Scelta di un uomo

di V@le
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Carcerazione ***
Capitolo 2: *** Prigionia ***
Capitolo 3: *** Esecuzione ***
Capitolo 4: *** Epilogo di un uomo ***



Capitolo 1
*** Carcerazione ***


Credits: Una parte dell'introduzione in corsivo è preso da Wikipedia. Le canzoni usate sono tratte da "Notre Dame De Paris", dalla versione italiana di Pasquale Panella.
Legenda: Introduzione (tra il titolo della fic e il titolo del primo capitolo)
              Inconscio dell'inquisitore (in tutti i capitoli)
              Canzoni (cantate)



SCELTA DI UN UOMO

Nel XVI secolo il tribunale della Santa Inquisizione seminavano il terrore nell'Europa occidentale e, soprattutto, in Spagna.
Il suo compito esplicito era mantenere e difendere l'integrità della fede, esaminare e proscrivere gli errori e le false dottrine.
Un capitolo a parte nella storia del tribunale dell'Inquisizione è rappresentato dalla cosiddetta "caccia alle streghe".

Così migliaia di innocenti persero la vita per scelta di qualcuno che si credeva un rappresentante di Dio in terra, quando dimostrava semplicemente che mostro sia l'essere umano.
Questo qualcuno allora si chiamava inquisitore.

CARCERAZIONE



"Monsignore l'inquisitore Neji Hyuuga."
Un uomo alto, distinto e imponente mosse i suoi pesanti passi nella piazza del villaggio.
L'ennesimo villaggio che visitavano. L'ennesimo villaggio che perquisivano. L'ennesimo villaggio in cui avrebbero lasciato il segno con una forca giustamente usata.
Giustamente?
Il novizio appena dietro di lui annunciò a gran voce che nei giorni seguenti avrebbero depurato il luogo dalla piaga della stregoneria e che i paesani avevano il dovere di collaborare nell'indicare gli individui sospetti.
Tutte le persone presenti parlottavano fra di loro e qualcuno scrutava diffidente la comitiva ecclesiastica, ma all'inquisitore non importava: sapeva che sarebbero corsi tutti da lui per accusarsi a vicenda di diavolerie e malocchi, affidandosi alla sua autorità per prevalere.
Senza mascherare il disgusto che gli tingeva gli occhi, Neji si voltò e si diresse verso il proprio alloggio.
Feccia umana, ecco cos'erano: egoisti fino alla nausea e con meno vera fede di quanta potesse averne un cane randagio.
Ma proprio lui parlava?

Il sole cominciava ad abbassarsi.
L'inquisitore Hyuuga, chino sul tavolo a riscrivere il rapporto del giorno precedente, fu non poco infastidito nel sentire bussare insistentemente alla porta.
"Avanti" comandò con la sua voce profonda e angosciante.
Perché quando parlava davvero angosciava l'animo.
Il novizio entrò piano, ma sicuro.
"Monsignore, ci è stato segnalato un sospetto."
"Sono tre giorni che ci vengono segnalati sospetti e da contadinotti agitati per contese territoriali. Non accetterò altri colloqui con insulsi mentitori."
"Monsignore, è il signor curato del villaggio che ci ha avvisati."
Neji alzò lo sguardo dal rapporto. Il curato, in quanto uomo religioso, non poteva avere fini reconditi denunciando un infedele. Ma in quei tempi neanche il consacrato si poteva dire per certo onesto e sincero.
Acconsentì a riceverlo.
L'uomo, dall'aspetto tipico di un chierico, raccontò di aver assistito ad un akelarre durante il quale una gitana arrivata da poco nel villaggio aveva invocato a gran voce il demonio ballando nuda intorno ad una piccola ombra che non poteva essere altro che un essere diabolico.
Sciocchezze...
"Siete certo di quello che dite, signor curato?" domandò scettico l'inquisitore "non vorrei mandare al rogo una povera zingara solo perché i vostri occhi vedono quello che è dettato dalla superstizione."
"Monsignore, osate mettere in discussione la mia parola?" sbottò di rimando il religioso "Dio nostro signore mi ha fatto assistere a quell'abominevole scena perché i servi del demonio non turbino più gli animi dei nostri fratelli cristiani! Devo forse pensare che vossignoria non s'interessa di una sì nobile causa?"
Neji gli rivolse bruscamente lo sguardo con gli occhi spalancati.
Come osava... quando non aveva neanche idea di cosa significasse essere quello che lui era!
"Arresterò questa gitana che vi inquieta tanto, signor curato, e la interrogherò. Se è vero che è una strega, verrà condannata e giustiziata" annunciò con tono forzato "altrimenti sarà liberata."
Il chierico, dopo un'occhiata acida, si alzò e si offrì di condurlo personalmente dalla ragazza.

