Divertissement

di ellephedre
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Divertissement ***
Capitolo 2: *** E fu la volta delle ragazze ***
Capitolo 3: *** Un anno dopo, i ragazzi (febbraio 1998) ***
Capitolo 4: *** Nel trentesimo secolo, i figli delle Sailor ***



Capitolo 1
*** Divertissement ***


Divertissment

 

 

Divertissement

Kotatsu

 

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono.
I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

Gen si svegliò accecato dal bianco. Cercò di strapparsi di dosso il lenzuolo che gli copriva la vista, ma picchiò inutilmente l'aria: non era nel suo letto e non c'era alcun lenzuolo su di lui.

Scattò seduto e subito in piedi, sulla difensiva. Sussultò nel vedere i propri dintorni.

Si trovava... nel bianco. Non c'era profondità, prospettiva, neppure un suolo sotto i suoi piedi.

Sgranò gli occhi, li strofinò.

Cosa cazz-?

Udì un tonfo alle sue spalle.

«AHIO!»

C'era qualcuno!

Poco distante da lui si agitava un bozzolo di coperte. Ne venne fuori Yuichiro Kumada, che scivolò di lato, strisciando via come dagli artigli di un serpente. «Ma che diavolo-?» Lo vide e gridò. «Gen!»

Le coperte che si era portato dietro sparirono nel nulla.

Gen sbatté le palpebre, incredulo.

«Cosa ci fai qui? Dove siamo?!»

«Io che ne so!» Almeno non era impazzito da solo. «Stavo dormendo e ora sono in questa specie di limbo con te! Come sei arrivato qui?!»

«Io dormivo!» Kumada mostrò il pigiama. «Poi sono caduto e- e... mi sono svegliato qui! Dove siamo finiti?!»

L'eco delle loro urla si diffondeva nell'ambiente.

Gen indietreggiò, scrutando in lungo e in largo lo spazio attorno a loro. Forse la sua vista doveva solo abituarsi, non era possibile che esistesse un posto irreale come quello.

Col tallone colpì qualcosa.

Il lamento si trasformò in un'imprecazione. «What the hell?!»

Gen venne colpito da un pugno allo stinco.

Alexander Foster si girò su se stesso, ancora sdraiato. Aprì gli occhi gonfi dal sonno e saltò all'indietro. Non ebbe il tempo di dire nulla, scivolò e iniziò a cadere.

«Ahh-!!!»

Buttandosi in avanti Gen lo afferrò per il gomito.

«Shit! Tienimi!!!»

Dannazione, c'era un baratro oltre quel punto! «Smettila di agitarti!» Era pesante!

Golden Boy si calmò abbastanza da mettere tutta la propria forza nel braccio che lui aveva afferrato. Con la sua collaborazione, Gen riuscì a tirarlo su.

«State bene?!» Kumada arrivò correndo.

«Non correre da quella parte!» Gen indicò il precipizio invisibile. «C'è un buco!»

Aveva il fiatone, come Foster. Lui si tirò su. «Dove diavolo siamo?!»

«Non lo so! Ma attenti, questo posto è pericoloso!»

Kumada era in piedi accanto a loro, silenzioso. Come un ebete squadrava l'orizzonte.

«Ehi! Sei ancora addormentato?!»

«No» bofonchiò lui. «Sto solo... sentendo.»

«Di che parli?!»

«Non urlare!» gridò Golden Boy.

Gen ebbe voglia di picchiarlo. Inghiottì la rabbia e si tirò su. «Qui bisogna darsi tutti una calmata e pensare!»

Kumada rimuginò. «Credo che... non moriremo.»

«Che vai dicendo?»

«Non lo so. Questo posto sembra inoffensivo.»

Gli era partito il cervello. «Ma se prima questo qui stava per morire!»

«Forse vuole solo che stiamo vicini.»

Chi? «Ne sai qualcosa?» Gen avanzò minaccioso su di lui.

Foster si frappose tra loro. «Non spaventarlo! Questa ha tutta l'aria di essere una di quelle follie soprannaturali di qualche mese fa. Cosa vuoi che c'entri Yuichiro?»

«È stato lui che ha cominciato a dare spiegazioni!»

Foster si massaggiò la testa. «Yuichiro?»

«Sì?»

«Senti qualcosa perché hai potere, vero?»

«Cosa?»

Foster bussò forte sulla sua fronte. «Sei sveglio? Questo posto dev'essere pieno di potere, riprendi il controllo!»

Come uscendo da un incantesimo, Kumada sgranò gli occhi. «Sì. Già.»

«Già, cosa?» domandò Gen.

«Come dice lui. C'è del potere qui. Non so altro.»

«Ma se prima ne stavi parlando.»

Kumada scosse la testa. «Non riesco a tornare in contatto con la volontà dietro tutto questo. Stavo affondando, lasciatemi in pace.»

Vederlo infastidito riportò Gen alla calma. E adesso?

Foster studiava il terreno, passandovi sopra il piede nudo come se volesse essere sicuro che fossero sostenuti da qualcosa. «Ci siamo solo noi?»

«Voi siete arrivati dopo di me» rispose Gen.

«Non c'era Makoto con te?»

«Io non l'ho vista.»

«Non c'è nessuna delle ragazze» constatò mesto Kumada. Si sedette e sospirò.

Con Foster si scambiarono uno sguardo d'intesa: Kumada era da interrogare, ma nel modo giusto. Prima che fossero riusciti a pensare a una domanda, udirono un urlo.

«Eeehiii!»

Proveniva dalla loro sinistra, in lontananza.

«C'è nessuuuunoooo?!»

Foster avanzò di un passo. Ne fece un altro, verso la voce. «Yamato?»

Eh? pensò Gen.

«C'è nessunooo?!» All'orizzonte apparve una minuscola ombra.

«Shun!» gridò Foster, le mani sulla bocca per farsi da megafono. «Shun, sono quiii!»

Chi diavolo era Shun?

«Stai attento a dove metti i piedi!!»

Il puntino iniziò a correre, facendosi più vicino. «Aleex! Sei tuuuu?!»

«Sì, sono qui!!!»

Sembrava il ritrovo di due innamorati sventurati.

«Attento a dove corri!!»

Foster continuava a sgolarsi, ma il suo compare là in fondo non lo ascoltava e continuava a correre verso di loro.

«Che stai dicendooo?!»

Foster cominciò ad avanzare con movenze assurde, una gamba che si allungava in avanti disegnando un cerchio col piede per tastare l'esistenza del terreno prima di fare un altro passo.

Dopo pochi metri il piede di Foster affondò nel vuoto. L'amico di lui era a una ventina di metri di distanza, che correva come un ossesso verso di loro.

«NO!» gridò Foster. «Qui non si tocca!»

L'altro aumentò il ritmo prima di fare un enorme balzo in avanti. Aveva calcolato male il salto e arrivò dritto addosso a Foster, abbattendolo con tutto il suo peso.

«OUF!»

Franarono come due birilli.

Gen soffocò una risata.

«Fox! Stai bene?!»

«Spostati!»

Anche il nuovo arrivato era in pigiama, una maglietta bianca e dei pantaloni grigi.

Non si era mai visto un gruppo più strambo del loro.

Kumada era accigliato. «La situazione è sempre più strana. Tu chi sei?»

Pensò Foster a rispondere. «Lui è un mio amico, si chiama Shun.» Si voltò di scatto e lo afferrò per le spalle. «Ma che-? Non ha senso che tu sia qui!»

«Eh?»

«Come sei arrivato qui? Da dove sei venuto?!»

«Ehh... da questo posto tutto bianco? È un sogno, no? Tu sei in Giappone.»

Foster lo scosse per le spalle. «Sei sveglio?!»

«Mollami, idiota! Sto sognando, almeno qui non scocciarmi!»

Se anche a lui Golden Boy dava fastidio, pensò Gen, erano spiriti affini.

Foster lasciò perdere e tornò da loro. «Non capisco perché Shun sia qui. È meglio che pensi di sognare, tutta questa storia è inspiegabile. Yuichiro, hai avuto altre idee?»

«No. Penso che stia per succedere qualcosa però.»

«In che senso?»

«Finora non è passato un minuto senza che non ci sia stata una novità. L'ultima è il tuo amico. Chi è?»

«Shun Yamato. Siamo amici dalle medie, lui è quello che ora vive negli Stati Uniti con sua nipote.»

Alle sue spalle Shun sobbalzò, d'improvviso allerta. «Arimi!» Si guardò il polso, poi controllò i propri dintorni, agitato. «Che ore sono?! Si sveglierà tra poco, in casa ci sono solo io!»

Alexander strinse i denti. «È un sogno, Shun.» O almeno, così sperava. «Lei sta dormendo nel suo letto, sta' calmo.»

Il suo amico aggrottò la fronte, riflettendo. «Sì, è per forza un sogno. Sto parlando con te e con questi sconosciuti in giapponese. Tu ti trovi a diecimila chilometri da me.»

Esatto, che continuasse ad affidarsi alla logica. «Va tutto bene.»

«Chi sarebbe Arimi?» mormorò Masashi.

«Una bambina di tre mesi» rispose a bassa voce Alexander, mostrando un sorriso incoraggiante a Shun. «Non menzionarla più, o lo farai innervosire.»

Shun si era calmato. «Chi sono questi?»

Era assurdo fare delle presentazioni in un sogno. Alexander si schiarì la voce. «Questo è Gen Masashi. Dietro di me c'è Yuichiro Kumada.»

«Sì, ma chi sono? Tu non hai amici a parte me.»

Era tecnicamente esatto. «Hai presente Ami? Loro stanno assieme a due delle amiche di lei.»

«Ah. Altri disgraziati.»

In sogno Shun non aveva filtri. «Diciamo così.»

Masashi li stava ignorando, guardava per aria. «Quando arriva il prossimo sviluppo?»

«Eccomi.»

Si voltarono verso la voce.

Mamoru Chiba camminava verso di loro, i piedi che disegnavano cerchi d'acqua nell'avanzare. Una luce illuminava la sua figura.

«È Dio?» bofonchiò Shun.

Alexander non riusciva a credere ai propri occhi. «Che stai facendo?!»

«Vi raggiungo.» Tranquillo, Mamoru colmò la distanza che li separava e si fermò accanto a loro. «Ciao.»

Potere o meno, a Gen non importò. «Sei stato tu!» Lo afferrò per lo scollo della felpa verde, anche quella un pigiama. «Che razza di scherzo è questo?!»

Chiba non ebbe bisogno nemmeno di alzare una mano: gli bastò un movimento della testa per allontanarlo. Gen si ritrovò spostato di mezzo metro.

«Io non c'entro.»

«Non mi fido di uno che sa che fare queste cose!»

Yuichiro scuoteva la testa. «Lascialo parlare.»

«Yuichiro ha ragione.» Mamoru scrollò le spalle. «Io so solo che questo è un sogno.»

Fantastico, almeno quello.

«E che ci facciamo qui?»

«Non ne ho idea.»

«Allora perché sei così tranquillo?!»

Foster lo osservava. «Certo che diventi isterico quando sei arrabbiato.»

Gen volle prenderli a pugni tutti, dal primo all'ultimo. «Odio le cose senza senso! Tutta questa situazione è assurda!»

«Allora abbi un po' di senso almeno tu: datti una regolata.»

Prima che sentisse scoppiare la testa, Gen colse il senso del consiglio, un appiglio insperato. Giusto: poteva fare affidamento solo su se stesso.

Chiba li guardava assonnato. Sbadigliò. «Da qualche parte è piena notte.»

«Da me è giorno. Sto facendo un riposino pomeridiano.»

Mamoru notò Shun e ridivenne vigile. «Tu chi sei?»

«È un mio amico» ripeté rapido Alexander. «Non so perché sia qui.»

Mamoru era perplesso. «Hm. Comunque, non c'è di che preoccuparsi. Stiamo sognando. Ho l'impressione che mi sia già capitato qualcosa di simile.»

Ah, l'impressione! Gen si mangiò il commento e incrociò le braccia. Non gli restava che rassegnarsi e aspettare che gli eventi facessero il loro corso, qualunque esso fosse. Chiba era pazzo ma tranquillo e se c'era lui con loro non c'era nulla da temere.

Kumada era incerto. «C'è qualcuno che comanda tutto questo?»

«Penso di sì» rispose Chiba. «Non ricordo chi. Ma è qualcuno che non ci vuole fare del male.»

«Mai avuto un sogno così affollato» stava dicendo Shun.

Alexander gli mise una mano sulla spalla. «Vedrai che finirà presto.»

Nell'aria vi fu un rimbombo.

«Che cos'è!?»

Dall'alto giunse un sibilo. Qualcosa stava cadendo su di loro.

«Attenti!!!»

Mamoru fu l'unico a spostarsi di un solo passo, gli altri si lanciarono in quattro direzioni diverse. Shun mise un piede in fallo e cadde di sotto.

«Ahhh!!»

«Shun!! NOOOO!»

Un altro rimbombo, di qualcosa che atterrava. Mamoru sollevò una mano, infastidito. «Avere paura peggiora le cose.»

Alexander rimase senza fiato quando Shun cominciò a tornare su, come se fosse stato afferrato da qualcosa sotto le braccia. Venne riappoggiato accanto a loro.

Era stato Mamoru.

«Stavo morendo» si lamentò Shun, affannato.

«No» rispose pacato Mamoru. «È solo un modo per tenerci fermi qui. Sembra che tutto abbia a che fare con questo tavolo.»

Gen sgranò gli occhi. Davanti a loro si era materializzato un kotatsu a cinque posti.

«Sediamoci.»

Era un reality-show? C'erano le telecamere, era uno scherzo?

Mamoru scosse la testa. «Più tardiamo, più andrà avanti questa storia. Qui c'è un foglio, tanto vale leggerlo.»

Shun si buttò sul kotatsu come un naufrago che si aggrappava alla scialuppa. Infilò i piedi sotto la trapunta che spuntava dal tavolo. «Qui sotto si tocca.»

Alexander si sistemò accanto a lui, cauto. «Quello di prima è stato un incidente.» Era tutta una pazzia, ma avere Shun di cui occuparsi contribuiva a farglielo quasi dimenticare. Doveva collaborare per farlo tornare presto a casa.

Masashi si era seduto davanti a lui, una mano a coprirsi la faccia. «Che sto facendo?»

Yuichiro era tranquillo. «Io mio sistemo dentro questo kotatsu. Sembra confortevole.»

«Ma ti rendi conto?»

«Sì. Ci è stato dato qualcosa per tenerci comodi. Magari possiamo riaddormentarci qui e svegliarci nella realtà.»

Ad Alexander pareva troppo facile.

Mamoru teneva in mano il foglio che era apparso sul tavolo. Continuava incredulo a rileggerlo.

«Dice qualcosa? È per noi?»

«.. sono domande.»

«Quali domande del piffero?» s'indignò Gen. «Dovremmo essere noi a farle!»

«Temo che saremo costretti a rispondere.» A disagio, Mamoru posò il foglio sul tavolo.

In una gara a chi era più veloce, Alexander lo afferrò prima di Gen. Lo portò davanti agli occhi e iniziò a leggere.

«Istruzioni. Rispondere ad alta voce. Parlare chiaro ed essere completi.» Ma che-? «Prima domanda: Quando è stato il tuo primo...» Non riuscì a finire di leggere. Guardò per aria e poi tornò a controllare il foglio, per capire se aveva visto bene.

Non poteva essere.

Gen gli strappò la carta di mano. «Istruzioni» dichiarò. «Rispondere ad alta voce. Parlare chiaro ed essere completi.» Aggrottò la fronte, già furioso. «Prima domanda. Quando è stato il tuo primo...»

Gli cascarono le braccia.

«Che dice?» indagò Yuichiro.

Shun rilasciò uno sbadiglio. Il kotatsu era comodo; il piano del tavolo meno, ma ci si poteva dormire sopra ugualmente.

«Quando è stato il tuo primo bacio?» Gen e Alexander lo dissero all'unisono.

Si fissarono orripilati.

«Che razza di domande sono?»

Mamoru indicò a Gen di non leggere oltre. «Le altre sono peggiori.»

Gen non gli badò. «Con quante ragazze sei stato? Quando hai avuto la tua prima...?» Accartocciò il foglio. «È ridicolo!»

«Non ti consiglio di-»

Con tutta la sua forza Gen lanciò il pezzo di carta appallottolato oltre le loro teste, lontano.

Vi fu un terremoto.

«Ahhhhhh!»

Si aggrapparono tutti al kotatsu.

«Fermalo» gridò a squarciagola Yuichiro, oltre il rimbombo del mondo che crollava. 

«Non ci riesco!» Mamoru si concentrò per ordinare alla terra di fermarsi, ma non c'era nessuna terra sotto di loro. Capì il meccanismo e si arrese. «Abbiamo capito!» urlò al cielo. «Lo facciamo!»

Le scosse si dissolsero, lasciandoli frastornati.

«Ma che diavolo è stato?» Shun si teneva stretto al tavolo.

Mamoru cominciava a essere spaventato. «È meglio non discutere.»

Gen deglutì. «Voglio uscire da qui.»

«È stata colpa tua» sibilò Alexander. «Va' a riprendere quel foglio!»

Non fu necessario, il pezzo di carta, integro e senza pieghe, riapparve sopra le loro teste. Cadde delicatamente al centro del tavolo.

Mamoru lo prese sotto la sua protezione. «Va bene. Decidiamo il da farsi.»

«Che c'è da decidere?» disse mesto Yuichiro. «Facciamo quello che vuole, no?»

Chi lo vuole? Gen non lo domandò, tenne chiusa la bocca.

Mamoru raddrizzò la schiena. «Non voglio altre sorprese. Nemmeno voi, no?» Scelse di interpretare il loro silenzio come una conferma. «Seguiamo le dannate istruzioni e usciremo da qui sani e salvi, il più presto possibile.»

Shun stava strizzando gli occhi, gravato. «Io che c'entro con voi? Devo svegliarmi tra un'ora per dare da mangiare ad Arimi.»

Yuichiro lo guardò. «Già, lui che c'entra con noi?»

«Non ne ho idea» disse Mamoru.

«Se non lo sa lui...» fu l'unico contributo di Gen.

Ad Alexander bastò ragionare. «È ovvio. C'è un unico legame tra noi quattro, relativamente a quattro persone che fanno parte di un gruppo di cinque. Lui sarà... il corrispettivo della quinta.» Fissò incredulo Shun. Era possibile?

«Eh?» stava dicendo lui.

«Minako?» capì Yuichiro.

«Dev'essere» rispose Alexander. «Considerata la direzione di quelle domande...»

Yuichiro si incuriosì. «Voglio leggerle anche io.»

«Credimi, non ti servirà. Affrontiamole una per una, sarà meglio.» Mamoru tornò a guardare il foglio. «Le istruzioni sembrano importanti. Parlare chiaro... Ad alta voce, suppongo. Essere completi. Vorrà dire che non dobbiamo tralasciare nulla.»

«È un gioco perverso pensato per umiliarci.» Gen aveva incrociato le braccia.

Mamoru fu d'accordo con lui. «Però il fatto rimane: se potessi tirarvi fuori da qui, lo avrei già fatto. Rispondiamo e torniamo a casa. Se è un sogno, magari non ci ricorderemo nulla.»

«Secondo me non ci ricorderemo nulla.»

Alexander guardò Yuichiro. «Perché lo dici?»

«Non lo so. Una sensazione.»

«Questo non mi piace» dichiarò Gen. «Se sono qui, vuol dire che qualcuno si è intrufolato nella mia testa.»

«Se potessero farlo davvero non ti chiederebbero di rispondere a queste domande» sospirò Mamoru. Comprese di dover dare l'esempio. Deglutì e si fece coraggio, leggendo la prima domanda. «Quando è stato il tuo primo bacio? Con chi?»

«Sono due domande» puntualizzò Alexander.

«Chi le ha scritte le conta per una.» Mamoru cominciò a sentirsi come il presentatore di un brutto quiz televisivo. Affranto, si accasciò coi gomiti sul tavolo.

Alexander ebbe pietà di lui. Rispondere a quella prima domanda era quasi innocuo. «Inizio io. Ho dato il mio primo bacio a sedici anni. Lei si chiamava...» Faticò a ricordare. «Mari. Penso.»

Shun si era rassegnato a non comprendere. Era talmente confuso che aveva deciso di non riflettere più, limitandosi a seguire quello che faceva Alexander, che conosceva gli altri e sembrava avere una minima comprensione della situazione. «Il mio l'ho dato a quindici anni. Alla mia ragazza di allora, Sakura.»

Yuichiro capì che toccava a lui. Si sentì strano a parlare di certe cose. «Il mio l'ho dato... No, l'ho ricevuto a tredici anni. Lei era una ragazzina cinese che si chiamava Wei Xu.»

«Cinese?» Fu Gen a parlare.

Yuichiro scrollò le spalle. «Mi trovavo in una scuola estiva, c'erano studenti da altri paesi.»

Quando sentì l'attenzione degli altri su di lui, Gen sbuffò. Non si era mai sentito tanto ridicolo in vita sua. «Io l'ho dato a quattordici anni, al mio primo appuntamento. Il nome di lei era Sakiko.»

Mancava solo Mamoru. Lui si rese conto che avrebbe risposto in modo diverso dagli altri e quasi si vergognò. «Io... è successo a diciassette anni. Con Usagi.»

«Usagi?» Alexander era incredulo.

«A diciassette anni?» infierì Gen.

Mamoru si rifiutò di commentare oltre. Gonfiò il petto e guardò il foglio. «Seconda domanda.» Parlò veloce. «Con quante ragazze sei stato?»

Alexander aveva aggrottato la fronte. «Perché diavolo dovrei sapere i vostri affari, e voi i miei?» Capì di essere lui lo stupido: non si poteva pretendere ragionevolezza da un'assurdità. «Cosa intende la domanda? Relazioni o-?»

«Non è la stessa cosa?» commentò Gen.

Alexander non rispose.

Mamoru diede una rapida occhiata agli altri quesiti. Si facevano più invasivi man mano che andavano avanti. «Intende semplici relazioni. Del resto parla dopo.»

A disagio, Alexander sospirò. «Ho avuto ventidue relazioni. No, ventitré con Ami.»

Ventidue? pensò Mamoru.

Per l'amico di Alexander non sembrava una sorpresa. «Io quattro» offrì senza problemi.

Yuichiro stava pensando. «Quattro anche io. Compresa Rei.»

Gen aveva appoggiato la schiena contro il sedile e guardava il cielo. «Ventitré o ventiquattro per me. Con Makoto.»

Ventiquattro? Mamoru guardò incredulo il foglio.

«Tu?»

Glielo avevano chiesto perché non aveva ancora risposto. «Ah... Una. No, due, con Rei.»

Yuichiro lo guardò male. «Non si può chiamare relazione. Non vi siete neanche baciati.»

«Un bacio conta come relazione?»

Lo aveva domandato Shun.

«Dipende» sospirò Alexander.

«Be', c'è una ragazza con cui sono uscito due o tre volte. Ci siamo anche baciati. Allora per me le relazioni sono cinque in tutto.»

Alexander si morse le labbra. Perché diavolo Shun si era messo a dare dettagli? «Okay, non c'è bisogno di-»

«Curioso. Si chiamava Rei anche lei.»

A Yuichiro si drizzarono le antenne. «Rei Hino?»

Shun sgranò gli occhi. «Sì.»

Yuichiro puntò Alexander. «Lui è quel tuo amico! Il tizio che hai presentato a Rei!» Cominciò ad alzarsi e Alexander si buttò davanti a Shun.

«Lui non ha colpa, non sapeva di te e lei! In fondo ti ha liberato il campo, pensaci!»

Shun uscì con la testa da dietro le sue spalle. «È la tua ragazza?»

«Sì.»

«Ah! Tu sei quello che le è andato dietro per quattro anni senza fare niente!»

Alexander non aveva mai visto Yuichiro tanto pronto a far violenza.

«Colpa mia!» tentò. «Gliel'ho raccontato io in questo modo!»

«Be', non ci sono molti altri modi di raccontarlo.» Shun non si rendeva conto. «Se uno rimane a far da palo per tutto quel tempo, deve aspettarsi che qualcun altro colga l'occasione al posto suo. Lei era ricettiva.»

Yuichiro si lanciò in avanti a strozzò.

«GA-AHH-AGH!»

«Yuichiro! Stop

Mentre Foster strattonava inutilmente Kumada, Gen se la rideva in silenzio. La cosa stava iniziando a farsi divertente.

Yuichiro cadde all'indietro e spinse via Alexander. «Basta!» Tornò al proprio posto, tirando la trapunta del kotatsu. «Mamoru, continua con le domande e finiamola qui!»

Mamoru obbedì. «Okay.» In fondo, quell'atteggiamento poteva rappresentare la giusta strategia. Bastava essere pragmatici e rispondere velocemente, senza perdere tempo a riflettere. Prese un bel respiro, per racimolare tutta la forza di volontà necessaria a leggere. «Terza domanda. Qual è stata la tua prima esperienza sessuale?»

Alexander aveva appena terminato di rimettere seduto il suo amico, che ancora si teneva il collo.

«Cos'hai detto?»

Doveva anche ripeterlo?

«La tua prima esperienza sessuale» ripeté annoiato Gen.

Per prepararsi Mamoru diede un'occhiata alla domanda successiva. «Aspetta. Al prossimo passo chiede di spiegare le circostanze... emotive.» Cosa? 

«Le circostanze emotive

Già, condivideva la mortificazione. «Tanto vale farlo subito.»

Alexander si coprì la faccia, esasperato. «Perché, perché, perché

«Perché qualcuno là sopra è idiota.»

Su Gen arrivò un minuscolo fulmine che dal cielo lo centrò dritto sulla nuca. Tutto il corpo di lui sobbalzò.

Alexander non perse tempo a deglutire. «È successo con Ami, dopo che lei è stata rapita.»

Gen prese un respiro profondo, tentando di ridarsi dignità. Riascoltò nella propria testa la risposta incredibile di Golden Boy: lui aveva avuto la sua prima esperienza sessuale con Ami Mizuno? Dopo ventidue relazioni?

«E le circostanze?»

«Ti hanno fulminato, cos'hai da ridere?»

«Niente. Ma tu non hai spiegato le circostanze.»

Alexander digrignò i denti. Represse a stento il bisogno di mandare Masashi al diavolo: non era lui che doveva considerare nella completezza delle proprie risposte. «Ami era tornata a casa da due giorni e io ero ancora sotto choc perché l'avevo immaginata sotto tortura durante il rapimento. Non volevo starle lontano nemmeno per un secondo e lei... Lei cercava di consolarmi.»

Gen non si divertì più. Non era il tipo di esperienze che una persona avrebbe dovuto raccontare ad estranei.

Shun guardava fisso Alexander. Si era ripreso. «Avevano rapito Ami? Quando?»

Alexander si ricordò di lui e si irrigidì. «Non è mai successo. Questo è un sogno, ricordi?»

Shun ci rifletté per un momento.

Era una persona troppo logica per ammettere la contemporanea esistenza di assurdo e realtà insieme, perciò li separò ancora una volta nella propria testa e decise di credere che non c'era nulla di vero in quello che stava vivendo.

Rincuorato, Alexander annuì. «Tocca a te rispondere.»

«... giusto. Allora, la mia prima esperienza... L'ho avuta sempre con Sakura. Era la prima volta per tutti e due, eravamo nervosi. Ma avevamo programmato la serata perché succedesse, quindi...» Scrollò le spalle.

Come risposta era sufficiente.

Per non guardare Shun, Yuichiro fissava l'altro capo del tavolo. Ce l'aveva ancora con lui. «Mi è successo quando avevo quindici anni, con una ragazza più grande che si era presa gioco di me. Voleva vendicarsi del fidanzato che l'aveva tradita e mi ha usato per ingelosirlo.» Provò a ricordare cosa c'era stato di buono in quella situazione. «Almeno mi ha insegnato qualcosa di utile. Si chiamava...» Ricordò. «Asuka. Asuka Yamato.»

Alexander spalancò la bocca. «Asuka...?»

«Asuka Yamato?!» urlò Shun, tirandosi su. «Capelli neri?»

Yuichiro non capì. «Tante hanno i capelli neri...»

«Conosceva il francese!»

«Sì, ma che c'entra questo con-»

Shun saltò sopra il tavolo e gli diede un pugno in faccia. «Era mia sorella!»

Stordito, Yuichiro non reagì. «Tua-?» Inorridì. «Non lo sapevo! È stata lei a cominciare!»

Aizzato, Shun gli fu addosso.

Alexander si avventò di nuovo tra i due, per fermare il massacro. «Basta!»

Gen se la rise senza pietà. Era tutta una storia incestuosa!

Cercando di dividerli, Alexander si beccò un pugno alla mascella al posto di Shun. «Yuichiro! Asuka è morta!»

«Cos-?» Yuichiro comprese e impallidì. «Lei è... Era quella che...?»

Gen si sentì un verme della peggior specie.

Shun si scostò di dosso Alexander. «Non nominatela più!»

Acciaccati, tornarono tutti e tre a sedersi.

A Gen sembrò profondamente sbagliato continuare. «Non è più divertente» dichiarò, rivolgendosi a Mamoru. «Non dovremmo andare avanti.»

Il suolo sotto i loro piedi tremò in avvertimento.

Yuichiro quasi non ci badò. «Mi dispiace tanto.» Parlava a Shun. «Lei era una brava persona.»

Shun era furioso. «Ma se prima hai detto che ti ha trattato come una pezza da piedi!»

«Era una ragazzina quando l'ho conosciuta, non pensava di avermi ferito. Cercava attenzione, voleva che il suo ragazzo tornasse da lei. Qualunque cosa avesse fatto, Asuka non si meritava di...»

Shun fece silenzio e Yuichiro non disse più nulla.

Gen pensò di rispettarli nel modo migliore che conosceva, cambiando argomento.

Yuichiro lo interruppe. «Come sta sua figlia?»

Sul tavolo lo sguardo di Shun era ostinato. «Non fa che piangere.»

«È sana?»

«Mi prendo cura di lei.»

«Allora è in buone mani.»

L'atmosfera era tragica. Gen mandò giù un groppo alla gola e parlò in fretta. «Ho fatto sesso per la prima volta a quindici anni, con una ragazza che si chiamava Hiromi. Anche lei era più grande. Voleva insegnarmi e io ero entusiasta di imparare.»

Regnò un lungo momento di silenzio, poi si udì un sorriso insperato, di Shun Yamato.

«Sei stato fortunato. Senza sapere nulla, la mia prima volta è stata disastrosa.»

Mamoru era felice che si fossero tutti rilassati. L'amico di Alexander in particolare era una persona forte, che viveva una situazione complessa.

Volle contribuire al suo ritrovato buon umore. «La mia prima volta è stata a diciannove anni, con Usagi.»

«Diciannove anni?» Ancora Gen Masashi.

Mamoru si sentì ridicolizzato. «È un problema?»

«No.»

Ma chiaramente lui lo trovava divertente.

A Mamoru non importò. «Le circostanze... Non ci vedevamo da molto tempo. Lei aveva creduto di avermi perso.» Non entrò nei dettagli della propria morte per non impressionare l'amico di Alexander, che non ne sapeva nulla. «Io mi ero reso conto di averla abbandonata, perciò, quando ci siamo ritrovati, nessuno dei due ha più voluto aspettare.»

Inspirò a fondo prima di leggere la successiva domanda. Anche se ormai l'imbarazzo dovuto alla situazione sembrava ridicolo a tutti, l'intrusione non era ugualmente piacevole. «Rispondi alle domande tre e quattro con riferimento alla tua relazione attuale.» Tirò un sospiro di sollievo. «Io ho già risposto.»

«Anche io» fu felice di dire Alexander.

«Io non ho una relazione attuale» dichiarò Shun.

Yuichiro comprese che toccava a lui. Si sentiva ancora in colpa per il dolore che aveva causato - pur involontariamente - perciò non fece storie.

«È successo durante...» Guardò Yamato e comprese che non poteva parlare di battaglie. Cercò di essere ugualmente chiaro. «Rei premeva da un po' per... andare oltre. Io non mi sentivo a mio agio per il fatto che viviamo ancora col maestro. Alla fine ho ceduto quando mi sono reso conto che lei aveva cominciato a sentirsi... rifiutata da me, perché pensava che io non l'amassi abbastanza. Era una falsità così grossa che ho dovuto smentirla.»

La serie di confessioni stava dando a Gen un quadro più chiaro delle persone con cui aveva a che fare. A parte l'amico di Golden Boy, tutti gli altri con riferimento al sesso avevano un atteggiamento molto razionale, studiato, quasi... femminile. In un modo o nell'altro avevano aspettato per molto tempo prima di sfogarsi nel modo più naturale possibile per un uomo.

Riusciva a stento a comprenderli.

Capì che toccava a lui parlare, di Makoto. Non ne aveva alcuna voglia, ma gli altri si erano già sottoposti a quella tortura.

Circostanze emotive... «È successo a dicembre, un paio di settimane dopo che io e Makoto ci siamo messi insieme. Ci desideravamo a vicenda.»

«Tutto qui?» Golden Boy stava ridendo di lui.

«Tutto qui, cos'hai da ridere?»

«Tu non hai risposto quando lo abbiamo chiesto noi.»

Infastidito, Gen non si frenò più. «Ridevo perché non vi capisco. Tranne lui» indicò Shun, «vi siete tutti volontariamente trattenuti per mesi - o anni - prima di fare sesso.»

«E a te sembra assurdo.» Ad Alexander bastò parlare per sé. «Senti cosa trovo comune io: un tizio che ha talmente tanti preconcetti sull'essere uomo che piuttosto che parlare di amore si fa cadere le palle.»

Scattarono entrambi in piedi.

«Che diavolo ne sai tu?!»

«Che diavolo ne sai tu per ridere di me?!»

A Yuichiro non importava, guardava la scena e se la spassava. In silenzio, Mamoru tifava per Alexander.

Gen si era inalberato. «Non ho bisogno di sparare smancerie davanti a voi! Non devo dimostrare niente!»

«Nemmeno noi! Ma nessuno a parte te si è vergognato a dire la verità, anche se sono solo dannati fatti nostri! È un sogno, dove altro puoi essere sincero?!»

«Quando avrei mentito? Sono stato sincero, questo non significa che io debba-»

«Persino nella tua fottuta coscienza pensi alla tua relazione con Makoto come se fosse solo un'altra delle tue storie. È una cosa squallida

Gen vide rosso. «Tu non ne sai niente» sibilò.

«So quello che dici tu. È abbastanza per capire.»

«Sei troppo duro con lui» intervenne Yuichiro e per Gen quel cenno di compassione fu una stoccata.

Shun Yamato emise un grosso sospiro. «Ma che discorsi state facendo? Mi sembra di stare in un film per donne.»

«Qualcuno che ragiona!» Gen affondò nel proprio sedile.

Yamato era dalla sua parte. «Lascia stare.» Indicò Golden Boy, quindi gli altri due con un gesto vago. «Nelle loro condizioni non riescono più a capirci. Si può voler bene a una ragazza anche senza pensare di starci insieme per tutta la vita, no?»

Sul punto di annuire per riflesso, Gen si fermò. Ma l'amico di Golden Boy era lanciato.

«Non è che ogni storia ti debba cambiare dentro o essere il punto focale del tuo mondo. Non c'è niente di male se questa Makoto non ti 'completa', come direbbe Alex. Probabilmente lo sa anche lei e sta già pensando che un giorno vi lascerete, quindi... che problema c'è?»

Foster stava reprimendo a stento un sorriso di soddisfazione. Chiba e Kumada, fino a quel momento neutrali, erano divertiti.

Gen strinse i denti. «Non stiamo pensando di lasciarci.»

«Certo, ora no, ma in futuro...»

«Neanche in futuro.»

«Ah» fece Yamato, un suono conciso che mise Gen di fronte alla verità.

Accettò la sconfitta, da uomo. «Non ho raccontanto bene le circostanze. Makoto sa di completarmi. È venuta a letto con me solo perché mi amava e sapeva che io...» Faticò a dirlo davanti a quel pubblico, ma si costrinse. «Sapeva che io ero innamorato di lei, anche se non glielo avevo detto.»

Si sentì prudere la gola. Il fastidio per essere stato costretto a scoprirsi era tale che-

«Non era così difficile, hm?»

Adesso accoppava Golden Boy.

L'amico di lui era deluso. «Diavolo. Ci sei cascato anche tu.»

POP!

Li distrasse la vista di un foglietto che scivolava via da una palla aperta in due, apparsa dal nulla in aria. Il foglietto toccò il tavolo e Yuichiro si avventò a prenderlo, battendo sia Gen che Alexander.

«Dice... Fase una completata. Eh?»

«Ehi!» si lamentò Mamoru. Dalle sue mani era scomparso il foglio con le domande. «È sparito il questionario!»

È finita? pensò speranzoso Gen.

Lo smentirono cinque fogli che apparvero sopra la loro teste, in corrispondenza di ognuno di loro.

«Oh, no.» Golden Boy afferrò il proprio e lo lesse rassegnato. «Questo dice... 'La verità'.»

«Anche il mio» confermò Yuichiro.

«Il mio pure» mormorò confuso Mamoru.

Shun sventolò il suo per aria, facendo vedere a tutti la stessa scritta.

«Quale verità?» domandò diffidente Gen. Ora non ci si aspettava che la scrivessero, vero? Lui aveva passato da un pezzo il tempo dei temi in classe!

Dall'alto cominciò a cadere un ultimo foglio. Mamoru si lanciò in avanti e lo afferrò prima di tutti gli altri.

«Istruzioni» lesse. «Leggere le frasi sottostanti. Sui fogli appariranno le risposte. Scambiarsele ad alta voce.»

«È un reality» commentò Shun. «Con un format penoso.»

Gen cominciò a volergli bene.

A Mamoru non sembrava che le cose stessero peggiorando: almeno erano sparite le altre domande, che erano state tutte indecenti. «Il problema è che su questo foglio non c'è scritto niente a parte le istruzioni. Quali 'frasi sottostanti'?»

Venne smentito quando un filo d'inchiostro iniziò a materializzarsi sulla carta. Strinse gli occhi.

«Cosa dice?» Yuichiro era curioso.

Mamoru riuscì a leggere. «Sul vostro foglio appariranno le risposte relative a...» Guardò il proprio e non credette a quello che vedeva. «Nel mio ora c'è scritto 'La verità riguardo a Rei'.»

Fulminato, Yuichiro controllò quello che aveva in mano lui. «La verità riguardo a Usagi.»

«Cosa?» Perché Usagi era in mano a lui?!

«La verità riguardo a Makoto» dichiarò infastidito Alexander. «Quindi tu hai...?»

Gen lo stava odiando, ricambiato. «La verità riguardo ad Ami.»

Senza che lo ascoltasse nessuno, Shun fece presente la propria confusione. «Il mio dice di più. 'La verità riguardo a Minako, tra tre anni.'»

Mamoru si concentrò su di lui. «Solo tu hai la persona giusta.»

«Minako chi?»

«Aino» offrì Alexander, cercando di smaltire la rabbia per la situazione. «Ricorda che è tutto un sogno, Shun. In questa realtà pare che tu starai con Minako Aino tra tre anni. Prendila in questo modo.»

«Aino è la bionda con gli occhi azzurri, l'amica di Ami.» Shun non fu d'accordo. «Lei non c'entra niente con me!»

«Avevi detto che non ti dispiaceva.»

«Prima. Adesso ho una bambina di tre mesi. Ho bisogno di una donna adulta che mi aiuti a crescerla!»

Per Gen erano discorsi troppo seri. «Non sottovalutare Aino, è più furba di quello che sembra.»

«Non mi serve furbizia!»

Sì, sì. «È anche brava coi bambini» mentì. Non sapeva nulla di come si rapportava Minako Aino coi marmocchi, ma quello era solo un sogno, o comunque un problema di cui l'amico di Golden Boy avrebbe dovuto occuparsi solo nel giro di tre anni. Tempo al tempo. «Lascia che ora pensiamo alle nostre questioni.» Si rivolse a Foster. «Perché tu hai Makoto?»

«Perché tu hai Ami?»

Yuichiro sollevò una mano. «Forse io lo so.»

Fu fulminato da due sguardi, ma parlò comunque. «Questo sembra un gioco per incentivare una nostra maggiore conoscenza.»

«Si parla solo di sesso!»

«Sì» concesse Yuichiro. «Forse, proprio perché sono cose private, parlandone ci apriamo di più. Ci conosciamo meglio.» Cercò di spiegarsi. «La fase uno è terminata quando abbiamo capito meglio Gen, che era il più riluttante. Si era creata empatia anche tra noi altri.»

«Fai il terapista?» indagò Shun.

Yuichiro lo ignorò. «Secondo me ci hanno scambiato i fogli per costringerci ad andare più a fondo in questo cammino di conoscenza reciproca.»

Gen stava scuotendo la testa. «Non mi importa. Io mi riprendo Makoto!» Strappò il foglio di mano ad Alexander, che ne approfittò per fare lo stesso.

Entrambi osservarono soddisfatti il loro premio. Sussultarono nello stesso momento.

«Shit!»

«Ma che cazz-?»

«Che è successo?» Yuichiro si sporse a guardare. Nel foglio che Gen teneva in mano c'era scritto 'La verità riguardo ad Ami'.

Spalancò la bocca. «La scritta è cambiata!»

«Mentre l'ha preso» borbottò incredulo Alexander. «In un secondo.»

«Non c'è modo di aggirare l'ostacolo» concluse Mamoru, rassegnato. «Smettiamola di girarci intorno e proseguiamo.»

Come su comando, sul suo foglio iniziò ad apparire una nuova scritta. Mamoru si preparò e lesse. «Tutte le risposte sono relative alla persona con cui il soggetto è in una relazione.» Fu sollevato nel vedere che non era una nuova domanda, ma non ebbe il tempo di tranquillizzarsi. Appena letta, la frase sparì subito, lasciando spazio al primo punto della nuova fase di tortura.

«In generale» lesse, «una cosa importante che lei pensa di te e non ti dice.»

Attonito corse a guardare Yuichiro, che guardò il proprio foglio. Appena lui vide e strinse la bocca, per non sorridere, Mamoru abbassò gli occhi per l'imbarazzo. Non c'era privacy!

Si ritrovò a leggere quello che Rei pensava di Yuichiro Kumada e involontariamente si divertì. Per la seconda parte della rivelazione si sentì a disagio.

Alexander e Gen non stavano dicendo nulla, sembravano leoni che si volevano scambiare la preda.

Shun non era nel loro stesso stato d'animo. «Nel mio foglio c'è scritto che lei mi ritiene un cervellotico senza speranza. Perché non dovrebbe dirmelo? Aino me l'aveva già fatto capire.»

Yuichiro scrollò piano le spalle. «Magari non oserà dirtelo in futuro.»

«In questo futuro fasullo di cui parlate?»

«Già.»

