Bus.

di manifredde
(/viewuser.php?uid=604201)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1.The meeting. ***
Capitolo 2: *** 2.Paige. ***
Capitolo 3: *** 3. Niall. ***
Capitolo 4: *** 4.Liam ***
Capitolo 5: *** 5.Birthday ***
Capitolo 6: *** 6.Kiss Me ***
Capitolo 7: *** 7.Right Now. ***
Capitolo 8: *** 8. Maps ***
Capitolo 9: *** Avviso ***



Capitolo 1
*** 1.The meeting. ***


Image and video hosting by TinyPic

 

All around the world people want to be loved
Yeah, all around the world, they’re no different than us
All around the world people want to be loved
All around the world, they’re no different than us



Justin Bieber-All round The World
 

Affondai il naso congelato ancora di più nella sciarpa di lana rossa, mentre a falcate grandi e regolari percorrevo il vialetto di casa mia, in largo anticipo come al solito. Arrivai alla fermata dell’autobus un quarto d’ora prima del suo arrivo, come quasi tutte le mattine. Mi sedetti sulla grande panchina grigia imbrattata di disegni, ormai logora, affondando le mani nelle tasche del cappotto nero, alla ricerca di altro calore.

Per essere il diciassette marzo faceva molto più freddo del solito, invece di lasciare spazio ai leggeri raggi primaverili del sole, il tempo esageratamente uggioso tipico dell’inverno continuava a impedire l’avanzamento della bella stagione, e di conseguenza alterava anche il mio umore già altamente instabile.
L’autobus, puntuale come un orologio svizzero, arrivò allo scoccare del quindicesimo minuto , facendosi lentamente strada tra le poche macchine che passavano a quell’ora. Aprì le porte e solo alla fine decisi di alzarmi dalla comoda panchina per salire sul mezzo che mi avrebbe portato fino a scuola.
Salii sull’autobus e a passi pesanti, mentre un lieve tepore generato dall’ambiente chiuso mi penetrava fino alle ossa scaldandomi, camminai fino agli ultimi sedili, buttando malamente la borsa davanti al posto libero dove mi sarei seduta.
Con le cuffie nelle orecchie e la mia playlist preferita a tutto volume non potevo sperare in un viaggio migliore. Con lo sguardo perso nel vuoto e i pensieri persi chissà dove,l'unica cosa che poteva riportarmi con i piedi a terra era un leggero tonfo accanto a me.
"Mamma mia che tempo orribile" un ragazzo, più o meno della mia stessa età, con due occhi vispi e azzurri come il cielo mi stava osservando tutto sorridente.
Imperterrita mi girai di nuovo verso il finestrino ad osservare i palazzi e la strada scura scorrere sotto ai miei occhi.

Qualcuno mi sfilò la cuffietta destra,facendo esplodere la mia meravigliosa bolla di pace.
"Sai che non è educato ignorare le persone mentre ti parlano?" Mi girai verso di lui,osservandolo.
Perché stava parlando con me anche se non mi conosceva?
"Allora?" Aveva una faccia buffa.
"Allora cosa?"
"Non lo sai che è da maleducati ignorare chi ti sta parlando? Comunque io solo Louis, e tu come ti chiami?"
Ma faceva sul serio? Esisteva davvero qualcuno che faceva conoscenza con le persone così, sbucando dal nulla e iniziando a parlare? Mi sapeva molto di asilo nido, quando ti avvicinavi a un bimbo e iniziavi a parlare come se niente fosse.
"Perché dovrei dirtelo?Neanche ti conosco"
"Ma io mi sono presentato, quindi ora devi farlo tu" un sorriso comparve sul suo viso, ma non era un sorriso strafottente, era quasi calmo e rassicurante.
Affondai ancora di più le mani nella felpa e boccheggiai qualche istante alla ricerca della risposta, quando mi resi conto che l'autobus stava aprendo le porte alla mia fermata.
Raccattai la borsa in fretta e scesi appena prima della chiusura delle porte.

Che ragazzo strano, a pensarci bene alla fine potevo anche dirglielo il mio nome, forse avevo esagerato un pò.

 

 


Okey, dopo richieste di amiche asfissianti (si Martina,proprio tu HAHAHAHA) ho deciso di pubblicare questa ff.
Sono agitatissima perchè non mi sono ancora abituata all'idea di condividere i miei testi,e le recensioni della oneshot erano dolcissime,grazie aw.
Spero vi piacca, Manifredde :)

potete trovare questa FF anche su wattpad, insieme a tutto il resto pubbicato qui, vi lascio il link del profilo: manifredde

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** 2.Paige. ***


Image and video hosting by TinyPic

 

Cause all I know is we said hello
And your eyes look like coming home
All I know is a simple name, everything has changed. Taylor Swift- Everything has Changed ft Ed Sheera
n

Mi incamminai a passo veloce verso il cancello d’entrata della scuola,sistemandomi continuamente la borsa che continuava a scendermi dalla spalla, ancora quasi totalmente deserta dato il mio largo anticipo rispetto agli orari delle lezioni.
Entrai nell’edificio a passo più lento e silenzioso per non far troppo rumore e passai davanti al personale, che ormai non mi diceva neanche più nulla, erano abituati a vedermi qui a quest’ora.
Armadietto 146, primo piano. Inserii la combinazione e poi diedi un pugno sull’angolo in basso a destra, anche se l’anta non si aprì. Era dal primo anno che me lo appioppavano e ancora non riuscivano ad aggiustarlo. Un ultimo pugno poco più forte e come una molla l’armadietto si aprì e me la diede vinta . Presi la borsa nera e infilai i libri disordinatamente dentro il piccolo spazio, tenendo stretti nell’altro braccio il blocco da disegno e tutti i pastelli e le matite.
Con un colpo secco chiusi l’armadietto e ricominciai a camminare,andando a passo svelto verso le scale,iniziava ad avvicinarsi l’orario delle lezioni.
398,397,396, eccola ,aula 395.
Mi affacciai e non c’era nessuno, come al solito. Erosempre io la prima ad arte. Posai tutto il materiale sul banco e mi affacciai per qualche istante dalla finestra che affacciava sul cortile spoglio della scuola, dove una professoressa stava passando con la borsa sottobraccio e molti libri disordinatamente stretti tra le braccia.Da lontano sembrava la professoressa Shield, ma non ne ero molto sicura.
Tornai con i piedi a terra ed iniziai a preparare tutti gli strumenti: oggi ci sarebbe stato un modello da disegnare.
Lentamente la classe iniziò a riempirsi di alunni, fino all’arrivo del suono squillante della campanella, che segnava l’inizio di un’altra lunga giornata di lezioni. Il professor Mayn entrò a passo spedito e pesante nell’aula, poggiando rumorosamente i grandi libri di teoria di disegno sulla cattedra di legno. Appena dopo l’appello iniziò a parlare di chiaroscuri e di alcune tecniche di disegno che io già conoscevo.

Nonostante la sua giovane età, il professor Mayn aveva già un posto di riguardo nella scuola, che era anche una delle più grandi di Lichfield. Okey, Lichfield è una cittadina di appena 28.000 abitanti , non è cosi grande, ma comunque era un grande traguardo.

“Ragazzi,vi chiedo possibilmente di essere gentili con il nuovo arrivato, che si è gentilmente offerto di farci da modello per la lezione di oggi”. Avevo un brutto presentimento. Davvero brutto.
Voltammo tutti lo sguardo verso la porta d’entrata dell’aula, da dove comparve un paio di occhi vispi e blu, accompagnati da un sorrisetto buffo.
Dio.
“Buongiorno a tutti”
“Louis, benvenuto. Potresti prendere una sedia e posizionarti al centro dell’aula?”

