Angel With (Two) (Shot)Guns

di I_m a cool baka girl
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Doppia identità: Death Angel/ Death The Kid ***
Capitolo 2: *** CAPITOLO 2-IO NON HO BISOGNO DI NESSUNO: SENZA SENTIMENTI ***
Capitolo 3: *** CAPITOLO 3-IL RITORNO DEL PASSATO CREDUTO MORTO: VOGLIO LA VERITÀ ***
Capitolo 4: *** CAPITOLO 4: SPIEGAZIONI E CATTIVE NOTIZIE. ***
Capitolo 5: *** CAPITOLO 5-LE COSE SI COMPLICANO: PATTY THOMPHSON E LA GITA. ***
Capitolo 6: *** CAPITOLO 6-IDENTITÀ SVELATA: MI FIDO DI TE. ***
Capitolo 7: *** CAPITOLO 7-RITORNO AL PASSATO: RICORDI D’INFANZIA ***
Capitolo 8: *** avviso ***
Capitolo 9: *** CAPITOLO 8- INIZIANO I GUAI: COPERTURA SALTATA ***



Capitolo 1
*** Doppia identità: Death Angel/ Death The Kid ***


 

CAPITOLO 1- Doppia identità: Death Angel/ Death The Kid

Uno sparo e del sangue.
Un altro sparo ed ancora sangue.
Sangue di un mostro chiamato Kishin che altri non era che un essere umano che aveva compiuto azioni malvagie che hanno corrotto e divorato la sua anima, mostro che si nutre di altre anime umane.
Sangue che andava a sporcargli il viso, ad incrostargli i capelli e a macchiargli i vestiti.
Il Kishin lo ferì alla gamba, provocandogli una fitta di dolore, ed il ragazzo non riuscendo a camminare dispiegò le sue ali nere e si portò al di sopra del mostro e fece fuoco un'altra volta.
Ormai la battaglia andava avanti da due ore.
Il ragazzo andò a posarsi sopra un palo della luce e trasformò le due pistole automatiche in due fucili a canna liscia che impugnava, come al solito, al contrario tenendo il mignolo di ogni mano sui grilletti.
Nessuno sapeva di questa sua capacità.
Prese la mira, aspettò che il Kishin si avvicinasse fino ad arrivargli a 100 metri e fece fuoco.
Tornò al quartier generale della Hakai Kishin, l'organizzazione per cui lavorava, ed entrò nell'ufficio del capo il dottor Stein. “Oh, ma guarda chi si vede, Death The Kid. C'hai messo più del solito.”
“Dottor Stein, le ho detto che quando sono qui deve chiamarmi Death Angel. Comunque l'uccisione del Kishin è avvenuta con successo, l'uovo è già stato consegnato al reparto di classificazione.”.
Il dottore guardò il ragazzo e notò la profonda ferita alla gamba”Ti abbiamo iscritto alla Shibusen. Pensiamo che in quella scuola possano trovarsi delle streghe sotto copertura ed anche degli istigatori di anime. Il tuo compito è quello di catturare e portarci le streghe di categoria S e di uccidere le altre e gli istigatori. Inizierai da domani le lezioni e io ti accompagnerò per ultimare l'iscrizione, facendo finta di essere tuo zio. E prima di andartene passa per l'infermeria.”
“Ricevuto” e se ne andò.
Nel tragitto per tornare a casa, Kid vedeva sempre alcolizzati e drogati che se ne stavano seduti ai bordi della strada, infischiandosene della pioggia o dell'umidità ed a volte si era quasi ritrovato nelle loro stesse condizioni.
Arrivato a casa si buttò nel letto e si addormentò senza nemmeno curarsi di farsi una doccia o di cambiarsi la fasciatura alla gamba.La mattina arrivò e Kid fu svegliato dai raggi del sole che entravano dalla finestra.
Si andò a fare una doccia fredda, si cambiò la benda, e tornato in camera si accorse della divisa della Shibusen posata sulla sedia davanti alla scrivania. Ed era anche l'unica cosa non nera o bianca di quella stanza.
Kid la guardò sconsolato e se la mise: camicia a maniche corte bianca a cui tirò su' il colletto, maglioncino senza maniche con la scollatura a V in cotone beije, pantaloni lunghi del medesimo colore e, per la sua gioia, mocassini e cravatta tenuta leggermente mollata neri.
Andò in cucina e, come al solito, la trovò vuota. Fece colazione e si mise i due anelli a forma di teschio nelle due dita medie. Quegli anelli erano un simbolo che avevano lui e sua madre e significavano il legame di sangue che li legava, poi quando sua madre era morta gli aveva dato il suo anello dicendogli di darlo alla ragazza che avrebbe amato per sempre.
Kid sapeva che un anello uguale ce l'aveva pure suo padre.
Ad aspettarlo fuori casa c'era il dottor Stein che lo accompagnò fino alla scuola: un enorme edificio molto simile ad un castello completamente grigio con il tetto nero e vari spuntoni rossi.
“Andiamo Kid, non sarà male cercare di vivere come un normale adolescente. E prova a farti degli amici.” disse Stein notando l'espressione contrariata del ragazzo “Io non ho mai avuto bisogno di amici, come non ho avuto bisogno dei genitori”.
Arrivarono davanti alla segreteria e la donna che c'era li, fece firmare a Stein dei documenti riguardanti Kid, i suoi genitori e robe simili e consegnò al ragazzo dei fogli con i possibili club e lo informò sul fatto che doveva iscriversi almeno ad uno di quelli, la classe a cui era stato assegnato e gli orari delle lezioni. “Classe Mezza Luna, oggi ho matematica, ginnastica, scienze e italiano- mormorò tra sé- vorrei iscrivermi al club di tiro con le pistole” disse rivolto alla segretaria che annuì e gli diede delle confuse indicazioni per raggiungere la classe.Stein, nel frattempo, se n'era andato.
Il ragazzo cercò di seguire le indicazioni però dopo solo 5 minuti, si era già perso.
“Hei Maka! Datti una mossa che siamo in ritardo!” disse la voce di un ragazzo proveniente da dietro di lui “Ma se è colpa tua Soul” urlò una femminile. Kid non fece in tempo a scansarsi che si ritrovò a terra con un corpo spiaccicato sopra di lui ed un altro di fianco. Aprì gli occhi per vedere chi gli stava sopra: due codini color cenere, due occhi leggermente dischiusi verde muschio, fisico magro e nel complesso pensò che la ragazza fosse carina. La ragazza aprì del tutto gli occhi e si accorse di Kid sotto di lei ed iniziò a balbettare delle scuse con il viso tutto rosso mentre aiutava il suo compagno ad alzarsi.
“Non importa. Piuttosto, sai dove si trova la classe della Mezza Luna?” la ragazza lo guardò un attimo per poi porgergli la mano”Sì, è anche la nostra classe. Comunque piacere, io sono Maka Albarn. Sai, era già da qualche giorno che tutta la scuola parlava di un nuovo studente, quindi immagino che devi essere tu il 'novellino'!” a Kid non piacque molto il soprannome, però si limitò a ricambiare la stretta di mano”Mi chiamo Death The Kid. Comunque sì, sono io il nuovo studente. Ma chi è il tuo amico?” Maka guardò sconsolata il ragazzo in questione, ma prima che potesse parlare venne interrotta dallo stesso”Io sono Soul Eater Evans, e la caduta di prima è stata troppo poco fica.” era un ragazzo con gli occhi rossi, capelli ribelli bianchi tenuti su da una fascia color crema con varie spille ed il suo nome attaccati sopra, la divisa scolastica completamente in disordine ed una giacca gialla e marrone sopra.
Alla fine i tre si diressero verso la tanto agognata classe e nel tragitto, Maka e Soul fecero altre domande al nuovo arrivato che rispose solo a due o tre a monosillabi. Arrivati alla classe i tre entrarono, ed il professore presentò Kid al resto della classe e lo fece sedere tra Maka ed un'altra ragazza che gli si presentò subito ”Ciao, mi chiamo Liz Thompson” e porse la mano che venne stretta dal ragazzo “Piacere mio. Chiamami solo Kid, per favore.” la ragazza gli sorrise ed annuì. Delle tre ore di lezione che precedettero l'intervallo, Kid non capì nulla. Era immerso nei suoi pensieri e nella lettura del diario rosso di sua madre: quello era l'unica cosa che,nella sua vita, sarebbe stata di un colore diverso dal bianco o dal nero e che avrebbe tenuto con sé. Persino i suoi vestiti ed il suo appartamento erano completamente neri con qualche striscia bianca o delle note di grigio qua e là. Per questo aveva capito che non avrebbe sopportato di indossare la divisa scolastica oltre l'orario delle lezioni.
“Kid, Kid, hei mi stai ascoltando? Kid!” si riscosse dai suoi pensieri quando sentì Liz che lo chiamava. “Scusa ero sovrappensiero,,,” “Comunque volevo chiederti se ti andava di farti un giro con noi.” “No, grazie.” rispose e continuò a leggere.

 

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Capitolo 2
*** CAPITOLO 2-IO NON HO BISOGNO DI NESSUNO: SENZA SENTIMENTI ***


