Un amore sopra le rughe

di Mya_chan
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Settant'anni dopo... ***
Capitolo 2: *** ...le cose non sono cambiate ***



Capitolo 1
*** Settant'anni dopo... ***


 





Salve cari lettori! :D
Prima che iniziate la lettura ci tengo a specificare due punti fondamentali:
1. La seguente fic non è interamente opera mia, ma è stata ideata e scritta a quattro mani con charlina (l'autrice è presente anche qui su EFP, se non lo avete ancora fatto, vi consiglio di correre a leggere le sue storie perché ne vale davvero la pena). Per la precisione, la prima parte è sua e l'ultima mia. ^_^
2. La seguente fic è stata scritta con un preciso intento comico e parodico, quindi vi prego di non prenderla sul personale se qualche ragazzo verrà un po' preso per i fondelli... Lo abbiamo fatto con tutti e senza cattive intenzioni. ;)
Detto questo, spero che vi piaccia e che ci facciate sapere in numerosi cosa ne pensate. XD Un commento non ha mai ucciso nessuno, ma l'assenza di commenti ha ucciso moltissime fic. 
Enjoy! ;D




Cap 1: Settant'anni dopo...


   No, così non andava bene, stavano sbagliando tutto. Ma possibile che al giorno d'oggi non si sappia neanche metter su un muro come si deve?
   - Vèè, la cazzuola le devi impugnare dall'altra parte - urlò Nathaniel al muratore. - Dall'alto verso il basso, dall'alto verso il basso! - continuò imperterrito, ma il ragazzo non sembrava ascoltarlo. Dannati ingrati, non sanno neanche trarre il vantaggio da chi ha quattro volte i loro anni di esperienza.
   - E quel blocco di cemento? Ma perché lo mettete lì? Va laggiù.
   Nathaniel se ne stava all'angolo della strada scuotendo la testa. Lui amava guardare i lavori, ma ultimamente non riusciva a trovare un cantiere dove facessero le cose nel modo giusto.
   “No,no, così non va mica bene!” non aveva mai avuto esperienza di cantieri, ma i giovani d'oggi proprio non sapevano come fare le cose, avrebbe saputo costruirlo ad occhi chiusi, era tutto sbagliato. Rivolse di nuovo lo sguardo verso il muratore che lo salutò con il dito medio.
   “Ah che maleducazione! Ai miei tempi si portava rispetto verso gli anziani!”
   Si dimenticò del giovinotto e riprese il suo cammino verso la casa di riposo, sarebbe stato un viaggio breve non essendoci altri cantieri in cui fermarsi nel tragitto.
Finalmente arrivò al Dolce Amoris, l'ospizio in cui era ricoverata sua sorella, non essendo più autosufficiente dopo che si era rotta il femore inseguendo un giovane per strada.
   Nathaniel entrò, salutò le infermiere e si diresse verso la camera della parente.
Trattenne il fiato, la stanza della sorella odorava sempre di pannolone pieno. Non cambiavano spesso la sua vicina di letto, Melody, ci volevano almeno 5 o 6 OSS per farla rotolare e il sollevatore teneva al massimo 150 kg. E dire che una volta era una ragazza così graziosa e a modo.
   Entrò nella stanza, di fianco al letto di Ambra c'era il marito Kentin che guardava con desiderio Melody che trangugiava un budino.
Era stato un vero trauma per lui scoprirsi diabetico, cose che succedono quando butti giù un chilo di biscotti al cioccolato al giorno.
   Nathaniel guardò la sorella e il suo enorme seno siliconato che si notava anche da sotto il lenzuolo dell'ospizio, avrebbe dovuto farsi rimuovere quelle cose, non sta bene a una certa età.
Era pronto a sorbirsi tutte le sue chiacchiere e lamentele riguardo al cibo, ai vestiti e al fatto che non fosse possibile sostituire il paralume sopra al letto con una lampada a UV per abbronzarsi.
   - Ciao Ambra, Ken… - salutò l'anziano varcando la soglia della stanza.
   - E ma vè chi si vede! Il mio fratellino che mi viene a fare una visita! Ma intanto che ci sei quando esci mi chiedi alle infermiere se si può avere un menù light che senza palestra finisco come questa qua - disse indicando Melody, che rispose con un grugnito a bocca piena.