Shun guardò Alexander. «Fox, che razza di sogno sto facendo?»

Alexander non gli badò. Era ansioso di sapere, perciò era cosciente di dover parlare per primo. «Qui dice, 'Sa essere insensibile'.» Si astenne dall'infierire indicando che era proprio quello che aveva lasciato intendere lui prima. «Ami cosa pensa?»

Gen stringeva corrucciato le labbra, riflettendo su quello che aveva appena sentito. «C'è scritto... 'Pensa così poco a se stesso che devo farlo io per lui.' »

Dopo un momento di silenzio, Alexander sorrise riflessivo.

«Non ti preoccupa?» indagò Shun.

«No. È quello che penso io di lei e che non le dico. Ci copriamo a vicenda dove non siamo capaci di farlo da soli, ma... un giorno voglio trovare un equilibrio migliore.»

Mamoru guardava diffidente i pensieri di Rei. Non erano cose piacevoli da sentire. «Vado io?» chiese.

«Vai» lo invitò Yuichiro. Era rassegnato, forse sapeva cosa stava per sentire.

« 'Perché a volte si comporta ancora da zerbino? Se solo fosse più sicuro...' »

Yuichiro annuì con un suono poco felice. «Già.»

«A me non sembri uno zerbino» commentò Alexander.

«Ho fatto dei progressi negli ultimi anni, ma Rei ha degli standard più alti. Sto cercando di raggiungerli.»

A Gen non piacque il tono deluso. «Guarda che non te l'ha detto in faccia. Non vuole scoraggiarti.»

Yuichiro cercò di vederla in quel modo. Sospirò e leggendo il proprio foglio si permise un sorriso. « 'Perché a volte si comporta come un vecchio bacucco?' »

Scoppiò una risata generale.

Mamoru avvampò. «Non è vero!»

«Non è a noi che devi dirlo.»

«Io sono solo responsabile

«A volte sei noioso» continuò Alexander. «Non ti lasci andare abbastanza.»

Gen si divertiva e lo compativa. «Ci sarà già un'altra domanda, no? Leggila.»

Mamoru lo fece solo per togliersi dal centro dell'attenzione. «In campo sessuale, atti che...» Si vergognò. «Atti che vorresti mettere in pratica più spesso.»

Shun  Yamato fu l'unico che ebbe il coraggio di parlare. «Noi o loro?»

«Noi. Credo.» Per saperlo gli sarebbe bastato leggere cosa c'era scritto nel foglio di Usagi, ma lo aveva Yuichiro. Diede un'occhiata a quello che teneva in mano ed ebbe la conferma che si trattava di una verità che poteva riguardare solo un uomo.

Aggrottò la fronte. Cosa aveva risposto lui?

Yuichiro era in imbarazzo. «Chi comincia?»

Shun era piegato in avanti sul kotatsu. «Sono l'unico che non ha mai problemi. Nel mio c'è scritto 'Tutti'. Bella forza, è ovvio. Perché limitarsi a una cosa sola?»

Mamoru deglutì. «A volte, se si è già fatto tutto tante volte... Si comincia ad avere delle preferenze.» Decise di sacrificarsi. «Parla pure, Yuichiro.»

Lui era incuriosito. «Non lo sai?»

In effetti non ne aveva idea. «Non penso molto al sesso. Lo faccio.»

«Questo dev'essere molto eccitante per lei.»

Il sarcasmo nelle parole di Gen Masashi si sarebbe meritato una bella tirata di collo. Mamoru si controllò in tempo.

Yuichiro studiava la risposta. « 'Farlo coi vestiti addosso'. »

Ah, giusto. Era l'ultima piccola fantasia che aveva avuto di recente e che non aveva ancora avuto modo di mettere in pratica.

«Very vanilla» sorrideva Alexander.

«Vanilla?» Anche Gen Masashi stava ridendo.

«Significa 'semplice'» chiarì Alexander, mentre Mamoru ribolliva.

«Non ho bisogno dei vostri commenti sulle mie preferenze.»

«Okay. Ma la risposta si presta.»

Fu la prima volta in cui, guardandosi, Gen Masashi e Alexander Foster sorrisero insieme.

Mamoru si sentì ingiustamente preso in giro: loro non avevano idea delle moltissime varianti che riusciva a farsi venire in mente lui sulla base di quel concetto, inoltre... La sua era una fantasia semplice solo perché era già pienamente soddisfatto della propria vita sessuale! «Per voi cosa c'è scritto?»

Alexander si zittì di colpo.

«Lo sai?» gli domandò Gen, lanciando uno sguardo al foglio su Ami.

«Sì.» Alexander cercò di mantenersi composto.

«Qui non è scritto in una maniera molto... poetica.»

«God, allora non dirlo!»

«Le regole sono chiare.»

«Lo dico io.» Alexander tese la schiena e deglutì. Inspirò a fondo. «Cu... Cunnilingus.»

Che? Mamoru non capì.

«Ha usato la pronuncia inglese» ridacchiò tra sé Gen. «E ha scelto il nome scientifico.»

«Non c'era scritto che dovevate capire!» protestò Alexander.

Shun Yamato stava scuotendo comprensivo la testa. Diede un paio di pacche alle spalle del suo amico. «Non aspettare un altro anno.»

Mamoru ci era arrivato. Non capiva cosa ci fosse da vergognarsi, e allo stesso tempo lo trovava particolare come desiderio, quasi troppo altruistico.

Gen arrivò a una conclusione. «Non te lo fa fare, hm?»

Yuichiro chinò la testa. Il tatto di Gen Masashi era...

Alexander perse la voglia di scherzare. «Non sono tenuto a parlarne con voi.» 

Gen fece per aggiungere qualcosa, poi scelse di non intromettersi. «Già, non sono affari miei. Leggi pure quello che voglio io, nessuna vergogna.»

« 'In piedi' » lesse atono Alexander, trovandola un'idea poco stimolante.

Senza che nessuno chiedesse, Gen si offrì di spiegare. «È una mia fissa di questi ultimi tempi. Mi piace l'idea dell'abbandono, del possesso.»

Drizzarono tutti le orecchie.

«Sostengo tutto il peso, dipende da me l'equilibrio. Spesso ci vuole un muro, quindi intrappolarla tra quello e il mio corpo guadagnandomi il suo consenso è... eccitante.»

Capì dagli sguardi che ricevette che gli altri non erano abituati a quel tipo di discorsi, ma come uomini normali erano interessati. Il più entusiasta era Shun Yamato.

«Sai davvero di cosa stai parlando, vero?»

Gli piaceva pensarla così. «Sì.»

«Ventiquattro relazioni...» considerò Shun. «Sei andato a letto con la maggior parte di loro?»

«Sì.»

«Sei perfetto!» dichiarò Yamato. «Finalmente posso chiedere a qualcun altro cose che ho sempre voluto sapere!» Strinse le spalle di Alexander con un braccio. «Con Fox parlavamo ma non mi serviva a molto. Ero io quello che gli insegnava le cose.»

«Ehi!»

«È la verità, amico. Allora...» Shun si sporse in avanti. «È vero che le donne per venire devono essere sempre toccate con le dita, o esiste qualcuna che non ne ha bisogno?»

Mamoru guardò a bocca aperta il cielo bianco. Ma che discorsi erano quelli?

«Non sbagli mai se le stimoli con le dita» stava dicendo Gen. «O se trovi un altro modo per premere su quel loro punto. Ma ognuna funziona a sé. Alcune hanno maggior sensibilità all'interno-»

Yuichiro e Alexander erano muti.

«Se vuoi scoprirlo ruota il bacino e strofina con insistenza la parte alta, verso l'ombelico.»

«E se trovi il movimento giusto, può bastare?»

Gen rifletté. «Sì, ma... preparati ad avere molta pazienza. Non funziona come vorremmo noi, puoi doverci stare per un tempo infinito se insisti a non premere da fuori, con le dita o col peso del corpo. Alla fine, non ne vale la pena.»

«Era solo una curiosità. Almeno, se non siamo contenti noi, non lo sono nemmeno loro. Nei romanzi di mia sorella leggevo di donne che venivano appena il tizio entrava.»

Gen ci tenne a chiarire. «Per una donna c'entra molto la testa.»

«Certo. Anche per Fox.»

«Shut up

Gen se la rise. «Voglio dire che se trovi una che si fida di te in tutto e per tutto... a volte è possibile anche l'impossibile.» Lui lo aveva scoperto di recente.

«Hm, qualcosa a cui guardare. E su ventiquattro ragazze, quante ne hai trovate così?»

... una.

Con la giusta coreografia di movimenti in passato era riuscito a provocare più o meno di tutto, ma la differenza stava in quello che provava lui. Poteva lasciarsi andare maggiormente con Makoto, senza studiare ogni mossa, certo che a lei sarebbe piaciuto ugualmente.

Non ebbe bisogno di parlarne perché Yamato capisse.

«Questo non è incoraggiante, somiglia a uno dei discorsi di Fox. Non puoi allargare il campo a informazioni più pratiche?»

Sicuro. «La sensibilità interna dipende dal loro periodo del mese. Me l'hanno detto a voce in tre, ma si capisce se cominci ad avere rapporti frequenti. Il problema - di nuovo - è che ognuna ha il suo modo di reagire alle diverse fasi, non è una scienza esatta.»

Shun lo indicò raggiante. «Questo è il tipo di cosa che si impara solo con l'esperienza! Serve sempre qualcuno che possa dirlo per aver toccato con mano.» Lanciò un'occhiata ad Alexander e poi agli altri due. «Perché voi state ascoltando? Tanto siete già bloccati con una donna sola.»

Alexander era piccato. «A te importa ancora di compilare delle statistiche. Per imparare io devo chiedere a un'unica persona.»

«Però è interessante.» Yuichiro sorrideva. «Sono cose che mi sono sempre chiesto.»

«Come ad esempio se è vero» lo incalzò Shun, «che ad alcune basta la stimolazione dei capezzoli per avere un orgasmo. O è una leggenda?»

«Non è una-» Alexander chiuse la bocca in tempo. Deglutì. «Niente.»

Furono tutti abbastanza magnanimi da fingere che non avesse parlato.

Gen scrollò le spalle. «In genere, più i seni sono piccoli più sono sensibili.»

Mamoru si domandava se ci fosse di qualcosa di sbagliato nel parlare di donne come fossero oggetti, ma non riusciva a smettere di ascoltare. Lui aveva impiegato mesi ad apprendere tutte le informazioni che aveva appena sentito riassunte in poche misere frasi.

Alexander stava tirando indietro Shun. «Poi tu e Masashi potrete scriverci sopra un libro. Ora manca solo la risposta di Yuichiro e possiamo andare avanti.»

Yuichiro ricordò che toccava a lui. «Già.» Si rivolse a Mamoru. «La mia è una cosa abbastanza classica, vero?»

«Sì.»

«Allora posso dirlo io. È...» Provò a essere noncurante, a fare l'uomo di mondo, ma nel cercare il termine che offendeva meno il pensiero di Rei non ne trovò alcuno. «Dillo tu» si arrese.

« 'Da dietro'. » Mamoru scrollò le spalle.

Shun era incredulo. «Non dirmi che anche tu come Fox stai aspettando che lei ti autorizzi?»

«No.» Yuichiro si sentì a disagio a parlarne. Provò a contestualizzare la situazione in una dimensione che andava al di fuori del sesso e trovò la chiave giusta per spiegarsi. «Lo abbiamo fatto tante volte. È solo che, quando Rei si fida di me abbastanza da credere che avrò successo nell'essere responsabile per lei, è... piacevole. Mi fa sentire bene.»

Gen non riuscì a trattenersi. «Legando questa risposta con l'altra, si capisce che tu hai un non-problema. Lei ti vuole più sicuro, a te piace sentire di esserlo. Cosa ti blocca?»

«La domanda da un miliardo di yen.»

Alexander stava sorridendo. «Yuichiro ha solo bisogno di credere di più in se stesso.»

Un'altra cosa che sapeva già, pensò Yuichiro.

Mamoru sentì di averlo appena capito meglio. Sereno, abbassò gli occhi sul foglio delle domande. «In merito alla prima volta tra voi, cosa non ha avuto il coraggio di dirti lei.» Digrignò subito i denti. Quando finivano quelle intrusioni nella loro sfera privata? Quella in particolare era crudele.

Non volle guardare il foglio su Rei, ma Yuichiro aveva guardato il suo su Usagi. Non mostrò neppure una reazione.

Mamoru cominciò a soffrire. «Allora? Chi...?»

«Io» dichiarò Yamato. Sorrideva a trentadue denti. «Questo sì che mi risolleva il morale.»

«Cosa dice?» s'incuriosì Alexander.

« 'È stato perfetto'. Perché non dovrebbe dirmelo?» Shun era perplesso. «Quando sono bravo a me piace sentirmelo dire ancora, e ancora, e ancora-»

«That's enough» lo fermò Alexander, preparandosi mentalmente alla propria punizione. Decise di esporsi per primo, affinché non fosse lui quello che tutti avrebbero ricordato meglio. O almeno, così sperò. «Cosa c'è scritto, Masashi?»

Gen aveva guardato il foglio solo da poco. Si pulì le labbra, esitante. «È un piccolo poema.» Cercò di recitarlo con tono atono. « 'Grandioso all'inizio - che vergogna, ma spero che lo rifaccia. Era troppo nervoso, io di più, che sciocca. Era meglio quando strofinava da fuori. Mi è piaciuta l'intera esperienza, ma spero che l'evento principale la prossima volta non bruci più e che non sia... tutto qui.' »

Il silenzio fu talmente glaciale che Alexander non seppe se morire più d'imbarazzo o di vergogna.

«Era la sua prima volta, vero?»

Era Masashi, che non era sarcastico. Non aspettò una sua risposta, lo diede per scontato. «Le donne rimangono sempre deluse all'inizio, poi si ricredono.»

«Già» si limitò a dire Alexander, sospettoso. A cosa doveva tanta magnanimità? Diede un'occhiata al pezzo di carta che teneva in mano. Conteneva solo poche parole molto incisive.

«Inoltre è quello che lei non ha avuto il coraggio di dirti.» Masashi non aveva terminato. «Ti avrà fatto i complimenti a voce.»

«No» sorrise Alexander. «Ami non parla mai molto di queste cose, quella è stata più o meno la somma di tutti i suoi pensieri. Dopo sono cambiati. Spero anche quelli di Makoto.»

«Perché?» deglutì Gen.

«Ha pensato solo... 'Ha fatto un male cane.'»

Shun Yamato scoppiò a ridere.

Gen avvampò. «Non è l'unica cosa che ha pensato! È solo quello che non ha avuto il coraggio di dirmi!»

Per frenarsi Yamato si coprì la bocca. Gen si rifiutò di guardare gli altri, ma dovette chiarire. «Mi sono accorto subito che lei sentiva dolore, mi sono fermato!»

Shun ritrovò il respiro. «Per la serie 'succede a tutti'!»

«Già» sibilò Gen.

«Non te la prendere.» Shun cercò di mostrarsi amichevole. «È ovvio che nemmeno l'esperienza elimina i nervi della prima volta.»

«Non ero nervoso, ero troppo coinvolto. Lo capirai quando succederà a te.»

«Sta diventando una cosa vecchia, l'amore per voi è una giustificazione per tutto.»

Alexander indicò a Gen di lasciar perdere. «Ora tocca a Mamoru e Yuichiro. Soffrite anche voi.»

Mamoru osò sbirciare nel foglio che aveva piegato. Vide e si coprì gli occhi con una mano.

Alexander e Gen notarono la smorfia dolorante di Yuichiro.

Lui scosse la testa. «Dico prima quello che ha pensato Usagi. C'è scritto, 'Vorrei che fosse durato di più'. »

A Yuichiro non parve una cosa negativa finché non vide l'espressione di Mamoru. Colse l'altro possibile significato di quel pensiero. «Ah.»

«Poi ho imparato» si giustificò Mamoru e Yuichiro fu sicuro che mai in vita sua avrebbe rivisto il futuro re della Terra tanto imbarazzato.

«Certo» gli disse, perché ci credeva e perché comunque non erano affari suoi. Nemmeno Alexander e Gen stavano pensando male di Mamoru: avevano sentito tutti che per lui Usagi era stata la prima esperienza in tutti i sensi.

Yuichiro raddrizzò la schiena e si preparò, sapendo quali potevano essere gli unici pensieri che Rei gli aveva nascosto sulla loro prima volta. Presto la sua indelicatezza di allora sarebbe diventata di pubblico dominio. «Sono pronto. Leggi.»

Mamoru cercò senza successo di ricomporsi. «Non so se riesco a farlo.»

Yuichiro inorridì. Erano pensieri così tremendi?

« 'È più...' » Mamoru abbandonò la testa contro una mano.

È più...? Yuichiro si sentì in balia di lui. «Lo leggerei io se potessi. Per favore, mi stai torturando.»

Mamoru accolse la sua preghiera e si arrese. « 'È più grosso di quello che pensavo.'» Finì con la fronte sul tavolo.

Yuichiro spalancò gli occhi.

Si ritrovò addosso quelli di tre persone.

Arrossì. «Lei voleva dire che prima pensava che fosse più piccol- di quel che-» Balbettando si zittì. No, non voleva pensarla in quel modo. «Cioè, in realtà-»

«Bravo, tieniti il secondo significato» rise Shun.

Yuichiro volle sotterrarsi. Lo avrebbe fatto se non avesse sentito nell'aria il sorriso furbo di Gen Masashi.

«Non lo intendeva come ho detto io!» si difese. Per una volta in vita sua si rifiutò di pensare in termini di umiltà e fu al cento per cento sicuro che Rei avesse voluto dire- Sì, ricordava l'espressione di lei!

Gen non aveva smesso di divertirsi. «Veramente stavo pensando solo che-»

«Nemmeno tu dovresti ridere tanto, sai?»

Tranne Mamoru - che era rimasto con la faccia attaccato al tavolo - guardarono tutti Shun.

Lui non si fece pregare. «Statisticamente, i paesi orientali non sono un'area felice per le misure anatomiche.»

Gen non credette alle proprie orecchie. «Tu sei giapponese

«Per un quarto francese. Dove conta.»

«Shun!» Alexander lo scosse per una spalla. «What the hell

L'altro lo allontanò con una manata. «È un sogno! Posso dire tutto quello che penso!»

Yuichiro si stava infiammando. «Io non ho niente di cui vergognarmi! Lo ha detto anche Rei!»

«Veramente ha detto-»

Alexander prevenne sul nascere una nuova rissa. «Garantisco io per Yuichiro!»

A Gen cadde la mascella.

«Cosa?» rideva incredulo Shun. «E come-? No! Hai davvero fatto l'esperienza dell'altra spon-?»

Alexander lo spintonò. «Una volta mi ha prestato i suoi preservativi! Mi andavano bene!»

Gen rideva. «Fratelli di condom!»

Mamoru esplose. «BASTAAA!!» Sbatté i pugni sul tavolo, facendo rimbombare tutto il kotatsu. «Avete perso ogni forma di decenza! Mi avete stufato!!»

Si guadagnò il silenzio che aveva cercato, da tutti tranne che da uno.

«Se stai per dire che il valore di un uomo si misura dalla sua moralità, saprò cosa significa nel tuo caso.»

Mamoru si preparò ad assassinare Shun Yamato, ma Alexander sbatté le mani in aria. «Di solito è tranquillo! Non ha mai offeso nessuno, non so che diavolo-» Si voltò e prese per le spalle il suo amico. «Che ti prende? Contieniti!»

«Lasciami stare!» si dimenò lui. «Dico quello che voglio!»

Alexander riuscì a trattenerlo a forza. «Il contegno, ricordi? La maturità! Per te sono cose importanti!»

Shun scattò in piedi e prese fiato. «Questo è un sognoooo!!!!!!»

Di fronte al suo urlo, gli altri si ritrassero.

Shun sguainò un dito contro Alexander. «Non me ne frega niente del contegno e della maturità, qua sono libero! Lo sai cosa significa essere maturo e adulto per ogni minuto della tua vita?!» Sbatté i pugni in aria. «Da tre mesi io non ho più scelta, non potrò più tornare indietro! Lasciami fare lo stupido almeno in questi dannati SOGNI!!!» Si ritrovò col fiatone. 

Lo osservavano tutti.

Lui riprese consapevolezza in un istante. «Merde.»

POP!

Era apparsa un'altra palla in aria. Nessuno si mosse per prendere il foglietto che cadde fuori. Lo fece Shun.

« 'Fase due completata' » lesse. Appallottolò il pezzo di carta. «Quindi hanno umiliato anche me. Complimenti.» Si sedette a braccia conserte.

Alexander cercò di frenare la compassione. «Hai ragione tu, fa' come vuoi. In fondo era un mortorio qui.»

«Eh già» fu incoraggiante Yuichiro.

«Smettetela.»

Mamoru decise di porre fine alla questione. «Hai fatto bene a parlare.» Ripensò all'ultimo segno. «Il vero scopo di questo gioco è... farci ammettere cose che non vogliamo dire.»

«No» intervenne Gen, certo di saperlo bene almeno quanto Shun Yamato. «Lo scopo è... toglierci un blocco. Nel mio caso, era la prima volta che io parlavo dei miei...» La parola era ridicola. «Dei miei sentimenti davanti a degli uomini. Lui» indicò Yamato, «doveva dire ad alta voce che c'è qualcosa che odia della sua attuale situazione.»

Shun aggrottò la fronte. «Non odio niente. Questo è un sogno, ho esagerato.»

Gen non perse tempo a contraddirlo. «Hai fatto tu quella bambina?»

«Cosa c'entra?»

«Non l'hai fatta tu. Se fossi tranquillo e felice dopo che te la sei ritrovata a carico da un giorno all'altro, ci sarebbe qualcosa che non va in te. Non discutere, o questo gioco penserà che ci stai ripensando e ti farà ricominciare daccapo.»

Shun si zittì.

Yuichiro era incredulo: allora Gen era capace di mettersi nei panni altrui.

Riuscì a prendere in mano il foglietto che indicava il termine della seconda fase. «Quindi...» rimuginò, «questo significa che non ci lasceranno andare fino a che tutti non avremo superato almeno un blocco?»

«Io non ne ho uno» dichiarò Alexander.

«Là non vedo scritto, 'Fase tre completata'» fece notare Gen. «Io voglio andare a casa. Perciò muovetevi a capire qual è il vostro problema.»

Mamoru comprese che se lui, Alexander o Yuichiro avessero saputo qual era, sarebbero stati i primi a parlarne. Yuichiro ne sapeva fin troppo su se stesso e Alexander... lui non sembrava avere veri problemi. Un po' come me, pensò Mamoru, affranto. La riunione attorno a quel kotatsu si prospettava infinita.

«Sarete i più difficili da spezzare» stava sorridendo Gen Masashi.

Facile per lui sentirsi in salvo.

Alexander guardava il foglio che aveva in mano come se potesse bucarlo con gli occhi. «Andiamo avanti. A capire ci aiuteranno le domande.»

Quello sì che era coraggio. Mamoru tornò a consultare il questionario. «Prossima domanda» ordinò, e la vide apparire.

Ormai niente lo scioccava più. «Una cosa che lei vorrebbe tanto dirti... durante il sesso.»

Sempre peggio, sempre peggio.

Non riusciva nemmeno a immaginare la risposta di Usagi.

Shun Yamato guardava il proprio foglio. «Che significa» lesse. « 'Ti amo'? »

Alexander ci pensò su. «Che... non te lo sta dicendo? Cioè, che tra tre anni non te lo dirà.» Non gli piacque la conclusione. «Magari solo all'inizio.»

Shun scuoteva la testa. «Questa parte del sogno me la dimenticherò di sicuro, non la capisco. Il mio subconscio sta cercando di dirmi qualcosa?»

Alexander cominciava a preoccuparsi. Quello era davvero solo un sogno assurdo, giusto? Si stava immaginando tutta quella enorme scena nella sua testa? Sembrava che fosse un sogno condiviso, una cosa tecnicamente possibile per persone con poteri sovrannaturali - chiunque fosse a manovrare quella scenetta.

E lui aveva davvero un blocco? Quale?

Non gliene veniva in mente uno al momento.

Stanco di pensare, lesse ciò che avrebbe detto Makoto a Gen. « 'È vero che non pensi mai a nessun'altra?' »

Ecco, rimuginò: tanta esperienza non era sempre una cosa positiva.

Gen non era sorpreso. «Un giorno la convincerò una volta per tutte che non penso più al passato.» Sospirò. «Golden Boy, ti sarà utile quello che c'è scritto qui. 'Adora di meno e agisci di più.' »

«Che?» Cosa?

« 'Adora di meno e agisci di più.' Mi sa che ti vuole più uomo.»

Shun scoppiò in una risata fragorosa e Alexander si inalberò. «Ami non voleva dire questo!»

Gen non si divertiva tanto da secoli. «Certo, certo. Pensa di meno e agisci di più - mi sembra il succo del messaggio.»

Alexander gli strappò di mano il foglio per leggere di persona, ma naturalmente quello tornò subito a mostrargli le risposte di Makoto. Dovette ridarlo indietro.

Ami aveva davvero pensato una cosa simile?

... l'aveva sottovalutata?

«Cosa dice Rei?» indagò Yuichiro dall'altro lato del tavolo, quasi timoroso.

Mamoru rifletté sul da farsi. «Non posso dirlo ad alta voce.» Non senza filtri, almeno.

«Sono le regole» s'intromise Shun. Quel sogno assurdo non era stato piacevole a un certo punto, ma la commedia stava ricominciando.

Mamoru non aveva smesso di pensare. «Qui non si tratta solo di Yuichiro, ma di Rei. Non è un messaggio pensato per degli estranei.»

«Eh?» fece Yuichiro. Era diviso tra il bisogno di sapere e quello di proteggere Rei. Ma aveva scelta?

Mamoru piegò il foglio. «È una parola sola, un... ordine a te. Lei vorrebbe che tu non avessi restrizioni.»

«Quali restrizioni?»

Mamoru rifletté. «Tutte.»

Nel tempo che Yuichiro impiegò a immaginare la parola esatta, ci erano arrivati anche tutti gli altri.

Mamoru si imbarazzò per Rei. «Non era la versione volgare della... parola.»

«Diavolo» commentò Gen. Come aveva pensato prima, Rei Hino era estremamente diretta nei propri pensieri. «Vita interessante la tua, Kumada.»

Lui aveva posato la fronte sulle mani, se ne stava chinato. «Sto pensando.»

Nessuno voleva sapere a cosa, ma per continuare era necessario il foglio che solo lui poteva leggere.

«Posso darti una mano.»

Era stato Shun Yamato, rivolto a Yuichiro. Lui sollevò la testa e non capì.

«Forse tu sei il terapista del gruppo, ma io sono bravo. Ho aiutato lui con le osservazioni giuste» indicò Gen, «e ho liberato da solo me stesso. Parla con me e ti spingerò a fondo, senza pietà.»

«È quello che direbbe Rei» commentò Yuichiro.

«Sì, io e lei eravamo molto simili.»

Un'osservazione che lo fece soffrire. «Quando vi ho visti insieme un anno fa, mi è salito il sangue alla testa. Non sono mai stato tanto male in vita mia.»

«Colpa tua.»

Era verissimo. «Mi sono maledetto per questo.» Deglutì la rabbia. «Ero io che non mi credevo degno di lei. Non mi ero mai fatto avanti.»

«Perché?»

«L'hai vista. Rei è... è troppo. È intelligente, bellissima, autoritaria, forte, mentre io...»

«Sei inferiore.»

Yuichiro spalancò gli occhi. Allora non era il solo a comprenderlo. «Sento che sarò sempre un passo indietro rispetto a lei, anche quando migliorerò. Forse è giusto così, non voglio superarla.»

Shun Yamato lo guardava con lo stesso tipo di scherno che Rei aveva avuto negli occhi durante i loro primi incontri.

«Cosa ci trova in uno come te?»

A volte continuava a chiederselo anche lui. «Io... la faccio sentire amata. A Rei mancava solo questo.»

«Dalle sue risposte non si direbbe.»

Yuichiro si sentì sprofondare in un baratro.

Shun Yamato iniziò a riflettere. «Una ragazza forte come Rei vorrà qualcuno che sappia comandare come lei. Se necessario, su di lei, così da sentirsi libera di non prendere tutte le decisioni. È il sogno segreto di tante donne forti, sai? I romanzi di mia sorella insegnano. Non riuscirai a darle quello di cui ha bisogno se resti così. Forse non glielo darai mai, non sarai mai capace. A quel punto, per quanto ti sia fedele, lei inizierà a desiderare qualcun altro.»

Fu come sentire un'ascia che gli staccava la testa.

Alexander era rimasto come gli altri in disparte fino a quel momento, ma dovette parlare. «Non è vero. Non lo sai.» 

«Certo che lo so. Me la ricordo, lei era decisa, prendeva tutto quello che voleva. Anche se non mi amava, le piaceva quando lo facevo io con lei.»

Alexander si ripromise di non intervenire più quando Yuichiro lo avesse gonfiato di botte. Shun se le stava andando a cercare.

«Non c'entra l'amore con questo» continuò lui. «È puro impulso, istinto. Se lui che è il suo ragazzo non è capace di soddisfarlo...»

Yuichiro scoppiò. «Sono CAPACE!» Si issò sul tavolo. «Io e Rei siamo perfetti insieme! Lei ha avuto il pensiero del foglio solo perché facciamo sesso talmente bene che non le basta mai! Io sono tutto quello che vuole e a me piace da morire perché almeno lì mi sento... Io mi sento...»

Shun sollevò un sopracciglio in segno di sfida.

«Superiore» concluse Yuichiro, stringendo i pugni.

POP!

Tra loro cadde un nuovo foglietto.

Mentre Yuichiro si copriva la faccia con una mano, Shun si profuse in un applauso.

«Sei troppo complessato!» Rideva. «Guarda qui! 'Fase tre completata' ! Sono un genio!»

Yuichiro non uscì dal proprio nascondiglio. Aveva appena fatto passare Rei per un'assatanata. Se lei lo avesse saputo non glielo avrebbe mai perdonato.

«Ehi» disse Alexander. «Anche il vostro foglio sta diventando bianco?»

Gen confermò. «Mi sembrava strano. Questo gioco perverso dopo la prima fase era cambiato.»

Mamoru cominciò ad avere paura. Si stava avvicinando il suo turno di capitolare, e nemmeno sapeva come sarebbe successo.

Sui fogli che avevano in mano si fece strada una scritta.

Non c'è scampo per Alexander Foster.

Alexander spalancò gli occhi. «Cosa significa?»

Il foglio si riempì di scritte.

Gen: Che tocca a te.
Yuichiro: Mi sa che è il tuo turno.
Shun: Hahahaha!
Mamoru: Brutta storia.

Sgomento, Alexander guardò gli altri. Loro erano più sorpresi di lui.

«Questi sono i vostri pensieri

«Ci legge nella mente» tremò Yuichiro, guardando il foglio che teneva in mano. Alexander controllò: era uguale al suo, in tutti quanti la vittima era lui.

Era un'ingiustizia, ma loro non dovevano sottostarci. «Non ci sono istruzioni, quindi... io non dirò niente!» 

Al tavolo concordarono tutti con lui, Shun con un sorriso beffardo a cui però non aggiunse commenti.

Il silenzio iniziò e si potrasse.

Il suo foglio era rimasto sul tavolo, la parte con le scritte coperta. I pensieri si manifestarono di prepotenza sul dorso della carta.

Gen: Creperò in questo sogno. Di noia.
Yuichiro: Sono stanco, quando finiamo?
Shun: Tra un po' Fox si deciderà a parlare.
Mamoru: Dobbiamo andare avanti, indietro non si torna.

Alexander inspirò e soffiò via tutta l'irritazione in un colpo solo. «Cosa dovrei dire?»

Shun scrollò le spalle. «Siamo qui per farti sbloccare, no? Se puoi vedere i nostri pensieri, usali.»

«Se ho un problema - sempre che io lo abbia - sta nella mia testa. Voi non potete arrivarci.»

«Ti faremo da specchio come ho fatto io con Kumada qui accanto. Su, spara le più grosse sciocchezze che ti vengono in mente. Saranno tante.»

Gli permetteva di parlargli così solo perché erano amici da sempre. «E se questo gioco si stesse sbagliando? Io non ho problemi da risolvere.»

Di sfuggita vide che il suo foglio si riempiva di pensieri.

Gen: Solo lui non se n'è ancora accorto.
Yuichiro: Me ne viene in mente almeno uno...
Shun: Ingenuo e testardo.
Mamoru: Ma se ne ha parlato lui stesso...

Alexander ribollì. «Ditemi le cose in faccia!»

«Non è qualcosa che voglio dirti!» protestò Yuichiro, ma Shun lo interruppe prima che potesse continuare.

«Certo, nessuno vuole essere cattivo con questa anima candida. Ma lui ne ha bisogno, quindi forzo la mano e lo chiedo io. Quale pensate che sia l'ostacolo che Fox deve superare?»

Alexander li sfidò a parlare a voce alta, ma Mamoru e Yuichiro lo fissarono con espressioni da poker. Nel secondo che Gen impiegò a sorridere, tutti avevano già involontariamente risposto.

Gen: Il problema è che sei una ragazza nel corpo di un uomo.
Yuichiro: ... Forse è troppo sensibile.
Shun: Tra te ed Ami comanda lei.
Mamoru: Mi sa che è più remissivo di quello che sembra.

Alexander ebbe voglia di strappare la carta in mille pezzi, ma ce n'erano altre quattro copie.

«Voi non sapete niente di me!»

«Io sì» replicò Shun. «E nell'ultimo quarto d'ora loro hanno sentito i tuoi più inconfessabili segreti. Sai cos'è questo? Il sogno che ho sempre voluto fare: quello in cui finalmente smetti di parlare come se Ami fosse accanto a te e ti liberi

«Ti si è fuso il cervello, io non ho niente da nascondere!»

Yuichiro guardava colpevole i propri pensieri messi per iscritto. «Io volevo solo dire che...»

«Cosa?» lo esortò Alexander. Ormai voleva un confronto diretto, era pronto a un vero e proprio match. «Dove ti sono sembrato 'sensibile'?!»

«Non è un'offesa» precisò Yuichiro. «Per esempio sei stato sensibile quando hai fatto notare a lui» indicò Gen, «che non stava rendendo giustizia alla sua relazione con Makoto. Poi...»

«Poi?» Il fatto che esitasse a parlare indicava che doveva ancora rivelare il vero motivo della sua convinzione.

Yuichiro si rassegnò. «La storia di... degli atti sessuali. E il fatto che tu abbia aspettato un anno per fare l'amore con lei.»

«Tu pure.» Da che pulpito.

Sì, ammise Yuichiro, sette mesi non erano stati pochi. «È stato per via del maestro. Non era rispettoso vivere sotto il suo tetto e allo stesso tempo, con sua nipote...» Scosse la testa e non concluse. «Se non fosse stato per questo, non mi sarei frenato con Rei.»

Alexander allargò le braccia. «Rei è lanciata come un razzo. Ami è diversa!»

Yuichiro se la prese solo per il commento su Rei. «Sono due persone differenti, però...»

«Quello che non riesce a dire» s'intromise Masashi. «È che la tua Ami può essere timida e delicata quanto ti pare. Ma visto che tu non fai altro che parlare di quanto la ami, avresti dovuto convincerla a venire a letto con te in due mesi al massimo. O quattro, per essere generosi.»

Alexander fremette di rabbia. «Ero insicuro. Visto che lo so? Lo ammetto! Ero insicuro, temevo di perderla se la spaventavo con cose per cui lei non era pronta. Non volevo rischiare e non me ne sono pentito!»

«Non regge» insistette Masashi. «Qual è la scusa ora? Ti stai trattenendo anche adesso su una cosa che vuoi fare con lei. Sei ancora insicuro? Makoto mi ha raccontato quello che avete passato con Mizuno a dicembre. Se dopo tutta quella storia credi ancora che basterà una tua mossa sbagliata per allontanarla da te, avete problemi più grossi del sesso.»

Per calmarsi Alexander respirò a fondo. «Non abbiamo problemi di quello o di nessun altro tipo! Noi pensiamo ad un futuro insieme.» A differenza di qualcun altro, ma non fu abbastanza immaturo da dirlo. Respirò di nuovo. «Io sto benissimo con Ami e non mi importa se mi credete tutti il suo zerbino!»

Nessuno gli rispose. Almeno, non a voce.

Gen: Contento lui...
Yuichiro: Per questo non volevo dire niente, non sono affari nostri.
Shun: Qui non si becca quaglia.
Mamoru: Ha ammesso qualcosa, perché non sento il POP?

Vedendo il suo interesse per le risposte, controllarono tutti i loro fogli. Infine, rimasero nella silenziosa attesa di un segno che non arrivò.

«Alexander, sii logico.» Shun provò a farlo ragionare. «Vuoi che tornino le domande di prima? Non costringerci di nuovo a subire. Stattene lì buono nel tuo angolino a riflettere seriamente sul blocco che puoi superare, oppure interrogaci e facciamola finita.»

Gen sentì il bisogno di dire una a cosa. «Io e te avremmo dovuto essere amici» disse rivolto a Shun. «Dov'è che stai adesso?»

«In America, a Boston. Ma questo è un sogno.»

«Già» sorrise lui condiscendente. «Comunque, mi stai simpatico.»

Shun comprese. «Vero è che divertente dargli ordini?» Diede una pacca ad Alexander. «È uno spasso quanto ti guadagni la sua fiducia. Puoi fargli fare di tutto e ti ascolta!»

Gen iniziò a ridere.

Alexander sbatté i pugni sul tavolo. «Quella è colpa di mio padre!» tuonò. «Mi ha ignorato tutte le volte che poteva, per questo io do retta per istinto agli uomini che mi prestano attenzione! Per questo non voglio amici maschi e osteggio tutti!»

Si ritrovò in una coltre di silenzio tombale.

Mamoru guardò infelice il cielo. «Non sento il POP.»

Yuichiro compatì Alexander: non faceva che esporsi senza guadagnare niente. «Ehm...»

Lui stava tremando dalla rabbia.

«So perché non sta funzionando» gli disse.

«Parla

Yuichiro deglutì. «Quella non era una rivelazione legata al tuo rapporto con Ami.»

«Shun non l'ha fatta, ha parlato di sua nipote

Comunicare con lui a quel punto era come camminare sui carboni ardenti. «È vero. Però il tuo amico non ha ancora una relazione. Io e Gen ne siamo usciti parlando di problemi legati in un modo o nell'altro a Makoto e Rei.»

«Non so più come dirlo, io non ho problemi con Ami!»

«Alexander.» Yuichiro si fece piccolo e umile. «Non sto cercando di manipolarti come loro. Voglio aiutarti. Voglio che torniamo tutti a dormire senza sognare, non ti va?»

Mentre decideva se fidarsi o meno, ad Alexander cascò l'occhio sul foglio.

Gen: Lo sta proprio raggirando...
Yuichiro: Speriamo che mi ascolti.
Shun: Fantastica questa nuova tecnica.
Mamoru: È un genio.

Alexander strinse gli occhi, ma Yuichiro non arretrò. «Voglio solo che mi ascolti. Vedi anche dai miei pensieri che sono sincero.»

«Questo si vedrà. Parla, sentiamo.»

Yuichiro deglutì. Non stava cercando di raggirarlo, solo di dargli una mano e uscirne al contempo vivo. Forse Alexander era un ragazzo che si fidava troppo quando decideva di farlo, ma era tutta la fase precedente a tenerlo sulle spine. Non si era detto di cosa faceva lui quando decideva che una persona era diventata sua nemica, ma per Yuichiro non era difficile immaginarlo.

Stava per addentrarsi in un terreno molto delicato, ma aveva anni di esperienza alle spalle su come trattare con persone ostiche. Lo doveva anche lui a suo padre.

Raddrizzò la schiena. «Allora... Ami.»

Alexander gli lanciò un'occhiata di fuoco.

Yuichiro si mantenne impassibile. «Tu la ami.»

Non udì una parola da Alexander. Si era chiuso a riccio.

«Forse, tu la ami... troppo.»

«No.»

Come poteva fargli capire? «Forse la rispetti troppo.»

«Non esiste una cosa del genere.»

Lui aveva un caso simile proprio davanti a sé. «Le hai mai detto della tua... idea?» Fu attento a non essere minimamente volgare, o sarebbe stato arrostito a fuoco lento. «Le hai fatto capire cosa vorresti... donarle?»

Nascose sotto il kotatsu il foglio con le due risatine che erano apparse.

«Non sono cose che si dicono

«Si possono far capire.»

«Mi piace aspettare.»

... era masochista? «Perché?»

Alexander batté ripetutamente un dito contro il tavolo. La sua pazienza stava venendo meno, ma Yuichiro non depose le armi.

«Perché?» domandò ancora.

Quando ancora non ricevette risposta, gli venne in mente un incentivo. «All'inizio di questa storia ho detto che dimenticheremo tutto, ricordi? In realtà a me piacerebbe ricordare qualcosa di quello che è successo oggi, però... non credo che succederà. Alla fine, è come se stessimo parlando solo con noi stessi. Anche se ci sono gli altri.» Magari sarebbe rimasto qualcosa nel loro subconscio.

Alexander scuoteva la testa. «Non è una risposta difficile, è una risposta privata. Non capirete mai perché ha senso aspettare Ami. Io amo vederla mentre si avvicina da sola a me. Amo vedere che scopre certe sensazioni e certe idee per conto suo. È una cosa stupefacente che ci ha portato a condividere esperienze che-» Si zittì. «Non ho problemi con questo.»

Yuichiro cominciò a disperare. «Sei soddisfatto allora?»

Alexander unì le sopracciglia. «Sì.»

C'era stato un attimo di esitazione. Yuichiro capì che il modo migliore per esplorarlo era rimanere in silenzio.

Il suo foglio era riapparso da solo sul tavolo.

Gen: Si fa lunga...
Yuichiro: Forse se aspetto...
Shun: Stanno giungendo a qualcosa o no?
Mamoru: Ho capito!

Anche Alexander vide i commenti. Si voltò sorpreso verso Mamoru.

Lui scrollò le spalle. «Lo hai capito anche tu. Devi solo dirlo.»

Eh? pensò Yuichiro.

Alexander aveva incrociato le braccia sul tavolo. Sciolse le spalle rigide e sospirò. «Okay, facciamola finita. Il fatto è che...»

Per ascoltare si sporsero tutti verso di lui.

«Il fatto è che io amo Ami e come reagisce lei al'idea e all'esperienza del sesso. Però...» Soppesò le sue parole e fece molta fatica a pronunciarle. «Vorrei che lei fosse diversa. E che non lo fosse, allo stesso tempo. Ci sono volte che vorrei che Ami fosse già avanti nelle sue scoperte, perché io riesco ad avere idee così- così... Così perverse su di lei che mi frustra non poterle mettere in atto.» Fece violenza su se stesso per continuare. «Non sono nemmeno idee estreme! Sono solo cose spinte che però a lei sembrerebbero...» Tremò. «Ami è innocente! Fa dei passi avanti ed è bello viverli con lei, ma è anche frustrante aspettare.» Si accasciò sul tavolo. «Passeranno anni prima che esca da questo circolo vizioso. Non voglio saltarli, né perderli, ma... è frustrante.»

