li fa voltare; Reiner gli faceva cenno di raggiungerli al lago, ma la questione era complicata; Non era per niente periodo per un bel bagno.L'acqua sicuramente era ghiacciata.
Marco prontamente scuote il capo, non propenso a beccarsi un'influenza o cose del genere e anche Jean era d'accordo visto che quel mese era un periodo di esami universitari per lui, e voleva uscirne con dei buon voti.
Ma quando... quando Connie li chiama "Femminucce"
Ecco... A Jean era venuta un'improvvisa voglia di un tuffo.
Marco lo guarda, capendo bene le sue intenzioni, e allunga una mano per poterlo fermare, bloccare di non fare quell'atto estremo ma troppo tardi..
...Il compagno stava correndo verso il lago, non esitando a tuffarsi dentro all'acqua cristallina.
L'americano si porta la mano sul viso, poggiandola, scuotendo poi il capo esasperato, improvvisamente per avverte una mano sulla spalla e quando si volta, si ritrova Bert di fianco, che gli sorrideva.

- Si prenderanno l'influenza..
Il tono di quel ragazzo era sempre così basso che a stento si capiva cosa diceva, ma da quando si era trasferito a casa sua, Marco riusciva a comprenderlo decisamente di più.
Sorride, alzando le spalle.

- Li lasceremo morire nel letto con i brividi di freddo..


Ma lui, un tipo come Marco, sempre pronto ad aiutare il prossimo mai avrebbe lasciato qualcuno da solo a letto e con la febbre. Ed eccoli infatti, la stessa sera del pic nic, ecco lui e Jean in un letto mentre fuori ormai era completamente buio e la luna e le stelle la facevano da padrone.
Un'altro starnuto rimbomba nella stanza e il corvino si volta verso il biondo che si era allontanato dal suo corpo perchè emanava troppo calore; Questa frase gliel'aveva sussurrata neanche 5 minuti prima ed ora invece, eccolo tra le sue braccia, che allungava la mano in cerca di un fazzoletto.
Vorrebbe tanto sbeffeggiare il compagno, ma la cosa che lo tiene a stare zitto era il fatto che stava davvero male.

- Fazzoletto...
La voce del tedesco era uscita quasi come un flebile sussurro e lui come fa a non farsi spuntare solo un sorriso?
Non può e basta.
Ridacchiando allunga il braccio verso il comodino di legno scuro, dove sopra di esso ora c'era una fila di fazzoletti usati e un contenitore di medicine, e Jean nel sentirlo ridacchiare gli lascia un pizzicotto sul fianco.
- Io ti avevo avvertito.
Sbuffa a quelle parole il povero ragazzo malato, prendendo dalle mani di Marco il fazzoletto, soffiandoci prontamente il naso.
Il corvino si volta ad osservarlo, non potendo fare a meno di avere l'espressione vittoriosa stampata su quel viso lentigginoso e con i suoi occhi scuri e curiosi guarda il suo ragazzo, allungando la mano per posarla sulla fronte per sentire se la febbre si era alzata.
Dal canto suo Jean trova piacevole la mano fredda dell'americano sulla propria pelle e con gli occhi chiusi segue i movimenti dell'altro, come un cucciolo che chiede ancora di essere coccolato.
- Sai.. prima.. facevo dei sogni strani.. e in quei sogni c'eri anche tu..
Quelle parole sussurrate dal biondo fanno incuriosire Marco, che si avvicina, per poter ascoltare bene cos'aveva da dire.
- ..E' la febbre a farti delirare?

A quella risposta scuote il capo, con calma, strano per i suoi standart.
- ... Io sono convinto di averti perso in quel passato..
Non sapeva con certezza perchè dicesse quelle parole, ma ne aveva il bisogno, soprattutto ora che poteva dare la colpa a quella febbre nel mostrarsi così debole anche se alla fine... non serviva nulla con il suo Marco; Lui distruggeva tutte le sue maschere.
Il corvino sorride, quelle parole avevano come riscaldato il suo cuore, facendogli sentire allo stesso tempo un velo di malinconia.. ed ecco che lo abbraccia il tedesco e coprendolo meglio con la coperta, per non fargli prendere freddo.
- In quel caso ora.. ci siamo rincontrati.. e non ci separeremo più.
Ahh, quelle frasi così sdolcinate per i gusti del tedesco lo fanno imbarazzare, ma annuisce.

- Se è una minaccia...
Non dico di no.
Le mani di Marco avvolgono dolcemente il corpo di Jean, stringendolo a sè, per poter udire i battiti del suo cuore e vegliare sui suoi sogni.
- Prendile come vuoi... ma ormai io sono tuo e tu sei mio.
Cullato da quel calore, addolcito da quelle parole...Il tedesco chiude gli occhi, addormentandosi con il cuore ricolmo di emozioni positive, che lo rendevano felice per la prima volta dopo tanto... tanto tempo.



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"Grazie a te che sei rimasto fino alla fine.
Grazie di aver sopportato sulle tue spalle, metà del mio fardello.
Grazie che hai condiviso sia i dolori che le gioie.
... E grazie ancora di aver scelto me tra mille persone."





A te che sei rimasto fino alla fine,
Grazie di cuore per tutto.
Grazie per le piccole emozioni che abbiamo condiviso, per i piccoli sorrisi e le buone parole spese.
Tutte le cose belle alla fine finiscono, ma il ricordo resterà impresso sia nella mente che nel cuore.
A presto, per un'altra avventura piena di emozioni.
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