Il signore di Craincross

di Betty
(/viewuser.php?uid=73)

Disclaimer: Questo testo proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Capitolo 1 ***
Capitolo 2: *** Capitolo 2 ***
Capitolo 3: *** Capitolo 3 ***
Capitolo 4: *** Capitolo 4 ***
Capitolo 5: *** Capitolo 5 ***
Capitolo 6: *** Capitolo 6 ***
Capitolo 7: *** Capitolo 7 ***
Capitolo 8: *** Capitolo 8 ***
Capitolo 9: *** Capitolo 9 ***
Capitolo 10: *** Capitolo 10 ***
Capitolo 11: *** Capitolo 11 ***
Capitolo 12: *** Capitolo 12 ***
Capitolo 13: *** Capitolo 13 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 14 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 15 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 16 ***
Capitolo 17: *** Capitolo 17 ***
Capitolo 18: *** Capitolo 18 ***
Capitolo 19: *** Capitolo 19 ***
Capitolo 20: *** Capitolo 20 ***
Capitolo 21: *** Capitolo 21 ***
Capitolo 22: *** Capitolo 22 ***
Capitolo 23: *** Capitolo 23 ***
Capitolo 24: *** Capitolo 24 ***



Capitolo 1
*** Capitolo 1 ***


Regione di York, duca di Craincross, Paul Diamond

IL SIGNORE DI CRAINCROSS

 

Eccomi qui con una nuova storia, questa volta mi introduco nel mondo della AU, sperando di non fare qualche figuraccia. Vi anticipo che non so quando finirò L'uomo della mia vita perché l'ispirazione se ne volata via. Cercherò comunque di continuarla per voi che mi avete sempre recensito ed incoraggiato. Adesso vi lascio con la mia nuova storia, credo che il protagonista che ho scelto farà molto contenta Luxy.

 

CAPITOLO 1

Settembre 1752

La osservò a lungo poi finalmente parlò "Sig.na Averstone, cosa le fa credere che io vi assuma?" la sua domanda era stata fatta con tono glaciale, le parole si bloccarono nella gola della ragazza.

"Allora?" chiese nuovamente con aria arrogante l'uomo.

"Sono l'unica che può aiutare vostra sorella, milord"

"Lei? Una donna?"

In quel momento il suo orgoglio ebbe il sopravvento "Sì, io. Una donna, ho lavorato anni interi accanto a mio padre e ho imparato a trattare questo genere di patologie. E poi sono l'unica che sarebbe disposta a trasferirsi in questo posto dimenticato da Dio"

Non si aspettava questa audacia, la ragazza aveva fegato, doveva ammetterlo "Mia sorella è un caso particolare, non è sorda e ha sempre parlato fino al giorno della morte dei miei genitori."

La ragazza si meravigliò "Signore, allora perché avete chiamato mio padre? Lui si occupava solo di sordomuti"

"Ho chiamato vostro padre, perché era la mia ultima speranza. Che è sfumata visto che vostro padre è deceduto"

Non poteva arrendersi aveva abbandonato Londra, venduto la casa e pagato tutti i debiti ed ora non aveva niente se non quella possibilità di lavoro.

"Vi ripeto che ho affiancato mio padre per quasi 10 anni nella sua attività e so come gestiva i suoi pazienti, anche se vostra sorella non è sordomuta posso cercare di aiutarla lo stesso." La donna cercava di restare più calma possibile ma se lui le avesse rifiutato il posto di lavoro sarebbe stata la fine. Lo osservava mentre lo vedeva soppesare i pro e i contro poi finalmente parlò.

"Va bene, vi terrò in prova, ma sarete solo una istitutrice e sarete pagata come tale. Benvenuta a Craincross Alexandra Averstone."

"Vi ringrazio Lord Diamond" disse sollevata, era salva aveva un lavoro.

 

Una settimana prima

Aprì l'ennesima lettera dei creditori, tutti le chiedevano soldi; non avrebbe mai pensato di trovarsi in una situazione simile, poche settimane prima la sua unica preoccupazione era curare i pazienti di suo padre. Lui si era sempre occupato di tutto, "In modo disastroso a quanto pare" pensò la ragazza osservando le innumerevoli lettere dei creditori accatastate sulla scrivania di suo padre. Aveva venduto pezzo per pezzo tutto l'arredamento della casa situata in una zona quasi al centro di Londra, aveva pagato i primi debiti ma adesso se ne accumulavano di nuovi. Suo padre Arnold Averstone era stato un ottimo medico e un buon padre ma aveva gestito i suoi averi in modo sconsiderato e quelli erano i risultati, era poco meno di quindici giorni che era morto e le sembravano degli anni, era stato l'unico genitore che aveva conosciuto, sua madre era morta dandola alla luce, era naturale che gli volesse un bene enorme.

Anche se lui l'aveva sempre trascurata per il suo lavoro, per la sua ossessione di riuscire a far parlare, coloro che non riuscivano, solo quando lei aveva chiesto al padre di poterlo assistere erano riusciti a comunicare veramente.

Aprì altre lettere, alcune erano di condoglianze, una però attirò particolarmente la sua attenzione. Era chiusa con la ceralacca e c'era impresso lo stemma di una casata; aprì la busta incuriosita.

Egregio dott. Averstone, vi scrivo perché ho urgente bisogno del vostro aiuto. Si tratta di mia sorella lei ha una patologia che solo lei è in grado di curare. Vi prego di accettare il mio invito alla mia dimora di Craincross nella regione di York, dove vi sottoporrò il caso. Naturalmente sarete generosamente ricompensato per questo viaggio, sempre che lei voglia accettare il mio invito.

Allegate ci sono le istruzioni per arrivare fino al mio castello.

Cordialmente Paul Diamond, duca di Craincross.

Rilesse un'altra volta la lettera, quella era la sua salvezza. Avrebbe potuto andarsene da Londra e d avere un lavoro. Ma il duca avrebbe accettato una donna? Doveva rischiare, altrimenti l'avrebbero messa in prigione per debiti. Avrebbe venduto la casa e sarebbe partita subito.

Lord Diamond sono felice di poterle prestare i miei servizi, purtroppo mio padre è deceduto poche settimane fa, ma io sto continuando il suo lavoro che seguo da anni. Sistemerò delle faccende qui a Londra e partirò immediatamente, vi spedirò un telegramma per avvisarvi con esattezza della data e orario del mio arrivo.

      1. Averstone

 

Non aveva specificato il suo nome per intero, almeno avrebbe avuto una opportunità, cioè quella di poter convincere Lord Diamond di persona.

---------------------------------

"Sig.na Averstone, la cameriera la condurrà alla vostra camera, ormai è tardi, vedrete domani mia sorella Rose. Un'ultima cosa, quanti anni avete?" chiese Lord Diamond.

"Venticinque" rispose imbarazzata Alexandra, lo sapeva che sarebbe arrivato quel momento, lui la considerava una zitella. Ma in fondo cosa le importava? Osservò nuovamente Diamond, vestiva da cavallerizzo, sotto la camicia bianca si potevano notare la corporatura robusta e muscolosa, il viso era quello che più l'attirava, i capelli lunghi fino al collo erano tenuti legati da un nastro, il volto non aveva imperfezioni, o forse sì, le era sembrato di intravedere una cicatrice poco sopra il sopracciglio destro. Però erano gli occhi la cosa che più la attirava, erano misteriosi, freddi non avevano vita.

"Alla vostra età una bella ragazza come voi dovrebbe già essere sposata" disse Diamond, pensando di irritarla.

"E voi quanti anni avete?" ribatté Alexandra sulla difensiva, il commento di Lord Diamond era pressoché fuori luogo e il fatto che lui la schermisse le dava tremendamente fastidio, lo sapeva di non essere bella, era troppa alta, con poco seno, i capelli ricci di un colore anonimo erano difficili da domare, e il suo viso non aveva nulla di particolare.

"Trentasei"

"E non vi sembra il momento di dare un erede alla casata? Adesso se mi volete scusare vorrei ritirarmi nella mia camera, sono stanca per il viaggio"

"Vi voglio vedere domani mattina per colazione, alle otto." Fu la risposta di Diamond, Alexandra poteva sentire i suoi occhi puntati su di lei mentre si allontanava.

Paul sorrise mentre si rigirava nelle mani il bicchiere di sherry, quella donna era così strana, all'inizio le era sembrata un micino impaurito ma quando la si attaccava, diventava una leonessa. La attirava, non era di quelle bellezze mozzafiato a cui era abituato, forse per quello si era sentito subito intrigato dalla sua persona.

Era alta, le arrivava quasi al mento ed era una cosa fuori dall'ordinario per quei tempi, anche perché lui era alto quasi un metro e novanta, i capelli a stento trattenuti dalle numerose forcine, indomabili come lei e poi quegli occhi, marroni e poi verdi, occhi particolari non c'è dubbio. Pensò l'uomo. L'ultima immagine era per le sue labbra sembravano così morbide, cosa avrebbe provato a baciarla? Scosse la testa, doveva starle lontano, quella donna era lì per aiutare sua sorella e non per scaldare il suo letto. Anche perché aveva il presentimento che se l'avesse avuta non sarebbe più riuscito a farne a meno.

La camera che le avevano assegnato era a dir poco elegante, spaziosa e non era nell'ala riservata alla servitù, il grande letto a baldacchino occupava il centro della stanza, mentre alla sua destra una porta finestra conduceva su un piccolo balcone, la scrivania era accanto alla finestra ed era fatto di legno di mogano, molto pregiata. L'armadio era a dir poco enorme, sembrava la camera di un membro della famiglia, si chiese come mai l'avessero alloggiata proprio lì, ma la stanchezza ebbe il sopravvento e decise che avrebbe chiarito tutto l'indomani con Lord Diamond. Si spogliò velocemente, mise la camicia da notte e si rifugio sotto le spesse coperte, era solo settembre ma di sera faceva già freddo, pochi istanti dopo Alexandra dormiva tranquillamente.

In un'altra ala del castello Lord Diamond si rigirava nell'enorme letto, incapace di prendere sonno, stava facendo la cosa giusta? Come avrebbe reagito Rose vedendola? Doveva abituarla alla presenza di un'altra donna, un'altra istitutrice e quello non sarebbe stato facile, ma doveva provare anche quell'ultima strada, forse la soluzione stava nel metterle davanti ciò di cui lei aveva più paura.

Si alzò ormai sicuro che non sarebbe riuscito a prendere sonno, mise la vestaglia ed uscì dalla sua camera si diresse sicuro verso un'altra camera, aprì la porta lentamente ed osservò sua sorella che dormiva placidamente, era una ragazza bellissima, i lunghi capelli scuri come la pece incorniciavano il volto dalla pelle lattea, se fosse stata sveglia gli occhi di Paul avrebbero incontrato quelli verdi come smeraldi di Rose. Era stupenda, come la loro madre era la sua copia perfetta, si senti stringere il cuore al pensiero che Rose non si ricordasse niente di sua madre, non si ricordasse di quanto fosse stupenda Corrinna Diamond e di quanto li amasse. Purtroppo la polmonite l'aveva uccisa ancora giovane, quando Rose aveva poco più di due anni e così erano rimasti soli. Soprattutto dopo che era arrivata lei, che aveva allontanato ancora di più il vecchio Lord Diamond dai figli e aveva fatto del male alla piccola Rose. Se solo lui fosse rimasto al castello, invece di trasferirsi a Londra, adesso Rose sarebbe una giovane donna alle prese con la presentazione in società e non una ragazza che si comportava ancora come una bambina.

Doveva sapere cosa le aveva fatto quella donna e le circostanze in cui erano morti lei e suo padre, solo Rose aveva le risposte ma da quel terribile giorno non emetteva più un suono.

Adesso la sua unica speranza era Alexandra Averstone.

Ritorna all'indice


Capitolo 2
*** Capitolo 2 ***


Eccovi il nuovo capitolo, ringrazio Luxy e Rossy per i loro commenti positivi

Eccovi il nuovo capitolo, ringrazio Luxy e Rossy per i loro commenti positivi. Devo prostarmi ai piedi di Luxy che mi ha dato un consiglio utilissimo, sei una grande!!!

Grazie ancora a tutti! Un bacio Betty

CAPITOLO 2

Alexandra si diresse verso la sala dove si sarebbe svolta la colazione, fortunatamente una cameriera le aveva spiegato la strada, altrimenti si sarebbe persa. Il castello era enorme bastava un attimo di distrazione per sbagliare corridoio o piano e perdersi.

Quando finalmente giunse a destinazione, Lord Diamond era già seduto a capotavola.

"Buongiorno milord." Esclamò la ragazza sedendosi all'altro capo dell'enorme e massiccio tavolo.

"Miss Averstone, vedo che siete puntuale. Sa io odio i ritardatari. Si accomodi"

"Su questo punto, milord, abbiamo la stessa opinione." Rispose Alex sedendosi.

"La stanza è di vostro gradimento?"

"E' fin troppo oltre le mie aspettative, siete stato molto generoso nei miei confronti"

"Generoso? Nessuno mi aveva mai detto questo. Comunque quella era la stanza della vecchia istitutrice. Mi è sembrato giusto che venisse assegnata a voi."

Alexandra penso che quella camera fosse comunque troppo lussuosa per una istitutrice comune, avrebbe voluto saperne di più ma decise di non indagare oltre, suo padre l'aveva sempre rimproverata per la sua eccessiva curiosità.

"Oggi vi porterò da Rose, vi devo avvisare però che avrà paura di voi. Non è abituata a stare con gli estranei" la sguardo di Lord Diamond era più freddo del ghiaccio.

"Milord ieri sera mi avete detto che vostra sorella ha sempre avuto l'uso della parola, ma dopo la morte dei vostri genitori si è chiusa in un mutismo da cui non è più uscita. Dovreste chiarirmi meglio come sono andate le cose, così che io possa aiutare vostra sorella senza commettere errori."

"Miss Averstone, non vorrei rivelarvi questa storia ma avete ragione, anche voi dovete sapere la disgrazia che è accaduta in questo castello."

Alexandra si strinse nelle spalle, le parole di Lord Diamond le avevano quasi messo paura.

"Mia sorella ha sedici anni, quando nostra madre morì aveva solo due anni. Nostro padre decise di assumere una donna che si occupasse di noi, la nostra prima istitutrice: Lucille Foster. Era una lontana cugina di mia madre, una donna cattiva che anelava solo a diventare la nuova Lady Diamond. Fece di tutto perché mio padre cadesse nella sua trappola e la sposasse e così successe. - lo sguardo di Diamond era perso nel vuoto come se rivivesse quei momenti - diciamo che non era quella moglie devota che faceva credere a mio padre. Un giorno la scoprii nelle stalle con il capo stalliere, penso che immagini cosa stessero facendo. La minacciai di dire tutto a mio padre, ma lui non mi credette.

Quella donna gli disse che avevo cercato di violentarla così lui mi diseredò, fui costretto ad andarmene dal castello, mi recai a Londra lasciando qui la piccola Rose, aveva poco più di sette anni. Era una bambina piena di vita, felice, non pensavo che Lucille le avrebbe fatto del male, purtroppo mi sono sbagliato. Quando due anni fa mia padre e quella donna sono morti in un tragico incidente, mi sono piombati addosso, i soldi, il titolo e mia sorella che aveva smesso di parlare. Non pensavo che sarei entrato in possesso del titolo ma mio padre nel testamento mi aveva designato come erede."

Alexandra era rimasta sconvolta da quella storia, povera bambina con una donna che la maltrattava, anche Lord Diamond aveva sofferto, soffriva tuttora. Osservò quel viso così bello che però sembrava non sorridere mai, sempre serio, gli occhi severi. Cosa nascondevano quegli occhi?

"Adesso che sapete tutto, cosa ne dice di andare da Rose. Dovrebbe essersi svegliata a quest'ora"

Le parole di Lord Diamond la riscossero dai suoi pensieri e si accorse di non aver toccato cibo, osservò Diamond alzarsi e lo seguì come un cagnolino segue il padrone.

 

Appena lo porta si aprì Alexandra vide subito Rose, seduta accanto alla finestra, era una bellissima ragazza, capelli neri come la pece, occhi verdi, il corpo formato di donna, era bellissima.

Lei e Lord Diamond non si assomigliavano per niente "Rose, ti presento Miss Averstone" disse Diamond con voce dolce, Alexandra vide la ragazza alzare gli occhi verso di lei, questi si riempirono subito di terrore.

"Ciao Rose, io sono Alexandra." Disse Alex inginocchiandosi accanto a Rose, vide l'espressione impaurita della ragazza e si domando cosa le fosse stato fatto.

"Rose, Miss Averstone, si occuperà di te, non devi aver paura di lei, non è Lucille" disse Diamond cercando di calmare la sorella, avrebbe voluto prenderla tra le braccia e cullarla, stava male a vederla così. Si sentiva in colpa, se solo fosse rimasto al castello…

"Ascolta, è una bella giornata, andiamo a fare una passeggiata in giardino? Verrà anche Lord Diamond." Propose Alexandra, sperando di riuscire a farsi accettare inizialmente aiutata dalla presenza di Diamond.

Vide Rose sorridere d accennare un sì con la testa, si alzò e corse verso il fratello felice "andiamo?" chiese Diamond ad Alexandra, insieme si diressero verso il giardino, Rose correva avanti e indietro portando al fratello alcuni fiori che non erano ancora morti a causa dell'autunno che stava per sopraggiungere.

"Vede è ancora una bambina" disse Diamond guardando la sorella.

"E' bellissima" esclamò soltanto Alexandra.

"E' la copia identica di nostra madre, ogni volta che la guardo mi sembra di rivedere lei." Alexandra rimase in silenzio, nelle parole del duca si poteva notare una nota di affetto verso la madre.

"Vostra sorella ha mai imparato a suonare uno strumento?" chiese all'improvviso Alexandra, decisa più che mai a far guarire quella ragazza.

"Aveva imparato a suonare il pianoforte, ma da quando sono tornato ho notato che non osa neanche avvicinarsi a quello strumento."

"Solitamente con la musica cerco di stabilire un primo contatto, volevo provare anche con Rose, ma suppongo che alcuni suoi ricordi dolorosi siano legati a quello strumento."

"Segua pure i suoi metodi, forse facendo affrontare a Rose le sue paure, potrebbe liberarsene."

"Anche questo è vero, se permettete vorrei iniziare subito dopo pranzo. Quella ragazza ha già perso troppo tempo nella sua vita per colpa di una donna crudele."

Paul osservò Alexandra aveva detto quelle parole con un impeto che lo lasciò sorpreso, si era preso veramente a cuore la sorte di sua sorella.

"Per me va benissimo, adesso se mi vuole scusare ho degli affari da seguire. Rose, adesso devo tornare al castello, starai qui con Miss Averstone, va bene?"

La ragazza scosse la testa e prese la mano del fratello "Piccola, miss Averstone non ti farà niente. Ti fidi di me?" la ragazza annuì "Bene, ti assicuro che lei è molto brava, ricordati che non è Lucille, Lucille se ne andata."

All'improvviso negli occhi di Rose passò un lampo i consapevolezza e guardò Alexandra come se la vedesse per la prima volta. Paul notando quel cambiamento , si sentì rassicurato.

"Miss Averstone, le affido Rose, ci rivediamo per pranzo" così dicendo Paul si allontanò, a dire la verità non aveva niente da fare ma lo stare vicino ad Alexandra lo metteva in agitazione. Com'era possibile che una donna insignificante come lei lo mettesse tanto in subbuglio? Era meglio starle lontano, non poteva permettersi di provare un qualsiasi sentimento verso una donna.

Alex osservò Lord Diamond allontanarsi poi rivolse il suo sguardo verso Rose, la ragazza la guardava con i suoi grandi occhi verdi incerta se fidarsi o meno della donna.

"Rose, lo conosci bene il parco del castello?" al gesto di assenso di Rose, Alex le chiese se l'avrebbe portata a fare un giro. Rose ci pensò un attimo poi la prese per mano e la condusse verso un punto ben preciso, varcarono un piccolo cancello e si ritrovarono in un giardino bellissimo, era ancora in fiore, molto tempo prima doveva essere stato curato da mani esperte, ma in quel momento si notava l'incuria ma era comunque bellissimo.

"Rose, ma è un posto bellissimo" esclamò Alex, la ragazza sorrise poi spostò delle erbacce per mettere alla luce una lapide finemente lavorata, con una iscrizione molto elegante.

Qui giace Corrinna Diamond, nona duchessa di Criancross, moglie devota e amata, madre insostituibile. Qui posero il marito e i figli.

"E' la tomba di tua madre!" esclamò Alexandra, scioccata dal fatto che fosse così maltenuta.

Rose accarezzò la lapide poi una lacrima solcò il suo volto, Alex avrebbe voluto abbracciarla ma aveva paura di spaventarla.

"Ti manca molto?" la ragazza annuì, poi cercò di strappare alcune erbacce con le mani.

"Rose, cosa ne dici se dopo pranzo veniamo qui a pulire il giardino. Chiederemo gli attrezzi a qualcuno e ci mettiamo al lavoro"

Il sorriso della ragazza la rincuorò, poverina non aveva ricordo di sua madre e nessuno sembrava rendersi conto di quanto valesse per lei quel pezzo di pietra che rappresentava la madre. A pranzo avrebbe detto a Lord Diamond quanto fosse stato insensibile verso i sentimenti della povera Rose.

 

"Finalmente!" esclamò Diamond irritato.

"Milord scusi il ritardo, ma Rose mi ha mostrato ogni angolo del vostro stupendo parco" si giustificò Alexandra.

Paul osservò la donna, le guance arrossate e il fiato grosso, anche sua sorella non era da meno, sorrideva ed era cosa rara. Decise che quel sorriso valeva l'attesa per il pranzo. "Lasciamo stare, vi siete divertite?" chiese a Rose, mentre si accomodavano.

La ragazza annuì poi iniziò a mangiare con gusto "E' qui da un meno di un giorno è Rose già sorride, forse non ha fatto male a tenervi qui" disse Paul cercando di non sembrare troppo entusiasta, la strada per la guarigione di Rose era molto lunga.

Alexandra sorrise, era forse un ammissione che lei aveva ragione? Iniziò a mangiare anche lei era affamata.

"Milord, a chi potrei chiedere degli attrezzi di giardinaggio?" chiese Alexandra all'improvviso.

"Cosa ne volete fare?"

"Rose mi ha mostrato un bellissimo giardino e la tomba di vostra madre, ma è completamente coperta da erbacce, allora io e Rose volevamo darle una pulita, vero?" disse rivolta alla ragazza, che annui e poi guardò il fratello in attesa della sua risposta.

"Darò ordine che verrà sistemata" disse, il suo tono diventò improvvisamente duro.

"Milord, ma volevano farlo io e Rose!" protestò Alex.

"No è il caso che vi sporchiate"

"Lord Diamond potrei parlare un attimo in privato?" chiese Alex poi si abbassò verso Rose "Vedrai che riuscirò a convincerlo!"

Paul alzò un sopracciglio, poi si diresse verso la parte opposta del salone. "Mi dica"

"Forse lei non capisce l'importanza che ha per Rose quella lapide."

"Io non capisco?" chiese Paul , quella donna aveva una gran faccia tosta.

"Rose, non ha ricordi di vostra madre, me lo ha detto lei stesso, per lei quella lapide rappresenta qualcosa di più che un pezzo di sasso!"

"Va bene, vi farò avere tutto il necessario, ma vorrei chiarire una cosa quel giardino è sempre stato curato con amore per volere di mio padre ed ero convinto che negli anni fosse sempre stato così, chiarirò il motivo di tutti questa incuria, adesso torniamo al tavolo e diamo la bella notizia a Rose."

Paul si girò e sorridendo disse alla sorella "Vi farò dare il materiale necessario, però non affaticarti troppo."

"Milord, magari più tardi potreste venire a vedere come procede il lavoro."

Rose si girò speranzosa verso il fratello, Paul vedendo quello sguardo si sentì stringere il cuore "Certo che verrò, però adesso vorrei finire di pranzare"

Alexandra sorrise felice, aveva vinto un'altra piccola battaglia con il duca, invece Paul scosse la testa, quella donna gli faceva fare tutto quello che voleva.

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 3
*** Capitolo 3 ***


CAPITOLO 3

CAPITOLO 3

Ringrazio Luxy, Rossy, Alex-kami, Meiko e Stormy per le loro recensioni. Mi raccomando aspetto come sempre il vostro parere. Un bacio Betty

 

Rose ed Alexandra stavano lavorando già da qualche ora, il giardino stava mostrando il alto migliore di sé. Rose si mostrava molto entusiasta.

"Rose, stiamo proprio facendo un ottimo lavoro, vero?" chiese Alexandra, la ragazza annuì felice.

"Lo hai capito che non voglio farti del male? Voglio soltanto che ricominci a parlare, ma non ho fretta, ci riusciremo insieme piano piano."

Le parole di Alex sembravano aver colpito molto Rose che rimase qualche secondo ferma a soppesare le sue parole, poi annui come era suo solito fare e continuò a lavorare al terreno intorno alla tomba della madre.

Alexandra la osservò nei suoi occhi si leggeva la tristezza per la situazione di quella ragazza, voleva aiutarla ma sapeva che sarebbe stata un lotta lunga. Mise da parte i suoi pensieri e riprese a potare i cespugli che invadevano il bellissimo giardino, non si accorse della presenza di Lord Diamond che la osservava.

La donna si arrampicò su una scala per poter potare più in alto, quando uno scatto improvviso di Rose la distrasse e perse l'equilibrio, era già pronta a sentire l'impatto con il terreno quando due braccia forti la presero al volo, aprì gli occhi e si ritrovò a pochi centimetri dagli occhi di Paul.

"State bene?" chiese Diamond tenendola sempre in braccio.

"Sì, grazie a voi milord."

"Avreste potuto farvi molto male, non avreste dovuto salire su quella scala."

"Ma grazie a voi sto benissimo, adesso se voleste rimettermi in piedi eviteremo di dare alla servitù qualcosa di cui sparlare." Disse Alex rossa in viso.

Solo in quel momento Paul si accorse che la teneva ancora in braccio e gli dispiacque molto posarla a terra, il contatto con quel corpo femminile lo stava facendo eccitare.

La posò a terra con cura poi si rivolse a Rose che li guardava con lo sguardo spaventato sapeva che era colpa sua se Alexandra era caduta.

"Rose, non ti spaventare, non è successo niente" disse Paul cercando di rassicurarla.

Alexandra però capì che non era spaventata per quello che sarebbe potuto succederle, ma perché la ragazza si sentiva in colpa.

"Rose, non è colpa tua se sono caduta, è stata una mia distrazione. Tu ti sei semplicemente alzata per andare da Lord Diamond, io avevo la testa tra le nuvole e ho perso l'equilibrio." Le parole di Alex sembrarono calmare Rose.

"Piccola, non ti faremo niente, Miss Averstone sta benissimo, anzi adesso entriamo e diciamo alla cuoca di prepararti la torta al cioccolato, la tua preferita, per cena. Va bene?" disse Paul abbassandosi per poter guardare negli occhi la sorella.

La ragazza sorrise poi prese per mano il fratello e gli mostrò il lavoro che aveva fatto.

"Sei stata bravissima, ma adesso è meglio rientrare, per oggi mi sembra che abbiate lavorato abbastanza." Disse Paul, poi si diresse verso il castello.

Alexandra rimase ancora un po’ nel giardino per mettere a posto gli attrezzi, la paura che aveva letto negli occhi di Rose le fece pensare che Lucille l'avesse maltrattata anche fisicamente.

Raccolse tutti gli attrezzi e sollevando la cesta ritorno verso il castello, avanzava un po’ lentamente a causa del peso, la voce del duca la fece sobbalzare.

"Vi posso aiutare?"

"Milord mi avete spaventata!" esclamò la donna.

"Non era nelle mie intenzioni, comunque vi consiglio di darmi quel cesto, sembrate piuttosto affaticata"

Paul non aspettò la risposta di Alex e le prese il cesto dalle mani, le loro dita si sfiorarono e Alexandra arrossì.

"Non capisco come abbiate fatto" disse Paul.

"Come?"

"A capire che Rose aveva paura che l'avessimo punita. Quando si è alzata, piuttosto velocemente ha urtato la scala, effettivamente era colpa sua se per poco non vi siete rotta l'osso del collo."

