Quando la vita decide di farti un regalo.

di _Peppa
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** meet u again. ***
Capitolo 3: *** grandad. ***
Capitolo 4: *** Juliet. ***
Capitolo 5: *** GirlCode ***
Capitolo 6: *** Pisa in love. ***
Capitolo 7: *** Un nuovo inizio. ***
Capitolo 8: *** Florence. ***
Capitolo 9: *** Changed. ***
Capitolo 10: *** I'm Yours - Epilogo ***



Capitolo 1
*** Prologo ***






 
"Vorrei aver potuto fermare il tempo in quel momento e aver vissuto così per sempre."
 
21 Giugno


 
Ci sono le comitive di amici che scherzano animatamente seduti su dei teli da mare attorno a un falò. Un po' più in là c'è un Dj che trasmette le tipiche canzoni a palla del momento insieme ai ragazzi che ballano senza fine. Ci sono le coppie felici che si abbracciano e si sbaciucchiano, passeggiando alla riva. E poi c'è lei, stretta in quell'abitino da mare color azzurro cielo. Quella ragazza rimasta per troppo tempo nell'oscurità ma pronta a emergere e a cambiare per se stessa, non per gli altri, ma perché lei non riesce a vedersi più così. May, May Snubeford si trovava in quella città della sua Italia da una settimana più o meno. I suoi genitori l'avevano mandata lì per il suo diciottesimo compleanno, - proprio quel sabato, il 21 Giugno - pensando che alla loro bambina avrebbe fatto piacere cambiare aria e conoscere un po' di gente stando con sua cugina Juliet.. ma in realtà May quella settimana se ne era stata tutto il tempo a casa dei suoi zii italiani, contando i giorni che la dividevano dal suo ritorno a casa, - anche se ai suoi aveva detto il contrario - ma poi quella sera aveva deciso di uscire, giusto per far contenta sua madre che le aveva detto di andare lì, «tanto perché è il tuo diciottesimo compleanno, tesoro. »
 
Un bel giorno quelli che dicevano di essere i suoi genitori si erano presentati in camera sua con una busta bianca in mano, mentre lei stava leggendo l’ennesimo libro della saga di Fallen.
Incuriosita May aveva chiesto cos’era, e loro da bravi genitori quali sono le avevano detto che sarebbe andata in Italia dai suoi zii per il suo compleanno, con un sorriso a trentadue denti. Ma May che ci poteva fare? I biglietti erano già comprati, non voleva deludere i suoi genitori.
 
Si sedette su una sedia, aspettando che il tempo volasse. Non le andava di ballare e non conosceva nessuno. Si sentiva fuori posto, probabilmente doveva rimanere a casa dei suoi zii.
Passò lo sguardo sulle varie persone che c’erano, ‘’esaminandoli’’. Erano così gli italiani? Sembravano simpatici.
Intravide un nido. “Un attimo”, pensò la ragazza. Sforzò la vista e.. quello non era un nido. Erano dei capelli ricci. Aveva giurato di averci visto gli uccellini cinguettare, ma erano dei capelli ricci. Spostò lo sguardo più in giù.. e fu li che lo vide. Un ragazzo alto, abbastanza muscoloso, che ricambiava il suo sguardo. Il mondo doveva essersi capovolto. Nessuno mai guardava May Snubeford.. oppure si era confuso. May si guardò indietro, c’era solo lei.
Il riccio/nido sorrise. E che sorriso. La ragazza ricambiò il sorriso a labbra strette. Aveva l’apparecchio, - una cosa che odiava profondamente di lei – e si alzò verso il tavolo dei drink, ordinando qualcosa di leggero. Non voleva andare sul pesante, ricordando la prima sbronza di due mesi prima. Il ragazzo le sì avvicinò e lei si affrettò a guardare altrove ma poi girò lo sguardo verso di lui. Stavano flirtando? May non era un’esperta di queste cose, non ci sapeva per niente fare. Non era la ragazza nerd che stava sempre sui libri e non aveva mai avuto un ragazzo, - anche se a dirla tutta a volte il sabato sera preferiva starsene a casa invece che uscire.
Certe volte si sentiva sola e aveva il bisogno di conoscere qualcuno con cui condividere le proprie passioni. Non amava il rosa e il suo libro preferito era Oltre I Limiti di Katie McGarry insieme alla saga di Fallen di Lauren Kate. Certe volte si dava della nerd sfigata da sola, ma era fatta così.
 
«Ciao» le disse sorridente, il cespuglio.
«Ciao» replicò May.
«Come ti chiami?» chiede sorseggiando il suo drink. “Sicuramente alcolico, ma non ci caso caro.” Pensò invece la ragazza.
«May»
Il riccio sorrise ancora. Ma che aveva una paralisi facciale per caso?
«Io mi chiamo Harry»
«Posso chiederti una cosa?» chiede di improvviso May.
«Tutto quello che vuoi»
“Oh ma che pervertito ‘sto qui.”
«I tuoi capelli sono davvero così o usi qualche prodotto?»
Pessima battuta.
Harry sorrise ancora. «Ti piacciono?»
May trattenne il fiato e poi sorrise annuendo. «Certo»
«Comunque uso il gel a cera della Garnier, ma il segreto per farli rimanere così è aggiungerci un po’ di olio di jojoba. Non so se otterrai lo stesso effetto avendo i capelli molto più lunghi dei miei»
Ma in che guaio si era cacciata?
Sorrise ancora. «Ci proverò»
«Magari potrei insegnarti io» sguardo provocante.
Forse May si doveva solo lasciare un po’ andare.
«Volentieri»
 
 

 
 
 
 
 
 
 

ANGOLO AUTRICE.

CIAO BELLA GENTE NIALL’S HUGS E’ QUI PRESENTEEEEEEE

Okay.. no aspettate, sto perdendo la testa hahahah. Allora, eccomi qui a rintasarvi il fandom con un’altra fanfiction.. ah e voglio impegnarmi in questa perché ‘XORAX’ non riesco a continuarla ahahahahah rido.

Beh allora, inizialmente volevo chiamarla ‘Summer Love’ perché appunto parla di un amore estivo, ma poi mi è venuta una genialata assurda e l’ho chiamata così hahahah mi sento un fottuto genio. 

Sono troppo gasata perché ho troppe idee per questa fanfic e aspetto di metterle su carta.. se ci riuscirò, ovvio.
La protagonista è Birdy e amo Harry e Birdy aka May insieme, troppo. <3

Ah e poi non penso finirò mai di srivere su Harry e Birdy ma hahah. Riguardo il nome May anche a me piace molto, discutendo con una mia amica siamo giunte ad una conclusione: non sappiamo anche se il nome ‘May’ esiste hahahah ma vaby.

Okay mi dileguo, vi posto la mia ultima one shot. Spero vi piacerà, magari lasciate pure una recensione uu ci tengo.

Voglio un Niall's hug.








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Capitolo 2
*** meet u again. ***








el amor me quema, la música suena

la noche de cristal es belleza y…
Musica - Fly Project


 
23 Giugno


 
Harry e May non si sentivano da qualche giorno.
May credeva che Harry l'avesse già dimenticata e Harry pensava che lei doveva fare il primo passo, quando in principio è il contrario. Quando Harry capì che forse doveva chiamarla, pensò che fosse troppo tardi, ma per cosa poi? Si era detto “Forza e coraggio. Non hai niente da perdere, in fondo” ma poi non l’aveva più chiamata, non ne aveva il coraggio.
 
 
 
 
Quella mattina May decise che un giro in c’entro non le avrebbe fatto male.. insomma, non capitava tutti i giorni di finire in Italia, Toscana, in quel paesino chiamato ‘Marina di Massa’ – una cosa del genere, May non se ne intendeva molto.
Indossò la prima maglia a righe bianca e blu – regalata da suoi cugino Louis per il suo diciassettesimo compleanno - che trovò nell’armadio, con degli shorts in jeans e le sue amate converse bianche.
Non sapeva esattamente cosa avrebbe fatto quella mattina, ma sarebbe andata in centro, avrebbe preso un caffè e poi chi lo sa.
Sua cugina era rimasta da una sua amica, giusto perché la sera prima era andata a fare baldoria, - senza May ovviamente – e ai suoi genitori non sarebbe piaciuto assistere ai post-sbornia. Juliet ha solo sedici anni, cosa ne poteva sapere della vita lei? Non che May ne sapesse molto, la sua vita oscillava continuamente tra un ‘devo studiare’ ‘devo leggere l’ultimo libro della saga di Fallen’ e ‘Devo comprare il cd di Ed Sheeran’. Si, lei ama Ed Sheeran, la sua cotta da sempre, il suo cantante preferito, quel ragazzo dai capelli rossi che sarebbe stato sempre presente con la sua voce nelle cuffiette della ragazza, che le avrebbe fatto compagnia.
 
May era sola, dappertutto: In Italia, in Inghilterra, a Lymington, a scuola, in palestra, a casa, e forse se ne rese conto solo in quel momento.
 
Sola.
 
Si tolse subito quel pensiero dalla mente, non voleva rattristarsi proprio quel giorno che aveva deciso di uscire.
 
Come aveva precedentemente pianificato, andò a piedi in quel piccolo centro entrando nel primo bar che le capitava.
Ordinò un caffè, sedendosi al bancone, con la piccola tracolla rossa che si era portata dietro in grembo e le mani un poco tremanti che erano appoggiate sulla superficie fredda del marmo scuro.
Bevve il suo caffè tutto d’un sorso, pagando velocemente e uscendo.
Poteva cominciare a visitare il posto, -ma che c’era da visitare lì poi?- sua zia le aveva detto che se voleva visitare davvero la Toscana doveva andare in posti come Pisa o Firenze.
 Poteva andare in spiaggia, ma.. aspetta un attimo! Non aveva messo il costume.
‘Stupida, stupida, stupida’ –sussurrò a se stessa.
Poteva andare in un posto vicino tipo.. Forte dei Marmi!
Ma con quale macchina?
Il treno no, troppo scomodo.. Il bus no, troppa gente.
 
Entrò in un parco non sapendo che fare.. forse sarebbe dovuta tornare a casa. Insomma, cosa ci faceva lì? Non aveva amiche, nessuno, nemmeno sua cugina restava con lei.
 
Più infuriata che mai decise di ritornare a casa.. Forse il suo posto era quello: la casa.
Forse doveva restare a marcire per le prossime quattro settimane in quella casa che ormai da una settimana era diventata la sua tana, il suo rifugio.
Pessima idea.
Riconobbe una chioma di ricci simile a un cespuglio qualche metro più in la.
Stava parlando a telefono.
La casa degli zii di May era per quella strada, non conosceva quel paese e tanto meno strade secondarie.. ma perché cercava di scappare? Alla fine era solo Harry.. ah giusto, lei è quella timida e asociale.
Quando Harry sembrò notarla, prima la squadrò da capo a piedi – e May arrossì di colpo – poi le andò vicino con passo incerto: non era sicuro fosse lei.
Si tolse quell’apparecchio - chiamato comunemente Iphone – dall’orecchio portandoselo in tasca.
«May?»
«Harry?»
«Oh, sei tu! – tirò un sospiro di sollievo – temevo di aver fatto una figuraccia»
«Ma figurati!»
Sorrise.. ah quel sorriso.
«Scusa se non.. non ti ho chiamato più da quella volta, ho avuto troppo da fare e non ho avuto tem-.. »
«Non ti preoccupare.. non è niente di che.»
May sapeva che quella scusa era la più banale e la più usata tra la gente, ormai non ci credeva più, ma “meglio assecondarlo” si disse.
«Tutto bene?» -le chiese gentilmente Harry, cercando di essere il più normale possibile.
«Mmh.. si, al solito. Tu?»
C’era imbarazzo nell’aria, e si vedeva.
«Si» -sussurrò. - «Hai qualcosa da fare.. stamattina?» aggiunse.
 