Ambra era solita lamentarsi di tutto, in particolare dei vestiti e del poco sole, ma Ken le portava pigiamini di lusso e la rapiva per farle fare un giro al centro estetico per una lampada o una manicure.
   - Eh ma questi pigiami qui sono mica belli come i miei vestiti. Ma c'ho paura che se porto qualcosa di carino me li rubano, c'è una tipa Debrah, tutta arzilla che si pavoneggia col suo girello nuovo... Io non mi fido mica di quella lì. Si dice che pianga davanti alle infermiere per farsi portare i budini, questa qua di fianco c'ha un invidia di lei per questa cosa che metà ne basta. Ah ma a me 'sti vestiti non mi piacciono mica. Dovevi vedermi in chiesa col la mia pelliccia nuova, come mi invidiavano la Charlotte e quella là cinese, loro non ce li hanno i soldi per un visone.
   Nathaniel fingeva di ascoltare la sorella annuendo, quando un rumore sordo attirò la sua attenzione. Qualcuno aveva sbattuto violentemente la porta della camera facendo fare un salto di almeno un metro al povero Kentin, che per poco non finì in braccio all’ex delegato.
Si sentì un cigolare di rotelle che si muovevano a gran velocità verso il letto di Melody, una vecchietta chinata su un girello si avvicinò al comodino e prese due budini per poi nasconderli in una tasca della vestaglia.
   - Bfutta Ladfa! Fevmaftela! - urlò la povera vecchietta sputacchiando budino al cioccolato.
Di risposta si sentì  un “prova a prendermi cicciona!” proveniente ormai da dietro la porta.
   - E’ proprio veloce quella Debrah! - commentò Kentin, ancora con l’affanno per lo spavento.
   - E’ perché c’ha la spondilante anchilos… la spondilosi ancallis.. insomma il mal di schiena, e si rincorre il barimetro… me l’ha detto la fisioterrorista, insomma quella col colletto giallo - disse Ambra, con l’aria di superiorità di una persona che ha appena detto qualcosa di estremamente intelligente.
   Melody provò quattro o cinque volte ad alzarsi. Finalmente riuscì a spostarsi di qualche centimetro verso la sponda del letto e ricadde sul cuscino col fiatone.
Il povero Nathaniel, impietosito, si lanciò all’inseguimento della furfante.
   Rincorse Debrah lungo i corridoi facendo lo slalom tra girelli, infermieri e carrozzine, ma un urto improvviso e una voce angelica fermarono il suo inseguimento.
   - Ma porco diavolo, faccia attenzione ragazzo!
   Erano anni che nessuno chiamava Nathaniel “ragazzo”, oltretutto il complimento proveniva da una splendida creatura su due ruote.
Lei doveva avere su per giù novant’anni di bellezza, ma era di gran lunga più leggiadra di qualsiasi giovane abbia mai toccato il pavimento piscioso dell’ospizio, anzi, il pavimento piscioso dell’intero pianeta.
   Nathaniel si perse a contemplare le numerose e stupende rughe che contornavano il prezioso viso color Ardesia.
Un pigiamino di flamella scendeva delicato sul suo corpo mettendo in risalto le forme candide e lievemente deteriorate, mentre un sottile filo trasparente sporgeva dall’intimo per terminare in un delizioso catetere appeso alla carrozzina.
Oh! Cosa avrebbe dato Nathaniel per essere quel catetere!
   Era rimasto incantato dalla visione a tal punto, che fu risvegliato dalle dolci parole della dea come da uno stupendo sogno.
   - Che c’è? Un gatto t’ha mangiato la lingua?
   - Ehm… Mi scusi, non mi sono presentato, mi chiamo Nathaniel e lei?
   - Aurora - bofonchiò la venere vegliarda, con un fare imbronciato che le donava terribilmente.
   Nathaniel allungò appena la mano per stringergliela, ma lei era già intenta a girare la carrozzina dall’altra parte.
   - Scusami, ragazzo, ma devo andare in sala colazione prima che ci arrivi Debrah.
Nathaniel colse la palla al balzo e impugnò i manici della carrozzina da dietro.
   - Se mi permette l’accompagnerei con piacere.
   - Grazie mille, è raro incontrare persone gentili come lei in questi posti.
 