Aveva appoggiato la faccia sul foglio. Quando riprese abbastanza forza da sollevarsi, vide quello che pensavano gli altri della sua confessione.

Gen: Poveraccio.
Yuichiro: Poveraccio.
Shun: Poveraccio.
Mamoru: Poveraccio.

Si ridiede un contegno e tornò dritto.

POP!

Afferrò il foglietto prima che toccasse il piano del tavolo. « 'Fase quattro completata'. »

Alleluia, se l'era sudata.

Mamoru si lasciò sfuggire un sorriso e Alexander si concentrò su di lui. «Come lo hai capito?»

«Mi è successo con Usagi, quando era ancora una ragazzina. C'erano sere in cui mi sentivo troppo impuro per starle accanto.»

Allora non era il solo, capì Alexander.

«Passerà» lo incoraggiò Mamoru. «Pensa che hai davanti mille anni. Tra qualche secolo ti ricorderai con nostalgia di questi giorni.»

«È quello che cerco di dirmi.»

«Mille anni?» Alle loro spalle Shun rilasciò un enorme sbadiglio. «Non la smettete mai di dire stranezze. Comunque, bravo Fox.» Si sdraiò sul tavolo. «Qualunque uomo deve guardare in faccia il maiale che è in lui.»

Provocò un divertimento generale che non si godette: aveva chiuso gli occhi.

Alexander si avvicinò e lo toccò su una spalla. «Shun?»

«Si sta addormentando?» domandò Yuichiro.

Shun Yamato sparì sotto i loro occhi.

Gen si stupì. «È andato!» 

«Che è successo?!» si allarmò Alexander.

Mamoru comprese con una punta di malinconia. «È tornato alla realtà. Si è svegliato.»

Era quello che tutti avevano desiderato, ma rimanere in quattro non li rese euforici davanti alla prospettiva della fuga. 

Per un momento, nessuno parlò.

«Quello è un buon amico» commentò infine Gen.

«Sì» sospirò piano Alexander. «Non è facile sapere che vive tanto lontano.»

Yuichiro provò a rallegrarli. «Ehi! Non credete alla magia di questo sogno? Si metterà insieme a Minako. Lo rivedremo tra tre anni.»

Per Alexander quella era un'improbabile coppia, ma l'idea non gli dispiaceva.

Mamoru guardò il cielo. Aveva sperato dall'inizio di quella storia che il sogno finisse, ma ormai non voleva più nemmeno leggere il foglio. Mancava solo lui all'appello, e una volta finito il gioco, sarebbe terminato anche tutto il resto.

Nella sua vita si era sentito parte di un gruppo di persone solo con le guerriere Sailor, ma era diverso ora: perché non era tra ragazze, e perché non si trovava lì per dovere. Non era amico di Gen, Yuichiro e Alexander, ma... si erano trovati nella stessa barca. Erano compagni di sventura.

Yuichiro lo osservava con un sorriso. «Mamoru?»

«Hm?»

«Il tuo foglio è cambiato, guardalo.»

Mamoru abbassò gli occhi.

La verità riguardo a Rei.

«Sono tornati come prima» disse Alexander. «Là sopra hanno esaurito la fantasia.»

«Mi sembra che siano diventati più magnanimi» concesse Yuichiro. «Non ci hanno più... incalzato.»

«Ora sono più persone?» chiese Gen.

«Hm?»

«All'inizio parlavi al singolare di quell'entità.»

Yuichiro ci rifletté. «Non so perché. Alla fine però li voglio ringraziare. Ci sono cose che dimenticherei volentieri di oggi, ma... mi sono divertito.»

Mamoru fu felice di potersi unire agli altri nell'annuire.

Andò incontro al proprio destino. «Tocca a me. È riapparso anche il foglio delle domande, ora lo leggo.» Guardò la scritta. « 'In generale, il desiderio inconfessabile di lei per il futuro.' »

Non sembrava qualcosa di imbarazzante.

Alexander recuperò un altro foglio. «Questo è quello di Shun. Minako pensa... 'Formare una famiglia con te'.» Fu felice per il suo amico. «È esattamente quello che vuole Shun.» Ormai ne aveva bisogno.

«Perché sarebbe un desiderio inconfessabile?» si domandò Yuichiro.

«Per imbarazzo?» provò Gen.

Alexander scosse la testa. «Anche una delle risposte di prima era particolare, come se Minako non ritenesse possibile un futuro comune per loro.» Non si preoccupò più di tanto. «Sembra che avranno grosse difficoltà all'inizio. Come tutti, no?»

«Troppa filosofia» sorrise Gen. «Cosa dice Makoto?»

Alexander guardò il proprio foglio. Avrebbe voluto poter riferire qualcosa di più ottimista. « 'Non devi, ma vorrei che restassi fino alla fine con me.'»

Concessero tutti a Gen il silenzio di cui aveva bisogno. Quello che avevano appena sentito era un desiderio inconfessabile a cui la stessa Makoto aveva scelto di mettere un limite - un indizio di grande lotta interiore.

Gen iniziò ad osservare Alexander. «Alla fine non sto messo meglio di te. Tu vorresti che Ami fosse diversa, ma puoi aspettare finché non lo diventerà. Io vorrei che Makoto fosse una persona comune, ma lei non lo diventerà mai. Eppure, non riesco ad allontanarmi.»

Stava messo cento volte peggio, pensò Alexander, ma questo a lui non dava alcun piacere. «L'amore è quello che conta» gli disse.

Provocò a Gen un sorriso, poi una grassa risata. «Eccoti tornato, Golden Boy. Tu e i tuoi discorsi da donna.»

«Tu e i tuoi pregiudizi sull'essere uomo.»

Yuichiro si divertì con loro. «Mamoru, cosa vorrebbe Rei?»

Lui lesse senza imbarazzi. « 'Essere tutto quello di cui Yu ha bisogno'.»

Yuichiro quasi si commosse. «Da qualche parte dentro di lei, Rei teme ancora di perdermi. Per questo ha detto così. Vuole farmi felice perché non mi allontani mai da lei.»

Gen fece cadere fuori la lingua. «Le vostre romanticherie mi stanno soffocando!»

«Resisti» gli fece forza Alexander. «E leggimi quello che vuole Ami.»

Gen diede un'occhiata al foglio e si ritrasse come scottato. «Non ho scampo!» Rise. «Qui c'è scritto che il suo desiderio inconfessabile è quello di... 'Avere tanti bambini'.»

Alexander fu felice solo fino a che non diventò triste.

«Cosa c'è? Non te li puoi permettere?»

«Non è questo. È solo che, per via del potere planetario che imcombe su di lei, sarà già tanto se io ed Ami potremmo averne uno. Per questo il suo è un desiderio inconfessabile. È inutile sperare, anche se entrambi siamo figli unici e sappiamo cosa significa crescere da soli. Non ci sarà il tempo.»

Da persona pratica, Gen studiò la situazione. «Potrete adottare, no?»

Alexander si sorprese di sentirlo arrivare alla stessa conclusione che lui ed Ami avevano raggiunto mesi addietro. «Sì. Tra un decennio o due, quando avremo tempo da dedicare a una famiglia.»

«Bravo. Una nota per la realtà, se per caso ricorderai questo discorso.» Gen sollevò un dito. «Vivi la tua gioventù. A modo mio, mi sono ritrovato a sostenere tutta la mia famiglia nell'ultimo anno e... a parte mio padre, mi manca la mia vita di prima. Hai sentito il tuo amico Shun: vuole bene a sua nipote, ma vorrebbe tornare indietro. Quindi... non correre finché puoi.»

Alexander si divertì, ma gli fu grato. «Non faremo nulla prima di un anno.»

«Una marea di tempo.»

 Con un sorriso concordarono in silenzio che il discorso era terminato. Guardarono Yuichiro.

«Manca solo il desiderio di Usagi» disse lui. Rifletté prima di parlare. «Mamoru... questo round non ti sta mettendo in difficoltà.»

«L'ho notato.»

Yuichiro era perplesso. «Sai perché?»

«Sì» disse sereno Mamoru. «Penso che questa sia solo una fase premio. Io sono arrivato da poco alla mia conclusione personale.»

«Quando?» domandò incredulo Alexander.

«Dopo ve lo dico. Yuichiro, cosa vorrebbe Usagi?»

Lui contemplò la risposta. «Una cosa semplice. 'Una vita tranquilla con te'.»

Mamoru annuì. Non si era aspettato niente di diverso. «Usagi sa che avremo decenni di tranquillità. Anche anni in cui lotteremo strenuamente, nonché molti altri anni in cui avremo enormi responsabilità e non ci sentiremo affatto persone normali.» Lo avevano accettato. «In realtà, il suo è un pensiero felice. Per Usagi il punto non è mai ottenere, solo... desiderare. Le basta questo per essere soddisfatta; è così che ottiene tutto quello che vuole.» Rise. «Avremo i nostri anni di tranquillità quando li creeremo.»

Gen esitò a parlare, poi si decise. «Buon lieto fine. Ma dov'è la tua crisi?»

«Non ne ho avute.»

«Tutti abbiamo sofferto.»

«Io ci sono arrivato tranquillamente.»

«Non vale. Parla, magari ti stai sbagliando.»

«Okay. Innanzitutto, con Usagi va tutto bene.»

«Ma se ha detto che ti crede un vecchio bacucco!»

A Mamoru si gonfiò una venuzza sulla fronte. «Quello è il suo spirito ribelle che parla. Lo pensa di me sin da quando mi conosce, solo che ora non lo dice più. Conserverò una coscienza di questo suo desiderio e cercherò di essere meno...»

«Impagliato?» contribuì Alexander.

«Rigido» lo corresse Mamoru. «Lasciatemi finire. Il mio ostacolo non aveva a che fare con lei.»

«Non è possibile» lo interruppe Alexander. «Per tutti noi l'ostacolo ha riguardato sempre-»

«Per me aveva a che fare con voi.»

Li zittì tutti.

«Io dovevo poter capire... che mi piacerebbe avere degli amici maschi. Anche se continuo a dire a me stesso che sto bene da solo, o che Usagi è abbastanza.»

Gen vagava con gli occhi. Non sapeva che faccia fare.

Alexander stava cercando di non sorridere, ma non era un divertimento beffardo.

Yuichiro stava annuendo. «Nemmeno io ne ho mai avuti. Sto bene un po' con tutti, ma... tendo a non stare in gruppo, mi sento sempre l'ultima ruota del carro. Tra voi però mi sono fatto valere.»

POP!

Il foglietto cadde lentamente tra loro, un segno che non fu più il benvenuto.

Alexander lo guardò. «Tra poco ci addormenteremo, come Shun.»

«Sì» sbadigliò Yuichiro. «Peccato.»

«Nella realtà non ci riveleremo mai quello che ci siamo detti qui.»

«Piuttosto mi sparo» sorrise Gen. Le palpebre iniziarono a cadergli sugli occhi.

«Be'...» Alexander ingoiò l'orgoglio. La testa iniziava a pesargli. «Grazie per l'aiuto che mi avete dato.»

«Prego» disse Yuichiro. Prima di sdraiarsi in avanti sul tavolo, guardò Mamoru. «Se ti apri un po' di più nella realtà, ti troveremo simpatico. Non sei male.»

«Grazie.» Mamoru inghiottì un quintale d'aria nello sbadigliare. «Dormite, ora. Ce lo siamo guadagnati.»

«Puoi dirlo forte» ribatté Gen a occhi chiusi. «Ci hai guidati bene.»

Un gran complimento da lui, pensò Mamoru, accasciandosi in avanti.

«Good night.»

Su quelle parole di Alexander, si addormentarono.

 


 

«Ohhh! Hai visto che teneri, Pluto?»

Setsuna deglutì. «Sì, Lady Venus.»

«Non fare quella faccia preoccupata. A cosa servono i nostri poteri se non a giocare in questo modo innocente con i sogni del passato?»

Setsuna riusciva a farsi venire in mente tante risposte.

«Ora prenderò il filmato di questo episodio onirico e lo regalerò alle altre. Sarà un ottimo dono di San Valentino.»

Cosa? «Lady Venus! Io non posso permettervi di-»

«Pluto.»

Setsuna si irrigidì. «Sì?»

«Vuoi innamorarti?»

Setsuna ritenne saggio non rispondere.

«Se vuoi innamorarti ed essere ricambiata, un consiglio: non metterti contro la dea dell'amore.» Lady Venus, Minako Aino nel trentesimo secolo, sorrise letale. «O non manderò da te quel bel figliolo che ti ho riservato nel passato.»

Setsuna non credette a una sola parola.

«Pluto!»

«Sì!» Si tese di nuovo.

«Sei troppo rigida, ragazza! Non sai nemmeno capire quando uno scherza. Animo, animo!» La picchiettò sulle spalle. «E non preoccuparti per questo divertissement! Abbiamo cancellato loro la memoria, perciò non abbiamo interferito col prezioso passato. Anche le mie vittime ora si diverteranno a vedere questo dialogo che hanno avuto. Si scoprono di quelle cose interessanti...»

Erano stati momenti comici e profondi, ammise con se stessa Setsuna.

«Bene. Ti lascio al tuo compito, guerriera del tempo.»

«Sì, Lady Venus.»

«Sta' su col morale. Il bel ragazzo è in dirittura d'arrivo.»

«Come dite voi, Lady Venus.»

Sulla porta del tempo Minako si girò con uno scatto. «Sai cosa mi piace di te, Pluto? Mi tieni testa.»

«Umilmente, Lady Venus.»

Minako sorrise. «Arrivederci.»

Sestsuna offrì un inchino. «Arrivederci.»

 


 

Note dell'autore:

Divertissement. Il titolo della one-shot mi è venuto in mente solo nelle ultime battute della storia. Minako usa il francese, perché - guarda caso - è stata influenzata da qualcuno che ha vissuto i suoi primi anni in Francia :)

Il divertissement, per come l'ho inteso molto semplicemente in questo caso, è una piccola composizione musicale leggera e divertente, con pochi protagonisti (strumenti?). Wikipedia docet.

Questa storiella è nata da un'idea balzana, sulla falsa riga di un'altra mia fanfic, 'Faccia a faccia tra Mamoru'. Da principio l'ho buttata giù di fretta per togliermi il blocco dello scrittore che mi impediva di scrivere la fine di Verso l'alba, poi - una volta ripresa in mano - si è rivelata ostica, perché come al solito io ho voluto inserire approfondimenti, e andare oltre le semplici battute. Di per sé spero che non siano male e che vi abbiano fatto ridere.

C'è un personaggio che vi è piaciuto di più qui? Una situazione che vi ha fatto sbellicare più di altre?

Ho pensato molto a voi - fan della mia saga - mentre scrivevo. Fatemi sapere, please :)

 

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Capitolo 2
*** E fu la volta delle ragazze ***


Divertissment

 

 

Divertissement 

Kotatsu

 

Autore: ellephedre

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono.
I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

Capitolo 2 - E fu la volta delle ragazze

  

 

«Usagi... Usagi, mi senti

Usagi brontolò nella propria testa. Era ancora notte fonda! Lei voleva dormire!

«Usagi...» Una mano la scosse per la spalla. «Alzati, Usagi! Insomma, Usagiii!!!!!»

Usagi scattò a sedere. «Cosa, come, dove, perchéééééé?»

Le sue amiche si ritrassero da lei in massa.

«Ma ti svegli sempre così?!»

Rei?

Usagi strofinò gli occhi. «Cosa ci fai in camera mia?» E che cos'era tutta quella luce? Perché anche le altre erano lì?

Rei spalancò le braccia. «Ti pare che siamo nella tua stanza?»

Usagi diede un'occhiata allo spazio immenso che le circondava e spalancò gli occhi.

«Dove siamo?!?»

«Sei la quinta che lo ripete tra noi, solo perché ti sei svegliata per ultima! E dire che dovresti essere il nostro capo.»

«Rei...» Makoto scosse la testa. «Non andiamo da nessuna parte così.»

Ami si avvicinò a Usagi. Era in pigiama, come tutte quante. «Ci siamo svegliate poco fa in questo luogo sconosciuto. Non riusciamo a trasformarci in Sailor, quindi non riesco a studiare la situazione col computer.»

«Potrebbe essere opera del nemico.» Minako girava la testa da una parte all'altra, senza sapere dove guardare. Era allerta.

«Il nemico?» domandò Usagi.

«Devono aver scoperto chi siamo» confermò seria Ami. «Ma non capisco come siano riusciti a riunirci durante il sonno senza che nessuna di noi se ne accorgesse.»

A Usagi la risposta sembrava ovvia. «Questo è un sogno!»

Le sue amiche si piegarono in avanti, rassegnate.

Ohh, perché non la prendevano mai sul serio? «Non sto scherzando! Io non mi sento in pericolo.»

Rei si alzò in piedi. «Se permetti, io non mi fido del tuo sesto senso. Ha fatto cilecca troppe volte.»

Eh no! «Chi vi ha salvate nella battaglia contro Beryl, ragazze? La qui presente.»

Minako sorrideva. «Allora in fondo te ne vanti...»

«Be', non nella realtà. Ma in sogno sì!»

«Sapete...» Ami aveva incrociato le braccia sopra il pigiama azzurro, pensierosa. «Forse la teoria di Usagi non è campata per aria.»

Sul colletto Ami aveva una striscia in volant carinissima e Usagi dovette toccarla. «Dove hai comprato questo pigiama, Ami-chan? Hai visto il mio? Amo questa maglietta col coniglietto rosa, me l'ha presa la mamma!»

«Sei senza speranza...» si lamentò Rei.

Minako si stava divertendo. «Rassegnati. Comunque, è meglio stare tutte unite finché non capiamo se c'è pericolo.»

Usagi alzò gli occhi al cielo, bianco come una perla. «Questo posto è così pacifico... Non può farci del male!»

«Questo lo vedremo.» Rei non aveva nemmeno finito di parlare che udirono tutte un fischio.

«Che cos'è?!»

Makoto indicò un punto sopra le loro teste. «Fate attenzione!»

Non fu necessario spostarsi: l'oggetto piombò a una decina di metri da loro, con un tonfo che le portò a riunirsi tutte in un abbraccio disperato.

Makoto alzò la testa per prima, togliendosi da sopra le altre. «E quello?»

Rei si voltò. Un kotatsu? Sollevandosi, si appoggiò su Usagi. «Ehi.»

«Non tirarmi la coda!» Usagi cercò di riprendersela.

«Dicci che cos'è quello!»

«E io che ne so?!»

«Quel tavolo» Rei lo indicò, «non ha senso qui, a meno che non ci troviamo in un sogno. Tu sei così assurda che potrebbe essere solo il tuo sogno!»

«Perché mi dai la colpa di tutto?!»

«Ragazze...» Ami cercò di calmarle. Voleva far notare loro una cosa. «Credo che ci sia qualcosa sopra quel ripiano.»

Minako tentò un passo in avanti. «È... un foglio?»

«Noo!» urlò Usagi. «Un compito in classe!!»

Rei si mise le mani nei capelli. «Adesso l'ammazzo e ci svegliamo.»

Makoto era già accanto al tavolo.

«Sta' attenta» la raggiunse Ami. «Non toccarlo, potrebbe essere una trappola.»

«Stavo cercando di vedere meglio.»

Minako andò dall'altra parte del kotatsu. Cauta, si chinò e sollevò la coperta, per guardare cosa c'era sotto. «AHHHHH!!!»

«Minako!»

«Attenta!»

«Cosa-?»

«Non morire!!»

Rei colpì Usagi alla testa. «Esagerata! E tu, Minako, cosa hai visto?»

Minako tirò fuori la lingua. «Nulla. Era solo per creare un po' di suspence.»

«Minako!» la sgridò Ami.

«Eravate tutte così serie...»

Makoto incrociò le braccia. Quei giochi la stavano stancando. «Mi chiedo che senso abbia questo foglio bianco...»

Rispondo.

Spalancò gli occhi. «Guardate!»

Le altre videro la scritta sul pezzo di carta e saltarono di un passo all'indietro.

«Ma che-? Parla!» Rei si cercò addosso un talismano. Non riuscendo a trovarne uno strinse i pugni, frustrata. «Non mi fido!»

Minako era scettica. «Che vuol dire 'Rispondo'?»

Ami sbatté le palpebre, incredula. «Guardate. La scritta è cambiata.»

Vuol dire che rispondo.

Makoto si sporse in avanti, fino ad appoggiare le mani sul tavolo.

Ami la trattenne per il pigiama. «Non mi sembra molto sicuro...»

Makoto sollevò un sopracciglio. «È sicuro?»

Sì.

Indicando alle altre di guardare il pezzo di carta, Makoto si sistemò in uno dei cinque posti del kotatsu.

Usagi sprofondò nel posto a capotavola, estasiata. «Wow!»

«Ma che stai dicendo?» Rei era rimasta in piedi. «Se fosse pericoloso, pensi che ce lo direbbe?»

Makoto fece scorrere il foglio sul tavolo. «Ti ha risposto.»

No.

Rei strinse gli occhi. «No, cosa?»

No, non ve lo direi.

Rei afferrò malamente la carta, stropicciandola. «Quindi ho ragione?!»

La risposta si materializzò nell'unico angolo ancora liscio del foglio.

No.

«Rei...» Ami le fece segno di calmarsi. «Non rovinarlo, potremmo averne bisogno per uscire di qui.»

«Chi sei?» sibilò Rei, fulminando con gli occhi l'ammasso di cellulosa.

Quano non vide altre scritte, non si stupì. «Risponde solo a quello che gli pare!»

Ami sospirò e si sedette come le altre. «Mi sembra abbastanza chiaro che questo è un sogno.»

Rei mollò il foglio, lasciando che svolazzasse verso il tavolo. Usagi lo prese in aria, felice come una bambina.

«Che cosa ti dà tanta sicurezza, Ami?»

«Be'... Se questo fosse un piano del nemico, ci avrebbero già attaccato. Siamo indifese, completamente nelle loro mani. Eppure, siamo ancora tutte intere.»

Finché non sapeva dove si trovavano - pensò Rei - lei non si sarebbe sentita a suo agio.

«Inoltre» proseguì Ami, «pensandoci, Ail e Anne non sembrano tanto forti da creare un'illusione come questa. Quei mostri a cui danno vita... Sarebbero davvero riusciti a intrappolarci tutte quante?»

Minako non vedeva ragione di fare tante domande a vuoto. «Ehi» si rivolse a Usagi e al foglio. «Sei frutto di Ail e Anne?»

Usagi piegò la testa di lato. «C'è scritto 'no'.»

«Sei un nostro nemico?» continuò Minako.

«Dice ancora 'no'.» Usagi era soddisfatta. «Visto, Rei?»

Rei non riusciva a capacitarsi. Le altre erano sedute tutte attorno al kotatsu, serene come se stessero per prendere un tè. «Siete impazzite?! Vi fidate davvero di quel pezzo di carta?»

Makoto si sporse a guardarlo e sorrise. «Dice 'no'. Infatti, siamo ancora incerte se credergli o meno. Ma al momento non vedo cosa ci sia di male nell'ascoltarlo.»

Sbuffando, Rei si sistemò nel posto rimasto vuoto accanto a Usagi e Minako. «È ridicolo.»

«A me sembra una cosa bellissima!» Usagi teneva il foglio tra le mani, come un trofeo. «Abbiamo un oggetto magico che risponde a tutte le domande che vogliamo!»

Rei si abbandonò contro lo schienale. «Non pensi che risponderà solo a quello che vuole lui?»

«No, vedi? Dice di no!»

Minako ridacchiò in silenzio. Quel coso si stava prendendo gioco di Rei. «Risponde anche a domande che non gli rivolgiamo direttamente.»

Makoto rimuginò. «Che scopo avrà?»

«'Solo rispondere'» disse Usagi, dandogli voce.

Rei sbatté una mano sul kotatsu. «Ora basta, posa quel pezzo di carta! Voglio vedere con i miei occhi cosa scrive. E ricordate che non ci ha ancora detto chi è!»

Minako osservò Usagi che, con cura, sistemava il foglio al centro del tavolo.

«Che cosa potremmo chiedere?» si domandò Makoto.

Ami scrollò le spalle. «Che giorno è?»

5 marzo 1993

Rei strinse gli occhi. «Ha le idee piuttosto chiare questa roba.» Era anche adattabile. Aveva mostrato la data quattro volte, su ognuno dei lati, così che tutte loro potessero finalmente leggere senza sporgersi o spostarsi.

«Rei...» Ami sospirò. Perché lei era tanto ostile?

«Hmm...» Minako volle porre una domanda chiara. «Perché siamo qui?»

Per ricevere risposte.

«Vedete? Sa essere d'aiuto quando vuole.»

Rei appoggiò i gomiti sul tavolo, le braccia incrociate. «Che genere di risposte?»

Il foglio rimase muto.

«Mi sa che ti trova antipatica» sorrise Usagi.

Rei stava ringhiando. «Brutto...»

Makoto provò a smorzare la tensione. «Fai domande troppo vaghe. Provo io. Sai che abbiamo un'identità segreta?»

Sì.

«Visto?» disse a Rei. Guardò curiosa il centro del tavolo. «Quali sono i nostri nomi di battaglia?»

Sailor Jupiter, Sailor Venus, Sailor Mars, Sailor Moon, Sailor Mercury.

Usagi saltellò sulle ginocchia. «Che gentile! Ha messo i nomi davanti agli occhi giusti.»

Rei deglutì. La situazione non la faceva sentire al sicuro, ma le altre erano così tranquille che finiva per sentirsi isolata. «Allora... Provieni da qualcuno che ci è alleato?»

Sì.

«Chi?»

Scena muta.

Rei picchiettò il kotatsu con un dito. «Fai lo gnorri.»

«Siete noiose!» dichiarò Usagi. «È un sogno, sbizzarritevi! Se io potessi avere tutte le risposte del mondo, chiederei una sola cosa!»

Rei sospirò: sapeva cosa stava per domandare Usagi.

«Mamo-chan mi ama?»

No.

Usagi spalancò la bocca e sbiancò.

Makoto si arrabbiò per lei. «Ehi! Non puoi dire una cosa del genere! Che ne sai tu?»

So tutto.

Minako sbatté le mani davanti a Usagi, che stava per piangere. «Aspetta, aspetta! Hai fatto la domanda sbagliata! Adesso Mamoru non ti ama, è chiaro. Non ricorda neanche chi sei!»

Usagi tirò su col naso. Tremava, ma non voleva abbandonare la speranza. «Lui si ricorderà chi sono?» 

Sì.

Usagi si riprese in un istante. «Davvero?» Posò le mani sui lati del foglio, inchiodandolo. «Mamo-chan mi amerà?»

Sì.

Per la gioia Usagi non riuscì a urlare.

Minako esultò per lei. «Vai così!»

Usagi sollevò il foglio tra le mani, estatica. «Io e Mamo-chan ci sposeremo? Quando?»

Sì. 24 marzo 1997.

Rei si era sporta a guardare. Quando vide la data, si allarmò. «Ma che-?» Strappò la carta di mano ad Usagi. «Ehi! Questo coso dà risposte sul futuro!»

Usagi si stava iperventilando. «Ci sposeremo tra quattro anni! Sarò la moglie di Mamo-chan!»

Rei guardò le altre. «C'è scritta una data!»

Ami si sollevò sulle ginocchia. «Cosa?»

Minako non credette alle proprie orecchie. «Ha detto il giorno?»

«Sì! È maledettamente preciso!»

Makoto si accigliò. «Così non va bene...»

«Che state dicendo, ragazze?» Usagi saltò in piedi, le braccia al cielo. «Non avete sentito? Mi sposerò con Mamo-chan!!»

Le sue amiche si erano fatte serie.

 «... cosa c'è?»

Ami scosse piano la testa. «Pensavo fosse un gioco, ma conoscere in questo modo il futuro... È rischioso.»

«Perché?»

Makoto la guardò negli occhi. «Vuoi davvero vivere il resto della tua vita sapendo cosa ti accadrà esattamente giorno per giorno?»

«Mi ha solo detto quando mi sposerò! Con Mamo-chan!»

Minako strinse le labbra. «È meglio non domandare più niente.»

«Esatto» concordò Rei. Finalmente le altre avevano riacquistato un briciolo di ragione. «Che ne sarebbe di noi se conoscessimo il nostro futuro? Potremmo finire col cambiarlo senza volerlo, no?»

Di sfuggita, vide la striscia di inchiostro sul foglio.

«Che vuol dire, 'no'?»

Non ricorderete niente.

«'Non ricorderete niente'» lesse Minako dal retro della carta, dove la risposta si era stampata una seconda volta.

«Allora a che serve?» bofonchiò Usagi.

Ami scosse la testa. Non ne aveva idea.

Makoto rifletté su come porre la domanda. «Quindi possiamo fare tutte le domande che vogliamo sul nostro futuro, perché non avremo alcun ricordo delle risposte e conoscerle ora non ci influenzerà?»

Rei apprezzò la sua chiarezza. A quanto pareva, anche il foglio.

Già.

«Ehi, questo mi piace!»

Rei guardò Minako. «Perché?»

«Non voglio rovinarmi il futuro, ma se non ricorderò niente... Adesso mi faccio un sacco di spoiler!»

«Eh?»

«Sulla mia vita! Dammi qua!» Minako salì con un ginocchio sopra il tavolo, il foglio tra le mani. Trionfante, lo posò davanti a sé, lisciandolo. «Allora... Vediamo un po'...»

Ami era preoccupata. «Sei sicura di volerlo fare? E se poi ricordassi qualcosa?»

Minako sbuffò. «Senti, foglietto.... ci faresti mai del male?»

No.

Minako allargò le mani. Come volevasi dimostrare, pensò. Per rendere più sicura Ami, domandò ancora. «Per caso stai facendo tutto questo per giocare? È una cosa innocente?»

Esatto.

Rei era incredula. «Ma tu decifri i pensieri di questo coso? Ragionate in maniera uguale!»

«E io che ne so. Però gli credo!»

Makoto scrollò le spalle. «Anche io. E sapete una cosa? Se non gli credo, vuol dire che non credo nemmeno alle sue risposte. Perciò prenderò tutto quello che mi dice come se fosse il testo del mio oroscopo - una cosa divertente da leggere.»

Ami lo trovò un approccio molto filosofico. Anche Rei la giudicò una scelta saggia. «Capito, Usagi? Prendi quello che ti ha detto con le pinze!»

«Voi dite quello che volete, io mi sposerò con Mamo-chan!»

Rei la lasciò ai suoi gongolamenti. «Cosa vuoi chiedere, Minako?»

Lei si stava sfregando le mani. «Tante cose, non so nemmeno da dove partire! Okay, vediamo... Diventerò una cantante?»

Sì.

Gioì. «Ah... Sarò famosa?»

Sì.

«Ahh! Usagi, sarò una pop-star!»

«Bravissima!»

Si abbracciarono sopra il kotatsu.

Makoto aveva allontanato il foglio prima che venisse pestato. «Queste previsioni sembrano tutte positive.»

«Ci succederanno solo cose belle nella vita!» commentò convinta Usagi.

Se lo dici tu, pensò Rei. Si aspettava ancora, da un momento all'altro, una brutta sorpresa.

«E ora, l'amore!» Minako guardò il pezzo di carta così intensamente che quasi lo bruciò di desiderio. «Foglietto... Il mio fidanzato sarà molto carino?»

Ami la ritenne una domanda troppo vaga, infatti non apparve alcuna risposta. «Dovresti specificare a quale fidanzato ti riferisci, Minako. Potresti averne più di uno. Inoltre, non penso che quel foglio, o chiunque gli stia dando voce, possa esprimere un parere soggettivo sulla bellezza di-»

«Va bene, va bene.» Minako aveva capito. «Mi riferisco al mio vero amore, foglio. Quanti anni avrò quando lo incontrerò?»

17.

Interdetta, Minako ci rifletté per un momento poi annuì. «Sì, okay, prima sarebbe stato troppo presto. Anche se mancano ancora tre anni, pazienterò. Come si chiamerà lui?»

Shun Yamato

Rei si sporse in avanti. «Ti ha scritto il suo nome?!» La cosa si faceva interessante.

«Sì.» Minako era incredula. Shun? Non suonava male, doveva abituarsi a pronunciarlo. «Dove si trova adesso?»

Tokyo.

«Okay, ma sei vago. Se devo essere precisa io...»

Makoto se la stava ridendo. «Cosa fai, Minako?»

«Voglio sapere dove si trova lui, così da intercettarlo prima!»

«È proprio quello che non dovresti fare» la rimproverò Rei.

«Non rovinatemi la festa. Non mi ricorderò niente, sono solo curiosa. E speranzosa. Okay, foglio! Lui adesso frequenta le superiori?»

«Quale anno?»

Prima superiore.

Minako annuì. «Questa cosa mi piace. Non è tanto più grande di me, per questo ci innamoreremo già quando avrò diciassette anni, no?»

No.

Non aveva rivolto la domanda al foglio, ma quando vide la negazione, non capì. «Non ci innamoreremo quando lo incontrerò?»

No.

Makoto cercò di essere incoraggiante. «Non sarà amore a prima vista...»

Minako cominciava ad avere un brutto presentimento. «Ci innamoreremo quando ne avrò diciotto?»

No.

Spalancò la bocca. «Quanto tempo dovrà passare?»

Quattro anni e mezzo.

Incredula, guardò le sue amiche. «Che sta dicendo?»

«Dovrai avere un po' di pazienza» cercò di consolarla Makoto. «Tutto qui.»

Minako stava cercando di controllarsi. «È assurdo. Foglietto sta dicendo che l'uomo della mia vita ci metterà più di quattro anni a innamorarsi di me! Che razza di fidanzato è?»

La sua domanda retorica non ricevette risposta, ma Minako si rifiutò di lasciar perdere. «Spero per il tuo bene che mi amerà da morire!»

Certo.

Si tranquillizzò. «Anche io lo amerò?»

Sì.

Ridacchiò. «Quanti bambini avremo?»

Non si era realmente aspettata di ricevere una risposta, ma quando vide il numero spalancò la bocca.

«Quattro?!» esclamò per lei Makoto. Scoppiò a ridere. «Sono tantissimi!»

Rei si morse un labbro. «Non fate a quel coso domande di cui non volete sapere la risposta.»

Minako stava stringendo i denti. «Quattro bambini sono tanti! Io non ho pazienza coi marmocchi troppo piccoli!»

Rei nascose un sorriso. «Perché a quattordici anni sei ancora una marmocchia. Comunque, di che ti preoccupi? Non hai sentito che passerà un sacco di tempo prima che tu e lui vi mettiate insieme?»

«Foglietto non ha detto questo! Ha detto che coso-Shun si innamorerà di me solo quattro anni e mezzo dopo avermi conosciuta. Questo non significa che io e lui non combineremo qualcosa prima! Magari all'inizio sarà un mascalzone senza cuore che mi lascerà sola con un bambino da crescere! A diciassette anni! Mia madre mi ucciderà, ma poi mi aiuterà a tirarlo su e io smetterò di andare a scuola! Farò la cantante, ecco! Diventerò una ragazza-madre pop-star per mantenere mio figlio!»

«Che telenovela ti stai inventando, Minako?»

Rei non poté essere più d'accordo con Usagi.

Minako scoppiò a ridere. «Volo con l'immaginazione! Bah, la storia dei bambini non mi entusiasma. Anzi, mi fa rabbrividire! Mi piacerebbe solo poter vedere in faccia coso-Shun. Sono sicura che l'idea di tanti figli sia stata sua!»

Sul foglio comparve una linea strana, lunga e curva, che girò su se stessa e poi raddoppiò, proseguendo in direzione diverse. Minako sgranò gli occhi. Era... un disegno?

Tutte le sue amiche le furono addosso.

«Ma...»

«...è...»

«La sua faccia!» esclamò Makoto.

Minako la sollevò davanti agli occhi. «Oh. Oh!»

«È carino!» proruppe Usagi.

Minako era al settimo cielo. «Sì, sì! Prendo lui, va bene! Ho vinto!»

Rei era invidiosa. Quella di Minako sembrava una vittoria persino a lei, che con gli uomini era molto esigente.

Minako sfoderava un sorriso a trentadue denti. «Foglietto, non puoi colorarlo?»

Non successe niente.

«Permaloso. Di che colore ha gli occhi? Neri?»

Grigi. No.

«Bastava la prima risposta. Grigi! E i capelli sono neri? Quanti anni ha in questa immagine?»

Sì. 21.

«In effetti sembra grande! Saremo una bellissima coppia!»

Rei si stava stufando di sentire i particolari di un'altra favola felice. «Hai monopolizzato quel foglio. Passa qua!»

Ma Minako si stava impegnando in un bacio appassionato col disegno.

«Minako!!»

Makoto aveva la mano sopra gli occhi, Usagi la bocca spalancata ed Ami stava terminando un lunghissimo sospiro. Rei era indignata e disgustata.

Minako si staccò con un ultimo schiocco di labbra. «Muah! Perché ci interrompi, Rei? Non eri tu quella scettica?»

«Lo sono ancora, ma se bisogna giocare, ci sono anche io!» Magari senza la saliva di Minako di mezzo.

Minako le cedette Foglietto. «Hehe, ti sta mangiando viva la curiosità!»

Con a disposizione la carta di tutte le risposte, per un momento Rei non seppe cosa farci. La raddrizzò sul kotatsu, in modo da averla allineata agli occhi. Ci voleva ordine. «Dunque... l'uomo con cui mi sposerò...» Doveva fare domande precise. «Sarà ricco?»

Che vuol dire?

Minako scoppiò a ridere. «Ti odia proprio! Solo a te risponde con quel tono!»

Rei non si diede per vinta. «All'anno lui guadagnerà più di...» offrì una cifra, «oppure in banca avrà almeno...» Riferì un altro numero, la soglia minima per parlare di ricchezza secondo i suoi standard.

Ami stava sbattendo le palpebre. «Non ti facevo così venale.»

«Questo coso mi ha costretto a entrare nei dettagli. Allora?»

Sì. Sarà ricco.

Rei gioì con un pugno al cielo. Sarebbe vissuta nel lusso!

Minako guardava sconsolata il cielo bianco. «Le domande che decidiamo di porre dicono tutto di noi. Io ho parlato d'amore, mentre tu, Rei...»

«Zitta, che ti interessava sapere prima della tua carriera! Io sono una persona pratica: una coppia litiga quando manca il denaro, per cui, se io e lui ne avremo tanti a disposizione, la nostra relazione sarà più solida!»

Makoto provò tenerezza per Rei.

Lei aveva unito le mani, una donna d'affari che si preparava a negoziare. «Ora, le altre mie curiosità. Foglio-san, dimmi... quanti anni di differenza ci saranno tra me e l'uomo con cui mi sposerò?»

Quasi cinque.

Rei approvò. «Sì, mi piacciono i ragazzi maturi. Lo conoscerò entro i vent'anni?»

Sì.

Rei si azzardò a sperare. «Entro... i sedici?»

Sì.

A Rei sfuggì un ansito, ma prima che potesse domandare ancora, la interruppe una risata di Minako. «Magari lo hai già conosciuto!»

Esatto.

Nel leggere la risposta Rei si immobilizzò. Su tutto il kotatsu cadde un silenzio tombale.

«Ohi, ohi.» Era stata Makoto.

Usagi era vicina alle lacrime. «Non sarà Mamoru, vero? VUOI SPOSARLO ANCHE TU?! ANCORA?!»

«Ma che stai dicendo, Usag-»

Lei si stava già scatenando, emettendo fumo dalle orecchie. «NON POSSO PERMETTERLO! MAMO-CHAN È MIO, SOLO MIO-»

Ami la tirò giù per le spalle. «Insomma! Qui si tratta di Rei, non di te!»

«Ma Mamo-chan-»

«Non ha l'età giusta! E prendere in considerazione la bigamia è ridicolo, Usagi.»

«Bigamia? Cosa vuol dire?»

Ami emise un grande sbuffo, raccogliendo pazienza. Dedicò la sua attenzione a Rei. «Senti, prima eri tu a dire di non credere a-»

Rei parlava da sola. «È impossibile! Non ho incontrato nessuno che sia lontanamente adatto a diventare il mio futuro marito!»

Mentire a te stessa non servirà a nulla.

Rei ringhiò. «Tu che ne sai?»

So la verità. So chi ti piace.

Minako spalancò gli occhi. «È vero, Rei? Sei innamorata? Di chi, di chi?!»

Rei stava arrossendo. «Di nessuno, al massimo ho una piccola cotta per-...» Nel ripensare a quella persona perse colore nelle guance. Le mancò il fiato. Minacciò di svenire.

«Rei?»

Con la lingua di fuori, Rei smise di dare segni di vita.

«AHHH!!!» urlarono Minako e Usagi.

Makoto compì un balzo sul tavolo. «La salvo io!»

Ami cercò di proteggere il corpo inerme di Rei. «Ci vuole delicatezza!»

«Sciocchezze!» Makoto strinse il pugno. «Per far ripartire il cuore occorre un bel colpo sul petto!»

Minako offrì un'idea migliore. «Prova con la scossa elettrica!»

Il pianto di Usagi faceva da sottofondo. «Non fate morire Reiiiii!»

Per evitare che le altre la ammazzassero, Ami strizzò Rei per il collo. Si udì uno schiocco.

«Ahhh!»

Il grido di dolore fece tirare un sospiro di sollievo a tutte quante.

«Cosa mi avete fatto?!» furono le prime parole di Rei.

Ami si vergognò come una ladra. «Volevano far passare nel tuo corpo una scossa da diecimila volt!»

Makoto si indignò, affrettandosi a nascondere la mano crepitante di energia

«Il fulmine di Giove è troppo potente!» la sgridò Ami. «Ho cercato di salvarti, Rei!»

La testa di lei virava a sinistra. «Sono paralizzata.»

Minako tentò un massaggino rigenerante. «Su, su... Che ti è preso prima? Per chi è che avresti una cotta?»

Gli occhi di Rei si riempirono di lacrime. «Non può essere...»

Usagi corse ad abbracciarla. «Non essere triste! Avrai anche tu un ragazzo bellissimo, vedrai!»

I singhiozzi di Rei sfociarono in un pianto a dirotto.

Minako e Makoto si scambiarono un'occhiata preoccupata. Makoto si alzò, diretta alle spalle di Rei. Minako pensò che stesse per stringerla e consolarla, ma con un colpo da karateka Makoto fece scattare la testa di Rei di lato.

«AHIA!»

«Sistemato.» Makoto si pulì le mani. «Mi è capitato tante di quelle volte durante gli allenamenti...»

Rei era incredula. «Nessuna di voi capisce la mia tragedia!»

