Qualcuno per cui lottare

di Flami151
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prefetto Perfetto ***
Capitolo 2: *** Di nuovo a casa ***
Capitolo 3: *** Importanti ricerche ***
Capitolo 4: *** La collana maledetta ***
Capitolo 5: *** Un piccolo fuoco di speranza ***
Capitolo 6: *** Tra lacrime e paura ***
Capitolo 7: *** Il Lumaclub ***
Capitolo 8: *** La forza di una Camelia ***
Capitolo 9: *** Freddi giorni invernali ***
Capitolo 10: *** La confessione di Draco ***
Capitolo 11: *** Un nuovo alleato ***
Capitolo 12: *** Sectumsempra ***
Capitolo 13: *** Solo noi ***
Capitolo 14: *** Possiamo fermare il tempo? ***
Capitolo 15: *** La missione di Draco ***
Capitolo 16: *** E' forse un addio? ***
Capitolo 17: *** Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prefetto Perfetto ***


Prefetto Perfetto
 
Stazione di King’s Cross, Binario 9 ¾ .
Hermione era pronta per il suo sesto anno a Hogwarts: valigia alla mano, spilla da prefetto, il solito libro sotto braccio e sguardo… pensieroso
Non c’è da stupirsi! Negli ultimi mesi ne erano successe di cose! Dopo la morte di Sirius e il ritorno di Lord Voldemort le cose non facevano altro che peggiorare.
Ogni giorno sul Profeta si poteva leggere una notizia su nuove misteriose sparizioni, improvvisi attacchi di dissennatori, morti sempre più frequenti che dilagavano tra maghi e babbani. Per non parlare della profezia. Dopo che era stata distrutta nell’ufficio misteri, Silente aveva rivelato a Harry il suo contenuto e lui lo aveva svelato a sua volta a lei e Ron. “nessuno dei due può vivere se l'altro sopravvive”. Harry sosteneva di non essere preoccupato, forse, in effetti, lo era più lei.
I suoi pensieri furono interrotti bruscamente dalla voce della signora Weasley: era ora di montare a bordo.
 
Salirono sul treno chiudendosi le porte alle spalle, lei e Ron salutarono Harry e si diressero verso la carrozza dei prefetti.
Appena entrati la prima cosa che notarono fu una testa bionda in cerca di uno scompartimento libero.
–Che ci fa qui Malfoy?– chiese Ron con aria sconvolta
Hermione gli rispose con supponenza –Non vedi la spilla sulla divisa? Anche lui è un prefetto Ronald–
Ron rispose a quella parole con un’espressione di marcato disgusto, espressione di cui Malfoy si accorse immediatamente.
–Che succede Weasley, non hai digerito la spazzatura cucinata dalla mammina?–
Ron stava per replicare ma Hermione lo precedette –Sparisci Malfoy–
Non diede al Serpeverde nemmeno il tempo di rispondere che si dileguò trascinando il suo amico con sé.
–Ogni anno sempre la stessa storia, ma non la smette mai quello?–
–Lascialo perdere Ron, non cambierà mai–
Detto ciò Hermione tornò a riflettere assorta: non è vero che Draco non cambia mai, anzi, quell’anno aveva qualcosa di diverso, di più cupo, meno spavaldo. Si soffermò a pensare alla scena a cui aveva assistito insieme ai suoi due amici poco tempo prima. Avevano infatti colto il giovane Malfoy mentre rovistava da Magie Sinistre e si faceva mettere da parte qualcosa, una collana. Harry aveva avanzato la teoria che Draco fosse subentrato al padre nel ruolo di mangiamorte. Hermione la credeva fin troppo improbabile.
 

***

 
Eccolo lì, sul treno per Hogwarts, pronto per il suo sesto anno.
Draco non era preoccupato per i corsi, oh no, aveva problemi ben più seri per la testa.
Sapeva bene qual era la sua missione, sapeva cosa sarebbe successo a lui e alla sua famiglia se avesse fallito.
Deglutì a fatica.
Aveva però un asso nella manica, qualcuno che gli proteggeva le spalle e questo lo faceva sentire al sicuro.
Passò la maggior parte del viaggio così: guardando il panorama con aria assente, pensando alla prima mossa da compiere e vantandosi un po’ con i suoi amici dell’importante compito a lui assegnato, lasciando ampio spazio alla loro immaginazione.
Sembrava scorrere tutto liscio, finché non notò un dettaglio rilevante: sopra le loro teste, sulla reticella portabagagli, ebbe l’impressione di vedere una scarpa da ginnastica, che poi scomparve nel nulla. Potter!
Aspettò che il treno si fermasse e che tutti furono scesi prima di agire, puntò la bacchetta nel punto in cui vide scomparire il piede e gridò –Petrificus Totalus!–
Il corpo di Harry cadde a terra con un tonfo, lui lo scoprì dal mantello. Ebbe un moto d’ira alla vista di quel volto, quello del ragazzo che aveva fatto imprigionare suo padre ad Azkaban. Gli sferrò un calcio e se ne andò, sperando di non rivederlo per molto tempo.
 

***

 
Il tempo trascorse rapidamente, o almeno così parve a Hermione.
Finalmente erano tornati a Hogwarts.
 

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Capitolo 2
*** Di nuovo a casa ***


Di nuovo a casa

 
Era ormai notte quando Ron e Hermione salirono sulla carrozza.
–Dove pensi che sia Harry?– chiese Hermione preoccupata.
–Probabilmente su un'altra carrozza– rispose Ron con noncuranza.
Scoprirono presto che non era cosi. Arrivati nella sala grande infatti, di Harry ancora non c'era traccia.
Hermione era sempre più in ansia, guardava con sospetto il tavolo dei Serpeverde. C'era di certo lo zampino di Malfoy.

***


Draco era seduto al suo tavolo, a fianco a lui Zabini e la Parkinson.
Poteva dirsi soddisfatto di aver messo fuori gioco Potter, a quest'ora il treno doveva già essere partito.
Eppure non riusciva a stare tranquillo.
La tranquillità lo aveva abbandonato da quel giorno...
Non faceva altro che pensare alla sua missione. Non sapeva nemmeno da dove cominciare.
Sentì la porta della sala grande aprirsi, si girò. Non poteva crederci: Potter era lì, sulla soglia, sotto lo sguardo esterrefatto di tutti.
Lo vide avanzare verso il tavolo dei Grifondoro e sedersi a parlare fitto fitto con i suoi amici.

***


Hermione osservò il ragazzo che si era appena seduto di fronte a lei, era sporco di sangue.
Lei, Ron e Ginny si fecero raccontare l'accaduto. Harry non si perse in dettagli, aveva altro da raccontare –Malfoy é un mangiamorte! L'ho sentito! Ne parlava con gli altri Serpeverde, raccontava di un incarico che gli era stato assegnato–.
–Probabilmente voleva farsi bello davanti ai suoi amici– replicò Hermione con scetticismo.
Nonostante non condividesse l'idea di Harry, continuava a fissare il ragazzo dai capelli biondo platino: ora non sembrava più così soddisfatto.
 
Un’ora più tardi, le ragazze erano sedute tutte in cerchio nel loro dormitorio. Hermione era contenta di rivederle, anche se i loro pettegolezzi non le interessavano particolarmente in quel momento. Rimuginava ancora su Malfoy e la “missione” che doveva compiere, a quanto pare, per volere di Tu-Sai-Chi.
Davvero il più grande mago oscuro di tutti i tempi voleva affidare un compito a un sedicenne? Lei e i suoi amici dovevano sentirsi minacciati? Forse faceva da tramite per il resto dei Mangiamorte…
Ciò che più la opprimeva però in quel momento era la notizia che Harry aveva dato loro il giorno del suo arrivo alla tana: Silente gli aveva infatti annunciato che durante il corso dell’anno lui stesso gli avrebbe dato delle lezioni private. Chi sa di cosa si tratta…
–E tu Hermione invece cosa ne pensi di Malfoy?– chiese Calì con aria furbetta.
Hermione alzò gli occhi –Di Malfoy? Cosa?–
–Su non negarlo! Ti abbiamo vista oggi fissarlo con occhi da civetta!–
Hermione era indignata, talmente indignata che non rispose nemmeno. Lei guardare Malfoy? Si certo! Ma solo per vedere cosa stava tramando!
–Non è una vergogna Hermione, molte ragazze a scuola lo trovano irresistibile! Tranne Lavanda, lei ha occhi solo per Ronron!– disse la ragazza Indiana con affettuosità dando un pizzicotto alla sua amica, che avvampò in un attimo.
Hermione si rinchiuse di nuovo nel suo mutismo e lasciò che un’onda di pensieri le allagasse la mente.
 

***

 
Draco rimuginava sugli ultimi avvenimenti. Cosa avrebbe fatto Potter adesso? Avrebbe denunciato l’accaduto al preside? Alla professoressa McGranitt? No, non lo avrebbe fatto, per quanto potesse odiarlo, doveva riconoscergli un pregio importante: sapeva cavarsela da solo. Cosa che a lui in quel momento sembrava impossibile.
Poi pensò alla Granger, forse lei avrebbe potuto parlare più del dovuto, forse avrebbe riferito della sua aggressione nel treno a qualche professore. Durante la cena aveva sentito il suo sguardo puntato su di lui, ma si era imposto di ignorarlo, non poteva mostrarsi colpevole in modo così evidente. Continuò a soffermarsi su questo pensiero, forse un po' più del dovuto: lui era un Malfoy, non poteva perdere tempo con i Mezzosangue.
Si riscosse.
D'ora in poi doveva essere più cauto, non poteva permettersi di attirare l'attenzione su di sé. Doveva lavorare nell'ombra, quando nessuno avrebbe potuto sorprenderlo.
Poi si addormentò fissando il Marchio inciso sul suo braccio.
 
 
 
 
Spazio autore:
Ciao ragazzi! Nello scorso capitolo non ho aggiunto uno spazio per parlare un po’ con voi!
Questa è la mia prima fanfic (forse ve ne sarete già accorti)!
Pubblicherò due volte a settimana, di lunedì e di giovedì.
Spero che vi piaceranno i prossimi capitoli, perché la vicenda inizierà a movimentarsi un po’!
Recensite ciao!

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Capitolo 3
*** Importanti ricerche ***


Importanti ricerche

 
I giorni seguenti furono non poco faticosi.
Piton aveva finalmente ottenuto la cattedra di insegnante di Difesa contro le Arti Oscure e si stava impegnando per rendere più atroce possibile la sua prima lezione.
Durante l’ora Hermione si girò verso Malfoy. Davvero era un ragazzo così gettonato come diceva Calì?
–Cos’hai da guardare, Mezzosangue?– disse Malfoy che si era accorto di essere fissato.
Hermione stava per rispondere ma fu bloccata dall’occhiataccia del professore.
No, era sempre il solito Malfoy.
La lezione di pozioni non fu certamente più piacevole.
Lumacorno, il nuovo insegnante, aveva messo in palio una boccetta di felix felicis per chiunque avesse preparato la pozione assegnata in modo impeccabile.
Il vincitore fu il suo amico Harry. All’inizio non le fu chiaro il motivo, ma poi lui le svelò il suo segreto: Lumacorno gli aveva dato in prestito un vecchio manuale di “pozioni avanzate” appartenente a un ex studente. Certo non poteva sapere che al suo interno non erano riportate semplicemente le istruzioni per la preparazione delle pozioni, ma anche modi pratici e innovativi per farlo.
–Qui c’è scritto che apparteneva al Principe Mezzosangue– spiegò Harry ai suoi due amici.
–Harry non penso che sia sicuro usare quel libro, potrebbe essere maledetto– disse Hermione con una nota di preoccupazione e invidia nella voce.
–Hermione, ho controllato, il libro è in regola– rispose Harry stringendo il libro a sé.
–Okay, fai come vuoi, ma io andrò comunque a fare delle ricerche in biblioteca riguardo questo Principe–
 

***

 
La notte era calata da un po’ ormai, ma Draco non riusciva a chiudere occhio.
Continuava a pensare alla sua famiglia, al suo compito, al Signore Oscuro. Gli sembrava di essere tenuto rinchiuso in una gabbia di belve e che le sue uniche opzioni fossero sopravvivere, o morire. Era agitato, sentiva il suo petto alzarsi e abbassarsi freneticamente sotto le lenzuola, aveva bisogno di una boccata d’aria.
Si alzò, si infilò la divisa, appuntò la sua spilla da prefetto e uscì dal dormitorio.
Iniziò a vagare senza meta, le sue gambe si muovevano da sole, mentre avanzava fissava i volti dei quadri assopiti e ne invidiava la calma. Il suo cuore riprese a battere con regolarità e lui si fermò a riflettere. Forse ora era il momento migliore per consultare la biblioteca indisturbato.
Giunse alle porte in ebano della biblioteca e si stupì di trovarle aperte, ne scostò una e dietro alcuni scaffali, in fondo alla stanza, intravide una luce. Si avvicinò a quella sorgente luminosa, girò un angolo e…
–Ah, sei tu Mezzosangue…–
–Si Malfoy, sono io, chi ti aspettavi di trovare? – chiese Hermione, troppo stanca per trovare un insulto adeguato.
–Nessuno, che ci fai qui a quest’ora?– chiese Draco chiaramente disturbato da quell’incontro imprevisto.
–Non penso che siano affari tuoi Malfoy– rispose Hermione con tono piccato.
Draco chiuse i pugni così forte che le nocche divennero rosse. Ma doveva stare calmo, non voleva scatenare un putiferio, doveva solo aspettare che la ragazza dal sangue sporco se ne andasse. Decise così di intavolare una conversazione, magari se non avesse avuto un po’ di pace se ne sarebbe andata.
–Era solo per chiedere, non è da tutti stare in piedi a quest’ora a leggere– disse Draco con voce forzatamente calma.
–Anche tu sei qui, e immagino per leggere– replicò Hermione alzando la testa dal libro.
–Hai ragione. Comunque se vuoi saperlo sto conducendo delle ricerche–
Hermione parve incuriosita –Che genere di ricerche?–
–Te lo dirò se mi dici che cosa ti ha attirata fin qui in piena notte– rispose prontamente Draco.
–Ricerche…– disse mantenendosi sul vago. Ma per lui non era abbastanza, voleva sapere di più e glielo fece intendere con uno sguardo eloquente –Okay Malfoy va bene! Faccio ricerche su un uomo, un certo “Principe Mezzosangue”– rispose innervosita Hermione.
–Sembra un tema interessante, sei sicura che il principe di cui stai cercando informazioni sia davvero un uomo? Non potrebbe essere una donna sotto false spoglie?– ipotizzò Draco
Il volto di Hermione si illuminò.
 

***

 
Era seduta al tavolo quando l’improvviso arrivo di Malfoy la colse alla sprovvista, facendole perdere un battito.
All’inizio la sua presenza la disturbò, ma poi iniziarono a parlare. Lui le fece delle domande riguardo le sue ricerche e lei, ingenuamente, gliene parlò.
Forse però quella sua svista le diede un aiuto prezioso.
–Non potrebbe essere una donna sotto false spoglie?– ipotizzò Draco.
Hermione ci rimuginò sopra qualche istante, poi si illuminò: forse “Principe” era soltanto un nome, non un uomo dal sangue reale.
Si alzò ringraziando Malfoy e correndo in camera: la sua ricerca poteva dirsi sospesa, almeno per quella notte.
Tornando al dormitorio rifletté sulle parole di Calì. In effetti Malfoy con gli anni si era fatto davvero un bel ragazzo… Si riscosse bruscamente e tornò a pensare al Principe.
 

***

 
Finalmente Draco riuscì a liberarsi di lei.
Iniziò così le sue ricerche. Aveva bisogno di un sortilegio in grado di togliere la vita, ma che non lasciasse tracce del mago che lo aveva pronunciato.
Mentre sfogliava i tomi pensò “certo che quella Granger a quest’ora avrebbe già trovato quello di cui ho bisogno, è proprio una ragazza in gamba”. Si maledì per ciò che aveva appena pensato e continuò a cercare. Stava per assopirsi quando finalmente trovò ciò che stava cercando.
 
 
Spazio Autore:
Ciao ragazzi!
Finalmente la vicenda tra i due si è un po’ smossa! Non vedo l’ora di pubblicare altri capitoli!

Grazie a tutti quelli che seguono la mia storia! Un abbraccio forte! Ci si rivede lunedì!
Recensite

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Capitolo 4
*** La collana maledetta ***


La collana maledetta

 
Hermione quella mattina era raggiante grazie alle scoperte della sera precedente.
–Ragazzi stavo pensando… il Principe non deve essere per forza un uomo no? Potrebbe essere uno pseudonimo! Magari è una donna!– disse lei con entusiasmo.
I ragazzi quasi non la considerarono –Una donna? E come ti è venuta questa idea? – disse Ron con sarcasmo.
Hermione ripensò alla sera prima e fece un sorriso, se ne pentì immediatamente.
Rimase delusa dallo scetticismo di Ron, ma lo perdonò: quella mattina si sarebbero svolte le selezioni di Quidditch e lui non era pallido come un cencio.
 
Scesero in campo, gli aspiranti giocatori erano moltissimi ed Harry, il nuovo capitano, era scoraggiato.
Il ruolo di portiere se lo giocavano Ron e McLaggen. A Hermione McLaggen non piaceva proprio, era viscido, e spesso lo aveva sorpreso a scrutarla con aria interessata. Sfortunatamente fu proprio lui a cominciare per primo e a parare ben quattro tiri. Doveva ammetterlo, era bravo, ma non poteva permettere che Ron perdesse. Sussurrò –Confundus–.
McLaggen si lanciò dalla parte opposta della pluffa, che entrò così in una delle tre porte. Al suo turno Ron, forse incoraggiato dall’ultimo errore dell’aspirante portiere, riuscì a parare ben cinque lanci, guadagnandosi così il titolo.
 
Cosa poteva esserci di meglio per festeggiare se non una burrobirra giù ad Hogsmeade? Passarono un magnifico pomeriggio, senza pensieri, se non quello dell’imminente festa del Lumaclub; Hermione temeva ogni giorno di più un invito da parte di McLaggen, mentre Ron era furioso per non essere considerato all’altezza da partecipare.
 

***

 
Draco era a scuola, intento a scontare la sua punizione con la professoressa McGranitt.
Non che fosse un problema, quel giorno il suo piano sarebbe andato a segno e lui non sarebbe stato in alcun modo ricollegabile all’accaduto.
A quest’ora il pacco dovrebbe già essere stato consegnato”
 

***

 
Hermione e i suoi migliori amici, ristorati dalla bevuta, uscirono dai Tre Manici di Scopa, si apprestavano a tornare verso il castello quando sentirono un urlo.
Corsero nelle direzione del suono per assistere a una scena agghiacciante: Katie era sollevata a mezz’aria, le sue braccia erano aperte e i capelli le vorticavano intorno al viso. Come se quell’immagine non fosse già abbastanza spaventosa, Katie inizio ad urlare di dolore, poi cadde a terra.
Per fortuna Hagrid si trovava nelle vicinanze, attratto dall’urlo arrivò in tempo, riportando Katie a scuola.
 
Poco tempo dopo erano tutti e tre ad Hogwarts, insieme alla McGranitt, a raccontare l’accaduto.
–E’ stato Malfoy– sentenziò Harry.
 

***

 
Era notte fonda.
Draco si aggirava per i corridoi di Hogwarts, era affannato: “Il piano non ha funzionato, ho sbagliato obbiettivo, ho sbagliato intermediario, ho sbagliato tutto”
Correva verso la biblioteca, doveva trovare un’altra soluzione, e doveva farlo in fretta, il tempo iniziava a stringere.
Frugò tra alcuni libri di alchimia, selezionò i tre che sembravano più attendibili e iniziò a sfogliarli. Nonostante fosse concentrato al massimo, sentì la porta della biblioteca aprirsi e fece in tempo a nascondere tutto e ad aprire davanti a se un libro di erbologia.
Guardò verso l’ingresso e vide una testa mora e arruffata dirigersi verso di lui.
Fece un sorriso impercettibile: la presenza di qualcuno in quella stanza lo faceva sentire meno solo, meno spaventato, meno in gabbia.
–Ti aggiri ancora per il castello di notte? – chiese Draco con curiosità. Non aveva nessuna voglia di insultarla.
–Si, le mie ricerche non sono ancora terminate, le tue come procedono? – chiese Hermione di rimando, con altrettanta curiosità.
Draco rimase interdetto: incredibile, stavano parlando, ed era addirittura piacevole.
Hermione doveva aver intuito i suoi pensieri, infatti si sedette ad un altro tavolo senza più dire una parola, prese lo stesso libro che stava leggendo la scorsa volta e iniziò a consultarlo.
Draco la fissò per qualche istante: non poteva continuare la sua lettura, ma non se la sentiva di tornare nel dormitorio, i pensieri turbolenti lo avrebbero riassalito, impedendogli il sonno e la calma che quella presenza gli stava invece assicurando.
Abbassò la testa sul libro di erbologia, lo sfogliò senza veramente leggerne il contenuto, poi si alzò e corse verso uno scaffale.
 

***

 

Hermione era in imbarazzo, stare cosi vicino a Malfoy senza parlarsi, ma senza nemmeno discutere era strano. Quando era entrata in biblioteca non si era sorpresa di vederlo lì, era come se se lo aspettasse, come se lo sperasse…
Con la coda dell’occhio lo guardava leggere fino a che lui non si alzò all’improvviso e si mise a frugare tra le pile di scaffali. Ne estrasse un libro rilegato in oro e lo porse ad Hermione.
–Che cos’è? – chiese lei dubbiosa.
–E’ come un catalogo– rispose lui in modo scherzoso –Qui dentro troverai tutti i maghi e le streghe delle ultime generazioni. Magari sbuca fuori il tuo principe–.
Hermione era senza parole. Malfoy le aveva fatto una cortesia? Tutto quel che riuscì a dire fu un flebile –Grazie–.
 

