All About Chemistry

di Moonlight_Pleasure
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Closing Time ***
Capitolo 2: *** Seven days in sunny June ***
Capitolo 3: *** That Man ***
Capitolo 4: *** Fingers crossed ***
Capitolo 5: *** Something ***



Capitolo 1
*** Closing Time ***


Capitolo 1 : Closing time
 
Closing time 
Time for you to go out to the places you will be from 
Closing time 
This room won't be open till your brothers or your sisters come 
So gather up your jackets, move it to the exits 
I hope you have found a friend 
Closing time 
Every new beginning comes from some other beginning's end 

 
Hogwarts.
Ormai la mia seconda casa, dove ho vissuto amori, amicizie vere e sincere, successi e insuccessi, tragedie ma anche i momenti più belli della mia vita. Ciò, che fino allo scorso anno, era stato il palcoscenico dello scontro più epico che si sia mai visto nel mondo magico, stava per diventare solo un ricordo. Hermione era un’adulta, ormai. O, come tutti amavano appellarla, l’eroina che affianco Harry Potter sconfisse il mago oscuro una volta per sempre.

 Non c’era momento, nella sua giornata quotidiana, che qualcuno la indicasse o bisbigliasse alle sue spalle o, addirittura, corresse da lei per farsi firmare qualche stupido pezzo di carta. Davvero irritante. Odiava tutta quella pressione, odiava quella “celebrità” che si era allargata come un tendone da circo dal prescelto ai vincitori della battaglia. Ora comprese più a fondo ciò che Harry deve aver sopportato, a malincuore, durante tutti questi anni di scuola. La metteva a disagio, ecco, e voleva essere trattata come sempre e non con riserve solo per aver fatto ciò che lei riteneva giusto.
Comunque eccoci qui, un ultimo sguardo a Hogwarts. Era arrivato la fine del suo settimo e ultimo anno di istruzione magica, culminato con una serie di Eccellente ai M.A.G.O. . Oltre a lei, pochi altri suoi amici ritornarono a frequentare Hogwarts, tra cui Ginny, Luna, Neville e Dean Thomas. Harry Potter e Ron Weasley, d’altro canto, preferirono cogliere l’opportunità datagli da Kingsley Shacklebolt, attuale Ministro della Magia, di iniziare da subito il lungo corso di preparazione per diventare Auror.
Harry accettò senza farselo dire due volte seguito da un entusiasta Ron, che odiò la sua prima esperienza professionale da fattorino affianco ai fratelli gemelli tanto da prendere in considerazione di lavorare sotto Hagrid con il suo allevamento di Schiopodi Sparacoda. Molly e Arthur presero la sua decisione con altrettanta gioia, vedendo anche l’ultimo dei loro figli maschi occupare un tassello di alto spicco nella società magica. La stessa occasione era stata offerta anche a lei, che aveva gentilmente declinato pensando che aveva combattuto a sufficienza contro i maghi oscuri e che doveva darsi da fare in qualcosa che aveva a cuore da tempo. Voleva infatti garantire la giustizia alle creature senza bacchetta e a tutti coloro che non era concessa; a tale proposito decide di terminare il suo ultimo anno.

Ora guardando con nostalgia le pareti del castello, ritornate al loro perfetto e austero stato originale dopo la battaglia, pensò che quel posto le sarebbe mancato davvero tanto. Ripercorse con la mente le mille avventure che affrontò con Harry e Ron e la scoperta dei più oscuri e celati misteri magici. Comunque ora basta con i ricordi. Era estate, finalmente! E aveva già un piano ben preciso: ritrovare i suoi genitori.
Due anni fa, quando la loro incolumità era minacciata dai seguaci di Voldemort, decise per il loro bene, di rimuovere qualsiasi ricordo di magia dalla loro mente, lei compresa. Lì vide da dietro la siepe di casa sua, preparare valigie e impacchettare tutto ciò che avevano di più caro per eseguire un comando che, senza esserne consapevoli, aveva ordinato la loro figlia. “Scappare, andare via, molto lontano da lì, senza sapere perché!”

Alla fine della battaglia, il ministro, su volere di Hermione, rintracciò i genitori, che conducevano una vita tranquilla in Australia. Tuttavia lei, divenuta sempre più sospettosa e paranoica dopo le diverse avventura in cui scampava per miracolo alla morte, decise di aspettare un anno prima di ritrovarli e rimuovere così l’Oblivion da lei posto. Ok, stava raggiungendo i pericolosi livelli di follia di Malocchio, ma chissà perché questo pensiero la fece sorridere.

Ginny non si lasciò scappare quello strano sorrisetto e con espressione interrogativa guardò l’amica, la quale scrollò le spalle come per intendere “Nulla di importante, tranquilla!”. Sbuffando si avvicina alla mora e dice: - “Beh, Herm. Ci siamo, eh? Ne siamo uscite indenni, o quasi!.. Comunque andiamo o rischieremo di non trovare una carrozza libera!”
Hermione strinse la mano sinistra dell’amica, che ormai poteva dirsi anche una sorella, e con la destra il suo bagaglio a mano e si incamminò verso una delle carrozze, trainate dai Thestral (ormai ad Hogwarts, riuscivano a vederli tutti ). Salì e con sollievo notò che era completamente vuota. Anche Ginny deve aver avuto lo stesso pensiero, la quale la guardò, sorrise e si sistemò nel modo più comodo e largo che poteva sul sedile di fronte al suo.
“Allora..” esordì Ginny “ Mamma ha chiesto se verrai alla tana, prima della partenza per l’Australia..hanno già sistemato un letto in camera mia e ti aspettano a braccia aperte!” disse l’ultima frase come per dire “Non puoi dire di no!”
Soppesando un po’ le parole della rossa, mentre lei la guardava così da vicino tanto da farla sentire a disagio, pensò che le mancava la Tana e tutti i suoi componenti,  forse perfino Ron…
Come se le leggesse nella mente, Ginny tirò fuori quell’espressione furbesca degna dei gemelli Weasley e disse “ Tranquilla, se Ron-Ron si azzarda a fare qualcosa di inappropriato lo fatturo per bene! E quello che si merita e dovrebbe ringraziare se non gliel’ho inflitta prima per quello che ti ha fatto, o forse dovrebbe ringraziare te per avermi fermato!”

Il bacio con Ron in quel momento di panico nella camera dei segreti fu un impulso dettato dall’adrenalina, dal pensiero che quello sarebbe stato il loro ultimo giorno sulla terra e, diciamocelo, un po’ umidiccio, no? Lo stesso pensiero fu balbettato da Ronald, il quale propose di frequentarsi per vedere se la storia andava avanti. Lei era stato il suo primo amore e, nonostante la fugace storia con Lavanda, era Hermione che voleva, o almeno così pensava. Così il giorno prima della partenza per l’ultimo anno, decisero di mantenere la storia a distanza e di scriversi ogni giorno fino a quando non si sarebbero rivisti alla Tana per trascorrere il Natale. Le premesse di quel pensiero ci furono, ma non troppo solide. Agli inizi di novembre le scrisse una lettera, scrivendole come quella storia a distanza non fosse salutare e che ci sarebbe stata occasione, se erano destinati a stare insieme, di ritornare al loro rapporto; aggiunse inoltre che era impegnato al momento con il corso di addestramento e voleva spendere tutto il suo tempo per eccellere e impegnarsi per il suo futuro. Quella lettera divenne ben presto bagnata di lacrime di dolore e di tristezza. Ma non appena si riprese, ritornando ad essere la persona forte e orgogliosa di sempre, che non si fa mettere i piedi in testa da nessuna testa rossa al mondo, assistette a una scena che mise davvero a dura prova il suo autocontrollo. Alcuni giorni prima di Natale, quando ancora al Ministero si svolgevano i corsi di preparazione per gli Auror, Harry decise di portarla a fare un giro, per farle vedere tutto ciò che le raccontava nelle lettere. Non l’avesse mai fatto.
“Allora, ci vediamo durante la pausa?” disse Ron, dopo aver dato un bacio sdolcinato a Lavanda. “Ti aspetto al solito posto!” e le rifilò un occhiolino poco convincente.
Si voltò con espressione serena verso Harry, che aveva appena visto uscire dall’ascensore, il quale aveva una faccia sconvolta e un’espressione che preannunciava solo guai, sostituita subito dopo da quella di scuse.
“Harry, ma cosa…?” esordì il rosso, prima di sbiancare totalmente alla vista di Hermione. Allo sguardo infuocato di lei, le sue orecchie divennero rosse come non lo facevano da tanto.
Dopo quei dieci secondi, in cui passò in rassegna tutti gli incantesimi e le fatture del libro “Maledizioni e Contromaledizioni”, Hermione realizzò che lei era superiore, che la sua felicità non dipendeva da un uomo, non doveva! Il suo viso si aprì in un sorriso sarcastico e, gli occhi fulminanti, contribuirono a renderla spaventosa.
Con la faccia ancora più sconvolta, Ron fece un passo indietro, temendo, inconsciamente, i segnali di un pericolo imminente. Una volta essersi ritenuto a una distanza di sicurezza, abbozzò un mezzo sorriso imbarazzato, si grattò la nuca e disse:-“ Ciao, Herm..ehm, è bello vederti qui!”
Cercando di sopire gli ultimi istinti omicidi, Hermione rispose con una tranquillità infinitamente superiore a quella che possedeva attualmente: - “ Harry mi ha portato a vedere cosa facevate e a come vi state impegnando per il vostro futuro!” . Con questa frase ovviamente diretta più a Ron e alle sue attività extra lavorative e un occhiolino, prende Harry sottobraccio e si allontana da un Weasley quasi sul punto di vomitare.
 
 
“Beh, allora…Vieni?”
Ginny la svegliò da quei ricordi non piacevoli, al che rimase per un attimo interdetta, cercando di ricordare cosa le aveva chiesto l’amica.
“Non so Ginny, vedi, forse impiegherò molto tempo per ritrovare i miei, dovrò girare tutta l’Australia e vorrei ritornare in tempo per seguire i corsi di Legge Magica”
Ma la giovane Weasley non mollava così facilmente, non quando aveva un ben determinato motivo per attirarla in quella trappola. “ Dai, ti prego, ti prego, ti prego! Mamma vuole così disperatamente vederti, e anche Papà, Harry, Bill, Fleur ( non puoi farmi sorbire un’iniezione di Flebo da sola, vero?”), Charlie, quella zucca vuota di Ron, George e… Fred!” sottolineò il nome di Fred un po’ troppo euforicamente per i gusti di Hermione, la quale, tuttavia lasciò che questo pensiero vagasse e si perdesse in mezzo ai molti altri. Forse quella ragazza non gliela contava giusta.
“ Va bene, verrò!” disse la riccia, prima di essere stritolata da un’urlante e festosa Weasley che, dopo aver mollato Hermione, tirò fuori Leo dalla gabbia troppo grande per una palla di pelo così piccola, scrisse una lettera alla madre informandola che Hermione sarebbe tornata a casa con lei e la legò alla zampa ruvida del pennuto. Abbassò il finestrino della carrozza e lo spinse a volare verso casa.
Arrivarono dopo cinque minuti alla stazione di Hogsmeade e salirono sul treno alla volta di Londra.
 
 
 
 
 
 
“Tic, tic, tic, tic”
Quel rumore lo svegliò di soprassalto. Si era addormentato affianco la colazione che la madre aveva preparato con la mano coperta dalla Gazzetta del Profeta che stava leggendo per tenersi sveglio. Forse aveva ottenuto l’effetto contrario. Si alzò sbadigliando e aprì la finestra per fare entrare il piccolo Leo. Di scatto si riprese, “un messaggio da Ginny” pensò e in fretta scartò la lettera, come tutte le lettere che provenivano da Ginny da un anno a questa parte.
Mamma,
Hermione ha accettato di venire qui da noi per questi primi giorni di vacanza, siamo appena partite.
Dai un bacio a tutti, soprattutto a Fred e George!
 
Era un segnale! Il piano stava andando alla grande. Con un sorriso, richiuse la lettera e la poggiò sul tavolo e sussurrò “ Grazie, sorellina”
Un tonfo lo fece scattare e notò di non essere da solo.
“Buone nuove, fratello?” disse George, avvicinandosi al suo gemello con sguardo furbo e un sorriso malandrino di chi è pronto a escogitare i migliori piani anche alle 6 di mattina.
“ Le migliori possibili!” rispose Fred, scambiando con il gemello quello sguardo complice che ormai li univa da anni, dopo il quale non c’era bisogno di aggiungere parole.
“Sei sempre convinto che qualcuno non ti abbia rifilato un filtro d’amore o, che so io, una potente pozione dell’imbecillità?”
“Non pensi che in questo caso, l’effetto sarebbe già terminato? E poi, no, ne sono sicuro. Devo riuscire a conquistarla, ma in grande stile! Dopo quel rintronato del nostro fratellino, devo riportare la sua considerazione del marchio Weasley ad altissimi livelli!”
Ridendo come il pazzo, George rispose: - “ Meno male che ho informato la nostra sorellina della situazione. La tua testa, meno intelligente della mia sicuramente, dovrebbe esserne grata. Forse un po’ di meno il piccolo Leo: ha viaggiato troppo quest’anno per poterti consegnare ogni posta della nostra personale spia!”
Guardando Leo, Fred pensò che nonostante tutti quei avanti e dietro, era sempre pieno di forze. Sorrise.
A quel punto, venne correndo e agitata come al solito, la signora Weasley, reduce dalle sue pulizie mattutine e dalle sue milioni faccende in più fatte in vista del ritorno a casa delle sue ragazze.
“Mamma” disse Fred “ Hermione arriva con Ginny questa mattina” cercando di farla passare per una notizia come le altre, quando dentro di se il cuore stava per saltare dalla gioia.
La signora Weasley si girò verso il figlio e con un’espressione un dapprima confusa e poi sempre più felice disse: -“Che felicità, allora vado a finire di sistemare la stanza delle ragazze, dopo di che preparo il tutto affinchè possano farsi un bel bagno rilassante non appena arrivino. Avete visto vostro padre?”
Esclamò ad un tratto, non trovando il marito ma sapendo dentro di sé che era andato a chiudersi nel capanno affianco la casa dove ogni mattina armeggiava con qualche strano aggeggio babbano. Osservando il capanno dalla casa, scosse un po’ la testa e poi sbruffo in segno di resa borbottando il “Feletono”, poi rise e se ne andò. Amava troppo quell’uomo e soprattutto le sue piccole stranezze che lo rendevano unico.

“ Che famiglia di pazzi” esclamò George, osservando sua madre che aveva la furia e la potenza di una tempesta, specialmente nei giorni in cui arrivavano ospiti.
“Senti chi parla, Lobo Solitario” disse Fred, pensando la stessa identica cosa del gemello “Vedi di sbrigarti, il negozio non si apre da solo. E dobbiamo compilare l’ordine per altra Polvere Buiopesto Peruviana.”
“Sarai anche un Morto che Cammina, ma di sicuro gli zombie come te se la prendono con calma la mattina, come tutte le altre persone normali!” 

Fred rise. Dopo lo spavento che aveva portato alla famiglia, durante la notte della battaglia epica ad Hogwarts, sentiva il fratello che finalmente si vendicava sulle sue battute sulle orecchie. Ogni volta che pensava a quella notte, comunque, un brivido di paura scorreva lungo la sua schiena. Ricordava chiaramente il getto di luce verde proveniente dalla bacchetta di Dolohov, che non so per quale motivo, lo sfiorò e per poco non lo prendeva. A fianco di Percy, rincorse quel Mangiamorte fino alla torre di Astronomia dove i due fratelli lo misero all’angolo. Come ultima possibilità di salvezza, Dolohov scagliò lo stesso maleficio che pochi mesi prima aveva colpito il gemello, il Sectumsempra, insegnatoli probabilmente da Piton per aggraziarsi quei tonti seguaci del Signore Oscuro. Ricordava il sangue che scorgava dal suo petto, dalle sue braccia, dalle sue gambe. L’intervento tempestivo di Percy, che aveva scordato del tutto la presenza del mangiamorte sostituita dalla paura di perdere suo fratello, gli salvò la vita. Lo prese in braccio e si smaterializzò subito all’entrata del San Mungo. Lì fu soccorso da cinque Medimaghi che, con diverse pratiche magiche e pozioni dal sapore disgustoso, lo dichiararono fuori pericolo anche se lo ricoverarono per due mesi.
Il giorno dopo quell’evento vennero tutti gli amici e i parenti a fargli visita, raccontandogli l’accaduto. Il Signore Oscuro era caduto! Notizia più grande e meravigliosa non ci fu e, grazie a quella notizia riusciva anche ad apprezzare il gusto di quella pozione disgustosa che era costretto a ingurgitare tre volte al giorno. Il quella stanza si sentirono solo urla, gridi, schiamazzi e lacrime di gioia, le ultime provenienti per lo più da una provata Molly Weasley, per la quale se il suo Freddie fosse morto non ci sarebbe stata vittoria neanche dopo l’uccisione di centro Voldemort.
Durante quei due mesi di noia nel letto di ospedale, venivano tutti a trovarlo, chi più e chi meno, in base agli impegni lavorativi. E fu proprio durante quei mesi in cui non aveva niente di meglio da fare che osservare nel profondo le persone che aveva sempre avuto accanto a sé che notò una luce diversa in una persona in particolare.
Hermione

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Capitolo 2
*** Seven days in sunny June ***


Capitolo 2: Seven days in sunny June
There's a magic I can't hold 
Your smile of honey gold 
And that you never seem to be in short supply of ..

