A Shadow from the Past

di tre 88
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** 1° Capitolo ***
Capitolo 2: *** 2° Capitolo ***
Capitolo 3: *** 3° Capitolo ***
Capitolo 4: *** 4° Capitolo ***
Capitolo 5: *** 5° Capitolo ***
Capitolo 6: *** 6° Capitolo ***
Capitolo 7: *** 7° Capitolo ***
Capitolo 8: *** 8° Capitolo ***
Capitolo 9: *** 9° Capitolo ***
Capitolo 10: *** 10 ° Capitolo ***



Capitolo 1
*** 1° Capitolo ***


1° CAPITOLO:

 
 
Due anni erano passati dalla fine della guerra a Marineford, Barbabianca con l’aiuto dei suoi uomini e dei suoi alleati era riuscito a salvare Ace, Rufy aveva contribuito alla salvezza di suo fratello.

Dopo aver salvato Ace, i pirati si erano precipitati alle navi per poter abbandonare il campo di battaglia ma Akainu aveva cercato di fermarli; approfittando della stanchezza di Rufy, lo aveva attaccato ma Ace si era messo in mezzo, solo grazie al tempestivo intervento del vecchio imperatore che i due fratelli erano riusciti a salvarsi, Barbabianca era riuscito a fermare l’ammiraglio di lava con l’Haki.

Dopo aver fermato Akainu, i due fratelli si separarono promettendosi che un giorno si sarebbero rivisti; Rufy partì con Ivankov e tutti gli evasi mentre Ace salpò insieme ai suoi compagni.

 

 
***
 
 
In quei due anni, i pirati del vecchio imperatore avevano passato il tempo restando nell’ombra; nella guerra avevano perso molti compagni e molti altri erano rimasti gravemente feriti e avevano impiegato del tempo per riprendersi ma ora la tranquillità era finita, una nuova minaccia aveva preso di mira la ciurma del vecchio Barbabianca.

Un’ombra misteriosa nelle ultime settimane aveva preso di mira la seconda flotta di Barbabianca, soprattutto aveva preso di mira gli ex membri della ciurma dei pirati di “Picche”.

Ogni volta che si fermavano su un’isola qualcuno che un tempo faceva parte della ciurma di cui era capitano Ace, veniva attaccato all’improvviso e mai erano riusciti a capire chi era, le ferite non erano gravi erano superficiali come se fosse un avvertimento per qualcuno.

I pirati di Barbabianca avevano capito che la misteriosa ombra ce l’aveva solo con gli ex membri dei pirati di “Picche” ma nessuno riusciva a capire chi poteva avercela con loro, non c’erano stati nemici che avevano giurato vendetta nei loro confronti, tutti gli avversari erano stati sconfitti grazie ai poteri di Ace e alla forza della ciurma e nessuno aveva osato cercare vendetta soprattutto dopo che loro si erano uniti a Barbabianca.

Ace ogni volta provava a cercare la misteriosa ombra ma ogni volta non riusciva a trovarla, a volte si metteva a litigare con i malviventi delle città che lo chiamavano “il figlio del demonio”; da quando Sengoku aveva rivelato chi era suo padre, Ace aveva dovuto affrontare molti pirati e criminali vari solo perché era il figlio di Gol D. Roger e questo gli rendeva difficile cercare la misteriosa ombra.

Barbabianca era preoccupato per questa storia, non sapere chi era che ce l’aveva con i suoi figli lo facevano stare in ansia soprattutto era preoccupato che Ace poteva fare qualche sciocchezza, come aveva fatto tre anni fa quando era partito all’inseguimento di Teach.

 

 
***
 
 
Erano passati diversi giorni da quando i pirati di Barbabianca erano giunti su un’isola del Nuovo Mondo dove si trovava una grande città.

Ace stava camminando lungo la strada principale in cerca di una locanda, di locande ce ne erano molte ma tutte quelle che Ace aveva trovato erano talmente piene che c’erano persone in attesa di un tavolo libero e lui di aspettare che un tavolo si liberava non ne aveva la pazienza non quando si trattava di riempire lo stomaco anzi, non era una persona molto paziente.

Ad un certo punto vide una folla vicino alla grande fontana, spinto dalla curiosità si fece largo tra i curiosi fino a riuscire a vedere ciò che stava accadendo, ciò che vide lo fece preoccupare, a terra ferito c’era uno dei suoi compagni e con lui il medico di bordo che gli stava medicando la ferita.

Ace li raggiunse di corsa:

-Cosa è successo?-

in realtà lo aveva già capito cosa era capitato dato che il compagno ferito faceva parte della su ex ciurma e i mormorii delle persone gli avevano confermato il dubbio:

-Stavamo cercando un posto per pranzare quando qualcuno ha ferito Toshio. Non so dirti chi sia stato, c’era così tanta gente che era difficile muoversi.-

il medico evitò di dire ciò che pensava certo che il capitano lo aveva capito da solo, con quello che stava succedendo ultimamente non ci voleva un genio per capire chi aveva ferito Toshio dato che lui non era stato un membro della vecchia ciurma di Ace.

Ace fece per dire qualcosa quando tra la folla vide una persona avvolta in un mantello nero col volto coperto dal cappuccio, la figura appena si era accorta che Pugno di Fuoco la stava fissando si allontanò tra la folla:

-Yutaka, porta Toshio alla nave e riferisci tutto al babbo.-

il medico non fece in tempo a chiedergli nulla che Ace era già sparito tra la folla.

 
Pugno di Fuoco si era messo a corre il più veloce possibile, la figura incappucciata si stava allontanando e con tutta quella gente era difficile seguirla.

La figura girò l’angolo ma quando Ace girò nel vicolo, della persona incappucciata non c’era più traccia.

Ace non capiva dove fosse sparita, era un vicolo cieco e non poteva essere sparita nel nulla, pensò di essersi sbagliato e si girò per tornare in dietro quando per terra vide un pezzo di carta piegato dove c’era disegnato il simbolo della sua vecchia ciurma, Ace lo raccolse capendo che era stata la misteriosa ombra a lasciarlo cadere.

Dopo averlo raccolto rimase ad osservare il simbolo disegnato poi lo aprì, c’era scritto una semplice frase ma per Ace era sufficiente per capire chi era la misteriosa ombra che ultimamente aveva preso di mira i suoi compagni anche se non capiva come faceva essere ancora viva.

Sul pezzetto di carta c’era solamente scritto:“Un’ombra dal passato avrà la sua vendetta.”

 

 
Continua…
 
 

Ciao, eccomi qui.

Spero che questo primo capitolo vi sia piaciuto. ^O^

Questa storia è dedicata a _Michiko_ che ha sempre seguito tutte le mie storie precedenti, grazie. =)

Ringrazio in anticipo chi ha letto e recensito (o letto soltanto) questo primo capitolo.

A presto, ciao.

ps:il prossimo capitolo lo metterò sabato o domenica.

 

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Capitolo 2
*** 2° Capitolo ***


2° CAPITOLO:

 
 
Ace tornò di corsa alla “Moby Dick” e prima di poter raggiungere la cabina di Barbabianca fu fermato da Yutaka:

-Si può sapere che ti è preso? Mi hai detto di portare Toshio alla nave e poi sei sparito.-

Ace per un attimo si era dimenticato del compagno ferito, troppo preso dalla misteriosa ombra e del suo biglietto che gli aveva lasciato:

-Come sta Toshio?-

il medico sbuffò rassegnato al fatto che mai il comandante della seconda flotta avrebbe risposto alla sua domanda:

-Era un taglio non profondo, ora sta bene e già rompe che vuole bere del rum.-

Ace rise, sapeva che Yutaka non gli avrebbe permesso di bere alcolici fino a quando non fosse guarito:

-Sono contento che non sia nulla di grave.-

poi senza lasciare il tempo al medico di aggiungere altro sparì sotto coperta.

 
Ace senza bussare entrò nella cabina di Barbabianca interrompendo la conversazione tra lui e Marco:

-Bussare mai!?-

Pugno di Fuoco ignorò il comandante della prima flotta e si rivolse subito al vecchio imperatore:

-Babbo, voglio che mi lasci partire per cercare chi ha attaccato gli altri.-

Barbabianca sospirò, era consapevole che era questione di tempo prima che Ace venisse a chiedergli una cosa del genere:

-E’ meglio se resti qui. Non sappiamo chi sia e cosa voglia, potrebbe essere più pericoloso di Teach.-

Ace si intestardì:

-Quell’ombra è chiaro che ce l’ha con chiunque abbia fatto parte della mia ex ciurma e forse, se parto da solo si farà vivo.-

prima che il vecchio pirata disse qualcosa, Ace aggiunse che nessuno poteva essere più pericoloso di Teach:

-Si, penso che tu abbia ragione a riguardo di Teach ma ciò non toglie che non abbiamo nessuna certezza su chi ce l’ha con la tua vecchia ciurma. Forse il suo obbiettivo sei tu e potrebbe attaccarti se sei da solo ma, non si ha la certezza che le cose stiano così.-

Ace fu sul punto di dirgli che aveva visto una figura incappucciata e che dopo averla persa di vista aveva trovato per terra un biglietto che senza ombra di dubbio era stato lasciato cadere apposta per farglielo leggere, alla fine decise di non dire nulla; era ormai certo sull’identità della misteriosa ombra ed era una questione che doveva risolvere da solo senza coinvolgere nessuno:

-Se non parto non avremo mai la certezza se le cose stiano così.-

Marco decise di intervenire prima che entrambi perdessero la pazienza, Barbabianca era di solito una persona calma ma se si trattava di proteggere i suoi figli era disposto ad andare su tutte le furie anche con loro mentre per quanto riguardava Ace, non era un segreto che non aveva la capacità di stare calmo, gli bastava poco per andare su tutte le furie e non si faceva mai problemi nemmeno a discutere con loro “padre”:

-Ace, nostro “padre” ha ragione. Fino a quando le cose non saranno più chiare, è meglio restare uniti.-

Pugno di Fuoco fissò la fenice poi tornò a fissare il vecchio imperatore, alla fine aveva capito che non serviva a niente insistere e quindi uscì dalla stanza senza dire nulla.