***

 
Doveva ammetterlo, quella situazione era piuttosto strana. Ciononostante era sollevato per aver trovato una distrazione. Il pensiero di Katie Bell continuava a opprimerlo e la presenza della giovane strega era riuscita ad alleggerirgli quell’enorme fardello che gli gravava sul petto, almeno per ora.
Non solo era fiero di aver dato una mano, ma si stava impegnando attivamente nelle ricerche: applicarsi in qualcosa che non fosse la sua missione era di grande conforto, dopotutto.
Era così assorto dalla lettura che si accorse della Granger solo quando il suo respiro gli scaldò la pelle gelida: si era accomodata accanto a lui e aveva avvicinato il suo viso per leggere meglio. Sobbalzò un secondo, ma lei non parve accorgersene, era così rapita dalla lettura che non si rese conto neanche dei suoi occhi grigi puntati su di lei. C’era poco da dire: era davvero bella.
 

***

 
Era emozionata per la sua nuova pista da seguire e senza che se ne rese conto Draco si era seduto vicino a lei e aveva iniziato a sfogliare il tomo. Si chinò anche lei sul libro, non si erano mai trovati a così poca distanza eppure continuarono a parlare, a leggere e a indagare sul principe sconosciuto come se fossero amici da sempre.
Ma qualcosa le premeva, dove assolutamente chiederglielo –Sai qualcosa di quello che è successo a Katie?–.
Lo sguardo di Draco si incupì –So solo che adesso si trova al San Mungo, brutta storia–.
Dettò ciò uscì dalla stanza, mormorando un impercettibile “buonanotte” e lasciò Hermione da sola.
 
Spazio Autore:
Ciao a tutti!
Sono molto felice di vedere in quanti hanno visualizzato la mia storia! Spero vi stia piacendo! Ho già scritto i capitoli successivi e non vedo l’ora di mostrarveli, ma ogni cosa a suo tempo!
Recensite tanto e scrivetemi tanti suggerimenti, sono nuova e ho tanta voglia di imparare, fatemi sapere cosa vi piace e cosa no, per me è molto importante!

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Capitolo 5
*** Un piccolo fuoco di speranza ***


Un piccolo fuoco di speranza

Hermione scese di corsa le scale: oggi era il grande giorno; la partita Grifondoro-Serpeverde si sarebbe disputata tra poche ore e la tensione era palpabile.
Era decisa a non raccontare nulla degli incontri notturni con Draco Malfoy ai suoi amici, era meglio tenerselo per se.
Arrivata in Sala Grande prese posto accanto a Harry e iniziò a leggere il libro di Rune Antiche per portarsi avanti con i compiti. Alzò gli occhi un solo istante, giusto in tempo per cogliere Harry mentre versava qualcosa nel bicchiere di succo di zucca di Ron.
-Non berlo! Harry ha versato una pozione al suo interno!-
Troppo tardi, Ron lo aveva mandato giù d'un fiato.

Quando arrivarono al campo Ron era bianco come un cencio. Hermione conosceva bene le sue abilità da portiere, ma conosceva altrettanto bene i suoi nervi che gli impedivano di dare il massimo alle partite.
Prese posto sugli spalti. Le squadre si disposero l'una di fronte all'altra.
Però mancava qualcuno... Dov'era Malfoy?

***


Draco guardava da una finestra il campo di Quidditch. Gli si strinse il cuore: amava quello sport e non poter giocare gli costava molto di più di quanto facesse apparire.
Ma il dovere viene prima di tutto, e per mandare avanti il suo piano aveva bisogno di quelle ore in solitudine.
Si fermò davanti a una parete del settimo piano e si concentrò. In poco tempo davanti a lui comparve una porta. Entrò con circospezione.
Era una stanza affollata, piena di ogni genere di chincaglierie, mobili e ingredienti per pozioni.
Il disordine non lo disorientò: lui sapeva dove andare. Si fermò davanti a un grande armadio a due ante.
Quello che aveva davanti era un armadio svanitore: uno strumento incredibilmente complesso, in grado di trasportare chiunque dal luogo in cui esso é situato a quello in cui é posto il suo gemello.
In particolare l'armadio gemello di quello che Draco aveva davanti a sé, si trovava a Notturn Alley, da Magie Sinister. Nessuno aveva capito la vera portata di quella scoperta. Nessuno, tranne Draco.
E da quel momento l'unico suo interesse era quello di riparare l'armadio della stanza Va-E-Vieni. In quel modo avrebbe ottenuto un passaggio che avrebbe potuto condurre chiunque all'interno dea scuola senza passare i controlli di sicurezza di Gazza. In quel modo sarebbe stato a un passo dal compimento della sua missione.
Il problema era che non sapeva nemmeno da dove iniziare.

***


Al termine della partita i Grifondoro erano a dir poco su di giri: Ron era stato un portiere impeccabile ed Harry era riuscito ad acciuffare il boccino in tempo record.
Anche Hermione era entusiasta, ma qualcosa le puzzava. Aspettò che i suoi amici si cambiassero.
-Hai messo la Felix Felicis nel bicchiere di Ron vero? Per questo ha parato tutti i lanci!- accusò lei a dito puntato.
Harry fece un sorriso a trentadue denti e tirò fuori la boccetta di pozione con aria soddisfatta -No, lo ha solo creduto!- poi rivolto al suo amico -Hai fatto tutto da solo Ron!-
Ron abbozzò un sorriso, ma era troppo offeso dalle accuse di Hermione per farlo sembrare sincero. A quanto pareva non lo riteneva in grado di vincere se non sotto l'effetto della pozione fortunata. Le lanciò un'occhiataccia, poi se ne andò.

Hermione era furiosa e dispiaciuta contemporaneamente: perché lei e Ron non riuscivano più ad andare d'accordo?
Era chiaro che lui provasse qualcosa per lei, un sentimento che lei stessa ricambiava, ma che anno dopo anno si spegneva sempre di più.
La realtà é che le innumerevoli discussioni, le gelosie, i rancori e l'imbarazzo avevano fatto si che il fuoco che ardeva nel suo cuore si ridicesse a niente più che una debole fiammella. Cosa la spingeva a tenere quella piccola sorgente di calore dentro di sé?
Ovviamente la speranza.
Presa da questi pensieri, Hermione si diresse verso la sala comune, decisa a mettere da parte i battibecchi e a prendere parte ai festeggiamenti. Oltrepassó il ritratto della Signora Grassa e fu accolta da una scena alla quale mai avrebbe voluto assistere: Ron e Lavanda erano stretti in un bacio pieno di passione, si abbracciavano e si accarezzavano senza darsi il tempo di respirare.
La giovane Granger si girò e, con le lacrime agli occhi, scappò via.
Si chiuse in un'aula in disuso. Chi mai avrebbe detto che un piccolo barlume di speranza le avrebbe spezzato il cuore?
Sentì la porta aprirsi e vide Harry entrare trafelato. Si sedette accanto a lei e iniziò a consolarla in silenzio. 
Lei sapeva che lui la capiva. Conosceva i sentimenti che provava per Ginny.
Il silenzio che si era creato tra loro fu interrotto dall'irruzione di Ron e Lavanda, in cerca di un luogo tranquillo. Furono subito cacciati via da uno stormo di uccellini evocato da Hermione stessa.
Quando le voci dei due amanti si allontanarono, le lacrime tornarono a scorrerle sul viso. Pregò l'amico di lasciarla sola, lui acconsentì e con una carezza se ne andò.



Spazio autore:
Ciao ragazzi! Ormai siamo entrati nel vivo della storia! Non vedo l'ora di pubblicare il prossimo capitolo! Ormai siete sempre più lettori, e ne sono entusiasta! Come sempre ragazzi recensite, aiutate una scrittrice a migliorare!
Un saluto! A lunedì!

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Capitolo 6
*** Tra lacrime e paura ***


Tra lacrime e paura

 
Il giovane Serpeverde si trovava in un luogo a lui sconosciuto. Ogni cosa intorno a lui era avvolta dall’oscurità. Fece una dozzina di passi in avanti, le sue gambe tremavano, forse per il freddo o per la paura. Sentì una voce in lontananza, mentre si avvicinava a grandi passi gli fu chiaro che si trattava di un pianto, un pianto pieno di disperazione. E poi la vide.
Era una donna in ginocchio, aveva gli occhi colmi di lacrime –Draco! Perché hai lasciato che accadesse?–
Una voce dall'ombra tuonò –Crucio!–
Narcissa urló, in preda a spasmi di dolore incontrollabili –Moriremo tutti! Ci ucciderà! E la colpa è tua!–
La voce priva di corpo evocò un altro incantesimo –Avada Kedavra!–
Fu un attimo: una luce verde investì la donna che cadde a terra inerme.
Draco sentì il mondo crollargli addosso.
Non è vero, non può essere vero.
Si gettò in una corsa disperata ignorando ogni buon senso. Lui l’avrebbe salvata.
–No!– Draco si lanciò sul corpo della madre. Lo prese tra le braccia e lo scosse, chiamandone il nome.
Era tutto inutile. Le lacrime rigarono il volto del giovane mago. Continuava ad abbracciare sua madre, a sussurrarle che l’avrebbe aiutata, che tutto si sarebbe sistemato, che avrebbe fatto del suo meglio per rimediare ai suoi errori. La donna però, rimaneva immobile.
Quando capì che non c'era più niente da fare si voltò: non riusciva a guardare quel volto trasfigurato dal dolore.
Il suo sguardo fu attratto da una figura in lontananza: era un uomo dai capelli biondo platino.
Lucius Malfoy era a terra, le braccia gli cadevano lungo il corpo e i suoi occhi erano privi di espressione. Un Dissennatore era proteso sopra di lui, pronto a conferirgli il bacio fatale.
Non può farlo, non posso perdere anche lui.
Con un gesto disperato Draco sfoderò la bacchetta e con tutta l'aria che aveva nei polmoni urló –Expecto Patronum!–. Ma la sua bacchetta rimase inerme. Ci riprovò ancora e ancora e ancora. Si concentrò alla ricerca di un ricordo felice ma tutto ciò che evocava la sua mente era il buio.
Fece un ultimo tentativo, la sua voce ora era strozzata –Expecto Patronum!–. Nulla.
E’ finita.
Prima che l'anima di suo padre lo abbandonò definitivamente lui girò il volto verso Draco e a bocca stretta dichiarò –Hai fallito–

Draco si alzò con un urlo.
Si trovava nella sua camera, ad Hogwarts.
É stato solo un sogno. Solo un sogno.
Dalla sua fronte scivolarono due gocce di sudore. Aveva il fiato corto e non dava segni di volersi regolarizzare.
Scese dal letto, indossò la camicia da notte e uscì.
Doveva trovare un modo di riparare l'armadio, doveva portare a termine il suo compito, doveva salvare i suoi genitori e doveva farlo adesso: era l’unico modo per potersi calmare. Era diretto verso la biblioteca: li avrebbe trovato senza dubbio un modo per porre fine a quel tormento.
Il suo passo accelerava sempre di più e in un batter d'occhio si ritrovò davanti alle porte in ebano. La spinse con forza e fece capolino dentro la stanza.
Era vuota.
Perché era vuota?
Draco si fermò. D'un tratto capì cosa lo aveva davvero spinto a correre fin laggiù in piena notte.
Non erano stati i libri, non era stato il bisogno di trovare una soluzione. Era stata lei.
Era confuso: perché aveva così disperatamente bisogno di vederla? Cosa avrebbe potuto fare lei per la sua anima dannata?
Ma sopratutto: cosa avrebbe fatto lui adesso?
Ebbe un capogiro. Non sapeva dove andare. Sentiva la nausea salirgli sempre di più. Aveva bisogno di muoversi, di uscire di lì.
Continuò a girare per i corridoi della scuola, senza una meta, di certo non si sarebbe aspettato di incontrarla, non a notte fonda.
Poi però il suo orecchio percepì un suono che proveniva da lontano. Draco si fermò, cercando di capire se si trattasse della sua immaginazione che si prendeva gioco di lui. No, non si sbagliava. Anzi, ora che si avvicinava alla sorgente del suono si distinguevano chiaramente dei singhiozzi. Il rumore veniva dall'interno di un aula in disuso. Draco entrò piano.
Eccola li, seduta su un banco, le gambe incrociate e il volto nascosto tra i capelli.
Sembrò quasi una magia: il suo respiro si regolarizzò, i suoi muscoli si sciolsero e sulle sue labbra si formò un leggero sorriso.
Si avvicinò lentamente alla Grifondoro e con la mano ancora tremante a causa delle emozioni vissute pochi minuti prima le sfiorò una spalla.
Lei sussultò alzando il viso. Lo guardò con sorpresa –Che stai facendo?–
Draco non era pronto per rispondere a una domanda così diretta. Si limitò a guardarla, lasciando la sua mano li dove l'aveva posata.
Lei lo guardò ancora –Scusami, é stata una serataccia–

***


La testa di Hermione era in preda a un turbinio irrefrenabile di pensieri.
Perché Malfoy era li vicino a consolarla? Perché le teneva la mano sulla spalla senza dire nulla?
–Scusami, é stata una serataccia– si sentì in dovere di dire.
In circostanze normali avrebbe diffidato dall'aiuto del Serpeverde. Ma nelle ultime settimane lo aveva visto sotto una luce diversa e ora nei suoi occhi leggeva solo apprensione e... Tristezza.
–È stato Weasley vero?– disse con vago disprezzo.
Fu colta alla sprovvista: come lo aveva capito?
Draco parve leggerle nella mente perché disse –E’ chiaro come il sole–
Hermione divenne rossa –Si, immagino che sia piuttosto evidente…–
Draco continuò a guardarla ma a lei non dava alcun fastidio. Forse dopo quelle ore in solitudine era felice di avere la compagnia di qualcuno.
–Non darti pena– riprese il ragazzo –Hai fatto tanto per lui, e se nemmeno se ne è accorto non penso che meriti le tue lacrime–
Hermione indugiò un momento –Cosa intendi?–
Draco fece un sorriso sarcastico –Andiamo Hermione! Non prendermi in giro! Mi sono accorto di quello che hai fatto alle selezioni!–
Hermione avvampò ancora di più, non solo per l’imbarazzo di essere stata sorpresa con le mani nel sacco, ma perché quella era la prima volta che lui pronunciava il suo nome –E allora perché non hai detto nulla?–
–Non è un giocatore migliore di McLaggen, questo da un bel vantaggio ai Serpeverde– rispose con noncuranza.
Hermione voleva ribattere, ma non era nelle posizioni per farlo, e in tutta sincerità, non si sentiva nemmeno in vena di difendere il suo… amico.
–Tu perché sei qui?– chiese lei cambiando discorso con astuzia.
Draco scrollò le spalle, sembrava che nemmeno lui lo sapesse con certezza –Non riuscivo a prendere sonno– si limitò a dire.
Si guadarono ancora, reciprocamente, Hermione teneva i suoi occhi color nocciola puntati su quelli di ghiaccio del Serpeverde.
Non sapeva cosa stesse provando esattamente, il suo cuore stava accelerando e le mani iniziavano a inumidirsi. Spostò lo sguardo altrove.
Si sentiva strana, si, ma non a disagio. Quella presenza le trasmetteva quella sicurezza che negli ultimi giorni le stava venendo a mancare.
–Penso sia il caso che vada, è davvero molto tardi– Hermione si alzò, quasi di scatto.
Lui si alzò insieme a lei e le fece un cenno di assenso col capo. Poi fece un gesto che ha dell’incredibile: la abbracciò.
Era un abbraccio caldo, consolatore. Un abbraccio di cui forse aveva più bisogno lui di lei.
Dopo un tempo che le parve infinito si sciolse da quel calore, e con un sorriso, si diresse verso il dormitorio.
Sapeva che quella notte non avrebbe chiuso occhio.



Spazio Autore:
Ciao ragazzi! Volevo ringraziarvi tanto per le belle recensioni! Finalmente sono arrivata a questo capitolo che non vedevo l'ora di mostrarvi! Ci vediamo giovedi! Recensite tanto!!! :)

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Capitolo 7
*** Il Lumaclub ***


Il Lumaclub

 
Era passato qualche giorno ormai dall’incontro con Draco. Per quanto odiasse ammetterlo, Hermione non faceva altro che ripensarci. Stava rivalutando quel ragazzo, non riusciva più a guardarlo con disprezzo né con odio. C’era qualcosa nelle sue parole, nei suoi occhi, che la spingevano a credere che sotto quella maschera di indifferenza si celasse un animo pieno di emozioni e turbamenti. Un animo come il suo.
Il suo sogno ad occhi aperti fu interrotto bruscamente –Buongiorno principessa– era McLaggen.
Hermione gli rispose alzando gli occhi verso il cielo –Ciao Cormac– non aveva proprio voglia di chiacchierare, tanto meno con quel ragazzo così viscido.
–Si avvicina la festa di Lumacorno sai? Ho saputo che sei invitata. Pensavo che potessimo andarci insieme, dicono che sarà una serata piuttosto romantica– lo sguardo di Cormac era sicuro di sé, forse un po’ troppo spavaldo.
Hermione era tentata di declinare l’invito, ma d’un tratto ebbe un’idea: quello sarebbe stato il modo perfetto per vendicarsi di Ron…anche se da quella sera col Serpeverde il suo amico era completamente uscito dalla sua testa. –Sicuro! Ci sarò!– disse sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.
 
Un paio d’ore dopo Hermione si trovava in sala comune insieme al suo amico Harry, mordendosi la lingua per aver accennato al fatto che i gemelli Weasley fossero in grado di spedire a Hogwarts filtri d’amore sotto forma di profumo.
–Hermione è così ovvio! Se anche i gemelli ce la fanno, perché Malfoy non avrebbe potuto far passare la collana attraverso i controlli di sicurezza di Gazza?– continuava a ripetere Harry agitando le mani.
–Te lo ripeto Harry, una maledizione potente come quella della collana sarebbe stata intercettata subito dai sensori magici, non come quegli stupidi filtri d’amore! – continuò a spiegargli Hermione, adesso nella sua voce c’era una nota d’esasperazione.
Harry scrollò le spalle e si alzò –Credi ciò che vuoi, ma io andrò in fondo a questa faccenda!– e dicendo questo se ne andò con enfasi.
Il posto vicino Hermione però non rimase vuoto a lungo. Calì Patil si sedette vicino a lei, solo allora Hermione si accorse di Ron e Lavanda, stretti in un bacio passionale qualche divano più in là. Si girò verso la sua compagna di dormitorio –Allora Calì? Andrai alla festa di Lumacorno?– chiese senza interessarsene davvero
–Oh no– rispose lei con aria mesta –Non sono stata invitata… Tu con chi andrai? –
Era proprio questa la domanda in cui sperava –Io andrò con Cormac, Cormac MgLaggen. Mi ha invitata e ho detto subito di sì!– disse con voce abbastanza alta da poter essere sentita in tutta la sala comune. Poi se ne andò, senza voltarsi indietro, sapeva di aver ottenuto ciò che voleva.
 
Erano le otto, Hermione era pronta per essere scortata alla festa, si sentiva bella come il sole dopo tutto l’impegno che aveva messo nel prepararsi.
McLaggen fu puntuale come un orologio, la prese per mano e la scortò alla festa di Lumacorno. Gli invitati erano già moltissimi e il professore era impegnato in una conversazione con Harry e la sua damigella… Luna? Bhe in fondo lei era lì con Cormac, quindi non era nella posizione di giudicare.
Facendo finta di essere infastidito dalla troppa calca, McLaggen trascinò Hermione in un angolo isolato. –Qui si sta meglio, non trovi?– disse avvicinandosi a un’Hermione sempre più a disagio.
–Non saprei, si stava bene di la, con tutta quella gente– ma Cormac non la ascoltava, ora entrambe le sue mani erano posate sui fianchi di Hermione, le sue labbra sempre più vicine… –Scusami, credo di non stare molto bene– e con queste parole la giovane Grifondoro si dileguò in un baleno.
Aveva appena raggiunto Harry e Luna che un vociare generale colse la sua attenzione.
Draco era al centro della stanza, sorretto per collottola da Gazza.
 

***

 
Era sera ormai. Il pensiero della missione e della Granger lo avevano tenute sveglio le ultime notti, ma stasera, il sonno sembrava voler prendere la meglio. No! Non poteva succedere! Doveva tenere gli occhi aperti sul libro davanti a lui, lì dentro poteva forse esserci la chiave per riparare quel maledetto armadio. Si riscosse: si era appena appisolato. Non poteva mollare proprio ora, aveva bisogno di qualcosa che lo tenesse sveglio, qualche erba medicinale! Sapeva dove trovarle: tra le scorte del professor Lumacorno. Chiederle al professor Piton era escluso, non voleva nessun aiuto da parte sua.
Draco si alzò. Avrebbe trovato da solo le erbe di cui aveva bisogno nell’ufficio dell’insegnante di pozioni. Fece capolino in uno dei tanti corridoi di Hogwarts. L’orario del coprifuoco era passato, ma spesso si aggirava fuori dal suo dormitorio di notte e finora non era stato ancora sorpreso.
Quella probabilmente però, era una serata sfortunata.
–Colto in flagrante eh? Malfoy– il custode era davanti a lui, la sua gatta miagolava con aria sinistra.
Draco blaterò qualcosa su un invito a una cena ma Gazza lo prese per il colletto della camicia e lo trascinò in malo modo fino alla stanza dove si stava tenendo la festa di Natale del Lumaclub. Era talmente stanco che non fece obiezioni.
­–Ho trovato questo moccioso mentre si aggirava per i corridoi, sostiene di essere stato invitato–
Ora era nei guai –Okay va bene volevo imbucarmi! – Ammise, facendo credere che essere a quella festa significasse davvero tanto per lui.
Dalla folla che si era formata intorno a lui emerse una testa dai capelli neri e unti –Grazie signor Gazza, condurrò io il signor Malfoy al suo dormitorio– prese Draco per una spalla e lo trascinò fuori.
–Non mi serve il suo aiuto! – sbottò Draco quando fu sicuro di non essere ascoltato da estranei.
–Non voglio prendermi la tua gloria Draco! Voglio solo aiutarti! Lavoriamo per uno scopo comune te lo ricordi? Ho promesso a tua madre di proteggerti! Ho stretto un voto infrangibile!– Piton era esasperato
–Non mi importa! L’incarico è stato assegnato a me, non a lei! Io sono stato scelto!–
–Non sto cercando di interferire con i tuoi piani Draco! Sto cercando di aiutarti ad adempiere ai voleri del tuo signore!–
–Lei continui a recitare la sua parte da bravo servitore di Silente, io faccio il mio lavoro, da solo– sapeva di aver superato il limite, ma non gli importava, girò i tacchi e se ne andò.
Aveva bisogno di allontanarsi di lì, non gli serviva altra pressione, ne aveva abbastanza. Ce la doveva fare da solo, altrimenti le conseguenze sarebbero state inimmaginabili. Si fece scivolare per terra, lasciando che lacrime di frustrazione rigassero il suo volto.
 

