Our day more

di robyzo
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** SORPRESA ***
Capitolo 2: *** SOGNO INASPETTATO ***
Capitolo 3: *** HAPPY BIRTHDAY TO ME ***



Capitolo 1
*** SORPRESA ***


Mi chiamo Jennifer, ho 25 anni e ho una grande passione, anche se forse non è una vera e propria passione, bè si, faccio la cameriera, e adoro farlo, mi piace stare a contatto con i clienti. Ho un carattere abbastanza socievole e di certo non mi manca l’esuberanza. Finiti gli studi all’Istituto Alberghiero in Italia decisi di andare all’estero per apprendere meglio la lingua inglese, e fu così che due anni fa mi trasferii a Londra, ci andai a 17 anni con la scuola e me ne innamorai subito. Lavoro in un Bar-Ristorante a Covent Garden, il titolare ormai ha piena fiducia in me, non gli ho mai dato modo di dimostrargli il contrario, infatti questa mattina mi aveva chiamato dicendomi di aprire il locare e io sono andata prima del previsto visto che lui aveva delle commissioni da sbrigare. Ed è qui che iniziò, diciamo, la mia avventura.

Erano le 8.00, dormivo in piedi, decisi di prendermi un caffè macchiato, e iniziai a sistemare tavoli e sedie e a dare una spolverata in giro, l’igiene in un servizio pubblico è il segreto di attirare la clientela, oltre la cordialità ovviamente. Entrarono i primi clienti della giornata.
<< Un caffè, per favore >> disse un omino basso che a fatica riusciva ad arrivare al bancone del bar.
<< Certamente, desidera dell’acqua? >> risposi cortesemente.
Non mi aveva sentito, notai che era distratto guardando il suo cellulare e ad un tratto rispose ad una chiamata, il suo umore cambiò, infastidito chiuse il telefono, mi pagò il caffè e andò via. Lo guardai incuriosita, sospirai “il buon giorno si vede dal mattino”.
Dopo una mezz’oretta un signore con un grosso cappello e degli occhiali da sole blu si sedette in uno dei tavolini più nascosti del locale, andai da lui e gli chiesi cosa desiderasse, con il capo chino mi rispose
<< un croissant, e un caffè corretto, per favore >>. Andai a preparare ciò che il personaggio misterioso mi chiese, gli portai anche un bicchiere d’acqua.
<< Ecco qui, buona colazione >> sorrisi andando via, ma lui mi fermò dicendo << Grazie per l’acqua, avevo dimenticato a chiederlo e lei è stata così premurosa a portarmelo >> ad un tratto il suo volto si alzò e venni travolta da una forte emozione, non poteva essere vero, un grande attore del suo calibro in un piccolo ristorantino come questo, Johnny Depp era lì davanti a me, non sapevo cosa rispondergli, lui mi guardò perplesso, ma poi capii che dovevo comportarmi come se fosse un cliente qualunque e tornai in me dicendo << prego, ho solo immaginato che le sarebbe venuta sete >> sorrisi andando via. Mamma mia a momenti non crollavo davanti a lui. 
Mi fermai al bancone, i clienti erano stati tutti serviti e non arrivava nessun’altro, per non stare con le mani in mano mi misi a pulire le tazzine del caffè. Dopo due minutini più o meno sentii una voce che disse << scusi >>
<< un secondo e arrivo >>, mi girai e lo vidi di nuovo davanti a me, mi sorrise e mi chiese il conto.
<< Allora un cornetto e un caffè corretto, fanno 3£ >>  << ecco qui, e grazie, mi ha trattato come un cliente qualunque, ha fatto in modo di non farmi notare tra le altre persone >> disse lui un poco imbarazzato, lo guardai e risposi
<< ho fatto semplicemente il mio lavoro, immagino che per un divo come lei a volte un po’ di privacy è quello che ci vuole, nessuno che le stia dietro a chiederle un autografo o una foto, certo è bello “realizzare un sogno di una fan” ma è anche giusto avere un po’ di libertà >>, lui mi guardò meravigliato e pensai  “oh, mamma avrò detto qualche sciocchezza” e invece mi rispose << hai ragione, hai centrato in pieno la realtà dei fatti, è stato un piacere parlare con lei. Arrivederci >>  << emh, arrivederc i>> sussurrai guardandolo andare via…
In realtà avrei voluto chiedergli una foto, ma non mi sembrava il caso, ho perso l’occasione della mia vita per fare la ragazza seria e non quella euforica che andasse in iperventilazione guardandolo.“Ho fatto la cosa giusta, mi ha parlato spontaneamente, e mi ha chiesto grazie per essermi comportata normalmente, tanto sciocca non sono stata”  pensai tra me e me, già mi faccio i film mentali.
Erano arrivate le 14.00 il mio turno dovrebbe finire proprio ora, ma il sign. Price, il titolare, non era ancora arrivato. È sempre la stessa storia, devo stare qui al locale finché non arriva lui. Dopo un pomeriggio pieno di clienti il signor Price arrivò con tutta calma alle 18.00
<< Ehy Jenny tutto bene? Scusami tanto ma ho avuto molto da fare, e so che ne hai avuto anche tu >>  
<< Non si preoccupi, riesco a cavarmela >> sorrisi << Guarda, ti pago gli extra che hai fatto questo pomeriggio, e adesso vai a casa che sarai stanca, a domani >>
<< Grazie, a domani e buona serata >> Il sig. Price è un’ottima persona, molto premurosa, ma con un enorme difetto, è un gran ritardatario. Tornata a casa mi tuffai nella vasca da bagno ascoltando qualche canzoncina e pensando a questa mattina che incontrai Johnny, ancora mi sembrava un sogno e sorrisi con una faccia da ebete. Cenai e mi guardai un bel film, ma il sonno mi assaliva e decisi che era ora di andare a letto, sveglia alle 7.00 “uff, solo 6 ore di sonno, non è giusto” pensai chiudendo gli occhi.

