Insieme

di Tempie90
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Ed eccomi qua con una nuova storia, questa volta in più capitoli, sempre breve per carità XD
Ancora una volta Kate ne combina una delle sue. E lo so, le scrivo tutte così, povero Rick che se le sorbisce tutte quante... Ma che ci volete fare?? Si può dire che è il mio marchio XD
La storia è legata alle feste natalizie, o meglio, alle post feste natalizie.
Tengo a precisare che Whiskey non c'è ancora e Nico non ha un anno come nella precedente Shot!
Spero non vi confondiate nel fare avanti e indietro con me e gli 'anni' di Nico XD
Non voglio dilungarmi ancora per molto perciò mi congedo!
Spero vi piaccia.
Buona lettura,
Tempie. =)

                            Insieme

                                            


“Buongiorno amore!” Disse l’uomo avvicinandosi al letto con una tazza di caffè caldo.
Kate lo guardò di traverso. Ok, era ancora arrabbiata.
“Avanti Kate, sul serio? Sei ancora arrabbiata perché ho lasciato che Nico passasse un po’ di tempo con suo nonno?”
Beckett si sollevò di scatto dal letto.
“Sono arrabbiata perché non me l’ hai detto. Perché adesso che finalmente la Gates mi ha dato le ferie, io non potrò passarle con mio figlio!” Rispose arrabbiata.
“Te l’ho già detto: pensavo che Jim ti avesse avvisata. Davvero Kate, non mi sarei mai permesso di dirgli di si senza prima chiedertelo…Ma pensavo veramente che tuo padre te l’avesse riferito.”
Kate si alzò sbraitando tra la camera da letto e il bagno.
“Sono stata tutta la settimana fuori, ho lavorato fino a tardi, ho visto Nico sveglio e attivo si e no due volte e oggi che ho finalmente la giornata libera non posso stare con lui. Non ci hai pensato quando hai detto si a mio padre?”
“Ho detto si perché Nico non ha potuto passare le festività natalizie con lui e ho pensato che almeno oggi, il primo dell’anno, poteva divertirsi col nonno. Pensa al lato positivo: abbiamo più tempo per stare insieme noi due!” Disse sorridendo felice. “Alexis è in Costa Rica con Pi e mia madre a festeggiare con i suoi alunni della scuola. Abbiamo la giornata tutta per noi, possiamo fare quel che vogliamo.” Concluse con un sorriso che era tutto un programma.
“Castle io voglio passare la giornata con mio figlio perciò vado in montagna da mio padre..” Disse uscendo dal bagno già vestita.
“Cosa? O-ok aspetta vengo con te!” Disse rincorrendola mentre afferrava la borsa, superava la cucina ed era già all’ingresso. Si voltò di scatto ancora arrabbiata.
“No, dato che ti sei voluto sbarazzare di tuo figlio per stare da solo, starai solo.”
“Io non mi sono voluto sbarazzare di mio figlio. Non dirai sul serio spero?” Chiese.
La donna si limitò a fissarlo. Castle sospirò.
“ Volevo solo che passasse un po’ di tempo con suo nonno, cosa c’è di male?” Proprio non riusciva a capire il suo sbaglio, lui l’aveva fatto a fin di bene.
“C’è di male che queste festività si passano in famiglia. Io le passavo con i miei genitori e dovrebbe essere così anche per Nico. Se tu non hai passato i periodi di festa con i tuoi genitori, come una normale famiglia, non significa che questo deve succedere anche a mio figlio!” Gli rispose con cattiveria.
Rick la guardò ferito ma lei non sembrò nemmeno rendersene conto. Prese il cappotto ed uscì lasciandolo immobile sulla porta a raccogliere i cocci del suo cuore.
 
