Dopo una tragedia si va avanti?

di iaia97
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo ***
Capitolo 2: *** Troppo facile cadere, troppo difficile rialzarsi ***
Capitolo 3: *** Basta piangere ***



Capitolo 1
*** Prologo ***


Prologo


Tom aveva imparato una cosa sin dall’inizio della sua carriera velistica: c’era un tempo per tutto con il nostro corpo, aveva imparato a darsi un tempo per tutto, per ogni suo bisogno, anche quelli più basilari, perché chi andava in barca lo faceva per amore e per pazzia ed entrambe spengono ogni capacità di sentire, ogni cosa: il freddo, il dolore, la sete, ogni cosa. Quindi si era dato dei tempi, per mangiare, bere un sorso di the caldo… Si era dato dei tempi per tutto ciò che era necessario alla sua sopravvivenza, era un buon metodo, lo aiutava a non pensare. Non avrebbe mai potuto immaginare che poter aver bisogno d’altro, del calore di una persona affianco, di un bacio, perché non ne aveva mai avuto bisogno, infatti, ma quello era stato prima, e adesso che era successo stava cambiando tutto, anche se lui non poteva accorgersene, lui aveva dei tempi per tutto.
 
Clara si riteneva una ragazza carina, una di quelle che attirava gli sguardi quando camminava per i corridoi, una di quelle con cui è piacevole parlare, si riteneva soddisfatta della sua vita: sua madre era abbastanza viziata da curarsi poco o niente dei figli e suo padre era uno di quegli uomini che si ritenevano troppo importanti per immischiarsi in diatribe adolescenziali, quindi le dava tutti i soldi di cui sosteneva di avere bisogno chiedendo in cambio solo buoni voti, cosa che aveva sempre ritenuto accettabile. Clara si riteneva una ragazza carina, piacevole, soddisfatta, non avrebbe mai pensato di potersi definite rotta, interrotta, persa, ma sbagliava, evidentemente, perché adesso aveva solo voglia di urlare al mondo di andarsene affanculo.
 
Jack era il tipico adolescente in piena crisi ormonale, nulla di particolare, non lo era mai stato e non voleva esserlo, gli piaceva passare inosservato e lui aveva imparato a farlo, a casa, a scuola, ovunque e gli piaceva, per la maggior parte del tempo: aveva una vita facile, il classico gruppo di amici, la classica media scolastica, il classico tutto. Jack non era uno particolare, non lo era mai stato e non aveva mai pensato che la gente si sarebbe girata a guardarlo nei corridoi o camminando per strada, ma da classico adolescente qual era si sbagliava su tutto ciò di cui era convito, ma di certo non voleva essere guardato per quello, era patetico e lui era classico, non patetico, ma, evidentemente, sbagliava anche su questo, perché la voglia di scappare in bagno a piangere come un bambino si poteva solo descrivere come patetica.

Carl si sentiva appagato dalla vita: si era sposato, aveva avuto due splendidi figli, aveva abbastanza soldi per soddisfare ogni capriccio di sua moglie e per viziare i ragazzi. Carl aveva previsto tutto della vita, sin da quando era adolescente con manie di controllo insopportabili, lo aiutava a tenere sotto controllo la situazione. Aveva sempre saputo che avrebbe aperto un circolo velico, che, al momento giusto, sarebbe andato a suo figlio, sua figlia sarebbe andata all’università e lui e sua moglie si sarebbero spenti vecchi nelle ricchezze più spudorate.  Carl aveva previsto tutto nella vita,, tutto tranne la cosa più importante: non aveva previsto la lastra di ghiaccio, il cane che si butta in mezzo alla strada, l’istinto che lo costringe a sterzare bruscamente, sua moglie che non ha il tempo di dirgli di fare attenzione, la macchina ribaltata, il dolore al torace, non aveva previsto l’incidente. Non aveva previsto di guardare sua moglie con la testa appoggiata al tetto della macchina mentre moriva , e di certo non aveva previsto che l’ambulanza sarebbe arrivata tardi. Poi ci fu solo il buio, prevedibile, pensò come ultimo, crudele, scherzo del destino.
 