CAPITOLO 2-IO NON HO BISOGNO DI NESSUNO: SENZA SENTIMENTI
Amicizia & Tristezza
Kid aveva rifiutato l'invito di Liz, come molti altri.
All'inizio lo faceva per paura. Paura che se si fosse legato troppo a qualcuno, questi sarebbe morto a causa sua.
Anche sua madre era morta per salvarlo dall'incendio volontariamente appiccato dagli abitanti della sua vecchia città.
L'ultimo amico che aveva avuto, si chiamava Black*Star e l'aveva conosciuto nel laboratorio di ricerca dove era rinchiuso da tre anni.
Lo stavano portando in una stanza dove gli avrebbero fatto delle iniezioni per vedere che reazione avrebbe avuto il suo corpo 'anormale' come lo definivano i medici e gli scienziati con cui ogni giorno aveva a che fare.
Nella stessa stanza, c'era un ragazzo con ribelli capelli azzurri e con sinceri ed allegri occhi grigio scuro.
La cosa che aveva subito notato in quel bambino che all'apparenza sembrava avere, come lui, sei anni erano le sue pupille: non erano nere e tonde ma gialle e a forma di stelle.
Black*Star era paffuto ed aveva un'aria allegra, quindi doveva essere appena entrato nei laboratori in quanto lì erano tutti molto magri a causa della malnutrizione e nessuno sorrideva.
Kid a differenza sua, era magro e la sua allegria era stata portata via molto tempo prima ed aveva delle marchiate occhiaie sotto gli occhi.
L'azzurro aveva iniziato subito a tempestarlo di domande e lui gli aveva detto la cruda verità: non sarebbe mai uscito da lì finché non avrebbero finito di fargli tutti gli esperimenti. Forse sarebbe morto là dentro.
Black*Star l'aveva guardato triste e gli aveva sorriso”Allora diventiamo amici così non saremo mai soli!!”. E lui aveva accettato.
Erano rimasti insieme per due anni, inseparabili.
Poi Kid non lo aveva più visto la mattina nel letto di fianco al suo.
“È morto a causa di un farmaco...” gli avevano detto i medici.
Il dolore che ne seguì fu devastante e poco dopo nel laboratorio, gli spuntarono tre strisce bianche alla sinistra del capo in contrasto con i capelli neri.
Gli occhi color nocciola, diventarono giallo-dorati.
“Un mostro!!!” urlarono gli uomini nella stanza.
E lui pianse.
Odio & Terrore
Kid aveva trovato antipatiche o insopportabili molte persone.
Ma non era mai arrivato ad odiare qualcuno in modo così profondo come odiava suo padre.
Per averlo abbandonato ancor prima che nascesse.
Per non essersi mai fatto sentire.
Per non aver provato a cercarli, lui e sua madre.
Poi lei era morta per salvarlo dall'incendio scoppiato nella loro casa.
Si ricordava nitidamente tutti i rumori, le voci, il dolore di quella notte.
Il tetto che crollava, in fiamme.
Lui che non riusciva a muoversi per colpa del terrore che provava.
Sua madre che lo prendeva in braccio e si metteva a correre verso la finestra del secondo piano dell'edificio. Saltò nel vuoto e riuscì a gettarlo nella fontana del giardino mentre lei non riuscì a sfuggire all'esplosione che ne seguì.
Venne avvolta dalle fiamme che iniziarono a bruciarle i vestiti e la carne.
Si diresse verso di lui e gli consegnò il suo diario rosso ed il suo anello dicendogli una frase che non avrebbe mai dimenticato ”In questo diario ho scritto delle cose che ti saranno d'aiuto nel caso un giorno volessi cercare tuo padre e dai questo anello alla ragazza che un giorno amerai per sempre così come tuo padre lo diede a me. Ti voglio bene, Kid.” poi le fiamme l'avvolsero completamente e lui, a causa della stanchezza e della paura provata, si addormentò nella fontana con l'immagine di sua madre che bruciava impressa nella mente.
Cinismo
A furia di soffrire per la perdita di persone a lui care, Kid era diventato del tutto immune ai sentimenti.
Nel suo cuore c'era solo odio.
Non era cattivo, semplicemente non voleva più perdere persone a lui care.
Quindi nelle scelte aveva deciso di non lasciarsi mai più influenzare da sentimenti.
Dopo Black*Star si era fidato solo di un'altra persona, una ragazza nella Hakai Kishin, la sua partner nelle battaglie.
Patricia “Patty” Thompson.
Capelli biondi a caschetto e dolci occhi azzurri, guance paffute e rosa per non parlare della sua doppia personalità: se di solito era dolce e un po' sciocca, poteva tirare un lato nascosto rissoso e scontroso. Poi per colpa sua si era ferita, tre mesi prima di iniziare a frequentare le lezioni alla Shibusen, e dopo essere stata operata non aveva più riaperto gli occhi.
Ogni giorno le faceva visita, sperando che si svegliasse.
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Smise di leggere il diario e si apprestò a trascorrere le ultime due ora di lezione: matematica e ginnastica.
La quarta ora trascorse velocemente ed arrivò l'ora di ginnastica.
Nello spogliatoio cercò subito un angolo nascosto per cambiarsi, ma venne raggiunto da Soul che lo trascinò con se quindi lui dovette cambiarsi il più velocemente possibile cercando di nascondere le cicatrici procuratagli dagli scienziati quando lo frustavano o lo torturavano o dai Kishin durante le battaglie.
Fatto sta che non ci riuscì. Soul vide le cicatrici che aveva sulla schiena e lo guardò con uno sguardo misto tra incredulità e terrore.
“C-come te le sei fatte?!” gli chiese quasi urlando. “Un incidente...” rispose sul vago e dopo la lezione, Kid tornò a casa e si apprestò ad andare all'ospedale a visitare Patty.




Angolino Autrice
Ed ecco il secondo capitolo <3
Ho fatto spuntare anche i personaggi di Black*Star e Patty ed ho accennato i principali motivi per cui Kid non vuole amici.
Spero che si sia capito anche che nel prossimo episodio parlerò di Patty.

Spoiler per il terzo capitolo: chi vuole l'effetto sorpresa non legga!!!
Kid si dirige verso l'ospedale ed incontra anche Liz che deve andarci anche lei per fare una radiografia.
Liz scopre che Patty, sua sorella, è ricoverata nell'ospedale e cerca di capire come Kid possa conoscerla.
Testi dal quaderno rosso ed introduzione di Tsubaki che alla fine farà comparire un "NUOVO" personaggio che poi l'ho già presentato*.
Bacioni
I_m a cool baka girl




 

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Capitolo 3
*** CAPITOLO 3-IL RITORNO DEL PASSATO CREDUTO MORTO: VOGLIO LA VERITÀ ***


CAPITOLO 3-IL RITORNO DEL PASSATO CREDUTO MORTO: VOGLIO LA VERITÀ
Appena tornata a casa, Liz decise di mangiare e di farsi una doccia. Appena uscita dal bagno, lo squillare del telefono ruppe i suoi pensieri ed andò a rispondere.
“Pronto? Sono Liz.”
“Salve sono la tua dottoressa responsabile”
“Ah, Medusa! Come mai mi ha chiamato? C'è qualche problema?”
“Non preoccuparti. Vorrei solo che tu venissi qui all'ospedale di Death City per gli ultimi controlli tra un'ora.”
“Quindi alle tre dovrei essere all'ospedale? D'accordo! A dopo dottoressa Medusa!!”
“A dopo Liz.” e riattaccò.
La ragazza iniziò a preparasi: si mise dei pantaloni di jeans dal ginocchio, una maglia lunga lilla, un giacchetto con cappuccio nero e delle All Star viola scuro con i lacci neri.
Si raccolse i capelli in una coda laterale con un fiocco viola, ai polsi si mise due bracciali argentati ed un filo di ombretto dello stesso colore, del lucidalabbra rosa ed un tocco di mascara.
Prese la borsa argentata con dentro le sue cose e s'incamminò verso l'ospedale.
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Dopo aver mangiato, Kid si fece una doccia fredda e si vestì per andare all'ospedale a trovare Patty: si mise una maglietta leggera bianca con le maniche lunghe ed il collo un po' alto, sopra una maglia nera con stampate due anime stilizzate a destra arancione ed a sinistra azzurra, dei jeans stretti e lunghi grigi infilati in un paio di stivali semplici neri da metà polpaccio. Ovviamente non mancavano i suoi due anelli a forma di teschi.
Si asciugò un po' i capelli con il phon, li pettinò e li lasciò cadere ribelli sulla fronte.
Erano quasi le tre e decise di andare, quindi prese dei soldi, il cellulare e le chiavi se li mise nelle tasche dei pantaloni, prese le chiavi ed uscì.
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'Finalmente lo incontrerò dopo tanto tempo. Kid, spero che tu ti ricordi di me.'
“Hei, Tsubaki. Sei sicura che non è un problema se resto a casa tua?”
“Sono sicurissima. In fondo piaci ai miei genitori e poi con te è tutto più divertente.”
Il ragazzo si limitò ad annuire e seguì la sua amica all'interno della casa in stile giapponese antico.
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Un ragazzo moro ed una ragazza con lunghi capelli biondo scuro stavano camminando immersi nei loro pensieri, quindi non si accorsero l'uno dell'altro e si scontrarono cadendo a terra.
Le cose nella borsa della ragazza si sparpagliarono per terra ed al ragazzo cadde il cellulare dalla tasca. I due alzarono i volti e videro contro chi erano andati a sbattere.
“Scusa Kid non ti avevo visto! Ero sovrappensiero!!”
“Scusami anche tu... Liz giusto?”
“Dove stai andando se posso sapere?”
“All'ospedale. Tu?”
“Anche io. Facciamo la strada insieme, ti va?” gli chiese con un sorriso.
Kid a malavoglia accettò.
Arrivarono all'ospedale dopo altri 10 minuti, nei quali Liz cercò di fare delle domande al ragazzo ma a cui non ricevette risposta, e si separarono: Kid andò all'ascensore mentre Liz si avviò verso le scale ma entrambi salirono fino al quinto piano dell'edificio.
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'Chissà perché Kid non ha mai risposto alle mie domande. Gli avevo solo chiesto dei suoi genitori, non ci vedo nulla di male...'
La ragazza era velocemente arrivata alla stanza n°80, entrò e si preparò ad essere visitata.
Recentemente, infatti, si era rotta il polso quindi era andata all’ospedale per i controlli e quello sarebbe stato ‘ultimo.
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Kid camminava veloce lungo i corridoi del quinto piano e si fermò davanti alla stanza n°88 e vi entrò. Nel letto sotto la finestra, vi era distesa una ragazza della sua età con i capelli biondi arruffati e gli occhi chiusi da ormai tre mesi.
Attaccati al suo corpo, tanti piccoli tubi collegati ad altri macchinari ed una flebo.
“Ciao Patty. Sono venuto anche oggi, hai visto?” buttò lo sguardo verso la finestra, chiusa.
“Ti apro la finestra, così entrerà un po' di aria fresca.” fece una pausa, aprì la finestra, prese una sedia e la posizionò di fianco al letto.
“Sai, quel pazzo del dottor Stein mi ha iscritto alla Shibusen. Sono finito nella classe della Mezza Luna. E se non sbaglio, tua sorella Liz è la mia vicina di banco. Ma non preoccuparti, non le dirò niente proprio come mi avevi chiesto.”
Finita la frase, Kid sentì sbattere la porta dietro di lui e si girò per vedere chi fosse.
E la cosa che vide non gli piacque per niente.
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Liz aveva da poco finito la visita con la dottoressa Medusa e mentre si avviava verso le scale, sentì una voce a lei familiare provenire dalla stanza n°88 così si avvicinò ad ascoltare.