Marco lo fissò uscire poi si girò verso Barbabianca:

-Si è arreso troppo facilmente.-

il vecchio pirata annuì:

-Tienilo d’occhio e assicurati che non si cacci nei guai come suo solito.-

la fenice senza dire nulla uscì, già sapeva che alla fine sarebbe toccato a lui tenere d’occhio quel testone.

 
Ace una volta fuori, se ne andò nella sua cabina sbattendo la porta e buttandosi sul letto, rimase allungo in silenzio a fissare il soffitto.

C’era una sola persona che poteva avercela con lui, era colpa sua se tempo fa, molto prima di incontrare Barbabianca, era capitato quel casino.

Ricordava molto bene la sua insistenza di non fermarsi su quell’isola ma lui non l’aveva ascoltata e alla fine si era pentito, lei aveva sempre ragione ed Ace mai l’ascoltava ma dopo quel giorno, voleva poter tornare indietro ed evitare quella dannata isola ma ormai indietro non si poteva tornare e lei era scomparsa a causa sua giurandogli che si sarebbe vendicata.

Lei era l’unica che poteva ritornare dal suo passato per potersi vendicare, Ace lo sapeva benissimo come sapeva benissimo che non poteva essere lei, era scomparsa quel lontano giorno ed era impossibile che si fosse salvata:

-“Lei è l’unica che ha giurato di vendicarsi ma ora non c’è più. Comunque devo porre fine a questa storia, sia che si tatti di lei o di qualcun altro, devo assolutamente trovarlo e chiarire questa faccenda.”-

ormai aveva deciso, anche se Barbabianca gli aveva detto di non partire lui sarebbe partito comunque, l’ultima volta che aveva fatto di testa sua era scoppiata una guerra ma nonostante questo non aveva intenzione di restarsene tranquillo sulla nave, sarebbe partito e avrebbe trovato quella figura incappucciata e soprattutto non avrebbe coinvolto nessuno dei suoi compagni.

Ace non voleva coinvolgere nessuno, ne il babbo ne i suoi compagni; se la misteriosa ombra era davvero chi pensava allora doveva risolvere la situazione da solo, tutto aveva avuto inizio molto prima di conoscere Barbabianca e gli altri e tutto sarebbe finito senza coinvolgerli.

Si sentiva ancora in colpa per aver causato la guerra, se non fosse partito all’inseguimento di Teach, i compagni caduti in guerra sarebbero ancora con loro ed era per questo che doveva risolvere l’intera faccenda da solo.

Se era lei, Ace voleva rimettere le cose apposto e se non era lei, avrebbe cercato di capire le sue intenzioni cercando di risolvere l’intera faccenda.

 
Era calata la notte, Ace prese il suo zaino e salì sul ponte, non c’era nessuno in giro, i membri della ciurma o stavano dormendo o erano in giro per l’isola ad ubriacarsi e per il comandante della seconda flotta, quella era l’occasione giusta per partire senza che gli altri lo venissero a sapere.

Raggiunse lo striker che era ormeggiato accanto alla “Moby Dick”, era rimasto lì fin dal giorno precedente, quando lo aveva usato per farsi un giro intorno all’isola per scacciare la noia; salito a bordo appoggiò lo zaino e fece per slegare la corda che teneva ancorata la piccola imbarcazione, quando una voce lo fece girare:

-Dove pensi di andare?-

Ace sospirò, se lo doveva aspettare la sua apparizione, sapeva benissimo che ogni volta che tentava di fare qualcosa che non doveva lui appariva sempre dal nulla, come quando aveva deciso di inseguire Teach era stato proprio il comandante della prima flotta ad apparire per primo per tentare di fermarlo:

-Marco, qualunque cosa dirai, non ti ascolto.-

la fenice sbuffò:

-Nostro “padre” ti ha detto di non partire.-

Pugno di Fuoco lo fissò con uno sguardo determinato, sarebbe partito anche a costo di dover affrontare Marco:

-Devo partire.-

Marco notò la sua determinazione e capì che gli stava nascondendo qualcosa:

-Perché insisti così tanto? Nostro “padre” non ha intenzione di chiudere un occhio su questa faccenda ma non sappiamo chi sia ad attaccare i nostri compagni, quindi per il momento è meglio aspettare.-

lo sguardo di Ace era serio, era una cosa rara per lui e Marco capì che per l’amico era davvero importante partire:
-Penso di sapere chi sia, devo trovare quella persona assolutamente.-

abbassò la testa per rialzarla subito:

-E’ importante.-

Marco sospirò rassegnato dalla sua testardaggine, tirò fuori dalla tasca un lumacofano e gli e lo lanciò:

-E va bene, hai vinto. Ma promettimi che non si tratta di chi pensi o che la situazione si fa più pericolosa, tu tornerai indietro.-

Ace si rigirò tra le mani il lumacofano e sorrise:

-Lo prometto.-

Marco sbuffò:

-Vedi di non cacciarti nei guai e se hai bisogno di aiuto, chiama che ti raggiungeremo subito.-

Pugno di Fuoco sorrise e mise nello zaino il lumacofano, lo avrebbe usato solo per sapere dove erano per poterli raggiungere una volta che quella storia fosse conclusa, non avrebbe mai chiesto il loro aiuto e questo Marco lo sapeva.

Ace salpò e Marco rimase ad osservarlo fino a quando non sparì nell’oscurità della notte:

-Alla fine lo hai lasciato andare.-

la fenice si girò sapendo di ritrovarsi davanti Barbabianca, era certo che il capitano era lì fin dal momento in cui aveva iniziato a parlare con Ace:

-Babbo, sai come è fatto. E’ impossibile farlo ragionare.-

il vecchio imperatore scoppiò a ridere:

-Appena si fa giorno, contatta tutti i nostri alleati e di a loro di tenere d’occhio Ace se lo incontrano.-

Fissò il punto dove Ace era sparito e aggiunse:

-Mi chiedo come abbia fatto a ritornare.-

Marco lo fissò senza capire di cosa stia parlando:

-Tu sai chi è la persona che ha preso di mira la seconda flotta?-

 Barbabianca sorrise:

-Ace lo sa benissimo anche se non ne è sicuro.-

si voltò e prima di sparire aggiunse:

-Prima che Ace si unisse a noi, c’era qualcuno con lui che ha creato molti problemi quando era un pirata solitario e che è sparito poco dopo aver incontrato Ace.-

scese sottocoperta e sparì dalla vista di Marco che aveva capito di chi stesse parlando, la fama di quel pirata solitario che aveva dato molti problemi alla marina prima di unirsi ai pirati di “Picche”, la conosceva molto bene come sapeva che era sparito nel nulla poco prima che Ace si unisse alla loro famiglia.

 

 
***
 
 
Ace si stava dirigendo a tutta velocità verso un’isola, quella stessa isola dove lei era scomparsa molto tempo fa e dove tutto era iniziato, lui era certo che la misteriosa ombra era la sua vecchia amica scomparsa tempo addietro anche se aveva ancora qualche dubbio.

Osservò la luna che illuminava il mare:

-“Kita, non se sei davvero tu ma se sei tu, ti ritroverò.”-

 

 
Continua…
 
 


Ciao, eccomi qui.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. ^O^

Ace alla fine è partito, chissà se la misteriosa ombra è davvero chi pensa lui. =)

Ringrazio chi ha letto e recensito (o letto soltanto) il precedente capitolo.

A presto, ciao.

ps:il prossimo capitolo lo metterò sabato 25 o domenica 26.

 

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Capitolo 3
*** 3° Capitolo ***


3° CAPITOLO:

 
 
Erano passati diversi giorni da quando Ace era partito, non si era mai fermato su nessuna isola, aveva continuato a navigare a tutta velocità verso quell’isola dove Kita era scomparsa tempo addietro.

Era un’isola primaverile conosciuta per essere ricoperta di girasoli, il nome dell’isola era Himawari ed era stata la prima isola del Nuovo Mondo dove i pirati di “Picche” si erano fermati.

Ace ricordava molto bene che su quell’isola avevano subito percepito un’aria di calma e tranquillità e la cosa li aveva stupiti molto, visto come era stato burrascoso il viaggio per giungere nel Nuovo Mondo, ricordava che gli isolani erano gentili con tutti persino con i pirati, ovunque posavano lo sguardo vedevano solo girasoli, erano dappertutto, sulle finestre e balconi delle case, nei giardini e sulla scogliera che tingevano l’isola di giallo; ad Ace quell’isola all’inizio era piaciuta ma dopo qualche ora aveva iniziato ad annoiarsi, non succedeva nulla e il locandiere non lo aveva nemmeno seguito dopo che lui era fuggito senza pagare il conto ma poi la noia fu spazzata via e con essa anche Kita scomparve.

 
Ace scacciò dalla mente quei ricordi, si era ripromesso di non tornare mai più sull’isola di Himawari ma ora ci era costretto, se la misteriosa ombra era davvero Kita doveva raggiungere quell’isola per scoprire come si era salvata.

Non c’era giorno in cui non si sentiva in colpa per ciò che era successo a Kita, sapeva che se l’avesse ascoltata e avesse evitato l’isola, a lei non sarebbe successo nulla.

Voleva bene a Kita, fin dal primo momento in cui l’aveva incontrata si era subito legato a lei, la considerava come una sorella, aveva due anni in più rispetto ad Ace e per lui non era difficile considerarla una sorella maggiore e a lei piaceva tenerlo fuori dai guai anche se spesso si ritrovava coinvolta nei casini in cui si cacciava.

Ace la considerava una sorella nello stesso modo che considerava suoi fratelli i propri compagni, era un legame diverso rispetto a quello che lo legava a Sabo e Rufy, loro due li considerava davvero suoi fratelli anche se non avevano lo stesso sangue mentre Kita e i suoi compagni erano suoi amici che considerava come dei fratelli aquisiti.

Comunque sia, Ace si era sempre sentito in colpa per la scomparsa di Kita, all’inizio sperava che in qualche modo si era salvata ma alla fine aveva dovuto dare ragione hai suoi compagni che gli ripetevano che era impossibile ma ora, a distanza di anni era comparsa una persona che ce l’aveva con lui ed era certo che si trattava proprio di lei.

 
Finalmente, dopo giorni di viaggio, Ace aveva raggiunto l’isola di Himawari.