"Vi prego di non esagerare, al più mi sarei fatta qualche escoriazione. Comunque ho visto decine di bambini maltrattati, picchiati per un nonnulla, i loro genitori li trattavano come persone anormali. Quei bambini già sordomuti si chiudevano ancora di più in loro stessi, in quei casi i tempi della terapia diventavano ancora più lunghi. Bisognava conquistare la loro fiducia e sperare che i genitori non rovinassero tutto con qualche gesto avventato."

"Anch'io ho temuto che Lucille la picchiasse, questa è stata la conferma" disse gravemente Paul.

"Abbiamo bisogno di tempo, solo quello ci aiuterà con Rose."

"Ho tutto il tempo di questo mondo" disse Paul guardando Alexandra, più che uno sguardo era un vero e proprio esame, era bella, era troppo pericoloso starle vicino, lei gli accedeva desideri irrealizzabili.

Alexandra sentì il rossore imporporarle le guance, Lord Diamond la stava scrutando con sfacciataggine, si sentì imbarazzata, lo sapeva di non essere bella e il fatto che il duca glielo facesse notare con quegli sguardi la faceva irritare.

"Lord Diamond, se volete scusarmi, vorrei ritirarmi nelle mia stanza, in modo che sarò pronta per cena, senza ritardare." Così dicendo Alexandra allungò il passo e si diresse verso l'entrata del castello.

Paul la osservò, era stato uno stupido ad osservarla così sfacciatamente ma quella donna gli faceva perdere tutti i suoi propositi di comportarsi come un gentiluomo.

 

Durante la cena, nessuno proferì parola, Alexandra si sentiva tremendamente imbarazzata nessun uomo l'aveva mai guardata come aveva fatto lord Diamond quel pomeriggio. Non osava guardarlo in volto, alla fine della cena, solo l'applaudire di Rose alla vista del dolce la riscosse dai suoi pensieri.

"Miss Averstone, mi sembrate molto silenziosa" disse Paul.

"Sono solo molto stanca, milord."

"Avete fatto un ottimo lavoro, voi e Rose intendo" disse coinvolgendo anche la ragazza che sorrise felice.

"Vi ringrazio, ma era doveroso farlo, in onore di vostra madre." disse Alexandra, accarezzando i capelli di Rose che era seduta accanto a lei. La ragazza la guardò stranamente poi si alzò e si diresse in camera sua.

"Non volevo spaventarla" disse Alex.

"Non è abituata a ricevere delle gentilezze da una donna. Non vi crucciate." Le rispose Paul.

"Milord, se volete scusarmi mi ritiro, sono molto stanca."

"Buonanotte miss Avestone."

"Milord" disse Alexandra facendo una leggera riverenza.

"Miss, la pregherei di non salutarmi più con una riverenza, sarà sufficiente un cenno del capo"

"Come volete, lord Diamond." Disse Alexandra poi si avviò verso la sua stanza, chiedendosi perché una proposta simile, forse voleva dire che la riteneva all'altezza di suo padre, un medico vero.

 

Non riusciva a dormire, il comportamento di Lord Diamond la lasciava perplessa, con la sorella si dimostrava dolce e gentile, ma con tutto il resto del mondo sembrava che ergesse un muro, per non far capire chi fosse veramente. Si alzò, indossò la vestaglia e si diresse verso la biblioteca, forse avrebbe trovato qualche libro interessante da leggere.

Aveva scorto la biblioteca mentre girovagava per il castello quella mattina, le era sembrata enorme, percorse il corridoio deserto con in mano una candeliere che illuminava il suo cammino, i piedi nudi sbucavano da sotto la camicia da notte, il freddo pavimento serviva a tenerla più all'allerta. Quando raggiunse la biblioteca si sentì come al sicuro, accese le candele poste nei candelieri sui muri, quando furono tutte accese, la sala era sufficientemente illuminata. Iniziò a leggere i vari titoli e a sfogliare numerosi libri, non si accorse che la porta della biblioteca si era aperta dietro le sue spalle.

"E' di suo gradimento?" chiese una voce.

Alexandra sobbalzò facendo cadere il libro che aveva in mano, si volse verso l'uomo e con una mano premuta sul cuore disse: "Lord Diamond mi avete spaventata!"

"Non era mia intenzione" disse Paul avvicinandosi a lei e raccogliendo il libro che le era caduto, il duca indossava ancora i pantaloni neri che portava anche durante la cena e la camicia bianca, aperta però di diversi bottoni.

"Le piace la biblioteca?" continuò Paul, cercando di ignorare il fatto che la donna fosse in camicia da notte e vestaglia, mentre entrava aveva intravisto anche che era a piedi nudi.

"E' meravigliosa, ci sono libri che abbracciano ogni disciplina, ogni argomento, i saranno voluti anni interi per renderla così fornita." Disse Alexandra.

"Era il vanto di mio padre. Come mai siete ancora sveglia a quest'ora?"

"Non riuscivo a prendere sonno, così ho pensato che la lettura di un buon libro mi avrebbe rilassato." Disse Alex, accorgendosi solo in quel momento di quanto fosse vicina a lord Diamond, si ricordò che indossava solamente una camicia da notte e la vestaglia ed era per di più a piedi nudi. Lui non avrebbe mai dovuto vederla così!

Paul la osservava, la solito brama di lei si impossessò della sua mente, la immaginò distesa per terra, sul prezioso tappeto, coperta solo dei suoi bellissimi capelli. La sua voce lo riscosse.

"Anche voi non riuscivate a dormire?" gli chiese Alex.

"Soffro di insonnia, dormo solo poche ore a notte, per me è ancora presto." Rispose Paul.

"Dovreste prendere qualche tisana, fanno miracoli"

"Vi assicurò che con me non funzionano, specialmente quando sono più agitato del solito."

"Cosa vi cruccia?" chiese Alexandra.

"Voi!" esclamò Paul lasciandola sorpresa.

"Io, come posso io farvi agitare?"

"Lo volete proprio sapere?" chiese Paul con uno strano sorriso sul volto.

"Certo, non voglio recarvi danno!" esclamò Alexandra.

Paul le si avvicinò ancora di più, poi prese il suo volto tra la mano e lo sollevò, all'improvviso Alex sentì le labbra dell'uomo posarsi sulle sue e violare la sua bocca. Cercò di opporsi ma la passione di donna nascosta dentro di lei, si risvegliò e rispose con ardore a quel bacio.

Afferrò i lembi della camicia dell'uomo e si abbandonò a quelle meravigliose sensazioni, rimase sconvolta quando sentì la mano di Paul che le accarezzava il seno, all'improvviso si rese conto di quello che stava facendo e si stacco all'improvviso.

"Milord!" esclamò Alexandra senza fiato.

"avete insistito voi per sapere cosa mi turbava in voi, vi desiderò, per qualche oscuro motivo, vorrei avervi e fare l'amore con voi."

Le guance di Alexandra si imporporarono di rosso, nessuno uomo le aveva mai parlato tanto sfacciatamente, a dire la verità nessun uomo prima di allora, l'aveva mai baciata. Non aveva parola, il suo corpo aveva reagito d'istinto a quella bocca sapiente ed ora ne sentiva già la mancanza.

"Non sono una sgualdrina, anche se sono una zitella, sono una donna rispettabile" protestò Alex.

"Non sembravate tanto disgustata pochi istanti fa."

"Vi siete preso gioco di me e della mia inesperienza."

"Vi assicurò che non sembravate affatto inesperta!" disse Paul.

"Milord, mi state insultando?" chiese Alex irata.

"Tutt'altro, mi piacerebbe scoprire come sarebbe fare l'amore con te Alex." Disse Paul avvicinandosi a lei e costringendola con le spalle contro la libreria.

Alexandra rimase colpita dal fatto che lui le avesse dato del tu e l'avesse chiamata con l'abbreviativo che usava solo suo padre.

"Lord Diamond, mi lasci andare!" prego Alexandra mentre le lacrime iniziarono a scorrerle lungo le guance, Paul alzò la mano e gliele asciugò.

"Mi dispiace" disse allontanandosi da lei.

Alexandra lo osservò uscire dalla biblioteca, si accasciò sul pavimento e scoppiò a piangere

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 4
*** Capitolo 4 ***


CAPITOLO 4

CAPITOLO 4

La mattina seguente Alexandra arrivò di proposito in ritardo per la colazione, in questo modo era sicura che non avrebbe incontrato Lord Diamond. Infatti il tavolo era apparecchiato solo per lei, si sedette stancamente, non aveva chiuso occhio e il suo stomaco si rifiutava di accettare il cibo, sbocconcellò solo qualche biscotto. Si guardò intorno, sembrava che la presenza del duca si fosse dissolta, cosa avrebbe fatto se lo avesse incontrato? Era molto comune che i ricchi nobili approfittassero delle loro serve, ma lei non era una semplice serva.

Si sentiva come un animale in trappola avrebbe voluto scappare ma per andare dove? Si prese la testa tra le mani e si mise ad osservare i complicati ricami della tovaglia. All'improvviso sentì una presenza sulla porta del salone, alzò lo sguardo temendo di incontrare quello del duca, invece incontrò gli occhi smeraldini di Rose.

"Buongiorno" disse Alexandra alla ragazza che si limitò a sorridere. "Cosa ne dici se oggi suoniamo un po’ il piano? Tuo fratello mi ha detto che sei molto brava." Il volto di Rose si oscurò un attimo come se ricordasse all'improvviso qualcosa di spiacevole.

Alex si alzò e si diresse verso un altro salone, dove c'era uno stupendo pianoforte, Rose seppur titubante la seguì.

"E' proprio un magnifico pianoforte" disse Alex sedendosi e iniziando a suonare un motivetto allegro.

Alexandra osservò il volto di Rose rischiararsi, la paura lentamente stava sparendo dal suo sguardo. "Sai Rose preferisco questi motivetti allegri, anche perché non riesco a seguire molto gli spartiti"

All'improvviso Alex si ritrovò accanto Rose che iniziò a suonare con lei "Sei molto brava" le disse Alex.

Non si accorsero che sulla porta Lord Diamond le stava osservando.

Paul sorrise era da tempo che non vedeva Rose così spensierata, gli dispiaceva dover lasciare Craincross proprio quando si vedeva dei miglioramenti, purtroppo doveva allontanarsi per il bene di Alexandra.

"Jenkins" disse Paul pochi istanti dopo il suo maggiordomo era accanto a lui.

"Milord"

"Affari urgenti a Londra, impongono la mia presenza, ho scritto questa lettera per Miss Averstone, consegnagliela dopo che sarò partito"

"Ai vostri ordini Milord. Vi auguro un buon viaggio" disse l'uomo.

"Grazie Jenkins, tornerò appena possibile. Nel frattempo affido a te la sovraintendenza del castello"

"Come desidera Milord."

Paul guardò un'ultima volta Rose ed Alexandra poi se ne andò.

Era ormai un'ora che suonavano ininterrottamente, l'ingresso di Jenkins nel salone attirò l'attenzione di Alexandra.

"Miss, scusi l'interruzione ma ho una lettera da parte del duca" disse Jenkins.

"Una lettera?" chiese la donna sorpresa.

"Lord Diamond è appena partito per Londra e mi ha pregato di consegnarvi questa lettera. Ora se volete scusarmi dovrei andare."

"Certo Jenkins vi ringrazio." Rispose sorridendo leggermente Alex, afferrò con mani tremanti la lettera e la aprì.

Alex sapeva il motivo per cui era partito per Londra, sicuramente stava cercando un nuovo medico da affiancare a Rose, lei si era dimostrata troppo debole, troppo donna! Guradò Rose che aveva smesso di suonare e le si strinse il cuore, si era già affezionata a quella ragazzina.

"Rose continua a suonare, mi piace molto la tua musica" le disse con un falso sorriso.

Rose annuì a la musica iniziò ad aleggiare per tutta la sala, Alexandra strappò il sigillo, aprì la busta lentamente ed estrasse il foglio scritto con la calligrafia che aveva già visto nella lettera indirizzata a suo padre.

Miss Averstone mi scuso se non ho potuto avvertirvi di persona ma affari urgenti mi richiamano a Londra, sarò di ritorno il prima possibile. Vi affido Rose e spero che al mio ritorno potrò udire di nuovo la sua voce.

Lord Diamond, duca di Craincross

Alex piegò la lettera dubbiosa, perché era andato a Londra da quelle poche righe sembrava che riponesse la sua fiducia in lei, forse se n'era andato per l'incidente che era successo la notte precedente. Oppure più semplicemente aveva degli affari a Londra da sistemare. Adesso doveva dirlo a Rose, quella era la parte più difficile, perché non aveva salutato almeno sua sorella?

"Rose, devo dirti una cosa"

la ragazza smise di suonare e guardò con interesse Alex.

"Jenkins mi ha appena dato una lettera di tuo fratello, è dovuto partire per Londra a causa di alcuni affari urgenti" Alex vedendo che la ragazza sorrideva le chiese "Lo sapevi?"

Rose annuì "E' venuto a salutarti, ne sono contenta" disse Alexandra, era felice che Lord Diamond avesse avvisato Rose della sua partenza, le risparmiava un compito non troppo facile.

Alexandra si interrogo tutto il giorno sulla vera ragione della partenza di Lord Diamond, poi a notte tarda si arrese al sonno.

Dopo quella notte ne passarono altre sempre più tranquille per Alexandra, l'inverno si avvicinava sempre di più e Rose non ne voleva sapere di parlare, durante quei mesi era diventata più solare, sorrideva spesso e cercava sempre l'approvazione di Alexandra, ogni giorno facevano esercizi di fonetica, suonavano molto e ogni tanto Alex cantava cercando di invogliare anche Rose.

Durante una passeggiata in giardino, avvenne il miracolo tanto sperato. "Rose ormai fa molto freddo, dovremo cancellare le nostre passeggiate in giardino" stava dicendo Alexandra.

"No!" la voce di Rose risulto come un gracchiare.

Alexandra si girò di scatto verso la ragazza e le prese le braccia.

"Come hai detto?" le chiese.

"H-ho d-detto no"

Alexandra abbracciò la ragazza "Hai parlato! Hai parlato!" disse tra le lacrime, non si era mai sentita così felice. Rose ricambiò l'abbracciò poi cercò di articolare una frase.

"Rose con calma, prendi un respiro e poi parla."

"Non non voglio ccchiudermi in c-casa, lì c'è lei"

"Lei chi?"

"Lucille" disse tetra la ragazza.

"Ma è morta" obiettò Alex.

"No, lei è..è ancora nell'ala v-vecchia" disse Rose sicura.

Alexandra non sapeva cosa pensare, non le era mai sembrava matta, se diceva così un motivo c'era.

"Torniamo dentro, così scriviamo una lettera a Lord Diamond per annunciargli i tuoi progressi. A Lucille ci penserò io."

"Da-davvero?"

"Certo, adesso andiamo fa un freddo tremendo." Disse Rose trascinando la ragazza in casa.

Si diressero in biblioteca, dove scrissero una lettera al duca, poi Alexandra la consegnò a Jenkins pregandolo di farla recapitare al più presto.

"T-tornerà?" chiese Rose.

"Certo, però noi in questi giorni dobbiamo allenarci tanto, così quando tuo fratello sarà qui, parlerai benissimo."

"Va va beeene" rispose Rose con un dolce sorriso che fece commuovere Alexandra.

Paul osservò la posta svogliatamente, si annoiava a morte a Londra, era andato ad un paio di feste ma la mente era da un'altra parte, la sua mente era a Craincross. Erano passati due mesi dalla sua partenza ma il suo disagio non si era affievolito, ogni volta che ripensava a Alexandra i suoi sensi si risvegliavano impetuosi.

Osservo i vari inviti che gli erano pervenuti per i numerosi balli organizzati nella città, sembrava che tutte le madri con figlie in età da marito volessero conoscerlo. Il suo arrivo in città aveva scatenato tutte quelle donne che cercavano per le figlie un ottimo partito, e lui senza dubbio lo era, ricco e con il titolo nobiliare di duca. Aveva conosciuto decine di ragazzine senza cervello che lo adoravano per chi era non per come fosse veramente; nessuno lo conosceva veramente, forse neanche lui si conosceva a fondo.

All'improvviso la sua attenzione fu catturata da una lettera, la carta era quella speciale che usava a Craincross, aprì la busta sperando di leggere qualche bella notizia, la calligrafia leggera ed elegante di Alexandra gli annunciavano solo belle notizie.

 

Lord Diamond, le scrivo questa lettera per comunicarvi che Rose ha finalmente parlato, non so descrivervi la gioia che ho provato quando l'ho sentita pronunciare le prime frasi. Anche se ha detto alcune cose che mi lasciano sgomenta. Preferirei non scriverle in questa lettera, sarebbe utile che voi tornaste al più presto a Craincross, così potrò spiegarvi la situazione, senza contare che Rose non fa altro che chiedere di voi. Attendo vostre notizie

Alexandra Averstone.

Paul non riusciva a credere a quello che aveva letto, Rose aveva parlato, non stava più in se dalla gioia, chissà cosa aveva detto per sconvolgere Alexandra, forse qualcosa che riguardava la morte del vecchio duca e di Lucille. Doveva tornare per Rose.

"Russel" urlò Paul, il maggiordomo corse velocemente dal suo padrone.

"Milord, mi ha chiamato?"

"Prepara i miei bagagli, parto appena possibile per Craincross."

"Ai vostri ordini milord" disse Russel uscendo dallo studio e apprestandosi a fare ciò che gli aveva ordinato il duca.

Paul si alzò ed iniziò a camminare per tutto lo studio, non sapeva cosa avrebbe fatto quando avesse visto Alexandra, avrebbe voluto poterla evitare per sempre ma non poteva scappare all'infinito e poi lei era l'angelo che aveva fatto parlare Rose. Sì era proprio un angelo e lui era il diavolo tentatore.

 

Il capitolo è un po’ cortino vi prometto che il prossimo cercherò di farlo più lungo, aspetto commenti. Naturalmente ringrazio Luxy, Mieko, Alex, Stormy e Rossy per il loro sostegno. Grazie un bacio Betty

Ritorna all'indice


Capitolo 5
*** Capitolo 5 ***


CAPITOLO 5

CAPITOLO 5

Erano tre giorni che Alexandra aspettava la risposta di Lord Diamond, tre giorni di continue domande, di attesa. Rose aveva iniziato a parlare con regolarità anche se la sua pronuncia non era del tutto perfetta. Dopo anni di mutismo era una cosa comprensibile, anche quel pomeriggio Alex ed Rose erano in biblioteca e la ragazza stava leggendo un libro seppur con qualche difficoltà.

Alexandra ascoltava distrattamente la lettura effettuata da Rose la sua mente era altrove, tre giorni prima aveva chiesto alla servitù il significato della frase di Rose.

Nessuno le aveva risposto con sincerità, solo Jenkins le aveva rivelato che nell'ala vecchia del castello, dopo la morte del vecchio duca e di sua moglie si sentivano dei gemiti, dei passi insomma delle presenze. Tutti sapevano che lì c'era un fantasma, il fantasma di Lucille.

"Sciocchezze" aveva risposto Alex "I fantasmi non esistono!"

Adesso però voleva sapere la verità, decise che quella sera dopo cena sarebbe andata a dare un occhiata alla vecchia ala del castello, avrebbe trovato una spiegazione logica a quelle paure ingiustificate.

"Lord Diamond entro sera saremo al castello" disse il cocchiere.

"Era ora!" esclamò seccato Paul, il suo viaggio era stato ritardato dalle piogge che avevano reso la strada impraticabile, così avevano dovuto fermarsi più volte. Il suo umore era più cupo del solito, voleva rivedere Rose e sapere cosa avesse detto, avrebbe finalmente fatto luce sulla morte del padre e della matrigna?

La cosa che lo angosciava di più era rivedere Alexandra, già in quel momento avrebbe voluto accarezzare i suoi capelli castani, osservarli cambiare tonalità alla luce delle candele, assumevano un riflesso quasi rosso. Guardare quegli occhi magnetici e baciare quelle labbra. Ricordò quando l'aveva baciata in biblioteca risentiva ancora il suo seno tra le mani, quella donna lo avrebbe fatto impazzire.

Avrebbe dovuto starle lontano il più possibile, se non voleva comprometterla per sempre.

"Forse una zitella come lei dovrebbe essermi grata che rivolgo le mie attenzioni proprio a lei" pensò Paul poi si pentì subito di quel pensiero, Alexandra Averstone, aveva una morale non era né una sgualdrina né una opportunista.

Non sarebbe mai andata a letto con lui solo per incastrarlo, lei era diversa da tutte le donne che lo volevano solo per il suo denaro e il suo titolo.

"Come devo comportarmi con lei? Ignorarla? Come posso se ogni volta che la vedo mi si infiamma tutto il corpo? Diventerò pazzo, più di quello che sono già!"

Rose si era appena ritirata nella sua stanza e la servitù l'aveva lasciata sola, il castello era immerso nel buio, Alexandra prese un candelabro e si diresse verso la vecchia ala del castello, questa era delimitata da una vecchia porta che si aprì con qualche difficoltà, il cigolio che emette le fece capire che era molto tempo che qualcuno non accedeva alla vecchia ala. Lo sguardo le cadde sul pavimento completamente impolverato, le ragnatele erano ovunque, come poteva esserci qualcuno in un posto del genere?

Continuò lungo il corridoio osservando le varie porte chiuse, il silenzio era assoluto, da quello che aveva capito in quell'ala del castello viveva Lucille con il vecchio duca dopo il loro matrimonio, che tragico incidente era accaduto a quei due? C'erano troppe domande senza risposta.

All'improvviso una folata di vento gelido la percorse, si voltò per vedere da dove provenisse ma nel corridoio non c'era nessuna finestra rotta e le stanze erano tutte chiuse, un po’ di paura la invase ma continuò con l'esplorazione, si guardava continuamente alle spalle perché aveva la sensazione che ci fosse qualcuno. Ma la sua vista non registrava nessuna presenza.

Un gemito la riscosse, si voltò di scatto in tutte le direzioni, non c'era nessuno "Sarà il vento, sì è stato sicuramente il vento!" disse Alexandra ad alta voce per rassicurare se stessa; fece ancora qualche passo poi decise che era meglio andarsene, sarebbe tornata un altro giorno ma non di sera. Ripercorse il lungo corridoio, fino alla porta di comunicazione, la tirò ma questa non si aprì, provò di nuovo e con sgomento si accorse che non ci riusciva, allora appoggiò il candelabro per terra e tirò con entrambe le mani, la porta restava chiusa. Un'altra folata di vento spense le candele, Alexandra era completamente avvolta dal buio, si fece prendere dal panico, cercò nuovamente di aprire la porta ma senza risultato. Con la coda dell'occhio le sembrò di vedere qualcuno in fondo al corridoio.

"Chi è là? Se siete stato voi a chiudere la porta vi assicuro che è uno scherzo di pessimo gusto!" disse correndo nella direzione dove poco prima le sembrava di aver visto un'ombra.

"Fermatevi e ditemi chi siete!" urlò Alexandra, era spaventata avrebbe voluto andarsene ma come avrebbe fatto se la porta era chiusa a chiave?

"Maledizione, rispondetemi!!" urlò di nuovo sopraffatta dalla paura.

All'improvviso sentì qualcuno afferrarle la vita e lanciò un urlo.

"Credo che non sia il caso che svegliate tutto il castello" la voce di Lord Diamond le giunse nitida fino al cervello.

Ci mise qualche secondo a capire che Lord Diamond era alle sue spalle "Milord mi avete spaventato" gli disse voltandosi verso di lui.

"A me sembravate già spaventata" rispose lui serio.

"C'è una persona e la stavo inseguendo"

"Impossibile, questa ala del castello è chiusa da anni, non capisco da che parte siate entrata"

"Dalla porta di collegamento, era aperta" rispose Alexandra confusa.

"Non è possibile è chiusa a chiave e" disse Lord Diamond mostrando una chiave "questa la custodisco personalmente. Quando ho sentito le vostre urla, ho aperto personalmente la porta che era appunto chiusa a chiave."

"Milord vi state prendendo gioco di me?" domandò Alex.

"No, questa ala è chiusa da quando sono morti Lucille e mio padre, nessuno è mai entrato da quel giorno."

"Ma la porta era aperta e c'era anche una persona, l'ho vista" insistette la donna.

"Non era una persona" rispose calmo Diamond.

"E cos'era?" domandò Alex temendo di sentire la risposta.

"Era un fantasma"

Da alcuni minuti erano nello studio di Lord Diamond, Alexandra stava sorseggiando un brandy la mano tremava ancora leggermente. Sentiva il liquido scaldarla e anche la sua vicinanza al camino scoppiettante era di aiuto.

Erano tutti pazzi per credere che esistesse un fantasma, non era logico, anche Lord Diamond era stato influenzato da quella diceria.

"Miss Averstone, vorreste dirmi in che contesto mia sorella ha ripreso a parlare e cos'ha detto per sconvolgervi." La voce di Paul era molto tesa.

"Stavamo passeggiando per il giardino e io le ho detto che presto non avremmo più potuto uscire a causa del freddo, lei ha detto un secco no ed ha aggiunto che non poteva stare in casa perché nella vecchia ala c'era Lucille." Rispose Alexandra.

"Così voi avete deciso di ispezionare la vecchia ala, Lucille poi si è premurata di aprirvi la porta"

"Smettetela, i fantasmi non esistono, sarà qualcuno della servitù che si diverte a prendersi gioco di tutti" disse con enfasi Alex.

"Sono felice che non vi facciate impressionare facilmente, perché se resterete ancora forse avrete modo anche di incontrarla."

"Milord non posso credere che un uomo come voi creda a queste storie."

"Non sono storie io ho visto il fantasma di Lucille, vi assicuro che non c'era niente di irreale in quello che hanno osservato i miei occhi." Disse Lord Diamond alzandosi dalla comoda poltrona nella quale era sprofondato.

Alexandra osservò l'uomo avvicinarsi a lei ed istintivamente indietreggiò "Miss se vi avvicinate ancora ala camino vi brucerete l'abito" disse l'uomo.

"Milord non mi sembra che il vostro comportamento sia molto decoroso" protestò Alex, la sua frase fece sorridere Paul. "Decoroso io? Ho fatto una vita da reietto per molti anni, vi assicuro che con voi fino ad adesso sono stato molto più che decoroso!"

L'uomo fece un altro passo e così si avvicinò ad Alex che non poteva più indietreggiare se non voleva che il abito prendesse fuoco.

"Milord" sibillò Alex.

Paul alzò la mano e le accarezzò il volto, Alexandra arrossì ancora di più, quell'uomo si stava prendendo troppe libertà.

"Milord, non sono una semplice serva, vi chiedo di portarmi rispetto" la voce di Alexandra era poco più che un sussurro.

"Ma io vi rispetto. Rispetto la vostra intelligenza, il vostro coraggio, la vostra caparbietà, la vostra bellezza. Vi rispetto ma non posso cancellare questo desiderio che ho di voi."

Le labbra di Paul erano a pochi centimetri da quelle della donna. "Solo un bacio, vi chiedo solo un bacio, per stasera" disse Paul, ma non aspettò la risposta appoggiò le labbra su quelle della ragazza e iniziò a baciarla dolcemente, Alex come era accaduto nella biblioteca, rispose al bacio con tutta se stessa e quando Paul si staccò ne rimase tremendamente delusa.

"Alexandra andatevene o niente mi tratterrà dallo spogliarla e fare l'amore con lei."

Alexandra lesse il desiderio negli occhi dell'uomo e fu tentata di scoprire cosa si provasse a fare l'amore, ma non poteva, aveva paura delle conseguenze, aveva paura che quell'uomo sarebbe diventato troppo importante per lei.

Scostò lo sguardo e si allontanò dall'uomo, sentì un freddo pungente, il calore del suo corpo non c'era più, aprì la porta dello studio e corse verso la sua stanza.

Paul si maledì per aver ceduto nuovamente alle pretese del suo corpo, non era riuscito a controllarsi, quella donna lo faceva bruciare e lei non se ne rendeva conto.

Il mattino successivo Paul si diresse di buon ora verso la stanza della sorella, entrò lentamente e vedendo che era ancora profondamente addormentata si sedette sul letto accanto a lei. La osservò, ogni giorno che passava assomigliava sempre di più alla madre, era bellissima, presto avrebbe fatto il suo debutto in società, però sarebbe stata lei a scegliere chi sposare. Non le avrebbe fatto pressioni, Rose si sarebbe sposata solo per amore.

"Buoon-giornno"

La voce di Rose così matura rispetto a quella della bambina che aveva lasciato.