Makoto non provava compassione per lei. «Stiamo parlando dell'uomo che sposerai, no? Nessuno ti costringerà a farlo, perciò vorrà dire che in lui troverai qualcosa di buono.»

Minako era ufficialmente curiosa. «Foglietto, puoi scriverci il suo nome?»

Yuichiro Kumada.

Dopo aver letto, neppure Ami osò battere ciglio.

Usagi era ancora aggrappata a Rei, ma gli occhi di lei erano di fuoco. «Se ridete, compio una strage!»

«Ma no» tentò Minako, «Yuichiro è solo... un po'...»

Ormai sanata, Rei puntò il foglio con un dito accusatore. «Questo coso ce l'ha con me! Mi sta prendendo in giro, non può essere vero!»

Infatti, pensò Minako. Anche lei era dubbiosa. «Foglietto...» Scosse la testa. «Ti sbagli, sai? È vero che Yuichiro morirebbe per Rei...»

Lei arrossì.

«Ma questo non significa che Rei ricambi. Non possono stare insieme solo per gratitudine! Cos'altro avrebbero in comune?»

Cose di cui non si può parlare con ragazzine della vostra età.

Tutte lessero la risposta. Rei divenne color porpora.

Ami aveva colto un importante indizio. «Ci parla come un adulto.»

A Minako non importava, era estasiata. «Ah, sì? Quindi a Rei piacerà... baciarlo, per esempio?»

Rei si avventò sulla carta, coprendola col proprio corpo. «Vuoi finirla?!»

«Ha-ah! La tua reazione dice tutto!»

Usagi stava battendo le mani a tempo. «Rei e Yuichiro si sposeranno, Rei e Yuichiro si sposeranno!»

Rei le fu addosso.

«AIUTO!!!»

Ami, Makoto e Minako le lasciarono perdere. Makoto guardò il foglio. «Ora tocca a me.»

«Brava, andiamo avanti.»

Makoto si sedette con la schiena più dritta, lo sguardo determinato. «Io ho poche domande. Vorrei sapere... All'uomo con cui mi sposerò piacerà la mia cucina?»

Sì.

«Lui sarà gentile con me?»

Sì.

Makoto era soddisfatta delle risposte. «E... sarà un bravo papà?»

Sì.

Lei non ebbe bisogno di sapere altro. «Sono contenta.»

Minako non credeva alle proprie orecchie. «Ma sprechi così le tue domande?»

Makoto si permise di pensarci su. «In effetti c'è un'altra cosa che... Foglio, mio marito sarà più alto di me?»

Sì.

A Makoto uscì un sospiro di gioia. «Il mio futuro sarà splendido!»

Minako stava scuotendo la testa. Tanta mancanza d'inventiva era imperdonabile! «Foglietto, disegnaci la faccia del futuro di lui di Makoto.»

Attese con trepidazione le prime righe, ma il foglio rimase bianco.

Piccata, Makoto strinse gli occhi. «Toccava a me chiederlo. Non mi interessa il suo aspetto. Adesso potrei rimanerne delusa, mentre tutto quello che conta è che lui sia un brav'uomo!»

Minako prese da parte Foglietto, bisbigliando. «Però sarà carino, vero? Mako-chan si merita un fusto.»

Fu la sola a vedere la risposta.

Certo che sì.

Ridacchiò tra sé e ripose il foglio bianco sul ripiano del kotatsu.

«È il mio turno» dichiarò Ami. Si rivolse a Usagi e Rei, che si stavano ancora tirando per i capelli. «Andiamo, smettetela. Ascoltate la mia domanda, è importante.»

Usagi e Rei misero in pausa la loro lotta.

Ami prese in mano il foglio, decisa. «Nessuno di voi ha posto i quesiti giusti, perciò ci penserò io. Signor Foglio del futuro, vorrei sapere... Tra vent'anni i popoli della Terra raggiungeranno un equilibrio economico-sociale?»

Nell'aria non volò una mosca.

Anche il foglio faceva scena muta.

«Ami» disse Minako, seria. «Tu sei una di quelle che nella tavoletta dei desideri di Capodanno prega per la pace nel mondo, vero?»

Ami si rifiutò di ritenerlo un difetto. «Avete fatto domande frivole, mentre le potenzialità dello strumento suggeriscono utilizzi-»

«È un gioco, Ami-chan! Devi giocare, su!»

Con gli chignon sfatti dal recente combattimento, Usagi si unì all'incoraggiamento. «Io vorrei sapere quanti ragazzi avrà Ami prima di trovare quello giusto.»

Ami si scandalizzò, ma la risposta che apparve sul foglio le diede pace.

Nessuno.

Non aveva sbagliato nell'esame più importante della sua vita. «Riconoscerò la persona giusta per me al primo colpo.»

Minako stava sospirando fortissimo. «Foglietto, non dirmi che si tratterà di un secchione senza speranza come lei?»

Ami si sentì un po' ferita, ma ancora una volta il foglio venne in suo aiuto.

Invece sì.

... non sarebbe stata incompresa per sempre.

Minako aveva visto la sua faccia. «Non prenderla male, Ami, è solo che...»

Usagi aveva appoggiato una mano sulla sua spalla. «Minako vorrebbe vederti più spensierata, Ami-chan. Anche io, sai? Per favore, chiedi al foglio una domanda che... che ti faccia fremere di felicità! Voglio vederti ridere!»

Ami cedette. Voleva essere come loro, voleva essere accettata. «Allora... al mio ragazzo piaceranno le mie amiche?»

Hm. Rei e Minako non molto, da principio.

Minako scoppiò a ridere. Ben le stava! «Me lo merito. Se permetti, Ami, in fatto di avvenenza maschile me ne intendo, perciò visto che non sarai tu a fare la domanda... Foglietto-chan» canticchiò. «Che cosa penserò del ragazzo di Ami la prima volta che lo vedrò?»

'Chi è quel pezzo di strafigo stellare?'

Minako spalancò la bocca. Ami lesse e persino i suoi capelli divennero rossi. Usagi la travolse in un abbraccio. «Yu-huuu! Anche tu avrai un ragazzo bellissimo come me!»

«Uhei!» Makoto era fiera di Ami. Le diede una pacca sulla spalla. «Allora li sai scegliere!»

Rei si sentiva sempre più infelice: solo lei avrebbe avuto un ragazzo bruttino? Okay, forse Yuichiro non era poi tanto male, ma lei aveva puntato molto più in alto!

Minako era colpita. «Mi rimangio tutto quello che ho pensato su di te, Ami! Hai il mio rispetto!»

Per non morire di imbarazzo, Ami prese il foglio per farsi aria sul viso. «Per me conterà solo la sua intelligenza!»

«Certo, certo. Perché uno li sceglie belli per questo, per il loro cervello.»

Ami ritenne saggio non dire più nulla. Makoto notò il bronciò dall'altra parte del tavolo.

«Andiamo, Rei! L'aspetto è importante, ma non vuoi essere così superficiale, vero?»

Inveve sì, pensò Rei. Aveva quattordici anni, e tutto il diritto di immaginare che un giorno avrebbe sposato il principe azzurro più affascinante del pianeta. «Voi fate come volete, ma io... io non ci voglio credere! Costruirò da sola il mio futuro!»

Minako era d'accordissimo col principi,  ma aveva anche la sensazione - sempre più intensa - che quello non fosse un sogno privo di sostanza. Il foglio stava rivelando davvero a tutte quante il loro avvenire. Non le piaceva immaginare che Rei non fosse contenta del suo. «Foglio... quando saremo grandi, è vero che Rei penserà che l'uomo che ha scelto sia all'altezza di lei in tutto e per tutto?»

Assolutamente sì.

Foglietto parlava col cuore.

Rei aveva perso un po' di tristezza. «Se lo dice lui...»

Minako cercò di essere paziente. «Rei, in fondo il sogno di tutte noi non è solo trovare qualcuno che-»

Usagi aveva preso le mani di Rei. «Sarai amata, Rei-chan. Sai, anche se Mamoru avesse un bruttissimo incidente che cambiasse per sempre la sua faccia, io... Mi fa battere il cuore quando parla. È così generoso, so che lo è. Tutte le volte che mi ha salvato come Tuxedo Kamen... Nemmeno mi conosceva, forse nemmeno vedeva bene la mia di faccia, per via di- per...» Commossa, Usagi faticò a spiegare il fenomeno che rendeva poco riconoscibili i loro volti quando erano trasformate. «Eppure voleva proteggermi. L'amore non passa per gli occhi, passa di qui.» Portò le mani di Rei al petto. Aveva le guance bagnate di lacrime felici. «Quando sarai con la persona giusta, lo saprai. Tutto il tuo mondo sarà meraviglioso e lui per te sarà il ragazzo più bello dell'universo.»

Rei respirava a fatica, emozionata.

Minako comprese per la prima volta la profondità del sentimento di Usagi. «Vuoi davvero che Mamoru torni da te, hm?»

«Con tutta me stessa» sorrise Usagi e nella sua sicurezza e commozione fu saggia, immensa, una persona pura che meritava di essere protetta. Minako lo avrebbe fatto anche se non fosse stata la sua principessa.

Abbassò lo sguardo e notò le proprie mani. Brillavano. «Oh?»

«Me ne sono accorta prima» disse piano Ami, per non spezzare la magia del momento. «I nostri poteri... Appena abbiamo iniziato a pensare di averli, sono tornati da noi.»

«Il mio fulmine!» urlò Makoto, crepitando di energia.

Generò una piccola risata generale. Come una sola, si alzarono tutte insieme, Usagi sostenuta da Rei.

«È ora di andare.»

«Col teletrasporto Sailor» annuì Ami.

Usagi si piegò verso il centro del kotatsu, dov'era rimasto il foglio. «Ti ringraziamo per tutte le belle notizie che ci hai dato.»

Makoto la accarezzò su un braccio. «Ti ha dato speranza, ma non ne avevi bisogno.»

«Esatto! Riconquisterò sicuramente Mamo-chan!»

«E io non penserò di rubartelo nemmeno per un secondo» sospirò Rei, «puoi stare tranquilla. In fondo, Yuichiro mi andrà bene. È molto servizievole e sono sicura che farà tutto quello che voglio io, per il resto della nostra vita. Hm...» rifletté tra sé, come immaginando le molte possibilità.

Minako era contenta. «E io avrò il mio stupendo Shun-coso! Ragazze, voglio tornare a casa! Prima ci andiamo, prima la nostra realtà si avvererà!»

Fu un coro di 'Sì!' e con una vampata di potere sparirono tutte da quella dimensione.

Il foglio si alzò in volo. Richiamò attorno a sé la realtà che aveva creato e, in un istante, ogni cosa svanì in un buco nero.

 

«Lady Venus...» Pluto scuoteva la testa.

Con un pensiero Minako mise fine alla registrazione. «Che carine che eravamo! Non ti abbiamo fatto tenerezza?»

«Non posso credere che sua maestà la Regina abbia approvato questa seconda escursione nel passato in assenza di serissime ragioni che giustifichino-»

«Credici. Il Re era d'accordo con lei. E noi tutti ovviamente volevamo vedere un seguito.»

Pluto era sempre più interdetta.

Minako volle tranquillizzarla. «Col tuo controllo del tempo e il mio controllo delle menti, abbiano annullato qualunque possibile conseguenza di questo episodio. Vuoi una motivazione più seria? Ebbene, Pluto, riguarda te.»

Setsuna drizzò le orecchie.

«Presto sarai impegnata in una missione che ti richiederà di manipolare il tempo come non hai mai fatto prima d'ora. Pertanto, queste sessioni per te sono puro allenamento, indispensabili al ruolo che avrai nel destino del Cosmo.»

Pluto fu sopraffatta da una sensazione di responsabilità e importanza. Poi ebbe un dubbio. «Direste qualunque cosa per coinvolgermi nei vostri giochi, vero, Lady Venus?»

«Mi offendi, Pluto.»

Setsuna non cedette di un passo, ma la signora di Venere che aveva davanti a sé aveva molti secoli di esperienza più di lei e una furbizia con cui era difficile competere.

«Rischieresti di non impegnarti dopo quello che ti ho detto? Io sostengo che sia la verità.»

Pluto fu costretta a riflettere.

Lady Venus la lasciò con un ultimo sguardo sereno. «Coraggio, so che ti sei divertita. Alla prossima, Pluto.»

Sola con se stessa, Setsuna si concesse un lungo sospiro.

Muovendosi verso la Porta del Tempo, portò con sé la superficie su cui lei e Lady Venus avevano visionato il loro ultimo esperimento.

In fondo, pensò, ormai era fatta.

A volte si annoiava nella sua lunga veglia, perciò - cliccò su un tasto immaginario - tanto valeva godersi le riunioni delle Inners del passato.

Sorrise. Non vedeva l'ora di conoscerle.

 

 

E fu la volta delle ragazze - FINE


 

Note dell'autore:

Non mi dilungo. Il capitolo è uscito fori più scarno di ragionamenti rispetto al primo, ma... è venuto fuori da solo, praticamente. Questo è un mio omaggio alle prime serie e spero che abbiate ritrovate quelle ragazze spensierate :)

Qualunque vostro commento mi renderà felice!

 

Elle

 

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Capitolo 3
*** Un anno dopo, i ragazzi (febbraio 1998) ***


Divertissement


 

Divertissement

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

Divertissement - Un anno dopo, i ragazzi

     

 

Attraversato da una scossa, Mamoru scattò a sedere. Sbatté le palpebre, guardandosi intorno. Spazio bianco senza fine e un kotatsu, su cui era seduto.

Oh, no.

Rimase in attesa, scrutando l'orizzonte. Se gli eventi andavano secondo il copione della volta precedente, presto qualcuno lo avrebbe raggiunto.

Il silenzio assordante del luogo iniziò a inquietarlo. «C'è qualcuno?»

La risposta arrivò sotto forma di uno strofinio di tela. Sotto il kotatsu qualcosa stava... strisciando?

Provò a sollevare la tovaglia che gli copriva le gambe. Sobbalzò quando l'orlo si scostò da solo all'altro capo.

«Uahh!» Yuichiro Kumada emerse all'aria aperta. «Ma dove-?» Si voltò e lo vide. «Mamoru!»

Mamoru emise un sospiro di sollievo. «Ben arrivato.» Provò a guardare sotto il ripiano in legno, per curiosità. Non sentiva nessun vuoto, da dove era uscito Yuichiro?

Lui iniziò a comprendere la situazione. «Siamo davvero di nuovo dentro quella specie di...?»

«Già.»

«È un incubo!»

Mamoru concordava. Si sentì colpire sulle ginocchia e ritrasse le gambe.

Due voci si levarono da sotto il tavolo.

«Aargh!»

«Cos-?»

«Non toccarmi!»

«Spostati!»

«OUF!»

Alexander e Gen sgusciarono fuori come due anguille.

«Stavo soffocando!» Alexander si teneva la gola

Gen aveva la faccia rossa e stava incavato con le spalle, una smorfia di dolore sul volto. Quando Mamoru intuì quale parte del corpo stesse proteggendo con le mani, lo compatì.

Alexander si girò. «Ah, eri tu? Perché stai facendo quella faccia?»

Gen parlò con voce strozzata. «Mi hai colpito sulle palle!»

Alexander soffrì per lui. «Scusa.» Notò per la prima volta i propri dintorni e spalancò la bocca. «Oh my God!»

Mamoru non avrebbe saputo dirlo meglio.

«Ci siamo cascati di nuovo!»

«Non è colpa nostra. Siamo manovrati e di fatto prigionieri.»

Gen ancora digrignava i denti. «Questa volta non potresti tirarci fuori tu?» 

Mamoru scosse la testa. «Se solo ne fossi capace...» Comunque ricordava un particolare. «Nella vita di tutti i giorni non abbiamo memoria di questi episodi. È ciò che conta.»

Yuichiro si stava mettendo le mani tra i capelli. «Per fortuna! Con tutto quello che ho detto su Rei la volta scorsa, non avrei più il coraggio di guardarla in faccia.»

Alexander stava analizzando il vasto spazio bianco che si estendeva all'orizzonte. «Shun non c'è? E perché questo tavolo ha sei posti adesso?»

Vero, notò Mamoru. Sia Alexander che Gen avevano spazio per almeno una persona accanto a loro.

Vicino ad Alexander iniziò a materializzarsi una forma.

Yuichiro fece un saltello sulla sedia, poi notò cosa - chi - stesse apparendo. «Eccolo!»

Shun Yamato si presentò piegato in avanti sul piano del kotatsu, addormentato.

Gen era ancora di cattivo umore. «Anche io volevo arrivare così.»

«Guh!»

Il suono di un vagito li immobilizzò tutti.

Shun si svegliò di colpo, mettendosi dritto. Da sotto la tovaglia tirò fuori una bambina, portandosela al petto. «Shh, va tutto bene. Cosa ci facevi sotto un...?» Notò da chi era attorniato. «Ehi.»

Gen era incredulo. In quel sogno c'era una ragazzina?

La piccola si voltò in braccio a Shun Yamato. Sorrise, mostrando sei minuscoli denti. «Hii!»

Alexander corse ad accarezzarle la testa. «Mi-chan! Quanto sei cresciuta!»

Shun era confuso. «Ma siamo per caso tornati a-?»

«Sì» confermò rassegnato Gen.

«Oh.»

Mamoru era stranito. «Quella è tua figlia?»

Shun annuì e strinse più forte Arimi, sentendosi poco sicuro. Le tastò la fronte. «Come va con la febbre, sweetie?» Faticò a credere alla temperatura che sentiva contro la mano. «Non ce l'hai più?» Sollevò la tutina di lei, sulla schiena, per sentire se il pigiama fosse madido di sudore, ma contro la sua mano il tessuto di cotone era completamente asciutto. Sua figlia si agitava serena tra le sue braccia, cercando di voltarsi verso le persone che la guardavano.  Shun la baciò sulla guancia. «Stai davvero meglio?»

Gen si sentì a disagio nell'assistere a manifestazioni d'affetto tanto intime.

Mamoru comprese la situazione. «La bambina era malata?»

«Forse lo è ancora - nella realtà, intendo. Stava dormendo contro il mio petto. Ha un brutto raffreddore e solo da poco sono riuscito a far scendere la temperatura a 37 e mezzo.» Shun provò a strizzarle il nasino, per sentire se c'era ancora del muco, ma Arimi lo allontanò con le mani. Il suo respiro non era più ostruito.

Alexander continuava a giocarci. «Guarda come protesta! Fammela tenere.»

Shun gliela cedette, incerto. «Sembra stia bene.»

«Be', questo è un sogno. Le avranno permesso di accompagnarti perché non saresti stato tranquillo sapendo che stava male, lontano da te.»

Aveva senso, pensò Shun.

Alexander sollevò la piccola tra le braccia, per osservarla meglio. «Sei cambiata tantissimo in due mesi!»

«Ora cammina bene.»

«Sul serio? Fammi vedere, bimba!» Alexander appoggiò Arimi sul tavolo, causandole una risatina di gioia. La sua allegria si diffuse al resto dei presenti. Solo Gen provò ad astenersi: si trovavano per caso in un asilo nido? La bambina si voltò su se stessa e, dopo un momento di incertezza, puntò dritta verso Yuichiro, buttandosi tra le sue braccia.

Lui la accolse contro il petto. «Ciao!»

«Hii!»

C'era una cosa di cui Gen era felice: finché la piccola faceva il suo show, la loro tortura non sarebbe iniziata.

Arimi indicò con un dito Yuichiro, premendogli il minuscolo polpastrello contro lo sterno. «You?»

«Cosa c'è?»

«Vuole che tu le dica il tuo nome» spiegò Shun.

«Ah.» Yuichiro appoggiò la mano su di sé. «Io Yuichiro. Tu?»

«Limi!»

La storpiatura del nome causò un sorriso anche a Mamoru. Arimi si voltò verso di lui, puntandolo. «You?»

Mamoru si divertì a sentirla parlare in inglese. «Mamo-chan.»

Mamo-chan? si stupì Gen. Ma fu l'unico a essere sorpreso da quanto Mamoru Chiba fosse pronto a entrare in confidenza con una bambina.

Gen si ritrovò sotto l'attenzione di tutti. Arimi Yamato stava indicando lui.

«Ehm... Io sono Gen.»

«-En!»

A malincuore, Gen la trovò tenera a sua volta. «L'ultimo posto sarà per lei» ipotizzò.

Shun Yamato si riprese sua figlia. «Devi spostarti, Fox. Meglio che Mi-chan sia seduta accanto a me.»

Non terminò neppure di dirlo: il kotatsu si deformò su un angolo, allungando la propria materia come in un film dell'orrore. Trattennero tutti il respiro, allontanandosi, finché non capirono la forma che stava prendendo la nuova appendice in legno.

«È... un seggiolino?» Prima di avvicinarci Arimi, Shun lo tastò più volte con le mani, come se potesse morderlo. «Non sono sicuro di volerla appoggiare lì.»

Udirono un fischio. Qualcosa stava cadendo dal cielo. L'oggetto rimbalzò sul tavolo e si appoggiò morbidamente sull'angolo dedicato all'infanzia. Era il peluche di un cane, notò Gen.

«Maiii!» urlò Arimi, sporgendosi per raggiungere il giocattolo. Shun smise di trattenerla.

«È il suo peluche?» domandò Mamoru.

«Sì» rispose Shun, incredulo. «È Mai, il suo cagnolino.» Appoggiò sua figlia dentro il seggiolino, infilandole le gambe negli appositi spazi. «Guarda quante comodità per te. Ti viziano.»

Gen alzò gli occhi al cielo inesistente, cercando di moderare le parole. Ricordava la punizione che aveva ricevuto l'ultima volta che si era espresso contro chi controllava quel sogno. «Potrebbero dare qualche regalo anche a noi.»

Mamoru strinse i denti, aspettandosi la caduta di qualche foglio pieno di domande. Non accadde nulla.

Yuichiro non poté fare a meno di notare che il loro kotatsu aveva ancora un posto vuoto. «Chi manca?»

Udì un'improvvisa melodia. Un petalo rosa volò accanto al suo viso.

Gen affinò l'udito. «Cosa sono questi... violini?»

Alexander sbuffò. «È la melodia dell'incombenza.»

La musica risuonò sempre più forte. Mamoru si voltò, sapendo chi stava arrivando alle sue spalle.

Haruka Tenou fece il suo ingresso trionfale. «Sono la guerriera del vento e della forza!» Fece una giravolta. «Io sonooo... Sailor Uranus!»

Le era partita qualche rotella, pensò Mamoru. «Sei in pigiama.»

Haruka incrociò le braccia, rimuginando sulla questione. «Questo non sminuisce la mia importanza.»

Mamoru si alzò. «Ti spiego cosa sta succedendo.»

«Non serve. Sono venuti a dirmi che potevo assistere a un incontro in cui perdevate ogni dignità e ho accettato volentieri l'invito.»

Mamoru era confuso: Haruka non sembrava trovare strana la situazione, come se vi fosse abituata.

Lei glielo confermò facendo svolazzare la mano. «Faccio sogni molto più strani.» Fece il giro del kotatsu per prendere posto, poi notò di fronte a chi sarebbe stata seduta. «Gaijin» sentenziò.

«Tenou.»

Gen aveva molte domande per lei. «Con chi hai parlato per venire qui?»

Haruka fece spallucce. «Non conosco la sua identità. Ehi, cosa ci fa una bambina in mezzo a voi? E lui chi è?»

Shun si presentò. «Mi chiamo Shun Yamato. Sono amico suo.» Indicò Alexander. «Lei è mia figlia Arimi.»

Osservandolo, Haruka strinse gli occhi. «Per caso ti ho già visto da qualche parte?»

A Shun non sembrava, anche se, pensandoci bene...

Gen stava cercando di afferrare un ricordo perduto. «Non pare anche a voi di aver già avuto Tenou e Yamato nella stessa stanza?»

Alexander sapeva che Gen non si stavano riferendo alla realtà. «In un altro sogno?»

Mamoru era preoccupato. «Ce ne sono stati altri che non ricordiamo?»

Yuichiro rabbrividì: aveva la fortissima sensazione che l'intuizione fosse corretta.

Haruka appoggiò le mani sui fianchi. «Di che state blaterando? Ditemi invece chi è questo tizio! Non mi basta il suo nome, voglio capire cosa c'entra con noi.»

A Shun piacque poco quell'arroganza.

All'idea di spiegare tutto, Gen si stava già sfregando le mani. «Questa è una specie di intervista sulle nostre abitudini sessuali. A meno che non mi stia sbagliando, anche tu sarai una vittima.»

Haruka sollevò un sopracciglio.

Gen non si lasciò intimidire. «Siamo qui perché siamo legati alle nostre ragazze. In questo universo l'amico di Alexander fa coppia con Aino.»

Shun cominciò a sorridere a trentadue denti. «È vero.» Rilasciò un fischio. «Wow!»

«Ora ne sei felice?» commentò Alexander.

«Ho iniziato a seguire la carriera di Minako. Da lontano la trovo ancora più simpatica.»

«Le parole giuste per conquistarla.»

Shun non aveva simili preoccupazioni. «Tanto in questo sogno io e lei ce la spassiamo in una decina di posizioni diverse. Sono curioso di sapere quali.»

Alexander aveva un'idea della ragione. «Userai queste idee nelle tue sessioni solitarie?» Colse l'imbarazzo sfuggente di Shun e saltò sul posto. «Allora questo sogno ha delle basi nella realtà! Ti stai innamorando di lei? Vuoi che vi faccia reincontrare?»

Shun riuscì a scacciare il lieve rossore alle guance. «Vedete cosa mi tocca sopportare? Fox vede cuori dappertutto!»

Divertita, Haruka si accomodò al kotatsu. Chi l'aveva portata in quel luogo stava cominciando a mantenere le sue promesse.

Per trovare qualcuno con cui prendersela, Shun si concentrò su di lei. «Non mi hanno detto chi sei tu. Che significa 'Sono una Sailor'?»

Notò un'improvvisa tensione intorno a lui.

«Significa» iniziò Haruka, ma Mamoru le tappò fisicamente la bocca.

«Nulla. È una megalomane.»

Non sarebbe sopravvissuto all'occhiataccia di Haruka se non fosse stato il futuro sovrano della Terra.

Mamoru riuscì ad ignorarla. «Lei si chiama Haruka Tenou e sta solo sognando. È la ragazza di un'amica delle... ragazze.» Era scomodo non poter dire 'Inners'.

«Cioè, sei gay?»

Haruka gonfiò il petto. «Esatto.»

Al contrario di quanto si era aspettata, Shun smise immediatamente di dare importanza alla faccenda. «Quindi la tua ragazza conosce Ami Mizuno?»

«Certo, la conosco anche io. L'altro giorno Michiru ha dato ad Ami qualche consiglio per il suo matrimonio.»

Shun sobbalzò e afferrò Alexander per le spalle. «Già, tu stai per sposarti! E diventerai padre!»

Alexander si sentì avvolgere in un abbraccio, il più caloroso che avesse mai ricevuto dal suo amico.

«Congratulazioni! Vedrai che andrà bene!»

Alexander sentì rinascere quella briciola di nervosismo che stava cercando di sopprimere nella vita reale. «Per il matrimonio sono a posto. Per il bambino invece...»

«Ti sei buttato senza pensarci, hm?»

«No. Però...»

«Certo, è un grosso cambiamento. Non sai cosa ti aspetta: stai per dire addio alla vita che hai conosciuto finora.»

Così non lo aiutava. «Farò del mio meglio, ma sono preoccupato.»

«Ma va'!» Shun gli diede due pacche energiche sulla spalla. «Sguazzerai nella paternità come un pesce nel suo stagno! Tuo figlio diventerà un'estensione del tuo braccio appena sarà nato. Litigherai con Ami per tenerlo.»

Distratta, Haruka non stava ascoltando e si era permessa di focalizzarsi sulla bambina seduta all'angolo opposto del tavolo. Incrociò i suoi occhioni vivaci di piccolina. Bastò un'alzata di sopracciglia sagace per conquistare la giovane Arimi, che rilasciò una risatina. Haruka cominciò a mostrarle una serie di smorfie simpatiche.

«Farai le facce come le sue.»

Quando si rese conto che l'estraneo stava parlando di lei, Haruka si immobilizzò.

«Eh-ehm» tossicchiò, riprendendo contegno. «Si può sapere quando comincia la vostra prova?»

FIUUUUUUUUUUUU

Sollevò la testa, per capire da dove provenisse il fischio.

«Arriva» dichiarò terreo Mamoru.

Un tubo bianco giunse a razzo in mezzo a loro. Rimanendo sospeso per aria, l'oggetto emise sei diversi fasci di luce. Haruka fu sul punto di difendersi, poi si accorse che il raggio luminoso diretto a lei serviva solo a far materializzare un pezzo di carta.

Gen afferrò scocciato il proprio foglio. «Il format si è dotato di attrezzature più avanzate.»

Dal tubo in metallo partì una musichetta trionfale. 

FASE SENTIMENTALE

Mamoru non riuscì a credere alla scritta lucente che era apparsa un metro sopra le loro teste.

Gen aveva solo due parole per commentare. «Io scappo.»

Yuichiro lo afferrò per la collottola del pigiama. «Dài!» Dovette trascinarlo di peso verso il kotatsu. «Che amico sei se scappi? Non è più come l'anno scorso, no? Abbiamo imparato a conoscerti, siamo compari. Sappiamo che fingi di essere un duro.»

«Macché fingere!»

Per un attimo Yuichiro considerò l'idea di stare zitto, poi si fece coraggio. «Non te l'ho mai detto nella realtà, ma qui posso. Sei in grande conflitto per i sentimenti che provi nei confronti di Makoto, visto il futuro che attende lei e tutti quanti noi. Perciò cerchi di non lasciarti andare, ma te ne dimentichi il novanta per cento delle volte.»

Alexander scoppiò a ridere.

Gen strinse le labbra per non unirsi a lui. «Piantala, Golden Boy.»

«Non ti crede nessuno, Iron Man.»

Haruka drizzò le orecchie. «Perché questo nome da super-eroe?»

Alexander scosse la testa. «Era solo un modo per dargli dell'uomo di latta, per la sua testardaggine.»

«Ah, ecco. Ma Tony Stark non merita di essere citato invano.»

«Non sono un grande fan dei fumetti americani.»

Per Haruka era un sacrilegio. «Non meriti le tue origini statunitensi.»

Divertito, Alexander non replicò.

«Basta giocare» decretò Mamoru. Sicuramente a breve i loro fogli bianchi si sarebbero riempiti di istruzioni e lui non aveva intenzione di affrontare quella prova da solo. Anzi, se solo avesse potuto evitare di fare il presentatore....

Shun studiò la sua espressione. «Vuoi che ci pensi io questa volta?»

«Hm?»

«Se ti dà fastidio condurre, leggo io le domande e stabilisco i turni di risposta. Prometto di essere buono.»

Alexander lo guardò di sbieco. «Invece sarai diabolico. Ma è giusto che Mamoru passi la mano.»

Mamoru si sentì compreso e liberato di un peso. «Grazie.»

Alexander si permise un tono confidenziale con lui. «Questa volta liberati un po' di più, okay? Ti ho conosciuto meglio nell'ultimo anno, ma per me rimani un mistero. L'altra volta mi sono umiliato di fronte a tutti voi. Per equità, ora ricambia.»

Haruka si stupì di assistere a tanto affiatamento. Continuò a osservare, senza parlare, per capire cosa stesse succedendo in quel gruppo di improbabili compagni.

Shun tornò a parlare. «Signori, comincia lo spettacolo!» Indicò le righe di inchiostro che stavano apparendo sui loro fogli. Alzò il tono di voce per attirare l'attenzione. «Per soffrire meno e divertirci di più, consiglio di approcciarvi a questo esperimento come se fosse una specie di recita. Interpretate la parte che vi richiede lo show: siate brillanti, schietti, e profondi quando serve. Tanto nessuno vi giudica.»

Gen era sorpreso. «La volta scorsa tu eri molto più reticente.»

Shun ci rifletté sopra. «Ho imparato a rilassarsi. Si sta meglio così.»

Gen lo immaginava, ma...

«Pensala in questo modo» continuò Shun. «Se hai problemi nella vita reale, rivelarli ad alta voce qui dentro potrebbe aiutare il tuo subconscio a sentirsi meno oppresso.»

Haruka strinse gli occhi. In che razza di trip mentale era capitata?

Gen era dubbioso. «Alcune di queste domande puntano solo ad umiliarci.»

Shun non poteva contraddirlo. «Per questo ci vuole senso dell'umorismo. Cominciamo!» Abbassò gli occhi sul foglio e lesse. «'Benvenuti a questa prova, grazie della vostra collaborazione!' Ah, questa volta ci salutano. 'Rispondendo alle domande diventerete ancora più amici e aiuterete voi stessi.'» Lui non si fidava molto, ma era disposto a giocare. «'Fase sentimentale, prima domanda. Dichiarate l'amore che provate in questo momento per la vostra amata, con assoluta sincerità.'»

Ma non era un'intervista sessuale? pensò Haruka. E perché stava partecipando anche lei?

Gen era già imbarazzato, ma non emise un solo suono di protesta.

Shun si voltò verso Alexander. «Sei la persona migliore per iniziare.»

Alexander non aveva problemi, ma era curioso. «Tu come farai a rispondere, se si fa riferimento a una relazione che avrai in futuro?»

Shun ci pensò solo per un attimo. «Posso parlare del presente. Ho qualcosa da dire.»

«Non avevi detto che non eri innamorato di Minako?»

Infatti. E Shun si vergognava all'idea di dare voce a ciò che aveva in mente, ma era stato lui a chiedere a tutti di parlare senza remore, come fosse un gioco. Doveva dare l'esempio.

Scrollò le spalle. «Minako è diventato il prototipo della donna con cui sogno di stare. Nel film che ha fatto c'è questa scena in cui sorride... Lo fa in una maniera così genuina e dolce che finora mi sono rivisto il film un paio di volte, solo per arrivare a quel punto. Quando la vedo sorridere in quel modo, penso... che vorrei amare una ragazza che mi guardasse in quella maniera. Vorrei che avesse la sua faccia. Non che fosse lei» tentò di spiegare, «ma che fosse altrettanto bella e gentile, e che mi facesse lo stesso effetto.»

Dopo tanti anni che si conoscevano, Alexander stava vedendo Shun arrivare a una nuova fase: il suo amico non cercava più l'amore come bisogno per colmare un vuoto o per avere un legame umano qualunque. Sognava di amare in una maniera libera e felice.

Cercò di non far vedere quanto fosse sollevato. «Hai faticato a non ritrattare alla fine.»

«Ma non ho fatto storie. Imitatemi.»

Per Alexander non era un problema essere sincero sui propri sentimenti, ma in quei giorni faticava a spiegarli persino a se stesso. «Ho chiesto ad Ami di sposarmi solo qualche settimana fa. Ancora adesso mi sento scoppiare di felicità quando penso al momento in cui lei ha detto sì, ma... non riesco a concentrarmi solo su quello. È per via del bambino: ha intensificato ogni cosa. Ogni giorno mi sveglio con un senso di... ansia?» Non era facile ammetterlo. «Credo che sia l'idea di tutti gli errori che potrei fare, e di tutte le responsabilità che mi sto prendendo. Allora corro da Ami, e appena vedo come si tocca la pancia ho voglia di inglobarla e mettermi a tremare. Amarla non era così viscerale prima. Non era così assoluto.» E nemmeno così terrificante.

Haruka Tenou, notò Shun, stava roteando gli occhi al cielo.

«Tocca a te» le disse.

Annoiata, lei non si scompose. «Michiru è la mia ragione di vita. La adoro, la amo, non posso stare senza di lei.»

Le sue orecchie furono invase da un suono duro, di negazione. Alzò gli occhi. In aria brillava a intermittenza una croce rossa. Non era necessaria la didascalia: risposta sbagliata.

Gen si permise un sorrisetto. «Questo gioco non concede sconti. Non gli basta che tu faccia il compito. Hai presente la tua anima? Devi denudarla.»

Mai, dichiarò a se stessa Haruka.

Mamoru sbuffò. «Prima di farti riprovare vado avanti io, così capisci che non hai nulla da temere.»

Haruka incrociò le braccia. «Principe, sappiamo quanto ami Odango.»

«Principe?» le fece eco Shun.

Alexander si affrettò a spiegare. «Mamoru ha origini nobili e Tenou ha scelto questo nomignolo per lui.»

Haruka strinse le labbra. Ecco perché non le piacevano gli estranei nelle loro fila: c'era sempre da spiegare tutto daccapo, inventandosi bugie ridicole.

Mamoru si preparò a parlare, sereno. «Usagi è la ragione per cui sono felice di essere vivo. Lei ha dato un senso a ciò che sono e ha riempito ogni angolo della mia vita. È la meta verso cui mi dirigo e il porto verso cui torno. È la mia àncora, la mia salvezza. La amo anche quando litighiamo - di più, perché non è perfetta. Ogni fibra del mio essere esiste per farla felice.»

Shun era colpito. «Che poeta.»

Se solo avesse saputo, pensò Alexander, per quanti anni Mamoru si era esercitato nel fare discorsi nei panni di Tuxedo Kamen.

Yuichiro si intromise nel silenzio. «Posso? Penso di essere pronto.»

Shun lo studiò. «È passato quasi un anno dalla volta scorsa. Hai ancora delle insicurezze?»

Yuichiro sospirò. «Purtroppo con Rei siamo arrivati al punto che temevo: lei si sta rendendo conto di quanto siamo fondamentalmente diversi. Se devo dichiarare quanto la amo, dico questo: mi uccide dentro il pensiero di non farla più felice in tutto. Sono diventato silenzioso, a volte sono di cattivo umore senza motivo... Sono persino geloso. Ho sempre pensato di dover maturare e cambiare per lei, ma comincio a sentire che c'è un punto oltre il quale non posso andare. Eppure... non mi importa. Quando la stringo e lei mi guarda, sento che quel singolo momento vale un'eternità di sacrifici.»

Shun fu sul punto di dire qualcosa, ma si trattenne. Se le cose andavano come la volta scorsa, avrebbe avuto l'occasione di esplorare ulteriormente la relazione tra Yuichiro Kumada e Rei Hino. Per ora sapeva solo che quel poveraccio gli faceva pena.

Lanciò un'occhiata all'unica componente femminile adulta del gruppo. Tenou aveva assunto un'aria lievemente più seria.

Per darle il colpo di grazia, Shun pensò di lasciare la parola a Gen - di cui non ricordava il cognome. «Scusa, qual è il tuo nome completo?»

«Gen Masashi.»

«Allora, Masashi-kun, tocca a te.»

Gen aveva deciso di prendere Shun Yamato alla lettera sui consigli che aveva dato: via il dente, via il dolore.

«Io ho il fottuto terrore di non essere l'uomo della vita di Makoto.» Deglutì e indicò Alexander. «Sai che ti sto odiando per il tuo matrimonio? E per tuo figlio. Ami è la seconda del gruppo che si sposa, dopo Usagi. Quando Makoto ha saputo che era incinta, ha comprato una rivista di ricami per neonati, per farle un regalo. Se non ci fosse di mezzo Giove, non mi darebbe così fastidio vedere quanto le piacciano i bambini. Makoto se n'è accorta e ha cominciato a cambiare discorso ogni volta che le viene in mente l'argomento. Grazie a te, Golden Boy, succede spesso.»

Alexander non se la prese e rimase in silenzio.

Gen strinse i denti. «Sto pensando di nuovo a cosa significherà diventare millenario. L'unica cosa che mi sembra sicura è che un giorno Giove si paleserà e Makoto mi considererà una palla al piede, perché il suo pianeta vorrà un compagno diverso - uno che possa darle i loro eredi sacri, per cominciare. Lui sarà l'uomo giusto per lei da ogni punto di vista, mentre io - sia che rimanga sia che me ne vada prima - per tutto il tempo avrò desiderato solo l'esistenza normale che non posso avere con Makoto. Io non sono un dio e non voglio diventarlo.»

A Mamoru non sembrava una dichiarazione d'amore. «Perciò hai deciso di lasciarla?»

Gen indurì il viso. «Ho deciso di non pensare a tutte le cose che ho detto. Forse qualcosa cambierà nel frattempo. Spero ceh salti fuori una soluzione diversa.» Soffrì. «Finché non ci penso, io e lei possiamo rimanere insieme.» Un altro giorno ancora.

Ci vollero diversi secondi perché Alexander si accorgesse che il discorso di Gen era stato intriso di concetti Sailor. Si voltò verso Shun. «Ehm, per le cose che ha detto...»

«Ho già capito: è un sogno e questa menzione di pianeti e guerriere Sailor è una metafora per qualche altro concetto. Più ne parliamo, più riuscirò a capire di cosa si tratta davvero.»

Sospirando di sollievo, Alexander non lo contraddisse.

«L'amore è dramma» decretò d'improvviso Haruka.

La guardarono tutti.

«Non si ama se non si pensa almeno qualche volta a cosa ne sarebbe della propria vita senza quella persona. Io ci ho pensato parecchio, per via delle circostanze mie e di Michiru. Sono arrivata alla conclusione che, senza di lei, la farei finita.»

Mamoru si inquietò. «Haruka...»

Lei scosse la testa. «Non sarebbe una tragedia, sarebbe... sensato. Pacifico. Forse morirei in una maniera naturale, di... come si dice? Crepacuore.» Guardò nel vuoto. «Io sono venuta al mondo per incontrare Michiru. Noi due non avremo figli, se non in un mitico futuro a cui manca un'immensità di tempo. Quindi, per cosa dovrei vivere, se non ci fosse lei? Resisterei per assolvere a un dovere, finché fosse necessario - proprio come farebbe Michi. Ma in assenza di vincoli... lei è l'altra metà della mia anima. Non si sopravvive con un'anima rotta.»

«Gu-ahh!» Arimi sollevò in aria il suo cane di peluche.

Sorse spontenaeo un sorriso generale, che spezzò l'atmosfera di dolore.

Shun accarezzò la guancia di sua figlia. «Non conosco ancora l'amore di cui parlate, ma... dovreste circondarvi di bambini quando fate pensieri così cupi. Mettono tutto in prospettiva. La vita non nasce e finisce con l'amore romantico. Assume il suo maggior senso quando si esiste in funzione di qualcun altro, senza volere nulla in cambio. Voi parlate di un sentimento che per natura vuole e pretende, per questo è così complicato.  Quando invece si desidera solo dare, è tutto tremendamente semplice.»

Haruka capiva il suo discorso. «Stai parlando come un genitore.»

Shun lo accettò. «Non ne esco più.»

Una luce illuminò i loro volti.

Mamoru sollevò lo sguardo verso la scritta luminosa che era apparsa sopra le loro teste.

FASE SESSUALE

Non avebbe mai pensato di dirlo, ma un po' di imbarazzo era il benvenuto dopo tanta serietà. Avevano bisogno di distrarsi. Guardò il proprio foglio mentre Shun Yamato leggeva ad alta voce.

