Little Susie: if someone came to her soon!

di kerryjackson95
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** the concert ***
Capitolo 2: *** feeling of guilty ***
Capitolo 3: *** Diana the handmaid ***
Capitolo 4: *** The escapism ***
Capitolo 5: *** broken heart ***
Capitolo 6: *** The Invitation ***
Capitolo 7: *** The Awake ***
Capitolo 8: *** Like a family! ***
Capitolo 9: *** like if you would find the light ***
Capitolo 10: *** The nightmare ***
Capitolo 11: *** Breakfast:-) ***
Capitolo 12: *** goodbye weapons ***
Capitolo 13: *** like if would be came the sun ***
Capitolo 14: *** the date ***
Capitolo 15: *** the first confession ***
Capitolo 16: *** the nacklace in the oyster ***
Capitolo 17: *** Someone in the dark ***
Capitolo 18: *** Beyond the hill and to the moon ***
Capitolo 19: *** your love is magical ***



Capitolo 1
*** the concert ***


Michael fece una piroetta…  saltò, Moonwalk e si fermò spalancando le braccia e alzò la testa chiudendo gli occhi e ascoltando le grida del pubblico. Il suo viso color caramello era imperlato di sudore,  prese il microfono e disse: “I love you! I love my fans, I love my fans!”
Il pubblico andò in delirio. Michael si avviò dietro le quinte, un bodyguard lo raggiunse porgendogli una bottiglia di succo alla pera e disse: “Presto Mike! Salta sulla tua Limousine e va a casa, noi sistemiamo tutto raccogliamo i tuoi vestiti e te li portiamo. Ti conviene andartene al più presto, tra cinque minuti i tuoi fans avranno riempito il backstage.”
Uff… com’era stressante dover sempre correre, non avere mai un attimo di tranquillità.
Sospirando bevve il suo succo di pera, mentre la sua truccatrice lo aiutò ad indossare una mantella nera lunga fino ai piedi e gli consigliò:
“Avvolgitela anche intorno alla testa, cerca di coprirti il viso.” E lo aiutò a sistemarsela.
Michael seguì un bodyguard che dopo averlo preso sottobraccio lo condusse dietro al backstage; fuori c’era parcheggiata la sua limousine nera coi vetri specchiati. Il bodyguard aprì la porta a Michael, entrò in Limousine e poi dopo aver salutato l’autista disse: “Bob, portami a casa!”
I primi fans s’iniziarono ad accalcare nel luogo dove la Limousine era parcheggiata fino a qualche minuto prima…
 

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Capitolo 2
*** feeling of guilty ***


 
Susie era chiusa in camera sua; il suo carrillon di sottofondo ai suoi pensieri, la coperta sulle spalle. Due lacrime cadevano dai suoi occhi, non poteva più sopportare quel dolore. Sua madre e suo padre non l’avevano mai amata e infatti lei non sapeva nemmeno che aspetto avessero… sua mamma le somigliava? Da chi aveva preso i suoi ricci castano rossicci? E gli occhi grigio-verdi da chi li aveva presi? Dal papà? Dalla mamma? Sua sorella Anna era così diversa da lei, capelli lisci, neri, occhi scuri. A Susie era spesso capitato di uscire per le strade e di vedere un sacco di bambine o bambini che sereni e felici giocavano con i loro genitori, andavano a mangiare il gelato, giocavano con un aquilone. Vicino a lei abitava una famiglia e spesso Susie guardava i bambini che abitavano nella casa di fronte; mangiavano a tavola con la famiglia, la domenica uscivano a pranzo, andavano sempre da qualche parte, quando non potevano stavano a casa; avevano sempre qualcosa da fare, la mamma e il papà facevano sempre le coccole ai bambini e dicevano loro frasi molto belle: “Vi vogliamo bene.”; “Siete un dono di Dio.”; “Faremmo di tutto per voi.”; “Siete dei bravi bambini.”; “Siamo fieri di voi.”; Susie non aveva mai sentito nessuno dirle quelle frasi, solo Anna; solo lei l’aveva amata. Ma la cosa che faceva soffrire di più Susie era vedere come quei bambini ricevessero la buonanotte dai genitori; infatti, il momento della giornata a cui Susie mancavano di più le coccole era la sera prima di andare a dormire.  Susie era spesso sola e quindi aveva molto tempo per riflettere e farsi molte domande: Come mai la mamma e il papà non le volevano bene? Che cosa aveva fatto lei di male? Per quale motivo Anna era morta? Qual era il motivo per cui lei le voleva bene e i suoi genitori no? Per quale ragione il nonno si ubriacava e poi la picchiava e le faceva tutte quelle cose brutte?  Tutte queste domande affollavano la testa di Susie, ma la più grossa e ricorrente era: “Perché?”. Perché tutti gli altri bambini avevano i genitori che li amavano, avevano diritto alle coccole, alle parole dolci, all’amore e all’affetto, allo svago e alle giornate felici e lei no? Cosa aveva fatto di così brutto per non meritarselo? Perché gli altri si e lei no? Non riusciva a trovare la risposta a quelle domande, ma era certa ce aveva una grande colpa, doveva aver fatto qualcosa di orribile, ecco perché i suoi genitori non la volevano, perché lei non si meritava di essere felice.
“Susie!”
Era il nonno doveva nascondersi! Susie sentì i passi sulla scala. Si nascose sotto il letto, poi si mise a pregare in silenzio con le lacrime agli occhi: “Ti prego fa che non mi trovi ti prego!”

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Capitolo 3
*** Diana the handmaid ***