"Buongiorno" rispose Paul poi abbracciò la sorella "Sono così felice che hai ricominciato a parlare"

"E io ssono feliice che tu sei qqui" rispose Rose.

"La tua voce è musica per le mie orecchie" disse ancora Paul.

"R-resterai pper un po’?" chiese Rose.

"Fino a quando vorrai tu, adesso ti lascio vestire, ti aspetto per la colazione" disse Paul alzandosi e uscendo dalla stanza.

Mentre si dirigeva verso il salone si scontrò letteralmente con Alexandra.

"Milord!" esclamò stupida la donna.

"Miss, volevate vendicarvi?" chiese Paul massaggiandosi il mento.

"Come? Vi ho fatto male?"

"Non è niente, dove avete la testa questa mattina?" chiese Paul.

"Non ho dormito molto questa notte adesso se volete scusarmi mi ritiro nella mia stanza sono molto stanca."

"Non potete" disse Paul trattenendola per un braccio.

"Milord è colpa vostra se sono assonnata, quindi mi concederete qualche ore di riposo."

"Mi avete pensato?"

"Non capisco come non avrei potuto farlo" rispose Alexandra a voce bassa.

"Alexandra, siete il mio tormento."

"E voi il mio, non potete disporre di me come volete"

"Io vorrei che voi.." la parole di Paul furono interrotte dalla voce di Rose. "Buonngiorno Alex."

La donna nascose dietro un sorriso tutti i suoi dubbi "Buongiorno Rose, ho saputo che Lord Diamond ti ha svegliato personalmente."

"Sì, è s-stato un bel risveglio" rispose Rose con un sorriso.

"Sono affamato, andiamo a fare colazione?" chiese Paul.

"Veramente.. io non avrei molta fame" disse Alex.

"Sono certo che la cucina di Jill vi farà tornare l'appetito" disse Paul con un tono che non ammetteva replica, la voleva al tavolo con lui, non era un invito era un ordine.

"Più tardi continueremo il nostro discorso, non pensate di esservela cavata" la voce di Paul le giunse nitida all'orecchio.

"Milord per me l'argomento è chiuso"

"Non credo proprio."

Per tutta la giornata Alexandra grazie alla scusa di fare lezione con Rose riuscì ad evitare Paul; dal canto suo l'uomo la osservava da lontano, vedeva l'impegno che ci metteva per aiutare al meglio Rose, presto sarebbe arrivata ad essere una ragazza normale.

"Non credere che ti lascerò andare via tanto presto Alex, stanotte ho capito che non riesco ad aspettare, sarai mia. Per sempre." Pensò Paul, quella notte aveva riflettuto su quello che provava verso Alexandra ed era arrivato alla conclusione che era la prima volta che si sentiva così nei confronti di una donna, non avrebbe mai potuto amarla, non ne era capace, ma sapeva che se fosse successo qualcosa tra loro, ed era sicuro che sarebbe successo, l'avrebbe resa una donna onesta nei confronti di Dio e della legge.

-----------------------------------------

Ecco finito un altro capitolo, ringrazio Luxy, Meiko, Rossy, Alex per le loro recensioni, al prossimo capitolo. Un bacio Betty

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 6
*** Capitolo 6 ***


CAPITOLO 6

CAPITOLO 6

Eccomi con il nuovo capitolo, spero che vi piaccia, aspetto tanti ma dico tanti commenti. Ringrazio Luxy, grazie di tutto, sei grande! Rossy, Stormy, Alex-kami. Un bacio Betty

 

Alexandra girava nervosamente per la sua stanza, era riuscita ad evitare la cena con Lord Diamond adducendo un fastidioso mal di testa e di conseguenza la decisione di cenare in camera, nella più completa tranquillità. Non era riuscita a dirlo di persona al duca così aveva incaricato una cameriera che timorosa si era avvicina al giovane duca, già seduto al tavolo, al suo fianco c'era Rose.

"Milord, scusate la mia interruzione ma vi porto un messaggio da parte di Miss Averstone." La ragazza era arrossita.

"Dimmi"

"La signora ha un fastidioso mal di testa ed ha preferito cenare nei suoi alloggi, vi chiede umilmente scusa."

"Riferisci a miss Averstone che accetto le sue scuse ma la voglio vedere stasera nel mio studio. Non accetto una risposta negativa." La voce di Lord Diamond si era fatta tagliente.

"Ai vostri ordini milord." La cameriera corse velocemente verso la stanza di Alexandra.

"Rose, allora possiamo iniziare a cenare, cosa ne dici?" chiese l'uomo con un sorriso che raramente si vedeva sul suo volto.

"Ssono aff.affamata" rispose la ragazza ricambiando il sorriso.

Alexandra aprì la porta subito dopo aver sentito bussare, vide il volto pallido della cameriera.

"Miss, lord Diamond ha accettato le vostre scuse ma ha detto di raggiungerlo nello studio dopo cena."

"Veramente io non mi sento molto bene" protestò Alexandra.

"Miss, era un ordine" le disse la cameriera prima di andarsene.

Alexandra sbatte la porta in modo poco decoroso, e ricominciò a girare per la stanza.

"Come si permette? Non può disporre della mia vita come vuole, o ma stasera mi sente. Non sono una sua serva, va bene che è il mio datore di lavoro ma diamine un po’ di rispetto!" i pensieri di Alexandra furono tutti incentrati su quanto fosse egoista Lord Diamond e su come gli avrebbe fatto capire che lei non voleva essere trattata così. Immersa com'era nei suoi pensieri non si accorse dello scorrere del tempo; quando la porta si aprì di scatto lei sobbalzò spaventata, davanti a lei c'era un arrabbiatissimo Lord Diamond.

"Milord, ma cosa.."

"Miss vi sto aspettando da più di un ora nello studio, avete forse deciso di trasgredire un mio ordine?"

"Un'ora, non è possibile" rispose Alexandra guardando l'elegante orologio di fronte a lei e si accorse che effettivamente era molto tardi. "Accidenti!" esclamò stizzita.

Paul sollevo un sopracciglio sentendo l'esclamazione della donna, poi chiuse la porta sbattendola.

"Milord, ho sbagliato e vi chiedo scusa, ma vi prego di uscire dalla mia camera."

"Adesso mi starete ad ascoltare, io posto stare qui come in tutte le stanze del castello visto che sono di mia proprietà."

"Milord, vi chiedo di uscire, non è decoroso che voi vi troviate qui." Alexandra si stava veramente arrabbiando.

"Decoroso nei confronti di chi? Vi state forse dimenticando che questo è il mio territorio? Avete forse qualche fidanzato nascosto che potrebbe sfidarmi a duello per essere entrato nella vostra stanza." Il tono di Paul era molto cinico.

Alexandra si sentì presa in giro, l'ultima frase era un chiaro attacco al fatto che fosse una zitella, sentì le lacrime salirgli agli occhi ma si trattenne dal versarle.

"Se siete venuto per insultarmi vi avverto che non sono un divertente passatempo, siete solo un arrogante eccentrico nobile. Vi credete così superiore agli altri da non voler sapere come siano veramente." La voce incrinata di Alex ebbe l'effetto di spiazzare Paul per un attimo, quella donna lo aveva insultato e lui provava solo ammirazione per lei, per come si stava difendendo anche se notava quel luccichio negli occhi, era prossima a piangere. Come sempre era lui che faceva soffrire le persone.

"Vi chiedo scusa, non volevo insultarvi. Parleremo domani" così dicendo Paul usci dalla stanza e lasciò Alexandra sola con le sue lacrime.

Alexandra faticò a prendere sonno quando finalmente riuscì ad addormentarsi, fu svegliata bruscamente da un frenetico bussare alla porta.

"Miss, aprite presto, è successo una disgrazia!" la voce della governante era terrorizzata.

Alexandra si alzò velocemente dal letto ed aprì la porta. "Cosa è accaduto?" domandò alla donna sulla sessantina.

"Lord Diamond, è ferito, un lampadario è caduto quasi sopra di lui. E' stata lei, lo so che è stata lei." la voce della donna era piena di paura.

"Miss Pole, non vaneggi e mi spieghi come sta lord Diamond" la tua voce è calma ma dentro di te stai morendo dalla paura, cosa gli è successo?

"E' ferito c'è molto sangue, Jenkins è già andato a prendere il medico. Il duca ha chiesto di voi"

"Non potevate dirlo prima" disse la donna, afferrò la vestaglia e la indossò, stando attenta a stringerla bene, poi a piedi nudi seguì Miss Pole verso la stanza di lord Diamond.

Le due passarono per il salone dove il lampadario incriminato era ancora per terra, Alexandra rabbrividì vedendo quanto fosse grande e pesante. Arrivarono alla stanza di Lord Diamond e quando Alex entrò la osservò per qualche secondo era come lui austera ma al contempo elegante, un sofferente lord Diamond era sdraiato sul letto che lanciava imprecazioni a chiunque cercasse di avvicinarsi a lui.

"Milord, cosa vi è accaduto?" la voce di Alexandra riuscì per un attimo a calmare Paul.

"Quel vecchio lampadario mi è caduto addosso, ma mi ha ferito solo il braccio" rispose Paul alzando il braccio sinistro immerso in un lenzuolo ormai rosso di sangue.

"Milord, bisogna tamponare la ferita fino all'arrivo del medico" disse Alexandra avvicinandosi al letto.

"Cosa ne sapete voi di medicina?" chiese Paul scontroso.

"Di medicina niente ma ho lavorato anni con bambini a volte pestiferi che si facevano male ogni momento, adesso fatemi vedere la ferita, qualcuno mi porti altre pezze pulite." Disse la donna.

Paul stranamente la fece avvicinare e tolse il braccio dal mucchio di stoffa, la ferita era lunga e leggermente profonda, Alex prese la pezza che le porgevano e la divise in due una la strinse sopra la ferita l'altra alla fine del taglio.

"Così bloccheremo il sangue per un po’." Disse Alexandra sorridendo, poi iniziò a pulire la ferita cercando di essere delicata, Paul osservava i movimenti leggeri di quelle mani e gli sembrò che un angelo fosse arrivato per salvarlo, il dolore però era talmente forte che gli stava offuscando la mente e non si accorse che era arrivato il medico. Solo quando Alex si allontanò da lui vide l'uomo pronto a cucirgli la ferita.

"Era ora, dottore, se non fosse stato per Miss Averstone, sarei morto dissanguato"

Il medico era un uomo della stessa età di Paul "Paul se mi chiami dottore la cosa è grave, comunque una testa dura come te, non morirà mai solo per una ferita ad un braccio. Anche perché l'emorragia è già stata bloccata" Disse l'uomo sorridendo, osservando la ferita.

"Non grazie a te! Adesso uscite tutti, Miss Averstone, voi no!" disse Paul.

"Come volete" rispose Alex notando che Paul era pur sempre in grado di tenere a bada tutti.

"Non vuoi un po’ di laudano?" chiese il medico.

"No"

"Non fare il grand'uomo, forza, ti somministro una dose di laudano poi possiamo cucire. Nel frattempo potresti ricordarti le buone maniere e presentarmi la tua ospite." Disse Oliver.

"E' l'istitutrice di Rose, Miss Averstone, questo scocciatore è il dottor Oliver Hutton, doc ti presento Miss Alexandra Averstone."

"Miss è un onore conoscervi, deduco che avete nozioni di medicina, il vostro intervento è stato provvidenziale."

Alexandra arrossi, cosa che scocciò molto Paul poi parlò "Mio padre mi ha insegnato qualcosa"

"Quando avete finito di discorre potreste rivolgere la vostra gentile attenzione verso di me."

"Paul non sarai geloso?" domandò Hutton.

"Chiudi la bocca e cuci!" fu la risposta scontrosa di Paul.

Dopo quasi mezz'ora la ferita era cucita e bendata, Paul ancora sofferente ma più tranquillo. "Paul se permetti, me ne torno a casa" disse Hutton

"Oliver fammi avere la tua parcella"

"Non ti preoccupare domani nel pomeriggio passerò di qui per controllarti la ferità e ti spillerò un bel po’ di soldi!" disse sorridendo l'uomo.

"Se non avete più bisogno di me, tornerei nella mia stanza." Disse Alexandra.

"A dire la verità, qualcuno dovrà assistere Paul durante la notte, vedere se gli viene la febbre, penso che voi siate la persona ideale." Disse l'uomo.

"Dottore, non penso sia il caso." Rispose Alexandra.

"Suvvia tra poco questo scorbutico dormirà placidamente, io mi posso fidare solo di voi." Hutton sapeva essere molto convincente.

"E sia." Disse Alexandra con un sospiro.

Oliver raccolse le sue cose poi si abbassò sul letto di Paul e disse a bassa voce in modo che solo l'uomo potesse sentirlo. "Mi devi un favore, poi domani mi devi raccontare come una bella donna così sia finita in questo posto."

"Stai diventando un pettegolo" gli disse Paul.

"No, solo curioso. Miss le porgo i miei saluti" disse Oliver baciandole la mano e risvegliando la gelosia di Paul, poi uscì dalla stanza dove Jenkins lo attendeva per riaccompagnarlo a casa.

Alexandra era imbarazzata, si rendeva conto che era mezza nuda, solo la vestaglia la celava alla sua vista e poi era a piedi nudi, arrossi dalla vergogna, osservò lord Diamond, aveva gli occhi chiusi, sembrava che dormisse, sospirò felice di non doversi confrontare con lui.

"Miss Averstone" la sua voce profonda la fece sussultare.

"Ditemi"

"Aprite il prima cassetto dietro di voi, sotto le camicie, c'è una fiaschetta potreste darmela?"

"Certo" rispose Alexandra compiendo automaticamente quello che l'uomo le aveva chiesto, quando affondò le mani nella morbidezza delle sue camicie, si trovò nuovamente in imbarazzo, trovò velocemente la fiaschetta, sapendo che al suo interno c'era del liquore.

"Tenete, ma non dovreste berlo"

"Non potete darmi ordini e poi il braccio mi fa un male tremendo, questo lo calmerà." Disse Paul sorseggiando il liquore.

"Milord posso farvi una domanda?" chiese Alex.

"Certo sono a vostra completa disposizione"

"Cosa vi è accaduto esattamente?"

"Ero nel salone a bermi un buon bicchiere di sherry, quando ho sentito un rumore provenire dall'alto, ho alzato lo sguardo e ho visto il lampadario cadermi addosso, mi sono buttato di lato ma a quanto vede quel colosso mi ha preso lo stesso."

"Siete stato molto fortunato" disse Alex.

"Cosa vi turba, ve lo leggo negli occhi, che c'è qualcosa che non va" disse Paul afferrando il mento della donna con la mano sana.

"Miss Pole ha vaneggiato qualcosa del tipo che è stata lei a farvi cadere addosso il lampadario"

"Ha ragione" rispose Paul lasciandole il viso libero.

"Spiegatevi"

"E' stata Lucille, è da anni che cerca di portarmi con lei" disse Paul con voce grave.

Alexandra sentì dei brividi correre per tutto il corpo. "Milord non dite idiozie Lucille Foster è morta, morta!"

"Appunto, vuole portarmi con se." La voce di lord Diamond era glaciale.

"Milord, non vi voglio offendere ma dovete smettere di credere a queste storie, quando una persona è morta cosa può fare?"

"Il corpo è morto, ma lo spirito è ancora presente in questo castello, anche voi ne avete avuto la prova."

"E' stato uno scherzo di pessimo gusto da parte di qualcuno della servitù" disse Alexandra convinta, non poteva credere all'esistenza di un fantasma.

"Perché vi ostinate a non credere che lo spirito di Lucille possa essere ancora qui? Qui tutti l'hanno vista almeno una volta anche voi"

"Milord, un fantasma non è razionale ed io credo solo nella razionalità."

"Anche i sentimenti non sono razionali, la passione, l'affetto, l'amore" disse Paul.

"Quello è un altro discorso" rispose Alex.

"Ditemi siete mai stata innamorata?" la domanda di lord Diamond lasciò sorpresa Alexandra.

"Credo che questi non siano affari vostri"

"Sapete, avete un bel caratterino. Sono sicuro che riuscirete a sconfiggere Lucille."

"Milord il laudano e il liquore vi fanno vaneggiare, adesso dovete riposare, avete perso molto sangue." Alexandra si chinò sul letto per coprire meglio l'uomo, era un gesto che aveva fatto molte volte con i bambini che andavano alla scuola per sordomuti del padre. Ma mai nessuno aveva osato baciarla, non si accorse del movimento repentino dell'uomo fino a quando non sentì le labbra di Paul che si posavano sulle sue, un bacio dolce che subito dopo si trasformò in passionale, non riuscì ad opporsi a lui, non volle opporsi a lui. Agognava quel bacio come un uomo sperduto nel deserto brama l'acqua, quando si staccarono l'uno dall'altro il sorriso che fece Paul la lascio senza fiato, era bellissimo.

"Adesso posso dormire" disse l'uomo poi sprofondò in un sonno pesante.

Alexandra portò una delle comode poltrone vicino al letto e osservò il suo signore dormire beato come un bambino, ogni tanto gli toccava la fronte per sentire se avesse la febbre, ma fortunatamente questa non sopraggiunse.

"Lord Diamond cosa mi state facendo, perché volete che mi innamori di voi. Ho già sofferto per un amore impossibile perché volete ferirmi anche voi? Eppure siete così diverso da lui, nei vostri occhi vedo che c'è amore, lo vedo da come guardate Rose, siete capace di amare, mentre lui voleva solo avermi. Cosa devo fare con voi?" i pensieri di Alexandra la accompagnarono fino a quando crollò sfinita per la stanchezza, la soffice poltrona accolse il suo sonno.

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 7
*** Capitolo 7 ***


CAPITOLO 7

Ringrazio tutte le persone che mi hanno recensito. Un bacio Betty

CAPITOLO 7

Paul si svegliò con molta difficoltà, cercò di alzarsi e il dolore al braccio gli arrivò subito alla testa, strinse i denti e si mise seduto sul letto, si guardò intorno e vide Alexandra addormentata sulla poltrona, posizionata vicino al suo letto.

"E' rimasta" pensò l'uomo, si alzò lentamente aveva ancora addosso i vestiti della sera precedente così decise di cambiarsi velocemente, la fasciatura sarebbe stata da sostituire, ma ci avrebbe pensato più tardi. Ora il suo interesse era unicamente per Alexandra, gli si avvicinò e prese tra le mani un ricciolo che le scivolava sul viso, la vestaglia si era aperta e mostrava una camicia da notte alquanto pudica, i piedi nudi erano rannicchiati sotto il suo corpo, un moto di desiderio lo invase, ma non era solo desiderio, c'era anche un misto di tenerezza, sì vederla dormire lo inteneriva molto.

Le accarezzò il viso leggermente in modo che lei non se ne accorgesse, poi passò alle sopracciglia perfette e alla fine alle labbra morbide, lei le socchiuse automaticamente come se aspettasse quel gesto da parte dell'uomo. Paul ritrasse le dita come se si fosse scottato, si opponeva sempre a lui ma alla fine era arrendevole, sapeva che anche lei lo desiderava. Sapeva che se non fosse stato per la sua onorabilità a quest'ora l'avrebbe fatta già sua, avrebbe voluto far scorrere le mani lungo tutto il suo corpo e scoprire i suoi punti deboli.

Sì allontanò da lei e si sedette sul letto, doveva controllarsi, non poteva lasciarsi andare con una donna altrimenti lei l'avrebbe portata via, solo per farlo soffrire, la osservò fino a quando vide che apriva lentamente gli occhi, la sua espressione era di confusione non si ricordava di ciò che era accaduto, poi però divenne sorpresa quando vide Lord Diamond seduto sul letto.

"Milord, non dovreste essere alzato" la voce dal tono dolce e preoccupato fece sorridere Paul.

"Non vi preoccupate mi sento meglio e poi dovevo cambiarmi"

"E' vero indossavate ancora gli stessi abiti di ieri sera, la ferita vi duole?"

"Abbastanza, la fasciatura sarebbe da sostituire ma aspetterò questo pomeriggio il dottor Hutton." Disse Paul poi si alzò per cercare di mettere un po’ di distanza tra i loro corpi, erano troppo vicini, ma Alexandra si alzò e lo seguì mentre si allacciava la vestaglia.

"Milord, se permettete potrei cambiarvi io il bendaggio, non sarò brava come il dottor Hutton ma non potete neanche aspettare fino a questo pomeriggio. La ferità deve essere pulita per evitare infezioni."

Paul si bloccò ed Alexandra andò contro la sua schiena "Scusatemi non volevo fermarmi di colpo"

"Non vi preoccupatevi" rispose la donna massaggiandosi il naso.

"Miss se volete davvero medicarmi sarete costretta a vedermi senza camicia" disse Paul con un sorriso beffardo.

Alexandra arrossì istantaneamente, non aveva pensato a quell'aspetto, però non poteva neanche lasciarlo con una ferita da medicare.

"Milord, mi concentrerò solo sulla ferita" rispose Alex con calma ma il suo viso rosso tradì il suo imbarazzo.

"Come volete" disse Paul "dove mi metto?"

"Sdraiatevi sul letto io intanto prendo delle bende pulite e faccio scaldare un po’ di acqua." Alexandra si avvicinò al camino e mosse le braci rossastre poco dopo presero nuovamente fuoco, alimentate da altra legna, Alexandra mise a scaldare dell'acqua, fortunatamente tutto l'occorrente era stato lasciato nella stanza la sera precedente.

Quando si voltò verso il letto con in mano la bacinella ricolma di acqua tiepida per poco non la fece cadere, Lord Diamond era sdraiato sul letto a dorso nudo, Alexandra deglutì un paio di volte osservando il torace muscoloso, segno di anni di allenamento in chissà quali discipline, si diresse con passo apparentemente sicuro verso il letto, ma dentro di sé era in tumulto.

Si sedette accanto all'uomo ed appoggiò la bacinella e le bende sul comodino posto vicino al letto, sentiva il calore della gamba di lord Diamond che le scaldava la coscia, il rossore continuava a colorare il suo volto.

Iniziò a togliere la benda sporca di sangue, quando ebbe finito, vide la ferita cucita ad opera d'arte.

"Il dottor Hutton ha fatto un ottimo lavoro, vi resterà un segno poco visibile"

"Con tutto quello che lo pago, è il minimo."

"Mi era sembrato di capire che foste amici" disse Alexandra mentre puliva delicatamente il braccio.

"Infatti lo siamo, ma tutti credono che sono uno scorbutico e devo comportarmi come tale"

"Fate male, la vita è breve, bisognerebbe viverla al meglio" disse Alexandra mentre finiva di pulire la ferita.

"Lo credete veramente?"

"Certo" gli rispose la donna mentre rifaceva il bendaggio.

Tra i due ci fu qualche attimo di silenzio poi Paul disse: "Allora perché mi respingete?"

Alexandra si bloccò all'istante, mentre ridiventava rossa in viso. "Non capisco cosa intendente" disse la donna poi fini velocemente di bendare il braccio dell'uomo.

"Non mentite, sapete cosa provo per voi."

"Milord, non so cosa state dicendo" disse Alex alzandosi dal letto.

"Aspettate- disse Paul afferrandole il braccio - perché scappate? Non è meglio risolvere questa situazione?"

"Non c'è niente da risolvere, voi siete il padrone, io la vostra dipendente." Alexandra si liberò della stretta del duca e fece per andarsene ma Paul si alzò prontamente dal letto e la raggiunse.

"Alex, perché devi far diventare tutto così difficile?"

"Milord, io vi ho solo esposto la verità dei fatti" disse la donna con voce bassa, era agitata, quella discussione non poteva essere continuata.

"La verità dei fatti è questa" disse Paul afferrando la donna per la vita e baciandola con passione.

Alexandra cercò di resistere ma sentì come le altre volte le gambe cederle e poi il suo corpo ricambiò il bacio, le labbra si aprirono per permettere alla lingua dell'uomo di entrare, le sue braccia strinsero il corpo di Paul. Le sembrò di volare, lo stomaco le si strinse in una morsa e sentiva la testa leggera, quando l'uomo mise fine al bacio non si accorse subito delle sorriso di Paul ma poi sentì le sue parole.

"Questa è la verità Alex, ci desideriamo ma tu non vuoi ammetterlo a te stessa. Hai paura di andare contro le convenzioni sociali."

"Io ho paura che mi userete"

"Vi sposerò!" disse convinto Paul.

"Non dite sciocchezze" rispose Alexandra dopo qualche secondo, staccandosi da lui.

"Vorreste sposarvi per amore?" chiese Paul.

Alexandra non rispose poi si rese conto che era una sciocchezza, quella di pensare che si sarebbe sposata per amore, ormai era una zitella se Lord Diamond diceva la verità avrebbe solo dovuto gioirne.

"Per amore? Ormai sono troppo vecchia per sperarlo" disse la donna abbassando lo sguardo.

"Vecchia voi? Siete la persona più bella e gioviale che abbia mai conosciuto. Sposatemi, io ho bisogno di una moglie, voi di un marito."

"Non avete altre scelte? Non preferireste una moglie nobile e bella?"

"Alex non hai sentito cosa ti ho detto, per me sei bellissima - disse Paul prendendo il volto della donna tra le mani - non posso dirti che ti amerò ma farò del mio meglio per farti felice."

Alexandra sorrise commossa, lui le aveva parlato confidenzialmente e l'aveva fatta sentire veramente bella.

"Ve ne pentirete" disse la donna mentre sentiva le dita dell'uomo che le asciugavano una lacrima che era scesa solitaria lungo la sua guancia.

"Forse sarai tu a pentirtene, dopotutto se accetterai di sposarmi dovrai convivere con un fantasma e poi c'è Rose."

"Voglio molto bene a Rose, lei ha bisogno di me e per il fantasma come vi ho già detto, non ci credo."

"Pensaci, non voglio adesso una tua risposta. Però vorrei un bacio" disse l'uomo avvicinando ancora la bocca a quella della donna, Alexandra non lo respinse più ma ricambiò felice quel bacio, Paul si accorse subito del cambiamento e si sentì consumare dalla passione, la abbracciò più stretta anche se il braccio sinistro gli doleva, poi la mano destra scostò la vestaglia e cominciò ad accarezzare tutto il corpo, poco coperto dalla leggera camicia da notte.

La mano percorse tutto il collo e si fermò sul seno, il capezzolo già turgido sembrò diventare ancora più duro, un gemito sfuggi dalle labbra della donna.

"Sei così bella" disse Paul mentre la portava verso il letto, non incontrò opposizione da parte di Alexandra, la fece sdraiare e le si mise accanto.

La donna si sentiva confusa ma felice, le sensazioni che provava erano così meravigliose che non aveva il coraggio di farlo smettere, decise che la virtù non era poi così importante per una zitella come lei, diede un calcio mentale a tutte le sue restrizioni e si sentì libera di donarsi al duca.

"Milord" disse a bassa voce.

"Paul" disse lui deciso. "chiamami Paul."

"Paul, è tutto così bello"

L'uomo sorrise poi iniziò a slacciare i nastri della camicia da notte, pochi attimi dopo vide il seno della donna in tutta la sua bellezza, appena le sue labbra si posarono sul capezzolo sentì Alex lanciare un piccolo urlo di sorpresa ma subito dopo la sentì gemere, era impacciato a causa del braccio ferito ma decise di far provare ad Alexandra tutte le sensazioni più belle, la sua mano iniziò a dirigersi verso il basso, accarezzò le gambe coperte dal leggero tessuto poi lo alzò lasciandola nuda dalla vita in giù.

La sua mano si appoggiò sul suo monte di venere, Alexandra sussultò sconvolta dalle sensazioni che poteva darle quella mano, poi quando iniziò a penetrarla con un dito si sentì come morire, un migliaio di sensazioni diverse la investirono, sentì distintamente l'eccitazione di Paul premere contro la sua coscia, non era mai stata in intimità con nessun uomo e le dimensioni che percepì le fecero paura. Si irrigidì all'istante, Paul si accorse subito del suo cambiamento.

"Piccola cosa succede?" chiese. "Vuoi che mi fermi?"

Alexandra scosse la testa, non riusciva a rinunciare a quelle sensazioni bellissime "Siete, cioè sembri così ..grosso" disse imbarazzata.

"Grazie" rispose Paul gongolante.

"Siete, sei sicuro che insomma.. io non ho mai.."

"Non è ancora il momento, prima voglio farti godere, abbiamo tempo dopo per quello." Disse Paul mentre spingeva dentro di lei un altro dito, poi iniziò a farli andare dentro e fuori, prima piano poi sempre più veloce, stando sempre attento a non ledere il velo della sua verginità.

