Unfairness - Slealtà

di Elpis Aldebaran
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Poker ***
Capitolo 2: *** Past Lives ***
Capitolo 3: *** Predictable ***



Capitolo 1
*** Poker ***


..:: Unfairness ::..

Slealtà

 

 

 

 

Capitolo 1

 

“ Poker ”

 

 

Gli occhi castani di Tenten luccicavano di soddisfazione mentre scrutava con discrezione il full strinto con intensità fra le sue dita sottili.

Coppia di donne e tris di dieci. Non era per niente male.

Si portò una ciocca di capelli dietro l’orecchio con misurata disinvoltura, lanciando occhiate significative alla ragazza dai corti capelli rosa davanti a lei. Quella aveva il viso contorto in una smorfia di concentrazione, mentre delle goccioline di sudore le cadevano lungo la tempia. Tutto intorno a loro, intorno a quel tavolo vizioso, era silenzioso e immobile, caldo e soffocante allo stesso tempo; un senso di immobilità e di sospensione invadevano le teste dei presenti come un macigno pesantissimo e opprimente.

Dopo alcuni secondi, trascorsi con la stessa lentezza disarmante di ore,  le labbra di Sakura si aprirono con un sonoro schioccare di lingua e stava per annunciare la sua decisione quando un “bip” insistente e continuo rimbombò per tutta la stanza con la stessa intensità che può avere della musica ad alto volume.

Undici teste (bionde, castane, rosa) si voltarono in un’unica direzione, con uno scatto simultaneo che avrebbe fatto paura. Un ragazzo alto, altissimo, con degli occhiali neri da sole (inutili, in quell’ambiente) e i capelli nerissimi sparati all’insù come cime appuntite grazie a del gel, si avviò verso la cabina comandi con passo deciso, adempiendo al compito di far smettere quell’insopportabile rumore.

Dopo lo sbattere della porta che annunciava l’uscita del ragazzo, l’attenzione dei presenti si focalizzò nuovamente sulla figura di Sakura che aveva riportato il proprio sguardo sulle cinque carte che teneva in mano ormai da un’eternità.

- Allora? Che vogliamo fare?-

La voce calda e roca di Shikamaru Nara fece alzare la testa alla ragazza che con decisione prese due delle sue carte e le porse al ragazzo.

- Cambia.- fu il semplice ordine.

Il ragazzo sogghignò leggermente, ubbidendo alle parole di Sakura e dopo aver cambiato le carte alla giovane, il silenziò tornò ancora su quel tavolo tondo, alimentando la tensione palpante nell’aria.

Neji Hyuuga, seduto educatamente davanti a Shikamaru, memorizzò le carte che teneva in mano con occhio critico e contrariato, poi le adagiò sul tavolo, incrociò le braccia al petto e puntò i suoi occhi chiari su Tenten alla sua sinistra.

- Bene, madamoiselle. Siamo giunti alla fase finale.-

La giovane sorrise maliziosa, sicura della sua vittoria, e incrociò le dita della mano sotto il mento.

- Aumentiamo la posta in gioco, ti va?-

- Cosa! Sei impazzita!?- la vocetta acuta di Ino Yamanaka arrivò alle orecchie di Tenten come un suono di supplica, ma questa non le badò, alzando la mano e invitando l’amica a fare silenzio.

- Sembri molto sicura e fiduciosa nelle tue carte. Cosa proponi?-

- Se vinceremo noi..- e con quel noi accennò a Sakura davanti a lei, -.. oltre a cederci le vostre camere, noi vogliamo l’entrata libera alla cucina, ovvero il pieno possesso sulle scorte di cioccolata.-

Un mugugno di protesta giunse alle spalle di Shikamaru che cercò di trattenersi per non ridere: a quanto pare Choji non era d’accordo con la richiesta di Tenten.

- E se per puro caso vincessimo noi?- domandò Neji interessato.

- Se vinciamo noi..- iniziò Shikamaru con aria furba, -.. loro quattro, la piccola Hinata compresa, per una giornata intera dovranno soddisfare ogni nostro capriccio e richiesta.-

Tenten guardò con aria di sfida il giovane Nara, cercando di ucciderlo con lo sguardo, invano naturalmente. Si voltò indietro, verso Ino e Hinata che seguivano la vicenda con aria critica.

