Saremo amici per sempre

di Berry Depp
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Ritorno a Seattle ***
Capitolo 2: *** In questi nove anni... ***
Capitolo 3: *** Nuovi incontri e scoperte agghiaccianti ***
Capitolo 4: *** Amore e pallottole ***
Capitolo 5: *** Tempo di visite ***
Capitolo 6: *** Un semplice, magnifico ***
Capitolo 7: *** L'abito bianco, vecchi amici e ancora proposte! ***



Capitolo 1
*** Ritorno a Seattle ***


La ragazza fece il check-in e si diresse verso il corridoio che l’avrebbe portata al bus per l’aereo. Il vento le investì il voltò e fece svolazzare i lunghi capelli neri, perciò si affrettò a salire sul bus, dove le mancò il respiro a causa della enorme quantità di persone che lo occupava e che la spingeva verso l’interno del mezzo. Quando riuscì a uscire salì sull’aereo e prese posto accanto al finestrino. Aprì quasi distrattamente il suo computer e scrisse una mail a suo fratello, dicendogli che sarebbe arrivata il giorno dopo e che lui sarebbe dovuto andarla a prendere alle sette e mezza della mattina seguente.
Richiuse il computer e si abbandonò al sonno.
La mattina dopo si risvegliò sentendo la voce della hostess che annunciava l’arrivo a Seattle. L’atterraggio fu comodo e Carlotta si ritrovò presto all’aeroporto ad aspettare Spencer. Passò mezz’ora ma il fratello non arrivava, così si decise a prendere il cellulare e chiamarlo. Segreteria telefonica. Doveva immaginarselo. Sbuffò e ricacciò il cellulare nella borsa. Un’altra mezzora passò come un’eternità e vide Spencer entrare dalla porta sud trafelato e rosso in volto.
  -Spencer!- lo chiamò alzando un braccio per farsi notare in mezzo alla folla.
Lui la raggiunse e cominciò a ridere sollevandola da terra e girando su se stesso.
  -Spencer! Spencer, smettila! Così mi sento male!- rideva anche lei anche se cominciava a venirle la nausea.
  -Carly! Oh, Carly, quanto mi sei mancata!- disse lui, tutto eccitato –Fatti vedere, piccola. Sei bellissima!
  -Spencer, ti ho detto di chiamarmi Carlotta. Quello è il mio nome.
  -Non mi è mai piaciuto, quello...- borbottò lui imbronciato mettendola giù.
  -Lo so, nemmeno a me. Ma è così che mi facevo chiamare in Italia. E poi l’aveva scelto papà- fece lei, abbassando lo sguardo.
Spencer si addolcì. Ora sua sorella aveva ventotto anni, ma a lui sembrava la stessa Carly di nove anni prima che piangeva perché doveva andare via. Ripensò a quando, nel suo appartamento di Seattle, aveva ricevuto una lettera dalla U.S. Air Force che lo avvertiva della morte imprevista del colonnello Steven Shay a causa di un infarto durante una cerimonia di consegna di medaglie. Loro padre. Per questo Carly era tornata a Seattle, per il funerale, durante il quale avrebbero consegnato delle medaglie di merito a lei e a Spencer.
  -Ehi- sussurrò lui, prendendole il mento tra il pollice e l’indice –andrà tutto bene, piccola. Ora tornerai a vivere da me e se vuoi ti troverò un appartamento, andrai a lavorare, ti rifarai una vita qui... ora però sarà meglio andare, non credi? Tra venti minuti dobbiamo essere al cimitero.
Carly annuì stancamente e si avviò alla macchina del fratello che prese le sue valigie. L’auto era una Lexus nera e curata.
  -Come hai avuto questa macchina?- chiese Carly incredula.
  -Non te l’ho detto? L’ho comprata qualche giorno fa da Socko. Me l’ha venduta a poco per una macchina del genere- spiegò il fratello.
Quando arrivarono al cimitero c’erano già molti militari in divisa e qualcuno di importante e giudicare dalle medaglie che aveva appese alla giacca. Inoltre una bandiera americana sventolava accanto al podio che aspettava qualcuno che parlasse ai presenti del colonnello Shay.
Carly e Spencer si sedettero in prima fila, proprio davanti la bara di legno lucido. Lei indossava un vestito nero che arrivava alle ginocchia dove si allargava e Spencer uno smoking con cravattino.
Il primo a parlare fu un sergente o qualcosa del genere, che elogiò le capacità del colonnello ricordando le sue valorose imprese a 900 miglia sottacqua in un sottomarino e altri particolari episodi. Dopo venne il turno di altri soldati che avevano lavorato al suo fianco. Infine venne chiamato anche Spencer a parlare del padre.
  -Che dire?- fece lui, imbarazzato –Mio padre era... un uomo davvero fantastico e anche se non ho passato molto tempo con lui, quando tornava a trovarmi a casa era sempre festa. Lui avrebbe tanto voluto che mi laureassi in legge, ma quando ho lasciato l’università non se l’è presa con me e anzi, mi ha spinto a realizzare il mio sogno: diventare venditore di telecamere-scoiattolo. Ti voglio bene, papà. E sappi che non ti perdonerò mai per avermi portato via la mia bella sorellina- terminò il suo discorso, sorridendo. Scese dal podio e poggiò sulla bara quella che doveva essere una sua creazione: un fiore di cartapesta ricoperto di cioccolata e vaniglia e spruzzato con della lacca per capelli. Con la coda di uno scoiattolo intinta negli spaghetti taco.
Quando Spencer raggiunse Carly le sorrise e notò che la sorella stava piangendo. Lei salì sul podio e ci mise qualche secondo per trovare le parole adatte.
  -Ciao, papà- cominciò, asciugandosi una lacrima -io ti ho sempre voluto bene, lo sai benissimo e quando mi hai proposto di venire a Firenze con te ho subito accettato. Perché volevo passare del tempo con te. Perché vedere l’Italia mi sarebbe piaciuto tanto. Perché non ti vedevo mai. Perché ti voglio bene. Mi manchi, papà. Tantissimo. Grazie. Oh, e ricorda di salutare mamma da parte nostra- ricominciò a piangere e scese dal posto. Sulla bara poggiò un foto che ritraeva suo padre che teneva per mano Spencer e sua madre che aveva imbraccio Carly di pochi mesi.
Quando la bara fu sotterrata i due fratelli tornarono alla macchina e Spencer offrì a Carly un fazzoletto.
  -Grazie, Spencer- fece lei, tirando su col naso.
  -Vuoi tornare a casa o vuoi subito vedere la mia sorpresa?- chiese lui, sorridendo e mettendo in moto.
  -Una sorpresa? Davvero?- esclamò lei, tornando contenta.
  -Già. Facciamo così: ora andiamo a prendere Tanya e poi ti porto a vedere la sorpresa.
Tanya era la fidanzata di Spencer. Da qualche anno aveva finalmente trovato una della sua età e avevano intenzione di sposarsi al più presto, visto che ormai avevano quarant’anni.
Arrivarono davanti l’asilo dove lavorava Tanya e si diressero verso la meta sconosciuta dove doveva esserci la sorpresa per Carly.
  -Ciao, Carlotta- disse Tanya –Spencer mi ha parlato molto di te. Quando sei tornata?
  -Stamattina. Ora cosa andrete a fare?- chiese Carly.
  -Ora andremo nel luogo misterioso, poi vedremo...- spiegò Spencer.
  -Verrete con me?- domandò ancora Carly.
  -Tranquilla, non ci intrometteremo- continuò Spencer, confondendo ancora di più le idee di Carly.
Quando l’auto si fermò, Carly sporse la testa fuori dal finestrino e riconobbe la strada dove era passata per diciannove anni.
  -Il locale di T-Bo?- chiese allibita, scendendo dall’auto.
  -Bentornata, sorellina- disse Spencer, aprendo la porta del locale. L’odore di frittura la avvolse completamente. Si guardò intorno. La disposizione dei tavoli non era cambiata di una virgola, così come l’arredamento.
Un uomo di colore sui quarantacinque anni si avvicinò ai nuovi arrivati.
  -Carly?- chiese sconvolto l’uomo –Carly Shay?
  - T-Bo! – esclamò lei andando ad abbracciarlo –Cavolo, quanto tempo! Come va?
  -Bè, insomma, si va avanti... ma alla gente non interessano più molto i frappé fritti... Cosa mi racconti? Sei già stata a trovare Sam e Freddie?                                     
  -Veramente no...- esclamò lei, mentre la campanella in cima alla porta del locale tintinnava due volte a distanza di pochi secondi l’una dall’altra.
  -Carly- la chiamò Spencer ticchettando il dito indice sulla sua spalla.
  -Che cosa c’è?- chiese lei. Si voltò e rimase a bocca aperta. A piccoli e lenti passi si avvicinò alle persone appena entrate.
  -Ragazzi... c-ciao...- balbettò incredula.
  -Ehilà- fece Sam con voce atona.
  - Chi si rivede!- disse Freddie roteando gli occhi.