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Capitolo 2
*** SOGNO INASPETTATO ***


Il suono della sveglia mi fece sobbalzare, ogni mattina è una fatica alzarsi e trovare la forza di aprire gli occhi, misi i piedi per terra e camminavo come se fossi uno zombie che sbatteva da una parte all’altra, mi lavai e vestii e dopo una mezz’oretta piena ero già fuori dalla porta di casa, la mattina c’è sempre freddo e arrivai al locale quasi congelata. Ecco, come immaginavo il sign. Price non c’era, “uff, un’altra giornata da sola con tutti i clienti che ci saranno” . Mi rimboccai le maniche e iniziai a sistemare la sala, ad un tratto la porta si spalancò lasciando entrare tutto il vento all’interno…
<< brrr ,che freddo che fa >> era di nuovo lui, Johnny, che emozione rivederlo, pensavo che non avrei più avuto questa fortuna di beccarlo di nuovo davanti a me..
<< Hey ciao! >> sorrise,
<< come mai qui? >> speravo che dicesse una frase stupida come “sono venuto per te” o qualche altra cavolata
<< sai, ieri non trovavo più la mia agenda con tutti gli appuntamenti, spero sia qui, perché altrimenti non so dove possa essere >> “bè certo, mica Johnny sarebbe venuto di nuovo qui per vedermi
<< Oh! Capisco >> il mio sguardo si spense all’improvviso ed era evidente che Johnny se ne fosse accorto
<< tutto bene? >>  mi disse incuriosito << Oh, si si, scusami ero sovrappensiero >> sorrisi  per non farmi accorgere,
<< Allora, cerchiamo quest’agenda !>>
<< Giusto, è piccola e blu >> 
<< ok >>  mi guardò sorridendo, chissà cosa stesse pensando. Controllammo sotto i tavoli, niente non si trovava, controllai dietro il bancone, mi abbassai cercando meglio ma non vidi assolutamente niente…
<< che buffa che sei >> mi guardò ridendo
<< perché? >> sorrisi
<< ma che hai combinato là sotto? Sei tutta sporca >> mi passò la mano sulla guancia per togliermi la farina, arrossii tutta quanta
<< si, sono molto mal destra, dovresti conoscermi meglio per vedere le figuracce che faccio >> risi imbarazzata
<< mi piacerebbe molto >> rispose lui << per cosa? >>  
<< conoscerti meglio >> oh, mamma, non avevo realizzato ancora che gli dissi “dovresti conoscermi meglio” l’ho detto senza pensarci su… aspetta… che? Ha detto “mi piacerebbe molto”? no, ma avrò capito male sicuramente…
<< davvero? >>  
<< si, mi incuriosisci molto, sei spontanea e goffa, mi fai ridere e penso che con te non ci si annoia >> 
<< oh bè, mi soffermerei su goffa >> scoppiammo a ridere, << hai visto? Non mi sto annoiando affatto >> mi disse lui facendomi un occhiolino…
<< Comunque, l’agenda non è qui, chissà dove l’avrò lasciata, scusa ma ora devo proprio andare >>  << ok, ciao Johnny, buona giornata >>
<< Anche a te emh, ma sai che non so come ti chiami? >>