Era proprio come se la ricordava, girasoli ovunque e la gente gentile con tutti, nulla era cambiato ma ad Ace questo non importava, lasciò lo striker al porto e si incamminò verso la spiaggia, dove tempo addietro Kita era scomparsa.

Raggiunta la spiaggia, continuò a camminare fino a raggiungere l’unico punto dove la sabbia veniva sostituta dalla terra e lì tra le rocce, c’era un’immensa cicatrice che spaccava a meta il terreno.

Ace fissò quel solco, anni fa lì c’era una voragine dove Kita era caduta dentro e prima che potesse uscire, la voragine si era chiusa.

Ricordava molto bene quando si erano conosciuti, le avventure vissute insieme e soprattutto ricordava come se fosse successo da poco, il giorno in cui Kita era scomparsa.

 

 
***
 
 
Anni fa, su una piccola isola del Grande Blu, i pirati di “Picche” avevano appena gettato l’ancora ed Ace era già sparito facendo preoccupare i compagni, preoccupati che il capitano si poteva cacciare in uno dei suoi soliti guai.

 
Ace una volta sceso a terra, si era messo a camminare lungo il porto quando vide un gruppo di marines alle prese con qualcuno, salì su un tetto lì vicino e si mise seduto ad osservare ciò che stava accadendo, i marines erano impegnati a cercare di catturare una ragazza che da sola li stava mettendo tutti in difficoltà.

La ragazza era alta con la pelle chiara, aveva i capelli corti dietro e lunghi fino alle spalle davanti di colore nero, gli occhi di due colori diversi, il destro di colore viola e il sinistro di colore blu e sulle labbra aveva un rossetto nero; indossava una maglia rossa con la manica sinistra lunga fino al gomito e la destra lunga fino a coprirgli la mano, pantaloni corti fin sopra il ginocchio molto larghi di colore nero e stivali lunghi fino al ginocchio anch’essi neri, al polso sinistro portava un bracciale di cuoio intrecciato di colore nero e al collo portava un ciondolo a forma di teschio appeso ad un cordino di cuoio; impugnava una spada dalla lama rossa che solitamente portava sulla schiena.

Ciò che stupì Ace era che molti marines venivano inghiottiti da voragini che si richiudevano subito mentre la ragazza ne approfittava per stendere gli altri, Pugno di Fuoco capì che era lei a far apparire le voragini. 

Dopo che lo scontro finì, Ace scese dal tetto e la raggiunse:

-Sei stata incredibile! Da sola hai sconfitto tutti quei marines!-

la misteriosa ragazza si girò verso di lui pronta ad attaccarlo ma appena capì chi era, rimise sulla schiena la spada sapendo che con lui non sarebbe servita a niente:

-Che cavolo vuoi, Pugno di Fuoco!?-

era facile riconoscere Ace, si era fatto conoscere fin da subito e dopo aver rinunciato ad entrare nella flotta dei sette era diventato ancora più famoso, tutti i pirati che avevano ricevuto quell’offerta da parte della marina non avevano mai rifiutata ma Ace invece non ci aveva pensato due volte a dire di no:

-Calma, sono solo sorpreso. Sei davvero forte. Chi sei?-

la ragazza non sapeva se era scemo o solamente ingenuo ed optò per entrambe le cose:

-I giornali non li leggi mai?-

Ace capì che lei doveva essere più tosto famosa se gli aveva fatto quella domanda ma lui ovviamente non sapeva chi era:

-Li trovo noiosi e quindi non li leggo. Quando un giorno mio fratello prenderà il mare, allora li leggerò per tenermi informato su ciò che combina, fino a quel momento non ho intenzione di leggere quei cosi noiosi.-

la ragazza incominciò a credere che la marina avesse preso un grosso abbaglio nel credere che Ace fosse pericoloso, perché lei lo considerava una persona assurda e innocua ma ovviamente sapeva che l’apparenza ingannava:

-Mi chiamo Kita, la marina mi ha dato il soprannome di “Voragine Scarlatta”, per via dei miei poteri e della mia spada. Sono una pirata solitaria.-

Ace sorrise, ci aveva visto giusto, era lei che creava le voragine:

-Forte! Hai mangiato un frutto del diavolo!-

Kita stava cercando un modo per potersi liberare di lui, non ne poteva più di quell’assurda conversazione:

-Bene, ora me ne vado. Addio.-

fece per andarsene ma Ace la fermò:

-Aspetta! Perché non ti unisci alla mia ciurma? Viaggiare in compagnia è più bello e ci si può aiutare a vicenda.-

Kita lo fissò:

-Non mi fido di nessuno.-

Pugno di Fuoco non ne voleva sapere di arrendersi:

-Sono certo che appena conoscerai gli altri, ti fiderai di loro.-

la ragazza sbuffò:

-Per te è sempre tutto così facile, non è vero? Scommetto che hai avuto un’infanzia felice e che i tuoi genitori ti volevano bene, quindi non parlare come se sapessi il perché io non mi fido di nessuno.-

il tono di voce di Kita era così freddo che avrebbe fatto scappare chiunque ma Ace, invece di lasciar perdere si fece stranamente serio:

-Ti sbagli. Non ho mai conosciuto i miei genitori e a causa di quell’uomo che dovrei chiamare padre, ho avuto un’infanzia difficile. Ho solo avuto la fortuna di conoscere due amici che per me sono come fratelli e uno di loro è morto quando aveva solo dieci anni. Prima di conoscere loro due, non mi fidavo di nessuno ma dopo averli incontrati, ho iniziato a fidarmi degli altri.-

Ace non sapeva perché gli aveva detto quelle cose, nemmeno ai suoi compagni gli e lo aveva detto ma sentiva dentro di se qualcosa che gli diceva di dire tutto a quella ragazza, in qualche modo in lei aveva rivisto il se stesso che odiava tutti e che non si fidava di nessuno e come Sabo e Rufy lo avevano aiutato a cambiare, lui voleva provare ad aiutare quella ragazza:

-Non voglio obbligarti a venire con me e non voglio che tu mi racconti il tuo passato però, mi piacerebbe che tu ti unissi alla mia ciurma.-

Kita lo osservò, non riusciva a capire il perché ci teneva così tanto che si univa alla sua ciurma; si erano appena incontrati ed era impossibile che si fidava di lei al tal punto di chiedergli di seguirlo, aveva capito che Ace era strano ma lei non si voleva fidare, non si era mai fidata di nessuno e non aveva nessuna intenzione di iniziare quel giorno a fidarsi del primo che gli chiedeva di unirsi alla sua ciurma:

-Mi dispiace ma non ho intenzione di unirmi alla tua ciurma.-

Ace sorrise:

-Partirò fra tre giorni. Se cambi idea, troverai la mia nave in fondo al porto.-

la salutò e sparì in una stradina che conduceva nel centro città.

Kita lo osservò fino a quando non sparì dalla sua vista:

-“Che tipo assurdo. Perché devo unirmi alla sua ciurma? Non ho mai cambiato idea nemmeno dopo mesi, figuriamoci se cambio idea in tre giorni. Non mi unirò mai ne alla sua ciurma, ne in nessun’altra ciurma.”-

 

 
Continua…
 
 



Ciao, eccomi qui.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. ^O^

In questo capitolo si sa qualcosa su Kita, chissà se è davvero lei che ha preso di mira Ace. :)

“Himawari” significa “girasole” in giapponese. ^^

Ringrazio chi ha letto e recensito (o letto soltanto) i precedenti capitoli.

A presto, ciao.

ps:il prossimo capitolo lo metterò sabato o domenica.

 

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Capitolo 4
*** 4° Capitolo ***


4° CAPITOLO:

 
 
Una volta rimasta sola, Kita andò a mangiare in una locanda lì vicino sperando di non incontrare Ace, lei aveva sempre preferito la solitudine invece che della compagnia, degli altri non si fidava, si fidava solo di se stessa.

Mentre pranzava, continuava a ripensare alla strana conversazione avuta con Pugno di Fuoco e non riusciva a capire il perché ci stava ancora pensando, era già capitato altre volte che capitani di ciurme pirata gli chiedevano di unirsi a loro e lei aveva sempre rifiutando dimenticando subito dopo l’incontro ma con Ace non ci riusciva:

-“Forse il motivo per cui non faccia altro che pensare alla sua proposta, è dovuto al fatto che lui mi vuole nella sua ciurma non per i miei poteri ma perché trova più divertente viaggiare in compagnia, gli altri che mi avevano fatto questa proposta era solo per via dei miei poteri.”-

rimaneva comunque che per lei era difficile fidarsi degli altri, no dopo alla brutta esperienza vissuta nel suo villaggio d’origine dove persino i suoi genitori di cui si fidava l’avevano tradita.

 

 
***
 
 
Kita era nata su una piccola isola nel mare settentrionale, in un villaggio di pescatori e fin da piccola aveva imparato a fidarsi solo di se stessa e di nessun altro.

Per via dei suoi occhi di colore diverso era sempre presa in giro da tutti, molti la consideravano una strega portatrice di sfortuna, gli abitanti del villaggio avevano chiesto più volte ai suoi genitori di allontanarla, loro all’inizio non erano certi che la figlia doveva essere allontana solo per quel motivo ma un giorno la allontanarono dicendogli che non era loro figlia.

Kita aveva cinque anni, aveva per caso trovato sulla spiaggia uno strano frutto a spirale di colore begie, lo aveva mangiato e subito dopo senza capire come aveva fatto, creò una voragine che distrusse parte della spiaggia mentendo in pericolo i suoi genitori.

I genitori di Kita, dopo quel giorno la allontanarono e smisero di considerarla.

Kita non ci provò nemmeno a riconquistare la loro fiducia, imparò a cavarsela da sola imparando che degli altri non ci si poteva fidare; grazie ai continui arrivi dei pirati che si divertivano a parlare tra loro mentre bevevano, scoprì che il frutto che aveva mangiato era un frutto del diavolo e imparò ad usare i suoi poteri.

Un giorno, stufa di vivere in un posto dove non era ben vista, partì diventando una pirata alla sola età di dieci anni, conquistando ben presto una taglia molto alta.