 

 

“Allora Paige, come sta andando?” il professore stava girando tra i ragazzi a chiedere dei loro lavori. A differenza di molti altri professori lui amava molto interagire con i ragazzi e si interessava davvero dei lavori che venivano svolti in classe.
“Bene professore, devo solo finire di definire i contorni e poi mi dedicherò alle ombre” il viso del professore assunse un espressione soddisfatta, e passò al ragazzo accanto a me.
Continuai a delineare i contorni della figura, anche passandoci più volte, cercando di evitare lo sguardo di quello strano ragazzo, che dall’inizio dell’ora non aveva smesso un secondo spaccato di fissarmi.
Con la matita nera a tratti leggeri stavo terminando di marcare i contorni del disegno, evitando il viso. Anche se sapevo che prima o poi ci sarei dovuta arrivare. Lo sguardo di quel ragazzo metteva terriblmente in soggezzione
Come se fosse un aiuto mandato dal cielo la campanella suonò , e per la prima volta nella mia vita fui felice della fine di un’ora di arte.
Raccolsi tutte le mie cose in fretta e in furia, per evitare incontri indesiderato e un sicuro ritardo per la lezione di chimica, e uscì velocemente dall’aula, diretta al mio armadietto.
Dovevo immaginarmelo fosse nuovo,insomma non era proprio una metropoli qui, lo avrei visto sicuramente almeno una volta, soprattutto perché avendo la mia stessa età avrebbe frequentato qualche comitiva e qui ci conosciamo quasi tutti. Quel ragazzo aveva qualcosa di strano, oltre al fatto che mi perseguitava.
Dopo essere passata all’armadietto corsi a razzo verso l’aula di chimica, dove speravo non mi stesse aspettando un compito in classe a sorpresa. Solo pochi passi prima della porta qualcuno fermò la mia corsa sfrenata, fermandomi per un polso. Mi girai e mi trovai davanti a due occhi azzurri che mi guardavano divertiti.
“dove scappi? Ancora non mi hai detto il tuo nome” senza neanche degnarlo di uno sguardo mi girai e corsi nell’aula, già quasi piena. Arrivai al banco in fondo e posai la borsa sul piano, preparandomi a una noiosissima ora da passare a seguire la lezione. Il mio banco da sempre vuoto, prima dell’entrata della professoressa Merfols, oggi aveva trovato un ulteriore compagnia, che si era seduta vicino a me senza chiedermi nulla.
“È inutile che scappi, prima o poi dovrai parlarmi”
“Meglio poi”
Un imbarazzante silenzio calò tra noi due, spezzato solo dal continuo vociare di sottofondo della professoressa.
“ Mi vuoi spiegare che ti ho fatto di male? È il mio primo giorno di scuola, non conosco un’anima, sto provando a fare amicizia con te e tu invece mi tratti da schifo totale” il suo tono era severo e leggermente ferito. Forse avevo esagerato davvero. Nonostante fosse così sfacciato non potevo negargli il mio nome, non dopo quello che gli avevo fatto.
“ Paige” sbuffai, almeno mi avrebbe lasciata in pace per tutto il resto dell’ora.
“ Ora va meglio, Paige”
Sul suo viso apparve di nuovo il sorriso, a dimostrare il ritorno del suo umore terribilmente positivo e solare. Ma era bello, e questo significava una cosa.
“ Comunque non penso che starai molto tempo con me, di sicuro nel giro di pochi giorni le cheerleader e ti vorranno assolutamente con loro, dopotutto a loro basta un bel faccino e il gioco è fatto”
“ mh, non sono un tipo da cheerleader e roba così, e non credo che mai lo sarò”
“Tolminson, per caso Lonroy la sta infastidendo?” quella donna mi odiava come se fossi una portatrice di peste, da più di due anni cercava sempre di mettermi in ridicolo davanti a tutti e adesso che sto parlando civilmente con qualcuno si deve intromettere e deve interromperci.
“ No signorina Merfols, non si preoccupi, non ha fatto nulla” e bam, con un sorriso e poche parole era riuscito già a portarsi tra le grazie della professoressa.
“Bene, ma state attenti alla lezione, non vi fate più riprendere”
Dopo aver fulminato con lo sguardo me e sorriso calorosamente a Louis riprese a spiegare la sua adorata lezione. Dannata donna.
“Bella mossa il ‘signorina’, ora sei nelle sue grazie. Sei furbo Tomlinson”
“Davvero?”
“Davvero, la Merfols si basa molto sulla prima impressione che ha delle persone” e aggiungerei infatti che mi odia.
“E riguardo a te allora? Perché ti odia? Che le hai fatto?”
“ Il primo giorno di scuola feci tardi alla sua lezione e la volta dopo il mio succo di frutta per sbaglio cadde sulla sua camicia bianca. Da quel momento tra noi due è stata guerra aperta senza sosta, senza esclusione di colpi. E nel giro di due anni di impeccabile condotta non sono ancora riuscita a farle cambiare idea su di me”.
Una risata cristallina si spanse per l’aula , riempiendo le orecchie di tutti, contemporaneamente al suono della campanella che segnava la fine di un’altra ora di lezione.
Oltre ad essere un bravo manipolatore dietro a un bel faccino aveva anche un culo sfacciato.

 

Okay,scusate ma devo dirlo ,ma Louis ha un culo sfacciato in tutti i sensi.
Bene,secondo capitolo che pubblico e sono appena nel limite dell'orario dato che avevo detto e mi ero ripromessa che avrei pubblicato entro venerdì pomeriggio.Insomma avete già capito che farò sempre tardi hahahahaha
Vabbe,spero vi piaccia il capitolo, anche se so che questi sono quelli più pesanti perchè sono tutti introduttivi.
Un bacio, Manifredde :)

potete trovare questa FF anche su wattpad, insieme a tutto il resto pubbicato qui, vi lascio il link del profilo: manifredde crediti banner a @_weareallmad

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** 3. Niall. ***


<Image and video hosting by TinyPic

 

 

Beauty queen of only eighteen
She had some trouble with herself
He was always there to help her
She always belonged to someone else
She Will Be Loved - Maroon 5

 


“Paige! Paige!” una testa bionda saltellante sbucava dall'ammasso di gente che stava andando verso la mensa per la tanto attesa pausa pranzo.
Anzi, per essere precisi non era una testa bionda, ma la testa bionda. Niall Horan, un concentrato irlandese di energia stava praticamente saltando sulle persona per raggiungermi al mio armadietto aperto. La faccia della discrezione e del silenzio quel ragazzo.

Forse eravamo migliori amici proprio per questo, siamo opposti, sole e luna, caldo e freddo, eppure è una delle persone più importanti della mia vita.
“Peepe, mi sei mancata!” mi lo ritrovai in tre secondi addosso, che mi stringeva come un polpo.
“Dio Nì sono passate solo un paio di settimane, mica mesi, non esagerare! E non usare quel nomignolo cristo, sai che lo odio da quando ho cinque anni!” lo strinsi un po' , per quanto possibile dato che mi aveva praticamente bloccato le braccia da quanto mi stringeva forte.
“Scusa peepe, ma mi scordo” lo faceva di proposito, ne ero certa.
“Nì mi soffochi però” mi lasciò, grazie a Dio.
“Scusa Pe, ma mi sei mancata un casino” sorrise, come sempre d'altronde. Quando non sorrideva quel ragazzo? L'unica volta in cui fu triste davvero, avrà avuto sei anni, gli era morto il pesciolino rosso , Doris, e volle fare il funerale di quartiere e la sepoltura in miniatura con tanto di piccola lapidina di pietra. Tutti io li trovo.
“Anche tu Nì, ma ora andiamo a mangiare, che ho una fame pazzesca” posai tutto nell'armadietto e sottobraccio con Niall entrammo in sala mensa, a prendere da mangiare.
Dopo aver riempito i vassoi ci sedemmo ad un tavolo vuoto per mangiare in pace.
"Allora Nì, com'è andata in Irlanda?" Diedi un morso al panino con il tonno della mensa, ma non aveva proprio un ottimo sapore, quindi aprì il succo di frutta.
"È stato fantastico! Ho rivisto mezza famiglia, mi sono mancati da morire, non vedo l'ora di tornare, e la prossima volta sarà con te"
"E mi presenterai tutto il tuo parentame? Quanti sono, duecento? No perché li conosci i miei problemi a ricordarmi i nomi, pensa se mi presenti tutta la compagnia come starò " niall si era spazzolato tutto il suo pranzo in meno di cinque minuti, neanche fosse un aspirapolvere.
"Lo so pe, so che sei una rincoglionita cronica, non preoccuparti. Non lo mangi?" Mentre Niall stava prendendo il mio panino una figura un po' disorientata ma terribilmente sorridente di avvicinò al nostro tavolo.
"Ehm, è libero?" Okay, farlo sedere o non farlo sedere?
"Certo amico, siediti pure!" Ecco, ci aveva pensato Niall, grazie al cielo.
"Louis, lui è Niall. Niall,Louis"
"Sei nuovo?" Niall aveva già finito anche il mio panino. Giorno dopo giorno mi faceva sempre più paura.
"Si,mi sono trasferito da poco, vengo dal Sud Yorkshire"
"Non conosci ancora nessuno?"
"No, attualmente solo voi" mi misi una mano sulla fronte, sapevo dove voleva andare a pare quella testa bionda.
"Quindi oggi non hai impegni vero? Perché io e Paige vorremmo andare a fare un giro, magari ti presentiamo qualche nostro amico" neanche l'ha conosciuto e già lo invita a uscire con noi, tesoro sei troppo socievole. Mi limitai a un sorrisetto di approvazione un po' tirato e a dare un morso alla mela rossa che avevo preso insieme al panino.