 

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Capitolo 2
*** Troppo facile cadere, troppo difficile rialzarsi ***


Troppo facile cadere, troppo difficile rialzarsi

No one can find the rewind button, girl. / Nessuno riesce a trovare il tasto “indietro”, ragazza
So cradle your head in your hands/ quindi prenditi la testa con le mani
And breathe... just breathe/ e respira, basta respirare
Anna Nalik, Just breath


Tom sapeva che il proprietario del circolo era morto e, a dirla tutta, gli importava ben poco: la sua morte non cambiava affatto il suo stile di vita e ormai alla sua reputazione da cinico senza cuore c’era abituato, forse perché per la maggior parte del tempo era anche vero. Però per lui era impossibile rimanere indifferente quando vide Clara correre verso il cortile, quindi decise di seguire il suo istinto e la raggiunse, il perché aveva voglia di aiutarla non lo seppe mai, però dentro si sé sapeva perché si immedesimava in lei.

Clara aveva smesso ormai da un paio di mesi di guardarsi intorno per cercare gli sguardi delle persone su di sé, adesso li sentiva addosso, pesavano come macigni, sguardi di pena, di scuse, di macabra curiosità, sguardi più dolorosi di molto altro. Si stupì quando si accorse che la mano che l’aveva afferrata era di Tom, il ragazzo cupo e solitario di cui ricordarsi il nome era d’obbligo, ma soprattutto si stupì di non vedere la solita pena distaccata nei suoi occhi, capì che, forse per la prima volta nella vita stava empatizzando, con lei, non le importò, si scrollò di dosso la sua mano e riprese a correre, capì che l’avrebbe seguita, ma, di nuovo, non le importò: non la toccava più nulla.

Jack sapeva che adesso il suo compito era quello di essere forte, di fare l’uomo di famiglia, sapeva che sua sorella stava crollando, ma non ce la faceva, aveva paura, era solo e voleva spegnere tutto o dimenticare, dimenticarli, e si sentiva in colpa, si sentiva in colpa perché era arrabbiato, era arrabbiato con tutti, era arrabbiato con loro, perché lo avevano lasciato e per il modo in cui c’erano stati quando erano ancora vivi, e piano piano si rendeva sempre più conto che voleva cadere, voleva andare a fondo, per deludere tutti, per far si che nessuno si aspettasse più nulla da lui, perché lui non sarebbe stato più capace di far nulla, nulla, se non andare giù, sempre più a fondo.

A Tom non serviva correre per starle dietro: lui era allenato e lei stava piangendo, principalmente, lo sapeva, stava correndo per sfogarsi, quando la vide perdere le forze e sedersi appoggiata ad un muro a singhiozzare, le si sedette accanto e sapendo che non aveva parole per consolarla si limitò a passarle un braccio sulle spalle e a sussurrarle di respirare, sapeva che funzionava, perché era vero, a volte bastava respirare. La vide concentrarsi, allungare ed approfondire il respiro, sentì i suoi muscoli rilassarsi, non smise di piangere, ma gli appoggiò la testa sulla spalla: aveva iniziato a fidarsi di lui, istintivamente gli venne voglia di correre.

Clara l’aveva odiato, all’inizio, perché, diavolo, non voleva lasciarla in pace?, l’aveva odiato perché lui era stronzo con tutti, cosa aveva fatto lei per meritarsi quella tortura? L’aveva odiato anche perché non voleva che la vedesse piangere e perché non le voleva proprio le sue stupide parole di conforto, poi però, senza sapere perché, fece quello che le era sto detto: respirare. Faceva male, male da morire perché la faceva vivere, ma poi sentì i muscoli rilassarsi, i pensieri farsi ordinati e si sentì lasciare andare in un pianto liberatorio che, forse, era l’unica cosa di cui aveva davvero bisogno.

Jack si sentiva solo e profondamente annoiato e triste, certo, la tristezza non andava mai via, ma soprattutto annoiato quando decise di andare al circolo, non per un motivo particolare: per fare uno stupidissimo giro, quindi si infilò l’erba nell’elastico delle mutande e si avviò. Come c’era da aspettarsi era praticamente vuoto, era inverno e faceva freddo, solo i pazzi andavano in deriva* a quella temperatura. Si girò una canna e iniziò a fumare, non che aiutasse parecchio, ma era piacevole. Non c’era da stupirsi neanche che ci fosse Tom, un pazzo, appunto, gli si avvicinò, si sentiva solo sin dall’inizio dopotutto.