Seven days in sunny June 
But long enough to bloom 
The flowers on the sunlight dress you wore in spring 
The way we laughed as one 
And then you dropped the bomb 
But I know you too long for us to have a thing ..


Don't you walk away from me, girl 
I read the stories in your eyes 
If you've been telling me we've been friends for too long 


Jamiroquai


Un anno prima..
Era giugno, ed era davvero uno strazio stare disteso in un manto di lenzuola bianche ad osservare i raggi di luce caldi attraversare le tende di lino della stanza senza approfittarne. Veramente uno strazio!
Le recenti ferite dovute a quel figlio di buona donna di un Mangiamorte si stavano rimarginando, ma con una certa difficoltà. I medici avevano detto, infatti, che una maledizione potente come quella aveva bisogno di tempo per assopirsi del tutto. Una lunga cicatrice attraversava in obliquo il suo petto, da lato all’altro. Questa era quella più vistosa. La seconda correva lungo il braccio destro, fino al gomito. Era il segno di battaglia lasciato sul suo scudo; infatti, istintivamente, quando si vide la maledizione arrivare usò proprio quel braccio per proteggersi. Lo accarezzò sospirando e pensando che forse preferirebbe ritornare in mezzo alla battaglia piuttosto che annoiarsi in quella stanza bianca. Infine aveva altre cicatrici sparse, piccole e non particolarmente degne di nota, tranne quella sulla coscia. Era strana e a forma di cuneo. Ringraziò Merlino e Morgana che quell’indegna persona non abbia colpito un po’ più su, al solo pensiero.. “ok, no, non pensiamoci! Avrebbe davvero avuto la vita difficile e sottolineo, l’intera vita, se avesse colpito proprio lì.”
A parte pensieri vuoti che gli riempivano la testa, in mattinata erano venuti a trovare, come ogni mattina, la famiglia Weasley.
Erano passate due settimane dal suo incidente ma ogni volta che Molly posava lo sguardo sul suo adorato figlio cominciava a tirare su con il naso e gli occhi le si riempivano di lacrime. Il ricordo del suo bambino con le ferite a malapena rimarginate era sempre presente.
“Freddie, tesoro! Come stai questa mattina? Ti vedo più pallido..ma ti danno da mangiare qui? Sei un po’ sciupato. Non avrai mica la febbre?”
E travolse Fred con le sue mille domande, le sue mille cure e una mano ghiacciata dritta in fronte. Era una donna premurosa, forse pure troppo. A questo pensiero rise e rispose alla madre, che nel mentre gli aveva sollevato la testa per ricompattare il cuscino, :- “Sto bene mamma, non sono mica ad Azkaban!”
A quella battuta, la signora Weasley rise, pensando che stesse fin troppo bene se gli uscivano ancora battute. Il signor Weasley si avvicinò al letto e gli posò una mano sulla spalla buona, e con l’altra mano giocherellò con una delle sue stramberie babbane; aveva sentito dire che si chiamava “cubo di kubik” ma ancora non ne aveva capito il suo utilizzo.
Ginny si sedette sul letto, ai piedi di Fred, sventolando una mano in segno di saluto.
George spuntò da sopra la spalla del signor Weasley esordendo: -“ Buongiorno, morto che parla!”
“Buongiorno a te, Foro Romano! Non la smetterai più con queste scarsissime battute che mi fanno seriamente dubitare che tu sia una mia copia, certo sempre meno bella, ma di intelligenza quasi simile?”
“No, almeno fin quando non mi scorderò che stavo per perdere la parte meno bella di me!”
Disse con l’occhiolino. George era come Fred, sempre restio a mostrare sentimenti sdolcinati. Quella era forse la frase con più sentimento che gli poteva uscire dalla bocca, che gli faceva capire quanto fosse stato male al pensiero di non avere più “la sua parte meno bella” e quanto quel pensiero lo perseguita ogni giorno. Fred ricambiò l’occhiolino per fargli intendere che non si sarebbe liberato facilmente di lui, dopodiché cercò con lo sguardo il piccolo Ron, che lo guardava sorridendo ma con un velo di tristezza negli occhi. Alzò un sopracciglio per la curiosità e disse: -“ Che cosa succede al piccolo Ronnie, ti hanno dimezzato la colazione?” suscitando le risate di George e Ginny.
“Non sono affari tuoi.” Rispose Ron, con l’aria un po’ infastidita, mentre le orecchie si tingevano di un rosa sempre più acceso.
“E’ per Hermione. Si sarà resa conto che Ronnie non è un gran baciatore e ha detto che vuole parlargli.” Si intromise Ginny, ridendo sempre più come la pazza sotto lo sguardo assassino di Ron, il cui viso si stava annebbiando per la confusione. “ Non guardarmi così, fratellino. Sai che quando una donna vuole parlare, è perché qualcosa non va!” aggiunse, assumendo una faccia più comprensiva, ma solo perché era suo fratello. Ma la verità era che lei non aveva mai visto di buon occhio Ron con Hermione. Certo voleva bene a Ron, ma per Hermione ci vorrebbe qualcuno di più, qualcuno che le facesse mettere in dubbio le sue certezze, un po’ di brio, ecco.
Fred si godette a pieno la scena. “Ha ragione la nostra sorellina, Ron. Fossi in te mi preparerei ad un piano per riconquistarla, o forse e troppo tardi!” disse, ridendo con Ginny e George. Lo sguardo degli altri passava da Ron ai tre, non sapendo se ridere o restare impassibili per non peggiorare l’umore di Ron.
Personalmente, Fred non capiva cosa c’era in Ron che ha fatto prendere una cotta ad una ragazza intelligente quanto bella come Hermione Granger. Sarà che c’era il gene assopito del super fascino dei Weasley, ma nonostante tutto questo non era espresso. Il piccolo Ron era sempre impacciato; certo, aveva del potenziale, ma doveva essere tirato fuori con una gru. Hermione invece era forte, audace, una vera donna. No, non riusciva proprio a capirlo. Ma alla fine era una questione tra loro due, che poteva c’entrare lui? Fosse stato in Ron l’avrebbe fatta sentire coccolata e amata, una persona che l’avrebbe protetta contro un’armata, un rifugio; le avrebbe preso quei ricci capelli per le mani, morbidi e setosi, avrebbe visto il suo riflesso in quegli occhi color del miele, si sarebbe avvicinato alle sue labbra candide e… un momento, Fred, COSA?!
Fred si scrollò di testa quel pensiero. Come aveva fatto a venirle in mente? Aveva parecchio tempo per far galoppare pensieri assurdi nella sua testa e questa era la dimostrazione. Perché aveva pensato ad Hermione in quel senso? Hermione la conosceva da una vita, come mai di punto in bianco aveva iniziato a vederla in un altro modo? La ricordava da quando, piccola e con i capelli sempre più aggrovigliati, vagava sull’Hogwarts Express a seguito di Neville alla ricerca di Crosta. Quando passava nottate intere in sala comune per studiare, trovandola alcune volte appisolata sui libri e la bocca semiaperta. Quando combatteva per ideali che solo lei seguiva e quando non vacillava nemmeno un po’ allo sguardo stranito di chi la prendeva per pazza. Quando aiutava chiunque e alcune volte chi non se lo meritava affatto. E comunque, fattore più importante, lei stava con Ron. No, non doveva più pensarci. Sarà un effetto collaterale delle pozioni.
Ritornò ad assumere un’espressione più rilassata e il più lontano possibile da quello strano monologo interiore, di cui, fortunatamente nessuno se ne accorse, tranne ovviamente George, che lo guardò stranito. Ginny stava ancora punzecchiando un Ron ormai al limite dell’imbarazzo e la signora Weasley stava intimando di buttare nella spazzatura il “cubo di kubik” che il signor Weasley stava fissando con tanta intensità.
La porta bussò per la seconda volta. Erano Fleur e Bill, seguiti da Charlie, Percy e Harry. Bill spiegò di aver ritardato a lavoro e, di conseguenza, di essere passato in ritardo al Ministero per prendere Percy ed Harry che li stavano aspettando. Harry corse subito da Ginny che le stampò un bacio dolce e appassionato, Percy spiegò che era riuscito a consegnare in tempo la relazione che lo stava tormentando da un mese e poi passò vicino al letto di Fred e gli strinse leggermente il braccio. Charlie, che si era preso un permesso per stare più vicino alla famiglia e al fratello, era stato ospitato da Bill e Fleur, per fare in modo che alla Tana stessero più larghi e anche per aiutare una molto incinta Fleur; infatti non appena salutò Fred, fece comparire prima una sedia per la cognata e poi una per tutti gli altri presenti.
“Shono orrible, Bill, una palla! Orrible” disse Fleur, tenendosi la pancia mentre si sedeva e guardando il viso pieno di cicatrici, ma pur sempre affascinante, del marito.
“Ma che dici, sei splendida!” rispose Bill, guardandola con uno sguardo ardende che Fleur, lo sapeva, riservava solo a lei.
Ginny, che teneva stretta la mano di Harry, guardò Ron e esclamò: -“ Ecco, Ronnie, vedi come si fa? Impara!”.
Harry, confuso, spostò lo sguardo da Ron a Ginny un paio di volte prima di dire: -“ Mi sono perso qualcosa?”, domanda che non fu soddisfatta da alcuna risposta poiché arrivò l’infermiera cacciò tutti dalla stanza, affermando che l’orario delle visite era finito. Con molte lamentele, soprattutto da Harry, Charlie, Bill e Fleur che erano appena arrivati, la famiglia salutò con calore Fred promettendo che sarebbero tornati il giorno dopo.
Il tempo sembrava non passare mai, sul serio. Era un peccato che la sua famiglia non potesse restare tutto il giorno, ma quei rari momenti in cui l’orologio sembrava accelerare il passo duravano massimo un’ora. Per il resto la noia. La noia portava alla follia e se ne stava rendendo conto. Pranzò con qualcosa che era lontano dal potersi definire pasto e che schiaffeggiava in faccia tutto ciò che Molly cucinava. Doveva dire a sua madre di portargli qualche torta la prossima volta, o uno stufato o un pasticcio, ma sapeva che, per quanto sua madre tenesse all’alimentazione dei suoi figli, avrebbe seguito alla lettera ciò che avrebbero dettato i medici. Niente che non fosse approvato o cucinato dalla cucina dell’ospedale.
Vagò immerso nei pensieri per ore, cercando di prendere sonno per far passare più in fretta il tempo. Un paio di volte passarono medici e infermieri per controllare le ferite e poi se ne andarono. La maglia del pigiama che aveva dovuto togliere per farsi controllare, rimase sulla sedia. Non aveva voglia di metterla, anche perché la temperatura della stanza stava diventando quasi soffocante.
La sua mente vagò ai pensieri del mattino, sulla ragazza di suo fratello. Chissà perché aveva fantasticato in quel modo nuovo su di lei, non era normale. Lo stavano forse drogando al San Mungo? Fred Weasley non fantastica sulle ragazze, sono le ragazze a fantasticare su di lui. No, non poteva permettersi di pensare alla ragazza, anche perché non aveva nessun senso! Era carina, certo, quando arricciava il nasino, gli occhi ardenti mentre prendeva il comando della situazione… E poi negli anni era migliorata molto. Se n’è accorto perfino Krum della sua bellezza. Ricordò quando scese quella scalinata, al ballo del Ceppo, diretta verso il cercatore con aria fiera e spalle dritte. Era bellissima con i capelli modellati, il vestito che le scendeva lungo i fianchi e che faceva delineare la pelle chiarissima del collo e sempre più giù dove… Fred, lo stai facendo di nuovo!
Toc, toc, toc!
Fred si riprese dai suoi pensieri e dopo essersi alzato in modo da sedersi sul letto, disse: -“Si, avanti!”
Con un colpo al cuore da quella porta entrò Hermione; il suo sguardo dapprima un po’ sconvolto, si riformò in un sorriso cordiale e al tempo stesso distaccato. Hermione aveva un vestito bianco con diversi iris viola dipinti sopra, con la gonna lunga fino al ginocchio e una scollatura non troppo ampia. I capelli erano tirati in dietro in una mezza coda e in mano portava dei fiori. Era bellissima. Sembrava uscita da un quadro sulla primavera.
“Hermione, che sorpresa! Che ci fai qui?” esclamò, con un tono di voce un po’ più acuto del solito. Weasley calmati. Trasse un respiro e ritornò a sorridere. Fai uscire la faccia tosta che c’è in te, si disse.
Hermione, che ogni tanto andava a trovare quel matto del fratello di Ron, decise in quella giornata di fargli visita, anche perché erano passati alcuni giorni dall’ultima volta che l’aveva fatto. Era presa in quei giorni a risistemare la sua casa babbana, dopo che era stata messa sotto sopra dai mangiamorte che cercavano i suoi genitori o lei. Lo spettacolo che si presentò davanti ai suoi occhi, una volta tornata a casa, era agghiacciante. Tende bruciate, tavoli rivoltati, porte scardinate, finestre rotte. Ringraziò in quel momento di aver spedito i suoi genitori il più lontano possibile da quell’inferno. Era stata talmente impegnata, da non aver avuto ancora occasione di parlare con Ron riguardo quel bacio.. ancora per poche ore, si corresse.
 Quel giorno, tuttavia, si trovava in zona e disse che una visita a Fred ogni tanto andava fatta; passò dal fioraio per prendere qualche fiore per rendere quella stanza un po’ più colorata. Dopo quello che era successo, questi piccoli atti quotidiani come comprare i fiori, anziché appellarli o trasfigurarli erano un toccasana. Salì fino alla camera di Fred e bussò; aprendo la porta arrossì. Il petto di Fred, delineato da un po’ di muscoli e liscio tranne che per quelle solcature dovute alle cicatrici, era davanti a lei e il suo sorriso abbagliante la lasciò per un attimo senza fiato. “Bel ragazzo, senza dubbio, ma un po’ sfacciato” pensò tra sé e sé. Dopo aver indugiato sul corpo per due secondi, assunse un’espressione accigliata e si avvicinò alla maglia del pigiama del ragazzo, poggiata sulla sedia, e gliela buttò sul petto.
“ A vedere se oltre alle cicatrici, ti avessero curato anche il cervello. Ma purtroppo le mie speranze si sono distrutte entrando nella stanza!”
Disse in tono ironico e sarcastico Hermione, con un sorriso fin troppo marcato per sembrare reale. Al che, si voltò verso il comodino, fece comparire un vaso ed esclamò “Aguamenti”, facendo riempire il contenitore di vetro per metà di acqua. Poi immerse i fiori al suo interno, li sistemò in modo che non si accavallassero e dopo averli annusati si allontanò, sorridendo per la semplicità di quel gesto.
Il rosso si sorprese a fissarla con più intensità del solito. Alla sua frecciatina sarcastica, rise di gusto. “Sa giocare, la ragazza” pensò dentro di sé, prendendo quella frase come l’inizio di una sfida tra i due.
“ Granger, mi dispiace che questa visita sia stata una delusione. Ma puoi sempre restare qui per lo spettacolo!” disse allontanando la maglia e mostrando il corpo scultoreo. “ Devo ammetterlo, non sono mai stato più bello di così. Queste cicatrici mi rendono ancora più affascinante e tenebroso, non credi?” affermò con un sorriso malizioso e un occhiolino rivolto a un’imbarazzata, nonché sconcertata, Hermione.
Con espressione stranita e guardando il gemello con rabbia sempre più crescente, sentendosi presa in giro, rispose con arguzia:-“ Non mi pare che qualche cicatrice possa fare un miracolo, potresti provare trasfigurandoti, magari risulteresti addirittura carino!”.
 Hermione aveva sempre visto i due gemelli come due combina guai, che minavano sulla sua salute mentale quando cercavano di metterle i bastoni tra le ruote per puro divertimento, ma di sicuro doveva ammettere che non erano niente male. Entrambi alti, con un sorriso splendente e contagioso, spalle larghe e occhi verdi intensi. Come Harry, aveva imparato a distinguere i due. Sapeva che Fred era leggermente più alto di George e che le sue battute erano più studiate e sarcastiche rispetto a quelle del fratello e spesse volte nascondevano un obiettivo più preciso. Poi, naturalmente, da un anno a quella parte era diventato molto più facile distinguerli, dopo che l’orecchio di George venne tranciato di netto dalla maledizione di Piton. Si rese solamente ora conto di non aver semplicemente osservato indifferentemente i due, ma di averli osservati al punto da differenziarli. Rimase un po’ interdetta su questo pensiero. Nonostante tutto rimanevano i fratelli del suo Ron. Il suo Ron? Poteva ancora definirlo in tal modo? Certo, per lui aveva sorriso, pianto sul cuscino tante notti, aveva combattuto e gli aveva donato il suo cuore. Il loro gioco era culminato un mese prima, con quel bacio pieno di adrenalina dato dopo aver distrutto l’Horcrux contenuto nella coppa di Priscilla Tassorosso. Ricordava come durante quei secondi che parvero ore non si era mai sentita così felice ed emozionata. Ma il sogno venne spezzato dopo che rientrarono alla Tana, sotto il clima di festeggiamento che la pace portò con sè. Vide come il Ron tenero e audace che le aveva dato il bacio più caldo della sua vita si distaccò, si reffreddò, ritornando a comportarsi come prima che tutto ciò accadesse, come un amico. Da allora non aveva più avuto l’occasione di rimanere da sola con lui, per chiarire che impatto avesse avuto su di lui quel bacio. Il tarlo che aveva in testa non la mollava, così decise di inviargli una lettera in cui scrisse che aveva bisogno di parlargli e che si sarebbero incontrati nella sua casa babbana alle 7 di quella stessa sera. Non voleva lasciare la questione un punto aperto, voleva chiarire, per la sua stabilità mentale.
“ Oh Granger, così mi colpisci dritto al cuore! Potrei quasi ritenermi offeso” Le parole di Fred, gioviali e sempre con quel tono ironico, la risvegliarono dai suoi pensieri. Pensieri che sembravano essere scritti nei suoi occhi poiché il rosso, facendo scomparire il suo sorriso e sostituendolo con degli occhi preoccupati, esordì:-“ Qualcosa non va, Granger?” facendole spazio sul letto e battendo con la mano il posto accanto al suo, sul piccolo materasso a una piazza.
Hermione guardò Fred perplessa. Da quando il malandrino Weasley era così perspicace e soprattutto gentile? Strabuzzò gli occhi sospettosa e rimase inchiodata sul suo posto. Quella giornata era strana. Lui era strano. Qualche Troll gli avrà dato una mazzata in testa, sicuramente.
“Tutto bene, Weasley, anzi più che bene!” mentì spudoratamente, non poteva rivelare quanto una persona a cui entrambi tenevano le stesse sgretolando il cuore pezzo per pezzo.
“Cosa ha fatto il piccolo Ronnie, questa volta? Corre dietro alle Veela?” disse, ricordando la discussione della mattinata tra i suoi fratelli più piccoli, e concludendo con una battuta per cercare di strapparle un sorriso. Questa ultima parte non funzionò un granché, poiché gli occhi di Hermione si ridussero a due fessure, mentre le narici cominciavano ad allargarsi, furenti.
“Cosa? E tu come fai a sapere che si tratta di Ron?”esclamò con un’ottava di voce in più. Non era possibile, era capace di leggergli nella testa? No, assolutamente improbabile, non poteva essere in grado di praticare Legilimanzia, non senza bacchetta almeno. E al momento le sue mani erano occupate a vagare distrattamente dalle lenzuola alle sue cicatrici.
“Io so tutto, piccola Saputella!” disse con sorriso malandrino, allungandosi dal letto per toccare con la punta del dito il naso di Hermione, poi ritornò a sistemarsi sul cuscino con qualche piccola fitta di dolore che riuscì abilmente a non mostrare e continuò:-“ Scherzi a parte, il piccolo Ronnie stamattina era piuttosto crucciato all’idea di fronteggiarti. Deve averti fatto qualcosa di grave se siamo arrivati a questo punto. Ora ti siedi qui..” disse, battendo nuovamente la mano sul materasso “.. e mi racconti cosa è successo. Di solito non mi sarei intromesso, ma qui non ho davvero niente di meglio da fare e smanio per fare qualcosa di diverso che stare a fissare il muro!”
Lanciando uno sguardo disperato al soffitto, come se qualcuno potesse aiutarla e tirarla fuori da quella situazione, Hermione si avvicinò a passo pesante e controvoglia fino al punto indicato dal malandrino e si sedette sul letto accanto a lui. Il suo pensiero fu attraversato dalla magnificenza del suo corpo, ora molto più evidente da vicino. “ Granger, sveglia, non sei una che sbava in questo modo, datti un po’ di contegno!” pensò, cercando di far passare quel fugace pensiero inosservato.
Ma gli occhi di Fred erano attenti e il lampo nei suoi occhi le faceva capire che aveva notato quel secondo di indugio sulle sue grazie. Fred si sentì compiaciuto e il sorriso diabolico e da malandrino si aprì come non mai; decise di trattenere la risata che era risalita in gola, non voleva scoraggiare ciò che Hermione stava per fare, la curiosità lo stava tenendo sul palmo della mano come un bambolotto di pezza voodoo. Tuttavia provocò un improvviso fuoco sulle guancie dalla ragazza, i quali occhi rimasero pur sempre fissi e imperturbabili. Ora si rendeva conto che una ragazza come lei era rara da trovare. Era unica e inimitabile nel suo genere. Una qualsiasi altra ragazza si sarebbe sciolta in un fiume di vergogna, distogliendo lo sguardo che l’aveva fatta arrossire. Ma Hermione no. Lei mantenne fermo il suo sguardo, orgogliosa come sempre. A questo pensiero sorrise nuovamente.
Hermione, presa dall’imbarazzo per essersi fatta scoprire, decise di raccontargli ciò che era successo per distrarlo dalla figura non poco onorevole che aveva appena fatto e, chissà, portarlo anche a dimenticarla. Ma figuriamoci, impresa impossibile!
Gli raccontò ciò che successe durante la sera della battaglia finale di Hogwarts, di come lei diede finalmente il tanto agognato bacio a suo fratello e di come, lo stesso fratello che l’aveva fatta salire quasi alle stelle, la riportò con violenza sul pavimento, ignorandola e facendola gelare in una coltre di indifferenza.
“Voglio bene al mio fratellino, ma certe volte quel ragazzo ha il cervello più piccolo di un Troll. Non capisco come dal gene Weasley sia uscito qualcosa così lontano dalla mia bellezza e intelligenza … “ aggiunse con un occhiolino, “ Comunque, scopri come mai si comporta in questo modo e, mi raccomando, dopo vieni a riferirmelo! Così avrò sicuramente un motivo per ideare un bello scherzetto per il piccolo Ron-Ron!” poi guadando l’orologio, che indicava le 6 del pomeriggio, le diede una spintarella fuori dal letto e disse:-“ Ora corri, vai! Non voglio ritrovarmi senza notizie domani, solo perché hai scoperto che il sottoscritto è mille volte meglio del suo fratellino!”. E detto ciò, sperò davvero che lei concordasse sull’ultima parte della frase. Freddie, aveva ragione mamma, hai la febbre. La clausura rende folli.
Con un cipiglio sconvolto, Hermione,  guardò Fred come se avesse preso una brutta, ma davvero bruttissima caduta. Quel nuovo Fred l’aveva lasciata a bocca aperta e con meno parole del solito. Non era da lei. E soprattutto non era da lui! Decise di ignorare questo particolare, magari era solo la noia del dover stare in un letto senza fare niente tutto il giorno che parlava. “Si, era sicuramente così!”, pensò scrollandosi di dosso quelle idee bizzarre. Si convinse che stesse solamente scherzando e che non c’era nulla di più di quello nei suoi occhi. Ritrovò dentro di sé quel che rimaneva della sua faccia tosta e rispose:
“Weasley, sei un pallone gonfiato. Attento o potresti bucarti ed esplodere! Comunque domani? “ aggiunse, spalancando gli occhi come se non avesse capito male ciò che il giovane gli stava dicendo.
“Si, domani Granger. Ti darò nuovamente l’opportunità di osservarmi e in cambio voglio solo sapere cosa succederà stasera tra di voi. Mi sembra un accordo più che giusto, anche se penso di essere io quello che ci perderà!”  e si sbellicò come mai in vita sua. La piccola Secchia era proprio un toccasana in quel momento, una mira perfetta per le sue battute, che venivano abilmente bloccate e deviate verso il proprietario.
Sempre più incredula, Hermione ribadì scherzando:-“ Weasley, quello che tu mi offri non è proprio nella mia lista dei desideri e non lo sarà mai. Mi dispiace!”.
Gli occhi di Fred si illuminarono come solo una sfida era in grado di farla e, in quei giorni, era raro trovarne uno. “..Non lo sarà mai, eh? …vedremo!”
“Mia cara Hermione, non sai che ti perdi! “ disse prendendole il viso tra le mani e parlandole a una distanza di sicurezza nulla o inesistente. Il respiro di lei accelerò in due secondi, prima di ritornare, sotto controllo, a un ritmo regolare. “ Ora vai, signorina So-Tutto, e mi raccomando torna da me domani!Non puoi lasciarmi qui da solo a lungo, vero?”. Sorrise e si crogiolò nel sospiro caldo e invitante proveniente dalle sue labbra. Bene, Freddie, avevi bisogno di una distrazione, era evidente. Cominciare a vedere la Granger in quel modo non era certo salutare. Certo poteva pensare di divertirsi un po’, così per passare il tempo, come aveva fatto con molte altre. Ma lei non era come le altre, caro, lei era la ragazza di tuo fratello! Scosse la testa per far uscire quel pensiero. Lasciò il viso di Hermione, confuso e dall’espressione vacua, che dopo cinque secondi si riprese, combattiva.
“Probabilmente no, ma è quello che senza dubbio farò!” disse con sguardo infuocato e avviandosi verso la porta. Il suo respiro corto si stava stabilizzando. Ma cosa aveva in mente quel pazzo di Fred? Stava bluffando, sicuramente. Voleva mettere alla prova con lei il suo tanto decantato fascino Weasley. Beh, mi dispiace per te, caro mio, ma non sai chi hai davanti. Pensò a quello scatto fulmineo e a quelle labbra che aspettavano solo di essere….
“ Granger, so che verrai. E se non lo facessi, immagina come se ti sentiresti se durante la notte avessi una ricaduta e non potresti più avere l’occasione di vedermi nella mia forma migliore?”
Disse Fred, ironico e sbellicandosi dalle risate, mentre Hermione con un “Ciao, Weasley!”  e una linguaccia sbatté la porta alle sue spalle e se ne andò. Sperava che la ragazza non avesse colto ciò che realmente stava in fondo a tutto quello che ha detto.

