Don't worry, be different!

di LunaMag
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La scoperta ***
Capitolo 2: *** Un nuovo inizio ***
Capitolo 3: *** Si parte! ***
Capitolo 4: *** L'arrivo! ***
Capitolo 5: *** Uno strano incontro ***
Capitolo 6: *** L'incontro ***
Capitolo 7: *** Iniziano le lezioni! ***
Capitolo 8: *** The first evening out. ***
Capitolo 9: *** He love me maybe. ***
Capitolo 10: *** Un nuovo arrivo: Lucky ***
Capitolo 11: *** The call. ***
Capitolo 12: *** It's time to go. ***
Capitolo 13: *** Insieme in Italia ***
Capitolo 14: *** A different day! :) ***
Capitolo 15: *** Che giornata! ***
Capitolo 16: *** Piccole stranezze ***
Capitolo 17: *** The letter ***
Capitolo 18: *** Caos mentale ***
Capitolo 19: *** La verità. ***
Capitolo 20: *** Il terzo incomodo sono io ***
Capitolo 21: *** In aereo ci sono sempre delle sorprese ***
Capitolo 22: *** Nuovi incontri ***
Capitolo 23: *** New adventures. ***
Capitolo 24: *** He was. ***
Capitolo 25: *** Two minutes to midnights. ***
Capitolo 26: *** You are the only person that I have, you are my sister. ***
Capitolo 27: *** I want you. ***
Capitolo 28: *** Little, important moments. ***
Capitolo 29: *** The end ***



Capitolo 1
*** La scoperta ***


Era un caldo pomeriggio di Giugno, precisamente era martedì. 
Amavo il martedì:i miei genitori lavoravano per tutto il giorno e io potevo uscire, di nascosto, come sempre. Non che mi piacesse farlo, ma ero costretta a causa delle punizioni, che mi erano state inflitte per numerosi motivi tra cui la scuola e il mio spirito ribelle.

Alzai la cornetta del telefono,lo facevo sempre, così se i miei genitori mi avvessero chiamata a casa, avrebbero pensato che stessi parlando al telefono con qualcuno e che, di conseguenza, non fossi uscita.
Raggiunsi degli amici in stazione, il nostro posto era un binario abbandonato, ci divertivamo lì, lontano da tutto e da tutti. Potevamo ascoltare la musica che volevamo e potevamo vestirci in qualsiasi modo senza ascoltare nessuna critica.
In lontananza notai una ragazza che mi guardava, aveva un viso familiare, ma non riuscivo a capire chi fosse.  Dopo un po’ alzò la mano e salutò,continuando a guardare verso di me.
Mi girai, pensavo che quel saluto non fosse rivolto a me, bensì a qualcuno che si trovasse dietro di me,ma non c’era nessuno.
La guardai meglio, e un ricordo abbastanza nitido riempì la mia mente. Ma certo! Era syria! Non ci vedevamo da parecchio tempo, precisamente da quando era diventata popolare, era diventata parte del sistema, che io odiavo tanto.

Andai verso di lei, parlammo un po’. Dopo poco mi disse:” Miriam, ma tu ascolti musica rock, vero?” Io le feci un cenno dicendole di si. Riprese:” Allora devi assolutamente ascoltare un gruppo emergente, suona indie rock , e sono molto bravi. Sono i Fun! Poi c’è il cantante Nate che è davvero bello! Te li consiglio!”
Notai il suo viso raggiante mentre parlava di loro, ma notai anche che tutti i suoi amici non era d’accordo con la sua affermazione, nonostante ciò la mia curiosità cresceva pian piano. La salutai e tornai dai miei amici.

Sapevo a memoria gli orari dei miei genitori, quindi entro le otto dovevo essere a casa. Finito il divertimento, si ritorna in prigione.
Mi chiudevo in camera e ascoltavo la mia amata musica metal,rock, hard rock e heavy metal. Mi faceva stare bene. Poi mi tornarono in mente le parole di Syria, quindi, incuriosita, accesi il computer. Ascoltai una canzone “Some Nights”e ,nonostante non fosse il solito genere musicale che ascoltavo, mi piaceva.
La sentii ancora e ancora, mi faceva provare delle strane emozioni, difficili da spiegare.Cercai su internet una loro foto, ma a primo impatto non mi colpì molto il cantante, Nate, bensì il chitarrista. Non appena i miei occhi videro il suo sorriso iniziai a sentire delle vampate di calore, le mie guance erano diventate rosso fuoco, non mi era mai successo prima d’ora. Feci un a ricerca, scoprii il suo nome: Jack.
Tornai sul letto e , tra un pensiero e l’altro, mi addormentai. Ero assolutamente all’oscuro di tutto ciò che sarebbe successo.



  Ragazzi sono molto ansiosa di sapere se vi piace o meno, scrivetemi!! :) 

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Capitolo 2
*** Un nuovo inizio ***


Sentii delle urla, di conseguenza mi svegliai: erano arrivati i miei genitori.
Mi diressi verso la scrivania, presi il mio quaderno dal nascondiglio. Ci scrivevo tutte le mie bravate e tutte le cose che mi piacevano. Così decisi di dedicare qualche riga ai fun e magari di incollare qualche loro foto. Dopo averlo fatto,c
hiusi  il quaderno e pensai che avrei dovuto cambiare nascondiglio: se quel quaderno fosse stato trovato e letto dai miei genitori sarebbe stata la fine.
ì c’era scritta la mia immensa voglia di diventare una groupie, la mia prima canna e persino il giorno in cui decisi che non c’era nulla di male nel baciare degli amici, sulle labbra.

Lo misi al solito posto, lo avrei spostato il giorno dopo, o almeno così avrei voluto fare. 
I giorni passavano in fretta, specialmente quando ascoltavi quelle canzoni così tranquille, o magari quando vedevi il viso tenero di jack.Un giorno rimasi 30 minuti a fissarlo. Ricordo bene quella foto, aveva le guance leggermente arrossate e uno sguardo tenerissimo con cui fissava la sua amata chitarra. Capivo cosa provava, anche io suonavo uno strumento: l’organo.
Tra una canzone e l’altra dei Fun era già arrivato il secondo martedì del mese,finalmente!
Uscii e, come di consueto, mi ricordai di alzare la cornetta, così raggiunsi i miei amici. Parlai loro dei Fun e gli feci anche sentire qualche canzone. Loro sono come me, ampliano i loro confini musicali a qualsiasi genere e mi dissero che non erano male.
Dopo un pò di tempo qualcosa mi spinse a guardare l’orologio e …sentii una morsa al cuore, sembrava che qualcuno lo stesse stringendo fra le mani. Erano le otto meno cinque.
Iniziai a correre, nella speranza di arrivare in orario, ma così non fu. Arrivai a casa e la cornetta del telefono era al suo posto, le luci erano accese e come se non bastasse intravidi sul tavolo della cucina un quaderno,il mio quaderno, aperto.

Molti pensieri pervasero il mio cervello in quegli istanti: sarei voluta scappare, oppure mi sarei dovuta inventare semplicemente una scusa. Ero rimasta pietrificata.
Ad un certo punto arrivò mia madre. Mi tirò uno schiaffo. Io corsi a chiudermi in camera mia, ovviamente a chiave, non volevo che riprendessero ad alzarmi le mani come facevano sempre. Li temevo per questo. Sentivo le urla intimidatorie di mia madre. 
"Apri la porta, altrimenti ti faccio fare una brutta fine!".

Passato un po’ di tempo disse delle parole che non scorderò mai, perché grazie a questa sua idea la mia vita cambiò:
“Ora basta, ti mando in qualche collegio lontano da qui, devi darti una calmata!” Non sapevo se prenderla sul serio o meno. So solo che quasi due ore dopo ricevetti una chiamata : “Sei Miriam, vero?”  Quella voce aveva un non so che di familiare…confermai e mi disse:” Miriam Anna Grazia?” Come faceva a sapere tutti i miei nomi?? Confermai nuovamente e gli chiesi chi fosse, mi rispose così:” Sono Donatina, la tua insegnante delle elementari, ti volevo informare sulle cose da portare al collegio estivo.” Cavoli, mia madre l’aveva fatto davvero. Mi spiegò per bene tutto e ci salutammo. Mi aveva detto che essendo un collegio estivo avremmo dormito in un albergo.
’indomani sarei dovuta partire per la Russia, ma non conoscevo nemmeno una parola in Russo!

Mi scaricai sul cellulare molte canzoni dei Fun, poi preparai la valigia. Intanto pensavo a tante cose…ciò che mi preoccupava di più era chi avrei trovato in quel collegio.
Tra un pensiero e l’altro e tra una canzone e l’altra dei mitici Fun che riuscivano a calmarmi, come sempre, mi addormentai. Il giorno dopo mi avrebbe aspettato un lungo viaggio.

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Capitolo 3
*** Si parte! ***


Mi svegliai, presi il cellulare e mi diressi verso il bagno per lavarmi. Da quando sotto la doccia sentivo le canzoni dei Fun, ci rimanevo per parecchio tempo, perché era bellissimo sentire che, il tepore dell’acqua calda che toccava il mio corpo, si univa a quello creato dentro di me ascoltando le loro canzoni.  
Feci colazione e uscii di casa, aspettai il bus e ,nell’attesa, iniziai a pensare a quello che avrebbe riservato per me quella giornata.
Speravo di incontrare ragazze come me, semplici e sincere. Una cosa rara in un collegio per figlie di papà!
Il pensiero di passare un’estate da incubo mi tartassava e mi stava iniziando a causare un lancinante dolore alle tempie, come se mi avessero lanciato una freccia, che era riuscita a passare da un lato all’altro del mio cranio.
Per fortuna il pullman spuntò dall'angolo, salii e riuscii a distrarmi da questi pensieri, tutto grazie a Graziella che, come sempre prendeva in giro l’autista o delle persone apparentemente strane, o magari chiedeva  se qualcuno avesse una sigaretta da darle.

Arrivai  all’aereoporto: vidi Donatina. Ci salutammo.
"Tutti ti stanno aspettando, l’aereo Bari-Mosca parte fra una ventina di minuti! Devi ancora fare il check- in!" 

Il problema arrivò quando dovetti passare sotto il metal detector. Iniziai a togliermi le catene, le borchie, il dilatatore e tutti i vari piercing. Vidi i poliziotti che mi guardavano in modo strano: non pensavano che una ragazza potesse avere così tanto metallo addosso. 
Ripresi le mie cose e ovviamente le re-indossai.
Vidi in lontananza le ragazze e, come se non bastasse, molte di loro sghignazzavano e urlavano, come poche papere sapevano fare.
Iniziai subito ad odiare questo viaggio…finchè non vidi una ragazza, di profilo. Senza farmi vedere andai alle sue spalle e le coprii gli occhi con le mani e, cambiando la voce, le dissi:
“Chi sono??”
Lei rispose:” Miriam! Sei l’unica che può fare queste cose!”
Ci abbracciammo. Non ero mai stata così contenta di vedere Syria!
Donatina , vendendo che ci conoscevamo esclamò:
"Perfetto, allora la prima camera è fatta!”
Io e Syria ci guardammo: eravamo raggianti! Ora potevamo finalmente recuperare tutto il tempo che avevamo perso per delle semplici compagnie! 

Era arrivato il momento di salire sull’aereo. Io e syria ovviamente ci sedemmo vicine.
niziammo a parlare: “Miriam, ma come mai sei qui?” Le raccontai tutto quello che era successo, era dispiaciuta, specialmente quando seppe che i miei genitori mi picchiavano ancora, nonostante quasi 3 anni fa, stavano per passare dei guai seri con gli assistenti sociali.
“ E tu invece??”
” Ci vengo ogni anno, sai com’è mio padre, vuole che sia sempre gentile ed educata e che non pensi a nessun ragazzo perché sono la sua fidanzata.”
Ci guardammo e iniziammo a ridere, che bello, era tornato tutto come prima.
Ci siamo sempre volute bene, eravamo fatte per essere amiche, ci capivamo anche solo con uno sguardo. 

” Syria…a proposito! Ho ascoltato le canzoni dei Fun! Li adoro, davvero! Grazie mille! Poi c’è Jack…mamma mia quant’è bello!”  
Era contenta del fatto che mi piacessero.

Condividevamo le stesse passioni, ed era una cosa stupenda. Passammo quasi due ore a parlare dei Fun, dei loro concerti e delle news sulle canzoni. Dicemmo anche che era stata mandata una notizia sulla loro Fan Page: Per tutta l’estate sarebbero stati in un posto che a nessuno era dato sapere, per divertirsi, rilassarsi e pensare a nuove canzoni, senza essere impegnati con i concerti e la televisione.
Era strano, ma come non capirli! Una vita come la loro è molto stressante e per avere l’ispirazione per nuove canzoni , fa bene rilassarsi un po’.
Il viaggio risultava più bello del previsto, non ci potevo credere! 

E le belle notizie non erano ancora finite!

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Capitolo 4
*** L'arrivo! ***


Finalmente il viaggio in aereo era terminato.
Come ogni volta che viaggiavo seduta per parecchio tempo, avevo un gran dolore all’osso sacro e alla schiena, mi sentivo una di quelle signore anziane con multiple artrosi. 

Entrammo subito in un pullman che ci avrebbe portato all’hotel. 
Io e Syria eravamo curiosissime di vedere dove avremmo passato la nostra estate, insieme.
Sinceramente a me non importava molto, volevo solo stare con Syria, lei mi rendeva davvero felice. 


Arrivammo dinanzi al cancello e…WOW! Era un Hotel a 5 stelle!
Il giardino era bellissimo, sembrava di essere in paradiso. Accanto a questa immensa area verde c’erano due campi da tennis, uno da calcio e un altro da pallavolo. Entrammo.
Subito vidi dei piccoli cartelli che indicavano dove si trovassero la sauna, la piscina, la stanza dei massaggi, il bar, la discoteca e persino un’auletta con degli strumenti. Mi sentivo al settimo cielo.
a signora della  reception controllò i nostri documenti. Quando arrivò il mio turno iniziarono i primi problemi:si lamentò del fatto che, a suo parere, una persona con dei dilatatori e con il mio modo di vestire non poteva entrare in un hotel così prestigioso.

Mi stavo innervosendo, quella signora si chiamava Eufemia. Aveva dei capelli neri e alcuni bianchi, unti come l’olio. Mi chiedevo da quanto non li lavasse. Aveva i baffetti ed un neo vicino il labbro con tre lunghi e neri peli. Era cicciottella e camminava come un pinguino. 

Donatina parlò con lei e la convinse che non ci fosse nulla di male nel mio abbigliamento.
Ci diedero le chiavi per aprire le stanze. Quella mia e di Syria era la numero 227.

Era al 5° piano. Mentre mettevo le card nella rientranza, mi sentivo stranamente felice e molto, ma molto curiosa! Stavo per aprire la stanza dove avrei passato 3 mesi della mia vita.
Sentimmo uno scatto, la porta si aprì.  Passai la card sull’interruttore della luce e si accesero tutte, la passai anche vicino alle tapparelle che si aprirono. Era tutto così tecnologico!
La stanza era spettacolare. Appena si entrava c’era un atrio con due poltone, un divano, un tavolino, un balcone e un televisore a  52 pollici, schermo piatto con visione 3 D. Tramite una porta a scrigno si accedeva alla camera.
Vi erano due letti, divisi da due scrivanie e due armadi a muro, enormi. Poi a sinistra c’era un bagno, con una doccia bellissima! Era munita di radio, specchio e luci interne colorate. Poi c’erano i vari servizi e una vasca da bagno con idromassaggio. Cos’altro potevamo desiderare?? 


Iniziammo a sistemarci e, per prima cosa, mettemmo un po’ di musica. Ovviamente ascoltavamo i Fun.  Poi unimmo i letti, così la sera avremmo potuto parlare senza problemi.  Dopo aver messo i nostri vestiti nell’armadio ci sdraiammo sul letto.
Era morbido, e si sentiva un profumo intenso e freschissimo di Lavanda.
“ Syria,ti è mai capitato di amare una band, ma di sentirti come se non ti ricordassi il volo di qualcuno di loro?”

“ogni tanto, mi capita, ma è normale se ti succede. “
“Ma è strano, mi succede solo con il viso di Jack!”
“E allora ti piace!”
Forse era vero, o forse lo stimavo semplicemente. Non sapevo. Intanto guardammo l’orologio…era già arrivata l’ora di cena! Dovevamo vestirci perché Eufemia aveva preparato per noi una festicciola di benvenuto. 

Mi aspettavo una festa normale, in cui avremmo mangiato delle patatine e dei rustici, quindi indossai dei pantaloncini di jeans e la maglia degli iron maiden con delle semplici scarpe da ginnastica.
Evidentemente avevo sbagliato a pensarla in quel modo, perché vidi Syria uscire con un vestitino che le stava benissimo.
Era verde acqua, con sotto del pizzo, stretto in vita e largo sotto, con una scollatura a cuore.  

Mi guardò e sorrise.
" Non sei mai stata ad una festa organizzata da Eufemia, vero?”
"No". Risi anche io.
Mi consigliò cosa mettermi, così scendemmo per patecipare alla festa.

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Capitolo 5
*** Uno strano incontro ***


Appena entrate nella sala c’era un enorme striscione in pizzo, con su scritto con un ricamo rosa “Benvenute ragazze!”.
Era tutto rosa e con i merletti. Tanto per amare di più Eufemia, io odiavo quel colore. Stare in quel posto mi stava facendo venire la nausea.
Tutte le altre ragazze erano vestite con colori pastello e con vestiti che le facessero sembrare delle principesse e, ovviamente, tutte indossavano dei tacchi. Io avevo un vestito nero, con una cinta bianca in seta che mi stringeva la vita e indossavo un paio di scarpe “alla schiava” bianche e specialmente basse, dato che sui tacchi non ci sapevo proprio andare.
 Io e Syria eravamo molto affamate. Ci sedemmo, ma ad aspettarci non c’erano dei salatini o dei rustici, bensì delle tazzine da the e dei piattini colmi di biscotti al burro. Beh almeno c’erano i biscotti! 
Eufemia in persona mi diede il the, ridacchiando sotto quei suoi terribili baffetti.
Io e Syria ci guardammo: non ce la contava giusta, sicuramente aveva falterato il mio the.
Non era mio solito bere quella bevanda, ma quando la assaggiai sembrò che qualcuno avesse aggiunto il sale anziché lo zucchero. Era terribile.
Ovviamente stavo già progettando qualche scherzo da fare ad Eufemia, per fargliela pagare per quel terribile the che mi aveva servito.
A causa della fame io e Syria finimmo per mangiare tutti i biscotti e anche i cioccolatini che portarono in seguito.

Syria sapeva che tutto questo stress mi avrebbe portata a bere, perciò si stava iniziando a preoccupare per me, infatti avevo un brutto vizio: quando ero stressata o arrabbiata, bevevo tutto l’alcool possibile e immaginabile, e lei sapeva che ,stasera, avrei bevuto almeno un bicchiere di qualche super alcolico.
Con la scusa di andare un attimo alla toilette, mi diressi verso il bar.
Chiesi un Hypnotic con Jack Daniel’s. Era tutto vuoto, c’eravamo solo io, il barista e un ragazzo che era un po’ strano. Indossava degli occhiali da sole, un cappello e una sciarpa che gli copriva quasi tutto il viso, che spostava solo per bere il suo drink:  Un mix con il Malibù.
Bevvi tutto d’un sorso il mio cocktail e ne chiesi un altro. Mi guardò e mi disse:” Ragazza, vacci piano. Quella è roba pesante!” 

“Lo so, proprio per questo la bevo, e poi la reggo benissimo.”
Quel ragazzo aveva un voce familiare, ma non riuscivo proprio a capire dove l’avessi già sentita. Mi arrivò l’altro drink.
Mi andai a sedere su una poltroncina e dopo un po’ quello strano ragazzo mi seguì.
Si sedette  di fronte a me.
” E i tuoi genitori sanno che sei qui, al bar??” 

“No, loro sono in Italia” 
“ E come mai sei in Russia??” 
“Ci sono venuta per stare in collegio, dato che per i miei genitori sono troppo ribelle” Scoppiai in una sonora risata. Quel ragazzo mi disse che gli piacevano parecchio i miei piercing e io lo ringraziai. Avevo finito il secondo bicchiere.
 Iniziavo a sentire la testa un po’ pesante e mi sentivo come se i pensieri che pervadevano la mia mente stessero diventando sempre più leggeri, fino a volare fuori dalla mia testa. Non aspettavo altro. Continuammo a parlare.
Erano passati quasi 15 minuti e mi sembrava giusto tornare alla festa. Salutai quel ragazzo e andai a comprare due pacchi di Highlander rosse, così almeno in camera io e Syria avremmo mangiato qualcosa.

Mi fermò.
” Sai, mi stai simpatica. Che ne pensi se ci vediamo stasera verso mezzanotte fuori dalla porta della piscina??Tanto se sei un vero spirito ribelle non avrai problemi per arrivarci.”
Anche io lo trovavo simpatico, più che altro mi sembrava sincero! E poi la presi come una sfida, e io le amavo.
” Certo, ci vediamo lì a mezzanotte in punto.”

Tornai alla festa, erano quasi le nove ed era finita, per fortuna.  Donatina ci disse che il giorno dopo sarebbero usciti i quadri con gli orari e che la colazione era alle otto. Potevamo finalmente andare, avevamo del tempo libero, ma ci disse che l’orario in cui tutte dovevamo essere a letto erano le undici.
Tornai in camera con Syria, ci cambiammo e iniziai a raccontarle di questo strano ragazzo. 
“Eeeh Miriam! Già inizi a fare conquiste!!” 
“Ma cosa dici??” Ridemmo.
“Mi sta solo simpatico!” 

Mi disse comunque di stare attenta, dato che non sapevo nulla di lui. Syria era sempre molto premurosa nei miei confronti e io l’adoravo per questo, e cercavo in tutti i modi di farle capire che apprezzavo molto tutto ciò. 
Poi si sentì un rumore strano, sembrava quello di un terremoto! In realtà erano la mia pancia e quella di Syria che, quasi all’unisono, si stavano facendo sentire. Allora le feci vedere le patatine.
Le adoravamo, le mangiavamo sempre insieme.