Il suono del tamburello faceva ridere e saltare i bambini, mentre i giovani osservavano con facce da ebeti la gonna che volteggiava e girava.
La gitana ballava con una tale energia, con una tale leggerezza, che anche le vecchie più sospettose la guardavano partecipando all'allegria generale e gettando una piccola moneta nel cappello tenuto da una piccola bambina dai capelli bianchi e gli occhi socchiusi.
Quando fu arrivato al seguito del religioso, l'inquisitore studiò la ragazza: era molto giovane, non poteva avere più di sedici anni, dalla carnagione abbastanza chiara e i capelli castani raccolti in due crocchie sulla testa.
Aveva un sorriso straordinario.
Neji si riscosse scuotendo il capo e diede l'ordine al novizio, che chiamò a gran voce:
"Voi, gitana!"
La ragazza smise di ballare e si voltò verso di loro, tenendo il tamburello con entrambe le mani.
I paesani cominciarono a parlottare.
Il novizio riprese:
"Per ordine di monsignore l'inquisitore Neji Hyuuga, vi dichiaro in arresto."
Due uomini della scorta della comitiva ecclesiastica l'afferrarono, non lasciandole neanche il tempo di stupirsi.
Immediatamente la bambina col cappello le si avvinghiò alle ginocchia.
L'inquisitore Hyuuga squadrò malamente la piccola albina e ordinò:
"Allontanate quella vagabonda e portate via l'arrestata."
La gitana non oppose resistenza, ma quando vide spinta da una parte la bambina, gridò:
"Ananche!"
Ma, costretta a voltare l'angolo, non la vide più.

"Zingara
qui nessuno sa niente di me
Zingara
è la strada la madre mia
Zingara, zingara
non si sa come amo, né chi
Zigara, zingara
la mia mano sa tutto di me...
"
L'inquisitore Hyuuga la sentì canticchiare quelle insensate frasi quando entrò nella stanza dove la giovane era stata precedentemente interrogata dal novizio.
Quando lo vide entrare, quella si zittì subito. Poi gettò un'occhiata al foglio che l'uomo teneva in mano.
"Il ragazzo che ti ha interrogata mi ha consegnato le risposte al Malleus Maleficarum. Sai cosa significa?"
La gitana sbuffò.
"Sono una povera vagabonda, non so neanche di cosa state parlando."
"Parlo del manuale con cui noi inquisitori capiamo se una persona è una strega o meno. E qua, zingara" sputò con disprezzo agitandole davanti il foglio "c'è scritto che tu sei una strega."
"Mi condannereste solo per quello che è scritto in un libro?"
Neji studiò la sua risposta e il suo viso, e si accorse che aveva le labbra rosee e pallide, dai contorni delicati e tondi, appena socchiuse per respirare.
"Qui è scritto" disse riscuotendosi e leggendo gli appunti del novizio "che voi dichiarate di essere stata nel luogo indicato dal signor curato e di aver fatto ciò di cui siete accusata. Questa si chiama confessione, quindi avete confessato di aver partecipato ad un akelarre."
"Non è quello che ho detto!" sbottò la ragazza incrociando le braccia.
Allora gli occhi dell'inquisitore caddero sul petto, scoperto poiché il vestito era lacero e chissà quanto vecchio.
"Ballavo una danza che mi insegnò la mia nutrice poco prima di morire: la stavo mostrando ad Ananche" continuò lei.
"Chi è Ananche?"
Era una parola stranamente familiare, ma che non riusciva a collocare fra i suoi ricordi. Forse ai tempi dei suoi studi...
"Quella povera bambina a cui mi avete strappato."
"Ah, l'albina..." camminò intorno al tavolo, per poi fermarsi dietro la sedia su cui era la gitana "lo sapete che le albine sono considerate portatrici del diavolo? Di conseguenza il curato avrebbe ragione a dire che stavate danzando intorno ad una creatura diabolica."
Quella si voltò e lo fissò con sguardo duro.
"Soltanto perché una persona è diversa, deve rappresentare per forza il male?"
Neji si lasciò scappare un mezzo sorriso di scherno e ritornò al proprio posto.
"Questa vostra impertinenza vi porterà solo alla condanna, spero che ve ne rendiate conto."
"L'unica cosa di cui mi rendo conto è che migliaia di innocenti muoiono solo perché dei mostri come voi lo ordinano..." fece lei a bassa voce, ma sentita.
"Come ti permetti!?" ringhiò l'inquisitore Hyuuga in preda ad improvvisa collera "Ma lo sai chi sono io! Un religioso, un rappresentante della Santissima Chiesa Cattolica!"
Ma la zingara non pareva per nulla spaventata dalla voce rabbiosa dell'uomo.
"E quanto ci crede vossignoria in quella Santissima Chiesa Cattolica?"
Gli occhi di Neji si spalacarono. Le vene sulle tempie cominciarono a pulsare vistosamente.
Come? Come poteva averlo scoperto?
In un moto di rabbia, l'afferrò per le spalle e la costrinse al muro, stringendo il più possibile senza neanche accorgersene.
"Tu! Squallida misera vagabonda e strega! Non devi neanche osar mettere in discussione la mia autorità, non tu! Tu che non sai niente di me e della mia vita!"
Con lo sguardo basso, la gitana rispose a mezza voce:
"So che occhi come quelli significano un'infelicità profonda. Tanto basta per capire che non hai più fede."
La mente gli si annebbiò quel che serviva per non rendersi conto che le sue mani le stavano afferrando il collo, bramando di toglierle il respiro, mentre i suoi polmoni desideravano inspirarlo.
Poi d'un tratto riacquistò lucidità e si sentì trattenuto da un uomo della sua scorta, mentre davanti al lui il novizio era inginocchiato vicino alla gitana, che tossiva con una mano sul collo.
"Portatela in prigione immediatamente!" ordinò imperioso, scrollandosi di dosso il soldato "Domani mattina verrà portata in piazza, dove la forca sarà pronta per l'esecuzione, e la sentenza verrà letta davanti all'intero villaggio."
Si avvicinò alla ragazza e sibilò con cattiveria:
"Trovatevi un Dio da pregare stanotte, perché chissà dove potreste essere domani."

