I hold you in the heart when you smile is love.

di MyDreamOned
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I just want to change. ***
Capitolo 2: *** Via da me stessa forse, ma soprattutto via da lui. ***
Capitolo 3: *** The dream come true. ***



Capitolo 1
*** I just want to change. ***


' Non voglio farti soffrire, fidati è meglio così, non è colpa tua.. ' 

Mi rimbombarono in testa le sue ultime parole, le sue ultime bugie, quelle parole di qualche mese prima, esattamente quel giorno cambiai, due anni, due anni con lui e poi? Poi improvvisamente tutto finì troppo velocemente, troppo bruscamente. 
Insomma a sedici anni dovrei essere felice insieme a un ragazzo di cui mi dimenticherò tra qualche mese, invece no ero come sempre troppo attaccata ai sentimenti, ho smesso di godermi la vita ancora prima di incominciare a viverla per davvero. 
Poche cose vere mi rimanevano ormai, la mia famiglia ovviamente e, la mia splendida migliore amica. 
Avevo tanti amici si, ma insomma di questi tempi trovare degli amici veri non è semplice. 
Serena Pith, si il nome dell'unica ragazza che c'è sempre stata per me è proprio questo, Serena Pith è la mia migliore amica dall'età di undici anni. 
Ero con lei quel giorno, avvolta nei miei soliti e taglienti pensieri mentre la sua voce faceva di sottofondo alla mia mente, credo che stesse parlando di una qualche festa a cui eravamo state invitate, mi limitai ad accennare qualche 'wow' e qualche 'ah si?' Poi mi girai verso di lei e la osservai attentamente, capelli castani lunghi e lucenti, occhi color castagna, quegli occhi diventavano neri appena qualcuno la faceva arrabbiare, neri si, neri corvino. Mi soffermai poi sul suo fisico perfetto, pancia piatta, fianchi pronunciati, gambe 'formose', non era la tipica modella di bikini, ma dio se era meravigliosa. 
Quando mi staccai dai miei pensieri decisa a prestarle attenzione era toppo tardi, ormai eravamo sotto casa mia, e io dovevo rientrare. 
'Credo che tu non mi abbia minimamente ascoltata' disse all'entrata del vialetto che conduceva alla mia villetta. 
'Cosa dici Sere, ho capito tutto, festa pazzesca, piena di ragazzi carini in un locale troppo wow, io non ci vengo sappilo e bla bla bla' 
'Non hai capito carina, tu ci vieni eccome' replicò. 
'No Mamma, per sta volta passo'
'È possibile che da quando quello stronzo ti ha lasciata tu non sai più cosa sia la parola 'divertimento'?' 
'Ascoltami tesoro, non sono in vena, la mia mente si sovrapporrebbe anche alla musica, non mi divertirei comunque' 
'Arrivo da te alla nove' 
'Ti ho detto di no smettila di insistere' 
'Dormo da te stanotte, vengo a passare la serata con te, so che hai bisogno di me e poi dobbiamo parlare so che ultimamente c'è qualcosa che non mi dici' 
L'abbracciai forte tanto da farle male, ringraziai il cielo per aver fatto si che io la conoscessi. 
'Ci vediamo alle nove allora' 
'Ciao amore' mi rispose lei. 
Entrai in casa dopo averle lasciato uno schiocco sulla guancia. 
Camminai su per le scale fino in camera mia, aprii il bagno e mi soffermai nel vedere una ragazza davanti a me, riflessa nello specchio, era alta, aveva un fisico decisamente slanciato e proporzionato, si okay era la regina delle curve, seno prorompente e fianchi molto pronunciati, non era perfetta, ma io sapevo che si accettava per quella che era. 
Aveva due grandi occhi azzurri e dei capelli rossi fuoco le arrivavano alle spalle, ci aveva messo dodici ore suddivisi in due giorni, dal parrucchiere, per arrivare a quel colore. La guardai bene, era carina dopotutto, niente da invidiare a una tipica ragazza inglese. Conoscevo bene quella giovane donna, si, ero io. 
Mi piacevo forse, nel senso che non ero malaccio. 
Fuori sembravo così felice, nessuno guardandomi avrebbe mai capito quanto stessi morendo dentro, lui aveva lasciato un buco nel mio cuore, nella mia anima, per cosa poi? Per una squallida biondina molto 'disponibile'. 