Tra una chiacchiera e l’altra arrivarono le dodici meno un quarto.
Mi alzai e  misi le robe che inizialmente avevo scelto per la festa (pantaloncini e maglia degli iron maiden): ero pronta per andare dal ragazzo strano del bar.

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Capitolo 6
*** L'incontro ***


Arrivai nel posto prefissato, ma lui non c’era.
Erano ancora le dodici meno cinque. Allora decisi di nascondermi,volevo vedere a tutti i costi la sua faccia quando avrebbe visto che non ero lì.

Arrivò. Finalmente non indossava tutte quelle coperture sul viso. Era un bellissimo ragazzo, notai che aveva anche gli occhiali simili a quelli di Skrillex.
Ma il suo viso non mi era nuovo, lo avevo già visto da qualche parte.Avevo la stessa sensazione che qualche ora prima mi aveva pervaso, però sulla sua voce. Era una cosa agghiacciante.
 Lo vidi guardare l’orologio e ridacchiare.

Sbucai dinanzi a lui, facendolo spaventare.  
“Brava, sei riuscita a fregarmi! Pensavo che non saresti venuta”.
“ Grazie, grazie! Modestamente! Se io dico una cosa la faccio ”. Chiusi gli occhi e alzai il viso, incrociando le braccia. Iniziammo a ridere. Decidemmo che sarebbe stato opportuno entrare nella stanza dove c’era la piscina: almeno così non ci avrebbero sgridati e nemmeno visti. 

“Alloggi in questo hotel??” 
“No, in un altro, ma di questo mi piace per il bar, la piscina e la sauna. Quindi passo molto tempo qui.”
Ora capivo come mai non l’avevo visto in nessun’altro luogo. 
“Per quanto tempo starai qui in Russia??” 
“Beh almeno tutta l’estate, poi non so dove andrò, tu?”
“Anche io rimarrò tutta l’estate, poi tornerò in Italia.”
Non avevo capito cosa intendesse dire dicendo che non sapeva dove sarebbe andato, ma sinceramente non mi interessava.

Notò la mia maglietta. Era anche lui un fan sfegatato degli iron maiden e, come me, ascoltava musica rock e metal. Mi disse :” You walk through the subway,”  era l’inizio della canzone killers, degli Iron Maiden. Allora gli risposi con il pezzo seguente della canzone: “his eyes burn a hole in your back” .
”Ma sei un mito! Se suoni anche uno strumento, diventerai degno della mia stima!”
 “ In realtà sì, suono la chitarra e faccio parte di un gruppo….tu?”  
Ero sbalordita! Questo ragazzo era davvero perfetto! Suonava, ascoltava musica decente ed era apparentemente sincero.
“Io l’organo, ma non faccio parte di una band. Poi mi piace cantare, ma sono stonatissima.”
“Voglio sentirti cantare!”
“Ma scherzi??! Ahaha Non lo farò mai!”
 Mi iniziò a minacciare.
“ Se non canti ti butto in piscina”.

“ E fallo, tanto so nuotare!”
Non pensavo lo facesse sul serio, quindi mi misi a braccia conserte di fronte a lui e aspettai. Mentre mi stava per buttare lo fermai e lo feci cadere a terra. Poi alzando le spalle come per fargli capire che sono più forte di lui gli dissi:

“Peccato che tu non sappia che io ho fatto per 9 anni karate!!”  
“Peccato che ti sia scrodata che non bisogna mai abbassare la guardia!”.
In quel preciso istante mi prese da un braccio e mi tirò su di lui.
Era un momento stranissimo, quasi magico. Le mie labbra erano a pochi centimetri dalle sue, ci guardammo fissi negli occhi: ci baciammo. Era una bacio superficiale, a stampo, ma era bellissimo. Forse era stata anche l’atmosfera, le luci soffuse, la piscina.

Di scatto mi girai e lo feci cadere in acqua.
“E ora chi ha abbassato la guardia, eh??”

“Questa volta hai vinto tu! Ora dammi la mano, che mi aiuti a salire.”
Gliela diedi. Mi tirò in acqua, verso di lui. Dopo aver giocato e scherzato un po’ notammo che si era fatto tardi: erano le due! Uscimmo dall’acqua e ci asciugammo un po’.
Mentre  ce ne stavamo per andare gli dissi:” Ah comunque mi chiamo Miriam”.

“Piacere mio, il mio nome è Jack”.
Appena lo disse capii il perché nel bar era tutto coperto: era Jack Antonoff!  
Le mie guance divennero subito rosso fuoco. 

“Tutto ok?” mi disse. Non capivo più nulla.
“Ma…sei quel Jack?? Quello dei fun??” .
“Speravo non capissi la mia identità, si sono io, ma spero che questo non cambi le cose e che tu non lo dica a nessuno.”
Gli promisi che non lo avrei detto a nessuno, a parte la mia amica. Me lo concesse.
Mi disse che voleva rivedermi, io gli risposi che anche io avrei voluto rivederlo. Mi accompagnò fin sopra alla mia camera.

“Allora ci vediamo!”.
“Ma certo! Ah, da domani saprò anche gli orari delle lezioni e dei vari incontri, così saprò dirti con certezza quando ci possiamo vedere.” 
“va bene, intanto dammi il tuo numero di cellulare, così saprò come rintracciarti.” 
“Ok! Solo che non ho la carta per scrivertelo!”
“No problem! Scrivimelo sul braccio” 
Glielo scrissi. Gli diedi la buonanotte e un bacio sulla guancia.
Aprii la camera.
Syria si era addormentata e mi aveva lasciato un bigliettino sul letto  con scritto: “Domani mi devi raccontare ogni minimo dettaglio!” E c’era disegnato un enorme cuore con una scritta color arcobaleno: Ti voglio bene.  
Non vedevo l’ora di dirle tutto. Mi misi il pigiama e andai nel letto.
Nonostante mille pensieri invasero la mia mente e la felicità di aver conosciuto Jack, proprio quel Jack, mi portava ad averne altri mille, mi addormentai quasi subito.
Era stata una giornata intensa e ricca di emozioni.

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Capitolo 7
*** Iniziano le lezioni! ***


Sentii che una mano stava scuotendo il mio braccio, quindi aprii molto lentamente gli occhi.
Era Syria.
“Sveglia dormigliona! Sono le sette! E tu non mi ai ancora raccontato nulla!”
Le buttai il cuscino in faccia. Avevo ancora sonno. 
“Miriam non constringermi a gettarti l’acqua addosso” mi disse sogghignando.
Mi alzai di scatto. “ No, no. Ti racconto tutto subito” Le dissi ridendo.
Le raccontai ogni minimo dettaglio. La sua faccia era incredula, come non esserlo! Lei mi abbracciò. Voleva conoscerlo, ed era il minimo che avrei potuto fare per lei.

Ci vestimmo e andammo a fare colazione.
Appena finimmo, notammo che all’ingresso c’era una bacheca con scritti gli orari:

Ore 08.00 Colazione
Ore 08.45 Lezione di postura
Ore 10.00 Lezione di comportamento a tavola
Ore 12.00 Tempo libero
Ore 13.00 Pranzo
Ore 17.00 Lezione di cucito
Ore 19.30 Cena
Ore 23.00 Riposo (Nei giorni come il sabato si può andare a dormire a mezzanotte) 
Non si possono far entrare ragazzi nelle stanze.
La sera si ha tempo libero, si può anche uscire dall’albergo se si vuole, purchè all’orario stabilito siate a letto.
A parte le lezioni di comportamento a tavola e di cucito, ero entusiasta per il resto.
La lezione di postura non sarebbe stata un problema, o almeno così pensavo!

Dopo una mattinata passata a perfezionare la postura e a capire come usare tutti i diversi tipi di forchetta, arrivò finalmente il tanto amato e desiderato tempo libero.
Ricevetti una telefonata: era Jack.
Parlammo un po’, poi gli chiesi se ci potevamo vedere una decina di minuti dopo.Dovevo chiedergli un favore.

Dopo 10 minuti esatti arrivò, ci salutammo e ci dirigemmo nella mia camera, dato che Syria non c’era. Mi assicurai di aver chiuso la porta.
“Mi devi fare un favore enormissimo! Poi ti giuro che faccio tutto ciò che vuoi!”
“Mmm proposta allettante…su spara!”
“La mia migliore amica vi adora! Volevo fartela conoscere, ma se riuscissi a portare anche Nate lei sarebbe contentissima!”
“Mmm va bene! Però fuori da questo albergo…e anche dal nostro! Sai che ti dico? Mi è venuta un’idea geniale! Fatti trovare sotto l’albergo alle 20.30 ”
“Va bene, mi fido di te.”
Sentimmo bussare alla porta: era Donatina.
In quell’istante mi vennero in mente le parole scritte sulla bacheca  
Non si possono far entrare ragazzi nelle stanze.
Il cuore mi iniziò a battere all’impazzata e, per fortuna, non mi feci prendere dal panico e dissi a Jack di nascondersi nell’armadio.
Dopo questo dissi “Donatina, un attimo, metto l’accappatoio e vengo!”
Mi tolsi in fretta le robe di dosso, mi infilai l’accappatoio e andai ad aprire.

Non appena la vidi, notai subito che aveva in mano parecchie scatole.
“Ecco, queste sono le scarpe che ti serviranno per il corso di postura dei prossimi giorni. Appena ti abituerai a quelle basse, metterai scarpe sempre più alte”
Le presi e le poggiai per terra.
“Grazie mille Donatina!”
“Di niente! E scusami se ti ho disturbata!”
Ci salutammo.

Pensai subito a Jack,che era chiuso nell’armadio, e lo feci uscire.
Notò subito le mie robe sulla sedia. “Ma sei nuda?”
“Ehm..quasi”
Ridemmo. Notai che le sue guance erano diventate di un rosso scarlatto. Diventava ancora più bello quando succedeva. Ci stavamo avvicinando, pian piano. Sentivo una strana sensazione, come quella che provai in piscina.
Ci baciammo, questa volta era un bacio profondo, intenso. Eravamo attratti l’uno dall’altra. Ma, qualche secondo dopo l’inizio di quel bellissimo bacio, sentimmo di nuovo bussare.
“Chi sarà adesso??” Pensai.
Staccai le mie labbra dalle sue e mi diressi verso la porta.

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Capitolo 8
*** The first evening out. ***


E se fosse di nuovo Donatina?? Preoccupata chiesi:” Chi è?”
“Sono Syria!”
Tirai un sospiro di sollievo, dissi a Jack di andare vicino ai letti e la feci entrare.

“Ti stavi per fare la doccia?”
“No, no, ora ti spiego! Ma…chiudi gli occhi!”
La feci entrare nella stanza, glieli feci aprire.

Lei rimase senza fiato, credevo che da un momento all’altro le sarebbe venuto un infarto. Le sarebbe venuto di certo la sera, quando avrebbe conosciuto Nate.
Li presentai, Jack le diede un bacio sulla guancia e la abbracciò.
Syria poi disse:” Non è che ho rovinato qualche momento importante? Vedo Miriam quasi nuda.”
Jack arrossì di colpo.
“No, è che…e-era v-venuta D-Donatina” Disse balbettando.
Quando faceva così mi veniva voglia di baciarlo, diventava tenerissimo! E guardare le sue labbra carnose associate alle sue guance rosse e a quei occhi spettacolari, mi faceva andare su di giri. Aveva anche un fisico e un lato b niente male.

Syria iniziò a passarmi la mano davanti alla faccia:”Svegliaaaa” Mi ero incantata.
Era quasi ora di pranzo, salutai Jack e mi rivestii.
“Syria, stasera ti porto a fare un giro, mettiti qualcosa di carino!”
Syria era felice. Era da tanto che non uscivamo insieme, di sera.
Mangiammo, poi tornammo in camera e decidemmo di riposare un po’. Dopo partecipammo alle lezioni e cenammo. Tornammo nuovamente in camera.
Mentre Syria si vestiva mi disse:” Miry ma dove dobbiamo andare?”
“Sorpresa! Lo scoprirai”
“Mi fai paura quando dici così”
“Lo so, devi averne”
Ridemmo. Poi Syria uscì dal bagno.
“Così va bene??”

Era bellissima! Indossava dei pantaloncini verde acqua, una maglia bianca, a più veli, con l’effetto vedo - non vedo, e dietro la schiena una lavorazione fatta ad uncinetto e delle all stars bianche con delle macchie verde acqua.
“Stai benissimo! Si innamorerà di te!”
“Chi si innamorerà di me??” Cavoli, stavo per rovinare la sorpresa!! 
“Ehmm...Qualche ragazzo russo che incontreremo per strada!”
“Non me la conti giusta!” Le feci una linguaccia.
Io invece mi ero messa un pantaloncino nero, con la maglia del Jack Daniel’s.
Scendemmo e, non appena eravamo uscite dall’albergo, feci mettere una benda a Syria.
Se avesse visto Jack avrebbe capito tutto. La aiutai ad entrare in macchina. Mi sedetti vicino a Syria, e diedi un bacio sulla guancia a Jack e, per tutto il tragitto, riuscii a non far capire a Syria che c’era un'altra persona a parte noi.

Mentre eravamo in macchina Syria disse:
” Ma…Jack ti piace?”

Jack arrossì. Il mio cuore iniziò a battere forte, arrossii anche io. Ci guardammo. Syria riprese:” Miriam, allora??”
“Nooo ma che cosaaa”.
“Ahahah non me la conti giusta, secondo me ti piace”
Non sapevo come nascondere il fatto che in realtà mi piacesse un bel po’.
Speravo con tutto il cuore che Jack non l’avesse capito, in fondo, era Jack Antonoff, il chitarrista dei Fun! Non gli sarei mai potuta piacere!

Arivammo di fronte ad un palazzo, Jack mi fece capire che lì dentro c’erano Nate ed Andrew, e che l’aveva affittato per noi, così avremmo passato tutti quanti insieme una serata speciale.
Arrivati nella stanza, feci sedere Syria, conobbi Nate ed Andrew e dissi a Nate di mettersi a qualche centimetro dal volto di Syria.
Quando le tolsi la benda lei non poteva credere ai suoi occhi. Ebbi l’impressione che stesse per baciarlo,ma non lo fece. Però immediatamente lei lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia. Lo strinse così forte che divenne tutto rosso. Voleva non staccarsi più da lui,ma doveva farlo.
Era contentissima e , dopo aver conosciuto anche lei Nate ed Andrew, corse ad abbracciarmi. Mi strinse così forte che non riuscivo più a respirare.
” E non è finita qui: passeremo con loro tutta la serata!”

Tutti si diressero nell’altra stanza.
Io tenni Jack per un braccio.
” Grazie mille per il favore che mi hai fatto, te ne sono grata!” Gli diedi un bacio sulla guancia, non un semplice bacio, ma quelli che io chiamo BACI CON LO SCOCCHIO, infatti si sentì un forte *SMACK*.

Lui mi guardò.
” Non ringraziarmi.” Sorrise” Ricordati che ora devi fare ciò che voglio io!”

“Me lo ricordo benissimo” Gli feci una linguaccia. Lo abbracciai.
Ci raggiunse Nate, e disse:” Ho rovinato qualcosa??”
Era tale e quale a Syria quando diceva così. Ridemmo e gli dicemmo di no. Lui riprese:” Perfetto! Sai Miriam, Syria è davvero una bella ragazza.”
“Eh si, è davvero bella ed è anche molto speciale”
Lo vidi sorridere. Lo fece così tanto che si potevano vedere tutti e 32 i denti.  
Raggiungemmo Syria e Andrew, ci aspettava un bella serata.

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Capitolo 9
*** He love me maybe. ***


Ero certa che sarebbbe stata una serata indimenticabile.
Iniziammo a parlare delle nostre passioni, giusto per conoscerci meglio.
Notavo che Jack mi guardava spesso e , quando i nostri volti si incrociavano, restavamo immobili a fissarci.
Jack ogni tanto si mordeva il labbro, e quando lo faceva i miei istinti volevano che mi avvicinassi sempre di più a lui, che lo baciassi. Probabilmente non se ne rendeva conto, o forse si.
Dopo un po’ Syria propose di giocare ad obbligo, giudizio e verità. Tutti accettammo.

Iniziò lei, che scelse giudizio.  Io le feci giudicare un nostro vecchio amico che si chiamava Francesco e gli diede 6, Andrew le fece giudicare Jack, che ricevette un 6 anche lui (fece anche la parte dell’offeso), Nate gli fece giudicare un ragazzo che stava sotto casa e che si vedeva dalla finestra e lei gli diede un 7 e poi arrivò il turno di Jack.
Io ero certa che lui avrebbe messo in mezzo Nate, e così fu.

Syria gli diede 10 e, mentre pronunciava quel numero, iniziò a diventare tutta rossa. Nate le diede un bacio sulla guancia e un abbraccio per ringraziarla. Lei arrossì ancora di più.
Arrivò il turno di Jack, che scelse verità.
Qui iniziarono i problemi. Andrew gli chiese :” Ti interessa qualche ragazza al momento?”

Lui annuì, facendo una faccia dolcissima, sembrava un cucciolo di pinguino.
Toccava a Nate:” Da quanto conosci questa ragazza?”
“Da poco, molto poco” rispose guardandomi.
Sembrava stessero giocando a ‘indovina chi’.
Toccava a Syria: “ Ma questa ragazza è seduta a fianco a te?”
“No comment, si può passare ad un’altra domanda?” Disse arrossendo.
Syria capì e gli disse una cosa nell’orecchio poi gli chiese:” è la persona che ti ho appena detto?”
Annuì.  Sono sempre stata una ragazza molto pessimista, quindi facevo di tutto per pensare che non fossi io, così se fosse stata sul serio un’altra ragazza non ci sarei rimasta male, dato che nel collegio e nel mondo c’erano tante ragazze molto più belle di me.
Ora toccava a me. Cosa potevo chiedergli? Avevo così tante idee che rimasi qualche secondo in silenzio, poi dissi:” Ci tieni a me?” Domanda molto banale, ma importante.
“è ovvio, ci conosciamo da poco, ma per me sei la ragazza più importante. Sei sincera e questo conta molto. I rapporti, sia di amicizia, sia d’amore, si basano sulla sincerità. E il nostro ha delle fondamenta molto salde. “
Stavo per commuovermi, ma ovviamente trattenni quella lacrimuccia che voleva percorrere a tutti i costi la mia guancia.
Toccò a me. Io scelsi obbligo, come sempre. Amavo mettermi in gioco. Qui iniziò il putiferio.
Nate mi disse di andare sul balcone e di urlare “Viva Mussolini!” Dato che sapeva che ero di impronta comunista. Mi sarei vendicata, lo giuro.
Andrew invece, mi disse di mangiare tre patatine al formaggio inzuppate nel gelato. Non era un problema, l’avevo già fatto qualche mese prima.
Syria mi disse di dare la mano a Jack per almeno 10 minuti.
Arrivò il turno di Jack, non sapevo cosa aspettarmi. Lui disse : “ Seguimi, la cosa che dovrai fare, và fatta nell’altra stanza.” Lo seguii.
” Tu chiudi gli occhi, faccio tutto io.”

Mi prese in braccio, mi fece sedere su un mobile in marmo, mi stavo ghiacciando il sedere,  e iniziavo ad avere un po’ freddo. Ma quando le sue labbra calde si posarono sulle mie, il mio corpo divenne tutt’ad un tratto caldo. Amavo i suoi baci. Lo guardai. Aveva un viso diverso, dolce. Lo adoravo.
Tornammo dagli altri. Erano passati dieci minuti, e quando ci videro tornare Nate disse:” Ma che stavate facendo?? Qual’era l’obbligo??” Jack arrossì. Io mi intromisi:
“ Mi ha fatto sedere sul mobile in marmo, così mi sono ghiacciata il sedere”
Scoppiammo tutti in una sonora risata.
Erano le dieci, dovevamo tornare a casa. Ci eravamo divertiti davvero tanto.

Salimmo tutti in macchina. Nel tragitto continuammo a parlare. Ci fermammo ad un semaforo, vicino ad un cassonetto c’era qualcosa che si muoveva.
” Autista si fermi, la prego!” Jack pensava che mi stessi sentendo male. L’autista accostò. Mi recai vicino al cassonetto. Era come pensavo. C’era un cucciolo lì. Infreddolito e impaurito. Aveva circa un mese e mi accorsi subito che era un Alano.
Senza pensarci mi tolsi la giacca, e avvolsi il cucciolo lì per tenerlo al caldo.
Tornai in macchina e vidi che Syria aveva già spiegato che io e lei eravamo due animaliste. Tutti iniziarono a guardare quel bellissimo cucciolo.
Come potevano avergli fatto questo?? Aveva un manto grigio e degli occhi azzurro ghiaccio, bellissimi.
Dato che non avevo più la giacca iniziai ad avere freddo e le labbra mi divennero un po’ viola. Jack mi guardò e disse:

“Prendi la mia camicia” .
Se la tolse, sotto aveva una maglia molto aderente, che metteva a risalto i suoi muscoli. Me la fece indossare. Non appena la misi sentii il suo profumo: era buonissimo.

“Grazie mille Jack”
Gli sorrisi. Ormai eravamo arrivati all’albergo mi stavo per togliere la camicia, ma mi disse di tenerla. 
Ci salutammo.
Ora nasceva un altro grande, grandissimo problema. All’interno dell’albergo era assolutamente vietato l’ingresso agli animali.




Fatemi sapere cosa ne pensate, sono cuorisa! :3 

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Capitolo 10
*** Un nuovo arrivo: Lucky ***


Io e Syria ci guardammo negli occhi, avremmo dovuto trovare un modo per tenere il cucciolo.
Potevamo nasconderlo nella stanza, e fin qui non c’erano problemi.
Adesso tutto stava nel riuscire a passare innosservate ad Eufemia.
Syria aveva una grande borsa. Quello sarebbe stato il posto perfetto.