***

 
 Hermione aveva appena lasciato la festa, ormai Cormac era diventato insostenibile e lei era stufa di correre via da lui. Si stava dirigendo verso il dormitorio quando lo vide: Draco era seduto per terra e piangeva in silenzio.
Non appena si accorse di lei si asciugò velocemente le lacrime dal viso, ma non si alzò. Hermione si sedette accanto a lui, le loro schiene erano poggiate sulla parete di pietra.
–Cosa stavi facendo davvero in giro per i corridoi? – chiese lei a bassa voce.
–Cercavo qualcosa per restare sveglio, non posso permettermi di dormire– rispose lui, sembrava teso.
Ora che lo guardava meglio Hermione notava le profonde occhiaie sotto i suoi occhi –Perché non puoi dormire? – insistette lei.
Draco indugiò un istante, sospirò, poi disse –Ho sempre voluto accelerare i tempi, volevo crescere, diventare come mio padre, avere delle responsabilità. Bene, finalmente ho ottenuto ciò che volevo, ora ho qualcosa tra le mani per dimostrare quanto valgo. Ma, ad essere sincero, non credo di saper sostenere il peso di questa incombenza– Hermione sapeva come ci si sentiva, dopo quello che era successo lo scorso anno al ministero. Dopo quella notte, era diventata un’adulta, ma crescere in fretta fa male –Adesso tutto dipende da me, ogni mia azione porterà a delle conseguenze. Forse irreversibili. Credevo di essere pronto, di esserlo davvero, credevo fosse giunto il mio momento, ero fiero di me, ma ora so che non è così, sono solo un ragazzo, uno stupido ragazzo che ha preteso troppo da se stesso, e che adesso non sa come tirarsene fuori– dalla sua espressione era chiaro che aveva parlato troppo, ma non sembrava pentito.
Hermione non capiva cosa c’entrasse questo con il dormire, ma non le importava, non si era mai sentita tanto vicina ad una persona come in quel momento, lei lo capiva, viveva ciò che stava vivendo lui, sul suo cuore gravava lo stesso peso. Lo abbracciò, come fece lui qualche sera prima, lo strinse e gli sussurrò in un orecchio –Ci sono io con te– lei stessa si sorprese delle sue parole, ma non come si sorprese di ciò che accadde dopo.
Draco si sciolse dall’abbraccio, ma non si allontanò. Ora erano l’uno di fronte all’altra, la mano del Serpeverde intrecciata ai suoi capelli, il battito dei loro cuori era in sincronia. Lui la tirò delicatamente a sé e posò le labbra sulle sue. Hermione fu travolta da una valanga di emozioni, mise una mano sul volto di lui, ancora umido per le lacrime asciugate di corsa. Continuavano a baciarsi, spazzando via così ogni pensiero negativo, ogni paura, ogni incertezza. Esistevano solo loro due in quel momento, non c’era posto per altro. La sua mente ora era completamente sgombra, il suo viso stretto dalle sue mani, il suo cuore andava a mille. Nulla l’avrebbe convinta a rinunciare a quel bacio.
 

***

 
Draco era stretto a lei, le sue mani le reggevano il viso come se fosse l’unica cosa che le impediva di scivolare via da lui.
Cosa sto facendo?
D’un tratto aprì gli occhi, non si era mai trovato così bene e inadeguato allo stesso momento. Gli sembrava di aver appena assaporato la felicità ma che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato in questo.
Si stacco dolcemente dalle sue labbra e la guardò senza dire una parola.
Com’è bella.
Sentiva di dover andarsene, fuggire da quella ragazza che lo rendeva così vulnerabile, ma non ce la faceva, qualcosa lo tratteneva lì, una sensazione di serenità mai provata prima d’ora.
Sentì dei passi provenire dal corridoio adiacente: la festa doveva essere giunta al termine. Si alzarono entrambi di scatto, si guardarono un’ultima volta –Buonanotte Hermione– e con un sorriso si diresse verso la sua sala comune.
Basta con le emozioni per stasera.
 
 

 
Spazio Autore:
Ciao ragazzi! Finalmente ho pubblicato questo capitolo! Vi ringrazio per i vostri commenti e i vostri apprezzamenti mi sono stati molto utili! Lo studio mi sta levando sempre più tempo e inizio ad aver paura di non riuscire a scrivere i capitoli in tempo, ma mi impegnerò al massimo!
Ci rivediamo lunedì!
Ciao!!
 

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Capitolo 8
*** La forza di una Camelia ***


La forza di una Camelia

Draco non riusciva a prendere sonno. Ripensava costantemente a ciò che era accaduto poco prima.
Come era potuto succedere? Cosa lo aveva spinto a fare un gesto così avventato? Non riusciva a trovare una risposta. Insomma, fino a qualche mese fa l’idea di avere un qualunque tipo di legame con una Nata-Babbana gli sembrava ridicola, assurda, inammissibile! Lui era un Malfoy! Non baciava quelli con sangue sporco, li disprezzava!
Ne erano cambiate di cose però, negli ultimi mesi: ora ogni suo ideale, ogni sua ambizione, ogni suo desiderio era stato stravolto. Oh come era bello rifugiarsi nei sogni e nelle illusioni senza dover mai affrontare la cruda realtà!
Adesso era tutto diverso. Adesso le sue notti non erano più costellate da sogni di gloria, ma da terrificanti incubi che gli portavano via il respiro. Sognava la sua missione, i suoi genitori e sognava Katie Bell, che forse non sarebbe mai più uscita dal San Mungo. Era lui quello sporco, adesso.
Si sentiva come se un’onda lo avesse travolto e avesse spazzato via tutti i suoi valori , tutti i suoi cari. Soffocava per la mancanza d’aria e al pensiero che, anche se fosse riuscito a sopravvivere, avrebbe dovuto ricostruire tutto da capo. C’era un appiglio però, e portava il nome di Hermione Granger. Lei era la sua scialuppa, l’unica speranza cui aggrapparsi quando la corrente delle avversità lo spingeva sul fondo. Lei, la mezzosangue che tanto aveva insultato, era riuscita ad abbattere il muro di indifferenza che aveva magistralmente costruito intorno a se negli ultimi anni.
Non poteva lasciare che un essere cosi puro venisse corrotto dalla malvagità che il Marchio sul suo braccio rappresentava.
 
 

***

 
 
Nella torre di Grifondoro, anche Hermione non chiudeva occhio. Ripensava al bacio, certo, ma non era la sola che la tormentava.
Continuava a rimurginare sulle parole di Draco: “finalmente ho ottenuto ciò che volevo, ora ho qualcosa tra le mani per dimostrare quanto valgo.”
Si stava forse riferendo al ruolo da Mngiamorte di cui si era vantato sul treno? O forse la sua era una sottile richiesta d’aiuto?. Forse Harry aveva ragione, dopotutto…
Ma più ripensava al Serpeverde, più si sentiva di escludere quell’ipotesi: come poteva quel ragazzo cosi pieno di dubbi, paure e incertezze essere un servo del grande mago oscuro?
Troppe domande, nessuna risposta. Ma di una cosa era certa: lei avrebbe scoperto la verità. Avrebbe siutato Draco ad uscire dal quel limbo di tenebre e disperazione dentro il quale era caduto.
Il mattino delle partenze arrivò presto. Hermione strinse forte Harry a sé –Divertiti mi raccomando!–. poi fece un cenno col capo quando passò accanto a Ron e alla sua amata, impegnati in un saluto passionale.
Si stava dirigendo verso il dormitorio per finire i bagagli quando si trovò nel bel mezzo di una conversazione. Si accucciò dietro ad una colonna per non essere vista. –Sei sicuro di non volerle passare da me le vacanze?– chiese una voce bassa gutturale.
–Si Goyle te l’ho già detto, resterò qui a Hogwars, ho bisogno di riposare– rispose una voce a lei ben nota: quella di Draco Malfoy.
Cambio di programma, avrebbe passato le sue vacanze li.
Spiegare ai suoi genitori per quale motivo non avrebbe passato con loro il Natale fu difficile, ma la sua menzogna era ben costruita e i suoi acconsentirono.
Ora doveva solo stabilire un contatto con Draco, non sarebbe stato difficile, sapeva benissimo dove trovarlo.
 

***

 
Era stata dura per lui decidere di passare il Natale da solo, avrebbe avuto bisogno di un po’ del calore che in famiglia solo sua madre sapeva dargli. Ma i giorni passavano e l’armadio era ancora rotto.
Aveva deciso però cge queste vacanze sarebbero state più produttive se avesse pensato ad un modo per eliminare il suo vero obbiettivo finale.
La collana non era andata a segno, ma aveva già un’altra idea, gli serviva solo un veleno adeguato.
 
Si diresse in biblioteca sperando di trovare qualcosa di adatto al suo scopo. Spalancò la porta e dietro vi trovò la sola persona che sperava di non incontrare.
Eccola li, seduta ad un tavolo, la testa china su un libro. La contemplò per qualche istante: i suoi lineamenti erano aggraziati e sottili, i capelli erano crespi, ma forzatamente raccolti in una coda alta che le scendeva lungo il collo, gli occhi color nocciola si muovevano freneticamente a destra e a sinistra, catturando ogni parola del tomo.
–Ciao Hermione– la sua voce tremava.
La giovane strega alzò gli occhi su di lui, per niete sorpresa, sembrava quasi che lo stesse aspettando. –Ciao Draco! Su siediti– gli indicò una sedia di fianco alla sua. Draco sapeva di dover dire di no, di dover fuggire da quella ragazza che lo rendeva tanto vulnerabile, di doverla proteggere, ma qualcosa lo trattenne li, forse il suo egoismo. Si sedette.
–Come mai sei rimasta a scuola?– era sorpeso, credeva che per Natale sarebbe tornata a casa, o che sarebbe andata da quella famiglia di traditori.
–Avevo tanto lavoro arretrato, finora ho avuto la testa da un’altra parte– disse, e poi osservò la sua reazione.
Draco cercò di non far trasparire le emozini che quel velato riferimento fece scaturire dentro di lui, ma evidentemente non ci riuscì, perché lei sorrise –Tu invece cosa fai qui? Ancora ti dedichi alle stesse ricerche?–
–Diciamo di si– rispose mantenendosi sul vago, quell’argomento non gli piaceva affatto.
–Perchè non me ne parli? Potrei aiutarti– chiese la Grifondoro sempre più curiosa.
Ora Draco era decisamente nel panico. Cosa avrebbe potuto risponderle? Non poteva continuare a evitare le sue domande in eterno, non poteva –Non ti interesserebbero…– okay, forse questa le basterà come risposta, si disse con poca sicurezza.
Hermione assunse un’espressione divertita –Cosa credi che mi interessi?–
–Non saprei, tutto ciò che riguarda la scuola!– disse lui rimando.
Hermione parve un po’ offesa –Ho anche altre passioni sai?–
Ora era Draco a divertirsi –Ah si? Per esempio?–
Lei non rispose, si limitò ad alzarsi, a stringergli una mano e a trascinarlo con se. Lui non protestò, non lo fece nemmeno quando lei lo trascinò fuori in giardino in pieno inverno con indosso solo la camicia e la giacca.
Camminarono per qualche minuto, lasciando dietro di loro, sulla neve, una scia di impronte.
Sotto quel bianco candido, il fiorente giardino di Hogwars sembrava desolato e spoglio, gli alberi erano secchi e tremavano col vento.
Lei lo portò dietri una siepe, poi si chinò a  terra spostando un po’ di neve, lui continuò ad ammirarla, in silenzio.
–Avvicinati Draco– lui obbedì, ammaliato dalla sacralità di quel momento.
Lei si scostò leggermente e gli aprì la visuale su un magnifico fiore rosa, il polline giallo brillava al centro della corona di petali.
–Questa è una Camelia– spiegò lei a bassa voce –è una pianta dai poteri straordinari. Pensa che riesce a sopravvivere anche d’inverno, sotto la pioggia e la neve. Il suo aspetto può trarre in inganno, sembra delicata, fragile, invece racchiude in se la forza di cento soldati. Quando tutti gli altri fiori ormai, hanno deciso di chiudersi per sbocciare di nuovo vivi e freschi in primavera, lei sopporta le avversità, spavalda e fiera di se. Nulla la può fermare–
Draco era immobile, guardava prima il fiore e poi lei: e allora capì.
Hermione era la sua Camelia, non sarebbe mai riuscito ad allontanarla, dietro quel viso innocente c’era un’anima viva e focosa che non aspettava altro di dimostrare quanto valeva, di affrontare l’inverno e uscirne indenne.
Contro ogni sua volontà, le sue ani le strinsero il viso e la trascinaroso a se. Si baciarono con un impeto del tutto nuovo. Si stringevano l’uno contro l’altra sconfiggendo il freddo che premeva su di loro.
Adesso Draco le cingeva completamente la vita con le braccia, le sue erano invece strette intorno al suo collo.
Gli sembrava tutto cosi surreale, le emozioni si alternavano dentri di lui senza logica: serenità, paura, stupore, turbamento, felicità.
E mentre dentro di lui la gioia cresceva, cresceva anche la consapevolezza che tutto questo doveva finire.
 
 
Spazio autore:
Ciao ragazzi!
Sono finalmente arrivata a pubblicare questo capitolo al quale tengo particolarmente. Spero vivamente che vi sia piaciuto! Come sempre recensite e fatemi sapere tutto ciò che non va, ne ho bisogno per migliorarmi sempre di più.
E ringrazio Alessialove che ha sempre una parola buona per la mia storia!
A giovedì!

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Capitolo 9
*** Freddi giorni invernali ***


Freddi giorni invernali

I giorni erano trascorsi lenti a Hogwars e ormai Hermione faceva il conto alla rovescia aspettando il ritorno dei suoi amici. Tra poche ore sarebbero arrivati.
Seduta in silenzio nella Sala Comune ripensava all’ultima settimana. Avrebbe dovuto scoprire qualcosa su Draco, avrebbe dovuto stargli vicino, e invece dopo il loro bacio non lo aveva neanche più incontrato. Aveva aspettato ogni sera in biblioteca, scrutato nella Sala Grande durante i pasti, girovagato nei sotterranei nei pressi del dormitorio dei Serpeverde sperando di vederlo.
Il fatto che la stesse evitando era una certezza, ma non poteva continuare a lungo.
 

***

 
Draco giaceva nel suo letto, immobile.
Aveva trascorso le sue vacanze per lo più in quello stato, dopo il bacio con Hermione. La paura aveva preso il sopravvento: paura di fallire, paura di legarsi, paura di imporre alla Grifondoro un destino peggiore della morte, paura di costringerla a vivere in un mondo a cui non apparteneva .
Era inutile negarlo, la mera attrazione fisica non aveva niente a che fare con ciò che  stava provando in quel momento.
Era ora di mettere da parte il suo egoismo, di smetterla di cedere a quei caldi baci consolatori, a quel calore rassicurante che solo lei sapeva infondergli, a quell’afetto che lo faceva sentire meno sbagliato.
Era arrivato il momento di preoccuparsi esclusivamente della sola persona che lo aveva davvero aiutato in quei mesi di solitudine, che gli era stata vicino quando il mondo gli cadeva addosso, senza pretendere spiegazioni. Doveva proteggerla dalla minaccia che incombeva su di lui e sulla sua famiglia. Doveva allontanarla da quell’orrore di cui faceva parte. Doveva portare a termine il suo compito, e doveva farlo da solo.
Se prima la sua missione gli sembrava difficile ora era al limite dell’impossibile. Ma riuscì a mettere da parte i suoi pensieri quanto bastava per elaborare un nuovo piano d’azione

 
***

 
La cena del rientro fu molto abbondante, ma Hermione non aveva fame, era troppo presa dal racconto di Harry.
– La sera della festa del Lumaclub, quando Malfoy è stato portato via da Piton, io li ho seguiti sotto il mantello dell’invisibilità – Hermione assunse un’aria di disapprovazione, ma Harry non se ne curò – li ho sentiti parlare di un incarico che Draco doveva svolgere per volere del “suo signore”, Piton voleva aiutarlo, ha stretto un voto infrangibile con le signore Malfoy! –
Doveva ammetterlo, quest’ultima notizia l’aveva sconvolta. Un voto infrangibile è un vincolo che ti lega fino alla morte. Ma era ancora determinata a credere che sotto tutta quella faccenda si celasse un ragazzo da salvare, un ragazzo che agiva contro la sua volontà.
Non poteva però rivelare i suoi pensieri a Herry senza ammettere ciò che era successo nelle ultime settimane. Era ancora decisa a tenere quella vicenda per sé, per il suo bene e per quello di Draco: i suoi amici avrebbero sicuramente disapprovato.
– Harry credo che tu non abbia abbastanza argomentazioni su cui basare un’accusa così grave – rispose lei cercando di non insospettire nessuno.
 
Le giornate passarono e l’unico evento rilevante fu il racconto di Harry riguardo un incarico affidatogli da Silente in persona. A quanto pare, dopo diverse lezioni private durante le quali il preside mostrava a Harry ricordi riguardo la vita di Tom Riddle, ad oggi meglio conosciuto come Lord Voldemort o Tu-Sai-Chi, il ragazzo con la cicatrice avrebbe dovuto recuperare un prezioso ricordo di Lumacorno, essenziale per terminare il puzzle raffigurante la vita del giovane mago oscuro.
Il primo tentativo però fu disastroso.
 
Passo Gennaio, Febbraio e infine Marzo.
Hermione ormai non aveva per la mente nulla se non Draco. La sua determinazione si era trasformata in paranoia e adesso l’unica cosa che voleva era scoprire cosa aveva in mente Draco.
Lei non era l’unica però a pedinare il Serpeverde, sapeva che anche Harry nutriva dei sospetti nei suoi riguardi nonostante tutti i suoi tentativi di dissuaderlo e aveva scoperto che ogni notte lo cercava disperatamente sulla Mappa del Malandrino.
Harry era sempre più frustrato, si era reso conto che spesso Malfoy non appariva sulla Mappa e questo lo aveva spinto a elaborare le teorie più assurde.
– Forse è uscito dai confini di Hogwars! Forse ha trovato un modo di superare tutti i controlli di Gazza e quelli degli Auror! Forse ha scoperto come smaterializzarsi dentro la scuola! – ma Hermione non lo ascoltava, lei aveva capito benissimo dove si rifugiava Draco.
La stanza delle necessità Harry, come fai a non arrivarci!
La sua vena saccente voleva a tutti i costi svelare la verità, ma il suo cuore no. Aveva seguito Draco qualche volta, senza che lui se ne rendesse conto. Era stato facile, le era bastato usare qualche incantesimo di mimesi e un pizzico di circospezione. Sfortunatamente però non era mai riuscita a entrare nella stanza insieme a lui, senza il mantello dell’invisibilità l’avrebbe sicuramente scoperta. Quindi di che cosa avesse bisogno Draco restava ancora un mistero.
 

***

 
Gli ultimi mesi per Draco erano stati infernali.
Non dormiva più di 5 ore a notte, passava intere ore a leggere ,manuali di alchimia e di incantesimi di riparazione. Avrebbe voluto chiedere un aiuto a qualcuno, a Piton magari, ,a non voleva cedere, avrebbe fatto tutto da solo.
Ciò che davvero lo opprimeva però, era il pensiero di Hermione. Era riuscito a evitarla per tutto questo tempo, ma il suo cuore no. Aveva un disperato bisogno di lei, della sua presenza consolatrice, delle sue parole piene di saggezza, dei suoi caldi abbracci, sei suoi baci pieni di dolcezza.
Sapeva che anche lei non aveva ignorato ciò che c’era stato tra loro, alle lezioni e in Sala Grande, sentiva il suo sguardo puntato su di lui. Uno sguardo intenso che non avrebbe voluto ignorare. Ma aveva preso la sua decisione, e il suo cuore avrebbe dovuto accettarlo.
In fondo però poteva dirsi soddisfatto: era riuscito a portare avanti le sue ricerche riguardo la riparazione dell’armadio e, in caso quel piano non andasse in porto, ne aveva già messo in moto uno di riserva.
A quest’ora la bottiglia dovrebbe già essere consegnata.
Finalmente un altro dei suoi piani sarebbe stato portato a compimento, era stufo di quell’inattività che lasciava spazio ai suoi pensieri opprimenti. Incrociò le dita sperando in un esito migkiore di quello precedente.
 