'Ma è la voce di Kid!'
“Sai, quel pazzo del dottor Stein mi ha iscritto alla Shibusen. Sono finito nella classe della Mezza Luna. E se non sbaglio, tua sorella Liz è la mia vicina di banco. Ma non preoccuparti, non le dirò niente proprio come mi avevi chiesto.”
'Non è possibile...Patty...Dovrebbe essere morta...' la ragazza non resistette più alla tentazione di rivedere sua sorella e di sapere come Kid facesse a conoscerla, e aprì violentemente la porta facendola sbattere.
Vide il ragazzo seduto di spalle girarsi e guardarla con un'aria spaventata ed incredula, e non resistette più “Come fai a conoscere mia sorella, Kid?!”
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'Accidenti, è Liz. A questo punto dovrò raccontarle dell'incidente...'
“Dannazzione...” si lasciò sfuggire.
La ragazza ormai era sull'orlo delle lacrime e si avvicinava sempre di più a Kid ed a Patty.
Quando fu finalmente abbastanza vicina da capire che sua sorella era in coma, lanciò con lo sguardo una muta domanda al ragazzo che nel frattempo non le aveva mai tolto gli occhi di dosso.
“Tre mesi.” le disse. “C-cosa?”
“Tua sorella è in quello stato da tre mesi.”
“Kid, per favore, dimmi cosa è successo... Ti prego...” gli chiese in un sussurro.
Il ragazzo, a discapito dei suoi propositi di non avere legami con nessuno e di non lasciarsi guidare dalle emozioni, non riuscì a rimanere impassibile davanti alla ragazza in lacrime.
Ed iniziò a raccontare.
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Kid e Patty si trovavano insieme a camminare per le strade di Death City la sera, quando sentirono dei rumori provenire da un vicolo seguiti poco dopo dall'urlo di una donna.
Corsero nella direzione da cui provenivano i suoni e rimasero shokkati da ciò che videro: una creatura dalla forma indefinita che stava trafiggendo i corpi di una decina di persone strappandone anche i cuori per poi mangiarseli.
Patty tirò fuori una pistola dalla borsa e ne diede un'altra a Kid ed iniziarono a sparare, cercando di salvare almeno le ultime tre persone rimaste in vita.
Ma quella creatura era troppo agile e veloce, e veniva seguita ad ogni colpo da una potenza devastante.
Kid scivolò ed il mostro colse il momento per colpirlo e farlo andare a sbattere contro la recinzione dietro di loro, chiuse gli occhi, mise le braccia davanti al volto e si preparò all'impatto.
Impatto che non sentì. Quello che sentì fu l'urlo di Patty e un forte spostamento d'aria venire dalla sua destra.
Aprì gli occhi, si girò e vide Patty accasciata al suolo in una pozza di sangue.
Iniziò a sparare contro il mostro e lo fece sfuggire.
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“Ho portato Patty all'ospedale, dove è stata operata, ed anche se ora non è in pericolo di vita è caduta in uno stato di coma instabile. I medici hanno detto che parlarle potrebbe aiutarla a svegliarsi, ma se entro i quattro mesi non dovesse avvenire nessun miglioramento, potrebbe anche avere una ricaduta.”
Ora Liz era rimasta sconvolta dalle dichiarazioni di Kid, ma decise di credergli.
“Allora credo che ci incontreremo molto spesso...”
“Come mai?”
“Voglio venire anch'io a far visita a mia sorella.”
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Liz e Kid erano usciti dall'ospedale insieme dopo un'ora buona, e nonostante tutti i suoi tentativi, il ragazzo non riusciva a far staccare la presa di lei dal suo braccio.
“Ti stacchi?” le chiese un'ennesima volta.
“Eddai, Kid-kun.. Perché sei così distaccato? Ormai siamo amici, no?” gli sorrise lei.
Il ragazzo si fermò di colpo e si voltò a guardare la ragazza che rabbrividì: lo sguardo di Kid era gelido con una nota di rabbia. “Io non ho bisogno di amici. Mi sta bene se c'incontriamo per venire a trovare tua sorella, ma niente di più! Non siamo amici!!”.
“O-ok, allora m-me ne vad-do...” si staccò da lui ed iniziò a correre lontano da lui, anche se non sapeva perchè c'era rimasta così male 'Accidenti a me!! perché ci sono rimasta così male? E perché sento qualcosa che mi stringe il polso?!' si fermò ma evitò di girarsi.
Vedendo lo sguardo triste ed in lacrime di Liz, il ragazzo decise che per l'ultima volta avrebbe fatto una cosa che non faceva da otto anni: la inseguì raggiungendola in poco tempo e la fermò prendendola per il polso, e la ragazza si fermò subito.
“Scusa...” le disse piano, ma a quanto pare Liz lo sentì lo stesso perché si girò piano e lo fissò incredula.
“Scusa.” ripeté lui tenendo lo sguardo basso, alzandolo quando sentì i singhiozzi di Liz.
La vide sorridere e piangere allo stesso tempo.
“Sei la prima persona che mi ricorre per chiedermi scusa. Grazie.” fece per abbracciarlo ma si fermò, al ricordo della reazione avuta dal ragazzo quando l'aveva preso per il braccio.
“C'è qualcosa che non va Liz?” le chiese lui “N-no, cioè s-si...” non riuscì a terminare la frase che si ritrovò senza fiato dalla sorpresa a causa di due braccia esili ma forti che le cingevano le spalle facendole ritrovare il viso nell'incavo tra il collo e la spalla di lui, con la schiena leggermente piegata verso il basso a causa della differenza di altezza tra i due.
Dopo un primo sconcerto anche la ragazza ricambiò l'abbraccio di Kid, e rimasero attaccati fino a che non squillò il cellulare di Liz.
“Pronto?”
“Ciao Liz sono Tsubaki. Volevo chiederti...Per caso conosci un ragazzo che si chiama Death The Kid? Ok, so che forse potrebbe essere un po' impossibile, però-”
“Si, Tsubaki lo conosco. Adesso siamo assieme. Come mai?”

“C'è una persona che vorrebbe incontrarlo. Allora facciamo che ci troviamo tutti a casa mia, tu, Soul, Maka ed ovviamente Kid, tra un'ora. Ok?”
“Ok Tsubi! Avviserò io Maka e Soul. A dopo!” e riattaccò.
“Kid tra un'ora saremo a casa di una mia amica, Tsubaki. Seguimi che la strada è lunga.”
“Hei, aspetta..Cos-” neanche il tempo di protestare che la ragazza stava già correndo tirandolo per il polso.
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“Ok, Maka. Allora a tra poco. E mi raccomando, trascinati dietro anche Soul.”
“Tranquilla Liz, a dopo.”
La ragazza si girò a guardare Kid camminare con le cuffie da strada in testa dietro di lei: erano bianche e verso la fine avevano tre strisce nere, così come erano le basi che al centro avevano un teschio argento con la scritta 'Death' da una parte e dall'altra 'Madness'. La frase che usciva era 'Madness Death' a cui la ragazza diede il significato di 'Follia della Morte'.
Il ragazzo, notò Liz, aveva sempre tenuto lo sguardo basso e non si era mai lamentato né le aveva mai chiesto qualcosa da quando se le era messe, rassegnandosi a portare in spalla la pesante borsa di lei.
Si girò e riprese a camminare con maggior velocità così non si acorse delle goccie che pian piano le stavano bagnando i capelli ed i vestiti.
“E che cavolo!! si doveva mettere a piovere propri adesso?!?!” continuò a imprecare finché sentì che l'acqua aveva smesso di bagnarla, facendole alzare lo sguardo che invece del cielo incontrò un ombrello azzurro con sfumature blu e viola verso la punta. Girò la testa verso la sua destra e s'accorse che era tenuta a braccetto dal ragazzo che fino a poco prima era dietro di lei e che le stava anche tenendo l'ombrello sopra la testa.
“Se ci sbrighiamo ad arrivare a casa di questa tua amica, forse non ti prenderai un malanno.” le disse guardandola con i suoi occhi dorati.
Lei arrossì e lo ringraziò, ed in cinque minuti di imbarazzante silenzio arrivaono davanti all'enorme casa di Tsubaki che li fece entrare.
“Siete gli ultimi.” li informò Maka una volta che furono entrati nel salotto.
“Perché siete a braccetto?” chiese invece Soul.
A quel punto tutti, compresi i due interessati, gettarono lo sguardo sul braccio destro di Liz e su quello sinistro di Kid che erano ancora intrecciati. Notarono anche che la borsa di Liz la stava portando lui.
“Siete proprio cool insieme. Una bomba sexy manesca ed un emo. Accoppiata bizzarra ma cool.”
“Io non sono manesca!!!” urlò Liz.
“Ed io non sono emo.” concluse Kid.
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Tsubaki Nakatsukasa era una ragazza timida e insicura, con lunghi capelli nero-blu spesso raccolti in una coda alta o dolci occhi viola. Era alta più o meno come Liz ed altrettanto formosa, quando stava a casa indossava un kimono colorato o a fiori nelle tonalità pastello, mentre quando andava scuola o usciva con le amiche portava dei vestiti molto coprenti ma leggeri.
In quel momento, il kimono era rosa con delle stelline dorate ed i bordi delle maniche, del collo e del fondo erano blu scuro; ai piedi portava dei sandali di sughero.
“Vi ho chiesto di venire perché tempo fa ho conosciuto una persona che mi ha chiesto di potervi conoscere, in particolare mi aveva chiesto di Death The Kid...”
“Così quando hai saputo del nuovo studente della scuola, hai fatto qualche controllo ed hai scoperto che Kid era il nuovo studente- Tsubaki annuì- e se ora ci presenti questa persona, forse ci capiremo qualcosa.” completò Maka.
Tsubaki si diresse nella stanza adiacente, e quando tornò dai suoi amici era seguita da un ragazzo con capelli a punta azzurri e vivaci occhi grigi.
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Kid si era rimesso ad ascoltare la musica ed ora il pezzo che gli risuonava nella testa era 'Russian Roulette' di Rihanna ad un volume talmente alto che persino gli altri sentivano.
Così come lui non si accorse di una Maka imbestialita con in mano un libro di 8000 pagine che narrava dei misteri egizi che gli si era avvicinata “MAKA-CHOP!!!”
“Ma sei pazza?!” solo in quel momento si accorse del nuovo arrivato, sbiancando ed iniziando a tremare. 'Non è possibile che sia lui...Dovrebbe essere morto otto anni fa nel laboratorio...'
“Black*Star...” sussurrò inconsapevolmente Kid.
Ed a quel punto l'azzurro corse verso di lui e lo abbracciò.
“Kid, ti avevo detto che io sono nato per superare Dio. E se volevo farlo, non potevo certo farmi mettere K.O da un semplice farmaco.” gli disse lui a sua volta.
“Black*Star, ora voglio la verità: cos'è successo veramente otto anni fa?”




Angolino autrice
Il capitolo è mooolto più lungo degli altri anche perchè dovevo scrivere un casino di cose ma almeno è fatto


SPOILER CAPITOLO 4
Black*Star racconterà a Kid la verità e tratterò un altro punto che anche se sarà appena accennato, sarà di grande rilevanza per la storia.