Per distrarre Eufemia chiesi ad un passante di chiedere qualcosa riguardante l’hotel a quella orribile e spietata donna. Cercammo di fare il prima possibile. Il cuore batteva fortissimo, sudavamo freddo. Temevamo di essere scoperte! Ma in men che non si dica ci trovammo in camera, con il nostro bellissimo cucciolo, senza essere state viste da nessuno, per fortuna.
Ci cambiammo e, dato che il cucciolo era un bel po’ sporco lo lavammo.
Erano le undici meno un quarto. Eravamo in perfetto orario. Mi arrivò una telefonata: era Jack, quindi risposi.

“Ehi Miriam, volevo sapere se siete riuscite ad entrare”.
“Certo, la mia mente unita a quella di Syria, ci ha fatto venire un’idea a dir poco geniale.”
“Hai bisogno di qualcosa per il cagnolino??” Aveva un tono preoccupato.
“In realtà si, ma non preoccuparti, vedrò di arrangiarmi”.
“Mmm come vuoi, buonanotte bellissima Dark!”.
“Ma che bellissima?? Ti devo dare un altro paio di occhiali” Risi.
“comunque buonanotte anche a te. E grazie di tutto, sei unico.”

“Ssssh sei bella, punto e basta”.
“Se se, notte bello”.
Dovevamo decidere il nome per quel bellissimo cane: eravamo indecise tra Lucky e Mango. Scegliemmo Lucky.
Io e Syria iniziammo a parlare della serata che avevamo passato.
Lucky, che si trovava tra me e Syria, scodinzolava dalla gioia, giocammo un po’ con lui.
Dopo poco tempo si addormentò. Lei mi disse:

“ è stato bellissimo. Però avete messo a dura prova la mia resistenza. Avevo una voglia assurda di baciarlo, le sue labbra erano a pochi centimetri dalle mie.”
Quello che avevo pensato era vero! Vidi che Syria mentre parlava sorrideva, come non mai. Ed era anche diventata rossa. Era così dolce quando faceva così. Le volevo un bene dell’anima.

“Ma sai che Nate mi ha detto che sei davvero molto carina??” Syria rimase in silenzio. Si alzò di scatto
” COSA?? COSA??”

“Si, è proprio così. Te l’ho sempre detto che sei stupenda!”
Continuammo a parlare per un po’.
Verso mezzanotte Syria si addormentò e in quegli istanti iniziai a pensare alla mia vita.

Ero finalmente felice, sempre. Quando ero a casa, con i miei genitori, c’era sempre qualcosa che mi rendeva triste, qui invece no. Era così strano.
Tutte le persone che mi circondavano amavano i loro genitori. Io invece no. Che fossi io il problema?? Probabilmente si…o forse no. Potevano anche essere loro il problema.
Pensai anche a come avrei vissuto se fossi nata in un’altra famiglia. O cosa mi sarebbe successo se tre anni fa, io e mio fratello saremmo riusciti a portare al giudice dei minori qualche altra prova di quello che ci facevano. Così ci avrebbero tolto dai quelle due persone che più che genitori, sembravano mostri, specialmente quando ci alzavano le mani. 
Pensare ai miei genitori e alla mia vita con loro mi rendeva molto triste. Mi iniziarono a scendere delle grandi lacrime sulle guance.

Mi sentivo così triste. Abbracciai Lucky. Era così morbido e dolce.
Quasi una decina di minuti dopo mi addormentai.
Quando dormivo ero tranquilla e sembravo non avere nessun problema. L'apparenza inganna.
Il mio telefono squillò. Sia io che Syria ci svegliammo. Io avevo gli occhi molto gonfi, dato che mi ero addormentata piangendo.
Guardai l’orologio. Erano le 3 e mezza. Chi poteva mai chiamarmi a quell’ora?? Presi il telefono e vidi il numero: 113.
Il mio cuore iniziò a battere all’impazzata.
Cosa poteva volere da me la polizia? Guardai Syria, ero molto preoccupata, un po’ titubante risposi.

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Capitolo 11
*** The call. ***


 “P-pronto?”
“Lei è la Signorina Miriam Nacci Anna Grazia??”
“Si, sono io, mi dica.”
Sentivo che il cuore stava per uscirmi dal petto. Ripensavo a ciò che avrei potuto fare di male per essere stata chiamata in piena notte.

“Sono il commissario Pondrelli, che si occupa della protezione dei minori. Deve prendere il primo aereo disponibile per l’Italia che è alle 15 e 17, suo fratello ha richiesto la sua presenza per dare testimonianza contro i vostri genitori in un’udienza.”
Era successo di nuovo, cavoli.
“ Mi può spiegare bene cosa è successo?”
“Ovviamente. Suo fratello è venuto quasi due ore fa in commissariato pieno di lividi e tagli. Abbiamo visto il precedente di tre anni fa, ma ora abbiamo le prove, per terminare il vostro inferno ci servono solo le vostre testimonianze. Poi andrete in una casa famiglia, dove verrete visitati da uno psicologo ogni mese. Dato che tuo fratello è da poco maggiorenne può vivere anche da solo, ma tu se sei fortunata puoi essere adottata. Solo che dopo l’udienza tornerai in Russia per finire il collegio. Dopo andrai in casa famiglia.”
“ Avete già avvisato la mia attuale tutrice?? La sig.Donatina?”
“Si, vi accompagnerà lei in aereoporto e una volante vi passerà a prendere a Bari”
“Va bene, grazie mille e buonanotte”.
Syria era preoccupata, voleva sapere cosa fosse successo. Le spiegai tutto.
Donatina mi inviò un messaggio: “ Il commissario mi ha detto che ti ha chiamata, domani ti lascio la mattinata libera.”

Le risposi ringraziandola. Cercai di riaddormentarmi.
Mi svegliai verso le otto, Syria era già a lezione. Preparai le valigie.
Mi arrivò un messaggio, era Jack.

“Non ti ho vista a lezione con le altre, dove sei?” gli risposi:
“Vieni in camera, ti spiego tutto.”
Dopo poco arrivò, lo feci entrare. Vide subito la valigia, con le mie robe dentro.
“Ti hanno espulsa?? È per il cagnolino vero??”
“ No no, Lucky non c’entra niente” Iniziai a piangere.
Era la prima volta che mi vedeva una persona che conoscevo da poco. Odiavo farmi vedere piangere, ho sempre fatto la parte della ragazza forte.

In quell’istante arrivò Lucky, correndo, con la lingua da fuori. Inciampò. Era così tenero che riuscì a strapparmi una risata.
Lui mi diede un cestino chiuso, con tante cose dentro. Erano tutti oggetti che sarebbero serviti a Lucky: le trapuntine, un collare, il cibo, i biscottini, l’antipulci, lo shampoo, la schiuma e la spazzola per pelo corto. Lo abbracciai.
“Ma mi spieghi cosa è successo??”
Gli raccontai tutto. Cercai in ogni modo di trattenere le lacrime.
“Non pensavo che i tuoi genitori ti facessero questo, mi dispiace molto. Ma quanto tempo starai via??”
“Dopo-domani c’è l’udienza, se la vinciamo entro una settimana e mezzo dovrei tornare”
“STAI SCHERZANDO!?! Io non posso stare lontano da te così tanto tempo”  divenne tutto rosso. Poi la sua voce divenne dolcissima
”Mi sono affezionato troppo a te”

Ci guardammo. Non potevo farci niente, io dovevo partire. 
“Mi mancherai molto anche tu, ma devo andare, tutto questo deve finire.”
Volevo passare quelle ultime ore con Jack, mi sarebbe mancato troppo.
Si sdraiò sul letto. Io però dovevo cambiarmi!
” Ti vergogni a vedere una ragazza in costume?”

“No, perché dovrei?”
“Perfetto, allora non ci dovrebbero essere problemi se mi cambio davanti a te, tanto l’intimo è identico al costume da bagno.”
Mi tolsi le robe, vidi che guardava in modo strano le mie gambe, sicuramente se n’era accorto.
“Cosa sono quelle cicatrici??” Non volevo mentirgli. Decisi di dirgli cos'altro avevo passato.
“Ecco…quando una persona soffre molto cerca un modo, anche solo momentaneo per non sentire quella sofferenza, magari creandone un'altra, una fisica.”
Guardavo a terra. “Mi vergogno molto a dire questa cosa, ma ... si,mi tagliavo, l’ho fatto per molto tempo e certe volte lo faccio ancora. Sono stata anche bulimica per circa un mese.”
Stavo per piangere, ma non dovevo farlo. Dovevo essere forte.

Mi rivestii. Vidi jack venirmi veloce incontro. Mi abbracciò, molto forte.
Volevo che quell’abbraccio non finisse più, ne avevo bisogno.

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Capitolo 12
*** It's time to go. ***


Passarono quasi due ore. Avevamo passato quel tempo sdraiati sul letto, parlando e prendendoci in giro.
Poi pensai a Syria. Poverina, non poteva occuparsi da sola di Lucky.
“Jack potrai stare con Syria pr aiutarla con Lucky?”
“Ehm…si va bene” Non sembrava molto convinto.
Era arrivato il  momento che Jack tornasse al suo hotel, aveva detto che doveva sbrigare una cosa importantissima. Gli diedi un ultimo abraccio e ci salutammo.
Dopo pochissimo tempo arrivò Syria. Le dissi che Jack l’avrebbe aiutata con Lucky.
Mi sarebbe mancata, sarebbe stato un periodo difficile e la volevo con me. Ma ero certa che l’avrei chiamata ogni singolo giorno. Anche solo sentire la sua voce mi faceva sentire felice.
Pranzammo. In men che non si dica era arrivato il momento di partire. Syria mi accompagnò in aereporto insieme a Donatina.
Odiavo doverla salutare. Ci abbracciammo, volevo che durasse per sempre, sembrava che ci avessero attaccate con l’attack.
Arrivò il momento di fare il check-in. Seguii la prassi, quindi passai sotto il metal detector, ovviamente dopo aver  tolto piercing e metallo di ogni genere.
Arrivai dall’altro lato e con un cenno della mano salutai Syria e Donatina.  Arrivai dinanzi alla porta per raggiungere l’aereo.
Rimasi pietrificata dalla gioia: non poteva essere vero! Mi strofinai gli occhi, gettai a terra le valigie e corsi verso di lui, abbracciandolo.

“Jack che ci fai qui?”
“Non posso stare così tanto tempo senza di te, ho parlato con il commissario e ha detto che puoi venire con me in una casa che ho affittato”
“Ma io ti adoro!” Lo abbracciai. Mi staccai da lui, lo guardai: “ E ora Syria come farà da sola con Lucky??”
“Ho pensato anche a questo, tranquilla! Nate gli darà una mano!”
Sicuramente sarebbe stata una grande sorpresa per lei però , onde evitare che le venisse un infarto, le inviai un messaggio, dicendole che Jack era con me e che l’avrebbe aiutata Nate.
Ora capivo perché Jack era titubante quando gli avevo chiesto di occuparsi di Lucky…aveva già pensato di farmi questa stupenda sorpresa!!
In aereo io e Jack eravamo seduti vicini. Mi disse con un viso molto dolce e accarezzandomi i capelli: “ Come ti senti?”
“Bene, ho solo un po’ paura”
“Paura di cosa?” Si voltò verso di me, mi guardò fisso negli occhi.
“Della reazione dei miei genitori quando testimonierò e specialmente di dover rivivere tutte quelle brutte cose…” Guardai in basso e iniziai a strofinare le mani sui jeans.
“Non devi avere paura, ci sono io con te”.
Lo abbracciai. La voce della hostess riusuonò nell’aereo: “ I gentili passeggeri sono pregati di allacciare la cintura di sicurezza e di spegnere gli apparecchi elettronici che potrebbero dare interferenza”.
Lo disse anche in russo, inglese e tedesco.

Spensi il telefono.
Jack si era preparato a tenermi felice. Aveva comprato un libro di barzellette, un libro di Stephen King (scrittore che io adoravo), la settimana enigmistica e una macchina fotografica.
Quel viaggio fu tra i più divertenti della mia vita.

Aveva portato anche dei supporti “fisici” per la felicità: Snack al cioccolato, arachidi tostati e tante caramelle gommose.
Per fortuna nessuno lo riconobbe. Passammo tutto il viaggio a ridere e scherzare, venimmo anche rimproverati dai signori seduti davanti a noi, perché loro volevano dormire e con il caos che stavamo combinando non ci riuscivano. Una volta finite tutte le cose da mangiare e tutti gli intrattenimenti che Jack aveva portato, lo abbracciai forte, appoggiai la mia testa sul suo petto muscoloso e mi addormentai, mentre lui mi accarezzava dolcemente il viso.
Quasi mezz’ora dopo arrivammo all'aereoporto di Bari.
Scendemmo, prendemmo la valigia e, come previsto, una volante della polizia ci stava aspettando.

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Capitolo 13
*** Insieme in Italia ***


Il poliziotto ci disse che ci avrebbe prima accompagnato da mio fratello, dato che due giorni dopo ci sarebbe stato il processo.
Vidi Gaetano, era pieno di lividi e tagli, ben medicati. Di solito glieli medicavo io, ma non ero molto competente in materia.
Lo abbracciai. 
“Miriam, dobbiamo farlo, questa volta ce la faremo. Ho le prove! Quando testimonierai sarai costretta ricordare tutto ciò che ci hanno fatto passare,ma devi essere forte.“
Mi raccontò meglio le cose. Mi disse che era scappato di casa, non ce la faceva più. Poi i nostri genitori lo avevano trovato, portato a casa e riempito di botte.
Avevamo entrambi le lacrime agli occhi.
“ Ne sono certa, ce la faremo. Non preoccuparti, io sto bene. Comunque lui è Jack, starò con lui, poi tornerò in Russia. Sai, è molto simpatico…”
“Non è che state insieme?? Gli spezzo le gambe eh!” Disse in tono scherzoso.
“Naah tranquillo.”
Lo abbracciai forte. Uscimmo.
Io e Jack entrammo in un taxi che ci portò nell’appartamento.
Era bellissimo! Tutto arredato in modo molto…Rock! Era un appartamento adatto a me e Jack.
Ero così contenta…lo baciai, sulle labbra. Lo feci cadere sul divano e iniziai a baciarlo. Lui, improvvisamente, mi fermò. “Ma ti piaccio?”
“E beh…parecchio! Io non ti piaccio, vero? O almeno così sembra dalla tua reazione!”
Sono sempre stata una persona molto impulsiva. Quei secondi che passarono prima della sua risposta mi sembrarono interminabili. Avevo aperto il mio cuore, non volevo rimanerne scottata, non ora!
Iniziai ad avere una paura folle, e Jack lo sentiva. Sentiva il mio cuore battere, sentiva che stavo iniziando a sudare freddo, ero sdraiata su di lu, era normale. Mi rispose, finalmente!

“Certo che mi piaci! Sto cercando di fartelo capire da un po’!”  Disse arrossendo.
Non riuscì nemmeno a finire la frase che lo baciai, come non avevo mai baciato nessuno prima d’ora.
Quel momento magico si interruppe da una chiamata sul mio cellulare: era Syria.
Le dissi tutto, era contentissima per me! Continuammo a parlare per un po’ di tempo poi arrivò Nate, per stare con Syria e Lucky. Lei mi salutò. Si capiva già dalla sua voce come fosse felice che Nate fosse lì con lei. E io ero contentissima per lei. Adoravo vederla felice. Era tutto ciò che potessi desiderare per un’amica speciale come lei.
Era tardi, io e Jack ordinammo una pizza a domicilio. Poi andai a farmi una doccia, mentre lui arneggiava con il cellulare e chiamava qualcuno.
Dopo poco avevo finito di lavarmi, adoravo provocarlo, anche perché amavo lo sguardo che mi faceva dopo che lo provocavo, era strano. Sembrava volesse dire  “Finiscila che fra poco mi vengono degli istinti un pò…naturali” e “ Continua, ti adoro quando fai così” allo stesso tempo, quindi uscii in intimo, tanto mi aveva già visto così.
Era seduto sul letto, io lo feci sdraiare e iniziai a baciarlo sul collo. Era il suo punto debole. Poi ci baciammo, io mi rivestii e lui andò a farsi la sua meritata doccia.

Arrivò la pizza, finalmente! Avevo molta fame!
Jack disse: “ Domani sarà il giorno prima del processo. Deve essere un giorno speciale. Ho una piccola sorpresa in serbo per te!”
Non sapevo cosa avesse escogitato,ma quando mi ricordai del processo, mi tornarono in mente tutte le scene che nel corso del tempo avevo fatto di tutto per dimenticare, tutte le cose orribili che i miei genitori avevano fatto e detto a me e a mio fratello.
Avrebbe dovuto fare davvero qualcosa di speciale per farmi passare la tristezza che, come un velo nero, si posava su di me. Ma cercavo in ogni modo di coprire quel velo nero, con dei falsi sorrisi. Odiavo farmi vedere triste.
Jack mi prese il viso, mi baciò lentamente. In modo sensuale. Lo amavo, ne ero certa.
“Piccola mia, a te ci penso io, domani sono sicuro che passerai una bellissima giornata.”
Gli sorrisi, ci baciammo ancora.
Si era fatto molto tardi, ci sdraiammo sul letto. Feci finta di addormentarmi, volevo vedere cosa avrebbe fatto  Jack.
Era dolcissimo.
Mi guardava dormire e ,ad un certo punto, mi diede un bacio sulla fronte e mi abbracciò.
Io pensavo, era l’unica cosa che potessi fare. Fino a poco tempo prima non credevo di poter avere una storia con lui. Era più grande di me, era un chitarrista famoso. Dubitavo che potesse provare dell’interesse per me. Ma era così. Lui, insieme a Syria e Lucky, erano tutto per me, la luce che si vede in fondo ad un tunnel lungo e buio.
Dopo il processo non avrei avuto nemmeno più problemi con i miei genitori. Che fosse vero che la mia vita stesse per diventare così diversa da come era prima? Potevo essere così felice?
Di certo non mi ero mai sentita amata così prima d’ora. 





Scusatemi per il ritardo, ma ho iniziato la scuola, e riprendere i vecchi ritmi e tutti gli impegni  mi fanno trascurare la mia ff!! A presto! :D

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Capitolo 14
*** A different day! :) ***


 Mi svegliai. Qualcosa di caldo e morbido mi stava sfiorando le labbra. Erano quelle di Jack. Mai nessuno mi aveva svegliato con un bacio. Era stupendo.
Aprii gli occhi, Jack mi aveva portato la colazione a letto. C’era un cornetto, del latte di soia e un cioccolatino a forma di cuore con su scritto “Sei stupenda”.
Non avevo mai visto questo lato dolce di lui. Lo ringraziai, e mangiammo insieme, finita la colazione, tolsi i vassoi, salii su di lui e lo baciai. Lo amavo, come mai nessuno avessi potuto amare, e lui ricambiava.
Essere ricambiati è una cosa stupenda, hai una sensaizione di pienezza, e nonostante tutte le brutte cose che possano accaderti, quando sei con questa persona, non hai bisogno di nulla e sei felice, più che mai.
Ci guardammo fissi negli occhi: avevamo lo sguardo di due persone che stavano insieme da parecchio tempo, e che si conoscevano da anni, anche se in realtà non eravamo ancora fidanzati e ci conoscevamo da poco più di una settimana.
” Su, vestiti, ho ancora tante sorprese per te!”
Ero molto curiosa, volevo sapere cosa avesse escogitato! Quindi mi vestii in fretta.
“Sono pronta! Dove andiamo?”
“Troppo facile!Aspetta e vedrai, che sopresa sarebbe se no?!?”
Aveva ragione. Gli diedi un bacio e scendemmo. Una macchina con un autista ci stava aspettando.
Arrivammo: c’era un’enorme scritta “MIRAGICA”.
Ero contentissima, perchè mi trovavo nel parco divertimenti che avevo sempre desiderato provare, e Jack se ne era ricordato.
Gliene avevo parlato una sera, di fretta, ero  davvero felice di aver scoperto che mi ascoltava con così tanta attenzione.
Poi mi ricordai di una cosa…tutt’ad un tratto mi irrigidii.
“Tutto bene??”
“N-non posso entrare, mi dispiace…”
“Come mai??”
“Avevo promesso a Syria che la prima volta ci sarei entrata con lei, non posso, davvero…”
Continuava a guardarmi sorridendo, non capivo. Avevo appena rovinato la nostra giornata insieme e lui sorrideva. Lo guardai con faccia interrogativa.
In quel momento qualcuno mi si aggrappò alle spalle. Avrei riconosciuto quell’abbraccio anche se avesse indossato 500 maglioni.
“Ma secondo te in una giornata perfetta non ci sarebbe dovuta essere Syria?!?”
Lo guardai, sorridendo a 365 denti. Gli diedi un bacio sulle labbra. Lì mi accorsi che c’era Nate e che guardava in modo strano Jack, infatti subito lo prese sotto braccio e gli disse cercando di non alzare la voce:
“Ma tu non mi avvisi di niente!?!? Bell’amico che sei!” Ovviamente scherzava. Jack rise. 
“Ma non stiamo insieme! Non ancora… Però ci siamo dichiarati!”
Nate lo guardò con aria sospetta : “Vi siete o si è??”
Conosceva troppo bene Jack, su queste cose era un po’ timido, era certo che avrei fatto io il primo passo.
Tornarono da noi.
Gurdai Syria:
“ E Lucky??”

“Tranquilla, Andrew si occuperà di lui!!”
Le sorrisi. Prendemmo il biglietto e iniziammo a fare la fila per le giostre.
Intanto notai come il rapporto tra Syria e Nate fosse diventato bello: scherzavano, ridevano e parlavano. Si vedeva che Syria era cotta di lui, come si vedeva anche che a Nate non dispiaceva.
Avrei indagato, sarebbero stati una bella coppia.

Dopo aver fatto quasi 3 volte le montagne russe, 2 volte il martello pneumatico e ben 7 volte il kamikaze ci venne una gran fame.
Jack e Nate non avevano mai assaggiato la Pita Sublachi, quindi io e Syria gliela facemmo assaggiare.
Jack chiese a Nate e Syria se potessimo separarci da loro per un po’, loro acconsentirono.
Ci sedemmo non lontano da lì, poi notammo come pian piano Syria e Nate si stessero avvicinando, allora noi ci nascondemmo dietro una siepe, in un posto deserto, da dove però si vedevano bene i due piccioncini.
Alla fine erano così vicini che, questione di secondi, si sarebbero baciati. E sarebbe successo, se proprio in quell’istante non fosse passato un ragazzino malefico che avrebbe “innavertitamente” gettato dell’acqua sulla maglia di Syria, che ovviamente andò in bagno ad asciugarsi.
Che rabbia!! Quando Syria tornò l’atmosfera era un po’ imbarazzante, quel tipo aveva rovinato tutto.