 
 
Mezz’ora dopo Harry e May si trovavano nel parco a parlare del più e del meno.
Si erano detti com’è vivere nel loro paese, -ovvero così monotono – e come avevano convinto i loro genitori a portarli lì. Le solite cose, insomma.
May impacciata su quasi tutto, Harry un po’ insicuro.
Harry esclamò un “Che cazzo di culo che hai avuto!” alla notizia che il viaggio in Italia non è stato programmato da lei.
 
«Cantante preferito?»
May sorrise soddisfatta, - cercando di non far vedere troppo il suo apparecchio colorato: lo odia - rispondendo subito, senza pensarci due volte.
«Ed Sheeran. Tuo?»
«Robbie Williams e I Beatels.. Ma oddio, io amo Ed Sheeran! Sono andato anche a un suo concerto a Londra, è fantastico! »
May annuì ancora più soddisfatta.
«Io ancora no, ma devo convincere i miei. Tra poco ripartirà con un nuovo tour! - Harry annuì, consapevole del nuovo tour di Ed – come hai conosciuto Robbie Williams? » aggiunse.
«E’ una storia un po’ divertente – prese una pausa ridacchiando – praticamente, qualche anno fa, i miei genitori mi hanno costretto ad andare a un suo concerto, giusto perché loro sonno innamorati di Robbie e non volevano lasciarmi da solo a casa con mia sorella: sapevano che avremmo combinato dei guai.. così mi portarono con loro e a quei tempi non mi piaceva quello che oggi è come la mia ispirazione. – sorride felice a quel ricordo - Da quel concerto ho capito che bisogna prima conoscere o provare prima di fare pregiudizi.»
Mau annuì, sorridendo a labbra serrate.
«Hai ragione. E’ un continuo mai dire mai.»
 
«Suoni qualche strumento?» - chiese lui.
May annuì. Di questo può parlare liberamente, ama la musica e tutto quello che è legato ad essa.. Almeno in questo campo è informata, e non è impacciata nel parlare della musica; la musica la fa sentire a suo agio, forse è tutto quello che ha in questo momento, o almeno quello che ha da sempre. La musica è sempre stata sua amica; L’ha sempre aiutata, supportata, sopportata, confortata e chi ne ha più ne metta. Non aveva ripensamenti sulla musica: May è sicura al cento per cento che sarebbe stata sua compagna, quando nessuno c’è o nessuno c’è stato. E May sa che forse qualcuno l’ha presa per pazza ma.. che ci può fare? La musica è tutto, Ed Sheeran è tutto. Il suo mondo è fatto di solo due cose: libri e musica.
 
«Si, il pianoforte e un po’ di chitarra. Alcune volte canto anche nel gruppo di mio fratello, i Native Roses.. non sono molto famosi.. anzi non lo sono per niente, ma qualche volta ci esibiamo in un pub della nostra città. E’ elettrizzante. Tu invece? »
«Suono la chitarra e mia mamma dice che ho una bella voce..  Ti sentirò qualche volta cantare o suonare semplicemente?» -chiese ridacchiando.
«Contaci! – soffocò una risata leggera – Hai mai pensato, che so.. di fare tipo un provino per un talent show?»
Harry ci pensò su.
«Ho sempre sognato di partecipare a un provino per un talent show, ma mai niente di serio. Insomma, mi dico che ci posso provare, ma poi ritiro subito le mie parole capendo che ho una possibilità su un milione con tutti i ragazzi che provano.. non mi va di ricevere altre illusioni o peggio, delusioni.»
«Tutti riceviamo illusioni e delusioni, Harry. Provare non costa nulla, in fondo che hai da perdere? Almeno puoi dire di averci provato»
Harry annuì convinto delle parole sagge di May.
Lui si sentiva davvero bene con May. Lei è così semplice e ci può parlare tranquillamente. Ti ascolta e poi dice la sua, è quel tipo di persona che – anche se non la calcola quasi nessuno e lei non lo da a vedere– è in grado di confortarti nel meglio.
«Tu, invece? Ci hai mai pensato?»
May come da copione ci pensò su.
«Sinceramente no, non ho mai pensato di esibirmi davanti a milioni di persone o quel che siano.. Sono più abituata ad esibirmi di fronte a una decina di gente, mi trovo meglio, non riesco a espormi più di tanto, ma no, non ci ho mai pensato e non penso ci penserò. Per quanto ami il piano preferisco restarmene da sola a cantare canzoni tipiche o dei miei cantanti preferiti. Ti sei mai chiesto come fanno quelle celebrità famosissime, tipo Rihanna o Bruno Mars, ad esibirsi di fronte a tutta quella gente? Io non ci riuscirei, di sicuro.»
«Credo che loro hanno affrontato la timidezza e la paura di sbagliare, come dovresti fare tu.»
«Hey! Anche tu dovresti farlo!»
Harry scoppiò a ridere, May scoppiò a vivere. Quella risata era così piena di allegria, era davvero troppo contagiosa. Le piaceva davvero molto, forse sarebbe diventata la sua melodia  preferita.


 
 
 
 
 
 
 
 






ANGOLO SCRITTRICE.
 
HEY BELLA GENTE LITTLE THINGS E’ QUI PRESENTEEE
Okay cominciamo. Questo capitolo non è granchè, non fa vedere molto, penso sia di passaggio ma è comunque fondamentale per la storia.. (si insomma, qui c’è il loro incontro!). Harry e May si conoscono di più scoprendo il loro amore per la musica. Scoprono cosa amano fare, cosa fanno quotidianamente quando non sono in vacanza ecc..
Scusate se alcune parti non le ho controllate ma il capitolo mi sembrava un po' corto (e penso lo sia anche ora) e ce le ho aggiunte all'improvviso senza controllare.. se ci sono eventuale errori, scusatemi.
Magari, voi lettrici più esperte, datemi qualche consiglio per migliorare.. no perchè faccio pena HAHAHAH

Mi immagino May come una di quelle ragazze all’inizio timide e impacciate ma poi quando ci prendi confidenza diventa una macchina che spara parole e cazzate continue – proprio come me.
May è davvero una ragazza adorabile, ma col tempo scoprirete anche i suoi difetti.. per quanto possa essere esteticamente perfetta non lo è hahaha (ovviamente nel senso che come tutti il suo carattere non è perfetto.. e diciamocelo, esteticamente è bellissima!)
Non so se farò comparire i ragazzi nella storia, sono ancora indecisa..
Ho già organizzato i capitoli, in tutto dovrebbero essere o 10 o meno di 10. (niente confermato eh!)
Ho pensato anche a un seguito.. ma niente di confermato!
Okay diciamo che la storia è davvero qualcosa inventato all’una di notte durante le vacanze di Natale (perché si, ho scritto il prologo a l’una di notte nelle note del telefono, giusto perché non avevo niente da fare)
Un grazie infinitissimo va a Walls per in banner. Ti aggiungerò alla lista delle persone che sono la mia salvezza.. grazie ancora per il banner, è fantastico!
Ho creato un profilo facebook, se volete aggiungetemi :)
 
Mi dileguo, credo di aver detto tutto.. Mi raccomando, recensite please e fatemi sapere cosa ne pensate.. se avete qualche dubbio ditemelo :) ciauuuuuuuuuu
 
Voglio un Niall’s hug.



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Capitolo 3
*** grandad. ***






Don’t you worry

‘Cause everythings gonna be alright.
Justin Bieber – Be Alright.
 
 
 
25 Giugno
 
May aspettava impaziente quella chiamata che Harry le aveva garantito; non sapeva il vero perché ci tenesse così tanto ma.. con Harry si sentiva così fottutamente bene! Non era il tipo di ragazza che socializzava facilmente, non aveva mai avuto ragazzi – forse uno all’asilo -  e la sua unica cotta è sempre stata Ed Sheeran e Brian Williams del penultimo anno, quando lei era in prima superiore – e forse William Arthur Berten al secondo anno di asilo.
 
Sentì la vibrazione del suo telefono, e per un momento cominciò a perdere battiti.. ma quando lesse il nome del mittente il suo respiro tornò regolare e il mondo a girare nel verso giusto. Cosa poteva aspettarsi? Sua madre.
 
 
«Mammina carissima» -pronunciò queste parole con un tono così pieno di entusiasmo che nemmeno l’ottimismo di Lana Del Rey l’avrebbe superata.

«Figliolotta!» - Figliolotta? 
«Su mamma, cosa mi devi dire?»
«Io? No, no, niente.. Piuttosto come va lì in Italia? Hai conosciuto nuova gente? Hai visitato altri posti?»
Hai conosciuto nuova gente?
Ma da quando sua madre si preoccupava della sua vita privata? Insomma.. non che avesse un brutto rapporto con lei, ma non le aveva mai accennato roba così.. intima, se si può definire in questo modo.
«No, mamma.. A parte la ragazza della guida turistica no, nessuno. Però ho visitato.. F-Firenze! Si Firenze!» - mentì.
«Ah.. con Juliet?»
May ci pensò un po’ su.. è il caso di dirle cosa Juliet ha fatto in questa settimana? ..Meglio pararle il culo.
Pronunciò un «Si» incerto.
«Mi fa piacere.. ah, May, c’è una cosa che devi sapere..»
Lo sapeva, ne era certa! Conosceva troppo sua madre.
«Avanti mamma, dimmi»
Passarono alcuni secondi che a May parvero più che infiniti.
Il fiato sospeso, cominciarono a sudarle le mani, ma che le stava succedendo? Mica è qualcosa di brutto?
«Vedi May… nonno Robert ha avuto un malore.. è in ospedale. I medici dicono che non è in pericolo di vita ma mai qualcosa è certo. Puoi restare in Italia fin quando le cose non migliorano, in tal caso, se dovesse peggiorare la situazione, la decisione di tornare qui spetta a te.»
May rimase davvero con fiato sospeso. Non sa che dire, perdere suo nonno è l’unica cosa che in questo momento non vuole. E’ troppo legata a nonno Robert. Con lui ci ha passato i momenti migliori della sua vita. Gli vuole troppo bene per lasciarlo ora.
«May? Ci sei ancora? Ascolta, stai tranquilla, ripeto, i medici hanno detto che non è in pericolo di vita. Stanno ancora cercando di capire cosa è successo al nonno, non se lo spiegano, è successo tutto troppo all’improvviso.. – la voce di sua madre cominciava a spezzarsi e farsi man mano più debole. Strano, di solito è lei quella che è sempre tranquilla e mantiene la calma. – erano circa le tre di notte, o meglio, le tre di mattina. Sai che ho il sonno troppo leggero e sentivo degli urli, per quanto tuo nonno riuscisse ad urlare, e così mi sono alzata svegliando di colpo anche papà. Sono corsa nella camera di Robert e lì ho capito che un’aspirina non avrebbe calmato niente, così ho chiamato l’ambulanza. Ci sono varie possibilità, i medici hanno detto che si tratta dell’apparato digerente ma niente confermato. May, tuo nonno in fondo ha già settantasette anni, ha fatto una bella vita e conosciuto le sue nipoti e soprattutto te.  Non vorrebbe vederti triste, lo sai, quindi goditi la tua vacanza in Italia fin quando puoi.» - ed ora May era sicura che sua madre stava per piangere.
«M-mamma.. posso staccare? Vorrei riflettere»
«Certo May. Ci sentiamo, e ricorda: il nonno ti vuole sempre bene» - la voce spezzata ancora dal pianto.
 
