UNDERCOVER

di Rieri
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sono Innocente! ***
Capitolo 2: *** Nicolai ***



Capitolo 1
*** Sono Innocente! ***


CAPITOLO 1

SONO INNOCENTE!


 
12 Luglio 1990


La pioggia cade sulla strada, ininterrottamente da giorni. Gli abitanti del piccolo villaggio sono abituati ad un tempo simile, ma i visitatori no.
Un ragazzo sulla ventina cammina tranquillo sul marciapiede della via principale, le cuffie nelle orecchie, il cappuccio sulla testa e l'ombrello nella mano destra. Ad ogni  passo le suole di plastica delle scarpe cigolano a contatto col l'acqua. Ad ogni respiro una piccola nuvoletta si condensa esce dalle sue labbra secche. La temperatura è bassa, decisamente troppo bassa per quel periodo dell'anno. È luglio.
Il ragazzo guarda il cielo, è scuro, grigio. La pioggia gli bagna gli occhi. Una macchina passa sulla strada passando su una pozzanghera, il getto colpisce in pieno il ragazzo che impreca a bassa voce. Guarda in malo modo l'auto sperando che il guidatore scenda così da potergli dare una bella lezione, tutto questo gli passa dalla mente quando vede illuminarsi la luce dei freni. Le gomme stridono, poi il silenzio, solo la pioggia.
Il guidatore scende e si avventa sul ragazzo, inciampa, cadendo rovinosamente sul marciapiede, si possono vedere le lacrime scendere sul suo viso e cadere a terra e mischiarsi nelle pozzanghere.
 
"Ragazzo devi aiutarmi."
Una voce rauca e singhiozzante.
"Mi stanno seguendo, non potrò fuggire ancora per molto."
Il ragazzo spaventato indiettreggia tenendo lo sguardo fisso sull'uomo, ricorda e ricorderà per sempre le parole di sua madre: non fidarti mai degli sconosciuti. Bisogna dargli atto che quello è sicuramente uno di quei momenti.
"No, ti prego, non andartene."
L'uomo si mette in ginocchio.
"Aiutami, ti supplico."
Stringe le mani in posizione di preghiera. Un'auto in fondo alla via accellera, i due si voltano a guardarla.
"Eccoli, sono loro."
La macchina in men che non si dica è davanti a loro, un uomo vestito bene scende dalla portiera del passeggero, indossa un passamontagna, punta la pistola verso lo sconosciuto e spara. Il ragazzo spalanca gli occhi, l'ombrello cade. Prima di risalire in macchina l'assassino lancia la pistola al ragazzo che con un movimento incondizionato la prende.
L'auto riparte con una sgommata. Il ragazzo guarda prima la pistola, poi l'uomo a terra, il sangue tutt'intorno, che pian piano scivola verso il tombino in mezzo alla strada seguendo lo scorrere dell'acqua. La testa è deformata dal colpo ravvicinato, il cervello spappolato e il proiettile insanguinato e schiacciato vicino al corpo. Il ragazzo scoppia in un pianto da neonato, non capisce cosa sia accaduto, è successo tutto troppo in fretta, in una frazione di secondo.
Circa un minuto dopo tutto il villaggio era fuori dalle loro case a fissarlo.

Il ragazzo si guarda attorno in cerca di qualcuno di conosciuto: un parente, un amico, chiunque. Poi si ricorda una cosa fondamentale, è solo, nessuno ha mai voluto avere  ache fare con lui, senza una vera e propria motivazione, ma da quando i suoi genitori sono morti, è rimasto da solo, isolato, emarginato.
La gente inizia a mormorare, bisbigliare, si sa che quando succede un fatto simile tutti gli abitanti iniziano a cercare informazioni, meglio della polizia, che poco dopo arriva con le sirene spiegate seguita da un'ambulanza.
Due poliziotti scendono di corsa dalla mobile, stivali neri ai piedi, pantaloni azzurri inseriti dentro agli stivali, uniforme dentro ai pantaloni, la fondina sulla destra e gli occhiali da sole, per far risaltare l'autorità ma che in realtà non servono a nulla. Sono le 22:18 di sera!      
Dietro di loro tre medici scendono dall'ambulanza, corrono subito verso lo sconosciuto, ormai evidentemente morto. Si guardano tra di loro scuotendo la testa. Poi i loro occhi ricandono sul ragazzo che osserva tutta la situazione come se fosse un personaggio esterno alla scena, ma che in realtà è l'unico che conosce veramente l'accaduto. La pioggia sta diminuendo, ma al momento nessuno ci fa caso, hanno qualcosa di più importante a cui pensare, la cittadina di Hale Town, dopo anni di tranquillità è caduta anch'essa nella tragedia. Un omicidio.
"Ragazzino, tu vieni con noi!"
Uno dei poliziotti gli prende la pistola dalle mani e la mette dentro ad una busta di plastica, l'altro lo strattona fino alla macchina.
"Mani contro l'auto."
Lo percuisisce, il ragazzo sa che non nasconde niente, ma non riesce comunque a stare tranquillo, quello che è successo lo ha traumatizzato e sentirsi le mani di un poliziotto cercare qualcosa di sospetto tra i suoi vestiti non aiuta.
"Pulito."
Estrae le manette, gli prende le braccia e gliele mette dietro la schiena poi chiude le manette. Stringono, sente la circolazione rallentare e fermarsi in quel punto. Il dolore.
"Sali in macchina!"
Il poliziotto apre l aportiera e con un calcio lo spinge dentro, il ragazzo cade in malo modo, si raddrizza faticosamente, guarda l'agente ch egli chiude la portiera in faccia. La macchina va in moto poi parte, dietro di essa tutto il vicinato la segue con lo sguardo finchè non gira l'angolo, poi di nuovo a bisbigliare.