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Capitolo 2
*** Prigionia ***


PRIGIONIA


Quella notte Neji non riuscì a prender sonno. Poteva godere solo di un leggero dormiveglia, il quale era puntualmente agitato da sogni impuri e immagini voluttuose.
Al centro di tutto ciò, lei.
Quella insignificante zingara che si era permessa di mettere in discussione la sua posizione, la sua autorità, la sua vita...
Quella giovane che aveva preso in prestito il corpo di Venere perché gli umani potessero saziare i propri occhi avidi di lussuria...
Si rizzò a sedere di scatto, come per far scivolar via quei pensieri impudichi.
Guardò oltre la finestra e il cuore gli si fermò per qualche istante: con le unghie quasi conficcate nel vetro e due occhi rossi e lampeggianti, l'albina che era detta chiamarsi Ananche.
Ma dopo che ebbe strizzato gli occhi, non la vide più.
Un'allucinazione, uno scherzo della mente.
Il fato che veniva a riscuotere il suo tributo.
L'inquisitore Hyuuga si alzò e si vestì, mentre per la prima volta le due forze perennemente contrastanti nella sua anima puntavano nella stessa direzione.
La ragiove voleva raggiungere lei per capire cosa stesse succedendo.
L'istinto voleva lei, e basta.
Ebbene, avrebbe accontentato entrambe.