 
Pochi minuti prima…
 
   - Tocca a te.
   - Eh? Cosa?
   - Ho detto che tocca a te! Devi muovere.
   - Muovere? Muovere cosa?
   Castiel sospirò. - Lys, guarda qui sul tavolo. Secondo te cosa stiamo facendo?
Il vecchietto strizzò gli occhi eterocromi per mettere a fuoco la scacchiera.
   - Ah! Già, già, già: scacchi… Potevi dirlo prima però!
   - Sbrigati a muovere. Ho novantasette anni e non mi rimane molto tempo.
Lysandre non era mai stato un tipo molto sveglio, neanche quand’erano ragazzi. Castiel aveva perso il conto delle volte che si era scordato appuntamenti o aveva perso il suo adorato quaderno in giro per il liceo. L’avanzare dell’età non aveva fatto altro che  acuire il suo Alzheimer già allora galoppante col risultato che adesso quando si parlava con lui si aveva l’impressione di trattare con un pesce rosso: un’autonomia di circa tre secondi di memoria.
   Lysandre studiò la scacchiera per qualche secondo.
   - Cas… Che colore sono io?
   - Bianco.
   - Ah! Già, già, già: bianco… Potevi dirlo prima però!
Castiel sospirò per l’ennesima volta e si grattò la testa.
   “Porco Demon! Questo parrucchino è una vera tortura! Sembrava che l’abbiano foderato di ortiche.”
Purtroppo, l’uso sconsiderato delle tinture di sua madre l’aveva portato a perdere i capelli subito dopo i trent’anni. A lui, leader di una band di quartiere molto popolare tra il vicinato, non era rimasto altro che ricorrere all’uso di ogni sorta di lozioni per fermare la caduta dei capelli, ma senza successo. Aveva anche provato con qualche trapianto, ma i nuovi capelli erano durati a malapena un headbanging. Alla fine, sotto consiglio di Alexy, si era rivolto a uno specialista di parrucche. In questo modo aveva scoperto una nuova, eccitante, passione: il collezionismo di toupet e parrucchini, che gli era valso lo “Scalpo d’Oro” nel lontano 2026.
   “Parli del diavolo…”
   Ecco arrivare Alexy. Mio Dio, nonostante l’età che si ritrovava vestiva ancora come un pavone daltonico. Si avvicinò a Castiel e Lys con un sorriso tanto grande che era un miracolo non gli cadesse la dentiera.
   - Ohilà, amici! Come butta?
 Lys, che stava finalmente per muovere il suo pezzo, sobbalzò, colto alla sprovvista.
   - Oh, ciao a te… Ehm…
   - Alexy - gli ricordò Castiel.
   - Ah! Già, già, già: Alexy… Potevi dirlo prima però!
   - Eh?
   - Niente Alexy, lascia stare. Comunque ciao anche a te!
   - Eh?
   - Ho detto: CIAO!
   - Eh?
Esasperato, Castiel si limitò a fare un segno di saluto con la mano.
   - Oh, mi stavate salutando. Scusate, oggi mi fischiano un po’ le orecchie, sapete. Forse qualche bell’infermiere sta parlando di me - disse tirando qualche gomitata a Lys, che lo squadrava nel tentativo di ricordarsi chi fosse.
   Alexy, a forza di ascoltare tutta quella dannata musica dalle sue cuffie, aveva perso quasi completamente l’udito, ma ignorava la cosa, trovando ogni giorno una scusa diversa per giustificarsi.
   - Guardate lì! C’è Nathaniel.
Una fitta di disappunto percorse Castiel, che si girò verso la porta, per veder entrare il suo acerrimo nemico. Lui che faceva il giovane e se la tirava perché non viveva nell’ospizio come tutti loro. Guardalo come sgambettava felice verso la camera di sua sorella Ambra.
   “Spero che a Melody venga fame e ti scambi per un budino.”
   - Certo che, nonostante gli anni, Nathaniel continua ad avere proprio un bel culo - commentò Alexy mangiandoselo con gli occhi.
   - Chi? - chiese Lysandre guardandosi attorno spaesato.