Hermione rimase con la mano sul pomello della porta, fuori dalla stanza di Fred per qualche minuto. Il mondo è diventato pazzo, o solo i Weasley? Era convinta che tutto quello che il giovane rosso aveva fatto o detto erano solo un grande e ben congegnato scherzo, o almeno, si stava convincendo sempre di più che fosse così. Cercando di tranquillizzarsi, ritornò nella sua casa, aspettando la seconda discussione strana della serata.
 
 
Il sole, di nuovo. Era forse l’unico cambiamento significativo che osservava nella stanza, il passaggio da buio a luce. Il tramonto e l’alba. Dopo Hermione, dovette vedere per due volte il sole comparire prima di rivedere il suo sguardo luminoso. No. Non era affatto luminoso. Era opaco e coperto da un velo di lacrime. I suoi occhi erano gonfi, lucidi e rossi, segno che non aveva passato due giorni particolarmente ristoratori. Non appena la vide, Fred allargò le braccia per intendere di andare da lui; come vorrebbe essere stato scattante come suo solito! A quest’ora avrebbe abbracciato la ragazza riccia prima ancora che lei fosse entrata nella stanza.
“Cosa è successo, Herm?” disse non appena si ritrovò il suo mento poggiato sulla sua chioma, e un corpo caldo tra le sue braccia.
Non riuscendo a trattenere le lacrime, disse:- “R-on!”.
C’era un motivo per cui era andata la ragazza aveva deciso di andare da Fred; era l’unico che non era nelle condizioni tali da commettere un omicidio, costretto a stare a letto tutto il giorno. E aveva bisogno di sfogarsi con qualcuno. Non appena sentì queste parole, Fred la strinse ancora più a sé e cominciò ad accarezzarla i ricci, ormai lontani dall’ essere crespi, capelli.
“Cosa ha fatto quel zuccone?”
E da lì, sistemandosi sul petto di Fred, Hermione partì come un fiume in piena, raccontandogli ciò che successe due sere prima.

“Tornai a casa e mi cambiai, dopodiché arrivò Ron, che puzzava di idromele barricato e ciò che poteva essere Whiskey Incendiario. Era praticamente lercio fino al midollo. Non appena mi vide si avvicinò e mi strinse in uno di quegli abbracci soffocanti, che non erano per niente romantici. Anzi il contrario. Non capisco ancora come mai venne in quelle condizioni, non era da lui. “Ronald, ma puzzi di alcol! Cosa ti è successo?”gli dissi. E lui, in tutta risposta, un po’ impacciato disse che doveva rilassare i nervi, perché troppo nervoso.
Comunque iniziai a chiedergli come mai si stava comportando in quel modo ultimamente e mi disse che era perché non voleva che voi due, tu e George, lo prendesse in giro; che nessuno li indicasse come una nuova coppia. Voleva sentirsi libero e voleva stare solo per la prima volta che, dopo la battaglia lui non era semplicemente l’amico di Harry Potter, ma Ron Weasley!
Sarà stato per i fumi dell’alcol, ma penso che questo pensiero sia sempre stato nascosto da qualche parte dentro di lui ed ora il liquido della verità ne aveva tirata fuori un bel po’. Aggiunse, inoltre, che amava come ora lo osservavano per la strada; si sentiva ammirato e anche desiderato agli occhi delle ragazze. Voleva godersela, insomma.
Però, aggiunse, che se avessi voluto, sarebbe potuto stare con me, la sera in quella casa lontano da occhi e da orecchie indiscrete . Una cosa clandestina, per così dire. Non era assolutamente il Ron che conoscevo e che amavo. Era una persona totalmente diversa.
Tentò di baciarmi, con quel fetido alito di whiskey, al che io lo allontanai e gli dissi che non poteva prendermi e lasciarmi quando decideva lui. Ad un certo punto, mi strinse i polsi al punto da farmi male e disse che lui mi voleva, ora e subito. Cercai di allontanarlo in tutti i modi, ma con una mano mi immobilizzò entrambi i polsi e con l’altra cominciò ad accarezzarmi.. i fianchi e giù di lì; la sua lingua sul collo e io che cercavo di scalciare per togliermelo di dosso. Non lo volevo, non in quello stato, non più. Urlai, urlai ancora e ancora. Saranno state le urla, ma un velo di ragione entrò nella sua testa, che si allontanò subito da me, bianco in volto, proferendo mille scuse e scappando, lasciandomi lì con la spallina del vestito ancora penzolante.”