 

 
***
 
 
Kita si rese conto del fatto che non aveva mai dato fiducia a nessuno dopo la brutta esperienza con il suo vecchio villaggio, ogni volta che gli veniva proposto di unirsi a qualche ciurma lei rifiutava senza nemmeno cercare di fidarsi:

-“Forse con Ace, potrei provare a fidarmi. Non sembra uno che volta le spalle agli altri e sembrava sincero quando mi a chiesto di unirmi alla sua ciurma.”-

era davanti ad un bivio, da una parte voleva provare a fidarsi di Ace e accettare la sua proposta, dall’altra parte invece voleva continuare a non fidarsi di nessuno e non accettare di unirsi alla sua ciurma, non sapeva che strada scegliere.

Dopo aver pranzato, pagò il conto e si diresse alla spiaggia; Kita conosceva solo un modo per schiarirsi le idee e prendere la giusta scelta, allenandosi con i suoi poteri e la sua spada l’aiutavano molto a riflettere.

 
Tre giorni dopo, Ace era al porto ad aspettare che i suoi compagni finissero di caricare la nave, quando la vide arrivare sorrise:

-Sapevo che alla fine saresti arrivata.-

Kita si stupì delle sue parole, nemmeno lei fino a qualche ora fa era certa che sarebbe andata da lui e quindi, non capiva come lui lo sapesse:

-Ho deciso di fidarmi di te e accettare la tua proposta ma sappi una cosa…-

il suo sguardo divenne freddo come il ghiaccio:

-…tradisci la mia fiducia e te la farò pagare.-

Ace sorrise:

-Va bene.-

Kita lo osservò mentre saliva a bordo della nave, sospirò ormai rassegnata a salire, la decisione di seguire Ace era stata sua e non se ne pentiva anche se aveva dei dubbi sul fatto che Pugno di Fuoco fosse un capitano affidabile; salita a bordo, Kita aveva conosciuto ogni membro della ciurma e non ci era voluto molto prima che i pirata l’accettassero come una di loro.

 
Il tempo passò, Kita per la prima volta iniziò a fidarsi degli altri, i suoi nuovi compagni si fidavano di lei ed erano sempre pronti ad aiutarla anche se non ne aveva bisogno, alla fine era contenta di aver accettato la proposta di Ace.

In quelle settimane passate insieme, Kita aveva legato molto con Ace, erano come fratelli e ogni volta che il capitano si cacciava nei guai, ovvero sempre, lei era sempre pronta a tirarlo fuori dai casini anche se spesso, Ace la strascinava con se.

Si erano fermati su molte isole e spesso si erano trovati nei guai, Kita essendo cresciuta cavandosela da sola, aveva imparato a percepire il pericolo e capitava spesso che non voleva fermarsi su un’isola ma Ace non l’ascoltava e tutte le volte si ritrovavano attaccati dalla marina o da altri pirati, ogni volta se la cavavano per un soffio e sempre Kita rimproverava Ace che gli prometteva che la prossima volta l’avrebbe ascoltata, promessa che non manteneva sicuro che qualunque pericolo incontravano lo avrebbero superato insieme ma non aveva tenuto conto, che non sempre era possibile superare i pericoli che si incontrava e il giorno in cui lo capì, Kita scomparve ed Ace da quel momento, si sentì in colpa per ciò che era successo.

 

 
Continua…
 
 



Ciao, eccomi qui.

Questo capitolo è un po’ corto rispetto agli altri, spero che vi sia piaciuto lo stesso. ^O^

Nel prossimo capitolo, verrà svelato ciò che è successo a Kita. =)

Ringrazio chi ha letto e recensito (o letto soltanto) i precedenti capitoli.

A presto, ciao.

ps:il prossimo capitolo lo metterò se riesco sabato o domenica se no lo pubblicherò venerdì 14.

 

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Capitolo 5
*** 5° Capitolo ***


5° CAPITOLO:

 
 
I pirati di “Picche”, dopo un viaggio difficile e pericoloso, erano finalmente giunti nel Nuovo Mondo e dopo qualche giorno di navigazione, videro un’isola:

-Quella è l’isola di Himawari.-

Ace si girò verso il suo navigatore:

-Che isola è?-

-E’ un’isola primaverile a giudicare dal clima e sembra un’isola tranquilla.-

Pugno di Fuoco sorrise:

-Bene, è l’isola giusta per fermarsi qualche giorno.-

la ciurma a quelle parole si preparò a scendere mentre la nave procedeva verso l’isola.

Intanto Kita fissava l’isola di Himawari, il suo sguardo era freddo e percepiva un grande pericola ed era certa che questa volta non se la sarebbero cavata, raggiunse di corsa Ace e lo afferrò per un braccio:

-E’ meglio se evitiamo quell’isola.-

Ace la fissò:

-Di nuovo il tuo brutto presentimento? Ogni volta dici così e tutte le volte, ce la siamo cavata benissimo.-

Kita lo afferrò per la camicia che stranamente stava indossando quel giorno e con un tono freddo, che non usava più da quando era in quella ciurma, minacciò il capitano:

-Fai rotta su quell’isola e stai pur certo che me ne vado. Questa volta è diverso il pericolo che sento.-

Ace capì che era veramente preoccupata ma notando l’isola, che ora si poteva vedere molto bene, non riusciva a capire dove fosse il pericolo:

-Kita, l’isola è tranquilla. Non succederà nulla.-

vedendo che l’amica non sembrava convinta aggiunse:

-Dobbiamo per forza fermarci. Le provviste sono finite e la nave è ridotta male, non possiamo aspettare un’altra isola.-

Kita mollò la presa dalla sua camicia e si voltò:

-D’accordo ma se succede qualcosa, io me ne vado.-

Ace la osservò scendere sottocoperta, sapeva che non stava mentendo e sperava che non succedesse nulla mentre erano sull’isola, non voleva che Kita se ne andasse e non voleva che la sua ciurma corresse dei rischi.

 
Una volta scesi a terra, la ciurma si sparpagliò per l’isola mentre Ace insieme a Kita ed altri due compagni, dopo aver trovato qualcuno che poteva riparare la loro nave, si recò nell’unica locanda per pranzare.

Dopo aver pranzato, come sempre, Ace scappò via insieme agli amici ma una volta fuori si fermò:

-Strano che il locandiere non abbia urlato.-

era abituato a sentire i proprietari delle locande urlargli contro di tornare a pagare il conto ma sta volta non era successo, il vecchio locandiere con tutta calma stava sparecchiando il loro tavolo come se non gli importasse che loro non avevano pagato:

-Meglio così. Ora andiamo prima che cambi idea.-

Kita era nervosa, l’isola era troppo tranquilla e gli abitanti erano troppo gentili, sembrava che non ci fosse nessun pericolo ma lei sapeva che stava per accadere qualcosa, lo aveva scoperto da poco che possedeva l’Haki e che era proprio quel potere che gli permetteva di percepire il pericolo.

Ace invece non riusciva a capire il perché l’amica era così preoccupata, Himawari era così tranquilla che lui si stava annoiando.

 
I quattro pirati camminarono per un po’ fino a raggiungere la spiaggia, continuarono a camminare fino a quando non raggiunsero il punto dove la sabbia diventava terra e iniziava la foresta:

-Ace, è meglio tornare indietro.-

il capitano osservò Kita:

-La foresta sembra l’unico posto interessante dell’isola.-

la ragazza gli mollò un pugno in testa:

-Quella foresta nasconde un pericolo…-

non fece in tempo a finire di parlare, che dalla foresta uscì un gran numero di marines e a capo del gruppo c’era un uomo grande e grosso dallo sguardo pericoloso; Himawari era così tranquilla che persino i pirati se ne stavano buoni e la marina si limitava ad assicurarsi che nella foresta non ci fossero belve feroci che potevano minacciare la sicurezza delle persone.

Kita riconobbe subito l’uomo che stava a capo di quei marines:

-Ace, quel tipo è pericoloso. E’ meglio creare un diversivo e scappare.-

Pugno di Fuoco la osservò:

-Sai chi è?-

Kita annuì:

-Un tempo era un ammiraglio ma era così pericoloso che il Grand Ammiraglio ha deciso di retrocederlo a vice ammiraglio come ultimo avvertimento. Se fa qualcosa di sbagliato rischia di finire in prigione.-

lei si teneva sempre informata su i marines più pericolosi e si era stupita quando aveva saputo di quell’ammiraglio che sembrava più pericoloso di un pirata.

Il vice ammiraglio senza dire nulla, fece cenno ai suoi uomini di attaccare e in un attimo iniziò la battaglia tra i pirati ed i marines; Ace e i suoi compagni erano in difficoltà, erano solo in quattro contro cento marines ben addestrati.

I marines schivavano con facilità il fuoco di Ace e le voragini di Kita, tutto quello che Pugno di Fuoco in quel momento stava cercando di fare, era di permettere ai suoi compagni di mettersi in salvo ma non era facile, sembrava che il nemico fosse capace di prevedere le loro mosse.

Ad un tratto si sentì uno sparo che colpì in pieno Kita, Ace si fermò di colpo, era scioccato da ciò che stava vedendo.

La vide cadere nella voragine senza fondo, urlando con tutto il fiato che aveva in corpo:

-Te la farò pagare, Ace!-

poi la voragine si richiuse e lei scomparve nel nulla, era stata ferita e nel venire colpita era caduta all’indietro finendo in una voragine che aveva appena aperto:

-Kitaaa!!!-

Ace scatenò tutto il suo potere e senza accorgersene usò l’Haki, la maggior parte dei marines furono sconfitti mentre gli altri e il vice ammiraglio, fuggirono via.

 
Finito il combattimento, Ace raggiunse il punto in cui la voragine si era richiusa facendo sparire Kita:

-Dobbiamo cercarla! E’ lei che crea le voragine, non può essere sparita a causa del suo potere.-

uno dei suoi compagni si avvicinò a lui:

-Ace, cerca di capire, Kita non c’è più. Te lo aveva detto che non aveva la capacità di riaprire le voragine una volta richiuse e nessuno, si può salvare dopo essere finito sotto terra.-

Ace odiava dargli ragione ma sapeva che per Kita non poteva più far niente, gli aveva urlato che gli e l’avrebbe fatta pagare ma sapeva che non sarebbe più tornata nemmeno per vendicarsi.