 
Michael guardava la strada dal finestrino della sua macchina. La vita sul palco gli piaceva, ma iniziava a pesargli: scappare dai fans, sempre di corsa, sempre provare, sempre lavorare. Basta! Aveva voglia di fare quello che fa una persona normale: magiare un gelato andandoselo a comprare da solo; fare una passeggiata senza essere scortato dalle sue guardie del corpo, potersi presentare senza che nessuno sapesse già il suo nome;  poter fare amicizia con una persona  essendo sicuro che lo amava non perché era pieno di soldi, ma perché aveva delle doti ed era simpatico, amabile, che lo vedesse in modo obbiettivo.  L’autista disse: “Eccoci Mr. Jackson siamo arrivati!”. La limousine si fermò davanti a un cancello dorato che si aprì; la limousine entrò e fu parcheggiata all’interno
L’autista lasciò il posto di guida e aprì la porta a Michael che scese e fu raggiunto da una guardia del corpo che lo accompagnò fin su a casa con un ombrello per ripararlo dalla pioggia che stava cominciando a cadere.
Michael arrivò a casa, si tolse la mantella nera; scosse la sua testa piena di ricciolini neri. La sua cameriera una ragazza castana sulla trentina e molto bella di nome Diana (segretamente innamorata di lui da molto tempo) lo salutò:
“Michael finalmente sei tornato a casa!”
“Si Diana! Sono a casa!”
“Cosa posso fare per te?”
“Preparami un bagno caldo!”
Diana si recò in bagno, Michael si tolse i suoi mocassini neri e si sedette sul divano bevendo del succo di mela. Dopo dieci minuti Diana lo chiamò:
“E’ pronto Michael.”
Michael si tolse la camicia davanti a lei del tutto inconsapevole dell’effetto che aveva questo sulla giovane ragazza; Diana lo guardava: che bello! Quel petto muscoloso, abbronzato, privo di peli, color cioccolato, quegli addominali, quella pancia piatta, quelle belle spalle larghe e quelle braccia toniche e muscolose.  Michael vide che lei lo stava fissando sognante e le chiese: “Tutto bene?”
“Si certo… certo… tutto a posto.” Disse lei rossa per l’imbarazzo.
“Bene, allora quando ho finito ti chiamo così mi fai un massaggio e mi pettini i capelli.”
Lei era felicissima per questo pensò: “Siiiiiii Michael sarà tutto per me!”
Michael notò ancora che lei aveva l’aria sognante e chiese: “Capito Diana?”
“Si certo… certo Michael… chiamami quando hai finito!”
Michael entrò nella vasca, l’acqua calda alleviò lo stress della giornata, Michael si strofinò la pelle color caramello con la spugna morbida e poi si lavò la schiena usando una spazzola apposta, poi con lo shampoo all’aloe si lavò i capelli e dopo essersi spalmato sui capelli del balsamo al cocco se li sciacquò; Michael uscì dalla doccia e chiamò: “Diana!”
Diana si affacciò alla porta, il suo bellissimo datore di lavoro era seduto su una sedia con indosso solo un accappatoio rosso e si stava guardando in uno specchio…
“Ma perché fai così? Perché ti diverti a torturarmi?” pensò Diana.
Poi Michael le sorrise: “Ehi Diana… hai la testa nelle nuvole oggi…”
“Scusami Michael sono un po’ stanca!”
“Allora stai tranquilla, mi pettinerò io e non è necessario che tu mi faccia il massaggio ora, non preoccuparti!”
“No, per me è un piacere.”
“Sicura?”
“Si Michael.”
“Allora vieni dai.”
Diana entrò in bagno prese un pettine dai denti larghi e iniziò a pettinare i capelli di Michael con delicatezza, poi glieli asciugò con l’ asciugamano, glieli modellò con la schiuma, poi glieli asciugò col diffusore.
Dopo di che Michael si tolse l’accappatoio, restando solo in boxer e si sdraiò sul lettino; Diana prese dell’olo di mandorle e iniziò a massaggiare il corpo di Michael che gemeva di piacere e diceva:
“Com’è rilassante, mi stai massaggiando via tutto lo stress.”
“Secondo me lo fa apposta.” Pensò Diana.

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Capitolo 4
*** The escapism ***


Susie ascoltò i passi del nonno avvicinarsi alla porta, man mano che si avvicinavano la paura di Susie aumentava e le lacrime scendevano sempre più velocemente. Susie vide da sotto il letto i piedi del nonno fare ingresso nella stanza.
“Fa che non mi trovi” Fa che non mi trovi!” pensava Susie più velocemente che poteva.
“Ti troverò piccola streghetta!” disse il nonno, dopo di che uscì dalla stanza e chiuse la porta.
Susie ringrazio in silenzio che il nonno non l’avesse trovata. Dopo dieci minuti che il nonno sembrava non dover tornare Susie uscì da sotto il letto. Prese il suo carrillon; Non poteva più sopportare tutto quel dolore, avrebbe preferito vivere sotto i ponti che vivere così. Con il lenzuolo fece una corda abbastanza robusta e lunga per permetterle di calarsi giù dalla finestra. Appena si calò giù dalla finestra Susie sentì i passi del nonno su per la scala, con la velocità di un ghepardo si calò giù dalla corda e iniziò a correre., pioveva forte, c’erano non più di sei o sette gradi e lei era lì sotto la pioggia con un vestitino di cotone rosa a maniche corte e scarpine di vernice nere.  Corse verso la città, le luci, la strada. Teneva in mano il suo carrillon: dove sarebbe andata? Come avrebbe fatto a sopravvivere? Non lo sapeva, qualsiasi posto andava bene purché lontana da quella casa, che per lei era stata una prigione e un luogo di tortura e sofferenza. Susie si fermò, aveva corso molto. Si sarebbe dovuta riposare, ormai il nonno non l’avrebbe più raggiunta. C’era un cancello, un cancello dorato, lo scavalcò, proseguì su quella stradina sterrata, arrivò ad un portico di una casa con una grande porta. Si accasciò sotto il portico, faceva freddo, ma almeno era all’asciutto. E se quella casa fosse di cattive persone? E se le avessero fatto del male? E se l’avessero rispedita dal nonno? Era troppo stanca per pensarci e si accasciò per terra addormentandosi.

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Capitolo 5
*** broken heart ***


 
Diana era andata a preparare la cena per Michael che nel frattempo si era messo una camicia bianca e un pantalone della tuta nero. Michael adorava rilassarsi e in quel momento si era messo davanti alla tv mangiando patatine e bevendo thè alla pesca; Peter Pan, il suo cartone preferito, colui che meglio lo rappresentava.  Ad un certo punto si ricordò di una cosa: “La spazzatura!” disse battendosi una mano sulla fronte. Non voleva disturbare Diana che era stanca e stava già lavorando,  prese il sacco della spazzatura e scese le scale… aprì la porta e per poco non gli venne uno svenimento: una bambina! Cosa faceva lì? Vestita leggerissima, tutta fradicia. Michael la prese in braccio corse su a casa e iniziò a strofinargli le braccia con le mani per scaldarla, poi chiamò Diana:
“Diana, Diana!”
“Che è successo Michael?” disse lei con aria scioccata subito dopo aver visto la bambina.
“E’ una lunga storia, dammi qualcosa per coprirla.”
Diana portò a Michael una coperta, lui la prese e disse: “No! Non basta!”
Poi guardò Diana: “Togliti i vestiti!”
Diana diventò paonazza: “Come?”
“Togliti i vestiti!”
“Perché?” chiese lei alzando la voce.
“Ohhh lascia perdere, sei dura a capire le cose eh?”
Diana sentì le lacrime nei suoi occhi, Michael non le aveva mia risposto così, l’aveva davvero delusa.
Michael si tolse la camicia e poi dopo aver tolto il vestito alla bambina se la mise contro il petto per scaldarla; Diana lo guardò:  quanto invidiava quella bambina! Com’era ingiusto tutto ciò… lei era la sua cameriera da anni e non era mai nemmeno riuscita a dargli un abbraccio e quella bambina che non l’aveva mai visto era lì contro il suo petto magnifico a farsi scaldare da lui. Diana era adirata e triste,  sentì negli occhi le lacrime e decise di allontanarsi, tornando in cucina…
Una lacrima iniziò a scorrere sul suo viso:
“Perché non gli piaccio?” pensò.
“Ma che domande faccio… lui è bellissimo, è una ricca pop star, un famoso cantante può avere tutte le ragazze che vuole, perché dovrebbe guardare me? Perché il re del pop dovrebbe interessarsi a me?”
Mise la pizza sul tavolo e dopo aver disfatto il cuore che aveva fatto con le olive nere la infornò.