Disse Hermione a uno sconvolto e furente Fred. “Ti prego non dire niente, nessuno deve saperlo, dovrai portare questo segreto nella tomba con te, ok?”
Fred la ascoltò sempre più scovolto, sbiancava ad ogni parola che le raccontò e alla fine la guardo come se fosse pazza alla fine del racconto. Per una volta, era rimasto davvero senza parole.
“Promettimelo, Weasley.”
Tutta la sua furia e la sua paura esplosero. Suo fratello, da sempre imbranato, come aveva potuto fare una cosa del genere? Non riusciva a credere alle sue orecchie. No, non poteva passarla liscia. Meritava una lezione, una bella lezione. Il suo sguardo si raggelò, poteva vederlo negli occhi di una spaventata Hermione.
“Non puoi aspettarti che io non faccia niente, Granger!”
“E’ proprio questo il punto, Ron non era in sé. Sono sicura che non avrebbe mai avuto intenzione di fare una cosa del genere. Era ubriaco..” iniziò Hermione, prima di essere interrotta bruscamente da Fred.
“UBRIACO?! Neanche nelle mie peggiori condizioni, penserei di baciare una ragazza contro la sua volontà. Ron mi sentirà, eccome se mi sentirà!” prese un profondo respiro e cercò di calmarsi. “Non dirò niente, ma stai più che sicura che comparirà un arto in più a quel rintronato di mio fratello.”
La strinse ancora più forte, come per volerla proteggere dall’aria e la accarezzò. Hermione si sentiva al sicuro e protetta tra le sue braccia, come non si era mai sentita con nessuno. Rimasero in silenzio e in quello stato per un’ora buona, fin quando l’infermiera non distrusse la loro bolla per informarli che l’orario di visite fosse finito.
Durante il restante della settimana la famiglia venne a trovarlo di meno rispetto alla settimana precedente e, una volta, vide anche Ron, più triste del solito sul punto di frustarsi con delle catene per il male che aveva fatto alla donna che amava da sempre. Fred riservò uno dei maggiori sguardi di disgusto che potevano uscire da lui al fratello, seguito subito da uno sguardo cordiale. Era pur sempre suo fratello e gli altri non dovevano sapere cosa aveva fatto. Ron lo guardò confuso per il rapido scambio di espressioni e divenne pian piano verde in faccia, con la sensazione  che forse il fratello ne sapeva di più di quanto non mostrasse. George non si fece fuggire quei due secondi di scambi di sguardi, infatti osserva subito il fratello interrogativo, ma Fred scosse la testa per dirgli che non era niente.
Tuttavia il bello di quella settimana furono le tre giornate di visita di Hermione, di seguito e lontano dagli altri parenti. Si informava accuratamente, prima di partire da casa, che da Fred non ci fossero gli altri componenti della famiglia, specialmente Ron. Per fortuna di Fred, erano tutti molto impegnati e così Hermione si sistemava accanto a Fred e parlavano per ore ed ore. Ormai la regola dell’orario di visite era stata messa da parte. Quando arrivava l’infermiera, Hermione provvedeva ad infilarsi il mantello dell’Invisibilità, prestatole da Harry per ragioni che lui non conosceva e che, a dirla tutta, si rifiutava di conoscere.
Parlavano, parlavano e parlavano. Ridevano, si guardavano negli occhi e ridevano ancora più forte. Le ore con lei volavano, non se ne rendeva conto. Dopo quello che avevano trascorso la prima sera abbracciati, l’argomento “Ron” non venne più tirato fuori. Preferiva vederla felice, vedere la luce nei suoi occhi color del miele quando sorrideva e cercava in tutti i modi di riuscire nel suo intento. Discussero di diversi argomenti, dai più leggeri ai più profondi. Lei informò il rosso il suo intento di ritornare a frequentare l’ultimo anno ad Hogwarts, notizia che fu accolta da un “Come aspettarsi il contrario, dalla studentessa più brillante di Hogwarts?”. Gli raccontò della sua volontà di cercare i genitori dopo aver preso il M.A.G.O. e poi scesero su temi più leggeri.
“Qual è il tuo profumo preferito?” esordì Fred
“Ehm.. “ iniziò Hermione, spiazzata dalla stranezza della domanda “L’odore di erba fresca, in particolare quella di menta” continuò, arrossendo un po’.
“Non ti ho mica chiesto che taglia di reggiseno porti, Granger!” la stuzzicò Fred, che per quella battuta si beccò uno schiaffo sul braccio sano, seguito da un “Cretino!”
Come ho fatto a considerarla una delle tante? Non si poteva, Hermione era sagace, era brillante, spiritosa e, con piacere di Fred, non gli lasciava mai l’ultima parola.  Ogni volta che era con lei il suo cuore si alleggeriva e un sorriso gli compariva sempre sul viso. Stava iniziando ad affezionarsi a lei, in una maniera strana. Andava oltre la semplice amicizia ed era una cosa che non aveva mai provato prima, neanche con Angelina.
“Hermione..” disse la terza sera che stavano insieme, asciugandosi le lacrime per una battuta che aveva fatto lei, probabilmente sentita da George.
“Si, Weasley” rispose, guardandolo con quello sguardo che riusciva a minare l’autocontrollo di Fred. Non riusciva a resistere, le sue labbra erano pericolosamente vicine, calde, in attesa di essere coperte con qualcosa di più caldo dell’aria. I suoi occhi lo guardavano con quell’aria curiosa che l’aveva sempre contraddistinta. Mise una mano sulla sua guancia, mantenendo il contatto visivo. Gli occhi di lei iniziarono a realizzare cosa stava per succedere, ma fu troppo tardi. Fred la baciò con delicatezza e dolcezza, baciò quelle labbra da cui uscivano per lo più critiche nei suoi confronti. Strinse la mano destra sui suoi capelli e..
Hermione spinse via Fred, dopo aver davvero realizzato cosa stava succedendo. Stava baciando Fred, Fred Weasley! Si toccò le labbra bagnate, senza parole, soppesando sul fatto che sia un sogno. No, non lo era. Il suo respiro accelerò e lo guardò per un attimo. “E’ Fred, maledizione! Perché si era lasciata baciare proprio da lui? Non posso, non devo. Eppure avrei voluto che continuasse.. No, Herm. Tu hai ancora una cotta per Ron! Avevo accettato quel bacio per consolazione, forse? No, non era così. Inconsciamente lo avevo desiderato.” Quei tre giorni accanto a Fred, nel suo letto di ospedale, con il suo braccio attorno al collo l’avevano fatta sentire protetta e al sicuro, come mai prima d’ora. Ad onor del vero,  lei non era mai stata una damigella in pericolo che aspettava il soccorso del cavaliere dall’intrepido coraggio. Lei era stata sempre sia la damigella che il cavaliere, badava a sé stessa da anni e spesse volte anche ad Harry e a Ron. Era piacevole, per una volta, sentire qualcosa più grande di lei proteggerla. Ma non poteva farsi prendere da quel momento di confusione per fare un errore con Fred. Era Fred, sempre lui, mutato pochissimo negli anni. Lo conosceva da troppo tempo ormai per poter pensare che dietro a quella faccia tosta ci sia anche un cuore capace di dolcezza, almeno fino ad ora. Il suo punto di vista su di lui cambiò in quei giorni, lo vide sotto una luce diversa. Ma era pur sempre il fratello di Ron. Il Ron per il quale aveva sofferto e pianto e che gli mancava, nonostante quello che avesse fatto. Doveva chiudere la storia con Ron, prima di immettersi in non so quale avventura con qualcisasi altro ragazzo, specialmente se il ragazzo in questione era Fred.
“Fred, cosa..significa questo?” disse, a tono basso. Scattò in piedi e si allontanò dal letto; non doveva permettere che una cosa del genere accadesse di nuovo, non fin quando provava ancora qualcosa per Ron. “ Noi ci conosciamo da molto, da troppo perché ci sia qualcosa tra noi e.. non lo so. Forse è meglio che vada!”. Prese la sua borsa e si avviò verso la porta.
“Hermione, aspetta!”
Ma la ragazza uscì, lasciandolo solo a fissare la porta.
 
Nota dell’autore:
Il capitolo è dedicato a Amy che mi ha dato qualche suggerimento, essendo alle prime armi. Lei inoltre, mi ha ispirato questa Fremione, inconsciamente. Grazie, cara! :D Per il resto, non me ne vogliate, ho deciso di rendere Ron un po’ più cattivo, giusto un po’. La storia è stata ispirata e segue il testo di Seven Days in Sunny June, canzone che adoro.
Beh che altro dire, spero di aver creato qualcosa di nuovo e grazie a tutti coloro che leggeranno e recensiranno! Le critiche fanno sempre bene.
Bye :3

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Capitolo 3
*** That Man ***


 
Capitolo 3: That man
 
I’m in a little bit of trouble
And I’m in real deep
From the beginning to the end
He was no more than a friend to me
The thought is makin’ me hazy
I think I better sit down
Cause like the sweetest serenade
Bet he knows he’s got it made with me
Twisting round on a carousel
This speeds’ too much to stop
One second I’m thinkin’ I’m feeling the lust
And then I feel a lot
That man is like a flame
And ooh that man plays me like a game
My only sin is I can’t win..
Ooh that man is on my list
And ooh that man I wanna kiss…
And it feels a little wrong, who cares?
That man – Caro Esmerald
 