Alexandra sentì come se fosse arrivata in cielo, poi una sensazione di calore le invase tutto il corpo, erano così tante sensazioni meravigliose, all'improvviso le sembrò di scoppiare il mondo intorno a lei sembrò girare, non si accorse che aveva lanciato un piccolo urlo. Quando tutto le sembrò tornare normale osservò Paul accanto a lei che si leccava le dita.

"Questo è il tuo piacere" le disse con un sorriso.

"Io non pensavo fosse così bello" rispose Alexandra a bassa voce.

"Abbiamo appena iniziato." Disse l'uomo baciandole le labbra leggermente.

Alexandra sorrise, poi lo sguardo le cadde sull'eccitazione di Paul, lui aveva pensato a lei ma non a se stesso, allungò la mano e un po’ titubante la appoggiò sul rigonfiamento, sentì Paul irrigidirsi.

"Ti ho fatto male?" chiese preoccupata.

"Tutt'altro, anzi vorrei tanto che tu lo rifacessi" disse Paul aspettando una mossa da parte della ragazza.

"Forse è meglio se togli i pantaloni, per me sentire le tue mani sulla pelle è così bello." Disse Alexandra arrossendo, era stata così spudorata e se ne vergognava.

"Penso che sia un ottima idea" Paul si tolse velocemente i pantaloni poi osservò la reazione di Alexandra. La donna arrossi ancora di più poi lo osservò meravigliata.

"Mio signore, avevo ragione siete così grosso, non penso che funzionerà, insomma.."

"Alex, mia piccola dolce Alex, funzionerà te lo assicuro" disse l'uomo sdraiandosi su di lei, poi la bacio di nuovo con rinnovata passione.

Alexandra sentì il membro appoggiarsi alla sua gamba fremette non credeva che sarebbe stata così ansiosa di averlo dentro di se.

All'improvviso qualcuno busso alla porta, Alexandra si irrigidì all'istante mentre Paul lanciava un imprecazione.

"Cosa c'è?" chiese irato.

"Milord c'è qui il dottor Hutton." Disse Jenkins da dietro la porta.

"Maledizione!" esclamò Paul mentre osservava Alex alzarsi e rimettere a posto la camicia da notte, tremava leggermente mentre si allacciava i nastri e con fatica si infilò la vestaglia.

"Un attimo" disse Paul, recuperò i pantaloni e li indossò, poi si avvicinò ad Alexandra e le disse: "Adesso vado di là uccido Hutton e torno da te."

"Forse è meglio se torno nella mia stanza a vestirmi" disse la donna paonazza in volto.

"Non voglio, resta qui."

"Ma la servitù cosa dirà?" chiese Alexandra imbarazzata.

"Non mi importa niente della servitù, ma se può farti sentire meglio vai a vestirti ci vedremo più tardi." Disse Paul seppur a malincuore.

"Grazie" gli disse Alex poi si alzò in punta di piedi e posò un leggero bacio sulle labbra di Paul.

L'uomo sorrise per quel gesto così dolce poi le disse: "Porto Hutton e Jenkins in libreria, così potrai uscire indisturbata"

Alexandra annuì poi lo vide uscire, pochi istanti dopo anche lei uscì dalla stanza e si diresse verso la sua camera.

"Non dovevi venire questo pomeriggio?" chiese Paul all'amico.

"Purtroppo devo assistere una partoriente, il travaglio è appena iniziato così sono venuto a controllare la ferita. Ma a quanto vedo qualcun altro ha già rifatto il bendaggio"

"Miss Averstone mi ha dato una mano."

"Solo quella?" chiese Oliver malizioso.

"Non osare rivolgerti a lei in questo modo" disse Paul con voce adirata.

"Calmati Paul stavo scherzando, non pensavo che fosse una cosa seria" disse Oliver alzando le mani in segno di resa.

"Non lo pensavo neanche io"

"Effettivamente è una donna particolare" disse Oliver mentre si preparava per andarsene.

"Te ne vai di già?"

"Come ti ho appena detto devo assistere una donna a partorire, verrò domani appena mi è possibile così parleremo un po’"

"A domani, guastafeste"

"Lo sapevo che avevo interrotto qualcosa!" esclamò Oliver con un sorriso poi uscì dalla biblioteca.

Alexandra nella sua stanza era in preda all'agitazione, si era comportata da svergognata, come aveva potuto cedere alle lusinghe di Lord Diamond? Arrossì nuovamente ripensando a quello che lui le aveva fatto, il senso di colpa sparì al ricordo di quelle sensazioni.

Sorrise, era una zitella a chi poteva interessare cosa faceva? Ma era davvero la cosa giusta? Decise di lasciare fare al fato, poi si vestì velocemente e si diresse verso la camera di Rose.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 8
*** Capitolo 8 ***


CAPITOLO 8

Finalmente metto on-line il nuovo capitolo, credevo che non sarei più riuscita a scriverlo, i soliti ringraziamenti a Luxy (Beata lei che è in ferie), Rossy, Meiko, Stormy, Alex-kami, Scandros, Gemini. Vi ringrazio anche per le bellissime storie che scrivete.

CAPITOLO 8

Rose era già sveglia da molto e si trovava da sola a fare colazione nell'immensa sala da pranzo, Alexandra arrivò da lei quasi di corsa.

"Bbuongiorno" disse Rose con un dolce sorriso.

"Buongiorno piccola, scusami per il ritardo ma ho dovuto assistere tuo fratello" Alexandra aveva deciso che era meglio parlare con la ragazza di quanto era accaduto a Lord Diamond.

"Perché" chiese allarmata Rose.

"Questa notte c'è stato un piccolo incidente e Lord Diamond ha riportato una ferita al braccio, ma ora sta bene" rispose Alex sedendosi accanto a Rose.

"Co-come è successo?"

"Quel vecchio lampadario nel salone è caduto perché la catene ormai erosa dal tempo si è spezzata, in quel momento passavo tuo fratello ma è stato colpito solo ad un braccio."

"E' stata lei." Disse Rose alzando gli occhi impauriti verso il volto di Alex.

"Come?"

"E' sta-ta Lucille!" affermò convinta la ragazza.

"Rose ti prego non iniziare anche tu, quel catenaccio era vecchio e si è spezzato, è stata solo una casualità che in quel momento passasse Lord Diamond."

Rose scosse energicamente la testa. "Nno, lei lo vuole"

"Ma non lo avrà, ci saremo noi a proteggerlo" disse Alexandra per cercare di calmare la ragazza che aveva iniziato a tremare ed era impallidita, poi la abbracciò dopo tutti gli sforzi che aveva fatto non poteva permettere che una stupida credenza potesse ricacciare Rose nel suo mutismo.

"Gli vuoi bene a-anche tu?" chiese Rose.

"Certo, come voglio bene a te." disse Alexandra cercando di infondere un po’ di calore alla ragazza che sembrava come congelata.

"Allora lei se la prenderà anche con te, condanna tutti quelli che ci amano"

"Rose non potrà succedermi nulla perché io non credo nella sua esistenza."

"E fate male, miss Averstone." La voce di Miss Pole le sorprese.

"Miss Pole, ci avete spaventate" disse Alexandra mettendosi una mano sul cuore.

"Non era mia intenzione ma dovete dare ascolto a Rose, quel fantasma farà del male anche a voi."

"Rose, finisci la colazione, io devo parlare un attimo con miss Pole, e ricordati che ci sono io a proteggerti"

Rose annuì mentre il viso riprendeva colore, Alexandra condusse la donna verso un lato del salone dove poteva tenere sott'occhio Rose ma senza farle sentire quello che doveva chiedere alla governante.

"Miss Pole, sono stanca di questa storia, adesso dovete raccontarmi bene tutto quello che sapete, riguardo a quell'incidente in cui perirono Lord Diamond e la moglie."

"Sapete già tutta la storia precedente?"

"Lord Diamond me la illustrata"

"Bene, l'incidente accadde in una notte di tempesta, i duchi erano stati invitati ad una festa, visto il brutto tempo il vecchio Lord Diamond avrebbe preferito restare al castello, ma Lucille insistette per andarci e pretese che anche Rose andasse con loro. La cosa risultò strana a tutti noi al momento visto che Lucille non sopportava la bambina. Mentre attraversavano il ponte vecchio di York, questo cedette a causa della piena del fiume, la carrozza cadde nelle sue acque turbinose, l'unica che si salvò fu Rose che fu trovata sul ciglio del fiume. Furono trovati sia il corpo di Lord Diamond che quello del cocchiere ma quello di Lucille Foster no. Quella stessa notte udimmo i primi rumori, lamenti, urla, alcuni di noi l'hanno anche vista."

"Può darsi che si sia salvata ed è tornata qui al castello"

"Impossibile, da che parte sarebbe entrata e poi io ho visto il suo fantasma, le sue vesti nere e i suoi capelli si muovevano come investiti da un turbinio di vento mentre nella sala non c'era nemmeno uno spiffero. Giuro su Dio che quello che ho visto era il fantasma di Lucille Foster." Disse Miss Pole mentre si faceva il segno della croce.

"Come avrà fatto Rose a salvarsi?" chiese Alexandra.

"Questo ce lo può dire solo lei" rispose la donna mentre osservava la ragazza.

"Miss Pole la ringrazio per avermi chiarito anche questo lato della vicenda." Disse Alexandra poi si diresse verso Rose.

"Miss Averstone, state attenta, Lucille è gelosa di Lord Diamond, potrebbe farvi del male"

Alexandra non fece in tempo a rispondere perché Paul fece il suo ingresso nella sala.

"Paul!" esclamò Rose mentre correva incontro al fratello "C-come stai?"

"Bene, è stato solo un vecchio lampadario che ha ceduto" rispose Paul mentre si guardava in giro per scorgere Alexandra.

"No, è stata Lucille" disse Rose attirando su di se l'attenzione del fratello.

"Rose, è stato solo un incidente" le rispose Paul.

"L'ha d-detto anche Alex."

"Visto, è andata così."

"No, noi ddue lo sap-piamo che è stata lei." continuò caparbiamente Rose.

"Piccola, ti prometto che non succederà più, non farà più del male a nessuno, ti proteggerò." Disse Paul abbracciando la sorella.

"L'ha detto anche Alex-xandra" disse Rose con un sorriso.

"Che cosa?"

"Che mi proteggerà"

"Quindi non devi avere paura, noi due ti proteggeremo per sempre." Disse Paul stampando un bacio sulla fronte della sorella "Adesso voglio proprio fare una bella colazione"

"Lord Diamond come vi sentite?" chiese miss Pole

"Bene, anche grazie alle cure di Miss Averstone è proprio un'ottima infermiera."

Paul vide Alexandra arrossire fino alla radice dei capelli e sorrise, "Miss Averstone, avete già fatto colazione?"

"No, sono appena arrivata"

"Unitevi a me." Disse Paul con un sorriso seducente, Alexandra arrossì ancora di più capendo il doppio senso delle sue parole.

"Certo, con piacere" rispose Alexandra a bassa voce.

Per parecchi minuti nessuno osò parlare, erano tutti immersi nei propri pensieri.

"Ho visto che parlavate con Miss Pole" la voce di Paul riscosse Alexandra.

"Sì mi stava dicendo delle cose riguardanti l'andamento del castello" mentì Alexandra non se la sentiva di parlare dell'incidente davanti a Rose.

"Ne siete sicura?" chiese Paul dubbioso.

"Milord, se volete più tardi vi illustrerò ciò che ci siamo dette io e miss Pole."

"Sono una persona impaziente, venite nel mio studio" disse Paul alzandosi ed afferrando un braccio di Alex e facendola alzare.

"Milord, Rose…"

"Rose, mi permetti di rubarti un attimo Alexandra?" chiese Paul alla sorella.

"Va b-bene, io vado neella mia ccamera" rispose la ragazza tristemente.

"Ti prometto che sarà subito da te" le disse Paul poi trascinò letteralmente Alex nello studio, la spinse dentro e sbatté la porta.

"Odio che mi si prenda in giro" disse l'uomo.

"Milord, non potevo parlare davanti a Rose"

"Perché?"

"Perché in questo castello vi ostinate a credere in un fantasma che non esiste, miss Pole mi ha solo chiarito tutta la vicenda riguardo a Lucille Foster"

"E cosa ti avrebbe detto?"

"L'unico pezzo della storia che mancava, l'incidente di vostro padre e di quella donna. Perché mi avete nascosto come si sono svolti i fatti?" Alexandra era più che mai determinata a dar battaglia a Lord Diamond.

"Pensavo non fosse rilevante"

"Ma se è la cosa più importante per capire cosa sia accaduto veramente quella notte, non capite Rose è ancora bloccata psicologicamente, anche se ha iniziato a parlare di nuovo, si comporta ancora come una bambina, la sua mente è rimasta a quel giorno."

"Cosa mi suggerisci di fare?"

"Parlare, e farci dire cosa è accaduto quella sera, perché anche lei era su quella carrozza e perché vostro padre non si è opposto alla decisione di Lucille di andare a quella festa con quel tempo assurdo."

"Sei così ingenua, mio padre era succube di quella donna, non le avrebbe mai detto di no." disse Paul mentre le si avvicinava.

"Dobbiamo riuscire a far ricordare Rose, solo in questo potremo dire che è veramente guarita" continuò caparbiamente Alex.

"Come vorrei che tutta questa storia finisse, ma fino a quando il fantasma di Lucille resterà qui questa storia non avrà fine."

"Ancora! Come devo farvi capire che i fantasmi non esistono!" la voce di Alex era quasi esasperata, la donna si allontanò da Paul e si diresse verso l'enorme finestra che si affacciava sulla brughiera, l'inverno era nel suo pieno corso e la neve copriva ancora tutto il paesaggio. All'improvviso Alex vide una donna materializzarsi dal nulla, le vesti nere ondeggiavano ma fuori non c'era vento, la vide avanzare verso il castello con lo sguardo rivolto verso di lei, dopo il suo passaggio la neve era ancora intatta, nessun segno del suo passaggio.

Il suo sguardo malvagio paralizzò Alexandra che si afferrò agli stipiti sconvolta alle sue spalle Paul sorrise tristemente.

"Ti presento Lucille Foster, o meglio il suo fantasma."

"Non… non è possibile" disse con un sussurrò Alexandra "Non è razionale"

"Neanche la passione o l'amore sono cose razionali eppure esistono."

"Non posso crederci, non devo crederci." Disse Alexandra mentre osservava ancora la donna con paura.

"Ora l'hai vista anche tu, non puoi negare la sua esistenza."

Alexandra aprì le finestre il freddo di dicembre invase la stanza "Chi sei? Chi diavolo sei?" urlò rivolta alla figura di donna.

Nessuna risposta, nessun cambiamento da parte della figura misteriosa. "Maledizione, cosa vuoi da noi?" urlò ancora, a quella domanda la donna alzò il braccio e indicò con un dito la stessa Alexandra, poi scomparve.

A quel punto Alex fece una cosa che non aveva mai fatto, svenne.

Paul riuscì ad afferrare al volo Alexandra prima che cadesse per terra, proprio non se lo aspettava che sarebbe svenuta, la depose delicatamente sul divano in pelle dello studio, era indeciso se andare a chiamare qualcuno coni sali o aspettare che si riprendesse.

La osservò il volto pallido e qualche ricciolo che era scappato della pettinatura, sorrise dolcemente senti una strana stretta al cuore, le sembrava così indifesa, non poteva permetterle di restare, lei non doveva soffrire a causa di Lucille. Doveva rinunciare a lei oppure trovare il modo per sconfiggere il fantasma.

La osservò ancora per qualche minuto poi vide che Alexandra riapriva lentamente gli occhi, le accarezzo il volto cercando di calmarla.

"Paul, dimmi che era solo un incubo" disse la donna rivolgendosi a lui in modo confidenziale.

"Purtroppo no" rispose Paul.

"Oh mio Dio, quell'essere è così malvagio, gliel'ho letto negli occhi."

"Devi andartene, qui non sei più al sicuro"

"No, non posso, Rose ha bisogno di me" disse Alex.

Paul sorrise tristemente "Vi manderò nella casa di Londra."

"Non è possibile, prima Rose deve ricordare quello che è accaduto, solo allora, quando avrà affrontato la verità sarà veramente guarita." Alexandra era risoluta.

"Resti solo per lei?" chiese Paul.

Alexandra non rispose subito poi mentre arrossiva disse. "No, resto anche per te"

"Perché"

"Perché anche tu hai bisogno di me"

Paul la abbracciò mentre nel suo cuore sentì una piccola speranza nascere "E' vero, abbiamo bisogno di te. Io ho bisogno di te, ma non voglio che tu rischi la vita a causa mia, preferisco saperti lontano ma viva che qui sempre in pericolo."

"Fino a quando staremo insieme nessuno potrà farci del male" gli rispose Alex.

"Lo spero, lo spero tanto." Disse Paul prima di baciarla dolcemente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 9
*** Capitolo 9 ***


CAPITOLO 9

Questo è l'ultimo aggiornamento prima delle vacanze, il prossimo sarà a settembre, ringrazio tutte le persone che mi hanno recensita, specialmente Luxy che mi incoraggia sempre e scrive delle storie fantastiche! Un bacio, buone vacanze Betty

CAPITOLO 9

 Alex si stupì del bacio di Paul, così dolce e in cerca di affetto, lo abbracciò d'impulso, cercando di fargli capire quanto gli volesse bene. Paul si staccò all'improvviso.

"No, non posso metterti in pericolo" disse tristemente.

"Maledizione Paul, non puoi rovinarti la vita per un fantasma. Riflettiamo un attimo, perché i fantasmi esistono?"

"Si dice che non siano riusciti a portare a termine qualcosa nella vita e per questo vagano fino a quando non riusciranno nella loro impresa." Rispose Paul.

"Oppure perché le loro ossa non sono state sotterrate in territorio consacrato" disse Alex.

Paul la guardò sconsolato "Il suo corpo non fu mai trovato e penso che il suo scopo era quello di distruggere me e Rose."

"Perché vi odiava tanto, come si può odiare una bambina?" si domandò Alexandra.

"Ci odiava perché ricordavamo nostra madre, nostra padre ogni volta che guardava Rose sospirava pensando perché le ricordava lei ed io, io ne parlavo sempre a Rose in modo che lei potesse conoscerla attraverso i miei ricordi."

"Secondo me dovremo cercare il corpo o meglio le ossa"

"Alex, quella donna è finita nel fiume con mio padre e la corrente si è portata via il corpo."

"Io non credo, secondo me la soluzione è Rose. Solo lei ci può dire cosa sia veramente accaduto."

Paul che aveva camminato per tutto il perimetro della stanza si avvicinò ad Alexandra, "Non so se è la cosa giusta da fare, sembra che stia superando quel dramma, se dovesse tornare nel suo mutismo?"

"Finché non affronteremo il problema, lei non si potrà mai dire guarita. Dobbiamo farle ricordare quella sera, staremo attenti a faremo tutto con calma."

"Ci devo pensare, promettimi che senza il mio assenso non le dirai nulla"

"Farò come vuoi, adesso è meglio se vado da lei. abbiamo delle lezioni da fare" Alexandra si girò per raggiungere la porta quando si senti afferrare da dietro da Paul.

"Grazie" gli disse con il volto sprofondato tra i suoi capelli.

Alexandra resto qualche istante tra le sue braccia senza dire niente poi a malincuore si staccò.

"Devo andare, ci rivedremo più tardi"

Paul sorrise tristemente, mentre sentì come una fitta al cuore nel vederla allontanarsi da lui.

Dopo quella discussione, Paul ed Alexandra non ebbero più modo di trovarsi da soli per quel giorno, perché quello stesso pomeriggio arrivò in visita al castello Lady Diamond, la nonna di Paul.

Alexandra stava ascoltando Rose leggere un libro, quando Miss Pole arrivò agitatissima nella sala.

"Miss Averstone" esclamò senza fiato.

"Miss Pole, cosa è successo?" chiese Alex spaventata dall'irruzione della donna che faticava a riprendere fiato.

"E' arrivata Lady Diamond" disse dopo qualche istante la donna.

"Lady Diamond?" chiese Alexandra mentre il cuore perdeva un battito, Paul era sposato e lei per poco non credeva alle sue menzogne, stava per darsi a lui. Alexandra sbiancò visibilmente, dovette sedersi perché sentiva che presto sarebbe svenuta.

"Vedo che capite la situazione, è arrivata senza avvisare, adesso è nel salotto con il duca ma tutto il castello è in fermento, dobbiamo preparare le camere, Rose cara dovresti metterti un abito più adatto."

"No, va bene questo!" disse Rose, osservando il suo abito preferito, di un semplice color pesca che mostrava già la bella donna che sarebbe diventata Rose.

"Va bene, comunque Lord Diamond ha chiesto che entrambe li raggiungiate."

Alexandra con la morte nel cuore seguì Rose esageratamente contenta. Non poteva pensare che lui l'avesse ingannata così, era probabile che quella donna stesse stabilmente a Londra, a causa del fantasma, o forse era solo un matrimonio di convenienza come tanti, tra pochi istanti avrebbe incontrato la moglie di Paul e voleva tanto scappare lontano.

Quando Rose aprì la porta del salotto vide Paul seduto sulla poltrona più grande, poi sul divano c'era accomodata un donna dai capelli bianchi.

"Capelli bianchi?" pensò Alexandra.

"Eccovi finalmente, Miss Averstone, vorrei presentarvi mia nonna Lady Christina Diamond" disse Paul alzandosi per fare le presentazioni.

Alexandra rimase un attimo sconcertata, poi fece un riverenza "Lady Diamond è un onore conoscervi"

"Il piacere è mio, Paul mi ha detto grandi cose su di voi."

Alexandra arrossì istantaneamente, fu tolta dall'imbarazzo da Rose che corse dalla donna.

"Nonna!" esclamò Felice.

La donna si alzò era alta quanto Alexandra, un fisico magro, il viso con alcune rughe evidenziava una bellezza ancora presente, vide gli occhi umidi della donna.

"Bambina mia, come bello sentire la tua voce" disse la donna abbracciando la nipote.

Paul sorrise poi osservò Alexandra visibilmente pallida e le rivolse uno sguardo interrogativo.

"Miss Averstone, avete compiuto un miracolo. Se fossi stata più attenta a suo tempo.." la donna lasciò la frase sospesa per non turbare Rose.

"Nonna, vuoi ved-dere la mia sstanza. Paul mi ha trasferito nellla nuova ala."

"Vorrò con piacere, però prima vorrei rinfrescarmi, sai bambina mia, ho bisogno di un po’ di riposo, ormai sono vecchia."

"Non dite così, siete la donna più gioviale che conosca" disse Paul.

"Non mentirmi ragazzo, anche perché leggo dentro i tuoi occhi qualcosa di diverso, ma ne parleremo più tardi."

"Come volete"

Il discreto bussare di Miss Pole interruppe la conversazione. "Milady volevo avvisarvi che le vostre stanze sono pronte."

"Perfetto, Rose mi accompagni?" chiese la donna, la ragazza annuì felice.

"Miss Averstone ci vediamo per cena."

"A dopo Milady, sarà un onore cenare con voi." Disse Alexandra.

Dopo che le due donne furono uscite, Paul si alzò e si diresse verso Alexandra. "Stai poco bene?" le chiese.

"No, ma devo andare."

"Aspetta un attimo, sei pallida, cosa ti turba."

"Niente, sono solo stanca, adesso devo andare vostra nonna desidererà la vostra compagnia" Alexandra in un attimo era fuori dal salotto.

Si diede della stupida per aver pensato che avrebbe incontrato la moglie di Paul, lui.. "Lui non mi ama, mi vuole e basta non mi devo illudere un nobile non potrà mai sposare me." Pensò la donna con amarezza mentre si dirigeva verso la sua stanza.

Durante la cena, Lady Diamond monopolizzò la discussione, parlando di Londra, delle feste e del futuro ingresso in società di Rose.

"Mi sembra ancora presto per parlarne" disse deciso Paul.

"Sciocchezze, l'anno prossimo Rose farà il suo debutto in società, non vorrai che resti chiusa in questo castello per sempre? E poi anche tu devi trovarti una moglie."

"Lady Christina non credo che questi siano affari che vi riguardano."

"Mi riguardano eccome, devi perpetuare la dinastia dei Diamond, devi sposarti con una donna del tuo rango , a Londra ci sono molto fanciulle in età da marito che farebbero al caso nostro."

Paul sentì che la sua pazienza già esigua si era esaurita. "Milady, vi prego di non pensare alla mia vita privata, deciderò io chi sposare e quando, per quanto riguarda Rose, farà il suo debutto in società quando io lo riterrò opportuno."

Lady Christina dovette ammettere che suo nipote sapeva come tenerle testa, ma lei era altrettanto testarda.

"Paul devi capire che hai dei doveri verso la tua famiglia, quello di sposarti e quello di permettere a tua sorella di farsi una famiglia propria, non vorrai che diventi una zitella" la donna lo disse con disprezzo, come se il fatto di non essere sposate fosse una grave pecca, Alexandra si sentì offesa ma sapeva che le donne come Lady Christina erano ancora legate ai matrimoni combinati e sentiva la differenza di classe molto di più del nipote.

"Vorrei che vi scusaste con Miss Averstone" la voce di Paul la riportò alla realtà.

"Non capisco cosa intendi" disse Christina.

"Avete offeso Miss Averstone, definendo una donna non sposata come se fosse feccia, ma non è così"

"Naturalmente mi riferivo ad una nobile, Miss Averstone per la sua estrazione sociale non è in pecca se non è sposata." Disse Lady Diamond.

Paul fece per ribattere ma Alexandra riuscì a procederlo. "Non si preoccupi Milord, non mi sono affatto offesa. Ho deciso io di non sposarmi, perché vorrei un marito che fosse al pari della mia intelligenza se non superiore, non sarebbe bello essere sposata con un uomo che non riconosca i miei meriti."

Lady Christina rimase esterrefatta da quel discorso mentre Paul sorrise contento che Alexandra fosse riuscita a mettere in difficoltà sua nonna.

"Non stento a credere che siate molto intelligente, ma mi sembra incredibile che voi abbiate rinunciato a delle proposte di matrimonio, è impensabile."

"Milady preferisco essere sola che sposata ad una persona rozza che crede che la donna debba essere sottomessa all'uomo e non abbia nessun diritto." Alexandra si stava seccando per le idee retrograde della donna.

"Buon Dio, la donna ha il dovere di essere sottoposta al marito e soddisfare ogni sua esigenza"

"Non la pensereste così se avesse visto come vengono trattate certe donne dai loro mariti."

"Signore direi che l'argomento ha sollevato fin troppe polemiche, che ne direste di parlare di qualcos'altro?" propose Paul sorridendo.

"Nipote mi sembra che il futuro di Rose sia una cosa importante e anche il tuo."

Rose capendo che si era creato un clima ostile chiese alla nonna se voleva vedere i suoi disegni quando ebbe l'assenso della donna andò in camera sua a prenderli.

Alexandra sentendosi all'improvviso a disagio decise che era meglio ritirarsi. "Milord, Milady visto che la cena è conclusa preferirei ritirarmi in modo che possiate parlare delle vostre questioni di famiglia senza presenze estranee."

"Miss Averstone, lei sa cogliere il punto, vi auguro una notte serena"

"Altrettanto a voi" Alexandra quasi scappò dalla sala da pranzo, appena chiuse le porte vi si appoggiò contro. Involontariamente sentì le parole di Lady Christina.

"Paul non posso permettere che quella donna insegni delle idee così anticonformiste a Rose, adesso che ha ripreso a parlare dovresti assumere qualche altra istitutrice, potrei chiedere alle mie amiche.."

La frase fu interrotta da Paul. "Miss Averstone è perfetta per Rose. Se non fosse stato per lei Rose non parlerebbe ancora."

"E per questo le sono grata ma Rose deve essere educata come una ragazza del nostro lignaggio"

"Lady Christina, non cambierò idea, Miss Averstone resterà l'istitutrice di Rose. E voi non potrete farmi cambiare idea."

"Ragazzo, è la tua amante?" chiese la donna a bruciapelo.

"Non osate insultare miss Averstone, altrimenti vi devo chiedere di andarvene." Disse Paul adirato.

"Non inguaiarti con lei, tu devi ottemperare ai tuoi doveri di duca." La donna stava per arrabbiarsi anche lei.

