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di xhisptapleasee
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** chapter one ***
Capitolo 2: *** chapter two ***
Capitolo 3: *** chapter three ***
Capitolo 4: *** chapter four ***
Capitolo 5: *** chapter five ***
Capitolo 6: *** chapter six ***
Capitolo 7: *** chapter seven ***
Capitolo 8: *** chapter eight ***
Capitolo 9: *** chapter nine ***
Capitolo 10: *** chapter ten ***
Capitolo 11: *** chapter eleven ***
Capitolo 12: *** chapter twelve ***
Capitolo 13: *** chapter thirteen ***
Capitolo 14: *** chapter fourteen ***



Capitolo 1
*** chapter one ***


-Mistakes-
 
 
Mi guardai intorno un po’ spaesata. stringevo forte tra le braccia il mio libro,il vento arruffò i miei lunghi capelli e  con una mano scostai qualche ciocca fin dietro l’orecchio, sentii il calore di una mano sulla mia spalla che mi spinse leggermente incitandomi ad avanzare, feci qualche passo verso quel piccolo vicolo sterrato che mi conduceva direttamente alla porta di casa. I miei occhi scrutavano ogni singolo centimetro di quel ambiente del tutto nuovo per me. Sobbalzai leggermente abbassando lo sguardo verso le mie caviglie, vidi un tenero gattino nero che si strusciava lentamente sulla mia pelle miagolando. Sorrisi, sicuramente era in cerca di coccole così mi chinai sulle ginocchia per accarezzarlo sul dorso,il suo miagolino aumentò al contatto con la mia piccola mano ma la voce intensa ed intimidatoria di mio padre lo fece scappar via.

“Vichy”

 
Tornai istintivamente in piedi e lo raggiunsi accostandomi dietro di lui. Entrammo in casa e i miei sensi furono rapiti da un buon profumo di pulito. Salì le scale trascinandomi in cima alla rampa  la pensate valigia fino alla mia camera. Tenevo ancora in una mano il mio libro e con l’altra impugnai la maniglia della porta che senza alcuno sforzo da parte mia si aprì. Sapevo che mi sarei ambientata velocemente, ma nel profondo sentivo di essere nel posto sbagliato. Mi abbandonai di peso sul morbido piumone e passai il resto del tempo tra il cellulare e il portatile.
 
                                                                         ***
 
Dovetti sbattere ripetutamente le ciglia prima di abituarmi alla luce del sole che penetrava dalla finestra, sentii bussare la porta ripetutamente e balzai sul letto, penso sia normale aspettarsi qualcuno che entri dopo aver bussato e, stranamente, quel fatto lo reputai alquanto inquietante poiché nessuno si fece avanti, così scesi scalza, quando i miei piedi toccarono il pavimento gelido, un brivido mi percorse lungo tutto il corpo, corsi in punta di piedi verso la porta e proprio quando stavo per aprirla quest’ultima si aprì di scatto facendomi prendere un colpo
 
“oh merda Papà sono mezza nuda”
 
la vista di mio padre davanti l’uscio mi fece arrossire leggermente le guance, mi ero scordata di vivere con un uomo in casa e dovevo ancora accettare questo fatto.
 
“oh scusami Vic..” disse impacciato.
 
“lascia stare” lo interruppi bruscamente portandomi una mano sulla faccia, tanto ormai era troppo tardi.
Si portò ugualmente il palmo della mano sinistra sugli occhi (ma che gentile, grazie.) mentre mi spostavo da una parte all’altra della camera in cerca dei miei vestiti pensavo a quanto fosse nauseante il fatto che mi trattasse ancora come una bambina con quei suoi modi infantili di fare, mi imbarazzavano come se davvero credessi che portandosi una mano sugli occhi non si sarebbe visto nulla. Lo lasciai alle sue convinzioni.
 
“volevo dirti che oggi è il compleanno di Katy.”
 
Aggrottai le sopracciglia, avevo già sentito parlare del flirt che mio padre stava avendo con questa donna ma anche se lui negava che tra loro ci fosse qualcosa era chiaro che invece si stessero frequentando da tempo, nel mio viso si formò un espressione di disgusto quando la mia mente lasciò spazio alla fantasia che creò pensieri perversi su mio padre e la giovane tipa.
Pensai in fretta ad una risposta che potesse spiegargli, in modo “gentile” che non mi interessava affatto stare ad uno stupido compleanno, e che piuttosto, avrei preferito l’esilio. Fissavo gli occhi di mio padre fermi immobili puntati sui miei in attesa di una mia reazione e l’unica cosa che mi venne naturale fare fu un sorriso sghembo alquanto falso e poco credibile. Evitai il discorso per tutto il giorno mostrandomi indifferente e quando fu sera con una scusa banale mi precipitai fuori casa, in fondo non è che mi stesse molto a genio quella specie di “fidanzata” non era la persona adatta per uno come lui. Camminavo immersa nei miei pensieri sul marciapiede dando calcetti ai sassolini che trovano lungo la strada. L’aria era tiepida e temperata al punto giusto per essere una serata invernale,non avevo idea di dove mi stessi dirigendo non conoscendo perfettamente la zona stringevo al mio petto la piccola borsa temendo che qualcuno, sfuggito al mio occhio vigile, potesse portarmela via, quando la mia attenzione fu rapita da una casa, in fondo al marciapiede opposto a quello che stavo percorrendo, dalla quale si sentivano urla e musica a tutto volume. Il calore delle persone riuscivo a sentirlo in lontananza e la curiosità di avvicinarmi stava emergendo incondizionatamente.
Il mio passo diventò sempre più esitante fin quando mi ritrovai d’innanzi alla porta semiaperta dell’abitazione. Scostai i miei lunghi capelli dietro l’orecchio con una mano per fare in modo che il mio occhio potesse osservare meglio cosa stesse succedendo oltre lo stipite. Poggiai un braccio sul lato della porta mentre i miei occhi scrutavano accuratamente l’enorme quantità di persone ballare e divertirsi al suo interno. Dischiusi leggermente le labbra dal freddo provocato dalla corrente che entrava furiosa dalle fessure rimaste aperte. Sentii una mano posarsi pesantemente sulla mia spalla, al suo tocco urlai leggermente e mi girai di scatto ansimando, indietreggiando verso il legno scuro.
 
“allora, entri?!”
 
una voce acuta e squillante mi urtò profondamente e in quelle parole si percepiva un non so che di presa in giro.
Alzai lo sguardo verso un gruppo di ragazze….ragazze che io definirei galline a primo impatto, le quali si muovevano scalpitanti davanti ai miei occhi. Rimane ancora un mistero  capire come facessero ad andare in giro con i pantaloncini e il top in pieno inverno ma non serve starci a pensare troppo per capire, insomma quelle ragazze si aspettavano una risposta da me e anche abbastanza velocemente. Non ebbi neppure il tempo di pensare a qualcosa di sensato che fui trascinata dentro,spinta bruscamente dai loro modi, mi ritrovai in mezzo ad una folla di gente. La musica mi pulsava nel cervello e a quella sensazione chiusi istintivamente gli occhi, ebbi come un senso di smarrimento che svanì del tutto quando incrociai tra tanti diversi occhi lo sguardo di un ragazzo scrutarmi intensamente giù dal fondo della stanza, molto probabilmente non era la prima volta che poggiava i suoi occhi su di me da quando feci ingresso in casa notando che ormai avesse osservato attentamente ogni parte del mio viso e del mio fisico. Notai che parlava divertito con altri ragazzi ma i suoi occhi non si staccavano nemmeno un secondo dal mio corpo, avanzò deciso verso di me. Le mie mani cercavano sostegno mentre i miei occhi fissavano due iridi verdi smeraldo che brillavano da dietro lunghe ciocche di ricci scuri che gli scendevano lungo il suo viso. Mi concentrai un attimo sulla figura torreggiante e massiccia che avanzava velocemente verso di me. Mandai giù un groppo di saliva quando realizzai la prorompente potenza del suo corpo tonico e massiccio in confronto al mio. Mi immobilizzai quando in meno di un secondo lo ebbi ad un palmo di distanza. Evitai il contatto visivo e svagai drasticamente cercando negli occhi di qualcun altro un supporto morale. Ovviamente in mezzo a quella massa informe di gente ubriaca fu difficile trovare qualcuno che potesse darmi conforto così dovetti agire in fretta, indietreggiai lentamente fino a ritrovarmi con la schiena a ridosso di una parete. A essere totalmente sincera il mio più grande problema era la timidezza, un senso di disagio mi percorreva dalla testa ai piedi e l’intensità negli occhi di quel ragazzo mi trasmise preoccupazione.
 
“ciao” pronunciò.
La sua voce era roca e profonda mentre sul suo viso teso e concentrato si formò un lieve sorriso che lasciò spazio a due fossette. I miei occhi si alzarono insicuri verso i suoi, non ero mai stata brava a fare amicizia specialmente con tipi di quella stazza. Sentì una leggera pressione invadere le mie dita, lo sguardo si spostò velocemente sulla mia mano destra la quale spariva nel suo grande palmo che stringeva appena. la ritrassi in fretta verso di me sfuggendo alla sua presa. La mia reazione provocò una risata profonda sul petto tonico del riccio, vidi le sue labbra dischiudersi quando entrambi fummo distratti da un eco stridulo provenire dal fondo della grande sala.
 
“Haaarry vieeeni qui” gridarono in coro delle ragazze che riconobbi subito non appena sentì la loro voce acuta. Le galline di prima ci avrei scommesso.
 
Capì solo appena il suo nome che rimbombava nell’aria insieme alla musica assordante, nessuno mi aveva mai guardata così a lungo prima che lo facesse Harry in quel modo, mi stupì come non si fosse neanche un secondo preoccupato che lo stessero chiamando. Un braccio mi avvolse il bacino riducendo al minimo la distanza tra noi, sentì i suoi morbidi ricci solleticarmi una guancia quando Harry tenne premute le sue labbra carnose e ben disegnate sulla mia guancia rosea.
 
“ci vediamo presto bellezza” sussurrò al mio orecchio provocandomi un piccolo brivido.
 
Potevo sentire il suo respiro caldo accarezzare la base del mio collo, il calore che mi trasmise mi travolse i sensi, alla sua presa forte strinsi gli occhi e una volta presa di nuovo coscienza di quello che successe,non lo vidi più.
Corsi verso la porta, non mi importava se travolgevo qualcuno con il mio passo repentino, ripercorsi lo stesso tragitto nel verso opposto senza badare al freddo che ormai s’era impossessato del mio corpo. Il buio mi creava difficoltà a riconoscere la casa di papà visto che nell’ombra tutto un po’ si assomigliava. Mi voltai per chiudere delicatamente la porta alle mie spalle senza far rumore ma quando mi girai, la figura di mio padre mi apparve davanti, a giudicare dalla sua espressione… non era molto felice di vedermi.
 
“p-papà p-posso s-piegare” lo supplicai intimorita.
 
Se ne stava dritto e rigido, avevo violato le sue regole ma non mi avrebbe lasciato scelta, avevo tutti i motivi per difendermi.
 
“dove sei stata?”
 
la sua voce era tesa e non lasciava traspirare emozioni di alcun genere se non una leggere riluttanza nelle sue parole di ghiaccio. Potevo scegliere di dirgli la verità ma sapevo che raccontagli del mio incontro con Harry non gli avrebbe fatto piacere,e tantomeno potevo dirgli che mi ero addentrata in una casa di sconosciuti. Non lo avrebbe tollerato un comportamento simile.
 
“in giro” ribattei con un filo di voce.
 
I suoi occhi s’incupirono, m’aspettavo una violenta risposta ma si limitò a puntare il dito verso le scale.
La mia mente era del tutto confusa, l’immagine di Harry e la reazione che mi procurò riuscivo ancora a percepirle sulla pelle aggrinzita dal freddo, e il tono severo che mi rivolse mio padre mi risuonava in testa. Mi portai una mano tra i capelli per spostarli di lato mentre cercavo la borsa con la vista in mezzo al casino della camera. Ebbi come un flash, il mio respiro si fece irregolare quando capì che la borsa era rimasta alla festa…
 
                                                                                ***
 
 
 
Eii, sono xcherbear, questa è solo una piccola “anticipazione” di quello che succederà in seguito, spero davvero che la storia vi piaccia :) baci.
 
 
 
 
 
 
 

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Capitolo 2
*** chapter two ***


-the meeting-
 
Prima di uscire entrai in bagno per sistemarmi, mi guardai allo specchio e sbuffai al ciuffo irrequieto che sfuggiva al pettine, rimasi a fissare l’immagine riflessa ancora per un secondo, l’umore iniziava a cambiare,bastava che restassi un attimo in più a guardarmi per concedere ai miei mille timori e alle mie insicurezze spazio sufficiente nei miei pensieri per cambiarmi la giornata. Scossi la testa come per cacciare quella leggera angoscia e, come al solito, portai i miei lunghi capelli ondulati dietro un orecchio. Indossai un maglione, dei leggins grigi ed ero pronta.
 
L’atmosfera appena entrai al negozio era delle migliori stranamente, a tal punto che Lisa fu così gentile da concedermi quei cinque minuti di ritardo che impiegai per terminare il delizioso cornetto al cioccolato che avevo in parte tra le mani e il restante in bocca. (sapevo che una volta finito di mangiarlo mi sarei complessata anche su quello, ma era così buono!!)
Iniziai subito a sistemare i libri negli scaffali, sapevo perfettamente che tutti mi prestavano maggiore attenzione non avendo molta dimestichezza nel mestiere e data la mia giovane età, ma per fortuna non ebbi grandi problemi ad ambientarmi, tutto il personale era stato così dolce nei miei confronti e una ragazza a mio parere spiccò maggiormente tra tutte quante.
 
La voce di Lola si alzò ulteriormente, agitava pericolosamente quei libri tra le mani prima di riporli sotto la loro etichetta.
 
“shh”  bisbigliai, per riportarla ai decibel standard anche se,c’avrei scommesso che, gran parte dei clienti presenti in libreria, ormai conosceva tutta la storia della nostra vita.
 
Come facevo a non ridere davanti un personaggio simile, le mie labbra si socchiusero in un sorriso silenzioso ma divertito. La guardavo armeggiare pile intere di cataloghi ma, a dire la verità, non prestavo molta attenzione a ciò che diceva, dalla sua bocca uscivano velocemente una lista infinita di parole diverse che scorrevano nella mia testa come una serie lunghissima di “blah blah blah” la mia mente vagava per gli affari suoi e sinceramente mi rilassava stare ore a sentire il suono armonico della sua voce, il mio lavoro sembrava improvvisamente lento e noioso quando stavo accanto a lei. Mi concentrai maggiormente sulla sua figura, i suoi occhi grandi e marroni inseguivano frettolosamente le mani che si muovevano in varie direzioni mentre io me ne stavo seduta sulle ginocchia ad osservarla lavorare.
 
“h-ho dimenticato la mia borsa lì ieri,oggi vado a riprenderla”
 
Lola si girò verso di me come se avessi appena bestemmiato, i suoi occhi si sgranarono sui miei, la mia espressione assunse la forma di un grande punto interrogativo, cosa avevo detto di sbagliato?!
 
“buona fortuna Vic”
 
Non capivo perché di punto in bianco il suo modo di parlare era cambiato in lento e basso così mi alzai in piedi poggiandomi di schiena alla parete , mentre con aria indifferente giocherellavo con le mie dita. Una vaga idea iniziò a vagarmi in testa quando vidi  Lola concentrata per la prima volta sulle sue azioni, volevo che continuasse a raccontarmi delle persone che si aggiravano nel quartiere e del motivo per cui si fosse paralizzata quando le raccontai che scordai la mia borsa a casa della persona che organizzò quella stupida festicciola.
 
“Lola”           
 
Dal suo sguardo vispo intuì che aveva capito ciò che volessi.
 
“Harry è abbastanza conosciuto per le sue azioni aggressive”
 
Aggrottai le sopracciglia, una leggera tensione si creò nei nostri sguardi, Lola poggiò un libro per terra e si alzò davanti a me, il suo braccio si tese nella mia direzione mentre l’altra mano tirava su i lembi della manica, abbassai gli occhi verso il suo gesto, vidi vari lividi macchiare la sua carnagione  olivastra. Mi portai le mani sulla bocca a quella sgradevole visione ero scioccata e rimasi zitta fidandomi poco delle mie parole.
 
***
 
 
Affrettai il passo, sentivo pian piano il respiro accorciarsi sempre di più nel mio petto, il vento mi arruffò i capelli che svolazzavano liberi sul mio collo girai gli occhi verso quella porta scura, osservato sotto la luce del sole,quel posto non sembrava spaventare tanto. Mi chiedevo senza sosta cosa avrei dovuto dire una volta aver visto la porta aprirsi di fronte a me, la timidezza  prese il sopravvento  e confuse tutte le mie idee.
 
Il mio sguardo si posò attentamente su un paio di converse bianche, salì pericolosamente seguendo le forme di un jeans tenuto stretto al corpo da una cinta in cuoio, sotto di esso due gambe magre e robuste delineavano il tragitto da seguire ma prima d’invadere la zona superiore arrossì, percorsi velocemente il suo busto ricoperto a tratti da svariati tatuaggi che ornavano due possenti braccia. Finì per riconoscere quegli occhi lucidi e brillanti, i ricci scuri e arruffati facevano ombra su di essi ma la loro profondità andava oltre fino a stabilire un profondo contatto con i miei che non riuscirono ad affrontarlo senza sentire la necessità di guardare altrove.
 
“ciao bellezza”
 
Rabbrividì a quelle parole. Non volevo avere un approccio amichevole con Harry,non volevo nessun tipo di rapporto con una persona simile, la sua altezza torreggiava su di me e i miei timori su di lui accrescevano secondo dopo secondo, non mi sentivo per niente a mio agio in quelle circostanze e nessun ragazzo,prima d’allora mi aveva mai messo le mani addosso prima ancora di conoscerlo,questo fatto mi rendeva debole agli occhi vispi di Harry. Nonostante mi piantai sull’uscio lui mi strinse un polso costringendomi ad entrare. I miei occhi cercavano un punto da fissare mentre la sua mano stretta sulla mia pelle mi dirigeva in una delle sue stanze. Qualcosa nel suo modo di fare mi fece capire che sapeva il motivo per il quale ero lì, mi accorsi di come ogni tanto si girava a guardarmi con la coda dell’occhio mentre il mio passo rallentava dietro di lui. Entrammo in camera sua e un ondata di preoccupazione invase i miei sensi, Harry si aggirò per la stanza,mentre io me ne stavo rigida in un angolo vicino il letto ad osservare ogni singolo suo movimento, raccolse la mia borsa e tornò subito da me.
 
“è questa?”
 
Sorrise muovendosi deciso di fronte a me, le sue grandi braccia si poggiarono sul muro ai lati del mio viso negandomi ogni accesso alla fuga, i suoi occhi erano fissi suoi miei.
 
“s-si”.
 
Balbettai insicura, improvvisamente sentì la sua mano scostarmi i capelli finiti davanti gli occhi, ammiccò un sorriso soddisfatto mostrandomi ancora una volta le sue fossette,quando riuscì finalmente a vedere la grandezza delle mie iridi grigie fisse su di lui, a quel gesto le mie piccole mani si posarono sul suo petto per mantenere una distanza di sicurezza, la sua espressione mi sorprese quando al mio tocco dischiuse leggermente le labbra. Il mio sguardo si abbassò lasciando che un rossore invadesse il mio viso pallido.
 
“sei carina quando arrossisci in questo modo”
 
La sua voce vibrò nel mio orecchio.
 
“Harry” ansimai.
 
 l’aria si faceva pesante e non avrei sopportato un secondo di più i suoi occhi taglienti sul mio corpo. Mi dimenai cercando di liberarmi dalla sua forte presa, quando vidi,sul suo viso, un espressione divertita alla mia reazione ribelle. Non capivo perché ci provasse gusto ad usare le ragazze in questo modo,le intimoriva e poi le intrappolava tra le sue braccia. Ora capisco la folla di galline accalcate davanti casa sua, doveva avere una grande reputazione, ma non mi piaceva questo uso scorretto della privacy delle persone, era ovvio che non potevo inveire contro di lui viste le smisurate differenze che ci caratterizzavano, mi avrebbe fatto male nel caso avrei continuato a sfidarlo,nella mia mente si fece eco la voce dura di mio padre, le mie forze sotto di lui risultavano deboli e poco convincenti per poterlo affrontare.
 
“facciamo così, io ti restituisco la  borsa e tu rimani a cena con me”
 
Nel suo tono percepì una sfida, il mio petto si alzava a scatti sotto di lui e pur di mettere fine a quello strazio avrei accettato. Annuì leggermente, aveva vinto. Sbarrai gli occhi quando le sue labbra umide toccarono la mia guancia calda.
 
“brava vic”
 
Stringevo i pugni lungo i miei fianchi per l’agitazione ma subito dopo la figura di Harry si incamminò fuori dalla camera. Vidi la borsa che Harry lasciò sul letto e, dopo aver valutato le circostanze, mi avvicinai per prenderla. Le mie mani tremarono leggermente quando presi il telefono dal suo interno per inviare un messaggio d’aiuto a Lola che era l’unica al corrente dei fatti. Inveivo silenziosamente aspettando una risposta a quel sms. La voce roca e profonda di Harry tuonò alle mie spalle, sussultai quando sentì la sua presenza dietro di me.
 
“no ti prego” sbottai d’impulso.
 
In realtà non aveva ancora fatto niente di male sul mio corpo, ma la visione di quei lividi sul braccio di Lola mi aveva spaventato a morte. Avvinghiai le mie mani sui suoi grandi polsi (le mie dita non riuscivano a coprili tutti) e mi accertai che non premesse con forza sui miei fianchi. Il suo calore lo sentivo su tutta la linea della mia schiena fin dietro il mio collo. Il tocco deciso di Harry mi raggrinziva la pelle lasciandomi una sensazione strana, la cena era pronta…
 
***
 
Eii, ciao a tutti!! Questo è il seguito della mia storia, penso che già da questo capitolo si inizino a vedere i caratteri contrastanti dei personaggi. Inoltre subentra una nuova figura ovvero Lola l’amica di Vichy, assumerà un ruolo relativamente importante nel susseguirsi delle vicende, io penso che sia un personaggio assurdo, me la sono immaginata stravagante, esuberante e fuori dagli schermi a differenza di Vichy che come possiamo già vedere è molto introversa e paurosa. spero vi piaccia!!
 
Ps. Ammetto che sia un po’ corto, ma se la trama vi piace potrei allungarli, questi primi capitoli sono un po’ un esperimento :)

 
-xcherbear-  

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Capitolo 3
*** chapter three ***


-Better than words-
 
Harry mi indirizzò in salone,luogo in cui avremmo cenato, la luce era spenta nella camera e l’illuminazione dei lampioni proveniente dalla strada rifletteva attraverso le tende bianche ben poco,riuscivo soltanto a vedere l’ombra di alcuni mobili posizionati ai vari lati delle pareti, davanti i miei occhi apparvero un divano e un tavolino basso apparecchiato appositamente per noi, ai suoi lati notai due cuscini poggiati per terra sui quali ci saremmo seduti per mangiare.
 
 Prestavo molta attenzione a mantenere i nervi saldi, ero molto tesa all’idea di dover condividere un pasto insieme ad un perfetto sconosciuto  anche se, a quanto pare, ad Harry non importava molto della mia insicurezza nei suoi confronti,anzi sembrava quasi gli piacessero i miei movimenti cauti e insicuri in quella situazione, ed in effetti notai spesso sul suo volto crearsi un sorriso silenzioso ogni volta che balbettavo qualcosa.
 
Qualcuno suonò il campanello. Udirlo mi rasserenò molto, Lola aveva sicuramente letto il mio messaggio! Quando il campanello trillò, mi trovavo proprio in mezzo alla camera da pranzo,mi stavo guardando un po’ intorno guidata dalla curiosità di esplorare un ambiente nuovo, avevo visto Harry allontanarsi poco prima verso la cucina, era il momento perfetto per sgattaiolare via. Cercai di darmi un tono e avanzai decisa verso la porta d’ingresso posizionata alla fine del lungo corridoio che attraversava tutta l’abitazione. Sebbene fossi convinta ad andarmene, il riccio dagli occhi mozzafiato mi precedette lungo il cammino verso l’ingresso, feci frettolosamente qualche metro prima di raggiungere il suo lungo passo per fermarmi proprio davanti a lui.
 
“vado io”
 
Mi sforzai di fingere un sorriso cortese sfidando per la prima volta il suo sguardo agghiacciante che sembrò pian piano addolcirsi quando sul mio viso comparve quello strano sorriso. I suoi occhi si staccarono dai miei, prima di rispondermi, il suo possente braccio sinistro si alzò lievemente marcando ancor di più la distanza che ci separava, notai che Harry stesse guardando l’orologio (un enorme orologio) stretto bene sul suo polso. Lo seguì con gli occhi fin quando la sua attenzione tornò su di me.
 
“prego”  ghignò con la sua voce roca, fece qualche passo indietro lasciandomi libera di avanzare. A ridosso della grande porta presi un respiro profondo e la spalancai.
 
“salve, ecco le pizze che ha ordinato!”
 
Tutte le mie speranze si dissolsero nelle parole del pizza boy che mi trovai di fronte, in meno di un secondo il mio umore precipitò, fui così sorpresa nel vederlo, che mi scordai di chiudere la bocca e realizzai solo dopo che  il ragazzo delle pizze mi stava guardando come se stesse pensando a quali strani problemi mi perseguitavano.
 
“eh, si, graazie!” esclamai
 
Alle mie spalle sentì la risata fragorosa di Harry che mi urtò profondamente i nervi. Ero così allegra che miei occhi si riempirono di lacrime dalla “felicità” di rimanere da sola con Harry ma continuai a sorridere a denti stretti mentre ritiravo le pizze.
 
-9.00 pm -
 
“perché vivi da solo?”
“questa non è casa mia”
 
I suoi occhi verdi si alzarono su di me.
La stanza fu avvolta da un silenzio imbarazzante.
 
“è dei tuoi genitori?!” proseguì.
 
Le sue mani si strinsero velocemente in due pugni che sbatterono bruscamente sul piano del tavolino.
 
“non sono affari tuoi”
 
Il suo tono era duro e aggressivo, i muscoli del suo viso si tesero in una espressione agghiacciante. Istintivamente indietreggiai col corpo quando lo vidi sporgersi lievemente verso di me,lasciando tutto il suo peso sulle pesanti braccia che pressavano con forza sul tavolino. mi spaventò la sua reazione a quella semplice domanda, non pensavo che anche solo un osservazione potesse farlo arrabbiare così tanto da far saltare sotto i nostri occhi la cena. Decisi di starmene zitta mentre addentavo l’ultima fetta di pizza. Harry notò quanto fossi sensibile ai suoi sbalzi d’umore.
 
“ti sei spaventata?” rise.
 
la sua voce era più mite e calma ora. Annuì con la testa. Tentai di osservarlo mentre si alzava dal  cuscino per posizionarsi accanto a me. Pur essendo entrambi seduti il suo corpo si mostrava di gran lunga superiore al mio. Girai il viso verso di lui, era difficile non notare la bellezza dei suoi occhi chiari e limpidi, con un gesto fluido si sposto i ciuffi di ricci scuri che gli scendevano sulla fronte, il suo pollice in un istante accarezzò l’angolo della mia bocca.
 
“vedi, eri sporca qui”
 
Mi mostrò il suo dito,mentre amabili fossette contornavano le sue labbra, il mio sguardo era fermo su di lui, riuscivo a vedere la mia immagine riflessa nelle sue grandi iridi verdi, per un istante mi dimenticai del fatto accaduto poco prima, era riuscito a cambiare umore in pochissimo tempo. Sentì la sua mano percorrere velocemente la mia che era poggiata sul tavolo, al suo tocco gemetti lievemente, riuscivo a percepire il calore del suo palmo sulla mia pelle. Me ne rimanevo immobile debole al suo tocco, mentre la mano di Harry vagava lungo il mio braccio provocandomi piccoli brividi. Si avvicinò ancor di più a me riducendo a zero la distanza, sbarrai gli occhi quando pressò le sue morbide labbra sul punto in cui la mia spalla era nuda, piegai leggermente la testa all’indietro mentre sentivo i suoi denti pizzicarmi e pressare la mia pelle umida.
 