In effetti se non conosceva nessuno che male c'era? Non mi andava di fare la figura dell'asociale, e già avevo esagerato con lui.
“Certo, mi farebbe piacere, soprattutto dopo la grande e calorosa accoglienza di Paige” oddio fatemi sotterrare, mi stavano fissando uno ironicamente e l'altro come se avesse capito una cosa brutta. Arrossì fino alla punta dei capelli, ma cosa andava a pensare quel depravato?
“Ehm, si. Nì io adesso avrei l'ora di letteratura inglese, e dato che non mi va di fare tardi come al solito – mi alzai e presi il mio vassoio- vado subito, così ho il tempo di passare con calma all'armadietto e prendere tutti i libri, a che ora ci vediamo? Alle quattro da Mick come sempre?” aspettai una risposta, che tardò ad arrivare dato che Niall sembrava ancora rimuginare ancora sulla frase squallida con tanto di doppio senso di prima. Solo una gomitata leggera da Louis riuscì a farlo svegliare.

“È? Ah si, si certo” meglio far finta di credere che abbia capito e andarsene.
Svuotai il vassoio e dopo averlo sistemato al suo posto uscì dalla mensa, diretta al mio armadietto per prendere i libri di letteratura e il pacchetto di Marlboro rosse.

 

Aspirai piano dalla sigaretta, per poi buttare fuori il fumo in una serie di nuvolette.
Il cortile era totalmente vuoto, dato il freddo, e proprio per questo era uno dei posti migliori della scuola per fumarsi una sigaretta in santa pace. Dopo aver fatto un altro tiro lasciai cadere a terra il mozzicone di sigaretta e lo pestai con una scarpa per spegnerlo.
Tirava un leggero vento secco, non molto freddo ma abbastanza da farmi tenere la giacca a vento ben stretta. A quanto pare anche qualcun altro aveva avuto la mia stessa idea di fumarsi una sigaretta rilassante, perciò girai sui tacchi e tornai nella scuola.
I corridoi erano totalmente vuoti.
Guardai immediatamente l'ora. Le lezioni erano iniziate esattamente due minuti prima. Mi ritrovai inesorabilmente a correre per i corridoi come una pazza per prendere i libri e riuscire ad arrivare in aula in tempo.
Finalmente il suono di quella dannata campanella. Sembrava non voler arrivare mai oggi.
Anche quella giornata era finita grazie a Dio, e ora finalmente si poteva tornare a casa.
Neanche cinque minuti e già ero alla fermata dell'autobus, in attesa.
Arrivai a casa in una manciata di minuti e mi buttai subito sotto la doccia, avevo bisogno di stendere i nervi,e l'acqua calda e avvolgente aiutava proprio. Il professore di letteratura mi aveva fatto una strigliata senza precedenti per il mio ritardo di dieci minuti. Anche se credo che in realtà, anzi molto probabilmente, gli girasse talmente male che gli andava solo di incazzarsi con qualcuno, che guarda caso ero proprio io. La attiro proprio la sfiga.
Mi preparai e uscì con largo anticipo, senza un motivo preciso, solo per fare un giro.
Entrai nel parchetto comunale e mi appollaiai sul muretto della struttura abbandonata, che doveva essere il comune, un po' in disparte dai prati , e presi il mio pacchetto di Marlboro.

Lo aprì e scoprì esserci solo una sigaretta. Dannazione, le avevo già finite. Accesi la sigaretta e accartocciai il pacchetto, buttandolo dopo in borsa. Feci un tiro e mi guardai intorno. I bambini giocavano tra loro, facendo su e giù dalle giostre.
Proprio su quelle giostre conobbi Niall, avevamo entrambi cinque anni, mi ero sbucciata il ginocchio e mi ero andata a nascondere la sopra. Nessuno riusciva ad arrivare da me, mia madre continuava a chiamarmi e mi diceva di scendere ma non volevo. Un bimbetto moro si avvicinò a me preoccupato, mi diede un bacio sulla sbucciatura e sorridette smagliante, per darmi sicurezza.

“Come ti chiami?Io Niall”
“Paige” e bam, nacque la coppia inseparabile di idioti.

Finì la sigaretta e la schiacciai a terra, scesi dal muretto e velocemente uscì dal parco, diretta al Bar in piazza grande.
Mentre camminavo mi guardavo intorno, ma più mi avvicinavo al bar dell'appuntamento più vedevo qualcosa di insolito.

Due figure, una testa bionda e una testa mora.
Che si muovevano freneticamente vicino a qualcosa a terra.
Un qualcosa di scodinzolante e a quattro zampe.

Cosa diamine ci faceva Niall con in mano un guinzaglio per cani, e soprattutto, con un cane
 attaccato al guinzaglio? Neanche era tornato e già ricominciava a fare danni.

 

Chiedo umilmente perdono*si inchina*

ho due settimane di ritardo, lo so, ma non ho avuto tre cavolo di secondi per scrivere, e sono riuscita a accendere il computer non per scuola solo ieri e oggi. E poi, particolare molto trascurabile, era il mio compleanno lol.
Questo capitolo è stato un parto in pratica HAHAHAHAHAHA
Entra in scena Niall, di ritorno dalla sua irlanda,yo.
Spero vi piaccia,ora vado a finire di studiare,sigh

Ciao, manifredde :)

potete trovare questa FF anche su wattpad, insieme a tutto il resto pubbicato qui, vi lascio il link del profilo: manifredde


crediti per il banner a @weareallmad :)


(Se volete contattarmi questo è il mio Twitter)

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** 4.Liam ***


< />

Image and video hosting by TinyPic

 

When the days are cold
And the cards all fold
And the saints we see
Are all made of gold

When your dreams all fail
And the ones we hail
Are the worst of all
And the blood’s run stale

I want to hide the truth
I want to shelter you
But with the beast inside
There’s nowhere we can hide
Demons-Imagine Dragons

 

 

Ero abbastanza tentata in quel momento, andare da loro e ficcarsi nei casini o girare i tacchi per tornare a casa e far finta di non aver visto nulla? Mi girai di spalle sperando di non essere vista e molto piano iniziai a camminare.
'ti prego,fa che non mi veda,ti prego fa che non mi veda'
"Paige!" merda.
Mi girai bianca come un lenzuolo "Louis?" lanciando un'occhiata dietro di lui riuscì a vedere Niall contorcersi con il guinzaglio in mano e il cane che provava a correre via. Santo Dio.
"Dove andavi?"
"No, stavo tornando a casa perchè ho dimenticato il cellulare" si dai Paige, sei credibile e sei riuscita a non fare una figura orribile.
Louis però scoppiò a ridere. Cacchio rideva?
"Paige, lo hai in mano" eh ma dai però.
Boccheggiai , ora che cavolo mi inventavo?
Troppo concentrata dalla situazione non mi resi conto che il guinzaglio era sfuggito dalla mano di Niall e che ora il cane stava correndo verso di me.
Diciamo che mi ritrovai dolcemente un cane di più o meno venti chili addosso che mi leccava la faccia cinque secondi dopo.
Mi si presentava davanti un lungo e sudato pomeriggio.

 

Arrivai a casa completamente stremata e con dei capelli che sembravano un nido di vespe tanto erano impicciati. Tutto per colpa di Niall e la sua meravigliosa idea di voler diventare il dog sitter di quartiere .
Senza guardare in faccia nessuno, più per paura di uccidere qualcuno che per altro, mi fiondai in camera mia per spogliarmi e darmi una lavata .
Presi l'asciugamano e corsi in bagno per una doccia calda. Ero totalmente distrutta, e la sera serei anche dovuta uscire.
Velocemente mi lavai e uscì dalla doccia, avvolgendomi intorno il grande asciugamano bianco caldo.
Mi vestì ed asciugai i capelli, facendomi una treccia umida. Presi il pacchetto di Marlboro e mi affacciai alla finestra, controllando che non ci fosse nessuno.
Una volta controllato misi la mano sulla grondaia e mi tirai su, fino a toccare il tetto con i piedi .
Salì fino a sopra l'affaccio della soffitta e mi sedetti a gambe incrociate.
Sfilai una sigaretta dal pacchetto e la accesi, aspirando profondamente. Da anni ormai salivo sul tetto per rilassarmi, leggere, e anche studiare certe volte, quando Luke rompeva e mi distraeva in continuazione.