"Non siete mai intervenuta quando dovevate ed ora venite qui a dirmi cosa devo fare della mia vita e di quella di Rose, questa è casa vostra e siete la benvenuta ma non osate mai più contraddire le mie decisioni." Così dicendo Paul si alzò ed uscì dal salotto.

Alexandra che era rimasta dietro la porta fece appena in tempo a nascondersi dietro una colonna presente nel corridoio e osservò Paul dirigersi verso il suo studio, pochi istanti dopo lei raggiunse la sua camera.

Paul stava bevendo un bicchiere di brandy e ripensava alle parole di sua nonna, lei avrebbe ostacolato in tutti i modi il suo matrimonio con Alexandra, ma ormai lui aveva deciso. Restava da vedere se Alex fosse ancora decisa a stare con lui, Lady Christina l'aveva trattata piuttosto malamente facendole notare le differenza di classe, ed era sicuro che ci fosse rimasta male anche se non l'aveva dato a vedere.

Doveva già pensare ad un fantasma adesso ci si metteva anche sua nonna a dargli altri problemi, avrebbe voluto andare da Alex per parlare e stare un po’ con lei, ma con Christina nei paraggi era rischioso. A dire la verità si stava chiedendo come mai fosse venuta in pieno inverno in mezzo alla campagna quando a Londra avrebbe trovato qualcosa di più interessante da fare. L'indomani le avrebbe chiesto il vero motivo di quella visita per quella sera voleva solo andarsene a dormire, anche se avrebbe voluto avere accanto a sé il corpo morbido ed invitate di Alexandra.

Alex si rigirava nel letto, non riusciva a prendere sonno, l'orologio segnava le tre di notte, decise di andare in cucina a prepararsi una camomilla che le avrebbe calmato quel senso di ansia che si era impadronito di lei. Si preparò mentalmente ad un eventuale incontro con il fantasma di Lucille, poi con in mano un candelabro si avviò verso le cucine.

Quando vi arrivò si meraviglio di trovarvi Paul. "Milord" disse tornando così a mettere una distanza tra di loro.

"Alex, non ti ricordi il mio nome?" chiese Paul.

"Certo, ma qualcuno potrebbe sentirci."

"Sono le tre di notte, dormono tutti e anche se ci sentissero non mi importa"

"A voi è tutto concesso, io sono solo una istitutrice" replicò Alex.

"Non prendertela con me per le parole di mia nonna, io sono stato il primo ad arrabbiarmi per le sue parole." Paul le si avvicinò e le fece posare il candelabro sul tavolo, poi le accarezzò il volto.

"Come mai siete in cucina?" chiese Alex.

"Ero in cerca di Lucille, voglio risolvere questo mistero."

Alexandra avrebbe voluto mantenere il contatto con la mano di Paul ma si stacco.

"Milord.. Paul tua nonna ha ragione dovresti trovare una moglie del tuo rango io.."

"Ssssth, non dire niente, quello che dice mia nonna non conta, io voglio te e basta."

"Perché?" chiese Alexandra.

"Perché hai sciolto il mio cuore, perché sei bellissima, perché ti desidero." Rispose Paul poi la bacio con passione e le slacciò la vestaglia che cadde per terra.

Alexandra rispose al bacio, ormai persa nell'estasi dei sensi, sentiva le mani di Paul che la esploravano. Non riusciva a resistere alle sue carezze, sarebbe andata all'inferno per essersi concessa a lui, ma non le importava, Paul la stava facendo sentire viva. "Ti trovo sempre in camicia da notte, sarà il destino?" chiese con un sorriso.

"Può darsi" rispose Alex dimentica di tutto e tutti, Paul la sollevò e la fece sedere sul tavolo pulito, non smetteva un attimo di baciarla, mentre il candelabro illuminava leggermente i loro movimenti.

Paul slacciò i nastri della camicia da notte in modo che potesse prendere tra le mani i seni perfetti della donna, li accarezzò e poi li baciò con reverenza, Alexandra gemeva dal piacere, poi quando Paul le sollevò la camicia da notte e il freddo del tavolo la fece rabbrividire, ma le mani di Paul la riscaldarono immediatamente. Sentì le sue carezze lungo le gambe, i suoi baci sul collo, poi quando la penetrò con un dito Alex trattenne a stentò un gemito.

"Sei così calda e pronta per me" le disse Paul mentre la penetrava lentamente con le dita, sentì la barriera della sua verginità ed ebbe un attimo di incertezza, non voleva farla sua su un tavolo della cucina.

"Alex, amore, andiamo in camera mia, non voglio che la tua prima volta sia sul tavolo di una cucina."

La donna sorrise poi gli disse con voce piena di desiderio: "Tra un attimo ti prego, voglio ricambiare il piacere che tu stai dando a me"

Paul aveva ancora le dita dentro di lei quando sentì la mano della donna posarsi sul suo membro rinchiuso nei pantaloni, iniziò ad accarezzarlo poi iniziò ad slacciargli i pantaloni, Alex aveva il volto in fiamme, sia per la sua audacia che per le sensazioni che gli stava facendo provare Paul.

Quando finalmente l'uomo senti la mano di Alex sulla sua virilità represse a stento un gemito.

"Insegni Paul, insegnami come darti piacere" lo pregò Alex, iniziando ad accarezzarlo lentamente.

"Così piccola, continua così" disse Paul mentre sentiva le mani di Alex acquistare sicurezza ed andare più veloce.

"Piccola così mi fai venire" disse Paul con un sussurro. Alex sorrise soddisfatta poi quando senti le dita di Paul spingere dentro di lei gemette, lo sentì andare sempre più veloce fino a quando lei non venne, Alex non aveva lasciato neppure per un attimo il membro di lui e appena si riprese continuò ad accarezzarlo fino a quando lo sentì gemere più forte e sentì sulle sue mani il suo liquido caldo.

"Mio dio Alex, sei stata così brava"

"Davvero?" chiese Alex dubbiosa.

"Certo, adesso però voglio dedicarmi a te con più calma, andiamo nella mia stanza, ti prego."

Alexandra non riuscì a dire di no, anche lei voleva fare l'amore con lui, non riusciva a resistergli.

Dopo essersi velocemente ricomposti, Paul la prese per mano e si diressero verso la camera di Paul, quando passarono nel salone una voce li bloccò.

"Lo sapevo che lei era la tua sgualdrina"

Alexandra sbiancò riconoscendo la voce di Lady Christina. "Milady, come mai alzata a quest'ora?" chiese Paul indifferente.

"Ragazzo non prendermi in giro, se vuoi sbatterti la tua sgualdrina fallo pure ma non accetterò mai che lei educhi Rose."

"Non vi azzardate ad offendere ancora Alexandra o sarò costretto a chiedervi di andarvene." Disse Paul mentre stringeva più forte la mano di Alex.

"E' così importante per te questa donna?"

"La voglio sposare!" esclamò Paul.

Lady Christina boccheggiò un attimo "Tu non puoi, lei è una popolana e poi tu sei già promesso ad un'altra."

Alexandra sentì la terra crollarle sotto i piedi. "Cosa dite?" chiese irato Paul.

"Tuo padre aveva firmato un accordo di matrimonio con Lord Essex, al compimento del diciottesimo anno di sua figlia sarebbe stato annunciato il vostro fidanzamento. La ragazza farà i diciotto anni tra un paio di mesi."

"Mai! Non potete obbligarmi, io ero ignaro di questo accordo."

"Non potete recedere" disse Christina convinta.

"Pagherò un congruo risarcimento a Lord Essex. Domani sistemerò subito la questione."

"Come sei ingenuo, Lord Essex ti darà del filo da torcere. E quanto a te piccola approfitatrice farò in modo che sparisca da questo castello." Disse con cattiveria la donna.

"Domani mattina fate i bagagli e andatevene, non siete più gradita in questa casa." Disse Paul.

"Come vuoi ma non riuscirai a liberarti tanto facilmente da questo contratto." Disse la donna poi si ritirò nella sua stanza.

Paul osservò Alexandra, pallida e sull'orlo della lacrime, la mano che stringeva era inerte.

"Alex.."

"No, non è destino che stiamo insieme, ho creduto in un sogno impossibile. Voglio rimanere sola." Così dicendo si liberò della stretta di Paul e corse verso la sua camera piangendo.

Paul rimasto solo diede un pugno al muro "Dannazione" disse il dolore che provava al cuore era atroce rispetto al male che si era procurato alla mano che sanguinava copiosamente.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 10
*** Capitolo 10 ***


CAPITOLO 10

CAPITOLO 10

Un grosso grazie a tutte le persone che hanno recensito questa storia, eccovi finalmente il nuovo capitolo.

 

Alexandra si barricò letteralmente nella sua stanza per i due giorni successivi alla discussione con Lady Christina. Non mangiò nulla e i vassoi che le cameriere portavano e lasciavano fuori dalla porta ritornavano in cucina intatti. Nessuno capiva cosa fosse successo, Lady Christina era partita all'improvviso così come era arrivata e Lord Diamond era di umore ancora più nero.

Tutta la servitù capì che c'era stato un alterco tra queste tre persone, alcune cameriere già mormoravano che Lord Diamond si fosse invaghito della bella istitutrice e questo episodio non fece che aumentare le chiacchiere. Si pensava che Lady Christina avesse scoperto una tresca tra i due e si fosse giustamente alterata, costringendo Lord Diamond a scacciarla dal castello.

"Adesso basta!" disse Miss Pole adirata rivolta alle ragazze della cucina. "siamo qui per lavorare non per spettegolare."

"Miss Pole, si vede lontano un miglio che Lord Diamond è invaghito di Miss Averstone, da quando lei è arrivata, il duca è cambiato radicalmente."

"Non esagerare Nancy e poi non sono affari nostri." Ribattè Miss Pole.

"Certo che lo sono, è l'unica cosa interessante che sia successa in questo castello da tempo, speriamo solo che non deluda quella povera ragazza" continuò Nancy.

Miss Pole si girò e disse a bassa voce "Speriamo che non la faccia soffrire"

"Come avete detto Miss Pole?" chiese Nancy.

"Niente, stavo riflettendo a voce alta. Adesso però torniamo al lavoro, l'arrivo e la partenza di Lady Diamond ci ha scombussolato ma ora è tornato tutto alla normalità. Non pensiamo più a cose che non ci riguardano."

"Miss Pole, devo portare ancora da mangiare a Miss Averstone, anche se lo rifiuta?"

"Certo, prima o poi cederà alla fame. Anzi lo porterò personalmente."

"Preparerò tutto per il solito orario" disse la cuoca.

"Grazie Colette, sono certa che Miss Averstone non potrà rifiutare a lungo le tue squisite pietanze"

la cuoca sorrise felice del complimento della governante.

Miss Pole uscì dalle cucine e decise di andare a parlare con Lord Diamond, prese il coraggio a due mani e si diresse verso lo studio del duca, dove lui si era barricato da un paio di giorni. Bussò ed entrò un po’ intimorita nello studio.

"Milord mi spiace disturbarvi ma dovrei discutere con voi una faccenda che mi sta a cuore."

Paul osservò la donna che lavorare alle dipendenze della sua famiglia da quando lui era piccolo, era invecchiata visibilmente ma i suoi occhi era vivi e in quel momento preoccupati.

"Parlate pure."

"Sono in ansia per Miss Averstone, sono due giorni che non tocca cibo, non parla con nessuno. Non so cosa sia successo e non me ne importa ma so per certo che solo voi potete aiutare Miss Averstone." Disse tutto d'un fiato la donna.

Paul inarcò un sopracciglio non pensava che Alexandra fosse tenuta così in buon grado dalla servitù.

"Miss Pole ditemi tenete così tanto ad Alexandra."

La donna notò la familiarità con cui il duca aveva chiamato Miss Averstone ma non disse niente "E' sempre stata affabile e molto carina con tutti."

"Bene, ne sono contento. Dovrò assentarmi per qualche giorno dal castello, porterò con me Rose e naturalmente Miss Averstone, che lo voglia o meno. Come sempre lascio nelle sue mani la gestione del castello."

"Devo avvisare vostra sorella?" chiese la donna sorpresa da quella improvvisa partenza.

"No, ci penserò io ad avvisare entrambe, anzi quando sarà pronta la cena per Miss Averstone avvisatemi gliela porterò personalmente."

Miss Pole osservò allibita il duca. "Certo milord come desiderate." Riusci a dire.

"Potete andare ora" disse Paul.

La donna fece un inchino ed uscì dallo studio, Lord Diamond che portava la cena a Miss Averstone? Si diresse verso le cucine ancora sconvolta, appena la videro entrare le donne si guardarono in faccia.

"Miss Pole cosa vi è accaduto?" chiese Lucy la più giovane tra le cameriere.

"Niente, penso solamente che Lord Diamond si sia innamorato di Alexandra Averstone"

"Cosa?" disse Nancy.

"Ne sono quasi sicura, pensate ha detto che le porterà lui la cena e poi partiranno entrambi con Rose, non capisco più niente."

"Miss Pole dite che la voglia sposare?" chiese Lucy.

"Lucy come ti vengono un mente queste cose Lord Diamond è un nobile e Miss Averstone una istitutrice, non potrebbero mai.."

"E' vero, ma il duca non ha mai seguito l'etichetta!" esclamò Nancy facendo l'occhiolino.

***********************

Alexandra nella sua stanza aveva pianto tutte le sue lacrime, sebbene non toccasse cibo da un paio di giorni non sentiva fame, voleva solo andarsene, andare lontano da quel castello, dal fantasma di Lucille, da Paul.

Si osservò allo specchio, gli occhi rossi erano cerchiati da profonde occhiaie, il volto pallido. "Alex sei proprio orrenda!" esclamò rivolta allo specchio. Tornò a sedersi sul letto, aveva riflettuto non poteva più restare, in quei mesi aveva guadagnato un po’ di soldi e poi una volta tornata a Londra non le sarebbe stato difficile trovare un altro posto come istitutrice.

Decise che sarebbe partita l'indomani così prese la sua valigia dal fondo del baule, in quello momento bussarono alla porta, come faceva ormai da due giorni Alex non rispose, continuando quello che stava facendo.

La voce di Paul la fece trasalire. "Alex aprì la porta, ti ho portato la cena"

Alexandra si bloccò in mezzo alla stanza, non pensava che Paul sarebbe venuto da lei, lo aveva sperato, questo sì; non rispose bloccata dall'agitazione che provava.

"Apri questa porta o ti giuro che la butto giù!" il tono di Paul non ammetteva repliche.

Lentamente Alex si avvicinò alla porta ed aprì, la figura di Paul riempi il vano della porta, entrò con disinvoltura e depose il vassoio sullo scrittoio, poi si girò e vide la valigia.

"Dove vuoi andare?" chiese gelido.

"Devo andarmene, non poso più vivere qui" rispose Alexandra titubante.

"Sono d’accordo con te" la voce di Paul è ferma e sicura, Alexandra impallidì ancora di più.

"Lo sapevo ero solo un passatempo per lui" pensò Alex disperata.

"Domani mattina me ne vado." La voce di Alexandra era un sussurro.

"No, domani mattina ce ne andiamo. Io, tu e Rose, passeremo qualche giorno a Londra, sistemerò questa faccenda del contratto e ti sposerò nella chiesa più bella della città, quella che preferirai tu."

Alexandra si dovette sedere disorientata. "Pensavo che non mi volessi più" riuscì a dire dopo qualche istante.

"Non potrei vivere senza di te, però devo risolvere questa situazione, così dopo potremo pensare a Rose e a questo stramaledettisimo fantasma." Disse Paul sedendosi accanto alla donna.

"Ma cosa dirà la gente, i nobili, tua nonna.."

"Non mi interessa di quello che diranno né i nobili né tantomeno Lady Christina, ti sposerò a dispetto di tutti e vivremo qui a Craincross."

"Paul la fai così facile, ma non lo è!" disse Alexandra disperata.

"Alex ti prego devi avere fiducia in me, risolveremo tutto con calma."

La donna annuì facendo un sorriso, Paul la strinse tra le braccia, per infonderle un po’ della sua sicurezza.

"Adesso devi mangiare qualcosa, non puoi trascurarti cosi. La cuoca ti ha preparato delle cose buonissime" Disse Paul

"Colette" disse Alex

"Come?"

"Colette, la cuoca si chiama Colette."

Paul sorrise "Sai sono tutti in pena per te. ti vogliono bene e sono sicuro che saranno contenti di sapere che sarai la prossima Lady Diamond."

Alexandra sorrise poi iniziò a mangiare, con un po’ di fatica a causa del digiuno riuscì a finire tutto quello che le aveva portato Paul. Intanto lui le raccontava di Londra, dei posti dove l'avrebbe portata, aveva lasciato la porta della camera aperta e quando Miss Pole con Nancy vi passo davanti lo sentirò ridere di gusto per una battuta che aveva fatto Alex.

Le due donne si guardarono in faccia sorprese, quell'uomo non assomigliava al duca che tutti conoscevano.

"Miss Pole penso proprio che abbiate ragione, quell'uomo è innamorato, anzi direi innamorato perso."

Miss Pole sorrise "ne sono veramente felice"

Intanto nella stanza Alexandra e Paul continuavano a discorrere amabilmente "Hai detto a Rose di questo viaggio a Londra?" chiese Alex.

"Non ancora, se vuoi ci andiamo insieme, così le dirò anche della nostra intenzione di sposarci."

"Come la prenderà?" chiese la donna preoccupata.

"Benissimo, quella ragazza ti adora."

"Speriamo che almeno lei sia dalla nostra parte." Disse sospirando Alexandra.

***********************

Rose stava leggendo un libro nella sua camera, ad alta voce come le aveva detto Alexandra, quando sentì bussare pensò che fosse la cameriera che le portava la solita camomilla.

"Avanti" disse con voce sicura, si era allenata molto per riuscire a parlare correttamente, non ricordava quasi niente della causa del suo mutismo, sapeva solo che era colpa di Lucille.

Quando vide entrare Tom e Alexandra, si alzò felice e si diresse verso la donna "Come sstai?" chiese la ragazza.

"Adesso meglio è stata solo un po’ di influenza." Rispose Alexandra.

"Abbiamo una cosa importante da dirti." Disse Paul con un sorriso.

"Vi sposate?" chiese Rose a bruciapelo.

I due rimasero sorpresi dalla domanda di Rose Alexandra arrossì vistosamente. Fu Paul a parlare per entrambi.

"Come fai a saperlo?" chiese.

"Sarò aanche ritardata nel parlare ma non ssono scema!" esclamò la ragazza.

"Rose, non sei ritardata, hai solo avuto dei problemi. Tutto qui, tu sei la persona più dolce ed intelligente che io conosca" disse Alexandra abbracciando Rose.

"Lo peensi veramente?"

"Certo, ed è per questo che ci importa la tua approvazione." Continuò Alexandra.

"Sono felice di averti coome sorella" disse Rose con un sorriso.

"Rose non sai quanto questa cosa ci sollevi il morale. Domani partiremo per Londra devo sistemare alcune questioni, poi io ed Alex ci sposeremo." Disse Paul.

"Naturalmente tu sarai la mia damigella d'onore!"

"D-davvero?" chiese incredula Rose.

"Certo, naturalmente avrete entrambi dei vestiti degni dell'occasione ho già mandato disposizioni a Londra perché la migliore sarta della città sia a vostra completa disposizione per un paio di giorni." Disse Paul.

"Paul ma pensi proprio a tutto?" chiese Alex sorpresa dall'intraprendenza dell'uomo.

"Faccio quello che posso. Adesso e meglio se iniziate a preparare le valigie, non portate molti abiti ho intenzione di farvi rifare l'intero guardaroba!"

"Paul grazie, sono così felice!" disse Rose senza balbettare.

"Rose per te farei questo e altro." Disse l'uomo poi le diede un bacio sulla fronte "Forza prepara ciò che ti occorre e poi a letto, domani sarà una giornata pesante"

Rose annuì e chiamò la sua cameriera, Alexandra le diede un bacio sulla guancia ed uscì seguita da Paul.

"Bene, una questione è risolta. Rose è dalla nostra parte" disse Paul con un sorriso.

"Sono così sollevata, sapere che Rose non si oppone a noi come tua nonna.."

"Alex non parlare di quella vecchia megera, quello sarò il prossimo problema da risolvere. Adesso vai a preparare le tue cose, domani voglio partire presto." Paul si avvicinò alla donna e le diede un bacio a fior di labbra.

"A domani amore mio." Disse Paul.

"A domani" rispose con un timido sorriso Alexandra.

Ritorna all'indice


Capitolo 11
*** Capitolo 11 ***


CAPITOLO 11

CAPITOLO 11

Ringrazio Luxy, Rossy, Meiko, Gemini per le loro recensioni; per quanto riguarda la somiglianza di Paul con Fabrizio di "Elisa di rivombrosa" non lo sapevo che fossero così simili, perché che ci crediate o no, non ho mai visto una sola puntata! C'era mia sorella che ogni lunedì mattina mi faceva il riassunto di quello che era successo, ma di lunedì mattina non la ascoltavo molto! Comunque passiamo ad altro, in questo capitolo faranno la loro comparsa anche altri personaggi di CT anche se hanno età un po’ differenti l'uno dall'altro. Aspetto le vostre recensioni un bacio Betty

 

Il viaggio verso Londra fu più lungo del previsto a causa del maltempo, arrivarono a Diamond house a sera tarda.

"Milord è un piacere rivedervi" disse Darcy, il maggiordomo della casa di città.

"Grazie, Darcy" rispose Paul facendo prima entrare le due donne per scaldarsi.

"Mi sono permesso di far preparare dell'acqua calda nel caso vorreste fare un bagno."

"Ottima idea, faremo un bagno caldo e poi potrete servire la cena, diciamo tra un'ora." Disse Paul.

Darcy fece un breve inchino e sparì dal salone, dopo pochi istanti due cameriere accompagnarono Alexandra e Rose nelle loro stanze, alcuni ragazzi stavano riempendo le vasche da bagno poste nelle stanzette collegate ad esse.

"Miss spero sia di vostro gradimento." Disse la giovane ad Alexandra.

Alex osservò la stanza lussuosa e annuì con il capo, sedette stanca sul letto, non vedeva l'ora di immergersi nell'acqua calda, congedò la cameriera e si diresse verso la stanza dove era stata posta la vasca da bagno, era un'idea ingegnosa in questo modo i valletti non avrebbero dovuto fare avanti e indietro con le vasche di porcellana, rischiando di romperle.

Si spogliò velocemente e si immerse nell'acqua bollente, raccolse i capelli in modo da non farli bagnare, sospirò e chiuse gli occhi. Come era iniziata tutta quella storia, sembrava tutto così lontano, eppure non era passato neppure un anno dalla morte di suo padre, sarebbe andata a visitare la sua tomba.

Si chiese se avrebbe avuto il coraggio di affrontare tutto quello che sarebbe accaduto nei giorni successivi, sperava che andasse tutto per il verso giusto ma aveva un presentimento che non la faceva stare tranquilla.

Rose durante la cena sembrava animata da una eccitazione che non era scemata da quando erano partiti, Alexandra sorrise, Rose forse non se rendeva conto ma il suo modo di parlare stava perdendo tutte quelle incertezze che l'aveva contraddistinta fino a qualche giorno prima. Presto avrebbe fatto il suo sfavillante ingresso in società, oltre alla sua bellezza poteva contare su una rendita annua di quasi trentamila sterline, insomma aveva tutte le carte in regola per scegliersi il suo futuro marito.

"A cosa stai pensando Alex?" le chiese Paul.

"A quanto sta diventando bella la nostra Rose, presto avrai decine di proposte di matrimonio" rispose la donna.

Rose arrossì felice del complimento, invece Paul si sentì geloso della sua sorellina, sapeva che presto si sarebbe sposata con qualche buon partito e l'avrebbe persa, ma Rose doveva avere una sua vita dopotutto.

La cena si svolse tranquillamente e appena finito di cenare Rose si congedò per andare nella sua stanza.

Paul e Alexandra invece si trasferirono nel salottino verde accanto alla sala da pranzo, Paul si verso del porto e si sedette sul una poltrona, erano entrambi stanchi ma finalmente potevano parlare da soli.

"Domani andrò da Lord Essex, o meglio da Lord Price sesto duca di Essex." Disse Paul.

"Lo conosci bene?" chiese Alex.

"Solo per sentito dire, ha due figli Benjamine e Patricia. Benjamine ha qualche anno meno di me ma è un brav'uomo, ci siamo conosciuti da White's (uno dei tanti circoli per soli uomini), non parla molto bene del padre, sembra che sia un tipo abbastanza tirannico. Invece sua sorella non la conosco proprio."

"E se non potessi rescindere il contratto di matrimonio?" chiese Alexandra angosciata.

"Troverò il modo" rispose serio Paul

*************************************************

Paul bussò alla porta dell'enorme casa posta proprio di fronte al parco, pochi istanti dopo un maggiordomo in livrea gli venne ad aprire.

"Sono Lord Diamond, duca di Craincross, vorrei parlare con Lord Price se fosse possibile." Disse Paul allungando il suo biglietto da visita all'uomo.

Il maggiordomo lo fece accomodare in un piccolo salotto "Attenda un attimo" disse con voce nasale.

Paul osservò l'ambiente, sembrava estremamente calmo ma dentro di sé era in agitazione.

La voce del maggiordomo lo sorprese. "Lord Price vi attende nel suo studio, se vuole seguirmi."

Paul seguì l'uomo fino allo studio di Lord Price, quando entrò si trovò davanti la copia del figlio, alto con una figura imponente i capelli e gli occhi neri come la pece, qualche ciuffo bianco e delle rughe sul volto lo distinguevano da Benjamine.

"Lord Diamond, attendevo la vostra visita. Lady Christina mi ha informato della sua visita presso di voi. Ma prego accomodatevi, così potremo parlare con calma." Disse l'uomo.

"Sono felice che veniate subito al punto, così potremo risolvere la questione il prima possibile." Disse Paul sedendosi.

"Questo è il contratto firmato da vostro padre, leggetelo e poi ditemi se siete in grado di rescindere dal contratto." Disse Lord Price con un sorriso maligno sul volto.

Paul lesse poi una maschera di incredulità di disegnò sul suo volto. "Dovrei cedervi Craincross per recedere?"

"Esatto, è tutto nero su bianco. Adesso tocca a voi scegliere."

"Ma non voglio sposare vostra figlia!"

"Certo, vorreste sposare quell'istitutrice! Diamond, mia figlia è nobile, ricca e altrettanto bella, quella donna va bene per essere un amante non un moglie per un nobile del vostro lignaggio."

"Non osate insultarla!" esclamò Paul irato.

"Se volete porre la questione al vostro avvocato sarò a sua completa disposizione, adesso se volete scusarmi ho degli affari che richiedono la mia presenza."

In un attimo Paul si ritrovò fuori dalla lussuosa casa di Lord Price, ancora incredulo e irato.

"Paul!" una voce conosciuta lo fece voltare.

"Oliver, che diavolo ci fai a Londra?" chiese Paul sorpreso nel vedere l'amico.

"Ma non te l'hanno detto?"

"Detto cosa?"

"Poco dopo che sono venuto a Craincross è deceduto un mio vecchio prozio, Lord Hutton, conte di Mainsnow, io ero l'unico erede in vita e così mi sono ritrovato nobile! Devo anche aggiungere che il vecchio taccagno mi ha lasciato anche un cospicuo patrimonio da amministrare."

"Che mi venga un colpo! Ma non fai più il medico?"

"Sì solo che adesso curo molte più persone altolocate. Anche adesso sto andando da Lady Price." Disse Oliver.

"La duchessa non è morta molti anni fa?"

"Infatti sto andando dalla duchessina Patricia, ma solo per un controllo." disse con enfasi Oliver.

"Noto un po’ troppo enfasi nelle tue parole, amico. Stai attento il padre è un tiranno e poi la ragazza è stata promessa."

"Lo so, se solo sapessi chi è quell'uomo cercherei di dissuaderlo." Disse sconsolato Oliver.

"Lo sapevo! La giovane Patricia ti interessa." Disse Paul con un sorriso.

"Diavolo Paul ne sono innamorato ma lei dovrà sposare un altro!"

"Non sposerà un altro! Perché Patricia è stata promessa a me, ma io non ho intenzione di sposarla." Disse Paul

"Non capisco" disse Oliver incredulo.