“Harry mi fai male”
 
ansimai mentre le mie braccia cercavano di spostarlo. I tentativi di smuoverlo furono inutili e il dolore sulla mia spalla aumentava velocemente.
 
“Harry…”
 
Di colpo sgranai gli occhi quando una leggera pressione invase le mie labbra. Le mie piccole mani si addentrarono impulsivamente nei suoi ricci stretti e scuri. Lottai prima di liberarmi dal suo bacio. Balzai in piedi non appena ne ebbi l’occasione. Era durata fin troppo quella cena. Mi coprì subito con il tessuto della maglia la pelle indolenzita.
 
“devo andarmene.” Dissi con tono serio e distaccato la mia espressione era dura. Mi sentivo totalmente in imbarazzo.
 
Presi la borsa e il cappotto coprendomi in fretta. La figura torreggiante di Harry mi seguì come un ombra. 
 
“mi fai impazzire quando cerchi di fare la dura con me”  pronunciò alle mie spalle.
 
Ancora una volta cercò il contatto con la mia pelle,questa volta in modo violento mi fermò i polsi prima che potessi fare un altro passo. La pressione che esercitava su di me fece sì che dalle mie labbra socchiuse uscisse un lamento.
 
“l-lasciami a-andare, ti prego” sussurrai insicura.
“ci vediamo domani bellezza” sussurrò al mio orecchio con tono provocante.
 
Quell’incontro sembrava stesse prendendo velocemente le sembianze di un incubo.
 
***
 
A casa dovetti subirmi un ora di ramanzina da parte di mio padre; quando avrebbe smesso di preoccuparsi di me e di iniziare a  pensare un po’ per lui? La sua vita faceva schifo in fin dei conti, non a caso adesso stava con una troia della mia età (più o meno), con l’accento francese, e non ci voleva una laurea per capire che a lei di lui non gliene fregava un cazzo. Ed io? una figlia di cui si ricordava appena il nome, e cosa c’era di sbagliato se io tornassi a casa cinque minuti più tardi? TUTTO. Mi ero appena trasferita a vivere insieme a lui ma già non vedevo l’ora di scappare via. Il suo tono rigido di rivolgersi a me come se fossi una bambina piccola da rimproverare per le sue azioni si ripercuoteva sulla mia coscienza e la mia debole forza di reagire non bastava a fargli capire che non aveva più davanti agli occhi la Vichy di un tempo, tutti questi pensieri si fecero spazio nella mia mente mentre tutto il vicinato sentiva le urla delle nostre stupide conversazioni.
 
“per favore smettila di urlare papà, ho detto la verità.”
 
“Vichy!”
 
“sono stata a cena da Lola,non so più come dirtelo”
 
“nessuno ti ha dato il permesso di uscire”
 
“Papà ti prego basta”
 
“Victoria sei mia figlia, ho dei doveri nei tuoi confronti”
 
“ti odio” sussurrai tra me e me lasciando che la porta della mia camera sbattesse rumorosamente alle mie spalle.
 
Andai subito in bagno, mi bagnai gli occhi colmi di lacrime con l’acqua fredda, vidi di sfuggita la pelle arrossata sulla mia spalla, fissai quel succhiotto riflesso sul vetro dello specchio ancora per un po’ fin quando la mia mente ripercorse la serata trascorsa con Harry, perché reagì male quando provai ad interessarmi un po’ di lui?! E poi, i suoi modi sfrontati che usò per trattarmi tutta la serata, mi fecero sentire per un istante una delle sue galline, non avevo molta voglia di rivederlo agire in quel modo sfacciato su di me. Fui distolta dai miei pensieri solo quando sentì il cellulare vibrare.
 
-Messaggio-
Lola: che succede? tutto bene tesoro? xx
 
-“Tempismo perfetto”-  pensai.
 
 Sorrisi mentre mi avviavo verso il letto con il telefono ancora tra le mani, mi lasciai andare di peso sulla morbida coperta e quando fui pronta per rispondere a Lola, la schermata s’illumino di nuovo.
 
-Messaggio-
Sconosciuto: ti piacciono le sorprese piccola? H.
 
Non mi stupì tanto del fatto che Harry avesse il mio numero visto che, la mia borsetta con dentro il cellulare rimase a casa sua per un giorno intero, quanto del testo scritto in quel sms, non avevo idea di ciò che potesse fare e, il potere che pian piano si concedeva su di me, mi rendeva ancora più titubante nel rispondere.
 
Mi alzai leggermente girandomi a pancia sotto sul morbido tessuto che rivestiva il letto, poggiando tutto il mio peso sui gomiti, giocherellavo incerta con il telefono, le mie dita si muovevano lentamente sullo schermo per pigiare i tasti in superficie ma per ogni parola scritta, ne cancellavo almeno la metà. Roteai gli occhi al cielo più volte quando lo schermò iniziò a illuminarsi ripetutamente.
 
-Messaggio-
Sconosciuto: mi hai eccitato stasera H.
 
Sentì un rossore prendere forma sulle mie guance quando lessi in fretta il secondo messaggio di Harry, nessuno mai prima d’ora  aveva avuto la prontezza di dirmi quella cosa così spinta. Ebbi la sensazione che non potevo contare su nessuno, ero io che dovevo essere padrona di me stessa, nessun’altro, avrei dovuto reagire?!
 
 
***
 
Ciaoo!! Ecco il nuovo capitolo, spero vi piaccia, ho cercato di mettere più discorsi diretti, penso che sia più divertente che i personaggi possano interagire tra di loro!! In questo capitolo Vichy affronta la cena con Harry come gli aveva promesso, Harry è un ragazzo abituato ad utilizzare le ragazze come Vic quindi non si lascia sfuggire l’occasione per persuaderla con le sue mosse ma Vichy non è molto contenta di essere trattata come le altre “puttanelle” di Harry. Alla fine del capitolo Vichy litiga con suo padre un ennesima volta e inizia ad elencare parte dei difetti che vede in lui. Inoltre riceve dei messaggi privati da parte di Harry che le creano scompiglio. so che potrebbe sembrare breve anche questo capitolo ma sono piena di cose da fare e non riesco bene a gestire il tempo!

-xcherbear-

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Capitolo 4
*** chapter four ***


-shake your happiness-
 
Fissavo distrattamente fuori dal finestrino della macchina che sfrecciava sulla strada. Non sapevo che Harry avesse già la patente per portare un mezzo così enorme, credo si trattasse di una Rang Rover, ma non ci giurerei data la mia scarsa informazione sull’argomento “automobili”.
 
“questa macchina è grandissima” constatai ad alta voce testando con le dita i grandi sedili in pelle.
 
“ti piace?”
 
“si”
 
sorrisi abbassando timidamente lo sguardo verso le mie mani.
 
gli occhi verdi di Harry mi scrutarono in modo provocante per un secondo prima che tornassero a concentrarsi sulla strada. Vedevo il suo corpo rigido, le sue mani erano ben strette al volante, il suo petto invece,per quanto fosse ampio e muscoloso, si estendeva per tutto il perimetro del sedile, dei morbidi ricci scuri scendevano sul suo viso, notai per la prima volta che di profilo aveva dei lineamenti a dir poco perfetti.
 
Improvvisamente la grande mano di Harry si poggiò sulla mia, una fitta allo stomaco mi prese alla sprovvista quando sentì il calore del suo palmo diffondersi velocemente sulla lunghezza delle mie piccole dita,sfuggì subito a quel contatto pur temendo la reazione di Harry, non volevo mi toccasse ancora come era già successo in passato.
 
“dove stiamo andando?”
 
chiesi velocemente prima ancora che notasse il mio gesto brusco e repentino.
 
il mio tono tentennante tralasciava un filo di curiosità nelle parole, non avevo mai amato le sorprese e non mi fidavo affatto di un tipo come Harry. Se avessi potuto scegliere, non avrei voluto passare altro tempo con lui, e allora perché stavo nella sua macchina? Perché non sapevo dove mi stesse portando? Forse per il semplice fatto che avevo paura di dirgli semplicemente “no” temevo profondamente i suoi scatti violenti contro di me e ancora rivedevo l’immagine di quei lividi sul braccio di Lola e sulla mia spalla. Ero pienamente cosciente del fatto che così poteva ottenere tutto ciò che voleva come un bambino viziato, ma non avevo preso in considerazione che non fosse più un ragazzino.
 
Stavo ancora aspettando che mi rispondesse o forse l’aveva già fatto ma i miei pensieri mi avevano totalmente distratto.
 
“allora?” lo incitai a parlare.
 
“non ci sperare, non te lo dirò” la sua voce era roca ma allo stesso tempo divertita.
 
“Harry, voglio saperlo”
 
“ho detto no.” il suo tono cambiò improvvisamente da giocoso a raccapricciante.
 
Le sue mascelle strinsero le parole tra i denti mentre le pronunciava, tremai leggermente, sembrava infastidito dalle mie continue perplessità. Ebbi come l’impressione che in lui c’era qualcosa di molto oscuro, come una lotta tra emozioni contrastanti che cercavano disperatamente di emergere ma purtroppo erano tenute in trappola dal quel suo modo agghiacciante di rivolgersi. La curiosità in me prese il sopravvento,a quel punto volevo davvero capire cosa lo turbava al punto tale da non essere in grado di controllare le proprie reazioni.
 
“Harry…”
 
cercai di rimanere calma e rilassata mentre, per calmarlo, poggiai delicatamente la mia piccola mano sulla sua coscia, vidi le sue labbra dischiudersi al mio tocco, i suoi occhi ora erano diventati dolci.
 
“io non volevo essere...”
 
“fa niente” mi interruppe.
 
Alzai lo sguardo verso i suoi occhi lucidi. Con un gesto fluido si spostò i ricci che gli coprivano la visuale. Tolsi la mia mano dalla sua coscia quando mi accertai che stesse bene.
 
“no..” mi bloccò subito il polso.
 
“non levarla ti prego…” la sua voce profonda rimbombò nell’abitacolo silenzioso,anche se non lo mostrava, capì che in fondo mi stava implorando, ero stupita di come fosse sempre alla ricerca del mio contatto.
 
“ok” sussurrai. Riportando la mia mano su di lui. Nel suo viso si creò un’espressione di profondo piacere, per la prima volta,spinta dal timore che accresceva dentro di me,  feci un gesto dolce nei suoi confronti e me ne stupì.
 
Arrivati a destinazione Harry scese dall’automobile lasciando che la portiera della macchina sbattesse violentemente alle sue spalle. Lo seguì, era un posto del tutto nuovo per me, il lago.
Affrettai il passo dietro Harry che nel frattempo si guardava intorno per cercare un posto tranquillo, il suo modo deciso di camminare mi portò alla conclusione che non stesse cercando un posto qualsiasi dove fermarsi, ma “quel” posto, un posto sicuro e isolato per stare insieme. La curiosità in me fremeva dal voler sapere dove mi stesse trascinando anche se ero completamente distratta dal meraviglioso paesaggio che ci circondava.
 
“avanti distenditi qui” disse tutt’a un tratto riportandomi con i piedi per terra.
 
“cosa?”  
 
“avanti fallo.” mi ordinò.
 
Al suo ordine, mi sedetti subito sull’erba fredda, mantenendo i miei occhi fissi su di lui per osservare meglio i suoi movimenti.
 
“ho detto distenditi Vic, non siediti” sbottò.
 
Mi veniva da piangere, non riuscivo a trattenere più le lacrime che lottavo per non far uscire, la sua aggressività mi rendeva del tutto impotente. Lo vidi sdraiarsi accanto a me, il suo corpo faceva del tutto ombra sul mio, le sue braccia possenti si posizionarono dietro il suo collo, dalla sua maglietta bianca riuscivo a vedere ogni muscolo contrarsi sotto di essa. Il suo sguardo si posò sul mio.
 
“Harry questo posto è …”
 
“stupendo” mi interruppe.
 
Ci scambiammo un leggero sorriso d’intesa.
 
“piace a tutti, ma a me di più” affermò.
 
vedevo i suoi grandi occhi scrutarmi attentamente.
 
“perché?” mi lasciai scappare.
 
realizzai un secondo dopo che questo tipo di domande lo facevano infuriare, la mia bocca si sbarrò e mi preparavo al peggio. Lui aggrottò le sopracciglia come se stesse cercando una risposta sensata alla mia domanda, ma non apparve arrabbiato bensì sorpreso.
 
“mi fa pensare”
 
Il mio sguardo che nel frattempo aveva perso il contatto con il suo, lo raggiunse in fretta non appena udì la risposta. Vidi le sue palpebre siggillarsi, come se si stesse assaporando ogni secondo che passava. Il mio cervello elaborò in fretta cosa fare,ma non pensò niente che potessi prendere come spunto per iniziare un nuovo discorso, fui talmente attratta dal modo in cui la mia presenza rilassasse Harry che la mia mano raggiunse il suo petto mostrandosi incerta, quando venne inaspettatamente incoraggiata dalla sua che spinse il mio esile palmo a lasciare una maggiore pressione sul suo addome.
 
 “Vic..”  si lasciò sfuggire un gemito profondo.
 
lo osservavo silenziosa da una certa distanza.
La mia mano si spostò rapidamente, addentrandosi nei suoi folti ricci scuri e stretti. Non appena le mie dita toccarono quella zona il corpo di Harry si alzò leggermente come se fosse stato invaso da un brivido o da una forte sensazione di piacere. A quella reazione involontaria ebbi la conferma che lui fosse sensibile ad ogni mio gesto.
 
Harry non appena si riprese da quella scarica di piacere avvolse il suo grande braccio tatuato intorno la mia piccola circonferenza spingendomi verso di lui, riducendo a pochi millimetri la distanza che ci separava. Il mio petto s’alzava e s’abbassava rapidamente. Ero nel panico più totale, non sapevo come reagire al suo sguardo provocante che si abbassò incrociando l’insicurezza dei miei occhi.
 
“non voglio farti male”
 
“lo so”
 
“allora perché tremi?”
 
Non risposi.
 
“Vic?”
 
Non sapevo che dire, ero completamente bloccata, la mia attenzione ora era finita casualmente sul suo polso.
 
-I can’t Change-  lessi.
 
“perché?”

pressai il mio dito contro il tatuaggio, avevo completamente ignorato la domanda di Harry ma adesso pretendevo una risposta da parte sua,non mi sarei arresa finché non lo avrebbe fatto,avrei continuato ad insistere questa volta .
 
HARRY’S POV:
 
 Nessuno prima d’ora aveva mai notato quel tatuaggio, ero colpito. A differenza delle altre lei notava particolari dettagli in me che un’altra ragazza al suo posto non avrebbe nemmeno visto e tantomeno preso in considerazione. Rimasi a pensare, non avevo mai risposto ad una domanda così personale tralasciando le solite battute intimidatorie.
 
“sono così,non posso cambiare.”
 
provai a convincerla, ma era ovvio che non reggesse la scusa, i suoi grandi occhi grigi avevano capito che dietro ogni mia  risposta c’era qualcosa di più profondo.
 
“così come.?” Riprese.
 
Mi sentii indifeso di fronte la sua curiosità nei miei confronti, non ricordo che una ragazza mi avesse mai chiesto “chi fossi davvero” di solito con le ragazze affrontavo solo l’argomento “sesso”ma con lei fu stranamente diverso fin dall’inizio. Perdere il controllo mi aiutava a reagire ma le sue piccole mani su di me mi impedivano di essere teso, il suo sorriso mi impediva di essere cattivo.
 
“ incoerente, incostante, incosciente, insensibile…” sussurrai al suo orecchio.
 
VICHY’S POV:
 
vidi due amabili fossette farsi spazio sulle sue morbide guance. Durante quella conversazione sembrava che stesse parlando una parte Harry che non conoscevo e che faceva fatica a mostrare.
 
“innocente? Irascibile?” lo spronai scherzosamente.
 
“non mi provocare bellezza” proseguì, solleticandomi la pancia.
 
Gli sorrisi.
Mi sorrise.
 
Il cellulare vibrò dalla tasca dei miei Jeans.
 
-messaggio-
Papà: sto venendo a prenderti da Lola. Fatti trovare al portone tra cinque minuti.
 
“cazzo!” sgranai gli occhi.
 
***
 
 
Ciao a tutti!! Ecco qua il nuovo capitolo, allora so che sarebbe potuto succedere qualcosa di più eclatante ma ogni cosa ha il suo tempo, succederà presto! Intanto abbiamo scoperto che Harry è totalmente vulnerabile sotto il controllo di Vichy e per lei è stata una vera rivelazione anche se è assolutamente cosciente del fatto che non potrà mai esercitare il suo dominio su di lui, nonostante ciò, questo piccolo dettaglio la rende un po’ più di sicura nei suoi confronti a tal punto che Harry ammette di essere un tipo “instabile”. Harry a sua volta rimane particolarmente sorpreso dall’interesse di Vichy nei suoi confronti e si rende conto che nessuna delle sue troie s’era mai interessato a lui come invece lo sta facendo Vic.
Spero che il capitolo vi piaccia, pubblicherò al più presto il seguito :)
 

-xcherbear-
 

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Capitolo 5
*** chapter five ***


-what is wrong?-
 
“come l’ha presa tuo padre dopo che, anche ieri, sei tornata tardi a casa?”
 
esordì Lola indaffarata a sistemare i soldi nella cassa.
 
“bene..” sbottai.
 
“Vichy?”
 
Incrociai il suo sguardo furbo, ok forse stavo leggermente mentendo ma evidentemente ero una schiappa a dire le bugie. Le sorrisi imbarazzata e roteai gli occhi al soffitto.
 
“ok, confesso che sarebbe potuta andare meglio la nostra conversazione, non abbiamo litigato è stato più comprensivo del solito,sono soddisfatta, forse è la volta buona che riusciremo ad andare d’accordo e rispetto a prima sta iniziando a capire che anche io ho una vita sociale”sbuffai.
 
“uhh, vedo che ti sei ambientata in fretta!” commentò ammiccando l’occhiolino.
 
“avanti, dove sei stata? sono curiosa” continuò, il suo gomito mi spinse leggermente per incitarmi a raccontare.
 
“beh, sono stata al lago” abbassai timidamente gli occhi.
 
“il lago?”
 
“si il lago.. perché?”
 
“amo quel posto Vic, è un luogo romanticissimo! Chi è il fortunato?” il suo tono era squillante.
 
Ebbi come la sensazione che la nostra conversazione stava diventando una specie di interrogatorio, ero indecisa su cosa raccontargli visto che Harry in città è conosciuto per la sua cattiva reputazione e lei sapeva più di tutti gli altri quanto Harry fosse pericoloso quando perdeva le staffe anche se, ero felice del fatto che si mostrasse così interessata nei miei confronti, il nostro rapporto d’amicizia diventava sempre più forte giorno dopo giorno.
 
“ero con Harry” bisbigliai sotto voce.
 
“wow Harvey!...ma chi è?” aggrottò le sopracciglia, il suo viso mi apparve confuso, m’immaginai che prendesse le sembianze di un grande punto interrogativo.
 
“non Harvey, ho detto Harry…” risposi incerta stringendomi le parole tra i denti.
 
Ci fu un po’ di silenzio poi Lola si avvicinò a me, dalla sua espressione capì che la curiosità in lei aveva preso il sopravvento ma trattenne le sue reazioni quando si accorse della mia situazione di forte disagio.
 
“TU e LUI vi frequentate?” scandì sottolineando bene “tu e lui” con il timbro della voce.
 
Feci una lieve smorfia per smorzare la leggera tensione che s’era creata tra noi.
 
“non ci frequentiamo…” sdrammatizzai “ho scoperto che può essere anche gentile in certe situazioni, è solo un po’… come dire, arrugginito con le buone maniere” giustificai.
 
Ma cosa diavolo mi prendeva?! Era evidente che stessi perdendo del tutto il controllo della situazione, non ragionavo mentre dicevo quelle cose, qualcuno s’era sicuramente impossessato di me, o forse avrei dovuto smetterla,la mattina, di bere consecutivamente due tazze di caffè Sturbucks, mi ubriacavano.
 
“arrugginito? Ma ti stai ascoltando Vic? Stai alla larga da lui prima che non ti debba venire a trovare in carcere o peggio in ospedale!” proseguì Lola interrompendo i miei pensieri.
 
Sbuffai alle sue parole dandole poca importanza.
 
Ci girammo entrambe verso la porta al suono della campanella che vibrava ogni volta che qualcuno facesse ingresso in libreria, vidi Harry farsi avanti con aria da duro, si guardava intorno con sguardo interessato come se fosse in cerca di qualcosa o di qualcuno, oggi sembrava più bello del solito: stivaletti, jeans scuri strappati sulle ginocchia, camicia a quadri rialzata sui gomiti che lasciava trasparire svariati tatuaggi disegnati accuratamente sulle braccia e sul suo possente petto; labbra a cuore,pelle abbronzata che celava, dietro la sua seria espressione, adorabili fossette; occhi grandi e brillanti che ti tenevano col fiato sospeso e poi morbidi ricci scuri tenuti fermi da una fascia di stoffa che li raccoglieva appena, dato che molti ciuffi gli si poggiavano sulla fronte, insomma che lo descrivo a fare, i raggi del sole lo rendevano perfetto ai miei occhi.
 
“no,no,no tu rimani qui con me, Lola ti prego lascialo stare” pronunciai non appena la vidi dirigersi convinta verso di lui.
 
La bloccai per un braccio riportandola verso il mio corpo, mentre cercavo di nascondermi tra gli scaffali.
 
“perché non dovrei fare il mio lavoro, sono una commessa o no?” si rivoltò a me, ammiccando un sorriso sghembo.
 
“Lola, io non so come abbia fatto a trovarmi qui!” riflettei preoccupata.  “non gliene ho mai parlato del mio lavoro” conclusi.
 
“Vichy non preoccuparti, non gli dirò nulla su di te, fidati” mi sorrise e annuì leggermente alle sue parole.
 
vidi nel suo sguardo la serenità che cercavo in me stessa, mi adagiai sulle ginocchia mentre cercavo di nascondermi dallo sguardo attento di Harry poco distante da me. Per quale assurda ragione era venuto in libreria? Non credo fosse uno spasimante fan di Shakespeare o altro, mi stava cercando e quella persecuzione mi rendeva estremamente vulnerabile, ero costretta ad arrendermi ogni volta che lui cercasse di stare con me, era come se fosse una caccia e una fuga continua tra di noi, ma sin dal primo sguardo che mi rivolse a casa sua quella sera alla festa, alimentava sempre di più la convinzione in me che dovevo evitare di trascorrere troppo tempo in sua compagnia,anche se in fondo provavo piacere quando Harry mi rivolgeva le sue attenzioni facendomi sentire bella e unica, emozioni che solo lui riusciva a provocarmi. La mia mente vagava in cerca di possibili soluzioni a quella situazione imbarazzante mentre i miei occhi osservavano attentamente Lola dirigersi verso di lui.
 
LOLA’S POV:
 
“serve aiuto?”
 
“sto cercando Vichy, dov’è?” 
 
Udì la sua voce roca e profonda disperdersi per tutto il perimetro del negozio.
 
“adesso non c’è, se vuoi posso dirglielo io quando torna”
 
“no” – “non impicciarti di affari che non ti riguardano” si rivolse con tono rabbioso.
 
“volevo solo essere util…”
 
“e invece mi stai solo infastidendo”
 
mi interruppe prima che terminassi di parlare, spingendomi violentemente contro una pila di libri che caddero sul pavimento, anche io caddi per terra travolta dalla sua forza. Quando ebbi l’impressione che fosse tutto finito, la gamba di Harry si mosse verso di me facendo sì che il suo piede infierisse sul mio corpo. Ero distrutta dal forte dolore che mi provocò quel calcio.
 
VICHY’S POV:
 
Quando vidi Lola sul pavimento essere presa a botte da Harry non aspettai neanche un secondo ad uscire fuori dal mio nascondiglio, corsi verso di loro mettendomi in mezzo per “proteggere” il più possibile Lola dalla rabbia di Harry.
 
“SMETTILA HARRY” urlai.
 
Mi dimenai contro il suo corpo massiccio e teso cercando di tenerlo fermo il più possibile, al mio contatto Harry si bloccò all’improvviso come se avesse appena ricevuto una buona dose di tranquillanti. L’adrenalina che provai in quel momento mi percorse tutto il corpo. Le dita di Harry si intrecciarono furtivamente tra le mie, non riuscivo a liberarmi dalla sua forte pressione.
 
“ciao bellezza, ti stavo cercando” ghignò.
 
“lasciami Harry, mi fai male” ribattei.
 
Per la prima volta stavo reagendo al suo controllo su di me, mi sentivo sollevata dal fatto che la mia presenza rendesse Harry del tutto innocuo.
 
“la tua amica è una bugiarda” mi sussurrò all’orecchio, poi le sue labbra pressarono piccoli baci sulla base del mio collo provocandomi un brivido.
 
“per favore aspettami fuori” ordinai con tono sottomesso. La sua presa s’indebolì permettendo di staccarmi da lui, lo seguì con lo sguardo mentre s’incamminava lentamente verso l’uscita,prima di varcare l’uscio rivolse uno dei suoi sguardi agghiaccianti verso Lola.
Mi precipitai da lei , si stava accarezzando le ferite.
 
“Lola” – “ o cazzo, mi dispiace” le mie mani scivolarono sulla bocca come se non avessi nulla di confortante da dirle. Ero scioccata, mi sentivo terribilmente in colpa, non avrei mai dovuto permettere che per una mia stupida preoccupazione, Lola si trovasse in quelle condizioni. Era tutta colpa mia e del mio carattere di merda. Le lacrime scesero dai miei occhi bagnando le mie guance rosse ripensando a quel terribile momento.
 
“Vic, non preoccuparti, sto bene” mi rassicurò.
 
Era chiaro che stesse mentendo, non ero stupida vedevo che provava del dolore quando provai a toccare la parte indolenzita.
 
“sh sta zitta! fammi vedere” sbottai.
 
Alzai leggermente lo sguardo verso di lei mentre ero piegata per valutare i danni provocati da quei calci, la vidi sorridere.
 
“non dovrebbe essere grave, al massimo ti verranno dei lividi” constatai.
 
ero terribilmente dispiaciuta, sono sapevo che altro dire, ah ma Harry non l’avrebbe passata liscia per il suo comportamento rude e infantile, quella era una delle poche certezze che avevo.
 
“Vichy credo che tu debba chiarire con Harry”
 
“non permetterò che ti faccia ancora del male.”
 
***
 
“perché ti sei nascosta da me?”
 
“…”
 
“rispondimi” s’impose, vidi i suoi occhi verdi fissi sui miei.
 
Harry non era la miglior cura alla mia insicurezza, ma nonostante tremassi quando mi trovavo accanto a lui, era l’unico che riusciva a trasmettermi una temibile forza combattiva che accresceva in me.
 
“c-come hai fatto a trovarmi?” balbettai
 
Fummo avvolti dal silenzio, Harry si trovava in difficoltà per rispondere alla mia domanda.
 
“Harry?”
 
Il mio respiro si faceva sottile quando mi resi conto della sua figura che torreggiava su di me.
 
“ti ho seguita” nel suo tono riconobbi un velo di titubanza.
 
“COSA?” – “Harry potrei denunciarti per quello che hai fatto, per non parlare della scena in negozio, ti rendi conto almeno di questo?” – “avresti potuto farle molto male” non riuscì a mantenere i nervi saldi dopo che si rivolse a me con quella faccia da cucciolo innocente come se non avesse fatto nulla.
 
Avrei voluto continuare il mio discorso quando le labbra di Harry sigillarono inaspettatamente le mie parole con un bacio, un bacio lungo, un bacio lento e passionale, uno di quelli difficili da dimenticare, a differenza della prima volta che mi baciò questo fu completamente diverso, non mi tirai indietro perché fui travolta dalle sue emozioni che mi resero del tutto debole.
 