***

 
Era piena notte, Hermione stava correndo a perdi  fiato, la notizia  dell’avvelenamento di Ron si era sparsa in tutto il castello e lei si stava precipitando in infermeria.
Aprì le porte con forza guadagnandosi un rimprovero di Madama Chips.
– Harry! Cosa è successo? – appena vide Ron inerme sul lettino d’ospedale non riuscì a trattenere le lacrime.
– Calmati Hermione – disse lui stringendola –ora sta bene. Aveva bevuto un filtro d’amore, l’ho portato da Lumacorno per curarlo e, una volta liberato dal sortilegio, abbiamo brindato con dell’idromele. A quanto pare però, conteneva  del veleno di prima qualità. Siamo riusciti a salvarlo appena in tempo –
Hermione era scossa dai singhiozzi, per la prima volta da mesi non guardava Ron con disprezzo e rimprovero. Poi però rifletté sull’accaduto – Perché Lumacorno aveva una bottiglia di idromele avvelenata? – chiese con sguardo indagatore.
Harry fece spallucce – Gli era arrivata via gudo, non conosce il mittente, aveva intenzione di regararla a Silente –
Hermione iniziò ad avere dei forti sospetti, ma rimase in silenzio. Non voleva essere proprio lei a puntare il dito su Draco Malfoy.
 

***

 
Un altro piano andato in fumo! Sei uno stupido Draco, uno stupido!
Draco si spostava a passi veloci per i corridoi di Hogwars.
Nonostante fosse piena notte, la notizia dell’attentato al secondo giocatore di Grifondoro era ormai nota a tutti.
Questa volta non la scampo, mi scopriranno.
Ormai non riusciva più a pensare, stava solo camminando senza una meta. I suoi piedi lo portarono di fronte alla ben nota parte del settimo piano. La guardò un momento, prima di entrare nella Stanza delle Necessità di solito prendeva delle precauzioni, ma era troppo sconvolto per pensarci in quel momenrto.
Iniziò a muoversi avanti e indietro.
Ho bisogno di fuggire, ho bisogno di fuggire, ho bisogno di fuggire.
Davanti a lui si materializzò una sontuosa porta, lui la spinse per aprirla, ma non fece in tempo ad entrare che vi venne spinto dentro con forza.
 

***

 
Questa volta Malfoy non l’avrebbe fatta franca.
Era corsa giù per le scale, sapeva benissimo dove trovarlo. Arrivò davanti all’arazzo di Barnaba il Babbeo e lo vide entrare nella stanza Va-E-Vieni. Senza riflettere gli si gettò addosso: non se lo sarebbe lasciato sfuggire.
L’impatto fu così forte da farli cadere a terra. Mentre Hermione si tirava su, la porta si chiudeva dietro di loro.
Draco era a terra e la guardava con aria incredula, riusci a mettersi in piedi solo dopo una buona manciata di secondi – Mi spieghi cosa ti è preso? – chiese incredulo.
Hermione era paonazza dalla rabbia – So che sei stato tu Draco! So della collana, so dell’idromele, so delle tue continue visite alla Stanza delle Necessità! So tutto! Non puoi negarlo! Ti ho seguito fin qui più volte, stai tramando qualcosa di strano e questo non mi piace soprattutto se ci vanno di mezzo i miei amici! – lo aveva gridato tutto d’un fiato ma ancora non era calma, teneva le nocche talmente serrate che avevano assunto un colore violaceo, continuava a mordersi freneticamente il labbrio.
– Se già sapevi tutto allora perché non hai detto nulla? –
Hermione non si aspettava proprio una domanda del genere.
Già, perché non ho detto nulla?
Non sapeva cosa replicare così si limitò a dire – Quindi ammetti quello che hai fatto? –. Dall’espressione che assunse Draco era chiaro che le redini del gioco ora le aveva prese lui. – Basta trucchetti Hermione, dimmi perché non hai rivelato i tuoi sospetti a nessuno – la sua voce era autoritaria ma non aggressiva.
Hermione emise un respiro, distese le mani e lasciò che il sapore del duo stesso sangua riempisse la bocca – Qualunque cosa tu stia facendo, voglio aiutarti –
– Aiutarmi? – ora Draco sembrava alterato – Tu non puoi aiutarmi! Nessuno può! –
– Certo che posso Draco! E sono qui per farlo, sono qui per mettermi in gioco! So cosa stai provando, anche se cerchi di nascondermelo con tutte le tue forze: tu hai paura! E io sono qui per farti forza, per aiutarti a sconfiggerla! La sua voce si era alzata man mano che le parole prendevano forma e adesso era quasi un grudo.
– Tu cosa ne sai di me? Sei solo una sporca Mezzosangue! Quelli come te mi fanno ribrezzo. Smettila di girarmi intorno, di guardarmi, di cercarmi, dimenticami! – ora anche Draco stava gridando e dai suoi occhi, una ad una, iniziarono a scendere delle sottili lacrime.
Hermione si fermò un secondo, sarebbe impossibile negare che quelle parole le erano arrivate dritte al cuore, come una pugnalata, ma si sforzò di ignorarle, sapeva bene che non era lui a parlare, ma la paura – Draco ascoltami – il suo grido si era trasformato in un sussurro, aspettò di ricevere la giusta attenzione – Non ci sarà niente che mi convincerà ad andarmene via. Io da qui non me ne vado, apriti con me Draco, fallo come alla festa di Natale, so che è quello che vuoi –

 
***

 
È vero, lo volevo con tutto il cuore, ma non poteva, doveva proteggerla a tutti i costi, non poteva coinvolgerla nella sua vita senza futuro.
O forse l’ho già fatto?
Aveva avvelenato il suo migliore amico, le era stato accanto quando nessuno c’era, si era lasciato trasportare da tutte le emozioni che quella ragazza piena di vita portava con se. Forse, tutto sommato, sarebbe stata più al sicuro se avesse saputo la verità, se in fondo era amica di Potter, non era già coinvolta fino al collo in quella vicenda?
Draco prese un respito – Siediti Hermione –.
 
 
 
 
Spazio autore:
questo capitolo è un po’ più lungo del solito e necessario al proseguimento del racconto! Vi ringrazio sempre tanto per le belle parole e per gli apprezzamenti ricevuti! Continuate a recensire!
 

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Capitolo 10
*** La confessione di Draco ***


La confessione di Draco

Draco prese un respiro – Siediti Hermione –
Lei lo guardò con stupore, poi si sedette a gambe incrociate per terra, lui la imitò. Ora erano l’uno di fronte all’altra e si tenevano gli occhi puntati addosso.
Il serpe verde abbassò lo sguardo, si fece forza e cominciò – È iniziato tutto quest’estate, come tu ben sai dopo la vicenda del ministero mio padre era stato imprigionato ad Azkaban, gettando così disonore su tutti i Mangiamorte – ebbe un fremito per l’emozione, non aveva mai raccontato a nessuno quella storia – il Signore Oscuro non ha gradito che un mago qualsiasi a causa della sua “incompetenza” avesse umiliato i suoi seguaci. Come puoi ben immaginare aveva bisogno di una piccola vendetta, e chi meglio di suo figlio poteva essere usato per i suoi giochi malvagi? Così un giorno la mia famiglia al completo fu chiamata al suo cospetto, sapevo bene cosa mi aspettava  … – alzò la manica della camicia e mostrò il Marchio Nero impresso sulla sua pelle.
Hermione fece un sussulto, il suo corpo era pietrificato e i suoi occhi erano fissi sul braccio del Serpeverde. Lui stesso stava guardando quel segno indelebile come se fosse la prima volta. Senti la rabbia salire: rabbia contro il Signore Oscuro, contro i Mangiamorte, contro se stesso …
Si riscosse e continuò – Il Signore Oscuro si congratulò con me: quel giorno sarei diventato membro effettivo dei suoi fedeli aiutanti. Mi fece inginocchiare a terra, prese il mio braccio e lo scoprì, tutti i Mangiamorte erano intorno a me, stavano intonando il canto tipico di quella cerimonia. Sfilò la bacchetta dalla sua veste e la poggiò sulla mia pelle, il dolore fu immediato: urlai come mai prima d’ora, il mio corpo era mosso da spasmi mentre l’incantesimo penetrava nella mia carne in profondità. Potevo quasi sentire la stessa anima che moriva per fare posto a quella maledizione che si stava impossessando di me. Quel tormento sembrava non finire mai –
Ora il suo sguardo era vitreo, mentre raccontava riviveva ogni singolo istante di quella lunga agonia – Quando il sortilegio fu ultimato, sembrava che nulla esistesse intorno a me, non solo il mio corpo era stato marchiato a vita, ma anche il mio spirito. D’ora in poi non sarei più stato quello di prima –
 

***

 
Hermione era sconvolta, continuava a fissare il serpente impresso sul braccio di Draco Malfoy.
E cosi era tutto vero, Harry aveva ragione, Draco è un Mangiamorte.
Lo aveva sempre saputo, in fondo, ma qualcosa in lei si rifiutava di ammetterlo.
Ebbe come primo impulso quello di fuggire, di mettere più distanza possibile tra lei e il ragazzo marchiato. Poi alzò gli occhi, davanti a lei non c’era un Mangiamorte con l’odio negli occhi e la sete di gloria, c’era solo un ragazzo. Un ragazzo cresciuto troppo in fretta rimasto solo troppo a lungo, costretto a sopportare con le sue sole forze un peso così opprimente.
Una calda lacrima scese sul suo viso rigandole il volto, nei suoi libri, nelle sue avventure, non aveva mai trovato nulla di così coinvolgente come il racconto che aveva ascoltato.
Stava per stringerlo a se, ma lui la precedette. Sapeva che di quell’abbraccio ne aveva più bisogno lui di lei, proprio come la sera in cui si scambiarono il primo, e così lo accolse fra le sue braccia. Alcuni singhiozzi silenziosi smossero il suo corpo: quel ragazzo era talmente fragile, che non lo avrebbe giudicato per nulla al mondo.
Lui si alzò e la guardò negli occhi, non c’era vergogna sul suo viso, solo sollievo. Davvero era riuscita a dargli così tanto conforto?
Poi Draco tirò su le spalle e parlò – Il Marchio però non era l’unica punizione che Tu-Sai-Chi voleva infliggere alla mia famiglia –
Cosa può esserci di peggio?
– Il Signore Oscuro aveva un compito di vitale importanza per me. Un compito che non avrei potuto rifare. Mi disse di uccidere Silente – Hermione non riuscì a trattenere un piccolo grido di sorpresa, ma lui la ignorò – Quella, da quel momento in poi, sarebbe diventata la mia unica ragione di esistenza, se avessi fallito la mia famiglia ne avrebbe pagato le conseguenze – a quel punto le emozioni presero la meglio e Draco non riuscì più a proseguire il suo racconto, si accasciò tra le braccia Hermione e si lasciò sopraffare da un lungo pianto.
 
Hermione lo teneva stretto, ma la sua mente era altrove.
Ecco cosa tormentava Malfoy ogni sera, cosa lo teneva sveglio la notte, ecco cosa cercava in biblioteca … Che stupida era stata a non esserne mai accorta! La collana, l’idromele, erano tutti disperati tentativi di adempire al suo compito.
Ma una cosa ancora non si spiegava – Che cosa ci facevi nella Stanza delle Necessità? –
Draco alzò di nuovo la testa, poi si mise in piedi e le porse una mano per aiutarla a fare altrettanto. Lei la afferrò e poi lo segui tra le cianfrusaglie accatastate nella stanza. Solo ora si accorgeva veramente del posto in cui si trovava: era una stanza dalle dimensioni gigantesche, intorno a lei c’erano solo chincaglierie ammassate senza un ordine, sembrava quasi una discarica.
I due ragazzi si fermarono davanti a un grosso armadio, poi Draco parlò – Questo è … –
– Un Armadio Svanitore – completò Hermione per lui.
– Esatto – Draco non sembrava sorpreso – Il suo gemello si trova da Magie Sinistre. Ho pensato che se non fossi riuscito a completare il mio piano da solo, avrei potuto godere dell’appoggio degli altri Mangiamorte. Sfortunatamente questo è rotto, è tutto l’anno che cerco di riparlarlo –
Hermione era a bocca aperta – Stai cercando di far entrare dei Mangiamorte a scuola? E non pensi alle conseguenze? A tutti gli studenti che possono essere uccisi? Ai tuoi amici? –
Draco era diventato rosso, poi ulrò – Credi che non lo sappia? Credi che sia felice di tutto questo? I miei genitori verranno torturati, uccisi e non porterò a termine questa missione! Ne va della mia vita, di quelli che amo Hermione! –
Non sapeva più che dire, era ammutolita.
 

***

 
Il mutismo di Hermione stava rendendo Draco sempre più nervoso.
Ecco, ne ero certo, ora la sola persona che mi faceva sentire meno solo su questa terra mi denuncerà. Dirà tutto a Silente e io sarò sbattuto ad Azkaban, forse torturato. E i miei genitori verranno sicuramente …
– Ti aiuterò – disse lei
Draco strabuzzò gli occhi – Cosa? –
– Mi hai sentito. Ti aiuterò. Troveranno un modo di uscire da questa faccenda, insieme – negli occhi della ragazza ardeva il tipico fuoco dei Grifondoro.
– No. È troppo pericoloso, non poso permetterlo – sentenziò lui.
– Draco ma non capisci? Sono dentro questa vicenda fino al collo! Combatterò per la giustizia e per il bene degli innocenti, che sia al tuo fianco, al fianco di Harry o da sola – la giovane strega era più determinata che mai.
Draco era commosso, mai nessuno nella sua vita gli era stata così vicino, pronto a sacrificare se stesso per la sua causa.
– Escogitarono un piano Draco, non ci sarà nessuna vittima. Allora, sei con me? –
Forse è stata colpa dell’emozione, della disperazione, del sollievo di aver trovato una via di fuga ma Draco disse – Si –
 

***

 
Poco dopo i due ragazzi avevano preso posto su un paio di comodi divani fatti apparire nella stanza.
– Ricapitoliamo: devi trovare un modo di riparare questo armadio altrimenti i Mangiamorte e Voldemort crederanno che tu non ti sia impegnato a sufficienza nel tuo compito e la faranno ai tuoi genitori –
– Esattamente – confermò Draco – e anche se non riuscissi a farlo funzionare dovrei comunque trovare un modo per uccidere Silente –
Hermione si illuminò – Silente! Lui potrà di sicuro aiutarci! Baterà dirgli tutto ciò che sta succedendo e potremmo organizzare un agguato con l’aiuto degli Auror! –
Draco la guardò con sarcasmo – Non credi che i Mangiamorte si insospettirebbero se trovassero gli Auror pronti per un attacco a sorpresa? –
– Ma Draco! Tu non capisci! Silente può fermarli! Potra aiutare te e la tua famiglia! –
– No, sei tu a non capire Hermione. Mia madre è senza protezione adesso, non ho nessun modo per avvisarla, appena i Mangiamorte scopriranno la trappola lo riferiranno al Signore Oscuro che si precipiterà da lei –
A questo Hermione non aveva pensato.
– Credo che la cosa migliore da fare sia riparare l’Armadio Svanitore. Se riusciremo a prganizzare una trappola ben architettata, la colpa del fallimento non potrà ricadere solo su di te – Hermione fece una pausa – So che è rischioso, qui ci sono i ragazzi, gli elfi, i professori, ma penso sia l’unica soluzione –
 

***

 
Draco era ammaliato da lei: così astuta, così intelligente, così forte, così coraggiosa, così bella …
Passarono buona parte della notte a discutere sul da farsi. Doveva essere quasi l’alba quando …
– Ho avuto un’idea! – la voce di Draco era squillante e fece sobbalzare Hermione –
Prima di far entrare i Mangiamorte a scuola tu organizzerai un diverso per tenere gli studenti fuori dall’edificio. Una volta entrati gli Auror riceveranno l’allarmee scatteranno alla difesa dei ragazzi …
– A quel punto tu e io cercheremo di condurre indirettamente i Mangiamorte in un luogo dal quale non potranno fuggire, e quando gli Auror arriveranno saranno loro a completare l’opera! – Terminò Hermione per lui.
Ecco cosa gli piaceva di lei: ragionava sul suo stesso mondo. La differenza è che lei sfruttava quella scaltrezza per costruire qualcosa di positivo.
Era fatta, dovevano solo ridefinire alcuni particolari, ma c’era tempo, d’altronde dovevano ancora riparare l’armadio.
Si alzarono in piedi quando la luna era ormai calata: era meglio farsi trovare in camera quando i loro compagni si sarebbero svegliati.
Prima di aprire la porta della stanza Va-E-Vieni Draco strinse l’ultima volta Hermione.
– Grazie – le sussurrò in un orecchio.
Hermione sorrise – Insieme – gli sussurrò di rimando.
Si diedero un ultimo, caldo bacio prima di separarsi.


Spazio autore:
Ciao a tutti! Siete sempre di più a leggere la mia storia e a metterla tra i preferiti, vi ringrazio tanto e mi raccomando ditemi sempre i vostri pareri. Un bacio grande a tutti ci vediamo giovedì!!! ( Che ne pensate del piano? Può essere fattibile secondo voi? )

 

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Capitolo 11
*** Un nuovo alleato ***


Un nuovo alleato


I giorni seguenti furono decisamente faticosi. Hermione e Draco lavoravano al loro piano senza tregua, passando intere notti in bianco alternando lo studio ai baci.
Si vedevano ogni sera nella Stanza delle Necessità entrando uno alla volta, per non correre il rischio di essere visti insieme.
Durante il giorno invece recitavano la parte dei rivali in perenne conflitto. Si scambiavano insulti, battute e frecciatine continuamente. Ma chiunque li avesse osservati attentamente avrebbe letto la complicità nei loro occhi.

Una mattina Harry, Hermione e un Ron finalmente ristabilito si trovavano insieme nella Sala Comune. Lei e il rosso dopo il suo avvelenamento erano tornati a essere amici come prima, senza rancori.
Stavano intrattenendo un acceso dibattito su Piton e sul suo maniacale interesse per le Arti Oscure quando...
Crac.
Davanti a loro si materializzarono due elfi domestici, Dobby e Kreacher per la precisione –Abbiamo informazioni su Draco Malfoy signor Potter!– esordì Dobby con entusiasmo. Il piccolo elfo indossava un paio di grossi calzini e una pila di cappellini di lana.
Hermione rabbrividì –Harry che sta succedendo?–
–Tranquilla Hermione, li ho solo incaricati di tenere d'occhio Malfoy per me. Forse così riuscirò a capire cosa sta tramando– disse con fierezza il ragazzo con la cicatrice.
Ora Hermione era congelata dalla paura. Cosa avranno scoperto i due elfi?
Lo avrebbe saputo presto vista l'impazienza di Harry –Allora, avete notato qualcosa di sospetto?–
Fu l'elfo coperto di cappelli colorati a raccontare le scoperte –Dobby ha sorpreso il signorino Malfoy aggirarsi con aria sospetta intorno al corridoio del sesto piano–Hermione sussultò, ma nessuno vi fece caso –si reca ogni notte nella Stanza delle Necessità– ora i suoi zigomi andavano a fuoco e le sue mani stringevano freneticamente la federa del divano sopra il quale era seduta, poi Dobby aggiunse con imbarazzo -sfortunatamente Dobby non ha visto cosa conteneva la stanza, signore- Hermione si fece scappare un profondo sospiro di sollievo, che i suoi amici non poterono fare a meno di notare.
–È tutto a posto Hermione?– chiese Harry con apprensione.
E ora che avrebbe detto? Doveva inventarsi qualcosa.
–No! Non è per nulla a posto! Come presidentessa del C.R.E.P.A. non posso permettere che siano effettuati certi abusi sugli elfi domestici!–
Ron era esasperato -Suvvia Hermione! Sono stati utili! Perché ti scaldi tanto?-
–Perché mi scaldo tanto? Mi scaldo perché voi state sfruttando due povere creature indifese! Loro non sono al vostro servizio!–
Okay, forse ho esagerato...
Stava per andarsene quando Harry chiese -E Malfoy era da solo?-
Hermione tornò a fissare gli elfi senza battere ciglio.
–Si signor Potter, Dobby non ha mai visto nessun altro…– poi, dopo aver lanciato uno sguardo a Hermione, prese un abat-jour poggiata sul tavolino e fece per darsela in testa. Harry però lo fermò appena in tempo.
–Dobby ma cosa ti salta in mente?– chiese Ron completamente sconvolto
Dobby era nel panico –A Dobby non piace spiare il suo vecchio padrone ...–
Hermione finse di compatirlo -Oh Dobby! Hai già fatto abbastanza, ora puoi tornare nelle cucine! Hai svolto il tuo lavoro alla perfezione!– gli disse con un sorriso forzato.
-Ma che sei impazzita?– intervenne bruscamente Ron –Scopri cosa si trova nella Stanza Dobby!–
L'elfo abbassò il capo -Dobby continuerà il suo lavoro- poi, senza che nessuno lo congedasse, si smaterializzò con un sonoro Crac.
Hermione a quel punto si finse offesa per lo sfruttamento del piccolo elfo, così corse in camera sbattendo la porta.
Appena fu certa di essere sola prese una piccola pergamena e un calamaio e vi scrisse sopra poche parole.
S.d.N. tra poco.
Legò il messaggio alla zampetta di un piccolo gufo, sperando che Draco avrebbe capito. Stava per correre all'appuntamento quando...
Crac.
Dobby e la sua pila di cappellini colorati ricomparve davanti a lei.
Hermione era basita –Dobby! Cosa ci fai qui?–
L'elfo si prostrò in un profondo inchino –Dobby ha visto la signorina Granger entrare nella Stanza del sesto piano insieme al signorino Malfoy. Dobby non ha detto nulla perché si fida del giudizio della signorina Granger. Ma Dobby vuole essere sicuro che lei sappia cosa sta facendo– si morse il labbro per l'eccessiva irriverenza.
Hermione era ammutolita.
Possibile che quel piccolo elfo avesse riposto tutta quella fiducia in lei?
–Grazie Dobby, non ti deluderò–
Lui si inchinò nuovamente in segno di salutò, poi sparì.