Non volevo pensarci più avrei passato una bella serata in compagnia dell'unica ragazza capace di farmi sopravvivere, la mia migliore amica, le avrei parlato del 'progetto' che da qualche tempo occupava il mio cervello. 
Decisi di scendere per controllare che la cena fosse pronta, morivo di fame. 
'Hey Mamma' la salutai appena vidi, lei, la donna più bella che il mondo avesse mai creato stava lì ai fornelli con i suoi meravigliosi occhi castani e i suoi mossi capelli color nocciola. 
'Sei tornata? Non si saluta più?' rispose lei. 
'Scusa, ero completamente in un altro mondo' 
'Come sempre amore, è quasi pronto, vai a lavarti le mani' 
Mi incamminai verso il bagno e in salotto vidi Georgia e Stephany le mie sorelle maggiori. Se non devo invidiare niente alle tipiche ragazze inglesi beh loro sono escluse, loro non hanno niente di 'tipico' loro farebbero invidia perfino alle modelle di Victoria Secret's. 
Geo aveva diciotto anni. Indossava una maglietta nera e degli shorts di jeans strappati, che coprivano le sue lunghe gambe fino a un po' più che sotto al sedere, 'perfetta è dir poco' pensai io mentre salutandola la osservai, i suoi lunghi capelli biondi erano avvolti in una coda che le arrivava sulle spalle, i suoi occhi erano puntati sulla televisione, mi dedicò uno sguardo solo per ammiccare un 'ciao tesoro'. 
Stephany invece era una neo ventenne, salutai anche lei e i suoi occhi caramello ci girarono in mia direzione, 'a sei tornata' mi disse sorridendomi e io feci un semplice 'si' con la testa, stava guardando un qualcosa probabilmente una rivista e i suoi lunghi capelli ramati le scendevano sulla schiena, il suo corpo impeccabile era piazzato con le gambe sotto al tavolo e il busto dritto, aveva una lunga maglietta militare a coprire la sua prorompente sesta taglia di seno fino ad arrivarle poco sopra al ginocchio. 
Guardai entrambe e dissi 'la cena è pronta' poi mi diressi verso il bagno, mi lavai le mani seguita dalle mie 'spettacolari' sorelle, le amavo si anche se ogni giorno le guardavo con uno sguardo pieno di invidia le amavo, non hanno nessuna colpa se mamma e papà hanno abbassato lo standard di bellezza proprio quando toccava a me. 
A proposito di papà, lo vidi entrare proprio in quel momento, con la sua immancabile giacca e la sua quarta figlia, la cravatta, lo salutai e mi sedetti a tavola come fece a ruota tutta la famiglia, non potevo assolutamente lamentarmi, loro non sono mai stati il problema. 
Non sapevo come parlargli del mio futuro, di ciò che volevo per me, di ciò che ero quasi certa di volere con tutta me stessa, una cosa è certa, l'avrei detto prima a Serena. 
La cena fu normale, la solita, scansai le domande invadenti dei miei e ascoltai le mie sorelle parlare del fidanzato probabilmente, o che ne so, non le stavo veramente ascoltando. 
Mi alzai dopo aver finito di 'non mangiare niente' e dissi 'alle nove arriva la Sere' fecero un 'okay' generale e io tornai in camera mia. 
Si fecero le nove, Serena arrivò, salimmo su e appena entrate nella mia spaziosa stanza ci sedemmo sul letto e lei sputò subito fuori quello che probabilmente voleva dirmi da un po', 'dimmi che cos'hai'
'Voglio partire' le dissi.  [...] #SpazioAutrice Ciao a tutte, è un piacere conoscervi e se siete arrivate fin qui forse l'inizio della mia storia vi è piaciuto almeno un pò, dai solo un tantino magari si. Lo spero. Comunque io sono Carlotta, sono iscritta da parecchio a EFP ma sono sempre stata una 'lettrice' ora ho avuto un'idea che non mi è sembrata uno schifo totale allora ve la propongo. Sono solita scrivere davvero tanto quindi i capitoli dureranno abbastanza, i prossimi due sono già pronti, aspetterò qualche vostro piccolo pensiero per vedere se questa storia vi dice qualcosa oppure no. Ringrazio tutti in anticipo. Soprattutto te, che stai leggendo anche le mie come sempre troppe parole. Un bacione, Otta xx