   - Se devi far parte del suo fan club puoi anche andare da un’altra parte - commentò acido Castiel.
   - Che cosa? Vuoi giocare a carte?
   - Ho detto che puoi toglierti dai piedi!
   - Eh? Quali fedi?
   Lys guardò il rosso esterrefatto. - Ti sposi? Con chi? - poi la sua espressione si fece lievemente offesa. - Potevi dirlo prima però!
   - Ma quale sposarsi e sposarsi? Sono uno stallone indomabile io! Guarda qua che chioma!
   - In poliestere… - commentò Alexy.
   - Ma tu senti solo quello che ti fa comodo?
   - Eh?
   Lys sbuffò. - Visto che Castiel non si muove a finire la partita a scacchi, me ne vado a cercare il mio quaderno.
   Alexy e Castiel si scambiarono uno sguardo rassegnato. Ogni giorno andava a cercare quel maledetto quaderno per ore e ore. Non voleva darsi per vinto.
   - L’hai perso definitivamente nella Grande Amnesia del 2015, non ti ricordi più?
   - Amnesia? Quale amnesia?
   - Quella in cui ti sei dimenticato chi eri e hai vagato per il liceo credendo di essere il fantasma di uno studente del XVII° secolo.
   - Non ricordo nulla del genere - ammise Lysandre grattandosi la chioma corvina. Incredibilmente, i suoi capelli erano passati da bianchi in giovane età, a brizzolati quand’era intorno ai trenta, fino a completamente neri superati i quarant’anni. Nessuno sapeva spiegarsi il motivo di tale trasformazione. Al tempo questo inaspettato fenomeno aveva attirato frotte di studiosi, ma nessuno era riuscito a venire a capo della faccenda.
Alla fine si era giunti alla conclusione che forse il sistema pilifero di Lysandre si era “semplicemente dimenticato la corretta successione dei colori” il che, visto il proprietario, era perfettamente plausibile.
   - Ma… Ma chi è quella Dea? - domandò all’improvviso Lysandre. Stropicciandosi gli occhi e strizzandoli forsennatamente per vedere meglio.
Proprio in quel momento stava infatti passando la donna più bella che avesse mai messo piede (o carrozzina) in quella casa di riposo.
    - È quella sventola di Aurora - spiegò Castiel per la millesima volta al suo amico, mentre con gli occhi non si perdeva un singolo movimento delle mani candide, secche e affusolate, che con estrema grazia e leggerezza spostavano avanti le ruote della carrozzella facendola incedere lentamente, come un cigno che danzasse sul pelo dell’acqua.
   - Che creatura meravigliosa - mormorò Lysandre portandosi le mani al cuore. - Non la conosco e non le ho mai parlato… Tuttavia penso di essermi follemente innamorato.
   Lys fece per avvicinarsi a lei. Probabilmente per presentarsi la millesima volta. Ogni santissimo giorno che Dio mandava in terra, Lysandre si dimenticava di Aurora e ogni santissimo giorno, la vedeva e se ne innamorava. Sarebbe potuta sembrare una cosa estremamente romantica… se solo Castiel non se la fosse dovuta sorbire già centinaia di volte.
   Tuttavia, le avance del suo amico erano perfettamente inutili: ogni singolo uomo in quel posto pendeva dalle labbra sottili di quella puledra. Ma lei, seppure con fare estremamente dolce, ingenuo e puro, non sembrava mai cogliere le vere intenzioni di tutti quegli spasimanti, finendo per rifiutarli senza nemmeno rendersene conto.
   Un fracasso infernale li distolse tutti dai propri pensieri… tutti tranne Alexy, che naturalmente non sentì nulla, ma si accorse che Lys e Castiel si erano improvvisamente tesi e guardavano entrambi nella stessa direzione: la camera di Ambra.