Il paesaggio correva veloce davanti agli occhi di Hermione, che curiosa osservava il mondo attorno a lei dalla finestra del suo scompartimento sull’Hogwarts Express. L’estate era finalmente arrivata, e si metteva in mostra con tutta la sua vivacità. Alberi in fiore, prati verdi disseminati di mille colori, animali che scorrazzavano felici in mezzo a quell’esplosione di vita.
Con un sorriso, Hermione pensava a come poteva essere stare lì in mezzo, a gioire della natura e abbandonarsi all’estasi del tempo infinito. Nello scompartimento del treno, insieme a lei, c’erano Ginny Weasley, seduta al suo fianco intenta a capire come girare il Cavillo per poter leggere l’incantesimo “anti-Gorgosprizzo” con espressione concentrata, e di fronte a loro c’erano Neville e Luna.
Alla fine della battaglia, Neville, inconsapevole del ruolo di così alto rilievo che aveva occupato nella sconfitta di Voldemort, realizzò che era tempo di mettere da parte la paura che lo bloccava per andare avanti. Era sempre stato timoroso di sbagliare, ma ora non era più quel ragazzino. Era un uomo e  aveva deciso di mettere da parte il terrore conseguente alle sue decisioni, aveva deciso di camminare a testa alta portando in alto il nome dei Paciock. Non voleva più che la paura di sbagliare minasse nelle sue scelte ancor prima di effettuarle, voleva prendere la sua vita in mano e rischiare ogni pezzo di sé pur di seguire il cuore. Non ci fu decisione migliore, realizzò in quel momento sul treno. La testa della sua amata Luna era poggiata sulla sua spalla e da lì osservava quella cascata di capelli dorati che si illuminavano, a ciocca a ciocca, quando un raggio di sole si avvicinava.
Come ad aver captato i suoi pensieri, il viso di Luna si voltò verso il suo, osservandolo con degli occhi che avevano già compreso da un pezzo ciò che gli passava in mente. Quello sguardo blu intenso che gli suscitava una tempesta dentro di sé. Sorrise, sfiorandole la guancia con il dito e baciandole la punta del naso.
Ripensò all’anno appena trascorso, a come decise di tornare a frequentare l’ultimo anno e di come, in quell’ultimo anno, si innamorò perdutamente della follia in persona. Passarono ogni attimo che potevano riservarsi, insieme. Tra una lezione e l’altra, dal tramonto la sera all’alba della mattina successiva. I baci all’inizio dolci e poi sempre più desiderati e ricercati, sempre più spinti. Le mani di lui addosso la schiena luminosa di lei, bianca sotto la luce soffusa della luna, che la stringeva più forte che poteva per non lasciarla andare via. La cascata dorata sul suo viso, che si apriva per fargli scoprire il mare negli occhi di lei. Il profumo del suo collo mentre la baciava, profumava di vaniglia. I loro corpi che si completavano e lei che pronunciava più volte il suo nome “Neville”. Sorrise, ripensando a quei momenti, gli attimi di vita che appartenevano solo a loro.
Tornò a guardarla con intensità, dimenticando di essere con qualcuno, di essere su quel treno e, addirittura, dimenticando di trovarsi attratto alla terra per la forza di gravità, convinto che tutto ciò che poteva legarlo alla vita fosse il piccolo angelo che abbracciava.
“Coff, coff”  la voce di Ginny distrasse Neville dai suoi pensieri e, a malincuore, abbandonò lo sguardo del suo amore per girarsi verso la rossa. “ Se volete, io ed Herm togliamo il disturbo! L’atmosfera tra voi due si fa calda e non vogliamo rovinarvi il divertimento!” concluse con un occhiolino diretto a un più che imbarazzato Neville, il quale boccheggiò senza dire una parola.
Fu Luna a toglierlo dall’imbarazzo ribattendo con un sorriso e l’aria di chi sapeva tutto: -“ Oh, no Ginny, vogliamo stare con voi due. E specialmente con te. Penso che dopo che vedrai Harry, vi daranno per dispersi per almeno un anno!”
Ora era Ginny ad infuocarsi. Neville, nel mentre, si era ripreso e infilò ancora di più il coltello nella piaga:-“ Da quando non vi vedete per le vostre speciali riunioni? Da Natale?” disse ridendo per quella frecciatina.
Ginny, la cui faccia fece sparire l’espressione spavalda di due minuti prima e sostituendola con uno sguardo di sfida e quasi di fierezza ( come la chiamava Hermione la faccia “Penso solo a te, Harry”) rispose con tranquillità alle provocazione :- “Avete ragione, non sapete poi quando mi rivedrete!”
La rossa pensò all’ultima volta che aveva stretto il Prescelto, che lo aveva baciato. Era passata un’infinità di tempo. Quella storia a distanza aveva messo il suo temperamento, già vivace di suo, ancora di più alla prova. Ripensò all’ultima volta che sospiravano all’unisono, nella sua stanza alla Tana. Era Natale e dalle finestre congelate non si vedeva nient’altro che ghiaccio e neve. Quale migliore occasione per accoccolarsi sotto una coperta con l’amore della sua vita? Si vedevano solo durante le festività; gli impegni di Harry e lo stress delle mille lezioni da Auror  non gli permettevano di trascorrere altro tempo con Ginevra. Tutta la famiglia comprese come mai, durante tutte le vacanze di Natale, li videro solo durante i pranzi e il giorno di Natale e assecondò la volontà dei giovani innamorati, senza far mancare qualche battuta da parte di Fred e George ovviamente. Ricordò come la notte della Vigilia, prese per mano il ragazzo dai capelli scompigliati e, sussurandogli “Seguimi e non fare domande”, lo trascinò nel pollaio dei Weasley dove, per l’occasione, erano stati sistemati almeno 20 cuscini, sistemati in modo da sembrare un letto. Neanche il tempo di farlo entrare e lo spinse su quell’appoggio morbido, cominciando a baciarlo con foga. Aveva aspettato tanto da quando si erano separati all’inizio della scuola e ora non voleva lasciare perdere neanche un secondo. Salì a cavalcioni su un Harry piacevolmente sorpreso e cominciò a baciargli il collo, sentendo sotto la bocca il respiro di lui che accelerava. Scorse la lingua sulla carotide e mordicchiò di tanto in tanto, ridendo sotto i baffi. Diciamolo, ormai conosceva piuttosto bene i suoi punti deboli. Fece scivolare l’indice sul petto, a mano a mano che gli sbottonava la camicia a quadri blu. Il suo petto era liscio, poco delineato e senza peluria. Buttò la camicia in un angolo buio del pollaio pensando che non sarebbe servita in quella fase, ma anzi sarebbe stata solo d’intralcio. Baciò il petto, scese con la lingua pian piano fino all’ombelico e  Harry trattenne il fiato e sospiro, preso da un piacere sempre più impellente. Gli sbottonò i pantaloni e tirò giù la zip, continuando a baciarlo sul basso ventre. Il respiro si fece sempre più affannoso, il piacere sempre più intenso. Harry voleva sempre di più. Quella donna sapeva come farlo ruggire e come aizzarlo.
Fu il turno di Harry prendere in mano la situazione. Prese Ginny per i fianchi e la poggiò con la schiena sui cuscini, mettendosi sopra di lei, con il bacino tra le sue gambe. Ormai non resisteva. La voleva, la voleva così tanto. Strinse i capelli rossi con una mano e li tirò indietro, per farle scoprire il collo, dove cominciò a baciarla con furore sotto i gemiti di lei. Comprese con il tempo che adorava l’uomo che la prendeva con mano forte e sicura. Scese lungo il collo, arrivando sul petto, e scostò con la mano la parte destra della camicia e infilò la mano sotto il reggiseno, stringendo tra le sue dita il seno morbido e caldo, proprio dove lì sotto il cuore accelerava il passo. Ginny prese ad ansimare forte, spingendolo ad eccedere ancora di più e ancora una volta. Le sue labbra si fermarono sul suo petto, mentre una mano scivolava sotto la gonna e cominciava ad accarezzare tra le cosce. Il contatto della mano fredda con la zona calda fece sobbalzare Ginny, facendole capire ciò che desiderava stava per accadere e invitandolo a proseguire allargando le gambe. Gli accarezzò l’intimo, provocandole un brivido lungo la schiena e gemiti sempre più frequenti. Infilò, poi, la mano sotto le mutandine e entrò in contatto più profondo, infilando due dita e muovendole dentro di lei sempre più velocemente. Il piacere di lei divenne estasi. “Si, Harry..continua” esclamava più e più volte. Ma l’apice avvenne quando lui entrò dentro di lei, trasferendogli tutto l’amore possibile, tenendola stretta a lui con le mani poggiate sui fianchi. Dopo un’ora di passione, si buttarono sul letto improvvisato stanchi ma pieni di energia e soprattutto non staccando più gli occhi l’uno dall’altra. Rimasero così per ore, prima di accorgersi che era l’alba del Natale. “ Buon Natale, Harry”
“Buon Natale, Amore”
Doveva avere proprio una faccia da ebete, dato  lo sguardo che Hermione rivolgeva all’amica. “Ginny, tutto bene?”. Aveva lo sguardo perso, gli occhi sognanti nel vuoto e mancava poco che ad essi si aggiungesse anche la bava alla bocca. Ok, lo ammetteva. L’astinenza faceva schifo, specialmente l’astinenza dall’amore. “Si, bene Herm, stavo giusto pensando a come sarà tornare alla Tana.” Disse la rossa cambiando rapidamente argomento “Ci stanno aspettando proprio tutti sai, mamma, papà, Fred, George, quel traditore di Ron ….”
Hermione si irrigidì di scatto. Delle parole che uscirono dalla bocca di Ginevra captò solo i due nomi che in un modo o nell’altro le avevano dato sensazioni più forti dell’amicizia. Lei, Ron e Fred nella stessa casa per almeno una settimana? Era stata proprio un genio ad accettare di sedersi comodamente sulla trappola per topi. Pensava a cosa gli era passato per la testa quando aveva detto di si alla richiesta di Ginny. Certo, da un po’ di tempo cominciò a ripensare a Fred e al suo conforto in quel letto di ospedale. Non lo vedeva dallo scorso Natale. Come non vedeva Ron, d’altronde. Era felice che Ginny sapesse solo del suo lato traditore e non di tutta la storia; Fred mantenne la sua parola e non disse niente a nessuno, perfino a George, e di questo gliene fu grato. Tuttavia, tutti in famiglia seppero della sua superficiale scusa detta ad Hermione, per potersi portare a letto tutte le ragazze che circondavano la sua aura di celebrità e per questo lo giudicarono male. Hermione, che nonostante tutto voleva ancora molto bene a Ron, poiché un bene come il loro, portato avanti da anni, non si sotterra per qualche malinteso o lite; comunque era più che intenzionata a non volerci riprovare con lui. Aveva realizzato che non erano fatti per stare insieme; che, nonostante l’affetto forse forte sia da parte di lui che da parte di lei, erano troppo diversi per combaciare.
Fred, d’altro canto, era diverso dal fratello. L’aveva sempre considerato solo un amico, una piccola peste che doveva essere tenuta a distanza per non rischiare di incappare in qualche scherzo stupido o pericoloso. Ma l’estate scorsa divenne una spalla su cui piangere, un uomo più che un bambino, capace di farla sentire tanto debole da aver bisogno della sua protezione. Lui riusciva a guardare aldilà delle semplici apparenze, guardava affondo una persona, la guardava dentro e ne scopriva i segreti più nascosti. Ma erano amici da troppo per poter stare insieme. Erano cresciuti insieme. E poi quel bacio, così inaspettato. Inaspettato non per il bacio in sé, ma perché a darglielo era stato lui. Non era sicura di cosa passasse nella sua mente, ma era sicura del fatto che Fred la vedesse come una piccola pulce autoritaria, niente di più. Pensò in un secondo momento di averle fatto pietà, di averle fatto compassione; magari questo poteva giustificare quel bacio. Ma se ne scappò troppo presto da quella stanza per poterlo scoprire a fondo e, col senno di poi, se ne pentì. Il natale precedente si comportò come se nulla fosse, dando per scontato la sua teoria sul bacio per compassione e ritornando a mantenerlo a distanza controllata, mentre lui la guardava di sottecchi cercando di comprendere i meandri della sua mente. Scherzarono come due semplici amici e, per la fine delle vacanze, si convinse davvero che quel bacio non fu nient’altro che un bacio, giacché si comportò come se non ci fosse mai stato. Non parlarono dell’avvenimento, comunque. Non ne ebbero l’occasione. Erano sempre stipati in stanze affollate o sotto lo sguardo vigile di Ron, pronto a cogliere qualche atto omicida o qualunque altra reazione da parte di Hermione. Notò un particolare: George e Ginny sembravano particolarmente interessati a fissare lei e Fred, scambiando poi qualche commento sotto voce. “Mi stavo perdendo qualcosa? Beh, poco importa. Era l’anno dei M.A.G.O. e nessuna chioma rossa mi avrebbe distratto dal mio obiettivo!” pensò.
Il treno arrivò a Londra e, ad aspettarle ci furono il signor Weasley, la signora Weasley ed Harry. Per il momento aveva evitato la trappola. Non appena Ginny vide  Harry, mollò tutto ciò che aveva in mano e gli saltò al collo, dandogli un bacio ardente e passionale. Il signor Weasley, assieme alla moglie, guardò beato la scena, pensando già a quale sarebbe stato il prossimo matrimonio da organizzare e poi corse a raccogliere ciò che la figlia aveva lasciato per terra vicino l’ingresso del binario 9 e ¾.
“Oh, ragazze mi siete mancate tanto!” urlò Molly, stringendole in uno dei suoi classici abbracci soffocanti e pieni di amore
“Andiamo, la macchina che ci hanno dato al ministero ci sta aspettando. E’ la prima volta che veniamo a prendere solo due persone, vero tesoro?” disse ridacchiando il signor Weasley, pulendosi gli occhiali lanciando uno sguardo complice all’amata.
La macchina del ministero, nera e grande, le stava aspettando in un parcheggio appena vicino all’entrata della stazione, con un autista in giacca e cravatta dall’aria professionale. Dopo aver caricato i due bauli, la gabbia di Leo e la cesta di Grattastinchi, Hermione, Harry e Ginny si sistemarono sul sedile posteriore, che riusciva ad ospitare un’altra persona per quanto era largo. Su quello anteriore, affianco all’autista, si sistemarono comodamente Molly ed Arthur. Il viaggio verso casa fu tranquillo e rilassante, costellato di qualche chiacchiera e ovviamente domande sull’esame che le due ragazze avevano appena svolto.
La tana era sempre la stessa, sarebbe stato un sacrilegio cambiarla. Tutti, Harry ed Hermione compresi, l’adoravano così com’era. I piani posti apparentemente a caso l’uno sull’altro, il giardino incolto disseminato di scarponi e gnomi fuggiaschi e le galline che pascolavano placide, beccando alla ricerca di cibo.
“Gli altri dove sono, mamma?” chiese Ginny, notando che dalle finestre dei gemelli non proveniva nessuna esplosione e che la casa era stranamente troppo silenziosa.
“A lavoro, tesoro. Charlie è passato stamattina per salutarmi e ha detto che viene a cena stasera, assieme a Bill e Fleur; tuo fratello Ron ha lezione e Fred e George sono al negozio” rispose la signora Weasley, felice all’idea di una cena con tutti i componenti della sua famiglia. “Tesoro” aggiunse, rivolta al signor Weasley “Pensaci tu ai bagagli, io inizio a preparare il pranzo e qualcosa per la cena, sarà fantastico!” e terminò, guardando le ragazze “Ginny, Hermione cara, se volete farvi un bagno rilassante ho già preparato tutto l’occorrente. Li troverete sui vostri letti!”.
Ginny guardò Harry con uno sguardo di intesa e poi si rivolse ad Hermione :-” Herm, se vuoi puoi iniziare ad andare, io andrò dopo” disse cominciando a stuzzicare il maglione di Harry, rivolgendole un occhiolino e trascinando il giovane Harry su per le scale fino alla camera che apparteneva a Bill e Charlie. Hermione scosse la testa e decise di farsi il bagno, aveva bisogno di allentare tutta quella tensione. Sul letto, la signora Weasley le aveva preparato due asciugamani di spugna e un bagnoschiuma fatto in casa, all’odore di lavanda. Cominciò a spogliarsi, slacciandosi la lampo dei pantaloni e facendoli cadere per terra; poi prese la maglia per i bordi e la tirò su, sfilandola dalle braccia.
Toc, toc, toc
“Ginny, riguardo a ciò che avevamo deciso …” Fred Weasley si bloccò alla vista di ciò che vide. Il corpo della ragazza nudo, coperto solo da un reggiseno e una mutandina di pizzo bianca. Si poggiò sulla porta con le braccia conserte sulla porta e con un sorriso malizioso stette ad osservare la ragazza “ Beh, direi che posso sempre aspettare Ginny, non posso interrompere lo show!”.
Hermione, che era rimasta a bocca aperta, pensando di essere in un sogno, alla battuta di Fred arrossì e prese la prima cosa che gli passò per le mani (il bagnoschiuma alla lavanda) e gliela lanciò con tutta la forza che aveva e urlò:-“Esci da qui, Weasley!”
“Va bene, va bene. Non serve essere così bruschi!” esclamò, uscendo e chiudendo la porta dentro di sé.
Hermione, ancora sconvolta e imbarazzata per l’accaduto pensò che in quel momento era salita sulla trappola. E che trappola ben congegnata, se l’era creata da sola! Furente come non lo era mai stata, si cacciò i calzini e a passo rabbioso si infilò sotto la doccia, lasciando che il getto di acqua calda lavasse via la vergogna che aveva provato in quella stanza e lo sguardo di lui sul suo corpo. Le sue guancie avvamparono e si disse che era una stupida. Ah, ma l’avrebbe sentita quello sciocco di un Weasley! Poggiò i piedi sul pavimento, mentre si avvolgeva nell’asciugamano e si tamponò i capelli, per far andare via l’acqua in eccesso. Vi vestì e, con i capelli ancora umidi, corse al piano di sotto in cerca di Fred, gli occhi scintillanti e che lanciavano saette. Lo trovò mentre spiegava alla madre che era venuto per prendere uno scatolone di merce per il negozio che si era scordato in mattinata. Non appena vide la ragazza, si volto con uno sguardo innocente e disse :-“ E’ stata piacevole la doccia?” trattenendo le risate davanti la madre.
Hermione non ebbe il coraggio di ribattere di fronte alla signora Weasley, la quale avrebbe sicuramente captato nella situazione qualcosa di nuovo, così si limitò a fare spallucce e ad assumere un’espressione di indifferenza e nonchalance : -“ Si, ottima” tuttavia con gli occhi che lampeggiavano pericolosamente.
“Beh, mamma, raggiungo George. Penso che qui non ci sia più bisogno di me. A dopo” E con un bacio sulla guancia della madre e ammiccando a Hermione si smaterializzò.
Ah quell’uomo era indomabile e pericoloso,era come un fuoco! Forse era meglio per Hermione se non pensasse a paragonarlo in quel modo, insomma era solo un fastidio, si divertiva a vederla in imbarazzo e minava alla sua serietà e alle sue regole. La stravolgeva, anche con un semplice sguardo.
Il pranzo passò tranquillo e nel pomeriggio, sul tardi, li raggiunse tutto il restante della famiglia. Fred e Ron compresi. Gli occhi di Ron cercarono il più possibile di evitare i suoi, memori dell’atto che aveva fatto; nonostante ciò se si trovava costretto a dovergli parlare, per rispondere a qualche sua domanda su come stava andando il corso di addestramento, lo faceva, cercando di essere il più tranquillo possibile. Hermione comprese che quell’atto fatto non era stato esagerato dall’alcol e mettiamola così, non gliene fece una grande colpa. Capita anche ai più grandi di commettere un errore, la differenza sta nel rimorso. E gli occhi di Ron in quel momento, si, descrivevano proprio rimorso.
 Fred li osservava da un angolo quando parlavano, il mostro della gelosia assopito dentro di lui. Con il tempo era riuscito a perdonare il fratello, sangue del suo sangue; beh, diciamo che non era proprio un vero perdono quanto più un mettere da parte e dargli una seconda possibilità. Nonostante tutto, si irrigidiva non appena la ragazza del suo cuore si avvicinava a lui, voleva tenerla ancora tra le sue braccia come in quei giorni di giugno. Ma il piano prevedeva una modalità “piedi di piombo”. Alla fine sarebbe stata lei a correre da Fred, se tutto andava bene. Doveva solo portare pazienza, tanta, troppa pazienza. Con un enorme sorriso si rivolse verso Ginny
“Sorellina, oggi ero tornato a casa per parlarti; mi dispiace averti disturbato mentre … beh, hai capito!” affermò non sapendo se ridere o assumere il ruolo di fratello maggiore: era adulta, ormai, ma rimaneva sempre la sua piccola sorellina e aprire la porta della stanza degli ospiti e trovarla.. ok, forse doveva imparare a bussare prima di entrare!
“Si, purtroppo” rispose Ginny, le cui guancie divennero dello stesso colore dei suoi capelli “ Cosa volevi? Riguarda il piano B ?”
“Il piano B? Ovvero?” si intromise Harry, stringendo la vita di Ginny, incuriosito
“Lo capirai a tempo debito, tesoro!” lo zittì Ginevra, tornando a guardare il fratello con una strana luce negli occhi.
“Si, sorellina. Ne ho parlato oggi con George, è tutto pronto. Hai cercato di capire quando dobbiamo partire con il piano?”
“Tra una settimana, Freddie. Anche io sono pronta, mancano gli ultimi dettagli ma ci sono! Non me lo perderei per niente al mondo” sorrise e guardò un interrogativo Harry.
“Capirai tra qualche sera, non ti crucciare!”
“Tranquillo, Harry. Ti divertirai, e parecchio!” aggiunse un allegro Fred, e questo non fece altro che allarmare Harry ancora di più.
“La cena è pronta!!” Urlò dalla cucina la signora Weasley, seguita dall’odore dei suoi prelibati piatti che li invitavano ad entrare nella stanza da cui proveniva. Hermione si sedette tra Harry e Fleur, che dondolava la  piccola Victoir nel passeggino accanto a lei, tentando di farla addormentare. Bill guardò con amore indescrivibile le sue due donne e si sedette accanto alla moglie, davanti una bella bistecca al sangue.  Affianco a lui, il signor Weasley e Charlie discutevano sull’utilità dei tappeti volanti nelle lunghe traversate degli oceani. Il primo era convinto che i tappeti magici, pur se banditi, offrivano un viaggio senza paragoni, dove potevi goderti il panorama attorno; il  secondo, d’altra parte, rimaneva saldamente ancorato alla rapidità della Smaterializzazione, pericolosa ma efficiente!
La signora Weasley stava versando una mestolata generosa di stufato nel piatto di Ron, passando poi a Fred e George e al resto della tavolata. Fu una cena gustosa e piacevole, come sempre, che si concluse con una fetta di torta alla melassa ( che rendeva sempre felice Harry).
I giorni successivi alla Tana furono tranquilli e rilassanti; quando la famiglia si riuniva al completo si organizzavano attività di gruppo. La più quotata fu sicuramente la partita di Quidditch, ora che avevano a disposizione anche il leggendario Charlie Weasley in campo. Si schierarono da un lato Fred, Ginny e Charlie e dall’altro Harry, George e Ron. Le due squadre si fronteggiarono impegnandosi al massimo, sotto le urla e il tifo degli altri che erano rimasti a guardare. Ginny, con impeto, segnò la prima rete, la seconda e la terza, deviando con abilità il muro che Ron cercava di porre. Poi fu il turno di Harry, in veste di cacciatore a segnare. La partita andò avanti tra piccoli falli e scherzi fin quando non vinse la squadra di Ginny con un netto vantaggio di cento punti. Giocarono agli scacchi magici, si rilassavano al sole, correvano dietro gli gnomi. Insomma, una beata settimana estiva.
La sera prima della partenza di Hermione per la sua missione in Australia, alla ricerca dei genitori, la signora Weasley la aiutò a sistemare la valigia e la borsa, dopodiché scesero in salotto per un bicchiere di Whiskey Incendiario per augurare buona fortuna alla ragazza. Nel salotto, ad aspettarle, c’erano il signor Weasley, Fred, George, Harry, Ginny e Ron.
Il signor Weasley sollevò il bicchiere e disse:” Alla ricerca dei signori Granger! Cin cin!”
E ognuno bevve dal proprio bicchiere, riscaldandosi immediatamente dopo il primo sorso.
“Bene, ora che siamo tutti più carichi, vorremmo fare un annuncio” disse Fred, guardando il fratello complice e si alzò
“Niente esplosioni e niente prigione, tranquilla mamma” aggiunse George, osservando lo sguardo sospettoso della madre
“Pensavamo che..” iniziò Fred
“… dato che gli affari sono andati a gonfie vele per tre anni..” continuò George
“… ci meritavamo una vacanza…”
“ ..e cosa c’è di più bello di una vacanza tra amici?...”
“… Perciò, abbiamo deciso di seguire Hermione in Australia, l’aiuteremo a trovare i genitori..”
“.. e intanto ci faremo un po’ di mare, non vi pare una splendida idea?”
Tutti, eccetto Ginny, li guardarono sconcertati. Più di tutti Hermione. Non si era aspettata di avere compagnie in quel viaggio, ma non aveva nemmeno realizzato che stesse per partire da sola. Pensò, tra sé e sé che un po’ di compagnia non poteva farle male, a meno che questa includeva Fred e George. Deglutì, era in trappola eccome! Non poteva rifiutare il loro aiuto, sarebbe parso sospetto agli occhi della signora Weasley, soprattutto poiché non era una missione suicida. Anche Ginny si alzò e, sulla stessa scia dei fratelli, esclamò:
“Vado anch’io con loro, e viene anche Harry!”. Quest’ultimo, non appena sentì il suo nome lo guardò come se fosse una pazza. Scosse la testa quando realizzò che non poteva opporsi in nessun modo di fronte a quel tornado, con un carattere che andava alle sfumature di rabbia della signora Weasley al diabolico e contorto cervello dei gemelli. Sarebbe stato un suicidio, opporsi. E comunque non gli avevano chiesto di resuscitare e uccidere Voldemort nuovamente. Una vacanza, giorni di svago e mare, in cui poteva stare con il suo amore e la sua famiglia preferita, nonché i suoi migliori amici. Si voltò con lo sguardo verso Ronald aspettandosi che fosse il prossimo a scattare in piedi, tuttavia fu più spaesato di quanto non fosse stato lui. “Questa cosa non mi torna” pensò Harry, cercando di collegare e dare un senso a quello che aveva davanti. La sua diabolica ragazza stava progettando qualcosa, assieme ai suoi altrettanto diabolici fratelli. “Anche Hermione era a conoscenza del motivo di quella scenetta, oppure no?” No, decisamente no. Il suo sguardo sconvolto gli diede la conferma che ne sapeva quanto lui. Girò la testa verso Ginny e l’attraverso con uno sguardo di preoccupazione, che venne ben captato dalla rossa la quale gli sussurrò, sottovoce: -“ Ti spiegherò tutto più tardi, non preoccuparti!” e gli diede un bacio sulla guancia.
Sia la signora Weasley che il marito approvarono l’intenzione di partire insieme ad Hermione, soprattutto furono sollevati dal fatto che non partisse da sola. Dopo aver lavato i piatti e sistemato la cucina, ognuno si diresse verso la sua stanza. Ginny anche quella sera, decise di dormire nella stanza di Bill e di Charlie, ormai etichettata come stanza degli ospiti, per poter stare con Harry. Per cui Hermione salì da sola le scale, diretta verso la camera della ragazza; non fece in tempo ad aprire la porta che sul letto dell’amica vide un sorridente e rilassato Fred, che stava disteso con le mani sotto la testa. La scrutò con sguardo malizioso, ma dalla sua bocca le parole uscirono con tono indifferente.
“ Ehilà Granger, è l’ora per un secondo show?” ammiccò il ragazzo all’espressione arrabbiata della ragazza.
Hermione, ricordando che ora poteva finalmente vendicarsi dell’imbarazzo che le aveva causato nel pomeriggio, essendo da soli, non diede a vedere l’imbarazzo anche nella sua voce che cresceva piano, ma mantenne un tono di voce autoritario e fermo
“Weasley, lo show non sarà mai diretto a te. Non, almeno, per mia volontà!”
“Lingua tagliente, la ragazzina.” Pensò Fred, che decise di abbassare per il momento il velo di spavalderia che copriva il suo viso per dare il via al piano. Passo uno: mostrargli quanto lui ci tenesse a lei. Si alzò dal letto e si avvicinò con passo sicuro ad Hermione, fermandosi a qualche centimetro di distanza. Prese il suo viso tra le mani e la guardò con degli occhi magnetici e da cui era impossibile staccarsi. Il respiro di Hermione si bloccò, mentre il suo cuore prese a correre. Fred si accorse di questo particolare, sorrise felice.
“Hermione” e pronunciò il suo nome con una carica e con forza  “ Abbiamo deciso di venire con te per supportarti, per starti vicino. Perché io voglio starti vicino.” Sottolineando quell’ “io” con particolare enfasi.
La ragazza che avvampò di colpo, la sua mente che affogava in quegli occhi verdi e nel tono sicuro di lui. Non era mai rimasta senza fiato davanti a qualcuno. Evidentemente doveva esserci una prima volta anche per quello. Cercò di tirare fuori un briciolo di forza e di orgoglio e rispose:-“ Grazie, ma..”
Non riusciva a trovare nessun seguito al suo “ma” nella sua mente. Come faceva a scacciare qualcuno che voleva starle vicino? Lui, voleva proteggerla, lui voleva stare con lei, lui era perfetto. Si rese conto di essere finalmente nei guai, e di esserci fino in fondo. Da quando scoprì il mondo che si celava dietro le sua capacità ad ora, lui non era stato nient’altro che un amico per lei. Ma ora.. il pensiero si stava confondendo.
“Ma… ?” incalzò lui.
“Niente, pensavo che magari vi sareste annoiati a girare di città in città, seguendo la vaga scia che Kingsley mi ha lasciato” affermò, rimediando in calcio d’angolo il suo errore.
“ Non di certo, piccola Granger. Noi, e dovresti saperlo bene, difficilmente ci annoiamo!” si avvicinò ancora di più al viso di Hermione, le loro labbra erano vicine e lei riusciva a sentire il respiro caldo e invitante di lui. Vide che abbozzò un sorriso malizioso all’espressione di lei. Che ora bramava quelle labbra, così vicine.
D’improvviso l’incantesimo svanì, e la corrente di calde promesse si allontanò. Spalancando gli occhi Hermione vide che era davanti la porta e con un saluto, disse :” Dormi bene Granger, domani ci aspetta un lungo viaggio!” e le lanciò un occhiolino.
Hermione, rimasta bloccata dove era prima, si scongelò e mille idee cominciavano ad entrarle nella testa. Che stava cercando di fare Fred? Proteggerla come diceva? Prenderla in giro? Non ne aveva idea. Sapeva solo che bramava quelle labbra che le erano state così facilmente rubate. Solo lui riusciva a lasciare Hermione in quello stato di confusione, solo lui riusciva a fare di lei quello che voleva. Ma la questione doveva cambiare. E sarebbe cambiata a partire dal viaggio. Un piano di vendetta si formò nella mente di Hermione; non aveva intenzione di rendergli la vita più facile. La sua brama di lui doveva essere messa da parte, anche se aveva una voglia disperata di baciarlo, quell’uomo!
 