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Cabina del Capitano:

Bum! Perchè l'ho fatto? Boh... Comunque, salve terrestri! Come va la vita? Non mi interessa, volevo solo sembrare educata... bene, passiamo subito alla storia prima che mi fuciliate. Allora, come avrete letto dall'introduzione è la prima fanfiction che scrivo su iCarly, ma questo non significa che non voglio critiche o consigli, anzi! Se devo migliorare questo è il momento giusto, per questo vi chiedo di dire tutto quello che pensate sul primo capitolo, senza esagerare, sapete, ho l'animo sensibile!... No, scherzavo, intendo dire che non ho voglia di ricevere insulti se è quello che secondo voi mi merito. 
Bene, vi auguro un buon 2014 e vi saluto con affetto anche se non vi conosco e non vi ho mai visti in vita mia. Ora sarà meglio che la smetta, vero? Ok...
Felice anno nuovo dalla vostra cara amica me!
BD

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Capitolo 2
*** In questi nove anni... ***


  -Venite, su, sediamoci!- li esortò Carly. I tre andarono a sedersi ad un tavolino, lei entusiasta, loro molto meno –Ditemi, come li avete passati questi nove anni?
  -Come li hai passati tu, Shay- disse Freddie, acido.
Carly si stupì del tono assunto dall’amico, ma fece finta di niente: -Benissimo! Ho conosciuto tantissimi ragazzi nella nuova scuola, ogni estate andavamo in giro per l’Italia e ogni tanto papà mi portava a vedere la sua base.
  -Non hai trovato nessuno?- chiese Sam, con la stessa voce atona di poco prima.
Carly arrossì: -Veramente no... cioè si, ma erano cosa da niente, non ho ancora preso in considerazione il matrimonio. Voi invece?
  -Noi non ci siamo più visti- commentò Freddie senza guardare Sam –Finita la scuola non ci siamo più sentiti. È la prima volta che ci vediamo.
  -Come sarebbe a dire?- esclamò Carly.
  -Già. Io ho finito la scuola e sono andata a vivere col mio compagno- spiegò Sam a testa bassa.
  -Io invece mi sono sposato- fece Freddie.
Carly lo guardò incredula ed entusiasta: -Davvero?
Freddie annuì. Dopo un po’ di tempo passato in silenzio Carly decise di ordinare qualcosa. T-Bo li raggiunse e portò loro ciò che avevano chiesto. Carly non sapeva spiegarsi il perché del comportamento dei suoi amici: Sam era chiusa in se stessa e non spiccicava una parola, mantenendo gli occhi bassi e Freddie sbuffava spesso annoiato come se volesse andare via al più presto.
  -Ragazzi- si ritrovò a dire Carly senza nemmeno pensarci .si può sapere che avete? Sono tornata, ci siamo ritrovati grazie a Spencer, ma voi non mi degnate di uno sguardo, tantomeno tra di voi.
Sam alzò la testa e sbottò di colpo: -Sinceramente non ho voglia di parlarne adesso. Quindi perdonatemi, “amichetti del cuore”, ma devo andare- si alzò dalla sedia, afferrò il suo giubbotto nero e uscì inferocita dal locale.
Carly era sconvolta: -Ma che le ha preso?
Freddie la guardò dritto negli occhi: -Credo quello che ha preso anche me- detto questo anche lui si alzò e andò via.
La ragazza rimase sola, senza capire il motivo del comportamento dei suoi amici, stringendo il frullato ghiacciato in mano senza sentire niente per la sorpresa che non le faceva pensare ad altro. Quando Spencer la raggiunse, lui aveva un’espressione delusa in volto.
  -Mi dispiace tanto, Carly- le disse in tono apprensivo poggiando una mano sulla sua spalla.
  -Non capisco cosa gli sia successo- disse lei in un soffio.
  -Perché non provi a chiamarli? Magari fate una chiacchierata tranquilla e provate a riconciliarvi se è di questo che avete bisogno?
Carly rimase a testa bassa. Poi si alzò e chiese al fratello di poter tornare a casa, visto che era stanca. Così fecero. Carly salì in camera e si buttò sul suo vecchio letto senza nemmeno disfare la valigie. Non era cambiato nulla. La sua stanza era come l’aveva lasciata, come le era sempre piaciuta. Ma ora la faceva solo sentire male. Tornò sotto e aprì la finestra, prendendo una grande boccata d’aria.
  -Che succede?- sentì Spencer alle sue spalle. Si voltò e vide che era seduto sul divano insieme a Tanya.
  -Nulla, avevo solo voglia di respirare un po’ d’aria fresca- spiegò lei. Poi afferrò il cellulare e digitò il numero di Sam.
“Questa è la segreteria telefonica di Samantha Joy Puckett” sentì dall’altro lato del telefono “adesso sono momentaneamente occupata, se dovete dirmi qualcosa lasciate un messaggio dopo il segnale acustico”.
Carly sbuffò e compose il numero di Freddie.
  -Che c’è?- disse l’uomo.
  -Freddie! Oh, almeno tu rispondi, grazie!- esultò lei.
  -Facciamo in fretta, Carlotta. Cosa vuoi?- il tono scontroso dell’amico la sorprese più di quanto non fosse già.
  -Volevo solo... volevo solo sapere cosa succede. Oggi mi siete sembrati strani e volevo parlarvi. Possiamo farlo di persona?
  -Senti, ora non ho tempo, va bene?- tagliò corto lui.
  -Ti prego, Freddie! È vero, non ci siamo più sentiti, ma mi piacerebbe ristabilire un contatto con voi! Vi voglio ancora bene, non pensare il contrario!
Freddie rimase in silenzio per qualche istante che a Carly parve un’eternità, poi rispose, sbuffando: -Va bene, Carlotta, ma facciamo in fretta. Troviamoci davanti al locale di T-Bo.
  -Grazie, Freddie, davvero!- esclamò Calry contenta.
  -Solo una cosa, Carlotta- continuò lui –chiamami Fredward.
  - D-d’accordo...- fece lei, sorpresa. Freddie aveva sempre odiato il suo nome intero. Ma era troppo felice di poter parlare di nuovo col suo vecchio amico, così corse a sistemarsi per uscire di nuovo.
Quando fu pronta scese di fretta le scale e raggiunse il locale. Freddie era già là davanti ad aspettarle, con un’espressione cupa sul volto, fronte corrugata e imbronciato.
  -Ciao, Fred...ward. Tutto okay?- chiese Carly contenta di poter parlare faccia a faccia col suo amico.
  -Carlotta, parliamoci chiaro- tagliò corto lui –tu non capisci perché io e Samantha ci comportiamo così, ma perché non provi a pensare a come ti sei comportata tu in questi nove anni?
  -Perché, scusa, come mi sono comportata?- Caly era confusa.
  -È questo il punto: non ti sei comportata! Non ti sei fatta sentire, non ci hai più degnati di una lettera o di una cartolina. Hai idea di quante e-mail ti abbia mandato solo nei primi due mesi? Novantasei! E tu mi hai mai risposto? Neanche per sogno!
  -Scusa, io... ho cambiato casella postale...
  -E non me l’hai detto! Dalla tua nuova casella non mi è mai arrivato un messaggio. Perché, questo, Carlotta? Perché?
  -Perché... perché...
  -Perché non ti è più importato nulla dei tuoi migliori amici! Hai idea di cosa mi sia successo? Mi sono sposato, Carlotta. Con una donna incontrata a lavoro. E ha insistito perché ci sposassimo in comune, la sua odiosa sorella come testimone. Beh, sai una cosa? Avrei tanto voluto sposarmi in chiesa, avrei voluto che tu fossi la mia testimone, avrei voluto sposare qualcuna che mi amava veramente, non qualcuna che vuole solo i miei soldi. E da qualche settimana ho scoperto che la mia cara mogliettina Jessica Jackson mi tradisce giorno e notte da prima che ci sposassimo!
Carly era davvero dispiaciuta: -Fredward, io... mi dispiace...
  -Oh, e vuoi che ti parli della tua cara amica Sam? Adesso sta con un farabutto che la maltratta dalla mattina alla sera, ma lei è costretta a stare con lui perché ha bisogno dei suoi soldi per pagare le cure per la madre, che adesso è bloccata in un letto d’ospedale per chissà quale maledetta malattia!
Freddie aveva cominciato a urlare e aveva fatto sentire in colpa Carly, che adesso si rendeva conto del grave sbaglio che aveva commesso.
  -E tu come sei stata in Italia, cara amica mia? Bene, vero? Ne ero certo. Sono contento per te- quel tono accusatorio la faceva sentire sotto terra –Sai una cosa, Carly- ora il tono di Freddie si era addolcito, ma aveva ancora un pizzico di tristezza –quando mi desti quel bacio, prima di partire, ero quasi riuscito a sperare che non saresti più andata via. Che avresti cambiato idea. Ma mi ero illuso. E ora non posso certo più dire di amarti come una volta. Addio, Carly Shay. Mi sei mancata- detto questo le voltò le spalle e andò via, lasciando Carly interdetta. Si, ora sapeva cosa era successo in quegli anni, ma adesso che l’aveva saputo si sentiva incredibilmente in colpa. Decise di tornare a casa e mentre percorreva il tratto di strada necessario, pianse tutte le lacrime che era riuscita a sopprimere mentre sentiva il tono iroso dell’amico su di lei.