Circa 5 minuti dopo sono alla stazione della polizia. Come è stato fatto salire , il ragazzo, viene anche fatto scendere, uno strattone, cade a terra, poi si sent epreso per il collo della giacca e si ritrova in piedi di nuovo. Sembra quasi senza vita, vorrebbe chiudersi in una stanza e non vedere più la luce del sole, ma sa anche che se non riuscirà a spiegare l'accaduto non farà fatica  atrovarsi nella situazione che desidera.
Entrano, un poliziotto lo fa sedere su una sedia, poi lui si siede dall'altra parte della scrivania.
"Allora, dimmi ragazzino, che ti è saltato in mente?"
Il suo tono è cattivo, sta urlando, si possono notare le vene pulsargli sulle tempie. Il ragazzo tace.
"Mi hai sentito?"
Ancora silenzio. Il poliziotto si toglie gli occhiali da sole, si alza in piedi e scaraventa gran parte delle scartoffie per terra. Adesso è veramente arrabbiato.
"Cosa sei, sordo?"
"No, signore."
"Oh, finalmente! Ora rispondi alla mia domanda."
"Non sono stato io. Sono innocente."
"Sì, lo so. I colpevoli lo dicono sempre."
Ridacchia, inizia a scuotere le braccia, balla e alza gli occhi al cielo.
"Guardatemi, sono innocente!"
Si siede, un forte tonfo sulla sedia girevole. Accende il computer, batte sullo schermo, come se servisse a qualcosa, digita la password sulla tastiera. Le dita grosse schiacciano i poveri tasti fino in fondo, poi invio. Bum!
"Bene, passiamo alle cose serie...nome e cognome?"
"Seth O'Connell."
"Bene, età?"
"20."
"Dove abiti?"
"54th Avenue, Hale Town, numero 23."
"Cosa ci facevi stanotte da parte al cadavere con l'arma del delitto in mano."
Il ragazzo chiude gli occhi, magari è solo un brutto sogno, aspetta qualche secondo, poi li riapre, ma niente, è uguale a prima. Il poliziotto lo sta fissando, in attesa di una risposta, o meglio in attesa di una confessione.
Il ragazzo osserva l astanza, le pareti di un giallognolo opaco, aloni di muffa sul soffitto, ragnatele, crepe dappertutto. Nessuno a mai pensato di pulire quel posto. Prende un respiro profondo, guarda negli occhi l'interrogatore cercando di essere il più convincente possibile.
"Non c'entro niente, sono stato incastrato."

 

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Capitolo 2
*** Nicolai ***


CAPITOLO 2
NICOLAI


13/01/2014

Seth è seduto al bancone del bar, il rumore tutt'intorno, ma è comunque concentrato.
Il barista sta asciugando un bicchiere con un panno, poi lo appoggia nel lavandino. Seth lo chiama con un gesto della mano, si avvicina.
"Cosa desideri?"
"Whiskey."
Il bsrista annuisce, si appoggia il panno sulla spalla, e versa il whiskey nel bicchiere appena asciugato.
"Ecco a lei, signore."
Seth tace, non dice una parola, sta pensando a qualcosa, o forse a qualcuno. Dietro di lui, in fondo alla sala due uomini fanno da guardia a un uomo ben vestito, giacca bianca a righe, camicia nera e cravatta bianca, sta fumando un sigaro mentre osserva il locale come se fosse il padrone di quella topaia.
Seth beve al colpo il whiskey. Batte il bicchiere sul bancone, poi fruga nella tasca interna della giacca, estrae un pacchetto di sigarette e una scatola di fiammiferi. Se ne porta una alla bocca e con un piccolo movimento accende un fiammifero che usa per accendersi la sigaretta.
Il barista lo guarda in malo modo.
"Scusi, è vietato fumare qui dentro."
"E chi lo dice?"
"La legge. C'è un cartello in ogni sala."
"E allora quell'uomo perchè sta fumando un sigaro?"
Seth indica l'uomo protetto dalle guardie, il barista impallidisce e si volta fingendo di sistemare le bottiglie sugli scaffali.
Le guardie lo vedono, si guardano e sorridono poi si avvicinano a Seth.