 
Aveva cominciato a nevicare, nel mese di dicembre la neve non sembrava dare tregua ai newyorkesi e gennaio, a quanto pareva, non era da meno. Non nevicava così tanto da anni. Ma Kate non si lasciò intimidire e, anche se la strada che portava alla baita era ricoperta del manto bianco, proseguì il cammino.
Mentre stava per raggiungere la sua casa in montagna, si accorse dell’auto del padre parcheggiata all’interno della pista di pattinaggio a pochi metri dalla loro abitazione. Quando era piccola i suoi genitori la portavano sempre lì a pattinare durante il periodo di Natale, e lei si divertiva un mondo.
Parcheggiò l’auto e si diresse verso la staccionata che delimitava la pista.
Fu lì che li vide.
Nonno e nipote che si divertivano come matti su uno slittino che scivolava libero sul ghiaccio.
Sorrise nel vedere Nico, nella sua tutina da neve, ridere divertito ed estasiato, mentre nonno Jim lo teneva stretto a sé tra le gambe. Scivolavano lentamente ma per Nico era uno spasso girare per la pista come se quello slittino lo stesse guidando lui.
Rimase ferma ad osservarli, approfittando del fatto che non si erano ancora accorti di lei.
Rick aveva fatto bene a lasciarlo a suo padre, si stavano divertendo insieme.
Si irrigidì ancora appoggiata alla staccionata, quando il pensiero di lui lasciato alla porta le passò davanti.
“Ma che gli ho detto?” Sussurrò portandosi una mano alla bocca.
Il suo cuore cominciò a battere velocemente man mano che il ricordo delle sue parole riaffiorarono nella mente.
Gli aveva detto una cattiveria. Rinfacciargli di non aver avuto una famiglia normale, come tanti altri bambini, era stato un colpo basso. L’aveva inevitabilmente ferito. Adesso ricordava anche di non aver ricevuto risposta alla sua sparata, probabilmente colpito dalla crudeltà delle sue parole.
Guardò suo padre e suo figlio farsi grandi risate sulla pista, ignorando la sua presenza.
Si voltò e si diresse velocemente alla sua auto.
Doveva tornare indietro.
Tornare da lui.
Doveva farlo subito perché sapeva che in quell’esatto momento lo scrittore stava pensando alle sue parole, crogiolandosi nel dolore e nella consapevolezza del suo errore.
Non lo avrebbe permesso. Lui non aveva sbagliato, era stata lei, facendo leva sul suo punto debole: l’assenza del padre, l’avere una famiglia fuori dagli schemi.
Doveva scusarsi e dirgli che non era in difetto per quella mancanza. Che era un padre eccezionale, capace di dare amore incondizionatamente e di lasciare che passasse il primo dell’anno con un nonno che non aveva potuto festeggiare con loro il Natale né i giorni seguenti.
Si sentì egoista, lei non aveva pensato a questo, aveva solo pensato a se stessa e al bisogno di stare con Nico.
E’ una madre, questo è normale. Ma non significa tenere il figlio solo per sé ignorando il bisogno degli altri di passare un po’ di tempo con lui.
Estrasse velocemente le chiavi dell’auto prima di essere bloccata da un agente.
“Signora, mi scusi. Dove crede di andare?”
Kate lo guardò come se lo avesse visto solo in quel momento.
“ Devo tornare a New York.” Rispose aprendo lo sportello.
“Mi spiace ma temo che non sarà possibile!” Disse l’agente.
“Come? E perché mai?” Chiese stupita e un po’ irritata. Insomma lei aveva fretta.
“ Ci hanno appena avvisato che lungo la strada c’è stata una frana. La neve troppo pesante è ricaduta sull’asfalto impedendo il passaggio delle auto. Mi dispiace ma finché non toglieremo tutta la neve, non potrà tornare a New York…”
“Che cosa?” Quasi urlò dallo sconforto. “La mia è una questione urgente!!”
“E’ una questione di vita o di morte? Perché abbiamo un elicottero a disposizione per queste evenienze.” Disse subito sull’attenti l’uomo.
Kate si rabbuiò.
“No. Non fino a questo punto.” Rispose abbattuta.
“Beh allora in questo caso….” La guardia fu interrotta.
“ Si Rick, è qui.” La voce di Jim la fece trasalire. Aveva detto Rick? Si girò di scatto e vide suo padre al telefono con in braccio Nico, fissarla stupito. “Vuoi che te la passi?” Chiese poi.
Kate fece per avvicinarsi al padre per ricevere il telefono.
“No?” Kate si immobilizzò e Jim la guardò con l’aria di chi non ci sta capendo nulla.
“Si, si. Stanno bene, entrambi. Certo, ok. Grazie, anche a te…A presto!” Jim chiuse la chiamata e osservò la figlia in tralice.
“Si può sapere cosa è successo con Rick?” Kate abbassò lo sguardo come quando da piccola veniva ripresa per una marachella.
“Ha saputo del problema sulla strada che porta qui e voleva sapere se eri già arrivata. Perché non ha chiamato te?”
“Come fai a sapere della strada interrotta? E lui come lo sa?” Chiese stupita.
Jim alzò un sopracciglio. “L’hanno appena comunicato con l’altoparlante, e a quanto pare ha già fatto notizia in tv.”
“Oh, certo.” Disse solo.
“Se l’unica cosa che ti ha incuriosito è stata quella di capire come sapessimo della frana significa che sai perché Rick non ha lasciato che tu gli parlassi al telefono…” Disse ancora con quel sopracciglio alzato, mentre Nico adesso si sbracciava verso la madre contento.
Kate sgranò gli occhi.
Prese il bambino in braccio e gli diede un bacio sulla fronte.
“Ciao piccolino.”
“Gaaaaagaa.” Sorrise.
Jim sospirò. “Ho capito, andiamo a casa, ne riparleremo davanti a una bella tazza di cioccolata calda.”
Kate lo guardò triste e Jim capì che anche quella volta sua figlia aveva combinato un disastro.
“Hai il seggiolino in macchina? Può venire con te o lo porto io?” Chiese riferendosi a Nico.
“No no ho il seggiolino, preferisco che venga con me se non ti dispiace.” Disse timorosa.
“No, certo che no.” Jim le sorrise. “Ci vediamo alla baita allora.”
“Ok a dopo, papà!”
Sistemò le cinture per Nico. “Ok amore, andiamo a casa.” Lo guardò estasiata. “ Sei bellissimo con questa tutina addosso, il tuo papà scoppierebbe di gioia nel vederti imbacuccato così, sai?” Gli disse con un sorriso triste prendendogli le manine guantate e avvicinando i loro nasi.
Ricevette in risposta un  gorgoglio divertito.
“Forza è ora di andare, nonno è già partito!” Gli diede un bacio sulla testa e salì al posto di guida.
Arrivati a casa avrebbe dovuto parlare con suo padre, quel pensiero la fece rabbrividire. Sicuramente lui l’avrebbe ascoltata ma inevitabilmente l’avrebbe anche rimproverata.
Decise di non pensarci al momento, doveva concentrarsi sulla strada da percorrere, la neve creava problemi anche su quell’asfalto.