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Cabina del Capitano:

Sperando che questa volta il capitolo venga pubblicato, vi saluto di nuovo e vi ripeto che sono davvero orgogliosa di questo capitolo :3 sappiate che è molto importante per tutta la storia e sto cercando di sbrigarmi con i prossimi perchè, conoscendomi, tra scuola, compiti, chitarra e scout ci starei mesi interi prima di pubblicare. Quindi aspettatevi presto il prossimo, anche se non l'ho ancora iniziato.
Vi mando tanti bacini e vi saluto ^-^
BD (che non è una faccina ne' il logo di Bastardi Dentro -.-")

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Capitolo 3
*** Nuovi incontri e scoperte agghiaccianti ***


 
Freddie tornò a casa arrabbiato e deluso allo stesso tempo. Deluso da Carly, deluso da se stesso, deluso dalla vita che si era fatto. Aveva sempre voluto bene quella che una volta era la sua migliore amica, ma ci era rimasto malissimo quando non aveva più risposto alle e-mail che le aveva mandato.
Aprì la porta e la sbatté alle sue spalle, andando a sedersi sul divano.
  -Dove sei stato, amore?- chiese sua moglie. Sapeva che non gliene importava niente, ma che cercava di sembrare gentile. Perché lei sapeva che lui sapeva.
  -Da nessuna parte- fece lui scocciato e Jessica rimase in silenzio, continuando a fare quello che faceva di solito. I cavoli suoi.
  -Sai chi ho incontrato?- disse Freddie, assumendo un tono più gentile –la mia vecchia amica, quella con cui gestivo quel canale sul web.
  -Ah, Carolina!
  -Carlotta- la corresse lui –Credo che uscirò di nuovo, ti dispiace?
  -No, tranquillo, vai pure, caro- sorrise dolce lei. Certo che non le dispiaceva. Si sarebbe portata a letto l’ennesimo trovato al night club.
 
Mentre Carly tornava a casa non vide chi le veniva incontro e andò a sbattere contro di lui.
  -Oh, mi scusi, mi dispiace tanto!- disse, cercando di aggiustarsi i capelli.
  -Si figuri, non mi ha fatto niente- disse chi le stava davanti. Quando Carly alzò lo sguardo vide chi era. Un uomo alto sui trent’anni, capelli scuri e ricci e occhi verdi. Indossava una giacca nera sportiva lasciata aperta e di sotto una maglietta verde a righe e dei jeans larghi e strappati –Lei, piuttosto, si è fatta qualcosa?
  -No, sto bene, grazie. A questo punto mi sembra obbligatorio... Mi chiamo Carlotta Shay.
  -Io sono Jack Cantone, piacere di conoscerla. Posso offrirle qualcosa? Mi spiace che sia finita a sbattere contro i miei poderosi pettorali- rise sarcastico, ma Carly non poté dargli torto: quei pettorali erano fantastici!
  -Beh, perché no?- acconsentì lei.
Qualche minuto dopo erano in un localino niente male che doveva essere stato aperto da poco, visto che Carly non lo ricordava.
  -Cosa ci faceva una ragazza bella come lei sola soletta in questa grande città?- chiese Jack bevendo il suo caffè macchiato.
  -Oh, nulla, ero stata a parlare con... un amico e stavo tornando a casa- spiegò lei –posso darle del tu?
  -Sicuramente!- fece lui –Allora... con un amico eh?
  -Si, ma... non era niente di che, il fatto è che sono tornata stamattina dall’Italia e sono tornata a trovare degli amici.
  -Ah, sei stata in vacanza in Italia!- esclamò Jack.
  -Non era esattamente una vacanza. Ho vissuto lì per nove anni.
  -Hai capito? Mio nonno era italiano. Era di Catania, in Sicilia.
  -Si, ci sono stata qualche estate fa...
Continuarono a chiacchierare per un po’ finché non si fece tardi.
  -Cavolo, sono le otto e mezza! Mio fratello si starà chiedendo dove sarò finita!- esclamò lei alzandosi di colpo dopo aver guardato l’orologio.
  -Posso accompagnarti io a casa, se vuoi- propose Jack e Carly acconsentì.
Così si incamminarono continuando a parlare del più e del meno.
 