Ma perché  ora che la vita di May stava prendendo una buona piega deve succedere qualcosa di brutto? Non bastava che non avesse veri amici, una cugina che quelle poche volte che la vedeva non restava con lei, dei genitori che non la capivano per quanto negli anni si fosse chiusa in sé stessa? Ora anche suo nonno doveva lasciarla?
 
May è sicurissima delle parole di sua madre, sa che suo nonno le vuole e le vorrà sempre bene.. che ha fatto una bella vita.. che tutto.
Però, come ci si può capacitare che forse sta perdendo la persona che le vuole più bene?
 
 
 
«Non tornare troppo tardi, passerotto. Mi mancherai»
Robert accennò un sorriso su quel volto rugato e quell’espressione di chi ne ha passate tante e ne sa molto della vita.
«Non lo farò nonno, mi mancherai anche tu» - e lei con quell’espressione quasi triste, abbracciò suo nonno per l’ultima volta.
Le sarebbe mancato, ne era certa, ma in fondo quella vacanza sarebbe passato subito.. giusto?
«E salutami gli zii!»
 
 
May si avvicinò al suo letto, poggiandoci il cellulare sopra e sedendosi ai piedi di esso.
E quindi deve essere sempre lei quella sfigata e con una vita di merda?
 
«Sono a casa!» - sentì queste parole che ovattate giunsero alle sue orecchie.. Probabilmente era Juliet.
May si alzò cercando di ricomporsi al meglio.
Sentì dei passi farsi sempre più vicini e la porta lentamente aprirsi.
«Oh, ciao May.»
«Ciao Juls»
 
May sentì di nuovo il suo telefono vibrare e sperò davvero fosse sua madre, almeno per saperne ancora qualcosa in più, così accettò la chiamata senza vedere il mittente.
 
«May?»
Oh merda.
«Harry»
«E’ successo qualcosa? Sembri un po’ triste.»
‘’Si che è successo qualcosa Harry. Mio nonno si trova in ospedale e i medici dicono che non è niente di grave ma ho il presentimento che lo sia e non voglio perdere la persona che mi ha insegnato qualcosa della vita.’’
«No,no, tutto.. va tutto bene.»
«Lo spero. – Harry prese un leggero sospiro di incoraggiamento – cosa hai da fare oggi?»
May ci pensò su. Quel pomeriggio non aveva niente da fare, ma non era sicura di andare con Harry da qualche parte, troppo presa a pensare alla salute di suo nonno.. o forse distrarsi un po’ l’avrebbe aiutata?
 
«No, non ho programmato niente»
«Ah bene.. allora preparati, tra un’ora ai giardini! Se ti va eh»
Passarono dei secondi in totale silenzio.
«Va bene» - esclamò giusto con quell’entusiasmo che serviva per darla a bere ad Harry.
 
Si preparò velocemente, togliendosi la tuta sgualcita che indossava e fasciandosi nell’ennesimo pantaloncino, questa volta celeste, con una camicia a fiori.. Lei ama le camicie a fiori.
L’orologio segnava le 10.15.
 
Circa un’ora dopo May aspettava su una panchina di quel parco.. e se Harry le voleva dare buca? In fondo non lo conosceva, poteva aspettarsi di tutto da un ragazzo come lui.. i maschi, capirli.
 
Dieci minuti dopo arrivò un Harry affannato avvolto anch’esso in una camicia, arrotolata fino a metà braccio,  ma questa era a scacchi blu, con i soliti pantaloni attillati e le converse bianche.
 
«Scusa per il ritardo May, ho avuto un contrattempo! Ma devo portarti in un posto, muoviamoci!»
«Ciao Harry, anche io sono felice di vederti!» - esclamò queste parole con un’ironia e comicità che nemmeno Pintus l’avrebbe superata.. o quasi.
Harry sorrise, allargando le braccia muscolose e avvolgendo May in un abbraccio.
E lei si sentì così protetta da quelle braccia.. si sentì così al sicuro che per un momento si dimenticò di tutto: dei suoi problemi, dei suoi zii, dei suoi genitori, di suoi fratello e la sua band, del pianoforte che l’aspettava a casa, della sua vita, di suo nonno.
Quel pensiero le pervase la mente, - come faceva ancora da ben 2 ore circa – e cercò di provare a non pensarci, non riuscendoci.
 
Un quarto d’ora dopo i due si trovavano in una spiaggia, poco più lontano dal ‘Marina di Massa’ – May non riusciva ancora a capire come si chiamasse quel paese .
Quando scesero dal pullman May sentì subito l’aria fresca del mare e il sole che splendeva alto su di lei.
May credeva di aver già visto quel posto, ma non si ricordava quando, come e con chi.
Ci era stata già qualche volta in Italia, con la sua famiglia, aveva visitato davvero pochi posti e forse per questo i suoi avevano programmato quella vacanza.
I due ragazzi si avvicinarono agli scogli, togliendosi le scarpe scomode e rimanendo così scalzi.
Harry sentì sin da subito i granelli minuscoli di sabbia che gli solleticavano i piedi, ‘’una sensazione bellissima’’ diceva lui.
 
«Sai, questo è uno dei posti che davvero avrei voluto vedere.. e magari condividere con qualcuno.» - disse Harry con fare un poco impacciato. Si stava aprendo poco alla volta con quella ragazza dai modi di fare goffi e impacciati, con quella ragazza che da quando l’aveva vista per la prima volta aveva già capito la timidezza che arricchiva gran parte del suo essere, e questo la rendeva ancora più adorabile.
«E’ davvero bello qui. Ho un ricordo vago di un posto come questo.. credo di esserci già stata ma forse.. non lo so, forse mi sto solo confondendo» commentò poi May, fissando il mare limpido.
Si arrampicarono su molti scogli cercando di non cadere, aiutandosi a vicenda, e quando le loro mani si sfiorarono May sentì qualcosa all’altezza dello stomaco. Le così dette ‘’farfalle allo stomaco’’? «che qualcuno mi passi un’insetticida» pensò la ragazza.
Arrivarono ad un punto indefinito degli scogli che dava sul mare. Da lì si poteva osservare per bene ogni particolare di quel posto: dal mare limpido alla boa che divideva la parte più pericolosa del mare, dal chiosco che si trovava sulla spiaggia al molo che comprendeva un piccolo ponte.
May cercò di osservarlo meglio: si accese qualcosa nella sua mente e lottò finchè non riuscì a ricacciare indietro le lacrime che minacciavano di volersi espandere per il suo viso e un groppo le si formò in gola.
Aveva riconosciuto quel posto.
Quanto tempo che era passato? Forse tre, quattro anni..
«Va tutto bene?» - le chiese ad un tratto Harry.
May poteva confidarsi con lui? Dirgli cosa le stava succedendo in quel momento?
Ma si dai, in fondo quando l’avrebbe più rivisto? Sarebbe stato solo il ragazzo conosciuto in vacanza e lui per lei sarebbe stata l’ennesima ragazza da rimorchiare.
O forse no?
In qualunque caso, May decise di raccontargli qualcosa, scuotendo leggermente la testa dando una risposta alla domanda che il ragazzo le aveva fatto prima.
«Che succede?»
May si girò verso il molo.
«Ti ricordi quando prima.. quando prima ti ho detto che avevo come la sensazione di esserci già stata qui’»
Lui annuì.
«Ecco, vedi quel molo laggiù? – May indicò il molo ed Harry annuì di nuovo, aspettando curioso e impaziente la risposta di May.- circa tre o quattro anni fa ci sono stata, lì, con una persona davvero troppo cara a me.. mio nonno. Mio nonno che ora si trova in un letto di ospedale per chissà quale motivo all’apparato digerente. Harry, mi puoi spiegare una cosa?»
«Posso provarci. Cosa?»
«Perché le persone a cui vogliamo più bene se ne devono andare?  - ora May guardava Harry negli occhi con una profondità che nemmeno l’Oceano Pacifico poteva superarla - Non basta che la vita sia così ingiusta per molti? Anche scomparire dalla vita di qualcuno deve essere così complicato? Perché le persone che stanno sempre in silenzio sono quelle che soffrono di più, eh?» - una piccola lacrima fuoriuscì dall’occhio destro di May, sfuggendo al suo controllo. E così si lasciò andare.
Harry, intenerito da quella scena, abbracciò May di scatto, sussurrandole parole all’orecchio di conforto, tra cui un ‘«Tutti se ne vanno prima o poi. Chi per un motivo chi per un altro.. ma tu hai voluto bene a tuo nonno? Glielo hai dimostrato? E allora non piangerti addosso. Hai detto che sta in un letto di ospedale, quindi ancora non è morto e quindi ci sono varie possibilità che si salvi.. perché farne una tragedia? Hai ancora tutta una vita davanti. Pensa che tuo nonno non vorrebbe vederti così triste, no? Secondo te tuo nonno vorrebbe vederti piangere? Personalmente non lo vorrei. Le persone devono sorridere, anche se può caderti il mondo addosso, sorridi, perché la vita è bella e tu devi essere forte.. per gli altri e per te stessa.»
May disciolse di poco quell’abbraccio, giusto il tempo di guardare ancora una volta Harry negli occhi.
 
«Grazie Harry. Sei davvero.. un amico.»
 
 
E in quel momento May si rese davvero conto che la vita poteva sorriderle ancora: niente più rimpianti o altro, niente più lacrime, e anche se era stanca di sorridere sempre, doveva continuare ad essere forte e credere in sé stessa. 



























 
ANGOLO AUTRICE.
 

Non mi aspettavate così presto eh? Haha rido.
In questo capitolo c’è molto di me.. diciamo solo che la situazione del nonno di May mi è venuta in mente pensando al mio.. ma niente di così uguale haha.. okay parliamo del capitolo, non di me.
Sono davvero fiera di questo perché mi piace il fatto di come Hazza consola May, li amo insieme e li shipperò per sempre hahaha e chi mi conosce sa quanto io amo quei due.. e amate anche me per la gif che ho postato sotto u.u
 Vi ricordo che ho creato un
profilo facebook
 c':
Non c’è molto da dire credo.. fatemi sapere voi :) 
 
ALLA PROSSIMAAAAAA!
 
Niall’s hugs.











  







 

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Capitolo 4
*** Juliet. ***











 
And I’ll squeeze into a dress
So I can be like you
And then I’ll see your bitterness

Be Like You – Ed Sheeran
 
 
27 Giugno
 
 
Harry se ne stava da solo, nel suo letto morbido di quell’hotel di cui non ricordava nemmeno il nome, troppo preso a fissare costantemente il soffitto.
Pensava un po’ a tutto: ai suoi genitori a casa, a sua sorella, ai suoi amici, qualcuno a Holmes Chapel e qualcuno in qualche parte del mondo, giusto perché non sono andati in vacanza insieme.
Poi si ritrovò a pensare a May: quella ragazza è così.. così.. non riesce a trovare un aggettivo adatto a lei.
Innocente?  No, per quanto timida e impacciata possa essere non è innocente.
Nessuno è innocente.
Harry la pensa così.
Gli piace passare del tempo con lei, lei è così semplice; l’ha notato da subito il suo imbarazzo, ma comunque dopo poco si è trovata a suo agio,  fortunatamente.. O almeno Harry crede così.
Sono le nove di mattina, un po’ presto per Harry, ma decide comunque di alzarsi.
Si veste velocemente e scende di sotto. ‘’Prima mangio e prima ritorno a letto.’’
 