La ragazza era accovacciata in un angolo della cella, tremante per il freddo, diffidente della guardia che la controllava, con lo sguardo rivolto al piccolo buco nella roccia che le permetteva di vedere un fazzoletto di cielo.
Non si accorse che, al posto della guardia, era entrato l'uomo che l'aveva fatta rinchiudere, ma cominciò a canticchiare come a consolarsi un po':
"Ali in gabbia, occhi selvaggi
non potranno più volare
E l'infanzia dagli oltraggi
tornerà mai ad amare?
"
Neji si avvicinò alle pesanti sbarre di ferro, osservandola muovere quelle labbra rosee. E desiderò poterle mordere.
"Cosa ho fatto io di male?
Io ballavo per le strade
e cantavo per la gente
quelle melodie gitane...
"
L'uomo si spostò ad un lato della cella, in modo da non esser visto, facendo aderire la schiena al muro.
Sentiva una tempesta crescergli dentro, percepiva sensazioni sconosciute e la ragione sembrava venir sempre meno.
Quella zingara sarebbe diventata la sua dannazione!
Quella gitana sarebbe stata il suo paradiso...
E tramutò le emozioni in un sussurro che non si scontrava col basso canto della prigioniera, ma anzi sembrava accompagnarlo e completarlo.
"Io so cos'è la passione
ma non lo so se è veleno
Io non so più cosa sono
e se ragiono o se sogno
Annego e il mare è lei
sento i sentimenti miei
che non ho sentito mai
L'onda che non affrontai
"
Si voltò nella direzione della ragazza e si aggrappò disperatamente al muro col le mani.
"Mi distruggerai, mi distruggerai
e ti maledirò finché avrò vita e fiato
Mi distruggerai, mi distruggerai
Tu mi hai gettato nell'abisso di un pensiero fisso
Tu mi distruggerai, mi distruggerai
mi distruggerai...
"
Strofinando le unghie contro la fredda pietra produsse un fastidioso stridore, che mise in allerta la gitana.
"Chi è là? Smettetela..." richiamò lei balzando in piedi, quasi con voce implorante.
Probabilmente non riusciva a sopportare quel suono.
L'inquisitore si manifestò e quella indietreggiò fino al muro, sentendosi in trappola anche se li separavano più di tre passi e le sbarre.
"Voi?"
"Già" rispose lui avvicinandosi ancora di più alle aste metalliche "io. Forse la mia presenza non vi aggrada?"
"Al contrario, vossignoria: mi mettete i brividi."
La rabbia cercò di montargli dentro.
"La vostra impertinenza non desiste neanche in prigione, vedo."
"Cosa ci fate qui?" chiese lei stringendosi nelle spalle.
"Sono il prete che viene prima di morire" fu la prima scusa che gli venne in mente.
"L'avevo detto io" distolse lo sguardo dall'uomo "un altro innocente che viene assassinato."
"Ti dichiari innocente?" Neji rovesciò il capo all'indietro e rise quasi sadico "La superbia è un peccato, sai?"
"Lo è anche uccidere una persona."
Era la seconda volta che lo zittiva e questo non lo poteva soffrire.
"Tu, squallida..." si placò, per poi sogghignare "ma che importa. Tanto domani penderai da quella forca, spogliata della tua impertinenza e della tua stessa vita."
"E allora? Io starò bene. Rimarrà almeno la dignità di essere umano, a me."
E il fuoco bruciò vivo negli occhi e nel cuore.
E l'istinto ebbe finalmente la meglio sulla ragione.
"Dovessi morire dannato e andare all'Inferno, ti spoglierò anche di quella dignità che ti tieni tanto stretta!" sbottò senza curarsi di tener bassa la voce.
La zingara si premette le mani sulla testa, confusa e intimorita.
"Tutto questo odio verso di me..." tornò a guardarlo "e solo per aver detto la verità?"
"Odio?" con gli occhi percorse i lineamenti del viso, le curve del gracile corpo, quelle dannate labbra rosee "Quello che provo è tutt'altro che odio..."
L'altra scosse la testa, incredula.
"Voi siete pazzo!"
"Pazzo? Forse..."
In un attimo la porta della cella si aprì e negli occhi della gitana scalpitò il terrore.
"...ma a causa tua."
Si avvicinò, imponente e fermo, fino bloccarle ogni via di fuga, inchiodandola alla parete col peso del proprio corpo.
"Lasciatemi... vi prego, lasciatemi..." implorava lei, dimenandosi più che poteva.
Le tappò la bocca con una mano e con l'altra cercò i bottoni dello straccio che indossava.
Ossessivi i suoi pensieri uscirono dalle sue labbra, sempre in un sussurro che andò piano piano ad alzarsi in grido.
"E quel mio cuore d'inverno
è un fiore di primavera
e brucia dentro l'Inferno
come se fosse di cera
Sei tu che soffi sul fuoco
tu, bella bocca straniera
Ti spio, ti voglio, t'invoco
Io sono niente e tu vera!
"
Strappò la stoffa e se ne liberò, trovandosi così a sovrastare una piccola creatura nuda e singhiozzante dal viso umido di lacrime.
La costrinse ad abbassarsi fino a terra con sé.
"Mi distruggerai, mi distruggerai
e ti maledirò finché avrò vita e fiato...
"