Non sapeva perché l’aveva fatto, ma eccolo lì. Freddie era andato a casa di Sam. Da quando sapeva di come la trattava Joe, il suo compagno, non dormiva la notte. È vero, non si erano più frequentati, ma qualcosa lo obbligava a farlo, perché tutto sommato lui teneva ancora a lei. La casa era vuota e le luci spente, così decise di chiamare la ragazza al telefono.
  -Pronto?- sentì sussurrare dall’altro capo del telefono.
  -Samantha, sono Fredward. Mi spiace per come sono andate oggi le cose, ti vorrei vedere. Si può fare?
Sam rimase in silenzio, poi parlò: -D’accordo, Benson. Dove sei?
  -A casa tua.
  -A casa mia? Allora non sei cambiato di una virgola, razza di idiota! Va’ via di lì, vedrò come raggiungerti, okay?
  -Si, va bene. A dopo- sentì che Sam riattaccava e andò via dalla casa della donna. Raggiunse il centro e aspettò una telefonata dell’amica. Quando la ricevette si diedero appuntamento là. La ragazza arrivò dopo un quarto d’ora. Indossava come quella mattina una maglietta nera a maniche lunghe e colletto alto e dei pantaloni lunghi, neri anche quelli.
  -Benson- lo salutò.
  -Puckett- fece anche lui.
  -Cosa c’è?
  -Ho parlato con Carly. Le ho spiegato tutto quello che doveva sapere, ma credo di aver esagerato.
Sam lo guardò: -L’hai fatta sentire in colpa?
  -Forse anche troppo.
  -Allora hai fatto la cosa giusta.
Freddie rimase stupito da quelle parole: -Come puoi dirlo? Era la tua migliore amica!
  -Hai detto giusto, Benson: era! Ha fatto male a non farsi sentire più, a non voler sapere cosa passavamo io e te. Cavolo, fa freddo, qui!
  -Vieni, entriamo in macchina- la invitò lui. Così fecero.
  -Quello che voglio dire- continuò Sam –è che... tu sai cosa sto passando io e io so cosa stai passando tu. Non può non interessarsi ai suoi migliori amici per ben nove anni e spuntare dal nulla come se niente fosse successo, con quel suo stupido sorrisino sulle labbra che la fa sentire la reginetta del mondo.
  -Forse hai ragione- commentò Freddie, mettendo in moto la macchina –ti riaccompagno a casa.
  -D’accordo.
  -Senti... ti va di dirmi cosa ti fa Joe?
Sam lo guardò in silenzio, cercando di nascondere la vergogna, poi aprì bocca: -Mi maltratta, che ti devo dire? Mi dice che sono una stupida, mi tratta come la sua serva... nient’altro.
  -Sei sicura? Si limita a questo?- si insospettì Freddie.
  -Cosa dovrebbe farmi, Benson?- sbottò Sam.
Arrivati davanti alla casa di lei, Freddie fermò l’auto e rivolse lo sguardo alla ragazza seduta accanto a lui. Ora le luci della casa erano accese. Joe doveva essere tornato.
  -Sam- disse lui –ti sembra che non mi sia accorto di come ti vesti? Del tuo comportamento cambiato così di punto in bianco?
  -Cosa c’entrano il mio abbigliamento e il mio comportamento?- fece lei irritata.
  -Siamo in piena primavera, ma tu ti vesti completamente di nero e ti copri tutto il corpo. E sicuramente sei molto più timida di una volta.
  -Sono diventata adulta, Benson. Che il mio comportamento sia cambiato non è affar tuo. Riguardo ai vestiti... i soldi di Joe li uso per mia madre, non è colpa mia se non ho tanti vestiti- detto questo fece per uscire dalla macchina, ma Freddie afferrò da dietro il colletto del suo maglione che si strappò venendo strattonato in quel modo.
  -Aaaah!- si lamentò Sam.
Freddie rimase in silenzio a guardare la schiena ora nuda della ragazza, con occhi e bocca sbarrati.
  - S-Sam...- balbettò sconvolto.
  -Contento, ora, Benson?- singhiozzò lei, senza guardarlo.
Anche se ormai era buio, Freddie poteva benissimo vedere i graffi e i lividi che ricoprivano la schiena di Sam.

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Cabina del Capitano:

Ooookay, guys, non vedevo l'ora di pubblicare questo capitolo, giuro! Sarò anche una matta depressa che ama massacrare i suoi personaggi preferiti, ma che volete? Sono fatta così u.u
Muy bien, in realtà non ho altro da dire, a parte il fatto che quel (secondo me) gran figo di Jack sarà moooolto importante per la storia :3
Sciauuu!
BD

 
 

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Capitolo 4
*** Amore e pallottole ***


  -Grazie, Jack, mi sono divertita tantissimo- esclamò Carly contenta.
  -Ti ho solo riaccompagnata a casa- rise Jack.
  -E allora? Mi sono divertita tantissimo lo stesso!
  -Dovrei offendermi? Significa che non mi prendi sul serio!- sbottò lui fintamente offeso –Se ti va possiamo rivederci.
Carly disse che ne sarebbe stata lieta e si scambiarono i numeri di telefono salutandosi.
Quando Carly rientrò in casa trovò Spencer addormentato sul divano con del rossetto su tutta la faccia e la camicia sbottonata. Sorrise contenta che suo fratello avesse finalmente trovato una che lo amava. Lo coprì con un plaid e salì in camera. Si spogliò e si buttò sotto le coperte con indosso solo la biancheria intima.
 
  -Sam, io...- Freddie non sapeva cosa dire. Da un po’ era convinto che Joe non si limitasse a maltrattare Sam, ma era rimasto sconvolto comunque da ciò che aveva visto. La schiena della ragazza era uno spettacolo terribile e vista così sembrava così piccola e indifesa –Quando... quando ha...
  -Iniziato?- fece Sam –Poche settimane dopo avermi presa con lui. Ti prego, Fredward, non... non farne parola con nessuno! Se la polizia lo venisse a sapere io sarei rovinata! Lui finirebbe in prigione e io non avrei più qualcuno che mi aiutasse con mia madre!
  -Nove anni! Nove anni, Samantha!- ora Freddie urlava –Tu non sei andata all’università e sei andata a vivere con lui dopo il liceo, giusto? Quindi sono nove anni che ti tratta in questo modo! Come fai a resistere?
  -Penso a mia madre! Bloccata su quel dannato letto di quel dannato ospedale per quella dannata malattia!- sbraitò Sam, reggendo il maglione.
Freddie si addolcì, seppur mantenendo un’espressione preoccupata sul volto.
  -Oh, Sam, io... mi dispiace così tanto!- sussurrò, guardandola negli occhi. Più volte si era accorto di quanto fosse carina, anche quando lo picchiava quando erano ragazzi. Ma ora sembrava così tenera e dolce e... e bella. Spesso gli era capitato di pensare quella parola attribuita a lei, ma ogni volta aveva bloccato il pensiero sul nascere, forse perché si vergognava. Eppure in quel momento non riusciva a non pensarci.
  -Come hai detto scusa?- chiese Sam.
  -Che mi dispiace- ripeté Freddie.
  -No, no, dopo- fece lei.
  -Dopo? Ho... ho detto qualcosa... dopo?- domandò lui senza ricordare. Poi un dubbio lo pervase. Che avesse fatto quei pensieri a voce alta? –Già- sussurrò –sei bellissima.
Gli occhi di Sam si illuminarono e si riempirono di lacrime. Poi abbracciò Freddie, che ricambiò l’abbraccio senza esitare.
In poco tempo Sam era rimasta in biancheria intima e baciava senza sosta Freddie, che la stringeva a sé come se non ci fosse stato un domani. Freddie muoveva le mani sul corpo di Sam facendo attenzione a non farle male. Era spaventoso come tutto il suo corpo fosse ricoperto di terribili segni di violenza, Freddie aveva quasi cominciato a piangere quando l’aveva visto.
  -Ti amo- riuscì a formulare Freddie tra un bacio e l’altro e sentì Sam dire qualcosa del genere mentre sospirava e cercava di muoversi su di lui all’interno dell’auto.
  -Che ore sono?- chiese Sam a un certo punto.
Freddie tirò fuori il braccio da chissà dove e guardò l’ora sull’orologio.
  -Le dieci e mezza- disse, tornando a baciarla appassionatamente.
  -Oddio!- esclamò lei sbarrando gli occhi. Riprese i pantaloni e li indossò facendo lo stesso col maglione cercando di tenerlo su alla bene e meglio.
  -Cosa? Che c’è?- chiese Freddie preso alla sprovvista.
  -Dovevo rientrare mezz’ora fa!- uscì di fretta dalla macchina.
  -Sam! Sam, aspetta!- Freddie riallacciò la cintura e corse fuori, ma Sam era già davanti alla porta. Lo guardò triste di doverlo lasciare e aprì la porta.
Quando si richiuse la porta alle spalle, Freddie rimase fermo lì, a guardare la ragazza che aveva amato per così tanto tempo senza mai accorgersene tornare nel suo inferno. Non poteva essere così. Decise di andare avanti e guardare dalla finestra. E rabbrividì.
Joe stava urlando contro Sam che cercava di coprirsi le orecchie e che provava a far prevalere la sua voce su quella di lui, ma invano. A un certo punto Joe sollevò un braccio e Sam si coprì la faccia e chiuse gli occhi, per non vedere il colpo che stava per infliggerle il compagno. Joe fece ricadere il braccio sulla faccia di Sam, che urlò di dolore.
Fu allora che accadde.
I muscoli di Freddie si contrassero, l’adrenalina pervase il suo corpo.
Si alzò di scatto ed entrò nella casa, preso da una furia indicibile.
Sotto gli occhi sconvolti di Sam e quelli sorpresi di Joe gli andò incontro e gli mollò un pugno sul naso. Joe era più alto di lui di almeno cinquanta centimetri, ma questo non lo fermò. Anche Joe sferrò un pugno contro di lui e lo colpì sul labbro inferiore che prese a sanguinare. Ma Freddie non si fece spaventare. Se da ragazzo non si sarebbe mai messo contro qualcuno come Joe, ora si sentiva in dovere di proteggere la sua migliore amica, la ragazza con cui aveva condiviso quel momento di amore e passione.
Le urla di Sam che chiedeva loro di finirla erano inutili. Ormai i due uomini avevano innescato una battaglia a chi cadeva a terra per ultimo, Freddie per difendere Sam, Joe per difendere il suo orgoglio.
 