Più tardi Harry si stava rotolando di nuovo nel suo letto, nel vano tentativo di riprendere sonno.
Non ci riesce e si rialza: non sa che fare per questa giornata. Vaga nella stanza alla ricerca di qualcosa, ma niente.
Non si è mai annoiato così tanto in vita sua.. eppure si trova in Italia.
Perlustra con lo sguardo la stanza: il suo cellulare!
Lo prende e controlla se qualcuno si fosse assicurato che lui è ancora vivo.
Una chiamata persa.
Se è sua madre questa non fila liscia.
Controlla e tira un sospiro di sollievo: è solo May.
Un attimo.. May?
Decide di richiamarla subito.
 
«Pronto?»
Non è la sua voce.
«Emh.. Pronto, May?»
«Oh, non sapevo che May avesse già un ragazzo – sussurrò questa – non sono May.. ora non è in casa, posso lasciare un messaggio da parte tua? Ha dimenticato il cellulare qui»
«Emh.. no, va bene così, richiamo io dopo»
 
Harry stacca la chiamata. Chi può essere? Beh, non di certo il suo ragazzo.. a meno che May non sia lesbica.
Si tolse quel pensiero dalla testa: May sembra tutto tranne che lesbica.
 
 
Dall’altra parte della città, in casa Bianchi, c’è Juliet che se ne sta sulla poltrona della camera degli ospiti – cercando di dipingersi le unghie con un rosso acceso con quel nuovo smalto della Kiko che si era regalata da sola per il suo compleanno -  insieme a May che invece si sta asciugando i capelli.
Juliet non sa se deve dirle o no della chiamata a cui ha risposto oggi, mentre sua cugina se ne stava sotto la doccia. Non le piace  il fatto che ha un ragazzo, - non perché si sente protettiva nei suoi confronti eh – e poi ci deve essere un motivo per cui ha detto al ragazzo che May non era in casa.
Juliet. Esiste solo lei. Juliet e il suo carattere possessivo ed egoista. Juliet è una di quelle ragazze che per avere sedici anni crede davvero di sapere tutto della vita, forse per questo ha il suo particolare caratterino.
Juliet preferisce la discoteca ai film romantici il sabato sera, a differenza di May.
Juliet preferisce guardare i film horror invece che leggere un libro di Nicholas Sparks, a differenza di May.
Sono molto diverse le due cugine, ma stranamente riescono a stare in una stanza senza uccidersi.
 
Dopo dieci minuti buoni Juliet ha preso una decisione: non dice niente a May, “Il ragazzo richiamerà se vuole sentirla davvero” così si è detta.
E quindi un’ora più tardi, verso le due del pomeriggio, May riceve una chiamata.
Hazza. Così ha deciso di segnarlo, gli piace questo nomignolo.
«Pronto?» - la felicità nella voce della ragazza.
«Hey.. May? Sei tu vero?» - l’incertezza nella voce del ragazzo.
«Oh, ovvio che sono io. Chi potrei essere? » ridacchia leggermente.
«Ah, no niente.. scusami» un sorriso.
«Allora.. perché mi hai chiamato stamattina?» - riprende.
May arrossisce di colpo, anche sapendo che non può vederla. “Meglio” si ripete mentalmente.
«Emh.. diciamo che.. ho visto un lido, per il mare sia.. mi pare si chiami Bagno Paradiso.. una cosa del genere e..»
Si blocca di colpo imbarazzata al massimo. Non ha mai chiesto ad un ragazzo una cosa del genere, tutto nuovo per lei.
«E..?»
«Volevo chiederti se volevi venire con me lì.. sai al lido. Non mi va di andarci da sola, mia cugina di sicuro non viene con me»
Harry sorride come un ebete di fronte al telefono.
«Tra mezz’ora ai giardini. Mettiti anche il costume! A dopo May»
«A dopo Harry»
Così chiude la chiamata con un sorriso.
Ringrazia mentalmente Harry per aver preso le redini della situazione: lei non ci sarebbe riuscita sicuramente. E’ una nuova esperienza la sua, non sa come comportarsi.. e in un certo senso si fida di Harry. Non completamente, lo conosce da poco, ma si fida.
E se poi avesse rifiutato? Un altro guaio su cui ci avrebbe rimuginato leggendo – rileggendo – Passion, terzo libro della saga di Fallen.
«Dove vai?» May sente quella voce che improvvisamente è diventata così irritante e stridula.
Juliet.
«A fare un giro, al mare»
«Con chi?» leggermente invadente.
A Juliet non è mai fregato di May, questo lei lo sa, quindi.. perché glielo chiede?
May abbassa di colpo lo sguardo sulla sua borsa da mare, sentendo le guance accaldarsi.
«Un mio amico»
«Oh.. Hazza?»
La ragazza alza di scatto il capo. La sua espressione muta da imbarazzata a sorpresa.
«Harry. Vado con Harry»
«Oh, tranquilla, ci sarò anche io»
E con questo Juliet se ne uscì, ma non prima di fare un occhiolino a sua cugina.
Che l’inferno abbia inizio.
 
 
Nell’hotel ‘La Bussola’, c’è Harry che si affretta a darsi una veloce sciacquata e prendere un costume.
E’ eccitato all’idea di vedere May. Non prova proprio.. attrazione per lei, ma sa che è una buona amica.
Davvero una buona amica.
Quindi, come previsto, mezz’ora più tardi i due si incontrano ai giardini. O meglio.. i tre.
Harry comincia ad essere imbarazzato. Chi è quella ragazza? Che ci fa qui? E se è quella con cui ha parlato questa mattina?
Troppe domande senza risposta
«Ciao Har-» comincia May, ma viene subito bloccata dalla voce squillante di Juliet.
«Piacere, Juliet! Tu sei Harry vero?» - Juliet squadra da capo a piedi Harry. Il suo sguardo su di lui non promette nulla di buono.
Harry annuisce in imbarazzo e Juliet incastra le loro braccia.
«Oh, abbiamo molte cose da dirci. Sono la cugina di May, - la voce in un sussurro - è con me che hai parlato stamani»
Harry spalanca gli occhi.
«Su, andiamo!» - la voce di Juliet riesce ancora più fastidiosa e squillante.. come un’oca in calore.
May lo sapeva: portarsi dietro Juliet non porta mai niente di buono.
 
 
 
 


 
ANGOLO AUTRICE.

Hey hey heeey.
Rieccomi qui! Scusate per il leggero ritardo uuh
Qui vediamo l’entrata di Juliet hahah (la schifo a morte) e ho voluto lasciare un po’ così il capitolo per suspance(?)scoprirete altro nel prossimo capitolo. . e non smetterò mai di menzionare la saga di Fallen, la amo! haha
Ho anche cambiato il posto(?) del testo lol
Juliet me la immagino come Kendall Jenner..
Non ho niente contro Kendall, sia chiaro eh! (anche se al posto suo dovrebbero frequentarsi Birdy ed Harry hahah)
Ho revisionato gli altri capitoli e.. ho scoperto di fare parecchi errori con i tempi e i verbi :c
Quindi ho deciso che non scriverò per qualche giorno, così correggo gli altri, che è meglio.
Non so che dire, ditemi qualcosa voi lol
A presto,
Niall’s hugs. xxxxxxXxxXx (alla tipo Danielle Peazer)


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Capitolo 5
*** GirlCode ***


 
 





 
Juliet ed Harry parlavano di continuo e May, - dietro di loro – non ce la faceva più. Era estenuante: non riusciva più a sopportare la continua voce stridula di Juliet e in continui ‘umh’ di Harry.
Non sapendo cosa fare, per tutto il tragitto aveva osservato le spalle di Harry. Erano grandi e forti.
Quindi, erano arrivati a questo benedettissimo Bagno Paradiso e, dopo aver parlottato col proprietario e pagato un posto per un giorno, si erano recati all’ombrellone assegnato.
C’erano due lettini e una sedia: May corse alla sedia. Preferiva leggere un buon libro all’ombra – anche se aveva optato per una rivista - che stare come un hamburger di Homer Simpson al sole. Le piace la luce che accarezza la pelle, ma non le piaceva essere uno wustel bruciacchiato – non per questo era una mozzarella di bufala, (ma non era grassa eh).
Non avendo scelta, Harry si stese sul lettino rimanendo però un po’ all’ombra.
Juliet spostò il lettino al sole, togliendosi gli indumenti e restando in bikini, inforcando gli occhiali da sole.
May invidiava il suo corpo: quelle belle curve, al punto giusto, e la pelle sempre liscia e perfetta. Davvero non sapeva come faceva Juliet, mangiava insalata senza condimento? May non avrebbe mai rinunciato alla sua pizza con panna e prosciutto.
May rovistava nella sua rivista in cerca di qualcosa di interessante.
Ragazze, istruzioni per l’uso!
Un articolo su quella serie di MTV. Non l’aveva mai vista, ma aveva imparato a memoria parte del promo.
Il vino ti fa ubriacare e la tequila ti fa restare incinta.
Parlava la ragazza bionda questa volta: sicuramente doveva essere qualcosa che aveva detto nel programma.
«Una volta ero in piscina con i miei amici e con un ragazzo che a quei tempi mi piaceva. Era bruttino ma aveva il fisico di un dio greco! Beh, dicevo, allora non sapevo che fare per attirare la sua attenzione. Se non ricordo male, gli altri giocavano a carte in un tavolino e io me ne stavo sul lettino vicino a loro con la musica nelle orecchie a rilassarmi insieme ad una mia amica che completava un cruciverba. Comunque, mi si accese qualcosa nella testa e rimasi in bikini, così dissi ai miei amici al tavolo ‘Vado a fare un tuffo, qualcuno che viene con me?’ guardando con uno sguardo da maniaca quel ragazzo.. Ha funzionato! Venne con me e poi a fine giornata ha avuto il dessert»
Anche nella testa di May si accese qualcosa. No, non avrebbe scopato con Harry a fine giornata eh!
Passarono dieci minuti di assoluto silenzio, - strano, Juliet non era mai così silenziosa, soprattutto in presenza di un ragazzo bello come Harry – e May, stufa di quella situazione, si alzò, togliendosi il vestito che indossava, restando in costume.
«Vado a fare un tuffo» annunciò sotto lo sguardo quasi omicida di Juliet e quello sbalordito di Harry.
La ragazza si allontanò sperando che Harry la raggiungesse.
Arrivò il riva al mare, ma niente, non era ancora arrivato.
Dopo cinque minuti si stancò – di nuovo – e tornò al lido.
Juliet la guardava con stranezza. Non era per niente bagnata.
«Sicura di aver fatto il bagno, May?»
Eccola che ritorna a starnazzare. – pensò la cugina.
«Era fredda» la liquidò così.
Harry se ne stava zitto tenendo lo sguardo fisso in un punto di fronte a sé.
Alla bionda di Ragazze, istruzioni per l’uso! Questa tecnica è funzionata, perché a lei no? E’ poco attraente? Oppure non aveva lo stesso sguardo di quella ragazza? O perché dopo aver detto che andava a fare un tuffo non aveva aggiunto il chi viene con me?
Ritornò al suo posto rimettendo il vestito, raccattando le sue cose e prendendo la borsa da mare.
«Ritorno a casa. Juliet?»
La ragazza si girò, spostando gli occhiali sul naso e squadrando la cugina, poi scuotendo la testa.
«Bene» - sussurrò.
Si allontanò, fermandosi all’uscita del lido.
Forse se convinceva i genitori a rimandare il viaggio in Italia sarebbe stato meglio.
Quella giornata l’aveva pianificata per bene, ma la stronza di sua cugina rovinava sempre tutto.. o forse era lei? May in quel momento era in cerca di attenzioni, di qualcuno che la notasse; non di qualcuno che accettasse di passare del tempo con lei finendo per parlare con quel diavolo aka Juliet.
Era incazzata. Perché Juliet si e lei no? A May piaceva essere notata ma non fissata; un po’ come la musica alta ma non la confusione.
 