Tempie's corner:

Eh benedetta Kate! XD
Non so voi ma io Nico lo amo! *_* E Jim è un Nonno con la N maiuscola u.u
Che pasticcio avrò combinato io adesso? XD
Fatemi sapere che ne pensate!
A presto,
Tempie. =)

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Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Here we are! XD 
Ecco a voi il secondo capitolo! 
Se ci avete fatto caso ho pubblicato di nuovo di mercoledì, infatti ho intenzione di renderlo un appuntamento settimanale anche se per poco! =) 
Vi auguro una buona lettura!
Fatemi sapere che ne pensate...
Tempie. =) 
                                                 



                                                 Capitolo 2



“Eccoci arrivati.” Kate liberò Nico dalle cinture e lo prese in braccio.
“Papà?” Chiamò il padre non appena entrò in casa.
“Sono in cucina..” Le arrivò la risposta.
Raggiunse il padre e fece sedere Nico sul tappeto morbido del pavimento del salone. La cucina si apriva sulla stanza con il camino.
Il piccolo passò subito all’attacco e cominciò a gattonare e afferrare i giochi che nonno Jim gli aveva saggiamente comprato.
“Visto che è quasi ora di pranzo ho pensato di preparare qualcosa.” Disse il padre.
“Si, certo hai fatto bene…” Rispose.
Non aveva molta voglia di parlare di cibo, in realtà, non aveva molta voglia di parlare e basta. E Jim fortunatamente pensò di chiederle cosa fosse successo dopo pranzo.
Mangiarono tranquillamente per quanto possibile con un bambino di undici mesi a tavola…
Dopo pranzo Nico decise di fare un salto tra le braccia di Morfeo così da lasciare i due adulti a parlare un po’.
Kate si sedette sul divano sospirando, mentre Jim finiva di asciugare le stoviglie.
Dopo un po’, osservò la figlia e si avvicinò con due tazze di cioccolata calda. Si sedette vicino a lei e la guardò.
“Allora? Cosa è successo con Rick?” Le chiese gentile.
Kate lo guardò per un minuto buono, in quanto non lo aveva sentito arrivare, presa com’era a pensare allo scrittore.
“Abbiamo litigato….” Affermò abbassando gli occhi.
“Questo l’avevo capito, tesoro. Vorrei capire perché…”
“ Mi sono arrabbiata con lui perché non mi ha detto che Nico avrebbe passato il primo dell’anno con te mentre io avevo preso le ferie per passarle proprio con lui…E con Rick.”
Jim si mosse sul divano. “Katie…Io pensavo che per te andasse bene…” Disse sentendosi in colpa.
“No. Papà sono felice che Nico passi un po’ di tempo con te, ultimamente non ne hai avuto la possibilità. Solo che ci sono rimasta male perché Rick ha preso la decisione senza consultarmi. Insomma poteva dirmelo.” Disse con fervore.
Come se avesse avuto un’illuminazione, Jim si agitò ancor di più sul divano.
“Oh, Tesoro, mi dispiace. Dovevo dirtelo io. Avevo detto a Rick che ti avrei avvisato, ma mi è passato di mente. E’ stato tutto un malinteso.” Disse abbattuto.
Kate lo guardò scioccata ma si riprese subito, in fondo non era per quello che avevano litigato. O almeno quello era il male minore.
“Non preoccuparti, papà non è questo che mi ha fatto uscire di casa e venire qui…”
Jim la guardò in attesa e Kate gli raccontò cosa era successo.
“Katie, per l’amor di Dio come ti è venuto in mente? Ma cos’hai contro quel pover’ uomo?” Disse sconvolto Jim.
“Papà…” Kate tentò di parlare ma non sapeva cosa dire.
“Tesoro è evidente che la mancanza di un padre per Rick abbia significato molto e tuttora credo che non gli sia passata. Gli pesa e tu certo non lo aiuti rinfacciandoglielo.” Disse calmo.
“Lo so. Io…Non so cosa mi sia preso…Non volevo ferirlo ma a volte è come se il filtro cervello-bocca non funzioni nel verso giusto.” Rispose triste.
Jim sospirò.
“Ho notato figlia mia!” Disse sarcastico.
“Quando mi hai vista stavo tornando da lui. Vi ho visti giocare felici sulla pista e approfittando del fatto che Nico non mi aveva adocchiato, sono corsa verso la macchina e andare a parlargli. Ma quello stupido agente mi ha fermata.” Esclamò col broncio.
“Prova a parlargli per telefono, no? Magari il solo sentirti chiedere scusa lo farà rilassare un po’. Quando vi vedrete ne discuterete meglio!” Le consigliò.
“Dici?” Chiese insicura.
Jim annuì. Anche Kate chinò il capo in segno di assenso, prima di prendere il telefono e allontanarsi per chiamare.
Tentennò un attimo con il cellulare in mano, poi compose il numero.
“Castle.”
“Ciao…” Disse impaurita.
Non si aspettava che rispondesse al secondo squillo. Non le aveva neanche dato il tempo di prepararsi mentalmente alla chiamata.
“Ciao…Tutto bene?” Chiese freddamente.
Kate si sentì all’improvviso una stupida.
“Si. Nico si è addormentato da poco e ne ho approfittato per chiamarti…”
“Capisco.” Di male in peggio. Beckett cercò di intavolare un discorso, buttandosi sulla neutralità.
“C’è stata una frana oggi e la strada è bloccata. Stiamo aspettando che sistemino la situazione perché è impossibile passare al momento.”
“Si ho sentito alla tv. E’ la prima volta che succede in quella zona.”
“Si, che io ricordi si!”
“Già…”
Kate strinse forte il telefono. Non avere argomenti di cui parlare voleva dire o chiudere la chiamata o accennare al loro litigio. Optò per la seconda.
“Rick…Io..”
“Non ho voglia di parlarne adesso!” La interruppe subito, sapendo dove sarebbe finito il discorso.
Cominciarono a bruciarle gli occhi.
“Ok…” Disse con un fil di voce.
“Devo andare, salutami Jim e dai un bacio a Nico per me quando si sveglia.”
“Ok.” Non riusciva a dire altro, era sopraffatta dalle emozioni, così potenti da non farla esprimere a dovere. Sapeva che stavano per salutarsi ma lei non voleva lasciarlo così. Saperlo arrabbiato con lei e ferito a causa sua la facevano sentire tremendamente in colpa.
“Grazie. Buona giornata.” Disse velocemente.
“Anche a te, Rick.” Rispose prima che lui chiudesse.
Posò il telefono sul tavolino vicino e si voltò verso il padre appena entrato nella stanza.
Quando Jim vide il suo viso capì che la telefonata non era andata a buon fine.
“Dagli tempo. Gli passerà vedrai.” Le disse abbracciandola.
Kate si lasciò avvolgere da quell’abbraccio. Aveva bisogno di calore, anche se non era quello dell’uomo che amava.
 