Carly venne svegliata dalla vibrazione del cellulare verso le undici di sera. Guardò il numero assonnata. Era Sam.
  -Pronto?- mugugnò con la bocca impastata dal sonno.
  -Carly! Oh, mio Dio, Carly, meno male! Vieni subito, ti prego!- Sam era presa dal panico.
  -Sam, cosa... che succede?- chiese Carly alzandosi di colpo, preoccupata dal tono dell’amica.
  -Freddie è entrato e Joe lo picchia, ma lui non molla, si farà male! Ti prego, vieni! Ti scongiuro!
  -Sam, ora calmati. Dimmi dove sei- ora Carly si stava vestendo in fretta e furia –vuoi che chiami la polizia?
  -A casa, sono, dove dovrei essere? No! No, ti prego, non chiamare nessuno, ma sbrigati per favore! Ah! Aaah!
Carly scese di corsa le scale terrorizzata e quasi inciampò, svegliò Spencer che dopo un minuto capì che c’erano problemi e corse fuori. Salirono in macchina e Carly chiamò Jack.
  -Pronto?- anche lui sembrava appena stato svegliato.
  -Jack, devi raggiungermi!- esclamò Carly trafelata.
  -Ehi, dolcezza, ci saremo anche scambiati i numeri, ma io a quest’ora dormo! Puoi chiamarmi domani?
  -Non c’è tempo, Jack! Raggiungimi alla terza dopo la piazza centrale, è un’emergenza!
  -Va bene, ci sono. Non fare cavolate, sto arrivando.
Quando Carly arrivò trovò la porta d’ingresso della casa di Joe chiusa, ma le urla si sentivano benissimo da fuori. Quelle di rabbia di Joe e Freddie e quelle di terrore di Sam. Due secondi dopo arrivò anche Jack che fece sgommare le ruote della macchina nel tentativo di parcheggiarla. Scese velocemente dall’auto e raggiunse Carly e Spencer, che erano rimasti dietro la loro senza sapere cosa fare, e afferrò la pistola.
Jack aveva detto a Carly, quella mattina, che era un poliziotto e lei aveva subito pensato a lui quando Sam l’aveva chiamata, anche se lei le aveva chiesto di non chiamare nessuno. Non poteva non farlo.
  -Cosa succede?- chiese Jack serio.
  -Credo che Freddie sia entrato perché ha visto che Joe stava picchiando Sam- spiegò Carly con voce tremante, mentre Spencer le cingeva le spalle con un braccio –Sparerai?- chiese preoccupata.
  -Si, se sarà necessario- rispose prontamente Jack, facendo preoccupare ancora di più la ragazza.
Le tende alle finestre facevano intravedere solo le sagome dei due uomini che continuavano a lottare.
  -La situazione è tragica, dolcezza- esclamò il poliziotto –se non la smettono, dovrò farlo per forza e se chiamassi i rinforzi, arriverebbero comunque troppo tardi, quindi, per piacere, fammi un favore. Chiama subito un’ambulanza e la polizia e fammi fare il mio lavoro.
Carly obbedì senza staccare gli occhi dalla finestra. I due non avevano proprio voglia di staccarsi. Tiravano calci e pugni e sputavano sangue. Jack puntò la pistola sulle loro sagome e Carly non capì cosa aveva intenzione di fare: ora Freddie e Joe erano letteralmente avvinghiati, uno dei due, forse Joe, a giudicare dalla stazza, strangolava l’altro tenendo il braccio attorno al suo collo mantenendosi alle sue spalle, mentre questi cercava di liberarsi anche se senza successo. Adesso le sagome erano praticamente irriconoscibili tra loro e Carly si chiese se Jack aveva davvero intenzione di sparare in quel momento.
A quanto pare si.
Jack premette il grilletto sotto gli occhi increduli di Carly, il botto le fece accapponare la pelle e vide la pallottola come al rallentatore partire e viaggiare a mezz’aria, fino a sfondare il vetro della finestra e andarsi a conficcare da qualche parte del corpo di uno dei due.
Fatto sta che entrambi caddero a terra e si sentì un grido di Sam, l’ultimo, che a quanto pare non poteva credere ai suoi occhi.
Jack fece rimanere Carly ferma per qualche secondo, fino a che non arrivò la polizia, che entrò in casa e portò via un Joe privo di sensi.
Carly corse dentro e trovò Sam ancora in piedi davanti alle scale, con le mani che le coprivano la bocca e le lacrime che le scendevano dagli occhi senza sosta. Freddie era disteso per terra, il volto deforme a causa dei pugni procuratigli da Joe, le braccia ricoperte di lividi, così come il collo e qualche costola ammaccata. Ma la cosa che sconvolse di più Carly era il buco sulla spalla sinistra, fin troppo vicino al cuore, dal quale usciva copiosamente del liquido scarlatto.
Quella là dentro era la pallottola di Jack.
E quello era il sangue di Freddie.

________________________________________________________

Cabina del Capitano:

Buongiorno, miei umili servi, sono tornata per vostra sfortuna!
Molto bene, per prima cosa volevo chiedervi un parere: dovrei cambiare il rating in rosso per questa piccola scena "intima" tra Freddie e Sam? Non so, quando ci pensavo prima di scrivere il capitolo me l'immaginavo un po' meno... si, beh... così, no? Ma adesso mi sembra un tantino esagerata. Boh, se così vi è sembrato e la scena vi ha dato fastidio fatemelo sapere, ok? 
Riguardo ciò che è successo a Freddie... eh eh, ci siete rimasti male, eh? Lo sssssapevo! Per sapere come andrà a finire dovrete aspettare!
Bacibaci, vi amo tutti ^-^
BD
 

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Capitolo 5
*** Tempo di visite ***


Due infermieri entrarono di corsa in casa con una barella sul quale caricarono il corpo di Freddie per portarlo sull’ambulanza.
Carly prese la mano di Sam, che la tirò a sé per abbracciarla e cominciando a piangere a squarciagola.
Un medico entrò in fretta e chiese loro se volevano salire sull’ambulanza con Freddie. Loro dissero di si e così fecero. Mentre Spencer e Jack li seguivano fino all’ospedale, nell’ambulanza dei medici cercavano di bloccare l’emorragia dalla spalla destra di Freddie, mentre un altro gli mandava ossigeno attraverso un tubo collegato alla sua bocca.
  -Come sta?- riuscì a chiedere Carly, tenendo forte la mano di Sam che a sua volta teneva quella di Freddie.
  -Affatto bene. Oltre all’emorragia causata dal proiettile ne ha diverse interne, per di più ha due costole fratturate e c’è mancato poco che lo zigomo destro non venisse distrutto. Inoltre ha ricevuto parecchi pugni alle tempie e per questo potrebbe non riprendere i sensi per un po’.
Quelle parole fecero venire la nausea a Carly, che strinse di più la mano di Sam e la guardò cercando di assumere un’espressione rassicurante, evidentemente con pochi risultati  visto che Sam ricominciò a piangere. Quando arrivarono all’ospedale Carly, Spencer e Jack vennero portati in sala d’attesa, Freddie fu mandato in sala operatoria con codice rosso e Sam fu spedita a farsi curare il grosso bubbone violaceo che le era spuntato vicino all’occhi a causa del pugno di Joe.
Quando i tre si ritrovarono da soli in sala d’aspetto, Carly si decise a chiederglielo.
  -Perché l’hai fatto?- domandò esasperata a Jack.
  -Dovevo- si difese lui.
  -Non ce n’era bisogno! Joe aveva perso comunque i sensi, non c’era alcun motivo di sparare!
  -Carlotta, non capisci! Sono un poliziotto, ti sembra che non mi senta male per aver sparato a un civile innocente? Se l’ho fatto ci sarà pure una spiegazione!
  -E allora dimmela! Avanti, Jack, dimmi quel è questa spiegazione, visto che c’è.
Jack rimase a guardarla in silenzio con la fronte aggrottata, poi distolse lo sguardo sbuffando. Anche Carly lasciò perdere e si andò a sedere accanto a Spencer, che la prese e l’abbracciò, facendola piangere tra le sue braccia.
 