Osservare i passanti, mi era sempre sembrato rilassante. Vederli camminare veloce, piano, studiare i loro visi, le loro espressioni, tristi,felici,vederli piangere. Vedere le vite altrui scorrere, quando la mia era ferma o in bilico su un filo, durante le crisi, dopo i litigi con tutti, mamma e papà, quando nessuno capiva, i passanti senza parlare mi facevano riflettere, solo poter stare qua su per vedere le loro vite andare avanti. Pechè capivo e continuo a capire che oltre la loro di vita, anche la mia continuava per la sua strada, e potevo decidere se lasciarla andare da sola o guidarla, essere padrona delle mie scelte e seguirle. Sigaretta dopo sigaretta, vita dopo vita, tutto continua. Un tiro, due tiri, un passante, due passanti.
"Hey"si era seduto accanto a me. Ero sicura che mi avrebbe trovato.
"Ciao Ni" presi la sua mano e la strinsi. Mi era mancato così tanto.
"Siamo in ritardo tesoro,devi prepararti"
"Si, ora scendo" finì velocemente la sigaretta, spegnendo il mozzicone su una tegola
"Come va con lui Paige?Come sta?" me lo chiese come se fossi un bicchiere fragile in bilico sul bordo di un tavolo. E in effetti lo ero quaando si parlava di lui.
"Non va Nì, non migliora" guardai la finestra chiusa della casa vicino alla mia.
"Sta perdendo la speranza" singhiozzi pesanti mi partirono dal fondo della gola. Era sempre così quando ci pensavo.
"Ma lui è un guerriero Paige, ce la farà,vedrai"
"Non tutti i guerrieri riescono a venir fuori salvi dalle battaglie Niall" presi il pacchetto che avevo lasciato accanto a me e con movimenti agili scesi dal tetto, posando i piedi sul pavimento della soffitta.
Era dietro di me, lo sapevo, ma aveva capito che non ero emotivamente e fisicamente pronta a parlarne.
"Scusa Nì, ma stasera non posso venire, devo andare da lui. Voglio stare con lui." potevo solo dargli le spalle, non volevo mi vedesse mentre mi asciugavo le lacrime con la manica consunta della felpa "di agli altri che non mi sento bene, per favore"

Questa sera sarei andata da lui, ne avevo bisogno. Avevo bisogno di passare del tempo sola con lui.

Senza voltarmi chiusi in camera mia, mi cambiai di fretta e infilai le converse.
Presi solo le chiavi, niente telefono, solo io e lui.
Uscì di casa e di corsa percorsi tutto il vialetto, fino a superare il cancelletto di metallo che superava casa mia dalla strada.
Arrivai di fronte la porta di casa sua e bussai, aspettando che mi venissero ad aprire.
Mi aprì la madre.
Non dovetti neanche aprire bocca.
"Paige, ciao.Lui è sopra, credo stia dormendo" sorrisi e corsi su, fino alla sua porta bianca come il latte.
Entrai nella sua stanza senza bussare, non volevo svegliarlo.
"Liam?" stava dormendo, sotto il suo piumone verde. Mi tolsi le scarpe e piano mi avvicinai al letto, passando piano una mano sulla coperta vicino a lui. Gli sfiorai la mano. Era così fredda.
"Paige, sei tornata" aprì piano gli occhi "ti aspettavo" sorrise. Dio se era bello. Non meritava tutto quello che stava subendo.
"Sono sempre qui per te Liam" mi sedetti accanto a lui e gli baciai la guancia. Era sempre più magro e più pallido. "Come stai?"
"Sto" sorrise debolmente "le medicine aumentano sempre di più" Dio se faceva male sentirgli dire queste cose. Mi sembrava di avere un paletto di legno conficcato nel petto.
"Da quanto non esci Liam?" la sua mano era fredda come il ghiaccio
"Abbastanza. Non voglio che qualcuno mi veda così...orrendo"
"Non sei orrendo Liam, nessuno lo pensa"
"Io si, Paige. Sappiamo entrambi che sto peggiornado, e questo non giova certo alla mia immagine" mi veniva da piangere porca miseria. Era l'ultima persona a meritarsi una malattia simile. Perchè lui? Era una delle persone più meritevoli di vivere al mondo. Aiutava tutti, dava tutto se stesso per gli altri, e questo è il ringraziamento che si merita? Dio dovrebbe chiedergli scusa. Nessuno meriterebbe questo. Neanche la persona più crudele al mondo.
"Ti va di andare al mare, Liam? Come quando eravamo piccoli. Solo io ,te e il mare."
"Se mi vede qualcuno?" era così dolce e fragile in quel letto. Come un sottile filo di cotone.
"Sorriderai Liam. Perchè sei forte, e nessuno ti giudicherà." e sei bellissimo Liam. Dio se lo sei.
Spalancai le finestre e alzai le persiane. Presi dei Jeans e una maglia e glieli poggiai sul letto "ti aspetto giù Lì, veloce "

 

Parcheggiai la macchina sulla spiazzo davanti il muretto che separava la strada dalla spiaggia, totalmente deserta. E aggiungerei ovviamente ,datto che in pieno inverno non tutti di notte vanno in spiaggia.
Ci sedemmo sulla sabbia fresca, rivolti verso il mare. Da piccoli venivamo qua di solito, con le nostre mamme, passavamo le giornate estive sulla spiaggia a fare il bagno e i castelli di sabbia. Quanto mi manca.
Il suo braccio mi avvolgeva piano,come se potesse ferirmi. Era lui quello che poteva essere ferito, non io.
"Ti voglio bene, Paige. Sei una delle poche che ci è sempre stata per me, e questo vale più di tutto. Ormai tutto conta, tutto è in gioco per me e la mia vita, per come sarà e per come andrà a finire. Ti voglio un mondo di bene e sarà per sempre così." Le sue labbra calde si posarono dolcemente sulla mia tempia, come per mettere un sigillo su quello che aveva appena detto. Era un guerriero, Niall aveva ragione, ma dopotutto, se non sei un guerriero in questa vita come pensi di andare avanti?

 


 

Lo so, lo so. Io e il mio mese di ritardo facciamo tanto schifo. Solo che internet salta e tutti casini, scusate T.T
In questo capitolo entra in scena Liam, che sarà uno dei personaggi principali.

CHE SUCCEDERA' NEL PROSSIMO CAPITOLO?LO SCOPRIRETE IL PROSSIMO ANNOOO
no ok lol proverò ad essere puntuale
se vi piace lasciatemi anche solo una piccola recensione. Un bacio,
Manifredde :)

potete trovare questa FF anche su wattpad, insieme a tutto il resto pubbicato qui, vi lascio il link del profilo: manifredde

crediti per il banner a @weareallmad :)

(Se volete contattarmi questo è il mio Twitter)
>

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** 5.Birthday ***


Image and video hosting by TinyPic

 

Tell em that is my birthday Tell em that is my birthday
Tell em that is my birthday
When I party like that
Every night’s my birthday
They dont know, so it’s okay
Tell em that is my birthday
When I party like that
Selena Gomez- Birthday

 

"Mi piace passare il tempo con te Paige, mi è sempre piaciuto, come quando andavamo all'asilo e ti assillavo per giocare insieme" "Eri una peste assurda da piccolo, per questo non volevo giocare con te, mi tiravi i capelli!" ridevamo come pazzi, sempre.
"Ma anche tu mi facevi gli scherzi, signorina. Una volta mi hai rubato la merenda e te la sei mangiata davanti a me, eri una bambina crudele" neanche lo ascoltavo più ,era così bello quando sorrideva.
Restammo tutta la sera sdraiati sulla sabbia a guardare le stelle e a parlare, parlare e parlare. Amavo parlare con lui, era un ragazzo che sapeva ascoltare e non giudicava mai, potevi parlargli di tutto, e avrebbe provato ad aiutarti in qualsiasi modo. Ci addormentammo insieme sotto le stelle e dormimmo la, vicini, con le nostre mani intrecciate tra loro.Una delle migliori notti della mia vita.



Una gocciolina d'acqua cadde sul mio naso. Due goccioline. Tre goccioline. Oh andiamo non la pioggia. Aprii piano gli occhi e a mia sorpresa trovai un cielo azzurrissimo, senza una nuvola.
E poi c'era il cane enorme che mi stava sbavando addosso e sulla faccia,ovvio. Chissà come mai avevo la senzazione che Niall c'entrasse qualcosa.
Spostai delicatamente quella sottospecie di cavallo da me e mi sedetti strofinandomi gli occhi. Liam mi aveva abbandonato li?
Il cane scodinzolando corse via, andando incontro a due figure che stavano arrivando vicino a me. Assottigliai lo sguaardo per vedere meglio, ma non servii a molto, visto che la fragorosa risata che riusuono per tutta la spiaggia poteva essere solo di Niall.
Mi alzai e passai delicatamente le mani sui pantaloni per togliere tutta la sabbia,anche se ne avevo fino a dentro le mutande. Liam sorrideva felice, dopo tanto tempo. Non lo vedevo così felice da troppo tempo.
Non me ne ero resa conto,ma mi era mancato da morire.
Guardarlo sorridere così mi faceva stringere il cuore, riusciva a distruggerlo e a ricomporlo in un secondo. Anche se non volevo accettarlo mi stava sfuggendo dalle mani come sabbia. Scrollai la testa e corsi verso di loro, mi ero ripromessa troppe volte di non pensare a lui in quel modo, non sarebbe stato giusto ne per me, ne per lui.