 

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Capitolo 2
*** ...le cose non sono cambiate ***






Cap 2: …le cose non sono cambiate






 
Importante: questa fanfiction non è interamente opera della sottoscritta, ma è frutto di una collaborazione con charlina. La storia è stata scritta con un intento comico e parodico, quindi non prendetela sul personale se qualche personaggio verrà deriso un po'.




 
    Castiel si grattò con frustrazione sotto il parrucchino mentre tentava di capire a cosa fosse dovuto tutto quel fracasso. Possibile che Ambra stesse picchiando Kentin per la millesima volta?
Cielo, Castiel non si capacitava di come lui potesse sopportarla. Tanto per cominciare, non aveva mai compreso bene in quale modo fossero finiti assieme quei due. “La gazzetta dell’ospizio” redatta da Peggy, sosteneva che lui avrebbe avuto una certa propensione per il masochismo… Ma del resto, cercava anche di convincere i lettori che avesse  uno strano feticismo per i conigli, risalente addirittura ai tempi del liceo. Ridicolo! Castiel aveva letto per anni gli articoli di Peggy, ma doveva ammettere che ormai aveva perso il suo smalto e inventava per lo più buffonate.
   Debrah uscì sfrecciando dalla camera di Ambra tra cigolii di rotelle e gli ansimi di di Melody che provava a gridare qualcosa. Gli parve di udire una frase tipo: “i miei budiniiii!”, ma non ne era certo.
   La sua ex era praticamente inafferrabile in sella a quel girello, nessuno sopra i sessant’anni sarebbe mai riuscito a raggiungerla. Eppure, Castiel vide Nathaniel uscire trafelato dalla stanza, tentando d’inseguirla.
   L’ex segretario delegato se la cavò bene per qualche metro, schivando infermieri e ospiti con l’agilità di un sessantenne, ma non si accorse della carrozzina di Aurora e finì per sbatterle addosso.
    Castiel udì Lysandre gemere. - Che villano! Travolgere così una creatura tanto delicata.
   Alexy sospirò. - Eccone un altro irretito da Aurora.
E in effetti, sul viso di Nathaniel si era dipinta un’espressione di contemplazione estatica decisamente idiota, mentre squadrava la loro venere.
Si scambiarono qualche breve frase sotto gli occhi degli altri tre, che non riuscirono ad afferrare nulla vista la lontananza, poi Nathaniel impugnò quasi con reverenza i manici della carrozzella e si portò via Aurora.
   - Dove stanno andando? - domandò allarmato Lysandre, seguendo il suo amore con lo sguardo.
   - Penso che siano le dieci e un quarto - rispose Alexy, che come al solito non aveva capito nulla.
   Castiel digrignò i denti. - Non ci resta che seguirli. Non permetterò a quel fesso di rubarmi la donna.
   - Donna? Quale donna?
   - Chi ti ha messo le corna?
   Il rosso li ignorò entrambi, ci sarebbe voluto decisamente troppo per spiegare, e lui aveva novant’anni suonati, il tempo non era decisamente dalla sua parte. Li afferrò tutti e due per le braccia e li trascinò con sé senza troppe cerimonie.
   - Dove andiamo? - domandò Lysandre.
   - Mi piace questo tuo temperamento focoso, lo sai Cas? È un vero peccato che tu sia etero, ma mi sono sempre chiesto se…
   - Tacete o…!
Una voce interruppe la sua minaccia sul più bello.
   - Alexy!
   Castiel represse un gemito. “Ci mancava solo il feticista delle Playstation!”
Armin correva verso di loro sbracciandosi. - Alexy! Alexy! Dove sei finito?
   Passò loro accanto e Castiel tirò un sospiro di sollievo, ma poi Lys ebbe, proprio nel momento peggiore, uno sprazzo di lucidità.
   - Guarda che Alexy è qui.
   Il gemello nerd si fermò di botto, girandosi verso di loro e sistemandosi meglio gli enormi occhiali sul viso. Strinse le palpebre, corrucciò le sopracciglia e si avvicinò fin quasi a sfiorarli col naso. Dopo parecchi secondi, parve vederli.
   - Ah, eccovi qui. Alexy, possibile che tu ti nasconda sempre?
   - Che? Guarda che non ho male a nessun dente.
   - Cosa vuoi? Abbiamo da fare - s’intromise Castiel spazientito. Se avesse lasciato fare a quei due impiastri, avrebbero finito per discutere di due argomenti diversi per l’intera giornata.
   Armin sobbalzò, colto alla sprovvista. - Ma da quanto sei qui Castiel? Non ti avevo visto.
Con gli anni, a furia di smanettare come un dannato davanti allo schermo di ogni aggeggio tecnologico che gli capitasse a tiro, Armin aveva finito per perdere quasi totalmente la vista.
Era stato un duro colpo per tutto il mondo nerd. Del resto, Armin era considerato un vero e proprio eroe dopo la sua strenua e ormai leggendaria lotta per i diritti delle consolle e le infiammate proteste contro le leggi che proibivano a un uomo il sacro diritto di unirsi in matrimonio con la sua compagna di vita: la Psp.