Pov Freddie
 
Cosa? Eh? Ma che...? Dove mi trovo? Uh, è tutto nero. Che schifo. Non mi è mai piaciuto il nero come colore. Non si può definire nemmeno un colore, è brutto. No, il nero non è un colore. Il giallo è un bel colore. Si, giallo come il sole, le patatine, il formaggio e come i capelli di Sam. Si, i suoi capelli sono davvero bellissimi. Tutta lei è bellissima. Ma ora torniamo a noi. Perché cacchio è tutto nero, qui? Ah, già, ora ricordo. Quel bastardo di Joe mia ha colpito fortissimo un po’ ovunque. Chissà se i miei gioielli di famiglia sono apposto, spero di si! Cavolo, non so cosa farei se me li avesse rotti con uno di quei suoi calci!  Aspetta un attimo. Sam? Che fine ha fatto? Spero stia bene! Non potrei vivere sapendo che non sta bene! Preferirei aver perso i gioielli di famiglia. E Carly? Non l’ho più vista da... da quando? Da quando l’ho fatta sentire uno schifo. Poveretta, ripensandoci sto male. Lei ha solo cambiato vita. Certo, poteva farlo in maniera diversa, ma chi sono io per giudicarla? Ehi, aspetta, cos’è quello? Ma... ma quello sono io! E lì ci sono Carly e Sam! Che stiamo facendo? Oh, guarda, è quando ci preparavamo per dare vita ad iCarly! Che piccoli che eravamo! Quanto sarà stato, ventitre anni fa? Si, all’incirca. Come siamo carini. Ehi, dove... dove vanno? Perché svaniscono? Ma quella è Jessica! E quello uno dei suoi scopamici di turno! Quanto la detesto! Ma perché l’ho sposata? Forse volevo solo farmi una vita con una donna accanto. Forse perché da ragazzo avevo avuto altre delusioni in amore, oltre a quelle con Carly e Sam e ormai non ci speravo più. Va via anche lei? Meno male, cominciava a infastidirmi. E ora chi arriva? Ah, è Joe. E sta picchiando Sam! No, amico, smettila! Non vorrei ridurti come ho fatto poco fa, va bene? Lasciala in pace, bastardo! Ecco, bravo, così. Sparito anche lui. Ma quella è Carly. È con due ragazze, devono essere sue amiche italiane. Sembrano contente, insieme. Ehi, chi è quello? Un ragazzo? che flirta con Carly? Guarda come si muove, sembra un mollusco. Ehi, levale le mani di dosso, lei è mia amica, non ti permetto di fare il cascamorto con lei. Ecco bravo. Ehi, il nero sta sparendo...
 
Quando Freddie riaprì gli occhi la luce della stanza gli diede così fastidio agli occhi da doverli richiudere e riaprire molto più lentamente.  Si guardò intorno. Era sdraiato su un lettino d’ospedale, la schiena tirata su da una montagna di cuscini. Le pareti erano grigie e su quella accanto al letto c’era una grande finestra. Inutile, visto che dava su un edificio che non lasciava vedere nulla a parte il suo muro.
  -Benson- sussurrò una voce piacevolmente familiare accanto a lui. Quando si girò Sam era seduta su una sedia scricchiolante e aveva gli occhi lucidi.
Freddie la guardò e sorrise. Poi provò a dire qualcosa: -P...- tossì violentemente –Puckett...- la sua voce era roca e non riusciva a parlare con un volume più alto, ma quello bastò per far sorridere Sam.
  -Oh, Freddie!- esclamò, buttandogli le braccia al collo per abbracciarlo –Ti sei svegliato, finalmente! Avevo paura che non l’avresti fatto più!
  -Va... bene, va bene, Sam... Ora però levati! Soffoco!- tossì ancora Freddie.
  -Ops, scusa- disse Sam.
  -Quanto ho dormito? Ci sono novità?
Sam lo guardò a lungo, poi parlò: -Tre giorni. Hai dormito per ben tre giorni.
  -Cavolo...
  -Già. E si, ci sono novità, spetta a te decidere se sono buone o cattive. Tua moglie è stata qui mentre dormivi.
Freddie si interessò all’argomento. Non ci avrebbe mai sperato. Che sua moglie lo venisse a trovare. Per questo quando Sam continuò a parlare tutto si fece più chiaro: -E ha portato le pratiche per il divorzio. Ha già fatto tutto lei e se ne è andata a vivere a Las Vegas. A te non rimane altro che firmare le pratiche. Ha detto che non avresti esitato.
Se quelle parole avessero dovuto ferire Freddie, beh, non lo fecero. Un enorme sorriso si dipinse sulle sue labbra e allungò il braccio per abbracciare Sam. Forse il primo passo per il divorzio l’avrebbe dovuto fare lui, visto che era Jessica quella che l’aveva sposato per i suoi soldi, con i quali comprava vestiti nuovi come se fossero pane quotidiano e si portava a letto uno diverso ogni giorno, ma quello non era più un problema di Freddie. Finalmente si era liberato di quella scocciatura.
  -Chi altri c’è di là?- chiese Freddie.
  -In sala d’attesa, dici?- fece Sam, alzandosi –Carlotta, Spencer, T-Bo e... si, beh... il poliziotto che ti ha sparato, l’amico di Carlotta.
  -Potresti dirgli di venire qui?- chiese Freddie, cercando di tirarsi su per assumere un aspetto un po’ più presentabile. Ma quel movimento gli fece fare una smorfia di dolore per le costole.
  -Ma chi, il poliziotto? Ne sei certo?
  -Si, fallo e basta- affermò lui.
Mentre Sam si dirigeva fuori per chiamare Jack, Freddie la chiamò di nuovo: -Sam?
  -Si?- fece lei, voltandosi. Ora indossava un vestitino verde corto fino alle ginocchia. Lasciava vedere i tanti lividi, ma sembrava non le importasse più.
  -Chi ha vinto alla fine?- chiese lui. Sam sembrava non capire –Sono riuscito a mettere sotto Joe? Alla fine?
Sam sorrise esasperata: -Tu, Benson. Hai vinto tu. Joe è caduto a terra nel momento stesso in cui sei caduto tu a causa della pallottola. Se non fosse stato per quello, tu saresti rimasto in piedi. Sei stato fantastico.
Freddie fece un sorriso spavaldo e aspettò che Jack entrasse. Quando successe, questi rimase in piedi sulla porta, come per aspettare un invito a sedersi.
  -Bella mira!- si congratulò Freddie con un sorriso sarcastico sulle labbra mentre si passava una mano sulla fasciatura che lo costringeva a tenere il braccio sinistro fermo e attaccato al torace.
Jack rise insieme a lui, poi si fece avanti e si sedette sulla sedia scricchiolante che sembrava dovesse rompersi da un momento all’altro.
  -Mi dispiace tanto per averlo fatto, non sai quante ne ho passate col capo!- esclamò Jack.
  -E sinceramente non lo voglio sapere. Cosa è successo a Joe?- continuò Freddie tornando serio.
  -Deve essere processato domenica. Ma perderà sicuramente, basterà la testimonianza di Sam e i suoi lividi. Tu, invece, sei apposto. Hanno considerato il tuo attacco come legittima difesa anche se Joe non era munito di armi.
I due continuarono a guardarsi in silenzio.
  -Io... sarà meglio che vada...- disse ad un certo punto Jack, imbarazzato. Si voltò e uscì.
Freddie pensava che per quel giorno le visite sarebbero finite.
Invece davanti si ritrovò Carly.