Note dell’autore:
Un piano più grande si sta preparando (Muahauhah – risata maligna)
Comunque giorno!!! ecco a voi il terzo capitolo. I prossimi tuttavia, li pubblicherò tra un po’ di giorni, causa sessione invernale! Ho deciso di dare un spazio anche alla coppia Neville/Luna, giusto per non lasciarli indietro (Carini loro, si si!). Questo capitolo sperò renderà felici i fan di Harry/Ginny..per la Fremione Hot bisogna attendere ancora un po’.
Detto questo, spero vi piaccia e grazie a tutti.
Kisses ( expecially to Fred),
Fede

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Capitolo 4
*** Fingers crossed ***


Capitolo 4:  Fingers crossed
 
As you smiled like you do
I could take evasive action
But I need the satisfaction
And I know, oh
I could learn a lot
From someone like you
Who knows what will happen
I'll keep my fingers crossed and
Hope for some reaction
Here it goes, it's chemistry tonight
My eyes are open
All the electricity seems right
I can feel a change in me

It's chemistry tonight
You turn and you look
Right through me
You know what you're doing to me
Frida - Chemistry Tonight  

Luglio non era ancora arrivato e si trovavano vicino al mare. Fred e George proposero di trascorrere l’ultima settimana di giugno al mare e, per l’invidia del signor Weasley, volevano provare a vivere come babbani per qualche giorno, limitando l’uso della bacchetta al minimo. La proposta fu accettata a pieni voti da Ginny ed Harry, mentre Hermione si convinse solo guardando le espressioni supplichevoli di Ginny e dei gemelli.
Erano appena arrivati in Australia, dopo essersi smaterializzati in un vicolo isolato, e decisero di affittare un piccolo appartamento sul mare. I gemelli e Ginevra decisero di lasciar fare ad Harry e ad Hermione, molto più pratici in questioni babbane. Una piccola ricerca su una rubrica telefonica e riuscirono a trovare una casa sul mare, immersa nel bosco ed isolata dal resto della città. Un posto discreto, insomma, se avessero voluto eseguire incantesimi senza violare leggi magiche. Dopo aver accordato il prezzo, presero le chiavi e si diressero verso la casa. Era composta da tre stanze da letto matrimoniali, un bagno e una grande cucina e affacciava sulla spiaggia di Brisbane. Dalla finestra aperta entrava una leggera brezza marina che spinse tutti ad uscire e respirare aria di salsedine.
Non se lo fecero dire due volte.
Osservarono tutti rapiti le onde che si infrangevano contro i sassolini dorati al limitare del mare, che si illuminavano come la sabbia che li circondava se colpiti dal sole. Non erano tipi da mare e si vedeva. Avevano la pelle talmente bianca, che non appena presero quel po’ di sole cominciarono a diventare rossi in faccia. Hermione, ovviamente esperta in “roba da babbani”, si attrezzò per la situazione, non volendo che lei e i suoi amici si arrostissero come caldarroste.

-Prendete un po’ di crema solare, tutti quanti. – Li incitò, svitando il tappo di un tubetto giallo.
Tutti, in particolare i gemelli, la guardarono con aria di dubbia fiducia e si avvicinarono per farsi mettere un po’ di crema sulle mani. Cominciarono a spalmarsela sul viso e poi, soddisfatti del risultato, continuarono a guardare il mare come se non ci fosse niente di più bello. Hermione trattenne un sorriso osservando Fred e si avvicinò al ragazzo. Aveva dei residui bianchi sul naso e un po’ in fronte. Non appena la vide avvicinarsi, Fred, fraintendendo, sorrise mentre gli si illuminavano gli occhi.

- Granger, già vuoi saltarmi addosso? Ci vorrebbe un po’ di privacy, non credi?-
-No, sciocco. Neanche per tutti i Galeoni del mondo, Weasley!-

Posò un dito sul viso del ragazzo, facendo assorbire gli ultimi resti della crema. Notando la gaffe e il fatto che George e Ginny accanto a loro erano piegati in due dalle risate, arrossì leggermente, non mostrando però alcun segno di imbarazzo.
-Non ne sarei così convinta, se fossi in te – e con un occhiolino la lasciò lì a bocca aperta, dirigendosi verso casa per potersi mettere il costume.

Che sfrontato! Pensò Hermione, sbuffando al pensiero che ciò che poteva aver detto Fred non era del tutto falso. Scrollò la testa per levarsi di testa queste provocazioni.
Da un anno a quella parte, soprattutto dopo l’episodio al San Mungo, Fred le era parso sempre più strano. Lei lo trattava normalmente, ma notò alcuni atteggiamenti che le fecero sospettare della sua integrità mentale. Ok, c’era stato quel bacio. Dato, secondo Hermione, per noia o, al massimo, per la solitudine causata dal dover stare giorno dopo giorno in un triste letto ad osservare sempre le solite facce. Era arrivata a questa conclusione dopo essersi scervellata come una matta e aveva convenuto che era tipico di Fred Weasley tirare fuori un evento inaspettato, per rompere la routine, senza alcun significato emotivo. Quella che le parve una conclusione più che accettabile rischiava di essere confutata, nei mesi successivi. E’ pur vero che non si videro, se non in occasione delle vacanze, tuttavia colei che smosse la sua mente fu Ginny.
Frequentando il settimo anno insieme, infatti, lei e Ginny inevitabilmente legarono sempre di più e cominciarono a conoscersi meglio di loro stesse. Ginny amava scherzare, elogiava i ragazzi più carini e intelligenti di Hogwarts con l’intendo di cercare il compagno per la sua migliore amica, perché, a suo dire, “aveva bisogno di staccare e rilassarsi”. Hermione trovò quell’idea ridicola ma la rossa non si dava per vinta e, ogni giorno, ne indicava uno diverso. Al che, le parve decisamente strano quando, dopo tre giorni di mutismo nei confronti della fauna maschile che la circondava e dopo averla fissata con sguardo sconvolto alternato a un’espressione di pura felicità, citò casualmente il nome di Fred. Disse che le aveva inviato una lettera e che le aveva spiegato la sua ultima invenzione. Niente di strano fin qui, giusto? Ciò che marcò sempre di più quel velo di dubbio fu che durante tutto l’anno, almeno due o tre volte a settimana, accennava a Fred con tono casuale e i suoi pregi e lo elogiava, così come aveva fatto con i bellocci del Quidditch qualche mese prima. Ogni tanto elogiava anche George, Bill e Charlie, così sempre casualmente, tanto che Hermione si chiese se non fosse diventata più paranoica di Moody. Per cui lasciò correre e ben presto il pensiero dei M.A.G.O. le fece completamente dimenticare l’argomento “Fred, il mio fantastico fratello”.
Il dubbio risorse proprio la sera prima della partenza, quando i gemelli, Ginny e Harry decisero di unirsi al suo viaggio. E soprattutto dopo, quando si ritrovarono faccia a faccia, lei e Fred, nella stanza di Ginny. La notte prima della partenza fu un caratterizzata da una catena di pensieri discordanti.

Ci siamo baciati l’anno scorso. Ok, era un passatempo per lui, sicuramente. O a mali estremi gli avrò fatto pena e quello era un modo per starmi vicino. Hermione ma stai ascoltando quello che stai pensando? Non ha senso, non ha per niente senso..
E poco fa? Cosa è successo? Sto sognando sicuramente. Lui vuole proteggermi. E’ normale, no? Si fa così tra amici, si ci supporta. Ma poi quello sguardo.. perché mi guardava in quel modo? Che aveva intenzione di fare? Era sempre stato un amico, le aveva dato consigli nei momenti di difficoltà. Ma una domanda più urgente è… perché io lo guardavo in quel modo? Perché non mi si era bloccata la voce in gola? Non era una mia reazione, Fred non mi aveva mai causato nessuna reazione, tanto meno questa. Che mi sta succedendo? Da quando vedo Fred sotto quell’aspetto? Ok, è bello, non lo si può negare. Ma non è solo la bellezza che mi fa fare monologhi interiori la notte, anziché dormire… Non riesco a capirlo. Pensa, Hermione, pensa. Ci sarà sicuramente una soluzione semplice a questo, ci deve essere! Non posso passare la notte torturandomi per un altro Weasley. Bello, alto, occhi profondi come le foreste, verdi come smeraldi… Hermione, controllati! Sarà come si è preso cura di me in ospedale? I suoi abbracci confortanti e quel senso di protezione così innaturale che nessuno aveva mai saputo darmi? Sarà il suo modo di fare, sempre fuori le righe, che mi irrita ma al tempo stesso promette straordinarie avventure? Non lo so, sta di fatto che non posso pensare questo di Fred, è così innaturale… E’ il fratello di Ron, è illogico sotto molti punti di vista… Avrei voluto baciarlo, era così vicino che sentivo il suo calore. Ecco l’ennesima cosa senza senso della serata. Perché mai volevo baciarlo? Hermione, cara, l’aver sconfitto Voldemort ti ha dato alla testa sicuramente. Non c’era nessun’altra spiegazione possibile. Il bacio di Ronald fu tutto, tranne ciò che mi aspettavo. Credevo di provare un forte sentimento per lui, ma quel bacio fece tremolare questa sicurezza. E ora questo! Sono destinata a arrovellarmi il cervello con i Weasley, santo Merlino! Non posso permettermi di provare qualcosa per Fred, non posso. Non sarebbe giusto nei confronti di Ron…
Eppure, stasera sembrava tutto il contrario. Lo voglio, non mentire a mentire a me stessa. E’ sbagliato, forse, ma l’istinto parla chiaro. L’avrebbe baciato volentieri. Devo escogitare un piano, un piano per non restare bruciata tra i due Weasley e capire le intenzioni di Fred.  Non dovrò mostrare ciò che provo, o ciò che penso di provare (potrei sempre aver preso una mazzata di Troll in testa senza accorgermene), fin quando non saprò per certo le intenzioni di Fred..
 
 
Uscì dalla porta affacciata sulla spiaggia, il costume a pantaloncini un po’ arricciato su una gamba sinistra, dovuto alla fretta di metterseli. Corse come la vento verso il mare, saltò con un piede nell’acqua e poi si tuffò subito, riemergendo con un largo sorriso.
Hermione guardò Fred, scuotendo la testa. “Quel ragazzo non crescerà mai” pensò. E rientrò in casa, con l’intendo di sistemare la valigia; Ginny la raggiunse, sbuffando poichè anche Harry e George decisero di farsi il primo bagno, lasciandole sole a sistemare i bagagli.
I ragazzi rientrarono dopo un’ora, completamente fradici, con l’acqua che colava dai capelli umidi fino alle spalle nude e sempre più giù, arrivando a toccare terra. Ginny si beava sempre, come se fosse la prima volta, dell’immagine del corpo di Harry; Lo osservava con un sorriso carico di maliziosità, mentre passava i suoi occhi sulle spalle larghe e scendeva giù verso gli addominali appena accennati, fino alla linea di peli che terminava con il confine superiore del costume blu. I vestiti che lo coprivano non gli rendevano giustizia, neanche un po’. Non poteva fare mai a meno di osservarlo, anche se conosceva le insenature del suo corpo meglio di ogni altro. Era una cosa alla quale difficilmente riusciva ad abituarsi e a passare sotto il suo naso come “normale”. Harry si accorse di quello sguardo e, conoscendo le espressioni della sua amata meglio di chiunque altro, inclinò un sopracciglio e indicò il piano di sopra. Senza dire una parola agli altri, si presero per mano e corsero nella loro stanza, sbattendo la porta alle loro spalle.
- Non distruggete il letto, piccioncini! – urlò George, al quale la scena non era passata inosservata.

Nel mentre, anche Hermione era rimasta ad indugiare sulle forme di Fred, il quale cercava di far gocciolare più acqua possibile dai capelli, strofinandoli con la mano. Non aveva mai visto il torso di Fred e diciamo che se lo era immaginato peggio. Pensava fosse smilzo e delineato a malapena come quello di Ron, ma scoprì che paragonarlo a quello di Ron fu un oltraggio. Nascosto spesso dai grandi maglioni della signora Weasley o da larghe T-shirt, il corpo di Fred era più delineato perfino rispetto a quello del gemello. Aveva pettorali rialzati, spalle larghe e solcate dai muscoli ben evidenti e addominali visibili anche a un chilometro di distanza. Si rese che stava indugiando più del dovuto, per cui tolse subito lo sguardo, il quale bramava quella visione ancora una volta. Di tutto ciò, Fred parve non accorgersene.
- Ragazzi, ho sistemato le vostre cose nella stanza affianco a quella di Ginny e Harry –
Li informò Hermione, indicando con la mano che si trattasse la stanza sulla sinistra rispetto a quella dei due innamorati. Fred e George si scambiarono un’occhiata fugace. Erano due contro uno, ed era sempre risaputo che avere una cavia da torturare a suon di battute era una delle cose che gli riusciva meglio. Hermione notò quello scambio e si spaventò. Era nei guai, guai seri.
- Granger, che colpo al cuore, non vorrai farmi dormire con questa testa di rapa di mio fratello? – esordì George.
- Si Granger, un letto matrimoniale non è fatto per dividerlo con i fratelli, non so se comprendi… - continuò Fred, con maliziosità
- …servirebbe una figura femminile, signorina So-tutto! Il fatto è che l’unica ragazza rimasta qui.. -
- Sei Tu! – terminò Fred, con un occhiolino rivolto alla faccia sconvolta della ragazza.

Hermione si era aspettata una vacanza sommersa di battute e frecciatine alla Weasley, nonostante tutto non pensava che si iniziasse così presto e partendo da un tale argomento. Era sicuramente una presa in giro, “non c’è nessun allusione, calmati Hermione” si disse.
- Preferirei dormire in una vasca di Avvincini, piuttosto! –
E se ne andò, con i pugni serrati, irritata, lasciando le due pesti sghignazzanti vicino la porta, aggrappati l’un l’altro per evitare di cadere dalle troppe risate.
Era arrivata l’ora di cena e nella casa non c’era l’ombra di cibo. Intanto anche Ginny e Harry si unirono al gruppo, tenendosi per mano e accarezzandosi a vicenda. Il prescelto ebbe un’idea geniale: evocò Kreacher, l’elfo domestico lasciatogli come parte dell’eredità da Sirius.