«May!» - udì una voce dietro.
«Che c’è?» disse senza nemmeno voltarsi, sapendo chi fosse che l’aveva chiamata.
«Perché te ne sei andata?» - ora la voce era affannata e molto più vicina.
May si voltò incontrando quelle iridi verdi che la stavano facendo impazzire da un po’.
«Non lo so»
«So che sai che io so che tu sai che stai mentendo»
May lo guardò sbalordita.
«Ma che cazzo.. che hai detto?» May scoppia a ridere seguita da Harry.
«Oh avanti, hai capito no? Tu sai che stai mentendo»
Erano a un palmo di mano, vicinissimi.
Harry sorrise mentre May si avvicinava di più.
«L’ultimo che ritorna dentro balla la conga mentre si piastra i capelli!» annunciò sotto voce, ridendo, il riccio.
E May, imbarazzatissima, lo seguì lentamente dentro. Avrebbe scontato la pena di ballare la conga e piastrarsi i capelli, mente elaborava cosa era appena successo.



ANGOLO AUTRICE.

Hey hey heeeeey. Eccomi qui dopo due settimane e qualche giorno yeye.
Mmmh vediamo qui May che decide di seguire i consigli di quel programma svitato Ragazze, istruzioni per l’uso!
Ho inventato io quello che c’era scritto nell’articolo, poiché non sapevo che inventarmi haha. Mi scuso per il ritardo, ma non avevo ispirazione e poi ho per sbaglio cancellato la lista che avevo fatto dei capitoli per cui ho provato a riscriverla – tre volte – quindi so la fine della storia ma non il processo dei capitoli.
Anche se fa un po’ schifo il capitolo e l’ho scritto col mal di pancia, lasciate una recensione e ditemi cosa ne pensate!
E per il compleanno di Harry avevo fatto una os in cui parlava May, restando nel tema di questa FF! Se volete leggerla, dovete solo cliccare sul banner qui sotto!
Voglio un Niall’s huuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuuug!
E ricordo ancora il mio profilo
Facebook. Ciauzz

 
 


 
 
 

 

 

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Capitolo 6
*** Pisa in love. ***









Oh my my, my my, oh give me love.
 




May girò per la terza volta cercando di convincersi che quello che aveva scelto le stava bene.
Aveva un look molto casual: per quel giorno Harry l’aveva chiamata e le aveva esplicitamente detto di vestirsi normalmente perché l’avrebbe portata in un posto.
Ovviamente May fece così, ma aveva sempre dei ripensamenti.
La maglia era aveva un colore troppo pesca? Le stava bene? La faceva ingrassare? Era troppo per quella stagione? E i pantaloncini? Troppo corti? Troppo lunghi?
Non ci pensò più e si spostò verso la borsa del trucco, prendendo l’eyeliner.
Indecisa come sempre, prese anche la matita blu.
La matita blu o l’eyeliner?
Una sbadata come lei avrebbe optato per la matita, dato che l’eyeliner era troppo difficile da mettere, ma competitiva scelse l’eyeliner. In caso, si sarebbe struccata – dopo essersi conciata come un panda.
Juliet lo sapeva mettere, ma di sicuro non avrebbe chiesto a lei.
Si era comportata da perfetta stronza quale era, al lido, l’altro giorno, e sicuramente – dopo la mini ramanzina tipica di Juls – May  non le avrebbe rivolto la parola se non per il buongiorno e la buonasera.
Parli del diavolo e spuntano le corna.
Juliet entrò con disinvoltura e sicurezza nella stanza.
Dedicò un’occhiata veloce alla cugina, e poi «Devi uscire?»
May annuì leggermente, troppo concentrata a non fare sbavature con l’eyeliner.
«Mmh.. fammi indovinare.. Hazza?»
La ragazza smise di fare quello che stava facendo, voltandosi verso la cugina. L’avrebbe affrontata, ora o mai più.
«Sì – rispose con finta sicurezza – qualche problema? Illuminami.»
Diede in tutta risposta, alzando la testa, raccogliendo quel poco coraggio che aveva.
«No.. solo che non mi sembri la ragazza adatta – ecco che comincia a fare l’oca e a idolatrarsi da sola – sai.. ci ho riflettuto. Dovrei esserci io al tuo posto. Sai, il mare, il sole, l’Italia, l’essere inglese e fare colpo su un ragazzo come Harry. Io so di essere bella e avere un bel faccino e un bel corpo, sono bella e lo so. So anche che tutte vogliono essere come me, ma sai una cosa? – e ora alza la voce - Sono fiera di me stessa, ma mi sono stufata di fare colpo solo sui ragazzi stronzi e approfittatori. Dovrei esserci io al tuo posto, io me lo merito! Dopo tutto quello che ho passato, che passo!»
May diventò rossa dalla rabbia.
«Ma secondo te è bello stare sempre a casa a leggere libri e vedere film scadenti? A non essere calcolata dal più figo della scuola? Mi piace stare a casa e leggere, ma anche io mi sono stufata! Amo i libri e le vere storie d’amore, sono venuta in Italia per caso come per caso ho incontrato Harry. Non credo di aver fatto niente di male nella mia vita, non ho ucciso nessuno tantomeno rovinato la vita a una persona. Sono solo May Snubeford, e ho solo conosciuto un ragazzo! Quale cazzo è il tuo problema! Non sai fare colpo su un ragazzo decente? Per questo dici di non meritare ciò che passi? E’ solo colpa tua se non sai fare la brava ragazza! Sei quello che ti sei creata, io di certo non ti ho fatto diventare così! Quindi, ora, lasciami in pace e per favore, cerca di non interferire nella mia vita!» - e queste parole uscirono fuori così, di colpo, senza calma, velocemente e con rabbia e la voce che non ce la faceva più per quanto era alta, sputate da quella ragazza che ormai voleva un po’ di felicità e della giustizia.
Juliet, all’udire quelle parole, se ne scappò quasi con le lacrime agli occhi. Era ciò che si era creata lei, non poteva farci niente, e per la prima volta fu così sconfitta, da andarsene.
Un po’ May si sentiva in colpa, ma Juliet se lo meritava.
Ritornò a mettere l’eyeliner ma ci rinunciò. La matita blu andava bene.
Sentì la sveglia del telefono e decise che era tempo di andare ai giardini per incontrare Harry. Erano le undici di mattina.
 
 
Harry, da vero cavaliere quale era, aprì la portiera della macchina alla ragazza invitandola a salire.
«Grazie» rispose May con goffaggine.
«Dove siamo diretti?» - aggiunse una volta partiti.
«E così è troppo facile! Non te lo dico, non per ora. Posso solo dire che affronteremo un viaggio di circa un’ora, se non di meno»
May annuì paziente. Avrebbe aspettato.
Per tutto il viaggio, restarono in silenzio se non per qualche frase detta al volo sulle canzoni che passavano alla radio.
Ad un tratto, May sentì una canzone familiare.
Give me love.
«Oddio, eccola, alza Harry, oh mio dio, finalmente!» cominciò ad urlare quasi la ragazza di fianco ad Harry.
Quest’ultimo scosse la testa divertito alzando il volume della radio.
«Give a little time to me or burn this out, we'll play hide and seek to turn this around..» May intonò quelle parole ridendo girandosi poi verso il ragazzo al suo fianco, ridendo felice.
«All I want, is the taste that your lips allow» ora era Harry a cantare, ma più sotto voce.
Si guardavano negli occhi, calmi e sereni.
Si stavano avvicinando, quella canzone era la loro.
I loro visi erano vicinissimi, e poi.. boom.
Harry voltò la faccia, cercando di riprendere il controllo della macchina, sterzando verso destra.
Fortunatamente, riuscì a schivare la macchina che prima si stava per schiantare contro la sua. Era in controsenso, non poteva andare in quella corsia al contrario! Sicuramente chi era al volante era sotto effetto di droga o alcolici.
Ogni persona di buon senso sapeva che non si poteva andare all’incontrario in una corsia giusta, perfino il gatto di Ed Sheeran lo sapeva!
«Mi porterai sulla cattiva strada di questo passo» - sussurrò divertito Harry, facendo arrossire la ragazza.
«Non credi che già eravamo sulla cattiva strada? E menomale che non è successo niente, non te l’avrei perdonato!» rispose ridendo, imbarazzata.
Passarono tutto il tragitto in religioso silenzio, troppo imbarazzati per parlarsi.
 
Arrivarono a quel benedetto posto che May riconobbe dalla torre pendente verso destra.
Pisa.
«Ci volevo sempre venire qui, ma non ne ho mai avuto l’occasione»
«Sei.. italiana? Ci sei mai venuta in Italia prima di ora?» - chiese curioso Harry.
«Non sono proprio italiana.. ma mio nonno lo era e si, ci sono venuta prima qui, ma non ho avuto modo di visitare molto»
«Oh.. capisco. Beh, quella è la torre. Leggiamo la descrizione!» - affermò Harry entusiasta, cacciando una bandana dalla tasca dei jeans e mettendosela in testa in un modo buffo ma così fottutamente sexy. Se May l’avesse indossata sarebbe potuta sembrare solo il serpente che affrontò Harry Potter nel film Harry Potter e la camera dei segreti.
 