_______________________________________________________________________

Cabina del Capitano:

E rieccomi qua! Vi è piaciuto lo scherzetto che vi ho fatto? No? Lo immaginavo... Comunque come potete vedere Freddie sta bene (si fa per dire) e sembra che quei farmaci che hanno utilizzato per tenerlo calmo gli abbiano fatto fare sogni strani... Bene, in realtà non ho nulla da dire su questo capitolo, per una meravigliosa sorpresa dovrete aspettare il prossimo, già pronto ma chiuso sotto chiave nel mio computer, così, per farvi soffrire di più :P
Vi saluto!
BD

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Capitolo 6
*** Un semplice, magnifico ***


La mora andò a sedersi sulla sedia e osservò Freddie. Era ridotto davvero male. Aveva la testa fasciata a causa delle botte prese sulle tempi, un occhio nero, il labbro inferiore gonfio e violaceo. Anche se sulle sue gambe c’erano le coperte, sapeva che erano piene di lividi. Le due costole rotte lo facevano stare storto e il braccio fasciato sembrava magro e impotente.
  -Sono stato uno stupido, dillo, non mi offendo- fece lui, notando come lei lo guardava dalla testa ai piedi.
Carly roteò gli occhi e aprì bocca: -Ho riflettuto a lungo su quello che mi hai detto l’altro giorno.
  -Ah. E quindi?- chiese lui fingendo di non interessarsi.
  -E quindi ho capito che avevi ragione. Mi sono resa conto dello sbaglio che ho commesso e per questo volevo chiederti scusa. Io e Sam ci siamo già chiarite in questi giorni e avevo solo bisogno di farlo con te, altrimenti non sarei mai stata in pace con me stessa e quando i dottori sono venuti dicendoci che c’era una buona probabilità che non ti risvegliassi più io... Oddio, Freddie!- Carly aveva detto tutto d’un fiato ma non era riuscita a finire e aveva cominciato a piangere, portandosi le mani sulla faccia.
  -Ehi, ehi!- esclamò Freddie –Non devi fare così, Carly! Sono contento che tu e Sam siate tornate amiche e anche io voglio che sia così anche tra noi due. Ti voglio bene, lo sai meglio di chiunque altro e ti ho già perdonato. Ora vieni qui- allungò un braccio e lei lo abbracciò calorosamente, calmandosi. Aveva smesso di piangere e ora si sentiva meglio.
  -Grazie, Freddie. Anche io ti voglio bene- disse Carly, alzandosi per andare via. Si voltò all’ultimo momento: -Oh, e il medico ha detto che per almeno altri due giorni dovrai stare sdraiato su quel letto.
  -No problem- esclamò lui –per un’influenza mia madre mi faceva stare a letto almeno una settimana. Due se avevo un filo di febbre in più- sorrise e salutò l’amica.
Poggiò la testa al cuscino e sospirò pesantemente. Quanti giorni erano passati dal ritorno di Carly? Quattro. E guarda cosa era successo solo nel primo! Se avesse voluto Carly avrebbe fatto spostare i continenti. Freddie doveva ammettere che era sempre stata una ragazza fantastica. Ma solo come amica. I suoi occhi erano solo per Sam. L’aveva ritrovata, aveva scoperto una parte di lei rimasta nascosta per troppo tempo e si era accorto di non volerla solo bene.
Lui l’amava.
E doveva dirglielo.
 
Quando Carly tornò in sala d’attesa trovò Sam sovrappensiero.
  -Che succede, qui?- chiese.
  -Succede che ora che Joe finirà dentro, io non avrò più come andare avanti, non so dove andare a stare, come aiutare mia madre...- Sam era davvero preoccupata.
Carly si mise accanto a lei. Jack tornò con tre bicchieri di caffè e si sedette accanto a loro.
  -Volete favorire?- chiese, porgendone uno ciascuno alle due ragazze e tenendone uno per sé –Sappiate che sa di sgrassatore per vetri. Io vi ho avvertite.
Lo buttarono giù tutto d’un colpo.
  -Dov’è tuo fratello, Carlotta?- chiese Jack. Si erano riconciliati, erano tornati ad andare d’accordo e ora Carly sentiva di provare qualcosa per lui.
  -Con Tanya. Credo che oggi le avrebbe chiesto di sposarlo- sorrise Calry, contenta.
Sam le diede una pacca sulla spalla. Era felice per la sua migliore amica.
  -Come mai quel vestito?- chiese Carly cambiando discorso e indicando l’abito di Sam.
  -Non saprei, mi andava di metterlo e non m’interessa se si vedono le ferite, non voglio più indossare quella roba nera. Il nero è un brutto colore e poi sai quanto sole attira? In estate mi squagliavo!
Carly rise e tornò ai suoi pensieri. Era vero. Sam non aveva dove stare. Suo fratello si sarebbe sposato e quando sarebbe successo non sapeva fino a che punto le avrebbe permesso di stare in casa con lui e Tanya, soprattutto se avesse voluto ospitare Sam. La casa era grande, ma Spencer e Tanya avevano comunque bisogno di un po’ di intimità. E per di più ora aveva una cotta per Jack. Non poteva andare peggio di così.
Fu la voce di Sam a riportarla alla realtà: -Non capisco perché l’ha fatto.
  -Che? Come?- disse Carly, senza capire di cosa stesse parlando.
  -Freddie. Gli avevo detto di non avvicinarsi, di non intromettersi, ma lui l’ha fatto comunque. E ora guarda come si è ridotto. Davvero, io non... non capisco!
La loro attenzione fu attirata da un ragazzo che zoppicava per il corridoio appeso alla sua flebo nella loro direzione, tossendo, con le spalle incurvate.
  -Freddie!- urlò Carly. I tre corsero verso di lui e lo aiutarono a stare dritto.
  -Freddie, ma che fai?- Sam era proprio davanti a lui, gli sosteneva la testa, mentre Carly e Jack le spalle.
  -Chiamate un dottore! Un dottore!- urlò Jack nel corridoio vuoto.
Fu proprio mentre tre dottori li raggiungevano, che Freddie parlò: -Sam... vuoi proprio sapere perché l’ho fatto?- chiese, tossendo. Era pallido in volto –Perché ti amo, Samantha Joy Puckett! Vorresti sposarmi?
I dottori lo portarono via mentre lui tossiva e Sam rimase immobile in mezzo al corridoio.
  -Ha veramente detto quello che credo abbia detto?- chiese Carly.
  -Si...- disse Sam in un soffio, poi con più convinzione –Si. Si, l’ha detto! E lo dico anche io! Si, Fredward Benson!- corse nella sala dove i medici stavano facendo riaddormentare Freddie e prima che la buttassero fuori urlò con quanto fiato aveva in corpo: -Si, ti amo anch’io! E lo voglio, Freddie! Lo voglio!
Due dottori la presero per le braccia e la chiusero fuori, ma non abbastanza in fretta per non farle notare il sorriso che si era dipinto sul volto del ragazzo prima che gli iniettassero nel braccio qualcosa per farlo addormentare.


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Cabina del Capitano:

Evvai! Si! Sisisisisisisi!!! Siiiii!!! Ce l'hanno fatta! Scusate, ma sono felicissima di questo capitolo. Sapete, io non idea di come continuerà e finirà questa storia, tutto quello che leggete mi viene sul momento, si, lo rifinisco, rileggendolo, ma le idee mi vengono e basta e anche io sono troppo felice per Sam e Freddie! 
Ditemi cosa ne pensate, io vado a continuare la storia anche se ho i capelli bagnati per aver fatto la doccia e tra poco dovrò andare a dormire, perchè non riesco più a fermarmi!
Ciao!
BD esaltata

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Capitolo 7
*** L'abito bianco, vecchi amici e ancora proposte! ***


  -Le bomboniere sono pronte, la lista degli invitati è completa, dobbiamo spedire gli inviti e affittare la macchina- Sam segnava delle crocette accanto ai nomi sulla sua lista mentre parlava con Carly seduta sul divano che la ascoltava attentamente sgranocchiando popcorn.
  -Ho chiamato in gioielleria, le fedi sono pronte per essere consegnate- spiegò Carly –Se facciamo presto possiamo andare a prenderle insieme al tuo vestito. Dovreste avere tutto, no?
  -Non proprio tutto- Freddie entrò in salotto appoggiandosi alla sua stampella.
  -Cosa? Manca ancora qualcosa? Credevo fosse tutto pronto!- Carly si agitò -La torta, la lista nozze, la chiesa, il parroco, il buffet, il bouquet... le scarpe! No, quelle ce le hai già... Cosa vi manca?
Freddie e Sam si guardarono sorridendo, poi Sam fece un cenno con la testa al fidanzato, come per voler dire “parla tu”.
  -Okay...-sospirò lui –Credo ci manchi ancora un testimone. Vuoi esserlo tu, Carlotta Shay?
A Carly si illuminarono gli occhi, poi corse ad abbracciare gli amici.
  -Certamente- sussurrò –vi adoro!
  -Anche noi, ti ador...- ma Sam non poté fare in tempo a finire la frase che Carly si era già agitata.
  -Oh, mio Dio! Devo trovare un vestito adatto! Una testimone non può non avere un vestito adatto! E le scarpe! Gli accessori! Dobbiamo andare, Sam! Forza!
Sam rise e prese per mano l’amica, Dando un bacio al fidanzato e uscendo di corsa.
Freddie rimase a guardarle sorridendo mentre uscivano. Era passata una settimana dell’accaduto e tra due lui e Sam si sarebbero sposati. Carly e Jack uscivano insieme da un po’ e Jack aveva confidato a Freddie che avrebbe voluto chiedere a Carly di sposarlo.
Per la prima volta dopo tanto tempo era felice. E lo erano tutti.
 