Le mie mani s’addentrarono d’impulso nei suoi folti ricci scuri, mi sentivo stretta tra le sue braccia, una sensazione di protezione che solo mio padre riusciva a darmi.
 
“sei bellissima quando t’arrabbi te l’hanno mai detto?” disse
 
Non ebbi il tempo di rispondere che una serie di piccoli ripetuti baci sulle labbra mi confusero le idee.
 
“stai cercando di persuadermi con il tuo charme mr. Styles?” chiesi ironicamente.
 
“non è mai funzionato con te” valutò Harry, lasciando che due amabili fossette contornarono il suo sorriso.
 
Arrossì leggermente. Ero sicuramente persuasa dai suoi modi ma non mi ero dimenticata del fatto che avesse menato Lola così mi schiarì la voce aumentando la distanza tra noi,  dirigendomi a passo veloce verso la porta di casa. Harry mi seguì fino all’entrata principale.
 
“ciao Harry” dissi con tono distaccato.
 
“non mi fai entrare?” intonò con la sua voce roca, puntando con gli occhi la porta.
 
“no, vattene e lasciami in pace” insistetti voltandomi verso la serratura per inserire la chiave.
 
“tua madre mi farebbe entrare se solo sapesse che sono qui fuori” ribatté.
 
“Harry, mia madre è morta dieci anni fa!” esclamai infastidita. Mi voltai verso di lui scrutando la sua espressione seria e imbarazzata. Non fu in grado di formulare una frase, vidi solo le sue labbra dischiudersi leggermente.
 
“ciao Harry” gli sorrisi facendo il mio ingresso in casa.
 
***
 
Ciao a tutti! Scusate il clamoroso ritardo ma ho trovato solo ora il tempo di aggiornare, allora a mio parere questo è il primo capitolo significativo della storia vera e propria. Succede un fatto importante ovvero Harry si presenta inaspettatamente nella libreria dove lavorano Vichy e Lola, ma Vic sorpresa e allo stesso tempo spaventata da quella situazione si nasconde, decisione che infastidirà Harry a tal punto che scaricherà tutta la sua rabbia contro la povera Lola che si ritrova dolorante sul pavimento. Un’altra novità e che Vichy corrisponde il bacio di Harry,descrivendolo come “un bacio che non si dimentica” questo può definirsi il primo vero bacio tra loro, un’altra notizia che lascia perplesso Harry è che scopre il primo fatto personale nella vita di Vichy ovvero la morte di sua madre.
 
Spero di aver riassunto in breve i fatti principali del capitolo, e soprattutto spero davvero che vi piaccia, per me è molto importante saperlo, detto ciò vi auguro buon week-end a tutti :)
 

-xcherbear-
 

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Capitolo 6
*** chapter six ***


-Happily-
 
Urlai forte “sono tornata” non appena entrai in casa, la giornata mi aveva stancato e ora volevo solo lasciarmela alle spalle, pensare solo a rilassarmi e a dormire. Aspettai in silenzio qualche istante ma non ricevetti alcuna risposta al mio saluto, così dopo essermi tolta il cappotto vagai per le stanze in cerca di mio padre o della sua compagna Katy. Entrai in cucina e fui rapita dal buon profumo della cena. Sul mio viso si creò una smorfia quando vidi apparecchiato solo per me. Mi avvicinai al piatto coperto da un tovagliolo in stoffa per tenere caldo il contenuto, sopra di esso c’era un post-it.
 
-“ciao stellina, siamo partiti per il nostro anniversario, torneremo la prossima settimana, buona cena! papà”-
 
Non capivo se ad infastidirmi di più era il “ciao stellina” o il “siamo partiti” senza neanche avvisarmi con un minimo d’anticipo, grazie papà, ed io che volevo rilassarmi in famiglia, wow che bella “famigliola”unita!
 
Dopo aver accartocciato e gettato via il messaggio di mio padre, scostai il tovagliolo per vedere cosa si celava al di sotto: pollo e insalata, beh quantomeno s’erano preoccupati di lasciarmi qualcosa da mangiare. In fin dei conti, riflettei, non sarebbe stata una cattiva idea starmene da sola a casa per un intera settimana, avevo libero accesso ovunque e potevo tornare a qualsiasi ora della notte senza starmi a preoccupare delle ramanzine insensate di mio padre. Lo schermo del mio cellulare s’illuminò, mi scostai i capelli dietro l’orecchio per avere una migliore visuale.
 
-Messaggio-
 
Harry: sei arrabbiata con me ?  
 
Un lieve sorriso prese forma sulle mie labbra, non ero arrabbiata con Harry, volevo solo che non mi seguisse ovunque e che non menasse a sangue le persone quando cercavano di essere gentili con lui.
 
HARRY’S POV:
 
Non ero affatto tranquillo all’idea che Vichy potesse essere arrabbiata nei miei confronti per il mio atteggiamento, vederla star male per colpa mia era una delle poche cose che mi faceva provare una sensazione sgradevole sulla pelle, provavo giorno dopo giorno sempre di più la necessità di sentirla tra le mie braccia.
 
-messaggio-
 
Vichy: può darsi…
 
Ricordo di aver stretto forte i pugni dopo aver letto la sua risposta, rimasi in silenzio con lo sguardo nel vuoto a pensare come poterla convincere dei sentimenti.
 
VICHY’S POV:
 
mentre riponevo i piatti puliti nella credenza, il cellulare vibrò un ennesima volta, ma non badai a leggere il messaggio, piuttosto la mia mente si concentrò sulle cose da fare prima di andare a dormire. Salì in camera mia a “sistemare” la stanza, sembrava che lì dentro ci fosse stata una guerra.
 
Iniziai a pensare alla mamma,quando il mio sguardo si posò sulla nostra foto poggiata sulla scrivania, eravamo in vacanza alle cascate del Niagara, io la stringevo forte tra le braccia mentre le stampavo un enorme bacio sulla sua morbida guancia. Ricordo benissimo quel momento come se fosse il presente, se chiudo gli occhi riesco ancora a sentire il suo profumo e le piccole gocce degli schizzi, bagnarmi la pelle pallida, quell’anno fu uno dei più belli, quando ancora riuscivo ad immaginare un futuro lieto insieme a lei, progettavo la mia vita in base alla sua e adesso mi rimaneva solo una foto tra le mani,  un enorme vuoto nel cuore,e delle lacrime fredde sul viso.
 
Chissà  come sarebbe stata la mia vita se oggi lei fosse ancora qui con me, sarei stata più forte e più sicura delle mie azioni, sarei stata capace di prendere le decisioni giuste che mi sfuggono sotto gli occhi, e avrei avuto l’occasione di poter sentire la sua voce, avrebbe saputo consigliarmi, abbracciarmi, consolarmi, stringermi forte al suo esile petto quando ho paura, con il suo modo speciale di essere. La rabbia si fece spazio tra le emozioni quando realizzai di essere sola e abbandonata a me stessa. Il campanello della porta al piano inferiore mi distolse da quei tristi pensieri.
 
Mi precipitai ad aprire, presa dalla curiosità di vedere chi alle 11.00 pm veniva a farmi visita. Per un istante ho immaginato fosse la mamma, ma scostai subito la testa in segno di disapprovo, cercai di realizzare la realtà dei fatti  dandomi un tono dignitoso e asciugandomi con il bordo della manica le lacrime che scendevano imperterrite dai miei occhi rossi.
 
L’immagine di Harry prese forma davanti i miei occhi.  
 
Avrei voluto pronunciare qualcosa ma le solite parole facevano fatica ad uscire, bloccate da un fastidioso groppo alla gola. Mantenni la posizione davanti la porta, e feci un leggero gesto con la mano per salutarlo, ero stranamente contenta di vederlo, in quel momento avevo solo bisogno di qualcuno che mi facesse sentire unica, e non potevo negarlo, Harry ci riusciva benissimo.
 
“stai piangendo” disse quando i suoi occhi si posarono sui miei.
 
“no, è una tua impressione” risposi ironicamente ammiccando un sorriso sghembo.
 
Harry non rise alla mia battuta (era un po’ triste lo ammetto), era alquanto serio nella sua espressione. Mi spostò con estrema facilità spingendomi leggermente verso il lato della porta, lo vidi entrare disinvolto in casa mia.
 
Sembrava piuttosto deciso mentre si dirigeva in cucina, era come se già conoscesse quell’abitazione ma in fin dei conti, in quel posto, tutte le case avevano le stesse sembianze. Lo osservai aprire con violenza tutti gli sportelli e i cassetti della credenza, mentre me ne stavo ferma dietro di lui a pochi passi dal tavolo. Non sapevo cosa stesse cercando ma stranamente non mi preoccupai. Lo vidi afferrare uno dei fazzoletti dalla busta in cima al ripiano. Si voltò verso la mia figura, ero scalza, con i capelli raccolti su una spalla che scendevano lungo la maglia che mi copriva appena le cosce.
 
La distanza che ci separava divenne ben presto minima, alzai gli occhi rossi verso le sue iridi verdi quando improvvisamente sentì le sue grandi mani avvinghiarsi sui miei fianchi, mi sollevò lasciando che mi sedessi delicatamente sul piano del tavolo. I miei piedi persero il contatto con il pavimento freddo mentre Harry si fece spazio tra le mie gambe. Il suo gesto cercava di essere più delicato possibile mentre tamponava il fazzoletto sotto i miei occhi gonfi. Riconobbi che stesse faticando ad usare maniere così gentili ed accurate, lo stava facendo per me, e me ne stupì.
 
Sul suo viso prese forma un sorriso contornato da due fossette.
 
“così va molto meglio” sorrise, scostandomi i capelli dietro l’orecchio. “sei bellissima anche così”
 
sussurrò al mio orecchio.
 
“Harry, ti avevo detto di non venire a casa mia” risposi con un filo di voce.
 
Harry Sbuffò.
 
“ti ho inviato un messaggio” -aggrottai le sopracciglia-  “non l’hai letto” il suo tono divenne profondo.
 
(messaggio di Harry non letto… opss)
 
“perché piangevi?”
 
I ricci di Harry mi solleticarono il naso talmente eravamo vicini. Erano così sexy quei capelli che senza accorgermene li toccai ripetutamente con le dita, scostandoli di lato, come se fossi in cerca dei suoi occhi che si nascondevano al di sotto di quelle ciocche scure. Due grandi iridi verdi incontrarono il mio sguardo, L’espressione sul viso di Harry s’addolcì, gli piaceva da morire quando le mie piccole mani lo accarezzavano. 
 
“ok te lo dico, ma prima..” –“promettimi che non mi giudicherai” risposi arrossendo leggermente.
 
Harry annuì leggermente con il capo.
 
Scesi con un saltello dal tavolo e presi la grande mano di Harry trascinandolo su per le scale fino in camera mia, mi avvicinai alla foto di mia mamma, la presi facendo un respiro profondo, e poi andai a sedermi sul lato del letto accanto ad Harry.
 
“lei è mia mamma, si chiamava Rosie”
 
poggiai la cornice tra le mani di Harry che aveva un’espressione confusa ma attenta.
 
“io la trovo bellissima…” – “faceva innamorare tutti gli uomini che incontrava, ma lei è sempre stata  perdutamente innamorata di mio padre”
 
Lo sguardo di Harry si spostò su di me, vedeva che facevo molta fatica a parlare di questo argomento.  
 
“non sempre le medicine fanno i miracoli, è una storia senza lieto fine” conclusi, per trattenere le lacrime faticavo a far uscire le parole.
 
La mia mano s’avvolse intorno alle dita di Harry stringevo la presa più forte che potevo, sperando di poter sfuggire al pianto, combattevo con il mio passato, ed era troppo difficile accertalo.
 
Qualcosa nelle mie parole turbava i pensieri di Harry che rimase in silenzio ad ascoltare.
 
“lo so cosa pensi, dovrei imparare a convivere in questa situazione” –“anche se non è delle migliori” dissi con un filo di voce
 
Gli occhi di Harry si sgranarono quando andai a toccare un argomento evidentemente sensibile anche per lui.
 
“penso che sei una debole Vic” riabbatté con tono duro, non vedevo in lui trasparire alcun tipo di emozione.
 
Dischiusi leggermente le labbra udendo la sua risposta, il suo umore era cambiato drasticamente, si alzò dal letto e uscì dalla stanza.
Ma con che faccia si permetteva di rispondermi in quel modo, gli avrei dato uno schiaffo, io stavo cercando di sfogarmi con lui,credendo che ci fosse del tenero in fondo al suo animo e questo era tutto ciò che riusciva a dirmi? “sei debole”. Mi urtò i nervi il suo comportamento, il significato della parola “sensibilità” evidentemente non rientrava nel suo vocabolario, che stupido ragazzino impertinente e maleducato.
 
“Harry!”
 
Lo richiamai infastidita facendo capolino dalla porta socchiusa della camera, lo vidi scendere le scale ignorando del tutto il mio richiamo. Mi accodai dietro di lui bloccandolo prima che potesse percorrere l’ultima rampa.
 
“non permetto che tu venga a casa mia solo per insultarmi” il mio tono era deciso.
 
L’espressione di Harry era del tutto distaccata e appariva del tutto tranquillo alla mia provocazione.
 
“credi che abbia detto una cazzata?” la voce roca di Harry  tuonò nell’aria.
 
D’un tratto rimasi priva di reagire, ripensandoci meglio, ero davvero “una debole”. Riuscivo a vedere solo il lato oscuro nelle sue parole quando invece il messaggio che voleva inviarmi era tutt’altro che provocatorio, capì che voleva solo incitarmi a reagire con carattere, e invece io lo stavo aggredendo pensando che mi stesse insultando. Non mi ci volle molto tempo per capire che Harry avesse ragione e prima che potesse riprendere a scendere le scale lo fermai e con un gesto fluido e convincente mi aggrappai al suo collo.
 
“se questo è il risultato, devo farti incazzare più spesso” commentò con tono sensuale in risposta al mio gesto.
 
Sentì un leggero rossore formarsi sulle guance, le sue braccia possenti avvolsero i miei fianchi, la sua presa fu così forte che riuscì a sollevarmi da terra, sentivo i muscoli del suo corpo contrarsi sotto di me, era incredibile quanto fosse forte, e allo stesso tempo cercasse di essere così delicato.
 
***
 
Mi lasciò sul divano, erano passati all’incirca un paio di minuti da quando Harry era andato in bagno, mi disse che sarebbe rimasto un po’ con me per accertarsi che stessi bene. Il film proseguiva e la mia attenzione era rivolta totalmente sulla trama. Sentì una mano calda salire velocemente dalla caviglia verso la coscia, spostai subito l’attenzione su Harry che intanto era tornato, si stava approfittando del mio superficiale controllo. Rabbrividì a quella strana sensazione di piacere, bloccai con una mano le sue grandi dita non appena sfiorarono la parte più intima del mio corpo, sussultai imbarazzata di fronte alla disinvoltura dei gesti provocanti che Harry praticava sul mio corpo.  
 
“no Harry” mi imposi.
 
Sorrise divertito quando intese il significato nascosto nel mio ordine.
S’avvicinò stendendosi quasi completamente sopra di me tenendo tese,ai lati del mio viso, le sue braccia muscolose. I suoi ricci sfioravano il mio naso, provocandomi un piacevole solletico. Chiusi istintivamente gli occhi quando le labbra carnose di Harry pressarono sulle mie, la sua lingua cercò pian piano di farsi spazio nella mia bocca. I suoi baci si spostarono dalle mie labbra verso la guancia fin oltre il mio orecchio,dietro al collo. Dischiusi le labbra quando sentì la scia umida di quelle labbra bagnare leggermente la mia pelle.
 
“ti piacciono i miei baci” commentò compiaciuto e soddisfatto quando s’accorse del piacere che mi stava facendo provare.
 
Non risposi, ero completamente impotente sotto di lui, ed era davvero bravo a baciare.
 
Rise fragorosamente quando, anche se non avessi spiccicato parola, ebbe la conferma di ciò che avesse detto, semplicemente basandosi sulla mia espressione estasiata. Riprese a baciarmi, ogni bacio era sempre più passionale e coinvolgente, le mie mani s’addentrarono istintivamente nei suoi ricci e un gemito uscì dalla gola di Harry quando sentì il mio tocco. Vidi i suoi grandi occhi verdi spostarsi velocemente verso l’orologio posizionato sul suo polso sinistro.
 
“devo andare” esordì, smontando completamente l’atmosfera romantica che s’era creata.
 
“perché?”
 
“vengo a prenderti domani mattina”
 
“no”
 
“Vic, non era una domanda” ribatté.
 
s’alzò velocemente, prese la sua giacca poggiata sulla sedia e si diresse verso la porta. Lo seguì.
 
“dove devi andare a quest’ora?” ripresi il discorso, ero abbastanza confusa, non capivo perché tutt’a un tratto avesse tanta fretta.
 
“ciao Vic” sorrise, mi stampò un bacio sulla fronte chiudendosi la porta di casa alle spalle.
 
C’era qualcosa che non mi tornava, che doveva fare di così importante da non poter rimandare a quell’ora della notte? L’idea che Harry mi nascondesse qualcosa mi terrorizzò a morte, ancora non riuscivo a fidarmi di lui.
 
Incuriosita decisi di seguirlo. Dopo qualche minuto che Harry uscì da casa, mi incamminai dietro di lui a qualche metro di distanza, accertandomi che non potesse accorgersi di me. Lo vidi entrare in macchina con disinvoltura, l’aria gelida della notte mi faceva venire la pelle d’oca, l’unico modo per poterlo seguire era utilizzare la bicicletta… Io odio le biciclette ma non avendo la patente di guida non avevo altra scelta e ormai era troppo tardi per tornare indietro.
La grande macchina nera di Harry si parcheggiò vicino l’entrata di un locale, un pub per essere precisa, avevo brutti presentimenti e quel posto aveva tutte le caratteristiche di essere frequentato da gente poco simpatica.
 
Lasciai la bici appoggiata ad un muretto e mi avviai intimorita verso l’ingresso del locale. Sembrava uno di quei posti dove la gente va ad ubriacarsi, dove fumare e spacciare sono le regole principali, con la coda dell’occhio scorsi un ragazzo che mi stava fissando. Era appena dietro di me, e mi guardava avanzare verso l’entrata.
 
“Victoria?!”
 
Una voce familiare mi vibrò nell’orecchio, alzai leggermente il capo verso la direzione di quel ragazzo che mi apparve in meno di un secondo ad un centimetro di distanza.
 
“Josh?” chiesi titubante.
 
“Vichy? Sei proprio tu?” rispose allo stesso modo.
 
“Oh mio dio, non posso crederci… sei proprio Josh!” esclamai.
 
Di fronte a me c’era il mio ex ragazzo. “Wow serata perfetta per incontrare vecchie storie del passato.” Pensai ironicamente.
 
“che ci fai qui?” sulla sua bocca si formò un sorriso stupito e affascinante.
 
Ammetto che Josh ha un fascino particolare: occhi azzurri, capelli biondi… il tipico principe azzurro non so se mi spiego…
La nostra storia d’amore durò poco, ci lasciammo perché a lui piacciono le ragazze, tante ragazze, insomma io ho bisogno di essere me stessa, di avere una mia personalità, non avrei sopportato l’idea di essere una delle tante.
 
Immersa nei pensieri, tornai per un secondo con i piedi per terra.
 
“ sono venuta con degli amici, che ci fai tu qui?”
 
il mio tono era decisamente poco convincente, avevo paura che Harry sbucasse fuori da un momento all’altro, sarebbe stata una tragedia.
 
“serata speciale, il mio compleanno, vieni dentro con me?” domandò ammiccando un sorrisino.
 
La situazione stava decisamente degenerando, non erano proprio questi i piani che avevo previsto, e inoltre avevo anche perso le tracce di Harry che era sparito dalla mia visuale.
 
“emh no grazie, sono un po’ di fretta” sorrisi. Ero rossa dall’imbarazzo, i miei occhi si spostarono velocemente, quando improvvisamente incontrarono i grandi occhi verdi di Harry.
 
“cazzo” pronunciai senza rendermene conto. Non appena anche lui si accorse della mia presenza smise istintivamente sorridere.
 
“Vichy tutto apposto?” continuò imperterrito Josh che non voleva schiodare. Non risposi, ero troppo impegnata a cercare una scusa plausibile per Harry che nel frattempo avanzava con passo pesante verso di noi.
 
Rabbrividì non appena apparve proprio di fronte a Josh.
 
“chi è?” la sua voce tuonò nel suo petto massiccio, notai come Harry non staccasse neanche un secondo lo sguardo da lui.
 
“e ora che vuole questo…?” rise divertito Josh.
 
non credo che quell’atteggiamento spavaldo fosse il modo migliore di fare amicizia con un tipo come Harry. A quelle parole la sua grande mano s’avvinghiò velocemente contro il collo di Josh, le persone intorno a noi iniziarono ad essere divertiti dalla scena, e incitavano Harry a stringere più forte. Ero nel panico, l’avrebbe soffocato.
 
“LASCIALO HARRY” mi precipitai tra di loro per mantenere calma la situazione. Josh sembrò sconvolto da quella reazione irrequieta, e dopo essersi liberato, sputò contro di noi alimentando la rabbia che accresceva in Harry.
 
“insomma smettetela! ” Urlai con un quel poco di voce che mi rimaneva in gola. Non avevo il coraggio di guardare Harry dritto negli occhi, sapevo di essermi comportata male dopo che ero stata proprio io a respingerlo per avermi seguito sul posto di lavoro… e adesso?
 
Sia Josh che Harry si aspettavano delle spiegazioni da parte mia e fu proprio in quel momento che sfoggiai la mia bravura nel cambiare le carte in tavola.
 
“Josh ti presento Harry, Harry lui è Josh”
 
Ci fu qualche secondo di silenzio imbarazzante e ricordo quegli sguardi confusi che ci scambiammo io ed Harry.
 
“mi stai prendendo in giro?” disse Josh infastidito.
 
“no assolutamente!” – “c’è stato un fraintendimento, Harry è…”
 
“ sono il suo ragazzo”   s’impose Harry.
 
“ah..” – “vedo che mi hai subito rimpiazzato ahahahahah” scherzò Josh.
 
Iniziavo a pensare che fosse ubriaco.
 
“si esatto, e adesso vattene” ghignò Harry, fece un gesto intimidatorio.
 
L’espressione sul viso di Josh era facile da interpretare sembrava stesse pensando “ora ti metto le mani addosso” ma in ogni caso, non avrebbe avuto chance contro Harry. Afferrai un lembo della sua maglia bianca e lo incitai a camminare dietro di me. Volevo che la smettesse una volta per tutte con questo atteggiamento.
***
 
“Sali in macchina, ti riporto a casa.” pronunciò Harry.
 
HARRY’S POV:
 
Avrei voluto urlare, o semplicemente tirare un pugno a qualcuno, come potevo essere arrabbiato con Vichy, bastava che la guardassi per sentirmi subito in pace, ma quel ragazzo, il modo in cui la guardava… giuro che se lo avessi rincontrato lo avrei fatto fuori. Provocai un forte rumore quando entrai in macchina lasciando che la portiera sbattesse.
 
Non accesi i motori. Rimasi immobile a fissare il vuoto dritto davanti a me per un po’. Aspettavo un suo gesto, un suo sguardo, qualsiasi cosa che potesse cambiarmi l’umore.
 
“io, volevo solo sapere cosa ci facessi qui, non pensavo che Josh…”
 
“ok”
 
“Harry…”
 
“Vichy tu hai ancora paura di me.”
 
“io…”
 
“ascoltami, cazzo!” Vidi i suoi splendidi occhi lucidi e pieni di lacrime.
 
“devi fidarti di me Vic…”
 
Sentì come un blocco allo stomaco, forse l’alcool aveva avuto la meglio sui miei sensi quella sera.
 
“Nell’istante stesso in cui ti ho conosciuto, ho sentito che in te c’era qualcosa di cui avevo bisogno. Ma non era qualcosa. Eri tu.” soffiai, andavo contro tutto l’orgoglio che mi impediva di esprimermi.
 
Fissavo i suoi morbidi capelli, le sue labbra, i suoi occhi… avrei potuto portarmela a letto e finirla lì, avrei potuto farlo e dimenticare per un attimo questa vita di merda, questo odio soffocante e questo lavoro, avrei potuto scoparmela al primo appuntamento come tutte le altre del resto, no. Non era il sesso la mia priorità in quel momento.
 
VICHY’S POV:
 
Lo stava dicendo proprio a me. Forse era ubriaco, si probabile, forse la gelosia che gli scatenò Josh lo aveva portato a dire questa affermazione… i miei occhi brillarono, sentì nelle sue parole sincerità. Sorrisi lievemente abbassando timidamente lo sguardo verso le mie mani che improvvisamente erano diventate interessanti. Qualcosa in Harry mi faceva impazzire al tal punto da non voler passare altro tempo con la gente se non con lui. Il suo modo di essere, mi piaceva tutto di lui.  
 
Poggiai la mia piccola mano sulla sua coscia, le sue labbra si dischiusero nello stesso istante in cui le mie dita entrarono in contatto con il suo corpo.
 
Feci solo un gesto in quell’occasione, nessuna parola. Strinsi la sua mano portandomela sulle labbra. Iniziai a pressare piccoli e ripetuti baci ai margini delle sue dita  affusolate. Poi fu lui a baciarmi, sulle labbra. Pur essendo schiacciati dalle ristrettezze dell’auto provai a spostarmi verso di lui, seduta sopra le sue ginocchia per la precisione, Harry non avrebbe approfittato di quell’occasione, sapeva che avevo i miei tempi, e non mi costrinse ad inoltrarmi in luoghi così intimi ancora sconosciuti per me. Eravamo entrambi travolti dal piacere. Quando il mio gomito sfiorò il clacson posto sul volante.
 
“andiamo a casa…” un gemito uscì dalla gola di Harry.
 
“ok” risposi.
 
***
 
 
 
Spazio autrice:
 
SALVE!!, allora prima di tutto mi scuso terribilmente per non aver aggiornato subito il capitolo, ma sapete, la scuola e tutti gli impegni mi prendono un sacco di tempo e non riesco mai ad aver un minuto per me. Una cosa che sicuramente avrete notato e che ho cambiato il nome prima ero “xcherbear” ora sono “xhisptapleasee” in realtà è buffo perché avevo richiesto il cambio del nick un sacco di tempo fa e me lo ero dimenticato quindi non riuscivo più ad entrare nell’account, e questo problema è stata anche la causa del ritardo nella pubblicazione del capitolo, che altro dire, spero che vi piaccia questo nuovo aspetto di Vichy un po’ più ribelle, e inoltre tra di loro inizia ad esserci del tenero infatti Vichy ed Harry cedono alle prime "debolezze" spingendosi un po' oltre. Josh è l'ex di Vic di cui se ne sentirà ancora parlare.... (per chi non l'avesse capito Harry lavora di notte in un pub)

Prometto di aggiornare prestissimo, se avete un parere, un consiglio, una considerazione da fare o altro, sarò molto contenta di leggerle! :) 
 
Un bacio
-Xhisptapleasee
 
Ps: nel cambio del nick ho anche sbagliato a digitare ahahah doveva essere xhipstapleasee comunque dettagli che non interessano a nessuno.. ciaoo! :)
 

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Capitolo 7
*** chapter seven ***


-You make me strong-
 
“quindi, quel tipo è stato il tuo fidanzato” commentò Harry mentre se ne stava appoggiato con la schiena su una parete e lo sguardo dritto davanti a sé.
 
Nel suo tono si intuiva chiaramente un po’ di gelosia, ma comunque fu bravo a nasconderla, mantenne un comportamento rilassato, probabilmente non voleva che percepissi le sue emozioni. Con il passare dei giorni iniziavo a scoprire nuove sfaccettature del suo misterioso carattere, le quali non erano per niente temerarie, solo che… beh, solo il modo in cui si esprimeva appariva duro e distaccato.
 
“si” – “è stato” risposi.
 
“ah… e ti è piaciuto?” domandò con la sua tipica voce roca e profonda.
 
“piaciuto cosa?” replicai imbarazzata.
 
La sfrontatezza con cui riusciva a parlare di certi argomenti personali mi rendeva del tutto vulnerabile.  
 