Singhiozzava ancora. Povera stupida.
L'inquisitore Hyuuga si sistemò la veste e uscì dalla cella con il suo solito fare distinto e superiore, facendo rientrare la guardia, il quale non notò il rivolo di sangue che dalle gambe della prigioniera riempiva i piccoli fossati fra le mattonelle pietrose del pavimento.
Allora la ragazza si rialzò faticosamente e cercò di coprirsi alla meno peggio coi resti del suo vestito.
Con voce rotta dal pianto e le lacrime che segnavano solchi sulla sua pelle, canticchiò:
"Ali in gabbia, occhi selvaggi
non potranno più volare
E l'infanzia dagli oltraggi
tornerà mai ad amare?
"

Sebbene avesse soddisfatto il suo desiderio voluttuoso, il sonno dell'inquisitore quella notte fu comunque tormentato.
Si era addormentato con la coscienza di ciò che aveva fatto e rendendosi conto che neanche conosceva il nome di quella zingara. Non era attanagliato dal rimorso, ma sentiva comunque qualcosa formicolare nel ventre, qualcosa di fastidioso.
Qualcosa peggiore del rimorso.
Tale sensazione non lo abbandonò, neanche quando il viso di una bambina dai capelli bianchi e gli occhi rossi e lampeggianti gli comparve in sogno, sussurrandogli con la sua vocina stridula:
"Il Fato verrà a riscuotere il suo tributo: Lui dà a ognuno ciò che si merita... presto verrà anche da te..."

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Capitolo 3
*** Esecuzione ***


ESECUZIONE


Il cielo era grigio quella mattina. Non per via delle nuvole quasi del tutto assenti o di una qualche nebbia. Semplicemente era grigio.
Era la prima ora del giorno e Neji passeggiava fuori dall'edificio dove la comitiva inquisitoriale alloggiava, privo di sonno.
Il volto dell'albina quella notte gli aveva impresso nel petto un senso di gelo estremamente fastidioso e il suo nome gli pulsava in mente senza significato.
Ananche... Ananche...
Doveva essere una lingua antica.
Latino? No... Greco, magari? Forse. Non era mica aramaico...
L'inquisitore scosse leggermente la testa come per scrollarsi quella parola di dosso.
Immediatamente dopo sentì un urlo acuto provenire dalle prigioni, dove la zingara stava rinchiusa.
"No! Lasciatemi!" la sentì implorare con voce rotta.
Chiuse gli occhi e respirò profondamente.
Lui, uomo di Chiesa, aveva posseduto e violentato quella ragazza. Lui, uomo di Dio, aveva fatto del male ad un altro essere umano.
Lui, uomo consacrato, ma uomo, si era innamorato di una gitana.
Così si ritrovò a cantare, come in quella notte appena passata tra violenza e passione, i suoi sentimenti, i quali parevano molto più razionali dei suoi pensieri.
"Non concoscevo te, ma un po' d'eternità
fu un mare per me la vasta castità
nella quale versai tutto il sangue dell'adolescenza
Non avevo che due amanti, la religione e la scienza...
...Oh...
Sono un prete innamorato
di te
La mia anima è il tuo fiato...
"
D'istinto si avvicinò al buco nella pietra che permetteva alla prigioniera di vedere un fazzoletto di cielo grigio.
Raggiuntolo, vi sbirciò dentro: la vide.
Era rannicchiata in un angolo, vestita della veste bianca che si dava alle condannate a morte.
Non piangeva, ma le gote ancora umide scintillavano nell'oscurità della cella.
Neji tornò eretto e fissò la terra polverosa davanti a sé con sguardo vuoto.
"Evitavo le donne, non mi facevo male,
c'era in me la forza di una cattedrale
Poi ti vidi e sentii dentro me l'uragano
e un fuoco che svegliò il sonno di un vulcano...
...Oh...
sono un prete innamorato
di te...
"
E la voce bassa ed impastata di pianto di lei fermò il suo canto, facendogli rizzare le orecchie per poter cogliere ogni parola e ogni sfumatura di suono.
Non vedeva che lei era in ginocchio, il viso alto a rimirare quel fazzoletto di cielo grigio, le labbra rosee piegate in preghiera.
"Ave Maria
Perdonami
Non so che ho fatto ma tu
lo sai...
...Ave Maria
Questo è un mondo di pazzi e non l'amo...
...Ave Maria
Io non ho pace
Fammi dolce e più caro l'amaro
È questa la mia preghiera...
...Ave Maria