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Capitolo 2
*** Via da me stessa forse, ma soprattutto via da lui. ***


Erano le sette di mattina ed il mio essere fottutamente mattiniera si era fatto sentire anche in quel caldo giorno d'Agost, per quanto potesse essere un bene dato che la scuola sarebbe presto ricominciata. Mi girai nel letto fino ad osservare accanto a me una figura che mi era così familiare da ricordare a memoria. La mia migliore amica. La sera prima fu ancora una volta un ancora di salvezza per me, alla fine decise che se i suoi le avessero dato il via libera sarebbe venuta a Londra con me, non ne ero entusiasta, cioè incominciare una nuova vita con lei era ciò che volevo, ma non volevo che rinunciasse alla sua vita da perfetta figlia unica per me, avrebbe dovuto lasciare troppe cose importanti e non me lo sarei mai perdonata. Ma farle cambiare idea era come giocare ad un gioco sapendo di aver già perso in partenza e quindi potei solo incominciare a sperare in quel beneamato si da parte della sua famiglia. Mi misi a leggere un libro qualsiasi trovato al ridosso del comodino e dopo poco Serena si svegliò. Tutta euforica si vestì e andò via, si diresse a fare la fatidica domanda a sua mamma e suo papa. Il mio pomeriggio scorreva tranquillamente, la noia, una bruttissima cosa. Poco dopo il mio telefono squillò e dall'altra parte sentii l'unica voce capace di farmi stare bene. 'Hanno detto di si, ci credi?' Cominciò la mia bellissima amica. 'È incredibile' dissi con sforzo, anche se infondo ero la ragazza più contenta dell'emisfero. 'Quando partiamo?' domandò in preda alla felicità. 'Esse -iniziai a dire, ci siamo sempre chiamate esse e ci, proprio come si legge la lettera iniziale del nostro nome, fin da quando eravamo bambine- devo ancora parlarne con i miei' 'Si - sentenziò lei con fare esasperato - ma quando i tuoi sapranno che i miei hanno accettato non potranno dire di no' 'È quello che spero, allora credo che andrò a chiederglielo proprio ora' 'Buona fortuna amica' 'Me ne servirà proprio tanta' e così dicendo attaccai. Scesi le scale e trovai la mia famiglia la completo a parlare, erano tutti appoggiati alla penisola di marmo bianco che stava proprio al centro della grande cucina. 'Hey' entrai nella stanza. 'Ciao piccola' si rivolse a me Stephany. 'Devo parlarvi' Tutti si girarono verso di me anche Georgia e papà che un attimo prima erano immersi a capofitto nel cerare qualcosa sull'ipad nero che stava proprio sotto il loro sguardo. 'Allora, io e Serena abbiamo pensato.. insomma di trasferirci per un anno.. lo so che penserete che sia una completa idiota, ma è quello di cui ho bisogno, è stato un anno difficile e voglio ricominciare, voglio vivere in un posto in cui gli angoli delle strade possano sembrare semplici angoli e non pozzi di ricordi passati, sono grande e vaccinata e ci ho sempre dimostrato la mia maturità e la mia responsabilità, i genitori di Serena sono d'accordo e insomma, vi prego'. I miei genitori si scambiarono lunghe occhiate fuggitive e mamma si alzò abbracciandomi. 'Credo di essere d'accordo con tua madre, te lo dobbiamo, infondo non ci hai mai portato ad avere paura che ti accadesse qualcosa e sei sempre stata una ragazza con la testa sulle spalle. E sai anche quanto ci fidiamo di Mary e Leonard, se hanno acconsentito vuol dire che ci possiamo fidare a pieno nel mandarvi a vivere insieme' incalzò il discorso mio padre. 'Pensavamo a Londra come meta' 'Sei sicura di quello che stai per fare?' 'Mai stata più sicura di qualcosa' 'Questa casa non sarà la stessa senza di te' mi guardò già malinconica Georgia 'Ve la caverete' sorrisi e scaturii un abbraccio di famiglia dei più belli, dei più sinceri. 'Partiamo domani, perché dopodomani è l'ultimo giorno consentito ai nuovi alunni di andare in segreteria per l'iscrizione' 'Chiamo l'aeroporto, e zia Vitt, pensavo che potreste stare da lei finché non troveremo una casa adatta' prese il telefono dalla tasca mio padre e andò a telefonare prenotando i biglietti per il volo e chiedendo alla mia vecchia ma sempre giovane zia Vittoria di ospitarci per qualche tempo. Sentii alcune parole uscire dalla sua bocca dirette a chiunque stesse dall'altra parte del telefono. 'Solo andata, per il ritorno si vedrà' Mi piaceva quella sensazione, sarei andata via, via da me stessa forse, ma soprattutto via da lui.