- Fai quello che devi.- fu la secca risposta di Ino.

La ragazza con i chignon sorrise a entrambe le ragazze e tornò a prestare la propria attenzione su Neji.

- Affare fatto!- disse con vigore, stringendo la mano al ragazzo.

- Molto bene.. allora scopriamole, queste benedette carte.-

 

 

 

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Capitolo 2
*** Past Lives ***


Capitolo 2

 

“ Past Lives “

 

 

[Due mesi prima]

 

Hinata Hyuuga stava rannicchiata sulla grande poltrona di pelle nera posizionata esattamente al centro della sala comandi.

Tutto intorno a lei era silenzioso e calmo, una tranquillità quasi inverosimile che solo lo spazio infinito poteva trasmettere. La ragazza si mosse impercettibilmente sulla comoda poltrona, portando i propri piedi ghiacciati sotto il sedere nella vana speranza di restituirgli un po’ di calore, ma questo movimento le fece solo cadere a terra la calda coperta di lana viola che l’avvolgeva, lasciandola in balia del freddo che sembrava avvertire solo lei in quella nave spaziale.

Con uno sforzo non indifferente, si sporse fuori dalla poltrona cercando di recuperare la coperta, ma la testa cominciò subito a girarle in modo alquanto fastidioso e nauseabondo, provocandole solo un gemito di dolore e di frustrazione.

Lasciò perdere il suo proposito e nervosamente sprofondò nella pelle della poltrona, stringendosi il maglione di lana addosso, rannicchiando ancora più le gambe al petto se era possibile. Ma la testa ormai aveva preso a fare i capricci e Hinata prevedeva che non le avrebbe permesso di dormire nemmeno quella notte.

Notte.

Non che nello spazio la notte fosse differente dal giorno, ma quello per lei era l’unico modo di far passare il tempo. Non le bastava controllare il cronometro che scandiva le ore passivamente, aveva bisogno ogni tanto di dividere le ore giornaliere e notturne per avere la magra illusione che il tempo trascorresse più veloce. Solo un’illusione, perché quando si è nello spazio, il tempo non conosce dimensione: le distanze sembrano non colmarsi mai e tutto diventa immobile, la sensazione di navigare su un mare senza onde o correnti è troppo forte, porta troppo spesso il cervello alla sensazione di stare rinchiusi dentro a una gabbia.

Hinata guardò oltre i grandi vetri della navicella che le permettevano una visuale a 180° delle stelle davanti a lei. Una voce gracchiante partì da un altoparlante in alto a destra e le arrivò dritta all’orecchio facendola sussultare per la sorpresa.

“Hinata abbiamo appena passato il pianeta Krosh e stiamo finendo il carburante.”

La ragazza alzò lo sguardo, prendendosi la lunga treccia di capelli corvini e portandosela alla bocca, pensierosa.

“Chiedi a Ino di venire qua, per favore.” Mormorò flebile, quasi un sussurrò poco percettibile, ma sembrava che la sua interlocutrice l’avesse capito chiaramente, tanto è che non si sentì più alcun rumore venire dall’altoparlante.

Hinata sospirò stanca, passandosi pesantemente una mano sugli occhi gonfi e lucidi e tirando su col naso. La testa continuava il suo giro vorticoso e se in quel momento non fosse stata comodamente seduta sulla sua poltrona di comando, probabilmente sarebbe già cascata in terra una decina di volte.

La porta automatica dietro di lei si aprì con un leggero ronzio e si richiuse subito, il riecheggiare di passi sul pavimento annunciò l’arrivo della sua assistente di rotta.

- Mi hai fatta chiamare?- domandò una voce acuta, forse troppo.