"Paige, finalmente ti sei svegliata! Eravamo andati un secondo al bar"
"Mi avete abbandonato sulla spiaggia brutti idioti,potevano uccidermi, o rapirmi"gesticolavo come una pazza dalla rabbia. ma perchè a me dovevano fare queste cose?
"Ma dai Paige, sei stata sola solo dieci minuti, siamo stati con te sempre da quando sono arrivato, non essere la solita melodrammatica" sbuffai scocciata, la prendeva sempre alla leggera lui.
Liam continuava a guardarsi intorno a disagio vedendo qualche persona passeggiare sul bagnasciuga.
"Ragazzi, possiamo tornare a casa per favore?" il suo tono di voce mi spezzò il cuore. Era così fragile e indifeso. "Perchè? È ancora presto Liam, stiamo ancora un pò no?"
"Niall,preferirei andare" senza pensarci due volte raccolsi tutte le mie cose e sorridendo rassicurante a Liam lo presi per mano e ci avviammo verso la macchina. Non volevo trattenerlo qui sapendo che era a disagio e si vergognava.



"Come ti sembra?" io e Niall camminavamo verso casa sua lentamente, dopo aver portato Liam a casa sua ed essere stati un pò con lui.
"È sempre lo stesso Liam per me, lui si vede diverso, si sente diverso. Sulla spiaggia non me ne ero reso neanche conto,ma ha tanta paura di farsi vedere dagli altri, ha paura di essere giudicato, e lo capisco. Insomma chiunque starebbe come lui, ma vorrei capisse che non deve vergognarsi di se stesso, almeno con noi. È sempre stato timido con tutti, e ora questo ha complicato le cose."
"Per capire come sta lui, bisogna trovarsi nella sua sua situazione, non possiamo capirlo, ma io ci sto provando" se non ci provavo io, chi poteva provarci dopotutto?

 


Posai i piedi sul soffice tappeto rosa vicino al mio letto e mi stropiacciai gli occhi assonnata. Aprii la porta e iniziai a scendere le scale.
Ma dove diamine erano tutti? Entrai in cucina più addormentata che sveglia e poco ci mancava che mi prendesse un colpo quando dieci persone mi saltarono addosso urlando e facendomi gli auguri.
Un'altra giornata di scuola mi si presentava davanti, e io avevo casa piena di gente.
Ma perchè? Che avevo fatto di male?
"Buon compleanno amore mio" mia madre mi strinse forte, e solo allora realizzai che giorno era. Il giorno che speravo non arrivasse mai. Il mio compleanno.
Salutai e ringraziai tutti per poi scappare su. Che poi non è normale presentarsi alle sette e mezzo solo per farmi gli auguri di compleanno.
Okay che sono diciotto, okay che volete essere i primi, ma io alle sette e mezza di mattina sono un essere impresentabile, come qualunque altra persona normale sulla faccia della terra. Già è tanto che non sia scappata via per paura di terrozzare tutti. Velocemente mi preparai e scappai via da quella mandria di gente per correre alla fermata dell'autobus,deserta. Mi sedetti sulla panchina e infilai le cuffie per sentire della musica mentre aspettavo. Alla vista dell'autobus mi alzai e mi sfilai una cuffietta dall'orecchio. Tanto se non la toglievo me la avrebbe tolta qualcun altro.
Neanche il tempo di posare il piede sull'autobus che sentii una voce chiamarmi, non molto discretamente, dagli ultimi sedili. Sbuffai trattenendo un sorriso e mi avvicinai a passo veloce verso la figura che si stava sbracciando.
"Auguri Paige!" due braccia calde mi avvolsero in uno stretto abbraccio,abbastanza inaspettato. Le mie guance si colorarono leggermente mentre ricambiavo la stretta.
Tutte le persone presenti ci stavano guardando, volevo sotterrarmi. Lo lasciai sorridendo leggermente e mi sedetti sul sedile vicino al suo, posando lo zaino sul pavimento tra le mie gambe.
"Stasera io e Niall abbiamo organizzato una piccola festa, visto che tu non hai organizzato niente. Nulla di che,solo qualche amico, sarà una cosa abbastanza ristretta.Nulla di che, qualche amico, una cosa semplice e tranquilla" oh andiamo, se dico che non voglio festeggiare perchè devono fare l'esatto contrario di quello che dico? Che poi Louis non poteva sapere che era il mio compleanno, quindi tutto si riconduceva ad una sola persona.
Niall. Stupido ed irritante irlandese.

 

 

 

"Dove hai detto che é questa festa?" Camminavamo da un po', allontanandoci sempre di più dalla nostra zona.
Non è che aveva intenzione di ammazzarmi?
"Non l'hodetto,cammina e basta"

"Sei sicuro di sapere dove stiamo andando?" era mezz'ora che camminavamo, e mi iniziavano a fare male i piedi nonostante le scarpe basse.
Non oso sapere come sarei stata con i tacchi.
"La so la strada,sta tranquilla, perché sei così rompi scatole oggi?"
Non ebbi neanche il tempo di rispondergli che ci ritrovammo davanti una villa enorme stracolma di gente e con la musica a palla che si sentiva forte anche da fuori.
Okay, magari non era questa la casa e Niall aveva sbagliato indirizzo. Perchè mi ficco sempre in queste situazioni assurde?
Niall mi tirò verso la porta, che poi aprì velocemente prima di trascinarmi dentro quel caos.
Oh porca puttana , alla faccia della piccola festa.


Non so più neanche come scusarmi, non ho mai un'attimo e quando lo ho scrivo mezza frase e succede sempre qualcosa.
E poi sono tipo in una fase di blocco, ho tre os bloccate e non riesco a continuarle, mi vorrei tagliare le mani.
Questo è il capitolo, spero vi piaccia :)

Vado a studiare, un bacio
Manifredde

potete trovare questa FF anche su wattpad, insieme a tutto il resto pubbicato qui, vi lascio il link del profilo: manifredde

crediti per il banner a @weareallmad :)

(Se volete contattarmi questo è il mio Twitter)

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** 6.Kiss Me ***


Image and video hosting by TinyPic

 

 
So kiss me kiss me kiss me
And tell me that I'll see you again
'Cause I don't know if I can let you go

Kiss Me Kiss Me - 5 Seconds Of Summer
 

Più mi guardavo intorno più vedevo fiumi di gente a destra e sinistra, stordita dalla puzza di alcool e la musica a palla. Velocemente fui trascinata da Niall nella cucina, stracolma di bicchieri rossi usati e bottiglie di alcolici già mezza vuote buttati ovunque.

“Mi spieghi perchè avete organizzato questo casino? sai che odio le feste di compleanno” incrociai le braccia sotto il seno guardandolo, nascondendo comunque un piccolo sorriso, sapendo che lui e Louis avevano organizzato tutto questo per me.

“Smettila di far finta che ti dia fastidio, è solo una festa di compleanno Peepe”

“Dio Nì non chiamarmi così, sai che lo odio. Quanta gente avete invitato?” mi avvicinai velocemente al tavolo e agguantai un bicchiere pulito dal piano, per poi prendere una bottiglia e versarne il contenuto rosato nel bicchiere, prima di portarlo alle labbra e bere a piccoli sorsi.

“In realtà non lo so, non ho organizzato io, ha pensato a tutto Louis”

“Che cosa?!” allora la cosa era proprio fuori controllo, quello era peggio di un pazzo sfuggito alla legge ”sei pazzo? avrà invitato anche la regina!” sbuffai sonoramente,non sentendo la presenza di una nuova persona accanto a me.

“In realtà la regina era occupata, mi dispiace nanetta” un Louis con un sorriso strafottente mi si parò davanti, con in mano un bicchiere in plastica rossa uguale al mio. Brava Paige, un'altra figura di merda da aggiungere alla tua già grande collezione. “Comunque auguri,eh!” neanche il tempo di rispondere che era già sparito di nuovo dietro la porta, tra il caos del salone.

“Che poi, di chi è questa casa?” girai di nuovo il viso verso Niall, guardandolo con un espresione interrogativa. Non ebbi neanche una risposta, ma solo un bicchiere pieno di un liquido colorato contro il petto “bevi e basta, divertiti, e non pensare”

“Ma non conosco nessuno qui, avete invitato almeno un mio amico?” nonostante continuassi a guardarmi intorno non riuscivo a trovare neanche un viso conosciuto nel grande via vai continuo di gente sotto i miei occhi.

“Si, qualcuno, e dovrebbe arrivare proprio ora, in effetti” Niall guardava tra la folla insieme a me, fino a quando due mani grandi e calde si posarono sui miei occhi, oscurandomi la visuale. Istintivamente posai le mani su quelle posate sul mio viso,confusa.

“Indovina chi sono” due labbra calde sfiorano il mio orecchio sinistro, mentre un sussurro mi arriva al cervello tra il rumore ovattato di sottofondo.