Jack mi fece improvvisamente cadere, avevo la schiena poggiata a terra e le sue mani mi premevano ancora di più sul pavimento.
“Sei una grande ficcanaso! Ora tocca a noi due…”
Mi guardò con uno sguardo strano, non saprei spiegare come, ma quando lo faceva aveva il completo controllo su di me e sul mio corpo.
Lo spinsi, e mi sedetti incrociando le gambe.
“Mi dica” E gli feci una linguaccia.
“Ecco…io…” Divenne improvvisamente rosso. “V-volevo…cioè…t-tivorrestifidanzareconme?”  
Non capii nulla, aveva detto tutto d’un fiato e super velocemente.
“Jack, rilassati e parla piano, non ho capito niente!”

Prese un enorme respiro, e mi disse tutto, con calma.
Lo adoravo. Aveva un carattere forte, ma in questi casi veniva fuori tutta la sua timidezza.
Lo abbracciai di scatto.
“Si, si, si!”

Tornammo da Syria e Nate, eravamo mano nella mano. Nate guardò Jack e Syria guardò me.
“E bravi, vi siete dati da fare! Vedo che è nata una nuova coppia”
Ci dissero in coro.
Per smorzare un po’ la timidezza che mi stava salendo dissi:
“Non saremo gli unici, tranquilli”. Non capirono. Ma io e Jack ci guardammo e lui capì.
Il pomeriggio passò in fretta e, in men che non si dica era ora di salutare Syria e Nate: sarebbero tornati in Russia. Abbracciai forte la mia amica. Mi sussurrò all’orecchio:
“In bocca al lupo per domani, e mi raccomando … con Jack” Mi fece l’occhiolino. La guardai.
“Crepi, e anche tu …con Nate”.

Ci guardammo, ridemmo.
Era stata una giornata magnifica, da rifare assolutamente.
Tornai a casa con Jack, vedemmo un film e tra baci, carezze e scherzi ci addormentammo, l’uno nelle braccia dell’altro.
Ero convinta che non avrei visto la mia migliore amica per almeno una settimana, e ciò mi rendeva molto triste. 
Ma non sapevo a cosa stavo andando incontro, ero completamente all’oscuro di tutto ciò che mi sarebbe successo e che avrebbe costretto Syria a tornare subito da me,in Italia.

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Capitolo 15
*** Che giornata! ***


Era arrivato il giorno del processo. Era anche il giorno prima del mio compleanno. Non avevo la forza e forse anche il coraggio di alzarmi dal letto. Jack mi prese in braccio e mi alzò:
“Non avere paura, è importante questo giorno per te.”
Ci baciammo.
“Sarai in sala, vero?”
“è ovvio piccola mia”. Ho sempre odiato i nomignoli, non sono mai stata romantica. Ma quando Jack me ne dava qualcuno, lo adoravo, non so perché solo con lui, forse perché lo amavo, forse perché amavo ogni cosa che uscisse dal sua bocca.
Non sapevo davvero cosa indossare. Di certo non mi sarei presentata con tutti i piercing e il dilatatore. Dovevo dare testimonianza in una sala, quindi non era nemmeno il caso di mettere la maglia di un gruppo. Optai per dei pantaloni neri e per una t-shirt bianca, con delle all-stars bianche.
Arrivai di fronte alla sala di giustizia. Il portone era enorme, come le mie paure.
Jack si era sistemato in modo da non farsi riconoscere, entrammo e arrivammo dinanzi alla porta dove si stava svolgendo il processo.
Un poliziotto mi fermò e mi disse di andare in un’altra stanza.
Una volta entrata disse: “ Sarai un testimone a sorpresa, il processo è già iniziato. Quando ti chiamo dovrai venire con me.”
Dopo poco tempo mi chiamò. Iniziai  a camminare verso quella porta, mi sentivo con un “morto che camminava” ovvero come un detenuto che stava per terminare la sua esistenza a causa di una scossa, che in pochi secondi avrebbe percorso il suo corpo, su una banale e sporca sedia elettrica.
Arrivati dietro la porta sentimmo la voce dell’avvocato che era stato chiamato per mio fratello.
“Chiamamo al banco dei testimoni Miriam, figlia degli accusati.”

Era il mio momento. Entrai, i miei genitori mi fissarono, io non volevo guardarli, avevo paura.
Mi fecere accomodare e giurare che avrei detto solo la verità.
L’accusa iniziò a farmi delle domande. Rimasi in silenzio, la paura mi stava bloccando. Loro mi guardavano con aria minacciosa. Avevo paura, dovevo parlare, non potevo rimanere in silenzio. Risposi. Mi chiese di ricordare tutti gli avvenimenti. Iniziai il mio racconto con un pò di esitazione, poi mi venne tutto spontaneo, raccontai ogni singolo particolare.
Ovviamente mi scapparono delle lacrime, speravo che nessuno se ne fosse accorto.

Toccò alla difesa.
Mi tartassarono di domande, riuscii a rispondere a tutte. Si permisero anche di insinuare che mio fratello si fosse causato quelle lesioni da solo. Erano dei bastardi.
Finito di testimoniare, mi fecero uscire dalla stanza, dato che videro che i miei genitori mi lanciavano delle brutte occhiate.
Jack venne con me, mi abbracciò.
“Sei stata bravissima.”

Piansi. Me ne vergognavo, mi sentivo una bambina.
“ Tranquilla, sfogati”

“Non sto piangendo, o almeno ci sto provando a non farlo…” Dissi singhiozzando.
Ero distrutta, quei dannati ricordi mi stavano riempiendo la testa. Mi sentivo come se stessi rivivendo tutti quei brutti momenti, insieme.
La corte si ritirò per decidere il verdetto finale.
Dopo poco tempo si ripresentarono. Tutti ci sedemmo e ascoltammo.
“Gli accusati sono stati giudicati colpevoli. Dovranno essere ad una distanza minima di 2 metri dai figli, non potranno vederli. Miriam sarà affidata ad una casa famiglia dopo che avrà terminato gli studi in Russia e il fratello può scegliere se vivere da solo o in casa famiglia. L’udienza è tolta.”
Battè il martello. Corsi ad abbracciare Gaetano. Eravamo entrambi a pezzi.
Decidemmo comunque di passare un po’ di tempo insieme. Lo invitammo nella “nostra” casa. Mangiammo una pizza.
Mi disse che ora avrebbe potuto fare ciò che amava: un bel concorso nelle forze speciali nella polizia. Infatti, nostro padre non voleva che lo facesse perché odiava la polizia, lo avevano arrestato parecchie volte.  
Ora nessuno lo avrebbe bloccato, finalmente. Avrebbe potuto fare ciò che amava.

Ero contentissima per lui. Mi incantai, fissai un punto del muro. Pensai a come fosse strano il fatto che le persone di cui più ci saremmo dovuti fidare e che ci avrebbero dovuti amare più di tutti, erano quelli che, in realtà, ci avevano fatto stare male, insultato e picchiato.
Non riesco a togliermi dalla mente  l’immagine dell’ultima volta che ci picchiarono. Avevano bevuto, ed erano entrambi ubriachi marci.
Mio padre iniziò a prendere a calci mio fratello. Io gli urlai contro “Papà smettila! Lascialo stare!” Immediatamente mia madre corse verso di me, tirandomi per i capelli mi fece cadere a terra e mi tirò dei pugni.

Improvvisamente sentii un bacio sulle lebbra. Era Jack. Gaetano ci guardò un po’ male.
“Mi avevi detto che non stavate insieme”.
“Quando me lo hai chiesto non lo eravamo ancora, è successo tutto ieri.” Gli dissi con un tono leggermente scocciato. Tutti quei pensieri mi aveva resa leggermente nervose e nevrotica.
“Mmm ok. Io ora devo andare, Jack, ti và di accompagnarmi?? È a 10 minuti a piedi da qui.”
Era solo una scusa,ne ero certa. Voleva senz'altro parlare con lui del fatto che eravamo fidanzati. 
Uscirono. In quegli istanti continuai a pensare, pensare  e ancora pensare.
Stavo diventando matta, mi sentivo triste, questa tristezza mi causava un dolore fortissimo, ma non fisico.
Andai in bagno. Mi sedetti nella vasca. Era sempre così. Mi sedevo nella vasca con le lacrime agli occhi, tagliandomi le gambe con quella lametta fredda. Non avevo lamette lì, quindi in mano avevo un coltello.
Preferivo alleviare il mio dolore morale con uno fisico, mi sentivo davvero meglio.
Diedi due tagli netti ai miei polsi. Il sangue caldo iniziò a colare. Era più del solito. Poi mi accorsi che era davvero troppo. Provai a tamponarlo. Mi sentivo sempre più debole e fredda. Mi ranicchiai nella vasca per riscaldarmi un po’, ma tutto peggiorava. La testa mi girava, sempre di più. Svenni.

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Capitolo 16
*** Piccole stranezze ***


Pian piano aprii gli occhi. Mi sentivo debole. Vedevo tutto bianco, ero forse in paradiso? Dopo poco tempo sentii qualcuno che mi stringeva la mano.
“Si è svegliata! Infermiera!”
Girai la testa. Capii che la mia visione bianca era semplicemente il soffitto. Vidi Jack, era lui che mi teneva la mano. Stava piangendo.
Mio fratello era sdraiato sul divano, si era svegliato con le urla di Jack. Provai a mettermi seduta, dopo un po’ di fatica ci riuscii. Pian piano iniziai a vedere meglio e a capire e ricordarmi cosa fosse successo.
Jack mi disse che era spaventato. Avevo dormito per  23 ore. Mi disse anche:
“Appena tornato a casa ti ho trovata nella vasca, c’era sangue dappertutto! Non sapevo cosa fare! Ho avuto paura di perderti, per sempre” Continuava a piangere.
Mi guardai i polsi. Avevo 12 punti in totale e affianco a me c’era un flebo con del sangue.
“Bene, vedo che stai meglio. Fra qualche ora facciamo delle analisi e se tutto va bene ti dimettiamo.” Disse l’infermiera.
Era così bello vedere che Jack ci tenesse così tanto a me, lo abbracciai più che forte che mai.
Sentivo il suo respiro, sembrava quello di una persona finalmente felice dopo tanto tempo di angoscia.
Mi fece giurare che non l’avrei rifatto.
Vidi arrivare Syria, mi alzai, la abbracciai, nonostante la debolezza, ma vederla mi rendeva sempre più forte.
Lei era rigida. Non mi abbracciava.
“No Miriam, mi devi giurare che non lo rifarai mai più” Mi guardò con un viso molto serio.
“Si, te lo giuro.” Ci abbracciammo.
Con Syria c’era anche Nate. Pian piano vennero a trovarmi molte persone, stranamente quando sei in ospedale o stai molto male, tutti ti vengono a trovare, anche chi ti odia.

Passai tutto il tempo delle visite a parlare con gente che nemmeno sopportavo. Ero stremata. Jack era altrettanto stanco e decise di passare da casa, solo per lavarsi e sistemarsi, poi sarebbe tornato subito da me.
Intanto Syria iniziò a parlare con Gaetano e rimasi da sola con Nate.

Fu un momento un po’ imbarazzante, lui si fissava i piedi, quindi per sdrammatizzare gli chiesi cosa pensasse di Syria.
Arrossì. E iniziò a strofinarsi le mani.
“Ecco…io…mi fido di te…quindi non glielo dirai, vero??  Ecco…è… bellissima, ha un carattere stupendo…” 
“Sospettavo,sospettavo.” Lo guardai ridendo. Parlammo molto di lei e riuscii a convincerlo di provare a far capire qualcosa a Syria, senz'altro lo avrei aiutato dato che veva paura di dire qualcosa di sbagliato o di farci brutte figure.

Notai che una ragazza alta, quasi bionda e con gli occhi azzurri mi stava fissando, dato che la porta era aperta, ma, nell'istante in cui si accorse che la stavo dissando con uno sguardo interrogativo, si nascose. Non ci feci più caso perché entrò un'infermiera con la cena.
Solo che, in seguito ai brutti tagli che avevo ai polsi, ero impossibilatata nel mangiare da sola. Jack non era arrivato, quindi chiesi a Nate di chiamare Syria. Uscì, ma lei non c’era. Aspettai un po’, nella speranza che si facessero vivi Jack o Syria.

Nate mi disse : “ Se vuoi ti posso aiutare io, è il minimo che posso fare!”
“Mmm mi farebbe molto piacere, grazie mille!”
I dottori per mettermi in forza mi avevano fatto cucinare una fetta di carne. 
Non riuscii a mangiarla tutta. Appena mi sentii sazia, spostai il vassoio e abbracciai Nate, era stato così dolce con me!

In quel preciso istante arrivò Jack.
“Amoree!!” Dissi con un tono molto felice.
“Finalmente sei tornato! Dato che Syria è sparita mi ha aiutato Nate per la cena, è stato così gentile! Hai un amico d’oro!”

Notai che Jack fissò Nate con uno sguardo colmo di gelosia, evidentemente questa cosa non gli stava a genio. Ma non si sarebbe mai arrabbiato, stavo male e avevo bisogno di qualcuno che mi aiutasse. Jack mi diede un bacio e disse a Nate che Syria lo stava aspettando fuori.
“Oh Nate caro, potresti dire a Syria di venire? Dovrei dirle una cosa!”
“Ma certo”.
“Grazie mille!” Gli sorrisi. Jack mi guardò con un viso un po’ strano. Però dopo poco tornò tutto a posto.
Entrò un’infermiera. Ma non era nessuna delle due che si occupava di me. Avevo già visto quel viso, ma dove??
“Ciao, sono Alessandra, dovrò passare parecchio tempo con te per monitorare la tua situazione clinica”
“Va bene…”Dissi distrattamente.
Continuavo a pensare in quale situazione l'avessi già vista…MA CERTO! Era la ragazza che poco tempo prima mi stava fissando. Ma non sembrava un’infermiera, più che altro non aveva gli atteggiamenti da infermiera e sembrava che non sapesse dove iniziare a mettere le manbi per monitorare la mia situazione clinica. Questa cosa era molto strana. Tornarono tutti in camera e, quando entrò Syria, Alessandra sgranò gli occhi. Non riuscivo a capire.

Rimasi a parlare con gli altri per un paio d’ore. Dopo qualche minuto sarebbe venuto il dottore per farmi degli esami.
Alessandra guardò l’orologio e se ne andò. Quando arrivò il dottore uscirono tutti e mi fece delle analisi.
Gli chiesi se fosse tutto apposto. Il fatto che avessero messo un’infermiera per monitorare la mia situazione doveva significare solo una cosa: avevo qualche problema grave.

Lui mi disse che i valori stavano pian piano ritornando normali.
Tirai un sospiro di sollievo.
“Allora come mai mi avete messo un’infermiera per il monitoraggio??”
Mi guardò con una faccia interrogativa.
“Non le abbiamo messo nessuna infermiera.”
“Ah, va bene, grazie mille” Se ne andò e tornarono tutti in camera mia.
Chiesi a tutti di uscire, feci rimanere solo Syria. Le raccontai di questa fantomatica infermiera.
Anche lei non riusciva a capire. Forse il dottore se ne era semplicemente dimenticato, o forse no. E poi se non fosse stata un’infermiera cosa avrebbe potuto volere da me?? E perché sarebbe dovuta rimanere tutto il tempo con me?? Mi avrebbe voluto far del male?? E per quale ragione??

Tutte queste domande spuntavano nella mia mente come funghi e mi stavano causando un po’ di nausea e un forte mal di testa.
Si era fatto tardi, salutai gli altri. Jack rimase con me. Lo feci sdraiare a fianco a me, gli diedi un bacio. Ero stanchissima. Con Jack al mio fianco mi sentivo al sicuro, e con il tepore del suo corpo a fianco al mio, mi addormentai. 

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Capitolo 17
*** The letter ***


Mi svegliai, vidi una mano e, come un riflesso incondizionato, la presi e la strinsi, pensando che si trattasse di quella di Jack.
Ma era troppo magra, mi stropicciai gli occhi. Era Alessandra l’infermiera. Stava arneggiando con le mie flebo. Non sapevo cosa diamine avesse messo all’interno dei liquidi che servivano a farmi stare meglio.

Urlai e lei lasciò una busta sul comodino e in fretta se ne andò.
Quella sostanza che mi aveva iniettato stava facendo subito effetto: mi sentii stranamente debole e stanca.
Jack  arrivò in fretta, ed era molto preoccupato. Io mi sentivo sempre peggio, iniziò a girarmi forte la testa, persi i sensi.
*P.O.V. Jack*
Era lì, su quel letto, svenuta. Ero in preda al panico. Chiamai subito il dottore. Arrivò immediatamente. Iniziò a fare dei piccoli test sulla reattività. Poi le prese dei campioni di sangue e venne verso di me.
“Non riesco proprio a capire cosa sia successo,sembra essersi addormentata. Le ho prelevato del sangue per l’emocromo completo,  se si risveglia prima del nostro arrivo ci chiami.
Era così strano, Miriam stava cercando di dirmi qualcosa…ma cosa?? E poi perché avrebbe urlato??
Ero in preda al panico.  Non sapevo cosa fare.
Mi guardai intorno, notai una lettera sul comodino con su scritto “Per Jack”.

Avevo subito riconosciuto quella scrittura. Mi senti lo stomaco bloccato, come se fosse stato stretto in una morsa. La aprii e iniziai a leggere.
Caro Jack,
Ho sbagliato tutto. Sono stata una stupida, ma certe volte non riesci a capire cosa o chi hai tra le tue braccia finchè questa persona non si allontana da te. Non  sono mai stata brava con le parole, lo sai.
Volevo solo dirti che mi manchi tanto, che penso a te ogni giorno. Non faccio altro che desiderare di poter passare con te un’altra serata o magari di farti capire quanto tengo ancora a te, e chissà poter tornare insieme.
Io posso solo immaginare cosa stai provando adesso, ma ti prego, dammi anche solo un’altra possibilità.
Tua per sempre, Lena”
Non sapevo cosa pensare, anzi avevo così tanti pensieri in testa che non sapevo a quali dare conto. Poi all’improvviso, vidi la mano di Miriam muoversi, finalmente si stava risvegliando.
Misi in fretta la lettera nella tasca della giacca e chiamai Miriam.
 
*P.O.V. Miriam *
Aprii gli occhi, stavolta non vedevo un soffitto bianco, come la prima volta,bensì mi trovai nell' oscurità, tutto intorno a me era nero. Iniziai ad agitarmi, forse non avevo ancora aperto gli occhi. Sentii la voce di Jack:
“Amore, sono qui, girati.” Aveva un tono di voce strano, un po’ freddo. Ma al momento non ci feci caso, pensavo ad altro,non riuscivo a capire… Ero diventata cieca?
“Non vedo, ti giuro Jack vedo tutto nero” Dissi piangendo.
Non poteva essere vero, avrei dovuto abbandonare ogni passione, la musica, i giochi, gli sport! Non avrei più rivisto lo sguardo rassicurante di Syria, non avrei visto Lucky crescere, e non avrei più visto lo sguardo di Jack, il mio ragazzo.

Il dottore mi sollevò la palpebra, mi sembrò di vedere qualcosa schiarirsi. Mi aveva puntato una luce negli occhi.
“Mmm strano…è una cecità temporanea, non preoccuparti, tornerai presto a vedere”
Meno male. Non sarei mai riuscita a sopportare la cecità.
“Quando tornerò a vedere?”
“Questo non te lo posso dire con certezza, ti posso solo dire che dipende dal tuo stato d’agitazione, ti devi tranquillizzare. Poi pian piano inizierai a vedere i contorni, poi le figure e infine torenerai a vedere i colori, o almeno così dovrebbe essere.”
Mi ero completamente scordata dell’infermiera, o forse non ci volevo pensare. Dovevo stare tranquilla.
Sentii dei passi: erano Syria e Nate. Jack gli spiegò tutto. Parlammo per molto tempo… Era strano come Syria riuscisse sempre a distrarmi. Ero così contenta di averla al mio fianco, non avrei potuto desiderare altro.
Ad un certo punto Jack andò a comprare qualcosa da mangiare, aveva molta fame. Rimasero Syria e Nate. Bene. La cecità momentanea non avrebbe fermato il mio piano malvagio.
“Bene bene…Voi due dovete parlare un po’” Mi sembrava strano aiutarli senza nemmeno vederli, ma era davvero importante questa cosa per Syria e non volevo farla aspettare.
“Nate, ora dille quello che mi hai fatto capire l’altra volta”.
Non vedevo, ma ero certa che Nate fosse diventato tutto rosso e che si stava guardando i piedi, lo faceva sempre!
“Ehm…Syria…ecco….io…penso…che… tu…insomma…sia davvero una ragazza speciale, sei unica, sai sempre come rendere felici tutti e come aiutarli. Prima di conoscerti avevo una strana sensazione di vuoto, ma, già dalla prima volta che ti ho vista, questo volto si è colmato…ecco credo di essermi innamorato di te!”
Sentii uno strano rumore. Forse Syria l’aveva immediatamente abbracciato.
“ Mi piaci anche tu…”
Ci fu un attimo di silenzio. Allora mi intromisi.
“Nate, che aspetti?? Chiediglielo!!” L'aria colma di imbarazzò fu colmata dalla risata di Syria.
“Ti va di essere la mia ragazza?”.
Syria rispose con un enorme e felicissimo SI. Credo che si stessero baciando. Entrò Jack. Vide tutto e diede una pacca sulla spalla a Nate.
“Bravo, bravo! Vedo che ti dai da fare!”
Scoppiammo tutti in una sonora risata. Era tutto così bello. Sembrava un sogno! Pian piano mi accorsi che iniziai a vedere le sagome di Syria, Nate e Jack. Glielo dissi subito.
Ero contentissima, bastava solo essere tranquilla e tutto sarebbe tornato normale. Tutto sarebbe tornato come prima che io facessi quell’enorme errore nella vasca.