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Capitolo 6
*** The Invitation ***


Dopo mezz’ora Diana aprì appena la porta scorrevole della cucina e sbirciò in salotto:
Michael era seduto su una poltrona con il petto ancora nudo che guardava dolcemente la bambina che ora aveva addosso una coperta ed era sdraiata sul divano. Lui le teneva la mano e la guardava con amore, quello sguardo dolce… quanto le faceva male.
Uscì dalla cucina e disse a Michael:
“E’ pronto mr. Jackson.”
“Come?” chiese Michael scioccato.
“Si è pronto, è pronto da mangiare mr. Jackson.”
“Perché mi chiami così?”
Diana non rispose e dopo aver lasciato la pizza sul tavolo apparecchiato se ne andò in salotto.
“Non mangi con me questa sera?” chiese Michael a Diana.
Avrebbe voluto dirgli di si, a quegli occhi dolci, quella bocca meravigliosa, quella pelle caramellata e quei ricciolini neri..
“No Mr. Jackson, io non mangio con le persone sveglie, ma solo con quelli che sono “duri a capire” come me.”
Diana stava uscendo ormai in lacrime chiudendo la porta finché una mano morbida prese la sua e una voce dolce disse: “Aspetta!”
Lei fece per andarsene.
Michael le afferrò la mano con una stretta più decisa  e disse:
“Aspetta! Diana guardami!” poi le girò il viso con la mano e disse guardandola dolcemente: “Scusami per come ti ho trattato prima! Non volevo, ma ero veramente preoccupato per quella bambina, avevo paura potesse morire!”
“Non era il caso di trattarmi così comunque: togliti i vestiti! Ma che richiesta è così su due piedi senza neanche darmi una motivazione!”
“Hai ragione, sono stato stupido e non volevo credimi. Ti ho trattato male, sono stato proprio uno stupido, un grande maleducato.”
Lei lo guardò: faceva gli occhi da cucciolo abbandonato, era dolce, quegli occhi profondi e penetranti come la notte…
“Eh va bene ti perdono!”
“Grazie Diana, allora per farmi perdonare ti offro la cena domani!”
In quel momento Diana si sentì scioccata.
“Cosa hai detto?”
“Ti invito a cena domani, offro io, però mi raccomando fatti bella eh?”
“Michael… Michael… io non ci  credo… tu stai invitando me?”
“Si... è così tanto difficile da capire? Ti sto invitando a cena e ti ho chiesto di farti ancora più bella di quello che già sei.”
Diana diventò incandescente: “Sicuro? Ma… Michael io sono la tua cameriera…”
“Cosa c’entra sei anche mia amica no?”
“Comunque domani non ho tempo di farmi bella!”
“Perché?”
“Perché si! Ho un sacco di cose da fare.”
“Domani ti do il pomeriggio libero, basta che vai a farti bella, anzi sai cosa facciamo… tho.”
Disse Michael allungando la mano verso il portafoglio, tirò fuori duecento euro:
“Questi basteranno a poterti concedere un trattamento di bellezza in un centro benessere di mia conoscenza e a fare un po’ di shopping!  Divertiti Diana, l’appuntamento è qui alle otto domani?”
“Davvero?”
“Si! Davvero!”
“Grazie Michael!”
“Figurati! E’ un piacere per me!” disse lui sorridendo e strizzandole l’occhio.
Diana mise via i soldi incredula e del tutto inconsapevole di quello gli era appena successo.
Dalla sala provenne un gemito…
“La bambina!” esclamò Diana.
“Vado io.” Disse Michael.

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Capitolo 7
*** The Awake ***


Michael si recò in salotto e si inginocchiò vicino al divano; la bimba sussurrò:
“Dove sono? In paradiso?”
“No! Sulla terra piccolina, per fortuna ti abbiamo trovato!”
“Dove mi trovo?”
“Nel posto giusto al momento giusto.”
“Chi sei tu? Il mio angelo custode?”
“No; sono solo quello che ti ha trovato?”
“Tu non mi vuoi fare del male vero?”
“No piccolina! Perché lo pensi? Hai paura di me?”
“No. Anzi, grazie.”
“Cosa ti è successo? Che ci facevi la fuori?”
“Scappavo.”
“Da chi?”
“Dal nonno.”
“Perché?”
“Perché è cattivo.”
“Perché dici così, sono sicuro che ora sarò in pensiero per te. Vuoi chiamarlo?”
Susie si tirò su di scatto e iniziò a piangere: “No, no per favore, non dirgli che sono qui, lui vuole farmi del male, mi picchia, mi strattona e… e…”
“Cosa?” disse Michael serio.
“E… mi fa delle cose brutte, brutte!” Susie scoppiò in lacrime.
“Ohhh… ohhh… ho capito piccolina stai tranquilla. Mi dispiace di avertelo chiesto. Non lo sapevo.” A Michael cadde una lacrima dagli occhi. La bambina singhiozzava disperatamente. Lui si sedette; la prese in braccio e le diede un sacco di bacini, le fece le coccole e le parlò sussurrando: “ Stai tranquilla piccolina, qui non c’è nessuno che vuole farti del male, siamo tutte brave persone; chissà quanto hai sofferto cucciola, ma non preoccuparti non succederà più… ci pensa Michael a proteggerti, se vuoi puoi vivere qui.”
Dopo aver detto così per tranquillizzarla Michael rifletté e capì che non poteva rimanere lì per sempre.
La bambina disse: “In quella borsettina che avevo a tracolla ci sono dentro tutti i miei documenti, li ho presi così non avrai problemi a causa mia se mi vuoi tenere con te.”
“Accidenti!” pensò Michael: “quant’ era intelligente quella bambina.”
“Di un po’…” disse Michael sorridendo: “Chi ti ha insegnato tutte queste cose?”
“Mia sorella Anna, quand’era ancora viva. Mi diceva sempre di portare i documenti con me ovunque andassi, anche solo per fare duecento metri.”
“Ah si… interessante, e cos’altro ti a insegnato?”
“Di guardare due volte prima di attraversare la strada, di aspettare sempre il verde per i pedoni anche se non passa nessuno; di non andare mai con nessuno anche se dice che vuole darmi qualcosa, di aspettare sempre che si alzino le sbarre del passaggio livello; di non accettare mai passaggi dagli sconosciuti…”
“Interessante!”
“Era un angelo… lei… lei mi voleva bene come fosse mia madre…”
“Immagino, ha fatto un buon lavoro e se tu sei così è anche grazie a lei.”
Susie si asciugò le lacrime, Michael prese un fazzolettino e le soffiò il naso, poi le diede un bacio sulla tempia e disse:
“Piccolina! Stai tranquilla… io ti voglio bene.”
“Lo so… anche se però non ti conosco.”
“Oh, che sbadato non ti ho neanche chiesto: come ti chiami?”
“Susanna Belinda Johnson. Però mi chiamano Susie!”
“Ah ok Susie è sufficiente, e quanti anni hai?”
“Sei, però tra qualche mese ne faccio sette.”
“Sembri più grande da come parli. Vuoi rimanere con me?”
“Si.”
“Allora, adesso ti presento la mia cameriera è molto dolce penso che ti troverai con lei; si chiama Diana. Diana!” chiamò Michael.
“Si Mike?”
“Questa è Susie.”
Diana si avvicinò: “Ciao Susie, come sei bella stai bene gioia?”
Com’era dolce coi bambini, Michael la adorava e non solo per quello, se solo avesse potuto dirle che la amava…
“Diana penso che Susie abbia bisogno di fare un bagno, poi ci penso io a darle i vestiti.”
Poi Susie disse: “Tu come ti chiami invece?”
“Tu… tu… non sai come mi chiamo?”
“No… come faccio a saperlo se non me l’hai detto?”
A quelle parole lo sguardo di Michael si illuminò; davvero c’era qualcuno che non lo conosceva?
“Mi chiamo Michael Joseph Jackson, ma tu chiamami Michael.”
“Ok. Quanti anni hai?”
“29 appena fatti.”
“Dai ora andiamo a fare il bagno.” Disse Diana prendendo Susie in braccio avvolta ancora nella coperta.