Tom capì dall’odore chi stava arrivando, sapeva che il piccolo Marzetti stava attraversando il suo periodo buio, sapeva il motivo e sapeva che molti lo scusavano per questo, lui no, avrebbe dovuto trovare la forza di superarlo, non di bloccarcisi dentro senza possibilità di uscire. Lo sentì avvicinarsi e seppe, lo seppe dentro, come si sentiva, gli sorrise, un semi-sorriso accondiscendente: il meglio che poteva dargli. Non lo lasciò parlare: se voleva poteva prendere il gommone e seguirlo, lui non avrebbe rinunciato ad allenarsi. Vide con la coda dell’occhio che si incamminava mentre faceva un tiro, non gli disse di smettere, non era suo fratello, non era suo compito, lui andava in barca e basta, il resto poco importava. E allora perché lo hai invitato Tommy?

*Deriva: in sostanza sono i tipi di barca che si possono ribaltare, questo implica d’inverno, geloni, principi di congelamento e mal di testa apocalittici, da pazzi e non per scherzare, come me che sarò a capodanno con le chiappe ghiacciate in Croazia ancora non ho capito a fare cosa.


Angolo autrice: dire che le recezioni sono gradite mi sembra scontato, ho appena iniziato a scrivere su questo sito e in generale a far leggere a qualcuno le mie storie se non costretta da un tema in classe. Per il resto, la storia è nata da un sogno fatto alla fine di Luglio durante una regata, ed è esattamente tutta l’essenza della mia pazzia, vi assicuro che la tragedia abbonderà, forse per questo il programma è di finirla a breve, ma devo ancora fare i conti con la mia logorrea. Buone cose a tutti e spero che sia stata una lettura piacevole.

 

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Capitolo 3
*** Basta piangere ***


~Basta piangere

I was left to my own devices/ Sono stato abbandonato, solo con i miei progetti
Many days fell away with nothing to show/ Molti giorni sono passati senza niente da mostrare
How am I gonna be an optimist about this?/ Come farò ad essere ottimista su questo?
How am I gonna be an optimist about this?/ Come farò ad essere ottimista su questo?
(Pompeii, Bastille)


Clara sapeva cosa stava succedendo a suo fratello, e da un certo punto di vista si sentiva anche in dovere di fare qualcosa a riguardo, alla fine, nonostante i suoi diciassette anni, il giudice le aveva dato la custodia. Suo fratello si drogava, e questo era un problema. Ma una importante parte di se stessa non se la sentiva di biasimarlo, per questo e per altro, anche lei aveva voglia di scappare, ma non ne aveva mai avuto il coraggio, la droga la spaventava, perdere il controllo la spaventava, da morire. Però capiva il fratello e quindi non se la sentiva di arrabbiarsi con lui, in più era certa che non sarebbe servito, conosceva Jack, più di chiunque altro, era orgoglioso da morire, non le avrebbe mai permesso, di prendere il controllo della sua vita, non che lei si sarebbe mai sognata di pretenderlo, ovvio. Ma lei si sentiva in colpa, il giudice le aveva dato la custodia, per non stravolgere troppo le nostre vite, era la scusa, come se avesse funzionato, avevano bisogno di andare avanti e non potevano scappare.

Jack non sapeva perché aveva dato ascolto all’altro ragazzo, quando questo gli aveva suggerito di parlare, nient’altro, Tom non aveva mai fatto nulla per meritarsi la sua fiducia, ma era lì, con lui, non lo aveva allontanato e non lo aveva giudicato, probabilmente perché era solo uno stronzo menefreghista, ma poco importava, era quello di cui aveva bisogno, evidentemente, perché parlò per ore, senza neanche rendersene conto. All’improvviso, senza una spiegazione Tom si avviò verso il porto, perché sta rientrando? C’è ancora aria. Non ebbe il coraggio di chiederglielo, sapeva che la risposta sarebbe stata sarcastica e saccente, volle semplicemente evitare. L’unica cosa che Tom disse, appena tornati fu:” Sei un gran chiacchierone lo sai?”, basta, non fece commenti, non lo guardò impietosito. Adorò il suo insopportabile, freddo, distacco.