Scusate il ritardo e.e Comunque spero vi piaccia! :D E non fate i pigri u.u RECENSITE u.u :3

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Capitolo 18
*** Caos mentale ***


Entro la sera riuscii ad acquistare quasi del tutto la vista.
Jack sembrava strano, molto distratto e pensieroso. Probabilmente era solatanto un pò stanco, aveva passato ogni singolo giorno con me.
“Ti vedo molto stanco…io ora sto bene, davvero, se vuoi puoi andare a dormire a casa stanotte”.
“Sei sicura??”.
“Certo, vai tranquillo”.
Mi diede un bacio, prese la giacca. Si fermò sull’uscio, sembrava stesse per dirmi qualcosa, ma sospirò e se ne andò. Lo vidi chiamare qualcuno mentre se ne andava, evidentemente stava avvisando Nate e Syria.
Arrivò il dottore.
“Non ti ricordi nulla di cosa hai ingerito prima di sentirti male?”
“Ho dei ricordi un po’ offuscati, ricordo solo che c’era qualcuno nella stanza, non ricordo bene chi, ma penso fosse un’infermiera, perché?”
“Sicuramente non erano le infermiere, il loro turno sarebbe iniziato mezz’ora dopo che ti sei sentita male… comunque ho analizzato delle sostanze presenti all’interno del tuo organismo, sembra che sia stata avvelenata.”
Per quanto cercassi di sforzarmi per ricordare ciò che fosse avvenuto, riuscii a concludere solo un gran mal di testa. Passai un po’ di tempo a pensare agli strani comportamenti di Jack, speravo con tutto il cuore che sarebbe tornato quello di prima. Dopo poco mi addormentai.
*P.O.V. Jack*
Quella lettera mi aveva sconvolto: non sapevo che fare. Amavo Lena, ma mi aveva tradito e aveva spezzato il cuore. Poi ero fidanzato con Miriam e ci amavamo…Se Lena davvero mi avesse amato non sarebbe andato a letto con un altro…ma…errare è umano…e se mi amasse davvero?? Se fosse stata solo una svista??
Ero molto pensieroso, e mi sentivo un po’ in colpa, non stavo pensando molto a Miriam, la mia fidanzata.
Lei aveva notato che qualcosa non andava e mi aveva detto di andare a casa a dormire. Forse era stato meglio così, avevo davvero bisogno di pensare a quello che era successo.
Appena uscii dalla stanza chiamai Nate, era da sempre il mio migliore amico, dovevo sfogarmi con lui.
Arrivai a casa. Mi sdraiai sul divano. Immobile aspettai Nate, sembravo un vegetale o forse un parassita, non cambiavo posizione e non mi muovevo nemmeno di mezzo millimetro. Suonò il campanello, aprii la porta.
Ci sedemmo sul divano, uscii la playstation e ci mettemmo a giocare. Dopo un po’ gli dissi tutto. Lui stoppò la partita, posò il joystick sul tavolino e mi guardò.
“Jack è una brutta situazione, devi seguire il tuo cuore! Sarebbe anche peggio se tu rimanessi con Miriam senza amarla…solo…non vorrei che dopo Syria si allontanasse da me…sai ora siamo fidanzati…e Miriam è la sua migliore amica…”
Fissò il muro per qualche istante. “Poi vedi le condizioni di Miriam, farla stare ancora più male la farebbe crollare. Jack non puoi farle questo.”
Mi stavo innervosendo. Sembrava che avesse cambiato idea non appena si fosse reso conto che si sarebbe potuto allontare da Syria. Bell’amico…!!
Continuammo a giocare, poi Nate se ne andò, ma gli pregai di non dire nulla a Syria, perché sicuramente l’avrebbe riferito a  Miriam.
Mi sdraiai sul letto, ero stanchissimo! Avrei dovuto chiamare Lena per dirle le mie intenzioni, non appena avrei capito quali fossero, ma ero arrivato alla conclusione che forse era meglio aspettare un paio di settimane e vedere come si fosse evoluta la situazione.
La mattina dopo mi svegliai verso le sette, tutto mi sembrava passato, quei problemi non mi preoccupavano. Ora avevo solo una cosa per la testa: pensare a Miriam.
Mi ero reso conto di quanto l’avessi ignorata dopo aver letto quella maledetta lettera.
Andai a comprare parecchie cose per farle delle sorprese: dei palloncini all’elio neri, con dei teschi (lei li amava), dei fiori, un pacco grande di fonzies e infine l’ultimo libro di Stephen King e il nuovo libro della Rowling. Speravo di poter recupare quel giorno perso.
Dopo essere andato ad acquistare tutte queste cose mi resi conto che era abbastanza tardi: erano le 11.30.
*P.O.V Miriam*
Erano più o meno le otto quando mi svegliai.
Il dottore mi venne a fare i soliti controlli, che noia!
Per fortuna arrivò Syria. Ero stanca di stare sul quel letto, le giornate mi sembravano così lunghe! Così, non appena uscì il dottore, mi alzai.
Chiesi a Syria se avesse voglia di fare una passeggiata, mi disse di si, e io, lei e l’asta che reggeva la flebo, ci dirigemmo verso una stanza dove c’erano le macchinette delle patatine, di alcuni dolci e del caffè, circondate da delle poltroncine.
Comprammo un bel pacco di Highlander, parlammo e scherzammo molto. Senza che ce ne accorgessimo erano arrivate le 10 e Syria doveva andare da Nate.

Tornai in camera. Il fatto che Jack non fosse ancora arrivato mi stava facendo preoccupare.  Gurdavo le lancette dell’orologio e poi subito la porta, nella speranza di vederlo arrivare, ma niente.
Le lancette continuavano a camminare, io continuavo a pensare a lui.
E se gli fosse successo qualcosa?? Guardai nuovamente la porta, vidi che stava entrando qualcuno.
Ma con mia grande tristezza scoprii che non era lui. Era una ragazza che non avevo mai visto prima d’ora. 


Ok, mi sto rendendo conto di quanto sia diventata malinconica come storia, ma tranquilli, nel prossimo capitolo parte della malinconia svanirà, non vi dico il perchè (vi piacerebbe! ahahah :P) Comunque sia, un "grazie" a chi legge sempre le mie storie e le recensisce come per esempio Fun_for_life  e anche un grazie enorme ad Alfred il sanguinario, che a recensito un mio capitolo :3 
Hasta la vista! :3

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Capitolo 19
*** La verità. ***


Feci mente locale: ero certa di non averla mai vista in vita mia.
Si sedette accanto a me.
“Chi sei?” Le chiesi guardandola con un’espressione interrogativa.
“Un’amica di Jack, non sapevo dove trovarlo, e alcuni amici mi hanno detto che l’avrei trovato di certo qui. Scusami l’intrusione.”
Arrossì, sembrava una ragazza molto dolce, anche se i tatuaggi volevano dimostrare il contrario. Aveva degli occhi molto particolari e belli. I capelli castani corti e delle guance paffutelle e grandi. Aveva anche delle labbra carnose, con un rossetto rosso sangue, che creavano uno strano contrasto con il colore biancastro della sua pelle.

“Tranquilla, come ti chiami?”
“Lena, e tu?”
“Miriam, piacere” Le dissi sorridendole.
“Ma come stai?” Mi chiese indicando le flebo, che erano quasi terminate.
“Sinceramente meglio, oggi infatti mi dimettono” Le dissi sorridendo e mostrando un’espressione che lontano chilometri avrebbe fatto capire anche ad una persona molto miope che sprizzavo felicità da tutti i pori.
“Fra poco dovrebbe venire il mio ragazzo, è andato a portare alcune mie robe a casa, così quando stasera mi dimetteranno non dovremo portarci le valigie.”
Non so il perché di quelle mie parole. C’era stato un silenzio imbarazzante e per rompere il ghiaccio avevo detto questa cosa, che era la prima che, in quel momento, mi era venuta in mente. Per di più non usavo mai l’espressione “il mio ragazzo”. Ma il caso volle che la dicessi, perché così lei mi domandò incuriosita:
"Come si chiama il tuo ragazzo?”

“è Jack”. Lei impallidì. Credevo che si stesse sentendo male.
“Ehi tutto bene? Sei diventata pallida tutt’ad un tratto..”

“Si tranquilla, un piccolo calo di zuccheri”
Le offrii una caramella. Lei la accettò, sorridendo.

Parlammo per un po’ di tempo di tante cose, mi stava diventando parecchio simpatica.
Finalmente arrivò Jack, volevo abbracciarlo, baciarlo e…lasciamo perdere cos’altro avrei voluto fare! (Eheh)
Lo vidi pieno di gioia, finalmente era tornato ad essere il felice Jack di sempre.
Ma appena vide quella ragazza si fermò, impallidì anche lui, facendo cadere a terra le buste che aveva in mano e mollò la presa ai palloncini d’elio, che volarono sul soffitto.
Non capivo il perché di quella reazione. Notai anche che Lena stava fissando il pavimento.

Molte idee pervasero la mia mente e ,sinceramente, non sapevo a quali dare retta.
“Ma che hai visto un fantasma?? Comunque ho conosciuto questa tua amica è molto simpatica!”
Lui la salutò, in maniera molto fredda. Ero preoccupata. Iniziai a pensare le cose più brutte e speravo di non avere ragione.

“Devo parlare con Lena di un piccolo litigio avvenuto un po’ di tempo fa, ti dispiace se andiamo in un’altra stanza?”
Nonostante non volessi, nonostante una strana sensazione mi spingeva a dirgli di non andare, gli dissi che non c’erano problemi, sorridendo.
*P.O.V.  JACK*
Cercavo di arrivare quanto prima da Miriam. Non vedevo l’ora di baciarla.
Stavo per  varcare la soglia della stanza, quando vidi Lena. Mi si ghiacciò il sangue. E se le avesse detto tutto?
Miriam mi vide e disse: “Ma che hai visto un fantasma?? Comunque ho conosciuto questa tua amica è molto simpatica!”
Salutai Lena, ma con freddezza. Non riuscivo a capire  il perché fosse venuta qui. Avrebbe potuto chiamarmi.
Spiegai a Miriam che avevamo avuto un litigio e che lei fosse qui per chiarirlo. Ce ne andammo in un’altra stanza.
Il tragitto era imbarazzante. Regnava il silenzio. Ci sedemmo nella sala attesa, ci fissammo per qualche secondo.
"Beh hai ricevuto la lettera?”

“Si, ma non riesco a capire perché ti sia presentata qui. Cosa vuoi da me?”
“Voglio che tu mi perdoni. Jack, io senza te non resisto, non posso andare avanti così. Andare a letto con Amir è stato l’errore più grande della mia vita. E sinceramente non ero nemmeno del tutto cosciente, ero un po’ ubriaca.”
“Ma cosa mi dice che non lo farai ancora? Il lupo perde il pelo ma non il vizio!”
Non mi fece nemmeno finire di parlare che mi baciò, intensamente. La allontanai da me, vidi che stava guardando qualcosa o qualcuno che si trovava dietro le mie spalle. Mi girai e vidi Miriam correre verso la sua stanza e chiudere la porta.  Senza esitare lascai lì Lena e corsi verso di lei. Non riuscii a fermarla. Si era posizionata dietro la porta e non voleva farmi entrare. Rimasi fuori, ad aspettare che mi aprisse.
Vidi Syria arrivare. Lei mi chiese cosa fosse successo. Io non le risposi. Le dissi che Miriam non voleva farmi entrare. Lei mi consigliò di rimanere fuori. Entrò. Rimasi fermo come una statua di marmo. Mi accorsi di aver lasciato la giacca con dentro la lettera. Speravo con tutto il cuore che non la trovasse.
*P.O.V.MIRIAM*
Si stavano baciando, panico. Non pensai a nulla, iniziai a correre. Chiusi la stanza in fretta. Mi sedetti sul pavimento freddo, e non facevo altro che piangere. Jack voleva entrare, ma non volevo vederlo.
Se amava un’altra per me non c’erano problemi, saremmo rimasti amici. Ma cavolo, avrebbe dovuto avere la cortezza di dirmelo!

Non riuscivo a capire, perché mi stava facendo questo?  Forse non stavo già abbastanza male? 
Lui batteva i pugni contro la porta. Voleva entrare. Io cercavo di non fargli sentire che stessi piangendo.

Chiamai Syria e le chiesi di venire in ospedale il prima possibile.
Arrivò dopo circa dieci minuti. Appena entrò corsi ad abbracciarla e le raccontai tutto, poi vidi la giacca di Jack, sulla sedia e una lettera che fuori-usciva dalla tasca.
La curiosità mi portò a prenderla e a leggerla. L’errore più grande che avessi potuto fare, maledetta curiosità!

“Syria ti prego, posso venire a stare nell’appartamento che avete affittato tu e Nate? Fra un paio d’ore mi dimettono…Poi domani torniamo in Russia tutti insieme. Se ti va..”
Lei mi abbracciò. “Ma certo, è il minimo che posso fare.”
Le diedi le chiavi dell’appartamento in cui stavo e le chiesi di andare a prendere le mie cose.
Le diedi anche la giacca di Jack, volevo che gliela restituisse.
Sentii che quando uscì, mentre dava a Jack la giacca, gli disse di andarsene, lui non voleva, ma alla fine lo fece.
Dopo quasi due ore arrivò il dottore. Mi diede un foglio con dei medicinali che avrei dovuto prendere per un po’ e mi disse:” Puoi tornare a casa”.

Lo ringraziai, mi vestii e andai nel parcheggio dell’ospedale. Syria sarebbe passata a prendermi entro una decina di minuti.



Saaaalve :3 Che ne pensate? Nel prossimo capitolo ci sarà un piccolo colpo di scena, quindi... continuate a leggere e (sono logorroica, lo so) RECENSITE :3 Mi fa sempre piacere ricevere recensioni, anche se sono negative. così almeno se sbaglio qualcosa riesco a migliorarla! Grazie a tutti! c:

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Capitolo 20
*** Il terzo incomodo sono io ***


Ero in parcheggio, nell’attesa di vedere arrivare una BMW nera, con dentro Syria e Nate.
Intanto, vidi arrivare una ragazza dagli occhi blu, che le erano diventati tutti rossi: stava piangendo.
Quando si avvicinò la riconobbi: era l’infermiera Alessandra.
“Miriam, scusami davvero, io non ho nulla contro di te, anzi mi dispiace tantissimo. L’ho fatto per soldi, non ho più denaro per continuare gli studi di psicologia in Russia e non sapevo come fare. Poi è venuta quella ragazza, mi aveva detto che non dovevo fare nulla di male, poi mi avrebbe pagata, ti prego perdonami!”
Quasi ad ogni parola singhiozzava e fiumi di lacrime le percorrevano le guance.
“Non ti preoccupare, doveva andare così…” Le dissi con un filo di voce, mentre il mio sguardo era fisso a terra.
Stava cercando di smettere di piangere, ma non ci riusciva. Le porsi un fazzoletto. Si vedeva che si sentiva realmente in colpa per ciò che aveva fatto, mi si spezzava il cuore a vederla così.
Parlammo un po’ della nostra vita, e vidi che non era così male come pensavo. Era molto simpatica. Arrivarono Syria e Nate.
“Io ora devo andare, mi ha fatto piacere parlare con te. Potremmo vederci in Russia se ti va.”
Lei sorrise, mi diede il suo numero e ci salutammo.
Salii in macchina. Raccontai a Syria quello che mi aveva detto Alessandra.Dopo di che ci fu il silenzio totale. Era una situazione un po’ imbarazzante, perché Nate era il migliore amico di Jack. 
Arrivati a casa non avevo voglia di fare nulla. Volevo solo stendermi sul divano e ingozzarmi di gelato al cioccolato. Una cosa molto deprimente.
Ma Syria mi convinse a stare un po’ con loro per ridere e distrarmi, e ci riuscirono benissimo.
Il problema arrivò dopo. Erano più o meno le 10 e decidemmo di andare a letto, dato che il giorno dopo saremmo dovuti partire molto presto.  Dormimmo tutti nella camera da letto: Syria e Nate sul letto matrimoniale e io decisi di mettermi a terra, con un sacco a pelo.
Mi sentivo il terzo incomodo. Per fortuna mi addormentai in fretta. Come anche Syria e Nate. Mi svegliai verso le tre, dovevo andare in bagno, avevo bevuto molta acqua in ospedale, ma sentivo degli strani rumori. Dopo poco, per fortuna, riuscii a capire che erano Syria e Nate che si baciavano.
Syria bloccò Nate: “ Amore, c’è Miriam! Se ci baciamo potrebbe svegliarsi”
“Ma..sta dormendo!”
A quanto pare Nate si stava “riscaldando”. Ma conoscevo bene Syria: sapevo che non sarebbero arrivati a quel punto di intimità, non ora. Ovviamente cercavo in tutti i modi di non far capire che fossi sveglia.
Ad un certo punto Nate iniziò ad accarezzare Syria e la sua mano pian piano scendeva.  Syria gliela spostava, ma lui imperterrito continuava e io cercavo in tutti i modi di non ridere, altrimenti sarebbe stato molto imbarazzante.
Stavo iniziando a mordere il cuscino per sopprimere le risate che avrei potuto fare.
Syria ad un certo punto gli disse: “ No, Nate… non voglio… è un po’ presto, andiamoci piano.”
Nate capì, per fortuna aveva un cervello, diversamente da altre persone.
Si addormentarono abbracciati, erano così teneri insieme. Ma cosa più importante, per fortuna ora potevo finalmente andare in bagno.
Cercavo di non svegliarli, quindi camminavo lentamente e in punta di piedi, mi sentivo una ladra.
Tornata nel sacco a pelo non riuscivo ad addormentarmi. Ad un certo punto una mano mi toccò i capelli: era Syria. Si sdraiò accanto a me.
“Miriam, come stai?” Mi disse sorridendo.
“Bene dai, sono solo un po’ pensierosa…” Lei mi sorrideva, riusciva sempre  a farmi essere positiva, mi metteva tanta forza il suo sorriso.
“è normale che tu lo sia, ma.. cosa pensi di fare dopo?”
“Non lo so, sinceramente non voglio crearmi molti problemi, lui sa dove sono, quando tornerà , se tornerà, io ci sarò”
Mi abbracciò. Ad un certo punto mi disse: “Vuoi che resti qui con te?”
Non volevo farla dormire a terra, volevo che stesse con Nate, mi sarei sentita un’egoista, ma lei…lei lo lesse nei miei occhi che avevo bisogno di lei.
Rimase con me, e dato che nessuna delle due riusciva a dormire, decidemmo di posizionarci in cucina, così da non svegliare Nate.
Ci sedemmo intorno al tavolo, ci poggiai le braccia. Essendo in marmo, sentii subito il freddo percorrere i miei gomiti fin sulla punta delle dita, mi venne in mente quel giorno, quello in cui Jack mi fece sedere su un tavolo in marmo, mi disse di chiudere gli occhi e mi baciò.
Poggiai la testa fra le mani. Syria mi guardò: “ Gelato?”
“Gelato!”
Uscì dal freezer un vaschetta di gelato al pistacchio e al cocco, i miei preferiti. Sembrava come se avesse calcolato tutto.
Ormai le uniche persone che mi erano rimaste, le uniche per cui vivevo erano lei, mio fratello e Lucky.
Mentre continuavo a mangiare gelato dissi a Syria:” Ma Lucky come sta?? Dov’è??”
“Sta benissimo! Devi vedere com’è cresciuto! Lo abbiamo lasciato con la Dog- sitter migliore della Russia.”
Le sorrisi. Il cervello si stava iniziando a congelare. Decidemmo di andare a riposare.
Ora non mi preoccupavo più, Syria riusciva sempre a calmarmi.
Il giorno dopo sarebbe stato un giorno molto lungo, un altro viaggio. Dovevo riposare: pian piano mi addormentai e sognai, tutta la notte. 