Quindi bye bye ed al prossimo capitolo!!!
Symmetry is perfection

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Capitolo 4
*** CAPITOLO 4: SPIEGAZIONI E CATTIVE NOTIZIE. ***


CAPITOLO 4: SPIEGAZIONI E CATTIVE NOTIZIE.
Kid si allontanarono di qualche passo, sotto gli occhi curiosi degli altri, e Black*Star abbassò la testa. “È un po' difficile da spiegare...” farfugliò mentre si guadava intorno imbarazzato.
“Un Dio non ha paura di dare spiegazioni.” disse sicuro Kid “Quindi se sei veramente colui che trascenderà Dio, devi avere il coraggio di darmi delle spiegazioni. E ti ricordo che sei sparito per otto anni, facendoti credere morto.” disse nascondendo malamente il risentimento che provava.
Black*Star risollevò lo sguardo, lo prese per il polso facendogli cadere le cuffie ed il cellulare, lo condusse nella stanza in cui si trovava prima ed iniziò a raccontargli tutto sin nei minimi particolari e durante il racconto Kid non poté fare a meno di sentirsi in colpa.
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“Tenetelo fermo e legatelo con le cinghie al lettino!!!!” urlò uno degli tanti scienziati che ogni giorno facevano esperimenti e testavano farmaci e velini su di lui e Kid.
L'avevano preso di forza nel bel mezzo della notte, tappandogli la bocca per evitare di svegliare anche il suo amico, e l'avevano portato in un posto pieno di lampade al neon che aveva appese alle pareti varie forbici, siringhe, bisturi ed altri oggetti di tortura che evitò di identificare.
Era al limite delle forze a causa della stanchezza e della fame, quindi riuscirono ad immobilizzarlo facilmente.
Il pazzoide in camice bianco prese una delle tante siringhe appese, con l'ago di 10cm, e la riempì di un liquido nero misto a uno trasparente; prese anche un bisturi ed iniziò ad incidergli una zona al centro del petto, andando sempre più in profondità, infischiandosene delle sue urla.
Sul suo viso si andava dipingendo un sorriso inquietante, che appariva solo sul volto di chi godeva alla vista del sangue, del dolore, della disperazione degli altri.
Continuò a scavare nella carne per molto, troppo tempo.
E poi infilò per intero l'ago.
10 cm di ferro nemmeno sterilizzato, gli perforò quello che gli rimaneva della carne e gli forò anche il cuore.
Il liquido venne inserito nella sua circolazione, tra spasmi e convulsioni, ma alla fine il suo battito cardiaco sentì che si stava affievolendo.
'Non posso morire, prima devo uscire da qui con Kid.' fece in tempo a pensare, prima che il cuore si fermasse definitivamente.
O almeno era quello che credeva: di fatto si ritrovò vivo vicino ad un cassonetto della spazzatura e tutto ciò che vide prima di dare la schiena al laboratorio, furono una decina di pazzi con il camice insanguinato fuggire all'esterno urlando “Mostro!! Quel bambino è un mostro!!” e si mise a camminare lontano da quel posto macabro.
Riuscì a sopravvivere anche perché la ferita era completamente sparita quando si era svegliato.
In quegli anni si limitò a girovagare da un orfanotrofio all'altro fino a che, circa un anno prima, non incontrò Tsubaki che lo accolse in casa sua.
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“Non ti è andata male, nonostante tutto...” commentò Kid.
“Parli così solo perché non ti anno quasi trapassato da parte a parte con un bisturi per poi infilzarti con un ago di 10 cm il cuore...” disse sarcastico Black*Star.
“Mi è successo di peggio, Black*Star! Io sono stato lì dentro per molti altri anni!!” urlò Kid.
L'azzurro, anche se distratto, sentì l'ultimo commento dell'amico ma non osò chiedere niente: lui se ne era andato dal laboratorio, invece Kid c'era rimasto per molto tempo.
“Quando sei riuscito ad uscire dal laboratorio?”
“Sono rimasto lì dentro fino ai 13 anni. Ora però torniamo di là.”.
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Liz, Maka, Soul e Tsubaki stavano parlando tranquillamente quando Liz si alzò dicendo di andare in bagno. Mentre stava tornado dagli altri, sentì per caso una parte del racconto di Black*Star.
...Continuò a scavare nella carne per molto, troppo tempo.
E poi infilò per intero l'ago.
10 cm di ferro nemmeno sterilizzato, gli perforò quello che gli rimaneva della carne e gli forò anche il cuore.
Il liquido venne inserito nella sua circolazione, tra spasmi e convulsioni, ma alla fine il suo battito cardiaco sentì che si stava affievolendo.
'Non posso morire, prima devo uscire da qui con Kid.' fece in tempo a pensare, prima che il cuore si fermasse definitivamente.
O almeno era quello che credeva: di fatto si ritrovò vivo vicino ad un cassonetto della spazzatura e tutto ciò che vide prima di dare la schiena al laboratorio, furono una decina di pazzi con il camice insanguinato fuggire all'esterno urlando “Mostro!! Quel bambino è un mostro!!” e si mise a camminare lontano da quel posto macabro.
Liz non voleva ascoltare 'Non è possibile che gli sia successa una cosa così...Orribile.'.
Poi una voce conosciuta la risvegliò.
Parli così solo perché non ti anno quasi trapassato da parte a parte con un bisturi per poi infilzarti con un ago di 10 cm il cuore...” disse sarcastico Black*Star.
Mi è successo di peggio, Black*Star! Io sono stato lì dentro per molti altri anni!!” urlò Kid.
“Ma cosa vi è successo?” disse fra sé e sé prima di andare di là.
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Kid e Black*Star erano appena usciti dalla stanza in cui avevano parlato, però il primo si era accorto di un 'particolare' che lo fece preoccupare ma decise che ci avrebbe pensato dopo.
Una volta tornati, trovarono gli altri in un silenzio inquietante che li fissavano.
Kid, invece, buttò l'occhio all'orologio appeso e sbiancò.
“Scusate ma devo tornare a casa.” e così dicendo corse fuori dalla porta dimenticandosi le cuffie ed il cellulare, appoggiati sopra un tavolino.
Liz se ne accorse e li prese in mano, fissandoli come ipnotizzata.
“Kid...”afferrò le sue cose, mise quelle del ragazzo nella sua borsa e corse fuori dalla casa inseguendolo “LE CUFFIE ED IL CELLULARE!!!!”.
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Kid era ritornato da poco a casa sua e guardò di nuovo l'orologio. Segnava le 17:30.
“Bene, ora mando un messaggio a Stein per dirgli che tra mezz'ora sarò alla sede dell' Organizzazione e poi mi mangio un panino.” fece per prendere l'oggetto in questione ma non lo trovò in tasca, quindi si ricordò che l'aveva dimenticato a casa di Tsubaki.
“Accidenti...Dovrò fare senza...” ed iniziò a prepararsi uno zaino nel quale mise un cambio d'abiti, le chiavi di casa, due scatole in vetro nero foderate in raso argentato all'interno e chiuse da un gancio a forma di teschio ed una tessera nera.
Si fece un panino ed uscì di casa diretto ad un edificio apparentemente abbandonato nella periferia di Death City, non accorgendosi di essere seguito.
Si fermò davanti ad un garage, estrasse la tessera e la passò sotto un lettore ottico “Accesso consentito: Death The Kid-Death Angel. Postazione assegnata n°8.” disse una voce robotica mentre la porta scorrevole del garage si apriva, permettendogli di entrare.
Arrivò a delle scale interne che portavano verso il basso, conducendolo a dei corridoi nei quali camminavano altre persone vestite con abiti neri ed altre con dei camici da mezza coscia bianchi.
Le ragazze appena lo vedevano passare diventavano isteriche, due cuoricini palpitanti prendevano il posto dei loro occhi e lanciavano piccoli urletti mentre i ragazzi lo guardavano atoni, salutandolo o ignorandolo.
La tecnologia che si poteva vedere era molto avanzata e solo in pochi sapevano usare correttamente tutti i macchinari.
Kid dopo circa una ventina di minuti si ritrovò davanti ad una porta in acciaio con un '8' scritto in grande e, come prima, passò la tessera sotto un altro lettore ottico.
Percorse un ennesimo corridoio, meno illuminato dei precedenti, ed entrò in una stanza a lui riservata, dove c'erano i vestiti che indossava quando 'diventava' Death Angel:
una maglia a maniche corte abbastanza larga tenuta un po' dentro ai pantaloni, dei pantaloni in pelle neri con la scritta 'Death Angel' in argento sul davanti lungo la gamba destra con le due parole staccate da un teschio, due cinture bianche borchiate incrociate davanti con una fibbia unica a forma di teschio, scarpe in cuoio nere, guanti in pelle a mezza dita bianchi e un mantello nero lungo fino alle caviglie chiuso da un fermaglio sempre a forma di teschio.
Proprio in mezzo alle scapole, sia sulla maglietta che sul mantello, c'erano due fori verticali.
Kid uscì dalla stanza, sotto gli occhi della persona che nascosta nell'ombra l'aveva seguito, e si concentrò facendo spuntare un cerchio luminoso nero-violaceo con degli strani simboli scritti sotto ai suoi piedi di cui nessuno sapeva il significato, a parte lui ovviamente.
E un paio di ali dalle piume argentate gli crebbero in mezzo alle scapole, passando attraverso i buchi della maglietta e del mantello, dispiegandosi pronte a volare.
Trattenne una smorfia di dolore e si avviò verso la bacheca delle missioni e ne scelse una.
Intanto la persona, visto ciò che aveva voluto vedere, ripercorse a ritroso i corridoi dell'Hakai Kishin per poi uscire indisturbata.
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Poco dopo essere uscita dalla casa di Tsubaki per rincorrere Kid, alla ragazza venne in mente di non sapere l’indirizzo di quest’ultimo. Si guardò un po’ in giro, constatando che il ragazzo si era defilato, e decise di ritornare a casa propria intenzionata a farsi una doccia.
L’appartamento in cui viveva era costituito da una cucina, un salotto, un bagno, uno sgabuzzino e da una camera da letto, la sua.
Riusciva a stento a pagare l’affitto con il lavoro da cameriera che faceva in un bar frequentato perlopiù da imprenditori importanti e da uomini d’ufficio, sempre in giacca e cravatta, e dai loro figli snob e presuntuosi.
Il problema era stato il cambio di gestore, che non la vedeva di buon occhio e che l’aveva licenziata in tronco senza preavviso.
Quindi ora, nei pomeriggi, si trovava perennemente in giro per negozi e bar vari alla ricerca di un impiego senza troppo successo.
Arrivò davanti al palazzo e salì le scale fino al terzo piano arrivando fino alla porta di casa sua, la n° 11, e sbiancò iniziando a tremare.
“Un avviso di sfratto per domani…” e si accasciò a terra, le gambe che tremavano, sapendo che la sua vita era precipitata in un baratro da cui sarebbe stato difficile uscire.
 