“il sesso.” – “ti ha portata a letto?” – “rispondimi” ribatté.
 
Ok fermi tutti. Per la prima volta e sottolineo prima, captai disagio e preoccupazione nel suo tono, non so bene distinguere quale delle due emozioni stesse provando precisamente in quel momento, ma sono certa al 100% che queste domande gli ronzavano già da tempo dentro quella sua testolina piena di boccoli scuri e dopo l’incontro a sorpresa con Josh, fremeva dalla voglia di sapere. Ogni muscolo del suo corpo s’era irrigidito.
 
“Harry, vuoi sapere se sono vergine?” i miei occhi si posarono cautamente sui suoi.
 
Ci fu un secondo di silenzio che mi sembrò un eternità, le sue labbra si stringevano tra i denti, riusciva ad essere così sensuale anche quando era sottopressione, ma non dovevo farmi distrarre da quel suo gesto così dannatamente sexy e provocante.
 
“rispondimi Vic” insistette.
 
“non abbiamo fatto nulla” sussurrai timidamente arrossendo lievemente.
 
Le mie considerazioni erano esatte quando vidi il suo possente petto distendersi come se gli avessi tolto un grande peso.
 
Sulle sue guance apparvero improvvisamente due tenere fossette. Nessuno dei due ebbe la prontezza di continuare il discorso, forse per il semplice fatto che lui aveva ottenuto ciò che voleva sapere (come sempre) o forse perché parlare di intimità con Harry mi faceva sentire impotente.
 
Il mio braccio si allungò verso la cima dello scaffale più alto della grande raccolta di libri, custodita gelosamente da mio padre in una delle sue stanze, papà non c’era,  e quindi come potevo perdermi l’occasione di sbirciare un po’ tra le sue cose (ovviamente non per curiosità pff, mi sembrava  corretto che una figlia, ormai adolescente, dovesse essere a conoscenza dei gusti e degli interessi del proprio genitore…il concetto, in poche parole, era che mi stavo facendo un po’ degli affari suoi senza il suo permesso.)
 
Harry notò il modo in cui mi allungavo sulle mezze punte dei piedi per arrivare fino in cima, e pur essendo chiaro che avessi bisogno di una mano, se ne stava da parte a ridacchiare divertito.
 
“ti faccio ridere?” sbottai.
 
“si, molto” la sua risata era fragorosa e riempì tutta la stanza.
 
“non ci arriverai mai ”sghignazzò. 
 
Roteai gli occhi al cielo spazientita  visto che, nonostante fossi  abbastanza alta, quel libro non voleva proprio cadere nelle mie mani. Mi guardai un po’ in giro in cerca di uno sgabello ma poi realizzai che vivevo in una casa “moderna” in un’ abitazione dove le sedie sono “out” e dove regna “la fantastica arredatrice fashion, viziata, antipatica, logorroica, irritante, figlia di buona donna, Katy” nonché fidanzata a tempo interminato (spero di sbagliarmi almeno su questo) di mio padre.
 
I pensieri turbolenti e raccapriccianti su Katy mi distrassero per qualche istante, ma poco dopo fui rapita dalla torreggiante immagine di Harry che s’era posizionata proprio alle mie spalle. Riuscivo a sentire suo respiro profondo sfiorarmi il collo.
 
Mi sollevò da terra come se pesassi un grammo e fu così che riuscì ad arrivare allo scaffale irraggiungibile. Stringevo al petto lo spessore di quel libro che mi occupava le mani, mi voltai ed ero così vicina a Harry che non potei far a meno di sussultare leggermente. Questa mia reazione gli provocò un leggero sorriso sulle labbra.
 
I suoi grandi occhi verdi scrutarono per bene l’espressione intimorita celata dietro al mio sguardo, poco dopo sentì le sue morbide labbra carnose pressare sulle mie. Il modo passionale che usava per  corteggiarmi, mi disarmava all’istante, non appena i suoi occhi, il suo corpo e le sue labbra entravano in contatto con me.
 
“Harry” gemetti quando ebbi un secondo per riprendere fiato.
 
La dolcezza di quei baci mi rese debole a tal punto che il libro, bloccato tra i nostri petti, scivolò dalle mie mani precipitando sul pavimento. Persi completamente il controllo dei miei gesti, le mie piccole dita s’addentrarono tra i suoi ricci stringendoli leggermente mentre sentivo percorrere le sue grandi mani calde lungo tutta la mia schiena.
 
Mi sentivo protetta tra le sue possenti braccia, come se non potesse accadermi nulla di male, perché il male infondo era Harry, ma lui non voleva essere cattivo con me. Accettare che tra i miei sentimenti stava crescendo un affetto nei suoi confronti mi metteva a disagio, non so come facesse, ma lui era l’unico che mi faceva provare strane piacevoli sensazioni. Ma se in giro si fosse venuto a scoprire che tra me e lui c’era uno scambio d’affetto? Come avrebbe reagito mio padre? e Lola? Che fu vittima della sua prepotenza proprio sotto i miei occhi? Il mio non era un atteggiamento coerente e me ne rendevo conto.
 
“stai tremando” sussurrò al mio orecchio.
 
I miei occhi si sbarrarono a quei pensieri contorti e perversi, chinai il capo sulla sua spalla massiccia e rigida.
 
“non fa niente” balbettai, incitandolo a stringermi più forte.
 
Harry mi trascinò al piano di sotto, sul divano, l’aria era colma del suo buon profumo. Non ero pronta ad avere un sano rapporto con lui, ma come posso spiegare a parole le sensazioni che mi faceva provare?! annullavano in me tutti i dubbi e le insicurezze.
 
Mi sedetti a cavallo sulle sue cosce, iniziai a baciarlo sempre più intensamente, come se una parte ribelle del mio carattere stesse emergendo a mia insaputa. I nostri respiri divennero sempre più pesanti e anche se mi cimentavo a tenere le palpebre socchiuse, capì, dal mondo in cui mi palpava, che in Harry accresceva sempre di più la voglia di farmi sua in tutti i sensi.
 
Sussultai quando sentì parte delle sue braccia farsi spazio all’interno della mia maglietta fino all’altezza del reggiseno. Mi lasciai trasportare da quell’ondata di piacere, e decisi di provare anch’io ad invadere zone di lui che per me erano ancora un “tabù”.
 
Il mio tocco era insicuro e titubante, facevo fatica a tenere ben salde le mie piccole mani su di lui, non appena vagai su e giù per tutta la superficie del suo corpo massiccio, l’espressione nei suoi occhi cambiò radicalmente assumendo lo sguardo di chi è completamente estasiato da qualcosa. Questo suo modo di avere una doppia personalità contrastante ammetto che mi eccitava parecchio, era completamente sottomesso al mio tocco e, per la prima volta , ero io quella che prendeva le decisioni: come, dove, e per quanto tempo. Si è vero, nella mia vita non avevo mai provato la sensazione di essere totalmente libera di scegliere, e riconoscere che in quel momento Harry rispondeva a qualsiasi cosa decidessi di fargli, mi stimolò a continuare quelle azioni provocanti.
 
Ad un certo punto sentì il suo palmo posizionarsi sopra la mia mano, come se volesse lasciare una maggiore pressione lì dove, secondo lui, era il punto più piacevole.
 
“così” mi mostrò con un filo di voce.
 
Arrossì tremendamente quando incontrai le sue iridi verdi, lo vidi sorridere dolcemente quando s’accorse del mio imbarazzo in quella situazione. Non mi stava forzando a fare qualcosa (anche se moriva dalla voglia di farlo, lo so per certo) ero io che, travolta dalla curiosità, mi cimentavo a toccarlo.
 
Il cellulare di Harry vibrò ripetutamente nella sua tasca dei jeans.
 
“il tuo cellulare” balbettai sottovoce.
 
Purtroppo sembrava che Harry fosse del tutto assente e invaso da piccoli brividi di piacere che gli percorrevano tutto il corpo.
 
“Harry…” ripetei con tono più fermo.
 
Le sue palpebre si dischiusero all’improvviso, e i suoi occhi mi scrutarono bene prima di spingermi leggermente sul lato del divano per accedere meglio alla tasca dei pantaloni.
 
Il suo volto mi apparve serio mentre visualizzava attentamente lo schermo del telefono. Dei morbidi ricci scuri gli scendevano sugli occhi e con un gesto fluido e convinto della mano li spostò da un lato.
 
Rimasi qualche minuto in attesa,  mi ricordai del libro che avevo lasciato al piano di sopra e riacquisite le forze, mi diressi verso le scale, le percorsi, presi il libro, e tornai subito sul divano accanto ad Harry che ancora sembrava assorto dai messaggi.
 
“tutto ok?” gli chiesi schiarendomi leggermente la voce.
 
“si” rispose.
 
Wow  bello poter chiacchierare con un tipo socievole come lui, pensai ironicamente, strappargli una risposta che fosse lunga poco più di un monosillabo, era un’impresa ardua e difficile, ero fortunata quando le sue frasi raggiungevano un senso compiuto. Harry era un ragazzo misterioso, silenzioso e riflessivo e questo faceva credere alla gente, che fosse un ragazzo pericoloso e oscuro, ma molto spesso la realtà dei fatti non coincide con le nostre aspettative, ecco perché mi invaghivo sempre di più del suo carattere.
 
“e quindi?” continuai.
 
I suoi occhi mi fulminarono.
 
“devo andare al pub.” – “non sarò libero per questa sera”
 
“tu lavori lì vero?”
 
Annuì lievemente con il capo.   
 
“beh, potrei venire con te…” – “prometto che non ti darò fastidio mentre lavori.”
 
Sul viso di Harry comparve un sorriso silenzioso.
 
“mi distrarresti troppo, non vale.” Proseguì mostrandomi infine due amabili fossette.
 
“ok” risposi abbattuta.
 
Ogni volta che stavo bene con lui, qualche cazzo di problema ci impediva di stare insieme, la settimana stava quasi per terminare e poi sarebbe tornato mio padre dal suo viaggio, e io avrei dovuto ricominciare ad andare in libreria. Questo avrebbe significato tornare alla vita di sempre, quella che mi faceva annoiare.
 
Accompagnai Harry fino alla porta d’ingresso, chinai la testa, ammetto che rimanere da sola a casa mi annoiava parecchio e stavo iniziando ad abituarmi alla costante presenza di Harry.
 
“ciao bellezza, ci vediamo presto” pronunciò, lasciandomi un bacio a stampo sulla fronte.
 
Alzai lo sguardo verso di lui, che si stava già incamminando verso la sua enorme macchina nera parcheggiata sul marciapiede opposto alla strada. Prima di entrare, alzò anch’egli gli occhi nelle mia direzione, lo salutai con un gesto della mano. Mi sorrise.
 
Mi parve di sentire una scia del suo profumo sui miei abiti… in che razza di situazione mi ero andata a cacciare.
 
Quella serata la passai da sola, a leggere il libro di papà. Leggere era una delle abitudini che amavo praticare più di qualsiasi altra cosa, adoro passare ore sui libri, sfogliare interi capitoli è un’azione che mi rilassa profondamente. La passione per la lettura me la trasmise proprio mio papà, lui fu un grande scrittore in passato, scrisse tantissimi romanzi importanti che fecero il giro del mondo, proprio grazie ai suoi libri incontrò la mamma, che era una sua grande ammiratrice. Si conobbero ad una sua conferenza, mia mamma giornalista, e lui intervistato. Fu amore. Quello vero. Quello che ti fa vibrare le corde dell’anima. Erano entrambi grandi persone…erano perché  adesso mio padre è uno stupido rincoglionito che ama giocarsi i soldi, da quando mancò la presenza della mamma, lui perse completamente i numi della ragione.
 
Poco dopo la sua scomparsa, parlare di lei era vietato in casa, s’ammalò d’amore, in me vedeva parte della sua donna e questo gli scaturì un profondo senso di durezza e rigidità nei miei confronti, che a volte rivedevo nei comportamenti oppressivi di Harry.
La vita insieme a lui in quella casa che raccontava ancora molto della mamma era diventata impossibile così fui costretta a trasferirmi dall’altra parte della città a vivere il resto dei miei giorni con quella vipera di Katy. Non le avrei mai permesso di rimpiazzare la mamma. Mai, ma questo concetto sembrava che a papà non gli importasse, visto che gli permise di prendere il tranquillamente suo posto.
 
***
 
“Vichy, mi manchi”
 
La voce squillante di Lola mi traforò i timpani anche se la stessi ascoltando dal cellulare.  
 
“anche tu Lol” – “ come vanno le cose in libreria?” le chiesi.
 
“senza di te è una noia mortale, non c’è divertimento. Sempre la solita routine. Gente che viene, gente che và” – “anzi c’è stata una novità: abbiamo subito un furto nel reparto bambini, a quanto pare è scomparso un libro su Winnie the Pooh. Quell’antipatico orsetto giallo spopola tra i più piccoli” – “tu che mi racconti, come te la stai passando questa settimana a casa?”
 
Quella domanda, l’associai subito ad Harry.
 
“alla grande, sto imparando un sacco di cose in questi giorni” risposi.
 
“immagino che Harry non ti abbia lasciato un attimo in pace.” Riprese.
 
“ad essere sincera, è un ragazzo molto premuroso” replicai.
 
“Harry?” – “Vic, sei sicura di quello che stai dicendo?” rise.
 
“non del tutto, comunque ho scoperto che lavoro fa, non è un truffatore, lavora veramente in un locale.”
 
“in passato è stato indagato per spaccio illegale, può definirsi un gran lavoratore!” esclamò ironicamente.
 
“mi stai mentendo”
 
“sono seria Vic, credimi” –“ ora vado, mi è finita la pausa pranzo, ti voglio bene”
 
“a presto.”
 
Chiusi la chiamata telefonica con Lola, ero scioccata: Harry uno spacciatore? Non volevo credere alle considerazioni di Lola ma infondo che motivo avrebbe avuto per mentirmi? Frequentava questa zona da molto più tempo di me, sapeva cosa succedeva in giro, e se Harry fosse stato un tipo pacato e tranquillo avrei anche potuto prenderla per pazza, ma considerata la sua personalità difficile, allora era vero.
 
Il mio petto s’alzò e s’abbassò in fretta. Stringevo ancora il cellulare tra le mani. L’idea che Harry potesse essere davvero un criminale si consolidò subito nei miei pensieri.
 
Ripresi a mettere le provviste nel carrello della spesa, e perseguì le mie commissioni. Non appena arrivai vicino casa di Harry avevo una gran voglia di bussargli alla porta e chiarire una volta per tutte il problema emergente, avevo bisogno di sentire la sua voce roca e profonda che mi dicesse “s’è sbagliata”, ma non lo feci perché rimasi pietrificata d’innanzi all’uscio a pensare quale sarebbe stata la cosa migliore da fare e decisi di andare dritta per la mia strada.
 
Guardavo le vetrine con superficialità fin quando non mi ritrovai davanti il negozio di dolci che vendeva anche il pane. Passando di lì spesso, ero sempre rimasta attratta dal quel posto da cui usciva un dolce profumo, così non ci pensai due volte ad entrare.
 
“salve” pronunciai non appena varcai l’ingresso.
 
Mi guardai un po’ intorno, c’era un bancone con i prodotti esposti, mi sentì di nuovo bambina di fronte a quella vasta quantità di biscotti caldi appena sfornati.
 
“buon giorno” disse una simpatica signora. 
 
“avete del pane integrale?” chiesi cortesemente, accennando un timido sorriso.
 
“per una gentile ragazza come lei, tutto quello che vuole” rispose allegramente la signora.
 
“grazie mille” replicai.
 
Dopo essere stata servita, mi diressi verso la cassa, appesa al muro c’era la foto di un tenero ragazzino non troppo piccolo, che impastava un dolce, il mio sguardo fu rapito subito da quell’immagine.
 
“mi perdoni, ma è suo figlio quel ragazzo in foto?” chiesi incuriosita, mentre indicavo con un dito la cornice appesa sulla parete.
 
La signora aggrottò le sopraciglia in segno di disapprovo.
 
“no,no,no ha lavorato qui per un paio di anni, ma era come se fosse il nostro bambino” Sospirò.
 
“e poi che successe?” continuai, senza staccare neanche per un secondo gli occhi da quella foto.
 
“eh…” – “Harry è sempre stato un ragazzo d’oro, ma frequentava le persone sbagliate” ammise rammaricata. 
 
Rabbrividì di colpo. Ero diventata pallida, quando sentì nominare “Harry”.
 
“Harry?” balbettai.
 
“si, ricordo che le ragazze facevano la fila pur di poter essere servite da un sedicenne bello come lui. Ci teneva a fare un buon lavoro.” Disse.
 
“capisco…” risposi.
 
La signora mi mostrò un sorriso dolcissimo e non potei far a meno di ricambiare. La salutai e la ringraziai nuovamente prima d’uscire.
 
Non ero contenta di essere sempre all’oscuro di tutto, specialmente quando, chi hai di fronte è un criminale con il quale mi ci scambiamo dei baci passionali. Perché non me ne aveva mai parlato? Eppure ebbe molte occasioni per potersi far conoscere, invece non sapevo un bel nulla di lui.
 
-messaggio-
 
Harry: vestiti carina, ti porto a cena fuori stasera.
 
Mi venne la nausea quando lessi il suo messaggio, speravo fosse impegnato al pub, ma a quanto pare… non lo era.
Addio, volevo scomparire, ma giurai che non sarei caduta anche sta volta tra le sue braccia come un incosciente, se davvero Harry era quello che temevo, non mi sarei lasciata trasportare un ennesima volta, dalla sua rara bellezza.
 
***
 
Indossai un vestito corto, gli stivaletti e una sciarpa. Non ero dell’umore ideale per affrontare una serata insieme a lui, ma non avevo scelta, mi avrebbe costretta e portata di forza anche se gli avessi detto di no.
Salì in macchina, notai prima di tutto i suoi occhi verdi fissarmi dalla testa ai piedi, il suo volto mi apparve stranamente sereno quando mi disarmò con uno dei suoi bellissimi sorrisi.
 
“ciao” dissi con tono serio.
 
HARRY’S POV:
 
Vichy era strana, mai vista così seria, cercai di farla rilassare mettendo un po’ di musica ma insisteva, mi stavo innervosendo. La osservai durante tutto il tragitto, mi respinse anche quando provai a poggiare la mia mano sulla sua gamba nuda. Era come se fossimo tornati indietro, al punto di partenza, proprio adesso che le cose tra noi sembrava che stessero andando bene, quando avevo appena iniziato a controllare le mie emozioni. Poteva pure continuare a fare l’offesa con me, basta che mi stesse accanto.
 
-al ristorante-
 
VICHY’S POV:
 
“non ho fame”
 
Abbassai lievemente gli occhi sul menù, in realtà avrei voluto subito addentare qualcosa, ma non prima che Harry avesse ammesso le sue colpe.
 
“ordinerò io per te.” Affermò deciso.
 
“no Harry, ho detto no” sbottai.
 
I suoi pugni si strinsero di colpo, colpendo con forza i lati del tavolo. Balzai sulla sedia dallo spavento.  
 
“non provocarmi” urlò.
 
Il suo tono era duro e agghiacciante, nei suoi occhi rividi l’Harry scontroso che mi apparve davanti la prima volta che lo incontrai.
 
Mi alzai di scattò a quella sua reazione così rude nei miei confronti ma d’altronde non ero io il criminale da colpevolizzare.
 
Percorsi tutto il ristorante in lacrime, cercai disperatamente di evitare il pianto, ma non ci riuscì era più forte di me. Harry mi seguì e anche se iniziai a correre per seminarlo, fu tutto inutile visto che mi raggiunse subito. La sua presa mi bloccò, non riuscivo più a muovermi e il mio respiro divenne sottile e spezzato.
 
“l-lasciami” mi dimenai al suo controllo.
 
“sta ferma Vic ” sbottò.
 
“l-lasciami andare” la mia voce era spezzata.
 
“odio essere ripetitivo” – “ma che ti prende?” urlò.
 
Fissai il suo volto, era confuso e arrabbiato, e non si rendeva conto che con quei suoi modi bruschi, mi stava facendo del male.
 
“m-mi fai male, l-lasciami ti prego” singhiozzai disperata.
 
Le sue iridi verdi s’ingrandirono non appena vide la mia espressione sofferente a quel fastidioso dolore che mi stava provocando.
 
Mollò improvvisamente la presa e mi lasciò cadere per terra. Non era mai stato così aggressivo nei miei confronti.
 
“allora?” insistette in attesa di spiegazioni.
 
Continuai a massaggiarmi silenziosamente i polsi indolenziti, faceva freddo e le mie labbra iniziarono a tremare leggermente.
 
“c-cosa può mai esserti accaduto di così tanto brutto per diventare così aggressivo…” bisbigliai tra me e me.
 
Harry si fossilizzò quando pronunciai quelle parole. Ebbi quasi paura, quando lo vidi immobile davanti a me, tutti i muscoli del suo corpo erano contratti e tesi, si avvertiva nell’aria la rigidità che lo avvolgeva.
 
Ripresi per un secondo coscienza della situazione, valutando attentamente le sue possibili reazioni,  mi alzai da terra e mi strinsi forte al cappotto.
 
HARRY’S POV:
 
Non avevo mai fatto i conti con questa sua parte curiosa e indifesa, il suo tono così spontaneo nel chiedermi con tanta sicurezza cosa mi fosse mai capitato per essere quel che le sembravo, mi sconvolse. Non ricordo fosse mai importato a nessuno, ma lei a differenza degli altri, era così  combattiva nel voler arrivare fino in fondo ai miei pensieri, mi prese alla sprovvista quella domanda che mi provocò un blocco. Non sapevo cosa dirle, da dove cominciare.
 
“cosa?” balbettai indeciso.
 
“insomma, vuoi farmi credere che sei così dalla nascita?” riprese.
 
“…” – “mi hai fatto arrabbiare”
 
“Harry non dire stupidaggini, tu sei sempre così!!” insistette.
 
“ti sbagli.” Risposi.
 
VICHY’S POV:
 
Il suo tono mi apparve meno aggressivo, adesso sembrava un cucciolo, un bambino indifeso che cercava la protezione di qualcuno. Era così straordinariamente incredibile, non avevo conosciuto nessuno così profondo e così sensibile. Era capace di controllare solo una parte di sé, quella odiosa sfaccettatura oscura del suo carattere che lo perseguitava in continuazione senza dargli un attimo di pace. Ma lui non poteva essere davvero così, mi rifiutavo di credergli, e quel ragazzo nella fotografia appesa sulla parete del forno presso cui lavorava? Dov’era finito? Forse immaginava che fossi così stupida da non capire, è facile ricattare qualcuno senza mai fare i conti con noi stessi. Quella era l’unica spiegazione che al momento riuscivo a darmi…
 
Si mosse verso di me, d’impulso indietreggiai lentamente verso il parabrezza della macchina, dischiusi le labbra quando incontrai il suo sguardo posarsi sui miei occhi.
 
Mi afferrò la mano destra poggiandola delicatamente sul suo polso tatuato.
 
“te lo ricordi questo?” bisbigliò vicino al mio collo.
 
I miei occhi si spostarono sul suo tatuaggio “I can’t change” che era posizionato proprio nel punto che stavo testando con le dite.
 
Annuì lievemente con la testa.
 
“ricordatelo sempre quando pensi a me.”  concluse.
 
I suoi occhi mi sembrarono lucidi, come se dentro stesse per esplodere ma prima che potesse farlo davanti i miei occhi, si allontanò regalandomi uno dei suoi sorrisi.
 
“Harry” lo richiamai.
 
Feci una piccola corsa per raggiungerlo.
 
“non fa niente se in passato sei stato uno spacciatore ricercato” – Harry aggrottò le sopracciglia – “voglio solo che tu sappia che eri adorabile con quel capellino da panettiere” sorrisi.
 
Sentì le sue dita intrecciarsi con le mie.
 
***
 
Il ritorno in macchina dal ristorante fu un po’ frastornato, ristabiliti i canoni della normalità ero contenta di essere riuscita a fargli capire che poteva davvero fidarsi di me, non lo avrei abbandonato, e scommetto che questa era la sua preoccupazione più grande che gli impediva di abbattere quei muri protettivi che si creava intorno ogni volta che cercassi di scendere nei particolari della sua vita.
 
“ti riporto a casa” disse con la sua voce roca.
 
“no aspetta”
 
Si voltò di scatto verso di me.
 
“andiamo da te, non mi hai mai ospitato ufficialmente” –“e muoio di fame”  scherzai.
 
Harry sembrò soddisfatto della mia proposta allettante, mi avrebbe portato nella “tana del lupo”.
 
***
 
Accese la luce e poi lanciò distrattamente le chiavi della macchina sul tavolino del salone. Mi invitò ad entrare mentre si scusava del gran casino che c’era in giro: scarpe, camicie, lattine di birra e molto altro…era chiaro che in quella casa non c’era mai stata una figura femminile.
 
Avanzai timidamente dietro di lui, il mio sguardo era rapito da ogni singolo oggetto. Era stato bravissimo ad arredare,  non me lo aspettavo così preciso fin nei minimi dettagli.
 
“l’ultima volta che sono stata qui, mi hai fatto un succhiotto, ti ricordi?”
 
“ne vuoi un altro?” chiese giocosamente, ammiccando un sorriso provocante.
 
Mi sedetti sul divano in attesa che Harry tornasse dalla cucina. Mi apparve davanti senza maglietta, con due buste di pop-corn in mano.
 
“ti piacciono i pop-corn?” mi chiese speranzoso con quei due occhi da cucciolo.
 
Ero un po’ distratta dal suo fisico tonico e muscoloso ad essere sincera i pop-corn furono l’ultima cosa di cui mi interessai.
 
“s-si” balbettai incerta.
 
Iniziammo a sgranocchiarli e, in quell’occasione, Harry mi insegnò anche ad acchiapparli al volo, ero una schiappa, lo ammetto. Alla fine del divertimento tornammo un po’ seri.
 
“cosa vuoi sapere di me?” pronunciò di punto in bianco.
 
Riconobbi nei suoi grandi occhi verdi proprio quel tipico sguardo di chi era pronto a mettersi in gioco.
 
“sicuro che..?”
 
“si” mi rassicurò.
 
“perché sei così duro con te stesso?”
 
Ci fu un silenzio assordante.
 
HARRY’S POV:
 
continuavo a ripetermi nella testa “puoi farcela” poi incrociai il suo sguardo innocente, Vic era dannatamente bella quando arrossiva timidamente.
 
Feci un respiro profondo e strinsi la sua piccola mano.
 
“Quando ero più piccolo, mia mamma divorziò da mio padre. Non potevo capire il motivo per cui avessero smesso di amarsi, non litigavano mai di fronte a me. Mia sorella cercava di nascondermi la verità per non farmi sentire il peso di quella situazione delicata. Iniziai a pensare che si fossero divisi per colpa mia, del mio carattere un po’ difficile. Per rimediare decisi di cambiare, volevo dimostrare a tutti che potevo essere un figlio impeccabile ma presto mi accorsi che non era nella mia natura quell’atteggiamento perfetto, così mi licenziai dal negozio in cui lavoravo e me ne andai di casa. Avevo abbandonato mia madre e mia sorella in quel momento molto difficile per loro, perché credevo che non si meritassero altri problemi a causa mia, mi sentivo un peso, non ero riuscito ad accontentarle e senza neanche rendermene conto feci lo stesso identico errore di mio padre: Lasciarle da sole senza nemmeno lottare per riprendermele. Avevo fatto un grande sbaglio ad andarmene e me ne vergognai a tal punto che non ebbi più il coraggio di guardarle in faccia, avevano bisogno di me e invece le avevo deluse.
Da quel momento diventai insensibile, era l’unico modo che avevo per non soffrire. Iniziai anche a frequentare gente tosta, che mi insegnò ad essere forte e distaccato ma ben presto si rivelarono degli stronzi, non avrei mai voluto scegliere di far parte della loro banda, ma pur di fare una vita indipendente, accettai il loro sporco lavoro. Per fortuna mi distaccai da loro e trovai un posto più sicuro al pub. Ormai era troppo tardi per ricominciare tutto, ho fatto le mie scelte, adesso ne devo pagare le conseguenze.
 