«Voglio fare una foto. Sai, di quelle che fanno i turisti che cercano di mantenere la torre!» annunciò Harry, eccitato all’idea.
Sembrava un bambino che aveva ingerito troppo zucchero filato.
«Vieni, facciamocela fare!»
«Chi, cosa? No no, falla tu, la scatto io.» affermò la ragazza, decisa.
«Non se ne parla. La facciamo insieme! Suvvia, un ricordo di quest’estate»
Un ricordo di quest’estate.
Sicuramente Harry sarebbe stato solo un ricordo. Un meraviglioso ma triste ricordo.
Harry era tutto ciò che May non poteva avere, ma chiariamoci, lei non aveva bisogno di nessuno. Harry era solo un amico conosciuto in vacanza, niente di più.
E nonostante le fossette e i ricci morbidi, la ragazza doveva rassegnarsi, perché la distanza li avrebbe divisi sempre, da amici o qualcosa di più.
«E va bene, solo una!»
Harry sorrise grato, allargando il suo sorriso perfetto.
Chiamò un signore lì per lì, cercando di chiedere di scattare una foto per loro, con scarsi risultati. Ma gli italiani sapevano un po’ di inglese? Si studiava in quello Stato?
Dopo tre minuti e cinquanta secondi di estrema ricerca, trovarono una ragazza che capì le parole di Harry.
Quindi si allontanarono un po’ dalla torre ed Harry piegò le braccia a mo’ di mantenere la torre. May invece si recò dall’altro lato, facendo finta di spingere la torre verso il basso.
E click.
Foto riuscita. Ringraziarono la ragazza e girovagarono un altro po’ per quella specie di parco.
Si trovavano distesi al sole, quando May cadde nei suoi pensieri non ascoltando più le parole di Harry.
«May? Mi ascolti?» chiese sorpreso Harry.
«Se tu e tuo cugino litigaste per una stronzata che però non è proprio una stronzata ma nel complesso lo è, cosa faresti sapendo di avere ragione ma che ci sei rimasto male di avergli detto delle parole un po’ eccessive ma che se le merita?» chiese tutto d’un fiato May.
«Beh.. nonostante il giro di parole, proverò a capire – disse ridacchiando - Dovrebbe essere lui a chiedermi scusa, no? Nonostante in quel caso mi sentissi in colpa, lui deve mettere da parte l’orgoglio e scusarsi. E’ successo qualcosa con tua cugina? Vuoi parlarne?» chiese premuroso.
«No.. tranquillo. Grazie mille per la sottospecie di soluzione ma scusa, non ne voglio parlare, non ora» sussurrò.
«Come vuoi, sappi che ci sono sempre. Ora cerca di ascoltare quello che ti dicevo, che è divertente!» ordinò con un sorriso a trentadue denti.
 
Più tardi, verso le sette di sera, May rientrò in casa.
Spalancò gli occhi notando una figura minuta aspettarla alla finestra della sua camera.
Juliet.
«Buonasera, May» sussurrò questa.
«’sera, Juliet.»
C’era distacco nella voce di entrambe, troppo orgogliose per corrersi incontro e abbracciarsi chiedendosi scusa.
Juliet per averle detto quelle parole che May non meritava, e May per aver esagerato.
«May..» cominciò Juls.
«Juliet..» continuò May.
Sembrava uno stupido gioco, e le due, stufe di quella situazione, si corsero incontro dicendo le parole più assurde che non si sarebbe aspettate di dire.
E così, la pace in casa Bianchi tornò, finalmente.
 
 


ANGOLO AUTRICE.
Hey hey heeeeeey.
Non mi aspettavate così presto eh? Ahaha ho inizato e non ho finito più.
Spero di non aver allungato troppo il capitolo, non vorrei scocciarvi, ma sopportatemi, una volta che comincio non finisco più t.t
Vi farò sudare il bacio tra i miei Marry hahahah!
Sopportatemi.
E per chiarire, ho ambientato la storia in Italia, A Marina di Massa semplicemente perché ci sono stata e quinid per me è più facile ambietare i personaggi nei posti lì vicino.
tatatata, pubblicità.
La FF stupenda di una mia amica e una FF di una delle mie autrici preferite. Passateci mi raccomando!
The colors of love
96 hours.
Come sempre, ricordo il mio profilo facebook per chi volesse aggiungermi.
Voglio un Niall’s huuug.

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Capitolo 7
*** Un nuovo inizio. ***



 
Prima di amare, io non ho mai vissuto pienamente.
 
 
«Preparati che stasera andiamo a Porto Venere!» - disse Harry, appena May aveva risposto alla sua chiamata.
E lei, con la sua solita ingenuità, «Spiegami Styles, che posto è? Cosa dovrei indossare secondo te?»
Chiedere consigli a Harry su come vestirsi è come cercare un ago in un pagliaio, infatti, «oh, non te ne fare di questi problemi. Metti la prima cosa che capita! Starai bene comunque»
E May, lusingata da quelle parole lo aveva ringraziato.
Si erano dati appuntamento per le sette, visto che ci volevano un po’ da lì a Porto Venere ed Harry, da galantuomo quale era l’avrebbe aspettata sotto casa.
Juliet entrò nella stanza della cugina per vedere cosa stesse combinando.
Aveva ripensato molto al loro litigio del giorno precedente e riflettendoci, anche lei poteva cambiare. Quindi, per prima cosa voleva mostrarsi utile.
«Cosa combini, cuginetta
May spalancò gli occhi per la sorpresa. Se le avrebbe detto che usciva con Harry forse sarebbe scattato di nuovo un litigio.. o forse no?
«Mi.. mi sto preparando.» rispose balbettando.
«Esci di nuovo con Harry?» - la voce calma di Juliet bastò per rassicurare May.
«Si.» - rispose alzando finalmente lo sguardo su quello limpido e privo di imperfezioni della cugina.
«Posso aiutarti? Che tipo di serata passerete? Sai dove andrete?»
Troppe domande in una sola volta. Cosa era successo a Juliet? Chiunque fosse nel suo corpo a May non importava più di tanto, le piacque molto questa versione di Juls.
«Andremo a Porto Venere»
«E cosa vorresti indossare?»
«Oh, Harry ha detto la prima cosa che capita.. ma.. sento che questa sera non indosserò il solito pantaloncino in jeans e la t-shirt smanicata. Voglio qualcosa di più.. femminile, forse, ma non troppo. Insomma, hai capito, giusto?»
Juliet scosse la testa.
«Tesoro, chiedere un consiglio di moda ad un uomo è come dire che Sady del Diario di una nerd superstar non è vergine. Cioè, in realtà non lo so se è vergine o meno, ma sono sicura di sì.» ragionò.
«E quindi.. cosa dovrei indossare secondo te?» - chiese esitante la ragazza.
Juliet afferrò il braccio della cugina, trascinandola in camera sua.
«Indosserai uno dei miei abiti stasera. Niente di troppo scollato o corto, tranquilla.»
Spalancò il suo armadio, rivelando molti vestiti colorati. C’era molta scelta, Juls non si faceva mancare mai niente.
«Che ne dici di questo?» - domandò Juliet cacciando un abito rosa – troppo rosa – dal suo armadio.
«Non credi sia.. molto rosa? Sai, non mi dona molto.»
«Allora proviamo con.. oh, questo! So che ti starebbe di incanto. Forse a vederlo così non ti piace molto, ma fidati, addosso è tutt’altra cosa.»
May lo osservò meglio: si trattava di un vestito dorato, molto semplice, non molto corto, con delle strane fantasie. Sul petto era un po’ stretto, ma scendeva abbastanza largo. Era davvero bello.
«Sembra bello, mi piace.»
«Non sembra, lo è. Fidati. L’ho comprato per il battesimo di Valeria e l’ho messo solo una volta»
May annuì. Forse il vestito le sarebbe andato bene. Non sembrava molto stretto – anche perché tra lei e la cugina c’erano ben due taglie di differenza.
«Allora che aspetti? Provalo!» l’aveva incoraggiata Juliet.
May si rintanò nel bagno e indossò il vestito.
Si guardò allo specchio, emettendo un mini-grido per due motivi.
Uno perché l’abito non si era strappato, l’altro perché per quella volta la ragazza si vide bella.
Seguì la voce di Juliet che le urlò preoccupata un «May, sei morta?» e lei rispose tranquillamente che aveva trovato l’abito giusto per quella sera.
 
Erano le sette e cinque minuti e di Harry nemmeno l’obra. Che se ne fosse dimenticato? «Semplice, gli uomini fanno così.. ma se ne ricorderà, deve per forza!» rassicurò Juliet.
In quel momento May sentì il cellulare squillare: Harry. Finalmente.
 
«Ti avrei portato dei fiori, ma mi sono dimenticato. Però, ho dei Baci Perugina se vuoi» - annunciò Harry, dopo essersi ripreso dal suo stato di trance.
Quella sera May era davvero bella, doveva ammetterlo.
May rise di gusto. «Non c’era bisogno, ma grazie lo stesso»
Harry indossava il solito jeans scuro, ma per quella volta aveva una camicia bianca a fasciargli il corpo tonico.
 
Erano arrivati a Porto Venere da un’ora, ed erano circa le dieci e mezza. May si era innamorata di quel posto: il mare sembrava splendere in riflesso alla luce fioca dei lampioni sparsi per il porto e le barche appostate in riva alla sabbia sembravano magiche quasi. Sicuramente viste alla luce facevano un altro effetto, forse di quelle barche sudice che venivano pulite una volta ogni morte di papa, ma a May andava bene quella visione di sera, così come ad Harry.
Sentiva uno strano effetto stare con quella ragazza, lo incantava; quella sera era più bella del solito. Che si fosse preparata così per lui? Forse si, o forse no? Di certo Harry non era uno di quei ragazzi sicuri al centro per cento su ogni cosa, così come May, ma era il loro carattere e non con poco sarebbe cambiato. In poco tempo Harry aveva imparato molto di May: insicura su ogni cosa, timida ma una volta che la conosci potrebbe parlare fino a sfinire chiunque. Un po’ bambina alle volte, una mente disordinata e un uragano dentro. Ma May cosa aveva imparato di Harry? Aveva capito il “messaggio” che lui le voleva trasmettere?
 
In quel momento, erano stesi uno vicino all’altro, osservando le stelle, sul ponte che dava sul mare freddo.
«Credo che.. credo che non dimenticherò facilmente quest’estate. Oltre al primo viaggio in aereo senza i miei genitori, ci sei stata tu. Non ti dimenticherò facilmente, May» - confessò Harry, spostando il suo sguardo su quello fisso di May che guardava un punto indefinito nel cielo.
May accennò a un piccolo sorriso. Sentì qualcosa muoversi all’altezza del suo stomaco. Le famose farfalle? Ma, domanda più importante, per lei sarebbe stato lo stesso? Avrebbe dimenticato facilmente quest’estate ed Harry?
«Nemmeno.. io. Mi hai segnata, Harry» - risposte, per la prima volta sicura, voltando la faccia verso quella di Harry, affrontando lo sguardo limpido del ragazzo.
«Hai capito cosa.. cosa voglio cercare di dirti? Insomma, non sono molto bravo con le parole, in realtà faccio pienamente schifo, però..» - Harry non poté più parlare, poiché era impegnato in qualcos’altro. Le labbra di May si posarono sulle sue, con urgenza, e non solo perché voleva zittirlo una volta per tutte. Quel bacio era così vero, e così voluto da entrambi; Harry sorrise sulla labbra della ragazza capendo che lei aveva afferrato il messaggio. Niente più problemi, niente più ripensamenti, niente più domande del tipo ‘la devo baciare o mi rifiuta?’ e niente interrompimenti; solo loro due esistevano in quel momento e anche se quel ponte era scomodo e freddo May si sentì riscaldata dentro, come una forza magnetica che penetra nel profondo e trafigge, ma che non fa male, fa solo bene. Qualcosa mai provato prima, qualcosa di inaspettato e profondo. Lei sarebbe riuscita a tener testa a questa nuova sensazione? Qualcosa di sconosciuto, sicuro, ma a lei piacevano le nuove emozioni. Giusto? Non lo sapeva nemmeno lei, troppo presa da Harry e le sue fottute labbra. Lo aspettava da molto, quel bacio, e finalmente l’aveva ottenuto e aveva capito. Quella serata la passò nel migliore dei modi, con il ragazzo che ognuna sognerebbe. Cioè, non proprio il principe azzurro con gli occhi celesti e i capelli biondi, ma poteva andare bene anche un castano con gli occhi verdi. La vita non è come nelle favole, e forse lui ne era la prova.
E, a quel punto, May poteva annunciare il suo nuovo inizio.