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Capitolo 8
*** Like a family! ***


Diana mise Susie in una vasca piena di bolle di sapone e acqua tiepida, lo scaldabagno era acceso: che tepore, poi Diana lavò i capelli di Susie, ne aveva proprio tanti ricci e castano- rossicci, come Diana li avrebbe voluti, invece lei era castana e coi capelli solo un po’ ondulati. Dopo aver fatto il bagno Susie uscì dalla vasca, mentre Diana la aiutava ad asciugarsi notò che Susie aveva dei lividi sulle gambe, poi dopo averla coperta con un accappatoio Diana pettinò i capelli a Susie e li asciugò; le guardò le unghie, com’erano curate! Come se le avesse lette nel pensiero Susie disse:
“Mi taglio le unghie tutti i mesi, me l’ha insegnato Anna, così non si allungano troppo e poi le tengo più pulite.”
Diana le asciugò i capelli e poi spalmò il corpo di Susie con un olio per bambini, sperando che aiutasse anche a guarire dai lividi. Poi Diana uscì e Michael le diede un paio di mutandine rosa con la canottiera dello stesso colore e un pigiamino grigio con su disegnato un cagnolino rosso. Diana vestì Susie e disse: “Ora finalmente possiamo andare tutti a mangiare.”
Una volta in cucina Michael disse:
“Ti piace la pizza Susie?”
“Si molto!”
“Allora la mangiamo questa sera, ti piacione le olive nere, i pomodorini e i salamini sulla pizza?”
“Tantissimo!”
“Allora è perfetto! Diana taglia la pizza.”
Tutti e tre mangiarono insieme allegramente, sembravano una famiglia composta da mamma, papà e figlia.
“Qual è il tuo cibo preferito?” chiese Michael a Susie.
“Mangio di tutto, ho tanti cibi preferiti: la pasta al forno, le lasagne, la pizza, il pollo fritto con le patate, i cannelloni, mangio di tutto l’unica cosa che non mangio è la polenta, però tutti gli altri prodotti di mais mi piacciono.”
“Allora non sei schizzinosa?” chiese Michael.
“A te cosa piace da mangiare? Qual è il tuo piatto preferito?”
“Il pollo fritto della KFC (Kentucky fried chicken), però anch’io mangio un po’ di tutto!”
E a te Diana: “Io adoro la cucina italiana e adoro la pasta.”
“Anch’io!” esclamarono in coro Michael e Susie.
La cena trascorse allegramente, ma il dopocena fu ancora più bello.

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Capitolo 9
*** like if you would find the light ***


Dopo cena Michael, Susie e Diana si misero sul divano a guardare un film: Le follie dell’imperatore! Mangiando una buonissima Mousse al caramello, Susie era seduta in mezzo a Diana e Michael. Diana iniziò a ringraziare quella bambina: grazie a lei stava passando momenti bellissimi con Michael. Quando il cartone animato finì, Susie sbadigliò e Michael disse: “Andiamo a letto siamo tutti stanchi. Domani sarà una giornata meravigliosa, quindi adesso andiamo a letto. Diana porta Susie nella sua stanza io metto il pigiama e poi vengo a leggerle una storia.”
“Una storia?” disse Susie con gli occhi sognanti.
“Si!”
Dopo dieci minuti Susie era già sotto le coperte nella sua stanza rosa, Michael entrò… Diana ebbe un fremito… aveva su quel pigiama blu scuro, aperto sul petto color caramello, i pantaloni lunghi. Michael si sedette sul letto e disse: “Ti ho portato questo libro scegli quella che vuoi leggere.”
“Allora io posso andare, vado a farmi una doccia e a dormire Michael, sono stanca, buona notte.”
“No! Diana leggi con noi la storia ti aspettiamo dai!” disse Susie implorante.
“Si ti aspettiamo Diana.” Disse Michael dolcemente.
Diana si fece una veloce doccia e indossò la sua camicia da notte bianca, lunga fino alle ginocchia, ma con le maniche lunghe e scollata. Michael si sentì rabbrividire di piacere quando la vide, Diana disse:
“Scusate! Ci ho messo molto?”
“No. Tutto ok.”
Michael lesse la storia “Cappuccetto Rosso.” Susie ascoltò estasiata la storia di Michael, poi Michael disse:
“Siamo tutti stanchi, andiamo a letto.  Buona notte!” baciò Susie sulla fronte poi le accarezzò i capelli e disse: “Per qualsiasi cosa hai bisogno vieni da me o Diana!”
Anche Diana la baciò e la salutò.
Michael spense a Susie la luce. Susie si accoccolò sotto le coperte: che persone meravigliose aveva trovato, nessuno l’aveva mai amata così, solo sua sorella Anna, ma lei era legata dalla parentela, invece Michael e Diana lo facevano così senza motivo, solo per amore verso lei. Susie provò una sensazione di particolare benessere, come felicità sconfinata, come quando ti sembra di volare, o ancora meglio quando hai trovato la luce.

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Capitolo 10
*** The nightmare ***


Susie era in una stanza buia camminava impaurita e di sottofondo c’era la musica del suo carrillon, lei la stava canticchiando, ma ad un certo punto una voce cattiva iniziò a dirle:
“Susie… Susie… sei mia, per sempre, per sempre.”
Una mano nera incominciò a inseguirla, Susie scappò, ma fu tutto inutile perché la mano la chiuse in un angolo, l’afferrò, Susie incominciò a dimenarsi:
“Lasciami stare, lasciami andare.”
Susie cercò di strapparsi a quella morsa, ma non riusciva, poi quella mano iniziò a stritolarla e lei urlò…
Susie si svegliò piangendo, tutta sudata… uff… per fortuna era solo un incubo. Dopo quel sogno non sarebbe riuscita a dormire da sola, si avviò verso la stanza di Michael. Bussò, Michael rispose con voce assonnata:
“Avanti!”
Susie aprì la porta timidamente.
“Cosa c’è?”
“Ho paura… potrei dormire con te.”
“Certo… certo…” disse Michael imbarazzatissimo, poi aggiunse: “Aspettami qui!”
Michael bussò in camera di Diana. Diana rispose:
“Avanti!”
“Diana… io… io devo chiederti un favore.”
“Dimmi Michael!”
“Susie ha fatto un’ incubo… vuole dormire con me… ma io non me la sento di dormire da solo con lei… quindi…”
“Si?” lo incitò Diana che intanto si era seduta sul letto.
“Beh… vorresti dormire con me e Susie…”
“Certo!” disse Diana sorridendo dolcemente.
Susie era già nel letto, si mise in mezzo, Michael da una parte, Diana dall’altra… tutti dormirono dolcemente.
La mattina Diana e Michael si svegliarono entrambe abbracciati a Susie e abbracciati tra loro.
Diana si alzò e preparò i pancake.
Intanto Susie e Michael si erano svegliati. Susie sia svegliò, aprì gli occhi e vide Michael che si stroppicciava gli occhi; lui la vide:
“Ah sei sveglia?”
“Si Michael.”
Gli diede un bacio sulla fronte: “Hai dormito bene?”
“Si. E tu? Siete stati stretti per colpa mia?”
“No. Il mio letto è grande. Hai fame?”
“Tantissimo.”