Castiel ricordava le foto di Armin su tutti i giornali, incatenato a una consolle da sala giochi che doveva essere rottamata, oppure con un megafono davanti a un negozio di elettronica, mentre si batteva per assicurare il quantitativo minimo di videogiochi ad ogni persona della città.
   Il paladino della giustizia videoludica lo afferrò per la camicia mostrando un’espressione di puro terrore - Mi serve aiuto! Le infermiere voglio… - represse a stento un brivido - portarmi a fare una passeggiata.
   - Non si vedo nulla di male…
   Il vecchietto lo fulminò da dietro i fondi di bottiglia. - Starai scherzando! Ho un torneo da portare a termine. Lo sapevo che non avresti capito - si rivolse nuovamente ad Alexy, scrollandolo per una manica con fare supplichevole. - Alexy… Stiamo dentro.
   - Eh?
   - Stiamo dentro!
   Gli occhi viola di Alexy s’illuminarono. - Andiamo in centro?
   Armin sbiancò. - No, ma che hai capito? Voglio stare dentro!
   - Ok, ok, andiamo in centro - lo prese per le spalle tutto sorridente e iniziò a trascinarlo verso l’uscita.
   - No! Lasciamo, voglio giocare!
   - Addirittura cavalcare? Beh, non so se troveremo anche dei cavalli… Ma ne devo approfittare, non hai mai avuto così tanta voglia di fare shopping.
   Castiel rimase a fissare allibito i due gemelli che si allontanavano. Certe volte, più che in un ospizio, gli sembrava di essere finito in un manicomio.
Lysandre fece per intervenire, ma lo fermò.
   - Lasciali andare, abbiamo altro di cui occuparci.
   Tornò a cercare il suo rivale. L’intervento di Armin lo aveva distratto fino a farglielo perdere di vista.
Beh, non che in una casa di riposo ci fossero molti posti eccitanti da visitare per un appuntamento romantico.
La sala comune, da dove poco prima si erano allontanati, era esclusa. Rimanevano il giardino, la mensa o… Possibile che Nathaniel si fosse spinto fino alla camera di Aurora? No, certo che no. L’ex-delegato probabilmente credeva ancora ai cavoli e le cicogne. Lo aveva ampiamente dimostrato al Liceo e nel tempo non era cambiato un granché.
   Un bambinetto biondo che, con un sorriso furbo, passeggiava a pochi millimetro dal fondoschiena di una bella infermiera, attirò la sua attenzione.
   - Ehi tu, dico a te piccolo pervertito. Vieni qui.
   Il ragazzino storse il naso. - Che vuoi vecchia carota?
   Castiel decise che a novant’anni suonati era decisamente troppo maturo per innervosirsi agli insulti di quello che era poco più di un bebè.
   - Puzzi ancora di latte, ma dai tuoi capelli e da come ti atteggi direi che se uno dei nipoti di Dakota, vero? Tuo nonno è in mensa? Vieni da lì?
   Il ragazzino alzò le spalle. - Sì, come al solito: le infermiere più provocanti stanno là. Il nonno mi ha detto di puntare una “preda” e d’inseguirla. Oggi ci sta dando lezioni. La regola numero uno è: “inseguila ovunque vada e fai una montagna di domande stupide e apprezzamenti banali. Se accetta di prendere lezioni di surf da te è fatta” - il bimbo si avvicinò con fare cospiratorio e abbassò la voce. - Però se prende il telefono e inizia a comporre il numero della polizia è meglio scappare. Lo sapevate che dopo poche manciate di denunce per stalking si può finire in prigione?
   Lysandre scosse il capo. - Ai miei tempi sa dava la caccia ai quaderni… non alle donne.
    - E questo spiega perché Nina alla fine è scappata con Boris - concluse Castiel.
    - Chi?
    - Nina, la bionda che ti sbavava dietro. Quella che seguiva il “Metodo Dakota” e ti stalkerava ovunque andassi.
    - Oh, lei… Potevi dirlo prima però!
    - Hei, voi due - li richiamò il bimbo. - Mi avete fatto abbandonare la preda, almeno mi dite cosa volete?
    Castiel fece un cenno verso la mensa. - Hai visto se per caso è entrato un vecchio rincitrullito accompagnato da una bellissima paraplegica?
   - Parache? Comunque un tipo con la faccia da citrullo c’era…
   - Perfetto, vieni Lysandre!
   - Eh? Dove?
   - A rivendicare la nostra Venere!
 




Angolo delle autrici: Salve lettori! :D Ci scusiamo per il ritardo e per il capitolo relativamente corto. Purtroppo charlina ha dei problemi col suo pc che non le permettono di scrivere perciò abbiamo deciso, di comune accordo, di pubblicare solo il pezzo di Mya_chan, in modo da non farvi aspettare troppo.
Il continuo arriverà appena il computer di charlina tornerà a casa sano e salvo dall'Olanda. ç.ç Pc di charlie, sei sempre nei nostri pensieri. <3
Bye. ;)






 

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