Hermione, rimasta sola, corse al sesto piano. Quando arrivò lui era già lì. Si avvicinò a lei, la prese con delicatezza per i fianchi e la baciò.
Poi la guardò dritto nei suoi occhi color nocciola –Cosa è successo?–
–Harry ha chiesto a Dobby di seguirti, voleva scoprire cosa stavi nascondendo– Draco strinse i pugni con forza, ma lei fece finta di non notarlo –Lui ti ha visto, e ha visto anche me. Non sa cosa stiamo facendo, ma ha deciso di fidarsi di me e di non indagare ulteriormente–
Il Serpeverde sembrò decisamente più rilassato, tanto che tentò di cimentarsi in un sorriso –Bene! Abbiamo un nuovo alleato!–

***


Ma quella di Dobby non era la sola notizia della Grifondoro –Ho pensato al luogo perfetto dove condurre i Mangiamorte una volta entrati nella scuola... – fece una pausa che diede un effetto teatrale alle sue parole –La Torre di Astronomia!–
Draco fece un sorriso. Aveva ragione: era il luogo perfetto! Piccolo, con una sola via di fuga e piuttosto lontano dal salone di ingresso. Guardando la ragazza di fronte a lui, non poteva fare altro che pensare che fosse lei, quella perfetta.
Non riuscì a domare l'impulso di afferrarla con forza e di baciarla, senza lasciarle la possibilità di opporsi. Le cinse i fianchi con un braccio e posò la mano libera sulla sua nuca.
Adesso anche lei ricambiava il suo bacio con foga lasciando che il Serpeverde la trascinasse contro una parete. Draco fece scivolare lo sguardo nell'incavo dei suoi seni: erano perfettamente tondi e non troppo prosperosi.
Desiderava quella ragazza con tutto se stesso e non fece in tempo a formulare questo pensiero che le sue mani erano già scese al di sotto dei fianchi e saggiavano tutte le forme della giovane donna.

***


Hermione non si era mai sentita così prima d'ora. Era travolta da emozioni per lei del tutto nuove: passione, desiderio, eccitazione.
Sentiva le mani di Draco scivolarle lungo i fianchi percorrendo col suo tocco leggero tutte le sue curve. Bramava i suoi baci e le sue carezze come se fossero la sola cosa a tenerla in vita. Ma non le bastavano, voleva di più, voleva toccare la sua pelle, sentire il calore del suo corpo sulle dita. Gli sfilò la camicia dai pantaloni e iniziò ad accarezzarlo con dolcezza: anni e anni di allenamento di Quidditch avevano formato il suo corpo, rendendolo vigoroso e ben scolpito. Portò le mani su fino al petto e sentì il suo cuore battere ad un ritmo frenetico.
Fu in quel momento che si rese conto di ciò che realmente stava per accadere e, lentamente, la paura si sostituì all'eccitazione.
Lei era Hermione Granger, il topo da biblioteca, la goffa saputella, perché si ostinava a recitare la parte della ragazza senza freni inibitori?
Iniziò ad allentare la presa su Draco, lui se ne accorse perché si staccò e la guardò dritto negli occhi –Che succede Hermione?–
Non sono pronta, ecco che succede.
–Mi dispiace Draco– e dette queste ultime parole si allontanò da lui, prima di uscire dal portone però disse –ci vediamo domani alla solita ora–

Ora si ritrovava a girare per i corridoi senza una meta, ripensando all'accaduto. Perché aveva così paura di rischiare? Insomma, stava mettendo in gioco la sua vita aiutando Draco, eppure non riusciva a mettere in gioco il suo cuore. Ripensava a Ron: se una piccola fiamma come quella era riuscita a spezzarle il cuore, cosa sarebbe successo a lei se si fosse abbandonata completamente a Draco?

I giorni trascorsero, le notti si susseguirono lente e i due ragazzi si scambiarono baci di rado: nessuno dei due aveva voglia di ripetere la stessa scena vissuta qualche giorno prima.
Hermione aveva la testa altrove: dormiva poco e studiava tanto. Aveva grosse occhiaie che le solcavano gli occhi e il suo viso era molto sciupato.
Ciò che la sorprese di più fu che i suoi amici nemmeno se ne resero conto: erano troppo occupati a pensare al ricordo che Harry era finalmente riuscito a sottrarre a Lumacorno. Gli raccontò la sua impresa durante la lezione di Incantesimi. La sera del funerale di Aragog, la gigantesca Acromantula che Hagrid teneva segretamente nascosta nella Foresta Proibita, Harry aveva assunto buona parte della Felix Felicis e, sotto la guida di questa, era riuscito a convincere il professore di Pozioni a lasciargli il ricordo.
–Pensavo...– disse il ragazzo sopravvissuto –Che potrei usare la Felix Felicis anche per entrare nella Stanza delle Necessità insieme a Malfoy–
Hermione si girò di scatto –No Harry! Non funzionerebbe... Sarebbe uno spreco! La Stanza delle Necessità non si farebbe ingannare da una pozione qualsiasi–
Harry la guardò con un pizzico di sospetto, poi scrollò le spalle –Hai ragione Hermione, la sprecherei e basta–
Lei sorrise.

Quando scesero nella Sala Grande trovarono una sorpresa ad aspettarli.
–Katie!– Harry le corse incontro, raggiante, Hermione lanciò istintivamente lo sguardo al tavolo dei Serpeverde e scorse un Malfoy non poco allarmato.
–Katie sei in splendida forma!– disse Ron.
La cacciatrice arrossì – Grazie Ron! Sono entusiasta di essere tornata!– rispose raggiante.
Harry però interruppe la conversazione –Senti Katie, non sapresti per caso chi....–
–No Harry, mi spiace– probabilmente non era la prima persona a chiederle dell'aggressione.
Hermione la salutò con cortesia e portò i suoi amici al tavolo.
Una volta seduta al tavolo ammiccò impercettibilmente al suo socio segreto.
 
 
Spazio Autore:
Ciao ragazzi!
Finalmente il rapporto tra Draco ed Hermione si è consolidato e i due iniziano ad avere i loro primi incontri… ravvicinati!
So che il capitolo é un po' corto ma spero comunque che la storia vi stia coinvolgendo! Ho già in mente un paio di nuove idee e le leggerete lunedì come sempre.
Vi ringrazio molto per le recensioni! Continuate a darmi i vostri suggerimenti che come al solito sono sempre graditi! Grazie di cuore e ci vediamo la prossima settimana!

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Capitolo 12
*** Sectumsempra ***


Sectumsempra


Era una notte come tante a Hogwarts: le torce erano spente, il silenzio regnava sovrano e tutti gli studenti erano nel loro letto.
O quasi.
Draco e Hermione si trovavano nella Stanza delle Necessità, sfogliando l'ultimo tomo trovato in biblioteca che potesse sembrare utile. Mancavano poche pagine al termine del grande libro rilegato in pelle e quando la Grifondoro finì di sfogliarle annunciò –Niente–
Un altro buco nell'acqua.
Draco sembrava deluso, perciò aggiunse –Che ne dici se per oggi lasciassimo perdere? Domani potremmo cercare altri libri da consultare. Prendiamoci una pausa– fu fiera di sé, perché era riuscita a strappargli un sorriso.
–Si, certo! Tu che proponi? – chiese Draco.
Hermione si sdraiò sul tappeto davanti al camino: negli ultimi giorni avevano deciso di concedersi qualche comodità e si erano creati un ambiente di studio comodo e rilassante.
Draco la imitò e così adesso si trovavano l'uno accanto all'altra, ma non troppo vicini, c'era ancora un lieve imbarazzo dopo il bacio appassionato che si erano scambiati nella stessa stanza qualche sera prima.
Fu Hermione a rompere il silenzio –Perché tuo padre ha voluto tutto questo? –
Draco rabbrividì un momento, poi però rispose –La nostra é una stirpe che vanta da generazioni una discendenza nobile e gloriosa– poi scrollò le spalle –Immagino che lui non voglia essere da meno... Senza il potere che questo Marchio ci ha conferito, non valiamo più di una famiglia qualunque– fece un'altra pausa –Sono stato abituato fin da piccolo che il potere si guadagna con la fatica e con i sacrifici e che non importa sopra quante persone dovrai passare. Ciò che conta é cosa che ti presenta il futuro, non chi ti lasci alle spalle– Hermione ebbe un brivido –Esiste una regola fondamentale in casa Malfoy: non legarsi. E nonostante io abbia provato a rispettarla, a conformarmi al resto della famiglia, resto sempre l'anello debole– fece un sospiro.
Hermione soppesò un attimo le parole prima di parlare –E tua madre invece? –
Draco fece una risata di scherno –Mia madre é troppo debole per opporsi! –
Hermione non capiva –A casa mia é diverso, i miei genitori prendono le decisioni insieme e poi ne parlano con me-
–Babbani... – disse Draco con tono di disprezzo, ma non sembrava molto convinto.
Hermione però non era offesa –Non diresti così se fossi cresciuto nella mia famiglia. Noi condividiamo ogni cosa, idee, hobby... I fiori per esempio! –sorrise al ricordo di quella sera invernale.
Anche lui sorrise, ma fu sicura di intravedere un briciolo di invidia nel suo sguardo: invidia per un'infanzia mai avuta, per aver avuto tutto senza mai possedere niente.
–E tu non hai un hobby?–
Draco non ci pensò neanche un istante –Il Quidditch!–
Hermione sorrise –Deve essere bellissimo volare!–
Draco la guardò stupito –Tu non hai mai volato?–
Lei scosse la testa di rimando –Solo qualche volta e a bassa quota, ho paura...–
Lui sorrise e le strinse la mano, trascinandola fuori dalla Stanza delle Necessità e dal castello.

Si diressero al campo da Quidditch, dove erano conservate le attrezzature. Aprì un armadio e vi prese una Nimbus 2001, ormai un po' malandata. Hermione ricordava bene quella scopa e l'episodio delle lumache. Era così strano, adesso con lei non c'era più lo stesso Draco Malfoy, ma un uomo nuovo, fatto di ideali propri e non plasmati da suo padre.
Lui posò la scopa a terra e ordinò –Su! – poi le tese la mano e la aiutò a montare.
Un attimo dopo erano in aria, avvolti del vento freddo inglese. Volavano in basso, così che lei potesse abituarsi alle vertigini e al freddo. Draco si voltò un istante a guardarla e le rivolse un sorriso bellissimo, poi puntò la scopa verso l'alto. Si stavano alzando sempre di più e il mondo sotto di loro si stava riducendo a una vasta landa abbellita da lucine luminose. Hermione si strinse a Draco, un po' per il freddo, un po' per la paura e un po' per l'emozione.
Quando scesero in picchiata lei non poté fare a meno di urlare, proprio come sulle montagne russe, lui si girò ancora e rise, incurante di ciò che si trovava di fronte a lui.
Quando rimisero piede a terra Hermione era tremante –É stato... Magnifico! Ero elettrizzata Draco! Ho volato finalmente, ho...– ma lui non le fece finire la frase perché la baciò e nonostante non fosse la prima volta, lei aveva il cuore in gola.
Poi, quando il bacio terminò, lui la guardò negli occhi. Non l'aveva mai guardata in quel modo. Gli occhi gli brillavano e sorrideva come mai prima d'ora. Stava per dirle qualcosa ma le parole gli morirono in gola. Si diedero un ultimo bacio e si avviarono verso il castello.

***


–Draco é ora di cena, andiamo!– Blaise lo stava chiamando a squarciagola, ma lui non aveva voglia di cenare.
–Vai tu io ti raggiungo–
Appena fu sicuro che l'amico lo avesse lasciato solo, uscì. Aveva lo stomaco chiuso da giorni. Ormai Maggio si stava avvicinando, per molti studenti questo era sinonimo di esami o vacanze, ma non per lui.
Ora aveva qualcun'altro con cui condividere questo enorme fardello: un'alleata, un'amica, o qualcosa di più...
Ma non poteva fare a meno di sentirsi un egoista. Aveva trascinato nel suo stesso baratro la sola persona che aveva dimostrato di tenere a lui e in modo totalmente disinteressato. Ancora non capiva perché quella ragazza dall'anima nobile e pura avesse deciso di sacrificarsi per lui: un giovane capriccioso e viziato dall'animo marchiato.
Quel tornado di allegria e serenità aveva portato nella sua vita la forza di andare avanti. Un ideale da seguire con fierezza. Un'occasione per riscattarsi.
Era finita l'era di Lucius Malfoy, che era riuscito con la sua severa inflessibilità a corrompere ogni suo valore, l'era della sottomissione, l'era della paura.
Credeva che accettare quel compito disgraziato contro la sua volontà avesse segnato il confine tra giovinezza e maturità, ma solo ora capiva di essersi sbagliato. Adesso lottava col cuore per qualcosa in cui credeva, lottava per la libertà, lottava per la salvezza di molti giovani innocenti, lottava per il bene di chi aveva cercato la felicità nelle piccole cose e non nella gloria. Adesso era diventato un uomo.
Eppure c'era qualcosa che gli bruciava nel petto, un sentimento a lui sconosciuto prima d'ora, ma sapeva perfettamente di cosa si trattava.
Sono un vigliacco.
Avrebbe dovuto tenere Hermione fuori da tutto questo, avrebbe dovuto proteggerla, e invece aveva firmato la sua condanna a morte, o peggio. Nel suo cuore le diverse emozioni lottavano per avere il predominio: da una parte c'era la voglia di salvarla, dall'altra quella di tenersi vicino una presenza così rassicurante.
Sentì le lacrime amare solcargli il viso e decise quindi di uscire a prendere una boccata d'aria. Mentre vagava per i corridoi però i pensieri non smisero di tormentarlo.
Solo adesso, mentre pensava a lei, si interrogò sulla natura del loro rapporto. Cosa rappresentavano quelle parole di conforto, quelle promesse di aiuto, quelle confidenze sussurrate nella notte, quelle risate piene di gioia, quei baci teneri e pieni di calore?
Cosa era Hermione Granger, per lui?
Non era una persona qualunque, questo era certo. Non era nemmeno un'amicizia. Era forse amore quello che provava per lei? Oppure semplicemente un forte affetto?
Sarebbe stato più facile per lui capirlo se lo avesse mai conosciuto, l'amore.
Le sue gambe lo portarono fino a un bagno del sesto piano, dove entrò senza indugiare. Si precipitò su un lavandino sciacquandosi il volto dalle lacrime. Alzò il viso per guardarsi allo specchio: era pallido, più di quanto non lo fosse mai stato e i suoi occhi erano rossi e scavati. Mentre osserva il suo riflesso consumato intravide una figura dietro di lui, ebbe solo il tempo di distinguere il volto di Potter che questo gli aveva già lanciato un incantesimo silenzioso.
Si lanciò di lato, cadendo su un fianco. Ebbe solo un istante per alzarsi che un secondo incantesimo gli sfiorò l'orecchio sinistro. Estrasse la bacchetta dai pantaloni e corse a ripararsi dietro alcune toilette. Uscì allo scoperto solo per contrattaccare. Urlò –Stupeficium!– ma il prescelto fu più veloce e parò il colpo con un incantesimo di protezione.
Si sentiva come un topo in gabbia. Il ragazzo con la cicatrice era più veloce, più forte e rinvigorito dalle ore di sonno che a lui erano mancate. Sapeva di non avere possibilità, sapeva che sarebbe stato sconfitto.
Il suo istinto agì senza consultare la mente –Cruc...–
Ma non ebbe modo di terminare l'incantesimo che Potter urlò –Sectumsempra!–
Fu un attimo. L'incantesimo lo colpì in pieno petto e la sua potenza lo fece crollare a terra. Si sentì come se dieci coltelli gli si fossero scagliati addosso, trafiggendogli senza pietà il viso e il torace. Chiuse gli occhi cercando di vincere quel dolore lancinante, ma senza successo. Guardò intorno a se e tutto ciò che vide era sangue, il suo stesso sangue che tingeva ogni cosa di rosso scarlatto.
Morirò.
Poi niente fu più chiaro.
Sentì un corpo scagliarsi su di lui, scuoterlo, urlare il suo nome con paura e disperazione.
Sentì una ragazza dalla voce sconosciuta urlare. Cosa diceva? Assassino? Allora era morto davvero?
Sentì il rumore di passi veloci, il suo assalitore stava forse fuggendo?
Sentì di essere bagnato, ma di cosa? Acqua? Sangue?
Sentì il dolore delle ferite lontano e quello del suo cuore più vicino che mai.
Sentì il suono di una voce severa, una voce a lui ben nota, ma che non riusciva ad associare a nessuno in quel momento.
Sentì le sue mani contorcersi per il dolore in preda a spasmi incontrollabili.
Sentì una litania lenta, dolce. Un eco profondo e benefico che lo faceva sentire rinvigorito.
Sentì di meritarsi tutto questo. Di dover patire quella pena straziante per tutto il male che aveva causato.
Sentì i tagli sul suo corpo richiudersi lentamente.
Sentì muoversi sopra di lui le mani esperte del suo guaritore, che lo sfioravano con delicatezza e precisione.
Sentì il sangue rientrare in circolo, trasportando salute e vita.
Sentì le braccia che lo sollevarono.
Poi venne il buio.

***


Hermione stava uscendo dalla Sala Grande chiedendosi dove fosse stato Draco durante la cena quando accanto a lei passò un gruppo di ragazze di Corvonero –Mi hanno detto che é quasi morto!– disse una di queste.
–Andiamo non esagerare! Di sicuro Madama Chips lo rimetterà in sesto– aggiunse un'altra
–Può darsi, certo che non ci si può più fidare di nessuno in questa scuola!– replicò la prima
Hermione sentì la paura farsi strada dentro di lei –Ragazze scusate ma di cosa state parlando?–
–Non hai saputo?– le rispose una ragazza che finora si era limitata ad ascoltare i discorsi delle sue amiche –Draco Malfoy è stato aggredito da Harry Potter nel bagno del sesto piano. Ora si trova in infermeria in condizioni gravissime–
–Non esagerare!– la rimproverò la prima.
Ma Hermione non la ascoltò. Si precipitò alle scale diretta all'infermeria. Correva lungo i corridoi e saliva i gradini due alla volta come se da quella corsa ne dipendesse la sua stessa vita.
Perché lo stava facendo? Perché il suo cuore si stava contorcendo al solo pensiero di ciò che avrebbe trovato in uno dei lettini di Madama Chips?
Arrivò trafelata davanti la porta dell'infermeria ma quando tentò di aprirla una mano le afferrò la spalla –Mi dispiace signorina, ma Draco Malfoy non può ricevere visite. É sotto l'effetto di una potente pozione e deve ancora stabilizzarsi– l'infermiera la scrutò con sguardo severo.
Hermione era disperata –Ma io devo entrare! –
–Niente eccezioni Granger–
E così Hermione se ne andò, consolata dalla promessa che il ragazzo si sarebbe rimesso presto. Si diresse alla sua camera: voleva solo sdraiarsi sul suo letto e aspettare lì fin tanto che Draco non si fosse ripreso.
Cosa avrebbe fatto lei senza di lui? Come avrebbe affrontato il mondo, la guerra e la morte da sola? Sembrava che il coraggio dei Grifondoro l'avesse totalmente abbandonata.
No, io non sono sola, ho i miei amici.
Ma chi voleva prendere in giro? Senza di lui era persa. Un'intesa così forte non sarebbe mai potuta esistere tra lei ed Harry, o Ron. Con nessuno sarebbe mai esistita quell'intimità fatta più di sguardi che di parole. Lei voleva solo Draco.

Quando varcò la soglia della Sala Comune trovò solo Harry, Ron e Ginny che parlavano animatamente.
Lei si scagliò sul moro con una forza a lei sconosciuta –Cosa hai fatto Harry? Come ti è saltato in mente? Potevi ucciderlo!–
Harry si difese –Ho trovato l'incantesimo nel libro del Prin... –
–Lo sapevo! Sapevo che quel libro non avrebbe portato altro che guai!–
–Hermione calmati! Malfoy gli stava per scagliare addosso una Maledizione senza Perdono!– intervenne Ginny prendendo le difese del suo amico.
Hermione esitò un istante.
Una Maledizione senza Perdono?
–Non mi interessa Harry! Quel libro é pericoloso! Devi liberartene – riprese lei con più convinzione.
–Mi spieghi perché ti importa tanto di Malfoy?–
–Non mi importa di Malfoy! L'importante é sbarazzarsi di quel libro maledetto!– rispose cercando di sembrare convincente.
–Lo ha già fatto– si intromise Ron –Lo ha nascosto nella Stanza delle Necessità–
Hermione voleva solo liberarsi di loro e così con un "Bene" si dileguò.

Aspettò che il suo orologio segnasse l'una di notte per alzarsi.
Indossò la divisa, la spilla da prefetto e si incamminò verso l'infermeria.
A quell'ora Madama Chips dormiva, ma teneva la serratura chiusa in caso qualcuno volesse sgattaiolare via. Per una strega brillante come lei però non fu difficile aggirare le misure di sicurezza e in un lampo si trovò dentro.
La stanza era totalmente vuota se non fosse stato per il letto riempito da Draco. Lei corse in quella direzione attenta a fare meno rumore possibile. Si sedette sul bordo del letto e lo guardò trattenendo il respiro.
Draco era li, pallido e smunto. Vedendolo così Hermione non riuscì a trattenere le lacrime. Nonostante le rassicurazioni di Madama Chips ancora tremava all'idea che gli capitasse qualcosa.
Posò la mano sul suo viso sfiorandone ogni dettaglio. La fronte alta, il profilo del naso, la guancia liscia, le labbra perfette, storte in un leggero sorriso. Hermione non poté fare a meno di chiedersi che cosa stesse sognando. Forse il Quidditch, forse la libertà, forse lei...
A quel pensiero il suo cuore accelerò. Solo adesso si rese conto di ciò che provava davvero per Draco Malfoy. Da che cosa dipendesse quell'instancabile bisogno di lui. Cosa l'aveva spinta a sacrificare tutta se stessa per la sua causa. Il motivo per cui si trovava lì,  con le lacrime agli occhi e la paura che non si sarebbe più risvegliato.
Quindi, quando lui aprì gli occhi e posò il suo sguardo su di lei, non c'é da sorprendersi se lei non riuscì a trattenersi dal dire
–Ti amo–
 
 
 
Spazio Autore:
Sono così contenta di questo capitolo! Hermione finalmente si è resa conto dei suoi veri sentimenti ed è riuscita ad esprimerli!
Devo confessarvi che sono un po’ in ritardo con la stesura dei capitoli! Ma cercherò di fare più in fretta possibile!
Ringrazio come al solito tutti coloro che hanno recensito la mia storia  e l’ hanno catalogata tra i preferiti e invito gli altri a fare altrettanto!
Grazie ancora del vostro sostegno!