"Io voglio sposare Alexandra, poi pochi giorni fa sono venuto a conoscenza di un contratto di matrimonio che mio padre aveva firmato anni or sono con Lord Price. Oggi sono venuto da lui per chiedere di annullare il contratto ma è stato irremovibile"

"Alexandra, l'istitutrice? Ma non puoi annullare il contratto?" disse tutto d'un fiato l'uomo, era visibilmente confuso.

"Fosse facile, per annullare il contratto dovrei cedere Craincross"

"Allora non c'è alternativa" disse sconsolato Oliver.

"Oliver non ti abbattere, adesso vai dalla tua amata, ma stai attento al vecchio, io cercherò una soluzione."

"Parlane con Benjamine, il fratello di Patricia, lui ti darà sicuramente una mano." Disse Oliver.

"Lo conosci bene?" chiese Paul.

"Non sarebbe contrario al mio matrimonio con Patricia, anche se sono solo un conte di campagna."

"Parlerò anche con lui. Appena puoi vieni a Diamond house così parleremo un po’"

"Con piacere, ora vado, lei mi attende" disse Oliver con un sorriso, ricambiato da Paul.

*************************************************

Patricia stava osservando dalla finestra i due uomini che parlavano, come faceva Oliver a conoscere Lord Diamond? Era disperata all'idea di dover sposare un uomo che non fosse il suo Oliver. Ripensò alla prima volta che lo aveva visto, era a letto a causa di una brutta influenza e lui essendo il nuovo medico era venuto per visitarla. Era stato colpo di fulmine, da quel giorno fingeva di avere sempre una tosse leggera ma persistente, in modo che Oliver venisse almeno una volta a settimana a visitarla.

Pochi istanti prima la sua cameriera le aveva riferito che il suo promesso sposo Lord Diamond era venuto in visita a suo padre, sgomenta aveva visto avvicinarsi il momento in cui avrebbe dovuto legarsi a quell'uomo, dicevano che fosse taciturno e che incutesse paura, dicevano che aveva del ghiaccio al posto del cuore.

Quando vide Oliver entrare in casa si sedette ansiosa sul letto, doveva chiedergli come facesse a conoscere Lord Diamond; quando l'uomo entrò nella stanza lei gli si buttò tra le braccia.

"Patricia non vorrai farci scoprire!" disse Oliver mentre chiudeva la porta della camera, ma non staccò la donna da lui.

"Oliver, oggi è venuto il mio promesso!" disse tra le lacrime la ragazza.

"Calmati, lo so già, e so che ci avrai visto parlare." La ragazza annuì mentre Oliver le asciugava le lacrime. "Conosco Lord Diamond da molti anni, questa mattina è venuto per parlare con tuo padre per annullare il contratto di matrimonio."

Patricia si illuminò "Ma è bellissimo!"

"Cara, aspetta a gioire, purtroppo per rescindere dal contratto Paul dovrebbe cedere Craincross la sua tenuta di famiglia, tuo padre sa che è una clausola inaccettabile. Per questo pensa di averlo in pugno."

Patricia cadde ancora nella disperazione. "Perché mi deve fare questo? Perché non posso vivere la mia vita?" disse tra le lacrime.

Oliver la abbracciò più forte e raccolse le sue lacrime. "Amore mio, ti prego non piangere, il mio cuore soffre a vederti così. Troveremo una soluzione, Benjamine è dalla nostra parte e Paul è deciso a sposare la donna che ama, non si arrenderà come non lo farò io. Farò tutto quello che posso per poterti sposare."

Disse Oliver poi baciò dolcemente Patricia.

*************************************************

Paul arrivò a casa piuttosto abbattuto, era passato dal suo avvocato e gli aveva esposto la situazione, questi aveva assunto l'incarico ma gli aveva lasciato poche speranza. Quando varcò la porta di casa Darcy lo avviso che c'era visite e gli porse un biglietto da visita.

Lord Benjamine Price

A quanto pare anche Benjamine non era molto propenso a quel matrimonio.

"Benjamine , scusa se ti ho fatto attendere." Disse Paul.

"Non scusarti non sapevi della mia visita." Rispose l'uomo con un sorriso, fisicamente era come suo padre ma il suo sorriso era molto più allegro.

"Immagino il motivo per cui sei venuto." Disse Paul evitando tutte le frasi di circostanza.

"Io al contrario di mio padre ho a cuore la vita di mia sorella e sapere che vorresti rescindere il contratto mi ha riempito di gioia. Mia sorella Patricia si è innamorata di un medico.."

"Sì Oliver Hutton, l'ho incontrato fuori dalla casa di tuo padre. Ci conosciamo da anni e mi ha rivelato i suoi sentimenti per tua sorella."

"E' un buon uomo e la ama, so che ha ereditato una fortuna non indifferente e anche Patricia ha un'ottima rendita. Insomma sarebbe tutto perfetto se non ci fosse di mezzo mio padre."

"E quel contratto che non potrò annullare, perché in quel caso dovrò cedere il mio castello di Craincross." Disse Paul sconsolato.

Benjamine rimase stupito da quella clausola così assurda "Ma perché è stata posto una clausola così assurda?"

"Penso che centri Lady Christina, mia nonna. Ha sempre mirato in alto e la tua famiglia è imparentata con la famiglia reale. Quella donna è solo una opportunista." Disse Paul con disprezzo.

"Paul toglimi una curiosità, mio padre ha detto che vorresti sposare una donna comune."

"Infatti è l'istitutrice di mia sorella Rose, Alexandra è una donna speciale è riuscita a guarire Rose dopo anni di mutismo."

"Qui a Londra si vociferava qualcosa se non ricordo male è rimasta muta dopo un incidente in carrozza, dove perirono tuo padre e la tua matrigna."

"Esatto, si rifiutava di parlare, ma Alex ha fatto il miracolo. Adesso Rose è una ragazza normale, ogni tanto ha qualche difficoltà di parola ma penso che per l'anno prossimo potrà fare il suo debutto in società"

"Sai Paul se diventato molto più loquace dall'ultima volta che ci siamo incontrati, se questo cambiamento è dovuto alla donna che ami, penso che dovresti sposarla a tutti i costi" disse Benji con un sorriso.

"E lo farò a qualcuno costo." Rispose deciso Paul.

Furono interrotti da alcune risate provenienti dall'anticamera, un attimo dopo Alex e Rose entravano nel salotto.

"Scusate non sapevamo che foste qui" disse Alexandra, Rose accanto a lei arrossì vedendo il loro affascinante ospite.

"Alexandra, Rose, questo è Lord Benjamine Price futuro conte di Essex e fervido sostenitore dell'annullamento di quel dannato contratto." Disse Paul.

"Lord Price è un onore conoscervi e sapere che è siete dalla nostra parte. Sono Alexandra Averstone." Disse Alex con un sorriso.

"E' un piacere conoscervi, adesso capisco perché Paul è rimasto incantato da voi, siete bellissima." Disse Benjamine.

"E voi siete un adulatore" rispose Alex con un sorriso.

"Milady immagino che voi siate Rose la sorella di Paul." Disse Benjamine rivolgendosi alla ragazza e rimanendo incantato dai suoi stupendi occhi verdi.

"E' un piacere conoscervi milord." Disse Rose arrossendo vistosamente e cercando di non balbettare.

"Vi sembrerò scortese ma vi assicuro che non ho mai visto una donna bella come voi" disse Benji baciando la mano a Rose, che arrossì ancora di più per quanto non fosse possibile.

Alexandra sorrise, la bellezza di Rose aveva già fatto conquiste ma quando guardò Paul vide nei suoi occhi gelosia e preoccupazione.

"Lord Price, gradireste qualcosa da bere" disse Alex per distrarre sia l'uomo che Paul.

"No, grazie. Adesso è meglio che vada, mia sorella Patricia attende notizie da me." Disse Benjamine.

"Vostra sorella è contraria a questo matrimonio?" chiese Alexandra.

"Certo, è innamorata di un altro uomo, forse lo conoscete è il dottor Oliver Hutton. Ora però devo proprio andarmene, sperò di incontrarvi di nuovo." Disse sorridendo l'uomo.

"Il dottor Hutton, certo che il mondo è davvero piccolo" esclamò Alexandra poi osservò Paul accompagnare Lord Price verso la porta, ma prima di uscire Price osservò per un ultima volta la bellezza di Rose.

Sarebbe tornato presto a far visita a Diamond house, ora aveva una ragione in più.

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 12
*** Capitolo 12 ***


CAPITOLO 12

Ringrazio come sempre le ragazze che mi seguono, Luxy, Meiko, Rossy, Strormy, Gemini, sono molto felice dei vostri commenti positivi. Un bacio Betty

CAPITOLO 12

Benjamine osservava il padre che cenava silenzioso, sua sorella di fronte a lui era estremamente pallida e aveva gli occhi rossi dal pianto. Naturalmente il vecchio Lord Price non si accorgeva dello stato della giovane Patricia.

"Padre, oggi ho incontrato Lord Diamond." Disse con distacco l'uomo.

"Quel damerino, crede di poter annullare il contratto di matrimonio, ma non riuscirà a separarsi da Craincross."

"Perché volete così tanto questo matrimonio, non capite che né Paul né tantomeno Patricia lo desiderano?"

L'uomo alzò lo sguardo verso il figlio "Non sono affari che ti riguardano" rispose freddo.

"Devo insistere" continuò imperterrito Benjamine.

"Sei troppo impudente ma accontenterò la tua richiesta, è una vendetta personale io dovevo sposare la madre di Lord Diamond, ma quella stupida si è innamorata di quel buono a nulla, è andata a morire lì in mezzo alla brughiera. Io avrei potuto dargli tutto.."

"Padre, cosa c'entrano Patricia e Paul loro non hanno fatto niente!"

"Devo riprendermi quello che era mio, cioè Craincross!" continuò l'uomo.

"Ma il castello è dal padre di Paul." Disse Patricia uscendo dal suo mutismo.

"E' qui che ti sbagli, il vecchio castello dei duchi di Craincross fu distrutto l'anno prima del matrimonio di Corinna con Diamond, da un incendio spaventoso. Corinna era molto ricca e figlia unica, così decise che la nuova residenza dei duchi di Craincross fosse il castello della sua famiglia. Quel castello doveva essere mio così come i suoi soldi."

Lord Price parlava più a se stesso che ai suoi figli, i suoi occhi erano colmi di rabbia e odio, Patricia emise un gemito.

"Voi avete sposato mia madre per soldi?" chiese sconvolta.

"Certo, in questo mondo non c'è spazio per i sentimenti. Tu sei solo una sciocca ragazzina che crede ancora alle favole e al grande amore, come quello del tuo dottorino. Scordati il permesso per sposarlo, tu sei già promessa a Paul Diamond così Craincross sarà finalmente mia!" concluse ridendo l'uomo.

Patricia si alzò di scatto e corse in camera sua mentre Benjamine osservava il padre con odio, come poteva essere così crudele?

Si alzò anche lui e si diresse verso la camera della sorella per consolarla.

*****************************************************

Paul non era dell'umore giusto per sopportare una visita di Lady Christina, purtroppo questa capitò a Diamond House poco prima di cena.

"Allora nipote, ho saputo della tua visita a Lord Price" disse con un ghigno di soddisfazione.

"Non sono affari che vi riguardano, adesso vi pregherei di andarvene vorrei cenare con la mia famiglia." Disse Paul voltandole le spalle.

"Anch'io faccio parte della famiglia" disse la donna.

"Non più, andatevene non siete più gradita in questa casa"

"Sei uguale a quella sfacciata di tua madre, mio figlio non avrebbe mai dovuto sposarla, è stato un errore fin dal principio."

"Cosa volete dire?" chiese Paul minaccioso.

"Tuo padre avrebbe dovuto sposare la duchessa di Essex, la sorella di Lord Price, la cugina del re. Ma lui si è innamorato di tua madre, Corinna era promessa a Lord Price ma scappò con John a Gretna Creek e si sposarono. Quando è nata Patricia, tua madre era già morta, sono riuscita a convincere tuo padre a firmare quel contratto. Dopotutto il castello sarebbe dovuto appartenere a Price."

"Maledetta perché insultate la memoria di mia madre, non mi stupirei se foste stata voi a mandare Lucille ed a istruirla a dovere" disse Paul con rabbia.

"Sei molto sagace nipote, la verità è sempre stata lì a portata di mano e solo adesso l'hai scoperta."

Paul inorridì pensando alle macchinazioni che aveva fatto quella donna e come avevano rovinato la vita a Rose e a lui, tremava dalla rabbia e serrava i pugni per impedire di picchiare la donna di fronte a lui.

All'improvviso la porta della biblioteca si spalancò, Rose entrò pallida "Come avete potuto! Voi ci avete tradito!" urlò rivolta alla donna.

Lady Christina si voltò verso la nipote e cercò di giustificarsi. "Bambina mia, io non volevo che quella donna vi facesse del male." Disse cercando di apparire sincera.

"Uscite da questa casa, non vogliamo più vedervi. Per noi siete morta" urlò Rose lapidaria.

"Rose, aspetta un attimo" disse ancora la donna, intanto sulla porta era apparsa Alexandra attirata dalle urla di Rose.

"Voi non capite, quella donna mi ha rovinato la vita, mi ha picchiata, umiliata e ha ucciso mio padre quella notte e io ho dovuto, ho dovuto.." le parole di Rose si persero in un sussurrò.

"Rose, cos'hai dovuto fare?" chiese Alex capendo che erano finalmente arrivati al nocciolo della questione, se Rose avesse confessato cos'era accaduto quella notte, avrebbero potuto trovare il modo per scacciare il fantasma di Lucille.

Rose alzò il viso verso Alex e fece un tremulo sorriso, poi svenne, Paul si precipitò verso la sorella e la prese tra le braccia.

"Avete visto cosa avete scatenato! Andatevene da questa casa con le vostre gambe o vi sbatterò fuori di persona!" disse Paul, mentre adagiava la sorella sul divano del salotto.

Lady Christina sgomenta dalla reazione di Rose e dalle parole di Paul uscì dalla stanza seguita dagli sguardi curiosi della servitù.

Rose rinvenne dopo pochi minuti aiutata anche dai sali, vide accanto a se Paul ed Alex preoccupatissimi, cercò di ricordare cosa fosse successo pochi istanti prima e la rabbia la investì di nuovo.

"Rose come ti senti?" le chiese dolcemente Alexandra.

"Bene, credo. Mi sono ricordata una cosa e mi ha fatto paura." Disse seria la ragazza.

"Cos'hai ricordato?" chiese ansioso Paul.

Rose esitò un attimo poi disse. "Non ricordo bene, mi sento stanca vorrei ritirarmi nella mia stanza" disse senza incertezze.

"Ti accompagno?" chiese Alexandra.

"No, vado da sola." Disse Rose poi si alzò lentamente e si diresse verso la sua stanza.

Paul la osservava preoccupato, sentì la mano di Alexandra afferrare la sua. "Sta ricordando, ed è qualcosa di terribile" disse l'uomo.

"Però deve ricordare, hai visto che non ha balbettato, adesso parla normalmente. Se vuole guarire deve ricordare ed affrontare le sue paure." Disse Alexandra.

*****************************************************

Alexandra riuscì a convincere Rose ad uscire di casa il pomeriggio successivo, una cameriera aveva tanto elogiato una sala da te molto in voga a Londra ed Alexandra aveva utilizzato questa scusa per convincere Rose ad uscire dalla sua stanza.

"Rose, lo sai che non potrei mai entrare da sola in una sala da te così alla moda, tu invece sei una duchessa e puoi permetterlo." Disse Alex cercando di essere allegra.

"Alexandra lo so che questa è una scusa per farmi uscire, e ti ringrazio delle tue cure." Rispose Rose, la voce era ancora un po’ incerta ma il suo suono era armonioso.

"Rose, non potevo vederti chiusa in quella stanza a pensare a chissà cosa, anche se il riaffiorare dei tuoi ricordi ti ha fatto depennare le balbuzie."

"Non so se voglio ricordare tutto e se ne voglio parlare"

"Rose penso che non sarai completamente guarita se non affronterai le tue paure." Disse Alexandra.

"Hai ragione ma adesso sei tu che devi affrontare le tue paure, davanti a noi che Lord Price junior e quella al suo fianco è quasi sicuramente sua sorella." Disse Rose.

Alexandra alzò lo sguardo e il suo cuore mancò un battito, quella ragazza era bellissima, magra ma proporzionata, i capelli corvini erano acconciati all'ultima moda, gli occhi grandi e scuri erano coperti da un velo di tristezza. Benjamine le aveva notate ed avanzò verso di loro a passo spedito, trascinandosi letteralmente dietro la donna al suo fianco. Lo sguardo del giovane Price non abbandonava la figura armonica di Rose.

"Lady Diamond, miss Averstone che piacere incontrarvi." Disse Benjamine non pensando a quanto potesse risultare strano ed imbarazzante quell'incontro.

La promessa sposa di Lord Diamond che incontra la donna che il duca vuole sposare, Alexandra trattenne a stento un sorriso.

"Il piacere è nostro Lord Price" disse Rose affascinata da quel sorriso.

"Vorrei presentarvi mia sorella, Patricia." Disse Benji indicando la donna al suo fianco.

"Lady Price è un onore conoscervi anche se ammetto che la situazione è abbastanza imbarazzante." Disse Alex con un sorriso cordiale.

Patricia che fino a quel momento era rimasta zitta per l'imbarazzo, sorrise a sua volta e disse: "Stavo pensando la stessa cosa Miss Averstone, dopotutto la nostra questione è abbastanza complicata"

"Che ne dite di dare adito a un po’ di pettegolezzi e di andare a berci un te insieme?" chiese Benjamine.

"Perché no?" rispose Rose con un sorriso, quell'uomo le piaceva molto era così rassicurante e bello, pensò arrossendo vistosamente.

Patricia osservò suo fratello, non l'aveva mai visto così preso da una donna, non staccava gli occhi di dosso a Lady Diamond, effettivamente era molto bella. "Penso che non abbiamo scelta" disse rivolta ad Alexandra.

"Penso anch'io!" concordò Alex, sorridendo del turbamento della giovane Rose.

Appena arrivarono nella sala da te nessuno sembrò far caso a loro, così si sedettero e iniziarono a parlare della loro complicata situazione.

"Nostro padre non intende cambiare idea. Purtroppo la sua scelta è dettata dall'odio e nessuno riuscirà a farlo desistere" disse Benjamine.

"Abbiamo saputo da Lady Christina gli antefatti di questa storia" disse Rose seria.

"Non potrei mai sposare Lord Diamond, non è per offenderlo ma io amo un altro uomo." Disse Patricia arrossendo.

"E' lo stesso motivo per cui mio fratello non intende sposarvi e innamorato di Alex, e io non potevo che approvare la scelta." Disse Rose sorridendo alla donna.

"Mio padre ha detto esplicitamente che non permetterà mai che io mi sposi con Oliver" disse afflitta Patricia.

"Non disperate, vedrete che troveremo una situazione" disse Alexandra per cercare di rassicurarla.

A dire il vero Alexandra cercava di rassicurare più se stessa.

*****************************************************

Paul stava bevendo il suo porto subito dopo cena, era preoccupato quel pomeriggio era andato dall'avvocato che gli aveva confermato le sue paure, il contratto non si poteva rescindere se non con la cessione di Craincross. Non sapeva proprio come uscire da quella situazione, se avesse sposato Alexandra avrebbe dovuto cedere Craincross subito dopo la cerimonia.

Per lui non c'era scelta, c'erano vincoli che non si potevano togliere, all'improvviso un'idea gli balenò nella mente. Poteva funzionare, certo anche perché era forse l'unica soluzione.

Il leggero bussare lo distolse dai suoi pensieri, Alexandra entrò nello studio con un leggero sorriso sulle labbra. "Hai brutte notizie vero?" chiese già sapendo la risposta.

Paul annuì "Questo pomeriggio sono andato dall'avvocato, non c'è soluzione se non sposo Patricia Price dovrò cedere Craincross."

"Non puoi è la casa dei tuoi antenati e poi c'è Lucille."

"Forse sarebbe la soluzione migliore, lascio il castello a quel borioso di Price così mi libero di lui e del fantasma e noi ci stabiliamo qui a Londra. Forse questa è la soluzione migliore" disse Paul

"Non puoi lì sono seppelliti e tuoi genitori, non puoi dargliela vinta." Disse d'impeto Alexandra.

Paul osservò lo sguardo combattivo della donna e decise che forse la sua idea di pochi istanti prima non era poi così assurda, si avvicinò ad Alexandra e la prese tra le braccia.

"E' qualche giorno che non ho il piacere di baciarti" disse dolcemente.

"Notavo che mi stavi trascurando!" esclamò Alexandra.

"Quando saremo sposati ti prometto che non ti trascurerò più" disse baciandola dolcemente.

Furono interrotti da Rose che entrò senza bussare nella stanza. "Scusatemi!" disse diventando rossa come un peperone.

"C'è sempre qualcuno che ci interrompe" bisbiglio Paul poi disse ad alta voce "Vieni pure, visto che sei qui colgo l'occasione per dirti due parole"

"Ho fatto qualcosa?" chiese la ragazza.

"No, non ancora, ma sono tuo fratello maggiore e ho la responsabilità di metterti in guardia su certi comportamenti che hanno gli uomini." Disse serio ed imbarazzato Paul.

Rose alzò un sopracciglio nello stesso modo che faceva il fratello.

"Insomma sei molto bella e ho notato che Benjamine Price sembra molto attratto da te."

"Davvero?" chiese felice Rose.

"Ti volevo dire che non c'è fretta di scegliere, appena farai il tuo debutto avrai decine di corteggiatori, voglio dire.."

"Di stare attenta e aspettare perché sono ancora troppo piccola." Fini la frase Rose.

"Esatto, mi hai rubato le parole di bocca. Adesso puoi andare"

Rose si alzò e sorrise al fratello "Ti ringrazio per le tue premure, Paul sei insostituibile."

Alle spalle di Paul, Alexandra tratteneva a stento le risate. Quando l'uomo si girò verso di lei disse: "Mi sono sentito un po’ preso in giro da quella ragazza o era solo una mia impressione?"

"Non so, l'unica cosa certa è che è una Diamond, se vuole qualcosa stai tranquillo che l'avrà." Rispose Alex.

Paul sospirò aveva il presentimento che presto avrebbe un'altra visita da Benjamine Price.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 13
*** Capitolo 13 ***


CAPITOLO 13

Ringrazio come sempre tutte voi che mi avete recensito, devo anche scusarmi per il piccolo errore che mi ha fatto notare Luxy (ho scritto Gretna Creek invece di Gretna Green! Grazie se non ci fossi tu sarai andata aventi a sbagliare!). A dire la verità avrei dovuto controllare perché non ero molto sicura del nome del posto, poi la foga di mettere on-line il capitolo mi ha distratto. La prossima volta starò più attenta! Un bacio Betty

CAPITOLO 13

Alexandra non riusciva a dormire, quella storia la faceva preoccupare, non sarebbe mai riuscita a sposare Paul, una lacrima non trattenuta le solco la guancia, all'improvviso sentì la porta aprirsi e vide qualcuno entrare e chiudere a chiave, si mise a sedere sul letto e stava per gridare quando una voce la bloccò "Sono io" disse Paul avanzando nell'oscurità.

Alexandra si rilassò all'istante. "Pensavo fossi un ladro!" esclamò poi lo osservò bene, la luce della luna che filtrava dalla finestra rischiarava leggermente la stanza, la camicia aperta mostrava il petto scolpito, i capelli spettinati gli conferivano un aria ancora più sensuale.

"Non riesci a dormire?" chiese Paul vedendo la donna ben sveglia.

"No, mille pensieri mi affollano la mente" rispose Alexandra mentre Paul si sedeva accanto lei sul letto.

"Anche a me, ma il mio pensiero fisso sei tu" disse con voce eccitata, allungò la mano e le accarezzò una spalla lasciata libera dalla camicia da notte che era scivolata.

Alexandra rabbrividì per quel contatto, erano giorni che non stavano da soli, erano giorni che lo desiderava. Intanto la mano di Paul stava seguendo un tragitto immaginario, le accarezzò il collo, il mento, poi scese verso i lacci della camicia da notte e li slacciò, il leggero tessuto scivolò fino alla vita .

"Sei bellissima" esclamò baciandola appassionatamente. Alexandra si lasciò andare, la mente libera da quei pensieri così angosciosi, in quel momento c'erano solo lei e Paul.

L'uomo la fece stendere sui cuscini e la denudò completamente, continuando ad accarezzarla, dappertutto, le sue labbra avevano iniziato a torturare i seni della donna, che gemeva travolta dal piacere.

"Spogliati" gli disse Alexandra impaziente.

Paul sorrise sorpreso da quell'audacia ma fece quello che Alex gli aveva chiesto, vide la donna osservarlo attentamente mentre si svestiva e i suoi occhi posarsi sulla virilità eccitata, quando fu completamente nudo si distese nuovamente sulla donna, sentì le sue mani accarezzarlo come lui aveva fatto poco prima con lei, gemette quando le sue mani si posarono sulla sua virilità.

"Brava. Così" disse l'uomo, dopo pochi istanti all'improvviso la fermò le prese la mano e le baciò le dita

"Cara, non è per essere rude ma vorrei sbrigarmi, le altre volte ci hanno sempre interrotto e.."

Alexandra gli mise una mano sulla bocca e disse: "Sono d’accordo con te" Paul sorrise e si sistemo meglio tra le gambe della donna e lentamente la penetrò, si bloccò quando sentì la barriera della sua verginità.

"Non fermarti!" gli disse Alexandra.

Paul allora spinse con decisione, Alex trattenne a stento le lacrime mentre piccole fitte di dolore le inondavano il grembo, Paul si fermò un attimo per dare tempo ad Alex di abituarsi a lui, fu la donna a muoversi alla ricerca di quel piacere che aveva assaggiato fugacemente le altre volte.

Paul iniziò a spingere dapprima lentamente poi con un ritmo sempre più sostenuto, mentre Alex rispondeva con ardore ai suoi movimenti. Era tutto così incredibile per Alex le sensazioni che provava, il peso di Paul sopra di lei, poi all'improvviso le sembrò che il mondo scoppiasse intorno a lei, pochi istanti dopo sentì un liquido caldo inondarle il grembo.

Paul si sdraiò su di lei mentre il respiro le tornava lentamente alla normalità, baciò la fronte di Alex poi la guardò in viso.

Un sorriso soddisfatto le allietava il viso, "E' stato meraviglioso" le disse Paul abbracciandola.

"Sarà sempre così? Voglio dire il dolore.."

"No, la prossima volta non ci sarà. La prossima volta andremo con calma, e ti farò arrivare fino al limite." Disse Paul mentre le accarezzava il grembo.

"Ti amo" disse Alexandra con gli occhi speranzosi.

Paul la osservò a lungo poi le disse: "Alex io non so amare ma ti assicurò che sei la cosa più importante della mia vita. Ti può bastare?"

Alexandra rimase delusa da quelle parole ma cercò di non darlo a vedere "Mi basta" disse abbracciandolo "Lo farò bastare" pensò Alexandra.

Nelle ore successive si amarono ancora fino a quando non si addormentarono esausti, il mattino dopo quando Alex si svegliò era sola nel letto, Paul se n'era andato al suo posto sul cuscino solo un biglietto.

"Ti aspetto per la colazione, grazie per questa notte magnifica. Paul"

Alexandra sorrise poi si alzò, le facevano male tutti i muscoli addominali, quando osservò il letto sfatto vide la macchia di sangue, il suo sangue. Fu presa dal panico come poteva nascondere quello alla servitù, dopo pochi attimi di sconcerto totale, iniziò a frugare a nell'armadio e trovò delle lenzuola pulite. Le cambiò velocemente e quelle sporche le bruciò nel camino, sospirò felice di aver risolto l'inconveniente, poi si fece portare dell'acqua calda per farsi un bagno ed eliminare gli ultimi residui di sangue rappreso che aveva in mezzo alle gambe.

Quando raggiunse la sala da pranzo, Rose e Paul stavano già facendo colazione.

"Buongiorno" disse allegra, Paul le sorrise dolcemente.

"Alex sei raggiante" disse Rose.

"Finalmente sono riuscita a dormire bene e poi sento che questa sarà un'ottima giornata" rispose Alexandra sedendosi al suo posto. Paul non smetteva una attimo di guardarla, mettendola leggermente in imbarazzo a causa della presenza di Rose, arrossì leggermente e iniziò a mangiare.

"Paul che programmi hai per oggi?" chiese Rose.

"Devo far visita a Oliver Hutton."