Il padrino, dopo la fine della guerra, convenne che non era più necessario rimanere rinchiusi in quella che era stata, e sarà sempre, una seconda prigione. Odiava abitare a Grimmuld Place, odiava starci durante le vacanze da piccolo e odiava essere recluso lì dopo aver lasciato Azkaban e aver visto la speranza di libertà correre via con un ratto. Tuttavia quando Voldemort fu sconfitto dal suo amato figlioccio, Kingsley, il ministro della Magia e membro dell’Ordine, lo scagionò da tutte le accuse rendendolo finalmente un uomo libero. Per cui decise di abbandonare Grimmuld Place, non voleva più averla. Tuttavia, per non farla cadere in mano a qualcuno di indesiderato, optò di passarla a colui che considerava suo figlio, il quale avrebbe deciso poi cosa farne: Harry. Gli parve la soluzione più giusta. Di conseguenza, gli diede anche quel gran brontolone di Kreaker. Dopo essergli stato offerto un lavoro all’ufficio Mistero, decise di comprare una casa a Diagon Alley dove il clima di gioia e festa era una boccata d’aria per il suo isolamento. Era un indicibile, che ironia della sorte. Lavorava nel posto doveva aveva rischiato di morire per mano della cugina, se non fosse stato per i riflessi pronti di Kingsley, il quale tento, senza successo, di disarmarla, distraendola dal precedente intento. Doveva molto a quell’uomo, la rincarnazione della bontà di Silente. Spesse volte pensava che quei due avessero molto in comune. Quando guardava quegli occhi pacati, neri, era come se immaginasse di parlare anche con Silente e riusciva ad ammettere solo a se stesso quanto quel genio gli mancasse.
 
- Kreacher! – esclamò in modo forte e chiaro Harry
Kreacher, elfo domestico vecchio e conosciuto per la sua cattiva condotta, cambiò radicalmente dopo la sconfitta del signore Oscuro. Ovviamente Harry, su consiglio di Hermione, decise di dargli una sana e meritata libertà, regalandogli un calzino. Tuttavia Kreacher si rifiutò categoricamente di accettare il dono, affermando fiero che il suo nuovo padrone aveva permesso che lui si vendicasse di padron Regulus e che avrebbe passato il resto dei suoi giorni ad aiutare il prescelto, qualora avesse bisogno.
- Eccomi, padron Harry – disse, inchinandosi appena e guardandolo con occhi carichi di ammirazione
- Ehm, Kreacher, non volevamo disturbati, ma ci chiedevamo… Potresti preparare la cena, per favore? –
- Padron Harry non disturba mai Kreacher. Certo, padron Harry, certo! -
Non si sa come ma Kreacher preparò nel giro di un’ora e mezza una cena da leccarsi i baffi. Polpettone con spinaci, rognone arrosto e tanti altri stuzzichini che fecero esplodere sul tavolo della cucina una miriade di colori. Finirono di mangiare sentendosi sazi e appesantiti dal sonno e dalla stanchezza del viaggio, per cui decisero, dopo una breve chiacchierata attorno al tavolo di andare a dormire. Ginny e Harry furono i primi, che si presero per mano e diedero a tutti la buona notte. Poco dopo anche George e Fred salirono nella loro camera, salutando Kreecher e ringraziandolo per l’ottima cena ed Hermione. Fred le fece un occhiolino e seguì il fratello, sorridendo.
 
Hermione rimase ancora in po’ in cucina, anche dopo che Kreacher, con un inchino si smaterializzò. Nonostante fosse estate e la scuola fosse terminata, Hermione comprò a Diagon Alley prima della partenza alcuni mattoni di diritto magico e di leggi e decise di iniziare ad approfondire quello che, ne era sicura, sarebbe stato il suo futuro. Voleva applicarsi per rendere il mondo un posto migliore e quale modo migliore se non far si che tutti avessero una vita giusta e pari diritti? Aprì un libro intitolato “ Relazioni con i Folletti: Accordi magici dal 1352 ad oggi” e cominciò a leggerlo avidamente. Era talmente presa dal libro che ne emerse quando si rese conto che erano le due di notte e decise di andare a letto. Passò per l’ingresso, dove ricordava di aver lasciato la sua bacchetta sul mobile di acero vicino la porta per prenderla, tuttavia non trovò niente. Cercò in lungo e in largo in cucina ma niente. Decise di controllare in camera, probabilmente l’aveva lasciata lì e la sua memoria, unita al senso di spossatezza, l’aveva tradita.
La camera di Hermione era di fronte quella di Ginny; le pareti dei muri erano celesti e riempite di pannelli di tela babbana raffiguranti onde e tramonti. Sulla testata del letto matrimoniale era raffigurato il tramonto visto da una finestra affacciata sul mare. Poco dopo, Hermione realizzò che era la finestra in questione era proprio di quella casa. Probabilmente i babbani che abitavano in quella casa devono averla disegnata. Era meraviglioso come i colori arancioni del tramonto si mescolavano con quelli dorati del mare baciato dal sole.
Sul morbido letto vide la sua bacchetta. Non ricordava di averla lasciata lì. Infatti non era stata lei a posarla lì. Affianco alla bacchetta c’era un fiore e un biglietto. Si avvicinò per osservare meglio e notò che il fiore era un orchidea bianca con delle sfumature rosate verso il centro.
Ricordò che sua madre aveva l’hobby del giardinaggio e come tale conosceva ogni fiore meglio di chiunque altro. Hermione stava per ore ad ascoltarla da piccola, mentre decantava significato e usi di ogni specie.  “L’orchidea, bambina mia. L’orchidea è un fiore alquanto speciale. Vedi, molti pensano che sia il simbolo della purezza per il suo colore ma è davvero molto, molto di più. L’orchidea è capace di crescere ovunque, in ogni continente, ad esclusione dell’Antartide. E’ simbolo della forza e dell’amore che se vuole può superare intere montagne…. “ .
Hermione rimase interdetta a quel ricordo, tuttavia era più che convinta che nessuno dei Weasley conoscesse queste tradizioni babbane, quindi rimise il ricordo di nuovo nel cassetto.
Aprì il biglietto che stava affianco al fiore e lo lesse:
 
Hermione,
Questo fiore è come te, puro e innocente ma, al tempo stesso, forte.
Questo fiore è come noi, svetta là dove non si pensava potesse nascere. Eppure io sono qui, che osservo la mia orchidea aspettando che mi dica di sì.
F.
 
Rilesse il biglietto due, tre volte. Non poteva essere uno scherzo. Anche per gli standardi di Fred questo sarebbe stato davvero troppo. Stava forse sognando?
Nel mentre sentì qualcuno schiarirsi la voce alle sue spalle e si voltò, non accorgendosi di essere da sola nella stanza.
 
 
Davanti a lei Fred stava appoggiato sulla porta chiusa, le braccia incrociate e il volto tranquillo come se le avesse solamente chiesto l’orario. Tuttavia gli occhi erano attenti ad ogni reazione della ragazza e dentro di sé lo stomaco si stava disintegrando per l’attesa di una risposta. Questo era il secondo passo: Sorprenderla. O come lo definì George: colpito e affondato. Era decisamente una follia essere così diretti; avrebbe potuto farla scappare a gambe levate. Tuttavia Fred amava il rischio ed era convinto che non sarebbe stato “affondato” come affermava George. Notava come il suo sguardo era cambiato da quel giorno in ospedale, notava che le sue emozioni stavano cambiando. Il tingersi di rosa sulle guance e la rabbia che le causava quando la metteva in imbarazzo. Notava che aveva il potere di cambiarle umore, e per Fred tanto bastava per costruire il suo obiettivo. Aveva sbagliato a dare quel bacio in momento così confuso nella vita della ragazza, l’aveva capito. Tuttavia desiderava davvero quel bacio, desiderava lei. Nell’anno in cui non vi videro si ritrovò a pensare sempre più spesso a quel viso roseo, circondato da una marea di capelli ricci e morbidi. Non si pose molte domande a riguardo, si era sempre fidato del suo istinto e il suo istinto gli diceva che una sola cosa poteva renderlo felice. Vedere lei felice tra le sue braccia. Era l’unica cosa che voleva. Si era innamorato di lei senza saperlo, senza programmarlo e senza accorgersi che il suo cuore le aveva dato indizi ben precisi già prima che lui realizzasse che Hermione non era una delle tante.
Osservò il suo viso incredulo e per poco non scoppiò a ridere. Sui suoi occhi scorsero una serie di contrastanti emozioni mentre realizzavano che era lì di fronte a lei, in carne e ossa.

- Capisco che la mia bellezza pietrifichi più del riflesso del Basilisco, ma sono qui e aspetto ancora che tu mi dica di si. – disse Fred, l’espressione che non tradiva la stretta allo stomaco.

Fu a quelle parole che il cervello di Hermione realizzò che non era tutta immaginazione, che lui era davvero lì. Che ciò che era scritto sul biglietto non era frutto della sua fantasia o uno scherzo. Riprese il suo autocontrollo molto difficilmente, mentre il cuore perdeva un colpo. Lo voleva, l’aveva realizzato la sera prima, non aveva dormito per quello. Era una cosa che aveva sempre intrinsecamente saputo, ma che non aveva mai accettato fino ad allora. Tuttavia non per questo doveva cedere tra le sue braccia così facilmente. Hermione aveva i suoi tempi ed era lei sola a decidere se fare o meno qualcosa e soprattutto quando.
Fece scomparire la sua immagine sconvolta dal viso e si avvicinò a Fred, mettendo le braccia incrociate, come lui.
- E questo cosa vorrebbe dire, Weasley?-
- Che George ha ragione; mi hanno somministrato una Polisucco ad effetto indeterminato e io non sono più Fred. – rispose ridendo e avvicinandosi di un passo verso Hermione. Ormai erano a dieci centimetri di distanza.
- Fred, andiamo… -
- E’ tutto vero quello che ho scritto, non una presa in giro. –

Hermione rimase a ponderare sulle parole di Fred per cinque minuti, senza parlare. Alternava occhiate alla lettera a occhiate a Fred, che continuava ancora a guardarla tranquillamente. La frase che pensava da ventiquattro ore uscì dalle sue labbra prima che potesse controllarla.
- Perché, Fred? Tutto questo non ha senso! –

Fred, che cominciava a capire il significato del peso del tempo, si prese due minuti per riflettere, corrugando la fronte perplesso . Ecco un vantaggio dell’Attesa: gli dava la possibilità di riflettere. Stava quasi cominciando ad apprezzarla. Il fatto è che il senso di tutto quello non lo sapeva neanche lui. Sapeva che era una cosa che doveva andare in quella direzione, punto e basta.
- Lo so… - rispose Fred, non sapendo come trovare un senso a tutto quello.

L’amore era istinto, era chimica, non era razionale. Per questo minava alla follia delle persone. Seguendo il suo istinto prese tra le mani il viso di Hermione, immobilizzata dal suo improvviso slancio, e la guardò cercando di trasmettergli tutto ciò che non sapeva o che intrinsecamente conosceva. Incontrò gli occhi di lei, grandi e dolci e si avvicinò sempre di più alle sue calde labbra, abbandonando quello sguardo carico di elettricità e baciandola. Si mosse dapprima lentamente e con dolcezza, posando le sue labbra su quelle di Hermione e notando che si incastonavano come se fossero create per essere unite. Il suo cuore cominciò ad aumentare il battito, quando vide le sue mani aggrapparsi sulle sue spalle e rispondere al bacio. Al che Fred, preso da questo segno positivo, l’avvicinò ancora di più a sé, portando un braccio dietro la sua spalla e trascinandola verso di lui. Non vedeva l’ora stringerla a sé, le sue braccia sentivano la sua mancanza da quel giorno in ospedale. Scorse un dito sulla sua spalla, mentre l’accarezzava con l’altra mano. Sentì il ritmo del respiro di Hermione cambiare sotto quel tocco e sorrise, aumentando la velocità del bacio, mentre faceva salire la mano all’altezza del viso, sulla guancia e continuava ad accarezzarla.
 
Hermione era stata presa alla sprovvista da Fred, non si era aspettata quello slancio. Sentì il tocco caldo delle sue mani sul suo viso, mani morbide e affusolate. I suoi occhi erano magnetici, non poteva e non voleva distogliere lo sguardo. Come se terribili conseguenze fossero accadute se si fosse persa anche solo una sfumatura sulle sue iridi. Era più alto di lei, ma si inclinò mentre le sue labbra furono sempre più vicine alle sue. Un esplosione di emozioni la invase a quel tocco. Non fu come la sensazione del primo bacio, non c’era nessuna incertezza da parte di Hermione. Voleva lui, voleva quel bacio. Fece salire le braccia sulle sue spalle per cercare di non perdere quel sogno. Un brivido le scorse lungo la schiena quando l’accarezzò. Era pura elettricità. Hermione cominciò ad accarezzargli il collo, aumentando il ritmo del bacio e toccando la sua lingua con la sua. Riuscì ad assaporare il suo gusto, quello nascosto dal sapore di dentifricio. Era a tratti dolce, a tratti salato. Un gusto del tutto differente da quello di Ronald, era imparagonabile.
Non voleva abbandonare quelle labbra, quelle mani che la facevano sentire nel posto più sicuro del mondo, quel sapore. Ma doveva. Non poteva rendere al ragazzo tutto così facile, doveva metterlo sulle spine, non poteva ottenerla così facilmente.
Si staccò dalle sue labbra, il respiro un po’ sregolato dall’intensità dai suoi baci perfetti. Gli occhi di lui che la guardavano con un misto di desiderio e paura di aver sbagliato a baciarla. Di nuovo.
-Fred, io… - iniziò Hermione
-Hermione, sai benissimo come me, cosa provi. Non negarlo. –
-Non lo sto negando è solo che io...-
-Cosa? – disse Fred, sempre più curioso e con ansia crescente.
Ma era proprio necessario vendicarsi quella sera? Decise che non ne valeva la pena quella sera, preferiva godersi il momento, preferiva bearsi dei suoi baci e delle sue carezze. Rimandò il suo piano e per non farsi accorgere della sua seconda intenzione, disse
-Niente, è solo che non pensavo mai potesse succedere.-
Prese Fred dal colletto della maglia e lo spinse verso le sue labbra, baciandolo con più passione e più intensamente di prima. Gli occhi confusi di Fred lasciarono il posto a una ruggente felicità, la prese per la vita e la portò sul letto e continuarono a baciarsi. Le mani di Fred si strinsero sui fianchi di Hermione, mentre lei passava le mani tra i suoi capelli, attorcigliandone le punte e scompigliandoli.
Si baciarono con foga per mezz’ora prima che Hermione lo spinse ad alzarsi, continuando a baciarlo, e piano, piano fino alla porta. Fred sorrise, capendo il suo intento. Non era facile controllare Hermione. Arrivati alla porta si staccarono, con il respiro affannoso e si guardarono con gli occhi brillanti e non riuscendo a vedere altro che loro stessi.
- Buonanotte, Weasley! – disse Hermione spingendolo fuori dalla porta, con un occhiolinoFred esplose in una risata divertita e rispose – Buonanotte, Granger- . Hermione era decisamente un tipo da non sottovalutare. ___________________________________________________________

Saaaaalve!
Ho aggiornato dopo tanto, finalmente ce l'ho fatta! Come penso abbiate notato, questo capitolo è abbastanza scarno perchè è un capitolo di transizione. Ho accennato parecchie cose che serviranno più in là nella storia. Altro dettaglio, ho salvato Sirius! E non me ne pento minimamente!
Penso sia una persona importante nella vita di Harry e vorrei dargli un ruolo sempre più in là nella Fremione. 
Che altro dire.. Grazie per le recensioni a tutti voi, le passate e le future. 
E' sempre una grande emozione vedere che molti leggano la mia storia e questi momenti mi fanno fare scene romanticose di Fremione. Ok, scherzo! ;)
Al prossimo capitolo,
bacioni, Fede

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Capitolo 5
*** Something ***


 Something

 
Something in the way she moves 
Attracts me like no other lover
Something in the way she woos me
I don't want to leave her now
You know I believe and how
 
Somewhere in her smile she knows
That I don't need no other lover
Something in her style that shows me
I don't want to leave her now
You know I believe and how



Something – The Beatles

 
 
Il Re degli scherzi e  la Regina dei suoi pensieri
 
 
 
Fred entrò nella sua stanza, con un cipiglio di assoluta soddisfazione che non passò inosservato agli occhi di George, il quale posò il foglio di pergamena su cui stava facendo il punto sull’inventario del negozio e gli sorrise. Realizzò che non poteva mai affermare con certezza di conoscere una persona a sufficienza, tantomeno colui con cui viveva in simbiosi da una vita. Infatti osservò una luce nuova negli occhi del fratello, gli occhi di una persona innamorata.

Aveva ammaliato molte donne durante gli anni, donne di cui ammirava più che altro l’aspetto fisico, certo. Nessuna, tuttavia, gli aveva mai causato quell’espressione. Quell’espressione di vittoria e ruggente felicità che non avrebbe espresso neanche dopo la vincita di un milione di Galeoni. Hermione, lei solamente, aveva fatto emergere qualcosa di nuovo in lui. Unico ed eccezionale. Quel sentimento che si pensa di provare facilmente, ma che, a quanto pare, realizzi di sentire raramente e te ne accorgi solamente quando ce l’hai dentro.