- Hai sentito quello che ha detto Tenten?-

- Sì.-

- E tu come vedi la faccenda?-

- Dipende che manovre vuoi fare, Hinata.-

- Tu cosa consigli, Ino?-

La giovane ragazza dai morbidi capelli biondi si mosse verso i comandi della navicella, pigiando a velocità sorprendente alcuni tasti. In men che non si dica, sulla schermata che prima favoriva la visuale dello spazio, adesso immagini di tabelle, percentuali, distanze, numeri e figure fecero la loro comparsa, illuminando la stanza con flebili colori.

- Il prossimo pianeta dopo Krosk è Kinshu, a distanza di sette ore. Possiamo fermarci anche là, ma diciamo che quel pianeta non è molto famoso per le buone maniere.-

- E’ uno dei pianeti ribelli?- domandò Hinata osservando con interesse la schermata.

- Lo è stato, a quanto ne so adesso è in periodo di trattativa col governo centrale di questa galassia, ma ancora non vedono di buon occhio le navicelle governative come la nostra. Potrebbero crearci dei problemi, se atterrassimo lì.-

Il comandante annuì leggermente, dando ancora una breve occhiata alle tabelle sulla schermata.

- Fermiamoci a Krosh. Facciamo il pieno, sia di carburante e di provviste, e tiriamo avanti finchè non usciamo da questa galassia.-

Ino annuì con vigore, congedandosi da Hinata e andando a raggiungere Tenten avvertendola di prepararsi per l’ormai prossima sosta.

Una volta che la ragazza dai capelli corvini rimase nuovamente sola, un attacco di tosse la colse all’improvviso, costringendola a piegarsi in avanti dalla poltrona.

Odiava avere l’influenza.

Era sempre stata di salute cagionevole rispetto alla norma, sul suo pianeta ormai si ammalava solo poche volte, quando c’erano sbalzi improvvisi di temperatura o dei cambiamenti di stagione troppo veloci; ma quando andava in missione ed era costretta a cambiare completamente i suoi modi di vivere e gli ambienti familiari, allora la febbre era praticamente assicurata.

Ricordava i primi tempi dell’accademia, quando era stata da poco avanzata al grado di comandante, quanto aveva dovuto faticare per farsi accettare dalle truppe completamente al maschile; era difficile trovare dei comandanti di sesso femminile (dietro c’era più un fatto di soldi che per altro) e in più era noto che suo padre era un importante senatore molto influente nella politica, quindi capitava spesso che i suoi uomini si beffassero di lei perché era donna e raccomandata (cattiveria gratuita, perché Hinata se l’era sudata la sua uniforme di comandante), senza contare il suo carattere non proprio autoritario. Si era sempre distinta, anche all’interno dell’accademia, per la sua gentilezza innaturale, i suoi movimenti eleganti e fini che si addicevano più a una principessa che a un militare; la sua timidezza poi l’aveva spinta a comportamenti distaccati verso gli altri, attribuendosi la fama di donna fredda e costante che non corrispondeva alla realtà.

I suoi uomini si erano presi deliberatamente gioco di lei, e prima di ricevere il loro completo rispetto, aveva dovuto subire umiliazioni, scherzi poco divertenti e battute discriminatorie. Se adesso era quello che era, lo doveva soltanto a se stessa: non importava se c’era ancora qualcuno che mosso dall’invidia e dalla gelosia diceva ancora che suo padre aveva fatto un paio di chiamate a aveva risolto la faccenda. Lei sapeva cosa aveva fatto, sapeva chi era e tanto bastava.

Le uniche persone che erano riuscite a oltrepassare l’alta barriera della sua timidezza erano state quelle tre ragazze con cui adesso so ritrovava in viaggio.

Tenten prima fra tutte, era stata la prima che le avesse rivolto un sorriso sincero, invece che di circostanza. L’aveva conosciuta durante una missione, a quel tempo Tenten era solamente un soldato semplice e lei un tenente impacciato. Non era strano trovare delle ragazze giovani come lei arruolate nell’esercito; sul loro pianeta le cose non andavano molto bene, non tutte le famiglie erano ricche, molte vivevano di stenti e il denaro non era mai molto: quindi non pareva una cosa anormale vedere delle ragazze (alcune volte anche delle bambine) entrare nell’esercito e fare lavori mascolini. A volte questo era l’unico modo per portare un po’ di soldi a casa e garantirsi un futuro nelle forze armate senza problemi economici.