"L'innamorato di Patricia, giusto?" continuò Rose.

"Esatto, voi cosa avete in programma?"

"Spese, abbiamo un guardaroba da rifarci e Patricia ha accettato di condurci nei posti migliori." Rispose Rose eccitata all'idea di fare compere.

"Effettivamente i vestiti che avete ordinato mi sembrano un po’ pochi, fate mandare i conti qui, li farò saldare immediatamente." Disse Paul.

"A me sembrano sufficienti i vestiti che ho ordinato" disse Alexandra.

"Sciocchezze, sarai la futura Lady Diamond hai bisogno di un guardaroba adeguato!" disse Paul.

"Abbiamo limite di spesa?" chiese Rose.

"Signore, potete acquistare tutti i vestiti che volete, non ho problemi di soldi." Disse Paul con un sorriso.

"Magnifico, vado subito a prepararmi, Patricia sarà qui tra poco. Paul forse dovresti presentarti, per cortesia, dopotutto sei il padrone di casa." Disse Rose poi sparì per andare a prepararsi.

"Credi che sia una buona idea?" chiese Paul ad Alex.

"Certo, non siamo forse alleati per la medesima questione?" rispose la donna con un sorriso.

"Lo sai che sei bellissima, vorrei stare con te tutto il giorno, chiuso in camera da letto!" disse l'uomo con sguardo malizioso.

Alex arrossì poi disse ridendo "Credo che la servitù farebbe molte chiacchiere a causa di un comportamento del genere."

"Non mi interessa niente della servitù!" esclamò Paul.

"A me si! E poi non hai un appuntamento?"

"Mi arrendo, ci vediamo più tardi" disse Paul alzandosi, le diede un leggero bacio sulle labbra poi uscì dal salone. Alexandra sorrise felice e cercò di finire in fretta la sua colazione.

*********************************************************

Lord Hutton, ottavo conte di Mainsnow ricevette Lord Diamond nel salotto della sua casa a Londra, aveva da qualche minuto sistemato il nuovo arredamento ed ora stava osservando l'ottimo risultato.

"Ottimo gusto Oliver" commentò Paul guardando il nuovo arredo.

"Grazie, dovevi vedere i vecchi mobili, erano orrendi."

"Questi sono proprio magnifici, ci vedo quasi un tocco femminile!" disse Paul.

"Effettivamente, li ho acquistati con l'aiuto di Patricia. Questa sarà la nostra casa, forse" disse con voce triste l'uomo.

"Amico mio non ti preoccupare, forse ho trovato una soluzione" disse Paul con un sorriso.

"Ma non ci sono soluzioni!" esclamò Oliver.

"Invece sì, come si è capito io sono vincolato al contratto ma Patricia no. Quindi lei potrebbe sposarsi con un altro uomo senza perdere niente."

"Suo padre non le darà mai il permesso per sposarsi. Fino a quando non avrà ventuno anni non potrà fare niente."

"Potreste andare a Gretna Green. Se poi il matrimonio venisse consumato nessuno potrebbe annullarlo." Disse Paul serio.

"Diavolo Paul, non posso. Patricia sogna un matrimonio da favola, non posso chiederle di rinunciare a quello." Disse Oliver.

"Se ti ama lo farà. Io, Alex, Rose e Bejamine potremo farvi da testimoni, pochi si metteranno contro me e Benjamine."

"Non so Paul.."

"Parlane con lei, se ti dirà di sì potremo organizzare tutto e poi quando le cose si saranno sistemate potrai sposarla nuovamente nella chiesa che lei preferisce con tutti gli invitati che vuole!" disse Paul cercando di convincere l'amico.

"Gliene parlerò, se lei darà il suo assenso cercheremo di fare il tutto il prima possibile." Disse Oliver un po’ più convinto.

"Speriamo che Benjamine non abbia niente da ridire."

"Paul vuoi dire che non ne sa niente?"

"Volevo prima sentire la risposta di Patricia, poi speravo che fosse lei a comunicarglielo."

"Aspettiamo la sua risposta e poi ci regoliamo."

"Bene, aspetto tue notizie; adesso però devo scappare ho alcuni affari da gestire al porto"

"Al porto?"

"Sì, non dirmi che non sapevi che sono il proprietario della Star Company." Disse Paul.

"Paul sapevo che avevi qualche affare con dei cantieri navali, ma che possedessi quasi una flotta di navi mercantili.."

"Ho iniziato dal basso quando mio padre mi scacciò e adesso ho un impero, sembra strano anche a me, ero già ricco anche senza il titolo e i soldi del vecchio. Comunque bado alle ciance vorresti venire con me?"

"Certo, anzi io ho ereditato un paio di navi mercantili e non so proprio cosa farne, potresti darmi dei suggerimenti."

"Sono sempre in cerca di qualche partner a cui affidare alcuni viaggi minori, tu potresti fare al caso mio. Ma adesso andiamo al porto, ne parleremo durante il tragitto.

*********************************************************

Per le vie più alla moda di Londra, Alexandra, Rose e Patty si aggirano per i vari negozi, dietro di loro la carrozza le seguiva piena di pacchetti.

Le due giovani donne erano entusiaste, mentre Alexandra iniziava ad annoiarsi, erano due ore che vagavano per negozi e per lei erano anche troppo, iniziava anche a sentire i morsi della fame.

"Che ne dite di tornarcene a casa a pranzare?" chiese in tono lamentoso.

"Alex non dirmi che ti stai annoiando?" chiese Rose.

"Effettivamente, poi e quasi ora di pranzo, Patricia se volete potete rimanere da noi. Diamo l'illusione a vostro padre che sta per concludere i suoi piani." Disse Alex.

"Non è una brutta idea, mando subito una cameriera ad avvisare che resterò a pranzo da voi, anche perché sono curiosa di conoscere Lord Diamond stamattina non ho fatto in tempo."

"Aveva alcuni incontri d'affari, ma oggi lo vedrete." Le disse Alexandra.

"Perfetto allora andiamo a Diamond House." Disse Alexandra mentre saliva sulla carrozza.

Quando arrivarono alla casa, Paul non era ancora rientrato, le tre donne ebbero così il tempo di rinfrescarsi un attimo.

Alexandra fu la prima a scendere di sotto, proprio mentre Paul rientrava con un altro uomo.

"Alex già di ritorno?" chiese Paul sorpreso di vederla a casa.

"Ero un po’ stanca così ho convinto anche Rose e Patricia a tornare qui a pranzare. Credo di aver fatto bene a chiedere a Patricia di trattenersi." Rispose Alexandra guardando Oliver Hutton.

"Volete dire che Patricia è qui?" chiese Oliver sorpreso, era da due giorni che non vedeva la sua amata.

"Oliver!!" l'esclamazione di Patricia fece girare tutti verso la scalinata, la ragazza scese correndo e si buttò tra le braccia di Oliver.

"Che coincidenza trovarti qui, pensare che non volevo trattenermi." Disse Oliver.

"Credo che sia meglio che restiate entrambi, così potrete stare soli per un po’." Disse Paul lanciando uno sguardo di intesa con l'amico.

"Bene, allora vado in cucina ad avvisare che ci saranno due ospiti." Disse Alexandra.

"Patricia dovrei parlarti" disse Oliver serio.

"Cos'è accaduto?" chiese preoccupata.

"Andate pure nella biblioteca a parlare" disse Paul indicando loro una porta.

Quando i due furono soli, Oliver osservò Patricia un cipiglio preoccupato le si era dipinto sul volto.

"Questa mattina Paul mi ha suggerito un modo per poter sciogliere quel contratto." Disse serio.

"Farò qualunque cosa" disse Patricia.

"Lui ha dei vincoli verso quel contratto, ma tu no, per questo noi dovremmo sposarci."

"Ma io voglio sposarti, però ho bisogno del consenso di mio padre." Disse Patricia con enfasi.

"Se andassimo a Gretna Green non avresti bisogno il suo permesso." Replicò Oliver.

"A Gretna Green??" chiese dubbiosa la donna.

"Sarebbe l'unica soluzione, ma sta a te a decidere."

Patricia rimase in silenzio per qualche minuto, non sapeva cosa fare, aveva sempre desiderato un matrimonio in pompa magna, ma preferiva uno matrimonio a Gretna Green con Oliver, che uno sfarzoso con un altro uomo.

"Va bene" disse alla fine.

"Come?" chiese Oliver credendo di non aver capito.

"Ho detto che ti sposerò a Gretna Green, devi solo darmi qualche giorno per organizzare tutto e per parlare con Benjamine."

Oliver l'abbracciò con amore. "Ti prometto che quando tutta questa storia sarà finita di sposerò un'altra volta e organizzeremo il matrimonio come lo vorrai tu."

"A me basta sposare te." rispose Patricia dolcemente.

Pochi minuti dopo arrivarono nel salotto dove li attendevano Paul, Alex e Rose.

"Ci sposiamo!" disse felice Patricia.

"Come?" domando Alexandra sorpresa.

"Andremo a Gretna Green, naturalmente dovrete aiutarci" rispose Oliver.

"Consideratevi già Lady Hutton" disse Paul.

Ritorna all'indice


Capitolo 14
*** Capitolo 14 ***


Grazie per le vostre bellissime recensioni, Luxy non mi sono offesa per la tua annotazione anzi ti ringrazio; per Meiko Gretna Green è un posto al confine con la Scozia dove si potevano sposare quelle coppie che trovavano opposizioni in famiglia

Grazie per le vostre bellissime recensioni, Luxy non mi sono offesa per la tua annotazione anzi ti ringrazio; per Meiko Gretna Green è un posto al confine con la Scozia dove si potevano sposare quelle coppie che trovavano opposizioni in famiglia. Nel mio caso Patricia non ha il permesso del padre per sposarsi ma a Gretna Green non serve. Se vuoi altre precisazioni ti consiglio di chiedere a Luxy, lei è una vera esperta! Un bacio Betty

CAPITOLO 14

Patricia camminava avanti e indietro per la sua camera già da qualche minuto, stava aspettando suo fratello per parlargli della sua decisione. Era nervosa, doveva ammetterlo, se Benjamine fosse stato contrario? Sarebbe andata aventi lo stesso, con o senza il suo consenso. Un leggero bussare la distrasse dai suoi pensieri.

"Avanti" disse con voce flebile.

"Volevi parlarmi?" chiese Benjamine entrando.

"Sì, è una cosa importante, siediti ti prego."

Benjamine osservò il volto pallido della donna e le mani che continuava a torcersi, aspettò che Patricia iniziasse a parlare.

"Questo pomeriggio per una serie di casualità ho incontrato Oliver a Diamond House, lui mi ha chiesto di sposarlo"

"Te l'ha già chiesto un'altra volta se non mi sbaglio." Disse Benjamine.

"Sì è vero ma ora, ora mi ha chiesto di sposarci a Gretna Green. E io ho accettato" disse a voce bassa la donna.

"Cosa?" domandò con voce irata Benjamine.

"Non ti arrabbiare, non mi ha costretto. E poi è l'unico modo per non sposare Lord Diamond, io non ho dei vincoli verso quel contratto. Devo sposare Oliver a Gretna Green, è l'unica soluzione." Disse decisa Patricia.

"Ma non puoi! Cosa direbbe tutta la società londinese, sarai sulla bocca di tutti e dovrai rinunciare al matrimonio che hai sempre sognato." Protestò Benjamine.

"Non mi interessa degli altri e poi preferisco un matrimonio spoglio a Gretna Green che uno sfarzoso con un uomo che non amo."

"Non sarà così facile, bisogna organizzare tutto e poi nostro padre potrebbe privarti della tua rendita annua."

"Per l'organizzazione ci aiuteranno Lord Diamond, sua sorella e Miss Averstone. Per la mia rendita, nostro padre non la può toccare perché la mamma aveva disposto che ne entrassi in possesso a diciotto anni e non a ventuno. Lui non può portarmi via, ciò che è già mio."

Benjamine rimase in silenzio qualche istante, effettivamente il ragionamento di Patricia era logico e poi Oliver aveva ereditato una considerevole fortuna, sufficiente per garantire alla sorella la vita che aveva sempre condotto. Patricia aveva ragione, quella era sicuramente l'unica soluzione.

"Ti aiuterò, ma devi promettermi una cosa"

"Farò tutto quello che voi!"

"Sarò il padrino del tuo primo figlio maschio" disse Benjamine.

Patricia gli si gettò tra le braccia "Certo, se vorrai sarai il padrino di tutti i miei figli"

"Se sono tutti come te, sarebbe troppo faticoso." Rispose ridendo l'uomo.

*************************************************************

Nei giorni successivi tutti si impegnarono a organizzare quella fuga d'amore, Oliver infatti aveva promesso a Patricia che il loro non sarebbe stato un matrimonio frettoloso ma con un minimo di organizzazione. Patricia avrebbe indossato l'abito da sposa della madre e gli altri sarebbero stati vestiti elegantemente, Rose avrebbe provveduto al bouquet della sposa. Nel frattempo, poco alla volta, i vestiti e quasi tutti gli accessori di Patricia sarebbero stati portati di nascosto nella casa di Oliver. Per deviare i sospetti del vecchio Lord Price, Paul andò a parlare con lui, fingendo di accettare il contratto.

"Lord Diamond, sapevo che sareste tornato." Disse l'uomo con un ghigno compiaciuto.

"Lord Price, purtroppo non posso permettermi di cedere Craincross, farò un regolare corteggiamento di tre mesi e poi annunceremo il matrimonio tra me e vostra figlia. Questo si celebrerà alla distanza di un anno a partire del giorno del fidanzamento. Queste sono le mie condizioni." Disse Paul serio.

"Condizioni accettate, sono contento che abbiate cambiato idea. Ho saputo che avete già conosciuto mia figlia, è bella vero? E' identica a sua madre."

"E' molto bella, adesso se volete scusarmi ho degli incontri d'affari. Questo pomeriggio verrò a prendere vostra figlia per fare una passeggiata al parco, naturalmente ci sarà anche mia sorella in modo che non possiate pensare male di me."

"Diamond, a me basta che ve la sposiate, se volete scoparvela anche prima non ci sono problemi!" esclamò rozzamente Price.

Paul lo osservo disgustato poi se ne andò, quando uscì dallo studio vide Benjamine che gli fece l'occhiolino. "Saresti un ottimo attore"

"Ci vediamo questo pomeriggio, da oggi inizia la farsa."

*************************************************************

Paul arrivò davanti a villa Price con il calesse alle tre esatte del pomeriggio, la temperatura si andava scaldando e Rose era contenta che arrivasse la primavera. Paul non era esattamente dell'umore giusto per portare in giro la sua "fidanzata", sperava solo che le due ragazze parlassero delle loro cose senza fare a caso a lui.

Alexandra era rimasta a casa, Paul aveva letto della delusione nei suoi occhi mentre usciva, era sicuro che sarebbe piaciuto anche a lei passeggiare per il parco, con quella bella giornata. C'era da dire che Alex riusciva a nascondere abbastanza bene i suoi sentimenti, come quando gli aveva detto di amarlo, avevo letto delusione nei suoi occhi quando lui gli aveva detto che non avrebbe mai saputo amare.

Eppure quello che provava per lei gli scaldava il cuore, ogni volta che gli era vicino si sentiva meglio, ogni suo sguardo lo riempiva di gioia, quello voleva dire amore?

Una gomitata da parte di Rose lo riportò alla realtà.

"Paul, Patricia ti ha chiesto come sta Alexandra." Disse la ragazza con un sorriso.

"Bene, era un po’ dispiaciuta di non poter venire." Rispose l'uomo.

"Anche a me avrebbe fatto piacere incontrarla, è una persona così simpatica e dolce." Ribatté Patricia.

Le ore successive passarono molto lentamente per Paul che dovette subirsi le varie chiacchiere delle due donne.

A Diamond House Alexandra cercava di concentrarsi sul ricamo ma senza successo, così andò in biblioteca per leggere un libro, ma la sua attenzione era rivolta ad altro.

Era gelosa, gelosa di Patricia anche se non doveva averne motivo, dopotutto era tutta una farsa, ma sarebbe piaciuto anche lei andare con Paul al parco e poter finalmente mostrarsi a tutti; invece era chiusa in casa.

"Che stupida, lui lo fa per me. Tra qualche giorno questa farsa sarà tutta finita" pensò per cercare di calmarsi.

Il pensiero che fosse tutta una messinscena riuscì a farla rilassare un attimo, però decise che sarebbe uscita, non riusciva a stare lì in attesa del loro ritorno. Chiamò una cameriera e le disse di far preparare la carrozza, sarebbe andata al cimitero a trovare suo padre.

Il tragitto non era molto lungo in carrozza e in poco meno di mezz'ora era giunta a destinazione, andò sicura verso la tomba ben tenuta del padre; ogni mese mandava una piccola quantità di denaro al custode perché la tenesse pulita.

"Ciao papà, scusami se non sono venuta prima, ma la mia vita ha avuto un po’ di cambiamenti. Un po’ troppo cambiamenti, di certo lo saprai già.. Oh papà vorrei tanto che tu fossi qui per consigliarmi, per starmi vicino e consolarmi; purtroppo posso solo parlarti senza avere risposta." Una lacrima scese dai suoi occhi, pensava che il dolore per la perdita del padre si fosse attenuato ma non era così, sentiva la sua mancanza ogni giorno di più.

"Sai mi sono innamorata, lui è mio principe azzurro, come quello che mi descriveva la mamma nelle favole, ci tiene a me. Mi vuole sposare anche se lui è un nobile e io no, molte avversità ci ostacolano ma sono sicura che riusciremo nel nostro intento. Sta scendendo la sera, devo andare ma tornerò a trovarti. Ti voglio bene papà."

Restò ancora qualche minuto, poi ritornò alla carrozza, che si avviò subito verso Diamond House.

Quando Alexandra rientrò a casa Paul e Rose erano già tornati, Paul era scuro in volto.

"Dove sei stata?" chiese alla donna con tono duro.

"Al cimitero da mio padre." Rispose Alexandra non capendo il motivo per cui Paul fosse arrabbiato.

"Potevi dirmelo"

"L'ho deciso all'improvviso, non ne potevo più di stare in casa da sola" esclamò Alex.

"Mi sono preoccupato non vedendoti" disse ancora Paul ma con voce più calma. Non poteva dirle che quando aveva capito che non era in casa, aveva avuto paura che se ne fosse andata via. Era corso in camera della donna per vedere se ci fossero ancora i suoi effetti personali e c'erano ma anche quello non l'aveva tranquillizzato, la paura di averla persa lo aveva attanagliato fino a quando l'aveva vista entrare dalla porta. Era un sentimento talmente irrazionale per lui che non riusciva ancora a comprenderlo.

"Paul dove vuoi che vada?" gli chiese Alexandra dolcemente prima di dargli un leggero bacio sulle labbra.

"Non è prudente uscire da sola qui a Londra."

"Ma non ti hanno detto che ho preso la carrozza?"

"No, non me l'hanno detto." A dire la verità non l'aveva neanche chiesto, non voleva mostrare alla servitù il suo stato d'animo.

"Adesso che è tutto risolto, vado a cambiarmi per la cena." Disse Alexandra poi si diresse verso le scale.

Paul la osservò con un sorriso, non avrebbe potuto permettersi di perderla, non riusciva più ad immaginare una notte senza lei accanto, all'improvviso un pensiero lo colpì, Alexandra avrebbe potuto essere incinta, insomma avrebbe potuto succedere. Un bambino, suo e di Alex, il suo sorriso si accentuò, doveva sposarla al più presto.

*************************************************************

Passò una settimana durante la quale si organizzò il viaggio per Gretna Green, la scusa per l'assenza prolungata di Patricia da casa, sarebbe stata la festa di Lady Cunnigam, contessa di Exbrige, che si sarebbe tenuta il sabato successivo, esattamente tre giorni più tardi.

In quel momento erano tutti riuniti nella biblioteca di Diamond House e Paul rispiegava per l'ultima volta il piano.

"Quindi siamo tutti d'accordo, Patricia verrà qui durante il pomeriggio con la scusa di prepararsi per festa con Rose, partiremo subito il vostro arrivo qui. Voi signore verrete in carrozza, mentre noi vi seguiremo a cavallo. Se tutto va secondo i piani saremo di ritorno a Londra verso la una di notte. Patricia vostro padre vi a dato il permesso per trattenervi qui per la notte?"

"Sì, non ha nessun sospetto" rispose la ragazza.

"Perfetto, domenica mattina faremo sapere a Lord Price che vi siete sposata e che risiedete a casa di Oliver." Continuò Paul.

"Dovete prepararvi perché nostro padre verrà subito da voi, naturalmente io sarò presente e cercherò di trattenerlo per quanto mi sarà possibile" disse Benjamine.

"Dopo aver chiarito a Lord Price che il vostro matrimonio è valido a tutti gli effetti, andrò personalmente da lui, con il mio avvocato e gli farò strappare il contratto" disse Paul.

"Perfetto da oggi non dovremo più trovarci tutti insieme nello stesso posto per non dare adito a sospetti" disse Oliver.

"Ci vediamo sabato pomeriggio, il luogo di incontro sarà poco fuori Londra, come deciso."

Dopo pochi minuti nella biblioteca restarono solo Paul e Alexandra, Rose aveva accompagnato gli altri alla porta, a dire la verità aveva accompagnato Benjamine alla porta, perché aveva occhi solo per lui.

Oliver sarebbe uscito dalla porta della cucina per non destare sospetti.

"Se dio vuole tra qualche giorno sarà tutto finito!" esclamò Paul.

"Speriamo che vada tutto bene." Disse Alex preoccupata mentre si avvicinava alla finestra, Paul la abbracciò da dietro e appoggiò il mento sopra la testa della donna.

"Vedrai che tra qualche settimana tutto questo sarà solo un ricordo."

Alex sorrise "E la cosa più importante da fare sarà preparare Rose al suo debutto in società"

"E impegnarci a fare tanti bambini." Aggiunse Paul.

"A questo ci stiamo già lavorando se non sbaglio" disse Alex maliziosa.

"Diciamo che non sono più un giovanotto e ho un po’ di fretta." disse Paul con un sorriso.

"Penseremo più avanti a dei figli, per adesso voglio solo vedere finita tutta questa storia."

Paul la abbracciò più stretta e disse: "Anch'io!"

Dall'altra parte della casa Patricia stava salutando il suo Oliver, mentre Rose e Benjamine la attendevano nel corridoio, Rose si sentiva un po’ imbarazzata perché Benjamine non le toglieva gli occhi di dosso.

"Vi ho già detto che siete bellissima?"

"Un paio di volte e se devo dirvi la verità mi imbarazza sentirvelo dire così spudoratamente!" disse Rose arrossendo.

"Rose, non posso fare a meno di dirvelo, nella mia vita ho conosciuto molte donne, ma voi le surclassate tutte in bellezza, intelligenza e carattere."

Rose non sapeva più cosa pensare, quell'uomo le stava facendo una vera e propria dichiarazione!

"Vorrei dimostrarvi cosa provo per voi" disse l'uomo e velocemente si chinò per baciare Rose. Un bacio dolce ma esigente allo stesso tempo, Benjamine si staccò giusto in tempo per l'arrivo della sorella.

"Forza Benjamine, torniamo a casa. A presto Rose, ma vi sentite poco bene, siete così rossa, avete forse la febbre?" chiese premurosa Patricia.

"No.. no sono solo molto stanca." Rispose Rose ancora sconcertata.

"Meno male!" disse sollevata Patricia. "A presto amica mia."

"A presto mia cara!" disse Benjamine prendendole la mano e baciandogliela.

Rose non riuscì a rispondere ai saluti ed osservò uscire di casa l'uomo che le aveva dato il suo primo bacio.

Ritorna all'indice


Capitolo 15
*** Capitolo 15 ***


Eccomi con un altro capitolo scritto con tanto fatica, visto che sono super raffreddata e un tanto rincoglionita

Eccomi con un altro capitolo scritto con tanto fatica, visto che sono super raffreddata e un tanto rincoglionita. Mi sembra giusto un paio di giorni prima del mio compleanno! Divagazioni a parte, ringrazio le mie affezionate Luxy, Meiko, Rossy, Gemini. Un bacio Betty

CAPITOLO 15

Arrivò finalmente il fatidico giorno, Alex e Rose era in ansia così pure Patricia, la donna era appena arrivata a Diamond House e si stava cambiando d'abito. L'abito da sposa di sua madre era finemente lavorato pieno di pizzi e merletti molto costosi, sembrava fatto apposto per Patricia.

"Sei bellissima" disse Rose sistemando bene la gonna.

"Grazie" rispose Patricia con voce cupa.

"Che tono, guarda che ti stai sposando non andando al patibolo!"

"Rose è che mi sembra tutto così assurdo. Andare a Gretna Green, scappare da mio padre e se poi riuscisse a far annullare il matrimonio?"

"Non dire sciocchezze! Non succederà! Oliver non Vi lascerà." Disse Alexandra convinta.

Un tremulo sorriso apparve sulle labbra della sposa "E' vero, ma finché non sarà tutto finito non potrò essere tranquilla."

"Lo stesso vale per noi, adesso però dobbiamo andare." Disse Alex passando a Patricia una mantella bianca con bordatura lungo il bordo di pelliccia anch'essa bianca.

"Ma è bellissima, dov'è l'avete trovata?" chiese Patricia meravigliata.

"Questo è il nostro regalo di nozze, mio di Alex e Paul." Rispose Rose.

"Non dovevate!" disse Patricia commossa.

"Ma non è finita qui, vediamo hai qualcosa di nuovo, la mantella; qualcosa di vecchio, l'abito di tua madre; manca solo qualcosa di prestato! Penso che questa faccia al caso nostro" disse Rose prendendo una bellissima collana di perle.

"Rose, non è il caso." Disse Patricia.

"Invece sì, questa era di mia madre, le fu regalata da mia nonna per il suo diciottesimo compleanno." Disse Rose mentre metteva la collana al collo di Patricia.

"Non so cosa dire" Patricia era visibilmente emozionata.

"L'importante è che non piangiate altrimenti Oliver vedendovi con gli occhi rossi penserà che non vorrete sposarlo" disse Alex con un sorriso.

Un leggero bussare interruppe le tre donne. "Avanti" disse Rose. Paul entrò ed osservò la tre donne, una più bella dell'altra, naturalmente Alexandra spiccava più di tutte con l'abito in mussola color rosa pallido, colore che aveva personalmente scelto lui.

"Signore siete tutte splendide, naturalmente la sposa è la più bella" disse con galanteria l'uomo.

"Paul stai diventando un adulatore." Disse Rose con un sorriso.

"Cerco di seguire la moda. Comunque volevo avvisarvi che la carrozza vi sta attendendo"

"Bene, tra un minuto arriviamo" disse Alexandra con n sorriso.

"Lord Diamond volevo ringraziarvi per il vostro bellissimo regalo" disse Patricia.

"E' solo una sciocchezza" rispose Paul minimizzando poi uscì dalla stanza.

"Forza mettiamoci le mantelle ed usciamo." Disse Alex

Dopo essere salite sulla carrozza senza contrassegni per non farsi riconoscere, iniziarono a dirigersi verso la periferia di Londra, le tre donne erano tutte in silenzio e ogni volta che la carrozza rallentava a causa del traffico si irrigidivano ansiose, per poi rilassarsi quando ritornava ad una marcia normale.

Dopo un tempo che sembrò loro un'eternità arrivarono al punto di incontro con i tre uomini, Paul infatti le aveva precedute a cavallo.

Oliver quando vide arrivare la carrozza tirò un sospiro di sollievo, si accostò ad essa e salutò cortesemente Alexandra e Rose, fece per scostare la tenda per vedere Patricia quando intervenne Alexandra.

"Oliver ma non sa che porta male vedere la sposa poco prima del matrimonio?"

"Patricia almeno parlatemi" disse Oliver con un sorriso, doveva sentire la sua voce per rassicurarsi.

"Oliver, Alexandra ha ragione adesso incamminiamoci, questa attesa è snervante." Disse la donna da dentro la carrozza.

"Forza Oliver non perdiamo tempo" disse Benjamine al futuro cognato.

Finalmente il gruppo si mise in marcia verso Gretna Green.

*******************************************************************

Quando finalmente arrivarono davanti alla Chiesa, Oliver e Benjamine andarono a chiamare il prete. Questi abituato a ricevere coppie fino a tarda notte stava pulendo la piccola chiesa ed accolse i due stranieri con diffidenza come faceva sempre.

"Siete voi il prete?" chiese Oliver.