Tom non era mai stato bravo a consolare le persone, non riusciva mai ad immedesimarsi negli altri, ad empatizzare, per questo la gente non cercava lui quando aveva bisogno di aiuto, non lo cercava mai, a dir il vero, e a lui stava benissimo così. Infatti Jack non lo aveva cercato, lo aveva trovato, gli era toccato in sorte, e Tom non aveva intenzione di non allenarsi, per questo lo aveva invitato sul gommone. Tom aveva sempre considerato le persone troppo strane per essere capite fino in fondo, però si era allenato, col tempo, a catalogare tutte, persone ed emozioni comprese, per questo aveva capito che Jack era solo, triste e arrabbiato, per questo aveva capito che avrebbe dovuto toccare il fondo per risalire e una parte di se, che di solti reprimeva così a fondo che la gente credeva che non esistesse, sapeva che lo avrebbe aiutato, al momento giusto. Quando sarebbe stato pronto, quando anche lui avrebbe capito che stava annegando, lo avrebbe aiutato a imparare a nuotare tra la gente.

Clara aveva bisogno di staccare, di distrarsi, se ne rendeva conto, ma qualcosa, dentro di lei, la spingeva a ricordare, e lo sapeva, lo sapeva che era autolesionista e masochista e triste e penoso, però ci andò lo stesso, e mentre camminava si sentiva vuota, persa, senza controllo, però ci andò, al pontile, non ci mise molto a pentirsene. Quel posto le ricordava tante, troppe cose, i suoi genitori, il loro matrimoni, il suo primo corso di vela, Jack che fa i primi passi, quel pontile era la perfetta sintesi di tutta la sua vita, e lei non capiva più se quel freddo pungente era esterno o se le si era infiltrato permanentemente nelle ossa, e nel cuore, senza possibilità di trovare un modo per uscire. I ricordi facevano male, se ne rese conto e si scoprì a piangere, di nuovo, si costrinse a smettere, non voleva ricordare i suoi genitori piangendo, non lo avrebbe fatto, mai, mai più, non si meritavano questo.

Tom, quando la vide, non riuscì impedirsi di alare gli occhi al cielo, cos’è sono diventato una calamita per Marzetti? Ma forse era più il contrario, perché l’istinto lo portò immediatamente ad avvicinarsi a lei e a sederle accanto, guardò il lago e vide la striscia bianca all’orizzonte: stava scomparendo il vento, sorrise, lo aveva previsto. Dove erano loro il vento ancora c’era e vi si abbandonò per più di qualche attimo, il vento sulla pelle lo faceva sentire libero. Era una sensazione meravigliosa. Si distrasse, però, quando la ragazza iniziò a parlare, e non potendo impedirselo la ascoltò.

“Sai, mi sono sempre chiesta come mai a mio padre piacesse così tanto andare in barca, il vento, il lago, non ha mai avuto senso, a lui piaceva l’ordine, i progetti, sapere sempre, con precisione assoluta, la fine della storia. Il vento no n è così: è casuale, imprevedibile, incontrollabile, una cosa così era più da mia madre, perché e come lei. Lei è sempre stata così…capricciosa, senza controllo, come la natura, a mia madre piaceva distruggere i piani, stupire tutti, lasciarli a bocca aperta. Tu lo sai, Tom? Sai perché mio padre amava tanto andare in barca? Lo sai perché mio padre amava mia madre? Non ho mai avuto il coraggio di chiederglielo.”
“Non è così imprevedibile come credi, sai? Vedi quelle macchie scure, sull’acqua? Quelle sono raffiche, sono visibili anche da lontano e in più quasi ritmiche, come le onde, è come se il vento si alzasse di colpo per poi ri-addolcirsi. Anche il lago ha una sua logica, un suo ritmo. E non posso parlare per tuo padre, ma è questo che mi piace, del lago, che sembri così imprevedibile e che poi non lo sia, che sia costante, puntuale, quasi programmato. E, forse, era proprio come tua madre, tu non hai mai visto, né cercato, una ragione, dietro a quelli che tu chiami capricci, e, forse, era questo che tuo padre amava di lei, il poterla capire senza che ci riuscisse nessun altro, e forse era questo che tuo padre amava di lei, che la capisse, e basta.



Angolo autrice
Ripeto che una recensione, non guasterebbe, non so mai cosa pensate di ciò che scrivo. Please!?!?
Ho aggiornato dopo un sacco di tempo, me ne rendo conto, ma le vacanze, uccidono, fidatevi. In compenso ho finito la storia, devo solo avere la pazienza di scriverla a computer e postarla. (Ho tolto il tag(?) het, semplicemente perchè non ci stava nella storia, ma, giusto per la cronaca, Jack è gay, ed è anche per questo che lo adoro, ed ha anche una spiecie di fidanzato, ma non lo caga molto, causa incidente, forse ci scriverò qualcosa tra un po').
Spero sia stata una lettura piacevole.
Ciao, iaia

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