Saalve :3 Che ne pensate? recensite! :3

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Capitolo 21
*** In aereo ci sono sempre delle sorprese ***


Mi svegliai sorridendo. Può sembrare da stupidi, ma sono sempre stata una ragazza forte. E poi...cavoli stavo per tornare in Russia e per rivedere Lucky! Poi di certo non mi ero scordata di Eufemia e delle sue cattiverie nei miei confronti, quindi avevo preparato dei piccoli scherzi.
Ero pronta a riprendere in mano la mia vita. Ero pronta a divertirmi, a dare il meglio di me, a conoscere altre persone…ma ero pronta a voltare pagina con Jack? Quello forse no, lui sarebbe stato per sempre nel mio cuore. Ma non m’importava. Il tempo andava avanti e io ne ero consapevole.
Preparai una colazione coi fiocchi e, come previsto, Syria e Nate si svegliarono con il tiepido odore di frittelle e di caffè, che ormai avvolgeva quasi tutta la casa.
Dopo quasi una mezz’oretta dalla fine della colazione eravamo pronti per tornare in Russia.
Presi il mio cellulare: perfetto, mi ero scordata di metterlo a caricare, quindi era spento. Meglio, avevo una scusa in più per chiedere a Syria se potessi fare qualche giochino con il suo cellulare.
Tutto procedette per il meglio e entrammo tutti e tre nell’aereo. I posti erano a due a due, quindi ognuno di noi si sedette al proprio posto. Syria e Nate erano capitati insieme, io invece ero proprio davanti a loro. Sinceramente speravo che non si sedesse nessuno accanto a me, così non avrei avuto problemi.
A causa di un piccolo ritardo di una hostess, l’aereo stava partendo in ritardo e, dato che avevo un po’ di sonno uscii una coperta, mi coprii fino alla testa e mi addormentai.
*P.O.V. JACK*
Non sapevo cosa fare, non sapevo chi amare. È una cosa stupida, ma il mio cuore era perfettamente diviso in due. Solo il tempo mi avrebbe aiutato.
Decisi comunque di non andare in ospedale da Miriam, non volevo farla stare peggio. Decisi che il giorno dopo avrei preso il primo aereo per la Russia. Avrei parlato con Andrew, in queste cose era un genio.
Addormentarmi quella sera fu difficile, non riuscivo a fare altro che rivedere quella scena nella mia mente: Miriam che correva, che mi chiudeva la porta, che singhiozzava in silenzio, sperando che io non la sentissi.
Poi ricordo di aver preso la mia bottiglia di Jack Daniel’s. L’ultimo ricordo nitido erano i bicchieri che pian piano mi scolavo.
Il giorno dopo mi svegliai abbastanza presto, ma nonostante ciò riuscii ad arrivare in ritardo per il check-in.
Ci ho messo molto ad alzarmi dal letto, perché avevo bevuto troppo e, ogni volta che provavo ad alzarmi, un dolore lancinante percorreva la mia testa. Era terribile.
Per fortuna riuscii a prendere l’aereo.
Appena trovai il mio posto vidi Syria e Nate. Ero contentissimo di vederli.
“Ciao ragazzi! Anche voi tornate??”
“Certo, Donatina ha chiamato Syria e le ha detto di tornare”
“ Ma…Syria, Miriam dov’è?”
Lei, rimanendo in silenzio, mi indicò la “persona” che era seduta accanto a me.
Guardando meglio riconobbi i suoi capelli, erano l’unica cosa visibile, era completamente ricoperta da un plaid in cotone.
Non sapevo che fare. Di certo dovevo sedermi. Ma come avrebbe reagito nel vedermi? Non volevo che pensasse che lo avessi fatto apposta a sedermi lì.
Allacciammo le cinture, l’aereo partì. Stavo iniziando a pensare che il fatto che ci fossimo trovati fosse un segno: dovevamo chiarire.
Miriam, muovendosi nel sonno, si era abbassata la coperta. Il suo viso era bellissimo, come sempre. Quando dormiva lo era anche di più.
Dopo quasi un’oretta , vidi finalmente Miriam svegliarsi. In quel momento il cuore stava per uscirmi dal petto. Avevo paura, non sapevo cosa dirle.
*P.O.V. MIRIAM*
Mi stiracchiai, pian piano aprii gli occhi. Dato che avevo la testa poggiata al finestrino, notai subito che eravamo partiti.Senza nemmeno pensarci dissi:
“Syri da quanto siamo p…” Mi bloccai improvvisamente. Mentre stavo chiedendo a Syria da quanto tempo fossimo partiti, mi ero ovviamente girata, c’era una persona accanto a me.
Il problema non era che c’era un persona, il problema era che quella persona era Jack. Sbarrai gli occhi, rimasi in silenzio.
“Miriam, non mi sono seduto apposta qui, è capitato.” Guardai Syria, mi fece un cenno: era vero.
“E ho pensato…era un segno, dovevamo chiarire. Io sono stato un cretino. Con questo non voglio che tu ed io torniamo insieme, so benissimo che per te sarebbe impossibile.”
“Beh almeno l’hai capito che mi stai facendo stare male…” Dissi con un tono freddo, quasi non mi riconoscevo. Non avevo mai usato un tono così freddo con qualcuno. In più non lo guardavo negli occhi, ma guardavo fisso un punto sul sedile di fronte.
“Si, l’ho capito e sono stato un gran deficiente”
“Jack lo sai che per me non ci sono problemi a tornare amici, ma penso che per ora non possiamo essere più di questo.”
Mi sorrise. “Ma certo, quindi vuol dire che mi perdoni?”
“Si, ti perdono” Gli dissi con un tono non ancora del tutto felice.
Lui iniziò a girarsi verso le persone e a dire con una voce strana :” Mi ha perdonato, evvaiii!”
Lo faceva per farmi ridere, e ogni volta ci riusciva. Quel suo atteggiamento ha fatto del tutto sciogliere la freddezza che c’era tra noi, e abbiamo iniziato a ridere e a scherzare.
Nonostante ciò, la si leggeva nei suoi occhi la confusione che lo colpiva. Sapevo che amava ancora Lena, anche se lui lo nascondeva.
Io in quegli istanti presi una decisione: sarei rimasta sempre e solo una sua amica. Non volevo che si lasciasse scappare Lena a causa mia. Alla fine l’importante era rimanere amici.
 



Saalve :3 Scusate il ritardo con cui sto pubblicando le storie, ma tra scuola, il coro e le lezioni di musica del pomeriggio e altri impegni è sempre più difficile trovare un pò di tempo per rilassarmi e scrivere un pò! Comunque fatemi sapere se vi piace :D 

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Capitolo 22
*** Nuovi incontri ***


Scendemmo dall’aereo, io non mi ero ancora del tutto ripresa e mi sentivo molto debole.
Io e Syria decidemmo di andare subito all’albergo. Appena arrivate mi fermai sulla soglia del cancello, chiusi gli occhi. Inspirai a pieni polmoni, mi tornò in mente la prima volta che misi piede in quel posto, mi passarono per la mente tutte le giornate successive, la felicità, i pianti…riaprii gli occhi, guardai Syria e le dissi:
“Sono pronta!” Lei mi sorrise, mi strinse forte.
“Io l’ho sempre detto, sei speciale! Riesci sempre a stupire tutti, trovi del positivo in tutto, ti voglio bene!”
Quelle sue parole mi commossero. Prendemmo le valigie e arrivammo alla reception, per prendere le chiavi della nostra stanza.
Al bancone c’era Eufemia, che coglieva sempre l’attimo per dire cose scadenti, che aumentavano sempre più la voglia di farle conoscere Saw l’enigmista.
“Oh, vedo che non ci si riesce mai a liberare delle spine nel fianco!” Io ero molto stanca di lei e non mi importava quel che pensava,quindi per la prima volta, stanca, le risposi:
“Ti sei guardata allo specchio allora??” Lei mi guardò con gli occhi sbarrati, io e Syria in tutta risposta ci guardammo e scoppiamo a ridere,  prendemmo le chiavi e salimmo le scale.
Non appena aprii la porta Lucky mi saltò adosso, non lo vedevo da tantissimo tempo, eravamo entrambi felicissimi di rivederci. Era cresciuto parecchio, e aveva soltanto 3 mesi!
Sistemammo le valigie, dopo un po’ entrò Donatina, che mi abbracciò. Parlammo un po’ di tutto quello che era successo, anche se un po’ mi seccava. Poi si mise a parlare con Syria e io origliai un pezzo della conversazione :“Allora per la festa di domani è tutto pronto?”
 “ Si, prontissimo!”
La mia curiosità saliva, come sempre. Sono sempre stata una ficcanaso, specialmente se pensavo che qualcuno mi tenesse nascosto qualcosa.
Mentre loro parlavano pensai ad Alessandra. Sapevo che mancavano poche ore all’uscita che ci era permesso fare di sera, quindi presi il telefono e la chiamai.
“Pronto, con chi parlo?”
“Ciao Alessandra, sono Miriam”
“Ciao Miriam, che piacere sentirti!” Si sentiva dalla sua voce che era realmente felice, la immaginavo davanti a me, con quel suo sorriso e i suoi occhi che parlavano per lei.
“Anche per me, senti per caso stasera hai da fare? Io ho la liberata uscita e se ti va io Tu e Syria potremmo uscire insieme…”
“Ehm…dovrei uscire con mia cugina e un nostro amico, ma se per te e Syria non ci sono problemi potrete venire con noi!”
Chiesi a Syria se le andasse bene, disse che non c’erano problemi, quindi le risposi:
“Ci saremo! A che ora e dove ci vediamo?”
“Sai dove si trova l’orologio??” Era proprio il posto dove poco tempo prima trovai Lucky, probabilmente era un segno, tutto tornava.
“Certo!”
“Allora ci vediamo lì alle 9 in punto!”
“Non mancheremo, a dopo!”
Sapevo che a Syria Alessandra non era per nulla simpatica, come non compatirla, Alessandra mi aveva fatto stare molto male. Ma io volevo che lei vedesse in quella ragazza ciò che avevo visto io. Ero certa che le sarebbe stata simpatica.
Donatina finalmente uscì dalla stanza, così io e Syria abbiamo avuto un po’ di tempo per lavarci e sistemarci. Io mi calai nella vasca colma d’ acqua calda. Prima di entrarci la feci diventare colma di schiuma, accesi anche delle candele profumate. Crearono un’atmosfera molto rilassante, anche troppo, infatti mi addormentai, per fortuna per poco tempo.
Aprii gli occhi, uscire dalla vasca quando ci si è rilassanti così tanto è sempre un trauma, ma in fretta indossai l’intimo e uscii dalla camera.
Non sapevo proprio cosa indossare. Syria invece si era già vestita, dato che dieci minuti dopo saremmo dovute andare a cena.
Si era messa una mini gonna di jeans e una maglietta smanicata con delle decorazioni bellissime. Indossava le sue solite all star, ormai ne aveva di tutti i colori.
Io infine, decisi di indossare un paio di leggins e una maglia a mezza manica larga e lunga, sembrava quasi un vestitino molto corto. I dettagli che mi piacevano particolarmente di quella maglietta erano il fatto che mi scendesse su un braccio, lasciando una spalla semiscoperta, mentre sull’altra spalla c’era una decorazione fatta di borchie e che dietro avesse una specie di scollatura, che mostrava la linea della schiena e arrivava quasi al fondoschiena. Indossai un paio di scarpe con le borchie.
Cenammo, e subito dopo aver lavato i denti, ci dirigemmo nel luogo prefissato.
Eravamo un po’ in anticipo, ma si sa, io sono una persona molto puntuale.
Dopo cinque minuti arrivò Alessandra, le diedi un bacio e ci salutammo. Mi sembrava ancora un po’ strano, la reputavo un’amica, era davvero simpatica, ma mi tornava sempre in mente quello che mi aveva fatto. Però poverina, lei lo aveva fatto solo per poter  continuare a studiare. Di certo non era una giustificazione, la colpa non era la  sua. Era proprio per questo che l’avevo perdonata.
Salutò anche Syria, ma si vedeva lontano mille miglia che Syria non era contentissima di vederla.
Ma tutti questi pensieri sparirono quando vidi un ragazzo venire verso di noi. Era bellissimo. Castano, con una cresta bionda tinta, capelli alla moicana, degli occhi neri, ti perdevi nel suo sguardo, in quel nero pece infinito. Era un po’ più alto di me. Quando mi accorsi che veniva verso di noi, iniziai ad agitarmi, divenni rossissima, come mai prima d’ora.
Alessandra abbracciò subito la ragazza che camminava vicino a lui e non esitò a presentarci entrambi.
“Lei è Lucia, mia cugina, lui invece è un nostro amico, Alessio.”
Ci stringemmo la mano. Lucia era una ragazza bellissima: Capelli castani, occhi di grandezza normale, ma che per la loro vivacità spiccavano nel suo viso. Era magra, alta quanto me e indossava un dilatatore, simile al mio, ma un po’ più piccolo.
Presi subito confidenza con Lucia, i nostri caratteri erano molto simili. Dopo un po’ notai la timidezza di Alessio:  ciò mi portò a dargli un po’ di fastidio, era simpatico oltre che carino.
Syria ricevette una telefonata da Nate: le disse che sarebbe venuto a salutarla e lo disse anche a noi.
Quando Alessio sentì il nome di Nate sobbalzò: Chiese se fosse Nate Ruess, noi confermammo. Era il primo ragazzo che conoscevo a cui piacessero i Fun.
Facemmo conoscere Nate  a Lucia e Alessio, dopo un po’ Syria e Nate andarono in angolino appartato e dopo una mezz’oretta se ne andò e la nostra serata continuò.
Io, Lucia e Alessandra facemmo tre giri di cicchetti, mentre Alessio e Syria presero una Coca Cola, erano entrambi astemi.
Quando ci si diverte il tempo passa in fretta, e come per magia arrivò subito l’ora di tornare in Hotel, ci scambiammo i numeri, così ci saremmo sentiti su Whatsapp e iniziammo a percorrere la strada per tornare in camera.
Per il resto del tempo continuai a parlare con Syria e a massaggiare con Alessio, che tramite il cellulare riusciva ad essere un po’ più estroverso.
Arrivate in camera io e Syria iniziammo a parlare:
“Miry…a me Alessandra ancora non convince!”
Non sapevo cosa risponderle e rimasi per un po’ in silenzio, poi le dissi:
“Lo so, so che pensi che sia una stronza, so che non vuoi che io stia ancora male, so che lo fai per me, che mi vuoi molto bene, ma fidati, tutto andrà per il meglio. È una bravissima ragazza!”
“Vedremo…”Mi fece un cenno, speravo con tutto il cuore che cambiasse idea. Poi non potevo essere più grata di così ad Alessandra, cavoli mi aveva fatto conoscere quel gran figo di Alessio!
“Comunque Nate è stato molto dolce a venirti a trovare, non credi?” Lei divenne improvvisamente rossa e sorridente.
“Siii!! È stato dolcissimo!”
“Eeeeh…cosa avete fatto quella mezz’ora?” La guardai muovendo il dito, lo facevo ogni volta che intendevo farle capire un mio doppio senso.
“Ahahaha ma niente! Tanti bascetti!”
“Mmm si faccio finta di crederti!” Tra le due sono sempre stata la più maliziosa, dai nella vita bisogna divertirsi!
Continuammo a parlare per un bel po’ e io continuai a me saggiare con Alessio.
Verso l’una mi addormentai, il giorno dopo avrei dovuto riprendere tutte le lezioni, che noia!
Saaalve :3 Scusate lo stramegaritardo! Sono un pò impegnata ultimamente e le mie FF ne risentono e.e Mi impegnerò maggiormente nei prossimi giorni! Scusate ancoraa!

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Capitolo 23
*** New adventures. ***


Quel mattino ci svegliammo a causa di alcuni forti rumori, qualcuno batteva dei pugni sulla porta, sempre più forte.
Poi sentimmo la voce di Donatina:” Ragazze, svegliatevi dai! Vi siete scordate che oggi la colazione era stata anticipata di mezz’ora?? SVEGLIA!”
Ci alzammo di scatto:ci era completamente passato di mente! Dissi a Donatina che eravamo quasi pronte e, in fretta e furia, ci vestimmo.
Circa dieci minuti dopo eravamo già sedute al tavolo, pronte per consumare la nostra colazione.
Quella mattinata saremmo dovute andare ad un museo: il museo del “belvedere”. Sapevo che sarebbe stata una giornata molto noiosa, all’interno del museo vi erano le evoluzioni nel tempo dei vestiti di gala utilizzati dalla gente ricca.
Fissai la tovaglia di un bianco molto strano, mi ricordava qualcosa, una camicia, che apparteneva a qualcuno, qualcuno che era stato molto importante per me: Jack.
Ma ormai avevo voltato pagina, lui per me ormai era solo un amico,niente di più. Avevo voltato tante volte pagina nella mia vita e questa volta l’avevo fatto nella speranza che fosse l’ultima ,dato che era sempre difficile, ma la cosa bella di quando succede è che guardi il mondoö in modo diverso, come se fossi appena uscita dal grembo materno, come se tutto il mondo fosse nuovo e stesse aspettando solo me per essere scoperto.
I miei pensieri terminarono non appena il mio sguardo passò dalla tovaglia ai biscotti al cioccolato. Ne presi una manciata, li posai su un fazzoletto e li mangiai. Poi ne presi altri e, cercando di non farmi vedere, li chiusi in un fazzoletto e li misi in borsa. Almeno avrei mangiato qualcosa durante la mattinata!
Appena finita la colazione,Donatina ci invitò ad aspettarla nella sala grande, dove facevamo lezione di postura. Dopo qualche secondo entrarono delle persone con delle scatole.
Su ogni scatola c’era scritto il nostro nome: incuriosite ci avvicinammo e Donatina disse:” Beh, dato che usciamo ognuna di voi deve indossare una divisa!”
No, ti prego, una divisa no! Io ho sempre odiato le divise, ci rendeva tutti così uguali!
Salimmo in camera, aprimmo la scatola: era peggio di quanto potessi lontanamente immaginare.
Vi era una gonna che arrivava al ginocchio di un colore simile al rosa confetto, un camicia bianca e delle scarpe rosa e bianche con un piccolo tacco. Io non capisco perché tutto debba essere rosa. All’interno della scatola c’era anche una foto che ci illustrava come indossare in modo adeguato la divisa. A me non interessava metterla in modo giusto, per me era già un grande sacrificio indossarla.
Il colore era terribile, ma il tessuto era bellissimo: si adattava perfettamente al mio corpo, e quando lo indossavi ti sembrava che ti stesse scivolando un velo finissimo lungo tutto il corpo.
Nonostante ciò, lasciai scivolare la camicia sulla gonna, odiavo metterla dentro i pantaloni, figuriamoci dentro la gonna!
Syria invece era impeccabile: aveva seguito alla perfezione la foto e si era anche raccolta i capelli in un tuppo elegantissimo,coperto da una retina, io invece li avevo lasciati sciolti.
Una volta scese Eufemia mi guardò e iniziò a ridere:” E tu saresti una ragazza elegante? Dovresti provare a legarti quei capelli da medusa e a mettere in dentro la camicia, solo così potresti somigliare alle altre!”
La ignorai. Non volevo farmi rovinare la giornata da una persona antipatica come lei. Arrivarono tutte le altre ragazze che, ovviamente, erano impeccabili. Si allontanarono da me e Syria e parlavano tra loro, notando il fatto che io non avessi seguito la foto. Nulla di più patetico.
Iniziammo ad andare in fila per due verso il museo. Eravamo quasi arrivate quando all’improvviso i miei occhi incrociano lo sguardo di un ragazzo (con  il mio stesso stile) che era seduto sui gradini del museo e che, con gli amici, si divertiva a prendere in giro le persone che vi entravano. Guardai meglio: era Alessio.
Cercai di nascondermi: non doveva vedermi vestita in quel modo assurdo.
Per fortuna in poco tempo siamo riuscite ad entrare, quindi mi tranquillizzai,di certo non mi aveva vista.
Donatina ci disse che non avevamo una guida, quindi potevamo visitare i settori che più ci piacevano.
Senza esitare andai a visitare il settore dei vestiti scartati perché troppo provocanti.
Mi fermai dinanzi ad un vestito nero, con una spacco che arrivava fin sopra le cosce e con una spallina finissima da un lato, mentre dall’altro era privo di spallina. Era fatto in seta, così sottile che si potevano intravedere le superfici grigiastre del manichino
Era stupendo. Ad un certo punto sentii una voce:” Credevi che non ti avessi vista?”
Quella voce era calda, cupa, inconfondibile: era senz’atro lui.
“A-alessio? Che ci fai qui?”
“Beh ero fuori e ti ho vista entrare…ti dona molto il rosa!”
“Oddio no, lo odio! Non avrei potuto desiderare nulla di più orribile! Quel vestito, quello si che è bello!”
“Direi che ti donerebbe parecchio…hai delle gambe bellissime” Disse guardandomi le gambe. Era riuscito a perdere tutta la timidezza che aveva il giorno prima, che ragazzo strano!
Continuammo a parlare per parecchio tempo, finchè non arrivò l’orario di tornare nel punto d’incontro.
“Beh io adesso devo andare…ma…se vuoi stasera puoi venire al mio albergo, nella mia stanza, così parliamo un altro po’…”
“Ma certo! Beh ci sentiamo su Whatsapp per l’orario, così mi dici anche in che albergo ti trovi!”
“Vaa bene”
Gli stampai un bacio rumorosissimo sulla guancia,aveva delle guancie morbidissime e molto profumate. E me ne andai.
Tornammo in albergo in tempo per il pranzo. Raccontai a Syria di Alessio.
“Miriam, in Russia stai facendo colpo su molte persone!”
Scoppiammo a ridere. “Ma cosaa…io e Alessio siamo amici. Non ci lega nesssun’altro sentimento!”
Syria mi guardò:” Non mi è nuova questa frase!!” Ricordavo bene per chi avevo usato le stesse parole,ricordavo benissimo quel giorno. La mia mente aveva conservato gelosamente tutti i ricordi che riguardassero Jack.
Ma ero seria, io e lui eravamo solo amici. Niente di più.
“Ah Miry, stasera Nate mi porta in un ristorante…ti dispiace se rimani da sola?”
“Tranquilla, tanto ci sarà Alessio a farmi compagnia.” Le dissi sorridendo. “Ma…devi dirmi ogni singola cosa non appena tornerai,altrimenti non ti faccio andare!”
“Quelle sono cose scontate!”
Syri si addormentò, io invece rimasi a giocare con Lucky, era troppo bello.
Più tardi andammo a svolgere le varie lezioni e cenammo. Syri si cambiò e uscì. Io rimasi in camera, indossai un paio di leggins e una maglia larga e mi stesi sul letto. Sentii bussare: Alessio era arrivato!
Lo feci entrare, e ci sedemmo sul divano a parlare e a guardare un po’ di televisione.
Dopo circa dieci minuti gli argomenti si fecero un po’ piccanti. Iniziò a chiedermi se fossi vergine e cose del genere. Wow, da essere timido era diventato il ragazzo più esplicito al mondo!
Dato che non sono mai stata una persona bugiarda gli dissi la verità, ovvero, che le mie esperienze si limitavano a dei preliminari, niente di più.
Lui invece, mi ha confessato di non aver mai fatto nemmeno quelli. Beh uno dei pochi! Mi sentii a dir poco onorata ad aver trovato un ragazzo che non avesse ancora fatto nulla alla sua età.
Beh subito dopo lui arrossì e cambiammo discorso. Era strano come riuscisse ad essere esplicito ma allo stesso  tempo timido.
Dopo un po’ notai che aveva la zip dei pantaloni aperta, quindi dissi:” Qualche uccellino vuole volare!” E iniziai a ridere. Lui non capì, allora toccai la zip con il dito e finalmente capì.
Continuai a prenderlo in giro dicendogli cose tipo:” Eeeh il pistolino vuole volaree!” O cose stupidi simili a queste.
Notai che divenne rosso in viso. Non riuscivo a capire se tutto ciò fosse dovuto alla vergogna oppure se si stesse infuriando. Lui mi disse:” Se non la smetti ti blocco!”
Io lo guardai fisso negli occhi. Faceva uno strano effetto, mi vennero i brividi. I suoi occhi erano così stupendi e profondi.
Per provocarlo continuai a prenderlo in giro. All’improvviso si avvicinò a me e mi fece finire per terra,sul morbido tappeto. Mi bloccò le braccia e si poggiò su di me.
Non opposi affatto resistenza, non volevo, quel momento era bellissimo. I nostri volti avevano pochi millimetri di distanza, ci continuavamo a fissare e ad avvicinare sempre più.
Notai anche che si stava iniziando a “svegliare” qualcuno, proprio sotto la cinghia dei suoi pantaloni.
Quel momento era perfetto, la vicinanza delle nostre labbra era diventata minima.
Il sorriso sul suo bel volto sembrava un arcobaleno e io voletti baciarlo.
Il primo bacio fu lento,dolce, quasi impercettibile. Poi le nostre labbra si staccarono, ci guardammo. Quello sguardo fu una delle cose fondamentali: mi guardò come se mi stesse chiedendo il permesso di continuare a posare le sue labbra sulle mie.
Ci baciammo ancora e ancora. Lui mi prese in braccio, ero aggrappata a lui a cavalcioni, ci mettemmo sul divano.
Mentre quella magia continuava,lui iniziò ad accarezzarmi i capelli, poi il collo,fino ad arrivare al seno. Io invece, gli accarezzai il petto, dopodiché la mia mano erano fuori controllo, ero presa dalla passione e scendeva sempre più, finché non trovai l’attaccatura del bottone.
Arrivata a quel punto, lentamente, gli sbottonai il pantalone a abbassai la zip,e feci una leggere pressione, lui ansimò. Le sue mani passarono sui miei fianchi e subito dopo sotto la mia maglietta.
In quel preciso istante qualcuno bussò alla porta. Non sapevo chi potesse essere, ma di certo non avrei mai immaginato che si trattasse proprio di quella persona.