 
ANGOLO AUTRICE.

Hey hey heeeey.
Finalmente, i miei Marry si sono baciati aaaaawh e ho cambiato tipo tutto della lista capitoli. Potrebbero anche mancare due capitoli alla fine così come 7 capitoli, chi lo sa lalala
Bene. Cosa ne pensate? Io sono abbastanza soddisfatta e spero di avervi fatto capire cosa provano i miei Marry. Sta a voi dirmi cosa ne pensate. Comunque ho immaginato May cosi.  Ho scritto una flashfic Harry sempre in tema della ff. Mi farebbe piacere se ci passaste :)
Infine, vi lascio con una gif che ho creato io (sono fiera di me stessa ouo)
Alla prossima,
Voglio un Niall’s hug.


 

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Capitolo 8
*** Florence. ***








 
Allora parlami, stringimi, oppure fingi di amarmi?


Come direbbe Tamara del Diario Di Una Nerd Superstar, Harry e May non avevano ancora DTR (definire il tipo di relazione)
In effetti, dopo quel bacio, ce n’è stato un altro, e un altro ancora, e dopo quella sera non si erano più rivisti. Ma stavano insieme? O era stata una cosa momentanea?
Una messa in scena per ricavare qualche bacio? Un ragazzo ne sarebbe capace, ma uno come Harry?
Ce n’erano di problemi tra loro due, certo, ma erano pronti a superarli tutti? 
Sono troppe domande senza una risposta, troppe per la testa di May. 
Tempo. Il tempo risolve tutto.
Forse. Mai esserne sicuri. Ma dopo il tempo, i dubbi, Harry, quel bacio e il DTR, di problema ce ne era uno più grosso, che non potevano sconfiggere. La distanza.

«Ciao» - esclamò il riccio, alla vista di May, appena arrivata al parco che Harry aveva imparato a memoria, dato tutte le volte in cui ci era entrato.
«Cia.. – la ragazza si rese conto di non poter più parlare, Harry la stava baciando. Di nuovo. E, come la due sere prima, risentì quelle farfalle, che più che farfalle erano degli elefanti. Era stato un semplice e casto bacio a stampo, ma così intenso da portare May al paradiso. 
Harry sentiva quasi il bisogno di avere May sulle labbra; non ne poteva più fare a meno. Era insicuro su cosa si era creato tra loro due, doveva verificarlo, non sarebbe stato facile, ma doveva farlo.
Non sapeva se definire la loro una relazione  perché, cosa più importante, nemmeno lui sapeva se era pronto a stare insieme ad una ragazza.
Se quello tra loro due sarebbe diventata una cosa più seria – se si poteva definire seria, dato che si erano scambiati solo qualche bacio – sicuramente il piccolo Haz non sarebbe riuscito a mantenere niente di quello che avrebbero creato, ma poco importava. Aveva avuto due o tre relazioni serie in passato, e le altre erano solo storielle occasionali. Ma con May? Doveva farsi un esame di coscienza.
Era emozionato ed eccitato. Doveva godersi al meglio gli altri giorni che gli rimanevano. Non aveva voglia di affrettare le cose, e poi aveva capito com’era fatta May. Piano paino si era aperta con lui, si era fatta scoprire. Non aveva nemmeno voglia di intraprendere una relazione seria, doveva schiarirsi le idee. E la distanza? Ancora peggio.
May sorrise imbarazzata, a labbra serrate. I loro nasi si sfioravano ancora ed erano vicinissimi.
«Indovina dove ti porto oggi» - sussurrò il riccio.
May sorrise ancora, questa volta era un sorriso sincero. Quanto era bella. Sì, di certo Harry ne aveva visto di ragazze più belle, molto più belle, ma in May ci trovava qualcosa di magico quasi. Era attratto da lei, non per la pancia piatta, ma per come era veramente.
«Non ne ho proprio idea, dimmelo tu» - ridacchiò.
«E’ una sorpresa. E poi, stai certa che non vedrai niente fin quando non arriveremo» - diede in tutta risposta, allontanandosi e incamminandosi verso la sua macchina che aveva guadagnato con studio e sudore. 
Da vero cavaliere, si avvicinò al posto del passeggero, aprendo la porta e aspettando che May entrasse, poi andò dal lato opposto.
«Come dicevo prima, non vedrai niente, quindi sarai costretta ad indossare questa – spiegò mentre estraeva dalla tasca posteriore dei suoi jeans scuri una bandana che solitamente portava lui in testa per domare i ricci – e niente obbiezioni!»
«D’accordo papà» ironizzò ancora la ragazza.
Harry si tese in avanti per legare la bandana attorno la testa della ragazza, e una volta fatta le lasciò un casto bacio sulle labbra che la fece sorridere. 
Passarono circa un’ora e mezza in compagnia della musica e di poche frasi, fin quando non giunsero in quella città tanto desiderata da Harry.
«Siamo arrivati e no – istruì prontamente vedendo May già alle prese col nodo della bandana – non puoi toglierla.»
La ragazza sbuffò sonoramente e «non mi stai rapinando, vero?»
Harry rise di gusto. «Non potrei mai»
Camminarono per circa dieci minuti, quel posto sembrava così lontano a piedi.
Harry fece appoggiare alla ringhiera May. Suo zio che era già stato in Italia, gli disse che quello era il posto migliore per vedere la città.
Il riccio tolse abilmente la bandana dagli occhi di May e «Welcome To Florence!» - esclamò, vedendo la sua faccia sorpresa.
«Ma.. è bellissimo!» 
«Lo so» - rispose Harry con fare modesto, ricevendo uno schiaffetto sulla spalla da May. 
Il riccio sorrise. May si poteva perdere in quel sorriso così largo e solare.

Più tardi, si trovavano alla Galleria degli Uffizi. Harry era un appassionato del disegno da quando aveva conosciuto Zayn Malik, un anno prima. Quel ragazzo, - che ora poteva definire come il suo migliore amico insieme a Niall Horan – aveva migliorato la sua tecnica nel disegno e gli aveva anche giurato che un giorno sarebbero andati a un museo come Louvre. 
“Sarebbe fantastico” rispose Harry, alla proposta di Zayn. 
In quel posto c’erano molti artisti di strada, chi mostrava le proprie abilità, chi faceva l’illusionista, chi faceva ritratti.
«Hai mai pensato di farti fare un ritratto?» donando il ragazzo con un sorriso a trentadue denti.

«Questa dovrebbe essere il Duomo, se quel signore non ci ha mentito» - annunciò May soddisfatta.
«Ti sai orientare bene per non esserci mai stata»
«So cavarmela. Mi sento tanto come Katniss in Hunger Games. Insomma, nemmeno lei conosceva quel posto e ha vinto!»
Il riccio rise ancora.
«Facciamoci una foto che voglio ricordare per bene questo posto» - propose infine.
Trovarono una donna sulla quarantina che stranamente aveva capito cosa le avevano chiesto – o forse perché parlando avevano agitato continuamente le mani verso il cellulare e indicando il Duomo.
«Fermi così.. dite cheese!»
E fu un gesto che bastò a May per avere una specie di conferma.
Harry la stava baciando ancora una volta. Di fronte a tutti.
Di fronte al Duomo. Di fronte alla gente. Di fornte alla fotocamera e di fronte quella signora che se ne stava impalata davanti a loro senza sapere che fare, pensando a quanto l’amore potesse essere dolce ma allo stesso tempo amaro.
May ebbe la conferma che Harry le era davvero entrato dentro. Forse era troppo presto per dire che ne era innamorata, ma sapeva solo che le piaceva e anche troppo. Era un sogno troppo bello per essere reale, in un modo o in un altro si sarebbero divisi, e la chiamata che tra poco le avrebbe fatto sua madre sarebbe stata una di quei modi. 


Hey heey heeey.
SCUSATE PER IL TRMENDO RITARDO DI TIPO UN MESE AM SONO GIUSTIFICATA O QUASI.
Okay scherzo, i primi dieci giorni sono stata con la febbre e l’influenza, questi ultimi a cercare di combinare qualcosa a scuola. Gli scontri scuola famiglia mi demoralizzano.
E.. mmh.. che dire di questo capitolo? Mi piace cosa succede, ma forse non l’ho scritto tanto bene.. cioè, un po’ per mancanza di ispirazione e okay, diciamo che l’ho finito di scrivere stamattina. E mhmhmhmhmh che dirà la madre di May nella prossima chiamataa? Lo scoprirete solo vivendo, muahahahahah.
Okay, sparisco e vi lascio con questa gif dolcissima, il mio profilo facebook e una mia one shot recente. Love you all <3
Voglio un Niall’s hug.
 



Just Say Hello 
Facebook. 

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Capitolo 9
*** Changed. ***



 
Ogni rosa ha le sue spine.