«'Qual è la migliore esperienza sessuale che avete avuto di recente?' Oh, finalmente iniziamo a ragionare! Anche se...» Si guardò intorno. «Io devo descrivere quello che ho fatto con la mano amica?»

Gen represse una risata. «Non ci ha imposto di raccontare l'esperienza.»

Nella carta che teneva tra le mani apparve una scritta.

RACCONTATELA

Quel coso ce l'aveva con lui.

Shun sapeva quando riassumere. «È successo quando mi sono concesso dopo mesi un bagno alla giapponese invece della solita doccia. E... niente. Tutto qui.»

«Che storia triste» commentò Alexander.

«Lo so. Perché non ricevo più dritte sul mio supposto futuro?»

L'invisibile congegno luminoso e il foglio si espressero con un lungo silenzio.

Shun sbuffò.

Ad Alexander pareva di aver ottenuto un'altra risposta: Shun non aveva dato tanti dettagli, quindi forse potevano evitarli anche loro.

«Questa è la prima tappa di una gara» disse Shun e Alexander si rese conto che non stava parlando da sé, bensì leggendo una frase appena apparsa sui loro fogli.

Shun proseguì. «'Sarete voi stessi a valutare chi ha avuto la migliore esperienza sessuale dopo la vostra. Non potrete mentire, il vostro voto rifletterà il vostro reale pensiero. Alla fine della gara, chi avrà vinto più tappe avrà diritto al premio finale: la possibilità di non rispondere alla domanda più imbarazzante di tutte.'»

D'improvviso Mamoru desiderò a tutti i costi la vittoria.

Interdetto, Alexander capì che doveva valutare i pro e i contro: meno dettagli dava, meno possibilità aveva di cogliere il premio. Ma più era specifico, più lasciava entrare gli altri nella sua vita sessuale, e questo gli garbava meno.

Dal cielo, come una luce divina, si aprì uno squarcio che iniziò a far ricadere su di loro una polverina lucente.

Shun la guardò con sospetto, ma non riuscì a concentrarvisi: stava arrivando qualcos'altro dall'alto, nella direzione di...

Si sporse rapido sopra sua figlia, ma il treno giocattolo si fermò a mezzo metro dalla sua testa.

«Yahh!» Deliziata, Arimi si sporse per riceverlo. Il trenino si depositò delicatamente tra le sue mani. Lei abbandonò di lato il peluche. Con l'istinto di evitare il disordine, Shun lo raccolse. «Mi pareva strano che non te ne fossi ancora stancata.» Si voltò verso gli altri e rimase interdetto. «Che vi prende?»

Come se avesse ingoiato acido, Mamoru lesse dal foglio. «'Vi è stato fatto il dono di una minore inibizione.'»

Ah sì? Shun non si sentiva diverso. Forse perché aveva poche inibizioni di suo, ma se per gli altri era differente... Con un sorriso maligno, guardò il suo amico Fox. «Cominci tu? Vediamo se funziona.»

«Non dirlo con in mano quel peluche. Comunque non mi sta bene essere drogato.»

«Ormai è fatta e devi rispondere. Dunque? Qual è stata la migliore esperienza sessuale che hai avuto di recente?»

Alexander impiegò un momento a parlare. Avrebbe voluto frenarsi, ma le parole premevano per uscire dalla sua bocca. «Dopo che io ed Ami abbiamo scoperto che lei era incinta, non ce la siamo sentiti di sfogarci troppo col sesso. Non era solo lei, anche io ero cauto. Il bambino è dentro il suo corpo ed è microscopico. Potremmo spostarlo.»

Shun non pensava funzionasse così.

Alexander notò la sua espressione. «So che è una cosa irrazionale. Comunque, questo non mi ha tolto la voglia. Per giorni sono stato attento, delicato...»

Shun chiuse gli occhi esasperato e Alexander strinse le palpebre. «Non è durato molto. Non hai idea di quello che io e Ami abbiamo fatto durante le vacanze di Natale, dopo che ci siamo rivisti. Mancava tanto anche a lei. Perciò c'è stata questa volta in cui abbiamo iniziato piano, come al solito. Io ero così eccitato che ho cercato di non...» Si mangiò le labbra. «Di non entrarle dentro, ma lei lo voleva. Allora ho usato le mani, e la bocca, poi di nuovo le mani, rifiutandomi di farla venire perché mi accorgevo che ogni volta che la bloccavo a un passo dalla fine lei diventava più smaniosa. Mi toccava dappertutto e si strofinava contro di me. Non smettevamo di baciarci. Non so per quanto abbiamo continuato, ma da un certo punto in poi è stato come un unico lungo orgasmo. La necessità di frenarmi mi ha portato a un tale controllo dell'erezione che quando le sono entrato dentro non ho spinto come un forsennato. Mi sono goduto lo... strofinio. Il calore. L'ho prolungato senza sosta. Ed Ami...» Si passò la mano sulla faccia. «È stato il sesso più intenso che abbiamo fatto nella nostra vita.»

Shun avrebbe voluto sul tavolo una bottiglia di super-alcolici. D'improvviso metà della sua esistenza gli sembrava misera e scadente.

Haruka era colpita: quello pareva un amplesso tra lei e Michiru.

Gen sbatté una mano sul tavolo. «Vado io. Ho qualcosa che può rivaleggiare con te.»

«Ah, sì?» dichiarò Alexander, poco convinto.

Gen non riuscì a credere a quello che stava per rivelare. Anzi, prima di farlo doveva chiedere una cosa. «Mentre parlavi di Mizuno, io non ho avuto immagini di lei nella mia testa.»

«Ho evitato apposta descrizioni grafiche. Altrimenti adesso ti avrei castrato.»

«Ti castrerò io se oserai immaginare quello che sto per raccontare di Makoto.»

Per Haruka erano ridicole dimostrazioni di testosterone. «Io invece ho provato a figurarmi Ami mentre ne parlavi, gaijin. Non ci sono riuscita.» Fece spallucce. «Sarà un altro stupido regalo che ci hanno fatto, per permetterci di parlare in libertà.»

Gen si fidò della sua schiettezza. «Bene. Perché adesso rispondo con del...» Esitò un momento. «Sesso anale.»

Mamoru si strozzò con la saliva.

Yuichiro spalancò la bocca, come tutti gli altri. «Non... le hai fatto male?»

Gen capì la ragione della domanda. «Sono considerevolmente dotato, ma-»

Yuichiro represse una risata. «Anche se fossi piccolo, quella zona è delicata.»

Gen capì di parlare con qualcuno che aveva fatto un pensiero sulla questione. «Con la giusta preparazione e disposizione, non c'è dolore.»

Alexander lo guardava con un misto di imbarazzo e disapprovazione. «È stata una dimostrazione di possesso?»

«No» ribatté deciso Gen. «È stato un regalo, e un'idea di Makoto. Tra i rapporti che abbiamo avuto è stato uno dei più teneri.» Rendendosi conto della parola che aveva usato, comprese di essere stato realmente privato delle sue maggiori inibizioni.

Alexander strinse forte un braccio di Shun, per avvertirlo di non ridere come era tentato di fare.

Gen provò a ridarsi un contegno. «Sessualmente a Makoto è piaciuto molto, ma è stata più una concessione di fiducia. Era lei a muoversi contro di me, passo per passo. Alla fine avevo la sua schiena contro il petto e riuscivo a stringerla completamente. Più che spingere, abbiamo dondolato, da seduti. La pressione era stupenda, ma soprattutto... Pensavo che in un momento come quello avrei avuto ogni parte di lei» ebbene sì, non era un crimine amare l'idea del possesso, «ma ero io a sentirmi come se Makoto avesse preso tutto di me. Non riuscivo a smettere di stimolarla con le mani, di annusarla, di baciarla sul collo. Era come se fossi... ubriaco, di lei.»

Shun non riuscì a stare zitto. «Sei più smielato di Fox.»

Gen sfoderò un sorriso. «Sei solo invidioso.»

«Cazzo, sì.»

La risata bassa, generale, non scalfì Shun. «Una domanda, Masashi-kun.»

«Cosa?»

«Pensi davvero di mollare una ragazza che ti fa sentire in questo modo?»

A Mamoru il quesito parve troppo centrato per non essere doloroso. L'espressione di Gen glielo confermò.

Haruka era stufa. «Basta con queste lagne! Non dovremmo parlare di sesso spinto?»

Infatti Shun non vedeva l'ora. «Pensaci tu.»

Haruka non si fece pregare. «Le vostre esperienze romantiche non battono la sforbiciata che io e Michiru ci siamo fatte l'altro giorno.»

Cascarono a terra cinque mascelle.

Allertata dall'improvviso silenzio, Arimi smise di masticare la ruota del proprio trenino.

Haruka sognò a occhi aperti. «È stato epico. Michiru era così scatenata che ho faticato a tenerle ferme le gambe. Ogni volta che mi strofinavo con forza contro di lei le uscivano certi gemiti... Allora per torturarla io facevo più piano, la sfioravo appena, poi tornavo a essere decisa, in modo che ci fosse totale aderenza tra le pieghe delle nostre...»

Nel sentire la parola a Mamoru colò sangue dal naso. Sul tavolo apparve un porta fazzoletti. Tirò fuori un velo di carta e agevolò Alexander nel prenderne uno a sua volta. Entrambi lo premettero forte sulle narici.

Haruka non aveva smesso di raccontare. «Naturalmente era una sfida senza fine e ogni movimento era paradisiaco. Non avevamo nemmeno bisogno di usare le dita: solo ondeggiando saremmo potute venire per un'ora di seguito. Come quella volta che-»

Gen aveva sentito abbastanza. «Ora ti stai vantando.»

Haruka non lo negò. «Quando ci vuole, ci vuole.»

Il suo raccontino lesbico era stato stuzzicante - e se Gen non l'avesse conosciuta di persona di certo avrebbe continuato ad ascoltare - ma non ci stava a sentire Tenou tanto sicura che il sesso tra lei e la sua ragazza fosse di qualità superiore, come  stava insinuando. Ebbe la tentazione di rettificare i dettagli del proprio racconto, ma Yuichiro lo interruppe.

«Tocca a me?»

Haruka fece spallucce. «Se pensi di poter competere...»

Yuichiro aggrottò la fronte. «Rei non ha goduto meno di Michiru.»

Sorpreso, Gen gli diede una pacca sulla spalla, impedendogli di sentirsi in imbarazzo per quello che si era lasciato sfuggire. «Vai! Tieni alta la categoria.»

Shun era divertito. «Kumada-kun, ma tu e Hino non state discutendo in questo periodo?»

Yuichiro annuì.. «Forse è per questo che facciamo l'amore meglio che mai.»

Interessante, pensò Shun, appoggiandosi in avanti sul tavolo.

Yuichiro cercò di moderarsi. La polverina magica abbassa-inibizioni aveva troppo effetto su di lui. «Con Rei stiamo faticando a comunicare a parole, perciò lo facciamo fisicamente. Più sono frustrato e penso che potrei perderla, più cerco di trattenerla nel solo altro modo che conosco.» Si ammorbidì. «Rei si abbandona completamente. Non vuole lasciarmi andare.»

Okay, penso di Shun, ma i dettagli della copula dov'erano?

Yuichiro focalizzò un ricordo. «Adesso sono addormentato con lei.»

«Hm?»

Rispose alla curiosità di Shun Yamato. «Il sesso migliore che abbia fatto di recente è stato qualche ora fa. È così ogni volta con Rei. Stasera mi ha chiesto cos'avessi fatto al lavoro e io... Per motivi miei, non ho molta voglia di parlarne. Rei si è arrabbiata come se non le avessi detto niente, io me la sono presa e lei è andata in camera sua sbattendo la porta. Più pensavo a come si era comportata e a come non fossi riuscito a fermarla, più mi sentivo ribollire.» Strinse un pugno. «L'ho seguita dentro la sua stanza e ho provato a parlarle, ma vedevo dalla sua faccia che lei voleva solo mandarmi via. Poi dal nulla mi ha baciato. Abbiamo iniziato a toglierci i vestiti, ma a me non andava bene che lei l'avesse vinta anche su questo. Le ho bloccato le mani e l'ho spogliata solo io. Eravamo vicini al letto, ma sulla scrivania c'era posto, perciò l'ho portata lì. In piedi riesco a spingere con più forza.» Chiuse gli occhi, assaporando il ricordo. «Capisco quanto le piaccia perché lei allarga le cosce e mi chiude le gambe attorno ai fianchi. Il maestro era in casa e abbiamo cercato di non ansimare troppo forte. Ad un certo punto ho sentito che Rei smetteva di graffiarmi con le mani sulla schiena e iniziava ad accarezzarmi. Fa così quando si scioglie. Mi è passata tutta la rabbia e ho iniziato a roteare i fianchi solo per darle piacere. Rei ha il viso più bello, dolce ed erotico che... Non mi sono sentito soddisfatto finché non ha buttato la testa all'indietro, gridando in silenzio, mentre il suo ventre...» Chiuse gli occhi. «Non riesco a descrivere cosa mi ha fatto col corpo, ma mi ha spremuto l'anima.»

Se avesse fumato, Shun avrebbe avuto voglia di una sigaretta.

Gen attese un momento per voltarsi verso Haruka. La sua espressione di coinvolgimento mista a disappunto fu una vittoria per lui.

Shun iniziava a essere indeciso: per chi avrebbe votato? Si rivolse all'altro capo del tavolo. «Chiba-kun, vero? Manchi solo tu.»

Mamoru annuì. Era pronto a parlare, solo perché aveva verificato di persona che la sua immaginazione incontrava un limite nel sentire le storie degli altri, nonostante l'accuratezza delle descrizioni. Nemmeno il resto dei componenti del gruppo era in imbarazzo. «Be'... mia moglie l'altro giorno ha fatto la geisha.»

«In che senso?»

«Non so come le sia venuto in mente, ma la scorsa sera, quando sono tornato dal lavoro, Usagi mi ha detto che aveva preparato una bella vasca d'acqua calda solo per me. Io sono andato a usarla senza secondi fini, e lei è apparsa sulla porta del bagno con indosso solo un asciugamano. Aveva una spugna in mano, per lavarmi la schiena.»

Alexander non riusciva a capire. «Non l'aveva mai fatto?» Quei due erano sposati da quasi un anno.

«Certo che l'ha già fatto. Ma questa volta il suo atteggiamento era diverso. Mi ha chiamato 'signore'.»

Rilasciarono tutti un fischio silenzioso.

«Mi ha lavato con cura dappertutto» continuò Mamoru. «Mentre lo faceva, strofinava i seni sulla mia schiena e mi baciava il collo, poi mi ha massaggiato il...» Arrossì e scelse di essere succinto. «Me l'ha preso in bocca, okay? Quando ha finito, ero svuotato. Usagi mi ha invitato a entrare nella vasca e si è sdraiata nell'acqua con me. Dopo un po' mi è venuta voglia di accarezzarla, ma lei ha scosso la testa e ha continuato a darmi baci lievi sulla faccia, dietro l'orecchio, sul collo... Come se fosse la sua missione pensare solo a me. È uscita dal bagno dicendo che andava a prepararmi la cena.»

Shun cominciava a desiderare una moglie.

«Ho mangiato in accappatoio» continuò Mamoru. «Usagi mi ha portato i bocconi di cibo alla bocca con le mani. Siccome era ancora nuda, io stavo iniziando ad eccitarmi di nuovo, ma lei niente: continuava a impormi di essere riverito. Alla fine mi ha condotto in camera da letto per mano. Ero sul punto di saltarle addosso, ma lei ha tirato fuori una bottiglia di olio da massaggi. Ha detto... 'Ora, mio sovrano, glielo spalmo addosso.' Credo che mi si sia fuso il cervello. Mi sono sdraiato e l'ho lasciata fare. Alla fine, Usako mi ha spalmato un po' di olio sui palmi delle mani e mi ha sussurrato all'orecchio... 'Puoi fare tutto quello che vuoi con me. Assolutamente qualunque cosa ti venga in mente.» Mamoru si morse le labbra. Non fu l'unico.

Solo ripensare a quell'episodio lo faceva fremere e, dannazione, non riuscì a fermarsi dal continuare il racconto. «Le ho spalmato l'olio tra le gambe, poi me la sono messa sul bacino e... lo abbiamo fatto a mezz'aria. Quando è venuta, l'ho fatta sdraiare sullo stomaco e le sono entrato da dietro, tenendole le gambe chiuse. Con le cosce chiuse è grandioso. Poi gliele ho spalancate, l'ho voltata e mi sono messo i suoi polpacci sulle spalle. È stato ancora più divino.»

Shun aveva raggiunto il proprio limite di sopportazione. «Okay, abbiamo capito.»

«C'è stata una quarta volta.»

Lo immaginava. Al suo posto sarebbe andato avanti per cento amplessi. «È ora di votare.»

Vide di sfuggita un filo di inchiostro che appariva sul foglio davanti a lui. «'Il vostro voto apparirà qui'» lesse.

Perfetto, così non avrebbero perso tempo. «Alex, come voti tu?»

Lui fece la faccia di uno che non voleva rispondere, ma sul suo biglietto apparve chiaro un nome.

Shun sorrise, mostrando il foglio a Yuichiro prima che Alexander potesse impedirlo.

«Visto? Invidia la tua irruenza.»

Alexander si riprese il pezzo di carta. «Un giorno ci arriveremo anche io ed Ami.»

«Litigherai con lei apposta?»

«Forse.»

A Shun piacque sentirlo così sicuro della propria relazione. Fece un cenno della testa a Yuichiro. «E tu, quale esperienza hai preferito oltre alla tua?» Tanto lo sapeva già.

Non si sorprese quando sul foglio di Kumada apparve il nome di Gen.

Yuichiro fu abbastanza coraggioso da alzarlo e far vedere la risposta a tutti. Non commentò.

Fu Gen a parlare per lui. «Abbiamo ragazze molto diverse, ma in fondo io e te un po' ci somigliamo.»

Yuichiro si sentiva accomunato a lui in un modo poco allegro. «Desidero sessualmente ciò che adesso sento in pericolo nella vita reale: unione totale. Quando le cose erano più tranquille, ero più romantico.»

«Non ti lamentare» gli fece presente Shun. «Per quello che hai tu, io pagherei.»

Yuichiro accettò il complimento.

Shun si sfregò le mani e passò alla prossima vittima. «E tu, per cosa voteresti?»

Gen immobilizzò la faccia. Sul suo foglio comparve con riluttanza il nome di Haruka.

Lei incrociò le braccia, soddisfatta. «Buongustaio.»

Shun era sospettoso. «Non la stai preferendo perché si tratta dell'esperienza di due donne.» Altrimenti ne sarebbe stato fiero e non si sarebbe mostrato così reticente. «Cosa ti ha interessato?»

Di fronte al suo silenzio, Mamoru decise di dare una mano. «Quello che ha interessato me è stata la mancata compulsione alla, ehm, penetrazione. Non penso di essere mai riuscito a far durare dei preliminari tanto a lungo.» Invece Usagi ce l'aveva fatta con lui.

Gen fu felice di confermare. «Esatto.»

Haruka scuoteva la testa. «Dilettanti.»

Mamoru decise di ignorarla e precedette Shun Yamato. «Questa è la mia risposta.» Fece vedere il foglio col nome di Alexander sopra. Aveva preferito lui ad Haruka per il maggior sentimento del racconto. «Negli ultimi tempi, dopo l'idea che ha avuto Usagi, vorrei ricambiarla. La tecnica che hai descritto tu mi sembra interessante.»

Alexander annuì. «Funziona.»

Shun mise in chiaro la situazione dei voti. «Mancano ancora due preferenze. Finora avete votato tutti in modo diverso, perciò i voti miei e di Tenou decideranno le sorti di questa tappa. Tenou-san, per cosa voti?»

Haruka si zittì come una tomba. Non vide la mano di Gen che le sfilava il foglio da sotto gli occhi.

«Ehi!»

Il gruppo fece in tempo a vedere il nome di Yuichiro prima che venisse nascosto.

Haruka gonfiò il petto. «Embè? Il sesso arrabbiato è il migliore.»

Shun la studiò. «Secondo me ti dispiace non poter sbattere la tua donna su un tavolo come ha fatto lui.»

Haruka si espresse in una risata sardonica. «Ho sbattuto Michiru in modi che tu nemmeno immagini. Le mie dita sanno fare il loro lavoro.»

«Sì, ma non hai le mani libere e la manovra viene molto meglio bacino contro bacino. Ti manca l'attrezzo giusto.»

«Michiru non lo direbbe.»

«Infatti è un tuo pensiero.» Quella di Tenou non era invidia del pene, bensì solo un bisogno di ampliare il proprio repertorio sessuale, per conoscerne tutti gli aspetti. Shun aveva una soluzione per lei. «Dovresti comprare un rimpiazzo.»

Il disgusto di Haruka fu moderato. «Non he ho bisogno.»

«L'ho sentito, ma fare sesso è anche giocare.» Poteva offrirle un esempio perfetto. «Se io avessi un pene piccolo, ne comprerei uno di gomma più grande senza vergognarmi. In fondo, sarei sempre io a manovrarlo.»

La sua sicurezza sessuale era senza precedenti, notò Mamoru.

Shun scrollò le spalle. «Se c'è una cosa che non posso fare ed esiste uno strumento che può aiutarmi... perché non usarlo? È solo un oggetto, non mi sostituisce.»

Haruka non era ancora pronta a cedere. «Ci hai pensato su parecchio, hm?»

Shun ebbe voglia di ridere dell'insinuazione. «Sono soddisfatto delle mie misure, ma di sicuro non arriverò mai a vibrare, perciò... sì, ci ho fatto un pensiero. Certi buoni filmati insegnano. Non priverò la mia ragazza di un possibile nuovo piacere solo perché io sono insicuro.»

Yuichiro quasi lo applaudì.

Haruka dovette concedere la vittoria. Stranamente lo fece senza rimpianti. «Ci penserò su.»

Soddisfatto, Shun non infierì ulteriormente. «Bene, manco solo io. Ho preferito l'esperienza di Chiba perché... be', perché sembra la storia di una coppia affiatata che continua a reinventarsi. È quello che desidero in futuro per me stesso.»

Mamoru annuì grato e Shun fece i conti. «Tutti hanno preso almeno un voto tranne me - nessuna sorpresa su questo. L'unico a prendere due voti è stato Kumada-kun, quindi...» Si allungò per sollevare in aria il suo braccio. «Vittoria per te.»

«Yayyy!» gridò Arimi, allungandosi verso le due mani sopra la sua testa.

Shun fece una smorfia. «Shh, sweetie. Mi fa sentire degenere sapere che ascolti questi discorsi.»

Lei batté le manine sul tavolo e iniziò a dimenarsi nella sua seggiola. «Up! Up!» Allungò le braccia.

Shun la sollevò, appoggiandola sul tavolo. «Lo sapevo: si è stufata di stare ferma.»

Con forza sua figlia si sporse verso il centro del kotatsu. Shun la lasciò andare, senza capire. «Cosa c'è?»

Attorno a loro si diffuse una canzoncina. Arimi ballò a ritmo, con la grazia di un piccolo robot, mentre sopra la sua testa un gioco di luci andava a tempo con lei.

Gen era perplesso. «L'hanno eletta a mascotte?»

Arimi concluse il suo balletto con una giravolta improvvisata, circondata dalle mani volanti di suo padre che cercavano di prenderla in caso di caduta.

«Daa!» fece trionfante lei e dal cielo le arrivarono nuovi regali.

Shun colse al volo l'occasione. «Guarda, un aereo! E un astronave!» La afferrò coi suoi giocattoli e, prima che potesse protestare, la riportò al suo angolo.

Distratto dalla scena come gli altri, Mamoru impiegò un momento a notare la scritta che era apparsa sul foglio.

'Signore e signori, benvenuti a questo piccolo gioco nel gioco.'

Tutta quella teatralità stava iniziando a ricordargli l'atteggiamento tenuto da...

FASE SENTIMENTALE

Il pensiero che era stato sul punto di afferrare evaporò alla vista dell'annuncio luccicante sopra di loro. «Di nuovo?»

Che paio di palle. Gen fu fiero di essere riuscito a censurarsi.

Alexander corse a guardare il proprio foglio. «'Dovrete fare una scelta'», lesse velocemente, «'sondando nei vostri animi.'»

Dopo aver sistemato sua figlia, Shun riprese il controllo della situazione, incuriosito. Arrivò in tempo per leggere la nuova frase. «'Prima domanda: chi è il più bello a questo tavolo?'»

Ci fu una cascata generale di braccia.

Mamoru emise un lunghissimo sospiro, poi gli venne in mente che la risposta a un simile quesito era praticamente scontata. «Se proprio dobbiamo rispondere...»

«Per me è mia figlia» lo interruppe Shun, «ma penso si riferisca agli adulti.»

«Esatto. Quindi...»

Haruka non si sentì particolarmente fiera di essere al centro dell'attenzione. Era assodato che lei fosse straordinariamente attraente, ma gli altri l'avevano data per vincitrice solo in quanto donna.

Il gioco le venne in aiuto con una nuova scritta. «'Clausola'», lesse da sola. «'Dovete ragionare andando contro il vostro orientamento sessuale.'» Le sfuggì una risata maligna.

Accanto a lei Masashi-san si era fatto terreo. «Cioè?»

Shun ci era arrivato. «Vogliono che ragioniamo come se fossimo... gay.»

Il divertimento sonoro di Haruka giunse nell'alto dei cieli.

Shun strinse le palpebre. «Ehi! Guarda che pure tu dovrai scegliere come se fossi etero!»

L'improvviso mutismo di lei fu l'unica consolazione di Mamoru. «Ehm...» Lui provò a non considerare tanto grave la situazione. «Si tratta solo di dare una valutazione oggettiva sull'avvenenza, giusto?» 

«O ragionare come se fossimo donne» infierì Shun.

Yuichiro sollevò le mani per tranquillizzarli. «Andiamo, non è difficile. Anche senza immaginare di essere una donna, sono in grado di ammettere che il più bello tra noi è...» La sua mano terminò su Alexander.

Per un momento Mamoru se la prese e si stupì da solo della propria vanità. Ma in fondo... «Sì, direi anche io che è lui.» E pace, soprattutto per la sua virilità.

Shun scrollò le spalle. «Io sono proprio bello, ma Fox è più da copertina. Ha una di quelle facce che fanno urlare le ragazzine.»

Gen schioccò le dita. «Una volta ho pensato la stessa cosa!»

In due si scambiarono un cinque alto.

A braccia conserte, Alexander li guardò a occhi stretti. Quei due si stavano congratulando a vicenda perché lo ritenevano meno uomo di loro.

Gen non perse la scia dello scherzo. «Non fare quella faccia, Golden Boy. Ti assegno la vittoria anche io.»

A quel punto Shun era curioso. «E tu, Alex? Per chi voteresti?»

«Be'...»

«Il gioco non dice che non puoi votare per te stesso.»

Il momento di riflessione del suo amico scatenò a Shun una grassa risata. «Lo sapevo! Anche tu ti credi un reginetto di bellezza!»

Alexander arrossì. «Piantala!»

«Voglio solo farti ammettere quello che hai sempre pensato!»

«Cioè? Che ho un bell'aspetto?»

«No, che ne sei molto fiero e perciò sei va-ni-to-so

Scandì la parola con tanto scherno che Mamoru fu felicissimo di non aver aperto bocca sulla questione quando era toccato a lui rispondere.

Alexander stava ribollendo. «Mamoru!» urlò.

Lui sobbalzò. «Cosa?»

«Stavo rispondendo alla domanda. Per me sei tu.»

Mamoru notò che lo sguardo di Shun Yamato andava al cielo, come cercando la presenza di una croce rossa. Nascose il proprio sottile piacere nel sentirsi eletto vincitore almeno da una persona.

Yamato-kun aveva un commento da fare. «In effetti tu hai scelto Ami, Fox. È chiaro che hai un debole per la bellezza orientale.»

Senza frenarsi, Alexander allungò un braccio e lo strozzò.

Mamoru guardò Haruka. «Tocca a te.»

Lei era stranamente serena. «Anche io rispondo indicando te, principe.»

Un suono di protesta la smentì.

Haruka cercò invano di colpire la croce rossa in aria. «La mia risposta resta quella!»

Gen ne intuiva la ragione. «Per te è semplice omaggiare il tuo principe: nessuna vergogna in questo, giusto? Non hai calcolato che questo gioco punta ad umiliarti.»

Haruka incrociò le braccia. «Non può costringermi!»

Gen attese che le cadesse un fulmine in testa, ma Mamoru aveva in mano la situazione.

«Haruka... Purtroppo non c'è altra via di uscita, devi dire la verità. Il modo migliore per concludere questo gioco è mandarlo avanti. Abbiamo già provato altre soluzioni.»

Lei inspirò a lungo, riempiendosi di pazienza. «Allora dico questo qui.» Fece svolazzare una mano scocciata vicino a Gen.

Sentirsi di nuovo punita dalla croce la fece infuriare. «Cosa ne sai? Se fossi uomo non mi spiacerebbe essere come lui, okay?»

Lusingato, Gen non faticò a capire che non era quello il punto della domanda. Fu Yamato a intervenire al posto suo.

«Arrenditi. Anche per te la risposta è Alexander. Non lo vuoi dire perché... Non lo so. Cos'ha contro di te, Fox?»

Alexander stava cercando di non ridere. «Ritiene che mi sia intromesso in faccende che non mi riguardano.»

Non sapendone di più, Shun aveva un'altra teoria. «Forse è segretamente bisessuale e ha una cotta per te!»

Haruka esplose. «A me piacciono solo le donne! Infatti la mia risposta è questo gaijin del cavolo solo perché ha i tratti più delicati qua dentro! Se - e solo se - fosse una donna, me la farei!» Era questo che aveva cercato di non ammettere!

Shun spezzò il silenzio che si era creato. «Conosci sua madre?»

Alexander lo guardò male.

«È la tua copia al femminile» si giustificò Shun.

Mamoru non riusciva a capire. «Te la 'faresti' anche se sei innamorata di Michiru?»

Haruka alzò gli occhi al cielo. «È un modo di dire, principe. Il fatto che sia felice nell'unica relazione che avrò nella mia vita non mi priva degli occhi e dell'occasionale fantasia.»

Gen era sicuro di non aver mai sentito un discorso tanto maschile all'interno di quel gruppo.

Divertito, Shun unì le mani sul tavolo. «Bene, è ovvio che abbiamo il vincitore di questa prova. Un applauso per Miss Alexander!» Si beccò una gomitata sul fianco e una rettifica, dal foglio.

Yuichiro sgranò gli occhi. «'Mister Kotatsu'?»

A Shun stava bene definire il suo amico Fox con quel titolo, ma il gioco non aveva ancora finito con loro. «'Per l'elezione di Mister Kotatsu, seconda domanda'» recitò. «'Sempre seguendo le regole del test di gayezza, e spiegando la ragione della vostra scelta, chi considerate il più... Il più sexy tra voi?'» Shun deglutì.

«Gayezza?» gracchiò Gen.

Mamoru si coprì la faccia con le mani. Haruka diventò verde. Yuichiro soffrì come se avesse mangiato qualcosa di andato a male. Alexander pensò a mille all'ora senza avere apparenti reazioni e Shun... Persino lui non riuscì a trovare divertente la situazione.

«Ehhh....»

Nel sentire che non andava oltre quell'unico suono, Mamoru si riappropriò del proprio ruolo di principe e sovrano. Gli avevano chiesto di confidarsi un po' di più, no? Sacrificandosi per primo avrebbe aperto la strada agli altri, entrando maggiormente a far parte del gruppo. «Posso iniziare io.»

Non si vergognò di essere al centro dell'attenzione di tutti. Un Re doveva saper gestire le situazioni più ostiche.

«Allora, se fossi una donna» se la metteva in quel modo si sentiva meglio, «sceglierei...» Si rese conto di essersi buttato senza pensare minimamente alla risposta. Ciò che doveva dire gli risultò chiaro in un lampo. «Shun Yamato. Tu.»

Stranito, Shun si indicò da solo.

Mamoru la mise giù in termini oggettivi. «Sensualità è una questione di attrazione e confidenza. Tu sei bravo a far sentire le persone a loro agio. Ti conosciamo da poco ma è come se fossimo già amici.»

Vide passare un lampo di qualcosa negli occhi di Yamato-kun.

Proseguì. «Se fossimo ragazze che stai cercando di conquistare, avresti già raggiunto il tuo obiettivo. È una questione di atteggiamento.»

Alexander annuiva alle spalle del suo amico. «Non ha mai faticato a fare nuove conquiste. Le fa ridere.»

Shun gonfiò un poco il petto. «Sono un grande.»

Yuichiro sospirò. «Vado io, prima di cambiare idea. Anche io voto Yamato-kun.»

Alexander sollevò un sopracciglio. «È troppo facile se ripeti il motivo di Mamoru.»

Yuichiro scosse desolato la testa. «A me piace l'atteggiamento sicuro e furbo di Rei. Lui è la sua controparte maschile in questo, quindi, se io fossi una ragazza...» Cercò di essere noncurante nello scrollare le spalle. 

Shun sapeva quanto era stata difficile per lui quell'ammissione. «Persone troppo uguali si respingono. Per questo Hino-san ha scelto te.»

Gen non aveva smesso di patire. «Facciamo che vince Yamato-kun e non se ne parla più.»

Mamoru non poté accettare tanta codardia. «Risponderete tutti quanti, proprio come me e Yuichiro.»

Alexander ebbe un moto di pietà per Gen: per un ragazzo come lui, tanto fissato su un concetto antiquato di virilità, quella era una prova molto dura. Mosso da quel sentimento, si decise a rispondere per primo. «Se devo decidere, io direi...» Be', non ne aveva idea.

Fu costretto a dare una nuova occhiata ai presenti. Nel momento in cui li vide scostare lo sguardo si imbarazzò per se stesso e per loro. Bah, la sincerità era la chiave per uscirne. «So che dovrei rispondere contro il mio orientamento sessuale, ma se fossi una ragazza probabilmente sarei lo stesso attratta da Tenou.»

Haruka si stupì di ricevere un tale complimento.

Alexander stava cercando di fare la persona matura e di non assaporare la bile che aveva in gola. «È spavalda, sicura di sé,  attraente...» Sembrava anche una persona a suo agio col sesso e, Ami a parte, lui aveva sempre associato il concetto di sensualità a chi coi modi era capace di trasmettere l'idea che a letto sarebbe stato molto capace.

«Tenou è anche una ragazza» lo stava canzonando Shun. «Non puoi negare di star dicendo il suo nome perché la preferisci a noi maschi.»

Non sarebbe stato un crimine, visto che era etero, ma Alexander stava solo cercando di formare una risposta nella propria mente. «Dato che devo indicare un uomo, sulla base dei parametri che ho citato...» La risposta gli sovvenne come un coltellaccio infilato nel cranio.

Fissò con occhi sbarrati la propria scelta.

Gen iniziò a sudare. «Io?»

Shun scoppiò a ridere e Alexander si riprese in un istante. «È una risposta ipotetica a una domanda ipotetica!»

«Come no!»

Gen sembrava essere affetto da coliche renali. «Tocca a me.»

Shun si zittì.

Gen trattenne le lacrime. «La mia risposta... sei tu, Alexander.»

Il fragore della risata di Shun spaventò Arimi. Il viso di lei si deformò in un pianto. «Uahhh...»

Shun fu subito da sua figlia. «Shh, no...»

Haruka stava facendo passare lo sguardo da Alexander a Gen. «Be', ma allora mettetevi insieme.»

«Sta' zitta!!»

Il coro a due fece sobbalzare Haruka. Mamoru se la rise.

Gen sospirò, decidendo di comportarsi da uomo. «Chiariamo: così come sei adesso, Golden Boy, non mi dici granché. Ma l'anno scorso, dopo il nostro incontro di boxe, quando ti ho fatto tagliare i capelli...»

«E crescere la barba» ricordò Alexander.

«Non si chiama barba se non è lunga almeno un centimetro» affermò Gen.

Alexander aveva ottimi ricordi di quel suo temporaneo cambiamento. «Ad Ami sono piaciuto un sacco.»

Curioso, Shun si voltò a guardarlo.

«Mi ero tagliato i capelli corti - alla militare - e avevo mezzo centimetro di barba su tutto il viso. Mi dava fastidio toccarmi la faccia, ma quando Ami mi ha visto quasi non mi ha riconosciuto.» In lui si fece viva la minore inibizione donatagli da quel gioco. «A letto lei si è comportata come se fossi un estraneo.» In senso completamente positivo.

Dal più profondo del suo essere, Gen fu felice di accodarsi a quella nota. «Volevo rovinare il tuo aspetto imponendoti un po' di disordine, ma alla fine stavi meglio dopo.»

«Cioè era più sexy» infierì Shun.

Gen non si permise di lasciarsi scalfire oltre. «Mi è venuta voglia di andare dal barbiere a fare la stessa cosa.» Ecco, ammettere un desiderio di emulazione non era problematico.

Shun perse interesse in lui e tornò a rivolgersi ad Alexander. «Non mi avevi raccontato queste cose.»

«Eri occupato con Arimi.» Inoltre, Alexander non aveva voluto spiegare che c'era stato un accordo con Mamoru. Era riuscito a far ricrescere velocemente i capelli proprio grazie a lui.

Focalizzò lo sguardo su Shun. «Hai riso tanto, ma tocca a te rispondere ora.»

Stranamente a suo agio, Shun diede un ultimo bacio sulla testa ad Arimi e tornò dritto. «Io voto Kumada-kun.»

Se ne sorpresero tutti.

Shun fu sorprendentemente candido. «Se fossi una donna, troverei sexy un tizio che mi desidera sopra ogni cosa e sa esattamente dove e quando voglio essere presa, nonché come voglio godere durante quella sessione.»

Yuichiro arrossì.

Tranquillo, Shun si rivolse direttamente a lui. «Penso sia per questo che Hino non è disposta a lasciarti andare. Abbi fiducia in te stesso.»

Aveva proprio perso l'imbarazzo, notò Alexander.

Ma Shun non aveva finito. «Ho l'ambizione di essere questo tipo d'uomo per la prossima ragazza che avrò. Comunque, tutti sono sensuali a loro modo.» Alexander ricevette una pacca sulla spalla. «Suppongo che tu sia molto attento.»

Shun indicò Gen. «Tu irruento e passionale.» Passò ad Haruka ed ebbe la prima esitazione. «Tu sei una macchina del sesso e se fossi etero ti starei già corteggiando.»

Haruka non avrebbe mai pensato di poter gradire un apprezzamento simile da un uomo.

Mamoru fu l'ultimo della lista. «Tu sei uno di quei tipi giacca e cravatta repressi fuori che si scatenano una volta a casa.»

Mamoru sorrise di gusto.

Shun gli concesse il suo divertimento. «Questo è sensuale per una donna. Anche per un uomo - ma ovviamente dovresti essere ragazza per attirarmi.» Ci pensò su. «Forse è questo che ha attirato Fox in Ami.»

Alexander scosse piano la testa. «Lei è anche dolce.» Non poté esimersi da un commento sul suo amico. «Certo che tu ti lasci andare su qualunque cosa, vero?»

«Non lo avevi già capito?»

Be', un test come quello non lo avevano mai fatto.

Shun puntò lo sguardo dritto su Haruka. Lei tremò.

«Non puoi nasconderti. È il tuo turno.»

Haruka deglutì. Non poteva essere meno decisa di loro o non si sarebbe dimostrata all'altezza.

Cercando di rilassarsi, offrì la sua risposta. «Io voto... te.» Dopotutto, lui gliel'aveva reso tremendamente semplice. «Ho il tuo stesso approccio quando avvicino una ragazza. La guardo dritto negli occhi, le esprimo chiaramente il mio desiderio e lei casca ai miei piedi come fosse gelatina.»

Shun fece un piccolo suono con le labbra. «Con te non ha funzionato però.»

Ci stava provando, si rese conto Haruka. Sorrise. «Ti mancano gli attributi necessari a piacermi.»

«Che peccato.»

Per aver tentato un flirt con l'erinni Tenou, risultandole simpatico, Alexander si ripromise di rispettare Shun nei secoli a venire.

Shun gli dedicò la sua attenzione. «Amico! Tu hai vinto il premio di bellezza, io quella di sensualità...» Gli passò un braccio sulle spalle ed esultò. «Siamo i Mister Kotatsu!»

Osservando la loro complicità e amicizia, Mamoru si scoprì a desiderarne un po' per sé.

TU-TUN!

La croce rossa lampeggiava in aria.

Shun sollevò un sopracciglio. «Non siamo i Mister Kotatsu?»

La croce sparì, lasciando il posto a una scritta nota.

FASE SESSUALE

«È un attacco continuo» commentò severa Haruka.

Yuichiro stava controllando i loro fogli. «C'è una terza domanda. 'Qual è la reazione più scomposta a cui avete assistito durante il sesso?'» Gli uscì un sospiro. Ormai non avrebbe più dovuto stupirsi di nulla.

Shun era contrariato. «Non vale. A letto io sono bravo, ma con le ragazze con cui sono stato non c'era la complicità che voi avete con le vostre.»

Ad Haruka pareva una scusa bella e buona. «Anche senza amore può esserci una combinazione sessuale esplosiva.»

Mamoru si domandò se lei stesse parlando per sentito dire, o per esperienza personale.

Alexander stava trattenendo un sorrisetto consapevole. «C'è una cosa che non sapete di Shun: è lanciato e spontaneo nell'interagire con gli altri, ma finora ha scelto le sue ragazze più col cervello che col cuore.»

Sorpresa, Haruka ascoltò.

Alexander stava guardando il suo amico, attendendo che fosse lui a continuare il discorso.

Shun spiegò con riluttanza. «Volevo qualcuno che non mi creasse troppi problemi, okay? La stabilità era molto importante per me. La ragazza a cui mi sono più affezionato è stata la prima che ho avuto. Ma tornando all'argomento in questione... penso che parlerò di Himeno.»

«Quella con cui hai rotto prima di andare a Boston?»

Esatto, annuì Shun. Unì pollice e indice, per dare l'idea. «Lei era proprio il tipo capace di slegare il sesso dai sentimenti, quindi ci siamo divertiti anche dopo che l'ho mollata.»

Era possibile una cosa del genere? si domandò Mamoru.

Shun sorrise pensando a un ricordo. «Siccome non ci saremmo più rivisti, Himeno ha deciso di essere sincera. Mi ha detto... 'Sei molto gentile ad andare lento e ritmato quanto stiamo insieme, ma a un certo punto io mi scaldo così tanto che vorrei solo che mi martellassi dentro.'» Condivise un divertimento tutto maschile con Gen - e Haruka.

«Io ero già convinto di andare forte in prossimità del finale, ma Himeno era particolare. Quello che voleva l'ho visto solo in videocassette a luci rosse. L'ho accontentata. C'è stato un momento in cui ho pensato di farle male, ma lei si è messa a gridare 'Wow wow wow' in una sequenza così concatenata da sembrare una sirena. Di un'ambulanza!»