 
Il pomeriggio passò lentamente per la donna. Tentò di leggere un libro ma con scarsi risultati, era distratta e non riusciva a concentrarsi sulla storia.
Quando Nico si svegliò, però, passò le restanti ore un po’ più sollevata. Quel bambino aveva un effetto terapeutico su di lei.
Così si meravigliò quando, guardando l’orologio, era già ora di cena.
Proprio in quel momento il telefono fisso squillò. Jim, ancora intento a leggere il suo romanzo, alzò la cornetta distrattamente portandosela all’orecchio.
“Si?...Oh salve Agente Lincon.” Si sistemò sulla poltrona. Kate rimase in attesa osservando il padre ascoltare il suo interlocutore.
“Capisco, grazie per aver chiamato. Arrivederci.”
“Allora?” Chiese speranzosa.
L’uomo la guardò.
“I lavori di sgombero non sono ancora finiti, purtroppo il continuo fioccare non li aiuta ad accelerare i tempi. Mi ha detto che ci vorranno un paio di giorni.” Concluse.
Kate vacillò sul posto.
“Un paio di giorni?” Sperò di aver capito male.
Ma quando Jim annuì, chiuse gli occhi cercando di calmarsi. Si passò le mani sul viso imprecando tra sé.
“Tesoro, non preoccuparti. Vedrai che passeranno veloci e non ti accorgerai nemmeno di essere già a New York.” Tentò di consolarla.
“Ho bisogno di andare da Rick, papà! Non posso passare qui l’inizio dell’anno. Sai come si dice? Che se passi l’inizio dell’anno in un determinato modo passerai così tutto l’anno. Io non voglio passare un intero anno lontana da Rick, né litigare con lui.” Disse esasperata.
Jim la guardò chiedendosi da quando sua figlia credeva a certe cose.
“ E Rick? Passerà questi giorni da solo.” Continuò con le lacrime in procinto di cadere.
“Alexis e Martha non sono con lui?” Chiese l’uomo.
“No, ognuno ha preso i propri impegni per…” Sospirò “ Per lasciare che passassimo tranquilli questi giorni. Invece adesso siamo in due parti opposte, che non ci parliamo.” Sembrava davvero disperata.
“Mi dispiace Katie. Dico davvero. Ma non possiamo fare nulla. Dobbiamo solo aspettare. Calmati.”
“Non voglio calmarmi. Come posso calmarmi, dovevo essere a casa con lui. Nico sarebbe stato bene anche senza di me.”
Jim sospirò. “Andiamo a mangiare. Vedrai che a stomaco pieno ti sentirai meglio.”
“Non ho molta fame…” Rispose.
“Beh, credo che Nico ne abbia molta invece.” Le disse osservando il bambino intento a mangiarsi la manina guardandoli curioso.
Non ha capito una cippa di quello che è successo, sa solo che ha molta fame.
Kate sorride a quella scena.
Quegli occhi.
Sono così simili a quelli di Rick che quasi le sale un nodo in gola.
“Va bene. Diamo da mangiare a quest’ometto.”
Il bambino sorrise vedendo la mamma avvicinarsi e prenderlo in braccio.
Finalmente si mangia!
 
