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di Vaan_King
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** - Kaito - ***
Capitolo 2: *** - Gakupo - ***



Capitolo 1
*** - Kaito - ***


Una stanza buia.
Le tende color avorio continuavano a sventolare, la finestra era sicuramente aperta.
Un corpo, steso su delle candide lenzuola, non si muoveva.
Un tonfo.
L'arma, una spada per la precisione, cadde per terra.
Quelle lenzuola, dove noi due dormivamo sempre insieme, iniziarono ad impregnarsi di sangue, come una spugna.
Quel giorno avevamo litigato, me lo ricordo bene.
"Perché te ne vai?! Ho detto forse qualcosa di sbagliato?!" dissi.
"Sei proprio ottuso! Non sei tu... Io..." urlò.
"Vattene! Vattene via!" gli incitai piangendo.
Lui subito ubbidì.
Fece qualche passo per poi fermarsi e dirmi: "Piangere è da stupidi."
L'ultima cosa, tra i singhiozzi, che gli dissi fu: "Piangere n-non è da stupidi.
C-Chi piange non ha paura di e-esternare le sue emozioni.
E spesso dimostra d-di essere più forte di chi trattiene le lacrime."
Dopo questo, ricominciò a camminare per poi sparire svoltando l'angolo.
Le lacrime bagnavano il mio viso.
L'unica cosa che riuscii a fare fu quella di andarmene anch'io, dalla parte opposta però.
Mi ricordo soltanto che mi addormentai su un piccolo divano.
Il giorno dopo, Ritsu mi svegliò di colpo: "Kaito-Nii! Kaito-Nii! V-Vieni!"
Anche lui piangeva, il motivo non lo conoscevo ancora.
"Perché? Che è successo?" dissi incuriosito.
"Gack-Kun! Gack-Kun!" continuava a tirarmi.
L'unica cosa che riuscii a fare, quando arrivammo, fu quella di accasciarmi per terra in lacrime.
Non riuscivo a fermarle.
Portai quella cassa ghiacciata verso la fossa.
Continuavo a pensare a quella litigata.
Avrei voluto fermarlo abbracciandolo.
Gli avrei voluto dire che era tutta colpa mia.
“Kaito, ci stai ancora pensando?” era la domanda che mi ponevano sempre.
Non potevo non pensarci.
Eravamo più che buoni amici.
Ogni giorno andavo a posare un fiore fresco vicino alla sua lapide.
Guardavo quella sua foto.
I suoi occhi color azzurro intenso che ormai si erano spenti.
I suoi capelli che non potevano più ricadere sulle spalle come tanto mi piaceva…
Mi mancava il suo modo di fare.
Mi mancava la sua voce.
Mi mancava tutto di lui.
Passarono giorni, mesi, forse anche un anno dalla sua morte.
Continuavo a pentirmi di quello che gli avevo detto.
Piano piano mi ero abituato a quella solitudine…
Poi un giorno.
“Che ti succede? Per caso è morto qualcuno?”
Quella voce!
Quella voce che tanto volevo riascoltare!
Mi girai.
Lo vidi.
Forse era cambiato, di poco, ma non me ne importò subito.
Le lacrime stavano di nuovo cadendo.
Questa volta, anche se gli sorridevo, non riuscivo a trattenere i miei sentimenti.
“E’ forse un sogno? Sono diventato pazzo?”
“Semplicemente un Upgrade.”
“Ma come…?” mi abbracciò.
Non sapevo cosa dirgli.
Lo guardai negli occhi.
Quegli occhi che tanto amavo.

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Capitolo 2
*** - Gakupo - ***


Una stanza buia.
Le tende color avorio continuavano a sventolare, la finestra era sicuramente aperta.
Il mio corpo, steso su delle candide lenzuola, non si muoveva.
Un tonfo.
L'arma, la mia spada per la precisione, cadde per terra.
Quelle lenzuola, dove noi due dormivamo sempre insieme, iniziarono ad impregnarsi di sangue, come una spugna.
Quel giorno avevamo litigato, me lo ricordo bene.
 "Perché te ne vai?! Ho detto forse qualcosa di sbagliato?!" disse.
"Sei proprio ottuso! Non sei tu... io... " urlai.
"Vattene! Vattene via!" mi incitò piangendo.
Io subito ubbidii.
Feci qualche passo per poi fermarmi e dirgli: "Piangere è da stupidi."
L'ultima cosa, tra i singhiozzi, che mi disse fu: "Piangere n-non è da stupidi.
C-Chi piange non ha paura di e-esternare le sue emozioni.
E spesso dimostra d-di essere più forte di chi trattiene le lacrime."
 Dopo questo, ricominciai a  camminare per poi sparire svoltando l'angolo.
Le lacrime bagnavano il mio viso.
Mi appoggiai con la schiena al muro per poi scivolare lentamente giù.
Non piangevo da molto tempo oramai.
Portai le mani al viso cercando di smetterla.
Appena sentii l'altro andarsene, me ne andai anche io.
In preda ai miei sentimenti, brandii la spada e ne puntai la lama verso l'addome.
Non capii più nulla.
Ero straziato.
Quei sentimenti mi avevano fatto fare una cosa terribile.
Le mie ultime parole furono: "Ottuso..."
Piano piano i miei occhi iniziarono a non vedere più.
Stavo lasciando quel corpo.
Non so cosa sia successo dopo.
Mi ricordo solo di essermi svegliato in una specie di laboratorio.
Non riuscivo a vedere quello che stava succedendo.
Sentivo, oltre ai miei stessi capelli ricadere sulle spalle, sciolti dalla solita coda, dei cavi entrare nel mio corpo nudo e seduto.
"Un Upgrade."
"Sì. È la migliore soluzione per loro."
Loro.
Loro...?
Chi intendevano?
Me e lui?
Oppure noi Vocaloid in generale?
Il laboratorio era tutto bianco.
Il color nero dei cavi risaltava su tutto.
Quei camici si avvicinavano sempre di più ed io iniziavo ad addormentarmi.
Mormorai: "Kait...o..."
Quando riaprii gli occhi, ero steso su quel letto su cui ero morto.
Non riuscivo a comprenderne il perché.
Mi alzai e cercai quella persona che tanto desideravo rivedere.
Uscii correndo, intravidi l'ombra di Ritsu e lo fermai: "Ritsu! Aspetta!"
"Mh...?! Gack-Kun?! T-Tu eri..." si girò per poi guardarmi stupito con quegli occhi pietrificati, voleva sicuramente avere una risposta in questo momento.
"Non ora. Ti spiego tutto più tardi." sembrava una risposta da film: "Sai dov'è Kaito?"
"Kaito... È al cimitero." Indicò un luogo.
Ovviamente lo ringraziai e subito ripresi a correre.
Appena arrivai vicino al luogo indicato, vidi i suoi capelli blu.
 “Che ti succede? Per caso è morto qualcuno?” mi ero avvicinato.
Si girò.
Mi vide.
Forse ero cambiato, di poco, ma non gli importò subito.
Le lacrime gli stavano bagnando il viso.
 Questa volta, anche se mi sorrideva, non riusciva a trattenere i suoi sentimenti.
“E’ forse un sogno? Sono diventato pazzo?”
“Semplicemente un Upgrade.”
“Ma come…?” lo abbracciai.
Non sapeva cosa dirmi.
Mi guardò negli occhi.
Quegli occhi che tanto amava.

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