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Capitolo 24
*** He was. ***


Era lì, proprio di fronte a me. Aveva un grande cesto tra le braccia.
“Ma..ma che ci fai qui?” Dissi con un filo di voce.
“Nate..ecco lui … mi aveva detto che saresti rimasta sola quindi ti ho fatto compagnia. Per te ci sono problemi?”
Guardai Alessio e pensai che per me c’erano parecchi problemi, aveva appena rovinata un momento molto particolare tra me e Alessio, lo avrei voluto uccidere. Ma nonostante ciò non gliene potevo fare una colpa. Notai che vide Alessio, rimase immobile.
“Beh…se vuoi entra, solo che non sono da sola, c’è un mio amico che mi fa compagnia.”
Cercai in tutti i modi di non fargli capire che aveva rovinato un momento importantissimo, mi sarei sentita in colpa, in fondo voleva solo che io non restassi da sola a casa.
*P.O.V. JACK*
“Nate dove vai stasera?”
“Porto Syria fuori, a proposito, Miriam rimarrà da sola in camera sua a quanto pare.”
Mi fece l’occhiolino, avevo recepito il messaggio. Si,sarei andato da lei, dopo aver chiarito in aereo non ci eravamo più sentiti o visti. Ad essere sincero mi mancava tutto di lei. Mi mancavano persino i morsi che mi tirava sulle spalle, nonostante io li odiassi, ma in quel momento avrei fatto di tutto affinchè le sue labbra mi fossero state  vicine come una volta.
Decisi di prenderle delle cose per Lucky, lui stava crescendo in fretta e sapevo che a Miriam dei regalini per il suo piccolo amico avrebbero fatto molto piacere. Non che volessi comprare la sua fiducia, ma quasi. Sapevo che non si sarebbe mai dimenticata di quello che gli avevo fatto.
Mi preparai, indossai una maglia e dei jeans, mi spruzzai il profumo che lei amava, presi il cesto e uscii.
Arrivai dinanzi alla sua stanza. Rimasi lì circa cinque minuti. Il cervello mi diceva di andarmene, di lasciarla sola, ma alla fine il cuore mi diede la forza per non ascoltare il mio cervello e bussai.
Lei aprì, mi vide, rimase pietrificata. Evidentemente non si aspettava di vedermi.
“Ma..ma che ci fai qui?” mi disse.
Giusto: come mai ero lì? Non volevo che restasse sola questo è ovvio, ma ero lì anche perché non potevo fare a meno della sua voce, del suo viso. Lei mi piaceva ancora. Temevo quei sentimenti! Il perché? Sapevo che difficilmente si sarebbe fidata di me, l’avevo fatta star male in un momento in cui proprio io l’avrei dovuta aiutare.
Quindi le dissi: “Nate..ecco lui … mi aveva detto che saresti rimasta sola quindi sono venuto qui per farti compagnia. Per te ci sono problemi?”
Lei mi guardò in modo strano. Si girò verso il divano e notai una cosa, anzi una persona, seduta lì.
Era un ragazzo, abbastanza carino. L’idea che lei fosse da sola un con un altro ragazzo subito mi infastidì, poi mi fece infuriare. Sarei voluto scappare, ma non potevo, anzi non dovevo. Non li avrei mai lasciati da soli. La mia gelosia mi impose di restare.
“Beh…se vuoi entra, solo che non sono da sola, c’è un mio amico che mi fa compagnia.”
“Con molto piacere” . Subito entrai nella stanza. Qui iniziò la mia ‘missione’: dovevo riconquistarla, il fatto che fosse con un altro ragazzo poteva non significare niente, ma per me invece si: lei stava cercando di rimuovermi dal suo cuore (o lo aveva già fatto), ma io non sarei rimasto fermo,sarei tornato, io dovevo tornare.
Mi presentò il ragazzo che era seduto sul divano. Non mi stava per niente simpatico. Però evidentemente ero accecato dalla gelosia, o probabilmente no. Lo odiavo a prescindere. Si trovava da solo, nella stanza della ragazza che amavo e che fino a una settimana prima  era la mia ragazza. E si sa, i ragazzini della sua età hanno gli ormoni a livelli altissimi, e se uno di loro si trova in una stanza da solo con una ragazza, finisce sempre con voler avere dei rapporti con lei. Ma io non avrei permesso tutto questo. Sarei andato più spesso a trovarla pur di non farla innamorare di quel tipo, in fondo lei e io eravamo fatti per stare insieme.
*P.O.V. MIRIAM*
Era entrato, in fretta. Non appena gli avevo chiesto se volesse entrare si era fiondato nella mia stanza, che strano comportamento.
Per prima cosa gli presentai Alessio, ma non mi stupisce il fatto che gli era antipatico.
Beh Alessio era contentissimo perché aveva conosciuto il mitico Jack Antonoff, così iniziarono le domande illecite, come per esempio:”Come vi conscete?” O ancora: “ Come mai eravate insieme in Italia?”
Beh, se Alessio stava cercando di riaprirmi una piaga ci stava riuscendo e , ovviamente, Jack fungeva da coltello che come si suol dire, viene messo nella piaga.
Jack rispose per primo a quelle domande, parlando di noi, di come eravamo felici. Aveva ragione, insieme eravamo perfetti, ma ormai era tutto rovinato, ora che il puzzle era stato distrutto, nessun pezzo sarebbe tornato al proprio posto.
Poi continuai io il racconto, evitando di parlare della nostra relazione e terminando:
“Beh eravamo in Italia per un processo, ma ci siamo fermati di più perché sono finita in ospedale…”
In quell’istante mi bloccai, toccai con una mano i punti che avevo ancora ai polsi.
Alessio capì e, per fortuna,finì di fare quelle strazianti domande.
Io mi ripresi, non dovevo essere triste, quindi per scacciare ogni pensiero cattivo decisi di giocare ad un divertente e sano Twist che riuscì a rendere più calda l’aria, nonostante fosse stata resa un po’ fredda da quei discorsi e dall’insistenza di Jack di  voler parlare a tutti i costi della nostra vecchia relazione.
Ci stavamo divertendo e nessuno era ancora caduto, finchè non arrivò Lucky, che fece finire per terra me,Jack e Alessio contemporaneamente.
Dedicammo un po’ di tempo a Lucky, Jack intanto prese il cesto e mi disse di aprirlo. C’era una scorta di giochi, detergenti e cibo per cani. Ero contentissima, perciò dissi:
“Grazie mille Jack, ti adoro!” E immediatamente lo abbracciai.
Quel suo profumo, era buonissimo. Possedevo ancora la camicia che mi aveva regalato il giorno in cui trovammo Lucky e certe volte la prendevo per sentire il suo profumo, mi piaceva troppo. Affondai lei mie narici sulla sua spalla e inspirai profondamente.
Poco dopo ci staccammo e decisi di salutare entrambi. Era abbastanza tardi e Syria sarebbe arrivata da un momento all’altro. Nel momento stesso in cui sarebbe entrata le avrei detto di sedersi sul divano, mentre io mi sarei appoggiata al tappeto, così mi avrebbe raccontato tutto, nei minimi dettagli, proprio come quando un nonno racconta al suo nipotino le avventure di cui è stato partecipe.
Dopo una decina di minuti arrivò, ma non ebbi il tempo di parlare: lei immediatamente era corsa tra le mie braccia, stringendomi più forte che mai.
“Miry, davvero ti adoro, se non fosse per te non avrei mai conosciuto Nate! Adoro te, adoro lui! Ti voglio bene”.
Avrei voluto dirle che era il minimo che potessi fare, che io dovevo ringraziare lei, per tutte le volte che, anche in passato mi aveva sopportata, sostenuta, sorretta. Ma mi limitai a stringerla forte.
La guardai:” Ora però devi raccontarmi tutto!”
“Certo!”

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Capitolo 25
*** Two minutes to midnights. ***


“Per prima cosa mi è venuto a prendere con un’auto bellissima, appena l’ho visto sono rimasta senza fiato. Indossava uno smoking nero, si era messo la gelatina ai capelli, era elegantissimo e bellissimo.
Per  fortuna il mio sesto senso mi aveva portato a mettere un bel vestitino, elegante, altrimenti mi sarei sentita molto a disagio!”
“E beh, il tuo sesto senso non sbaglia mai!! Su ora continua, sono curiosissima!”
“Con calma” ridemmo.
“Dicevo..mi ha portata in un ristorante molto discreto, elegante e raffinato, il ristorante dei miei sogni! Era stato davvero dolce, così decisi di dargli un bel bacio, dolce, ma allo stesso tempo sensuale e appassionato.
Lui mi ha iniziata a provocare, eravamo sempre più attratti l’uno dall’altra, ma ovviamente non potevamo dare addito a queste nostre improvvise voglie, a quella passione che colmava i nostri animi, perché ci trovavamo in un ristorante dove vieni visto male anche solo se ti baci con il tuo ragazzo!
Beh, iniziamo a pranzare, ad un certo punto vedo una persona chiamare qualcuno, parlare con la mano  davanti alla bocca e nominare il nome di Nate, del mio amato ragazzo.”
“E cosa voleva??”
“E se non te lo volessi dire??” Mi disse con aria di sfida.
“Vorrà dire che ti punzecchierò” Infatti, presi un bastone e la minacciai. Ovviamente entrambe scherzavamo.
“Aspetta, fra poco capirai tutto!”
“Mmm ok, però veloceeeee!” le dissi muovendo le braccia in su e in giù dalla gioia e dalla curiosità.
“Allora…iniziamo a cenare, dopo un po’ delle persone entrano furtivamente nel ristorante, erano dei paparazzi! In fretta Nate mi prende per mano e insieme ci dirigiamo verso l’uscita d’emergenza.
Spero solo che non siano riusciti a fare delle buone foto, perché se finissero su qualche rivista famosa e mio padre le vedesse, verrebbe in Russia, spezzerebbe le gambe a Nate, poi a me e se sarò ancora viva mi rinchiuderà in un convento!”
“Ma quei paparazzi del cavolo non vogliono lasciare in pace delle povere persone?!?! Dio santo, che nervi!”
“Eh, anche io mi stavo iniziando ad innervosire, avevano rovinato la nostra bella cena! Ma Nate era riuscito a seminarli, dato che aveva preso la macchina. Mi ha portato su una terrazza. Si vedevano tutta la Russia illuminata, le stelle ed era tutto così stupendo!! Poi…ecco ora arriva il momento hot!”
“Aspè COSA?!?!? Ehhh Syria porcellina!” Le dissi scherzando.
“No Miry, dico sul serio” La mia espressione cambiò, mi stavo quasi per commuovere, in momenti come quelli si capisce che non si è più bambini, che si cresce, in fretta. Eravamo mature per avere dei rapporti sessuali, quindo di certo lo eravamo anche per vivere la vita come volevamo noi, senza essere condizionate da nessuno.
“Ok, ora con calma mi racconti tutto! È quello che penso io?”
Lei rise, capii, era proprio quello. Avevano avuto un rapporto completo. 
Syria doveva essere davvero molto innamorata di lui, perché sapevo che, se si trattava di rapporti sessuali lei era molto restia, differentemente da me, ma come si suol dire, l’allieva supera il maestro, infatti ora lei non era più vergine, mentre io lo ero.
Ovviamente con questo non voglio alludere ad una gara a chi perde prima la verginità, bensì voglio far comprendere bene come lei lo amasse, cioè tantissimo.
“Poi siamo scesi, in una stanza, abbiamo scherzato, riso, e poi…beh…è successo tutto all’improvviso.
Ci aveva colpito la stessa passione che avevamo nel ristorante, ma lì non avevamo limiti, quindi ci siamo lasciati andare, i nostri corpi respiravano all’unisono, il suo fiato era sul mio collo, è stato bellissimo.”
Syria era felicissima, si sarebbe visto anche lontano miglia.
“Tu invece cos’hai fatto qui tutta sola?”
“ è venuto a trovarmi Alessio…ma anche Jack!”
Le spiegai tutto nei minimi dettagli.
“Miry ma a te Jack piace ancora  o no? Davvero non capisco.”
“Mi piace, forse anche troppo.”
Ci fu un momento di silenzio, poi mi accorsi che Syria si era addormentata,era stata una giornata ricca di emozioni per lei.
Ero fin troppo consapevole del fatto che, sia io, sia Jack, non saremmo riusciti a scordarci l’uno dell’altra, il nostro amore era troppo forte.
Però mi piaceva anche un po’ Alessio. Aspettavo solo un segno, qualcosa che mi facesse capire che il mio cuore era destinato ad uno dei due.
Se Jack fosse tornato con Lena, senz’altro avrei compreso che sarebbe dovuta andare così, che non eravamo fatti l’uno per l’altra, ma se invece qualcos’altro mi avesse fatto capire che Alessio non lo era, sarei corsa fra le braccia di Jack.
Un mio amico una volta mi disse che se prima di lanciare una monetina sei indeciso tra testa o croce, mentre la lancerai, penserai a quale lato tu vuoi che esca, e così capirai cosa vorrai realmente.
Bene, io presi una monetina, mentre la lanciai, desiderai ardentemente che uscisse la croce. Cadde rivolta verso la testa, ma a me non importava, sapevo che ciò che volevo era la croce. Il problema era: quale dei due ragazzi che c’erano nel mio cuore doveva essere rappresentato dalla testa? E quale dalla croce? Tra le braccia di quale dei due sarei dovuta andare?
Guardai l'orologio,mancavano due minuti alla mezzanotte, rivolsi la testa verso il cuscino e mi addormentai.

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Capitolo 26
*** You are the only person that I have, you are my sister. ***


Dopo quel giorno tutto mi sembrò così quotidiano. Succedevano sempre le stesse cose e, solo il sabato, la giornata cambiava un po’. Uscivo con Lucia, Alessio, Alessandra e ,quando non era impegnata con Nate, anche con Syria.
Stavo passando sempre meno tempo con lei, e non ne ero molto contenta.
Non volevo farglielo notare, e questo mi faceva sentire ancora più in colpa. Finalmente aveva trovato il ragazzo della sua vita che, dopo il collegio, avrebbe rivisto raramente. Non potevo essere così egoista da non farla uscire per stare con me.
Certe volte, quando la volevo con me, mi sentivo come se fossi la persona più sbagliata del mondo.
Lei era sempre accanto a me, eppure la sentivo così maledettamente distante.
Ogni volta che chiudevo gli occhi, mi tornavano in mente i bei momenti passati con lei, ma cercavo sempre di scacciarli, per non sentire così tanto la sua assenza, per evitare di pensare al fatto che mi mancava sempre più.
 
*P.O.V. SYRIA*
Ero a lezione, e proprio lì, nella noia più totale, iniziai a pensare, a tutto.
Il tempo stava passando in fretta, forse anche troppo per i miei gusti. Una volta tornata in Italia, avrei rivisto raramente Nate, e questo non mi rendeva molto felice.
Cercavo di passare con lui tutto il tempo libero a mia disposizione,ma per questo motivo  ne passavo sempre meno  con Miriam. La sentivo così lontana da me, non potevo continuare così, avrei rischiato di perdere la mia migliore amica.
Non passare più tutto il tempo o una grande parte del mio tempo con lei, mi faceva sentire vuota. Proprio come un barattolo di nutella dopo essere stato mangiato da un amante della cioccolata.
Anche un piccolo gesto, come mangiare delle patatine, anzi, le nostre patatine, le Highlander, mi faceva sentire insignificante e affranta.
In quegli istanti mi ricordai di una promessa che qualche  anno prima io e lei facemmo : nessun ragazzo ci avrebbe mai separate o allontanate.
Io volli tenere fede a quel giuramento. E subito dopo la lezione, presi Miriam per un braccio.
*P.O.V. MIRIAM*
Mi prese per un braccio, aveva l’aria di dovermi dire qualcosa di importante.
“Miriam…ricordi il giuramento che facemmo qualche anno fa?”
“Certo”.
“Ecco, sta succedendo adesso. Non voglio che io e te ci allontaniamo per Nate. Ho preso una decisione, preferisco stare con te.”
Mentre mi diceva quelle parole la tristezza troneggiava sul suo viso e non sembrava volesse andare via.
“Syria…io non posso farti questo”
Lei mi abbracciò, come se non volesse sentire le mie motivazioni. Certo, ero contenta che avremmo passato di nuovo molto tempo insieme, ma ero davvero molto preoccupata per la sua relazione. Se si fossero lasciati sarebbe solo stata colpa mia. A tal pensiero l’inquietudine colmò la mia mente.
Passarono alcuni giorni. Il rapporto tra me e Syria era tornato quello di prima, per fortuna.
Ma, ogni volta che le chiedevo come stesse andando il suo rapporto con Nate, lei mi diceva che andava tutto bene, sempre. Ma nonostante ciò, la sensazione che mi stesse mentendo, mi  uccideva.
Era  come se mi stesse corrodendo dall’interno.
Per verificare se il mio presentimento fosse vero, decisi di controllare il suo telefono e, come sospettavo, stava decisamente ignorando Nate. Ero sul punto di piangere quando lessi un suo messaggio.
Piccola, ti sento strana, diversa, cambiata. Non so cosa ti stia succedendo, ma ti prego prova a tornare la ragazza spensierata di una volta. Per lo meno, se hai qualche problema, vorrei esserne partecipe, vorrei poterti aiutare.
Non ignorare anche questo messaggio, ti prego.
Ti amo. E lo farò per sempre.”
Qualche minuto dopo il mio telefono iniziò a vibrare. Era Nate, che tempismo perfetto!
“Ehi Miriam, ho bisogno di parlarti”. Non so bene per quale  motivo, ma ,quando pronunciò quelle parole, sentii un nodo alla gola.
“Certo dimmi tutto!”
“Ecco…ti devo chiedere una cosa su Syria. Sono molto preoccupato. Vorrei sapere se c’è qualcosa che non va. Tu sei la sua migliore amica, ti ha confidato qualcosa??”
“No, ma so cos’è successo”.
Gli spiegai tutto e decisi di organizzare un incontro tra me, Syria e Nate.
Non feci parola di questo con Syria, le dissi semplicemente di raggiungermi al bar.
Quando arrivò Nate, lei sbarrò gli occhi. Mi guardò. Lessi nel suo sguardo una domanda: “Perché?”
Le spiegai che così non potevamo andare avanti, che bisognava trovare un punto di incontro.
Ero certa che lei non sapesse che io capivo quanto fosse triste per aver chiuso i rapporti con Nate, nonostante facesse di tutto per non farlo notare.
 Decidemmo, infine, che saremmo usciti tutti e tre insieme. Io, a malincuore accettai. Preferivo  sentirmi il terzo incomodo, che far lasciare Syria e Nate.
Ma Syria, come sempre, capì il mio disagio e, arrivato il sabato, mi disse:
“Ovviamente oggi non sarai il terzo incomodo! Nate ha invitato un suo amico, quindi vestiti bene!”
L’abbracciai. Non sapevo come, ma ogni volta riusciva a capire quali fossero i miei problemi e ad aiutarmi. Probabilmente aveva la capacità di leggere nel pensiero.
Quella sera, non so precisamente il perché, decisi di mettermi un vestitino e di truccarmi.
Il vestitino che indossai, lo comprai in una boutique Russa, ed era molto simile a quello della mostra che visitammo con Donatina. Decisi di mettere anche un tacco 9, dato che,quando camminavo,  , non sembravo più un tirannosauro. Tutto merito delle lezioni che facevo in quel collegio.
Uscii dal bagno, Syria rimase a bocca aperta.
“Chiunque verrà stasera, resterà folgorato, credimi!”
“Ma dai, non esagerare!”
Quando scendemmo, una macchina ci stava già aspettando  nel cortile. Arrivammo in un locale molto alla moda. Cavoli, avevo fatto bene a vestirmi in modo elegante!
Non appena entrammo vidi seduto al tavolo Nate, e di spalle, il ragazzo che avrei dovuto conoscere. Stranamente, aveva un non so che di familiare. Aveva anche delle spalle possenti, che io adoro.
Non appena ne ebbi la possibilità, mi accorsi che quel ragazzo era Jack.
Non mi dispiaceva passare una serata con lui, in fondo eravamo rimasti amici.
Decisi di non chiedergli nulla sulla sua situazione sentimentale. Non volevo saperlo, o forse avevo solo paura di sapere che avesse trovato un’altra ragazza con cui stare.
Quella sera non c’era timidezza tra me e Jack, non c’era nulla che ci facesse avere quelle strazianti pause di silenzio. In più io ero anche un po’ brilla, e si sa, quando bevo non riesco a lasciare spazio al silenzio. Lo odio troppo. In quegli istanti così vuoti non si fa altro che pensare ai proprio problemi, ed è una cosa che non sopporto.
Quasi a metà serata, Nate uscì in terrazza per stare con Syria. Erano fidanzati, mi sembrava normale che chiedessero un po’ di intimità.
“Sono contento che la crisi tra Nate e Syria stia passando.” Disse sorseggiando del vino rosso.
“Beh si anche io. Non sai quanto mi sentissi in colpa, è stato per me che Syria si è allontanata da lui!”
Entrambi li fissammo. Erano così belli insieme e non potetti fare a meno di farlo notare anche a Jack.
“Hai visto quanto sono dolci insieme? Si amano davvero tanto…”
“Si, ma non sono gli unici, anche noi eravamo bellissimi, se non perfetti insieme.”
Non sopportavo il fatto che finisse sempre per parlare della nostra relazione, quindi deviai il discorso.
“Uuuh guarda, il cane nella foto somiglia tanto a Lucky!”
“Hai ragione!”
Nel tempo che ci rimase parlammo d’altro, per fortuna l’argomento della nostra relazione era diventato un Tabù.
La serata fu molto divertente, e per nostra sfortuna passò in fretta. Tutti e quattro ci divertivamo insieme, regnava la felicità sui nostri volti, sembravamo così spensierati e felici. Bei tempi quelli dell’adolescenza!
Verso le 23.00,Nate e Jack ci riaccompagnarono in Hotel.
Prima di tornare in camera, decisi di passare dal bar, per prendere un the al limone, dato che iniziavo ad avere dei forti crampi allo stomaco e dei dolori lancinanti alla testa.
Il minimo che potetti fare fu ringraziare Syria della serata e lei , preoccupata per quelle fitte allo stomaco , decise di sdraiarsi affianco a me, e di tenermi compagnia.
Sentivo Syria più vicina che mai. Lei era la sorella che non avevo mai avuto, e che avevo tanto desiderato . Parlammo e iniziai a bere il the. Dopo aver finito quel liquido così caldo, mi addormentai.
Il mattino seguente, non appena il sole baciò il mio volto e aprii gli occhi, la mia attenzione fu diretta immediatamente sulla marca del the che avevo bevuto la sera prima. Era un segno ne ero certa. Anche quella bottiglia di whiskey e quella camicia, proprio quella camicia, situate vicino il the lo erano.
In quel momento il mio cervello sembrò essere stato illuminato. Capii tutto: non erano i segnali che non arrivavano o che tardavano ad arrivare: ero io che li avevo ignorati, inconsciamente, per tutto il tempo!
Volevo vederlo, dovevo vederlo. Il mio cuore era sempre stato suo. Tutto ora tornava.