Dopo cena Nico si addormentò quasi subito, probabilmente non abituato all’aria di montagna. Kate invece impiegò un bel po’ prima di riuscire a prendere sonno. Decise comunque di passare la notte con il bambino accanto così da poterlo osservare dormire beato e cercare ogni piccola somiglianza con Rick.
Continuò a pensare a lui.
Quella sera aveva chiamato per sapere come stava Nico ma, come la prima volta, non le aveva dato il tempo di scusarsi e lei non aveva voluto forzare la mano.
L’unica cosa da fare era sperare di tornare a casa presto per poter finalmente parlargli di persona.
Così, cullata dal respiro regolare del figlio, anche lei si addormentò.

Tempie's corner:
Jim e i suoi consigli, Kate e i suoi sensi di colpa e Nico che ha fame! XD
Ci si legge mercoledì!
Tempie. =)

 
 

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Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


Ed ecco a voi il terzo e penultimo aggiornamento!
Ahimè la prossima settimana questa storia si concluderà T_T
Oggi sono un po' stanca e parecchio arrabbiata per la mia prima multa -.-  perciò non mi dilungo troppo
.
Spero vi piaccia e che come sempre mi farete sapere!
Buona lettura.
Tempie. =)



                                           Capitolo 3



Il mattino si fece vedere con un bellissimo sole, i cui raggi penetrarono dalla finestra della baita.
Il primo a svegliarsi fu proprio Nico che si osservò attorno, come suo solito, con quegli occhioni vispi e attenti. Vide la sua mamma tenerla stretto a sé ancora addormentata. La fissò un attimo, poi decise di svegliarla tirandole delicatamente i capelli.
“Ga ga?”
Non ottenendo alcuna risposta, ritentò.
Aumentò e rafforzò la presa sulle sue ciocche e tirò forte. Kate sgranò gli occhi sorpresa dal dolore. Guardò Nico ancora con i suoi capelli nel piccolo pugno e assottigliò gli occhi fintamente arrabbiata.
“Senti tu, come ti sei permesso a svegliarmi in questo modo?”
Il bambino rise.
“Adesso te la farò pagareeee..” Kate prese a solleticargli il pancino e Nico si contorse muovendo le gambe e le mani freneticamente.
Le orecchie di Jim furono invase dalle risate del nipote e da quelle della figlia. Sorrise più rilassato, Kate si era svegliata di buon umore, almeno così sembrava.
Preparò la tavola per la colazione.
 
Dopo aver mangiato Jim propose di andare di nuovo alla pista di pattinaggio visto che il giorno prima Nico si era divertito parecchio…e anche lui.
Kate accettò di buon grado anche perché avrebbe approfittato per chiedere dei lavori di sgombero.
Così mentre Jim si dirigeva verso la pista, quasi saltellando, con Nico in un braccio e lo slittino nell’altro, Kate si informò con l’agente Lincon della situazione. Se il tempo fosse rimasto così soleggiato c’erano buone probabilità che al massimo domani mattina sarebbero potuti tornare a casa.
Kate sorrise alla notizia…E’ vero, doveva far passare un altro giorno ma era pur sempre uno in meno da quello previsto!
Un po’ più ottimista andò anche lei verso la pista a divertirsi con suo padre e il suo bambino.
Per l’ora di pranzo furono alla baita. Dopo aver mangiato Nico non ne volle sapere del suo pisolino, al contrario si sistemò sul tappeto del salone, e cominciò a giocare con dei peluche.
Dopo qualche ora però Kate e Jim si preoccuparono non sentendo più i monologhi del bambino.
Si voltarono verso il salone e lo videro muovere meccanicamente avanti e indietro una macchinina, col musetto triste e lo sguardo assente.
Padre e figlia si guardarono incuriositi.
Kate allora si alzò e gli si avvicinò.
“Ehi amore.” Il bambino la guardò con occhi spenti.
“Che succede?” Chiese dolcemente.
“Daaada.” Rispose mogio.
Kate corrucciò la fronte. “Sei stanco?” Guardò l’ora. Effettivamente erano le sette e visto che non aveva neanche riposato nel pomeriggio, probabilmente voleva andare a letto.
“Ok, ti preparo la pappa e poi andiamo a letto, che dici? Anche io sono stanca, oggi abbiamo fatto pazzie!” Concluse sorridendo.
Prese il bambino in braccio, il quale le si accoccolò sulla spalla, e si diresse in cucina.
Anche Jim notò la mancanza di vivacità in quegli occhietti di solito sempre vispi.
Mangiarono in silenzio, Nico non sembrava proprio dell’umore…
“Ci penso io a sistemare, Katie. Porta Nico a dormire, mi sembra molto stanco.”
“Grazie papà. Ehi Nico, dai un bacio a nonno che andiamo a nanna.”
Il bambino lasciò un tenero bacio sulla guancia dell’uomo poi si appoggiò nuovamente sulla spalla della madre senza fiatare.
Kate e Jim si guardarono ancora perplessi.
“Accidenti, deve essere proprio distrutto.”
“Già. Buonanotte papà. A domani.”
“Buonanotte tesoro!”
 