Pugno di Fuoco sapeva che era solo colpa sua se Kita aveva fatto quella fine come sapeva che lei aveva tutte le ragioni per volersi vendicare, doveva dargli ascolto ed evitare l’isola di Himawari, in qualche modo ce l’avrebbero fatta a raggiungere un’altra isola ma invece, come al suo solito, lui non gli aveva dato ascolto e ora Kita non c’era più.

 

 
Continua…
 
 
 
Ciao, eccomi qui.

Anche questo capitolo è un po’ corto rispetto agli altri, spero che vi sia piaciuto lo stesso. ^O^

Nel prossimo capitolo si torna al presente. =)

Ringrazio chi ha letto e recensito (o letto soltanto) i precedenti capitoli.

A presto, ciao.

ps:il prossimo capitolo lo metterò se riesco sabato o domenica se no lo pubblicherò venerdì 21.

 

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Capitolo 6
*** 6° Capitolo ***


6° CAPITOLO:

 
 
Ace sospirò, non serviva a niente ripensare al passato, ciò che era accaduto non si poteva riaggiustare, ora doveva solo pensare a risolvere quel mistero e se l’ombra era davvero Kita, avrebbe sistemato ogni cosa con lei.

 
Si incamminò verso la locanda assorto nei suoi pensieri.

Sapeva di essere una testa calda, non aveva mai dato retta a nessuno finendo sempre nei casini, spesso riusciva a cavarsela anche grazie all’aiuto degli altri ma a volte, capitava che si trovava in situazioni dove se la cavava per un soffio perdendo dei compagni.

Era capitato anni fa, non ascoltando Kita l’aveva persa; ed era capitato anche tre anni fa, non aveva ascoltato Barbabianca e i suoi compagni ed era partito all’inseguimento di Teach causando una guerra e mettendo in pericolo i suoi amici, perdendone alcuni.

Ogni volta che capitava di perdere qualcuno per colpa della sua testardaggine, Ace si riprometteva di dare più ascolta agli altri ma ogni volta si ritrovava a fare di testa sua, era più forte di lui, era impulsivo e anche se lo sapeva non poteva farci niente, poteva andargli anche bene fino a quando non metteva in pericolo gli altri ed era per questo, che non aveva voluto coinvolgere nessuno nella faccenda della misteriosa ombra.

 
Giunto alla locanda, Ace andò dritto al bancone e si sedette su l’unico sgabello libero in attesa che il vecchio locandiere si liberasse.

Non ci volle molto tempo prima che il locandiere si accorse di lui:

-Guarda chi è ritornato.-

Ace osservò il vecchio uomo e fu contento nel constatare che si ricordava di lui anche se, c’era il rischio che lo obbligasse a pagare il conto che non aveva pagato anni fa:

-Scusa, se l’altra volta non ho pagato.-

il locandiere sorrise:

-Tranquillo, non ho problemi se qualcuno non paga il conto. Molti clienti lasciano una grande mancia.-

Pugno di Fuoco sorrise, era una fortuna che quell’uomo fosse così gentile e forse poteva davvero aiutarlo:

-Quando sono stato qui l’altra volta, con me c’era una ragazza.-

il vecchio annuì:

-Me la ricordo e se non sbaglio c’erano altri due con voi.-

Ace fu sollevato del fatto che nonostante l’età, il locandiere ricordava ogni cosa senza difficoltà:

-Non è che per caso l’hai rivista qualche giorno dopo che siamo partiti? E si sono per caso aperte misteriosi voragini quella volta?-

l’anziano non capiva cosa volesse sapere ma alla fine gli rispose:

-La ragazza l’ho vista solo quella volta e di voragini non se ne sono mai viste su quest’isola.-

Ace sospirò:

-“Come era prevedibile, se Kita si è salvata non si è fatta vedere da nessuno.”-

la sua unica speranza di sapere se l’amica si fosse salvata o no, andò in fumo:

-Grazie e scusa se ti ho disturbato.-

si alzò con l’intenzione di andarsene quando il vecchio lo fermò:

-Non pranzi?-

Ace sorrise:

-Mi piacerebbe ma come l’altra volta, non ho soldi.-

il locandiere rise divertito e gli indicò un tavolo libero:

-Va a sederti, per sta volta offre la casa.-

Ace lo ringraziò e si sedette al tavolo indicatogli.

 
Mentre aspettava il pranzo, Ace vide entrare una persona che conosceva molto bene, erano due anni che non si vedevano ed era felice di poterlo rincontrare:

-Sabo!-

il ragazzo sentendosi chiamare, si voltò verso la persona che lo aveva chiamato, sapendo perfettamente chi era avendolo riconosciuto dalla voce:

-Ace!-

lo raggiunse e si sedette accanto a lui; si erano incontrati due anni fa, pochi giorni prima che Ace trovasse Barbanera.

 

 
***
 
 
Due anni fa, Ace era alla ricerca di Teach; dopo aver perso le sue tracce ad Alabasta, non sapeva più dove cercarlo ed erano settimane che viaggiava da un’isola all’altra in cerca del traditore che sembrava sparito nel nulla.

Quel giorno, Ace si trovava su una piccola isola del Grande Blu e anche lì non aveva trovato nemmeno un piccolo indizio su dove potesse essersi cacciato l’ex compagno.

 
Prima di partire aveva deciso di riposarsi un po’, nelle ultime settimane non aveva fatto altro che cercare Barbanera fermandosi solo per mangiare.

Entrò nell’unica locanda dell’isola che era così piccola che la gente era talmente tanta che molti erano in piedi a mangiare; Ace fu fortunato a trovare uno sgabello libero davanti al bancone e si sedette ordinando subito tutto quello che c’era sul menù.

Era così concentrato sul cibo, che non si accorse di essere osservato fino a quando, il ragazzo seduto accanto a lui non gli parlò:

-Vedo che il tuo appetito è aumentato in questi anni.-

Ace a quelle parole si girò verso destra e osservò il ragazzo accanto a lui, ci impiegò qualche minuto a riconoscerlo ma poi non ebbe più dubbi su chi fosse:

-Sabo! Sei vivo.-

all’improvviso si fece serio:

-Perché non ti sei degnato a farti vedere prima?-

Sabo intuì che il fratello sembrava intenzionato a prenderlo a pugni e si affrettò a parlargli subito:

-Volevo tornare da voi ma vi avrei messo in pericolo.-

Ace lo aveva capito che era solo per non mettere in pericolo lui e Rufy, se non si era fatto vivo prima:

-Come ti sei salvato?-

il fratello sorrise:

-Un attimo prima che la barca saltasse in aria, ero riuscito a buttarmi in mare e la corrente mi ha portato lontano. Quando ho ripreso i sensi erano passati tre giorni ed ero a bordo di una nave.-

gli raccontò che era stato Dragon a salvarlo e che l’uomo si era preso cura di lui insegnandoli a combattere e insegnandoli tutto ciò che gli poteva servire per vivere.

Per Sabo, Dragon era come un padre, gli doveva tutto ed era per questo che aveva deciso di unirsi ai rivoluzionari:

-Questo è tutto. Sapevo che un giorno avrei rivisto te e Rufy, quindi ho solo aspettato il momento giusto per dirvi che sono ancora vivo.-

Ace sorrise e continuò a mangiare, non aveva trovato Teach ma in compenso aveva ritrovato un fratello creduto perso per sempre e questo lo rendeva felice:

-Come mai sei in giro senza i tuoi compagni?-

Sabo sapeva con chi viaggiava il fratello, da quando Ace e Rufy avevano preso il mare si era tenuto informato su ciò che facevano:

-Stò cercando un compagno che ha tradito il vecchio.-

il rivoluzionario sapeva che uno degli uomini di Barbabianca lo aveva tradito, era una cosa che lo aveva stupito come aveva stupito gli altri rivoluzionari, tutti sapevano come era unita la ciurma del vecchio imperatore e gli era sembrato strano che uno di loro lo aveva tradito:

-Ti riferisci a Barbanera?-

Ace annuì; Sabo non sapeva se era meglio tacere su ciò che sapeva o se era meglio dirglielo, era consapevole che chi aveva il coraggio di tradire Barbabianca era un uomo pericoloso ed era certo che Marshall D. Teach non era un tipo di cui fidarsi ma alla fine decise di dirglielo:

-Penso di sapere dove sia diretto.-

Ace si girò di nuovo verso il fratello:

-Sul serio? E dove?-

Sabo sospirò, sperava di star facendo la cosa giusta, non sapeva il perché ma aveva un brutto presentimento:

-Sta seguendo una rotta verso nord, presto raggiungerà l’isola di Banaro. Se parti ora, dovresti raggiungerlo.-

Ace si alzò e afferrò il suo cappello:

-Grazie, Sabo.-

fece per uscire ma fu fermato dal fratello:

-Fai attenzione, Ace.-

Pugno di Fuoco sorrise:

-Tranquillo, andrà tutto bene.-

Sabo lo osservò uscire, non era affatto tranquillo e una settimana dopo il suo brutto presentimento si rivelò reale, sul giornale lesse della condanna di Ace e si pentì di avergli detto dove trovare Barbanera.

 

 
***
 
 
I due fratelli preso a mangiare ridendo e scherzando, rimandando a dopo le cose importanti.

 

 
Continua…
 
 
 

Ciao, eccomi qui.

In questo capitolo è arrivato Sabo, spero che vi sia piaciuto. ^O^

Ringrazio chi ha letto e recensito (o letto soltanto) i precedenti capitoli.

A presto, ciao.

ps:il prossimo capitolo lo metterò sabato o venerdì 28.