Quella voce vellutata era cosi familiare, dolce calda, non potevo crederci, era lì.

Le lacrime inziarono a scendere sul mio viso appena le braccia forti del ragazzo dietro di me mi intrappolarono in una stretta dolce e forte.

“Mi sei mancata piccolina” era cresciuto tanto, in sei mesi di università.

“Anche tu, Zayn, da morire”

 

“Come ti trovi a Seattle?” La terrazza di quella enorme casa era totalmente vuota, oltre a me e Zayn seduti su una piccola panca appoggiata al muro

"Mi piace studiare li, solo che mi manca sempre casa, e sono ancora al primo anno, non so se continuerò"

"Studiare li è sempre stato il tuo sogno, da quando eri bambino"

"Non so se vale davvero la pena continuare li, le persone cambiano, e anche prospettive e priorità cambiano con gli anni"

"Sicuro che sia solo per la scuola?" Il suo silenzio confermò che c'era altro dietro quella scusa,ovviamente. Dopo più o meno diciassette anni di convivenza ancora non aveva capito che era inutile inventare scuse con me.

"Cos'altro c'è di mezzo Zayn?"

"Niente" neanche il tempo di rispondere che era di nuovo tornato dentro,lasciandomi sola nel silenzio.

Sfilai velocemente dalla borsa il pacchetto di Marlboro rosse, per poi sfilare una sigaretta da esso e poggiarla tra le labbra, mentre continuavo a cercare l'accendino, che sembrava sparito.

"Dovresti smette,lo sai?" un sospiro leggero dietro di me mi fece sobbalzare.

"Liam, cosa ci fai qui?" Si era avvicinato e seduto vicino a me, lentamente.

"Ti fa male" disse prima di sfilarmi la sigaretta dalle labbra e posarla di nuovo nel pacchetto, mentre io ero totalmente inerme vicino a lui.

"Liam é pieno di gente, sai che ti stanchi subito, perché si qui?"

"Credevi che mi sarei perso il tuo compleanno, piccola paige? Non mi importa del resto" era qui per me, nonostante tutta la gente al piano di sotto e le sue già scarse forze.

 

"Se volevi vedermi potevo venire da te, bastava una telefonata"

"Ho preferito venire qui da solo, non ho sei anni"

"Ma hai un'altra cosa Liam" si formò un imbarazzante silenzio, smorzato solo dal ticchettio del mio tacco a terra.

"Sai che odio quando fai così"

"Così come? Anche tu conosci la situazione , e queste cazzate pensate sul momento non fanno bene a te e tantomeno a me, mi fai sentire in colpa"

"Quello che ho non é colpa tua"

"Ma sei qui per colpa mia"

"Voglio vivere la mia vita finché posso, non ho neanche più il diritto di scegliere cosa fare adesso?"

"Sono solo preoccupata per te"

"Non dovresti, non così, e adesso chiudiamola qui che non mi va di litigate con te il giorno dei tuoi diciotto anni"

"Continuo a credere che era meglio se fossi venuta da te"

"É solo una festa di compleanno" il suo tono era sempre più esasperato.

"Scusa" mi alzai velocemente e iniziai a camminare verso la portafinestra che portava dentro a passo veloce. Non andava ne a me ne a lui di rovinarci la serata.

"Balla con me" mi fermai di colpo e mi girai verso di lui, per guardarlo con un espressione confusa in viso.

Si era avvicinato e mi stava porgendo la mano sorridendo insicuro. Un ballo? Sul terrazzo? Senza musica?

Senza esitazione afferrai la sua mano e mi avvicinai a lui di un passo.

"Perché queste idee strane vengono solo a te?" Intrecciai le braccia dietro il suo collo mentre le sue mani si posavano delicatamente sui miei fianchi.

"Da quanto mi risulta però non ti stai rifiutando" avevamo iniziato a muoverci lentamente sul posto, guidati da una musica esistente solo nelle nostre teste, ma comunque in sincronia con i nostri passi.

"No,neanche a me" era così rilassante, eravamo soli sul terrazzo, sotto un cielo tappezzato di stelle, stretti in un abbraccio dolce. Era sempre stato così tra me e lui, non serviva quasi nulla per stare bene l'uno con l'altra. D'un tratto però lui si fermò. 

"É il momento del tuo regalo piccola" lo guardai leggermente accogliate mentre infilava la mano nella tasca posteriore dei suoi jeans per afferrare qualcosa.

"Mi auguro tu stia scherzando Liam, te lo avevo detto di non farmi regali"

"E tu sapevi che non ti avrei dato ascolto,come sempre d'altronde" aveva estratto la mano dalla tasca posteriore dei jeans e la aveva allungata verso di me,per porgermi un sacchetto dorato, appoggiato sulle sue dita " tanti auguri, piccola paige" presi contrariata tra le mani il sacchetto accuratamente chiuso che mi stava porgendo, per poi rivolgergli un nuovo sguardo di disapprovazione, ma prima che potessi parlare, lui mi incitò ad aprire con un grande sorriso.

Slacciai piano il fiocco e apri lentamente il sacchetto,per poi girarlo piano e far scivolare il contenuto fresco a contatto con le mie dita. Era una piccola collana argentata, con un ciondolo a forma di cuore, con incise dietro una piccola L accanto a una P.

"Oh, Liam, é bellissima" prese la collana dalle mie dita sorridendo,per poi posizionarsi dietro di me e spostarmi delicatamente i capelli da un lato.

"Sono felice che ti piaccia" fece passare la collana aperta davanti il mio viso, per poi allacciarla dietro il collo e risistemare piano i miei capelli scuri sulla schiena, prima di girarmi verso di lui ed avvolgere le braccia intorno al suo busto per stringerlo in un abbraccio. Schiusi le labbra per parlare ma non ebbi il tempo di dire parola perché aveva posato due dita sotto il mio mento prima di alzarmi il viso e posare le labbra contro le mie.


Salve a tutti, ecco il sesto capitolo dopo più o meno due mesi.
Lasciamo perdere che non avevo mai voglia, tempo,ho rischiato materie fino alla fine dell'anno e poi sono partita.
Lasciatemi nelle recensioni qualche suggerimento e parere,bello o brutto che sia, per migliorare la storia.
Comunque, spero il capitolo vi piaccia, un bacio
Manifredde :)

potete trovare questa FF anche su wattpad, insieme a tutto il resto pubbicato qui, vi lascio il link del profilo: manifredde

crediti per il banner a @weareallmad :)

(Se volete contattarmi questo è il mio Twitter)

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** 7.Right Now. ***


Image and video hosting by TinyPic

 

Right now
I wish you were here with me
‘Cause right now
Everything’s new to me
You know I can’t fight the feeling
And every night I’m feeling
Right now
I wish you were here with me
One Direction-Right Now

 

Sgranai gli occhi di colpo e feci istintivamente un passo indietro, facendo così dividerere le nostre labbra, prima di guardarlo con un espressione sbigottita e piuttosto confusa. Il suo sguardo era confuso quanto il mio , ma ben più imbarazzato. Indietreggiò rapidamente anche lui, evitando il mio sguardo, tenendo il suo fisso a terra.
"Liam, cos'era?" la voce mi uscì dalle labbra come un sussurro soffocato, parlai così piano che non fui ben sicura che mi avesse sentito. Era una delle ultime cose che mi aspettavo potesse accadere quella sera, da lui, soprattutto.
In tutto quel tempo nessuno dei due aveva mai ammesso i sentimenti, o almeno la grande attrazione, che provava verso l'altro, e ora che era successo quel qualcosa, entrambi ci stavamo pentendo di tutto.
"No, no nulla, non era nulla" biascicò cosi velocemente che feci fatica a sentirlo. Le guance gli erano diventate lievemente più colorite, sul rossiccio leggero, proprio come le mie probabilmente, anche se non me ne rendevo bene conto.
"Che avevi intenzione di fare con quella cosa?" mi pentii subito delle mie parole e del mio tono, che risultavamolto più allarmatodi quello che era, che a occhi esterno era parso a Liam soprattutto accusatorio.
"Io? Nulla, Paige, ho detto nulla." mi lanciò un' occhiata di sbiego prima di girare i tacchi e andare a passo sostenuto verso la portafinestra, tentennando un istante prima di fare il passo sulla soglia, per entrare, e sparire dietro di essa.
Piegai il braccio verso il mio viso e sfiorai lentamente con i polpastrelli il mio labbro inferiore, con lo sguardo perso nel vuoto e la mente distante.
Miele. Le sue labbra sapevano di miele, dolce e avvolgente, come il suo profumo,solo più amplificato.
Scossi la testa come per mandare via quei pensieri dal cervello.
Sapevamo sia io che lui che era sbagliato tutto, ma non avevamo il coraggio di ammetterlo, ne la voglia di soffrire più nel poterci guardare ma nel restare effettivamente lontani.
Iniziai a camminare a passo svelto, per quanto i tacchi potessero permetterlo, e tornai al piano di sotto dove la festa stava continuando ad andare avanti, apparentemente senza problemi.