Mamoru decise di esprimersi. «E ti è piaciuto?» Sembrava più che stesse raccontando un episodio divertente.

«È stata un'esperienza nuova» gli rispose Shun. «Sul momento ero stranito al quaranta per cento ed eccitato al sessanta, ma a lungo andare mi è rimasto impresso soprattutto un insegnamento: alcune donne vogliono qualcosa di diverso. La prossima volta non darò più per scontato di sapere e chiederò.»

A Mamoru bastava imparare certe cose per sentito dire, ma ascoltare certi racconti soddisfaceva curiosità lontane che esistevano anche in lui.

Guardandolo, Shun gli rivolse una domanda. «Tua moglie è l'unica ragazza con cui sei stato, giusto? Non senti di esserti perso qualcosa?»

Mamoru lanciò un'occhiata ad Alexander. Non gli aveva già risposto lui?

Alexander scosse piano la testa. «Mi ritiene un caso perso con Ami. Digli la tua.»

Mamoru sorrise. «Sono una persona riservata. Fatico a legarmi alla gente. Questo valeva anche per le ragazze. Avrei potuto avere altre esperienze prima di incontrare Usagi, ma quando alla fine è stato chiaro che non ci sarebbe stata nessun'altra... Non ci ho nemmeno pensato, figurarsi rimpiangerlo. Se voglio varietà, ho la mia Usako. Dopo cinque anni ci stiamo ancora scoprendo. Quando avremo finito...» Ci pensò su. «Ci inventeremo qualcosa di nuovo, o resteremo gli stessi, e sarà soddisfacente come tutte le volte in cui facciamo l'amore adesso.»

Pensieroso, Shun non disse nulla.

Alexander gli posò una mano sulla spalla. «Lo capirai quando sarai innamorato.»

Mah, pensò Shun e tornò a guardare Mamoru. «Già che ci sei, rispondi alla domanda del gioco.»

Mamoru era certo che non avrebbe proferito parola se non avesse avuto un calo dell'inibizione. Anche adesso faticava a decidere se era il caso di parlare.

Dei brillantini gli caddero davanti agli occhi.

Yuichiro stava facendo una smorfia. «Ti stanno dando un'altra dose di quella roba.»

Mamoru notò la pioggia di luce che cadeva sulla sua nuca. Aargh!

Haruka si sfregò le mani. «Dunque, principe? Come si scatena Odango sotto le lenzuola?»

Mamoru non riuscì a chiudere la bocca. «Saltella.»

«Eh?»

«Come un coniglio. Una volta ha saltellato infoiata sul mio bacino a tempo con le spinte.»

Il divertimento generale lo offese. «Era disinibita, stupenda e fuori controllo! Non l'ho mai vista muoversi così velocemente. Non era la sua reazione più erotica, okay? La domanda chiedeva qual era la più scomposta. Questa è quella che mi ha sorpreso di più.»

C'era sempre da imparare, sorrise Haruka. «Michiru, invece, una volta ha miagolato come una gatta in calore. È stato un unico lungo suono che nemmeno lei si è accorta di emettere. La stavo manipolando con le dita e ho comandato a piacere la sua reazione.» Sospirò. «È stata una soddisfazione immensa! È come se avessi fatto uscire la parte più animalesca di lei.»

Gen era colpito, ma teneva a battere entrambi. «Makoto è molto allenata e una volta, sdraiata sulla schiena, si è tenuta sollevata col bacino rigido per trenta secondi interi mentre veniva. Nel frattempo sosteneva tutto il mio peso.»

Shun sollevò in coppia le sopracciglia.

Gen si godette il ricordo di quei momenti chiudendo gli occhi. «Sto cercando di ripetermi, perché voglio rivederla in quello stato.»

Yuichiro fu molto felice di non dover scendere in grossi dettagli sessuali per descrivere la reazione più scomposta che aveva in mente. «Rei ha pianto.»

Shun soffocò una risata veloce. «Che noia.»

Non per Yuichiro, nel caso della donna che amava. «Era un pianto di liberazione. Rei non aveva mai reagito così. Avevo notato che era molto coinvolta da quello che stavamo facendo, ma quando è scoppiata a piangere ho pensato di aver sbagliato tutto. Di averla offesa o di aver esagerato. Ma lei ha detto che non si era mai sentita così... sollevata. Stava piangendo perché aveva provato una sensazione che cercava da tutta la vita.»

Per Haruka l'omissione dei dettagli era immorale. «Che cosa le hai fatto esattamente?»

Yuichiro fu sul punto di rammentarle che aveva già risposto alla domanda, poi percepì una strana sensazione sopra la testa. Vide l'ombra della nuvoletta bianca che aveva fatto cadere altra polverina anti-inibizione su Mamoru. Si protesse. «No, okay! Rispondo!»

Tirò un sospiro di sollievo quando la minaccia evaporò. Preferiva mantenere il controllo su simili questioni, per quel poco che poteva. «Le avevo legato le mani alla testata del letto, con un nastro.»

Audace, pensò Haruka, ma non era un gioco erotico così sofisticato.

Yuichiro notò la sua perplessità. «Non l'avevamo concordato. Questo è importante, perché di solito è Rei a propormi idee e posizioni nuove.»

«Non le era mai venuto in mente di usare un nastrino intorno ai polsi?»

Per Yuichiro era normale. «Le piace essere attiva e muoversi a piacimento. Ho avuto l'idea di provare leggendo qualche manga che le era piaciuto. E...» Provò un po' di imbarazzo nel rivelarlo. «Non mi sono fermato quando mi ha chiesto di slegarla.»

Mamoru non partì subito col biasimarlo. «Come hai fatto a capire che non era davvero contraria?»

«Be', non me l'ha chiesto quando era lucida. Ha iniziato a opporsi al nastro solo nel momento in cui di solito mi impone una posizione diversa, per variare. Non lo fa sempre, ma riconosco le volte in cui succede. Quando fa così Rei è di umore... bramoso. È alla ricerca di qualcosa e smania per trovarla, senza sapere dove stia. L'ho convinta a lasciar perdere l'idea di slegarsi semplicemente ignorandola. Non ha insistito, perciò pensavo andasse bene. Verso la fine vedevo che con le mani tirava il nastro per liberarsi, ma ci eravamo così vicini che per calmarla le ho accarezzato le braccia. E allora... be', avete capito. Poi ha pianto.»

«Ma perché?» insistette Haruka. «Per cosa era tanto sollevata?» La sua curiosità non era più di tipo sessuale: voleva saperne di più sulla persona di Rei Hino.

«Me l'ha spiegato meglio dopo. Ha detto che il fatto di non riuscire a liberarsi e agire la faceva sentire impotente.» Lui si era allarmato nel sentirla usare quella parola, ma Rei si era premurata di spiegargli. «Questa è una condizione contro cui lei combatte da sempre. Con me, in quel momento, ha sperimentato di poter essere impotente senza che tutto intorno a lei crollasse. Ho pensato io a far andare tutto bene e per Rei vivere questa sensazione in un momento così intimo è stato un sollievo enorme.» Yuichiro l'aveva amata con più forza mai in quel momento. L'aveva stretta e aveva sentito, per l'ennesima volta, che non vi era altro posto giusto su quella Terra per lui che non fosse al fianco di lei.

Haruka aveva qualcosa da dire. «Questo giochino a domande sessuali si sta rivelando una specie di seduta psicologica.»

«È uno dei suoi scopi» confermò Mamoru.

Shun era ancora stranito dal racconto di Kumada: se due persone che si capivano così tanto arrivavano a discutere, le relazioni erano una faccenda ancora più complicata di quanto lui avesse sperimentato. Sospirò. «Alex, tocca a te.»

Nel notare il suo amico che cadeva dal pero, Shun ritrovò il buon umore. «Mi raccomando, non essere tirchio sui dettagli. Altrimenti daranno anche a te un'altra dose di polvere.»

Stranamente, Alexander non temeva di parlare. Ciò che stava per raccontare era quasi innocente. «Ami ha riso.»

«Eh?»

«Di solito è stravolta e fa quella faccia che... be', quella che fanno tutti dopo un orgasmo: come se stesse soffrendo e poi si rilassasse all'improvviso. Invece quella volta era euforica. Non rideva ad alta voce, ma a bocca aperta, per beatitudine. Ha continuato per un bel po'.» Lui ne era stato orgogliosissimo.

Shun aveva un sospetto. «Che cosa le avevi fatto?»

Non sono affari tuoi, gli rispose mentalmente Alexander, ma prima che potesse dirlo, Shun stava già allestendo uno spettacolo. «Signori, vi ricordate che un anno fa costui era bloccato su un atto sessuale che desiderava tanto, ma tanto, fare?»

«Di che parlate?» domandò Haruka e Shun sollevò un dito, chiedendole pazienza.

Fissò Alexander. «Dicci: stai raccontando la reazione che lei ha avuto quando finalmente sei riuscito in quell'impresa?»

Alexander seppe che tutti lo stavano guardando. «Sì» confessò. «È successo dopo la prima volta.»

Shun sollevò le mani al cielo. «Un applauso per lui!»

Sentirne giungere uno da cinque fonti diverse fece sentire Alexander il meno sveglio del gruppo. Si voltò verso Mamoru. «Anche tu? Non hai impiegato due anni per andare a letto con Usagi?»

Mamoru smise di battere le mani. «Sì, ma ho baciato tutte le sue labbra nel giro di ventiquattro ore dalla nostra prima volta.»

Haruka comprese in cosa il gaijin avesse avuto difficoltà. Lo compatì: che vita triste avevano gli eterosessuali.

Shun batté una pacca sulla spalla del suo amico. «Hai visto che scatenarti ti ha premiato? Povera Ami, probabilmente aspettava da secoli che prendessi l'iniziativa.»

«Non la conosci. Comunque lei ormai non vede l'ora che io...» Alexander si zittì, censurandosi.

Shun aveva capito ugualmente. «Per forza, è una donna normale.»

Mamoru teneva a fare il punto della situazione. «Anche questa domanda prevedeva dei voti? E valeva sempre per l'elezione di Mister Kotatsu?»

«Secondo me» fece presente Gen, «lassù stanno divagando e hanno fatto confusione. Si era partiti con una gara per decidere chi avrebbe potuto evitare di rispondere a una domanda imbarazzante.»

Il foglio si riempì di scritte.

'Votate per la tappa appena conclusa. Mister Kotatsu vincerà il diritto di non rispondere.'

Alexander notò che nel gioco c'era un inghippo. «Nella prima tappa della gara abbiamo potuto votare anche per Tenou, ma lei non potrà mai essere Mister Kotatsu, se vale il titolo maschile. Quindi il criterio di voto è errato: ne stiamo disperdendo alcuni quando votiamo per lei.»

Riflettendoci, Haruka si rese conto che ciò significava che non sarebbe stata esclusa dalla domanda che puntava a farli vergognare più di ogni altra. Si inalberò: era stata ingannata!

Shun non comprendeva la ragione dietro tanta precisione. «Non badiamo ai dettagli, tanto indietro non si torna.» Desiderò una matita in mano e ne ebbe una. Iniziò a segnare. «Nelle prime tre tappe i vincitori sono stati Kumada, Fox, poi io. In questa quarta tappa?»

Nello stesso foglio in cui stava scrivendo comparvero i voti. Oh, così era comodo. «Io ho apprezzato la reazione della ragazza di Masashi-kun, Masashi quella della moglie di Chiba...»

Mamoru guardò male Gen, ma lui scrollò le spalle.

Shun continuò a recitare. «A Kumada-kun è piaciuto il miagolio della compagna di Tenou...»

Yuichiro chiuse gli occhi, ma Haruka apprezzava ogni voto espresso per lei e Michiru.

«Tenou ricambia gradendo il pianto di Hino...» Shun si fermò. «Perché?»

Haruka scosse la testa: uomini. «So cosa significa sentirsi così sopraffatte da una sensazione da poterla liberare solo con le lacrime.»

«Ma dài: allora anche tu hai un lato tenero.»

Tutti lo avevano, pensò Haruka. Uomini e donne.

Shun tornò a fare i conti. «Chiba-kun fa tanto l'ingessato ma alla fine apprezza il rapporto tra due donne...»

Mamoru guardò annoiato il cielo. «Ho apprezzato la reazione, che è quella che io riesco di tanto in tanto a provocare in Usagi.»

«Davvero?» fu la domanda di Haruka.

Mamoru non ebbe problemi a confessare. «Conosco bene mia moglie.»

Mentre loro riflettevano sulle loro fortune, Shun terminò. «Manca solo Fox, che ovviamente ha gradito anche lui il pianto scatenato da Kumada.»

Alexander era stufo di sentirsi preso in giro. «L'ho trovata una reazione intima. Si piange in quel modo solo con la persona di cui ci si fida. Ami a volte lo ha fatto con me - per la gioia di rivedermi, per esempio. Le sue lacrime mi hanno reso più felice di tanti gemiti.»

Sembravano due ragazzini che bisticciavano, notò Haruka. «Io e Kumada non siamo pari merito in questa tappa?»

Shun tornò a concentrarsi su di lei. «Sì, ma è già assodato che tu non puoi vincere. Quando l'abbiamo ipotizzato, il foglio non ci ha smentito.»

Haruka diede voce al proprio sdegno. «È una truffa!»

Gen se la godeva. «Così impari a venire qui per assistere alla nostra umiliazione. L'entità che comanda questa storia è perversa nell'infliggere giustizia.»

Sì, ammise Haruka, e se doveva pensare a qualcuno che conosceva e che si sarebbe divertito a vederla camminare sui carboni ardenti...

FASE SENTIMENTALE

Il flash della scritta le causò un momentaneo vuoto di memoria.

Shun stava squadrando Yuichiro. «Su quattro tappe per ora tu ne hai vinte due. Se continui così ti becchi il premio, ma non mi sembri quello che si vergogna di più a rispondere.»

Yuichiro non sapeva cosa dire.

Gen lesse per tutti loro. «'Descrivete il momento in cui siete stati più gelosi nella vostra vita.'»

Fantastico. Era come partecipare a una seduta di sentimentalisti anonimi.

Shun era silenzioso.

Alexander riconobbe il suo umore. «Non sei mai stato geloso?»

«Ci sto pensando.» Lanciando un'occhiata a sua figlia, Shun ebbe la risposta. Arimi si era accasciata sul seggiolone, semi-addormentata. Sollevandosi, lui la prese in braccio, sedando i suoi piccoli mugugni. «La volta che sono stato più geloso» raccontò a bassa voce, «è stato quando Arimi ha pianto per non far andare via la sua tata, Agatha. Avevo avuto una settimana piena e Agatha aveva passato molte sere con lei. D'improvviso, Mi-chan le si aggrappava e sembrava preferirla a me. Mi sono sentito... frustrato, infelice. Mia figlia non mi voleva più bene come prima.» Sorrise, in particolar modo quando vide comparire un lettino con materasso al posto del seggiolone. Vi appoggiò sopra Arimi, accarezzandole la fronte. «Non è durato molto, forse il tempo di una sera. Mi-chan ha diritto ad amare più persone. È giusto che non ci sia solo io per lei.»

Haruka osservò mentre Shun Yamato guardava la sua bambina. Aveva conosciuto a sua volta quel tipo di amore. Per quanto quel periodo fosse stato breve, era stato sufficiente a cambiare qualcosa dentro di lei. Tuttavia, il fatto che la risposta di lui fosse riferita alla figlia che stava accudendo... «Non sei mai stato neanche un po' innamorato, vero?»

Shun intuì la ragione del commento. «Invece volevo bene alla mia prima ragazza, ma non avevo motivo di essere geloso: Sakura aveva occhi solo per me.»

«Avevano sedici anni» disse Alexander, come se questo spiegasse tutto.

Per Shun la giovane età non contava, ma non perse tempo a contraddirlo. Rispose ad Haruka. «Ovviamente non mi è mai capitato quello che è successo a voi.»

«Bisogna lasciarsi andare per tenere davvero a qualcuno.»

Shun si sentì attaccato, ma riconobbe la sensazione. «So che ho- No, che ho avuto problemi a fidarmi della gente. Adesso c'è Arimi. Finché non sarò sicuro di aver incontrato la donna che può farle da madre, prenderò i miei incontri alla leggera, come prima. Ho tempo: mia figlia è ancora piccola.»

Haruka sollevò le mani. «Non sto dicendo che devi fare qualcosa, ma sento di capire la tua riluttanza a farti coinvolgere troppo da qualcuno. Ero così anche io. Volevo solo ribadire che il gioco vale la candela.»

Per Shun avevano parlato anche troppo di lui. «Questa candela accende la tua fiamma quando sei gelosa?»

«Oh, sì.» Haruka non aveva alcun problema a parlare della propria gelosia. «Michiru è così stupendamente sensuale e volutamente civetta che, quando siamo in compagnia di qualcuno che è attratto da lei, io non posso toglierle gli occhi di dosso. Devo vedere se osano sfiorarla, o se la fissano come se stessero pensando di farlo.»

Ah, ma Shun non ci cascava. «La domanda non chiedeva di descrivere quanto sei gelosa, bensì quando sei stata più gelosa.»

Haruka ci pensò un attimo, assorta. Riuscì ad identificare il momento. «Sono gelosa degli artisti. Dicevo che Michiru è civetta, ma in verità quando lei è davvero colpita dalle qualità di una persona, non si atteggia né flirta. Contempla e ammira il loro talento. Una volta c'è stato questo ragazzo - un pittore - che non ci ha minimamente provato con lei, ma era così dannatamente bravo che Michiru voleva andarlo a trovare al suo atelier.» Haruka ne ricordava ancora l'aspetto: magro, dita nervose, guance scavate e occhi che brillavano quando metteva mano a una tela. Non l'aveva trovato particolarmente attraente, ma persino lei era stata colpita dal suo magnetismo. «Ho fatto una scenata. Non volevo che Michiru andasse da sola da lui, né che gli stesse intorno. Mentre lei osservava un suo quadro - e i loro volti erano vicini -  Michi sorrideva in un modo che... Come se gli stesse aprendo la propria anima.» Rendendosi conto di tutto quello che stava raccontando, Haruka tossicchiò. «L'ho impegnata in una bollentissima sessione di sesso, poi l'ho accompagnata all'atelier di questo tizio. Sulla strada del ritorno, Michiru era divertita: era affascinata dalla sua arte, non da lui. Era lusingata che me la fossi presa e, se un giorno volevo sentirmi di nuovo in quel modo, per lei non c'erano problemi.»

Shun aveva una sola domanda da fare. «Quindi la tua ragazza è bisessuale?»

Mamoru affinò l'udito.

Haruka aveva una risposta vaga per lui. «La definirei più... pansessuale. È capace di trovare la bellezza intrinseca di ogni cosa. Se fossi stata uomo, mi avrebbe voluto comunque. Però...» Teneva a essere precisa. «In questa vita preferisce le donne. L'ho istruita a dovere.»

Shun si riscoprì a riflettere sulla situazione: nel suo caso avrebbe preferito una ragazza etero, se non altro per non stare a preoccuparsi di donne e uomini insieme. Lanciò un'occhiata a Gen Masashi, cogliendolo di sorpresa. «E tu?»

«Io?»

La reticenza lo divertì. «Rispondi alla domanda.»

Gen fece delle smorfie con la bocca, poi si decise. In fondo non era grave. «Sono stato geloso solo all'inizio della mia relazione.» Mosse la mano con noncuranza. «Di Golden Boy.»

Shun guardò Alexander con nuovo apprezzamento. «Ti sei dato da fare?»

Alexander lo ignorò, guardando Gen. «È davvero stato quello il momento in cui sei stato più geloso?»

«Sì. Sono geloso il giusto quando vedo altri uomini che fissano Makoto, e mi dimostro possessivo, ma so che lei pensa solo a me. Non ero così sicuro quando la conoscevo da poco, per questo ti vedevo come una minaccia.»

«Cos'hai fatto?» li interruppe Shun. Voleva sapere.

Alexander sospirò. «Niente. Ero gentile perché lei è molto servizievole e dolce...»

Gen si zittì a forza. 'Servizievole' era un aggettivo che gli faceva venire in mente Makoto in situazioni a cui nessun altro uomo doveva pensare.

Shun aveva notato la sua espressione. Sorrise.

Alexander aveva alzato gli occhi al cielo. «L'aiutavo perché era amica di Ami, e mi sono ritrovato nel suo negozio sempre per parlare di lei. Gen ha frainteso.»

Gen teneva a difendere le proprie passate ragioni. «Tu cosa penseresti di un tizio che si mette a parlare sotto lo stesso ombrello della tua ragazza e fa grandi deviazioni in moto per farle dei favori?»

«Non era ancora la tua ragazza» puntualizzò Alexander. Altrimenti avrebbe mantenuto le distanze.

Shun capiva benissimo Gen. «L'hai guardato e hai pensato: 'Questo mi fa concorrenza'. Con le mie ragazze non ho mai avuto questa paura. Fox è più freddo del ghiaccio con tutte quelle che non sono Ami.»

«Non lo era con Makoto.»

Così alimentavano la sua curiosità, pensò Shun. Anche se, a pensarci bene... «Fox, mi avevi parlato di questa ragazza quando avevi cercato di combinarmi un incontro con una delle amiche di Ami, giusto?» Era uscito con Rei Hino alla fine, ma Alexander gli aveva menzionato una certa Makoto. «Mi avevi detto che non era adatta a me, ma che aveva due qualità molto interessanti.»

Gen sollevò un sopracciglio.

Shun si portò due mani a coppa davanti al petto.

Alexander gridò internamente mentre Gen si alzava per assassinarlo.

Haruka non poteva assistere a tanta ipocrisia. «Oh, andiamo! Sappiamo tutti che Makoto ha una quarta abbondante. Chi non ha sognato di-?»

Gen la uccise con un'unica occhiata.

«Di palpare un bel seno come quello? Non il suo, campione, sta' giù. Si parla solo di ciò che nota e pensa qualunque uomo etero o donna lesbica in salute.»

Shun se la stava ridendo, ma era arrivato il momento di calmare Gen Masashi. «Stai mentendo.»

«Cosa?» Lui era ancora irritato.

«Non è stato quello il momento in cui sei stato più geloso.»

Gen si chiuse a riccio. «Sì, invece. E se non lo è, non mi va di parlarne.»

Vide di sfuggita la nuvoletta priva-inibizioni sopra la sua testa. La scacciò con una manata che quasi finì col colpire Haruka.

Lei si scostò in tempo e Gen si scusò con un palmo alzato.

Se fosse dipeso da lui, Shun avrebbe avuto pietà, ma... «Sai che siamo costretti a rispondere.»

Gen assaggiò il sapore amaro della verità. «Ne ho parlato prima, va bene? Sono geloso al pensiero del tizio che verrà dopo di me.»

Alexander corrugò la fronte.

«Quello con cui lei genererà l'erede di Giove» ringhiò Gen.

Mamoru sentì che almeno due persone - Alexander e Yuichiro - gli lanciavano una rapida occhiata. Purtroppo lui non poteva fare promesse. «Un giorno dovrà esistere una nuova Sailor Jupiter. Ma mancano novecento anni.»

Eh, no. Gen si arrabbiò. «A te starebbe bene sapere che Usagi un giorno avrà un uomo diverso? Che avrà con lui un figlio?» Non gli diede il tempo di rispondere. «E tu?» Si era già rivolto ad Alexander. «Non hai potere, ti succederà proprio questo. Come fai a costruire una famiglia sapendo che un giorno verrai messo da parte?»

Alexander si rifiutava di considerarlo un problema. «Ami sarà mia moglie per nove secoli. Non ci rinuncio per un problema che si presenterà tra un'eternità di tempo. Inoltre, ci sono metodi per concepire al di fuori dell'atto sessuale che gli stessi nemesiani volevano usare.»

Gen era incredulo. «Ma se lei deve avere questo erede con un altro, il suo potere le sta dicendo che dovrebbe stare proprio con quella persona.»

«Ma che ti importa?»

Gen scoppiò. «Questo gruppo è un piccolo circolo di potere incestuoso!» Indicò Haruka. «Lei è un pianeta e sta con un pianeta. Chiba e Usagi sono due principi reali. Kumada ha tirato fuori del potere per salvare Hino...» Terminò la lista indicando Alexander con una manata. «Forse tu non hai potere, ma Mizuno ti ha passato il suo. 'Per legarvi per l'eternità'.» Virgolettò le parole.

Si zittì quando vide che nessuno capiva ciò che stava dicendo. Finì con gli occhi su Alexander. «Mizuno non te l'ha detto, vero?»

«Cosa?»

«Io e Makoto non abbiamo stretto nessun ykèos.»

Shun non riuscì a capire la ragione dell'improvviso silenzio intorno al tavolo. Stava ancora cercando di venire a capo del significato ultimo delle metafore che tutti stavano usando.

Gen guardava lontano, nel vuoto. «L'abbiamo scoperto l'altro giorno col minicomputer di Mercurio. Su di me non c'è alcuna parte del potere di Giove.»

Alexander azzardò una teoria. «Makoto sa che tu non hai ancora deciso cosa fare in futuro.»

Da quando quel fenomeno si comandava? «Mizuno e Hino hanno agito a livello inconscio, senza alcuna certezza. Perché per Makoto è diverso?»

Mamoru dovette intervenire. «Due casi sono troppo pochi per stabilire una regola.» Prevenne l'obiezione di Gen. «Anche se sappiamo ciò che ci hanno detto i nemesiani, il nostro potere si è comportato più volte in modi diversi da quelli che loro conoscevano. Sulla Terra si è venuta a formare una situazione nuova.»

Gen avrebbe voluto convincersene. «Penso che tra me e Makoto non ci sia ykèos perché lei non è sicura.»

«Forse a causa di come ti comporti tu.»

Gen si voltò a guardare a Kumada, che lo fissava severo.

«Soffri e fai ipotesi per paura, Gen. Ti sentiresti meglio se ne parlassi con lei.»

Non era ben chiara una cosa. «Questi sono pensieri che nella realtà non ho nemmeno concepito. Questo sogno mi sta chiedendo di aprirmi l'anima in due ed è quello che sto facendo con voi, anche a costo di dire idiozie!»

Yuichiro lo considerò in modo nuovo. «Okay.» Si azzardò a toccarlo su una spalla, per fargli sapere che lo capiva. Il contatto riuscì a calmarlo. «Hai fatto bene a parlare.»

Gen era ancora risentito. «Ora cambiate vittima. Vi siete concentrati abbastanza su di me.»

Oberato, Mamoru decise di prendere la parola. «Rispondo io alla domanda sulla gelosia. L'unica volta in cui mi sono sentito davvero geloso è stato a causa di Seiya Kou.»

«L'alieno?»

«Il cantante?»

Alexander e Yuichiro avevano parlato nello stesso momento.

Shun stava aggrottando la fronte, confuso. Alieno?

Mamoru cercò di alleggerire la tensione causata dal discorso di Gen. «Non ho avuto il tuo stesso istinto di prenderlo a pugni...»

A Gen tornò un primo sorriso.

«È stata più una sensazione di... pesantezza e malinconia. Sono stato il primo per Usagi in tutto, e lei ha segnato ogni tappa di ciò che conosco riguardo all'amore... Ma quando sono andato via, c'è stato un momento in cui questo Seiya ha preso dei momenti che avrei voluto fossero solo miei.»

«Ad esempio?» Haruka voleva sapere, solo per arrabbiarsi di più. Avrebbe dovuto punire quell'extraterrestre.

Mamoru scrollò le spalle. «L'ha portata alla zoo, e in una discoteca. Da come Usagi ne parlava, sembrava quasi un appuntamento. Lui l'ha allenata a softball e ha giocato nella sua squadra. La salvava come guerriera Sailor. Si è permesso dirle che era innamorato di lei... E nessun altro avrebbe dovuto farla sentire così speciale.» Stava sbagliando a dirlo, pensò. Emise un sospiro e rifletté. «Quando è tornato, l'anno scorso, Seiya e Usagi hanno avuto dei momenti in cui hanno parlato del periodo in cui lui è stato sulla Terra. Avevano dei ricordi condivisi. Mentre la guardava, Seiya stava ricordando la maniera in cui l'aveva amata. Mi sono concentrato soprattutto su come lei non se ne rendesse conto, o non volesse notarlo. Solo per questo non mi sono arrabbiato, ma ho provato una sensazione di gelosia. Solo io posso guardarla così. Era sbagliato che lo facesse lui.»

Alexander faticava a capire. «E sapendo tutto questo» fece un cerchio con le dita, «tu hai lasciato che Usagi andasse a salutarlo da sola quell'ultima sera?» Ami glielo aveva raccontato.

Mamoru si mise sulla difensiva. «Lei aveva bisogno di essere sicura che per lui fosse tutto a posto. Non avrebbero potuto chiarire che ciò che c'era stato era sepolto e finito se fossi stato presente anche io.»

«'Ciò che c'era stato'? Solo a pensare queste parole, io avrei scavato una trincea tra loro.»

Mamoru non ne aveva sentito il bisogno. «Usako non ricambiava. Non l'ha mai fatto. Però sarebbe stata profondamente infelice se una persona che considerava un amico non avesse fatto pace con sentimenti che l'avevano fatto soffrire. Lei aveva quell'unica opportunità per accertarsene.»

Gen riprese la parola. «Tu sei pazzo.»

Mamoru non aveva intenzione di ricevere lezioni in merito alla gestione della propria gelosia. «Stavo per diventare suo marito. Per lei sono stato capace di mettere da parte un'insicurezza di poco conto.»

Haruka scuoteva la testa. «Dovevi parlarmene, principe. Gli avrei dato un calcio ben piazzato al posto tuo. Nella figa o nelle palle, a seconda della forma.»

Shun non riuscì a unirsi alla risata generale. Eh?

Mamoru frenò a forza il divertimento. «Andiamo avanti.» Era meglio non elaborare il concetto di alieni transessuali.

Guardò Alexander e Yuichiro, gli unici che non avevano ancora risposto. Da qualcosa che Yuichiro aveva detto in precedenza, aveva la sensazione che la sua risposta sarebbe stata la più sofferta.

Alexander lo intuì come lui e incrociò le mani dietro la testa. «Tocca a me. Mi riallaccio al discorso di Mamoru: l'ultima volta che sono stato geloso è stato a causa di uno di quei Three Lights, Taiki.»

Shun fece il collegamento. «Three Lights, il gruppo pop musicale?»

«Sì.»

«Sono ancora vivi?»

«Purtroppo» rise Alexander.

Shun aveva capito un'altra cosa. «Vuoi dire che il frontman del gruppo» si rivolse a Mamoru, «correva dietro alla tua ragazza?»

Mamoru strinse gli occhi. «Frequentavano la stessa scuola.»

«Già» si intromise Alexander. «È così che Ami ha conosciuto di persona Taiki Kou, anche se era sua fan già da prima.»

Shun era profondamente deluso. «La musica dei Three Lights era pop commerciale banale, neppure supportato da voci degne di nota. E ad Ami piaceva quello che per faccia aveva una fronte? A meno di vent'anni era già stempiato!»

Certo che ne sapeva parecchio, notò Gen. «Come fai a essere così informato?» Lui purtroppo era stato educato da sua sorella Shori.

«La ragazza che avevo a quel tempo era una fan dei Three Lights. Una volta ha preteso che l'accompagnassi a un loro concerto. Non faceva che parlare di Yaten, ma si sarebbe fatta pure Seiya, e perché no, persino Taiki.»

Alexander rilasciò una smorfia. «Be', Taiki Kou aveva un'aria intelligente agli occhi della Ami di allora. Ovviamente lei non mi aveva ancora incontrato, altrimenti avrebbe avuto gusti migliori. La cotta le è passata quando lo ha conosciuto meglio, però...»

«Cosa?» indagò Shun.

«Ami è il cervello del suo gruppo di amiche e Taiki occupa lo stesso ruolo tra i suoi compagni. Quando i Three Lights sono tornati, lei non vedeva l'ora di saperne di più sul pianeta Kinmo-» Alexander si zittì.

Shun emise uno sbuffo. «Stai di nuovo per parlare di questioni aliene, vero? Per me siamo in uno strano sogno, quindi non ti sto prendendo sul serio.»

Alexander gli volle bene. Proseguì. «Le altre volevano sapere come fossero andate le cose a questi tre ex compagni di battaglie. Chiedevano cosa avevano fatto, come erano stati. Ami invece cercava di prendere da parte Taiki, per avere da lui una risposta a tutte le domande che aveva sul suo pianeta. Io me ne sono accorto e li ho piantonati.»

Mamoru sorrise. Lo rammentava.

«Quei due erano così impegnati a parlare che Ami a stento mi includeva nel discorso. Ovviamente quello che stava dicendo quel tizio era tremendamente interessante, ma vederle brillare gli occhi per le parole di un altro ragazzo mi faceva...» Tremò di fastidio. «Ho preso la mano di Ami e mi sono rifiutato di mollarla finché non hanno smesso di parlare.»

Mamoru era divertito. «Intendevi questo quando parlavi di 'scavare una trincea'?»

Alexander percepì la sottile presa in giro. «Lui era una Sailor, come lei. Viveva in un mondo in cui aveva un ruolo simile a quello che Ami avrà nel regno del futuro. Avevano troppi punti in comune per i miei gusti, oltre al fatto che lui un tempo le fosse piaciuto. Non mi andava lasciarli interagire da soli.»

Mamoru aveva una domanda per lui. «Adesso avresti ancora la stessa reazione?»

Alexander inclinò la testa.

«Ora che state per sposarvi.»

Lui ci pensò su. «Be', Ami è incinta. Non posso marcarla più di così.»

Haruka se la rise, come tutti.

Alexander concluse lo scherzo. «Hai ragione» ammise a Mamoru. «Non avrei la stessa reazione. Non le prenderei più la mano, ma le starei comunque intorno se qualcuno stesse cercando di flirtare con lei. Non per sfiducia, come stai pensando. Solo... per farle sentire che ho la consapevolezza che altri uomini possono guardarla coi miei stessi occhi. Mi importa che non lo facciano, e che lei sappia che è preziosa per me.»

Mamoru rifletté: Usagi aveva cercato di spiegargli lo stesso concetto una volta.

Alexander sollevò un sopracciglio. «Tu sei davvero stato così stoico da non fare nulla quando c'era quel Seiya?»

«Non ho sentito il bisogno di dimostrare a lui che Usagi amava solo me» anche se ricordava di averci scambiato qualche parola in quel senso - niente di importante, «però a lei ho fatto sapere come mi sentivo.»

«Cioè?» Haruka voleva vederlo scomporsi.

«Ero felice che nei mesi in cui Seiya le era stato intorno, Usagi avesse tenuto tanto a me da non permettersi di dubitare. Avevo fatto i miei errori ma lei non li ha usati per dimenticarmi. Avrebbe potuto. Ho conosciuto Seiya solo l'anno scorso e ho avuto la certezza di quello che avevo intuito dai racconti di lei: lui si sarebbe comportato in tutti quei modi romantici, schietti e aperti che Usako sognava di tirarmi fuori nei primi anni in cui stavamo insieme. Ugualmente, lei non ha ceduto. Perciò, a voi altri e a lui non ho fatto notare niente, ma a lei ho fatto sentire quanto fossi profondamente grato di averla ancora nella mia vita.»

«Con del sesso» insinuò Haruka.

Mamoru sospirò internamente. «Sì, Haruka. Il tuo futuro sovrano sa come adorare la sua regina.»

«Non c'è da scherzare, principe, è importante. Se tu non fossi capace di soddisfare Odango a letto, ne andrebbe della stabilità di un intero pianeta.»

Quale parte dei suoi racconti le era sfuggita? «Non hai sentito che facciamo l'amore con grande soddisfazione di entrambi?»

«Ho sentito di lei che prende l'iniziativa saltellando e facendo la geisha. Tu la assecondi.»

Eh, no. Quella era solo una parte dei loro rapporti.

Haruka scrollò le spalle. «Per quello che ne so, se continui così, un giorno la povera Usagi sarà tentata di prendersi un amante.»

Mamoru non poté più sentire simili idiozie. «Non vedo perché. A giorni alterni la sveglio facendo l'amore, di mia iniziativa. Se non ho tempo per fare le cose come si deve, mi assicuro che lei inizi la giornata con un orgasmo talmente intenso da farla sorridere per tutta la mattina. La sera Usako tende a ringraziarmi con le labbra - e non mi riferisco a un bacio sulla bocca - ma a te importa di quello che faccio io e non lei, giusto? Conosco ogni punto del suo corpo. Trovo che sia di una bellezza così soave e carnale che ritaglio almeno due ore di tempo, nel weekend, per scoprire daccapo come riuscire a farla tremare di nuovo, meglio della volta precedente. Mi perdo in mia moglie, e la faccio perdere in me a tal punto da far dimenticare a entrambi che esista qualcosa al di fuori di noi stessi.»

Haruka aveva raggiunto il suo obiettivo. «Come sei bravo.»

Lentamente, Mamoru arrossì. Aveva abboccato all'amo, come un dilettante.

Haruka gli diede un paio di pacche sulla schiena. «Su, su! Hai solo dimostrato di non essere lo stoccafisso che tutti credevamo.»

«Ehm...» Yuichiro non voleva essere incluso.

Alexander sorrideva. «Usagi non ha perso nulla sbarazzandosi di Seiya Kou. Non sarai l'anima della festa, Mamoru, ma sai come far festa insieme a lei.»

La battuta causò a Mamoru un grosso sorriso.

Yuichiro contemplò la sua espressione. «Ti senti meglio quando non fai tanta resistenza, vero?»

«Come?»

«So che i tuoi sentimenti sono una cosa privata, ma quando ne parli nessuno pensa male di te. Siamo in grado di capirti meglio.»

Mamoru sentì che la sostanza che lo privava delle inibizioni stava lavorando nel suo cervello. «Confidarmi per me è difficile. Mi sento come se fossi meno... protetto.»

Yuichiro non ne capiva la ragione. Nella realtà avrebbe lasciato a quella confessione il tempo di cui aveva bisogno per dipanarsi ulteriormente, ma se Mamoru stava cominciando a lasciarsi andare... «Perché?»

«Ci sto pensando.» Lui vagava con lo sguardo nel vuoto. «Penso al motivo per cui giudico inutile, o persino doloroso, parlare di me stesso a troppa gente.» Ci arrivò, come se i meccanismi della sua mente fossero d'improvviso più lineari. Provò pena per sé. «È stata la casa-famiglia. Incontravo così tanti bambini e ragazzi... Appena facevamo amicizia, loro andavano via e non tornavano più.»

Non udì alcun commento.

«Portavano via parti di me, e io sentivo che di loro non mi rimaneva abbastanza.»

Gen imprecò.

L'espressione colorita si prese l'attenzione di Mamoru. «Cosa c'è?»

Gen deglutì. «Non so perché voglio farlo, ma...» Si alzò. Con due passi superò Haruka e si inginocchiò vicino a Mamoru, alzando un braccio.

Immobile, Mamoru si sentì appoggiare una mano sulla testa. Sgranò gli occhi.

Incerto, Gen si permise di strofinargli un poco i capelli. «È tutto a posto ora.»

Mamoru non capì perché non si stesse allontanando. Qualcosa, nel suo petto, si stava contraendo.

Gen abbassò il braccio. Più che guardare lui, osservò un ricordo. «... lo faceva mio padre.»

Per un momento Mamoru non volle ascoltare.

Gen aveva alzato il volto al cielo bianco. «Quando ero arrabbiato, o triste, lui veniva a mettermi una mano sulla testa, per farmi sentire meglio.» Abbassò le palpebre. «Era un uomo buono.»

Mamoru annullò a forza l'effetto che la polvere anti-inibizione aveva su di lui. Se non l'avesse fatto, sapeva come si sarebbe manifestato il senso di pesantezza che gli premeva sulla gola, causandogli un pizzicore agli occhi.

... non aveva bisogno di sperimentare cosa significasse ricevere un tocco paterno in un momento di debolezza.

Gen si riprese. «Mi ha animato il suo spirito.» Colpì due volte le ginocchia e si alzò, come se nulla fosse, tornando al proprio posto.

Ora che poteva controllarsi, Mamoru era libero di focalizzarsi su di lui. «È stato un istinto di cui sarebbe fiero.»

«Hm?»

«Consolare, empatizzare. Prendersi cura.» Per la prima volta Mamoru capì una cosa importante. «Per questo Makoto ti ama.»

La sua menzione rasserenò Gen. «Lei è molto più generosa di me.»

Alexander stava combattendo con tutto se stesso per non parlare. Una persona che si comportava come Gen nasceva per circondarsi una famiglia. Per forza lui era frustrato e oberato sentendo di non avere un destino libero insieme a Makoto.

Ed era quella la ragione per non dire nulla: non lo avrebbe fatto sentire meglio spronandolo a non avere più indugi su una ragazza che si preparava a offrirgli una vita in cui sarebbero stati compagni impari. Sarebbe stato difficile per Gen accudire, consigliare e gestire, come era nella sua natura, in un'esistenza che li avrebbe strattonati tutti quanti da una parte all'altra, per decenni. Se non fosse stato così sicuro di Ami, anche Alexander se ne sarebbe allontanato

Shun aveva osservato la scena tra Masashi e Chiba con un misto di nostalgia lontana. Chissà cosa avrebbe significato avere un padre da imitare, o di cui sentire la mancanza.

Cancellò il pensiero e si rivolse a Yuichiro. «Abbiamo divagato. Tu hai ancora una domanda a cui rispondere.»

«Interessa ancora a qualcuno?»

Mamoru si concentrò su di lui. «Sì, se è un pensiero che ti opprime.»

Yuichiro provò a essere noncurante. «Perché lo credi?»

«Perché non penso che uno come te trovi divertente la gelosia. Qualche mese fa non avresti dato importanza a qualcuno che si interessava a Rei.»

Mamoru, capì Yuichiro, aveva intuito che si trattava di una persona specifica. Aveva ragione. «C'è un compagno di corso che Rei ha conosciuto in un gruppo di studio. Ogni tanto lei mi riferisce qualche battuta brillante di lui. A quanto pare questo tizio ne fa parecchie. Rei parla nello stesso modo delle cose interessanti che dicono le sue compagne, quindi questo ragazzo non è diverso da loro nella sua testa. Certo, nessun altro si è offerto di accompagnarla a casa due volte nelle ultime tre settimane. A Rei questo tizio piace... come studente. È entusiasta all'idea di tutte le persone ambiziose e in gamba che sta incontrando a lezione. Dice che la spronano a migliorarsi e a competere.»

Gen cercava di capire dove volesse andare a parare.