May sentì vibrare il suo cellulare dalla tasca posteriore dei pantaloni e si affrettò a recuperarlo. “Mamma” lampeggiava sullo schermo. Chissà che voleva, eppure si erano sentite la mattina stessa.
«Mamma?»
«May» -rispose una voce calda ma spezzata. Era suo padre.
«Papà? Che è successo?»
May non ci capiva niente, suo padre non era il tipo che piangeva spesso.
«May.. May, è successa una disgrazia!»
La ragazza stette in silenzio e suo padre continuò. «Robert..» al sol pronunciare di quel nome, May stette ancora più attenta. Ma che era successo?
«Papà, papà! Ma che c’entra il nonno? Gli è successo qualcosa?»
Si sentivano dei singhiozzi. Per un momento May si sentì un peso sulle spalle, come se le cadesse l’intero mondo addosso. No, non poteva essere. Non poteva succede.
«Il nonno è..» - morto pensò May, ma il padre continuò. «..è in fin di vita»
Un colpo al cuore. Due, tre quattro. Cinque colpi. Sei, sette, otto. Nove colpi, dieci.
Dieci secondi di puro silenzio, di puro smarrimento. Dieci secondi. May contò dieci secondi. Dieci secondi di dolore. Dieci colpi al cuore. Dieci.
«Io.. » la ragazza non sapeva che dire.
«..Non so che fare» continuò.
«Fai quello che senti. Quello che trovi giusto. Non volevo rovinarti la vacanza May ma.. so che per te tuo nonno è più importante di qualche settimana fuori. Mi sbaglio?»
May scosse la testa anche essendo consapevole che nessuno poteva vederla. «Hai ragione, non ti sbagli» detto questo tirò su con il naso e si passo una mano sotto gli occhi che cominciavano a lacrimare. Non poteva piangere lì, non di nuovo davanti Harry e non davanti tutti.
«Hai ragione e.. vedrò cosa fare. Ne riparliamo»
 Staccò e guardò Harry. Aveva uno sguardo confuso. Lui la guardò negli occhi. Provava a leggere nei suoi occhi e May, non reggendo lo sguardo del ragazzo, girò la faccia, cominciando a correre. Non avrebbe pianto più. Né davanti tutti, né davanti Harry, ne davanti la sua famiglia, né quando era da sola. Non sarebbe successo più. Avrebbe lasciato tutto dell’Italia, preso il primo aereo per l’Inghilterra e avrebbe dato l’ultimo addio a suo nonno.
Il leggero vento le scompigliava i capelli e le bruciavano gli occhi. Piangere faceva schifo.
Non conosceva niente di quel paesino e forse si era anche spersa, ma sentiva che qualcuno la stava osservando. C’era ancora il sole. Si ritrovò in una stradina e decise di fermarsi, almeno – almeno credeva – sapeva come tornare indietro. Si girò, e con l’affanno, affrontò le iridi verdi di Harry Styles.
«Che vuoi?» sbottò.
«Voglio sapere che cosa ti succede» la voce calma. Calma. Di questo aveva bisogno May.
«Oh niente, figurati, niente. In realtà mi è successo tutto, ma non fa niente. Ormai è sempre così»
E ormai non piangeva più. Non aveva finito le lacrime, ma era abbastanza consapevole di non dover piangere di nuovo.
Era abbastanza forte da non piangere. O almeno, ci provava. C’erano mille domande e come sempre nessuna risposta.
«Ma io sono qui e.. se vuoi.. » Harry non riuscì a finire la frase, perché May ora era una furia vivente.
«No! Tu no! Non sai niente, non sai niente di me. Come pretendi che creda a tutte quelle cazzate del “oh io ci sarò sempre puoi sfogarti tranquilla” e blablabla, mentre ci sono persone che non ci saranno più e ce ne sono altre che soffriranno per la loro mancanza. Io sarò una di quelle, e non voglio che succeda. Come pretendi..» quella interrotta fu May.
«Ho detto che ci sarò sempre? Che ti puoi sfogare? Ma en sei sicura? Io non ho detto niente di questo. Non ho promesso che ti starò vicino. Non sono nessuno nella tua vita, ma magari, dico magari, potresti farmi finire. Ti sei almeno chiesta se c’è qualcuno che a te ci tiene? Chi se non me ti sarebbe corso dietro, in un paese che nemmeno conosce? Io l’ho fatto. Hai i tuoi problemi, tutti ce li hanno ma ti prego, non te la prendere con me. Non sono io la causa, voglio solo aiutarti – prese una piccola pausa - perché io ti amo, e forse non l'hai nemmeno capito. Io ti amo anche se a volte sei una bambina che fa i capricci o una stronza patentata. Ti amo anche se hai tutti i difetti di questo mondo. Ti amo anche quando stai male e fai stare male anche me, perché ormai io e te siamo una cosa sola. Ti amo anche se tutto. La vita ha deciso di farmi un regalo quest'estate, e sai qual è? Sei tu. Tu, May Snubeford, tu sei il mio regalo dalla vita. E tu? Tu mi ami? Tu mi consideri almeno un po’? Tu sai quante volte ti penso al giorno, eh? Tu sai che anche io, ho i miei problemi? Eh?»
Il ragazzo si passò una mano tra i capelli e continuò.
«Non ti prometto niente. E’ un brutto momento per te, non ne so la causa ma posso immaginarlo. Io.. non so come andrà. Forse ho sbagliato a dirti che, cazzo.. ti amo! E’ troppo presto? Non mi interessa. Sai dove cercarmi»
Girò sui talloni e se ne andò. ''Hai un uragano dentro'', le disse una volta, Harry, ed era vero. May era un miscuglio di emozioni non esposte, un miscuglio di situazioni non successe e come un uragano, aveva il potere di allontanare tutti.
Non ce la fece più e sputò le lacrime con dolore. Le bruciavano di nuovo gli occhi, ma non importava nemmeno quello. Harry l’amava. E lei? 


HEY HEEY HEEEY.
CIA BELLA GENTEEEEEEE. E COSA ABBIAMO QUII? PENULTIMO CAPITOLO! Okay, per chi avesse letto l'avviso.. credo di aver sbagliato i conti. Ieri avevo del tempo libero e non avendo niente da fare mi son chiesta "perché non finire la fanfic?" e sì, il prossimo capitolo sarà l'epilogo. Harry si dichiara ma May non è isucra di quello che prova e suo nonno è in fin di vita. Troppi casini, ma come finirà? mmmh lo scopriremo solo vivendo! (Scherzo, lo scopriremo nel prossimo capitolo!)
Gradirei se vedeste il trailer della fanfic che sto scrivendo, Im(p)ossible. E' ispirata a Mean Girls e non so quando la pubblicherò.. vi lascio con una gif della mia Jasmine aka Birdy aka May e con un piccolo spoiler.
Hope you like it, alla settimana prossima! <3


Im(p)ossible Trailer



 
Troppi complessi, troppi problemi. Troppo tutto.
“Fanculo, io non me lo faccio scappare.” – sussurrò May, presa da un improvviso coraggio.

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Capitolo 10
*** I'm Yours - Epilogo ***


*scusate, niente banner*

May se ne stava seduta sull’altalena in giardino, a casa della zia. Erano passate 21 ore dal suo “litigio” con Harry, e già non ce la faceva più. L’indomani sarebbe partita per tornare a casa, a vivere gli ultimi momenti con suo nonno. Una parta di sé non voleva andarsene, ma l’altra sì. Ci teneva troppo a suo nonno per un ragazzo. Il problema che quello era il ragazzo. Senza troppe complicazioni, magari potevano anche stare insieme. Ma le complicazioni c’erano, e non era sempre giusto.
Ce n’erano troppe. Troppi complessi, troppi problemi. Troppo tutto.
“Fanculo, io non me lo faccio scappare.” – sussurrò May, presa da un improvviso coraggio. Perché ci vuole coraggio per affrontare la vita. Ci vuole coraggio ad alzarsi la mattina e sentire il mondo cosa pensa di te, cosa ha da dirti. Ci vuole coraggio a prendere le decisioni e ci vuole coraggio a prendere le proprie responsabilità. Ci vuole coraggio per andare avanti e, nel caso di May, ci vuole coraggio a capire di chi ti puoi fidare. Di Harry si poteva fidare. Lo avrebbe sempre fatto.
 
Quindici minuti dopo si trovava fuori l’hotel dove sapeva che alloggiava Harry. Era stata una cosa di istinto, ma voluta. Doveva riprendersi Harry e farlo rientrare nella sua vita. Doveva dirglielo.
Arrivò alla reception e chiese il nome del ragazzo. “Sono sua cugina.” Disse, sperando che la donna se la beva.
Fortunatamente fu così.
La sua era la stanza 245. Terzo piano, quarto corridoio.
Bussò, sperando che Harry fosse sveglio.
“Brutto coglione, rispondi o sfondo la porta.”
Non rispondeva e May, impaziente lo chiamò.
Uno, due, tre squilli..
«Pronto?» - rispose una voce alquanto assonnata.
Solo in quel momento la ragazza si rese conto di quello che stava facendo, ma poco le importò. Ormai era nell’hotel, di fronte la stanza di Harry, al cellulare con lui. «Razza di coglione, sono dieci minuti che sono fuori questa porta, apri prima che la sfondi»
Harry si ricompose subito e riconoscendo la voce della ragazza che –sì – amava, si drizzò in piedi e «aspetta un attimo»
Corse verso il bagno e si lavò velocement ei denti. L’alito mattutino non gli era mai piaciuto. Insomma, a chi è che piace?
Aprì la porta, e si ritrovò davanti una May con le braccia conserte e la faccia scocciata e impaziente. Lei entrò.
«Non sono qui per prendermela con te, ma devo dirti alcune cose. Stamattina mi sono alzata alle sei in punto e ho pensato, tanto. Per me non è la notte che porta consiglio, è l’alba. Ho penso a quanto sono stata egoista e a quelle volte in cui credo che le tragedie succedono solo a me. Non è così, hai ragione tu. Non sono qui per giudicarti o per fare la parte della vittima, ma sono qui per dirti che mi sono alzata alle nove e sono venuta a piedi, da casa mia, fino a qui. Solo per te. Solo per chiarire, solo per spiegarti tutto. Solo per dirti quanto cazzo sto male per quello che mi succede e forse non lo so, non ti interessa, ma sono pronta a incamminarmi verso un nuovo inizio, magari con te. Domani parto e non voglio sprecare questo giorno, avendo il rimorso di te, ella tua mancanza e pensare a quanto posso essere stupida e a quanto posso assomigliare ad una bambina di tre anni. Sono qui per te, e se vuoi puoi anche cacciarmi fuori, non rivedermi mai più. – ora era May ad andarsene ma si girò di nuovo – e, un’ultima cosa.. anche io ti amo»
In un primo momento, Harry voleva riderle in faccia, ma solo per il modo buffo in cui cercava di scusarsi, ma ci pensò, sorrise e la baciò. La baciò con tanta passione, tanta quasi da toglierle il fiato.
Gli mancavano le sue labbra e chissà se le avrebbe assaggiate più. “Meglio vivere il momento.”
«Ti amo, ti amo, ti amo» - si sussurrarono entrambi. Si spostarono un po’ più in là, e mentre nello stomaco di May la giungla ballava la conga, Harry pensava a quanto era bello essere al momento giusto con la persona giusta. E mentre loro erano ancora abbracciati, mentre ancora si baciavano, i vestiti volavano. Era il momento. Era quello il cambiamento. A volte la vita può essere cattiva e meschina, ma i bei momenti ci sono. Il loro ne era uno.
 
Più tardi May ed Harry si erano incamminato in quella spiaggia dove anni fa la ragazza ci era stata con il nonno. Aveva chiesto lei di ritornarci, ed Harry ne aveva approfittato per portare la sua chitarra. Non era un esperto nel suonarla, ma se la cavava.
«Pronta?» chiese Harry e May annuì.
«Well you done done me and you bet I felt it.. canta con me»
May annuì ancora.
«Tried to be chill but you're so hot that I melted..»
Si guardarono negli occhi ancora felici. Avevano fatto l’amore e per una volta nella vita May era convinta di quello che aveva fatto. Era convinta di lei. Era più forte, più sicura. Harry era la sua ancora, il suo rifugio; cantavano quelle parole di quella canzone così conosciuta di Jason Mraz e così bella.
«There's no need to complicate, our time is short, this is our fate, I'm yours»
Il nostro tempo è corto, questo è il nostro destino, sono tuo.
 
«Sei brava però» Harry accennò una risata.
«Grazie, anche te non sei male!» May sorrise a denti stretti.
«Ho le mie qualità»
«Modesto, tanto»
«Vieni qui» sussurrò Harry. Mai si accoccolò al suo petto. «Quando parti, quindi?» continuò.
«Mmh, parto stanotte. E’ il primo aereo di domani, e voglio essere lì prima che mio nonno muoia davvero. Non ci sono più speranze, l’han detto i medici»
«Mi dispiace. Non starò a dirti cose tipo “passerà, il tempo” perché so che il dolore ci sarà sempre, ci sono passato anche io»
«Secondo te, le cose come andranno?»
«Dici tra di noi?»
«Anche»
«Non lo so. Spero di sentirti ancora, May Snubeford. Magari un giorno ti vedrò su qualche cartellone pubblicitario del mio paese»
May rise. «Forse»
«Harry?» lo chiamò ancora. «Dimmi, May»
«Non promettiamo che ci chiameremo, che ci messaggeremo sempre o che faremo ogni sera una chiamata su Skype. Se le cose non andranno così, promettimi solo che mi penserai come la ragazza che hai conosciuto ad una festa e di cui ti sei innamorato fin dall’inizio. Io, almeno, farò così»
Harry la guardò. Quanto era bella. «Lo farò»



*scusate, niente angolo autore, chi vuole mi chieda perché non c'è*
just a gif.


 

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