Cercai Liam con lo sguardo tra la massa di persone che scorrevano rapide davanti i miei occhi, ma non fui così sorpresa di non trovarlo da nessuna parte, probabilmente stava già tornando a casa.
Ringraziai di sfuggita le persone che mi facevano gli auguri mentre passavo per la sala, infilandomi e sguasciando tra i corpi che si muovevano a ritmo di musica.
Raggiunta la cucina sbuffando, raccolsi uno dei pochi bicchieri rossi ancora puliti rimasti, e ci versai abbondantemente del gin,con un movimento secco. A quanto pare gli alcolici erano andati via come acqua, sul tavolo erano rimaste appena tre bottiglie mezze piene, constatai, mentre mandavo giù il liquido caldo. Adagiai il bicchiere ancora mezzo pieno sul ventre e mi appoggiai con il bacino al piano in marmo mentre cercavo qualche volto conosciuto attraverso la porta lasciata aperta, che dava sulla sala. Mi tirai su con i fianchi e iniziai a camminare a passo svelto verso la porta avanti a me alla vista di una testa bruna familiare. Louis era di schiena rispetto a me ma lo riconobbi dalla postura curva delle spalle, leggermente inclinate verso il basso. Gesticolava animatamente con il braccio destro e teneva nella mano dell'alto un bicchiere pericolosamente pieno di un liquido colorato, mentre sorrideva felice, raccotando probabilmente una delle sue innumerevoli avventure da rincoglionito. Vicino a lui c'erano un paio di ragazzi e una ragazza che lo ascoltavao attenti, presi dal racconto. Arrivai alle sue spalle e posai una mano sulla sua schiena, coperta dalla maglietta chiara, leggera.
Si fermò dal raccontare e si girò verso di me, tendendo le labbra in un sorriso dolce.
"Piccola festeggiata! Come sta andando? Ti piace la festa?"
"Benissimo, è bellissima, avete fatto tutto questo per me e non vi ringrazierò mai abbastanza" mi sforzai di tendere le labbra in un sorriso credibile prima di girarmi verso gli altri presenti e presenarmi gentilmente. I due ragazzi leggermente più scuri di carnagione erano fratello e sorella, gemelli per la precisione, e a guardarli bene si assomigliavano in una maniera disarmante.
La ragazza, Dennise, era più bassa di lui di una spanna, i capelli le ricadevano lisci fino a poco sotto le spalle. Aveva le labbra carnose tese in un sorriso, gli occhi scuri,leggermente truccati e contornati da folte e lunghe ciglia, riflettevano la flebile luce, donandogli un colore caramellato.
Il ragazzo, Andy, aveva il viso più squadrato, le labbra erano leggermente più sottili di
quelle della sorella, i capelli, dello stesso colore, erano tirati in un ciuffo alto con la lacca e gli occhi riflettevano lo stesso colore scuro di quelli di lei. Dopo delle rapide presentazioni si rivolse di nuovo a me.
"Allora, che ne pensi della casa? Ti piace?" chiese con il suo solito entusiasmo mentre appoggiava il bicchiere ormai vuoto su un tavolino di legno basso, tenendo lo sguardo verso di me.
"Oh si, è molto bella, e soprattutto enorme! Da chi l'avete affittata?" chiesi curiosa infilando le mani nelle tasche enormi della giacca di jeans che avevo addosso.
Louis scoppiò in una fragorosa risata, mestre scuoteva vigorosamente la testa. "Affittata? No piccoletta, è casa mia questa".
Ah,quindi era casa sua quella villa enorme.
Porca puttana.
"E avete organizzato tutto quest tu e Niall, da soli?" chiesi dopo aver sfilato la mano destra dalla tasca calda per ricambiare con un cenno di mano e un sorriso il saluto dei due ragazzi che si stavano allontanando per andare a salutare dei loro amici, prima di far tuffare di nuovo la mano nella tasca anteriore del giacchetto, cercando di farla scaldare,essendo ancora leggermente infreddolita dall'aver passato tutto quel tempo all'aperto, sul terrazzo.
"Tutto da soli, solo noi due" mormorò annuendo appena, sorridendo, posando una mano alla base della mia schiena con un movimento fluido mentre faceva un cenno della testa a un gruppetto di persone poco più in la di noi di andare verso il giardino. Mi spinse lentamente fino alla porta della cucina che dava all'esterno, premendo delicatamente la sua mano estremamente calda contro la base della mia schiena. Appena fatto un passo fuori un piccolo gruppo di persone, più o meno venti, iniziò a cantare a alta voce "tanti auguri". Quanti altri momenti imbarazzanti dovevo passare in quella serata prima di essere lasciata in pace? Niall era poco più avanti di me e teneva tra le mani una torta al cioccolato con due candeline sopra, un uno e un otto.
Sorrisi imbarazzata mentre si avvicinava e poggiava la torta su un piccolo tavolo vicino a me, dove già c'erano dei piattini bianchi puliti. Alzò il viso e sorridendo mi incitò con lo sguardo ad avvicinarmi a lui.
Lo affiancai a passo lento e abbassai il viso per spegnere le candeline con un soffio, ad occhi chiusi, esprimendo un desiderio.

Scivolavo tra le persone cercando con lo sguardo un ciuffo scuro e sparato in aria tra il via vai generale. Le persone stavano iniziando ad andare via, lasciando così il salone e la cucina quasi mezzi vuoti. Zayn era scomparso subito dopo essere tornato giù dal terrazzo come svanito nell'ombra, praticamente come sempre. Dopo un quarto d'ora buono di ricerche senza alcun risultato decisi di tornare in cucina, buttandomi su una sedia libera al lato del tavolo centrale, provando ad assimilare nel contempo almeno un pò di tutto quello successo nelle ultime ore.
Zayn si era offesso, per la mia mancanza di fiducia in lui o solo essendo a conoscienza che avevo capito tutto quello che gli succedeva dopo poche sue frasi; Liam era arrabbiato, giustamente, credo, e lo avevo trattatto così male che mi facevo schifo da sola. Il mio non reagire, il suo sguardo triste e perso.
Vaffanculo, Paige.
Il casino nella mio cervello era solo un aggravante per il mio mal di testa, volevo solo sparire da quel caos, tornare alla vita monotona e ripetitiva di sempre, mi era sempre bastata.
Passai nervosamente le mani tra i capelli sciolti e coprii gli occhi con i palmi di esse, schiudendo le labbra in uno sbuffo leggero, carico di ansia e stress.
Chiusi gli occhi e provai a rilassarmi, facendo dei respiri leggeri e e profondi. Dovevo tornare dagli altri, dovevo almeno finire di passare la serata con loro.
Pochi istanti prima di alzarmi sentii una mano calda poggiarsi sulla mia spalla delicatamente, prima di sentire un sussurro flebile vicino il mio orecchio destro, facendomi aprire gli occhi di scatto per la sorpresa.

 
 

OKAY SONO QUI 
è ricominciata la scuola, mado, già non ce la faccio, proverò ad aggiornare più spesso tra il sabato e la domenica.
Ho notato che quando ho scuola ho più tempo per scrivere visto ch sco meno, ma è tutto relativo dato che mi danno una valanga di compiti già ora.
Comunque, questo è ilcapitolo, spero vi piaccia :) 
un bacio, manifredde. :)
potete trovare questa FF anche su wattpad, insieme a tutto il resto pubbicato qui, vi lascio il link del profilo: manifredde

crediti per il banner a @weareallmad :)
(Se volete contattarmi questo è il mio Twitter)

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** 8. Maps ***


Image and video hosting by TinyPic

 

I hear your voice in my sleep at night
Hard to resist temptation
Cause all these strangers come obver me
Now I can't get over you

One Direction-Right Now

 
 