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Capitolo 13
*** Solo noi ***


Solo noi

 
Draco si trovava sospeso nel vuoto, circondato da splendidi sogni e orribili incubi. A tratti si sentiva leggero come una piuma, che si librava pigramente nell'aria assecondando gli spostamenti del vento. A tratti invece era un pesante macigno che cadeva sul fondo di un profondo mare, sentendo su di sé la pressione aumentare ogni metro che percorreva.
Ora era un piccolo colibrì, che volava leggiadro tra magnifiche Camelie colorate. E volava sempre più veloce sconfiggendo la gravità e facendosi ammaliare dai colori sgargianti della natura.
Ora invece era un coniglio, che nel buio doveva farsi largo tra i rovi per sfuggire a un lupo affamato chiedendosi come sarebbe riuscito, piccolo com'era, a sfuggire ad un lupo così grande e famelico.
Solo una cosa accomunava quella sequenza disordinata di immagini, ed era il viso semplice e sereno di Hermione. Lo vedeva nella leggerezza della piuma, lo vedeva nella resistenza del sasso, lo vedeva nella bellezza dei fiori e lo vedeva nella tenacia del coniglio.
Adesso si trovava in un vasto campo fiorito. Sopra di lui c'era solo il sole, nessuna nuvola. Eppure soffiava una brezza leggera, che gli scompigliava i capelli e gli carezzava il viso.
Senza che se ne accorse, quella brezza lo sollevò via, portandolo lontano dalle braccia di Morfeo.

Sentì di essere sveglio prima di aver riacquistato la vista. Intorno a lui percepiva il calore delle morbide lenzuola di lino. Cercò di riportare a galla i ricordi e li scoprì piuttosto dolorosi. Ricordò l’odio che aveva provato verso se stesso per aver messo in pericolo Hermione, il suo volto scavato davanti lo specchio del bagno, la sensazione di essere in trappola, la rabbia verso Potter e l'incantesimo sconosciuto che lo aveva colpito.
Un senso d'ansia lo percosse tanto da non accorgersi del lieve tocco delle mani di Hermione sul suo volto. Quando si rese conto del leggero tepore che quelle dita morbide e affusolate infondevano nel suo corpo si decise a sollevare le palpebre e lì, ad attenderlo, c'era la visione più bella alla quale Draco avesse mai avuto l'onore di assistere.
Hermione era lì, seduta sulla sponda del suo letto. Il suo volto aveva un che di statuario: la sua pelle era diafana e solcata da leggere lacrime. Gli occhi, solitamente marroni, ora erano rossi per il pianto e per le ore di sonno mancate. La sua mano morbida gli sfiorava la nuca, facendo avidamente suo ogni dettaglio del suo viso. La teatralità con cui si accostavano la tristezza della sua espressione e la serenità che quel volto gli infondeva ogni volta che vi posava lo sguardo, lo lasciò senza fiato.
La gioia e l'estasi che quel volto gli procurava erano tali da scacciar via ogni suo turbamento. La guardò ancora e quando incrociò il suo sguardo dentro il suo cuore si fece largo una sensazione del tutto nuova. Una consapevolezza che finora era rimasta sepolta sotto anni di pregiudizi e calunnie.
–Ti amo–
Due parole, due semplici parole dette a fil di voce. Eppure, pronunciate da lei, erano un'ancora di salvezza, una ragione per continuare ad andare avanti, la speranza di una vita fatta di gioia e non di paura, un motivo valido per vivere.
Se quelle due semplici parole avevano avuto il potere di sbalordirlo, quelle che pronunciò lui lo lasciarono letteralmente senza fiato.
–Ti amo anche io–
Sembrò quasi una magia: le sue lacrime di tristezza si trasformarono in lacrime di gioia e scesero sul suo volto più copiose di prima. I suoi occhi divennero lo specchio della sua anima, che rifletteva ogni singola emozione. Vi si leggeva dentro il sollievo di averlo ancora con sé, lo stupore per i sentimenti da lui confessati e sopratutto il suo amore.
Ma ciò che davvero colpì Draco fu il suo sorriso. Un sorriso a trentadue denti, un sorriso che trasmetteva allegria, un sorriso vero.
Il bacio che seguì fu come l'applauso alla fine di un meraviglioso spettacolo, il perfetto omaggio a chi ha messo in scena quel teatro di emozioni e sentimenti.

***


Hermione era felice, felice come non lo era da tempo. Era stesa sul suo letto nel dormitorio e continuava a fissare il buio senza muoversi. Nessuno prima d'ora era mai riuscito a farla sentire così, né Krum né Ron...
Ora era davvero certa di aver intrapreso la strada giusta.

Quella mattina si svegliò con serenità. Non solo era Sabato, ma era il giorno della partita Grifondoro-Corvonero dove si sarebbe decisa la sorte della sua squadra. Il giocatori rosso-oro avevano bisogno di un margine di vittoria di trecento punti per poter salire in vetta alla classifica. Il morale però era a terra: dopo l'attacco di Harry ai danni del Serpeverde, al cercatore non era stato permesso di prendere parte alla partita dell'anno.
Hermione avrebbe desiderato molto vedere la partita, ma aveva cose più importanti da fare. Si diresse in biblioteca, sapeva che nessuno l'avrebbe disturbata. Continuò a ricercare fra gli scaffali, lei e Draco avevano scritto una lista di tutti i libri che avrebbero potuto contenere qualcosa di utile e ormai ne erano rimasti pochi da consultare.
Trovò qualcosa di interessante in un tomo molto pesante e dalla copertina in velluto rosso. Forse finalmente aveva scoperto come riparare l'armadio.
Passarono molte ore prima che decise di ritornare in camera, era curiosa di conoscere il risultato della partita.
Ebbe la risposta appena entrata nella Sala Comune: l'intera torre era decorata a festa con i colori dei Grifondoro e tutti ballavano al ritmo sfrenato cantando cori e fischiando freneticamente. Ma ciò che la colpì di più furono Harry e Ginny. I due ragazzi erano legati tra loro da un bacio pieno di tenerezza e guardandoli Hermione non poté fare a meno di sorridere.

***


Erano passati giorni ma Draco si era finalmente ristabilito e ad attenderlo proprio fuori dall'infermeria c'era Hermione.
–Ciao Draco– disse con un sorriso pieno di dolcezza.
Lui non riuscì a trattenere un sorriso -Ciao bellissima- e la baciò, senza timore che qualcuno potesse vederli.
Quando si sciolsero lei disse –Ho delle buone notizie– poi gli rivolse uno sguardo per fargli intendere che avrebbero dovuto parlarne nella Stanza.
Arrivarono alla Stanza delle Necessità separatamente, lui entrò per primo.
Quando Hermione lo raggiunse era già steso sul divano che ormai avevano l'abitudine di far apparire per comodità. Lei gli si sedette accanto, proprio come quella sera nell'infermeria.
–Allora queste buone notizie?–
Lei si concesse un bacio prima di parlare –Ho finalmente scoperto come riparare l'armadio!– disse con fierezza.
Draco si illuminò –Veramente?–
–Si ma é difficile. Avremo bisogno di molto tempo ed energie–
–Allora non stiamo con le mani in mano!– e detto questo Draco si alzò, si diresse verso l'armadio Svanitore e si fece spiegare nel dettaglio tutto ciò che avrebbero dovuto fare.
Non era per nulla semplice: avrebbero dovuto esercitarsi molto, le magie da applicare dovevano essere perfette, avrebbero speso molte energie ma sopratutto molto tempo. Alcuni incantesimi andavamo recitati in una lingua a loro sconosciuta e perciò sarebbe servita anche molta pratica nella pronuncia.
Come prima cosa decisero di organizzare il lavoro dei prossimi giorni, così non ci sarebbero stati ritardi o confusioni. Ognuno si prese una copia del programma: avrebbero lavorato insieme solo la notte, durante il giorno divisero le mansioni tenendo conto delle lezioni e delle ore di studio. Decisero inoltre che avrebbero iniziato il lavoro il giorno successivo, dopo aver recuperato il materiale necessario.
Ma per quella notte si concessero qualche ora di pace. Si stesero sullo stesso divano, Hermione cingeva il suo petto col braccio e gli era talmente vicino da scaldargli il collo col suo leggero respiro.
Dopo parecchi minuti di silenzio Draco iniziò a sentire l'imbarazzo crescere dentro di lui e probabilmente Hermione condivideva la sua stessa sensazione visto che iniziò a parlare senza fine –Lo sai che Harry e Ginny Weasley ora stanno insieme?–
Draco arricciò il naso pensando a quanto poco gli interessasse quella notizia. D'altronde odiava Harry Potter e l'intera famiglia Weasley quindi una loro unione non lo rendeva minimamente entusiasta. Hermione doveva averlo notato perché aggiunse –Non fare così! Sono miei amici e sono una bella coppia– sembrava un po' offesa.
–Noi siamo una coppia nettamente migliore!– rispose lui senza rifletterci.
Hermione arrossì –Quindi noi siamo una coppia? –
Questa era una domanda decisamente difficile. Cos'erano lui ed Hermione? Lui la amava, ne era più che certo, ma quel legame segreto che stavano condividendo poteva essere definito una relazione? Non sapeva cosa rispondere, così la baciò.

***


Stava succedendo di nuovo.
Lei e Draco erano stesi sul divano di velluto e lei si trovava a cavalcioni sopra di lui. Continuavano a baciarsi con foga senza pensare a nient'altro: niente armadio, niente Mangiamorte, niente missione. Erano solo Draco ed Hermione.
Le sue mani stavano lentamente sbottonando la camicia di lui gustandosi avidamente ogni momento, ogni suo bacio, ogni sua carezza. Sentiva il suo respiro farsi più affannoso, le sue dita scendere sotto la gonna, le sue labbra chiedere altri baci.
Stava succedendo di nuovo, eppure ora era tutto così diverso.
Non c'era posto per la paura o per le incertezze. Hermione adesso sapeva di trovarsi nel posto giusto tra le braccia giuste, sapeva che nessuno l'avrebbe stretta come lui, amata come lui. Sapeva che adesso era il momento giusto, che adesso era davvero pronta.
Lasciò che lui le sfilasse le calze e le sbottonasse la camicetta, adesso tremava per l'eccitazione: nessuno l'aveva mai vista così. Lui si mise seduto e si sfilò la camicia facendo altrettanto con la sua.
Ora non riusciva più a pensare ad altro se non a Draco e al suo corpo. Aveva la pelle liscia e diafana, con grandi spalle e i muscoli ben scolpiti da anni di Quidditch. Bramava quel corpo e desiderava assaggiarne ogni centimetro.
Si trovo così a baciargli la guancia, poi l'orecchio, poi il collo, slacciandogli intanto la cintura e scoprendosi sempre più disinibita. Si fece slacciare il reggiseno e con suo enorme stupore non se ne vergognò.
Sentiva l'amore e il desiderio farsi strada dentro di lei, lo voleva con tutta se stessa.
Lui le toccò il seno, prima piano, poi con foga mentre lei gli sfilava i pantaloni. Si alzò in piedi e si calò la gonna fino alle caviglie lasciando ammirare il suo corpo che aveva disprezzato per tanti anni ma che ora sentiva bellissimo e desiderato.
Lui la prese per i fianchi e la trascinò di nuovo a sé facendola stendere sul divano, ora era lei a trovarsi sotto.
Era impotente, completamente sottomessa a Draco, eppure non aveva paura. Sapeva di potersi fidare, di potersi concedere completamente a lui. Gli sfilò l'ultimo capo che ancora indossava rivelando la sua intimità in preda all'eccitazione. Lui fece altrettanto e così si trovarono completamente nudi.
Era pronta, lo sapeva, era proprio ciò che voleva.
E fu così che divennero una cosa sola. Un unico corpo che ospitava due anime legate indissolubilmente tra loro. Non esisteva più niente al di fuori di loro, del loro amore e di quel piccolo divano in velluto, che vide abbracci pieni di passione, carezze colme di desiderio e baci carichi d'amore.
Le ore trascorsero e la notte si trasformò in alba ma loro non si salutarono, continuarono ad alternare attimi di dolcezza e di trasporto senza mai stancarsi l'uno dell'altra.
E quando decisero che era ora di andare lei gli lanciò un ultimo sguardo. Erano ancora nudi, abbracciati l'uno all'altra in una stretta carica di sentimento. E fu in quel momento che lei si rese conto di sentirsi davvero a casa.


–Ti amo Draco–
–Ti amo anche io Hermione–
 
 
 
Spazio Autore:
Ciao ancora ragazzi!
Draco ha finalmente rivelato i suoi sentimenti ad Hermione e ora sarà tutto diverso tra loro! Stiamo per arrivare a un punto di svolta: riusciranno i due innamorati a realizzare il loro piano?
Vi aspetto lunedì un bacio!

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Capitolo 14
*** Possiamo fermare il tempo? ***


Possiamo fermare il tempo?

 
La primavera era ormai inoltrata e Hermione ne aveva approfittato per mostrare a Draco tutto lo splendore che i giardini di Hogwarts avevano da offrire. Era difficile trovare momenti da passare insieme durante il giorno: bisognava elemosinare il tempo dagli svariati impegni che dovevano svolgere e sopratutto bisognava cogliere le occasioni speciali, come le partite di Quidditch e le gite a Hogsmade, per essere sicuri che nessuno li vedesse insieme.
Ormai il loro piano era pronto e studiato nei minimi dettagli.
Hermione si sarebbe occupata di distrarre tutti gli studenti attirandoli nel salone di ingresso così da farli defluire facilmente all'esterno appena i Mangiamorte si fossero fatti vivi. Era un compito arduo, ma non impossibile, sapeva già come attrarre l'attenzione degli studenti: avrebbe usato lo stesso incantesimo di cui si erano serviti i gemelli Weasley per sovvertire la tirannia della Umbridge l'anno precedente.
Draco invece avrebbe solo aspettato il momento migliore per agire, l'armadio era quasi del tutto aggiustato, mancavano solo poche formule precauzionali per accertarsi del buon funzionamento.
Insieme avevano già fissato la data in cui avrebbero messo in atto questo programma. Il tutto sarebbe accaduto durante l'allenamento di Quidditch dei Corvonero cosicché una buona parte del corpo studenti fosse già all'esterno.

La sera prima del fatidico giorno Draco ed Hermione avevano fatto l'amore più e più volte.
–Devo dirti una cosa– disse lui in tono grave, lei si fece subito attenta, così continuò –Piton… E’ ancora un Mangiamorte, ha pronunciato un voto infrangibile: se io non riuscirò a uccidere Silente, lo farà lui di persona– Hermione non sembrò affatto sconvolta dalla notizia, semplicemente sospirò.
–Si Draco so già tutto, mesi fa Harry ti ha sentito parlare con lui e ha riferito tutto a me e a Ron. Ciononostante io mi fido ciecamente di Silente e se lui ritiene Piton un valido alleato allora non lo metto in discussione– Draco era senza parole, davvero Potter lo aveva sentito parlare con Piton? E seriamente lei si fidava?
Continuò a scrutare la ragazza e nei suoi occhi lesse una determinazione sconvolgente –Credi che stia facendo il doppio… il triplo gioco?–
–Esattamente– rispose con semplicità.
Lui la guardò ancora –Ti fidi di lui?–
–Si– guardando la sua espressione seria e per nulla distorta dai dubbi sentì la fiducia crescergli nel petto.
–Bene, allora mi fido anche io–
Hermione gli sorrise, era davvero bellissima.
–Hai paura?– chiese lui ammirando il meraviglioso corpo nudo della Grifondoro.
Lei tremò leggermente –Si, e tu? –
Draco fu colpito da tanta sincerità –Ne ho anche io, penso ai nostri amici, ai nostri insegnanti... Insomma a tutti coloro con cui siamo cresciuti... E se dovesse andare tutto storto? Quante persone cadranno vittime dei nostri errori?–
Hermione lo guardò con dolcezza –Draco, ma come fai a non rendertene conto? Siamo anche noi le vittime. Credi davvero che Lord Voldemort, il Signore Oscuro, come lo chiami tu, abbia bisogno di un sedicenne per poter compiere i suoi progetti di gloria? Apri gli occhi Draco! Sei solo la pedina di un gioco sadico che quell'uomo ha messo in atto per puro diletto e soddisfazione personale! Però puoi essere molto di più, puoi essere colui che farà la differenza tra la vita e la morte di centinaia di persone. Perché se non sarai tu ad aprire quell'armadio, lo farà qualcun altro per te–
Le parole di Hermione ebbero il potere di confortarlo. Era sempre così con lei, le bastava aprire bocca per rendere tutto più semplice, meno oscuro. Era proprio per questo che l'amava: sapeva mettere ordine nella sua vita, infondere felicità nei momenti più bui.
–Ti amo Hermione, ti amerò sempre qualsiasi cosa accada– non aveva programmato tutto questo, quelle parole gli erano uscite di bocca involontariamente, ma con una dolcezza e una sincerità che nessuno le avrebbe mai messe in dubbio.
Gli occhi di Hermione si riempirono di lacrime, forse per la paura, forse per la felicità, chi lo sa! Però rispose –Ti amo anche io, e un giorno, quando tutto questo sarà finito, non dovremo più nasconderci– e con queste ultime parole si addormentarono, felici nelle braccia l'uno dell'altra.
 

***

 
Il giorno era passato lento e inesorabile. Hermione continuava a guardare l'ora sperando che le lancette dell'orologio decidessero di rallentare il loro ritmo, ma era tutto inutile. Ogni volta che incontrava Draco per i corridoi non poteva fare a meno di lanciargli uno sguardo malinconico che lui ricambiava sempre con un sorriso di incoraggiamento. Sembrava che tutto il coraggio della sera prima fosse sparito.
Senza che nessuno li vedesse Draco ed Hermione si erano scambiati un ultimo bacio prima che lui entrasse nella Stanza delle Necessità, da quel momento in poi nessuno dei due sapeva con certezza che cosa sarebbe successo. Prima di entrare lui le sussurrò –Grazie di tutto Hermione–
 
Ormai mancava poco più di un'ora al momento prestabilito: Draco aveva concordato con i Mangiamorte un orario ben preciso e solo in quel momento avrebbe recitato l'ultimo incantesimo per far aprire l'armadio. Ciò voleva dire che a breve Hermione avrebbe messo in atto il suo diversivo. Adesso però si trovava con Harry e Ron, li avrebbe accompagnati in Sala Comune e poi si sarebbe diretta subito al salone di ingresso.
Parlavano del più e del meno quando una donna alta e secca si gettò su di loro.
–Professoressa Cooman!–
–Harry mio caro meno male che sei qui!– la professoressa emanava l'indistinguibile odore di Sherry –Mi trovavo a vagare nel corridoio del sesto piano, sai volevo posare nella Stanza delle Necessità alcune...cose, quando sono entrata però qualcuno mi ha sbattuta fuori con violenza!–
Questa proprio non ci voleva.
Hermione era sicura che Harry avrebbe subito accusato Draco.
–Era sicuramente Malfoy!– appunto.
–Mi dispiace Harry caro ma non l'ho visto... Stava schiamazzando e non ho riconosciuto la voce– continuò la professoressa in preda ai deliri dell'alcool.
–Ron, Hermione! Avete capito? Qualunque cosa stesse facendo nella Stanza adesso l'ha portata a termine!– Hermione era sempre più rossa –Devo avvertire Silente! Voi aspettatemi qui–
–No... – troppo tardi, il Grifondoro era già lontano.
Ogni istante che passava era un minuto sottratto al piano ed Hermione si stava sentendo sempre peggio –Ron io penso di aver lasciato un libro in biblioteca vado a controllare–
Ma Ron si girò di scatto –Ma come ti salta in mente? Non vedi che la situazione é seria? E poi non puoi lasciarmi qui da solo con la Cooman–
Aveva ragione, ovviamente, non poteva fare altro che aspettare. Fu così che passarono altri minuti preziosi fino a quando una testa scompigliata non girò l'angolo rapidamente correndogli incontro –Ragazzi! Non c'é tempo di spiegare! Silente mi vuole in una missione con sé. Stiamo partendo adesso, ciò significa che la scuola sarà meno protetta da eventuali attacchi. Tenete, sono le ultime gocce di Felix Felicis! Se Malfoy ha davvero escogitato qualcosa queste vi saranno utili– e senza lasciargli il tempo di replicare corse via.
Hermione a quel punto non perse tempo e si diresse a passo svelto verso l’ingresso.
Non c’é tempo!
Fece l’unica cosa che era in suo potere: stappò la fiala con le poche gocce di pozione e la mandò giù senza pensarci due volte. D’un tratto si sentì carica, piena d’aspettative, ora avrebbe potuto fare qualsiasi cosa! Corse al piano terra sorridendo allegramente e correndo a perdi fiato, non sapeva perché lo stesse facendo, in teoria non avrebbe dovuto dare nell’occhio, però sentiva che era la cosa giusta da fare. Saltellava per i corridoi scegliendo un corridoio al posto di un altro, prima una strada lunga, poi una scorciatoia. Quando arrivò al Salone di Ingresso aveva il fiatone, scese l’ultima rampa di scale con un salto, senza nemmeno guardare dove atterrava.
Bang!
Finì dritta dritta su un ragazzo molto piazzato che cadde a terra con un tonfo sordo.
–Cosa diavolo stai facendo Mezzosangue?– era caduta addosso proprio a Gregory Goyle, il leccapiedi Serpeverde di Draco.
In un’altra situazione non lo avrebbe mai fatto, ma in quel momento si sentì di rispondere –Levati dai piedi stupido grassone!–
A quelle parole Goyle divenne rosso scarlatto e strinse i pugni con forza, non si disturbò nemmeno di prendere la bacchetta, con un salto decisamente poco fulmineo si gettò contro di lei, che però si spostò agilmente con grazia.
–Io ti uccido lurida Mezzosangue!– a quelle parole tutti gli studenti presenti si voltarono incitando allo scontro.
Hermione non li deluse: sfoderò la bacchetta e gridò verso il Serpreverde –Levicorpus!– non voleva fargli male, solo metterlo in ridicolo per farlo infuriare di più. E ci riuscì con maestria: ora Goyle era appeso a testa in giù per un piede e si dimenava freneticamente.
Ho poco tempo, devo sbrigarmi.
Liberò il ragazzo dalla presa magica e lasciò che lui si rimettesse in piedi: doveva indurlo a fare qualcosa di eclatante.
­–Stupeficium!– l’incantesimo era forte, ma lei se lo era aspettato. Il numero dei curiosi si era moltiplicato e ora gli studenti incitavano le due parti a continuare.
Locomotor Mortis!– le gambe del ragazzo si pietrificarono e lui cadde a terra dimenando freneticamente le braccia. Tutti risero e lui avvampò ancora di più. Hermione lo liberò dall’incanto delle Pastoie così da farlo contrattaccare.
Esulcero!– Hermione si protesse rapidamente, non credeva che Goyle conoscesse un incantesimo tanto difficile. Lui però non le lasciò il tempo di contrattaccare che le lanciò lo stesso incantesimo, che lei schivò per un pelo.
Ormai gli studenti erano ovunque: rossi, verdi, gialli, blu. Tutte le case si trovavano ammassate lì dentro e non lasciavano ai professori la possibilità di intervenire.
Il tempo stava per scadere.
E’ il momento.
Hermione roteò in aria la bacchetta concentrando dentro di lei tutta la magia che aveva, si sentiva potente, sicura di sé. Pronunciò l’incantesimo e un grosso drago luminoso spuntò fuori dalla sua bacchetta, prese Goyle dalla cintura e lo trascinò fuori nel giardino. Tutti iniziarono a spintonarsi per uscire a vede che fine avrebbe fatto il giovane mago.
E mentre il Salone di Ingresso si svuotava Hermione sorrise soddisfatta.
 