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Capitolo 7
*** 7° Capitolo ***


7° CAPITOLO:

 
 
Durante il pranzo, i due fratelli avevano parlato di tutto ma ora era giunto il momento di parlare di cose importanti; Sabo appoggiò sul tavolo il boccale ormai vuoto ed osservò il fratello che ancora stava mangiando:

-Ace, che ci fai su quest’isola da solo?-

lo aveva capito subito che era lì senza i suoi compagni:

-Non starai di nuovo cercando Barbanera?-

se così fosse stato, lo avrebbe fermato anche a costo di doverlo affrontare:

-Non avrei dovuto dirti dove trovarlo. Se non ti avessi detto nulla, non avresti rischiato la vita e non sarebbe scoppiata nessuna guerra. Mi dispiace.-

non c’era giorno che non si sentiva in colpa per aver detto al fratello dove trovare Barbanera:

-Non ti devi scusare, Sabo. Anche se non mi avessi detto nulla, prima o poi lo avrei trovato.-

poi sorrise e aggiunse:

-Comunque stai tranquillo, non lo stò cercando. E poi il babbo questa volta non mi avrebbe lasciato andare a cercarlo.-

Ace ne era consapevole, l’altra volta nonostante avevano cercato di fermarlo, lo avevano alla fine lasciato andare ma era più che certo, che ne Barbabianca ne gli altri lo avrebbero lasciato partire di nuovo per cercare il traditore:

-Stò cercando una persona ma non lui.-

Sabo non sapeva se essere tranquillo oppure no, dato che lo conosceva molto bene:

-Barbabianca, ti ha lasciato partire?-

il fratello sorrise:

-Non voleva che partissi ma ho fatto di testa mia.-

il rivoluzionario sospirò, come aveva immaginato si stava cacciando di nuovo nei guai:

-Stai cercando, il misterioso individuo che ha preso di mira gli uomini di Barbabianca?-

erano girate delle voci riguardo a qualcuno che aveva preso di mira la ciurma del vecchio imperatore, quando Sabo lo aveva saputo aveva temuto che Ace potesse cacciarsi in qualche guaio.

Ace non si stupì più di tanto della domanda che gli aveva appena fatto il fratello, sapeva che lui era a conoscenza di ogni cosa che lo riguardava e che riguardava il loro fratellino:

-Esatto, in realtà quella persona ha preso di mira solo quelli che un tempo facevano parte della mia vecchia ciurma.-

Sabo sospirò, sapeva come era fatto e non si stupiva nel sapere che stava cercando qualcuno che aveva fatto del male ai suoi compagni:

-Stai facendo come l’altra volta?-

Ace non aveva bisogno di chiedergli a cosa si stava riferendo, lo aveva capito benissimo:

-Il babbo non voleva che partivo ma io sono partito lo stesso. Penso di sapere chi è.-

Sabo lo fissò:

-Sai chi è?-

il fratello annuì:

-Non ne sono sicuro, dato che dovrebbe essere morta ma credo che sia Kita. Aveva detto che me l’avrebbe fatta pagare.-

il rivoluzionario conosceva quel nome, aveva sentito molto parlare di lei e sapeva che faceva parte della ciurma di Ace:

-Che è successo con lei? So chi è e so che prima che ti unissi a Barbabianca, lei era sparita.-

Pugno di Fuoco fissò il tavolo e rimase in silenzio per qualche minuto poi gli raccontò ciò che era accaduto quel giorno; quando finì di parlare, tra i due fratelli calò il silenzio che fu interrotto poco dopo da Sabo:

-Ho capito. Ti posso aiutare se vuoi.-

Ace lo fissò:

-Ti ringrazio ma preferisco fare da solo.-

il fratello rise:

-Lo so però, posso contattarti se vengo a sapere qualcosa.-

Ace sorrise, sapeva che Sabo era capace di scoprire tutto ciò che voleva, in fondo era stato lui a fargli trovare Teach:

-Va bene, se sai qualcosa fammelo sapere.-

finì di mangiare e cambiò discorso:

-Tu, invece che ci fai qui?-

Sabo stava fissando il fratello che non sembrava intenzionato a smettere di mangiare:

-Sono qui solo per fare rifornimento. Stò tornato alla base, sono mesi che non do notizie e credo che sta volta Dragon sia davvero arrabbiato.-

Ace rise:

-Comunque, se parti adesso e vai verso ovest, potrai incontrare Rufy.-

Pugno di Fuoco smise per un attimo di mangiare e alzò lo sguardo sul fratello:

-Davvero?-

Sabo annuì:

-L’ultima volta che ho avuto notizie su nostro fratello, si stava dirigendo verso ovest e non sono passati molti giorni.-

Ace era felice di sapere che c’erano possibilità di poter incontrare Rufy:

-Dato che non so dove andare a cercare Kita o chiunque sia la misteriosa ombra, seguirò quella rotta. Comunque tu e Rufy vi siete incontrati?-

Sabo scosse la testa:

-Non ancora e ti sarei grato se non gli dici niente su di me.-

Pugno di Fuoco sbuffò, sapeva che il fratello si sentiva in colpa per non essersi fatto vivo prima, come era consapevole che se non si fossero incontrati per caso, non avrebbe rivisto Sabo due anni fa:

-Non gli dirò nulla ma prima o poi, lo devi incontrare.-

il rivoluzionario sorrise:

-Presto incontrerò anche lui.-

Ace si alzò:

-Ora vado. Ci si vede.-

Sabo rise:

-Non cacciarti nei guai.-

Ace sorrise divertito:

-E quando mai, ho fatto il contrario.-

lo salutò ed uscì dalla locanda tornando alla sua imbarcazione.

 
Ace tornato al porto rimase ad osservare l’oceano:

-“Non sono riuscito a scoprire se è davvero Kita la misteriosa ombra ma in compenso, ho ritrovato Sabo e stando a ciò che mi ha detto, dovrei incontrare Rufy se vado ad ovest.”-

si sistemò il cappello sorridendo:

-“Andrò a cercare lui e chissà, magari avrò fortuna e troverò anche la misteriosa ombra.”-

saltò a bordo dello striker e salpò verso ovest.

 

 
Continua…
 
 
 

Ciao, eccomi qui.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. ^O^

Ringrazio chi ha letto e recensito (o letto soltanto) i precedenti capitoli.

A presto, ciao.

ps:il prossimo capitolo lo metterò sabato o domenica.

 

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Capitolo 8
*** 8° Capitolo ***


8° CAPITOLO:

 
 
Ace, dopo qualche giorno di viaggio, raggiunse una piccola isola di pescatori.

Una volta sceso a terra, si recò nell’unica locanda dell’isola che un pescatore gli aveva indicato dopo che lui gli aveva chiesto dove poteva pranzare.

Come aveva detto Sabo, aveva seguito la rotta verso ovest e quell’isola era la prima che raggiungeva dopo essere partito, sperava di incontrare Rufy e di trovare una traccia sulla misteriosa ombra.

Ace raggiunse la locanda e una volta dentro si sentì chiamare da una voce famigliare, non fece in tempo a girarsi verso la persona che lo aveva chiamato, che si ritrovò in un attimo stritolato da un forte abbraccio:

-Rufy! Lasciami!-

il fratellino sorrise felice nel aver rivisto il fratello:

-Sono così contento di vederti.-

Ace sorrise, come sempre anche sta volta Sabo ci aveva visto giusto, seguendo la rotta che gli aveva detto, aveva ritrovato Rufy.

Cappello di Paglia ritornò al tavolo invitando il fratello ad unirsi a lui e ai suoi compagni, Ace fece conoscenza dei suoi amici che non aveva incontrato ad Alabasta, non si stupì nel vedere uno scheletro o un cyborg, da Rufy ci si poteva aspettare di tutto ed Ace, sapeva che il suo fratellino poteva avere solo una ciurma singolare e unica.

Durante il pranzo, Ace parlò molto con Rufy raccontandosi ciò che avevano fatto in quegli ultimi due anni e più volte aveva rischiato di rivelargli che Sabo era ancora vivo, non poteva dirgli nulla perché solo il fratello poteva farglielo sapere; mentre i due fratelli parlavano, il resto della ciurma faceva casino come loro solito, Sanji e Zoro stavano litigando e Nami era sul punto di strangolarli entrambi, Brook si era messo a cantare mentre Franky insieme ad Usopp e Chopper si era messo a ballare, Robin osservava i compagni divertita dal loro comportamento che non si preoccupavano di ciò che gli altri clienti stavano dicendo.

La conversazione tra i due fratelli fu interrotta da due uomini che stavano parlando tra loro attirando l’attenzione di Ace:

-Certo che è davvero strano. Sulla spiaggia si sono aperte delle voragini.-

-La cosa strana è che nelle voragini sono finiti dei marines e non lo strano tizio incappucciato.-

bastarono quelle poche parole per far alzare Ace e farlo uscire di corsa dalla locanda sotto lo sguardo confuso di Rufy.

 
Quando Ace raggiunse la spiaggia, vide una persona incappucciata che stava mettendo via la spada, le voragini si erano richiuse e i pochi marines che non erano caduti dentro, ora giacevano a terra privi di sensi.

Pugno di Fuoco aveva notato la lama scarlatta di quella spada, per lui, quella era la conferma sull’identità della misteriosa ombra:

-Kita!-

il tizio incappucciato si girò verso di lui, sembrava turbato e senza dire nulla sparì.

Ace raggiunse il punto in cui era scomparso:

-“Non ho più dubbi. E’ davvero Kita ma perché è scappata? Se ha attaccato gli altri per attirare la mia attenzione, avrebbe dovuto attaccarmi ora che sono da solo.”-

non riusciva a capire quali fossero le sue intenzioni, era certo che voleva battersi con lui e invece era sparita subito, decise di ripartire e cercarla nelle isole vicine, ora che era certo che si trattava proprio di Kita, non aveva nessuna intenzione di lasciarsela sfuggire.

 
Mentre tornava alla locanda, fu raggiunto da Rufy e dai suoi compagni:

-Ace! Che ti è preso?-

Pugno di Fuoco osservò il fratellino:

-Nulla, è solo che quelle persone stavano parlando di qualcuno che stò cercando.-

Rufy lo fissò:

-Chi cerchi?-

Ace capì subito che quella domanda significava solo che il fratellino era preoccupato che stesse cercando di nuovo Barbanera:

-Tranquillo, chi cerco è solo un’amica che credevo che fosse scomparsa.-

vedendo che Rufy non sembrava molto sicuro aggiunse:

-Non ho intenzione di cercare Teach ma devo ritrovare quella persona.-

Rufy non capiva cosa stava succedendo, anche perché Ace non gli aveva detto nulla e non perché non si fidava di lui ma perché non voleva farlo preoccupare, però una cosa l’aveva capita, per il fratello era importante cercare quella persona:

-Ho capito.-

Ace sorrise:

-Ora devo proprio partire. Ti prometto che la prossima volta che ci incontreremo, non partirò subito.-

lo salutò e si avviò verso lo striker salutando anche gli amici del fratello.