"Ciao, Paige" un paio di labbra sfiorarono il mio orecchio lentamente, insieme al fiato caldo della persona dietro di me. Socchiusi per un istante gli occhi, sentendo la voce vagamente familiare, prima di fare un passo avanti, tirandomi su, e girarmi su me stessa, guardando faccia a faccia il ragazzo che prima era dietro di me.
Tesi le labbra in un sorriso leggero e turbato alla vista del ragazzo che avevo trovato a chiacchierare con Louis appena un'ora prima, la differenza è che ora era notevolmente più ubriaco e meno in se stesso. I capelli prima sparati in aria in un ciuffo perfetto ora ricadevano confusamente sulla sua fronte, a coprire la pelle ambrata, gli occhi erano arrossati e le pupille molto dilatate. Sbatteva le palpebre in modo leggermente irregolare mentre stringeva nella mano destra un bicchiere di plastica rosso, leggermente piegato, traboccante di un liquido scurastro.
"Andy, giusto?" chiesi spostando il peso da una gamba all'altra mentre facevo scorrere ogni tanto lo sguardo fino alla porta, cercando qualcuno con lo sguardo.
La casa era praticamente deserta.
"Esatto, bambolina" bambolina? Bambolina?! Ma che nomignolo di merda è?
Alzai un sopracciglio in un espressione confusa e accigliata, trattenendo una risata. "Come scusa?"
"Bambolina ho detto, non ci senti?" si girò con il busto a posare sul pianoalla sua destra il bicchiere, dopo aver dato due abbondati sorsate, quasi svuotandolo, prima di rigirarsi e iniziare a fare dei passi verso di me.
Inidietreggiai di un paio di grandi falcate alla vista del suo avanzare, imprecando mentalmente sentendo il bordo freddo del lavandino premuto contro la base della mia schiena. Si bloccò avanti a me tenendo lo sguardo fisso nel mio, posando poi le mani sui bordi di metallo del lavabo, intrappolandomi tra le sue braccia, in una gabbia umana. Sentivo il suo fiato caldo sul collo, prepotente, a scontrarsi con la mia pelle diafana, mentre premenvo il corpo contro il mobile come a voler essere assorbita da esso. Aveva indiscutibilmente bevuto più di un paio di birre, l'odore di un distributore di alcool ambulante sarebbe stato seriamente migliore.
Si sentiva solo un flebile vociare proveniente dal giardino, dei pochi invitati ancora presenti, nella casa non c'era quasi nessuno e io non avevo la più pallida idea di come pararmi il culo.
Ottima situazione di merda Paige, complimenti davvero, solo tu potevi finire così.
Il suo braccio si alzò lentamente e mi trovai le sue dita umidicce a sfiorare la mia guancia, mentre trattenevo il respiro per non sentire l'odore che emanava, preferivo tenermi il poco cibo che avevo mangiato nello stomaco.
Provai a spostarlo da me con una spinta delle mani, ma era irremovibile, mi sovrastava e più gli istanti passavano e più mi sentivo soffocare. Ma neanche due secondi dopo il ragazzo era schiena a terra, e avanti a me ce n'era un altro che mi dava la spalle, il busto fasciato da una maglietta chiara e i capelli scuri leggermente scompigliati.
Zayn copriva il mio corpo con il suo mentre urlava contro il ragazzo steso ancora a terra,unamano posata sul mio ventre, apprensivamente. Non colsi nessuna delle sue parole perché fui trascinata via rapidamente,trascinata dal braccio.
Niall mi lasciò solo una volta giunti nel giardino, ormai deserto. Erano andati via tutti.
Provai a tornare in casa ma Niall me lo impedì, tenendomi ferma davanti a lui dalle braccia.
"Cosa vuoi fare? Che stava succedendo? Che stava facendo?" chiese improvvisamente con un tono di voce indagatorio e allarmato, cercando il mio sguardo, continuando a tenermi ferma, allentando appena la presa. Le sue domande facevano crescere ancora di più la mia ansia, provai a liquidarlo con un paio di stupidaggini ma non cedette. Visto che lui non avrebbe mollato, non lo avrei fatto neanche io.
"Perché Zayn ha reagito cosi male al vederlo cosi contro di me?" silenzio totale.
Evidentemente era la domanda più scomoda che potevo tirare fuori in quel momento.
Bingo.
"Cosa c'è sotto, Niall?" i suoi occhi chiari incontrarono i miei in una tacita richiesta di silenzio, evidentemente non poteva parlare, ma avrebbe dovuto farlo. La sua presa dalle mie braccia scivolo lentamente via, fino a lasciarmi libera. Sapeva che non sarei tornata dentro, era molto più interessata allo stare fuori ora.
Sospirò piano passando la mano sulla sua fronte per poi farla scivolare tra i capelli chiari, alzati in un ciuffo leggermente sconvolto.
"Non posso, Paige, ho giurato"
"Sono la tua migliore amica Niall, mi hai sempre raccontato tutto quanto" dissi con tono stizzito, guardandolo con un sopracciglio alzato. Ma scherziamo?
"Lo so, ma Zayn si fida di me, non puoi sapere nulla di questa storia" liquidò la conversazione con un gesto della mano, per poi indicarmi con un cenno del capo la strada.
"Andiamo a casa ora piccolina, ti acompagno" mormorò prima di iniziare a camminare con le mani nelle tasche anteriori a passo lento, senza aspettarmi.
Questa storia mi puzzava, e anche parecchio. Iniziai a camminare dietro di lui, affiancandolo, per poi fermarlo dal braccioprima di farlo voltare verso di me.
"Devo salutare Louis, è sparito e non l'ho neanche ringraziato" Niall scosse la testa, mordendosi il labbro per trattenere una risata.
"Lascia perdere, probabilmente in questo momento è impegnato, andiamo ora" liberò lentamente il braccio dalla mia presa leggera e mi fece un cenno con il capo verso la strada, prima di girarsi e ricominciare a camminare, battendo le suole di gomma delle sue scarpe sportive sull'asfalto. Lo raggiunsi a passo svelto, sbuffando sommessamente, infilando poi le mani fredde nelle tasche del giacchetto, alla ricerca di calore. Era impossibile poter tornare dentro ormai.
"Non possiamo lasciare qui Zayn, lo sai vero? Quello è ubriaco marcio e potrebbe finire male" Niall fece un cenno del capo e tese le labbra in un leggero sorriso, tenendo lo sguardo avanti a se.
"Sai meglio di me che sa cavarsela perfettamente in questo genere di situazioni"
"Questo non significa che non farà cazzate, e lo sai" mormorai acidamente tenendo il viso basso, aumentando la velocità della mia camminata, improvvisamente vogliosa di tornare il prima possibile a casa.
Passammo quasi tutto il tragitto in silenzio, con il tempo battuto solo dalle suole delle nostre scarpe sull'asfalto.
A poca distanza da casa mia ricominciò a parlare
"Cosa ti ha detto Zayn in terrazza?"
"Mi ha raccontato dell'università" non mi sentivo molto propensa e a mio agio a raccontargli del resto in quel momento, sentivo che si stava tenendo dentro qualcosa e che voleva arrivare a quello, inconsciamente.
Non ce la faceva a tenersi tutto dentro, non era colpa sua, era solo fatto così.
"Ah, capito" e il silenzio cadde di nuovo tra noi due, interrotto da qualche sbuffo ogni tanto da parte di entrambi. Avevo tanta voglia di raccontargli di Liam e di quello che era successo, ma non dovevo essere e non sarei stata la prima a cedere, doveva parlare prima lui, e conoscendolo sarebbe durata ben poco la mia agonia.
Intravidi il cancello bianco di casa mia dal fondo della strada e mi morsi il labbro delicatamente, se volevo agire dovevo farlo subito.
"Tu invece hai parlato con Zayn stasera? Ti ha raccontato qualcosa di Seattle?"una volta fermi davanti il cancelletto di casa mia deglutì lentamente e schiuse le labbra per parlare, ma prima che potesse proferire parola posai una mano sul suo petto per fargli fare silenzio.
Socchiusi gli occhi alla vista di una persona seduta sul gradino davanti la porta di casamia, cercando di capire chi fosse. Teneva le mani tra i capelli, a viso basso, e dopo aver scambiato uno sguardo con Niall mi incamminai a passo lento e silenzioso verso il cancello, con lui dietro. Appena abbassai la maniglia del cancelletto, leggermente cigolante, la figura alzò il viso verso di me e incontrai il suo sguardo. Sgranai appena gli occhi e restai con la mano a mezz'aria, perdendo improvvisamente colore dal viso e fiato dai polmoni.
Cosa ci faceva la madre di Liam in piena notte seduta davanti casa mia?


Allora, eccomi! 
Il capitolo in ritardo come sempre, eheheh
Sono partita di testa per il film dei ragazzi e boh, in un giorno ho scritto tutto hahaha
oltre a questo, niente, spero vi piaccia, lasciate una recensione se vi va, per farmi sapere che ne pensate :)

potete trovare questa FF anche su wattpad, insieme a tutto il resto pubbicato qui, vi lascio il link del profilo:
manifredde

 
 un bacio,manifredde :)


crediti per il banner a @weareallmad :)
(Se volete contattarmi questo è il mio Twitter)

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Avviso ***


Salve a tutti! 
Non sono molto pratica con gli avvisi e le cose cosi, quindi sarò rapidae veloce.
Per motivi vari ma soprattutto di tempo, non aggiornerò più qui la ff, ci metto troppo tra edit e blabla. 
Comunque, continuerò la ff e potrete trovarla su Wattpad, vi lascio il link del mio profilo li, se vi interessa.
Un bacio, Manifredde :)

Wattpad

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=2377255