VICHY’S POV:
 
la lacrime mi scendevano sul viso, non avrei mai immaginato che dietro ad una persona apparentemente così forte, si celasse una storia così delicata. Ecco perché Harry aveva problemi a gestire la rabbia, la separazione dei suoi genitori lo fece sentire colpevole della sua esistenza, si fece carico di colpe che non gli appartenevano ma che riteneva fossero legate al suo comportamento.
 
“Harry, tu non hai nessuna colpa, sei perfetto così come sei…” – “certe cose non dipendono dai noi, succedono e basta.”
 
I suoi occhi lucidi s’incupirono.
 
“non dovevo permettere che tutto questo accadesse.”
 
Strinsi forte la sua mano, mi avvicinai ulteriormente a lui poggiando il capo sul suo grande petto. Sentivo i battiti del suo cuore accelerati, era ancora scosso emotivamente dal racconto. Per lui far emergere di nuovo quei ricordi era molto difficile, eppure era riuscito a confidarsi con estrema accuratezza. Quando mi sdraiai sopra al suo corpo, vidi i suoi occhi socchiudersi e avvertì i suoi muscoli rilassarsi.
 
“rimani con me” sospirò con un filo di voce.
 
“sono qui” risposi stringendolo leggermente.
 
***
 
Spazio autrice:
 
Ciao a tutti!! :) questo è il nuovo capitolo, ci tengo particolarmente a questa fase della storia perché è il punto  in cui Harry e Vichy lotteranno come due alleati per ciò che vogliono riprendersi indietro: l’affetto del padre per quanto riguarda Vichy, e il coraggio di affrontare le difficoltà per quanto riguarda Harry. Da questo momento in poi non sarà più come “la bella e la bestia” anche se i caratteri contrastanti dei due protagonisti rimarranno tali e invariati, ci tengo solo a precisare che adesso che entrambi si sono confidati l’uno all’altro i loro segreti più profondi, inizieranno a rendersi conto di quanto non possono stare separati, proprio perché la loro forza è sancita dai sentimenti che li uniscono.
 
Spero che il capitolo vi piaccia, scusate eventuali imperfezioni ma, come già ho detto in passato, sono sempre di fretta  cercherò di prestare più attenzione ai dettagli della storia e di aggiornare presto. Se avete pareri, critiche, chiarimenti, consigli, domande ecc… ovviamente mi rendereste contentissima. :)
 
Un bacione, a presto!! 
 
-Xhisptapleasee-
 

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Capitolo 8
*** chapter eight ***


-Lovely-

Fui svegliata da un frastuono, sgranai improvvisamente gli occhi come quando ci si risveglia impauriti da un terribile sogno. Le mie mani finirono sul petto per sentire i battiti del cuore riprendere la regolarità di sempre. Notai subito quella coperta pesante che mi avvolgeva il corpo a partire dal busto fin oltre i piedi, ero ancora sul divano a casa di Harry, probabilmente mi ero addormentata dalla stanchezza. Constatato che ormai fosse troppo tardi per rimettermi a dormire, scostai da un lato il morbido tessuto che mi copriva, ero curiosa di sapere da dove provenisse quel rumore così assordante che mi interruppe il sonno. 

Andai verso la porta della camera da letto di Harry, era socchiusa e buia, ipotizzai che stesse ancora dormendo, perciò passai oltre. Mi affacciai leggermente con la testa dallo stipite della porta scorrevole che mi introduceva in cucina. Mi accorsi di una padella… “una padella?” constatai, che giaceva sul pavimento. La prima cosa che mi venne da pensare per giustificare quel fatto ambiguo fu il vento violento che penetrava incessante dalla finestra. Sicura che si trattasse di un fatto accidentale, spinsi leggermente la porta e mi feci avanti per andare a raccoglierla.

Non appena ebbi la visuale completa della stanza, mi apparve Harry  che se ne stava appoggiato vicino i fornelli con lo sguardo tipico di chi, la mattina, non vuole essere disturbato.
Capelli arruffati, petto nudo, piedi scalzi e pantaloni non ancora chiusi che lasciavano intravedere il bordo dei suoi boxer. 

“Harry” pronunciai.

I suoi occhi si spostarono nella mia direzione.

“credevo che stessi ancora dormendo.” Continuai insicura, mentre con un gesto della mano indicavo verso la direzione della sua camera. 

Aspettai  qualche istante una sua risposta ma non ebbe quella prontezza che mi aspettavo.
Mi avvicinai ulteriormente alla sua figura torreggiante e tornai per un attimo a fissare quella padella, mi fermai a raccoglierla.

“che è successo?” dissi fermamente, come se quella domanda infondo fosse una vera e propria affermazione.

Vidi cambiare la sua espressione, si lasciò scappare un leggero sorriso, l’avevo colto in fragrante.

“Harry?” insistetti. 

Due adorabili fossette contornarono le sue labbra che si dischiusero. 

“colazione da Starbucks?” rise. 

Non potei far a meno di ricambiare il sorriso a quella sua affermazione, capì solo allora che era stato lui a gettare la padella sul pavimento creando tutto quel frastuono, i suoi tentativi di preparare qualcosa non erano andati a buon termine.  Apprezzai comunque il suo gesto, ero contenta del fatto che avesse avuto le buone intenzioni cucinare qualcosa. 

Si mosse velocemente quando avanzai verso di lui.
 
“calma tigre, ti mostro come si fa” esclamai.

Impugnai la padella e lo incitai a lasciarmi libero accesso ai fornelli con un gesto delicato della mano.

“è semplice” pronunciai mentre gestivo con sicurezza gli strumenti da cucina.

Ero concentrata sul cibo e m’interessai ad Harry con estrema superficialità in quel momento. Sentì i suoi grandi palmi stringermi i fianchi, con un gesto fluido mi attirò a sé e per poco non rovesciavo tutta la pietanza a terra. Ebbi giusto il tempo di finire il mio gustoso capolavoro quando Harry mi costrinse a lasciar perdere la colazione per seguirlo nell’altra stanza.

Era la prima volta che entravo nella sua camera. Avvertì un brivido percorrermi tutta la schiena non appena girai gli occhi verso quelle lenzuola bianche che attirarono la mia attenzione. Sentivo le grandi mani di Harry spingermi leggermente da dietro, avvertì cedere le gambe che ormai erano deboli a tal punto da dovermi sedere in pizzo presso il lato del letto. Quando alzai gli occhi incrociai il suo sguardo tagliente, le mie labbra si dischiusero quando Harry si chinò sulle ginocchia per essere a pari altezza, adesso non potevo più sfuggire dal suo controllo.

“ho dimenticato di dirti una cosa importante” la sua voce era roca mentre mi fissava. 

“c-cosa?” balbettai.

“quello che sai di me, non deve saperlo nessuno, sono stato chiaro?” intonò duramente. 

La sua espressione era seria. Annuì intimorita. 

“Vic?” – “devi rispondermi.” Afferrò in fretta miei polsi. 

“si” pronunciai d’un fiato. 

Non appena udì la mia voce sulle sue guancie comparvero due fossette. Le sue morbide labbra pressarono sulle mie, era bello sentire il suo sapore già di prima mattina e anche se non capivo che strana relazione ci fosse tra di noi, amavo il suo modo di baciarmi. Le sue dita scivolarono presto dalla mia guancia al mio collo e dal mio collo alla mia spalla, allontanarono minuziosamente il bordo della maglia provocandomi piccoli brividi. Ero seduta su un lato del suo letto e il corpo massiccio e robusto di Harry non fece alcuno sforzo per spostarmi subito tra le candide lenzuola. 

Mantenne salde le sue labbra sulle mie, avevo bisogno del suo contatto per poter superare le mie ansie e i miei timori, in qualche modo riusciva a trasmettermi serenità e protezione e improvvisamente era come se mi fossi dimenticata di essere a casa sua, nella sua camera, sul suo letto e mezza svestita; non mi interessavano più quei dettagli inutili che fino a qualche tempo fa mi spaventavano, finalmente c’eravamo solo io e lui.

Il respiro di entrambi si fece pensante non appena le nostre dita vagarono un po’  per i nostri corpi, sussultai quando Harry afferrò il bordo dei miei slip. Bloccai la sua mano. Il suo sguardo era rilassato, non mi sembrava per niente teso mentre io ero piuttosto imbarazzata e temevo di apparire impaurita ai suoi occhi. Per un attimo ci fu uno scambio di sguardi tra di noi, mi fece intendere che dovevo lasciarlo continuare, dovevo fidarmi di lui. Presi un respiro profondo e mollai la presa, lasciando che il suo tocco agisse sul mio corpo e che quegli slip scivolassero via insieme a tutte le mie preoccupazioni. Una scarica di piacere invase tutti i miei sensi e da quel momento feci totalmente affidamento alle sue mani e alle sue dita. Sbarrai gli occhi a quelle nuove sensazioni mai provate, il mio petto s’alzava e s’abbassava velocemente come se il mio cuore volesse esplodere. Stringevo le lenzuola tra i pugni per mantenere quel briciolo di controllo che mi era rimasto dopo aver resistito tanto ai suoi gesti, ma era difficile lottare contro l’esperienza di Harry che aveva un unico scopo in quel momento, farmi arrendere a quello strano piacere. 

“Vic, sta buona” pronunciò Harry non appena mi scostai leggermente da lui.

Non ero nella condizione ideale di potergli rispondere lucidamente, dunque le mie dita s’addentrarono nei suoi folti ricci scuri stringendoli un po’. 

“Vic” insistette.

Non ascoltai nemmeno una parola di ciò Harry mi stesse dicendo in quel momento, quando fui rapita da un’ultima scarica di piacere che invase ancora per una volta tutti miei sensi. 

Ripresi coscienza di quello che era appena successo solo dopo che Harry si spostò da quella posizione che mi bloccava il corpo sul materasso. Si adagiò vicino a me e mi guardò con un sorrisone stampato sul viso. Avevo il cuore a mille, l’idea era quella di essere appena tornata da una lunghissima corsa, e invece ora capisco perché tutte quelle galline si rivolgevano spesso ad Harry. 

“brava” disse sorridendo. 

Arrossì leggermente, poi sbuffai alla sua affermazione.

“dovresti vedere la tua faccia” continuò giocosamente. 

A quella provocazione Afferrai un cuscino e glielo gettai sul viso. 

Fu la goccia che fece traboccare il vaso visto che fui costretta a subire ben dieci minuti di solletico, dopo che in meno di un secondo Harry riuscì nuovamente a bloccarmi la via di fuga. 

“basta- ti supplico- ti prego..” accennavo tra una risata e l’altra.

Sentì per un secondo il suo respiro sul mio collo, vicino l’orecchio. I suoi ricci mi solleticavano il viso.

“sei bellissima” sussurrò lentamente. 

Era riuscito a farmi provare qualcosa di nuovo e di indescrivibile in un tempo brevissimo ma intenso, mi sentivo ancora immersa nei dubbi nei suoi confronti prima di potermi abbandonare completamente a lui ma per il momento bastava, avevo capito fin dall’inizio che l’intimità non era un problema per Harry, me ne dette prova quando incrociai il suo sguardo sereno e questo mi trasmetteva sicurezza.
***

Uscii dal bagno con un asciugamano che mi copriva interamente. Con una corsetta repentina cercai di sfuggire dallo sguardo attento di Harry che nel frattempo si finiva di preparare nella sua stanza. Come non detto, la sua figura torreggiante mi si presentò davanti agli occhi. Istintivamente avvolsi le mie braccia intorno al grande telo. 

“non ho mai conosciuto una ragazza che si copre timidamente davanti lo sguardo di colui che fino cinque minuti fa ha fatto qualcosa per lei.”   Disse ammiccando un sorriso sghembo.

“che c’entra…” risposi imbarazzata.

“avanti prendi” Harry mi lanciò una sua maglietta. 

“è da maschio” constatai con un po’ di riluttanza. Mi voltai verso di lui. “grazie.”  

Dopo esserci preparati Harry mi accompagnò a casa. Le sue labbra rimasero impresse sulla mia fronte.

Era davvero una bella giornata, ero piena di forze. Introdussi la chiave nella serratura ma qualcuno dall’interno aprì la porta al posto mio. 

“Papà” Esordì a gran voce. Non avevo fatto i conti col tempo, forse mi era sfuggito qualcosa ma ero sicurissima che mancassero ancora un paio di giorni prima che mio padre facesse ritorno. Il suo sguardo era durissimo i suoi occhi mi fulminavano, le sue mascelle erano rigide e tutti i muscoli del suo viso erano tesi in un’espressione raccapricciante. 

VICTORIA” ribatté. 

Mi afferrò un braccio sbattendomi dentro casa con forza e violenza. Precipitai sul pavimento a quel suo gesto brusco. 

DOVE SEI SPARITA? SEI UNA BUGIARDA!” gridò. 

“papà posso spiegarti tutto…” strillai spaventata mentre lo vedevo avvicinarsi sempre di più. 

Il suo palmo si imbatté sul mio docile viso che grondava di lacrime. 

“t-ti prego lasciami spiegare…” sbottai con tutta la voce che avevo in gola. 

La sua mano si bloccò a mezz’aria. 

Mi alzai dal pavimento, non riuscivo a guardarlo negli occhi. 

“sono stata a casa di un amico.” Dissi incerta. 

I suoi occhi si sgranarono ulteriormente. 

BUGIARDA!” ripeté ulteriormente infastidito.

Mi chiedevo per quale motivo fosse tornato dal suo viaggio in anticipo ma sapevo che se glielo avessi chiesto in quel momento avrei scatenato i suoi nervi. 

“dove l’hai presa quella maglia?” pronunciò duramente avanzando lentamente verso di me.

“cazzo” pensai. La maglia di Harry.

“…” 

VICTORIA, VOGLIO SAPERE CHI E’? COME SI CHIAMA?” urlò. 

Non avrei mai voluto arrivare a questo punto ma la paura che provai in quell’istante mi fece agire d’istinto.

“Harry” sbottai. 

Non appena dalla mia bocca uscì quel suono, fredde lacrime di dolore scesero sulle mie guance, non avrei mai dovuto permettere che loro due venissero a sapere l’uno l’esistenza dell’altro. Nel mio cuore sapevo già che le cose non sarebbero andate per il verso giusto.

OTTIMO.” Pronunciò compiaciuto. 

La sua figura s’allontano da me. Avevo ancora gli occhi persi nel vuoto quando mi precipitai in camera lasciando che la porta sbattesse. 

Ricordo con amarezza quel pomeriggio perso tra i ricordi di un rapporto felice con mio padre, soffrivo terribilmente il nostro rapporto, pensavo a quante cose si stesse perdendo di me, a quanto sarebbe stato perfetto poter confidarmi con lui e invece… era tutta colpa sua se adesso stavo così male. Avrei voluto vicino a me Harry, le sue carezze ma dovevo stare lontana da lui se volevo mantenere calma la situazione. Mio padre non avrebbe mai accettato un ragazzo come lui in casa.

Alle 6.00 pm scesi in salotto per vedere il notiziario. Alzai lo sguardo verso il divano e due  visi familiari mi si presentarono davanti.

“Victoria, ti ricordi di Josh?” mio padre cominciò a parlare con tono sereno e composto.

I miei occhi si spostarono sull’azzurro che invadeva quelli di Josh.

“ciao Vic” pronunciò egli. 

Mi avvicinai cautamente alla poltrona, sistemandomi lentamente sul morbido tessuto, nella mia testa vagava una strana ipotesi che cercavo invano di smentire. 

“bene, credo che lui sappia cosa sia bene per te” continuò mio padre. “vorrei che tu Vic, frequentassi Josh…” –“ proviene da un’ottima famiglia e lo trovo un ragazzo responsabile.” Concluse.

I miei occhi si spostavano velocemente da una parte a all’altra, stringevo tra le mani il bordo della maglia di Harry e tentavo di trattenere le lacrime che rendevano lucidi i miei occhi. 

“Victoria di qualcosa” sbottò mio padre che mi apparve alterato. 

“…” –“ io non provo nulla per lui, mi dispiace” balbettai. 

Josh si mosse rapidamente con un movimento involontario come se a quelle parole una scarica di rabbia, rancore, gelosia gli bruciasse dentro.  

“ho deciso. E’ per il tuo futuro.” La voce di mio padre s’impose e a quel suo tono rigido e scontroso tutte le mie debolezze emersero. 

Sapevo che a mio padre non importava del mio futuro, aveva ripescato Josh nella mia vita proprio perché voleva tenermi lontana da Harry e costringermi una vita secondo le sue scelte, ma se solo provasse ad ascoltarmi qualche volta capirebbe quanto Harry fosse speciale, gli mostrerei che si sta sbagliando su tutto e che Josh mi rende infelice e tormentata da mille dubbi.

“ho bisogno d’aria” pronuncia. Affrettai il passo verso la porta d’ingresso trascinandomi appresso il cappotto e il cellulare. Volevo scappare. 

Passeggiando lunghe le vie deserte della città, mentre il sole calava, mi ritrovai ancora una volta di fronte a quel negozio del pane. Mi affacciai alla vetrina per vedere se dall’altra parte ci fosse gente. Feci un passo verso la porta ed entrai a testa bassa.

“salve” dissi. 

La tenera signora mi regalò un dolce sorriso. 

“pane integrale?” rispose allegramente.

Sorrisi lievemente. 

“nono grazie signora, sono passata solo per salutarla” continuai. 

“perché su quel bel visino scendono lacrime crudeli?” esclamò venendomi incontro. 

“ha detto bene…crudeli.” Risposi stringendomi a lei in un abbraccio caloroso.

La dolcezza di quella simpatica donna non aveva fine. 

“cosa devo fare per smetterla di piangere?” –“me lo dica,la prego” supplicai afflitta. 

Le sue mani che fino a qualche istante prima accarezzavano i miei lunghi capelli, si staccarono, s’allontanò verso il grande bancone, prese un paio di fazzoletti e tornò vicino a me.

“inizia da questi” disse. Porgendomi la sua mano.

“grazie mille” risposi.  

“cosa ti turba così tanto?” chiese gentilmente.

“la cattiveria delle persone” risposi con un filo di fiato.

“posso chiedere come ti chiami?” riprese.

“Victoria, ma tutti mi chiamano Vichy” 

“Vichy, non sempre la gente s’accorge delle proprie azioni, siamo noi con il nostro coraggio che dobbiamo essere più forti di loro…”

“non credo di averne abbastanza…” la interruppi

“ahahah ma non dire stupidaggini cara, probabilmente non te ne rendi conto, guardati dentro.” Le sue dita si poggiarono sul mio petto all’altezza del mio cuore. 

“cosa?” accennai confusa.

“fidati di una signora anziana.” Sorrise. 

La chiacchierata con Barbara mi rasserenò profondamente così decisi di fare ritorno a casa. Mi stupì dell’ora, era strano che la sua fidanzata Katy non avesse fatto ancora ritorno. A cena fummo travolti da un silenzio insopportabile, le parole fremevano per uscire dalla mia bocca, ma decisi di non sprecarle in quella situazione apparentemente calma. 

“voglio che tu frequenti Josh, intesi Vic?” parlò. 

Silenzio. 

“pretendo un vostro fidanzamento…” 

La rabbia in me cresceva a dismisura, quando fui distratta dal telefono che vibrò accanto a me.

-messaggio-

Harry: ciao bellezza, ti porto in giro stasera.

“e adesso?” pensai. Dovevo trovare velocemente una scusa ma non avevo idea di cosa fare.

“non ho più fame, io vado a dormire.” Dissi.

Corsi su per le scale fino in camera mia, senza fare rumore mi preparai furtivamente mentre escogitavo un modo per uscire da quella gabbia. Harry sarebbe passato tra poco e non avevo tempo per fare affidamento su Lola e qualcun altro che potesse coprirmi. 

-messaggio-

Harry: sono qui fuori.

Indossai la vestaglia da notte e presi n libro. Attraversai indifferente gran parte della casa fin quando non dovetti passare per il salone.

“Papà, c’è un cielo stupendo stasera, vado a leggere in giardino.”

Speravo con tutta me stessa che quella scusa banale funzionasse. Il suo viso m’apparve assonnato, era disteso sul divano, notai la scatola dei suoi sonniferi appoggiata sul tavolino e mi resi conto di avercela fatta.

Il vento mi scombinò i capelli, feci in fretta a raggiungere Harry dalla porta del retro che affacciava sul giardino. 

I suoi occhi verdi mi erano mancati, non poteva immaginare quello che avevo subito. Sorrisi non appena i suoi polpastrelli sfiorarono la pelle della mia guancia. L’espressione sul suo viso cambiò radicalmente non appena s’accorse dello strano livido provocato dallo schiaffo che mi dette mio padre qualche ora prima. 

“chi te l’ha fatto?” la sua voce era dura e profonda.

Ero sicura di averlo coperto abbastanza con il fondotinta ma evidentemente non c’ero riuscita.

“nessuno Harr..”

“Vic?” 

Le sue iridi puntavano quel rossore violaceo. 

“non importa Harry, andiamo.” 

Incrociai le mie dita alle sue e lo indirizzai verso la macchina. Era difficile nascondere l’angoscia che provavo in quel momento. Le parole di mio padre mi risuonavano in testa e vedere d’innanzi a me l’immagine di Harry mi provocava strani brividi. 

“dove andiamo?” chiesi incuriosita. 

Lo vedevo concentrato sulla strada, i suoi muscoli erano tesi e non era contento del mio livido. Conoscendolo non si sarebbe arreso facilmente.

“…” 

“allora?” lo spronai. 

Riconobbi la strada che portava al pub. 

“wow” mi lasciai sfuggire mentre mi liberavo dalla cintura di sicurezza, ero elettrizzata. 

“tu rimani qui” s’impose con la sua voce roca. 

“cosa? Non ci penso nemmeno.” Sbottai.

Vidi gli occhi di Harry incupirsi alla mia prontezza nel rispondergli a un suo comando. 

“non ti muovere o ti chiudo dentro.” Replicò. 

Annuì leggermente con il capo. 

“torno subito.” Disse. 

Lo vidi muoversi verso l’ingresso del locale, lo conoscevano tutti, e alcuni, quelli secondo Harry più tosti, li salutava con un gesto della mano mentre spariva dietro la porta oscurata. 

Non riuscivo a resistere, come poteva tenermi in macchina mentre fuori era pieno di gente, era geloso?! Può darsi ma io avevo pur sempre diciotto anni era legittimo che qualche volta volessi svagarmi anch’io a maggior ragione dopo la pensate giornata che mi portavo sulle spalle. 

Scesi dal mezzo. Mi sentivo gli occhi addosso da tutti per essere scesa dalla macchina di Harry. Probabilmente credevano fossi una delle sue nuove troie, una piccola indifesa che era caduta nelle sue grinfie. Cercai di avanzare ma qualcuno di robusto e temerario mi bloccò il percorso. 

“ehy pasticcino” la sua voce tuonò nella mia testa. 

Cercai di non badare alla sua confidenza e tirai dritto. 

La sua mano si cimentò sul mio polso.

“dove credi di andare?” continuò. 

Sentì un groppo alla gola, tremavo ogni volta che apriva bocca.

“n-non t-ti c-conosco, lasciami passare” tentennai più volte prima di finire la frase.

“Josh mi ha parlato tanto di te, e io sono qui per proteggerti dagli altri.” 

“Josh?”- “mi aveva fatto seguire?” pensai. 

Non potevo credere a quanto fosse disgustoso quel ragazzo, la sua ossessività mi impauriva. 

“lasciami, o chiamo il mio ragazzo!” sbottai insicura dimenandomi alla sua forte presa.

Sentì una risata intimidatoria rimbombare nell’aria. 

Iniziai a lamentarmi con un tono di voce sempre più alto a tal punto da sembrare che gridassi. Pensavo di essere spacciata ma improvvisamente vidi l’accattivante figura di quell’individuo finire a terra. 

Harry era tornato, e sembrava molto infastidito. Il male che infieriva su quel ragazzo mi fece pentire di aver gridato. Corsi verso Harry per cercare di farlo smettere ma a differenza dalle altre volta che placava il suo istinto aggressivo ogni volta che lo toccavo, stavolta mi spinse via con tutta la forza che aveva, non potei fare niente per aiutare quel ragazzo agonizzante  che rimase steso per terra. 

LO HAI QUASI UCCISO” sbottai allibita.

“se lo è meritato per averti messo le mani addosso.” Riprese con il suo tipico tono.

HARRY…” 

I nostri occhi s’incontrarono. Ero delusa. 

“se tu non fossi scesa dall’auto, non sarebbe successo.” Concluse. 

“come hai potuto...” ribattei. 

La sua immagine torreggiante era immobile mentre mi accarezzavo i polsi doloranti. 

“l’ho fatto per difendere te.” Accennò. 

“non puoi evitare che certe cose succedano.” replicai

I suoi occhi puntarono ancora una volta il mio viso. 

“accettalo.” I mio occhi divennero lucidi un ennesima volta. 

“non ho intenzione di perdere ciò che è mio.” Pronunciò con tono deciso. 

A quelle parole rabbrividì, non mi avrebbe mai lasciata. 

***

Spazio autrice: 

Salveee a tutti!! Eccomi con un nuovo capitolo. E’ un po’ breve lo ammetto, e cercherò di rendere  più lungo il prossimo. Per prima cosa volevo parlarvi un po’ del momento intimo tra Vichy e Harry. Quando ho deciso di scrivere questa storia, avevo programmato di mettere di momenti “chic to chic” e avrei voluto dettagliarli solo che non volevo che fosse una storia ispirata al raiting rosso, quindi ho cercato di descrivere la scena con un certa accuratezza. Il fatto è che per la prima volta Vichy lascia modo ad Harry di “far parte” della sua intimità e quindi entrano entrambi in stretto contatto. La cattiva notizia e che il padre di Vichy torna a casa prima del tempo per dei motivi che emergeranno in seguito e insieme a lui sorgono nuovi problemi. Vichy viene costretta ad avere un rapporto con Josh contro la sua volontà e si rifugia da Harry che per proteggerla rischierà involontariamente di uccidere una persona.

Spero che abbiate avuto una piacevole lettura, fatemi sapere che ne pensate :)
aggiornerò presto!!

Un bacione
Xhisptapleasee. 




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Capitolo 9
*** chapter nine ***


-wonderwall-
 
 
Rivolsi il mio sguardo verso l’ingresso della libreria, vidi Lola piena di pacchi e corsi ad aiutarla.
 
“ehy ti serve una mano?” pronunciai mentre richiudevo la porta.
 
“lascia stare, ho fatto.” Rispose. Mi cimentai a fissarla mentre sistemava della roba sul bancone principale.
 
“che cos’è?” chiesi incuriosita avvicinandomi.
 
“libri nuovi da mettere in vendita, mi aiuti a sistemarli prima che arrivino i clienti?” ribatté lanciandomi un’occhiata veloce.
 
“wow ma che carina” continuò scrutandomi attentamente.
 
“in effetti sto aspettando che Harry mi passi a prendere, stasera è una serata particolare per noi due.” Mi spostai dietro la cassa e iniziai a contare i soldi.
 
spostai leggermente lo sguardo verso Lola che aspettava il resoconto delle vendite della settimana.
 
“e con Josh? Tutto risolto?” continuò. Sentivo il rumore fastidioso del taglierino sul cartone. Stava spacchettando quelle scatole.
 
“no” –“mio padre mi costringe a frequentarlo contro la mia volontà.” Chinai per un istante gli occhi verso il cellulare che vibrava.
 
“eccolo, sta qui fuori.” –“ehm, io devo andare Lola, ci pensi tu qui?” dissi. I miei occhi erano davvero teneri.
 
In un primo momento sbuffò ripetutamente, poi s’accorse del dolce sguardo che le stavo rivolgendo e con un lieve gesto della mano mi diede il “via libera.”
 
“non metterci troppo, sai che non posso coprirti sempre” sussurrò lanciandomi un bacio.
 
“ti adoro.” Risposi mentre mi dirigevo verso la porta.
 
Il sole di quella giornata mi accecava così indossai i miei occhiali prima di dirigermi verso la macchina nera di Harry.
 
Salì con disinvoltura, non vedo l’ora di sapere dove mi avrebbe portato questa volta.
 