  -Oh, Sam, ti sta d’incanto!- disse Carly commuovendosi.
  -Dici?- fece lei non convinta. Poi si girò verso lo specchio e cominciò a piangere anche lei -È meraviglioso, hai ragione!
  -E su di te è una favola, è perfetto! Su, provalo con le scarpe- l’a incitò l’amica.
Sam fece come le aveva detto. SI sedette su una poltroncina e aiutata dalla ragazza che le aveva uscito il vestito indosso le scarpe. Erano dei sandali con pochi centimetri di tacco, bianchi e rifiniti con delle perle, così come il vestito. Lungo, stile impero, ricadeva leggero sui fianchi e sulle cosce di Sam. Appena sotto il seno si stringeva con un nastro bianco ricoperto di perle e aveva una scollatura a cuore. Il velo era corto, arrivava alle spalle della ragazza ed era fissato ai capelli con un cerchietto anch’esso ricoperto di perle.
  -Va bene, lo prendo- decise Sam. Aveva provato tanti abiti, ma solo per quello aveva pianto. Semplice, non esagerato come gli altri, era il suo abito.
Dopo andarono a cercarne uno per Carly. Girarono per svariati negozi, senza trovare qualcosa di adatto che piacesse alla ragazza, quando arrivarono in un piccolo negozietto all’angolo di una stradina. Decisero di entrare, tanto per dare un’occhiata, e quando lo fecero Carly si paralizzò. Davanti a lei c’era uno splendido abito lungo, di varie tonalità di rosso che andavano a sfumarsi dall’alto in basso. Le spalline erano sottili e sul fianco c’era un cinturino dorato.
  -Devo provare quell’abito!- disse Carly, catapultandosi nei camerini dopo aver afferrato la sua taglia.
Sam la aspettò fuori e quando l’amica uscì non poté fare a meno di sorridere per la contentezza. L’abito era meraviglioso, le stava alla perfezione.
  -È magnifico!- esclamò Sam –Ora dovrai trovare degli accessori da abbinarvi. Tipo questa- si voltò e prese una borsetta rossa e dorata che aveva adocchiato poco prima.
  -E queste- la commessa si fece avanti portando a Carly delle scarpe dorate col décolté.
Era perfetto. Tutto era perfetto. Tra poche settimane sarebbe andata ancora meglio.
Le amiche uscirono dal negozio e decisero di andare a sedersi al tavolino di un bar per ordinare qualcosa. Lo fecero e qualcosa attirò l’attenzione di Carly.
  -Ehi, guarda quello- bisbigliò indicando senza farsi notare un uomo che giocava con due bambine a pochi tavoli di distanza da loro.
  -Un tizio che gioco con delle bimbe? Wow, grande!- disse ironica Sam.
  -Guardalo meglio, Sam. Non ti ricorda qualcuno?
  -Somiglia al porcellino d’India di cui dovetti prendermi cura per la scuola quando ero alle elementari. Poi è morto.
  -Oh, povero Johnny Depp...- fece Carly ricordando l’animaletto che Sam aveva ucciso quando aveva otto anni –Chissà, poi, perché l’avevamo chiamato così?
  -Perché somigliava a quell’attore. Pelo lungo biondo-castano, occhi scuri, sembrava avesse dei baffetti e il pizzetto lì dove il pelo si scuriva... e poi gli avevamo messo delle perline colorate tra i ciuffi di pelo, ricordi?
  -Già, chissà quanto ha sofferto...
  -Nah, sembrava felice del suo look. Comunque, che stavi dicendo? A me quello non ricorda nessuno.
Allora Carly si alzò e si diresse verso il tavolo dell’uomo.
  -Carly, ma che fai?- la chiamò Sam -Imbecille...
  -Salve, scusi, lei mi ricorda molto qualcuno- disse Carly all’uomo che non le aveva ancora rivolto lo sguardo.
  -Chi, io?- fece lui girandosi. Poi i suoi occhi si illuminarono –Carly Shay!
  -Gibby Gibson!- esclamò lei contenta, abbracciando l’amico –Cavolo, quanto sei dimagrito! È pazzesco!
  -Si, vero? Sai, da quando mi sono sposato ho cominciato a trattare meglio il mio corpo, mi sono messo a dieta e ora ecco qua!
  -Sposato? Chi è la fortunata?- Sam si fece avanti, capendo cosa era successo.
  -Sam!- fece Gibby, abbracciandola e venendo ricambiato –Oh, una ragazza incontrata al college. Ora è al lavoro, fa la modella.
Carly e Sam si guardarono entusiaste.
  -Oh, e loro sono Phoebe e Sylvia- Gibby prese le due bambine che avranno avuto quattro e due anni e le presentò alle ragazze.
  -Ciao, piccole, noi siamo della amiche di vostro papà- disse Carly, facendo dei buffetti sulle loro guance.
  -Gibby, so che è un po’ in ritardo, ma...- Sam infilò un mano nella borsa e ne estrasse uno dei suoi inviti al matrimonio –Io e Freddie ci sposiamo. Mi piacerebbe che tu, tua moglie e le bambine veniate.
  -Finalmente vi siete decisi!- esclamò Gibby –Verrò sicuramente, ci sentiamo, eh?
  -D’accordo, ciao!
 
Le due tornarono a casa di Freddie e Sam e raccontarono tutto all’uomo, felice di ciò che gli stavano dicendo. Jack entrò poco dopo e chiese a Carly di seguirlo sul balcone. Freddie e Sam capirono tutto e sorrisero.
  -Carly- cominciò Jack, evidentemente imbarazzato –io... non ho la minima idea di come si facciano queste cose, ma... si beh... io... oh, insomma! Può mai essere così difficile fare una proposta di matrimonio?
Carly cominciò a ridere e piangere contemporaneamente.
  -Cacchio, me lo sono lasciato sfuggire...- fece Jack scocciato –Bah, allora... Carlotta Shay, io ti amo. Mi vuoi sposare?
  -Si, Jack. Anche io ti amo. Sposiamoci!
Carly saltò addosso a Jack che aveva uscito dalla sua tasca un cofanetto con dentro un meraviglioso anello.
La ragazza piangeva di gioia e sapeva di amare più che mai l’uomo che le stava davanti.


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Cabina del Capitano:
Ok, ragazzi, mi scuso umilmente per il ritardo, il capitolo era già pronto da un pezzo, ma non ho avuto un minuto per collegarmi e pubblicarlo, scusate ancora.
Bene, finalmente Sam e Carly hanno i loro abiti e Jack si è deciso a fare la grande proposta. Che dire, la storia era iniziata malissimo, tutti tristi, il padre di Carly e Spencer era morto, Freddie sposato e infelice, Sam maltrattata dal compagno, gli amici che non andavano più d'accordo, eccetera, eccetera. Ma ora si sta sistemando tutto e la storia sta andando alla grande. Forse è meglio così, ditemi voi se volete deprimervi ancora un po' o vi va bane così ;) no, dai, scherzo, ditemi comunque cosa ne pensate, eh?
Sto già lavorando al prossimo capitolo, quindi ci si vede!
Ciao!
BD
 

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