Kate entrò in camera, prese il pigiamino e cambiò Nico. Lo mise al centro del letto e tenendolo d’occhio si cambiò anche lei.
Ma quando Kate lo prese per metterlo sotto le coperte, l’espressione fino ad allora pensosa del bambino si trasformò in allarmata. Gli occhi gli divennero lucidi e scoppiò in un pianto disperato.
Kate presa alla sprovvista quasi cadde giù dal letto mentre Jim aprì la porta della loro camera preoccupato.
“Che è successo?” Chiese.
“ Non lo so. Credo sia la stanchezza che lo faccia urlare. Non preoccuparti adesso provo a calmarlo…Puoi spegnere la luce, accendo questa del comodino e vedo se riesco a farlo dormire.”
“Certo tesoro. Se hai bisogno di qualcosa, chiamami!”
“Grazie, papà. Buonanotte!”
Jim si congedò con un sorriso chiudendo la porta che attutì solo in parte le urla del bambino.
“Ma che succede? E’ da questo pomeriggio che sei strano…Proviamo a dormire, ti va?” In risposta ricevette solo altre urla.
“Ok ok, magari vuoi il ciuccio?” Chiese come se lui potesse chiaramente risponderle. Si alzò velocemente dal letto per cercarlo.
“Ma dove l’ho messo?”
“WAAAAAAAAAAAAAAAAA” Le urla disperate di Nico la fecero rabbrividire.
“Calmati. Lo sto cercando, un po’ di pazienza dai!”
In un momento di semi panico si ricordò di averlo messo in borsa. La prese di slancio dalla sedia e la svuotò sul letto, sparpagliando con le mani il suo contenuto. Ma del ciuccio nessuna traccia, solo…fu attirata dal mugugnare di Nico.
“Dada..” Lo guardò vedendolo indicare qualcosa tra gli oggetti della borsa. Li esaminò disperata, magari lui l’aveva visto, ma quello che invece attirò la sua attenzione le fece perdere un battito.
Non tanto sicura di aver capito il motivo per cui Nico si era calmato e fissava un punto con insistenza, prese tra le mani l’oggetto e glielo porse.
Il piccolo l’afferrò sorridendo e si rotolò nel lettone prima di ritornare di nuovo sulle spalle allungando le manine verso l’alto e osservando l’oggetto.
Una lacrima le bagnò la guancia mentre sorrideva emozionata.
Quella che aveva tra le mani suo figlio era la foto che ritraeva Rick, Kate e Nico il giorno in cui aveva dato il suo primo bacio bavoso. Quel momento immortalato era stato voluto da Rick, troppo eccitato all’idea di aver ricevuto il primo bacio da suo figlio.
Aveva capito perché Nico era stato la maggior parte del pomeriggio triste e aveva pianto in quel modo così disperato: gli mancava il suo ‘rivale in amore’; il suo compagno di giochi. Colui che lo fa divertire tutto il giorno e che gliele fa passare tutte.
Gli manca il suo papà.
Kate sentì una stretta al cuore.
Quello scricciolo ha espresso a modo suo quello che prova per Rick. Non è abituato a non averlo attorno e anche se si è divertito con suo nonno e con lei, capisce che è passato troppo tempo dall’ultima volta in cui ha visto il padre. Non comprende il motivo per cui non è con loro, sa solo che non c’è e gli manca.
“Amore mio, ti manca papà, non è vero?” Il bambino la guardò con gli occhi rossi del pianto.
“Dadaaaa” Adesso ha capito anche il significato di quella parola: ‘papà’. Kate rise.
“Si, papà.” Gli accarezzò il visino asciugandogli le lacrime. “ Ti prometto che domani ti ci porto, ok?”
Nico sembrò capire le parole della mamma perché sul suo volto si aprì un fantastico sorriso, ricambiato dalla donna.
“Adesso però devi dormire. Sei stanco ed è tardi.” Fece per prendergli la foto dalle mani ma Nico la portò velocemente sul suo petto. La guardò con gli occhi da cucciolo.
“Dada.” Esclamò in un sussurro. Kate si commosse per quel gesto.
“Va bene, dormiamo con papà, anche se in foto. Non ti credere, anche a me manca molto sai?” Si allungò a spegnere la lucina e si avvicinò al figlio. Nico si accoccolò tra le sue braccia con ancora la foto stretta in grembo e si addormentò. Anche Kate si abbandonò alle braccia di Morfeo, sperando ardentemente di riuscire a tornare a casa il prima possibile.
 