E Tenten era come quelle ragazze.

Le aveva raccontato che suo padre era morto quando lei aveva sette anni, lasciando lei, la madre e altri tre fratellini soli e senza un soldo. All’inizio aveva fatto i lavori più umili e massacranti per riuscire a portare qualcosa a casa. Una volta aveva trovato lavoro nella bottega di un fabbricatore di armi: lì aveva appreso come maneggiare una pistola, come usare un pugnale, come poter usufruire nel combattimento anche un semplice bastone; tutto quello l’aveva affascinata, convincendola a quindici anni di arruolarsi nell’esercito.

Era portata per quella vita, era un lavoro che le piaceva, malgrado il contesto non era dei più piacevoli. Non aveva mai ammazzato nessuno, grazie al cielo, ma molte volte era stata vicina al farlo e questa era l’unica cosa che Tenten detestava; il suo amore per il combattimento comunque andava oltre. Ed era proprio quell’amore che poi l’aveva portata solo un anno e mezzo indietro ad avanzare come comandante militare.

“La paga è buona, la mia famiglia sta bene adesso, e io faccio quello che mi piace. Non potrei stare meglio.”

Tenten era troppo buona, era quella la cosa più importante che si potesse notare dopo averla conosciuta.

Dopo la conoscenza di Tenten, Hinata aveva incontrato la giovane Sakura Haruno.

Era tornata da una missione con la febbre alta, come sempre succedeva, ed era stata portata all’ospedale per i soliti controlli di routine. Aveva visto quell’insolita chioma rosa spuntare da dietro un angolo con una grossa siringa piena di uno strano liquido giallognolo stretto nella mano; lo sguardo era deciso e solenne, metteva quasi paura. Si era fermata davanti al suo lettino, il viso minaccioso e irritato di chi la mattina probabilmente si era svegliato col piede sbagliato, e le aveva puntato l’ago della siringa a pochi centimetri dalla faccia, facendole quasi venire un collasso.  

“Hinata Hyuuga?” le aveva chiesto secca.

Lei si era ritrovata ad annuire terrorizzata, quella ragazza dai capelli rosa la stava mettendo talmente in soggezione che non si accorse nemmeno che quell’infermiera pazza le aveva preso un braccio senza tanti complimenti, l’aveva punto con l’ago e aveva iniettato il farmaco.

“Un po’ di riguardo insomma! La signorina è un alto tenente!” le aveva urlato l’uomo accanto a lei che l’aveva accompagnata. Sakura l’aveva fulminato con i suoi occhi smeraldini, puntando i pugni sui fianchi e sbuffando minacciosamente.

“Può essere anche la regina dei miei stivali per quanto mi riguarda! Nelle altre stanze ci sono uomini che stanno per morire e se permettete la loro vita vale molto di più di una semplice influenza presa nello spazio!”

Dopo quella frase, la giovane infermiera nonché futuro medico Sakura Haruno, era ufficialmente entrata nel suo cuore.

Tutti, tranne che i suoi uomini, l’avevano trattata come un piccolo cristallo che si può scalfire al minimo tocco, facendola sentire molte volte inutile e di peso a tutti. Sakura invece, con la sua indole un po’ mascolina, l’aveva trattata per la prima volta come un semplice essere umano. Per qualche strana ragione, si era sentita quasi normale.

E è stato dopo Sakura che aveva conosciuto Ino Yamanaka.

Su una persona come lei, biondina e tutto pepe, non ci avrebbero scommesso nemmeno un soldo falso.

La sua condizione economica era simile a quella di Tenten, su madre era morta da poco per una malattia e il padre era scomparso parecchi anni indietro, durante una missione. Era un militare.

Era ambiziosa, Ino, e ormai rimasta sola al mondo aveva tutto il tempo per pensare a se stessa. Il suo fisico troppo magro non le aveva permesso di entrare nell’esercito come era successo a Tenten, però il desiderio di prestare servizio su una navicella spaziale era forte, voleva viaggiare, andarsene da quel paese che in tutti quegli anni non le aveva mai dato niente e rifarsi una vita lontano, magari avrebbe anche potuto ritrovare suo padre, chi poteva mai dirlo.