Mesto, Yuichiro continuò il proprio racconto. «Al lavoro io sto cercando di combinare qualcosa, per questo torno a casa sempre più tardi. Non riesco più a passare tanto tempo con Rei. L'altra sera, sono tornato alle dieci. Stavo per salire le scale del tempio quando ho visto Rei e questo ragazzo che giravano l'angolo, insieme.» Yuichiro lasciò scivolare gli occhi su Shun. «Mi ha fatto l'effetto che mi avete fatto voi due quando vi ho visti in coppia.»

«Lui la stava baciando?»

«No! Stavano solo parlando, lontani. Ma insieme avevano un aspetto così... giusto.»

Eh? Shun non capì.

«Rei è bellissima, e lui era alla sua altezza. Era vestito bene, come lei. Camminava sicuro, come lei. Erano due studenti universitari che si trovavano nel loro mondo, e parlavano di cose che capivano solo loro.»

Mamoru aveva molto da ribattere, ma per il momento scelse il silenzio.

Yuichiro portò le mani alle tempie. «Mi sono sentito fuori luogo. Mi sono chiesto perché stessi lavorando così tanto per entrare nel mondo di lei, quando di fatto...»

Gen aveva sentito abbastanza. «Dimmi che non sei stato così coglione da andartene di sopra, lasciando a lui campo libero per salutarla.»

Yuichiro tornò dritto con la schiena. «Nemmeno morto. Li ho intercettati a metà strada. Appena Rei mi ha visto, è stata così felice che mi è subito venuta incontro. All'inizio lui si è fermato qualche passo indietro, poi si è presentato. Ha detto che l'aveva accompagnata perché non c'era nessun altro a riportarla a casa a quell'ora della notte. Rei lo ha messo al suo posto: gli aveva permesso di seguirla solo per farlo stare tranquillo. Non ce ne sarebbe stato più bisogno in futuro. Ma lui si stava rivolgendo a me: pensava che fossi un idiota a non essere presente per una ragazza come lei. Mi parlava come se fosse suo diritto approfittarsene.»

«Ha le palle» commentò Shun. «Tu ne hai avute di più?»

Yuichiro non sapeva giudicarlo. «Gli ho detto che al lavoro avevo dovuto supervisionare delle persone fino a tardi e che aveva ragione: era meglio che Rei non andasse in giro da sola di notte. Una prossima volta avrei mandato una macchina a prenderla.»

Alexander quasi sputò dal ridere. «Gli hai sbattuto in faccia i tuoi soldi! Non lo fai mai!»

Infatti, si disse Yuichiro. Ostentando aveva dimostrato insicurezza.

Ma Shun approvava in pieno. «Gli hai fatto capire che è uno studentello che prova a mettersi contro un fidanzato ufficiale che ha denaro e posizione.»

«Ma è una farsa» obiettò Yuichiro.

«Hai mentito? Non supervisioni nessuno?»

Mamoru sollevò una mano. «Non ascoltarlo. L'unica farsa è sentirlo parlare con senso di inferiorità di cose che capiscono solo due studenti di legge. Sono studenti, Yuichiro. Anche se tu continui a considerarti in prova, è più di un anno che lavori nell'azienda di tuo padre. Ti sei trovato un ruolo e sei riuscito ad aiutare delle persone nel loro lavoro. Rei ne è così fiera che ne parla spesso a Usagi. Per quello che fai, di solito assumono persone con una laurea e anni di esperienza.»

Shun stava cercando di capire. Soprattutto, voleva comprendere perché Kumada fosse sempre sul punto di protestare. «In cosa lavora?» domandò con un sussurro ad Alexander.

«Risorse umane» gli fu risposto sottovoce.

Yuichiro riprese la parola. «Non sto dicendo di non essere riuscito a fare qualcosa di buono, ma non mi appoggio su delle competenze, vado a istinto.»

Si stava lodando? si domandò Shun.

«Potrei ancora causare grossi problemi se non ci fosse qualcuno a supervisionarmi. Comunque questo non c'entra.» Frustrato, Yuichiro strinse i pugni. «Il lavoro non mi rappresenta. Un conto è scegliere di trovarsi dove sono io. Se ne avesssi fatto uno scopo nella vita e fossi sicuro che è la carriera che voglio avere, sarebbe diverso. Ammirerei una persona così. In questo senso Rei e quel tizio sanno quello che vogliono e stanno studiando per ottenerlo.»

«Oh, sì.» Gen giudicò che fosse arrivato il momento giusto per canzonarlo. «Probabilmente il tuo rivale ha preso cento all'ultimo esame. Grande! Tu invece sei solo finito sulla pagina economica del giornale quando si è parlato dell'acquisizione di un motore per auto del valore di una decina di miliardi di yen.»

A Shun cascò la mascella. Nemmeno il padre di Fox aveva tanti soldi!

Yuichiro era serio. «In quale punto hai letto che ho partecipato alla creazione di quell'accordo?»

Non si rendeva conto di essere ridicolo, pensò Gen. «C'eri, ti si nominava. È sufficiente perché il paragone con uno studente sia senza senso.»

Dal modo in cui Yuichiro afferrò una manciata dei propri capelli, Mamoru capì che era sul punto di scoppiare.

«Non capite!» urlò. «Non è falsa modestia, non è un gioco! È una trappola avere tutte queste dannate responsabilità! Se non facessi parte della mia famiglia, mi avrebbero messo a pulire i bagni! Vogliono tutti che faccia qualcosa di più di quello di cui sono capace, per questo sono costretto ad arrancare per non fallire in ogni singola cosa!» Immagazzinò aria, provando ad abbassare la voce. Diavolo, c'era una bambina accanto a lui. L'aveva quasi svegliata.

Si girò verso Gen. «Sono citato in quell'articolo perché la mia famiglia fa cose importanti, mio padre era impegnato e si diverte a mettermi alla prova. Non ho detto una sola parola quel giorno, a quell'incontro. In cosa avrei dimostrato il mio valore?»

Se la metteva così, Gen non sapeva replicare.

Yuichiro abbassò gli occhi sul tavolo. «Nel lavoro che sto facendo adesso ascolto le persone e, a seconda di quello che mi dicono, capisco dove lavorerebbero meglio. È soddisfacente e forse sono bravo. Ma appena faccio una cosa buona, per via di come mi chiamo, tutti quelli con cui parlo si aspettano che faccia di meglio, di più. Non è mai abbastanza. Non c'è pace.»

Dopo aver sentito quel lungo sfogo, Mamoru stava iniziando ad avere un dubbio. «Hai deciso di tornare a lavorare al tempio?»

Gettando la testa all'indietro, Yuichiro respirò pesantemente. In quel sogno poteva essere libero in ciò che diceva. «Lo vorrei, sempre di più. Era bello essere me quando stavo al santuario.»

Mamoru sentì il dolore di quella confessione.

«Ma poi?» sospirò Yuichiro. «Se lascio il lavoro, abbandono tutto quello che anche Rei ormai sogna per me. E cosa dirò al prossimo tipo che le girerà intorno? 'Ciao, sono l'apprendista del tempio'? Un giorno Rei farà il paragone e mi troverà penoso.»

Haruka era rimasta in silenzio durante tutta quella lunga serie di ammissioni, ma ora aveva qualcosa da dire. «Kumada, ti parlerò da ragazza ricca a ragazzo ricco.»

Yuichiro tornò dritto con la testa.

«Quando si nasce in famiglie come le nostre, più che come una persona sei visto come la prosecuzione di chi è venuto prima di te. Devi imparare a fregartene. Se li avessi ascoltati e mi fossi fatta condizionare, ora sarei modesta, educata e passerei le mie giornate a studiare letteratura russa nell'attesa di trovarmi un marito. Mi ha aiutato essere omosessuale: li ho mandati a quel paese prima ancora di arrivare alle medie. Non avrei mai potuto accontentarli, quindi, perché provarci? Hanno tentato lo stesso di piegarmi, ma non ci sono riusciti. Quello che incatena te è l'importanza che dai alle aspettative che nutrono nei tuoi confronti. Sul serio: che cazzo te ne importa? Ti vogliono dove sei, perfetto: sfruttali. Ti stanno dando delle opportunità che stai ripagando, a quanto ho sentito. Se il paparino tiene tanto a vederti seguire le sue orme, il potere è di fatto nelle tue mani. Ti giustificherebbero anche se mandassi tutto a puttane, figurarsi se fai un lavoro decente. Ti senti stressato? Dillo! Imponi che le cose siano fatte secondo i tuoi tempi. Abbiamo possibilità che praticamente nessun altro può permettersi. Non approfittarne è da stupidi. Se papà ti vuole dove sei, deve lasciarti in pace. E se non è lui a scocciarti, il problema non esiste: tutti gli altri sono sottoposti e devono stare muti. Non ti può preoccupare quello che si aspettano da te, se questo ti fa vivere in uno stato di costante tensione. Ti dirò quello che penso: secondo me ti stai impedendo da solo di raggiungere il tuo potenziale, nonché quella serenità che brami, perché sei troppo occupato a credere che la gabbia in cui ti trovi sarà eterna. Te la stai costruendo da solo. Liberatene e vola.»

Vi fu un momento di silenzio.

Poi partì un applauso spontaneo, che fece sobbalzare di nuovo Arimi nel proprio lettino.

«Shh!» li ammonì Shun e il gesto di ammirazione generale si calmò.

Yuichiro era grato. «Mi ha fatto vedere una speranza, Haruka-san.»

Era la prima volta che non la chiamava per cognome, ma lei non se la prese. Piuttosto, la sua felicità non fu completa per un altro motivo. «La tua Marte non verrà mai a sapere quanto ti sono stata d'aiuto. Mi dispiace molto, perché mi avrebbe leccato i piedi dalla gratitudine.»

Yuichiro sorrise.

Haruka non aveva finito con lui. «La prossima volta che si presenta un rivale che la corteggia, non limitarti alle parole. Col linguaggio corporeo si comunica molto di più.»

«Chi dice che non abbia usato anche quello?»

Haruka fu fiera della reazione. «Dimmi che dopo l'hai portata a casa e le hai ricordato che era solo tua facendola gridare di piacere.»

Shun rilasciò una smorfia. Cos'era quel linguaggio da romanzetto rosa?

Kumada stava scrollando le spalle, ma la sua espressione serafica era una conferma.

Lui e Tenou si erano detti ciò che dovevano. «Possiamo votare» decretò Shun.

«C'era da votare anche in questo caso?» si domandò Alexander.

«Altrimenti non potrà uscire alcun vincitore» E quel gioco non sarebbe mai terminato.

Tenou appoggiò una mano sulla spalla di Kumada. «Io voto per il mio nuovo pupillo.»

Mamoru si fece sentire. «Non per il tuo principe?»

«Non mi avete fatto vedere abbastanza, altezza. Se un giorno dimostrerai un po' più di possessività alla nostra Odango, anche solo per gioco, posso assicurarti che sentirò le sue urla di giubilo fino in America.»

Mamoru rise. «Okay, okay. Anche io voto per Yuichiro.»

«Io pure» si accodò Gen.

«Non posso votare diversamente» aggiunse Alexander.

«Perché?» volle sapere l'interessato.

«Per gelosia ti sei trasformato in uno snob arrivato. Tu, che saresti felice di tornare a spazzare pavimenti gratis. Immagino che sia per questo che dopo Rei ti ha premiato.»

Ovviamente Shun era d'accordo. «È stata un'uscita da film.» E lui non doveva fare nemmeno la conta dei voti, c'era unanimità. «A meno che non ci sia una prossima domanda, mi sa che il premio finale spetta a te.»

FASE SESSUALE

Shun fu felice di vedere di nuovo la scritta. Del premio non gli importava; piuttosto, era piacevole poter interagire ancora con Fox e i suoi amici.

Sereno, Mamoru lesse il foglio. «'Quale parte del corpo preferisci nella tua compagna? E quale preferisce lei in te?'»

Hm, la domanda sembrava tutto sommato innocua.

IL VISO NON VALE

Aveva parlato troppo presto.

Haruka era ancora sospettosa. «Non mi sembra una prova pensata per metterci in difficoltà.»

«Dobbiamo indovinare la risposta» chiese Gen, «o ce la dicono loro?»

«Secondo me tutte e due» ipotizzò Haruka.

Shun però era in difficoltà. «Io a chi mi devo riferire? Posso scegliere una ragazza qualunque?»

Alexander percepì la risposta per lui. «Secondo me adesso devi focalizzarti su Minako. Poi, come la volta scorsa, il foglio ti dirà cosa penserà lei di te in futuro.»

Davvero? Allora Shun era entusiasta di cominciare. «Vado io. Avendo visto Minako per bene solo nei film e al massimo in costume da bagno in qualche servizio, dico che per ora la parte che apprezzo più di lei è... il seno. Sarebbe la bocca, ma il viso è escluso, quindi...»

Sul suo foglio apparve una scritta.

MINAKO E SHUN TRA UN ANNO E MEZZO

La precisione del riferimento temporale si prese tutta la sua attenzione, poi Shun lesse. «'Parte che lui preferisce in lei: seno. Parte che lei preferisce in lui: innominabile ma chiara.'»

Appena capì, a Shun scappò una risata alta.

Haruka apprezzava Aino anche nel futuro: la ragazza era schietta, senza fronzoli e hentai all'occorrenza.

Alexander voleva levarsi di mezzo quella domanda. «Senza mentire, la parte di Ami che preferisco sono gli occhi, ma se non posso scegliere quelli... » Non era sicuro: era l'insieme di lei a essere straordinariamente raffinato e bello. Schiena, mani, ventre. Qualche mese fa, quando era stato da solo negli States, aveva provato a disegnarli, per ricordarla meglio. Naturalmente anche i seni di lei erano splendidi, così come il fiore a cui lui non aveva ancora trovato un nome adatto, ma più ci pensava... «Dico il sedere.» A fronte di un seno piccolo, lo aveva ammirato in Ami fin dalle primissime volte in cui l'aveva incontrata. Lei aveva dei glutei perfettamente proporzionati, sodi e lisci, dolcemente curvi.

Shun gli impedì di perdersi nei propri pensieri. «E secondo te, quale parte del tuo corpo preferisce Ami-san?»

«Hmm... le spalle?»

Il foglio gli diede una risposta più completa.

La schiena.

Alexander ci pensò su: per essere due persone che passavano tanto tempo a guardarsi in volto, era interessante che le loro preferenze andassero a parti del corpo che solitamente non avevano sott'occhio.

Mamoru aveva davvero voglia di sapere cosa passava per la mente di Usagi. «Non sarò originale e dirò anche io che di lei preferisco il seno, mentre Usagi...» Forse avrebbe detto il sedere? Negli ultimi tempi non faceva che pizzicarglielo.

«Allora?» indagò Haruka.

«Glutei» rispose Mamoru.

Il foglio lo smentì.

Addominali.

Ah, sì? pensò lui.

Haruka lo palpeggiò sullo stomaco. «Ci sono muscoli qui, ma non mi sembri così ben messo.»

«Ehm, mi difendo.» Ma dove lo stava toccando?

Haruka sollevò l'orlo del proprio pigiama, scoprendo la pancia. «Ne hai al massimo quanto me.» Lei si sarebbe allenata di più se Michiru non l'avessi preferita con linee poco definite.

Shun stava soffrendo. «Tenou, so che ti consideri uno della compagnia, ma quello è un ventre di donna e vedere che ti spogli mi sta facendo eccitare.»

«Esagerato, per una pancia. Da quanto non batti chiodo?»

«Un anno e tre mesi.»

Haruka lasciò ricadere il pigiama. «Sento il tuo dolore, ma non farò nulla per aiutarti.»

«Come dicevo prima: peccato.»

Scambi di quel genere non smettevano di lasciare incredulo Alexander.

Gen si stava divertendo. «Con Makoto per me è una lotta eterna tra seno e sedere, con un terzo contendente: le gambe. Lei di me preferisce i pettorali.» Non faceva che appoggiarci la testa sopra, posandovi baci.

Il foglio gli diede ragione sulle gambe di lei ma lo smentì sulla risposta che Makoto avrebbe dato su di lui.

Avambracci.

Hm. Si scoprivano sempre cose nuove.

Haruka voleva che il suo fosse un gran finale. «Kumada, vai tu.»

Yuichiro non sapeva scegliere. «Adoro i capelli di Rei, ma non so se sono compresi nella zona testa-viso. Comunque, lei è stupenda dappertutto, ma una parte che amo particolarmente sono le sue mani.»

«Le mani?» Haruka era delusa.

«Ha dita sottili, bellissime e aggraziate. Le muove con destrezza sulla tastiera quando suona.»

Ah, capì Haruka. «Scommetto che le usa bene anche su un certo attrezzo di carne che fa cantare te.»

Riuscì a far avvampare Yuichiro.

«Andiamo, non boccheggiare. Quale parte di te preferisce lei?»

«Ehm... ho queste specie di fossette in fondo alla schiena...»

Haruka scoppiò a ridere. «Come un bambino!»

Annoiato, Yuichiro le lasciò il suo divertimento. Nel frattempo il foglio aveva risposto.

Genitali.

Yuichiro corse ad appollottolare il pezzo di carta nel pugno, arrossendo come un pomodoro. Il suo stratagemma servì a poco: la risposta era apparsa nel foglio di tutti gli altri.

Mamoru si coprì gli occhi mentre Shun rideva. «Un'altra sfrontata!»

Haruka aveva un commento. «Noto che Hino preferisce l'intera area, mentre Minako sembra focalizzarsi su una singola parte di te.»

Shun non si lasciò scalfire. «Le mie palle non hanno nulla da invidiare a nessuno in quanto ad avvenenza.»

Per Mamoru c'era un limite a quanto potevano essere indecenti. «Haruka, concludi.»

«Certo, principe. La parte che Michiru preferisce in me è il seno. Non ho alcun dubbio su questo, perché non fa palparmelo.» A dimostrazione, procedette con un esempio.

Shun sbavò un poco e Haruka scosse la testa. «Non eccitarti per una cosa così stupida. Pensa piuttosto alla mia parte preferita di lei: la sua stupenda, vellutata, occasionalmente bagnatissima-»

Mamoru le coprì la bocca. «È chiaro.»

Haruka allontanò il viso. «Devo usare il termine medico? Ma 'vulva' non rende l'idea.»

Mamoru sentì cadere le braccia. «Se fosse una gara a chi è più sfacciato, vinceresti tu.»

Magari, pensò Haruka. «A proposito, come facciamo a votare su una domanda come questa? Non vorranno mica procedere con un nuovo test di gayezza e farci dire quali-»

«NO

Fu un coro a cinque così tuonante che Arimi sobbalzò nel suo giaciglio.

«Uh-uh-uh.... uahhhhhhhHHHHHHHHHHHHH!»

Shun la prese in braccio, desolato. «Festa finita. Quando si sveglia di questo umore...»

Il grido di sua figlia crebbe d'intensità.

Haruka non ci stava a vedersi rovinare tutto da una piccolina. «Passamela.»

Distratto dal pianto, Shun non seppe come replicare.

Haruka insistette, allungando le braccia. «Ho esperienza di neonati. Hotaru si calmava sempre tra le mie braccia.»

«Hotaru?» domandò Shun rivolto ad Alexander, sporgendosi sopra il tavolo.

Lui sospirò. «È una lunga storia.»

Haruka ricevette Arimi tra le mani e cambiò completamente modo di fare. «Ehi!» La sua voce si alzò di un tono e il suo sorriso si distese senza artifizio. «Come va? Questi mostri ti hanno svegliata?» Si alzò in piedi per dondolare, con Arimi appoggiata sul petto. «Va tutto bene, va tutto bene...»

Alexander stava assistendo a uno spettacolo senza precedenti. «Non so se mi sembra più una mamma o un papà.»

«Sono Haruka» sussurrò lei, poi posò un bacio sulla testa nera della bambina che teneva tra le braccia. Il pianto di Arimi si stava calmando. «Sono un genitore talmente bravo che non ho bisogno di classificazioni.»

Mamoru era propenso a darle ragione. Parlò a bassa voce. «Sperando che lassù non vogliano dar retta al suo ultimo suggerimento...» Non percepì segnali dall'entità che li stava gestendo. «Mi domando come dobbiamo procedere ora.»

Il foglio diede segni di vita. 'Per l'ultima domanda, votate la risposta più divertente.'

Sarebbe stato un duello serrato se Haruka fosse stata inclusa. Quando i conti furono fatti, il risultato la lasciò scontenta. «Se vi fosse stato permesso di votarmi, avrei vinto su Yama-coso.»

Yama-coso? sorrise Shun. «Kumada ti avrebbe battuto se non avesse scelto le mani di Hino. Che spreco, Kumada-kun.»

Yuichiro non era pentito. «Se dico che ogni parte di Rei è bellissima, significa che sto parlando di mani superlative. Comunque cambio gusti di mese in mese sulla mia parte preferita del suo corpo.»

A Shun toccava riferire i risultati. «Nelle varie fasi della gara, Alexander ha vinto una tappa, io due, e tu, Kumada, tre.»

Osservò Arimi in braccio a Tenou: incredibilmente, sua figlia si stava riaddormentando.

In aria apparve una scritta luminosa.

FASE FINALE

Il foglio diede loro una prima istruzione. 'Il vincitore ha la facoltà di non rispondere a questa domanda.'

Shun lanciò un'occhiata a Yuichiro. «Sei fortunato.»

Mamoru stava sudando freddo.

Shun lo notò. «Coraggio, ne uscirai vivo. E dopo quest'ultima prova torneremo a casa, giusto?»

Già, ricordò Mamoru. «L'altra volta non abbiamo avuto il tempo di salutarti. Vorrei farlo ora, per non rischiare.»

Shun si stupì di essere tanto considerato. Ma in fondo Mamoru Chiba gli dava l'idea di una persona cordiale e attenta alle formalità. «È stato un piacere per me parlare di nuovo con voi.»

Mamoru chinò piano la testa. «Vorrei conoscerti nella realtà. Penso che tu sia il compagno ideale per Minako.»

«Ah, sì?»

Mamoru annuì. «Lei è molto sola. Lo noto tutte le volte che la vedo.»

A Shun non sembrava. «Adesso sta uscendo con un attore.»

Per Mamoru non voleva dire niente. «Ha il tuo stesso modo di fare. È allegra, brillante, e ama stare al centro dell'attenzione. Ma di lei vediamo solo ciò che vuole farci vedere. C'è tutta una parte della sua anima che è troppo privata per essere condivisa, anche con chi le è amico.»

Shun ascoltò, rigido. Non tanto per ciò che stavano dicendo di Minako, quanto per quello che avevano capito di lui. Gli altri erano d'accordo, lo vedeva nei loro occhi.

Mamoru era comprensivo. «Minako ha bisogno di qualcuno che affronti il mondo alla sua stessa maniera. Voi due potreste capirvi.»

Be', a Shun sarebbe piaciuto esserle amico e naturalmente non disdegnava il pensiero di una relazione fisica con lei - per intuito, la immaginava meravigliosa -  ma non era sicuro di volere altro, da nessuno. Non voleva essere capito. Voleva solo... compagnia. E affetto, tanto - soprattutto per Arimi.

Mamoru Chiba intuì la sua incertezza. Gli mostrò un sorriso pacato. «Ti auguro una buona vita, fino al giorno in cui non ci rincontreremo e potrò dirtelo di persona.»

A Shun venne naturale scherzare. «Se ti troverò un po' ingessato all'inizio, non stupirtene.»

Mamoru accettò la burla. «Cercherò di essere più sciolto per allora.»

Shun ricevette anche i saluti degli altri e un semi-abbraccio dal suo amico Fox. «Sì, va bene, va bene. Possiamo andare avanti.»

Haruka si avvicinò per restituirgli sua figlia, mentre sul foglio appariva la spiegazione della loro ultima prova.

Yuichiro lesse. «Cosa faresti se lei decidesse di... lasciarti?»

Fece appena in tempo a percepire la gravità della domanda.

'Vivrete questo momento' elaborò il foglio. 'Vi sentirete come se fosse tutto vero e non potrete fare nulla per fermarlo.'

Mamoru si preoccupò, ma non per sé. «Questo non fa ridere. Non è una domanda imbarazzante: suona come una tortura.»

Gen non stava più respirando.

'La prova di Shun Yamato, tra un anno e mezzo.'

Shun strinse più forte Arimi, poi sbatté gli occhi e non fu più seduto al kotatsu. Gli altri erano spariti, c'era solo...

Percepì una voce di ragazza.

«Non dovremmo più vederci.»

Riconobbe che stava parlando Minako Aino e, cosa peggiore, si sentì come se conoscesse quella voce da sempre, come se la amasse da sempre.

«Perché?» bofonchiò. Qualcosa nel suo petto si stava sgretolando. Riuscì a vedere meglio la figura di lei.

«Ci siamo divertiti. Ora ognuno deve andare per la propria strada.»

Perché era devastato?

Perché sentiva che quella Minako stava mentendo?

«Non stavi bene con me?» le chiese.

In quell'universo dai contorni confusi percepì che lei stava abbassando la testa. «Stavamo bene, certo. Ma le cose tra noi si stavano facendo complicate.»

Cosa, cosa era complicato? «Perché? Io non voglio nulla da te.»

«... non è vero.»

Qualcosa in lui lo riconobbe come vero. «E Arimi?»

Gli occhi di Minako si riempirono di lacrime. Ora lui riusciva a vederla meglio in viso.

«Io amo Arimi. Se solo...»

«Cosa?»

«Se solo io...»

Allora non andare via. Resta. Se ami Arimi, io amo te.

Quello che provava lo spaventò.

Minako si asciugò con forza la faccia e lo guardò. «Non volevo fare una scenata. Volevo che fosse una cosa civile.»

Civile?

Hai riso mentre ti abbracciavo, hai dormito tante notti con me. Quando tornavo a casa, non vedevo l'ora di trovarti.

Tremando, Shun giocò la sua ultima carta. «Non ti sto chiedendo amore.»

«Lo so. È triste. Non pensi di meritarlo?»

A me basti tu.

Cosa diavolo stava pensando? Cos'era quell'agonia, quella devastazione...?

Minako si diresse verso una porta. 

Quando vide la sua mano su una maniglia, Shun sentì il terrore che lo inglobava.

No, no, no...!

Lei lo guardò. «Ciao.» Uscì dalla sua vita.

Lui si svegliò, due volte.

 


 

Ansimando, Shun sgranò gli occhi.

Ma cosa...?

Sentì il peso di sua figlia sul petto. Le tastò la fronte.

Bene, la febbre era ancora bassa.

Si guardò attorno. Perché aveva pensato che non fossero nella sua camera?

Perché aveva un groppo alla gola?

Che razza di sogno aveva fatto per sentirsi così male? Anche se prima che tutto diventasse doloroso...

Confuso, controllò la sveglia. Si era addormentato per un'ora e mezza. Se Arimi fosse stata meglio, di mattina, forse lui sarebbe potuto tornare a lezione.

Lei si agitò, per il freddo o forse per un incubo. Shun le posò le labbra sulla fronte.

Va tutto bene, ci sono io.

La osservò in volto e prese un fazzoletto morbido per asciugarle la goccia di muco sotto il naso. Lei era troppo piccola per ammalarsi come in quel giorno. Lo aveva spaventato.

Sono questi i momenti in cui mi fa paura essere l'unica persona per te.

La strinse più forte e tornò a sdraiarsi, per provare a dormire di nuovo. Appoggiò con cura Arimi accanto a sé, sul letto, coprendola.

La stanchezza gli annebbiava il cervello. Sfiorò la mano di sua figlia.

Riposare farà bene a entrambi, anche se io...

Si voltò e settò la sveglia tra altre due ore. Con un movimento del braccio, la buttò sotto il letto. Lui l'avrebbe sentita, Arimi no. Si permise un momento di sfogo assoluto.

Vorrei dormire fino alle dieci. Vorrei che tu fossi di nuovo sana. Vorrei...

Afferrò una sensazione di benessere e leggerezza, provata da poco, e si addormentò.

 


 

«È andato, come l'altra volta.»

Alexander era chinato in avanti, la fronte appoggiata su una mano. «Non voglio rivederlo solo tra un anno e mezzo. Non posso immaginare che passerà davvero quello che abbiamo visto.» Come tutti, aveva sentito cosa stesse provando Shun, quasi come se fosse nei suoi panni.

Ebbe un ricordo più recente, reale. «Lo rivedremo prima» gioì. «Lo sto invitando al mio matrimonio!»

Yuichiro ne fu contento. «Verrà?»

Alexander annuì. «È un viaggio lungo, ma gli pagheremo il biglietto. Rimarrà per almeno una settimana. Potrete incontrarlo.»

Mamoru ne aveva tutta l'intenzione. Non era riuscito a capire cosa esattamente fosse successo tra Shun Yamato e Minako per dar vita alla scena a cui avevano assistito, ma teneva a vedere quel ragazzo prima che succedesse una cosa simile. Voleva anche fargli conoscere Minako e, possibilmente, osservarli durante le loro prime interazioni.

Gen era teso. «Inizio a salutarvi anche io. Ci rivedremo nella realtà, quando vorrete.»

Yuichiro teneva a dire una cosa. «Parla con Makoto.»

Gen temeva che presto avrebbero capito perché lui cercava di non farlo.

Haruka voleva essere generosa. «Vado prima io, okay? La maggioranza di voi non mi conosce abbastanza per essere a suo agio con l'idea che vi guardi in momenti così privati. Me ne avete riferiti diversi, ma avermi come spettatrice mentre soffrite in technicolor... Con Yama-coso è stato sufficientemente penoso.»

Yuichiro si accorse che quella di Haruka era generosità. «Non ti dispiace sapere che noi guarderemo quello che succederà a te?»

«No» rispose Haruka. «So cosa accadrà. So come la prenderò. È... stato divertente parlare con voi. Mi piacerebbe rifarlo.»

Offrì un ultimo saluto al suo futuro sovrano, poi lasciò che le palpebre ricadessero pesanti sui suoi occhi.

Si sentì... cadere.

Si ritrovò in un mondo marino, buio, oceanico come la donna che amava. I capelli di lei ondeggiavano nell'acqua.

«Mi sono stancata di te, Haruka.»

Il suo essere vibrò di terrore. «Che gioco è?»

«Non scherzo, è la verità.» Michiru era severa e seria. «Siamo state insieme per troppo tempo. È subentrata la noia. Non costringermi a infierire.»

Haruka sapeva che Michiru era sincera per rispetto. «Okay. Ti sei annoiata.»

«Esatto.»

«Separiamoci per un po' allora. A questo non mi oppongo.»

Michiru le mostrò la sua prima esitazione. «Non posso prometterti di tornare da te.»

«Non farlo, non ho bisogno di promesse. Ti riconquisterò daccapo.»

«Haruka... Se fosse possibile, adesso io non ti starei...»

«Zitta. Mi devi almeno questo. Ti riconquisterò, ho detto. Qualunque cosa tu faccia, qualunque cosa provi ora, io riuscirò a farti sentire di nuovo viva. Sarà come quando avevamo sedici anni, ricordi?»

Michiru si intenerì. «Eravamo bambine.»

«Forse ci siamo messe insieme troppo presto, e per questo adesso sei stanca, e ti chiedi se non ci sia altro là fuori. Tu sei tutto l'infinito che cerco, Michiru. Ho fallito come compagna nel non farti provare lo stesso.»

«Haruka... E se non dipendesse da te?»

«Lo farò dipendere da me. Deformerò il mondo, il tempo, per te. Ricordi quando ti ho promesso di essere la luce che avrebbe acceso le tue giornate? Ora è buio per te, quindi sono venuta meno alla promessa.»

Nell'acqua, Michiru iniziò a singhiozzare.

Haruka smosse i flutti per raggiungerla. «Se devo confrontarmi con tutti - tutti - i possibili partner da cui sarai attratta, mi metterò alla prova per te. Per dieci anni, per un secolo. Ne uscirò sempre vincitrice, ne sono sicura.» Puntò un dito sul suo cuore. «E quando qui ci sarà solo entusiasmo e sorpresa, nonché quella gioventù che ci siamo lasciate sfuggire, io sarò di nuovo l'Haruka che ti ha resa felice. E tutto sarà buono nel mondo.»

«Sei una stupida.» Michiru l'abbracciò.

Haruka la strinse, più forte che mai.

Non c'era ostacolo, o paura, che non fosse in grado di abbattere per la donna che la completava.

Si lasciò andare all'oblio - una prima volta, poi una seconda volta ancora.

Fu una sensazione strana, ma pacifica.

Quando si fosse svegliata, era certa che avrebbe sentito di non aver mai fatto un sogno così pieno.

 

Sul kotatsu erano rimasti in quattro. L'angolo lettino di Arimi era sparito, con grande nostalgia di Alexander. Incredibilmente, anche Haruka Tenou gli mancava. «Per forza lei non aveva paura.» Era stata capace di trasformare un incubo in un sogno di pace.

«Sono ying e yang» commentò Mamoru. «Sanno che non avrebbero senso l'una senza l'altra.»

Alexander sentiva che per lui ed Ami sarebbe stato lo stesso. Era quasi disposto ad offrirsi volontario per il prossimo turno, ma voleva prima sapere cosa avrebbe fatto Gen affrontando la sua prova più dura. Temeva il risultato, ma sperava di sbagliarsi.

«Posso andare io» disse Mamoru.

Gen scosse la testa. «Non avete capito bene quello che cercavo di dire prima su me e Makoto. Magari dovreste vederlo.»

Yuichiro non era disposto a starsene a guardare mentre gli altri si sottoponevano a quella tortura. «Vado io. Non importa se ho vinto: chiedo di poter essere sottoposto a questo supplizio.»

Gen non lo comprendeva. «Sei impazzito? Tu puoi evitarlo.»

Sì, ma non gli andava più. Sperava di essere d'esempio a Gen affrontando una giornata che, prima o poi, sarebbe arrivata nella sua vita. Ne era terrorizzato, ma ora sapeva cosa avrebbe fatto. «Guarda pure.» Appoggiò una mano sulla spalla di lui. «Ci vediamo di là, magari domani. Se avrai voglia di tirare di boxe, io sono sempre un buon punching bag.»

Con un ultimo sorriso a Mamoru e Alexander, Yuichiro chiuse gli occhi.

Entrando nel suo incubo ansimò, in attesa. Si trovava in una stanza, in penombra. Riconobbe la posizione della finestra: era la camera di Rei.

Nel buio di un angolo lei cominciò a urlare. «BASTA! Non ti sopporto più! Non sai mai cosa fare, non vuoi deciderti a prendere la strada che serve per stare con me! Ho capito, è difficile! Ma io non posso rimanerti accanto se ti rendo infelice!»

Il tono di lui fu supplicante. «Non sei tu, Rei. È che...»

«Ha importanza? Io e il mio destino siamo indissolubilmente legati. Io sento...» Rei deglutì. Singhiozzò. «Sento che l'amore che provo per te finirà per trasformarsi in qualcosa di diverso se continuiamo così. Non voglio, Yuichiro! Dire basta adesso farà meno male.»

... lo stava lasciando?

Lei non smetteva di tremare, facendolo sentire indegno, meschino.

«Se-» balbettò Rei, «se abbiamo una possibilità di stare insieme, il tempo sistemerà le cose. Di tempo io ne ho in abbondanza, no?» I suoi occhi diventarono pozze di dolore. «Ti ricordi quando dicevamo che potevamo lasciarci per qualche decennio?»

Cosa stai facendo? domandò a se stesso Yuichiro. Cosa stai facendo capitare?

«Adesso mi sembra giusto allontanarci, Yu.»

«No.»

«Ti prego...»

«Lascerò il tempio.»

Rei sprofondò nell'agonia.

«Andrò via, per smetterla di rimanere attaccato a un passato che non posso riconquistare. Senza di te io muoio, Rei. Andrò via da qui, ma non smetterò di vederti.» Si arrabbiò da morire, ma non con lei. «Non ci lasceremo neanche per un istante! Per tanto tempo ti ho detto che non ti avrei mai delusa. Non lo farò adesso!»

Lei non disse nulla. Non gli credeva.

«Hai ragione, sai? Hai ragione su tutto» la supplicò lui. «È colpa mia. Ma guardami, per favore: finora non ti ho mai fatto questa promessa perché non ne ho avuto il coraggio, ma mai più, neppure una volta, sentirai che sono infelice con la strada che ho scelto. Volevo il tempio e non volevo responsabilit perché era facile e comodo. Era sicuro. Non conta nulla se non ci sei tu. Non conta nulla se ti faccio piangere.»

Andò da lei e l'abbracciò, contro le sue deboli proteste. «Tu. Tu sei tutto ciò che ha senso. Non ti abbandonerò per nessun motivo. Sarò l'uomo che voglio diventare per te. Tutti i tuoi sogni sono i miei. Il mio sogno sei tu, ricordi?»

Rei resisteva alla sua stretta, con sempre meno forza. «E se restassero solo parole?»

«No, te lo dimostro da subito. Trasloco domani.»

Lei incontrò il suo sguardo.

«Prenderò tutte le decisioni avventate e dure che serviranno a formarmi. Anche io voglio essere finalmente una persona senza insicurezze. Non posso più andare avanti con l'incertezza di non essere degno di te.»

«Non starò più a ripeterti che lo sei» ribadì sofferente lei. « Non posso passare la mia vita a convincerti.»

Con naturalezza, lui creò una luce rossa nella mano. Le diede la forma di un filo, che avvolse attorno al mignolo di lei. La sorpresa per una capacità tanto enorme fu... nulla.

Roteando il polso, Yuichiro fece danzare l'altro capo del nastro sottile fino ad avvolgerlo attorno al proprio dito. «Tra tutte le persone che potevi incontrare, hai conosciuto prima me. Ti sei legata a me. E io sono in grado di fare questo.» Un giorno, lo sapeva, sarebbe stato molto più forte di così. «Dovevi giungere a me, Rei, almeno quanto io dovevo trovarti.»

Lei intrecciò tutte le dita con le sue.

Yuichiro lasciò scivolare le labbra sulla sua fronte. «Ho pace solo quando respiro l'odore della tua pelle. Scusami per aver messo in pericolo tutto quanto.»

Si sentì abbracciare da lei e tornò ad essere completo, pieno. Rei sollevò il viso per baciarlo. Anche se sapeva che stava solo sognando, Yuichiro si abbandonò a fare l'amore con lei senza neppure pensarci.

 


 

Lo svegliò una sensazione fisica di umido sul collo e la carezza di una mano sulla spalla nuda.

Nel buio, Yuichiro voltò la testa verso Rei. «È ora di andare?»

La sentì annuire. «È meglio che torni in camera tua.»

Lui tardò a reagire, rimanendo sdraiato.

«Cosa sognavi?» mormorò lei. «Mugugnavi.»

Non ricordava bene. Strinse un braccio attorno al suo corpo.

Rei si lasciò stringere, appoggiando la testa sul suo petto.

«Non mi piace farti arrabbiare» le disse lui.

«Non parliamone ora.»

Yuichiro accettò il silenzio solo per un momento. «Ti amo. Con tutto ciò che sono.»

Lentamente, lei aprì un palmo sul suo cuore. «Anche io. Veramente tanto, Yu.»

Non era da lei ammetterlo a tal punto, se non per dolore.

Yuichiro si voltò su un fianco, per avere il viso davanti al suo. «Non litighiamo più.»

Lei accettò il bacio. «Sì.»

Non era ancora tutto a posto, ma a nessuno dei due importò. Indugiarono in contatti lievi, saziandosi del momento.

Per un altro po', riposarono insieme.

 


 

Era una relazione passionale, pensò Gen. Era una relazione viva e piena di speranze, ma senza immaginarlo Kumada aveva versato del sale nella sua piaga.

Alexander lo aveva intuito. «Ricollegarsi al concetto di destino gli ha fatto bene. Era un sogno. È stato solo un altro elemento che gli ha assicurato che lui e Rei...»

«Non c'è bisogno di spiegare. Sono contento per lui. È davvero la persona giusta per Hino.» Yuichiro meritava di convincersene e di uscire dallo stato di frustrazione che lo piagava ogni giorno.

Mamoru cercò la sua attenzione. «Vuoi sapere cosa farei al posto tuo?»

«Sentiamo» disse laconico Gen.

«Se fossi senza potere, e Usagi fosse tutto quello che è... Resterei con lei. Vivrei i miei anni di comune essere umano al suo fianco, perché nessun'altra vita potrebbe darmi un decimo di quello che proverei standole vicino.»

Era una soluzione. Ma Gen non aveva solo se stesso di cui occuparsi.

Piegando un poco il capo in avanti in un piccolo inchino, terminò di fare i suoi saluti. «Se ricordaste qualcosa di quello che state per vedere, non avrei più il coraggio di guardarvi in faccia, sapete?» Gli uscì un sospiro di fastidio e sofferenza. «Voglio tornare nel mondo reale.»

Mamoru percepì ciò che stava accadendo. «Ci dispiace di non averti potuto aiutare.»

Gen scosse la testa. «Non è stata colpa vostra. Ha... avuto un senso parlarne. Grazie.»

Alexander volle sapere una cosa. «Stasera sei a casa di Makoto?»

«Credo di sì.»

Bene. «Allora dimentica questo sogno.»

Gen sorrise. «Succederà comunque, no? Ma mi piacerebbe uscire più spesso con voi.» Li guardò entrambi e pensò anche a chi se n'era andato. Mentalmente, salutò anche loro. «A presto.»

Le sue palpebre si chiusero da sole. Entrare in quel sogno fu come scendere in un buco profondo. Non vi era luce all'interno. Non vi era aria.

Davanti a lui apparve Makoto, unico punto di colore sbiadito. Di profilo, lei guardava in alto.

«Quando stiamo insieme non sorridiamo più, non è vero?»

Lui sentì di aver vissuto i molti mesi che avevano portato a quel giorno.

Sul viso di lei la felicità era una memoria lontana. «Ricordi quando venivi a casa mia e io cucinavo per te? Mangiare insieme era il momento più bello che avevamo. Io volevo vivere per sempre in quell'appartamento, Gen. Volevo essere una ragazza normale, per te.»

«Io volevo essere di più per te.» E tutto in lui si struggeva per non esserlo, soffrendo per la consapevolezza di non aver davvero voluto cambiare tanto.

«Non sei sbagliato, Gen. Farti sentire così è tremendo. Sei talmente bravo a disegnare edifici... Sei un fidanzato attento. Quando un giorno avrai dei figli, sarai anche un bravo...» La voce di Makoto si spezzò. «Io... Questa mia vita... Non riusciamo quasi più a vederci. Passo così tanto tempo dietro a cose che una volta non avrei mai pensato potessero interessarmi. A volte vorrei tornare indietro, ma sento che sarebbe un errore. Soprattutto, sento che ho così tanti anni per pensare ad altro, in futuro. È tempo che sento di rubarti, Gen.»

Lui non riusciva a parlare.

Lei pianse. «Ti incontro, e so che tu pensi che te lo stia rubando.»

«No...»

«'Dov'è la mia Makoto?'» lo imitò lei. «'Dov'è la ragazza che gestiva una pasticceria e voleva la vita che desideravo io?'»