<< Jennifer >> urlai all’improvviso
<< Allora buona giornata Jennifer >> andando via.
Se n’è andato.. di nuovo… che tristezza, mi era passata la voglia di lavorare, avrei preferito chiacchierare con lui un altro po’.  La giornata non passava mai, l’ora di pranzo è stata la più pesante, molti lavoratori venivano da me durante la pausa pranzo riuscivano a riempire la sala in mezzo secondo, che fatica ogni volta. Stavolta il sign. Price è arrivato prima di ieri, erano solo le 17.00, “finalmente” sospirai…
<< Ciao cara, com’è andata oggi? >>
<< da massacro, l’ora di pranzo poi, non ne parliamo >>
<< si infatti, è la più pesante, senti ieri sistemando ho trovato quest’agenda, sicuramente qualche cliente l’ha dimenticata, qualcuno l’ha reclamata? >>  sorrisi felice alla vista di quella piccola agenda blu, proprio come quella che mi ha descritto Joh,
<< oh, si si, è di un cliente, la dia a me, gliela darò in qualche modo >> Il sign. Price mi guardò incuriosito << Ok, ma non sorridere troppo, sarà di qualche spasimante? >>
Mi fece arrossire tutta << Ma che dice, no no, adesso vado a casa, la ringrazio, a domani >> Tornai a casa, sprofondai sul letto, e di colpo il mio pensiero andò a Johnny, “L’agenda” urlai e mi alzai per prenderla… “cosa faccio adesso, non dovrei aprirla, ma se non lo faccio, non posso rintracciarlo e avvisarlo” .
Aprii la prima pagina, c’erano un mucchio di appunti, che bella la sua scrittura, l’ho vista in tante foto di autografi e ho sempre sognato si averne uno anch’io, ok , basta sognare, sfogliando qualche pagina trovai tanti numeri di telefono… “aaaah, non ci credo”  il numero di Orlando Bloom, di Tim Burton, Will Smith, Tom Cruise erano davanti i miei occhi, avrei voluto chiamare ognuno di loro… all’improvviso trovai “MIO” “uuuuh, bingo”  dissi ad alta voce felice, “dai facciamo il numero e lo chiamo”. Nell’attesa della risposta il mio cuore si fermò, non sapevo se fosse la cosa giusta da fare, ma i miei pensieri vennero interrotti da una voce troppo intensa, troppo calda, troppo di troppo
<< Pronto? >>
<< Emh, ciao Johnny, sono Jennifer, la ragazza del locale, hai pres.. >> mi fermò felice
<< Ehy ciao, ragazza goffa >> rise << neanche due giorni e già hai trovato il modo di prendermi in giro? >> ridemmo entrambi, mi ero sciolta dopo quella battutina,
<< mi fa piacere sentirti, ma come hai avuto il mio numero? >>
<< Oh, bè, ho trovato la tua agenda >>
<< Davvero??? Fantastico, stavo impazzendo senza, e dov’era? >>
<< l’ha trovata il mio capo sinceramente >>
<< Perfetto, dammi il tuo indirizzo che ti raggiungo >>
glielo diedi e chiusi la chiamata salutandolo. Ancora sorridevo, ma poi realizzai che c’era un vero e proprio tornado di vestiti in giro per casa e corsi subito a sistemare tutto. 