Angolino autrice
Sono un pò in ritardo ma almeno sono soddisfatta del capitolo.
Gliene farò passare di tutti i colori a questi poveri ragazzi XD



Spoiler prossimo capitolo
La storia la farò ripartire da poco meno di un mese più avanti, incentrandolo su Liz e Black*Star

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Capitolo 5
*** CAPITOLO 5-LE COSE SI COMPLICANO: PATTY THOMPHSON E LA GITA. ***


CAPITOLO 5-LE COSE SI COMPLICANO: PATTY THOMPHSON E LA GITA.
Era passato quasi un mese da quando Kid aveva iniziato a frequentare la Shibusen e già era molto ammirato dalle ragazze per i continui buoni voti nei compiti in classe e per le sue prestazioni negli sport e nelle attività del club di sparo, i cui unici membri erano lui e Liz.
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Liz non aveva parlato a nessuno dello sfratto, aveva semplicemente chiuso tutte le sue cose in valigie e scatoloni e si era fatta ospitare da Blair, una ragazza più grande di lei che lavorava in uno strip club al bancone.
Tutto era degenerato qualche giorno prima, quando aveva sentito l'amica parlare con il proprietario della casa riguardo alle bollette non completamente pagate, quindi aveva deciso di re-inscatolare le sue cose e di andarsene sperando in un miracolo.
Ma in realtà era già da tre giorni che si ritrovava ubriaca per le strade di Death City ed a dormire sulle panchine umide.
E sapeva che sarebbe andata avanti così per un bel pezzo. In quel tempo, era andata alla ricerca di lavori part-time però era riuscita a trovare solo due persone pronte ad assumerla: la prima era una donna anziana che le aveva offerto lavoro nella biblioteca, però era sottoretribuito e non ne valeva la pena; la seconda era un uomo pervertito proprietario di uno Sex Club, quindi aveva scartato l'idea in partenza.
Uno 'Sex Club' era una specie di bar dove chiunque poteva usufruire di un particolare servizio: circa una decina di ragazze prestavano senza alcuna possibilità di appello il loro corpo a qualsiasi persona passasse di lì, stessa cosa facevano un'altra decina di ragazzi con ragazze e donne di ogni età. Però doveva ammettere che lì la paga era buona.
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Quel giorno, alla Shibusen, non era un giorno qualunque: era il 14 febbraio, San Valentino e la scuola era decorata con nastri, cuori e rose profumate dei colori dell’amore: rosa, rossi e bianchi.
Gli armadietti degli studenti, le aule ed i pavimenti erano stati puliti come non lo erano mai stati ed in tutta la scuola aleggiava un piacevole aroma di vaniglia e fragola.
Inutile dire che le ragazze erano al settimo cielo.
Oltretutto ogni studente, aveva appuntato sulla sinistra del maglioncino della divisa un cuore che cambiava colore in base alle emozioni che una persona provava: bianco indifferenza, rosa felicità e rosso amore.
La maggior parte erano rosa o rossi, di bianchi ce ne erano pochi, ma uno era inquietante e nero.
Il cuore di Kid era nero.
Come lo era quello vero, quello che lo teneva in vita stancamente giorno dopo giorno contrariamente al volere della sua mente e del suo corpo.
In quel mese, aveva risaldato il rapporto con BlacK*Star ed approfondito quello con Liz.
Ma comunque la sua vita non era migliorata.
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Arrivò al suo armadietto, lo aprì e si spostò subito per evitare di venire travolto dalle innumerevoli lettere che le ragazze ci infilavano dentro ogni giorno, in quantità sempre maggiori, finché i libri non ci stavano nemmeno.
Le raccolse e se le mise nello zaino, nero con qualche catena appesa, con i libri di matematica e le pistole per gli allenamenti con il Club Extrascolastico
Arrivò in classe ed inviò un messaggio a Stein e poco dopo entrò il professor Albarn, che aveva anche il ruolo di vicepreside.
Spirit Albarn, capelli rossi ed occhi verde muschio, padre di Maka Abarn. Conosciuto anche come il più grande pervertito della storia, insegnante di ginnastica se non aveva niente da fare , per la prima volta si presentò nell'aula accompagnato da un'altra persona e prese la parola”Buongiorno ragazzi. Innanzitutto volevo presentarvi il Preside-indicò la strana persona- lui è il Sommo Shinigami ed ha deciso che un gruppo di studenti di questa classe parteciperà ad una gita che durerà tre mesi.” esultazioni da parte degli studenti che vennero messe a tacere dal Preside”Yo ragazzi <3! come ha già detto Spirit solo alcuni di voi parteciperanno alla gita e questi alunni sono già stati scelti: Black*Star, Tsubaki Nakatsukasa, Maka Albarn, Soul Eater Evans, Liz Thompson, Death The Kid. Loro sei sono stati scelti per questa gita ed ora vi lascio alla lezione, allora?!”
Tutti i prescelti erano entusiasti tranne Kid “Mi scusi professore ma io non ci voglio venire!!!!” urlò alzandosi in piedi e sbattendo i le mani sul banco, ricevendo l'attenzione dei presenti.
“Mi dispiace, ma non ti puoi rifiutare. Siete stati scelti in quanto ognuno di voi ha abilità molto particolari ed i vostri tutori hanno già accettato :)”.
Kid si risedette non dopo aver lanciato un'imprecazione e si chiese cosa avesse di così tanto speciale e perché il dottor Stein non l'avesse avvisato.
Spirit riprese la parola “La località scelta per questo viaggio è Rosuto Sōru-shi (ロストソウル市 ). Avremo la possibilità di visitare un'antica villa e molti posti che in quella città nascondono delle leggende ed anche molti misteri, visiteremo anche un museo e faremo delle escursioni nei boschi il tutto accompagnato da cinque ore di lezione normale al giorno.
La partenza è fissata per il primo marzo alle 7:00 alla stazione dei treni di Death City, ed ora iniziamo ad andare in palestra.”
======================================================================================== Era la fine delle lezioni e Kid andò a controllare che nel suo armadietto non ci fossero altre lettere di S Valentino, andò a casa ed in seguito andò all'ospedale dove incontrò Liz ad attenderlo nella sala d'aspetto e si diressero verso la stanza n°88.
Aprirono la porta e con loro grande stupore trovarono la stanza vuota, il letto integro e nessun macchinario collegato, un'unica persona ad attenderli che dava loro le spalle conosciuta molto bene dal moro.
“Dottor Stein, che ci fa qui?”chiese mettendosi davanti a Liz “Oh, Kid. Vi stavo aspettando con ansia...”disse girandosi.
“D-dov'è Patty?”chiese Liz “è stata trasferita in un ospedale di massima sicurezza per un'operazione molto delicata. Se la supererà verrà dimessa dopo una settimana circa.” rispose.
“Perchè non me ne hai parlato...?”sussurrò “Perchè?! Avevi detto che tutto quello che riguardava Patty non me lo avresti tenuto nascosto!! avevi detto che non mi avresti più tenuto nascosto niente!!!!”Kid non ragionava più dalla rabbia, attorno a lui c'era della luce viola che anche la ragazza iniziò a vedere.
Le tre strisce orizzontali che gli segnavano solo il lato sinistro dei capelli si illuminarono di bianco, gli occhi risplendevano di giallo carichi di rabbia e odio.
Stein gli fece una domanda “Vuoi sapere...Kid...Chi è tuo padre?”.
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“Stai cercando qualcosa?”gli chiese con voce gentile quella ragazza dai lunghi capelli neri e dai dolci occhi viola-blu.
“N-no niente, stavo solo...Lasciamo stare.”disse alzandosi dal marciapiede bagnato “No, aspetta... Sta piovendo a dirotto, vieni a casa mia così ti fai un bagno caldo.”gli disse prendendogli gentilmente la mano e portandolo sotto l'ombrello.
La gente per le strade la riconosceva e parlava male, ma lei sembrava non interessarsi a ciò che dicevano. La stessa cosa non si poteva dire di Black*Star che non sopportava i commenti di quella gente “Lei ha tutto solo perché è la figlia del ministro...””Guardala...aiutare un orfano sporco e puzzolente...che schifo!” “Scusa...ma non ti dà fastidio quello che loro dicono di te...?” le chiese “Tsubaki.” “Eh?...” “Il mio nome è Tsubaki, il tuo?” “Black*Star. E grazie.”.
Poco dopo arrivarono a casa della ragazza e qualche giorno dopo tornò anche il padre di lei che prese subito in simpatia il ragazzo facendolo restare.
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“Black*Star, sembri turbato. A che pensi?”chiese Tsubaki al ragazzo “Al nostro primo incontro... Non ti ringrazierò mai abbastanza per tutto quello che hai fatto per me... Se quella volta non mi avessi raccolto dalla strada, molto probabilmente non sarei vivo... E poi... non voglio che Kid mi tenga lontano ancora!!” disse quasi urlando “Quando nel laboratorio l'ho visto ho subito pensato che forse anche in quel posto avrei potuto sorridere, ma era solo una stupida illusione!!” Black*Star si era alzato mettendosi di fronte alla ragazza iniziando a piangere “Promettimi...che non perderò anche te...” “EH?!” “PROMETTIMELO TSUBAKI!” “Te lo prometto, Black*Star.”.
I due si presero le mani ed intrecciarono le dita, iniziarono ad avvicinare i loro volti fino a far combaciare le loro labbra in un casto bacio.
“Sai che ora sei la ragazza di un Dio, vero?”le chiese “Si!”
 
 

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Capitolo 6
*** CAPITOLO 6-IDENTITÀ SVELATA: MI FIDO DI TE. ***


Dopo mesi e mesi di assenza, tra mancanza di idee, scuola, internet sparito e campo scout da cuoi sono tornata alle 19:02 di oggi finalmente aggiorno!!!
Scusate ancora per il ritardo e buona lettura!


CAPITOLO 6-IDENTITÀ SVELATA: MI FIDO DI TE.