Il giorno seguente riuscirono a mettersi il viaggio solo nel tardo pomeriggio; suo padre, invece, aveva preferito rimanere ancora qualche giorno alla baita, evitandosi così l’infinita coda di auto nella quale si ritrovò imbottigliata Kate sulla strada del ritorno.
A quanto pareva non era l’unica che non vedeva l’ora di tornare a casa.
Arrivarono al loft solo in tarda serata.
Alle dieci passate Rick aprì la porta trovandosi di fronte una Kate stanca e Nico addormentato tra le sue braccia.
“Ehi!” La salutò a bassa voce.
“Ehi!” Rispose lei con lo stesso tono.
“Dallo a me…Lo prendo io!” Rick prese delicatamente Nico dalle braccia della madre e si spostò per farla entrare.
Si diresse in camera da letto e decise che per quella notte il bambino avrebbe dormito nel lettone con loro. Gli era mancato troppo per riuscire a non inebriarsi del delicato profumo di suo figlio. Lo poggiò al centro del letto e si accertò che Kate non avesse bisogno di nulla. Sperava ardentemente che non prendesse l’argomento del litigio proprio in quel momento.
Giunse in cucina e la vide bere un bel bicchiere d’acqua.
Non appena lo notò, parlò:
“Finisco di bere e vado a letto se non ti spiace…” Era davvero stanca e a quanto pareva anche lei non se la sentiva di affrontarlo a quell’ora.
“Certo! Io ti precedo.” Rispose più rilassato.
Entrato in camera trovò Nico dormire ancora beatamente a pancia in giù. Sorrise intenerito.
Si sdraiò accanto a lui cercando di far meno rumore possibile ma Nico lo sentì lo stesso.
Aprì i suoi occhietti assonnati e, non appena vide il padre, il suo visino si illuminò.
“Dada.” Disse con la voce assonnata.
“Ehi, ometto, non volevo svegliarti.”
Il piccolo neanche lo sentì, si mosse goffamente verso di lui e gli si salì letteralmente addosso. Si posizionò di nuovo a pancia in giù sul suo addome e con una manina strinse la sua maglia in un pugno rilassandosi.
Rick lo guardò sorpreso.
Fu così che Kate lo trovò quando entrò in camera.
Castle la guardò completamente disarmato e lei li raggiunse velocemente per coprirli alla meglio, vista la posizione.
Il sorriso non abbandonò mai le sue labbra neanche quando non si avvicinò più di tanto a Rick sotto le coperte.
“Ma…Ma vuoi lasciare che dorma così?” Sussurrò stupito vedendola tranquilla.
Beckett ridacchiò ed annuì poggiando la testa sul cuscino.
“Gli sei mancato, Rick!” L’uomo si voltò sorpreso. “Non hai idea di cosa ha combinato ieri…” Continuò sussurrando. “E’ stato silenzioso tutto il pomeriggio e quando l’ho messo a letto è scoppiato a piangere. Non riuscivo a capire cosa avesse, ho pensato che volesse il ciuccio quindi ho svuotato la mia borsa sul letto per cercarlo e in quel momento si è calmato. Mi ha indicato qualcosa tra gli oggetti e sai cos’era?” Chiese sorridendo.
Rick negò col capo rapito dal racconto.
“Una foto nostra, del giorno in cui ti ha dato il primo bacio sulla guancia. Non appena gliel’ho data tra le mani si è rotolato sul letto contento e poi si è addormentato con la foto stretta al petto. Ho anche scoperto che il suo sillabare ‘dada’ sarebbe papà: l’ha ripetuto tutto il giorno ma io l’ho capito solo quando ho visto la foto.” Concluse.
Castle sorrise commosso spostando l’attenzione su Nico che dormiva serenamente.
“Anche lui mi è mancato molto.” Affermò con voce sommossa.
“E a me sei mancato tu!” Rispose.
Rick si voltò di scatto e la trovò a fissarlo intimorita. Le fece una tenerezza infinita. Le carezzò il viso e a quel tocco la donna chiuse gli occhi sospirando.
Anche quel semplice tocco le era mancato. E il silenzio che era seguito dopo il loro litigo aveva amplificato il tutto.
“Buonanotte Kate!” L’uomo interruppe i suoi pensieri.
Aprì gli occhi e rispose sorridendo dolcemente.
“Buonanotte Rick!”
Si addormentarono così, con Nico comodamente spalmato su suo padre e Castle e Beckett con le mani intrecciate.
Avrebbero parlato domani.


Tempie's corner:

Eh parleranno domani...diciamo la prossima settimana! XD
Un bacio! ;*
Tempie. =)



 

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Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***



Siamo alla fineeeeeeeeee T_T
Questo è l'ultimo capitolo di questa stramba storia XD
Spero che nel complesso vi sia piaciuta e vi siate divertite! =)
Fatemi sapere cosa ne pensate =P
Buona lettura!
Tempie. =)
 

                                       Capitolo 4

                               