“Non sei affatturato, fratellino. Devo dedurne che hai raggiunto il tuo obiettivo! E questo me lo conferma anche la tua faccia da ebete.” disse George, con un sopracciglio alzato.

“Si, penso di aver fatto un passo avanti.” rispose Fred con nonchalance, ma il suo viso era un libro aperto per il fratello, non poteva nascondergli quel fuoco che bruciava dentro di lui. Il fuoco del successo.

“Ora cosa farai? “ chiese, George, incuriosito.
 
Beh, era un’ottima domanda. E ora, che avrebbe fatto? Il suo obiettivo era stato raggiunto, o almeno così pensava Fred. Infatti si sarebbe ricreduto qualche ora più tardi.
 


Era appena passata l’alba e Hermione era seduta sul bancone della cucina, le gambe incrociate e la mano occupata da una tazza da latte rossa. Alzò lo sguardo non appena Fred mise piede nella cucina e la osservò sorridendo
“ ’Giorno, Granger. Dormito bene?”

“Si bene, grazie!” disse senza osservarlo, girandosi dall’altro lato e iniziando a fissare con uno strano interesse l’interno della sua tazza. Beh, era quello il suo piano, ignorarlo. Avrebbe ceduto alla fine, ne era certa, ma doveva come minimo sforzarsi. Non voleva che la considerasse come una delle tante ragazze a cui bastasse il suo charme e uno schiocco delle dita per cadere ai suoi piedi.

“Anche se di charme ne aveva da vendere..” pensò Harmione, quando una seconda voce si intromise nella sua testa, risvegliandola “questo non depone a favore della tua causa, Hermione, sii concentrata!”

Continuava a ignorarlo, come se la sera prima non fosse successo niente, come se i baci che si erano scambiati non avevano lasciato il segno. Che assurdità. Li sentiva ancora pulsare su di lei, come se avessero lasciato un solco dolorante che poteva guarire solo con mille altri dei suoi baci.
Fred, per un attimo interdetto dal comportamento della ragazza, decise di non indagare più a fondo. L’aveva osservata per molto tempo e sapeva che era una tipa combattiva, non facile da sottomettere al proprio volere. Ridacchiò, prese una tazza di latte e si girò verso la porta.

Se voleva la guerra…

Nei pochi giorni che seguirono, Fred cominciò ad essere più freddo con Hermione, convinto che chi avesse inventato il modo di dire ‘Chiodo, schiaccia chiodo’ era un genio. Cominciò a trattare la ragazza quasi come se fosse una sorella, come se il bacio tra loro due non fosse stato nulla, come se quella serata non fosse mai esistita. Era furbo, era evidente. E in poco tempo il suo modo di fare, causò una reazione nel comportamento di Hermione. Per quanto si sforzasse di evitarlo, la ragazza era spinta da quel non so che di istintivo che la trascinava sempre vicino al rosso. Lui accorgendosene, si inventava qualche scusa plausibile, del tipo “Vado a vedere se Georgie ha bisogno di una mano” o “Vado a scrivere una lettera a mamma” e si allontanava, lasciando una sempre più delusa Hermione osservare le spalle di un Fred allegro e canterino.

Non si poteva giocare con Fred, era lui il Re dei Giochi; chi ci provava, restava deluso.

Il quarto giorno Hermione, ormai sull’orlo di una crisi interiore, decise che non poteva andare contro l’impulso del suo corpo, che urlava a gran voce quanto lo voleva. E farsi del male per questi motivi inutili era una tortura, che non le avrebbe portato niente di buono. Era una tortura inutile e improduttiva.  Avrebbe avuto la sua vendetta; prima o poi, ne era convinta, sarebbe arrivata la sua occasione.  Ma doveva essere studiata e non così infantile come quella di cercare di ignorarlo, senza successo. Una mossa da vera ingenua, se la vittima era Fred Weasley. Aveva compreso che era molto perspicace e che il suo comportamento era una diretta conseguenza del suo congegnato atteggiamento schivo. Decise di ritornare al suo solito modo di fare, per far intendere di aver sotterrato l’ascia di guerra.

“Fred?” aprì la porta della stanza di Fred e lo trovò sul letto, intento a guardare il soffitto, con concentrazione.

“Si, Granger?” disse con tono distaccato, non smettendo di fissare il soffitto. Guardare un punto fisso lo aiutava a rilassarsi e, stranamente, erano in quei momenti che riusciva a congegnare alcune delle idee più brillanti su cui poteva vantare di aver dato origine.

“Mi chiedevo se volevi fare una passeggiata.” Esclamò, osservando la finestra più che il volto di Fred, mentre sul viso di quest’ultimo di stava formando un leggero ghigno di soddisfazione.

“Certo” rispose, cercando di rendere il tono piatto e privo di emozioni. Osservò il volto di Hermione e si avviò verso la porta, lasciando che lei lo seguisse.

Uscirono imbattendosi nel tramonto, che rendeva l’aria estiva, soffocante di per sé, più mite e tiepida, e iniziarono a incamminarsi verso una stradina immersa negli alberi che si dilungava verso sinistra.
Arrivato in una zona circondata da alti tronchi, Fred si bloccò e si girò verso colei che era diventato il suo unico pensiero da qualche tempo e, con le braccia incrociate, disse:
“Allora, c’è qualcosa che vorresti dirmi, suppongo. Sai, non mi piacciono i giri di parole, per cui vado subito al punto.”
“Beh, si…” iniziò, ma si bloccò. Non era da Hermione non concludere una frase. Era ufficiale, quel ragazzo stava minando seriamente alla sua psiche. Non era più lei. Si schiarì la voce e buttò tutto d’un fiato:
 “Allora, Weasley, il fatto è questo.” Sollevò per la prima volta gli occhi verso Fred, immergendosi in quelle iridi verdi che scombussolavano le sue certezze. “Forse avrai notato il mio comportamento, come dire, diverso in questi giorni…”
“Si, Granger, ovviamente.” Buttò lì, pensando che perfino i muri avevano capito il suo giochetto.
“Bene. Ecco, ho notato che anche tu hai fatto lo stesso e mi chiedevo se…” Dio,è difficile esprimere ciò che si pensa…
“Se mi fossi pentito di quello che ho fatto?” sussurrò, osservando il disagio sul volto della ragazza e trattenendosi dal ridere. Mettere in difficoltà qualcuno era sempre il suo passatempo preferito, per non parlare del fatto che  a lui, quell’hobby, veniva sempre stramaledettamente bene.

“Beh..Si.” In che situazione mi sono cacciata…

“No, Granger. Io non mi pento di quello che faccio, mai.” Esclamò Fred con convinzione.

Hermione lo osservò interrogativa, senza parlare, aspettando che lui continuasse a chiarire i suoi dubbi.

“E’ vero, sono sempre stato … come dire … molto superficiale nelle mie passate relazioni. E non pensare che loro non sapessero. Superficiale si, ma mai falso!”

“E allora con…” esordì Hermione.

“Non interrompermi, piccola saputella!” disse toccandole il naso e abbozzando un sorriso. Non c’era niente da fare, le faceva tenerezza quando assumeva quell’aria confusa che, a quanto pare, era lui a causare.

“Dicevo.. molto superficiale e la controparte accettava questa mia indifferenza. Ma c’è una cosa che non ho mai fatto con le altre.”

“ E sarebbe?”

“Ho cercato di conquistarle per portarmele a letto, ma non mi sono mai impegnato per farle innamorare del sottoscritto. Certo, le invitavo a bere qualcosa al paiolo magico, a prendere un gelato da Florian, ma niente di più.”

Hermione lo osservava un po’ titubante
“Che ne potrei sapere se quel fiore non era altro che una scusa per portarmi a letto?”

“Ti è sfuggito un dettaglio, mia cara.” Disse tamburellandosi la tempia sinistra con l’indice, con l’aria di chi ne sapeva molte.

Hermione cercava di ripercorrere la conversazione, convinta di non aver sentito niente che potesse confutare a prescindere la sua tesi.

“Non facevo nient’altro che invitarne una fuori. E se rifiutava, pazienza. Si passava alla prossima. Ma posso dire, con piacere, che nessuna mi ha mai detto di no.” Accennò, deciso a darle una mano per arrivare a svelare l’arcano e rimase ad osservare il suo cervello macchinare in cerca della soluzione. Dopo un minuto, Fred, che si stava divertendo a vederla in difficoltà, decise di darle un secondo indizio.
“Sapevano che non ero l’uomo della loro vita poichè dicevo loro chiaramente che non ero il tipo che avrebbe mai instaurato una relazione seria. E loro accettavano comunque”   Le donne, valle a capire certe volte, pensò.

“Ancora non capisco quale dettaglio mi sia sfuggito” mise le braccia incrociate e si appoggiò ad un albero

“Non ti ho mai invitata fuori, Granger, semplice.” E mosse un passo verso di lei, in modo che tra di loro ci fosse solo mezzo metro di distanza.

“E questa dovrebbe essere una prova inequivocabile?” chiese, sempre più dubbiosa.

“Assolutamente. Come dice il mio caro gemello degenere, la mia scarsa originalità di approccio è fortunatamente compensata dal fascino Weasley.” Affermò sicuro di sè, muovendo una mano tra i capelli in modo da disordinarli.

Hermione sbuffò, quell’uomo era un concentrato di egocentrismo. Tuttavia la concentrazione stava prendendo una piega promettente e decise di tacitare il suo io interiore che batteva i pugni contro la parete della mente, decisa ad approfittare di quell’occasione per controbattere.

“Ma la verità è che cercavo di conquistare donne che erano, per così dire, di facili costumi. Bastava un sorriso ammiccante ed era fatta.”

“Quindi anche con Angelina è andata così?”

“Beh, no, Angelina era un caso a parte. E’ una storia interessante, ma adesso non è il momento di parlare di lei.” Gli occhi si fecero velati per un istante, mentre un flash di ricordi gli attraversava la mente, e si risvegliò solo al suono soave della voce di Hermione.

“Allora il succo della questione qual è, Weasley?” Hermione sollevò gli occhi al cielo, non capiva dove stava portando quella conversazione, anche se aveva una speranzosa sensazione che il suo marcato scetticismo spingeva sempre più giù ogni secondo che passava. Nonostante questo pensiero, non avere il controllo su questa conversazione la irritava.

“Voglio te, Granger, mi pare palese. Solo te, nessun'altra.”

Hermione prese fuoco, le guancie si infiammarono e il cuore accelerò il ritmo.  Nonostante ci sperasse, la conferma della sua sensazione arrivò così d’improvviso e così violentemente, che rimase spiazzata. Tuttavia, la vocina nella sua testa, la vocina dello scetticismo, riemerse facendole riprendere il controllo dei battiti del suo cuore o, almeno, ci provò.
“E perché sarei diversa dalle altre?” quella vocina era proprio fastidiosa. Voleva godersi l’attimo, seguire l’istinto, buttarsi tra le sue braccia e stringersi a lui. Eppure era la ragione che comandava, che aveva sempre comandato.

Fred la osservò, gli occhi ridotti a fessura, cercando di pensare al motivo per cui stava facendo quella sceneggiata. La verità è che non lo sapeva neppure lui. Seguiva l’istinto. E l’istinto era più che convinto che stare lì davanti a lei era la cosa giusta. Era sempre stata una ragazza diversa dalle altre. Le sue vittime, maestre di superficialità, venivano grandemente spazzate via dalla personalità forte e orgogliosa di Hermione. Era lei la Regina dei suoi pensieri. Decise di sforzarsi di rispondere nella maniera più adatta alla ragazza. Rimase in silenzio un minuto, sotto lo sguardo di lei, mentre pensava.
Hermione era sempre stata unica, non solo nelle virtù che la distinguevano, ma, Fred realizzò, anche nelle piccole cose. Era qualcosa in lei di sottile; il modo in cui sorrideva e faceva ricadere quei boccoli sulla schiena a ritmo mentre si muoveva, il modo in cui arricciava le labbra se era in dubbio, mentre passava in rassegna qualcosa per risolverlo, mentalmente. Non era appariscente, ma sapeva che, solo la luce dei suoi occhi poteva incatenarlo e far sì che lui non avesse bisogno di nessun’ altra.
“Non lo so. Mi incuriosisci.” sorrise

“Ti incuriosisco?”

“Si, non sei come le altre. Non so, il tuo modo di fare; ciò che sei.” Rispose vago, osservandola negli occhi tanto intensamente da non farle sentire il suolo sotto i piedi.

“Ma…”

“Niente ma, Hermione. Hai già avuto troppe risposte per oggi. Adesso tocca a me” affermò, deciso a cambiare quel discorso che l’avrebbe portato a rendersi ridicolo di fronte a lei.

La riccia convenne che era giusto che anche lui avesse la possibilità di chiederle qualcosa. Dopotutto era riuscito a rispondergli direttamente e per questo meritava altrettanto.
“Va bene. Chiedi allora.”

Fred sorrise seducente e appoggiò le mani sui fianchi della ragazza, che si tinse di rosso. Un sorriso accattivante spuntò dalle sue labbra mentre sussurrò.
“Non riesci a resistermi”

Hermione rimase paralizzata. Ormai non si sarebbe stupita se il suo cuore avesse deciso di uscire dalla gabbia toracica e se ne fosse andato. Stava esplodendo. Le sue mani, calde e morbide, separate dalla sua pelle da una sottile canottiera di cotone verde, le causarono una scossa.
“Cosa?! Ma questa non era una domanda.” Il tono di voce un po’ più acuto e gli occhi in direzione delle sue labbra morbide e candide.

“E chi ha mai detto che ti avrei fatto una domanda.” Sbottò, gli occhi scintillanti per la vicinanza a lei.
Hermione boccheggiò e divenne sempre più rossa. Perfetto, contro quel ragazzo,con quella sua solita faccia tosta, il suo autocontrollo veniva sbriciolato e bruciato come carta al fuoco. Avrebbe dovuto ingegnarsi. Ma come poteva se lui, il suo viso, i suoi occhi e il suo sorriso vispo riuscivano a farle crollare anni di certezze su sé stessa?

Un sorriso malandrino esplose sul viso lentigginoso del Weasley.
“Come pensavo” si avvicinò ancora di più, facendo aderire il suo corpo contro il suo e, mettendole una mano dietro la schiena, la baciò.

Un bacio caldo, un bacio dapprima sussurrato come il leggero rumore delle foglie sopra di loro smosse dagli uccelli che cinguettavano, poi sempre più temprato. Hermione si sciolse sotto quell’improvviso incontro con le labbra seducenti e passionali di Fred. Le ferite lasciate dalla mancanza di quelle labbra si cicatrizzarono e il suo corpo veniva cullato da quella sensazione di beatitudine che nessun altro era mai riuscito a darle. Fece salire le mani verso il suo viso, scorrendo con le dita fino all’attaccatura dei capelli infuocati. Quanto aveva desiderato quelle calde labbra! Cercavano le sue con la stessa passione di un uragano, si spingevano sempre più oltre, lasciando spazio alle loro lingue di incontrarsi e danzare. Non voleva perdere più un solo secondo della sua vita senza di esse, erano la tempesta che la teneva salda a lui e non se la sarebbe fatta fuggire di nuovo.

Fred la strinse ancora di più a sé, accarezzando la schiena coperta dal cotone e con la mano libera la strinse sul fianco, impedendole di scappare da lui. Era lei il suo ossigeno. C’era il momento per giocare, per farla arrabbiare e per vendicarsi, ma quel momento era dedicato solo ai loro corpi che si accarezzavano e a loro respiri che si univano. Era il loro momento e ne avrebbero approfittato fino alla fine. I suoi baci erano dolci e, a tratti, sempre più esigenti; un’altalena di emozioni che lo faceva impazzire. Scese a baciarle il collo, percorrendo la carotide con la lingua e sentì lei trattenere il respiro.


Ad un tratto sentirono un rumore dietro di loro e si staccarono di slancio. Il rumore proveniva dalla loro destra, dietro un alto cespuglio di fiori rosa. Fred si parò davanti a lei, a mo di scudo e avanzò lentamente verso quella direzione ma dietro c’era solo un piccolo gatto nero con gli occhi castani, accovacciato sulle zampette chiare che lo osservò incuriosito. Fred lo accarezzò e sorrise. Dopo tutto quello che era successo realizzare che i rumori sinistri potevano essere solo dei gattini teneri, era un ottimo traguardo. Lasciò il gatto e prese la mano di Hermione.


“Andiamo Granger, si staranno chiedendo dove saremo finiti … o quale incantesimo avrai usato per uccidermi e nascondere il mio corpo!” disse sorridendo, allegro e beato e guardandola come se non potesse farne più a meno.
 
 
 






NdA
 
Yeh, I’m back!
Ok, questa fan fiction era in stalla da molto. Avevo perso l’ispirazione, cercavo quel qualcosa di particolare che mancava alla storia, quel qualcosa che l’avrebbe resa interessante e non solo una semplice storiella romantica. Con questo capitolo ho deciso di mettere da parte la prima vendetta di Hermione (infatti l’ho fatta iniziare e concludere senza dilungarmi troppo) e il motivo è piuttosto semplice. Il mio sblocco sarà anche la sua vendetta, che è decisamente più intrigante della prima. Che altro dire, i prossimi tre sono già più o meno pronti. Buona lettura e godetevi l'ultimo capitolo tranquillo e senza colpi di scena, perchè dal prossimo si ci diverte!

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