“bellezza.” Disse con la sua voce dura e roca.
 
Ammiccai un sorriso divertito e mi sporsi leggermente dal sedile per salutarlo con un “amichevole” bacio sulla guancia. Sentì subito la sua presa pesante stringermi le gote e direzionarle altrove, lui puntava le mie labbra. Una delicata pressione su di esse sconvolse i miei sensi.
Arrossì parecchio, era un po’ che Harry non mi baciava in quel modo così sfrontato così dopo un po’ mi scansai.
 
“un altro.” Ripeté un paio di volte. Non aveva ancora messo in moto la macchina, per me era inevitabile cercare di non dargliela sempre vinta. Era un tipo tosto e io volevo che imparasse ad accontentarsi senza che diventasse maleducato.
 
“forse dopo” pronunciai con un fil di voce, mentre mi allacciavo la cintura.
 
Due tenere fossette presero forma sul suo viso.
Durante il tragitto chiusi gli occhi e lasciai che la mia mente viaggiasse libera nei miei pensieri, Harry aveva messo una canzone dei The Script alla radio e lo sentivo canticchiare qualche strofa ogni tanto. Ad ogni semaforo avvolgeva la sua mano intorno alla mia coscia e iniziava ad accarezzarla dolcemente. Anche se facevo finta di non sentirlo, dentro di me speravo non si fermasse mai.
 
“dove vuoi portarmi?” chiesi incrociando i suoi occhi verdi.
 
“lontano.” Rispose.
 
Ebbi sempre il timore di spingermi troppo oltre con Harry, senza essere mai obiettiva, insomma, lui era un tipo imprevedibile, ma giuro, iniziavo ad apprezzare ogni singola cosa in lui.
 
“mhh sei un ribelle.” Scherzai.
 
Sorridemmo entrambi e ci scambiammo una veloce occhiata maliziosa. Da qualche tempo sentivo che lui non era il delinquente che temevano tutti, dentro di lui, in un posto lontano, c’era una persona diversa.
 
“ti piace questa canzone?” mi chiese pigiando sui tasti della radio.
 
“Wonderwall, Oasis” – “la adoro Haz” esclamai alzando il volume al massimo.
 
C’era intesa, c’era la musica, e io mi sentivo viva. Slacciai la cintura e gli chiesi timidamente di abbassare il tettuccio dell’auto, volevo vivermi quell’istante che probabilmente non sarebbe più ritornato.
 
“ahhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhhh” urlai a squarciagola alzandomi in piedi sul sedile e spalancando le braccia al vento che mi scompigliava i capelli.
 
Percepii la reazione divertita di Harry che nonostante stesse guidando mi controllava ogni secondo.
Tornai seduta.
 
“adoro farlo.” Dissi timidamente sfiorando con le dita la sua mano ferma sul cambio.
 
“io adoro vederti farlo.” Replicò.
 
 
 
Il vaggio durò tantissimo, aveva ragione, stavamo andando lontano da tutto e da tutti. Ogni contatto con il resto del mondo era sparito eravamo soltanto: io, lui, e il cielo.
 
Feci una leggera corsa verso la spiaggia.
 
“è un posto meraviglioso...”
 
“volevo festeggiare una cosa speciale.” Mi interruppe.
 
Sistemai la tenda mentre lui raccoglieva tutto il necessario per il falò.
 
“e cioè?” i miei occhi cercarono i suoi ma non li trovarono.
 
“noi.” Pronunciò avvolgendomi da dietro e stringendomi i fianchi.
 
Sobbalzai al suo tocco deciso, ero quasi incredula e stentavo a crederci che potesse essere così premuroso e dolce nei miei confronti.
 
“oh…” mi lasciai sfuggire.
 
Roteai il mio corpo e la distanza che ci separava in quel momento era minima.
 
“Harry io non dovrei…” – “insomma…” –“la situazione con Josh e mio padre è critica, non voglio che tu stia male per questo.”
 
Tentennai varie volte ma purtroppo era l’unico modo per fargli capire il mio disagio.
 
“sh.” Sussurrò.
 
Fissava le mie labbra, ma non le baciava normalmente, le sfiorava delicatamente.
 
“H-Haz…” balbettai insicura.
 
le mie dita scivolarono tra i suoi ricci folti e scuri e sul suo viso si formò un’espressione di piacere.
Amavo anche il fatto che avessi un effetto così determinante e forte su di lui soltanto toccandolo. Era lui la risposta a tutti i miei problemi, e volevo avere la forza di poterglielo confessare a parole, ma non potevo… la sua reazione verso mio padre e Josh sarebbe stata violenta e io non cercavo guai.
Ci stendemmo vicino al falò, io ero avvolta nelle sue possenti braccia tatuate e poggiavo la mia testa sul suo petto massiccio. Sentivo il suo mento sui miei capelli e il suo respiro sotto di me.
 
“Harry?” accennai mentre col lo sguardo cercavo il cielo.
 
“Vic” rispose.
 
Le sue dita iniziarono da disegnare piccoli cerchi sulla mia schiena.
 
“posso farti una domanda?” continuai.
 
 
“mhh si” ribatté con tono che mi lasciava intere un po’ di insicurezza.
 
“non pensi che sia sbagliato?”
 
“che cosa?”
 
“affidare tutta la tua felicità ad una persona?”
 
Ci fu un istante di silenzio. Probabilmente rimase un po’ sorpreso dalla mia domanda. Ci penso su e poi mi spostò su un lato, vicino a lui. Mi guardò intensamente, lo guardai intensamente (come potevo fingere di non riferirmi a me stessa in quelle parole).
Lui lo capì e mi sorrise.
 
“si. Se credi che sia la persona giusta.” Disse scostandomi i capelli.
 
“lo è.” Risposi.
 
Mi lasciai andare sopra di lui, iniziai a baciare la sua fronte, il suo naso, le sue guance, le sue labbra il suo collo. Per comodità mi sistemai a cavalcioni sul suo bacino e al resto pensò Harry.
 
Passai la notte più eccitante della mia vita quella sera, con lui.
 
 
Spazio autrice:
 
Salveeeee gente! Sono tornata dopo una lunga assenza (perdonatemi) :)
Questo è il capitolo nuovo, spero tanto vi piaccia (è corto ma solo perché ho voluto concentrarmi su ciò che capita) il seguito lo pubblicherò domani mattina o sera. Mi piacerebbe sapere cosa ne pensate.
Un bacio

Xhisptapleasee. 

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Capitolo 10
*** chapter ten ***


Chapter ten
10
 
-Pain-
 
La mattina seguente ebbi un po’ di tempo prima che Harry si svegliasse. Uscì fuori dalla tenda e sbadigliai assonnata. L’aria era fresca, piacevole al contatto sulla pelle leggermente umida. Mi guardai un po’ in giro ispezionando a fondo la zona. La presenza costante di Harry mi distoglieva l’attenzione da ogni cosa e, adesso che avevo un po’ di tempo tutto per me, colsi l’occasione per fare un giro.
Riconobbi il luogo familiare, ma non riuscivo a ricordare quando ci fossi già stata. Era una sensazione strana, difficile da spiegare, forse mi ero solo immaginata o sognata di camminare in un posto simile a questo, sebbene credessi di averlo già visto da qualche parte.
Si trattava di una piccola spiaggia nascosta e ben isolata. Sicuramente, conoscendo Harry, era proibito sostare abusivamente in quel piccolo pezzo di paradiso e temevo che potessimo essere scoperti. Il mio sguardo fu rapito dal colore cristallino dell’oceano, non ero mai stata così vicina all’orizzonte, e per un momento chiusi gli occhi e respirai profondamente.
 
Flashback.
 
“Vichy, avanti vieni qui da mamma.”
 
“ho paura, l’acqua è alta.”
 
“piccola mia, aggrappati al mio petto.”
 
“che bello questo posto mamma!”
 
“ti piace?! Beh, allora ci torneremo quando sarai più grande.”
 
“insieme?”
 
“promesso.”
 
End of flashback.
 
Quelle voci svanirono velocemente nella mia mente e poi vidi il buio intorno a me.
 
HARRY’S POV:
 
testai con le dita la coperta vicino a me, era fredda e non sentivo il corpo di Vichy.
sbarrai gli occhi e non la vidi. Dentro di me un forte senso di ansia prese il sopravvento, mi chiedevo dove fosse, odiavo ammettere che mi preoccupavo per lei, per la sua salute, e avrei sempre voluto proteggerla da tutto, è così innocua, ed era compito mio prendermi cura di lei.
 
“VIC” pronunciai.
 
Indossai velocemente la maglietta e uscì fuori.
Il timore che le fosse accaduto qualcosa accresceva in me, pensavo al peggio.
 
Iniziai a correre sulla sabbia, spostandomi a destra e a sinistra mentre urlavo ripetutamente il suo nome. Ad un certo punto scorsi con la coda dell’occhio la sua immagine inerme poco distante dal punto in cui mi ritrovavo. Il cuore per un momento smise di battermi nel petto. Affrettai la corsa e mi gettai sul suo corpo.
 
“Vic, Vic” –“Victoria!” implorai. Sentivo le mie guance bagnate di lacrime.
 
Era immobile, stesa sulla sabbia, cercavo di capire cosa le fosse successo e provai a ritrovare un briciolo di obiettività pur sembrandomi impossibile. Mi chinai per sentire se respirasse, le presi il polso ed ebbi un riscontro positivo alla mia paura più grande. Era solo svenuta.
Cercai di smuoverla e provai a rianimarla. Fu la gioia mi grande della mia vita incontrare di nuovo i suo grandi occhi grigi, mi persi nel suo sguardo e diedi sfogo a tutta quella tensione che avevo accumulato. Scoppiai a piangere come fanno i bambini.
 
Sentì la sua piccola mano stringere la mia.
 
“Haz” bisbigliò.
 
Non riuscivo a parlare, lo spavento di perderla era stato più forte di qualsiasi altra emozione.
 
“tu stai piangendo…” concluse accennando un timido sorriso.
 
A quelle parole riuscì soltanto a guardarla in silenzio, era bellissima.
 
VICHY’S POV:
 
era la prima volta che vedevo Harry piangere in quel modo, mi apparve davanti agli occhi come un bambino indifeso, sebbene fossi molto frastornata capì subito la situazione e cercai di riacquistare le forze che avevo perduto affinché potessi mettermi seduta.
 
“ho avuto paura” singhiozzò stringendomi tra le sue braccia. Poggiai la testa sulla sua spalla, i suoi ricci mi solleticano il naso.
 
“anche io, tanta.” Sussurrai al suo orecchio.
 
Presi il suo viso nelle mie mani e le nostre labbra si sigillarono ripetutamente in piccoli baci, poi con delicatezza asciugai i suoi occhi rossi e gonfi.
 
“non è la prima volta che succede.” Dissi mentre facevo quel gesto.
 
“che cosa?” rispose con voce spezzata.
 
“sei stato tu il primo a togliermi le lacrime dal viso, ricordi?” –“adesso tocca a me.”
 
Ci fu silenzio.
 
“non devi farlo.”  S’impuntò, allontanandomi da lui con un movimento dalla mano.
 
Il suo comportamento si rivelò freddo e distaccato in quella circostanza, effettivamente per lui era umiliante farsi trovare a piangere, insomma era un tipo tosto, e i duri non piangono mai. Talvolta fossi contraria a questo genere di ragionamento, fui molto sorpresa dalla sua reazione impulsiva e questo mi convinceva sempre più del fatto che tra noi stava nascendo qualcosa di profondo, differente da tutti gli altri sentimenti. Non era la prima volta che mi balenava un pensiero simile in testa e nonostante il suo modo di essere così complicato, mi dava sempre una prova affinché potessi credere in noi come a qualcosa di speciale. Era arrivato il momento giusto per aprirmi totalmente con lui, così come egli aveva fatto con me quella sera a casa sua quando mi raccontò del suo triste passato.
 
“Harry” mi rivolsi con tono deciso.
 
Scorsi la sua espressione più rilassata sotto quella folta chioma. Gli ordinai con un cenno di sedersi accanto a me. Così fece.
 
“credo di conoscere già questo posto.”
 
Lui si voltò e ripose molta attenzione alle mie parole.
 
“ci venni quando ero piccolissima, insieme a mia madre.”
 
Dischiusi leggermente le labbra che iniziarono a tremare.
 
“t-ti ricordi quando ti dissi che mia madre era morta?” balbettai insicura.
 
Harry annuì leggermente.
 
“beh, da quel momento cercai di rimuovere ogni ricordo di lei, e del nostro passato, ma la verità è che non ci sono mai riuscita. La vedo continuamente, ovunque, e sento la sua voce che mi chiama. Mi sono trasferita da mio padre solo per eliminare ogni pensiero su di lei, eppure ricordo perfettamente questo posto. Non sapevo nuotare bene e lei mi stringeva forte a sé, nello stesso identico modo in cui solo tu ci riesci. Grazie a te ho rivissuto quella gioia di vivere che non provavo da anni ormai, e che pensavo avessi perso. Hai sbloccato qualcosa in me che mi ha dato la forza di non lasciarmi andare. Vorrei fare qualcosa per smettere di vederla e sentirla, ma purtroppo non so come fare e, a volte, penso anche di essere pazza. Quando sto con te, invece, tutto mi sembra più bello e non mi è mai capitato di avere una “visione” in queste circostanze. Probabilmente sembra stupido, ma sei più forte delle medicine e di qualsiasi altra cura. Inoltre da quando quella sera mi raccontasti dei tuoi problemi con la tua famiglia, ebbi come il presentimento che ancora puoi fare qualcosa per riprenderti ciò che ti manca. Non dare tutto questo per scontato, perché un giorno potresti arrivare troppo tardi, proprio come è capitato a me. Provaci, ti imploro fallo per te stesso e mi renderai la ragazza più felice di questa terra.”
 
Ci fu qualche istante di silenzio. Nessuno di noi due trovava il coraggio per dire qualcosa.  
 
Cercai di non lasciarmi travolgere dalle emozioni del momento, era molto difficile per me, esprimere tutte quelle cose ad un ragazzo che non avrei mai pensato potesse diventare così importate. Ogni tanto alzavo gli occhi verso i suoi e lo vedevo fermo a fissarmi, chissà che stesse pensando mentre gli raccontavo delle mie visioni. Mi avrebbe presa per una malata, o forse non mi avrebbe capita, ciò che temevo di più.
 
“avrei solo voluto…” –“avrei solo voluto esserti vicino quando persi tua mamma.” disse.
 
Tremai a quelle parole. “già…” soffiavi con un fil di voce.
 
“devi aver sofferto tanto.” Continuò accarezzandomi il viso.
 
“la sofferenza è un’emozione simile all’amore: a volte ti uccide se non riesci a gestirla.” –“ ho imparato anche a fare questo, ci convivo da troppo tempo ormai.” Ribattei.
 
Harry sembrava rapito da quel racconto così toccante, non immaginava neppure cosa si celasse dietro la mia fragilità e la mia timidezza. Il solo pensiero di avermi trattata male in passato, e di aver approfittato di me lo faceva disgustare di se stesso.
 
“siamo molto simili Vic.” Disse con la sua voce roca e profonda. “ho promesso a me stesso che non ti avrei mai abbandonata, e non commetterò lo stesso errore che ho fatto in passato con la mia famiglia.” Concluse.
 
“te ne sono molto grata.” Sorrisi.
 
“non devi esserlo, farei di tutto pur di renderti felice.” I nostri sguardi si incrociarono così come le nostre dita.
 
Era arrivato il momento di tornare a casa.
***
 
Dopo che Harry mi accompagnò fino al portone, girai la chiave nella serratura ed entrai.
 
“sono a casaaaa.” Gridai.
 
“ciao Vichy.” disse mio padre.
 
Mh, come mai così gentile?! Mi chiesi. Sistemai la borsa e il giacchetto e andai in camera da pranzo.
 
“come va?” disse.
 
“abbastanza bene, tu invece? Novità?” ero abbastanza stupita dal suo nuovo comportamento, non era mai stato così premuroso nei miei confronti.
 
“in realtà una novità c’è: ho rintracciato il tuo amico Harry Styles. dai un’occhiata.” Mi gettò in mano un paio di fogli stampati.
 
“che significa tutto questo?” dissi non appena ebbi modo di dare un’occhiata veloce. Era una ricerca dettagliata della sua vita.
 
“non so più in che modo fartelo capire Vichy: devi stare lontana da lui, leggi! E’ stato denunciato per violenza in luoghi pubblici, chi mi da la certezza che non possa farti del male! E’ stato coinvolto nel giro delle bische, chissà inoltre come spende i suoi soldi sporchi…e…”
 
“NON TI PERMETTO DI RIVOLGERTI IN QUESTO MODO, NON LO CONOSCI!” lo interruppi alzando drasticamente il tono della voce.
 
Gettai a terra quella robaccia e corsi in camera mia.
 
“non ti conviene giocare col fuoco Victoria, sarò costretto a intervenire personalmente, non mi dai altra scelta.” Disse mentre raccoglieva quella spazzatura da terra.
 
Ero chiusa in camera e pensavo ad un modo per proteggere Harry. Conosco bene mio padre, e se decide di rendere la vita impossibile a qualcuno, stanne pur certo, ci riuscirà. Come aveva potuto intromettersi nella mia vita e giudicare una persona solo dal suo passato. E’ vero, anche io dubitai di lui tante volte ma conoscendolo capii che Harry era un ragazzo per bene, che stava cercando di cambiare vita, e adesso, non avrei mai voluto pensare ad un futuro senza lui al mio fianco.
I miei occhi puntarono casualmente verso la foto mia e di mia madre, ripensai alle parole confortanti di Harry.
Ebbi la soluzione.
Mi preparai  e uscì di casa senza nemmeno badare alle minacce di mio padre.
Mi diressi verso il pub, luogo in cui lavorava Harry, e sapendo che lui non c’era, mi presentai davanti Josh il quale frequentava da tempo quel posto con i suoi amici.
 
“che sorpresa inaspettata, Vichy, a cosa devo questa visita?” disse ironicamente mentre beveva della birra. I suoi amici sghignazzarono alle sue spalle.
 
“smettila Josh, dobbiamo parlare…” –“da soli.” Guardai quei tipi lasciando intendere il mio desiderio.
 
“andate ragazzi.” Ordinò agli altri.
 
“sono venuta a dirti che puoi avermi.” Gli occhi di Josh s’illuminarono di una luce malvagia. “ad una condizione: devi convincere  mio padre di smettere di perseguitare Harry… so che tu sei l’unico che può riuscirci, visto che hai un buonissimo rapporto con lui.” Abbassai gli occhi.
 
“mhh, inizia a piacermi questo tuo nuovo modo di pensare. Sarei disposto ad accontentarti se tu mi garantissi il tuo completo disinteresse nei suoi confronti.” Mi provocò.
 
“t-ti ho detto che staremo insieme, come i vecchi tempi.” Balbettai insicura. Un nodo alla gola mi impediva di respirare.
 
“voglio che tu sappia, che se scopro la beffa che mi stai facendo, giuro che sono guai per te e il tuo amico.” Sussurrò rabbioso al mio orecchio.
 
Rabbrividì. Era questo il prezzo che sarei stata disposta a pagare pur di proteggere Harry e il nostro sentimento.
 
“certamente.” Affermai.
 
Dopo aver chiarito le condizioni, Josh mi garantì che il pomeriggio stesso sarebbe andato a parlare con mio padre. Nel frattempo era già l’ora di pranzo e andai a mangiare un panino con Lola. Le raccontai tutto e mi sentì quasi sollevata della decisione presa, anche se sapevo che non sarei mai stata felice senza Harry, ma almeno lui non correva rischi.
 
“c’è ancora una cosa che non mi è chiara: sei sicura che Josh rispetterà i patti?” disse con tono confuso.
 
“perché non dovrebbe, insomma ha raggiunto il suo obiettivo: togliersi dai piedi Harry una volta per tutte e stare con me. In questo modo sarebbe anche felice mio padre…” constatai mentre addentavo il mio panino vegetariano.
 
“si ma…non lo saresti tu.” concluse Lola.
 
Ci scambiammo uno sguardo d’intesa, purtroppo uno dei due in qualsiasi caso si sarebbe scottato, e preferivo essere io a sacrificarmi per Harry, invece di vederlo picchiato a sangue. Ero anche consapevole del fatto che lui avrebbe saputo come difendersi e avrebbe gestito la situazione, forse meglio di quanto potessi farlo io, ma non volevo arrivare a tanto, solo il pensiero di vederlo soffrire mi faceva stare male.
 
“e a lui  glielo hai detto?” mi chiese incuriosita.
 
“ma sei pazza Lol? Se venisse a scoprire che ho preso accordi con Josh, sarebbe un gran casino.” –“ e non hai minimamente intenzione di parlargliene? Potrebbe scoprirlo…” ribatté.
 
“non adesso, sarebbe troppo rischioso… e poi…”
 
L’espressione di Lola mi faceva intuire che non era d’accordo.
 
“e poi?”
 
alzai lo sguardo e rimasi ancora in silenzio.
 
“non dovrei dirtele queste cose, sono molto private, ma visto che sei la mia migliore amica farò un’eccezione.”
 
“non aprirò bocca.” Mi giurò facendo un gesto con la mano portandosela sulla bocca.
 
Sorrisi.
 
“è un momento delicato per lui, sto cercando di farlo riappacificare con la sua famiglia e sono riuscita, grazie a Barbara la panettiera del forno in cui lavorava, a mettermi in contatto con sua sorella e gli ho organizzato un’incontro per domani, non voglio rovinare tutto.” Dissi.
 
I miei pensieri andarono subito a lui, immaginando la sua espressione.
 
“mhh, forse hai ragione Vic, ma non sottovalutare Josh, non mi piace per niente quel tipo.”
 
Finimmo di pranzare e andammo in libreria a lavorare. Tornai a casa la sera tardi, verso le 11.00 p.m. e mio padre non c’era. Probabilmente era già andato a dormire.
Diedi un’occhiata alla tv, ma fui rapita dal cellulare.
 
-messaggio-
 
Harry: volevo darti la buonanotte. Ciao bellezza. Xx.
 
Pigiai sulla tastiera e risposi.
 
HARRY’S POV:
 
-messaggio-
 
Vichy: ho una sorpresa per te domani, buonanotte Haz. Xx.
 
***
 
Spazio autrice: 
ciao, sono sempre io (?), volevo rimediare alla mia assenza e quindi ho pensato di pubblicare subito il seguito, spero vi piaccia
p.s.: scusate eventuale errori di battitura che non ho visto, presterò a farci maggiormente attenzione!
Un bacio :)

Xhisptapleasee. 

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Capitolo 11
*** chapter eleven ***


Chapter Eleven
(11)

 
-Sunrise –
 
 
Harry non rispose al  messaggio in cui gli accennavo del regalo, forse non era proprio il tipo di ragazzo che amava stare al centro dell’attenzione, o semplicemente aveva il cellulare spento. In entrambi i casi ero agitata all’idea che ad Harry, la mia sorpresa, potesse dargli fastidio. Pensandoci bene intromettermi nella sua privacy, senza coinvolgerlo, poteva comportare grandi rischi poiché, pur essendo stata molto intima con lui in certe situazioni, non avevo nessun diritto ad impicciarmi in faccende che non mi riguardavano personalmente, e inoltre, avevo paura che una sua reazione negativa potesse influire drasticamente sul nostro rapporto.
Prima o poi, in un modo o nell’altro, i problemi si sarebbero ripresentati e non c’è alcun modo per evitarli, basta solo avere un po’ di coraggio e combattere, ma nonostante io credessi fermamente in lui, era proprio questo il grande ostacolo che impediva ad Harry di far pace con la sua famiglia: la scarsa fiducia in se stesso.
 
La mattina seguente chiesi a Lola di sostituirmi in libreria poiché dovevo ancora finire i preparativi della sorpresa per Haz. Gemma, sua sorella, era stata molto dolce e disponibile a collaborare insieme a me per rivedere il fratello, ed io, non vedevo l’ora di poter fare la sua conoscenza. Passai a salutare Barbara al forno, la ringraziai di avermi aiutato a prendere i contatti necessari per aver potuto realizzare tutto. Senza il suo aiuto e la sua complicità, sarebbe stato molto più difficile.
In pochissimo tempo ero riuscita ad organizzare un bel picnic al parco! Ripetevo a me stessa che sarebbe andato tutto bene, e speravo che  non ci fossero sgradevoli imprevisti, anche se, la chiacchierata telefonica con Gemma e sua mamma mi aveva rassicurata. Erano delle persone deliziose e scommetto che ad Harry avrebbe solo fatto piacere stare un po’ con loro dopo tanto tempo. L’appuntamento era stabilito per le 6.00 p.m. e adesso rimaneva solo comunicarlo ad Harry.
 
Mi incamminai verso il Pub, sapevo che lo avrei trovato lì.
Entrai a testa bassa, odiavo quell’ambiente, era frequentato da persone poco affidabili (tra cui Josh) e inoltre c’era sempre puzza di fumo e alcool. Scorsi le sue iridi verdi e i suoi ricci scuri in lontananza, era bellissimo stare ad osservarlo mentre prendeva le ordinazioni e serviva da bere ai clienti. Mi avvicinai con cautela quando anch’egli s’accorse della mia presenza. Feci un gesto con la mano per salutarlo e notai le sue fossette prendere forma sul suo viso mentre si dirigeva verso di me.
 
“bellezza, ti mancavo?” scherzò con tono divertito. Roteai gli occhi al cielo e poi arrossì.
 
“sorpresa!” dissi ricambiando con un sorriso.
 
Mi lasciò un bacio sulla fronte (la sua figura torreggiava sulla mia) e infine mi indirizzò verso uno sgabello vicino al bancone.
 
“cosa le offro Madame?” pronunciò mentre mi guardava intensamente.
 
“un bicchiere d’acqua e zucchero.” Il mio tono era imbarazzato poiché i suoi occhi sempre puntati addosso mi facevano sentire in soggezione.
 
“mhhh, mi dispiace non ce l’abbiamo…” iniziò.
 
 “…anche se, per tua fortuna, oggi facciamo un’offerta speciale: baci gratuiti al ragazzo alto, con gli occhi verdi e i capelli ricci.” Continuò.
 
Ridemmo entrambi, adoravo vederlo di buon umore, e quel che mi piaceva di più era vederlo sorridere.
 
“sei molto bravo a persuadere le persone Harry Styles…” replicai mentre mi sporgevo verso di lui per dargli un bacio.
 
“era un’offerta che non potevi rifiutare” commentò soddisfatto del suo giochetto ben riuscito.
 
“non farai queste proposte a tutte le ragazze che passano di qui, vero?” chiesi turbata.
 
La sua espressione era ammiccante e provocante.
 
“un tempo probabilmente si.” Rispose rivolgendo lo sguardo altrove.
 
Beh non me ne sarei stupita. In tale senso, adesso, ero certa di avere davanti agli occhi un altro ragazzo da qualsiasi punto di vista. Ciò che apparteneva al suo passato, ormai, era un capitolo chiuso.
Persa nei miei pensieri, Haz s’accorse della smorfia stampata sul mio viso.
 
“te la sei presa?” chiese con la sua voce profonda che m’apparse leggermente preoccupata.
 
“no, anzi, come ti accennavo ieri, sono passata perché ho un regalo per te!” esclamai.
 
Lo vidi confuso, non s’aspettava minimamente di cosa stessi parlando e l’ora di andare al parco s’avvicinava.
Presi la sua mano e lo trascinai fuori dal Pub. Ero super eccitata, avrei voluto raccontargli qualcosa ma avrei rovinato tutto e non sarebbe stato giusto. Camminammo in fretta sul marciapiede.
 
“dove stiamo andando?” sbottò quasi infastidito da quell’improvvisata del tutto inaspettata.
 
“mhh pazienta qualche minuto e te lo dirò.” Risposi.
 
Da quel momento in poi la mia mente pensava ad una scusa plausibile che potesse giustificare il motivo per cui ci stessimo dirigendo al parco.
Gli dissi semplicemente che prima di vedere il regalo, saremmo dovuti passare di lì perché Lola mi aspettava per darmi delle cose che mi ero “accidentalmente” scordata in libreria la sera prima, lui ci cascò in pieno.
 