***

 
Draco si trovava nella Stanza delle Necessità. Non sapeva se Hermione era riuscita a radunare gli studenti, ma non poteva andare a controllare, così proseguì secondo le istruzioni.
Si mise davanti all’armadio, la sua bacchetta era tesa e con la punta toccava l’anta chiusa. Pronunciò la formula che aveva studiato con Hermione nelle ultime settimane e a quel pensiero ebbe una fitta al cuore. Sentì l’armadio Svanitore cigolare e lo vide socchiudersi appena. Arretrò di qualche passo lasciando all’anta la libertà di aprirsi, poco dopo ne uscì un numero considerevole di uomini e donne in nero. C’erano tutti: sua zia Bellatrix, Amycus e Alecto Carrow, persino…
Greyback!
Draco si irrigidì dal terrore: Fenrir Greyback era un lupo mannaro, famoso per i frequenti attacchi ai danni di giovani ragazzi anche durante le notti senza luna piena.
–Ciao Draco– lo salutò con un ghigno che fece intravedere una serie di denti molto appuntiti. Lui rispose appena con un gesto del capo, nessun altro aveva intenzione di sprecare tempo con i convenevoli.
Si diressero verso la porta d’ingresso e per non farsi vedere gettarono della Polvere Buiopesto Peruviana. Tutto si fece nero in un attimo tanto che Draco non riusciva a vedere ad un palmo dal suo naso, ma Bellatrix gli passò un’autentica Mano della Gloria. Lui la strinse, leggermente orripilato e d’un tratto una luce si diffuse con forza, penetrando la fitta coltre di fumo. Ora lui e tutti i Mangiamorte avanzavano per i corridoi deserti della scuola.
Ce l’ha fatta!
Draco era estasiato, il piano procedeva alla perfezione! O almeno fino a quando…
–Io vado di là, voglio vedere se trovo qualcuno di… interessannte– nessuno ebbe la prontezza di replicare che Greyback era già lontano. Draco sussultò, non poteva permettere che quel mostro girasse da solo per la scuola.
–Qualcuno gli vada dietro! Non vorremmo mica che ci facesse saltare la copertura no?– Draco ringraziò mentalmente sua zia per quelle parole.
I due fratelli si allontanarono e così Bellatrix si girò verso di lui –Draco, abbiamo bisogno di un luogo ben visibile dove far comparire il Marchio Nero! Appena Silente lo vedrà si precipiterà lì in un attimo!–
Draco sorrise discretamente, adorava quando i dettagli combaciavano alla perfezione –Conosco un luogo perfetto: la Torre di Astronomia! Si trova nell’altra ala del castello–
La zia gli sorrise con malvagità –Fantastico! Tu vai Draco e fa il tuo dovere, noialtri cercheremo di tenere lontani gli Auror!– senza aspettare una risposta si allontanò.
Draco si diresse verso la torre, ma prima aveva un’altra tappa da visitare.
Entrò in un’aula apparentemente chiusa e accostò la porta dietro le sue spalle.
–Draco?– era la sua voce.
Si girò e la vide, bellissima come sempre. Darsi quell’appuntamento è stata l’idea più brillante che avessero mai avuto. Si corsero incontro e si abbracciarono: così erano davvero invincibili.
–Hermione non c’è tempo. Gli altri Mangiamorte stanno girando per il castello, con loro c’è anche Fenrir Greyback, è un lupo mannaro molto pericoloso, devi impedire che si avvicini ai ragazzi sono stato chiaro?– lei scosse il capo –Bellatrix mi ha ordinato di evocare il Marchio sopra la Torre di Astronomia come trappola per Silente… Ora che faccio?– Era nel panico, doveva ammetterlo.
–Non preoccuparti– disse lei stringendoli forte le mani –Silente e Harry sono partiti, sono in viaggio! Nessuno accorrerà al Marchio!– Draco non poteva crederci. La fortuna non era mai stata così tanto dalla sua parte!
–I Mangiamorte mi raggiungeranno tra poco! Fai in modo di far sapere agli Auror dove sono diretti–
–Ci penso io, fidati di me–
Lui la baciò, sapeva che non c’era tempo per quello ma non poté farne a meno. Così la strinse ancora più forte sperando di riuscire a fermare il flusso degli eventi.
–Ti amerò per sempre Hermione–
–Anche io Draco–
 
I pochi istanti a loro disposizioni erano scaduti così uscirono di corsa dall’aula prendendo direzioni opposte.
–Stai attenta– lei semplicemente, gli diede una carezza.
Salì rapidamente la torre di Astronomia, aprendo la porta con un calcio.
Recitò la formula per far apparire il Marchio: suo padre gliel’aveva insegnata molti anni addietro, forse sperando che un giorno avrebbe fatto pulizia di Mezzosangue e Traditori. Un teschio apparve grande e maestoso in cima alla torre.
Ora Draco non doveva fare altro che aspettare. Rimase in attesa nascosto dietro la porta una buona decina di minuti facendo finita si aspettare l’arrivo del preside e tormentandosi di domande.
Cosa starà succedendo qualche piano più giù? Perché gli altri Mangiamorte non arrivano? E gli Auror? Greyback avrà già ferito qualche innocente? Condannato a un destino di reclusione qualche giovane ragazzo? Dove sarà mai Silente? Hermione starà bene?
Sperava che da un momento all’altro i Mangiamorte lo raggiungessero. Ma non accadde. I suoi pensieri furono interrotti da un leggero vociare proveniente proprio dalla torre, si decise quindi ad entrare e si trovò di fronte alla sola persona che non sperava di incontrare.
 
 
 
Spazio Autore:
Ciao ragazzi! Voglio sinceramente scusarmi per il ritardo della pubblicazione ma ieri ho avuto talmente tante cose da fare che mi è completamente passato di mente!
Comunque ecco a voi il capitolo finalmente pronto!
Vi aspetto giovedì per il prossimo capitolo. Quale sarà il destino dei due giovani innamorati?
Recensite!

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Capitolo 15
*** La missione di Draco ***


La missione di Draco


Expelliarmus!
La bacchetta di Silente volò via, cadendo oltre i bastioni della torre.
Ora Draco era immobile, davanti a uno dei più grandi maghi esistenti e lo aveva appena disarmato.
Perché è qui?
Non poteva essere vero! Silente era partito! E adesso se lo trovava proprio lì davanti, attirato dalla sua stessa trappola. Avrebbe dovuto dirgli del piano, intimargli di andarsene e fargli portare a termine l’idea congegnata con Hermione e invece era stato vinto dalla paura e dalla sua assurda irrazionalità. Ora cosa poteva fare per aiutarlo? Doveva dargli la sua bacchetta? Permettergli di salvarsi a costo della sua stessa vita e di quella della sua famiglia?
No, tra poco gli Auror saranno qui, libereranno Silente e cattureranno i Mangiamorte, non devo fare altro che prendere tempo.
­–Buonasera, Draco– nonostante tutto, il preside manteneva il suo solito atteggiamento bonario e comprensivo.
Draco sentì il cuore battergli a mille; la persona che gli avevano insegnato a disprezzare per tanti anni, che aveva ammirato in segreto per tutto quel tempo, che aveva appena condannato a morte certa, lo aveva salutato con gentilezza. Ecco cosa rappresentava per lui quell’uomo: valore, coraggio, bontà. Guardava la morte in faccia e la salutava con un sorriso.
Tutto ciò che fu capace di dire lui invece fu –Ho sentito delle voci, chi altro c’è?–
Si odiava per ciò che stava facendo ma doveva mantenere la copertura, non poteva rischiare di farsi sorprendere dai Mangiamorte mentre mostrava pietà per Silente: il Signore Oscuro teneva ancora sua madre sotto sorveglianza e appena suo padre sarebbe uscito da Azkaban…
–Devi sapere che borbotto spesso tra me e me. Parliamo di te piuttosto, hai dei rinforzi o sei solo?– solo ora Draco si rese conto di quanto il preside fosse pallido. Aveva l’aria debole, gli occhi scavati e tramava lievemente.
–No, non sono solo, ci sono gli altri Mangiamorte con me, presto saranno qui– sperava davvero che accorressero il prima possibile, possibilmente seguiti dai fedeli seguaci di Silente.
­–Ho una domanda che stuzzica la mia curiosità: come sei riuscito a farli entrare?–
Prima di rispondere ringraziò mentalmente Silente per avergli dato la possibilità di prolungare l’attesa –Ho aggiustato l’Armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità, il suo gemello si trova da Magie Sinister–
Il preside si concesse una pausa di riflessione. Non si preoccupava della bacchetta di Draco puntata con insistenza verso il suo petto e nemmeno di essere disarmato –Devo farti i miei complimenti Draco, un’idea davvero efficace. E dimmi: hai fatto tutto da solo?–
Il cuore di Draco perse un battito al pensiero di Hermione, delle notti insonni passate a formulare incantesimi e a sfogliare libri. Per un attimo credé di sentire il suo profumo, poi si riscosse ma l’emozione gli impedì di formulare una risposta credibile –Certo–
­–Certo…– ripeté il preside a fil di voce. Gli sembrò quasi di scorgere un sorriso, come se avesse appena visto i suoi pensieri.
Mi avrà forse letto i ricordi?
Si aspettava un segno, qualcosa che gli dimostrasse che la sua idea era esatta, ma non arrivò.
Il suono della battaglia, qualche metro più giù era crudele e inesorabile. Logorava il suo cuore e, ne era certo, anche quello del preside. Voleva correre giù, prendere parte al combattimento fianco a fianco con la ragazza che amava.
Eppure era ancora lì, con la bacchetta puntata e il braccio tremante per lo sforzo e l’incertezza.
–Sembra che i tuoi alleati tardino ad arrivare– disse l’anziano mago pacatamente.
Aveva ragione, perché ci stavano mettendo tanto? Gli Auror li avevano forse fermati? Lo sperò con tutto il cuore.
–Non importa, io ho una missione da portare a termine– Silente non sembrò per nulla turbato
–Bene, allora credo che sia il momento di agire–
No, non lo é. Tra poco arriveranno gli Auror e io sarò libero da tutto questo.
Il mago dalla lunga barba bianca doveva essersi accorto della sua incertezza perché disse –Draco tu non sei un assassino–
Quella constatazione, semplice e ingenua, gli aprì il cuore in un istante. In tutta la sua vita, dall’infanzia fino ad ora, solo Hermione gli aveva dimostrato di credere in lui e nella sua bontà, solo lei aveva visto al di là della sua famiglia e del suo sguardo distaccato, e adesso di fronte a lui si trovava il secondo gradino che lo avrebbe condotto in alto, verso il pentimento e la remissione.
–Lei non sa ciò che ho fatto!­– urlò quelle parole come una confessione. Voleva liberarsi di quel pesante peso che gli opprimeva il petto.
–Lo so bene invece, hai quasi ucciso due ragazzi, qui a scuola, cercando di arrivare a me– il volto di Silente era ancora rilassato, senza che la minima ombra di risentimento lo sfiorasse. Lo aveva forse perdonato per tutto il male che aveva causato?
–Se lo sapeva, allora perché non ha fatto nulla?–
–Ho fatto molto più di quanto tu creda Draco, il professor Piton ti tiene d’occhio da mesi su mio conto–
Un dubbio sfiorò la mente di Draco: allora era per quello che Piton si interessava tanto ai suoi piani? Ma allora perché aveva stretto il voto infrangibile con sua madre? Forse lui e Silente avevano escogitato tutto già da tempo…
Era un’idea talmente contorta che non riuscì a portarla a termine così si limitò a dire –Piton lavora dalla nostra parte!–
Silente parve ridacchiare –So che ha svolto il suo compito egregiamente, ma la verità è che io mi fido del professor Piton…–
Gli tornarono in mente le parole di Hermione e una strana sensazione lo persuase.
Mi fido anche io.
Certo però non poteva mostrare al preside i suoi sentimenti anche se per la seconda volta gli sembrò quasi che lui lo avesse capito che lo sentisse, anzi, per un attimo credé pure di averlo visto sorridere.
–Draco, Draco, Draco… Tu sei molto di più di questo sai?– il cuore del Serpeverde si fermò –Puoi ancora riscattarti di tutto ciò che hai fatto, puoi scegliere la strada giusta– sembrava che i battiti non avessero intenzione di ripartire –Noi possiamo proteggerti, possiamo proteggere tutta la tua famiglia–
A quelle parole Draco si riscosse –No! Lei non può! Lui ucciderà tutti i miei cari, io devo portare a termine la missione–
Era sull’orlo delle lacrime, voleva che tutta quella storia finisse, voleva abbandonarsi nella stretta sicura del preside, voleva tornare da Hermione e ripeterle all’infinito che l’amava, voleva il suo lieto fine.
–Draco, lasciati aiutare–
Il ragazzo guardò il grande mago dritto negli occhi e vi lesse sicurezza e amore. Si fidava di quello sguardo rassicurante, lui l’avrebbe salvato, avrebbe regalato alla sua famiglia un futuro felice.
Stava per abbassare la bacchetta quando…
–Silente in trappola!– era Amycus che aveva appena fatto irruzione insieme agli altri Mangiamorte.
Erano più malconci di prima, ciò vuol dire che gli Auror gli avevano dato filo da torcere. Gli sembrò quasi che Alecto stesse zoppicando.
Il preside li salutò cordialmente con un misto di educazione ed ironia.
E’ proprio da lui. Si ritrovò a pensare Draco con soddisfazione.
I seguaci del Signore Oscuro e Silente proseguirono la loro conversazione, scambiandosi frecciatine e velati insulti, ma Draco non li ascoltava: continuava a sperare nell’arrivo dell’Ordine, di cui Hermione gli aveva tanto parlato durante le loro notti insonni. Grazie ai suoi racconti aveva col tempo rivalutato ogni membro, persino il professor Lupin, che durante il terzo anno aveva tanto disprezzato.
Il tempo però passava e la porta non sembrava volersi aprire.
Ma dove sono?
I suoi pensieri però furono riscossi –Avanti Draco! Fallo!– era sua zia Bellatrix a parlare.
Alzò la bacchetta, lentamente, tutti i Mangiamorte lo incitavano con forza. Sentì la mano tremare ma fu fermato dalle voci provenienti dalle scale –Hanno bloccato le scale! Su forza!– il suo cuore fu colmo di ciò che gli era venuto a mancare finora: la speranza. Allora qualcuno laggiù stava ancora facendo resistenza!
Le voci dei Mangiamorte si fecero più forti e insistenti. Non sapeva più come prendere tempo, sperava che da un momento all’altro quella porta si sarebbe aperta e i rinforzi sarebbero accorsi a salvarlo.

***

 
Dopo aver lasciato Draco, Hermione si era diretta alla ricerca degli altri Auror: non lo avrebbe deluso, lo avrebbe aiutato ad uscire da quel circolo di assetati di potere e di lussuriosi e avrebbero vissuto una vita insieme, felici.
L’impresa si dimostrò però più ardua del previsto: si ritrovò nel vivo di una furiosa battaglia e dovette aprirsi un varco nel buio lanciando incantesimi alla cieca. Cercava disperatamente gli altri membri dell’Ordine senza però imbattersi in nessuno di questi. Mentre respingeva e schivava gli attacchi che le venivano addosso da ogni dove ringraziava mentalmente l’ES per averle insegnato ad agire con rapidità e a tenere i riflessi sempre all’erta.
D’un tratto andò a sbattere contro una figura piuttosto gracile e non appena riuscì a distinguerne il volto le sue labbra si aprirono in un sorriso –Tonks!–
La Metamorfomagus si voltò e le sorrise di rimando, anche se aveva il viso stravolto –Hermione vai via di qui! Potrebbe essere pericoloso!– aveva il fiato corto, probabilmente aveva faticato molto.
–Ho visto molti Mangiamorte dirigersi verso la Torre di Astronomia! Avverti gli altri– aspettò un suo cenno col capo per assicurarsi che avesse capito e, appena lo ottenne, se ne andò alla ricerca di tutti gli altri.

Non dovette andare lontano però: poco più in là, infatti, si trovava Ron, impegnato in un feroce duello con una strega dai capelli scuri. Senza domandarsi chi fosse la Schiantò da lontano e poi corse incontro al suo amico. Si abbracciarono forte per farsi forza l’un altro.
–Ron dobbiamo far sapere agli altri Auror che alcuni Mangiamorte si stavano dirigendo verso la Torre di Astronomia!– anche lui, proprio come Tonks, non fece domande e annuì. Si rese conto in quel momento di essere rispettata molto più di quanto credesse, forse durante gli ultimi anni aveva dato prova di fiducia.
Fece un ultimo saluto al suo amico che però di rimando la tirò a sé e le diede un impacciato bacio all’angolo della bocca prima di scomparire nel tumulto di gente.
Hermione era a dir poco stranita. Allora erano questi i suoi veri sentimenti nei suoi confronti? Lavanda non era mai stata nulla per lui? E, con sua grande sorpresa, si rese conto che tutto ciò non la toccava minimamente. Lei aveva Draco adesso, e non poteva chiedere di meglio. Nessuno l’avrebbe mai abbracciata come lui, nessuno le avrebbe mai sussurrato “Ti amo” a quel modo, nessuno l’avrebbe mai fatta sentire davvero a casa.

Si guardò attorno: tutti gli Auror e i Mangiamorte non impegnati in un duello si stavano dirigendo nella stessa direzione.
Era arrivato il momento. Corse verso la Torre e si fece largo tra la folla con gomitate e spintoni scavalcando i corpi inermi accasciati al suolo. Non ebbe mai il coraggio di vedere nessuno di questi in faccia.
Quando arrivò però la zona sottostante le scale era in preda al caos: incantesimi a Hermione sconosciuti si scontravano contro Maledizioni di Magia Nera, ora Auror ora Mangiamorte cadevano a terra privi di sensi ma nessuno riusciva ad arrivare in cima alle scale senza trovarsi coinvolto in uno scontro. E fu così che anche Hermione iniziò un duello senza pietà contro un uomo dal volto coperto.
Era forte, sicuramente, ma ciò che gli dava un vantaggio fondamentale sulla Grifondoro era la crudeltà: infatti mentre lei si limitava a proteggersi e a pronunciare Schiantesimi, lui lottava per uccidere. Di tanto in tanto cercava di buttare un occhio verso le scale, sperando che qualcuno dei suoi riuscisse a raggiungere l’ultimo gradino, ma la lotta teneva impegnati tutti i suoi sensi e la sua concentrazione. L’ultima cosa che vide prima di essere sbalzata lontano da un incanto, fu Piton che saliva correndo.

Lui lo salverà.

 

***

 

­Aveva la bacchetta ancora a mezz’aria quando la porta si spalancò. Draco si voltò speranzoso e i suoi occhi incrociarono quelli gelidi di Severus Piton. Il suo cuore esplose di gioia: Silente si fidava di quell’uomo, lui lo avrebbe salvato.
–Severus, abbiamo un problema, Draco non ci riesce…– disse Bellatrix, memore del patto stretto tra lui e la sorella.
Lui guardò il povero uomo privato di ogni difesa.
–Severus…– Silente aveva mosso una lieve supplica, con una sola parola era riuscito ad esprimere tutto il suo dolore per la fiducia tradita.
Draco guardò prima il preside e poi Piton.
Non può essere, non può farlo…
Ma l’uomo dai capelli corvini lo scansò in malo modo e puntò la bacchetta contro il mago ormai senza speranze.
–Severus… ti prego…–
No!
–Avada Kedavra!–
Tutto intorno a loro si accese di verde smeraldo accecando gli occhi. Draco sentì il cuore fermarsi e tutto divenne lento e doloroso. Il lampo sbiadì nell’istante in cui Albus Silente sparì al di la del parapetto, sbalzato dall’impatto dell’incantesimo senza perdono.