“Liz, andiamocene. Patty starà bene.”disse freddo Kid avvolto nell’abbraccio caldo della ragazza.
La ragazza annuì sciogliendo l'abbraccio e prendendolo a braccetto.
“Se Patty muore l'ammazzo, Dottore.”avvertì un'ultima volta Kid.
“Ricevuto. Ma sicuro di non voler sapere PROPRIO niente?”chiese Stein.
“Sicurissimo. Andiamo Liz, devo anche dirti una cosa...”guardò un'ultima volta indietro ed uscì dalla stanza.
In poco tempo arrivarono nella piazza di Death City ed il ragazzo guidò Liz fino ad un bar dove le offrì un gelato e poi s'incamminarono lungo delle vie più tranquille fino a raggiungere un parco.
Finirono il gelato poi Kid parlò “Fino a quando intendi tenerlo nascosto ai tuoi amici?”chiese guardandola negli occhi.
“D-di che stai parlando?”
“Del fatto che ti hanno sfrattata. Ti ho visto dormire su una panchina vicino alla scuola in questi ultimi giorni, tornando da lavoro. Perché non l'hai detto a nessuno?”.
Il cuore della ragazza iniziò a battere più forte, le guance le diventarono tutte rosse.
“Perché non volevo farli preoccupare....In fin dei conti non me la sto' cavando male...”sussurrò
“Da quanti giorni non mangi? Da quanti giorni non dormi al caldo? Da quanti giorni non vivi in una casa confortevole? Da settimane, mesi?” “Kid, io..-” “Sò cosa si prova a non avere niente, Liz.”la interruppe lui, poi le fece un impercettibile sorriso. “Se vuoi a casa mia c'è una stanza in più, non mi dispiacerebbe avere un po' di compagnia. Allora ti va?”le porse la mano che la ragazza afferrò timidamente “Grazie Kid.”
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Kid era uscito per andare alla Hakai Kishin, facendo attenzione a non svegliare la ragazza addormentata sul divano in pelle nera.
Quella volta la missione era differente dal solito: avrebbe dovuto affrontare una strega di grado S e catturarla.
Quella volta avrebbe dovuto fare attenzione.
Il covo della strega si trovava poco fuori da Death City e si trattava di un decadente magazzino di una vecchia fabbrica ormai inutilizzato da tempo.
Vi entrò facendo attenzione a non fare rumore ed esplorò la zona in cerca di un qualche indizio circa la presenza della strega.
Verso mezzanotte, sentì dei passi provenire dal corridoio e, grazie alle sue ali, si sollevò da terra fino a raggiungere il soffitto della stanza in cui si trovava poco prima che entrasse anche la strega: era una donna piuttosto alta, con occhi nocciola dalla pupilla allungata, capelli biondi corti dietro con due ciuffi che le ricadevano sul davanti intrecciati tra loro sulle punte ed indossava un vestito aderente e lungo nero. Sulle braccia aveva tatuate delle frecce.
Alzò lo sguardo e lo fissò con i suoi occhi “Ma guarda chi abbiamo qui. Un burattino della Hakai. Vediamo quanto ci metto ad ucciderti.”rise.
“Sarai tu a morire, strega Medusa!”disse freddo prima di evocare le sue fidate armi.
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Liz si era da poco svegliata nel bel mezzo della notte, a causa di un incubo che da un po’ di tempo faceva quasi ogni notte.
Non lo aveva raccontato a nessuno perché non c’erano molti particolari, ma quella volta era stato diverso: quella notte aveva visto tutti i protagonisti del terribile sogno e ne era spaventata.
Perché nel sogno lo vedeva morire.
Vedeva morire il ragazzo di cui si era inconsciamente innamorata nel peggior modo possibile.
Per questo voleva parlarne con Kid, sperando che non si arrabbiasse se lo avesse svegliato alle due del mattino.
Bussò piano alla porta della stanza del ragazzo molte volte, ma non ricevendo alcuna risposta decise di entrare comunque.
La stanza la trovò vuota, il letto intatto segno che non aveva dormito.
A differenza di come se l’era aspettata, la stanza era di un bianco abbagliante in contrasto con le pareti completamente nere del resto della casa: c’era una finestra che si vedeva appena si entrava ed era coperta da tendine in velo grigie, sotto di essa c’era una scrivania in plastica lucida nera con alcuni inserti in metallo su cui erano posati vari libri, un pc fisso, una lampada, ed uno stereo, in parte a questa c’erano a sinistra un mobiletto grigio con i libri di scuola e nell’ ultimo ripiano c’erano anche dei pupazzi, a destra c’era un lungo ed alto armadio che occupava quasi i ¾ della lunghezza del muro e subito dopo c’era un tavolo in vetro con sopra un televisore al plasma e vari telecomandi, di fronte c’era il letto che aveva le coperte rosse con un teschio grande al centro bianco che sopra aveva buttata la divisa scolastica, alla porta erano appesi dei ganci che fungevano da attaccapanni e la moquette era bianco-argento.
Fece qualche passo all’interno, come ad aspettarsi che il ragazzo spuntasse da qualche zona in ombra o che la sorprendesse da dietro.
Ma non successe.
Fece per uscire ma notò un biglietto sulla scrivania indirizzato a lei “Se ti stai chiedendo dove sono non preoccuparti. Sono semplicemente a lavoro e tornerò poco prima dell’alba quindi non restare sveglia, dormi e ti spiegherò domani mattina. Buonanotte, Kid.”.
Liz richiuse la porta e tornò a stendersi sul divano cercando di dormire, avendo scarsi risultati.
Continuava a pensare a Kid ed al sogno che aveva fatto in cui lui moriva.
Sì perché ormai aveva capito che si era innamorata del ragazzo, dei suoi occhi dorati, dei suoi capelli corvini con quelle tre strisce bianche solo da un lato, del suo comportamento freddo e distaccato ma al tempo stesso rassicurante e protettivo, del suo essere sempre così diverso e misterioso. Amava tutto di lui.
Si ricordava anche di quando si erano ritrovati solo loro due al club di sparo, dopo la scuola.
Sentì bussare alla porta d’ingresso ed a malavoglia andò ad aprire.
Si ritrovò davanti una ragazza con lunghi capelli bianchi fino al bacino, grandi occhi neri e la bocca aperta in un sorriso intimidatorio che ai lati aveva dei cerchi neri, la frangetta era coperta da un cappello a punta afflosciata a tesa larga arancione su cui era disegnata una faccia, portava una maglia a maniche lunghe aderente grigia come le calze, sopra portava un vestitino da sopra il ginocchio nero a pois bianchi e degli stivaletti dal polpaccio bianchi.
Era accompagnata da un uomo alto con corti capelli neri come gli occhi, il sinistro era coperto da una benda, portava una maglia termica aderente nera, pantaloni lunghi a strisce bianche e nere ed una camicia legata alla vita con la stessa fantasia e dei sandali.
“Chi siete?”chiese Liz preoccupata.
“I nostri nomi sono Elka e Free. La nostra signora ci ha chiesto di portarti da lei che c’è qualcuno che desidera vederti.”le rispose l’albina prendendole il polso.
La bionda cercò di dimenarsi, di sfuggire alla presa della ragazza per richiudere la porta ma l’uomo la trascinò fuori e la prese a sacco di patate iniziando a correre per ritornare dalla padrona.
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Liz aveva appena finito di cambiarsi per poi dirigersi verso il poligono di tiro: portava dei pantaloncini azzurri elasticizzati con cuciture e ricami neri, una canottiera gialla con un ‘WOW!’ scritto in nero davanti e delle scarpe nere comode; i capelli erano raccolti in due code basse con fiocchi a righe gialle e azzurre, il ciuffo era fermato da alcune mollette nere e portava un
cappellino con visiera bianco.
Arrivò in fretta alla postazione ed aspettò che anche il nuovo membro del club arrivasse.
Prese una pistola automatica con entrambe le mani e si mise a sparare ai vari bersagli, centrando sempre il centro tranne di uno abbastanza lontano nonostante ci provasse ripetutamente ma i proiettili a malapena lo sfioravano.
Poi sentì partire un unico colpo da dietro che andò a colpire l’esatto centro di quel bersaglio.
Si girò e vide Kid con una pistola impugnata in una mano: portava una canottiera larga nera e dei bermuda in fantasia militare con una catena attaccata su un fianco, ai polsi aveva dei polsini con una croce disegnata marroni e bianchi e indossava delle converse alte marroni.
Alle dita medie delle mani, aveva infilati i soliti anelli a forma di teschio.
Dietro di lui c’era l’insegnante.
“Liz, lui è Kid. Penso che vi conosciate già, siete nella stessa classe!”aveva detto.
Da quel giorno aveva scoperto che Kid sapeva già usare le pistole, così come la maggior parte delle armi da fuoco, e che ne aveva anche di proprie ed erano diverse dalle altre per via del loro aspetto e della loro potenza ma soprattutto per il peso.
Aveva anche scoperto che il ragazzo sparava utilizzando due pistole, una per mano, ed impugnandole al contrario con il mignolo sul grilletto e che era molto preciso e veloce.
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 Kid schivò l’ennesimo attacco ‘Vector’ della strega senza subire molti danni.
Il combattimento si era portato fuori dall’edificio, distrutto in molti punti e rischiava di crollare da un momento all’altro.
Il ragazzo trasformò le pistole in mitragliatrici e premette i grilletti.
Medusa venne colpita dalla maggior parte dei proiettili ma la sua espressione rilassata non sparì, ma si fece più marcata quando vide arrivare una ragazza ed un uomo che trasportava un’altra ragazza che si dimenava cercando di liberarsi.
Kid sentì la voce fin troppo familiare della ragazza che urlava di lasciarla andare “Liz!!”urlò a sua volta, pentendosi appena la ragazza lo vide con le ali aperte che scendeva verso di lei “Kid!!”.
Il moro liberò la ragazza dalle presa di Free e la abbracciò, stringendola sempre di più mentre si alzava in volo.
“Dove credi di andare ragazzino?”gli chiese la strega parandoglisi davanti e colpendolo con violenza, portandolo a sbattere contro un muro precario che si sgretolò appena Kid lo colpì.
Il ragazzo aveva un obiettivo: proteggere Liz e riportarla a casa senza che si ferisse, per questo quando Medusa l’aveva colpito l’aveva stretta forte a se evitando che si ferisse con i pezzi del muro crollato.
“Kid…che stà succedendo? Chi sono queste persone?”gli chiese in un sussurro lei, spaventata come mai in vita sua.
‘Non posso combattere con Liz in braccio e nemmeno se la lasciassi a terra, potrebbe essere anche più pericoloso… dannazione che devo fare?!’pensò Kid alla ricerca di un modo per andare via da lì.
“Hei, Death Angel!! Non mi dirai che è tutto qui quello che sai fare?!”urlò una voce maschile dalla sua sinistra, facendolo voltare: era un ragazzo che portava una maglia nera attillata senza maniche con la scollatura larga e alta infilata in pantaloni bianchi larghi dal polpaccio che sul fondo avevano una lamina di ferro che era anche attorcigliata alla vita a mo’ di cintura ed ai piedi portava degli anfibi neri con la punta in ferro. Le mani erano fasciate e sulla spalla destra spiccava il tatuaggio di una stella nera. I capelli azzurri a punta ricordavano la forma di una stella e le pupille gialle a forma di stella con sfondo grigio ed una katana in mano.
“Black*Star!!”Kid era molto stupito ma al tempo stesso felice di vedere l’amico di fianco a lui.
“Non stupirti troppo e pensa ad andartene con la bambolina! Qui ci penso io! Tsubaki, modalità shuriken!”la spada s’illuminò di blu e la figura allungata si restrinse a delineare i contorni di un’arma a quattro lame curve ed un foro al centro per poterlo lanciare.
Kid aprì le sue ali e spiccò il volo con un salto, allontanandosi velocemente dal luogo della battaglia con una Liz terrorizzata in braccio che lo guardava.
In lontananza si sentivano i rimbombi dello scontro tra Medusa e Black*Star.
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Kid aveva fatto distendere la bionda sul divano e le aveva portato un bicchiere d’acqua per farla calmare. Sapeva perfettamente che sarebbe stato difficile spiegarle tutto, ma sperava che Liz gli credesse.
“Kid…- sussurrò lei voltandosi- …Grazie.”gli disse semplicemente cogliendolo in fallo.
Il moro arrossì di poco, intento nel togliersi gli indumenti, ad esclusione dei pantaloni, e notò che erano sporchi di sangue fresco dallo scontro con la strega.
La ragazza gli guardava la schiena, domandandosi come si fosse procurato quelle cicatrici, notando anche quelle fresche da cui colava sangue che a lei sembrò nero.
Si alzò ed andò a prendere del cotone bagnandolo con il disinfettante con cui iniziò a carezzare le ferite del ragazzo che, sorpreso, fece per allontanarsi.
“Non muoverti o rischio di farti male.”disse passando il batuffolo bianco su una ferita piuttosto profonda in mezzo alle scapole, non accorgendosi del rossore sul volto del ragazzo.
Mentre la ragazza disinfettava le ferite del moro, ci fu il più assoluto silenzio interrotto da Liz quando gli chiese dove potesse trovare bende e cerotti.
Quando lei passo a fasciarlo, il ragazzo si sentì stranamente in colpa: Liz lo stava medicando con la massima cura, non gli aveva fatto domande sulla battaglia a cui aveva assistito e nemmeno aveva accennato a chiederglielo.
I pensieri della ragazza, invece, erano rivolti a tutt’altro. In primis al fisico del ragazzo ed a quanto fosse cresciuto non solo in altezza: in un mese aveva colmato la differenza di 10 cm che li distanziavano, arrivando ad essere alti uguali, era diventato più muscoloso (forse anche più magro) e la pelle diafana aveva acquisito una luminosità singolare. Pensava anche che i capelli si fossero allungati e che le sarebbe piaciuto passarci le dita in mezzo.
Scacciò l’ultimo pensiero dalla sua mente e finì di passare l’ultimo strato di garza e passò a medicare alcuni graffi che Kid aveva sul viso, in particolare sugli zigomi e sulla fronte, mettendogli dei cerotti.
Quando ebbe completamente finito la ragazza non aspettò a parlare “Anche se vorrei che tu mi spiegassi cosa succede, non sei obbligato a farlo…”lo informò.
Kid la portò gentilmente fino alla sua stanza e la fece sedere sul letto di fianco a se.
“Se ti dicessi che quello che hai visto era un sogno, cosa faresti?”
Ti crederei.”
“Se invece ti dicessi che era la pura realtà?”
Ti crederei comunque.”
“Se non ti volessi dire niente, resteresti?”
Si.
“Anche se potresti ritrovarti in un’altra situazione simile?”
Resterei con te.”
“Se decidessi di dirti  tutto, come ti comporteresti?”
Ti ascolterei senza interromperti mai.”
“Se ti mentissi?”
Ti crederei anche sapendo che stai mentendo.”
“Perché?”
Perché tu non sai mentire.”
Avvicinarono le loro mani.
“Se mi trovassi ancora in pericolo, che faresti?”
Ti salverei ancora.”
“Se non sapessi dove sono?”
Ti cercherei senza fermarmi.”
“Se qualcuno volesse farmi del male?”
Non lo sopporterei.”
“Quanto rischieresti per me?”
Tutto.”
“Se tu mi raccontassi tutto ed io decidessi di restare?”
Sarei felice.”
“E se invece me ne andassi?”
Ne morirei.”
“Perché?”
Perché tengo a te più di quanto possa dimostrare.”
Le loro dita erano intrecciate.
“Liz, ti fidi di me?”
“Certo.”
“E tu, Kid? Ti fiderai di me?”
“Sì. Te lo prometto.”
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Kid era seduto su una sedia di fianco al suo letto su cui la ragazza dormiva, la mente persa nel ricordo della conversazione avvenuta circa un’ora prima.
Quello semplice e dolce scambio di battute l’aveva distrutto moralmente, lo strato di ghiaccio e pietra che avvolgeva il suo cuore si stava pian piano sgretolando, mandando all’aria tutti i principi su cui aveva sempre basato la sua vita pur di non soffrire.
Cercava di tenere a mente la sensazione, le sensazioni provate quando aveva stretto la mano di Liz. Al calore che aveva provato al centro del petto.
Le guardò il viso, leggermente sporco di polvere, con i capelli che le solleticavano le guance e che avevano riflessi dorati.
Provò come un istinto di attrazione verso quel volto, iniziando ad avvicinarvisi sempre di più, distinguendo anche nella penombra il colore roseo delle labbra.
La sua mente non era più lucida, il caos completo regnava al suo interno dovuto dalla miriade di sentimenti mai provati in maniera così intensa che scoppiavano tutti in una volta.
‘Sono morbide.’pensò il moro, poggiando la testa ormai pesante sulle braccia incrociate vicino alla testa di Liz.
“Buonanotte Liz.”le disse prima di rifarlo un’ultima volta.
Quella notte scoprì che la bionda sapeva di zucchero e cioccolato.