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Capitolo 3
*** The dream come true. ***


Ed in poco tempo mi trovai li, tra tanta gente pronta come noi ad andare via, chi per lavoro, chi per amore, chi per vacanza, e chi, come me, per ricominciare. Mi trovavo all'aeroporto di Manchester, appena fatto il Check-In, mi trovai davanti a quel lungo labirinto che mi avrebbe portato all'imbarco, mi girai ed ecco li, la mia famiglia, mi sarebbero mancati, eccome. Infondo se in quel momento ebbi la forza di prendere quell'aereo era grazie a loro, a ciò che mi diedero per tutta la mia infanzia fino a farmi diventare una donna. In quel momento pensai di dovergli davvero tutto. Abbracciai prima mia mamma, che si limito a sussurrarmi all'orecchio. 'Mi sembra ieri il giorno in cui dottore mi disse che sarebbe stata per la terza volta una femmina' Quelle parole in altre circostanze mi sarebbero sembrate sdolcinate, o almeno troppo per i miei gusti, ma in quella circostanza non potei che stringerla ancora di più. Salutai mio padre, nonostante non ci fosse un grande rapporto tra di noi, il suo fare distaccato mi aiutò sin da piccola ad essere forte, a dovermi guadagnare l'apprezzamento degli altri. Non disse niente, infondo ci stava male, o almeno in quel momento sperai fosse cosí. Subito dopo salutai quelle due sexy spilungone delle mie sorelle, quelle a cui -mi trovai a ricordare- ho scroccato vestiti e trucchi per sedici anni, le sorelle più belle del mondo, quando si trattava di loro, la frase 'sorelle per caso, amiche per scelta' occupava la mia testa, erano delle ottime amiche, e si, anche se sono sempre stata quella 'dura e meno sentimentale' devo ammettere che qualche lacrime scese anche a me.. ci separavano solo tre ore è vero, ma ero sicura che non le avrei viste spesso, tra un set fotografico e l'altro non avrebbero avuto tanto tempo per la loro sorellina, ma sapevo che sarei mancata ad entrambe, almeno quanto sarebbero mancate a me. Mi girai e trovai Serena e il suo dolce sorriso puntati verso di me come in segno che si fosse fatta l'ora di andare, salutai anche i suoi genitori, e dopo aver superato il labirinto infernale - tanto non capirò mai dove comincia - ci dirigemmo all'imbarco. Passato il metal detector, ci trovammo pronte ad attraversare il corridoi che ci avrebbe portato alla nostra nuova vita. Il viaggio fu tranquillo, misi semplicemente le mie cuffiette e non ascoltai niente e nessuno. Era ora di scendere dall'aereo, e fui più che contenta in quel momento, sentivo di essere pronta, non me ne sarei pentita. Vidimo subito Zia Vitt una volta uscite dall'aereoporto, ci aspettava con il suo solito sorriso impresso sulle labbra. Ero contenta di rivederla finalmente, zia Vitt si trasferì a Londra all'età di 18 anni, voleva inseguire i suoi sogni, e ci era riuscita. Ormai era manager di grande successo, che viaggiava oltre i confini dell'oceano alla scopera di paesi e culture diverse. Mi rivedevo in lei, stesso sorriso e stessi occhi, occhi di chi vuole sempre qualcosa di più. Era un grande esempio. 'Zia, non ci vediamo da troppo tempo' l'abbracciai. 'Piccola, quanto sei diventata grande e bella' - tipica frase da parente che non ti vede da tempo- 'Zia lei è Serena' 'Salve è un piacere e la vorrei ringraziare davvero per l'ospitalità' rispose educatamente la mia amica, l'avrei mandata a quel paese volto volentieri, voleva fare la brava ragazza? Questa città cambia davvero la gente? 'Non darmi del lei e non ringraziarmi mai più ' sorrise mia zia e l'abbracciò. 'Ok Vitt, allora ritiro il mio grazie ' scherzò lei abbastanza spiazzata da quel caloroso abbraccio ricevuto. Zia Vitt prese le nostre valige, e con un 'Su, Andiamo' ci spronò a raggiungere la sua macchina. L'aereoporto distava circa dieci minuti da casa 'nostra', arrivammo subito e dopo aver preso le valige scendemmo. 'Benvenute a casa' disse a modo Fester Addams mia zia. Scostai la testa in segno di disapprovazione e dopo essermi lasciata scappare un sorriso entrai. La casa era molto accogliente, una tipo da casa londinese, di una super manager piena di soldi che non avendo avuto figli e relazioni stabili, e avendo dedicato tutta la vita al lavoro si trovava ad avere ben poco, oltre alla casa e alla sua professione. Ci mostrò le nostre camere e ci fece riposare un po. Mi addormentai, erano ormai le nove di sera e la voglia di mangiare aveva deciso di snobbarmi - sta zoccola - così rimasi a letto e decisi di dormire ancora un pò, consapevole che mi sarei svegliata il mattino dopo, consapevole che proprio quel mattino tutto sarebbe cambiato, ci saremmo iscritte alla nuova scuola, e avremmo visitato per la prima volta la nostra nuova città. Mi girai nel letto e pensando - ovviamente di notte uno che fa? dorme subito? no prima pensa e ripensa alla sua vita per ore e poi forse chiude gli occhi - mi addormentai.

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