Parlo a te come amica pagana...
...
Ave Maria
Io amo un uomo
Tu proteggilo come io l'amo
...Ave Maria...
"
Neji spalancò gli occhi, mentre la rabbia gli montava dentro vestita di un altro nome.
Uomo? Quale uomo? Di che uomo parlava?
E fu così che conobbe la gelosia.
Con passi nervosi si allontanò il più possibile da lì, lasciando scorrere fuori il flusso di pensieri.
"
La carne fatta a pezzi, tu non sai cosa sia
Tu subisci l'amore, mi prendo il tuo disprezzo
Io so la gelosia del mio cuore scoppiato
Io so che non sei mia, so che da te sono odiato..."
Una mano si aggrappò al ramo più vicino e se non fosse stato per quella, sarebbe crollato a terra, sopraffatto dal mostro appena conosciuto.
Un uomo... lei amava un altro uomo...
Il suo viso ritornò serio e, distinto come sempre, si diresse verso l'edificio, pensando che la ragazza quella mattina avrebbe smesso di amare chiunque.
Essendosi allontanato troppo presto, non aveva sentito le parole che la gitana aveva pronunciato piangendo dopo il suo canto:
"...per favore, aiutalo... aiutalo a capire, aiutalo a rendersi conto... ne ha bisogno, Mari, ti prego... salvalo..."