 

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Capitolo 7
*** CAPITOLO 7-RITORNO AL PASSATO: RICORDI D’INFANZIA ***


CAPITOLO 7-RITORNO AL PASSATO: RICORDI D’INFANZIA

Era arrivato il periodo della gita ed i ragazzi, a cui erano stati aggiunti Ox, Harwar, Kim e Jaqueline, stavano camminando per le strade del paese diretti al luogo dove sarebbero stati.
Tutti loro si erano accorti che gli abitanti del posto guardavano Kid e bisbigliavano al suo passaggio, finché una donna bionda con occhi nocciola, il sinistro coperto da una benda nera con un fulmine, ed un lungo vestito aderente nero non corse verso il gruppo ad abbracciare Kid.
“KID!!! MI HAI FATTO PREOCCUPARE!!”gli urlò contro la donna trattenendolo ancora a sé.
“Mi dispiace, Marie-san…”disse il ragazzo allontanandola a forza, senza guardarla in volto ed evitando anche gli sguardi dei compagni di classe e dei paesani.
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Il suo corpo era appeso per i polsi da catene di ferro, fredde come ghiaccio e come l’oscurità che lo circondava.
Non sapeva perché fosse in quella stanza umida e puzzolente di muffa, dove ogni tanto si sentiva lo squittio di un topo o lo sbattere frenetico delle ali di un pipistrello.
Quegli animali erano l’unica compagnia che avesse mai avuto in dieci anni di prigionia, non sapeva come facesse ad essere vivo visto che nessuno gli dava mai da mangiare o da bere, ma ricordava il suo aspetto: capelli lisci e neri come pece, anche se ormai sporchi di polvere e grasso, e occhi dorati pieni di mistero. Il fisico era pelle e ossa, gli indumenti che indossava erano una camicia leggera strappata in vari punti dal colore indefinito e dei pantaloni lunghi anch’essi molto leggeri e consumati.
I sensi più all’erta erano l’udito e l’olfatto, anche la sua vista era molto sviluppata ma teneva quasi sempre gli occhi chiusi, quindi appena una porta cigolò e dei passi iniziarono ad avvicinarsi sempre di più se ne accorse subito.
Poi si vide davanti due occhi che brillavano di follia e sangue “Finalmente ci incontriamo, fratellino.”
E in quel momento gli si spalancarono davanti le porte dell’Inferno.
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“Volete dell’altro the ragazzi?”chiese allegramente Marie agli studenti seduti al tavolo di casa sua. Tutti eccetto Kid, che appena arrivati aveva sussurrato qualcosa alla donna ed era sparito in un corridoio con Liz subito dietro.
I due avevano percorso un lungo corridoio e varie volte la bionda si era aggrappata al braccio dell’altro per paura, fino ad arrivare ad un immenso portone a due ante: la sinistra era bianca, raffigurati sopra c’erano dei fiori con lo sfondo di un cielo notturno le cui stelle erano rappresentate da dei diamanti neri ed il battente era tenuto dai denti di un teschio circondato dal gambo di una rosa che spuntava da un occhio, la destra era nera con un sole in diamante bianco che splendeva al centro con tutt’attorno delle tombe ed alberi morti con il battente raffigurante un volto che urlava di dolore dagli occhi incavati.
Kid lo aprì e subito seguito dalla ragazza entrò nella stanza buia ed apparentemente vuota.
Appena il moro accese delle candele, poterono vedere un largo divano rosso ricamato in oro davanti al camino situato al centro del muro davanti a loro ed un tavolino in ebano nero molto semplice con sopra poggiato un leggio in oro.
Alle pareti, erano accostate tante librerie piene che si interrompevano per lasciare posto a quadri o foto od a statue di angeli e demoni.
“Kid che posto è questo?”
“Siediti.”
Il ragazzo andò a prendere un volume nero con tramature in oro, la cui copertina era stata apparentemente strappata, poggiandolo sopra il leggio.
Aprì il volume ed iniziò a raccontare, la voce tremante e bassa, di tutto ciò che aveva vissuto con sua madre in quel paese.
In quel paese avvolto nell’ombra e rimasto indietro nel tempo ed in cui era ritornato con quella gita.
Fu un’ora intensa e finalmente dopo molti, troppi anni, Kid riuscì a dire tutto ciò che gli era successo a qualcuno al di fuori della sua anima straziata.
Fu alla fine di quella storia straziante che Liz vide ciò che non si sarebbe mai aspettata di vedere: una sola lacrima scese dall’occhio destro di Kid, che l’asciugò subito.
Fu in quel momento che nella stanza entrarono anche Maka, Soul e gli altri e videro subito i due.
“Kid, forse è ora che andate… Tra poco calerà il sole e non sarà sicuro girare per le strade… Almeno per i tuoi amici, perché tu non avresti problemi.”rise Marie.
“Hai ragione. Però sarebbe meglio cambiarsi d’abito.”
“Ok. Sai dove sono, no?”
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Una mezz’oretta dopo, si ritrovarono tutti nuovamente nella stanza con addosso i loro abiti:
Maka indossava un abito lungo e liscio bianco e verde stile impero, le maniche erano a sbuffo strette poco più sotto del gomito, aveva dei nastri che tenevano liscia la stoffa che copriva il seno e dei merletti colorati facevano da contorno, due foglie di tessuto scendevano lungo i fianchi ed ai piedi portava delle ballerine in cuoio e le codine erano raccolte da nastrini intrecciati con delle margherite e portava una catenina al collo;
Soul indossava dei pantaloni lunghi con giacca abbinata neri a strisce bianche con camicia rossa, cravatta e scarpe nere, al polso una catena simile a quella di Maka ed i capelli erano liberi;
Tsubaki portava un abito anch’esso lungo con decorazioni nere che era stretto in vita da nastri e stoffa bianchi, del merletto incorniciava la scollatura quadrata e le maniche erano strette sui gomiti e molto ampie sotto, al collo portava un collarino nero con delle catene ed una grande croce, i capelli erano raccolti nella solita coda alta ed ai piedi portava delle scarpe con un leggero tacco nere;
Black*Star indossava dei pantaloni grigi larghi tenuti su da una fascia metallica, una maglia a maniche lunghe nera e degli scarponi in cuoio;
Kim e Jaqueline indossavano degli abiti abbinati con le maniche a sbuffo, una cintura sotto la vita ed una gonna bi colore rispettivamente rosa e azzurro;
Ox e Harwar indossavano entrambi un completo di giacca e pantaloni lunghi marrone scuro e magliette leggere grigio scuro e scarpe lucide.
Ma il vero spettacolo fu Liz: indossava un abito bianco con inserti di stoffa rossa su cui erano disegnate delle rose bianche che aveva le spalline scese che si incrociavano sulla sinistra del petto e fermante da un fermaglio rosso, la stoffa bianca si apriva sul punto vita in due lasciando intravedere stoffa color rubino liscia e morbida, ai piedi portava scarpe rosse lucide ed i capelli erano stati raccolti con un fermaglio simile a quello del vestito.
“Quando arriva Kid-kun? Di solito sono le ragazze che si fanno desiderare, non il contrario…” disse.
Il ragazzo arrivò poco dopo: indossava un gillet nero chiuso da tre bottoni, lungo i bordi c’erano ricami in oro di rose e teschi, sopra aveva una giacca a maniche lunghe bianca con coda rettangolare lunga chiusa sulla sinistra da una catena dorata fermata per ogni parte da un teschio e lasciava intravedere il gillet, una camicia bianca con un teschio dorato a fermare il collo, pantaloni lisci e aderenti lunghi neri che sui lati esterni riprendeva i ricami dorati ed ai piedi portava dei mocassini neri lucidi. I capelli avevano la riga a sinistra ed erano raccolti in una piccola coda.
Liz arrossì ed a Marie si illuminarono gli occhi: quei vestiti gli stavano d’incanto, sembravano fatti apposta per lui. Cosa che effettivamente era vera.
“Marie-san, smettila di fissarmi.”disse.
“Scusa, Kid. Però quegli abiti ti stanno da Dio! Queste sono per te-continuò con voce più seria porgendogli un pacco incartato di bianco con nastro rosso ed una lettera ingiallita-aprili quando arrivi, ok?”chiese sorridendo.
“Mh.”annuì, facendo strada ai compagni fino all’uscita.
“Dove dobbiamo andare adesso, Shinigami-sama?”chiese il moro.
“Oh oh oh, Kid-chan finalmente mi rivolgi la parola! <3 Il posto è quella casa su quella montagna.”
“…Muoviamoci allora.”disse il moro avviandosi per le strade in silenzio, seguito dai compagni.
“OI, Kid. Posso farti una domanda? Come fai a conoscere questo posto?”chiese Soul con l’appoggio degli altri senza avere una risposta immediata.
Si inoltrarono in un sentiero nel bosco, leggermente in salita, e solo allora il ragazzo iniziò a parlare “Quand’ero piccolo vivevo qui. Proprio nella casa che stiamo per raggiungere. Poi scoppiò un incendio e quindi me ne andai, incontrai uno scienziato pazzo fissato con le vivisezioni e poi basta. Fine della storia”spiegò brevemente.
“Ora acceleriamo il passo. La cosa peggiore che potrebbe capitarci è di restare fuori oltre il tramonto.”
“Cosa intendi con questo, Kid?”chiese Maka afferrando il braccio di Soul.
“Questo posto viene anche chiamato ‘Il Paese bloccato nel Tempo’. Da quasi cent’anni tutta l’area si è come ibernata rimanendo ferma alle usanze di molto tempo fa, come la caccia alle streghe o ai riti satanici, persino il linguaggio e l’abbigliamento. Ciò che le persone esterne a questo villaggio pensano, è che gli abitanti di qui siano solo attaccati alle vecchie usanze o molto conformisti ma la verità è un’altra. Ed è molto più terrificante di quanto una semplice mente umana possa elaborare.”dichiarò in tono freddo.
“Ora sbrighiamoci, se entro mezz’ora non raggiungiamo la casa saremo nei guai.”
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“Ancora non parli eh?”gli chiese quel demone dagli occhi rossi, una catena arpionata sporca di sangue tra le mani.
“Non capisco la domanda. Perché dovrei rispondere a qualcosa che non so’?”chiese allora il ragazzo incatenato alla parete, con varie ferite sanguinanti.
“Allora ti ripeterò la domanda: dov’è l’altra metà della tua anima?!?!?!”
“Non so di che cavolo tu stia parlando. Attualmente non so nemmeno il mio fottutissimo nome!!! E dovrei sapere dove cazzo è la mia anima?! Ma fammi il piacere!”disse il moro con rabbia.
“Oh, se vuoi ti dico subito il tuo nome, caro FRATELLINO. Il tuo nome è -………………………………………”