Prima che fosse tirato via Draco vide la sua ultima speranza morire insieme al più grande mago che avesse mai conosciuto.

 

Spazio Autore:

Ciao ragazzi! Riguardo a questo capitolo ho un paio di cose da chiarire.

Prima di tutto, so che avevo promesso di attenermi alla storia il più possibile, ma mi sembrava meglio modificare alcuni dettagli, omettendo per esempio la partecipazione di Madama Rosmerta nei piani di Draco e usando Hermione come porta-voce della partenza di Silente.

Volevo poi che fossero chiari i sentimenti di Hermione nei confronti di Ron. Ormai il rapporto con Draco è diventato solido e solo adesso la ragazza si rende conto che i sentimenti che nutriva verso il suo amico non erano poi così profondi.

Stiamo giungendo alla fine di questa storia, non so dirvi quanti capitoli mi manchino perché, con mia grande vergogna, devo ancora iniziare a scriverli.

Vi prometto però che per luendi avrete il vostro capitolo pronto.

Ringrazio come sempre tutti quelli che mi hanno recensita, in particolare Hermione­_12 e Alessialove che sono sempre presenti!

Recensite e un bacio!

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Capitolo 16
*** E' forse un addio? ***


E’ forse la fine?

 
Il rumore della battaglia premeva sulle sue tempie. Sentiva i suoni ovattati e tutto sembrava distante, irraggiungibile. Socchiuse gli occhi e si scoprì distesa al suolo, di fronte a lei riusciva a scorgere solo i corpi dei caduti o degli altri feriti. Voleva alzarsi, riprendere a combattere, ma il dolore era lancinante e invincibile. Si concentrò ripetendo a mente certi incantesimi di guarigione che avrebbero potuto sollevarla leggermente da quell’agonia. Solo allora la sua vista tornò a fuoco e in lontananza riuscì a distinguere due individui correre verso il Salone Principale.
Draco!
Impuntò il gomito a terra e con una leggera spinta riuscì ad alzarsi, ma non si stabilizzò immediatamente: le girava molto la testa e i suoi arti tremavano per lo sforzo. Fece un passo, poi un altro; doveva raggiungerlo.
Gradualmente il suo andare incerto si trasformò in una corsa disperata e grazie all’aiuto di alcuni passaggi segreti e scorciatoie (imparati negli anni grazie alla Mappa) riuscì a trovarsi in vantaggio su i due Mangiamorte.
Cosa sarà mai successo? Perché Piton sta portando via Draco con sé?
Si tormentava sulla natura di quella bizzarra fuga ma, nel frattempo, non poteva fare altro che compiacersi nel vedere che la maggior parte degli studenti si trovava ancora all’esterno.
Correva ancora con la stessa andatura, sicura di aver superato i due maghi. Non sapeva ancora cosa avrebbe fatto esattamente ma, nel frattempo, decise che sarebbe stato più prudente aspettare al limite della foresta proibita, così da poterli scorgere quando sarebbero passati davanti a lei.
Si sedette dietro un voluminoso albero e, silenziosamente, pazientò.
 

***

 
Draco si sentì strattonare da un braccio e nonostante volesse rimanere lì, ancorato al suolo, a rimpiangere i suoi errori, non poté fare a meno di farsi scortare via da quell’uomo che un tempo credeva suo alleato.
Mentre correva pochi passi dietro all’insegnante di Pozioni si guardava intorno e tutto ciò che riusciva a scorgere era quel tappeto di corpi sul quale si stava muovendo. Davanti la morte non c’era distinzione tra Auror e Mangiamorte: erano tutti vittime dei suoi sbagli, della sua presunzione.
“Draco, ma come fai a non rendertene conto? Siamo anche noi le vittime.”
Le parole di Hermione gli risuonavano in testa, consolatrici come sempre.
Hermione!
Iniziò a voltarsi freneticamente cercando di scorgere il suo volto, poi un pensiero lo fece rabbrividire: forse anche lei, come tanti altri, giaceva al suolo, inerme sotto i passi di chi ancora lottava.
Nonostante si sforzasse di eliminare quell’idea dalla sua mente, non poteva fare a meno che guardare in basso, sperando di non distinguere mai il corpo della ragazza che amava. Fu un tantino più sollevato scoprendo che solo pochi erano studenti e che, almeno in parte, il loro piano aveva avuto l’esito desiderato.
Sopraffatto da ogni genere di pensiero che riguardasse Hermione e l’anziano preside, Draco non si rese nemmeno conto di essere stato trascinato via dal tumulto e di trovarsi finalmente all’aperto. Inspirò con forza e l’aria fresca gli riempì i polmoni dandogli quel senso di leggerezza mancatogli fino ad ora.
–Dove stiamo andando?– quando parlò scoprì di avere la gola secca e la voce tremante.
–Fuori, dobbiamo smaterializzarci– rispose frettolosamente il professor Piton e Draco ebbe un capogiro.
Devo vederla, almeno un’ultima volta
La disperazione iniziò a farsi strada nelle sue viscere e per un attimo credé di morire. Non poteva abbandonare Hermione, non poteva non salutarla per un’ultima volta. Doveva accertarsi che stesse bene, che fosse sopravvissuta, doveva dirle addio, ricordarle quanto l’amava, prometterle che avrebbero avuto una vita felice, un giorno.
Ma come? Come poteva tornare indietro e cercarla? Scappare senza che questo potesse risultare sospetto?
Non mi importa di nulla, solo di lei.
Stava per voltarsi per tornare al castello senza dare spiegazioni ma…
Stupeficium!
Si voltò: Potter!
L’incanto mancò di poco la testa di Piton che si voltò a sua volta sbarrando gli occhi –Corri Draco, corri!–
Lui non se lo fece ripetere due volte: corse verso il cancello e, appena fu certo di essere abbastanza lontano, si inoltrò nella Foresta Proibita; avrebbe risalito la strada per il castello nascosto dalle fronde degli alberi.
Mentre si insinuava agilmente tra l’intrico di rami ringraziava Potter per quell’intervento repentino. Forse non correva buon sangue tra loro e forse le cose non sarebbero mai cambiate, ma in quei mesi con Hermione aveva iniziato a covare una leggera stima per lo sfregiato: aveva coraggio da vendere e la forza di andare avanti di fronte ad ogni avversità.
Non come me.
Stava percorrendo la tortuosa strada a grandi passi quando, poco distante da lui, vide una macchia di colore. Si avvicinò con cautela e si chinò per vedere meglio: era una bellissima Camelia in fiore, dal profumo fresco e dolce. Sfiorò il suo petalo con mano tremante, avrebbe voluto raccoglierla ma decise di preservare la sua purezza lasciandola lì.
Si alzò per proseguire il cammino ma poco più in là eccolo: un altro fiore rosa pallido che lo attendeva. Camminando verso quel regalo della natura ne scorse un altro, poi un altro ancora; erano tutti disposti in fila e indicavano a Draco la strada da seguire. Gradualmente aveva iniziato a correre, ormai era certo che quei fiori non erano germogliati da soli.
Guardava davanti a sé, certo che alla fine di quel sentiero fiorito si nascondesse lei.
L’ultima Camelia si trovava ai piedi di una grande quercia, Draco di fermò, aveva il fiato corto. Lentamente, come se ne andasse della sacralità di quel momento, girò intorno all’albero e dietro vi trovò proprio lei, la ragazza a cui aveva donato il suo cuore.
 

***

 
Quando aveva visto Draco allontanarsi di corsa verso il cancello aveva temuto il peggio, ma poi era arrivato Harry e in lei si era accesa una speranza viva e focosa. E ora lui era lì, insieme a lei, la abbracciava e lei lo stringeva forte, come se avesse paura che sarebbe fuggito via da un momento all'altro.
–Abbiamo sbagliato tutto– disse lui piano
–Lo so–
–Potevamo salvarli e invece li abbiamo condannati a morte– proseguì con la voce rotta
–Lo so–
–Silente é morto!– ora Draco era in preda alle lacrime.
Hermione rimase in silenzio. Per quanto era rimasta svenuta?
–Tu lo hai...?– non poteva crederci, non voleva, Draco non poteva averlo fatto.
–No! É stato Piton! Piton lo ha ucciso! Non dovevamo fidarci di lui! Abbiamo sbagliato tutto!– il suo tono di voce stava diventando pericolosamente alto così lei lo baciò. Aveva temuto di non poter più riassaggiare le sue labbra e ora il pensiero di doverle lasciare le logorava l'anima.
Ogni suo pensiero, la morte di Silente, il tradimento di Piton, la fuga di Draco, fu spazzato via da quel bacio e per un attimo credé ancora di trovarsi nella Stanza delle Necessità, vicino al focolare acceso.

Lo scontro tra Harry e Piton stava diventando sempre più accanito e tra poco sarebbe giunto al termine. Hermione sollevò la testa e guardò Draco negli occhi –Cosa ne sarà di noi?–
Lui la guardò di rimando con intensità e poi le sorrise, un sorriso bellissimo e pieno di speranza che la fece sentire a casa –Ci rivedremo molto presto, é una promessa–
E guardando quegli occhi, quel sorriso, lei non poté fare a meno di credergli.
Lo scontro stava giungendo al termine e tutti e due sapevano che era arrivato il momento di dirsi addio.
–Ti amo Hermione, ti amerò fino alla morte–
–Ti amo anche io–
Si diedero un ultimo bacio, poi lei lo guardò smaterializzarsi al cancello, chiedendosi se lo avrebbe mai più rivisto.
 
I giorni successivi trascorsero lenti e monotoni. Hermione guardava il mondo intorno a sé come se fosse un brutto spettacolo teatrale e lei era l’annoiata spettatrice. Silente e Draco, il suo passato e il suo presente, le erano stati strappati via e insieme a loro la sua voglia di andare avanti. Continuava a rimuginare sui giorni trascorsi, ma il trauma era stato talmente violento da lasciarle solo pochi ricordi sui cui riflettere. Era certa però di essere uscita dalla Foresta Proibita, di aver finto incredulità davanti la notizia della morte del preside, di aver dovuto dare spiegazioni per la sua prolungata assenza durante lo scontro (che a Ginny non era sfuggita), di aver ascoltato con distacco i racconti di ogni presente. Il dolore si fece straziante durante la testimonianza di Harry: a quanto pare aveva assistito al uccisione di Silente da sotto il mantello dell’invisibilità. “Malfoy lo ha disarmato” “Malfoy li ha fatti entrare” “E’ riuscito a riparare l’Armadio Svanitore nella Stanza delle Necessità”, queste erano le uniche frasi che giungevano alle orecchie di Hermione riempiendole il cuore di vergogna e di rimpianti.
Si sentiva sola e fuori posto ovunque andasse e nemmeno i suoi amati libri erano riusciti a darle sollievo. Aveva evitato con cura la biblioteca e il corridoio del sesto piano: i ricordi erano troppo dolorosi.
Dove sei Draco?
 
Un mattina i Grifondoro stavano consumando silenziosamente il proprio pasto: la Sala Grande non era più animata dalla gioia briosa degli studenti.
L’unico che sembrava aver conservato il proprio appetito era Ron –Senti un po’ Harry– disse con la bocca piena –hai più ripreso il libro del Principe…–
Ma non riuscì a terminare la frase perché il Prescelto picchiò con forza il pugno sul tavolo tanto da destare persino l’attenzione di Hermione –Piton, era Piton– e questo bastò a tenere a freno la lingua di Ron, era chiaro che Harry soffrisse più di chiunque altro per la morte di Silente e nessuno aveva intenzione di far pesare al ragazzo quell’assenza più del dovuto.
Piton…
Harry non poteva saperlo ma qualcosa, nelle sue parole, riaccese una scintilla dentro Hermione che si alzò e si avviò di corsa verso la biblioteca. Camminava a passo svelto, animata da una nuova forza. Si fermò di fronte al grande portone in ebano.
Era lì che tutto era cominciato, la notte in cui aveva iniziato le ricerche riguardo l’identità del Principe. Le ritornò in mente la sua prima vera conversazione con Draco:
–Ah, sei tu Mezzosangue…–
–Si Malfoy, sono io, chi ti aspettavi di trovare?–
–Nessuno, che ci fai qui a quest’ora?–
–Non penso che siano affari tuoi Malfoy–
–Era solo per chiedere, non è da tutti stare in piedi a quest’ora a leggere–
–Anche tu sei qui, e immagino per leggere–
–Hai ragione. Comunque se vuoi saperlo sto conducendo delle ricerche–
–Che genere di ricerche?–
–Te lo dirò se mi dici che cosa ti ha attirata fin qui in piena notte–
–Ricerche…–
E’ buffo come certi ricordi stuzzichino la memoria quando meno te lo aspetti e, a quel pensiero, Hermione sorrise per la prima volta da giorni.
Spinse la porta e l’odore di pergamena le invase le narici facendole battere forte il cuore. Quanti ricordi affollavano quegli scaffali…
Non sapeva per quale ragione, ma sentiva di dover finire quel che aveva iniziato e così impiegò gli ultimi giorni ad Hogwarts per mettere a soqquadro ogni angolo della biblioteca, frugando tra vecchie pagine e giornali fino a quando, finalmente, in una vecchia copia del Profeta, fece una meravigliosa scoperta che le strappò il suo secondo sorriso.
 
–Eccola!– disse Hermione sbattendo sul tavolo della Sala Comune una vecchia pagina ingiallita.
–Cosa?– chiese Harry, felice di sentirla finalmente parlare.
–La conferma dei miei sospetti! Il Principe non era un uomo, bensì una donna, Eileen Prince!– l’amico arricciò il naso pensando a Piton ma era talmente tanto tempo che non sentiva Hermione parlare che la lasciò proseguire –Questo articolo annuncia il suo matrimonio con il babbano Tobias Piton, ecco il perché del “Mezzosangue”! Ora è tutto chiaro no?– concluse estasiata.
Dai loro volti era chiaro che Harry e Ron non solo non condividevano il suo entusiasmo ma non riuscivano nemmeno a spiegarlo.
 
Lei però sapeva cosa significava davvero la soluzione di quell’enigma: rappresentava la fine di un’era e la possibilità per un nuovo inizio. Dentro di lei crebbe la consapevolezza che tutto prima o poi finisce, ma solo per lasciare spazio a nuove sorprendenti possibilità, che la morte di Silente non è stata vana e che tutto, prima o poi, avrebbe trovato la sua soluzione.
Ed è per questo che al funerale non versò nemmeno una lacrima ma sentì il cuore pieno di speranza, speranza in un futuro migliore e finalmente felice.
Avrebbe affrontato il suo destino e l’avrebbe fatto a testa alta, non avrebbe abbassato lo sguardo di fronte a nessuna avversità, perché adesso aveva trovato una nuova forza e dipendeva esclusivamente da lei.
Tutto aveva una soluzione, e lei l’avrebbe trovata.


Spazio Autore:
Avevo promesso che avrei pubblicato giovedì ed eccomi qua!
Ragazzi, questo è l’ultimo capitolo della nostra storia… Riservo però il Vero finale per l’Epilogo, cosa succederà?Dopo la guerra magica i due giovani innamorati si ritroveranno? Il loro amore rimarrà vivo per tutto quel tempo?
Spero che la storia vi sia piaciuta e che l’apprezzerete qualunque finale io abbia scelto.
Fatevi sentire!
Grazie ancora a tutti e un bacione!

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Capitolo 17
*** Epilogo ***


Epilogo


Hermione si aggirava tra le vie dell’Holland Park ammirando la bellezza dei fiori e degli uccelli che si celavano tra i rami. Tra quegli stessi alberi lei stessa si nascondeva da piccola mentre suo padre faceva il conto alla rovescia per venirla a cercare. Ogni fine settimana, insieme ai suoi genitori, andava in quel parco raccogliendo fiori profumati e meravigliosi; sua madre glieli indicava uno a uno descrivendone le peculiarità e lei ascoltava ammaliata.
Era passato un anno dalla fatidica battaglia di Hogwarts eppure le ferite erano rimaste aperte e sarebbero passate solo dopo molto tempo. La notte spesso si svegliava urlando e annaspando alla ricerca d’aria: sognava la sua bellissima scuola, distrutta e ora ricostruita dalle fondamenta, sognava i suoi amici vittime dei loro stessi simili e sognava Ted Lupin, ora orfano lasciato in custodia all’amorevole nonna Andromeda. Chissà se anche lui sarebbe diventato timido e impacciato come Neville o se invece avrebbe guardato la vita con temerarietà proprio come Harry.
Durante quelle notti insonni pensava a Draco, chiedendosi dove si trovava, cosa faceva, se era ancora succube del padre Lucius (mai condannato dal Ministero per i reati commessi) ma soprattutto se pensava ancora a lei.
Si estraniava spesso dal mondo colta da questi pensieri ma nessuno se la sentiva mai di rimproverarla per questo, era invece compresa e supportata. Ciononostante la malinconia non l’abbandonava mai e la colpiva dritto al cuore quando meno se l’aspettava: le bastava sentire lo scatto di una macchina fotografica per ricordarsi del sorriso ingenuo di Colin Canon, assaporare l’aroma pungente di una pozione ben preparata per ritrovarsi di nuovo catapultata nell’aula di Piton, incrociare gli occhi di George e riconoscere quelli del gemello caduto…
Girando tra quei parchi affollati e pieni di vita e di ricordi però, non poteva fare a meno di rilassarsi e di ispirare a pieni polmoni l’aria pulita e pungente.
Continuava a camminare guardandosi attorno tesa per la brezza primaverile, in mano reggeva una piccola pergamena scritta con calligrafia ordinata.
Girò l’angolo e si trovò davanti a dei piccoli e timidi fiori rosa e sorrise a quella vista meravigliosa.
Si fermò, sapeva che era quello il luogo. Alzò lo sguardo e infatti era lì: il ragazzo dai capelli biondo platino che non aveva mai smesso di amare. Nulla era cambiato in lui: lo stesso corpo scolpito, la stessa carnagione pallida, gli stessi occhi all’apparenza freddi e distaccati. Lui le sorrise e per l’emozione Hermione lasciò cadere la pergamena a terra.
Esitò un solo secondo poi gli corse incontro e con un balzo gli fu tra le braccia. Lui la stingeva e la baciava: nulla era cambiato. Si guardarono negli occhi e dentro vi lessero lo stesso amore di sempre che, nonostante la lontananza, non si era mai spento. Si sussurrarono parole d’amore, ed entrambi, dopo tanto tempo, si sentirono di nuovo a casa.
–Perdonami– disse lui in un sussurro.
Hermione tremò: sapeva bene a cosa si riferiva.
Un anno prima, quando lei e i suo amici erano stati catturati dai ghermidori e portati con la forza al Malfoy Manor, la Mangiamorte Bellatrix Lestrange l’aveva torturata, proprio sotto gli occhi del suo amato.
Per un istante credé ancora di sentire la forza della maledizione Cruciatus  penetrare nella sua carne, come se mille coltelli bollenti le lacerassero la pelle raggiungendo direttamente i suoi organi. Si rivide sdraiata inerme a terra sotto il peso di quella donna crudele. Rivide Draco che con uno sguardo le trasmetteva tutta la sua voglia di agire, di fermare quello strazio e, di nuovo, sentì la sua testa muoversi in segno di rifiuto, negandogli la possibilità di salvarla: non potevano perdere la propria copertura, non adesso, erano arrivati fin lì e avrebbero portato a termine la loro messa in scena.
Si riscosse e gli sorrise –Io ti ho già perdonato–
Si baciarono ancora e ancora, poi insieme si diressero verso casa ma prima lei tornò indietro e raccolse la pergamena da terra. Lui le sorrise –Sapevo che l’avresti trovata–
Lei rise di gusto e ritornò due anni indietro quando, intenta a cercare l’identità del Principe, aveva trovato quella lettera in un’antica edizione del Profeta.
 
Cara Hermione,
so che leggerai questa lettera perché sei in gamba e quando ti metti in testa una cosa non demordi finché non la porti a termine.
So anche però che se sei riuscita a trovarla significa che il nostro piano ha fallito, che  io me ne sono già andato e che adesso mi trovo lontano, insieme alla mia famiglia e agli altri Mangiamorte.
Amore mio, non mollare mai, anche se non mi vedi, anche se non mi senti, io ti sono sempre accanto a darti forza e calore. Quando ti senti sola, non amata, ricorda che c’è sempre chi pensa a te e che lotta per riaverti con sé.
Ti aspetto all’Holland Park di Londra il primo giorno di primavera, quando tutto questo sarà finito; so che mi troverai.
Ti prometto che avremo il nostro futuro insieme.
Per sempre tuo
Draco
 
 
 
 
The end
 
 
Spazio Autore:
Eccoci alla fine di questa storia d’amore, spero vivamente che vi sia piaciuta e soprattutto che abbiate apprezzato il finale.
So che avevo detto che avrei seguito gli eventi del libro, ma non ho potuto fare a meno di dare a Hermione e Draco il lieto fine che si meritavano.
Inizialmente avevo scritto un finale che fosse in linea con quanto detto da JKR e sono disponibile a pubblicarlo nel caso in cui qualcuno di voi me lo chiedesse!


Comunque, nel caso qualcuno se lo stesse chiedendo, Hermione e Draco si sposarono qualche anno più tardi, naturalmente per Harry e Ron fu molto difficile accettare la novità ma col tempo e molta comprensione riuscirono ad accoglierlo in famiglia.
Ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito e recensita, ho già in mente qualche idea per una nuova storia, quindi tenetevi pronti!
Ciao!!!

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