Il grigio del cielo era diventato più scuro alla quarta ora della giornata.
I paesani, accostati gli uni agli altri nel parlottare, guardavano intimoriti l'imponente forca costruita al centro della piazza.
Quando la comitiva inquisitoriale arrivò, qualcuno guardò addirittura con compassione la ragazza legata che sommessamente seguiva Neji Hyuuga.
Raggiunta la terrificante costruzione in legno, il novizio vi salì sopra, insieme a due guardie che tenevano l'accusata, con in mano un foglio di pergamena.
"La qui presente gitana, di nome Tenten, è accusata di aver partecipato ad un akelarre, testimone il signor curato del villaggio, di aver dato falsa testimonianza e di avere provato a stregare e sedurre monsignor l'inquisitore Hyuuga..."
A quelle parole, la zingara si voltò verso Neji e cominciò a gridare:
"Non è vero! E' una menzogna! Non ho mai fatto niente del genere!"
Mentre si dimenava nel tentativo vano di liberarsi, quella poca compassione evaporò dalla folla, lasciando spazio solo a diffidenza e crudeltà.
Un frate della comitiva le puntò un dito contro e a gran voce fece:
"Guardate gli occhi, c'è fuoco in lei!"
Il popolo seguì il frate:
"C'è il fuoco di una strega in lei!
E' pagana, gitana, straniera, lei!"
Neji sentiva di provare quasi pietà per la zingara, ma poi rammentò che il suo cuore era rivolto ad un altro uomo.
La gelosia lo pose a capo di quella folla accusatrice.
"E via, confessate
Siete voi l'accusata
."
La gitana, con le lacrime agli occhi, riuscì a stento a rispondere per i singhiozzi.
"Sono vittima e lo sapete
che non ho niente da confessare...
"
L'inquisitore la trafisse con lo sguardo, per poi ordinare con un cenno al novizio di concludere.
"Tenten, per tutte le accuse appena elencate siete condannata alla forca. Che il Signore nostro Dio abbia pietà di voi."
Fra strattoni e l'improvviso silenzio calato sulla piazza, il cappio fu posizionato attorno al bianco collo della zingara, che continuava a piangere e a scuotere lentamente il capo, incredula che quella fosse davvero la fine.
Neji la raggiunse nel suo solito atteggiamento.
"Vi avevo avvertito che la vostra impertinenza vi avrebbe portato qui" si abbassò in modo che solo lei potesse sentirlo "così almeno capirai quanto sia importante scegliere nella vita... e quanto sia pericoloso fare la scelta sbagliata."
Tenten deglutì ed ebbe il coraggio di replicare in un sussurro:
"Eppure io ho accettato le vostre di scelte sbagliate."
La rabbia montò, annebbiandoglia ancora la mente. Al che l'inquisitore Hyuuga ritornò al proprio posto, alzando una mano.
Uno...
Tutti i paesani avevano gli occhi fissi sul suo arto.
Due...
Anche quella misera zingara che era e sarebbe sempre stata la sua dannazione.
Quella giovane gitana che, solo per una notte, era stata il suo paradiso.
Tre.
...
Dopo il rumore prodotto dalla corda che si tendeva, si diffuse un silenzio palpabile.
I piedi nudi dondolarono un po' prima di acquisire la staticità tipica della morte e le palpebre degli occhi, rimasti aperti, vennero abbassate dal boia.
Neji le fissò il viso e si soffermò sulle labbra, che da rosee erano diventate subito violacee, e sentì nuovamente quel formicolio al ventre, quella pesante sensazione con cui il rimorso non sembrava poter competere...
Si riscosse dai suoi pensieri accorgendosi, insieme agli altri presenti, che le nuvole si stavano addensando, acquistando il medesimo colore del cielo, mentre un impetuoso vento cominciava ad incalanarsi per le strette vie del villaggio.
Gridi di stupore e stridule urla cominciarono ad echeggiare per la piazza; la gente cominciò a fuggire, a correre verso le proprie case o comunque ad allontanarsi da lì.
Quando la piazza si fu svuotata, l'inquisitore vide tutti gli uomini della comitiva stramazzare al suolo e contorcersi dal dolore, mentre orribili pustole comparivano sulla loro pelle.
Orripilato, indietreggiò e si voltò per scappare, ma la visuale che gli si presentò lo bloccò: il corpo senza vita della gitana a terra su cui era chinata un bambina... una bambina dai capelli bianchi.
"Tu..." sibilò l'uomo, rammentando l'immagine che lo aveva tormentato quella notte.
La piccola albina alzò lo sguardo, rivolgendogli i suoi occhi rossi e lampeggianti, per poi ergersi in tutta la sua misera altezza.
Con la voce ormai a lui familiare, sussurrò, essendo comunque distintamente sentita:
"Io ti avevo avvertito, ma tu non hai voluto ascoltare..."
"Cosa? Di che stai parlando?" domandò Neji, ormai nel panico.
"Il Fato viene sempre a riscuotere il suo tributo: Lui dà ad ognuno ciò che si merita... tu hai scelto di non ascoltare e ora pagherai."
L'inquisitore sentiva il terrore impadronirsi del suo animo, senza che ci fosse più una distinzione tra istinto e ragione: ormai non aveva più senso.
"Ma chi sei tu?! Che vuoi da me?!" urlò a squarciagola, come solo la paura permette.
"Ancora non l'hai capito?" la bambina si avvicinò di qualche passo, continuando a fissarlo "Mi manda il Fato: sono qui per riscuotere il tributo."
Gli occhi dell'uomo si spalancarono al lampo che gli illuminò la mente.
Ananche.
Dal greco antico: fatalità.
La fatalità che veniva a riscuotere il tributo.
La piccola accennò un sorrisetto, poiché aveva compreso, per poi girarsi verso quello che ormai era solo un'ombra della vivace gitana che era stata spogliata di tutto, dalla vita alla dignità.
"Tenten poteva essere la tua salvezza" riprese con voce più profonda "si trattava solo di scegliere e tu hai scelto di ascoltare e vedere tutto tranne quello che ti diceva e che ti mostrava lei" si voltò nuovamente verso di lui e, beffarda, continuò "lei ti amava, sai?"
Oramai le parole di quella bambina per Neji erano verità e, quando la memoria lo condusse a rievocare l'ultimo canto della zingara, sentì il cuore spezzarsi e la mente cedere completamente.
"Per un qualche scherzo del destino, era destinata ad amarti per darti una possibilità di redenzione" andò avanti Ananche "anche se credo che in fondo ti amasse al di là della predestinazione e al di là di tutto il male che gli hai fatto. E tu hai buttato via tutto."
L'inquisitore Hyuuga, che ormai non era più inquisitore, cadde in ginocchio di fronte al Fato e alla Fatalità.
Davanti ad una forza troppo grande per lui.
E pianse. Pianse, per la prima volta da quando aveva abbracciato e abbandonato la fede, sentendosi piccolo ed insignificante.
Si sentiva, per la prima volta in vita sua, semplicemente uomo.
Nel pieno di questo travaglio, un coro invisibile riempì l'ambiente con voci che parevano portate dal vento e Ananche parve trarre forza da tutto ciò.
"Fatalità
ha il tuo destino in mano
Fatalità
la trovi sulla tua via
Fatalità
tu sei nessuno o sei un dio
Fatalità
o sei puttana o sei re
Fatalità
la vita la devi a Lei...
"
Come rinvigorita, la bambina fece un respiro profondo ed estrasse un pugnale dalle pieghe della sua veste.
"Fatalità..."
Si avvicinò a Neji e, guardandolo dritto negli occhi, gli conficcò la lama nel ventre, sibilandogli:
"Si trattava solo di fare una scelta."
"Fatalità..."
Con le mani premute sulla ferita, lui lasciò cadere da un lato il proprio corpo, finendo, per un qualche scherzo del destino, accanto a Tenten.
E Ananche cominciò a dissolversi nel vento.