Era solo una piccola bugia a fin di bene, probabilmente me l’avrebbe fatta pagare prima o poi per avergli mentito, e da un lato speravo lo facesse dato che avrebbe significato passare altro tempo insieme a lui, ed io, di lui, non mi stancavo mai.  
 
Arrivati al parco andammo verso il picnic che avevo progettato dettagliatamente insieme a Gemma, loro erano già lì da un po’ e io correvo da una parte all’altra trascinandomi Harry per mano. Tutta questa storia gli apparse molto strana, lo vedevo confuso e titubante e avevo paura che potesse arrabbiarsi.
 
“ok… a questo punto dovresti mettere questa sciarpa sugli occhi.” Dissi mentre mi toglievo l’indumento che avevo attorcigliato al collo.
 
“Perché? Dov’è Lola?” il suo tono era decisamente profondo e mi sembrava irritato.
 
“tra qualche secondo capirai tutto, fidati di me…” gli porsi la sciarpa e lo guardai intensamente negli occhi.
 
All’inizio il suo sguardo era indeciso ma poi fece come richiesto. Lo indirizzai delicatamente verso Gemma e Anne (la sua mamma) che nel vederlo arrivare avevano già le lacrime agli occhi. Ero così emozionata che sentivo il mio cuore battere all’impazzata, era un momento importantissimo per tutta la famiglia Styles e io ero onorata di poter assistere a quell’incontro ravvicinato.
 
“ora puoi guardare!”  esclamai mentre lo aiutavo togliersi la benda.
 
Ho vissuto intensamente il momento in cui Harry realizzò le immagini delle persone che si trovava di fronte, la sua espressione era indescrivibile, i suoi occhi brillarono e si colorirono di un verde acceso e luminoso,  bastò un secondo per leggere nel suo sguardo una esplosione incontenibile di felicità.
 
HARRY’S POV:
 
mi voltai di scatto verso Vichy, avevo bisogno di credere che fosse tutto vero e non soltanto un altro dei miei sogni ad occhi aperti. La vidi sorridere e annuire come se volesse trasmettermi le certezze che stavo cercando. Mi buttai tra le braccia di mia mamma come fa un bambino in cerca di attenzioni, stentavo a crederci, insomma, non credevo sarebbe mai successo, e invece, le stavo abbracciando: stavo abbracciando le uniche donne della mia vita. Non mi sarei mai e poi mai aspettato, conoscendomi, una reazione così impulsiva e involontaria, ma non riuscì a controllare un’emozione così grande. Dopo anni ero di nuovo con loro, e fu in quel preciso istante che sentii nel cuore la certezza che non le avrei mai più abbandonate.
 
Iniziai a sentire le lacrime scendere sulle mie guance calde. Dopo averle strette entrambe, mi girai verso Vichy che guardava in disparte la scena.
 
“Dovresti ringraziarla” - “E’ tutto merito suo, ha organizzato lei.”
 
Disse mia madre mentre, con un gesto della mano,si asciugava lacrime di gioia.  
 
Non potevo far altro che ripetermi in testa “non può essere vero, sto sognando, sto sognando, Harry Svegliati.”
 
Andai da Vichy e la baciai in bocca, con tutta la passione e l’amore e l’adrenalina, e l’emozione che sentivo dentro. Non sarebbe mai bastato nulla che potesse ricompensare tutto questo. La guardavo, e mi innamoravo sempre come la prima volta. Lei, con i suoi occhi innocenti, il suo timido sorriso, la sua bocca rosa e screpolata, era lei l’unica che volevo.
 
VICHY’S POV:
 
il bacio di Harry fu speciale. Entrambi sentimmo una scossa, insomma, non saprei come descriverla ma c’era stato qualcosa di molto forte. Ero completamente drogata del suo sapore.
 
“s-sono felice per te, loro ti amano Harry…e…” riuscì a balbettare poiché ero ancora stravolta da quel bacio.
 
“basta, non aggiungere altro…” Harry sorrise e prese dolcemente in mio piccolo volto tra le sue mani.
 
Il mio piano aveva funzionato e finalmente poteva iniziare la festa! Ci sedemmo sul prato e iniziammo a mangiare ciò che aveva preparato Anne. Ci divertimmo molto e sembrava fantastico trascorrere un po’ di tempo con la sua famiglia. Avevo come l’impressione che fosse tornato tutto come i vecchi tempi. Adesso potevano rimediare insieme al tempo perso, e a parer mio, avere il sostegno di una mamma e di una sorella nei momenti più difficili  avrebbero reso Harry un ragazzo più sicuro di sé, motivo per il quale prima si nascondeva dietro una maschera di autodifesa rude e aggressiva.
 
“Vichy volevamo ringraziarti per tutto quello che hai fatto per noi: ci hai restituito Harry e questo è il miglior regalo che potessimo desiderare.” Disse Gemma accennandomi un delizioso sorriso.
 
“beh è un piacere poter finalmente vedervi insieme, siete davvero una bella famiglia.” Risposi ricambiando il gesto.
 
“tutto è bene quel che finisce bene, sei cresciuto così tanto!” commentò Anne stringendo Haz fra le sue braccia.
 
“in effetti adesso è proprio diventato un bel ragazzo!” aggiunse Gemma rivolgendosi a me con un’occhiata maliziosa.
 
Arrossì leggermente.
 
La conversazione andò avanti per molto tempo, Harry raccontò della sua nuova vita: il pub, la casa, e parlò molto anche di me. Viceversa Anne e Gemma ci invitarono entrambi a trascorrere del tempo da loro.
Dopo esserci lasciati con un semplice “a presto” e senza alcun “addio” Harry mi portò a casa.
 
***
 
Eravamo seduti sui tre gradini che precedevano la porta d’ingresso. C’era silenzio ma senza imbarazzo.
 
“sono delle persone molto gradevoli Gemma e Anne, dovremmo andarle a trovare spesso” iniziai.
 
Harry cercò i miei occhi, e io incrociai i suoi, dietro quella folta chioma di ricci scuri che gli scendevano sul viso.
 
“si” ribatté con voce roca e graffiata.
 
Era ancora emotivamente scosso per poter parlare, ed io, percepii nel suo tono una lieve nostalgia.
 
“ti mancano?” chiesi accarezzandogli i capelli.
 
Le sua risposta al mio gesto fu un’espressione profonda di piacere.
 
“si” ripeté con lo stesso tono di voce.
 
Forse era il caso di riparlarne a mente riposata, magari dopo una bella dormita.
 
“è il caso che io vada Haz…” gli sussurrai all’orecchio.
 
“NO” sbottò improvvisamente. “resta con me...” le sue dita s’intrecciarono saldamente alle mie.
 
“ci vediamo domani” dissi stampandogli un bacio sulla fronte.
 
Mi alzai dal gradino e feci per entrare in casa quando sentii le sue possenti mani sui miei fianchi. Sobbalzai a quel tiepido contatto e mi girai verso di lui. I nostri petti si toccavano, la sua figura torreggiava sulla mia e i nostri nasi si sfioravano dolcemente.
 
“ti amo Vic.” Sussurrò Harry.
 
I miei occhi a quelle parole si sbarrarono sui suoi, iniziai a sentire dei brividi e a tremare. Il suo buon profumo confondeva i miei sensi e mi sentivo svenire.
 
“ti amo Haz.” Sussurrai.
 
Sigillammo il nostro primo verso bacio, un bacio diverso da tutti gli altri, un bacio che sanciva un nuovo inizio a partire da quel preciso istante.
 
 
 
***
 
“PAPA’?” urlai non appena entrata in casa.
 
Vagai in giro senza meta alla ricerca di mio padre. Volevo raccontargli del mio bel pomeriggio pass…oh no! Non avrebbe mai capito, accettato. Nonostante questo, ripensai ai miei accordi con Josh, dunque non avrei dovuto preoccuparmi per Harry, era al sicuro.
Andai in cucina a prendermi da bere quando mi girai per dirigermi verso il lavandino: vidi una pistola poggiata sul tavolo.
Un brutto presentimento iniziava a travolgere i miei pensieri. Cosa stava succedendo in quella casa? Perché mio padre era in possesso di un’arma così pericolosa e soprattutto… contro chi voleva utilizzarla?
 
***
 
Spazio autrice:
 
salve a tutti, ecco come promesso, l’undicesimo capitolo della storia. Beh che dire gli eventi si stanno susseguendo velocemente fin quando accadono ben tre eventi fondamentali: Una giornata intensa per Harry che rincontra Gemma e Anne e confessa, per la prima volta, ciò che prova per Vic la quale coglie l’occasione e ricambia. Tutto ciò posso definirlo come “la calma che precede la tempesta” poiché non appena rientrata a casa Vic si ritrova davanti agli occhi una pistola che sconvolge quel briciolo di serenità nella ragazza.
Spero vi piaccia, fatemi sapere! Sono sempre a vostra disposizione per eventuali precisazioni e delucidazioni
Un bacio a presto!

Xhisptapleasee
 
PS: spero di aggiornare il seguito domani :)
PPS: scusate eventuali imprecisioni nel testo!! 
 

 
 
 
 

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Capitolo 12
*** chapter twelve ***


CHAPTER TWELVE
(12)
-Braver-
 
Nel capitolo precendente
 
-Andai in cucina a prendermi da bere quando mi girai per dirigermi verso il lavandino: vidi una pistola poggiata sul tavolo.
Un brutto presentimento iniziava a travolgere i miei pensieri. Cosa stava succedendo in quella casa? Perché mio padre era in possesso di un’arma così pericolosa e soprattutto… contro chi voleva utilizzarla?-

 
I battiti del mio cuore divennero irregolari, ero immobile. Il mio pensiero andò subito ad Harry, avevo il timore che lui potesse c’entrare qualcosa. Mi sentii così impotente di fare qualsiasi movimento verso quello strumento letale. Le mie gambe cedettero e caddi in ginocchio sulle mattonelle fredde della stanza. Cercavo di trovare delle risposte valide alle mille domande che mi opprimevano i pensieri e mi chiedevo per quale motivo ero destinata a vivere una vita così infelice proprio quando, il destino, sembrava avesse riservato per me un futuro sereno con Harry. Inutile starci a riflettere troppo, forse era arrivato il momento di arrendersi alla volontà di mio padre e ricominciare tutto da capo. Se avessi continuato a ribellarmi, lui avrebbe fatto del male a l’unica persona che abbia mai amato.
Un senso di nausea mi distrasse da quelle considerazioni, feci giusto in tempo a rimettermi in piedi prima di vomitare tutto il cibo del picnic dentro il lavandino della cucina. Mi resi conto che ero rimasta sola a combattere una battaglia persa fin dall’inizio.
Dopo essermi leggermente ripresa, decisi di rintracciare mio padre.
Impugnai l’arma e la nascosi dentro la mia borsa, poi digitai il suo numero sul cellulare che squillava libero.
 
“papà.” Pronunciai.
 
“Vichy” rispose.
 
“dove sei?” chiesi.
 
“a casa, e tu?” ribatté.
 
“non dire cazzate, io sono a casa!” sbottai innervosita.
 
“aspettami lì.” Disse riattaccando la conversazione.
 
“cazzo” imprecai ad alta voce.
 
 
Ero sul punto di avere una crisi di panico, mi sentivo inutile, temevo che Harry fosse in grave pericolo e non sapevo dove andare, quando ad un certo punto, percepii un forte giramento di testa.
 
Flashback
 
“Andiamo Vichy” parlò porgendomi la mano.
 
“mamma, quanto costano quelle caramelle?” il mio dito indicò verso la cima di uno scaffale troppo alto per arrivarci.
 
“ti fa male mangiare troppi dolci” rispose soavemente.
 
“ti prego mamma!” supplicai singhiozzando.
 
“e va bene golosona, te le prenderò, ma adesso andiamo.” Concluse trascinandomi via da quel posto.
 
End of flashback.
 
Ripresi coscienza, ero stesa sul pavimento. Notai un livido violaceo sulla mia spalla, ero caduta e avevo sbattuto da qualche parte. Pressai le mie dita sulla pelle dolorante e mi diressi verso il bagno per rinfrescare la ferita.
 
“il negozio di dolci, il negozio di dolci.”  Ripetevo ad alta voce, cercando di capire cosa volesse significare quel ricordo.
 
Non saprei spiegare il motivo per cui fui spinta a raggiungere quel posto, era un ricordo vago, non ero sicura di riconoscerlo e, inoltre, era passato troppo tempo dall’ultima volta che ci andai.
Presi velocemente la borsa e montai sulla bici. Presa dalla fretta di uscire, dimenticai il cellulare a casa e quando me ne resi conto ero già lontana per tornare indietro.
 
Ore 00:15 a.m.
 
LOLA’S POV:
 
“Lola, hai visto Vichy di recente?” disse Jess (una nuova commessa della libreria).
 
Abbassai la saracinesca del negozio e mi voltai verso di lei mentre giravo le chiavi nella serratura.
 
“no” dissi freddamente.
 
“le è successo qualcosa?” chiese.
 
“No, Vic è una ragazza che non si lascia comandare facilmente, non è portata per questo lavoro.” risposi accennando un tenero sorriso quando pensai a lei.
 
“capisco, ora vado,ci vediamo domani mattina!” concluse.
 
La salutai con un gesto della mano e mi voltai per intraprendere la strada verso casa. Effettivamente, non sentivo Vichy dalla mattina, era così presa dai preparativi per la sorpresa ad Harry e chissà com’era andata.
Impugnai il cellulare e composi il suo numero. Dopo svariati squilli, lasciai perdere.
 
“riproverò dopo.” Dissi a me stessa.
 
***
 
Ore: 1:35 a.m
 
Era rintoccata l’una di notte e ancora Vichy non mi rispondeva al telefono. Iniziavo a chiedermi per quale motivo non si facesse viva dato che lei era sempre stata una ragazza puntuale e attenta a queste cose. Era arrabbiata con me per qualcosa?! O forse si era addormentata e non sentiva la suoneria. Mi sembrarono poco convincenti queste possibilità, e iniziavo a preoccuparmi. Non avendo alcuna notizia di lei, l’unica cosa che potevo fare era chiamare Harry e vedere se stavano insieme. Mi ricordai di un giorno in cui Vic lo chiamò dal mio cellulare, e probabilmente avevo ancora il suo numero salvato da qualche parte.
Iniziai a cercare tra i registri delle chiamate e quando lo trovai tirai un sospiro di sollievo.
 
“pronto”
 
“chi sei?” sentì una voce roca e profonda.
 
“Harry?! Sono Lola.” Ribattei.
 
“che vuoi?” il suo tono era irritato.
 
Io e lui non ci siamo mai stati simpatici ed assumeva un atteggiamento sempre rude e scontroso nei miei confronti ogni volta che parlavamo, inoltre, era notte profonda e si percepiva dal suo tono graffiato che lo avevo svegliato.
 
“scusa se ti disturbo così tardi, ma si tratta di Vichy” cominciai.
 
“CHE LE E’ SUCCESSO?” sbottò improvvisamente.
 
“è proprio questo che mi preoccupa, non lo so! Ho provato a chiamare tutta la sera al suo cellulare e a quello di casa che squillano entrambi a vuoto. Ho pensato che potesse essere lì con te, ma dalla tua reazione mi sembra di capire il contrario. Dove potrei cercarla? Conosci qualcuno? Ti ha detto qualcosa?...”
 
Mi interruppe bruscamente.
 
“DOPO IL PICNIC L’HO ACCOMPAGNATA FINO A CASA, L’HO VISTA ENTRARE, DENTRO AL PORTONE E NON AVEVA ALCUN IMPEGNO.”
 
“oh mio Dio, potrebbe essersi sentita male!” dissi, iniziavo ad agitarmi.
 
“VADO A CERCALA.” Pronunciò Harry attaccandomi il telefono in faccia.
 
Ero molto in ansia per Vichy…
 
 
***
 
HARRY’S POV:
 
il mio petto s’alzava e s’abbassava velocemente, dopo la telefonata di Lola mi precipitai fuori casa. Entrai in macchina e sfrecciai verso casa sua, il tempo che ci impiegai ad arrivare sembrò più lungo del solito pur andando al massimo della velocità. I lampioni che illuminavano il vialetto fino all’ingresso dell’abitazione erano spenti, e il cancelletto chiuso. Scavalcai oltre il recinto del giardino e mi diressi in cima ai gradini che precedevano la porta principale. Suonai quel campanello talmente tante volte che il mio dito iniziò a premere costantemente su di esso. Tirai un pugno contro il legno massiccio, illudendomi che prima o poi qualcuno aprisse la porta. Mi girai e mi sedetti a terra, per pensare a dove diavolo si fosse cacciata. I miei occhi erano fissi nel vuoto, la mia attenzione si spostò di colpo su un tenero gatto nero che iniziò a miagolare e si strusciava, in cerca di coccole, su un muretto di mattoncini. Mi concentrai a fondo, inquadrando meglio quella scena, LA SUA BICICLETTA ERA SPARITA.
Era successo qualcosa, e temevo il peggio.
Dopo esser tornato in macchina decisi di vagare in giro per il quartiere, nella mia testa sentivo il suono angelico della sua dolce risata e questo mi dava la forza per non arrendermi.
 
Ero arrivato, ormai, in periferia e, in queste zone, le vie scarseggiano di negozi e quei pochi che ci stanno chiudono presto il pomeriggio. Ad un certo punto scrutai con lo sguardo una piccola insegna illuminata in fondo ad un vicolo buio. Ci passai a piedi, e capii che si trattava di un punto vendita di dolciumi e caramelle. Era chiuso, non potevo chiedere informazioni a nessuno. Feci per tornare indietro verso la macchina quando vidi la bicicletta di Vichy. Sgranai gli occhi e mi avvicinai. Era proprio la sua, l’avevo vista tante volte venire al pub con quella bici.
 
“VIC!” urlai con tutto il fiato che avevo nei polmoni. L’eco propagò il suono della mia voce per tutto il vicinato.
 
“HARRY” udì gridare dal vicolo dietro di me.
 
Iniziai a correre nel buio, fino a quando mi ritrovai dentro una via senza uscita. La scena che mi si presentò davanti agli occhi era proprio come l’avevo immaginata.
Mi precipitai da Vichy che era accovacciata per terra, in un angolo. I suoi occhi gonfi e pieni di lacrime incontrarono i miei, ci stringemmo in un abbraccio. Tremava. Avevo paura a stringerla troppo forte, temendo di farle male.
 
“p-per fortuna sei vivo” sibilò tra un singhiozzo a l’altro con voce spezzata.
 
“CHI TI HA RIDOTTO COSI’?” urlai contro di lei. “RISPONDIMI CAZZO!”
 
La sua espressione, alla mia reazione, sembrò più impaurita di quanto già non lo fosse.
 
“scusa…” pronunciai stringendo forte i pugni per scaricare la rabbia e la tensione.
 
Vederla in quello stato, picchiata a sangue da qualcuno, suscitava in me il lato più oscuro, imprevedibile e rabbioso, e prima o poi, giuro che avrei trovato quel tipo per fargliela pagare. Chiunque egli fosse.
 
Presi il suo volto tra le mie mani, e la baciai ripetutamente sulle sue labbra screpolate, cercando in tutti i modi possibili di calmarla.
 
 
 
Ci guardammo intensamente negli occhi, erano una meraviglia anche se pieni di lacrime.
 
VICHY’S POV:
 
“ho trovato un pistola a casa, ed ebbi paura che mio padre potesse utilizzarla contro di te, poiché crede che tu sia una persona violenta.” –“ improvvisamente, la vidi ancora nella mia mente Haz!” –
“Lei, mi portò fin qui, al negozio dei dolci. Credevo di trovarti e quando non vidi nessuno, stavo tornando indentro, pensando di essermi sbagliata. Ad un certo punto vidi Josh e mio padre che discutevano tra loro, nascosti in questo vicolo…”
 
Precedentemente
 
“p-papà” balbettai insicura.
 
“Vichy, che ci fai qui, ti avevo detto di aspettarmi a casa!” ghignò mio padre, infastidito della mia accidentale presenza.
 
Non lo degnai nemmeno di una risposta poiché rimasi alquanto sorpresa di vedere Josh cimentarsi in affari con lui.
 
“che ci fai qui Josh?” dissi mantenendomi a qualche passo di distanza.
 
“vattene Vic, non sono questioni che ti riguardano!” ordinò con tono aggressivo.
 
“Avevamo fatto un patto noi due!” ribattei bruscamente.
 
“scusami tanto Vic, ma io non scendo a compromessi con nessuno.” Disse stringendosi le parole tra i denti.
 
“sei un traditore!” urlai. I miei occhi s’incupirono di rabbia, andai verso di lui con l’intenzione di fargli male.
 
Fui bloccata dalla sua forte presa, mi dimenai sotto di lui per sfuggire al suo controllo sul mio corpo, così facendo, diedi inizio ad una vera a propria rissa a mani nude.

 
Harry non credeva a ciò che gli stessi raccontando.
 
“Il dolore più forte lo provai nel momento in cui tutte le mie speranze di tenerti al sicuro svanirono nel giro di un secondo e così non ebbi più la forza di reagire. Vidi mio padre spingere Josh lontano da me, lo picchiò, e poi scapparono entrambi. Rimasi qui, inerme, in attesa che qualcuno venisse a soccorrermi, poiché mi ero dimenticata il cellulare a casa.”
 
“Josh si pentirà amaramente di averti messo le mani addosso” ringhiò Harry.
 
***
 
 
Sentivo molto freddo, tentai di alzarmi ma Harry preferì prendermi in braccio e portarmi all’ospedale.
Durante il tragitto pensai che spesso ci capita di trovarci da soli ad affrontare un problema, a volte, più grande di noi e capii che l’unica soluzione per uscirne vincenti, è quella di parlarne con qualcuno che ci vuole bene, e che può aiutarci a risolverlo. Non c’è niente di cui vergognarsi nel chiedere aiuto a qualcuno, chi non lo fa, è uno sciocco, poiché anche se crediamo di potercela cavare da soli, potremmo sbagliarci, e trovarci in situazioni molto più spiacevoli, e nel peggiore dei casi, pericolose. Se invece facessimo affidamento su qualcuno, e ci lasciassimo aiutare, agiremmo in maniera più responsabile.
 
In ospedale
 
“adesso riposati un po’ ok? Io starò sempre qui fuori.” disse stampandomi un bacio sulla fronte.
 
Annuì mentre lo vidi uscire dalla porta.   
 
HARRY’S POV:
 
La dottoressa che visitò Vichy mi raggiunse.
 
“posso parlare con lei?” mi chiese.
 
“certo.” Risposi prestandole attenzione.
 
“Vichy per fortuna non ha nulla di grave, è solo un po’ debole, tra un paio di giorno potrà tornare a casa. Nel frattempo dovrebbe firmare questo modulo. Lei è il fratello?” disse porgendomi dei fogli
 
Alzai lo sguardo da quel questionario.
 
“sono il suo ragazzo.” Pronunciai.
 
***
 
Spazio autrice:
 
Ciao a tutti!
Ecco il dodicesimo capitolo. Incredibile come nel giro di un solo giorno possano succedere così tante cose! Che ne pensate? Secondo voi quale sarà la reazione di Harry nei confronti di Josh e del padre di Vic?
Fatemi sapere i vostri pareri a riguardo :)

Ci tengo a precisare, che ho scelto di scrivere una storia arancione e non rossa perché non ho intenzione di descrivere dettagliatamente atti di violenza, pur accennandone la presenza. Vi invito dunque a farmi sapere se questo tipo di scrittura urta la vostra sensibilità!
Per qualsiasi cosa io sono sempre disponibile anche su Twitter: @_xhipstapleasee
Spero di poter aggiornare nei prossimi giorni, e colgo l’occasione per potervi ringraziare tutte quante voi dei vostri consigli!
PS: scusate eventuali imprecisione nel testo.

vi mando un bacione!
xhisptapleasee

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Capitolo 13
*** chapter thirteen ***


Chapter Thirteen
(13)
-Lifestyle-
 
 
Nel capitolo precedente.
 
La dottoressa che visitò Vichy mi raggiunse.
 
“posso parlare con lei?” mi chiese.
 
“certo.” Risposi prestandole attenzione.
 
“Vichy per fortuna non ha nulla di grave, è solo un po’ debole, tra un paio di giorno potrà tornare a casa. Nel frattempo dovrebbe firmare questo modulo. Lei è il fratello?” disse porgendomi dei fogli
 
Alzai lo sguardo da quel questionario.
 
“sono il suo ragazzo.” Pronunciai.

 
 
VICHY’S POV:
 
Rimasi sveglia fin quando dalla finestra, a destra del mio lettino, vidi l’alba. In tutta la mia vita non avevo mai visto niente del genere. Le case iniziavano a prendere forma nel buio, le ombre scure e grigie lasciavano spazio ai raggi del sole che penetravano indisturbati tra le vie. Ero sfinita, sentivo ancora le luride mani di Josh infierire sul mio esile corpo, talvolta, non riuscivo a chiudere occhio. I miei pensieri erano come un’esplosione irrefrenabile di fuochi d’artificio dentro la mia testa. C’erano ancora molte situazioni che non mi erano ben chiare: Per quale motivo Josh provava così tanta invidia e odio nei confronti di Harry? Insomma, in fin dei conti, per quanto ne sapessi, loro non avevano mai avuto modo di conoscersi a fondo, e pur incontrandosi spesso al Pub, i due sembravano non tollerarsi a vicenda. Non mi stupì, invece, il fatto che Josh non avesse mantenuto i patti con me, probabilmente era bastata una minaccia da parte di mio padre, per convincerlo a trasgredire gli accordi presi tra di noi; ma c’era ancora un incognita che non mi quadrava. Chissà perché mio padre, invece di andare a cercare Harry direttamente a casa sua o al pub per sistemare subito i conti (scelta più conveniente), preferì aspettare, lasciando la pistola incustodita a casa quasi come se sperasse che io la trovassi e cercassi di fermarlo. Insomma, c’erano alcune domande che mi perseguitavano ma non riuscì a trovare alcuna risposta che potesse convincermi.
 
Fui distratta quando vidi la porta della stanza aprirsi lievemente. Vidi una massa informe di ricci scuri fare capolino dallo stipite della porta. Due fossette presero forma su due tenere guance rosa e due occhi vispi erano intenti a scrutarmi.
 
“disturbo?” pronunciò, facendosi avanti.
 
Sorrisi e allungai un braccio verso di lui in attesa di trovare la sua mano attorcigliata nella mia.
 
“come ti senti?” la sua voce era roca e graffiata.
 
Tirai un leggero sospiro e distolsi lo sguardo di nuovo verso la finestra.
 
“un po’ frastornata, ma meglio di ieri, grazie di essere rimasto.” Risposi.
 
Harry annuì, iniziando a massaggiarmi i lividi violacei che macchiavano la mia pelle bianca.
 
“sai chi mi ha avvertito che eri sparita?” disse.
 
“chi?” ribattei incuriosita.
 
“Lola.” Concluse.
 
Dischiusi leggermente le labbra, mi resi conto che avevo trascurato la mia amica. Mi sentii subito una schifezza, che comportamento orribile, ma chi ero diventata?! Non mi riconobbi più.
 
“voglio andare da lei!” sbottai, mentre iniziavo a strapparmi i fili della flebo dalle braccia.
 
Non ebbi nemmeno il tempo di toglierne uno, che le possenti braccia di Harry mi bloccarono sul letto.
 
“sei diventata pazza Vic? Tu rimani qua.” S’impuntò lasciando trasparire un tono lievemente intimidatorio. 
 
Non volevo sempre obbedire ai suoi ordini. Mi ero stufata d’essere trattata come una bambina, sapevo badare a me stessa tanto quanto sapesse farlo lui.
 
“lasciami subito o chiedo ai medici di farti uscire.”sbottai mentre cercavo di liberarmi dalla sua forte stretta.
 
Due grandi iridi verdi fissarono i miei occhi che sfuggivano al confronto.
 
“non ce ne sarà bisogno.” Disse freddamente mentre mollava la presa e si dirigeva verso l’uscita.
 