Ciao! :3 Questa ff è quasi giunta al termine, ma ci saranno ancora alcuni capitoli, in cui accadranno numerosissimi avvenimenti!

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Capitolo 27
*** I want you. ***


Durante le lezioni ero impaziente, forse troppo, che arrivasse il momento della pausa, quella dopo pranzo, perché lo avrei rivisto, perché gli avrei detto che era lui il ragazzo che amavo e con cui volevo stare.
Ero distratta, non facevo altro che pensare a lui, a cosa dirgli. Mi stavo persino preparando un discorso!
Quando vuoi che il tempo passi in fretta, non lo fa mai. I minuti sembravano ore.
Ma, finalmente, dopo una straziante mattinata d’ attesa, era ora di pranzo, il momento si avvicinava.
Non riuscii a toccare cibo. La paura che lui non mi volesse stava pian piano aumentando. Era inversamente proporzionale al tempo: meno ne mancava, e più avevo paura.
Dopo pranzo avvertii Syria, e in fretta mi diressi da lui.
Mi fermai dinanzi alla sua porta, sospirai, infine bussai.
Aprì, ci fu qualche secondo di orribile e imbarazzante silenzio, poi la mia voce lo ruppe:
“Ehi, è da un po’ che non ci si vede!”. Risi, per fargli capire la mia ironia.
“Beh si, è vero”. Sorrise anche lui.
Mi mancava stare sola con lui, era da tanto, troppo tempo , che non succedeva.
Mi persi nei suoi occhi, ci furono altri attimi di silenzio. L’atmosfera stava diventando molto imbarazzante.
“Dai entra, ti offro da bere!”.
Era la prima volta che entravo nel posto in cui viveva. L’ansia mi stava facendo quasi tremare, quindi mi sedetti per non farglielo notare.
Lui prese due bicchieri, grandi, di cristallo, e li posò sul tavolo. Prese della grappa e la versò all’interno di quei trasparenti e cristallini bicchieri, con del ghiaccio.
Dopodichè, si sedette: era arrivato il momento giusto, dovevo dirglielo.
Avvicinai a me il bicchiere e lo guardai dritto negli occhi.
“Jack, ecco…io..” bene, mi ero scordata tutto il discorso. Iniziai a giocherellare con il bicchiere, stavo entrando in panico. Decisi di dirgli ciò che mi suggeriva il cuore il cuore, il discorsetto poteva andare a farsi fottere.
“Allora, io non so se tu sei fidanzato, se ti vedi con Lena, o con qualche altra ragazza, ma sai cosa c’è? Io ti ho sempre continuato ad amare, non aspettavo altro che un segno, che mi dicesse che fosse giusto tornare da te. Stamattina mi sono accorta di averli ricevuti da tempo, ma li ho sempre ignorati, inconsciamente.
Ieri sono stata benissimo con te, e avevi ragione quando dicevi che eravamo perfetti insieme! Sei entrato nella mia vita, come una tempesta, ma sei stato sempre così piacevole che non ho potuto e non posso fare a meno di te!”
Smisi di parlare, la stanza era così silenziosa senza il suono della mia voce! Gli unici rumori erano provocati dai nostri respiri e dal mio cuore, che batteva più forte che mai.
*P.O.V.  JACK*
Ero sul divano, avevo appena finito di mangiare. Nate aveva raggiunto Syria in albergo e io ero rimasto solo.
Di solito in istanti come quelli riposavo, ma quel giorno non ci riuscivo: avevo uno strano presentimento.
Sentii bussare alla porta, la aprii senza esitare, probabilmente Nate si era scordato qualcosa. Invece no, era Miriam.Era un po’ pallida e notevolmente tesa.
La guardai, probabilmente sbarrai anche gli occhi, non mi aspettavo di vederla, non mi aspettavo che bussasse alla mia porta.
Nessuno dei due parlava, regnava il silenzio. Poi lei lo ruppe, con un’affermazione un po’ stupida, un'affermazione da lei, le risposi reggendo il gioco. Ci fu di nuovo una pausa di silenzio.
Toccava a me parlare, quindi decisi di farla entrare e di bere qualcosa insieme.
Percepivo la sua ansia, avevo il presentimento che dovesse dirmi qualcosa, altrimenti non si sarebbe mai precipitata a casa mia. Il problema è che non sapevo cosa avrebbe dovuto dirmi: poteva non voler più essere mia amica, o che continuassimo ad esserlo. Iniziavo a preoccuparmi di quella sua visita.
Infatti, mentre versavo la grappa, i secondi mi sembravano interminabili. Per la seconda volta temevo le sue parole.
Poi iniziò a parlare. Mi disse che doveva dirmi qualcosa e immediatamente mi si strinse lo stomaco.
Iniziò a giocherellare con il bicchiere, e sembrava molto tenera quando lo faceva, ma allo stesso tempo, mi faceva pensare al peggio.
Parlò, mi disse tutto, infine smise di parlare. Si sentivano solo due rumori: i nostri respiri e il suo cuore.
Al momento non mi ero ancora reso conto di ciò che aveva detto.
Dopo pochi secondi realizzai il tutto, capii che aveva detto di armarmi, non potevo crederci.
Ero senza parole, così non dissi nulla, ma mi diressi verso di lei e l’abbracciai.
*P.O.V. MIRIAM*
Mi aspettavo che parlasse. Invece no, mi abbracciò. Ero così confusa! Non sapevo come interpretare quel maledetto abbraccio!
Poi avvicinò le sue labbra al mio orecchio e sussurrò:
“Io ti ho sempre aspettato”.
Ci guardammo, dritti negli occhi, ci baciammo.
Fu un bacio liberatorio, che era stato represso per tanto, davvero tanto tempo.
Non appena le sue labbra si posarono sulle mie, la felicità mi pervase, non ero più maledettamente indifferente  come gli altri giorni.
Mi sentivo finalmente libera dal grande masso che mi si era formato sullo stomaco, e che lo schiacciava.
Mi prese in braccio, io mi aggrappai a lui, proprio come un koala.
Volevo non dovermi staccare più dal quel dolce abbraccio, dal suo corpo possente, da lui.
Mi portò sul letto, si sedette, io invece rimasi seduta su di lui, a cavalcioni. Ci abbracciammo nuovamente.
Sentii una piccola pressione che proveniva dai suoi pantaloni, proprio da lì sotto.
Feci finta di nulla, lo baciai. Sentivo la pressione aumentare sempre più, gli accarezzai i capelli, lui fece scorrere le sue mani lungo la mia schiena.
Pian piano gli tolsi la maglietta. Volevo assaporare ogni singolo istante che passava, specialmente quegli istanti, in cui l’amore e la passione stavano ormai prendendo il sopravvento.
*P.O.V. JACK*
Sin da quando la presi in braccio, il mio “amichetto” si era voluto far sentire. Temevo che se ne fosse accorta, e che mi dicesse qualcosa in riferimento a ciò che mi stava succedendo lì sotto. Speravo di farmi passare quel momento di voglia.
Ma lei mi baciò con passione, poi mi accarezzò i capelli. Non riuscivo a resistere, l’eccitazione aumentava.
Le mie mani iniziarono a muoversi ormai da sole. Le accarezzai la schiena, dolcemente, poi passai alle natiche.
Lei mi tolse la maglietta, con una lentezza da un lato, straziante, dall’altro estremamente eccitante. Il procedere così lentamente rese i momenti di piacere ancora più eccitanti di quanto già lo fossero.
Le tolsi la t-shirt, ormai tutto si stava per compiere.
L’avevo fatto altre volte, ma con lei era diverso. Con lei c’era tanta voglia di farlo, avevo anche una strana sensazione, che non so spiegare, ma che rendeva tutto più speciale.
*P.O.V. MIRIAM*
Mi tolse anche i pantaloni, io, inizialmente, mi limitai ad abbassargli la zip e i boxer, poi tutto avvenne naturalmente, in modo spontaneo, come se fosse la cosa più naturale del mondo.
Iniziammo con dei preliminari, in alcuni momenti lui emetteva dei gemiti, quasi strozzati, come se non volesse farmeli sentire.
Arrivò il momento dell’atto completo, ormai eravamo una cosa sola. Lui, durante le prime spinte mi ripetè sussurrando:
“Ti faccio male?”. Sapeva che per me era la prima volta, era stato davvero molto premuroso.
Alla sua prima spinta sentii un dolore lancinante che, già dalla seconda, si alleviò, lasciando posto al piacere.
Fu indimenticabile.
Dopo aver finito ci addormentammo, l’uno abbracciato all’altra.

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Capitolo 28
*** Little, important moments. ***


All’improvviso sentii il rumore di una chitarra elettrica. Mi svegliai: era la mia suoneria, Big Gun degli Ac/Dc.
Risposi, era Syria.
“Miriam, ma dove diamine sei? Fra cinque minuti inizia la lezione!”
“Si, non ti preoccupare, sto arrivando.” Cercai di essere più tranquilla che potevo, non volevo farle capire che stavo facendo tardi a lezione, un’altra volta. Altrimenti avrei dovuto ascoltare l’ennesima ramanzina dalla mia migliore amica.
Non appena posai il telefono, qualcuno suonò alla porta. Perfetto! Era anche arrivato qualcuno ed io ero completamente nuda!
Svegliai Jack, che in fretta si infilò i boxer e i pantaloni, e si diresse verso la porta, mentre io cercavo di rivestirmi più in fretta che potevo.
Era Nate. Non appena la porta si aprì e vide Jack, a petto nudo, spostò immediatamente lo sguardo verso di me,che stavo finendo di infilare il mio maglioncino. Subito cercò di sopprimere una risatina, mostrando un grande sorriso.
Bene, Nate aveva anche capito che avevamo appena finito di  fare l’amore. Non riuscivo a guardarlo negli occhi, mi sentivo come se avesse scoperto il mio più grande segreto.
Mentre raggiungevo Jack porgendogli la maglietta, le mie guance stavano iniziando a tingersi di un rosso vivo, acceso, simile a quello delle piccole macchie di sangue sulle lenzuola candide di Jack, che si trovavano lì, proprio come prova tangibile di ciò che avevamo appena fatto e della mia verginità perduta.
“Beh vedo che quando i gatti non ci sono, i topi ballano!” Disse in tono provocante Nate.
Volevo finire sotto terra. Jack lo fulminò con gli occhi, dopo di che mi accompagnò in hotel, con l’auto.
Arrivati all’ingresso ci salutammo, ovviamente con un bacio. Avrei voluto marinare le lezioni, avrei voluto Jack ancora tutto per me, non potevo fare a meno di lui, proprio come un uccellino non può fare a meno di volare.
Fu davvero straziante vederlo entrare in macchina e andarsene. Addosso avevo ancora il suo profumo, che in qualche modo, mi aiutò a sentirlo vicino anche se in quegli istanti non poteva esserlo.
Vidi tutte le ragazze nella Hole, quindi le raggiunsi. Arrivai appena in tempo per l’inizio della lezione.
Syria mi guardò, con uno sguardo molto strano. Era un insieme tra compiaciuto (suppongo per il fatto che ero arrivata in orario) e tra il curioso.
A lezione, come di consueto, io e Syria ci sedemmo vicine. Di solito ero io che la disturbavo, parlandole. Questa volta invece, fu lei che iniziò a parlare.
“Com’è andata? Cos’è successo?” Mi disse sorridendo.
“Bene.” Lei mi guardò con un’espressione interrogativa.
“Tutto qui? Sei appena tornata da Jack e questa è l’unica cosa che riesci a dirmi? Su su! Voglio i dettagli!”
“Ehm…come vuoi!” Ridacchiai.
Le spiegai tutto nei minimi particolari e, per fortuna, appena finita la mia esauriente spiegazione, finì anche  l’ultima lezione.
Oramai i giorni a mia disposizione in Russia erano quasi terminati:  il giorno dopo ci sarebbe stata la serata finale, e, ahimè il successivo saremmo partite, per tornare in Italia, in una realtà che per me sarebbe stata del tutto nuova.
Dopo aver cenato, rientrammo in camera per lavarci i denti e per stare un po’ con Lucky, il nostro bel cagnone.
Ma proprio sull’uscio della nostra porta c’erano due ragazzi, i nostri ragazzi.
Io e Jack non eravamo formalmente insieme, ma lo saremmo tornati presto, sicuramente.
Subito facemmo entrare in camera Jack e Nate, nella speranza che Donatina o qualche altra ragazza, non si fossero accorte della loro presenza.
Finalmente potevo abbracciarlo e baciarlo, ancora e ancora. Mi sentivo così sicura tra le sue braccia!
Ci sedemmo tutti insieme nel salottino e Nate si divertì a mettere in imbarazzo Jack, lanciando delle piccole frecciatine su quello che era successo il pomeriggio.
Io continuavo a rimanere in silenzio, e di tanto in tanto riuscivo a perdere il colorito quasi violaceo che avevo in volto.
Fortunatamente, Syria lo prese per mano e lo portò sul suo letto, provocandolo e baciandolo.  Poi, Syria, facendomi una linguaccia, chiuse la porta a scrigno.
Ci sono delle facili ipotesi su quello che quella sera fecero in camera!
Io e Jack avevamo tutto il tempo per stare insieme, ovviamente fino a che non sarebbe arrivato il tempo del coprifuoco,che arrivò più in fretta che mai. Stavo iniziando ad odiare il tempo, che scorreva, proprio come l’olio su una superficie piana.
Tutte le mie scelte erano state dettate dal tempo. Se fossi arrivata in orario a casa, quel giorno di Giugno, non sarei finita il questa specie di collegio, se il tempo in cui Jack era stato fuori casa per accompagnare mio fratello non sarebbe stato molto, non sarei finita in ospedale.
Stavo iniziando a provare sentimenti di puro odio per il tempo, che trascorreva inesorabile davanti ai miei occhi, diventando sempre meno.
Non appena Syria uscì dalla stanza, la presi per mano e la portai in un angolino della camera.
“Syria non è che…beh…Jack potrebbe dormire qui?”
“Certo, anzi ti stavo per chiedere lo stesso per Nate!” Sorridemmo.
Facemmo questa proposta ai ragazzi, che subito accettarono.
Decisi di aprire il divano, così da farlo diventare un letto. Li saremmo stati io e Jack. Invece nella stanza, Syria e Nate unirono i letti, in modo da poter stare insieme con comodità.
Nel preciso istante in cui rimanemmo da soli, Jack si tolse la maglietta, e ci mettemmo sul divano-letto , l’uno accanto all’altra. Poggiai la mia testa sul suo petto, mentre lui  circondò completamente le mie spalle con le sue braccia muscolose.
Mentre parlavamo, iniziai a disegnare con le mie dita, delle piccole onde sul muscolo dei pettorali di Jack, in modo delicato, come se al minimo tocco la sua pelle si sarebbe potuta sgretolare sotto le mie dita. Pian piano il mio dito scendeva, arrivando all’ombelico e poi spostandosi sui fianchi. Nel momento in cui praticai quelle leggere onde sul suo fianco, ebbe un brivido.
Subito dopo quel piccolo brivido, notai che con le mani cercò di sfregarsi proprio in quel punto, che notavo leggermente gonfiato. Io fissai la sua mano, proprio negli istanti in cui la mise lì. Lui mi guardò e arrossì. Cerco di dare  una spiegazione a quel suo atto, in modo goffo e timido.
“Ehm … io .. non voglio che… insomma non voglio farmi prendere dall’emozione!” Mentre parlava notai un lieve rossore spuntare sui suoi zigomi.
Amavo provocare le persone, specialmente se si trattava di Jack, così, dissi:
“Ma tranquillo, non può succedere nulla di male!” Mentre parlavo, il mio dito scendeva sempre più in basso , arrivando fin sotto l’elastico dei suoi pantaloni, riuscivo quasi a toccare la sua erezione e, nel frattempo, notai il viso di Jack diventare sempre più roseo, finchè non raggiunse un rosso fuoco.
Era strano, precedentemente non aveva avuto nessun problema di timidezza con me. Spostai il mio dito, quindi mi sedetti accanto a lui.
“Non mi dire che ti vergogni?” Gli dissi ridendo.
“No, cioè un po’! Ma non è a causa tua, è che non mi sento a mio agio se ci sono altre persone!”  Cercai di non ridere, mi sembrava un po’ strana come cosa, però alla fine chi ero io per giudicare? Ero la prima che era parecchio strana. Parlammo ancora per un po’.
Quella notte non riuscii a chiudere occhio, infatti quando Jack si addormentò, non riuscii a fare altro che fissarlo.
Poi iniziai a pensare a ciò che sarebbe successo dopo la mia partenza. Ci saremmo fidanzati? Ci saremmo potuti vedere? Cosa avremmo dovuto fare per la distanza? Mi sarebbe stato fedele se ci fossimo fidanzati? Mi fidavo cecamente di lui?
Come sempre tutti gli interrogativi riempivano la mia testa durante la notte, mentre tutti dormivano  e, non appena mi accorsi che il sole stava per spuntare, mi diressi verso il bagno, in modo da farmi una doccia, che avrebbe scacciato via tutti i cattivi pensieri che stagnavano nella mia testa.

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Capitolo 29
*** The end ***


I giorni passarono, e in men che non si dica dovetti dire addio alla Russia e, con mio grande dispiacere dovetti salutare Jack, Nate ed Andrew.

Non sapevo come sarei riuscita ad andare avanti senza avere la sua stretta di mano calda e confortante, o come sarei riuscita a rivederlo. Tutto per me sarebbe stato nuovo. 

La casa famiglia, non era un gran che, ma avevo tutte le libertà che volevo. Avevo solo una regola; entro le dodici i minori dovevano partecipare al coprifuoco, perchè le porte sarebbero state chiuse. Ovviamente io trovai una mia via d'uscita, scappando dalla finestra.

Riuscii così a passare sempre più tempo con i miei amici, e a diventare sempre più la ragazza che sarei voluta essere. Stavo iniziando persino a piacermi. 

Continuavo a sentirmi con Jack,all'inizio fu più che difficile, ma dopo divenne sempre più facile, qualche volta riuscimmo persino a vederci. 

Sono sempre più convinta che il nostro rapporto sia riuscito ad andare avanti grazie alla fiducia che provavamo l'uno per l'altra.
Ora sono certa che vi starete chiedendo: "E ora? Com'è andata a finire?" 

Bene, vi rispondo subito. Ora io ho 27 anni. All'età di 18 anni, sono andata a vivere con Jack, seguendo il loro gruppo ovunque. Circa 5 anni fa ci siamo sposati, e ora abbiamo due bellissimi figli: Janette di 6 anni e Freddy di 3 anni. 

Sono due bambini bellissimi, e hanno, per fortuna, il carattere dolce e malleabile del loro bellissimo padre e non il mio, testardo e duro come una pietra.
Syria, invece, ha detto all'età di 19 anni ai suoi genitori di essere fidanzata con Nate Ruess, e fra quasi un mese si sposano. Inizialmente il padre non aveva visto per niente bene questa notizia, ma alla fine, tra le suppliche di Syria e quelle di sua madre, è stato convinto ad accogliere Nate in famiglia.

I miei genitori non li ho più rivisti. Ormai la mia famiglia sono i Fun, la mia famiglia e composta da quei stupidi, ma divertenti ragazzi, e ovviamente da Jack e i miei amati figli.

E a voi dico le stesse parole che i ragazzi mi dicevano nei periodi più bui: carry on. Perchè alla fine, se solo lo vuoi, il tuo sogno potrà diventare realtà, proprio come il mio.

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