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Capitolo 11
*** Breakfast:-) ***


“Allora andiamo a fare colazione.”
Diana fu raggiunta da Michael e Susie, finì di friggere i pancakes, fece il caffè, preparò una spremuta, frisse la pancetta e mise in tavola burro, marmellata, nutella e tre tazze fumanti di latte. Michael si sedette e disse:
“Iniziamo a mangiare.”
Prese un pacakes ancora caldo e spalmandolo di nutella disse:
“Allora tu Diana ricordati! Hai la giornata libera oggi.”
“Si, grazie Michael, ma non hai bisogno con Susie? Preferisci che venga con te?”
Michael si abbassò all’altezza della piccola e disse: “Susie? Ti trovi bene con me? Oppure vuoi che venga anche Diana?”
“Io mi trovo stupendamente con tutti e due e non ho problemi a rimanere con nessuno dei due da sola.”
Diana e Michael si guardarono, quella bambina era proprio dolce.
“Allora Diana… se non vieni con noi cos’ha da fare?”
“Niente di che. A parte… prepararmi per l’appuntamento di sta sera.”
“Stai tranquilla, torneremo di pomeriggio.” Disse Michael: “Dai su! Ora prepariamoci e andiamo a fare un po’ di shopping con la piccola Susie.” Michael la prese in braccio e le accarezzò i capelli, poi disse: “Mamma mia, quanti ricci hai e come sono morbidi e che bel colore…”
“Grazie Michael…” arrossì Susie.
Poi Michael prese un girasole dal vaso dei fiori e disse inginocchiandosi a Diana:
“E lei bellissima signorina, la posso invitare a passare una giornata con me.”
“Sarei onorata…” sussurrò Diana arrossendo.
“L’onore è mio…” disse Michael baciandole una mano.
Abbracciò Diana prese Susie in braccio e disse: “Ecco a voi signori e signore, la bambina e la ragazza più belle del mondo.”
Susie rise e Diana sorrise arrossendo, Michael avvisò un’altra cameriera, Angelica:
“Bada tu alla casa oggi, per favore.”
“Certo Michael.” Disse lei con voce mielosa. Non era la prima volta che lo vedeva in vestaglia, ma a lei faceva sempre lo stesso effetto.

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Capitolo 12
*** goodbye weapons ***


Dopo solo mezz’ora Michael era in macchina con Susie e Diana e disse: “Dove vogliono andare le signore?”
Poi si infilò gli occhiali e tamburellò le dita sul volante, Diana era nel posto accanto a lui e Susie era nel posto dietro.
“Dove vuoi andare Susie?” chiese Diana.
“Al negozio di giocattoli.”
“Andiamo subito!” disse Michael sgommando via.
Dopo soli dieci minuti di macchina Susie, Michael e Diana erano nel parcheggio del grande Toys Center, Michael disse a Susie:
“Scegli pure i giocattoli che vuoi, ho la carta di credito piena.”
Entrando nel negozio Michael si aspettava che Susie corresse subito nel reparto Barbie, bambole e roba da femminucce, la prima cosa che fece Susie, invece fu dirigersi verso le macchine telecomandate, poi la corsia  delle mini-moto da guidare come quelle vere, poi nella corsia dei peluche giganti e poi nella corsia dei modellini dei trenini;  Susie era un po’ maschiaccia e Michael rimase divertito. Anche Michael ovviamente non perse l’occasione di comprare un bel po’ di giocattoli soprattutto pistole e fucili ad acqua, con aria sognante già pregustava le battaglie “umide” che si sarebbero svolte a Neverland grazie a quell’acquisto. Ad un certo punto lui e Susie si incontrarono nella stessa corsia e mentre Michael stava comprando dei trenini assisté ad una scena molto commovente, vicino a lui Susie fissava un bambino di cinque o sei anni che guardava incantato una pistola finta, ma che faceva paura da quanto sembrasse vera, non sparava acqua, ma piombini di ferro ed era dotata di mirino. Susie si avvicinò:
“Ciao come ti chiami?”
“Sem! E tu?”
“Susie! Cosa compri?”
“Vorrei quella pistola, spara come quelle vere ed io voglio imparare a sparare.”
Susie disse: “Sai che nella realtà le pistole uccidono le persone, fanno del male e fanno piangere. In alcuni paesi ci sono dei bambini della nostra età che piangono perché la loro mamma o il lor papà è stato ucciso con una di quelle armi; e a volte pure i bimbi come noi muoiono per colpa delle pistole. Sai che quelli che hanno la pistola sono uomini cattivi, tu vuoi essere uno di loro?”
Il bambino cambiò espressione e guardò la pistola quasi schifato: “No non sapevo che per colpa delle pistole la gente muore; volevo comprarla perché nei film che ho visto si sparano, ma poi si rialzano e non gli è successo niente sono ancora vivi; io pensavo che era un gioco, che non morivano sul serio.”
“No, Invece, nella realtà muoiono sul serio le persone.”
“Ah… ok allora dico alla mamma di comprarmi qualcos’altro, non mi piacciono le cose pericolose, e soprattutto non mi piace quando le persone muoiono, perché quando delle persone muoiono ce ne sono altre che piangono.”
Il bambino si diresse verso una bellissima mini-moto col fulmine da parte. Michael si asciugò le lacrime di nascosto e dopo essersi ricomposto si rivolse a Susie:
“Di un po’… com’è che sei così intelligente? Chi te le ha spiegate tutte queste cose? Anna?”
“No. Queste le sapevo io.” Disse Susie sorridendo. Cavolo! Quella bambina era stupenda, forte e sensibile, maschiaccia e tenera, dolce ed innocente ma adulta, sveglia ma pura, intelligente ad apprendere il bene ma una neonata nel fare il male.

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Capitolo 13
*** like if would be came the sun ***


Nel frattempo Michael si accorse che Diana non aveva comprato niente, allora entrò senza farsi vedere entrò in punta di piedi nel reparto dei peluche e si fece consigliare da Susie un pupazzo teneroso da regalare a Diana. Susie scelse un cuore con gli occhi e la bocca e le guance rosse con su scritto: “Love me, please.”
Michael lo prese, portò tutto alla casa per pagare e se lo fece incartare in un pacco regalo, poi una volta fuori dal negozio chiese fingendo di non essersene accorto: “Tu non hai comprato nulla Diana?”
“No. Non volevo che spendessi per colpa mia.”
Lui disse: “Troppo tardi. Ci ho già pensato io.” Le porse il pacchetto rosso con un fiocco color oro.
Diana disse sorpresa: “E’ per me?”
“Si e pe chi altro se no?”
Diana lo scartò con aria curiosa e quando vide il cuoricino così teneroso e romantico arrossì e gli occhi gli si riempirono di lacrime. Poi disse a voce bassa:
“Michael! E’…è… è delizioso, così dolce, è…è il regalo più bello che abbia mai ricevuto.”
Poi prese il cuore e lo portò alla guancia di Michael per dargli un bacino; ma Michael le prese la mano e dopo averla abbracciata disse: “Io lo voglio da te!”
Poi la prese e prendendola tra le braccia la baciò accarezzandole i capelli; affondò il naso nei suoi capelli profumati, morbidi e dello stesso colore del miele di castagno… Diana chiuse gli occhi per un attimo, anche se ormai Michael aveva visto che stava piangendo. Le sembrava che il sole fosse più caldo, il cielo più azzurro e la vita più bella. “Come se fosse arrivato il sole!” sussurrò.
Michael chiese: “Cos’hai detto!” Diana non disse nulla, arrossì e si staccò sorridendo e abbassando lo sguardo. “Anche per me adesso il sole splende di più.” Disse Michael prendendola ancora tra le braccia.
Susie nel frattempo disse: “Quanto siete buffi! Ma siete anche molto belli!”
Diana rise divertita, Michael invece la guardò con aria divertita e dandole un buffetto sulla guancia:
“Di un po’, non è un po’ presto per esprimere certe opinioni.”
“Non penso proprio.” Disse Susie facendole una pernacchia.
Michael la rincorse e lei scappò, quando riuscì a prenderla le diede un bacio sulla fronte e uno sulla guancia e poi le disse:
“Allora dove vuoi andare?”
Diana disse: “A fare shopping! Susie ha bisogno di vestiti!”
“Ottima idea!” disse Susie.