“HARRY” urlai leggermente cercando di rimediare a quelle parole un po’ troppo azzardate.
 
Sentì il frastuono della porta sbattere violentemente davanti ai miei occhi. Ero bloccata sul letto e non potei fare niente. La sua potenza riusciva sempre a intimorirmi pur non avendo più paura di lui.
 
Roteai gli occhi al cielo e sbuffai ripensando all’ istante precedente. In fin dei conti, cercava solo di farmi ragionare, mentre io ero stata troppo testarda e impulsiva con lui.
 
Cercai di allungarmi verso il telefono fisso, posto sul comodino.
 
“p-pronto?!” dissi.
 
“Vic?”
 
“Lol?”
 
“Oh mamma, stai bene grazie a Dio, non sai quanto sono stata in pensiero per te, mi hai fatto prendere uno spavento, NON FARLO MAI PIU’ STRONZA!” disse Lola ridendo e scherzando.
 
Era bello sentire la sua voce arzilla e pimpante, mi trasmetteva molta allegria e, personalmente, riusciva sempre a mettermi di buon umore, a strapparmi un sorriso anche nei momenti più tristi.
 
“scusa Lol, ti prometto che non accadrà più” le risposi.
 
“Raccontami tutto. Il tuo “amico” presuntuoso e arrogante mi ha attaccato il telefono in faccia ieri sera.” disse ironicamente riferendosi ad Harry.
 
“ahahah” –“beh, è una storia lunga da spiegare, adesso non posso, magari quando mi faranno uscire dall’ospedale te la racconterò. Non parlarmi di lui, presumo che sia arrabbiato con me.” Risposi.
 
“non dire cazzate, lui non potrebbe mai e poi mai arrabbiarsi con te.” Aggiunse.
 
“non penso, avresti dovuto vedere con quanta rabbia ha sbattuto la porta quando se n’è andato.”
 
“Vichy, lui è innamorato perso di te, è così evidente che anche i muri se ne sono resi conto. Ieri mi sembrò così determinato a trovarti che non si sarebbe arreso nemmeno sotto tortura. Il fatto è che è molto bravo a non fare trasparire i suoi sentimenti, ma ciò non vuol dire che sia apatico. Dovresti saperlo ormai!”
 
Le sue parole mi rassicurarono, quando vedevo Harry in quello stato di agitazione, temevo sempre che potesse emergere di nuovo la sua parte peggiore.
 
“mi sembra di stare sulle montagne russe ogni volta che sto con lui. E’ una sensazione tutta nuova per me, è difficile da spiegare” Constatai.
 
Percepii ancora il suo profumo nell’aria.
 
“dovresti apprezzare tutto quello che sta facendo. Lui ha cambiato se stesso per te. Non so se riesci a rendertene conto Vic, ma io la trovo una dimostrazione d’affetto unica.” Rispose.
 
“già” sussurrai tra me e me mantenendo lo sguardo fisso nel vuoto.
 
Dopo aver chiacchierato un po’ con Lola decisi di riposarmi, la giornata era appena iniziata ma io ero priva di forze.
 
***
 
“Victoria” pronunciò una voce femminile.
 
“sono io” risposi alzando lo sguardo verso quella donna con il camice bianco.
 
“ho una buona notizia e una cattiva da comunicarti.” Ribatté.
 
“prima quella cattiva.” Dissi mentre le mie dita s’attorcigliavano tra di loro.
 
“la tua caviglia non è ancora guarita e dunque, per il tuo bene, dovrai utilizzare queste.” Vidi due stampelle appoggiate lì vicino, sgranai gli occhi e scossi la testa in segno di disapprovo.
 
“sono sicura che posso farcela da sola, mi sento già molto meglio.” Risposi. Un groppo alla gola mi impedì di respirare. La dottoressa ignorò del tutto le mie parole.
 
“la buona notizia è che puoi tornare a casa prima del previsto, a patto che utilizzi le stampelle, altrimenti saremmo costretti a trattenerti di più e non credo che tu voglia restare qui.” Concluse.
 
Rimasi qualche secondo a pensare e poi annuì con la testa, ringraziandola per avermi assistito.
 
Dopo aver fatto un po’ di pratica con le mie nuove stampelle, presi la mia roba e uscì da quell’orribile ospedale. Mi sentivo di nuovo libera e spensierata, volevo andare a casa  e poi in libreria da Lola e poi da Harry… già Harry.
 
Tornata a casa in taxi, speravo di incontrare mio padre per potergli parlare una volta e per tutte. Non c’era. Riconobbi la sua calligrafia che marcava le righe di un foglio piegato.
 
Per Vichy” citava.
 
Tentennai più volte prima di iniziare a leggere.
 
Cara Vichy,
spero leggerai questa lettera e, anche se deciderai di non farlo, ti comprendo.
Sono tornato a casa solo per prendere la mia valigia e andarmene. Ho sbagliato fin dall’inizio con te, e non voglio farti soffrire ancora. Non posso togliermi dalla testa il tuo viso impaurito e le mie mani macchiate di sangue dopo aver picchiato brutalmente quel ragazzo per difenderti. Penso di essere diventato pazzo, nessuno meriterebbe tutta questa violenza.
Ti scrivo per essere sincero almeno un volta nella mia vita, per dirti tutte quelle cose che, forse, avrei dovuto spiegarti guardandoti negli occhi. Rimpiango di non aver trovato mai il coraggio di farlo prima, al momento giusto, quando ancora potevo essere considerato “un padre”.
Tutto ebbe inizio quando il mio cuore si frantumò in mille pezzi e lasciò spazio ad odio e presunzione quando morì tua madre. Nessun altra donna, compresa Katy, avrebbe mai potuto più curarlo.
Devi sapere che il mio amore per lei era speciale, perché lei era una donna speciale. All’epoca ero solo un giovane ragazzo immaturo, solitario e irascibile ma, grazie a lei, cambiai interamente mia vita. Il destino volle che la nostra storia non ebbe mai un lieto fine e da quel momento sentì accrescere in me l’odio verso la vita e la presunzione. Da quel momento non riuscì mai più a darmi pace; continuavo a chiedermi per quale motivo la vita mi avesse privato di un amore così grande. Ero arrabbiato per aver subito un’ingiustizia simile, e giurai che mai più avrei tollerato quel sentimento.
Vichy, tu devi capire che in realtà, dentro di te, LEI vive ancora: Nei tuoi occhi, nel tuo sorriso, nei tuoi capelli, nelle tue lacrime. Improvvisamente tutti quei ricordi che avevo rimosso riaffiorarono nella mia testa e iniziai a perdere il controllo. Volevo proteggerti da tutti e tenerti solo con me per sentire ancora la vicinanza di tua madre e, inoltre, avevo paura che ti stessi innamorando di Harry proprio come mi innamorai io di lei; in quel momento fui accecato dall’egoismo.
Dunque per mettere fine a tutto, decisi di portartelo via, proprio come venne fatto a me con tua madre, e l’unica maniera per riuscirci era ucciderlo.
La verità è che non ci riuscì.
In quel vicolo discutevo con Josh proprio di questo: lui voleva farlo fuori ma io cambiai idea all’ultimo momento quando tutto era già stato organizzato.
Non doveva accadere che tu scoprissi quella pistola e che mi raggiungessi in quel vicolo, avresti dovuto fidarti, ma come potevi credermi dopo tutto quello che ti avevo fatto passare.
Spero che un giorno potrai perdonarmi di averti fatto soffrire così tanto.
Con affetto
Papà.

 
Bagnai l’inchiostro ancora fresco con le gocce del mio pianto che scendevano imperterrite su quel dannato pezzo di carta. Pensare che avrei potuto, per sempre, perdere Harry a causa di un suo stupido capriccio egoistico mi struggeva dentro.
 
Stringevo ancora la lettera tra le mie mani quando estrassi dalla mia tasca destra dei jeans un accendino.
Il fuoco iniziò a bruciare rovente, si nutriva di quelle parole ostili e impregnate delle mie sofferenze. Come potevo perdonagli tutto ciò?!
 
***
 
La sera decisi di raggiungere Harry a casa sua. Non ero sicura di trovarlo, ma provai ugualmente.
Suonai ripetutamente il campanello fin quando aprì.
 
“ehi, posso entrare?” chiesi timidamente abbassando lo sguardo.
 
Harry annuì. Era chiaro che fosse ancora infastidito, ma i suoi occhi mi apparvero sereni quando mi riconobbe.
Entrai disinvolta e mi sedetti sul divano del soggiorno poggiando di lato le stampelle.
 
“sono venuta a chiederti scusa Haz, mi dispiace di averti risposto male” sussurrai a bassa voce. Ero molto imbarazzata e provavo vergogna.
 
La sua figura torreggiava smisuratamente sulla mia, indossava solo un paio di boxer e dei calzini. Le sue possenti braccia si stringevano intorno al suo corpo ricoperto di tatuaggi. I suoi ricci erano tenuti fermi da una fascia e riuscivo a vedere i suoi bellissimi occhi verdi.
 
Ci fu qualche secondo di silenzio quando lo vidi sedersi accanto a me. Due amabili fossette presero forma sulle sue guance. Sentii il calore della sua mano accarezzarmi una coscia mentre dolcemente s’avvicinava alle mie labbra. Ci baciammo, era così sexy.
 
“mi mancavano i tuoi baci” gli confidai all’orecchio.
 
Sorridemmo entrambi.
 
“e quelle?!” esclamò spostando lo sguardo verso le stampelle.
 
Roteai gli occhi al cielo.
 
“la mia caviglia è ancora slogata, dovrò tenerle fin quando guarirò” iniziai. “oh, è tardissimo, devo andare!” dissi quando feci caso all’ora. 
 
“dove vai?” mi chiese.
 
“a casa, sono passata solo per scusarmi, sai mio padre s’è n’è  andato di nuovo, lasciandomi da sola, e adesso devo occuparmi di tutto io” (come d’altronde facevo già).
 
Presi la borsa e il cappotto mentre mi incamminavo verso la porta.
 
“rimani qui stanotte.” Propose.
 
Mi afferrò il polso e lo strinse con forza. Mi voltai.
 
“n-non posso”  balbettai.
 
Mentii a me stessa cercando di auto-convincermi.
L’ultima volta che avevo dormito a casa di Harry era stato poco dopo esserci appena conosciuti, quando ancora lui aveva una brutta influenza su di me ed io cercavo di allontanarlo. Adesso erano cambiate un bel po’ di cose da quella sera e non avevo alcun motivo per scappar via.
 
Le intenzioni impresse sul suo viso mi convinsero a rimanere e così tornai indietro.
 
Mangiammo schifezze e guardammo un film. Ero stretta tra le sue braccia sotto un plaid a quadri.
Alzai lo sguardo verso di lui e rimasi ad osservarlo mentre guardava la televisione.
Era il mio passatempo preferito cimentarmi e perdermi in tutti i dettagli che caratterizzavano ogni singolo centimetro del suo viso e del suo corpo.
 
“piaciuto il film?” chiese ad un certo punto.
 
“ehm, certo…” –“Mi è piaciuto molto Leonardo di Caprio.” Dissi.
 
Una risata fragorosa e profonda confuse le mie idee.
 
“sicura di averlo seguito?! Perché in questo film non recitava Di Caprio” scherzò divertito.
 
Arrossì, impulsivamente presi la sua mano e la strinsi. Lui mi guardò e sorrise. Mi alzai, e mantenendo sempre lo sguardo su di lui lo trascinai fino alla stanza da letto.
C’era silenzio, nessuno di noi due aveva intenzione di perdersi in chiacchere.
Riconobbi nello sguardo di Harry una certa tensione, l’ultima volta, in quella stanza, s’era approfittato di me, e adesso non voleva lasciarsi andare. Lo spronai ad avvicinarsi, costringendolo ad accarezzarmi il viso.
 
“Vic” la sua voce vibrò nell’aria non appena il suo tocco incerto si spostò verso altre zone.
 
I miei occhi incontrarono i suoi. Ero molto stupita della sua premura nei miei confronti.
 
“sei sicura?” accennò.
 
“…”
 
 
Spazio autrice:
 
Hola! Per oggi è tutto, ebbene sì, per sapere cosa risponderà Vic ad Harry ci sarà da pazientare fino al prossimo capito! Spero che nel frattempo vi sia piaciuto questo, sono successe svariate cose come ad esempio la lettera di scuse da parte del padre, e l’uscita di Vic dall’ospedale. Spero di poter aggiornare presto, so che forse è un po’ corto ma solo per il semplice fatto che voglio riservare la parte più “Hot” per il prossimo capitolo :) Fatemi sapere cosa ne pensate, accetto ogni parere e\o critiche costruttive.
Ah quasi mi dimenticavo… vorrei chiedervi se la storia sta procedendo secondo le vostre aspettative, è molto importante per me visto che cerco sempre di migliorarla di giorno in giorno. Spero lascerete una recensione in cui me lo farete sapere.
Vi mando un bacione, grazie mille per aver letto!

Xhisptapleasee 
Ps: scusate eventuali imprecisioni nel testo, per qualsiasi cosa potete trovarmi anche su Twitter: @_xhipstapleasee
Adieu.

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Capitolo 14
*** chapter fourteen ***






Chapter fourteen
(14)
-You make me strong -
 
nel capitolo precedente: 

C’era silenzio, nessuno di noi due aveva intenzione di perdersi in chiacchiere.
Riconobbi nello sguardo di Harry una certa tensione, l’ultima volta, in quella stanza, s’era approfittato di me, e adesso non voleva lasciarsi andare. Lo spronai ad avvicinarsi, costringendolo ad accarezzarmi il viso.
 
“Vic” la sua voce vibrò nell’aria non appena il suo tocco incerto si spostò verso altre zone.
 
I miei occhi incontrarono i suoi. Ero molto stupita della sua premura nei miei confronti.
 
“sei sicura?” accennò.
 
“…”

 
 
Abbassai timidamente lo sguardo e sorrisi.
 
“che c’è?” disse con un filo di voce.
 
“niente è che stavo pensando...” accennai timidamente. “un po’ di tempo fa non mi sarei mai immaginata qui, con te, così vicini da sentire i nostri respiri sulla pelle, mentre ci guardiamo negli occhi. E’ diventato talmente forte il desiderio di fare l’amore con te che sono sicura al 100%, e anche con una caviglia fuori uso, e anche se dovesse crollare il mondo in questo istante, io continuerei a dirti “si” altre mille volte, perché tu mi sai rendere forte. Risposi.
 
 
HARRY’S POV
 
Ero convinto che Vichy non mi avesse mai concesso di avvicinarmi così tanto alla sua intimità, e invece, mi stava chiaramente facendo capire le sue intenzioni.
Ricambiai spontaneamente il sorriso quando la vidi arrossire. “lo spettacolo più bello della natura proprio davanti ai miei occhi” Pensai. Nessun’altra ragazza, prima d’ora, mi aveva mai parlato in quel modo, le sue parole mi provocarono dei brividi lungo tutto il corpo, la sua presenza accanto a me, mi rendeva un ragazzo del tutto vulnerabile, innocuo, e mi bastava un suo tocco per azzerare in me tutte le forze che avevo impedendomi di reagire a qualsiasi stimolo.
Eravamo ancora in piedi, fermi entrambi l’uno contro l’altro quando decisi di fare io la prima mossa poiché s’intuiva che, pur essendo convinta di tutto quel che stava per succedere, era inesperta e del tutto nuova a quelle strane sensazioni. Per metterla a suo agio, decisi di iniziare a baciarla sulla fronte, poi sul naso, poi sulle guance, poi dietro l’orecchio, poi sul collo,  poi sulle sue labbra rosse e umide.
Nonostante le miei svariate relazioni, non ero mai stato così tanto teso come in quel momento. A differenza delle altre volte, mi sentivo in dovere d’essere delicato e premuroso in ogni mio singolo movimento. Non volevo che della sua prima volta le rimanesse solo un cattivo ricordo, o peggio che provasse del dolore visto che già aveva una caviglia indolenzita.
Sentì le sue piccole dita scorrere sul mio petto, con estrema accuratezza mentre lei compieva quel gesto, io le sfilavo la morbida canottiera celeste, scoprendo un incarnato pallido, simile al bianco, come se lei e il sole fossero sempre stati due perfetti estranei. Il mio tocco divenne deciso quando la presi tra me mie braccia mentre la portavo verso il letto.
 
VICHY’S POV
 
ero stretta tra le sue possenti braccia che comprimevano il mio bacino. Il mio sguardo incontrò di sfuggita la maglietta e le stampelle che ormai erano finite a terra.
Sobbalzai leggermente quando percepii sulla pelle la frescura del lenzuolo sotto al mio corpo. Decisi dunque di indietreggiare un po’ per permettere ad Harry di avvicinarsi meglio. Sfilai i miei Jeans e li lasciai cadere sul pavimento. Inutile dire che tremavo dall’ansia, chissà se lui avrebbe apprezzato il tocco di un’inesperta. Sfiorai i suoi ricci alla ricerca delle sue labbra quando incontrai due grandi iridi verdi che mi sembrarono più dilatate del solito. Sfruttai al massimo il fatto che le mie mani sul suo corpo gli facessero provare un grande piacere ma, in quel frangente, decisi di osare di più e mi spinsi fin oltre il lembo dei suoi boxer. A quella nuova sensazione Harry gemette inaspettatamente e fu allora che ebbi la certezza che stavo procedendo nel modo giusto. Continuai a immettere maggiore pressione per fargli provare molto più piacere di quanto già non stessi facendo, fin quando egli, dopo un po’ di tempo che la mia mano agiva in quel modo,  strinse il mio braccio con forza, e mi fece capire che avevo compiuto il mio intento.
I nostri corpi iniziarono dunque e muoversi in sincronia, non posso descrivere quanto stessi godendo poiché non credo esistano aggettivi in grado di poter descrivere le emozioni che pervadevano tutti i miei sensi. Ogni qual volta percepivo un atteggiamento più violento e aggressivo da parte sua, mi bastava sussurrare qualcosa o semplicemente stringere con forza il lenzuolo per fargli capire che doveva essere più dolce nei movimenti.
 
HARRY’S POV
 
L’amore era ben diverso dal sesso. Non mi ero mai sentito così vivo e felice di condividere quel momento con qualcuno che mi apprezzasse per la mia essenza e non per i miei bicipiti. I miei pensieri erano tutti incentrati su quanto l’amassi mentre mi muovevo con cautela sopra di lei. Ero pronto a morire asfissiato pur di non staccarmi mai dalle sue labbra. Il profumo dei suoi capelli mi faceva impazzire per non parlare dei lineamenti del suo viso. Incrociai il la sua espressione estasiata e assente.
 
 “Haz” gemette.
 
Sul suo viso improvvisamente comparve un espressione soddisfatta.
Mi fermai a guardarla mentre si attorcigliava sotto di me. Era bello stare lì e sentirla pronunciare il mio nome, non so perché, ma era davvero eccitante. La bloccai sotto i miei fianchi e iniziai a premere saldamente le mie labbra contro il suo collo.
Dopo essere riuscito a imprimerle un succhiotto gigante mi stesi accanto a lei ancora pieno di adrenalina.
 
VICHY’S POV
 
Ero sfinita. Era passato un bel po’ di tempo, eppure non mi accorsi di niente. Non immaginavo fosse così tanto stancante, un giorno lessi su una rivista che fare l’amore due volte al giorno fa dimagrire, ed è molto più efficace e genuino di seguire diete sconvenienti. “mh”- “buono a sapersi” pensai tra me e me, mentre mi avvolgevo tra le coperte.
Mi voltai verso Harry che si era sdraiato accanto a me, volevo assaporare ancora un po’ le sue labbra ma non appena mi girai, vidi che i suoi occhi erano chiusi e che dormiva beatamente come un bambino. Sorrisi chiedendomi cosa stesse sognando.
Mi rimisi distesa a guardare il soffitto e a pensare a quanto fossi fortunata.
 
***
 
La mattina seguente fui la prima a svegliarmi per i forti dolori che provavo nella zona della caviglia. Mi sedetti sul letto ancora umido del nostro sudore e notai che avevo gran parte del piede gonfio e rosso.
 
“oh cazzo” bisbigliai sottovoce per non svegliare Harry che ancora dormiva profondamente.
 
Inquadrai le stampelle che avevo lasciato per terra e cercai di allungarmi per prenderle. Non immaginate quanto fosse difficile cercare di liberarmi da quelle lenzuola che fasciavano interamente la lunghezza del mio corpo. Sbuffai ripetutamente e riposi l’attenzione ancora una volta sulla parte dolorante.
 
“Ahia” imprecai quando con un gesto tentai di sfiorare quello strano rossore.
 
Vidi il possente corpo di Harry muoversi vicino a me, in cerca di una posizione più comoda. Colsi l’occasione per spostarmi anch’io e riuscii a raccogliere da terra la biancheria intima. La indossai velocemente e poi decisi di alzarmi in piedi appoggiandomi a tutto ciò che mi stesse vicino per poter mantenere l’equilibrio. Fortunatamente raggiunsi le stampelle saltellando un po’ per tutta la camera. Inevitabilmente catturai l’attenzione di Harry che socchiuse leggermente gli occhi. Era molto frastornato e confuso, diciamo che non era dell’umore giusto.
 
“che succede?” chiese con voce profonda. Mi fu molto difficile interpretare le parole che stesse pronunciando poiché fosse molto assonnato.
 
“niente, continua a dormire” risposi ammiccando un sorriso.
 
Quella  massa informe di ricci scuri tornò a spappolarsi contro il cuscino.
 
Non volevo disturbarlo per una stupida caviglia gonfia, mi dispiaceva visto che non aveva mai molto tempo per riposarsi dato che avesse rigidi orari al pub anche la notte.
 
Mi diressi in bagno e cercai nel cassetto dei medicinali qualcosa che potesse migliorare la situazione o quantomeno attenuare il forte dolore. Per un secondo la mia mente attribuì la notte passata con Harry come la causa di quella spiacevole conseguenza. Ero stata poco furba, avrei dovuto pensare alle raccomandazioni della dottoressa prima di sperimentare nuove situazioni.
Scossi la testa per cancellare quelle supposizioni. In fin dei conti ero stata, come al solito, testarda e avevo agito secondo quanto mi aggradasse di più.
Continuai a cercare fin quando tra le mani mi capitò una boccetta piena di pillole rosse e bianche.
 
Tentai di aprirla ma era sigillata e non ci riuscì.
 
“che stai cercando?” la voce di Harry alle mie spalle rimbombò nella stanza come un tuono a ciel sereno. 
 
Mi voltai incrociando i suoi occhi verdi sotto quei ricci scompigliati.
 
“cosa sono queste Harry?” chiesi con voce spezzata. Gli mostrai le pillole e nel suo sguardo riconobbi la tipica espressione di chi viene colto in fragrante.
 
“semplici pillole.” Rispose con tono duro e distaccato mentre mi strappava dalle mani quel contenitore.
 
Sapevo che mi stava mentendo, ma non so per quale motivo, forse per paura di scoprire la verità celata dietro a quelle strane medicine, non insistetti.
 
Andai ad abbracciarlo.
 
“voglio che tra noi ci diciamo sempre la verità” dissi fermamente.
 
“certo.” Accennò.
 
Non mi sembrava affatto sincera come risposta, ma feci finta di averci creduto.
 
“mi aiuti a cercare una crema per la mia caviglia?”
 
I suoi occhi si diressero subito verso il mio piede, aggrottò le sopraciglia e si chinò ad osservare meglio.
 
“è peggiorata” constatò rimettendosi in piedi.
 
“già” –“forse dovrei tornare dal medico a farla controllare.” Ribattei insicura.
 
“ti ci accompagno io in macchina se vuoi, ci metto un secondo a farmi la doccia.” Disse.
 
“no, ci vado io, tu goditi una bella doccia rilassante.” Sbottai.
 
Forse era il caso andare per conto mio, senza far necessariamente preoccupare Harry.
 
“va bene” risposi stampandomi un bacio sulla bocca.
 
Lo vidi uscire dal bagno mentre si dirigeva verso la camera. In molti mi definiscono testarda ma ben pochi mi reputano furba, o almeno, non quanto penso di esserlo. Notai che aveva lasciato la confezione di quelle strane pillole sul lavandino e così, visto che la sua risposta mi era sembrata poco esaustiva,  non mi feci sfuggire l’occasione di prenderle furtivamente per farmi dare delle risposte da un vero esperto.
 
Dopo essermi vestita e aver ben nascosto quelle pastiglie nella tasca dei jeans, raggiunsi Harry in camera. Era ancora quasi del tutto nudo, la sua immagine m’apparve più bella di quanto già lo fosse.
 
“io vado” pronunciai lasciandogli un bacio sulla guancia.
 
“riguardo a ieri…” addolcì il tono. “beh” balbettai. “mi hai fatto sentire bella per una volta, vorrei poter provare sempre quella felicità.” Sussurrai abbassando gli occhi dall’imbarazzo.
 
Due tenere fossette si disegnarono sul suo volto.
 
“ma tu sei bella” rispose sorridendo.
 
Mi avrebbe davvero fatto molto piacere credere anche a quella sua risposta, ma la mia scarsa autostima non mi permetteva di concepire certe affermazioni.
 
“grazie” ribattei distogliendo lo sguardo.
 
“Vic, guardami negli occhi quando ti parlo.” Sbottò
 
La sua intimidazione attirò nuovamente la mia attenzione.
 
“Sei dannatamente bella Vic, non è un complimento del cazzo, me ne sbatto di chi pensa che non lo sei, perché te lo giuro, io ti vedo talmente bella che il mio cuore potrebbe esplodere da un momento all’altro. E se davvero esiste un paradiso dopo la morte, non mi incanterebbe mai tanto quanto mi incanti tu.”
 
Gli occhi divennero subito lucidi, ma cercai di mantenere i nervi saldi. Era commuovente, non mi aspettavo niente del genere da parte sua, non era  il tipo adatto alle sdolcinerie.
 
“allora non deve essere un granché quel posto” risposi sussurrando.
 
***
 
Tornai a casa dopo esser passata in farmacia a comprare una crema adatta che potesse momentaneamente risolvere il problema fin quando sarei tornata dal medico. Il dolore era sparito e finalmente potevo rilassarmi un po’ prima di recarmi a casa di Lola per avere maggiori chiarimenti sulla faccenda delle strane pillole che Haz teneva nascoste in bagno .
 
Per far scorrere più piacevolmente il tempo, decisi di leggere un libro quando la mia attenzione fu rapita dal cellulare che s’illumino improvvisamente:
 
Messaggio
 
Josh: tuo padre è sempre irraggiungibile, digli che lo sto cercando, rivoglio la pistola che gli ho prestato. SE NON LA RESTITUIRA’ SUBITO, VERRO’ A CERCARE TE!
 
oh mio Dio, mi ero completamente scordata di essere ancora in possesso di quell’arma letale. Pensai velocemente a un piano per placare l’ira di Josh e guadagnare tempo, una volta realizzata l’idea, decisi di agire immediatamente.
 
Spazio autrice:
 
Ehi salve a tutti, scusate il clamoroso ritardo e perdonatemi il capitolo un po’ troppo corto e poco dettagliato ma non volevo partire senza prima lasciarvi anche solo un piccolo pezzettino del seguito, rimedierò ve lo prometto! Ho avuto da fare poiché domani parto anch’io per le vacanze estive ma, per fortuna, avrò il Pc portatile dunque potrò aggiornare i prossimi capitoli da lì.
Dunque, spero che questo capitolo vi piaccia, come al solito, fatemi sapere i vostri pareri (ci tengo tantissimo e vi ringrazio in anticipo se lo farete) <3

 
VOGLIO RINGRAZIARE IN PARTICOLAR MODO xSabryx che ha realizzato questo magnifico Banner per la storia!! ME-RA-VI-GLIO-SO.
OVVIAMENTE SE VOLETE UN BANNER, O SEMPLICEMENTE LEGGERE UNA NUOVA STORIA, VI CONSIGLIO DI PASSARE DA LEI, E’ BRAVISSIMA <3
 

Spero di poter aggiornare nei prossimi giorni, vi mando una bacione!
Ps: scusate eventuali imprecisioni nel testo

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