 
Gli era dispiaciuto non poter passare più tempo con Rufy, era anche preoccupato che poteva cacciarsi nei guai anche se lui non poteva di certo dire niente al fratellino dato che era il primo a ficcarsi nei casini, però lo rendeva tranquillo sapere che i compagni di Rufy erano sempre pronti a seguirlo ed aiutarlo, ora doveva solo pensare a ritrovare Kita e chiudere questa storia una volta per tutte.

Era indeciso se contattare Barbabianca e raccontargli tutto ma alla fine aveva deciso di rimandare alla fine le spiegazioni, non voleva coinvolgere i suoi compagni ed era certo che se gli ex membri dei pirati di “Picche” avessero saputo che Kita era ancora viva, avrebbero voluto raggiungerlo e lui non voleva, non sapeva se lei era rimasta quella di una volta oppure se era cambiata e non voleva metterli in pericolo.

Salito a bordo delle striker, salpò seguendo sempre la stessa rotta, l’avrebbe cercata in tutte le isole che incontrava durante il suo viaggio e non si sarebbe fermato fino a quando non l’avrebbe ritrovata.

 

 
***
 
 
Su un’isola a pochi chilometri di distanza da dove si trovava Ace, dal nulla era apparsa la misteriosa ombra che tanto Pugno di Fuoco stava cercando.

La persona incappucciata raggiunse la spiaggia e lasciò cadere il cappuccio rivelando due occhi di colore diverso freddi come il ghiaccio.

Kita si mise seduta su una roccia a scrutare l’oceano:

-“Non era nei miei piani che Ace mi scoprisse subito, doveva scoprirmi solo dopo averlo sconfitto.”-

non riusciva a perdonare Ace per ciò che era accaduto quella volta, era solo colpa sua se lei aveva rischiato la vita, se solo lui gli avesse dato retta e non avesse deciso di fermarsi su quell’isola, non sarebbe successo nulla.

Kita voleva solo fargliela pagare, gli era dispiaciuto aver colpito i suoi ex compagni ma era l’unico modo per far si che Ace rimanesse da solo; stando ai suoi piani lui non doveva scoprirla, era certa che ora che sapeva chi era, lui avrebbe cercato di non combattere e di risolvere la cosa a parole e lei non voleva:

-“Ace ora che sa che sono io non vorrà combattere ma non importa, farò in modo che combatterà lo stesso.”-

a rendere pessimo il suo umore non era solo questo ma era anche dovuto all’incontro che aveva avuto due giorni prima.

Kita aveva incontrato per caso uno dei pirati più pericolosi che navigava in quei mari, aveva incontrato Marshall D. Teach.

Barbanera l’aveva subito riconosciuta, conosceva la sua fama e i suoi poteri, non ci pensò due volte a proporgli di unirsi alla sua ciurma ma Kita rifiutò la sua proposta, si era fidata di Ace e si era pentita e non aveva più intenzione di fidarsi ancora di qualcuno soprattutto di uno che non si era fatto problemi a tradire la sua vecchia ciurma.

 

 
Continua…

 

Ciao, eccomi qui.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. ^O^

Ora Ace ha trovato Kita, nel prossimo capitolo si affronteranno e molto probabilmente sarà l’ultimo capitolo di questa storia. =)

Ringrazio chi ha letto e recensito (o letto soltanto) i precedenti capitoli.

A presto, ciao.

ps:il prossimo capitolo lo metterò sabato o domenica.

 

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Capitolo 9
*** 9° Capitolo ***


9° CAPITOLO:

 
 
Era passata una settimana da quando Ace aveva ritrovato Kita e aveva di nuovo perso le sue tracce, in quei giorni aveva setacciato le piccole isole che aveva incontrato lungo la rotta ma di lei, non aveva trovato nessuna taccia.

Quel giorno, Ace era in una locanda a pranzare:

-“Non può essere andata molto lontana. Forse non è andata verso ovest ma ha seguito un’altra rotta. Se così fosse, dovrei ritornare indietro.”-

non sapeva che fare, se tornava indietro e Kita stava seguendo la rotta verso ovest, l’avrebbe persa e chissà quando l’avrebbe ritrovata, se invece proseguiva per quella rotta e lei ne stava seguendo un’altra, non l’avrebbe trovata comunque; qualsiasi cosa decideva di fare, c’era sempre il rischio di non ritrovarla, l’oceano era immenso e chissà quanto tempo ci avrebbe messo a ritrovarla:

-“Dannazione! Ero riuscito a trovarla e lei è sparita da sotto il mio naso! Chissà, forse è davvero scomparsa e quello è il suo spirito.”-

scosse la testa, era consapevole che non era possibile ciò che aveva appena pensato; Kita in qualche modo si era salvata anche se non riusciva a capire come lei sia sparita.

Ad un certo punto, Ace sentì il lumacofano suonare, lo tirò fuori dallo zaino e lo mise sul tavolo rimanendo ad osservarlo:

-“Forse è meglio se non rispondo. Se è il babbo o gli altri mi urlerebbero a dietro però, potrebbe trattarsi di Sabo.”-

alla fine si decise a rispondere, tirò su la cornetta e rimase in silenzio:

-Era ora che rispondessi! Quanto tempo ci vuole per rispondere, Ace!?-

Pugno di Fuoco rise:

-Scusa Sabo, pensavo che era qualcuno dei miei compagni.-

il rivoluzionario non aveva bisogno di chiedergli il perché non voleva rispondere, era a conoscenza che il fratello era partito nonostante gli era stato ordinato di non farlo e non si sarebbe stupito se i suoi compagni lo volevano rimproverare:

-Comunque perché mi hai chiamato?-

Sabo sorrise:

-Hai incontrato Rufy?-

Ace non riusciva a capire cosa aveva in mente, era impensabile che il fratello lo aveva chiamato solo per quel motivo, comunque decise di rispondergli e aspettare che arrivasse al dunque:

-Si, l’ho incontrato e su quella stessa isola ho incontrato Kita. E’ proprio lei, solo che non so dove sia.-

Sabo rise ed Ace non ne capiva il motivo:

-Qual è il vero motivo di questa chiamata?-

il rivoluzionario decise di arrivare al dunque anche perché, dal tono di voce del fratello, aveva capito che si stava arrabbiando e non aveva intenzione di scoprire se era capace di dargli fuoco attraverso il lumacofano:

-Calmati. Dimmi dove di trovi ora.-

Pugno di Fuoco sbuffò:

-Stò seguendo sempre la rotta verso ovest, ora sono su un’isola di pescatori.-

-Continua sempre su quella rotta. Tra un paio di giorni, dovresti arrivare su un’isola dove si trova una grande città, l’isola si chiama Ame.-

Ace non capiva il perché ci doveva andare ma Sabo gli rispose ancor prima che gli e lo chiedesse:

-Sono appena stato su quell’isola, lì ho incrociato una persona che dovrebbe essere chi cerchi. Non ne sono sicuro dato che è sparita tra la folla ma aveva una grande spada dalla lama scarlatta.-

Pugno di Fuoco sorrise:

-Grazie, partirò subito. Spero che non sia già ripartita.-

lo salutò e dopo aver rimesso nello zaino il lumacofano, uscì di corsa dalla locanda senza finire di mangiare, era strano che uno come lui interrompesse il pranzo ma per Ace, era troppo importante trovare Kita e non voleva perdere tempo ora che aveva un indizio su dove andare a cercarla.

 

 
***
 
 
Da qualche parte nel Nuovo Mondo, a bordo di una della navi pirata più conosciute:

-Sono settimane, che Ace è partito senza avere il permesso dal babbo e non si è nemmeno degnato di contattarci. Tutta colpa di quel pennuto che lo ha lasciato andare.-

era più tosto agitato e non era l’unico:

-Stai un po’ calmo, Vista.-

lo spadaccino si girò verso il compagno dando le spalle all’oceano che fino ad un attimo prima stava scrutando:

-Come posso calmarmi, Jaws!? L’ultima volta che quello stupido fiammifero è partito senza permesso, si è cacciato nei guai ed è scoppiata una guerra!-

Jaws sospirò, a bordo della “Moby Dick” stavano andando tutti fuori di testa solo perché Ace non si era ancora fatto sentire:

-Credo che non succederà nulla sta volta. Comunque, anche se Marco lo ha lasciato andare, il babbo non ha avuto nulla da ridire.-

Vista sbuffò e si mise ad osservare un gruppetto di compagni che stavano giocando a carte sul ponte:

-Certo che quelli della seconda flotta sono tranquilli, forse è perché non si devono preoccupare di tenere a bada Ace, dato che è chissà dove a fare chissà cosa.-

il compagno annuì:

-Comunque quelli che un tempo erano nella vecchia ciurma di Ace sono parecchio strani, forse anche loro hanno capito chi è che li ha presi di mira.-

Vista si ritrovò ad essere d’accordo con Jaws, era scontato che la misteriosa ombra era legata ad Ace e alla sua vecchia ciurma e l’unico modo per sapere chi era e il perché ce l’aveva con loro, era quello di aspettare il ritorno di Ace.

 

 
***
 
 
Ace, dopo due giorni di viaggio, raggiunse l’isola di Ame e lasciò lo striker al porto per poi incamminarsi verso la città.

La città era grande e affollata ed era difficile muoversi:

-“Per una volta Sabo si è sbagliato. Questa città non è grande ma è immensa, ci vorrà un sacco di tempo per trovare Kita, sempre se è ancora qui.”-

Ace ormai si era convito che era stato più semplice trovare Teach, nonostante ci aveva impiegato un anno a trovarlo, Kita invece sembrava impossibile da trovare.

Dopo ore chi girava a vuoto tra la folla, notò una figura incappucciata con una grossa spada sulla schiena, Pugno di Fuoco era più che certo che si trattava proprio di lei e la seguì fino a raggiungere la spiaggia.

Non c’era nulla in quel luogo, solo una distesa infinita di sabbia e l’oceano:

-Kita!-

la ragazza si girò:

-“Accidenti. Non doveva trovarmi così presto.”-

da quando Ace l’aveva scoperta, aveva deciso di rimandare per un po’ la vendetta per riorganizzare le idee, doveva trovare un modo per convincerlo a combattere e ancora non l’aveva trovato:

-Sta volta non ti lascerò fuggire!-

un cerchio di fuoco li circondò, impedendo ogni via di fuga.