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Capitolo 14
*** the date ***


Le giornata passò stupendamente: shopping, giri sull’ottovolante, cibo non sano a volontà. Alla fine della serata Susie aveva un nuovo guardaroba e tutti i gichi possibili e immaginabili. Approfittando dei momenti di distrazione di Susie, Michael aveva aiutato Diana a scegliere il vestito da indossare quella sera. Alle sette in punto erano a casa; Susie fu affidata alla cameriera di Michael con le dovute raccomandazioni: “Se qualcuno chiede di Susie di che non c’è!” aveva raccomandato Michael.
I due ragazzi si chiusero nelle loro stanze e si prepararono, si fecero una doccia, scelsero i loro migliori abiti. Diana dopo essersi fatta la doccia si asciugò i capelli, li arricciò col ferro, si truccò e indossò le scarpe e il vestito scelto con Michael. Il vestito era lunghezza ginocchio, con uno scollo che lasciava le spalle scoperte, era a maniche molto ristrette, scollato al punto giusto, la parte inferiore leggermente larga e a balze e scarpe nere col tacco, la pochette rossa, mise al collo la sua collana rossa, un braccialetto rosso e uscì; nel frattempo anche Michael si era fatto una doccia, si era sistemato i capelli ricciolini e morbidi indossava dei pantaloni neri eleganti i suoi mocassini neri che aveva lucidato apposta per l’occasione, le sue calzettine bianche e sopra una camicia nera con la cravatta chiara e un po’ slacciata, sopra indosso una giacchetta nera con le spalle un po’ imbottite, insomma stile Michael Jackson proprio…
Uscirono dalla stanza in contemporanea e si guardarono, estasiati l’uno dall’altra.




Commento autrice: eh si... la nostra Diana tutta agghindata si sta preparando a realizzare il suo sogno, una serata col re del pop. aspetto recensioni arrivederci al prossimo capitolo e siccome sono cattivella vi lascio un po' di suspance.

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Capitolo 15
*** the first confession ***


Diana era estasiata da Michael, i suoi capelli riccioli, neri, lucidi i suoi occhi profondi erano raggianti, quel pantalone nero che delineava le sue gambe scolpite, lunghe e longilinee. La camicetta leggermente sbottonata le regalava uno scorcio di petto glabro, liscio, muscoloso e color cioccolato. Come gli stava bene quella cravattina slacciata e quella giacca nera gli dava un aria quasi regale e molto sensuale.
Michael era estasiato da Diana, i suoi capelli castani ricci e morbidi, il suo viso leggermente truccato e raggiante e quel vestito, ohh quel vestito, la modellava perfettamente; vedendola spesso con grembiule e divisa da cameriera non si era mai accorto di come fosse bello il fisico di Diana, forse erano i tacchi ma solo ora notava le gambe lunghe, magre e longilinee, fianchi perfetti, vita appuntita, un seno sodo e non si era mai accorto che ne avesse così tanto, forse era per via della scollatura o per via del fatto che il vestito la fasciava un po’ e poi il rosso era un colore che le donava troppo, le dava una bellissima luce la faceva sembrare una… una regina. Sorrideva dolcemente e nei suoi dolci occhi marroncini Michael vedeva la felicità zampillare.
Michael disse:
“Sei bellissima sta sera!”
“Grazie Michael!” disse Diana diventando dello stesso colore del vestito: “Anche tu sei stupendo, come sempre.”
“Andiamo mia dolce, fedele ancella.”
La prese sottobraccio e le fece scendere le scale. La accompagnò alla sua decapottabile nera, dopo averla fatta salire si sedette al posto di guida e disse:
“Guido io questa sera!”
Michael e Diana si diressero verso un ristorante rinomato della città. Dopo dieci minuti la macchina era posteggiata nel parcheggio del ristorante e i due piccioncini stavano per entrare.
Michael aveva scelto un tavolo apposta, un po’ appartato, che dava sulla finestra, un tavolo a due con la candela accesa a forma di cuore. Entrando nel ristorante Michael aiutò Diana a togliersi la stola nera che si era messa sulle spalle, il cameriere chiese: “Avete un prenotazione?”
“Jackson!”
“Vi accompagno al tavolo!”
Il cameriere accompagnò al tavolo Michael e Diana e chiese: “Vi porto il menù?”
“Si grazie mille!” rispose Michael.
“Allora come va?” chiese Michael a Diana.
“Alla grande!” rispose lei.
“Mi sembri un po’ nervosa. Tutto ok?”
“Si certo. Nervosa? No. Assolutamente!”
“Sicura?” quegli occhi scuri che la scrutavano era come se la spogliassero, non poteva nascondergli niente non poteva dirgli una bugia.
“No… sono un po’ nervosa, ecco sai il fatto è che non… non ho mai avuto un appuntamento con un ragazzo.”
“Beh c’è sempre una prima volta!”
“Si ma questa sera è la prima.”
“Beh no devi essere nervosa, ti rovineresti il divertimento.”
“Come ti sentivi al tuo primo appuntamento?”
Michael abbassò la testa e disse: “Credo di doverti confessare una cosa… è la prima volta anche per me!”
Diana sgranò gli occhi: “Cosa?”
“Già!”
“Non sei mai uscito con una ragazza prima di me?”
“No… esatto… tu sei la prima.”
Diana si sentì al settimo cielo decise che quella era la serata che aspettava da tutta la vita.
 
 
 

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Capitolo 16
*** the nacklace in the oyster ***