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Capitolo 3
*** HAPPY BIRTHDAY TO ME ***


Sistemai tutto, pensai anche di farmi una doccia veloce visto che avevo lavorato, mi vestii comoda e attesi Joh, ma si era fatto tardi, erano le 22.00 e ancora non era arrivato, forse ha avuto un imprevisto. La fame cominciò a chiamarmi e decisi di cucinare subito qualcosa, anche se non amo molto cucinare, cenai con una bella insalata e una fettina di pollo, guardavo sempre l’orologio e desideravo che il campanello suonasse da un momento all’altro, era chiaro che ormai non sarebbe arrivato. Stavo per spegnere le luci e andare a letto quando sentii il suono del campanello, sussultai, Johnny, era lui. << Scusa il ritardo >> << Joh, ma sei tutto bagnato, entra su >> Continuava a scusarsi per il ritardo. << Sta piovendo a dirotto e la macchina mi ha lasciato a piedi, i taxi quando servono non si trovano mai e sono venuto a piedi fin qui >> << Ma sei pazzo, mi avvertivi e l’agenda te l’avrei portata domani al locale >> << Tranquilla Jen, sto bene >> mi sorrise, ma si vedeva che non stava bene, era zuppo di acqua e starnutiva in continuazione. << Dai togliti i vestiti, vediamo se trovo qualcosa di asciutto >> Fece come gli dissi << Scusami per tutto il disturbo che ti sto procurando >> mi disse dall’altra stanza, che tenero pensai << Ma che disturbo, voglio solo che non ti prenda una bella influenza, ecco qui li ho trov>> mi bloccai appena vidi Johnny senza maglietta, diventai rossa come un peperone << scusaaa, devo imparare a bussare, ti lascio i vestiti qui >> dalla vergogna scappai in cucina e pensai di preparare qualcosa di caldo per riscaldarlo.. << Dove hai preso questi vestiti, sono enormi >> rise guardandosi e io scoppiai a ridere << Sono del fidanzato della mia coinquilina >> << Pensavo fossero del tuo fidanzato >> << No, io non ho nessun ragazzo >> << Ah, certo, scusami forse sono stato sfacciato >> sorrise imbarazzato << Cioccolata calda signor Depp? >> << wow, si grazie >> si tuffò sulla sedia e si leccò i baffi quando l’assaggiò. << Ottima, davvero, fai anche la cuoca, oltre la cameriera? Sei bravissima >> << Emh, non mi definisco cuoca, in realtà non lo sono per niente, preferisco servire i clienti >>. Iniziai a spiegargli com’era nata questa passione per la sala e far si che diventasse il mio mestiere, mi guardava con quegli occhi grandi, scuri e penetranti, mi sentivo in imbarazzo quando parlavo con lui, avevo paura di fare figuracce, e invece più parlavo e più mi guardava interessato… << Penso sia un bel lavoro, hai l’opportunità di conoscere tanta gente, magari strana, misteriosa, spontanea, allegra, o matta >> << Si, è molto bello e poi ho conosciuto te >> arrossii << Oh bè, ecco trovato il vantaggio >> rise toccandosi i baffi. Che strano, riesco a parlare spontaneamente con lui, è come se i miei pensieri venissero fuori e non riuscissi a trattenerli. Ci guardammo negli occhi in silenzio, ma poi una chiamata mi fece sobbalzare, il telefono squillava. << Pronto? Oh ciaooo, grazieee, allora ti sei ricordato!! >> Stetti al telefono per poco più di un minuto, non volevo far aspettare Johnny. << Scusa, era un mio caro amico, mi ha chiamato per farmi gli auguri >> << Auguri?!>> << si, oggi è il mio compleanno, è mezzanotte, quindi ho fatto 26 anni, come passa il tempo >> << allora auguroniiiiiiii >> si alzò e mi diede un bacio sulla guancia. “Non ci credoooo, mi ha dato un bacio? Un altro, un altro, pleaseeeee!!!!” << Grazie >> << Infatti, ora che noto bene si vede tanto >> << Cosa? >> dissi incuriosita << Che sei più vecchia, si vede dalle rughe >> scoppiò a ridere << Che scemoo >> gli diedi un pizzicotto. Passammo tutta la serata ridendo e scherzando e quando mi salutò mi venne difficile lasciarlo andare via, stava diventando il mio pensiero principale. Mi addormentai pensando a questa serata così buffa ma intensa.

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