Così decise che Topografia e Scienze di Rotta sarebbero stati i suoi studi futuri.

Studi che però costavano e lei in quel periodo era senza un soldo.

La prima volta che Hinata l’aveva incontrata, era in uno squallido locale di periferia dove i suoi uomini ci andavano spesso per bere in allegria e per godere della buona compagnia di qualche bella donna.

A pagamento, ovviamente.

Era con Tenten quella sera, e insieme videro uno dei soldati, completamente ubriaco fradicio, allungare le mani verso una minuta ragazza bionda, che aveva preso a urlare.

Senza nemmeno pensarci, Tenten era andata in soccorso alla ragazza, atterrando l’uomo con un pugno degno di un pugile e aiutando la povera cameriera ad uscire da quel locale.

La prima volta che Hinata aveva visto Ino Yamanaka, il suo volto era bagnato dalle lacrime. Per procurarsi dei soldi, quel lavoro da cameriera era l’unica cosa che aveva trovato: Ino era bella, dannatamente bella, e in quei locali viziosi  era una condanna.

Ma quel poco che aveva guadagnato era bastato per la sua ammissione all’accademia e da lì in poi, la sua strada fu abbastanza in discesa: era straordinariamente portata per fare l’assistente di rotta e fu quello che poi divenne due anni dopo.

- Hinata, la tua medicina.- una voce melodiosa e pacata destò il comandante dai suoi ricordi, provocandole un sussulto.

Sakura era al suo fianco, in mano teneva un bicchiere pieno d’acqua con dentro una pastiglia bianca che si stava pian piano sciogliendo; glielo porse con gentilezza aspettando che l’altra lo bevesse tutto.

- Non mi piacciono questi intrugli..- mormorò Hinata prendendo titubante il bicchiere di vetro.

- Questi intrugli ti faranno passare la febbre, cara..-

La ragazza dai capelli corvini sospirò sconfitta, avvicinando il bicchiere alle proprie labbra, quando improvvisamente uno scossone violento fece tremare l’intera navicella: il bicchiere cadde in frantumi sul pavimento rovesciando tutto il suo contenuto, Sakura fu sbalzata a terra e alcuni oggetti caddero facendo la fine del bicchiere.

La sirena d’emergenza rimbombò per tutta la navicella, mentre la porta scorrevole della cabina comandi si aprì con uno strattone, facendo apparire Ino e Tenten che si aggrappavano alle pareti per non cadere a terra.

- Che cavolaccio succede?!- chiese Sakura massaggiandosi il sedere.

- Se lo sapessi saremo già fuori da questa situazione, FronteSpaziosa!-

Ino riuscì miracolosamente a raggiungere i comandi, premendo tasti su tasti, azionando leve e levette. All’improvviso il tremore che aveva colto la navicella cessò subito, riportando tutto alla calma di prima.

- Brava InoPig, ogni tanto fai delle cose buone..- sorrise Sakura con un sospiro.

Ino invece non sorrideva, il suo volto al contrario era diventato ancora più pallido e i suoi occhi trasmettevano solo sconforto.

- Tenten..- chiamò con un sussurro flebile.

- Sì, Ino?-

- Prepara le armi..-

- Come?-

- I pirati dello spazio..-

- Che hanno fatto?-

- Sono entrati.-

- Dove?-

- Qui.-

 

 

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Capitolo 3
*** Predictable ***


Capitolo 3

 

“ Predictable “

 

 

Ino ricordava perfettamente quel giorno di due mesi fa. Un gruppo di uomini era entrato nella sala comandi, le aveva legate come salami e le aveva letteralmente rapite. Avevano preso dalla loro navicella tutte le cose di valore e poi l’aveva distrutta per far perdere ogni traccia. Era come se loro, la navicella e la missione non fossero mai esistite.

Due mesi che convivevano con quegli uomini, che altro non erano che ragazzi, se non addirittura bambini.