"Cosa stavi dicendo su di noi?"
"Veramente niente."
Seth gli da le spalle fumando tranquillamente la sua sigaretta anche se è vietato.
"Devi guardarmi in faccia quando ti parlo."
Una guardia lo prende per la spalla e lo gira, ora si stanno guardando dritti negli occhi. Seth fa un altro tiro di sigaretta.
"Puoi levare quella mano?"
"Perchè dovrei?"
"Mi da fastidio."
"Oh, poverino, gli da fastidio."
Le due guardie scoppiano a ridere.
"Togli la mano."
"No."
Seth gli prende la mano, fa fare una torsione anormale al polso, la guardia dolorante si piega a terra. Spinge ancora un pò e "Tack!" il polso si rompe. L'altra guardia va alla carica subito con un destro, ma Seth lo schiva in tempo, e contraccambia efficacemente, l'avversario barcolla per poi colpire ancora, o almeno provarci. Seth schiva di nuovo e spegne la sigaretta in faccia al poveretto. La guardia indiettreggia con le mani sul viso, poi prende la rincorsa, Seth tira un calcio dritto sul ginocchio che esce dall'altra parte. Ora tutte e due i bruti sono a terra incapaci di reagire.
"Dovevate ascoltarmi..."

Tutto il locale è in silenzio, gente che prima giocava a biliardo adesso è a bocca aperta, tutti hanno smesso di parlare e osservano la scena come se fossero il pubblico di un incontro di pugilato.
Il silenzio viene rotto quando l'uomo in giacca e cravatta si alza dalla poltrona, appoggia il sigaro nel posacenere e applaude.
"Ragazzo, avvicinati, voglio conoscerti meglio."
Seth si guarda intorno, poi si avvicina all'uomo.
"Cosa fate lì impalati? Continuate a fare quello che stavate facendo prima dello spettacolo."
Senza fiatare tutti ritornano a giocare, bere e parlare, tutto per non contraddire quello che ora sembra essere veramente il capo della baracca. L'uomo allunga la mano verso Seth,
"Il mio nome è Nicolai Korskov. Qual è il tuo?"
Le mani si stringono in una stretta potente.
"Adam Jackman."
"Molto piacere, Adam."
Si siedono mentre le guardie cercano di rialzarsi faticosamente. Nicolai sussurra nell'orecchio di un'altra guardia di andare ad aiutarli.
"Hai sisemato bene i miei uomini."
"Se la sono cercata."
"Ah, non lo metto in dubbio, ma potevi essere un pò più umano."
"Cercherò di ricordarlo per la prossima volta."
"Spero di non dover assistere a un altro macello dei miei scagnozzi."
I due ridacchiano. Nicolai sboffeggia il suo sigaro, poi ne offre uno a Seth che però rifiuta.
"Allora, cosa ci fai qui? Non ti ho mai visto nei paraggi."
"Come mai questa domanda?"
"Pura curiosità. Si può sapere o è un segreto?"
"Sono appena uscito di prigione."
"Accusa?"
"Lo scopriarai se mi fai entrare nel giro."
"Dritto al sodo, mi piace! Comunque ci sto. Per te va bene fare un periodo di prova?"
"Non ti deluderò!"

I due si stringono di nuovo la mano. Una ragazza si avvicina, Seth la nota subito. Alta, bionda, occhi scuri, profondi, fisico mozzafiato, è vestita di rosso. Parla all'orecchio di Nicolai che si alza di scatto.
"Bene, Adam, ti presento mia figlia Mia."
Seth si alza, prende la mano di Mia e la bacia.
"Adam Jackman."
Nicolai spegne il sigaro e fa segno di uscire dal locale. Seth e Mia seguono l'indicazione. Fuori una limousine li sta aspettando, salgono. Quando sono pronti Nicolai batte sul vetro, e l'autista mette in moto per poi partire.
"Dove stiamo andando?"
"Sul posto di lavoro."
Mia prende una bottiglia di vino da un secchio pieno di ghiaccio, porge due bicchieri agli altri passeggeri e versa il liquido, bevono. Mia osserva Seth.
"Dimmi, Adam, da quanto sei fuori?"
"Come fai a saperlo?"
"Si capisce."
"Da cosa?"
"Tatuaggi tipici da galeotto. Cicatrice in faccia e sul braccio, probabilmente frutto di qualche rissa. Fisico scolpito, dopotutto non si può fare molto in cella."
Seth rimane sbalordito, Nicolai sorride.
"La mia bambina ha spirito d'osservazione."
"Complimenti."
Dopo circa dieci minuti arrivano a destinazione. Scendono dalla limousine e si ritrovano davanti a una palestra decadente, un'insegna bianca con una scritta rossa: "BOXING TRAINING".
Nicolai batte sulla spalla di Seth.
"Adam, benvenuto in famiglia."

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