Il cameriere portò il menù e Michael disse a Diana: “Scusa devo andare un attimo in bagno.”
Michael si alzò, Diana aprì il menu e iniziò a sfogliarlo con la coda dell’occhio notò che Michael si era avvicinato al cameriere e gli stava dicendo qualcosa.
Diana si godette quel momento: a cena con Michael, in un ristorante così bello, insomma un sogno…
Nel frattempo Michael tornò e sedendosi disse:
“Prendi quello che vuoi e senza fare complimenti, offro io… hai già un’idea?”
“Non lo so, ma a me piace tanto il pesce credo che ordinerò qualcosa di pesce, però anche una pizza non mi dispiacerebbe…”
Il cameriere arrivò: “Volete ordinare?”
“Si. Inizia tu Diana.”
“Ma… ehm… veramente sono un po’ indecisa, inizia tu Michael.”
“Vorrei una pizza speck, brie e crema di noci, poi un sorbetto alle fragole per spezzare, un fritto misto e come dolce una porzione di meringata e una di profitteroles.”
“Che bella idea anch’io prendo le stesse cose.”
Poi Michael continuò: “Come antipasto mi può portare delle ostriche e le tartine della casa a base di pesce.”
“Certo. Cosa vi porto da bere?”
“Cosa vuoi Diana?”
“Una birra media.”
“Bene allora due birre medie. E insieme agli antipasti vorrei una bottiglia di champagne.”
“Va bene signori.”
Quando il cameriere si allontanò Diana disse:
“Non è un po’ troppo?”
“Cosa?” chiese Michael.
“Non è un po’ troppo? Lo champagne, le ostriche… tutta quella roba che abbiamo ordinato, ti costerà un sacco.”
“Non mi interessa, questa sera me la voglio godere, e poi non mi mancano i soldi.”
“Si ma…”
“Ascolta Diana…” disse Michael guardandola negli occhi e prendendole la mano: “Sono anni che lavori per me e io non ti ho mai fatto un regalo come si deve e non ti ho mai conosciuto al di fuori dell’orario di lavoro, ma io ti considero una dei miei pochi amici veri, quindi, ho pensato? E’ una mia amica e la vedo solo a lavoro, ma che senso ha? Quindi ho voluto invitarti a mangiare e questo è solo l’inizio, se tu lo vorrai ci saranno altre mille occasioni.”
Diana era sbigottita, meravigliata… davvero quel bellissimo giovane uomo le stava parlando in quel modo.
“Michael io non so cosa dire… Grazie mille, davvero.” Disse arrossendo leggermente.
Il cameriere arrivò con le ostriche e lo champagne e subito Michael disse alzando il bicchiere pieno di champagne:
“Brindiamo alla nostra prima uscita.”
“Cin cin.” Disse Diana toccando il bicchiere di Michael col suo calice. Poi Michael disse:
“Mangiamo le ostriche?”
“Si!”
Il cameriere servì le ostriche a entrambe, Diana guardò il piatto, cinque piccole ostriche con in mezzo una molto più grande.
Diana aprì l’ostrica e rimase a bocca aperta, in mezzo all’ostrica c’era una finissima collana, era un filo di perle che al centro aveva un grande ciondolo con incastonato un diamante.
La guardò, Michael la guardava soddisfatta. Una lacrima le scese dal viso; con un filo di voce disse:
“Michael. E’…è… bellissima…”
“Volevo regalarti qualcosa di bello.” Michael si alzò per aiutare Diana a mettersi l collana poi tornò al suo posto e disse ammirandola:
“Ti sta benissimo!”
Lei era ancora sconvolta e con gli occhi lucidi:
“E’ bellissima Michael, il regalo più bello che mi abbiano fatto.”
“Sono felice che ti piaccia.”
“Mi piace? La adoro…”
“Bene. E’ quello che volevo.”
“Sei riuscito a sorprendermi.”
“Era quello lo scopo.”
Continuarono a mangiare e Diana credette di sentire cantare un coro di angeli.
 
 
 

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Capitolo 17
*** Someone in the dark ***


La cena fu piacevole e tranquilla, Diana e Michael mangiavano in silenzio scambiandosi occhiate dolcissime. Diana guardò Michael, com’era sensuale la sua bocca, anche quando mangiava, le sue labbra carnose, il formaggio fuso della pizza che filava tra le sue labbra, la sua bocca carnosa che si apriva e chiudeva e le sue mani lunghe e affusolate che sembravano danzare e corteggiare il cibo prima di portarselo alla bocca. Fu prima del dolce che Michael disse:
“Carina l’orchestra qua. Lo sai che si può anche ballare?”
La pista era già occupata da due o tre copie. Michael disse:
“Ti va di ballare?” a quella domanda Diana si dette un pizzicotto per essere sicura di non sognare e di non essere impazzita.
“Come dici scusa?”
“Vuoi ballare?”
“Certo.” Disse Diana.
Michael si alzò la prese per mano e lei lo seguì, si fissarono negli occhi entrambe attratti l’uno dall’altro.
Michael mise una mano sul fianco di Diana e con l’altra prese la sua, Diana fece lo stesso e iniziarono a volteggiare, Diana si lasciò trasportare dalle note di quel bellissimo tango, dolce, sensuale e ritmato. Erano così presi l’uno dall’altro che non si accorsero che la pista era ormai vuota. Il allo continuò con Michael che faceva volteggiare e girare Diana e Diana che sensualmente ballava intorno a Michael.
Alla fine del ballo, Michael fece fare un casquè a Diana e quando Diana si tirò su vide Michael che la teneva, si ritrovarono con la faccia a pochi centimetri uno dall’altra. Si guardarono e Michael diede a Diana un bacio dolce sulle labbra, a stampo ma intenso. Diana ricambiò e la folla applaudì.
Tra gli appalusi e i mormorii Michael e Diana si tennero per mano tornando a posto, mangiarono il dolce tenendosi per mano. Diana disse:
“Sto scoppiando.”
“Anch’io! Meno male che abbiamo ballato prima ahaha.” Disse Michael massaggiandosi la pancia.
La serata intanto era cambiata, invece dell’orchestra che c’era stata fino a mezz’ora prima ora iniziava il Karaoke, ogni cliente che cantava aveva il 20% di sconto.
Michael disse a Diana: “Vuoi cantare?”
“Michael abbiamo già dato spettacolo ballando, non rischi un po’ troppo?”
“Mi hanno già riconosciuto Diana!”
“Davvero?”
“Si! Il cameriere  lo sa, e anche il resto del personale e poi penso che si sia sparsa la voce ormai.”
“Allora… non so… ma io non ho una bella voce.”
“Si invece.”
“E tu come lo sai?”
“Quante volte ti ho sentito cantare mentre mi rifai il letto.”
Diana diventò rossa, beh in fondo cosa aveva da perdere, aveva già ballato perché non poteva anche cantare? E poi lui era stato così gentile, le aveva regalato molte cose, gli stava solo chiedendo di cantare perché no?
“Allora se tu vuoi cantare io ti accompagno volentieri.”
Michael si avvicinò al direttore e disse: “Vogliamo cantare anche noi. Siamo il tavolo ventisei.”
“Allora siete subito dopo quelli che stanno cantando sono del tavolo 25.”
Subito dopo la canzone Michael e Diana furono chiamati.
“Cosa cantiamo?” chiese Diana a Michael.
“Someone in the dark. Quale canzone descriverebbe meglio le parole che vorrei dirti sta sera?”
Diana aveva gli occhi lucidi, Michael disse il titolo della canzone.
Le note di Someone in the dark iniziarono a riempire l’aria. Michael disse sottovoce a Diana: “Stammi dietro e verrà benissimo.”
Dopo solo dieci secondi Michael iniziò:
“All alone wishing on stars, waiting for you to find me…” Diana ascoltò quella voce melodiosa, era quella di un angelo, le stava davvero dedicando tutte quelle dolci parole? Una lacrima le scese dagli occhi. Poi un po’ prima del ritornello Michael la abbracciò guardandola dolcemente negli occhi, lei si unì al suo canto:
“When someone in the dark reaches out to you, and touches off a spark that come shining true it tells you never be afraid. Then somewhere in the dark you can feel the glow, a light to keep you warm when the night winds blow… like it was written in the stars a knew, my friend my someone in the dark… was you.”
 