Ino era rimasta sconvolta nel notare come dei potenti pirati, che rubavano, facevano saltare in aria le navi spaziali e a volte si ritrovavano a uccidere, potessero cambiare completamente volto una volta rientrati nella familiarità di sempre.

I primi tempi le avevano trattare come delle prigioniere, come se fossero solo spazzatura, ma poco dopo le avevano quasi accettate nella loro famiglia. Erano ragazzi semplici, che nella vita avevano perso tutto, la società li aveva discriminati e adesso la discriminavano a loro volta, compiendo assalti e razziando.

Ma in quel momento, in quella partita di poker, si sarebbe deciso il loro futuro: avere le camere da letto più grandi di tutta la nave spaziale.

- Molto bene.. allora scopriamole, queste benedette carte.-

Tutti e quattro i giocatori seduti al tavolo tondo, posarono all’unisono le carte sul piano di gioco.

Tre secondi.

Un boato.

La stanza si riempì di urla e schiamazzi di gioia.

Ino e Hinata si avvicinarono al tavolo, dove Tenten guardava incredula le sue carte e quelle degli avversari.

Shikamaru Nara: poker di Re.

- Guarda te che culo ha questo..!- sibilò Ino mettendosi una mano sul viso.

- Pagate pegno donzelle!- esultò Kiba parandosi davanti a Ino e Hinata che ancora cercavano di convincersi, nella vana speranza, che tutto quello fosse solo un bruttissimo incubo.

- Alt! Ragazzi fate silenzio!- intimò col sorriso sul volto Choji, -.. le ragazze sono solo in quattro, quindi solo quattro di noi potranno usufruire dei loro servigi. Shikamaru, tu ci hai dato la vittoria, a te la scelta..-

Un boato di fischi e di applausi invase nuovamente quella piccola stanzetta.

Nara, accendendosi una sigaretta soddisfatto, si avviò verso la propria stanza.

Era ovvio chi delle quattro ragazze avrebbe dovuto seguirlo.

Ino sospirò, scivolando silenziosamente fuori dalla stanza mentre il resto dei ragazzi contrattava su chi avesse dovuto prendersi le altre ragazze; raggiunse Shikamaru nel corridoio che la guardava con uno dei suoi sorrisi sghembi che le faceva salire il sangue alle guance.

- Sei prevedibile.- gli disse Ino una volta che fu davanti a lui.

- Può darsi..-

Il ragazzo buttò a terra la sigaretta, spegnendola con un piede; prese la ragazza per i fianchi sottili e la fece poggiare alla parete accanto a loro.

Le baciò le labbra sottili.

Di sottofondo c’era ancora il boato dei festeggiamenti

Le accarezzò una guancia.

Ancora rumore.

Le sfiorò il collo col naso.

Rumore.

La guardò negli occhi.

Qualcosa cadde a terra con un leggero rumore.

Ino abbassò lo sguardo curiosa.

- Hai barato.- sintetizzò lei, osservando le carte da gioco che erano scivolate dalla tasca di Shikamaru.

- A volte succede..- disse lui, sorridendo e tornando a baciarla.

- Ma è.. ingiusto, non è leale..- riuscì a controbattere la ragazza cercando di rimanere lucida.

- Ino, Ino, Ino.. sono un pirata. Cosa pretendevi?-

 

 

 

Note Autrice:

Questa fanfic ha partecipato al concorso AU indetto da Talpina Pensierosa e Kurenai88 classificandosi prima.

Qui sotto sono riportati i voti ricevuti:

 

- Ortografia, voto 9.5: Testo scorrevole e ricercato, gli unici errori sono alcune ripetizioni.
- Originalità, voto 9.75: Idea molto originale, ben strutturata e ben descritta.
- IC dei personaggi, voto 10: Tutti i personaggi sono sembrati IC a entrambi i giudici.

- Totale, voto 29.25: Complimenti! Non ci sono parole per descrivere questa fic se non: continuala!

 

 

Questa è una delle mie ultime fic dopo il mio ritiro. Spero che vi possa piacere come è piaciuta ad altre persone. ^^

 

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