Kita capì che non l’avrebbe lasciata andare:

-“E va bene, lo obbligherò a combattere.”-

si calò il cappuccio rivelando il suo sguardo freddo come il ghiaccio ed impugnò la spada, Ace era intenzionato a parlare con lei ed era pronto a difendersi dai suoi attacchi, non aveva intenzione di attaccarla e lei lo aveva capito.

 

 
Continua…
 
 
 

Ciao, eccomi qui.

Spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. ^O^

“Ame” in giapponese significa “pioggia”.

Questo doveva essere l’ultimo capitolo ma alla fine ho deciso di concludere la storia con il prossimo. =)

Ringrazio chi ha letto e recensito (o letto soltanto) i precedenti capitoli.

A presto, ciao.

ps:il prossimo capitolo lo metterò sabato o domenica.

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Capitolo 10
*** 10 ° Capitolo ***


10° CAPITOLO:

 
 
Era da qualche minuto che Ace e Kita si stavano affrontando in quel cerchio di fuoco, la ragazza era intenzionata sconfiggere il suo ex capitano ottenendo così la sua vendetta mentre Pugno di Fuoco, non faceva altro che schivare i suoi attacchi usando il fuoco come scudo per tenerla lontana:

-“Se andiamo avanti così, si farà notte.”-

non voleva combattere ma lei non voleva ascoltarlo.

Ad un certo punto, Kita stufa di quella situazione di stallo dove nessuno dei due riusciva ad ottenere ciò che voleva, iniziò ad usare il suo potere; le voragini inghiottirono il cerchio di fuoco e le altre fiamme ed Ace per poco non rischiò di cadere in una di esse ma grazie al suo potere era riuscito a salvarsi:

-Prima di farmi fuori, potresti dirmi almeno come ti sei salvata?-

Kita per tutta risposta aumentò il numero di voragini e una volta messo alle strette lo colpì con la spada, Ace trasformò il braccio in fuoco e la spada lo attraversò senza ferirlo:

-“Kita lo dovrebbe sapere benissimo che con me le armi non funzionano. Non capisco le sue intenzioni, se usa l’Haki potrebbe mettermi in difficoltà, forse non lo usa perché sa che lo posso usare anche io.”-

Kita ritentò di attaccarlo come prima ma il risultato non cambiò:

-Mi chiedi come mi sono salvata? E ha te, che importa?-

il suo tono di voce era freddo come il ghiaccio:

-E’ solo colpa tua se ho rischiato la vita.-

Ace non aveva bisogno di sentirselo dire, lo sapeva benissimo che ciò che era successo a Kita era solo colpa sua, ogni volta che ripensava a quel giorno si sentiva in colpa:

-So di aver sbagliato. Dovevo darti retta e passare oltre a quell’isola. Mi dispiace.-

Kita si arrabbiò e lo attaccò nuovamente ma come prima, il fuoco fermò di nuovo la spada:

-Mi chiedi scusa!? E a cosa mi servono le tue scuse!?-

Pugno di Fuoco fece qualche passo indietro per allontanarsi da lei, non voleva fargli del male ma se lei continuava ad avvicinarsi, rischiava di venire bruciata dalle fiamme:

-Non ti chiedo di perdonarmi. Puoi odiarmi ma almeno prima spiegami quali sono le tue vere intenzioni.-

Ace lo aveva capito che c’era qualcosa che non andava, Kita non stava combattendo come al solito, l’Haki continuava ad ostinarsi a non usarlo e le voragini si aprivano troppo lontano da dove si trovava lui, sembrava che nemmeno lei sapesse ciò che stava facendo, continuava ad attaccarlo con la spada spinta dalla rabbia e non era da lei, mai si era fatta trasportare dai sentimenti, ogni volta che combatteva manteneva sempre la calma e il sangue freddo ma sta volta non era così, non sembrava nemmeno lei.

Dopo l’ennesimo attacco di Kita, Ace gli prese la spada e la gettò lontano da lei, ora che era disarmata sembrava aver ritrovato la calma:

-Voglio solo fartela pagare per ciò che è successo.-

Ace era contento di vederla tranquilla anche se sapeva che era molto più pericolosa quando non era accecata dalla rabbia:

-Ascoltami, è vero che ogni volta che avevi un brutto presentimento, succedeva sempre qualcosa ma io ho sempre avuto fiducia in tutti voi, ero certo che anche quella volta ce la saremmo cavata ma mi sbagliavo.-

vedendo che la ragazza non sembrava intenzionata a dire nulla, proseguì:

-Se solo avessi immaginato ciò che sarebbe accaduto, avrei evitato quell’isola. Te l’ho detto anche prima. Ora spiegami come hai fatto a salvarti, dopo sei libera di farmi fuori, se è ciò che vuoi.-

Kita vide negli occhi di Ace la semplice sincerità, era davvero dispiaciuto per ciò che era accaduto e conoscendolo era più che certa che lui si sentisse in colpa ogni volta che ci ripensava.

Nei suoi occhi vide che era davvero intenzionata a farsi sconfiggere da lei dopo aver avuto la sua risposta; in quegli anni in cui era determinata a vendicarsi di lui, Kita si era dimenticata di una cosa importante, si era fida di Ace proprio perché in lui aveva notato quanto fosse determinato a proteggere le persone a lui care.

Capì solo in quel momento che se solo avesse fatto in tempo, lui non l’avrebbe mai lasciata cadere in quella voragine, Ace non l’avrebbe mai abbandonata ed era certa che lui aveva cercato un modo per ritrovarla prima di cedere alla realtà e accettare che era scomparsa, infondo anche lei aveva creduto che fosse la fine.

Kita capì ciò che realmente voleva, desiderava fidarsi ancora della prima persona che si era davvero fidata di lei, prima di Ace nessuno si era fidato di lei, lui era stato il primo ad aver creduto in lei e di cui si era davvero fidata; decise di raccontargli ciò che era accaduto quel giorno perché era giusto che lo sapesse:

-“Sono stata una stupida. Ace non merita il mio odio, è una brava persona. Spero che possa perdonarmi per ciò che ho fatto.”-

fece un respiro profondo e si calmò del tutto:

-Vuoi sapere come mi sono salvata? E’ semplice, mi ha aiutata un pescatore che mi ha trovato svenuta sulla spiaggia, al mio risveglio mi sono ritrovata in casa sua.-

Ace lo aveva intuito che qualcuno l’aveva aiutata, prima di cadere nella voragine gli avevano sparato ed era scontato pensare che qualcuno si fosse occupato della sua ferita:

-Non è questo che voglio sapere. Come hai fatto, ad uscire dalla voragine?-

Kita sorrise:

-Quando sono caduta nella voragine e ho visto che si stava richiudendo, ho creduto che fosse la fine.-

aspettò che Ace dicesse qualcosa ma dato che stranamente se ne stava in silenzio, prosegui rispondendo alla sua domanda:

-Dopo essere completamente guarita, ho provato a usare i miei poteri ed ho scoperto che posso sfruttare le voragini per spostarmi.-

vedendolo confuso decise di essere più chiara:

-Posso entrare nelle voragini che creo aprendone altre dove voglio e questo mi permette di spostarmi da un’isola all’altra, a patto che sia vicino a dove mi trovo in quel momento.-

Ace sembrò aver capito:

-Ecco come hai fatto a sparire quella volta che mi hai lasciato il messaggio e anche, l’altra volta quando ti ho riconosciuta.-

Kita annuì:

-Bene, ora che hai avuta la risposta che volevi, ti chiedo scusa per tutto ciò che ho fatto. Addio.-

fece per andarsene ma Ace la fermò:

-Perché non vieni con me alla “Moby Dick”? Sono certo che il babbo ti accoglierà nella ciurma e gli altri saranno contenti di rivederti.-

Kita non si stupì di quella richiesta, aveva imparato a conoscere molto bene Ace nel tempo che avevano passato insieme e se lo aspettava che gli chiedeva una cosa simile ma non poteva accettare:

-Dopo che ho ferito gli altri, non credo che sia il caso di tornare con voi.-

Pugno di Fuoco sorrise:

-Gli altri molto probabilmente hanno capito il perché lo hai fatto e poi, non li hai feriti gravemente.-

la ragazza ci pensò su, infondo non ci perdeva nulla ad andare con lui, poteva avere l’occasione di scusarsi con i suoi ex compagni e poi aveva bisogno di stare con loro, era stufa di restare da sola:

-D’accordo, vengo con te.-

Ace sorrise felice, sperava che alla fine Kita tornasse con loro.

Prese il lumacofano e contattò Marco per farsi dire dove si trovavano e dopo aver saputo che rotta seguire, i due ragazzi salparono per tornare a casa, quella casa dove anche Kita poteva sentirsi accettata.

 

 
***

 
Dopo giorni di viaggio, Kita ed Ace arrivarono alla “Moby Dick”.

Saliti a bordo, gli ex pirati di “Picche” stritolarono Kita in un forte abbraccio felice di vedere che si era salvata, lei si scusò con loro soprattutto con chi aveva ferito ma loro non avevano bisogno delle sue scuse, Ace era tornato a casa senza cacciarsi nei guai e aveva ritrovato Kita, per loro questo bastava e non volevano altro.

Ace si era beccato una lavata di testa da Vista e Jaws per essere partito nonostante il babbo gli aveva detto di non farlo.

Barbabianca accolse Kita nella ciurma felice che la sua famiglia si era allargata e dopo che Ace aveva raccontato ciò che era successo in quelle settimane, diedero inizio ad una grande festa, festeggiavano il fatto che Ace non si era fatto ammazzare e festeggiarono l’arrivo di una nuova compagna.

Kita quel giorno si rese conto di aver fatto bene a non aver mai perso la fiducia di Ace, grazie a lui aveva trovato una casa e una famiglia che l’aveva accettata.

 

 
Fine
 
 



Ciao, eccomi qui.

La storia si è conclusa, spero che questo ultimo capitolo vi sia piaciuto. ^O^

Ringrazio chi ha letto e recensito questa storia:Okami D Anima, Eirlys_chan, horsepassionforever e Sugar_Ginger e chi ha solamente letto, grazie. =)

A presto, ciao.

 

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