 
 

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Capitolo 8
*** avviso ***


Causa problemi di maggiore entità, come mamma Hitler e computer monopolizzato dalla stessa più poco tempo la sera e varie, continuerò ad aggiornare la storia dal cellulare. No, non vi lascerò senza capitoli per secoli e secoli però perdonatemi se saranno più corti o con errori. I_m a cool baka girl

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Capitolo 9
*** CAPITOLO 8- INIZIANO I GUAI: COPERTURA SALTATA ***


CAPITOLO 8- INIZIANO I GUAI: COPERTURA SALTATA Dopo aver camminato a lungo e con passo piuttosto veloce, il gruppo capitanato da Kid e Shinigami era arrivato a destinazione: era una casa/albergo di otto piani collegati da varie scale interne e da una d'emergenza esterna, le pareti fuori erano di un giallo tenue mentre dentro erano bianche, nere, grigie o oro. Erano appesi vari quadri con paesaggi e ritratti e si vedeva che ce ne sarebbe dovuto essere uno molto grande appeso in bella mostra nell'atrio principale, ma che era stato tolto. C'erano anche molte statue di creature mistiche, come Pegaso o i centauri, e di Demoni, Angeli e animali tutte in marmo bianco. Le stanze erano arredate in stile antico, probabilmente il mobilio era l'originale, con mobili in legno d'ebano nero intagliati a mano e decorazioni in vetro soffiato. In ogni camera da letto c'era un letto a baldacchino, una cassapanca vuota provvista di lucchetto e chiave, un armadio che riempiva mezza parete, vari specchi ed una scrivania posizionata sotto la finestra. Non mancavano lampade da muro e decorazioni, ed ogni stanza era collegata ad un bagno privato con i sanitari perfettamente puliti e bianchi con decorazioni in oro. Le ragazze avevano le stanze al sesto piano mentre i ragazzi al quinto ad eccezione di Kid, che era stato portato fino all'ottavo. In un'ora, sistemarono i loro bagagli e scesero a mangiare. La cosa che notarono tutti una volta riuniti, fu l'espressione di Kid: era un misto tra la rabbia, lo shock e il malinconico. Ma nessuno osò chiedere, zittiti da uno solo sguardo dorato. "C-come sono le vostre stanze?" chiese Maka per alleggerire la tensione. "La mia è cool, proprio come me. Ed è enorme con un letto comodissimo!" le rispose estasiato Soul. "La mia è adatta ad ospitare un Dio come me!! Hahaha!! Io sono ancora più splendente delle decorazioni in oro!!" urlò Black*Star. "Black*Star....calmati..." cercò di calmarlo Tsubaki "Ah, anche la mia stanza è molto bella e spaziosa. È accanto a quella di Liz, vero?" continuò con un sorriso. "Vero. Il letto e l'armadio sino enormi!! Oltretutto ci sono anche degli altri abiti di ricambio...ne ho guardati alcuni e sono bellissimi. Da me c'è anche un bagno, voi?" commentò l'interpellata. Tutti annuirono, dicendo che anche loro avevano un bagno collegato alla stanza, poi si girarono verso Kid. Il moro aveva già finito di mangiare e stava per andarsene quando sentì gli occhi degli altri puntarglisi addosso. "Che c'è?" chiese apaticamente. "Com'è la tua stanza?" gli richiese Liz con un sorriso. Il ragazzo arrossì leggermente "Bella. E simile alle vostre. Penso che siano tutte uguali." rispose andandosene. "Kid!" lo richiamò Liz, correndogli dietro fino alla sua stanza all'ultimo piano. "Liz, perché mi segui ogni volta?" chiese Kid prima di entrare nella sua stanza. E quella camera da letto, una delle due in quel piano, era proprio la sua: la stanza di un bambino di quattro anni in cui c'erano ancora dei peluches di animali e strane creature, con pareti verniciate di bianco e stelle dorate e mobili differenti di un marrone chiaro e acceso. "Tu mi incuriosisci, tutto qua."rispose lei con un sorriso, spiazzando completamente il ragazzo. "Haaa, se sei curiosa al punto di diventare una stalker basta chiedere...."sospirò lui, chiudendo la porta una volta che la ragazza fu entrata. "K-Kid?"Liz non capiva le intenzioni del ragazzo ed il suo sguardo cupo non la aiutava a tranquillizzarsi. "Non preoccuparti."le disse togliendosi gli indumenti fino a rimanere a petto nudo, la pelle bianca spezzata dalle cicatrici di un colore ancora più bianco "Avevo promesso che ti avrei detto tutto, ma da Marie ho omesso certe parti che ora voglio spiegarti meglio."le disse sicuro. "Non sei obbligato, in fin dei conti non ci conosciamo da molto e-" "Voglio raccontarti tutto, Liz. Mi sento male al sapere che potresti rimanere coinvolta in qualcosa di molto pericoloso per te. Almeno permettimi di proteggerti."la interruppe lui guardandola negli occhi. "O-ok, Kid. Ti ascolto." "Devi solo guardare, ok Liz?" La ragazza annuì e Kid si lasciò sfuggire un sospiro, prima che una leggera aura viola lo avvolgesse dalla testa ai piedi, un cerchio magico anch'esso viola apparve sotto i suoi piedi e un rumore di pelle lacerata fu udibile poco dopo, quando due ali d'angelo color argento spuntarono all'altezza delle scapole. "Questo te lo volevo far vedere."disse dopo aver completato la sua trasformazione, sotto gli occhi stupiti dell'amica. Liz, a differenza dei pensieri del ragazzo, gli si avvicinò e con cautela accarezzò piano un'ala facendolo stupire. "Anche quella notte le avevi- lo guardò intensamente e lo abbracciò- ti fanno sembrare un angelo, sai? Molto probabilmente ci sono ancora tante cose che non so sul tuo conto e lo stesso vale per te nei miei confronti. Quello che so' è che non è importante come sei esternamente o chi sei, ma ciò che hai dentro. Hai un cuore ed un'anima, un carattere ed un modo di comportarti tutti tuoi. Quindi sei umano e VIVO. Questo è importante. Capito Kid?"Liz si staccò da lui e gli fece un sorriso brillante per poi guardare più attentamente la stanza: il letto ad una piazza e mezza aveva le lenzuola color crema ricamate a roselline dorate e vari cuscini di diverse dimensioni sopra alternati a peluches di gatti ed uno di Pegaso, appoggiati sopra delle mensole a muro c'erano vari giocattoli in legno e statuette di piccole dimensioni, davanti al letto c'era una porta-finestra coperta da un tendaggio bianco che conduceva in una piccola terrazza sul giardino dietro la casa e come nelle altre stanze, una scrivania era posizionata sotto un'altra finestra ed un bagno era collegato alla stanza da una porta. Liz uscì in terrazza, il lungo abito rosso che indossava veniva inondato dai colori del tramonto e una leggera brezza le smuoveva i capelli e la stoffa. Kid la raggiunse, ancora con le ali richiuse sulla schiena, e l'abbracciò d'impulso iniziando a versare lacrime nostalgiche e disperate, il corpo scosso da tremiti e singhiozzi mentre la sua mente rievocava immagini della sua infanzia. "Io...non ce la faccio...Liz....Tu sei....estremamente uguale a Lei....non voglio...non posso....non anche Tu....perché non....non mi odi?...perché?!.......... PERCHÉ DANNAZIONE?!?!.....nnnh......Liz....perché sei riuscita a cambiarmi cosi tanto?....come hai fatto?....è strano.....però- Kid la lasciò andare e si asciugò le lacrime con la mano- non è una brutta sensazione. Ora dammi la mano e non lasciarla."la ragazza obbedì e subito le ali argentee del ragazzo ai spalancarono e li fecero sollevare da terra. Dalle loro mani unite, Kid la sentì tremare leggermente e allora con uno strattone deciso l'avvicinò a sé e la abbracciò da dietro, in modo che entrambi potessero vedere lo spettacolo del sole che tramontava dietro le montagne ed il colore del cielo che mutava da arancio a rosso, a rosa e viola ed infine al blu della notte puntata di stelle luminose. Rimasero in volo per molto tempo, fino a che l'aria non si fece fredda e il ragazzo ridiscese nel giardino, inconsapevole che l'avevano visto. E prima che potesse far sparire le ali, dei volti familiari ad entrambi spuntarono da dietro una siepe. E sia Kid che Liz li riconobbero subito, i loro compagni di classe venuti in gita con loro che li guardavano spaventati ed increduli.

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