La mattina seguente Rick fu svegliato dai discorsi ingarbugliati del figlio. Aprì un occhio e lo trovò a fissarlo dalla sua posizione a pancia in giù; il bambino sorrise appena lo vide sveglio.
“Ehi piccoletto. Comodo?” Chiese sarcasticamente.
Il figlio in risposta sorrise ancora. Era felice di essersi svegliato sul suo papà.
“Beh in effetti non si sta male..” Continuò divertito. Si voltò cercando Kate dall’altra parte del letto ma non la trovò. Immaginò fosse in cucina a preparare la colazione visto il profumo che aleggiava nell’aria.
Si concentrò allora di nuovo su Nico.
“Vieni qui piccoletto!” Lo alzò e lo mise sulla sua pancia a cavalcioni permettendogli di poggiare la schiena sulle sue cosce. Gli prese le manine e cominciò a giocare con lui tirandolo delicatamente verso sé e poi facendolo tornare indietro fino a poggiare la schiena di nuovo sui suoi arti inferiori.
Il bambino gli regalò in compenso grasse risate, contento di poter nuovamente giocare col suo papà.
“Pronto?” Ogni volta che Castle glielo chiedeva avvicinandolo a sé, lui rideva come un matto sapendo che dopo lo avrebbe fatto tornare indietro.
Si divertirono parecchio prima che Kate entrasse con la colazione.
“Ma che state facendo?” Chiese ridendo.
Nico si voltò attirato dalla sua voce come Rick, solo che lo scrittore bloccò anche il movimento, fermando il bambino a metà ‘tragitto’; questi lo guardò stupito per quell’interruzione.
“Daaa?” Sbatté gli occhi quasi irritato.
“Oh scusami piccolo…Wuuuuaaa” Rick lo condusse nuovamente sulle sue gambe.
Kate appoggiò il vassoio sul letto attenta a non far cadere nulla, continuando ad osservarli.
“Ho preparato la colazione.” Disse infine.
“Hai sentito Nico, mamma ha preparato la colazione.” Rick si sollevò appoggiandosi alla testiera del letto e sedendo Nico sulle gambe.
Il piccolo guardò goloso la colazione anche se non capì cosa realmente fossero quelle prelibatezze, ma se erano commestibili…
“Tu furbacchione hai il tuo latte e biscotti…” Lo ammonì bonariamente Kate, intuendo già i pensieri del figlio.
In fatto di cibo, tale e quale a suo padre.
Gli porse il biberon e lui l’afferrò velocemente.
“Gaaaaaa” Disse prima di portarselo in bocca.
Entrambi i genitori sorrisero alla scena.
Poi Kate porse timidamente una tazza di caffè fumante a Rick.
“Questa è per te!” Disse. L’uomo la guardò stupito e sorrise.
“Qui ci sono i pancakes ma ho fatto anche uova e bacon..” Continuò indicando i piatti. “ E anche panna e fragole…O se vuoi qui c’è anche della frutta!” Parlava nervosamente muovendo le mani sul vassoio.
Castle sorrise al turbamento della donna.
Ok l’aveva ferito.
Ok era stato male per quelle sue parole.
E ok sarebbe dovuto rimanere arrabbiato almeno fino a che non le avesse chiesto apertamente scusa.
Ma a lui quella scena bastava.
Le afferrò una mano e lei alzò gli occhi sorpresa. Quelli dell’uomo le fecero capire che doveva fermarsi, andava bene così.
“Grazie!” Disse solamente. Kate sorrise imbarazzata e arrossì leggermente.
“Io ti ho preparato la colazione perché volevo scusarmi…Non nel senso che volevo addolcirti con questo…Cioè il tuo punto debole è il cibo è vero… Però non l’ho preparato per…Insomma….Io….Mi dispiace ok?” Disse  esasperata per l’incapacità di esprimersi correttamente.
“Ok!” Fu la risposta dello scrittore.
Kate lo guardò interdetta mentre le sorrideva dolcemente.
Si poteva non amare quell’uomo? Gliene faceva di tutti i colori eppure era sempre lì a sorriderle sereno. Con quel pupetto sulle gambe intento a fissarla assente mentre mangiava avidamente il suo latte.
Sorrise con gli occhi lucidi.
Non fece in tempo a distogliere lo sguardo dal figlio, che si ritrovò le labbra di Rick sulle sue.
Sorpresa, gli afferrò comunque il viso con le mani e se lo baciò come fosse il suo ossigeno.
Persi in quel bacio non si accorsero nemmeno che Nico aveva finito la sua colazione e non stava gradendo molto la vicinanza del padre alla sua mamma, decise dunque di intervenire.
Rick sgranò gli occhi lamentandosi quando un dolore lancinante lo colpì al ginocchio. Si staccò malvolentieri dalle labbra di Kate e si passò freneticamente una mano sulla gamba.
“Ahio…Nico!” Lo rimproverò scocciato.
“Gaaaa gaaaaaaaa” Rispose ancor più arrabbiato di lui agitando il biberon vuoto.
Kate rise divertita alla scena.
“E ho capito Jackie Chan però quando non gradisci certe cose dillo apertamente invece di frantumarmi un ginocchio.”
Nico s’imbronciò offeso, capendo il tono ancora scocciato del padre.
“Non ci posso credere, si è pure offeso!” Si voltò sconvolto verso Kate.
“Ahahahha. Vieni qui amore!” Disse Kate parlando col figlio, ma Rick sorrise furbamente.
“Arrivooooo.” Poggiò velocemente il bambino al centro del letto e si fiondò su Kate facendo cadere entrambi dal materasso, sotto le grida irritate del figlio e le risate divertite della madre. Sbucarono a favore della vista del bambino tutti arruffati per la caduta.
“Riiiiick…Mi riferivo a Nico!!” Disse ridendo.
“Gaaaaaaaaaa..” Le diede manforte il piccolo.
“Tu hai detto ‘amore’, potevi anche parlare con me!” Rispose tutto impettito.
In risposta ricevette il biberon in fronte.
“Ouch…Ma che? Kate nostro figlio ha una mira incredibile. Tieni lontano da lui la tua pistola perché di ‘sto passo arriverà a spararmi un giorno!!” Disse massaggiandosi la parte dolente ancora seduto a terra.
Kate continuò a ridere incapace di resistere agli splendidi attacchi del figlio. Anche Nico cominciò a farlo, trasportato dalla madre ora sedutasi al suo fianco.
Rick li guardò per qualche secondo ridere di lui.
“Ah è così??? Preparatevi alla mia vendettaaaaaaaaaaa!”
E detto ciò si lanciò su madre e figlio pronto a farsi valere a suon di grida e risate.
Forse non sapeva cosa significasse passare le feste con un padre e una madre, ma sapeva cosa significasse crescere con l’amore che una famiglia può darti.
Il resto l’avrebbe imparato da Kate.
E Kate avrebbe imparato da lui.
Sarebbero cresciuti… Insieme.



Tempie's corner:

Fineeeeeeeeeeeeeee XD
Allora? Che mi dite? =)

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