Gen voleva dirle che la vedeva ancora, a volte. Voleva dirle che per quei momenti era disposto a sacrifici e rinunce.

Persino il cambiamento non lo spaventava. Poteva apprezzarlo. Poteva cambiare lui stesso. Ma...

Makoto osservava nella sua anima. «Non sorrido più così tanto, con te, perché mi ricordi quello che non posso più avere.»

Quello era il problema, l'agonia: qualunque cosa lui avesse fatto, non sarebbe riuscito a restituire a Makoto... Makoto stessa. E non poteva trasformarsi nel dio di cui lei iniziava ad avere bisogno.

Makoto non smetteva di guardarlo. «Ti amo ancora, lo sai?»

«Ti amo anche io.» E l'avrebbe amata anche tra cinquant'anni - un tempo troppo ridotto per renderla felice e per contare qualcosa nella vita secolare di lei.

I singhiozzi la travolsero. «Non voglio mai arrivare a sentire che mi odi! O peggio, a non volerti bene io!»

«Mako... Mako.» Lui voleva inglobarla in un abbraccio. Ma per ciò che stava per dire, non ne aveva più il diritto. «Ti amerò fino al mio ultimo respiro.»

Lei annuì, più volte. Iniziò a sillabare con le labbra e lui seppe che stava esprimendo lo stesso sentimento.

Makoto trovò la forza di deglutire. «Voglio ricordarmi che ci fu una volta in cui amai una persona con tanta purezza da lasciarla andare.»

Gen capiva. «Addio.»

Per non averla costretta a dirlo, lei gli mostrò l'ultimo sorriso che gli avrebbe regalato. Era un'espressione di strazio, ma conteneva sollievo.

Makoto sparì dal suo mondo tra lacrime di rassegnazione.

Con un passo lui si inginocchiò. Si sedette e portò una mano alla faccia.

Sentì tremare le spalle.

Cominciò a singhiozzare.

  

Alexander e Mamoru non parlarono per un intero minuto.

«È un errore» disse infine Alexander.

Lo era? pensò mesto Mamoru.

«Pensi davvero che si riprenderanno da questo? Pensi che riusciranno ad avere la vita per cui si sono sacrificati?»

Mamoru non lo sapeva. Non ne era sicuro. «E se rimanendo insieme logorassero quello che hanno adesso?»

«Non provarci è sbagliato. È da codardi!»

No. «Sono due coraggiosi. Stanno lottando finché possono, ma smetteranno quando si faranno male a vicenda»

Alexander si zittì. Era arrabbiato. Ripensava alla coppia che conosceva - a quella che correva a stringersi la mano quando si incontrava - e non poteva immaginare che finisse in quel modo.

«Cosa c'è?» domandò Mamoru.

«Dovrebbe esistere, in questo universo, un potere in grado di liberare Makoto.»

Da Giove? «Se lei davvero volesse annullarsi a tal punto, continuerebbe a stare con Gen. Ma essere pianeti è una vocazione. L'animo di Makoto è troppo generoso per non ascoltare il grido di tutti coloro che potrà aiutare come Sailor Jupiter. Sarà un richiamo continuo. Lei finirebbe con l'odiarsi, se vi rinunciasse.»

Alexander soffriva per Gen. «Non so come risolveranno, o se risolveranno. Ma io li ho visti insieme e se potessi dare qualcosa per saperli ancora così felici tra mille anni...»

La sua generosità rasserenò Mamoru. «Il bene attira il bene, dice Usagi. Se anche noi sentiamo tanto ciò che provano, è possibile che il loro legame trovi una via, un giorno.»

Alexander voleva crederci. Ancora non era successo nulla, in fondo. Quelle che aveva visto erano le paure di Gen che prendevano vita. Makoto poteva pensarla diversamente.

Esatto. Doveva credere in lei.

Espirò a fondo.

Il modo migliore per dimenticare era fare la sua prova e tornare a a dormire nel suo letto, dove lo aspettava Ami. Voleva il suo abbraccio. Voleva accendere il mini-computer e vedere la luce che rappresentava la scintilla di vita del loro bambino.

Per distrarsi dall'incubo di Gen, guardò di sbieco Mamoru. «Quindi tu farai la tua prova senza che nessuno assista?»

«Non ti ho chiesto di andare per primo.»

Hm.

Poiché erano soli, Alexander si sentì particolarmente vicino a lui. «Non hai paura, vero?»

Mamoru sorrise e fu come se anche lui stesse scacciando il pensiero dell'ultima scena a cui avevano assistito. «Non ho paura.»

Quello che aveva con Usagi era un matrimonio felice, pensò Alexander. «Sai cosa le dirai? Quale motivo pensi che potrebbe cercare per lasciarti?»

Mamoru aveva una risposta pronta. «L'apatia. Un giorno io potrei svegliarmi e pensare che la mia vita con lei è sempre uguale. Oh, la amerei ancora, con ogni fibra di ciò che sono, ma cadrei in una routine apatica. Mi concentrerei sui miei doveri di sovrano. Lei sarebbe diventata più la mia regina che la moglie di cui cercavo il sorriso ogni giorno. Immagino che anche Usako diventerà più seria e posata in futuro. Sarà più matura. Cambieremo. In quel futuro lei potrebbe guardarmi e pensare che la spensieratezza di oggi se n'è andata dalle nostre vite. Proverebbe a riaccenderla, ma se io non ricambiassi l'entusiasmo, lei sarebbe così infelice... A quel punto proporrebbe di separarci.»

«Diventereste sovrani divorziati?»

Mamoru scosse la testa, sereno. «Tornerei ragazzo per lei. Torneremmo entusiasti, insieme. Per allora l'avrò già conosciuta per chissà quanti decenni, o secoli, ma mi darebbe una figurativa botta in testa immaginare di non averla più nella mia vita. A quel punto, mi ricorderei che sono ancora fortunato. Che il mondo è bello e magico per il destino che ci ha uniti. Sarà come ricominciare daccapo. Sentirò di nuovo che è una cosa unica che proprio lei si sia innamorata di me.»

Alexander ritrovò un po' di gioia. «Sono queste le storie che mi piace sentire.»

«Già, sei un romantico. Forse eccessivamente.»

Come?

Mamoru spiegò. «Qualche volta le persone come me - specie se sono uomini - sono a disagio nel parlare troppo dei loro sentimenti.»

Be', quello era un difetto suo. «Io sono semplicemente consapevole di quello che provo.»

Mamoru si incuriosì. «Chi ti ha insegnato?»

Per Alexander la risposta fu naturale. «La mia Nanny. Non avevo un padre che mi stesse dietro a controllare che mi piacessero di più i mostri o le storie d'avventura e guerra. Mi interessavano anche quelle, ma per farmi dormire Nanny Shoko mi raccontava storie di principi innamorati che salvavano principesse. Diceva che un giorno dovevo farlo anche io, così avrei avuto qualcuno di speciale che mi avrebbe voluto tanto bene, per il resto della mia vita.»

Mamoru non trovò subito la cosa giusta da dire. «L'hai presa alla lettera.»

Alexander scoppiò a ridere. «Sì!»

A Mamoru fece piacere sentire quella allegria. Anche lui preferiva le storie a lieto fine. Al pensiero di Gen e Makoto provava ancora dolore. «Pensi che ci sia un motivo per cui Ami potrebbe lasciarti?»

«Ho avuto il mio choc all'inizio» rispose Alexander. «Sono stato lasciato da Ami, per davvero. Per diverso tempo mi sono comportato in modo da essere sicuro che non accadesse più. Visto che non avevamo risolto il problema alla radice, c'è stato dentro di me un piccolo dubbio per tutti i mesi che ho passato in America. Separarmi da Ami e assaggiare una vita che non la includesse è servito a ricordarmi ciò che ero sicuro di provare per lei. Ho ascoltato la voce che mi diceva che Ami non poteva dimenticarmi. Perciò, nel caso impossibile che lei se ne saltasse di nuovo fuori con l'idea di allontanarci... La prenderei da parte e le direi che capisco che ha paura. Che so che stiamo costruendo qualcosa di così importante e complesso insieme che è normale pensare che rischi meno a fare tutto da sola. Ma noi possiamo parlare, di qualunque cosa. Possiamo litigare. Possiamo mandarci a quel paese. In qualunque caso, io non le starò lontano più di qualche ora. Anche quando sarò arrabbiato, non l'abbandonderò mai col pensiero. Perciò... non c'è rischio. E anche se ci fosse...» Si accese di una gioia pacata, sicura. «Ormai c'è un bambino che tutti e due non vediamo l'ora di conoscere. È una felicità che vince su qualunque paura. L'idea che Ami possa lasciarmi, o che io possa lasciare lei, è un pensiero del passato. È un timore sepolto.»

Dopo un simile discorso, Mamoru non poteva che giungere a una conclusione. «Non penso che faremo la nostra prova.»

«Hmm... Non avremmo molto da mostrare a chi controlla questo sogno, oltre a quello che abbiamo già detto.»

Infatti. E già che c'erano... «Chi può avere interesse a sondare quello che pensiamo con prove come quelle a cui abbiamo partecipato?»

Era una bella domanda, pensò Alexander. Sul punto di dire la sua, esitò. «Sento che non dovremmo cercare una risposta.»

Lo aveva percepito anche Mamoru: era stato come se d'improvviso avesse trangugiato un litro d'alcool. La sua mente si era annebbiata in maniera molto selettiva, su un'unica questione.

Li rigiravano come involtini. «Prima che ci chiudano gli occhi a forza, salutiamoci.»

Alexander era d'accordo. «Mi piacerebbe diventare tuo amico nella vita reale.»

«Lo siamo già.»

«No. Siamo due conoscenti che si comportano da amici.»

Mamoru riconobbe la verità dietro quelle parole. «Be'... perché tu sei freddo.»

Alexander strinse gli occhi. «Quando?»

Mamoru scrollò le spalle. «Te ne stai sulle tue. Non mi avvicino perché non sono sicuro che ti faccia piacere.»

«Io non mi avvicino perché tu sei scostante. E sarcastico.»

«Lo sei anche tu. E le mie battute ti fanno divertire.» Lui le diceva apposta, per stare al passo.

Alexander era confuso. «Però a volte le tue uscite sembrano forzate e non capisco se hai davvero voglia di parlare con me.»

Mamoru non era il solo a farsi fraintendere. «Quando parliamo, tu trovi un argomento su cui discutere e competi per chi trova la soluzione più logica.»

Alexander rideva, incredulo. «Perché è divertente! Infatti anche tu inizi quelle discussioni.»

Era vero, ricordò Mamoru.

Smettendo di parlare, giunsero entrambi a una conclusione. 

«Dobbiamo interagire in gruppo.»

«Sì. Gen e Yuichiro ci smorzano. Yuichiro soprattutto.»

«Gen non ci ferma e se la ride.»

Mamoru lo rammentava. «In quei momenti mi viene voglia di...» Sollevò un pugno, stringendolo.

Alexander era completamente d'accordo. «Devi aiutarmi a metterlo a tappeto un giorno.»

«Due contro uno non è cavalleresco. Comunque, sarà ben altro a mandarlo a terra.»

Tornando a deprimersi, Alexander sospirò. «Prova a ricordarti di parlarne con Usagi.»

«Come? Sento che sto già dimenticando l'inizio di questo sogno.»

Il kotatsu in mezzo a loro sparì.

Sporgendosi in avanti, Alexander offrì una stretta di mano a Mamoru - un saluto così americano per lui, ma stava cercando di proposito un contatto.

«È stato divertente» disse quando Mamoru ricambiò la stretta. «Mi ricorderò di essere meno freddo.»

E lui meno scostante. «Per Usagi... sono sicuro che Makoto le parlerà. O lei ci arriverà da sola.»

Alexander tornò a sedersi sulle ginocchia. Sentiva la stanchezza incombere. «Farebbe qualcosa, se potesse?»

«Sì.» Per finire di parlare, Mamoru si sforzò di non chiudere le palpebre. «Ma Makoto e Gen... ce la faranno da soli.» Voleva crederci.

Si addormentò nel sogno.

 


 

Quando si era svegliato, Gen aveva avuto la sensazione di aver sognato la morte di suo padre, o qualcosa di altrettanto orribile.

Makoto. C'entrava Makoto.

Si voltò su un fianco e cercò il corpo di lei, avvolgendolo.

Makoto rabbrividì. Interrompendo il sonno solo per un istante, portò una mano alla sua schiena e strofinò la guancia calda contro la sua clavicola.

Abbracciarla gli diede conforto.

Perché si sentiva come se avesse immaginato di non poterlo più fare?

«Hrm-rr-hmm...»

Quei piccoli ringhi di lei erano adorabili.

«... sei sveglio?»

Lui cercò di rilassarsi. «Sto dormendo.»

«Okay...» Dopo averlo stretto un po' di più, Makoto si abbandonò di nuovo al sonno.

Con l'odore dei suoi capelli sul naso, fu tutto a posto anche per lui.

Finalmente riposò.

 


 

 

Pluto terminò di unire le mani, chiudendo la finestra temporale che aveva permesso la creazione di quel momento.

«È soddisfatta, Lady Venus?»

La signora di Venere era concentrata. «Sì. Avrei voluto una conclusione più allegra, ma mi sono fatta guidare da loro.»

«Trovo pericoloso continuare a interferire coi loro sentimenti.»

«Sono cose già successe, Pluto. Inoltre, tutto ciò che abbiamo fatto quadra perfettamente con ciò che sarà.»

Setsuna sentiva di dover essere chiara. «È possibile cambiare il passato e creare una dicotomia inaccettabile. Vi è ulteriore ragione di crederlo in considerazione della presenza tra noi di un'entità come sua Maestà la Regina. In questo sogno abbiamo influito sulla persona che le è più legata. Nel precedente, abbiamo giocato con la sua mente.»

«Calmati. Esiste già un legame spazio-temporale tra questo tempo e il passato di quegli anni. A breve il nostro Nemesis tornerà da loro con una squadra.»

«No. È già tornato, nel loro passato.»

La giovane Pluto ancora non sapeva quante altre cose stavano tornando in quei pochi anni ante duemila.

Setsuna non capiva. «Perché vi state concentrando su quel periodo, Lady Venus?»

«Eravamo molto vicini a ciò che siamo oggi, senza ancora esserlo. Sto distendendo la mente dei miei amici facendo vedere loro episodi di quel tempo. Sai, le ragazze hanno deciso che una prossima volta vogliono partecipare.»

Setsuna soffrì.

Minako le sorrise. «Sei così ligia al dovere, Pluto-chan. Se tutta una compagnia di Inners vuole essere qui, e la tua sovrana dà il suo permesso, perché ti opponi?»

«Sono la guardiana del tempo.»

«Sei una ragazzina di diciannove anni. Ti stiamo aiutando ad allenarti.»

Anche se aveva le sue riserve, Setsuna non aveva modo di opporsi.

Minako volle consolarla. Sapeva cosa voleva dire sentirsi caricate di grandi responsabilità ed essere ancora impreparate. «Presto viaggerai nel tempo e conoscerai le persone che vedi in questi sogni.»

Setsuna doveva ammettere che era un vantaggio sapere così tanto su compagni che doveva ancora incontrare. In particolar modo sulla potente Uranus, che fin da principio l'aveva trattata con una tenera e insopportabile condiscendenza - per via della sua giovane età, e perché aveva conosciuto una versione di lei molto più vecchia e saggia.

Setsuna rifletté ugualmente. «È giusto che io abbia così poco riguardo per la loro riservatezza?»

«È il mio poco riguardo. Inoltre, meriti questo e molti altri doni, Setsuna. Vigili su questo cancello, in solitaria, da un anno.»

«È la mia natura, Lady Venus.»

«Sei troppo giovane per essere qui, senza aver davvero vissuto.»

Setsuna non aveva fretta. «Un giorno imparerò a svolgere il mio compito lontano da questo luogo. In questo presente è necessario che io non mi allontani da queste porte.»

Minako si trattenne dall'accarezzarle la testa. «Sì. Ti lascio una copia del momento che abbiamo visto. Riguardalo ogni volta che desideri. Come regalo, la prossima volta non tornerò da sola.»

Setsuna non sapeva se era un dono.

Giocosamente, Lady Venus le offrì un inchino del capo. «A presto, guardiana del tempo.»

Setsuna mostrò il suo rispetto. «Ossequi, signora di Venere.»

Rimasta sola davanti alle porte spazio-temporali, fiera, continuò la sua veglia.

 

 

Divertissement -  Un anno dopo, i ragazzi - FINE

 

 


 

NdA: Allora... Chi vi è piaciuto di più? Quale parte vi ha interessato maggiormente? Sono ansiosa di sapere.

Venendo a un commento sulla stesura, ho scritto questa storia a pezzi, in giorni separati. È stato anche grazie all'indispensabile supporto che mi avete offerto su Facebook, commentando le anteprime, che sono sempre riuscita ad andare avanti e a trovare ispirazione.

Al momento ho molto impressa l'ultima parte che ho scritto e do qui un annuncio: con le ultime righe di questo Divertissement, Setsuna è diventata un personaggio a cui posso finalmente dare una storia nella mia testa. Ho buttato le basi per la sua situazione e quando ha parlato di come non le pesi essere una guardiana del Tempo, ho voluto scrivere un pezzo in cui ne spiegavo le ragioni. Sarà per un'altra storia, per un altro momento. Piano piano anche lei entrerà a far parte della schiera di personaggi con cui mi destreggio, partecipando in maniera importante alla saga.

Per ora è stato un grandissimo piacere giostrare gli altri. Ah, Haruka! Quante soddisfazioni. E Shun con lei (nonché da solo!)

È stato bellissimo e divertente scrivere questo capitolo. Ancora più bello sarà sentire anche qui cosa ne pensate :)

P.S. Ringrazio Giorgia per la betatura del capitolo!

Elle


 

P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie storie: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

E il gruppo chiuso (Lo Spoilerone di Elle) che contiene lunghe e dettagliate anticipazioni su quello che voglio raccontare in Zenit, il sequel di Verso l'alba.


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Capitolo 4
*** Nel trentesimo secolo, i figli delle Sailor ***


Divertissement

 

 

Divertissement

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation.

 


 

Divertissement - Nel trentesimo secolo, i figli delle Sailor

     

Nota importante: ho scritto questa storia in risposta a una sfida che ho lanciato l'altro giorno nel gruppo Facebook.

L'idea che ha vinto è quella di Francesca, che chiedeva 'E se i figli del futuro guardassero un po' il passato?'

Mi è venuto in mente che potevano farlo tramite la visione degli episodi onirici che avevo già creato. Ho dovuto inventarmi dei nomi per questi figli, ma non tutti sono ancora fissi (in particolare, il nome delle figlie di Rei e Minako). Alla fine troverete dei link con le spiegazioni sui nomi che ho scelto e sul carattere di questi nuovi personaggi.

Per ora buona lettura :)

     

     

«Hai trovato quello che cercavamo?»

Adonis si fece apparire in mano il supporto digitale in vetro che aveva rubato a sua madre. «Successo!»

Sua sorella Nike, la nuova Venere, gli strappò di mano il prezioso reperto. «Siamo tutti d'accordo? Non deve uscire una parola di quello che vedremo stasera!»

Per la nuova Marte non era un problema, d'altronde lei sapeva tenere la bocca chiusa.

Eve aveva già la mano tesa. «Datemelo. Facciamo partire i video!» Era la più curiosa tra loro. Voleva sapere se davvero sua madre Ami da giovane fosse stata così timida e ritrosa.

Hera si sentiva ancora in colpa. «Potevamo convincerli a darci questi filmati...»

Adonis roteò gli occhi al cielo. «Maddài! Se non volevano nemmeno che sapessimo della loro esistenza!»

«Magari parlano di cose che dei figli non dovrebbero sentire!»

Nike non riusciva a credere a tanto pudore. «Hera, ma il tuo nome non richiama la dea madre della fertilità e del matrimonio? Dovresti sapere che a letto i tuoi genitori non si limitano a dormire.»

A venticinque anni Hera era la più matura tra la presenti, ma la sfacciataggine degli eredi di Venere raggiungeva vette che lei non era mai riuscita a toccare. Quei ragazzi dovevano essere domati. «Se iniziano a parlare di sesso, spegniamo tutto.»

Fu travolta da un coro di proteste.

Si udì una voce alla porta. «Perché gridate?»

Oh, no. Suo fratello minore, Raiden, li aveva scoperti. Lui aveva solo quattordici anni e non era possibile accordargli fiducia su un segreto.

«Raidi!» Adonis lo accolse a braccia aperte. «Unisciti a noi!»

Raiden ubbidì subito. Il giovane Titano aveva troppa influenza sul suo fratellino. A diciotto anni il figlio di Venere era uno scapestrato rubacuori, un modello da imitare per il nuovo impressionabile Ganimede.

«Preferirei che non fosse qui» puntualizzò Hera. «Raiden è troppo onesto, non sa mentire.»

«Lo sottovaluti» minimizzò Eve, la nuova Mercurio. Stava diventando impaziente. «Comunque non ho intenzione di aspettare oltre, potrebbero accorgersi di quello che ha fatto Adonis.»

Al solo pensiero Hera tremava. «Appunto per questo, non sarebbe meglio-»

Leda - o Marcie, come la chiamava affettuosamente lei, dal nome del suo pianeta - scosse la testa. «Sei un po' troppo codarda. Che punizione vuoi che ci diano?»

Potevano perdere la fiducia dei loro genitori, pensò Hera, oltre che la dignità. Ricorrere a trucchetti simili solo per avere materiale di cui spettegolare...

Eve si era impossessata del supporto digitale e aveva fatto partire il file. «Ecco.» Con uno schiocco di dita spense le luci della stanza. Il filmato venne proiettato sulla parete.

Adonis studiò ogni dettaglio del video. Sapeva che era il primo di una serie di sogni che i loro genitori avevano organizzato con l'aiuto della guardiana del Tempo. In quell'episodio onirico le loro madri si ritrovavano tutte attorno a un kotatsu giapponese.

«Quanto erano piccole!» esclamò Nike.

Anche Hera era sorpresa. Le loro madri avevano volti da bambine. «Sembrano adolescenti, come Raiden.»

E si comportavano come tali: fu straordinario vedere la Regina della Terra e la potente Marte, Rei Hino, che battibeccavano tra loro.

Leda si stava coprendo gli occhi per la vergogna.

«Invidio Usagi» commentò Eve. «Lei ha potuto conoscerle tutte quando avevano questa età.»

«Le avrebbe fatto piacere rivederle con queste facce. Perché non l'hai invitata?»

«Be', non so se ci avrebbe approvato. Non ho voluto rischiare.»

Tra Eve e Usagi c'era troppa differenza di età perché la nuova Mercurio capisse quanto la loro principessa era alla mano su simili faccende. Hera aveva vissuto Usagi come una cugina grande che l'aveva incoraggiata in tutte le sue marachelle.

"AHHH!"

Nel video la giovane Venere, Minako Aino, aveva urlato, spaventando le sue amiche. Presto si scoprì che era stata tutta una finta per creare suspence.

Adonis puntò le immagini. «Lo dicevo io che mamma era una commediante! Altro che persona seria!»

«Shh» lo redarguì sua sorella Nike. «Lasciami ascoltare.»

Nel video le loro madri si riunivano attorno a un foglio bianco, che parlava tramite scritte. Rei Hino fu la prima a litigarci.

Sua figlia scuoteva la testa. «Mia madre era proprio una testa calda.»

Dopo aver seguito qualche altro secondo di dialoghi, Nike non trattenne un commento. «Ma che tenere! Vogliono sapere che ne sarà del loro futuro in amore!»

Hera si sporse in avanti. Era curiosa di scoprire cosa avesse pensato sua madre di suo padre Gen.

Nel video la prima a sbilanciarsi con le domande al foglio fu la madre di Nike e Adonis. Chiese persino un disegno della faccia del proprio futuro marito, ottenendolo. Quando Minako Aino iniziò a baciare l'immagine, nella stanza tutti scoppiarono a ridere.

«Mi rassegno!» dichiarò Nike. «Concupiva papà ancora prima di conoscerlo!»

Adonis era sempre più profondamente convinto del legame spirituale tra lui e sua madre: il loro carattere era identico!

Nel video fu la volta della prima Marte. A quanto pareva lei aveva già avuto dei contatti con Yuichiro Kumada, l'uomo che sarebbe stato il suo compagno di vita, ma non era ancora scoccata la scintilla tra loro.

«Certo che lui non le piaceva proprio» commentò Adonis, girandosi per guardare Leda.

Lei si mordeva le labbra. «Mi avevano detto che non era stato un colpo di fulmine, ma...»

Nel video, scoprendo con chi si sarebbe sposata, Rei Hino svenne.

«Esagerata!» proruppe Leda. Si sentiva offesa al posto di suo padre.

Anche le domande della giovane Makoto Kino non furono molto illuminate.

"Il mio futuro marito sarà più alto di me?"

A Hera uscì un sospiro di tenerezza.

Eve se la stava spassando. «Le vostri madri erano delle sagome.»

Leda non ci stava a essere presa in giro. «Aspettiamo di vedere come reagisce la tua sapendo con chi si sposerà.»

«Come vuoi che reagisca? Mio padre è uno degli uomini più belli che siano mai vissuti sul pianeta Terra.»

Leda roteò gli occhi al cielo. «E ru sei modesta come lui.»

Nel video, la giovane Ami Mizuno li deluse tutti.

"Signor Foglio del futuro..." domandò. "Tra vent'anni i popoli della Terra raggiungeranno un equilibrio economico-sociale?"

Eve volle sprofondare. La secchionaggine di sua madre aveva attraversato i secoli dei secoli per giungere sino a lei.

Nel video Rei Hino aveva ripreso a parlare e ad Adonis venne voglia di infierire. Si rivolse a Leda. «L'idea di tuo padre proprio non le va giù.»

«Sono sicura che in uno dei prossimi filmati avrà cambiato idea.»

Quello in proiezione era quasi finito e poiché non aveva rivelato nulla di troppo scandaloso, Nike e Adonis stavano già litigando su quale far partire per secondo. Avevano avuto accesso a una sezione apparentemente segreta del supporto elettronico ed era apparsa una lunga lista di nomi.

«Secondo voi cosa vuol dire 'Quaglia'?»

«Non è un uccello?» rammentò Eve, pescando nella memoria.

Adonis sollevò in coppia le sopracciglia. «Certo che tu prendi in giro tua madre, poi ti ricordi il nome di uno sconosciuto volatile del ventunesimo secolo.»

Eve ringhiò internamente, ma sapeva far finta di nulla. Scrollò le spalle. «Non posso spegnere il mio cervello.»

Nike non la stava più ascoltando. «Questa cosa dell'uccello mi ispira. Facciamo partire uno di questi video.»

Il titolo completo era 'Quaglia d'oro Awards' e quando il proiettore mostrò un palco, Adonis seppe che avevano scelto bene. «Voglio dei popcorn!»

Nike era troppo concentrata per badargli. «Non te li do se non hai ancora imparato a farteli da solo.»

«Oh, ti prego, sorella mia! Ti prego!»

Nike sapeva di essere dotata dello stesso sguardo irresistibile, ma che poteva dire? Era succube del fascino della sua stessa famiglia.

«Okay, basta che stai zitto.» Materializzò tra le mani di lui un vassoio di pop-corn.

«Grazie!»

Leda scuoteva la testa. «Come lo vizia» mormorò.

Hera si trattenne dal ricordare a Marcie che lei coccolava il proprio fratellino di nove anni a ogni occasione.

Adonis sgranocchiava felice i suoi snack. «Mamma è una presentatrice nata! Wow, ci sono anche le zie!»

Haruka Tenou e Michiru Kaiou erano in grande confidenza con tutti i figli delle loro amiche Sailor.

«Cazzute anche da giovani!»

«Shh!» lo redarguì Eve, ridendo. I suoi occhi erano tutti per suo padre, che incatenato a un divano le appariva più giovane e ingenuo che mai.

«Io voglio capire qual è il tema di questo evento» meditò tra sé Nike.

Minako Aino li erudì tutti: si erano riuniti per ricevere una valutazione sui loro momenti di intimità.

«Yeah!!» esultò Adonis. «Si renderanno ridicoli, me lo sento!»

Sua sorella era confusa. «Perché mamma dice che ci sono persone che leggono di loro?»

Adonis sospirò. «Non capisci che è un trucco? L'universo alternativo di cui parlano è questo futuro. I nostri genitori hanno preso in giro loro stessi!» A quel proposito, come mai nel filmato non c'era ancora suo padre?

Hera si era precipitata a fermare il video. «Mi riferivo a questo! I momenti di intimità sono privati!»

Leda non era così d'accordo. «Se fossero informazioni tanto personali non vi avrebbero fatto uno show a tema. Non agitarti.»

Raiden se ne stava zitto in silenzio dietro Adonis, sperando che sua sorella non si ricordasse della sua presenza. Voleva tantissimo vedere i suoi genitori da giovani, inoltre era abbastanza grande per sentir parlare d questioni sessuali.

Hera fu ferma. «Mettiamo dei paletti. Alla prima menzione di termini anatomici....»

Solo perché la rispettava, Adonis coprì le orecchie di Raiden. «Intendi tette, pene, clito, cazz-»

«Quelli!» Hera lo incenerì con gli occhi. «Se questo episodio diventa anche solo vagamente pornografico, la serata finisce qui!»

Eve non sopportava di essere trattata come una bambina. Coi suoi vent'anni ne aveva solo sei meno di Hera. «Puoi andartene se vuoi. Noi rimaniamo.»

A Hera non piacque il tono di sfida. «Non provocarmi.»

Eve era stufa di evitare il confronto con lei. «Non puoi ordinarci di fare niente. Sai adoperare molto meglio di noi il tuo potere, ma non sei così brava a combattere. Io, Leda e Nike possiamo tranquillamente tenerti a bada.»

Leda non capì come fossero arrivati a quel punto. «Ragazze, siamo qui per divertirci. Hera, rispettiamo anche noi i nostri genitori. Non siamo più dei bambini, sappiamo regolarci.»

Hera non ne era così convinta, ma tornò risentita al proprio posto. Eve ormai era simpatica con tutti tranne che con lei. Nike e Leda le erano più vicine di età e nonostante fossero nate prima di Eve, tendevano a seguire il suo carisma quando si trattava di fare gruppo. Una volta quel ruolo era stato di Hera, ma da quando Eve era cresciuta pareva che fossero entrate in competizione. Per Hera era una sofferenza: era vero che tendeva a comandare le altre ragazze, ma non aspirava al ruolo di leader. Si sentiva un po' come una sorella maggiore per loro e voleva che ci fosse solidarietà nel piccolo gruppo che avevano formato. Soprattutto, desiderava che Eve tornasse a volerle bene come un tempo. Forse doveva moderarsi per renderlo possibile.

Eve le dava le spalle e sembrava pentita per come l'aveva trattata. «Allora ricominciamo.» Fece ripartire il filmato.

Minako Aino continuava a fare da presentatrice e presto fu chiaro che durante la serata sarebbero stati trasmessi dei video dal contenuto altamente erotico.

Leda alzò un dito, perplessa. «Forse è il caso di-»

Ma non videro nulla. Nel passato i loro genitori stavano guardando un piccolo film che ritraeva un momento molto personale tra le potenti Uranus e Neptune, ma a quanto pareva la visione di quegli istanti era preclusa a tutti nel futuro. Leda ne fu felice: in quel modo potevano godersi il siparietto di Venere che commentava la scena.

"Dopo una festa, Michiru si lascia ammirare dalla sua amata. Il vestito di lei cade lentamente, così come i pantaloni di Haruka. Le nostre non resistono: in un attimo scappano in camera, sdraiandosi sul letto morbido. Le mani di Haruka accarezzano le cosce aperte di Michiru..."

Forse il racconto era un po' troppo spinto per un ragazzino di quattordici anni.

Hera ci aveva già pensato e con le sue capacità aveva creato una bolla di silenzio attorno alla testa di Raiden.

«Non vale!» gridava lui.

A bocca aperta, Adonis aveva smesso di sgranocchiare i pop-corn.

Nel frattempo nel video la prima Venere stava terrorizzando i loro genitori, paventando di un'entità superiore che avrebbe potuto tenerli lontani dalle persone di cui si era innamorati. Fu così che Eve scoprì dell'esistenza di un ex di sua madre. Ryo Urawa? Le fece molta tenerezza vedere suo padre geloso. Nel presente era così tranquillo con riguardo a sua madre: rideva persino quando qualcuno le si avvicinava.

Nel fimato, Minako Aino continuava a parlare. "Haruka è fiera di aver fatto vedere quanto è brava a letto con Michiru. Michiru, tu sei una vanesia che ha ammirato da sola la propria beltà mentre fa sesso."

Cominciavano a essere informazioni troppo personali.

"Rei sta pregustando il momento in cui vincerà lei la coppa della passione per quest'anno e Yuichiro, si sta chiedendo perché Rei abbia guardato con tanto interesse il filmato di due ragazze. L'idea lo sta stuzzicando."

Leda bloccò di prepotenza il video. «Non ho bisogno di sapere che i miei hanno considerato una cosa a tre!»

Adonis stava già sognando: due ragazze, tra cui una uguale a Leda? Zio Yu era fortunato.

A Nike spiaceva molto ammetterlo, ma il video non era per i loro occhi. «Scegliamo un altro filmato.»

Adonis voleva piangere, ma era circondato da donne e sapeva di non poterla avere vinta. Ma tanto...

Nike gli lesse nel pensiero. «Non vedrai questa roba una prossima volta, da solo. La nasconderò io e ci apporrò sopra un'altra protezione.»

«Mi vendicherò!»

Eve stava armeggiando coi contenuti dei file. «Torniamo a quelli più tranquilli, dal titolo 'Divertissement'.»

Hera era felice che almeno le ragazze avessero riacquistato la ragione. Sbloccò la bolla di Raiden. Suo fratello scattò in piedi e impettito fece per andarsene.

«Tu mi consideri ancora un bambino!»

Se si comportava come tale.... Prima che potesse rispondergli, Leda intercettò con un braccio il cammino di lui. «Dove stai andando?»

Raiden cercò di passare per il furbo che non era. «Se continuate a trattarmi, male potrei andare a dire a tutti cosa state facendo.»

Gli occhi viola di Leda brillarono nella penombra. «Tesoro, io non sono tua sorella. Fallo e ti manderò degli incubi così terrificanti che bagnerai il lettino come quando avevi tre anni. Inovcherò gli spiriti dell'oltretomba affinché si nascondano negli angoli oscuri di qualunque luogo frequenterai. Non avrai mai più la certezza di essere solo e alla fine...»

«Marcie!» la interruppe Hera.

Raiden era sbiancato e tremava.

Leda fece spallucce. «Dicevo per dire.»

Hera aprì la porta per suo fratello. «Vai a giocare alla virtual-reality.»

«Pazza!» lo sentì bofonchiare in direzione di Leda, mentre scappava.

Adonis si era voltato sulla propria sedia. «Ti amo, Leda!»

«Tu ami la mia malvagità e qualunque donna tra i quindici e i novecentonovantanove anni. Vogliamo riprendere con questi video?»

Eve se la stava spassando. «E 'Divertissement' sia!» ordinò al proiettore magico.

Il filmato che scelsero fu illuminante. Scoprirono che i loro padri non erano stati affatto amici da principio. Fu stranissimo per Eve assistere alla particolare rivalità tra il primo Ganimede e suo padre Alexander: da che era nata la grande complicità tra loro era stata una costante della sua vita.

Adonis cominciò a battere le mani su un tavolo immaginario. «Hahahahaha! Zio Mamoru ha dato il suo primo bacio a diciassette anni?!»

Al pari di Eve, anche Hera se la prese nel sentire con quante ragazze fosse stato suo padre. Ventitré - anzi, ventiquattro, perché a quanto pare lui non aveva tenuto nemmeno bene il conto. Per fortuna che le aveva sempre detto che le relazioni era cose speciali, importanti.

Anche Leda ebbe la sua sorpresa. «Zio Mamoru è uscito assieme a mia madre?!» Ma il bello non l'aveva ancora sentito. Saltò in piedi. «È uscita anche con vostro padre?!»

Nike non ne aveva saputo nulla. «Ma guarda questi! Peggio di una novela!»

Adonis non poteva lasciarsi sfuggire l'occasione. «Vedi, Leda? Dobbiamo seguire la tradizione e uscire insieme anche noi!»

Leda appiccò un piccolo fuoco al retro dei suoi pantaloni.

«AHIA!»

«È sufficiente come risposta?»

Nike si era distratta. Nel filmato stavano parlando di sua zia Asuka, che aveva perso la vita più di nove secoli fa. Mentre vedeva la tristezza nel volto di suo padre, seppe che doveva far vedere quei momenti a sua sorella Arimi. Erano così rari i ricordi della madre biologica di lei.

Adonis nel frattempo si era ripreso e doveva commentare ciò che stava vedendo. «Okay, zio Yu si è fatto nostra zia Asuka, che era la sorella di nostro padre, che a sua volta voleva farsi zia Rei, che è uscita con zio Mamoru... Siamo una grande famiglia!»

Nike aveva un commentino cattivo. «Oppure era la prima Marte che voleva farsi un po' tutti i maschi della compagnia.»

«Vuoi un po' di fuoco anche tu?» le domandò Leda.

Nike alzò le mani. «Dicevo per dire.»

Ad Hera uscì un ansito. «Ragazzi! Sta arrivando qualcuno!»

Fecero sparire le sedie e il proiettore magico. L'unica cosa che restò nelle loro mai fu il supporto digitale che conteneva i video. Nike e Eve se lo rimpallarono a vicenda finché Adonis non lo prese e lo nascose in una tasca dimensionale.

La Regina della Terra e della Luna, maestosa Neo Queen Serenity, entrò nella stanza. «Ciao, ragazzi.»

«Zia Usagi» le risposero tutti in coro, un po' troppo ossequiosamente. Adonis accennò persino un piccolo inchino, beccandosi un calcetto laterale da sua sorella Nike.

«Stavate giocando? O facendo qualcosa che non dovevate?» La Regina scrutò i loro occhi. «Oh, non fermatevi! Voglio unirmi a voi! Sarà il nostro piccolo segreto!»

«Ehm....» Hera non sapeva che scusa inventare.

Lo sguardo di zia Usagi era supplicante. «Per favore! Da quando i miei figli non sono più dei bambini non so più con chi divertirmi!»

Ottenendo altro silenzio, se la prese. «Adonis.»

Lui divenne rigido come una tavola. «Sì?»

«Non sono sempre stata buona con te? Fammi un po' vedere cosa stai nascondendo.» Con una manovra mentale sfilò dalla tasca dimensionale l'oggetto che lui aveva cercato di celarle. Portando il supporto in vetro davanti agli occhi, lo riconobbe subito dal titolo. «OH! La nostra gioventù!»

Eve volle prendersi le proprie responsabilità. «L'idea è stata mia1»

«Ed è splendida! Vogliamo guardarlo tutti insieme? Chiamerò vostra madre, ragazzi.»

«No!» urlarono insieme Nike e Adonis.

Usagi sventolò il supporto per aria. «È l'unica che si godrà quanto me questo tuffo nel passato. Ah, Eve?»

Eve tremò. «Sì, zia?»

«Non lo dirò ai tuoi genitori, ma dovrai lavorare per una settimana alla ristrutturazione delle dighe asiatiche, okay?»

Eve chinò la testa, contrita. «Va bene.»

«Come regina devo insegnarti che ogni azione ha le sue conseguenze. Come zia...» Si avvicinò a lei e le stampò un bacio sulla fronte. «Se solo tua madre fosse stata come te!»

Eve sorrise come una bambina.

Leda e Hera si erano rilassate troppo presto. «Ragazze» le chiamò Usagi. «Voi invece dovrete lavorare per due settimane nei laboratori nutritivi africani.»

Leda spalancò la bocca. Erano i più faticosi di tutti!

Provò a ragionare con sua zia. «Non sembrerà strano che due Eredi come noi facciano un lavoro così umile?»

Usagi sorrideva serafica. «Oh, direte che lo fate per beneficenza e per mostrare l'umiltà delle nostre nobili famiglie. Sarà anche la versione per i vostri genitori, a meno che non vogliate dire loro la verità. Scelta vostra. A me basta che una prossima volta vi prendiate la responsabilità di ciò che fate.»

Mentre Hera si vergognava come una ladra, Leda cercava ancora una scappatoia. «Qui eravamo solo delle invitate.»

A Usagi la sua testardaggine ricordò troppo quella di Rei. «Ma avete visto i video e stavate lasciando che Eve si prendesse da sola la colpa. Coraggio, almeno potrete guardare qualche altro filmato. Ne verrà la pena!»

Usagi materializzò delle poltrone per tutti loro e iniziò ad accomodarsi.

Nike prese il coraggio a due mani. «Cosa dobbiamo fare io e Adonis per farci perdonare?»

Il sorriso di Usagi fu ancora più splendente. «Lascerò decidere a vostra madre. La stavo giusto chiamando mentalmente.»

In preda al terrore, Nike e Adonis ebbero voglia di abbracciarsi.

«Quante storie! Ho in mente il filmato giusto per farvi capire quanto lei fosse peggio di voi. Lo vedrà anche vostra madre e sarà costretta a essere clemente.»

Nike volle piangere. Quando si trattava dei suoi figli, l'idea di clemenza della potente Venere equivaleva a un mese di assistenza nella risoluzione delle diatribe legali più noiose del globo. Le sceglieva personalmente, una ad una. L'ultima volta che Nike si era addormentata in aula, le era stata aggiunta una settimana di pena.

Adonis si stava facendo forza. «È meglio che i prossimi video siano grandiosi!»

«Sceglierò i migliori!» lo rassicurò Usagi. «Forza, ragazzi. Riprendiamo la visione!»

 


Divertissement - Nel trentesimo secolo, i figli delle Sailor - FINE

 


 

 

Note: Mi sono divertita! Grazie a chi ha votato questa idea!

Che ne pensate di questi ragazzi? E delle punizioni di Usagi? :)

Ecco una spiegazione su come ho scelto i nomi (Leda e Nike sono quelli su cui non sono ancora completamente sicura).

Ah, penso che l'idea di Francesca sia nata in seguito ai post sul gruppo 'Lo spoilerone di Elle' in cui descrivevo i caratteri che mi sono immaginata per questa generazione del trentesimo secolo. Se volete saperne di più...

- i figli di Ami e Alexander

- i figli di Rei e Yuichiro

- i figli di Makoto e Gen

- i figli di Minako e Shun

- i figli di Haruka e Michiru

Su Chibiusa sapete già tutto. Sul secondo figlio di Usagi e Mamoru ho scritto questo post.


Elle


P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie storie: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

E il gruppo chiuso (Lo Spoilerone di Elle) che contiene lunghe e dettagliate anticipazioni su quello che voglio raccontare in Zenit, il sequel di Verso l'alba.

 

 

 

 

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