 
 

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Capitolo 18
*** Beyond the hill and to the moon ***


 
Diana cercò di cantare insieme a Michael per un po’, ma quando Michael arrivò alla frase:
“Hand in hand where dreams  never end…” Diana non riuscì più a cantare, piangeva e la voce le si  strozzava in gola.
Michael la abbracciò e continuò a cantare, accarezzandole i capelli, Diana si riprese e abbracciando Michael riuscì a cantare l’ultimo pezzo. Alla fine di quel bellissimo duetto Michael disse nel microfono: “Ti amo Diana… sei la mia stella nel buio.” Diana pianse di felicità incapace di proseguire abbracciando Michael, tutto il pubblicò applaudì. Appena finito il Karaoke lasciarono il posto ad un’altra coppia. Si avviarono verso il tavolo e Michael disse:
“Vieni con me, ti voglio portare in un posto.”
Aiutò Diana a infilare indossare la stola sopra il vestito e poi dopo aver infilato la sua giacchetta di pelle nera andò alla cassa per pagare.
Il proprietario disse: “Mister Jackson la ringraziamo di averci onorato della sua presenza questa sera. Mi permetta di offrirle la cena come omaggio.”
“Non posso accettare mi dispiace pagherò tutto quanto.”
“No, veramente mi offenderei, quasi tutto il personale di questo ristorante è costituito da suoi fans ed io sono il primo quindi mi dispiace, ma non la farò pagare.”
“Io non posso accettare questo… è troppo.”
“Per favore Mister Jackson accetti e basta.”
“Almeno vorrei dare la mancia.”
“Basterà un autografo sarebbe la mancia migliore che potrebbe lasciarmi.”
“Un autografo accompagnato da una mancia sostanziosa.”
Michael firmò un tovagliolo di seta ricamato in oro, e lasciò 200 euro di mancia. Quando furono riusciti a uscire Michael disse a Diana:
“Pronta?”
“Certo.”
“Oltre la collina e verso la luna.” Disse Michael premendo la tavoletta dell’accelleratore.

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Capitolo 19
*** your love is magical ***


 
Michael parcheggiò in cima alla collina, spense il motore… lui e Diana rimasero in silenzio… la luna brillava su di loro. Diana era così bella:
“Diana, ascolta c’è un motivo per cui ti ho portato qui!”
Il cuore di Diana si fermò, lui lesse la sua preoccupazione:
“Sta tranquilla, non mi trasformo in un lupo mannaro ora!”
Lei rise dolcemente…
Lui le prese le mani: “Insomma. .. Io non sono bravo con le parole… è anni che ti conosco e ecco… ti ho sempre amato!”
Diana strabuzzò gli occhi, una lacrima le cadde dal viso:
“So che ti sembrerà strano, ma tu sei l’unica persona di cui potrei fidarmi, su cui ho sempre potuto fare affidamento quando avevo qualche problema, che non mi ha mai lasciato solo, non mi ha mai tradito, che non mi tratta come una specie di dio (disse questa frase con un tono di rabbia, ripugnanza e dolore).  Ho sofferto molto, sono stato solo… ma anche nei momenti più bui la fiamma che mi rischiarava la via sei stata tu e se non fosse stato per te io non avrei mai conosciuto i piaceri della vita di un ragazzo normale. Ogni volta che sto con te io sono me stesso, non ho paura, dimentico ogni problema e sento che con te potrei fare tutto…”
Michael abbassò la testa, iniziò a piangere silenziosamente.
Diana lo abbracciò e sussurrò con gli occhi pieni di lacrime:
“Anch’io ti amo Michaelino. Ti ho sempre amato e non te l’ho mai detto… mai… non mi sneto alla tua altezza, ma ti amo.”
“Vorresti essere la mia fidanzata?”
“Ti sposerei anche domani.”
Michael l’abbracciò e le accarezzò i capelli baciandola appassionatamente, poi le spostò i capelli baciandola dolcemente sul collo, lasciandole una scia umida. Poi le mordicchiò l’orecchio e dopo aver smesso un attimo per prendere respiro disse:
“Quanto mi è mancato tutto ciò, l’ho sognato per troppo tempo.”
“Perché hai smesso?” chiese Diana baciandolo sul collo con bacetti delicati. Lui continuò a baciarla sul collo mentre Diana sospirava e sorrideva di felicità.
Dopo essersi coccolati per venti minuti Michael disse:
“Torniamo a casa. Susie ci aspetterà! Per te va bene se l’adottiamo?”
“Voglio un sacco di bambini, lei sarà a prima e poi insomma, è anche grazie a lei mio angelo se ora ho te.”
Dopo un ultimo bacio Michael sfrecciò verso casa. Appena arrivarono a casa Diana disse: “Susie dorme?”
“Michael si portò un dito sulle labbra: “Silenzio!” sussurrò, guarda disse sedendosi sul letto di Susie.
Michael teneva in mano un quadernetto: il quaderno dei disegni i Susie;  l’ultimo disegno ritraeva lei Michael e Diana per mano a lei e sopra c’era scritto: la mia famiglia.
A Diana e Michael vennero le lacrime agli occhi, le diedero un bacio sulla fronte a testa e dopo averle rimboccato le coperte uscirono dalla stanza.
Decisamente Susie si era affezionata a loro: non potevano abbandonarla, aveva sofferto troppo. Aveva bisogno di una famiglia, era n innocente angioletto senza colpa che finalmente aveva avuto un po’ di felicità.
Michael si sentì felice, rinato pieno di grinta: ora la sua vita non era più incentrata sulle esibizioni e i concerti che ti danno un’ora di gloria e poi una volta che le luci dei riflettori si sono spente sei più solo di prima; ora aveva due angeli, i suoi due più preziosi tesori da proteggere, difendere e rendere felici: la sua figlia adottiva, Susie e la sua prossima mogliettina Diana, la donna che aveva sempre sognato: dolce, buona, affascinante, sensuale,  bella, ma soprattutto dolce, buona, sensibile, profonda, leale, fedele e piena di amore.
Diana era al settimo cielo, la sua vita era cambiata, come si dice… dalle stalle alle stelle… il giorno prima era una ragazza invisibile segretamente innamorata di un ragazzo che pensava di non poter mai avere; il ragazzo dei suoi sogni; ora era la sua fidanzata anche se lei si vedeva già come sua moglie; con una bambina a cui non pensava di poter essere così legata, dolce e buona che amava già come se fosse sua figlia.
Certo non sarebbe stato facile: l’adozione è una cosa lunga, il matrimonio anche e poi per il resto del mondo loro erano sempre Michael Jackson, la moglie di Michael Jackson e la figlia adottiva di Michael Jackson…  o meglio lo sarebbero stati dato che per ora il mondo non lo sapeva ancora… Susie, l’adozione, il matrimonio che ci sarebbe stato tra lei e Michael: sarebbe stato tutto sotto i riflettori, sbandierato al mondo? Ci sarebbero state complicazioni con l’adozione di Susie? Avrebbero avuto un po’ di privacy o sarebbero stati sotto gli occhi di tutti… completamente trasparenti?  Erano tutte incognite…
Ma quando hai accanto a te le persone che per te sono le più importanti al mondo e rappresentano il tuo mondo e tutto quello che hai… dov’è il problema? L’amore sopporta tutto anche le cose più brutte… avrebbero superato ogni problema tutti loro tre ne erano convinti e questo bastava…  chi se ne importava come li avrebbe visti il mondo? La gente?  I media? Per loro tre erano una famiglia fantastica: la famiglia Jackson… il loro mondo composto dal vedere realizzati i loro sogni più reconditi in un modo ancora più bello di quello che avevano immaginato.


Angolo autrice: Ecco la storia è finita attendo recensioni spero vi sia piaciuta...

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