"...FATALITA'..."

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Capitolo 4
*** Epilogo di un uomo ***


EPILOGO
DI UN UOMO


Tutto si era placato, tutto era silenzioso.
L'uomo di nome Neji Hyuuga, ancora cosciente ma ancora per poco, fissava le labbra una volta rosee di quella gitana che era stata la sua dannazione e il suo paradiso.
Si era trattato solo di fare una scelta...
Chiuse gli occhi con decisione: con quella poca coscienza che gli restava, avrebbe fatto la sua ultima scelta.
Così con una mano sporca del suo stesso sangue afferrò faticosamente la ragazza per la vita e se l'avvicinò, in modo da far aderire quasi perfettamente il suo corpo al proprio.
Raccolse nei polmoni tutto il fiato che poteva e le sussurrò ad un orecchio che non poteva più sentire:
"
Quando il tempo sarà passato
La terra scoprirà
I nostri due scheletri abbracciati
E il mondo lo saprà..."
Tossì ed un rivolo di sangue gli colò dall'angolo della bocca.
"
Il mio corpo l'ho abbandonato
mangiatelo, avvoltoi
che la morte ha già incatenato
i nostri nomi e noi
Così l'anima vola via
via da un misero mondo perso
Questo amore sarà una scia
tra le luci dell'universo
tra le luci del... dell'universo..."
E il respiro venne a mancare per sempre.
Fu così che Neji Hyuuga morì: compiendo una scelta che mai altro inquisitore fece.
Scegliendo di amare veramente, anche solo all'ultimo respiro.


FINE


Note dell'autore
Precisazioni e dettagli credits:
I personaggi dell'inquisitore e del novizio sono ispirati ai personaggi di "La ragazza e l'inquisitore" di Nerea Riesco. La figura della zingara è ispirata a Esmeralda di "Notre Dame De Paris". La trama s'ispira un po' a "
La ragazza e l'inquisitore" un po' a "Notre Dame De Paris".

I termini propri dell'Inquisizione e della caccia alle streghe ed espressioni del rinascimento li spiego qui di seguito:
akelarre (detto anche Sabba): è l'incontro tra le streghe e Satana che si svolge principalmente nel giorno di sabato e, più precisamente, durante la notte tra sabato e domenica.
Malleus Maleficarum: è un testo redatto nel 1486
dai frati dominicani Jacob Sprenger e Heinrich Institor Kramer, allo scopo di soddisfare l'urgenza di reprimere l'eresia e la stregoneria, espressa da Innocenzo VIII attraverso la bolla Summis desiderantes, del 1484. Fu adottato come testo principale e manuale di caccia alle streghe per antonomasia.
Mari: dea pagana della tradizione basca.
Prima e quarta ora: nel Rinascimento la prima ora corrispondeva alle 6 di mattina, quindi la quarta ora corrisponde alle 10 di mattina,

Riporto di seguito i titoli delle canzoni usate (in ordine di apparizione):
Carcerazione
-Zingara
Prigionia
-Ali in gabbia, occhi selvaggi
-Mi distruggerai
-Ali in gabbia, occhi selvaggi
Esecuzione
-Un prete innamorato
-Ave Maria pagana
-Un prete innamorato
-Il Processo
-Fatalità
Epilogo di un uomo
-Balla mia Esmeralda

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