"Vedete qualcun altro?" rispose l'uomo di mezza età, la barba lunga e bianca tenuta un po’ incolta.

"Scusatelo il mio amico è un po’ ansioso." Disse Benjamine.

"Futuro sposo. Avete la licenza speciale?" chiese il prete.

Benjamine estrasse dalla tasca interna della giacca i documenti, il prete li lesse con attenzione.

"Perfetto è tutto valido, potete far entrare la sposa, mia moglie le farà da testimone."

"Non è necessario, abbiamo i testimoni." Disse Oliver.

"Siete ben organizzati, vado a mettermi l'abito." Continuò iol prete

Benjamine andò fuori confermò che andava tutto bene, Paul aiutò le donne a scendere dalla carrozza. Patricia scese per prima e Benjamine le si accostò "Eccoci qui piccola, sei sicura di quello che fai?"

"Certo, non sono mai stata così sicura di qualcosa."

"Bene, allora entriamo, Oliver è ansioso di metterti l'anello al dito."

"Gli anelli! Chi ci ha pensato?" chiese Patricia.

"Naturalmente io!" esclamò Benjamine mostrando un piccolo cofanetto.

Patricia sospirò sollevata e al braccio di Benjamine entrò nella piccola chiesa, appena dentro Alexandra le tolse la mantella e Patricia poté avanzare indisturbata verso l'altare dove la attendeva Oliver. Quando furono vicini, Benjamine prese la mano della sorella e la diede ad Oliver, l'uomo osservava la futura moglie con orgoglio e passione, Patricia sembrava una principessa e tra pochi minuti sarebbe stata sua per sempre.

"Bene, possiamo cominciare?" chiese il prete. Aspettò il cenno affermativo di entrambi gli sposi poi iniziò con il rito.

"Siamo qui riuniti per unire nel sacro vincolo del matrimonio queste due persone, se qualcuno fosse contrario a questa unione parli ora o taccia per sempre."

Tutti ebbero paura di sentire la voce di Lord Price che interrompeva la cerimonia, fortunatamente non successe nulla del genere.

"Allora visto che siamo tutti d'accordo, continuiamo. Volete voi Oliver Hutton, ottavo conte di Mainsnow prendere come vostra sposa Lady Patricia Elizabeth Price?"

"Lo voglio"

"E voi Lady Patricia Elizabeth Price volete prendere come vostro sposo Oliver Hutton, ottavo conte di Mainsnow."

"Lo voglio."

"Perfetto, sapete che dovete amarvi, onorarvi e stare insieme nella buona e cattiva sorte?" chiese il prete.

"Sì" rispose i due sposi un po’ sconcertati dal modo di celebrazione del prete.

"Bene, gli anelli" disse in tono perentorio.

Benjamine porse il cofanetto al prete "Ottima scelta" commentò quest'ultimo aprendo il cofanetto. La fede di Oliver era in oro bianco liscia, mentre quella di Patricia sempre in oro bianco era costellata da un diamante di alcuni carati. Patricia trattenne a stento le lacrime quando Oliver le infilò l'anello al dito, poi anche lei fece la stessa cosa.

"Vi dichiaro marito e moglie. Quello che dio ha unito, l'uomo non osi dividere. Adesso se volete seguirmi vi farò firmare i documenti necessari." Il prete stava dirigendosi verso la sacrestia quando si girò e disse: "Un'ultima cosa, potete baciare la sposa."

Oliver non se lo fece ripetere due volte e baciò con dolcezza Patricia, poi andarono tutti a firmare i documenti che comprovavano la validità del matrimonio.

Pochi minuti dopo si ritrovarono tutti fuori dalla chiesa, Patricia ed Oliver ancora increduli li raggiunsero poco dopo.

Benjamine aveva approfittato di quel momento di distensione per avvicinarsi a Rose.

"Come state?" chiese alla ragazza.

"Bene" rispose avvampando.

"Se continuerete ad arrossire ogni qual volta mi avvicino a voi, vostro fratello mi farà a pezzi." Disse ridendo l'uomo.

"Scusate ma l'altro giorno… il bacio"

"Vi è piaciuto?"

"Lord Price, non sono domande da fare!" esclamò Rose diventando per quanto possibile ancora più rossa.

"Scusate, ma a me è piaciuto molto. Vorrei conoscervi meglio, sapete voi siete la prima che mi abbia conquistato al primo sguardo." Disse sinceramente Benjamine.

"Milord! Io sono così giovane, non burlatevi di me. Non … non potrei sopportarlo."

"Non mi sto burlando di voi, anzi.." le parole di Benjamine furono interrotte da Paul.

"Bene, adesso possiamo anche tornare a Londra, la carrozza lascerà Alex e Rose e Diamond House, poi vi porterà a casa vostra." Disse rivolto a Oliver e Patricia.

"Sono d'accordo, se ci sbrighiamo saremo a casa prima del previsto." Disse Benjamine cercando di nascondere il disappunto per essere stato interrotto.

Rose annuì arrossendo, non poteva farne a meno, il ricordo di quel bacio era ancora così vivido nella sua mente, e le sue parole di poco prima. Avrebbe tanto voluto che lui la baciasse ancora, si vergognava così tanto di quel pensiero ma non poteva farne a meno.

"Rose? Volgiamo andare?" le chiese Paul.

"Come?"

"Ti ho chiesto se possiamo andare."

"Certo, certo."

"Cos'hai non ti senti bene?" chiese Paul preoccupato.

"No, sono solo un po’ stanca. Sai tutte queste emozioni." Disse Rose ma Paul non le credette e guardò Benjamine Price, sapeva che era lui il motivo della sua distrazione.

*******************************************************************

Il rientro a Londra fu più veloce del previsto, i due neo sposi non vedevano l'ora di arrivare a casa e così aveva deciso di accelerare il passo. Dopo che Alexandra e Rose furono scese dalla carrozza salutarono l'amica con la promessa di vedersi il giorno successivo.

"Vi saluto anch'io sono molto stanco e vorrei tenere sotto controllo il vecchio" disse Benjamine.

"Buona notte, credo che ci vedremo domani." Disse Alexandra.

"Sicuramente" disse Benjamine e poi bacio le mani alle due donna. "Paul a domani, speriamo solo che mio padre non faccia sciocchezze."

"Ormai non può più fare niente." Rispose Paul con un sorriso.

Pochi istanti dopo erano tutti in casa a commentare le ultime ore, Alexandra visibilmente stanca decise di andare a dormire.

"Ti raggiungo dopo" le disse Paul a bassa voce in modo che Rose non potesse sentirli, Alexandra annuì felice, presto anche loro si sarebbero sposati.

Quando furono soli Rose espresse i suoi timori verso Alexandra. "Paul, oggi Alex era così pallida e poi hai visto che occhiaie."

"Le ho notate anch'io, forse è solo stanca, ma se non si sentirà bene anche nei prossimi giorni chiamerò Oliver per un consulto."

"Sarà stata la tensione."

"Probabile, adesso però chiariscimi cosa c'è tra te e Benjamine Price."

Rose avvampò all'istante "Niente!" esclamò con troppa enfasi.

Paul alzò un sopracciglio incredulo "Cosa vuoi che ci sia, lui è un bell'uomo e stargli vicino mi imbarazza, dopotutto fino a pochi giorni fa ho vissuto in campagna."

"Risposta plausibile, per questa sera lascerò cadere l'argomento. Ma come ti ho già detto, sei troppo giovane e devi stare attenta."

"Paul ne abbiamo già parlato, adesso se non ti dispiace mi ritiro anch'io, a domani" la ragazza scappò quasi dal salotto.

Paul scosse il capo, prevedeva guai poi anche lui decise di ritirarsi, si diresse verso la camera di Alex, la trovò profondamente addormentata, le occhiaie profonde e il pallore ancora più accentuato; si spogliò e andò sotto le coperte, subito Alex si strinse a lui e Paul la abbracciò stretta, forse era solo stanca.

Poche ore più tardi fu svegliato da delle urla al piano sottostante, si alzò precipitosamente, indossò velocemente i pantaloni e la camicia ed uscì sul pianerottolo, Rose uscì poco dopo dalla sua stanza contemporaneamente ad Alex.

"Che diavolo succede?" urlò Paul mentre scendeva le scale.

"Dov'è? Dov'è mia figlia?" urlò un uomo.

"Lord Price come vi permettete di entrare in questo modo a casa mia?" chiese Paul irato.

L'uomo invece di rispondere avanzò verso Paul e lo afferrò per la camicia. "Dov'è mia figlia, mi è stato riferito che non era alla festa di Lady Cunnigam e così neppure voi."

"Patricia non è qui" rispose calmo Paul.

In quel momento arrivò Benjamine trafilato, aveva un labbro sanguinante, "Non sono riuscito a fermarlo" disse rivolto all'amico.

Rose si portò le mani alla bocca vedendo Benjamine ferito, Alexandra dal canto suo osservava la scena allibita.

"Cosa avete complottato? Cosa?" urlò ancora più forte l'uomo.

"Vostra figlia è con suo marito"

Lord Price allentò la presa smarrito "Marito?"

"Questa sera lei e Lord Hutton si sono sposati a Gretna Green." Disse Paul con soddisfazione.

"Bastardo!" esclamò Lord Price poi cercò di picchiare anche Paul che evitò il pugno per un soffio.

Benjamine riuscì ad immobilizzare il padre "Smettetela, vi state rendendo ridicolo." Gli disse.

"Farò annullare il matrimonio"

"Non potete è tutto regolare e a quest'ora sarà già stato consumato. Non andate a cercarli a villa Hutton, non sono lì " Disse Paul.

"Siete solo un bastardo, ve la farò pagare a tutti voi." Disse l'uomo poi uscì di casa furibondo.

Benjamine si asciugò il sangue che gli usciva dal labbro e guardò Paul rammaricato. "Mi ha preso alla sprovvista"

"Lascia stare, adesso ti faccio portare qualcosa per medicarti. Per stanotte ti tratterai qui" disse Paul, poi aggiunse a bassa voce "Ma stai lontano da mia sorella"

"Non ti preoccupare per stasera farò il bravo!"

Paul lanciò un'occhiata perplessa all'amico ma fu spostato da Rose che era scesa preoccupata e aveva spinto via il fratello.

"Benjamine, vi fa male?" chiese preoccupata.

"Non è così grave!"

"Vi medicherò personalmente" disse Rose sollecitando i medicamenti.

Paul guardò la sorella e fece per intervenire ma Alex lo trattenne. "Paul torniamocene a letto, non potranno fare niente, ho dato ordine a Darcy di accompagnare personalmente Benjamine fino alla sua camera dopo che sarà stato medicato."

Paul osservò ancora i due e poi si arrese e seguì Alexandra, era troppo stanco per discutere.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 16
*** Capitolo 16 ***


CAPITOLO 16

Sono tornata con un nuovo capitolo per festeggiare il mio compleanno, e sì oggi compio 22 anni!

Ringrazio Gemini che mi ha fatto gli auguri e come sempre Luxy, Meiko e Rossy che mi seguono sempre. Grazie! Grazie! Grazie! Un bacio Betty

 

CAPITOLO 16

Il mattino successivo Paul si svegliò di buon ora, ancora di malumore per la visita inattesa di Lord Price, osservò la donna al suo fianco e si preoccupò subito, sudava copiosamente ed era estremamente pallida; le toccò la fronte scottava molto.

"Alex!" la chiamò per svegliarla, la donna aprì gli occhi con fatica. "Alex, cos'hai?"

"Ho sete" rispose la donna.

"Vado subito a farti preparare del te e mando qualcuno a chiamare Oliver. Torno subito." Paul cercò di darsi una sistemata poi andò a svegliare Rose.

"Cosa c'è?" chiese la ragazza scocciata per essere stata svegliata.

"Alexandra sta male, vai in cucina e fatti preparare un te e poi manda qualcuno a chiamare Oliver!" disse tutto d'un fiato Paul.

"Sta male? Cos'ha?" chiese sorpresa Rose.

"Ha le febbre alta." Le rispose poi tornò nella stanza di Alex, la coprì con il pesante copriletto, poi prese un suo fazzoletto e lo bagno nell'acqua fredda nella bacinella posta accanto al camino.

"Ecco, questo ti rinfrescherà un po’" le disse mettendoglielo sulla fronte.

"Grazie" disse Alex aprendo gli occhi febbricitanti.

Dopo pochi minuti arrivò una cameriera con il te, Alex lo bevve avidamente tanto che Paul dovette togliergli la tazza dalla mani.

Il tempo passava lento, Alexandra era in uno stato di semi incoscienza ed aveva anche iniziato a lamentare forti dolori allo stomaco. Paul le stringeva la mano, angosciato, Rose entrò in camera e rimase spaventata dalle condizioni di Alex.

"Paul come sta?" chiese anche se sapeva già la risposta.

"Sta peggiorando, ha dei forti dolori allo stomaco e passa lunghi minuti in incoscienza. Dove diavolo è Oliver?" chiese disperato.

"Paul abita abbastanza lontano da noi, vedrai che sarà qui a momenti." Rose appoggiò una mano sulla spalla del fratello per infondergli un po’ di coraggio. Fuori dalla porta Benjamine passeggiava avanti e indietro per il corridoio preoccupato, la situazione sembrava grava, lo vedeva dagli sguardi delle cameriere che portava acqua fredda e poi trovò conferma negli occhi di Rose pieni di lacrime.

"Benjamine, Alex sta così male!" disse la ragazza, l'uomo la abbracciò stretta per consolarla.

Stava bene il giorno prima, era apparsa un po’ pallida ma pensava che fosse la tensione di quei giorni, sentirono un trambusto al piano inferiore.

"Milady è arrivato il dottore" disse una cameriera a Rose.

La ragazza corse di sotto "Oliver sono così sollevata di vedervi, venite presto Alex sta molto male."

"Ho fatto più presto possibile, tra poco arriverà anche Patricia in carrozza, non ha voluto rimanere a casa." Disse Oliver salendo velocemente le scale e seguendo Rose verso la camera della malata.

Entrò subito dopo la ragazza "Paul è arrivato Oliver!" esclamò Rose.

"Paul, cosa è successo?" chiese Oliver.

"Questa mattina quando mi sono svegliato, aveva la febbre alta, dopo ha iniziato ad avere anche dolori allo stomaco."

"Potete uscire, vorrei vistarla" disse Oliver.

"No, io rimango!" disse Paul con tono che non ammetteva repliche.

"Va bene." Disse Oliver sapendo che non poteva opporsi alla sua decisione.

Rose uscì di malincuore e aspettò con ansia di sapere il responso di Oliver, Benjamine al suo fianco taceva preoccupato.

All'interno della stanza Oliver visito Alexandra con scrupolo e quando ebbe finito portò in disparte Paul.

"Cos'ha?" chiese in ansia il duca.

"Mi sembra una cosa assurda ma i sintomi sono inequivocabili, la febbre alta, i crampi allo stomaco, le unghie di quello strano colore. E' stata avvelenata."

Paul si sentì mancare la terra sotto i piedi "Avvelenata?" chiese attonito.

"Sì, questa mattina ha mangiato o bevuto qualcosa?"

"Sì le ho fatto preparare un te."

"E poi si è sentita più male?" continuò Oliver.

"Dopo gli sono iniziati i crampi allo stomaco e ha perso conoscenza." Constatò Paul meravigliato.

"Adesso gli darò delle erbe che la faranno rimettere, in questo modo cercheremo di eliminare un po’ di veleno."

"E poi?"

"Poi possiamo solo pregare"

Paul osservò Alexandra sofferente, doveva trovare il responsabile, lo avrebbe ucciso con le sue mani.

"Hai bisogno di aiuto?" chiese Paul all'amico.

"No, resterò qui da solo, dovrò darle dell'acqua o te. Fino a quando non avrai scoperto chi è stato, non fidarti di nessuno, controlla personalmente tutto."

"Non ti preoccupare di questo me ne occupo io. Ti farò avere anche dell'acqua calda per lavarti le mani."

"Grazie, ora vai non sarà un bello spettacolo."

Paul uscì dalla camera scuro in volto, Rose si voltò subito verso di lui speranzosa. "Cos'ha Alex?"

"E' stata avvelenata!" rispose Paul con rabbia.

"Avvelenata?" per poco Rose non svenne.

"Ma chi può essere stato?" chiese sgomento Benjamine.

"Lo scopriremo presto! Darcy!" urlò Paul chiamando il maggiordomo.

Dopo pochi istanti era già al suo cospetto. "Desiderate milord?"

"Riunisci tutto il personale subito!"

"Milord posso permettermi di chiedervi per quale motivo?"

Paul rifletté un attimo poi disse "Te lo dirò perché sei l'unico del quale mi fido; Miss Averstone è stata avvelenata, ed è stato qualcuno di questa casa. Adesso devo scoprire chi è stato."

"Darcy hai notato qualcuno che si comportava in modo strano?" chiese Benjamine.

"A dire la verità pochi giorni fa è stata assunta una nuova ragazza, mi è sembrata subito un po’ strana, non parla con nessuno e sembra sempre all'erta, ma ha sempre lavorato duro, quindi non ho indagato."

"Trovala e mandala nel mio studio, non anticiparle niente. Il dottor Hutton ha bisogno acqua calda e di te per miss Averstone, tutto il personale sarà a disposizione del dottore, vorrei che ti occupassi direttamente di queste cose."

"Non vi preoccupate milord preparerò tutto personalmente e organizzerò le cameriere in modo che siano sempre disponibili per aiutare il dotore." Disse Darcy facendo un inchino.

Paul osservò il maggiordomo per qualche secondo poi si rivolse a Rose. "Resta qui nel caso Oliver avesse bisogno. Benjamine viene con me, non vorrei fare qualcosa di insensato."

In quel momento arrivò Patricia trafelata "Cosa è accaduto?" chiese preoccupata a Rose che le era corsa incontro.

"Hanno avvelenato Alexandra!" esclamò Rose tra le lacrime.

"Oh mio dio, ma chi può aver avuto motivo?" chiese la donna sgomenta.

"Patricia ti prego non fare domande, stai con Rose ha bisogno di sostegno morale, io e Paul andiamo a risolvere la questione." Disse Benjamine alla sorella.

"Facciamo forza, vedrai che Alexandra guarirà presto!" disse Patricia per consolare l'amica.

"Se dovesse morire, io non so cosa farei, le è quasi come una madre…" Rose scoppiò in lacrime prima di finire la frase.

"Amica mia, so cosa vuol dire non avere una madre e posso capire cosa rappresenti per te Alexandra. Adesso però possiamo solo pregare che guarisca. Tieni" disse Patricia porgendole un fazzoletto, Rose si asciugò le lacrime che però non accennavano a diminuire.

Rimasero in attesa che Oliver uscisse dalla stanza per parecchio tempo.

**********************************************************

Paul nello studio stava osservano le spada appese sopra al camino, avrebbe voluto uccidere con le sue mani il responsabile dell'avvelenamento di Alex e lo avrebbe fatto se lei fosse morta, scosse la testa cercando di scacciare quel pensiero che lo assillava.

Un discreto bussare interruppe i suoi pensieri "Avanti" disse con voce imperiosa. La porta si aprì ed entrò una ragazzina, aveva uno sguardo impaurito.

"Milord mi avete fatto chiamare" chiese a bassa voce.

"Come ti chiami?" chiese Paul con una voce glaciale, sedendosi dietro la scrivania.

"Anna"

"Anna, da quanti giorni sei stata assunta?"

"Sei giorni milord."

"Conoscevi già da prima Miss Averstone. Cioè prima che venissi assunta qui."

"Come?" chiese spiazzata la ragazza.

"Questa mattina hai preparato tu il te che avevo chiesto per Miss Averstone?" domandò ancora Paul.

"Sì"

"Perché lo hai avvelenato?" Paul si alzò dalla comoda poltrona per avvicinarsi alla ragazza.

"Non ho fatto del genere" disse la ragazza.

"Quanti anni hai?"

"Sedici"

"Vorresti finire in prigione a sedici anni? Perché hai avvelenato il te e penso qualche altro cibo o bevanda di Miss Averstone?" Paul finì la frase urlando.

Anna cominciò a piangere disperata, Paul avrebbe voluto dargli un bel ceffone per farla parlare, in quel momento però intervenne Benjamine.

"Paul non risolverai niente urlando"

"Farò molto di più, chiama Darcy, che mandi qualcuno ad avvisare un ufficiale di polizia."

"Milord vi prego, no. Parlerò! Vi dirò tutto!" disse la ragazza tra le lacrime.

"Sono tutto orecchi"

"Mi ha mandata qui Lady Diamond, mia madre è al suo servizio e ha minacciato di licenziarla se non avessi fatto quello che mi diceva. Siamo sette fratelli, non potevo rifiutare, saremmo morti di fame! Milord non sapevo che fosse veleno, perdonatemi vi prego!" la ragazza si era inginocchiata ai piedi di Paul e piangeva disperata.

Paul sentì la collera crescergli a dismisura, quella vecchia, gliela avrebbe fatta pagare in qualunque modo, se Alex fosse morta l'avrebbe uccisa con le sue mani, osservò la ragazzina cosa doveva fare di lei?

Benjamine lo tirò da parte e gli disse: "Paul non pensi che la ragazza non centri niente? Dopotutto è stata costretta, sappiamo benissimo come può essere dura la vita per dei servitori."

"Dovrei essere clemente?" chiese Paul ma ormai aveva già deciso di non punire la ragazza, Alexandra lo aveva cambiato parecchio, prima di conoscerla non si sarebbe fatto degli scrupoli morali e avrebbe fatto arrestare quella ragazzina.

"Sì, però non può tornare da Lady Diamond, e suppongo che sua madre verrà licenziata comunque."

"Fermati! Ho già capito, vediamo di trovare un lavoro ad entrambe." Disse Paul con un sospirò.

"Io avrei già un'idea, potrei chiedere a Patricia, avrà bisogno di un paio di cameriere in più a Villa Hutton."

"Fai quello che vuoi, io vado da Alexandra." Disse l'uomo poi si diresse a grandi passi verso la porta dello studio ed uscì.

"Milord cosa ne sarà di me?" chiese Anna a Benjamine.

"Ragazza, sei fortunata, la collera di Lord Diamond non è diretta verso di te. Vedrò di trovarti un lavoro in qualche altra casa."

"Non voglio essere sfacciata, ma mia madre verrà licenziata" disse a bassa voce la ragazza arrossendo.

"Penseremo anche a lei, adesso torna ad occuparti delle tue faccende"

"Grazie, milord, grazie" disse la ragazza alzandosi e correndo fuori dallo studio.

**********************************************************

Oliver asciugò ancora una volta la fronte madida di sudore di Alexandra, la donna aprì gli occhi con fatica.

"Cosa mi succede?" chiese

"State tranquilla, ora il peggio è passato, cercate di riposare." Disse Oliver evitando di rispondere alla domanda

"Paul.."

"Ho dovuto buttarlo fuori, ma tra poco sarà ancora qui" rispose con un sorriso l'uomo.

"Sono così stanca"

"Riposate, desiderate qualcosa?"

"Ditemi se sto morendo" disse Alexandra con voce flebile.

Oliver sospirò, in teoria avrebbe già dovuto essere morta, ma anche se le suo condizioni erano leggermente migliorate era pur sempre in pericolo di vita.

"No, non state morendo" disse cercando di essere convincente.

"Mentite, ve lo leggo negli occhi, ditemi cosa mi ha ridotto così"

"Veleno, siete stata avvelenata" disse Oliver sinceramente.

Alexandra spalancò gli occhi sorpresa, "Vorrei parlare con Paul."

"Vado a chiamarlo" disse Oliver alzandosi ed uscendo.

Paul appena sentì aprirsi la porta si catapultò verso l'amico "come sta?"

"Il peggio sembra passato ma dobbiamo aspettare un'altra giornata per essere sicuri che sia fuori pericolo. Ho dovuto dirgli il motivo per cui stava male."

"Perché glielo hai detto?" chiese Patricia.

"Ha capito che gli stavo mentendo." Rispose Oliver.

"Vado da lei" disse Paul ed entrò nella camera, Rose fece per seguirlo ma Oliver la bloccò "Lasciali da soli"

Rose a malincuore non entrò nella stanza, intanto Paul era entrato e si era avvicinato lentamente al letto, Alexandra aveva gli occhi chiusi, si sedette accanto a lei e le accarezzò dolcemente una guancia. La donna aprì gli occhi e fece un sorriso.

"Ciao" disse con voce stanca.

"Ciao, come ti senti?" chiese Paul.

"Come se una carrozza mi avesse travolto"

"Tra poco starai meglio"

"Paul non mentirmi, potrei.. potrei non farcela"

"No! Ce la farai, devi farcela. Come posso vivere senza di te? Non puoi lasciarmi solo, proprio adesso che le cose stavano andando nel verso giusto."

"Non voglio lasciarti, ma se dovesse succedere.."

"Non dirlo, amore mio!" disse Paul con angoscia.

"Ascoltami, se dovessi morire, promettimi che cercherai di rifarti una vita, promettimi che non ritornerai ad essere l'uomo che ho conosciuto la prima volta, promettimi che non farai morire il tuo cuore." Disse Alexandra stringendo più forte la mano dell'uomo.

"Alex sei tu il mio cuore, la mia vita. Se tu.." Paul non riusciva a dire quella parola "..io morirò con te."

Alexandra sorrise "Non voglio averti sulla coscienza, cercherò di lottare e vivere."

"Non ti lascerò da sola, lotteremo insieme."

"Paul sono stanca."

"Riposa io sono qui accanto a te, tutte le volte che ti sveglierai, sarò qui."

"Paul io ti amo."

"Ti amo anch'io, mi dispiace soltanto di essermene accorto solo adesso" disse Paul con le lacrime agli occhi.

Alexandra sorrise felice "Non sai quanta gioia mi hanno dato le tue parole."

"Tu non sai quanta gioia mi dai tu. Adesso riposa amore, io sarò qui al tuo risveglio."

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 17
*** Capitolo 17 ***


Ringrazio tutti per gli auguri e i commenti, Luxy, Rossy, Meiko, Gemini, Lizzie

Ringrazio tutti per gli auguri, Luxy, Rossy, Meiko, Gemini, Lizzie. Aspetto tanti commenti, un bacio Betty.

CAPITOLO 17

Paul restò accanto ad Alexandra tutto il giorno, non volle che nessun altro si avvicinasse a lei, Oliver la controllava costantemente ed una camera era stata assegnata a lui e alla moglie. Durante la cena, Paul preferì restare con Alex così Benjamine riuscì finalmente a raccontare la scenata che aveva fatto suo padre la notte precedente.

"Paul gli ha riferito che non eravate in città, quindi abbiamo guadagnato qualche giorno. Però non si sarà rassegnato." Disse Benjamine.

"Adesso vostro padre è il problema minore, avete scoperto chi ha voluto avvelenare Alexandra?" chiese Oliver.

"Ho promesso a Paul di non parlare, se vorrà sarà lui a rivelarvelo." Disse Benjamine.

"Io non riesco a pensare che ci sia un essere così abominevole che voglia.. non riesco neanche a dirlo!" disse Rose angosciata.

"Calmatevi Rose, in questo momento dobbiamo solo pensare alla guarigione di Alexandra."

"In che condizioni versa?" chiese Patricia al marito.

"Ha avuto un notevole miglioramento, ha ancora la febbre anche se non alta come questa mattina e i crampi allo stomaco sono cessati. Non vorrei sbilanciarmi ma credo che possa farcela."

"Credete o ne siete sicuro?" chiese Rose.

"Non c'è nessuna certezza, ma ripongo molte speranze nella sua guarigione."

"Rose fidatevi di Oliver è un ottimo medico." Disse Benjamine con un sorriso.

"Oliver mi scuso, non stavo mettendo in dubbio la vostra professionalità. Ma come potete capire sono molto preoccupata."

"Non c'è bisogno che vi scusiate, Rose, comprendo il vostro stato d'animo."

Intanto al piano superiore Paul stava dando del brodo caldo a Alexandra "Dai bevine ancora un po’"

"Non mi va più"

"Va bene, riesci a stare qualche minuto seduta o vuoi stenderti subito?" chiese dolcemente l'uomo.

"Resto così, grazie." Rispose Alexandra, visibilmente provata.

"Come ti senti?"

"Come cinque minuti fa, quando me lo hai chiesto l'ultima volta" rispose Alex con un leggero sorriso.

"Ti sto assillando?" chiese Paul preoccupato di averlo offeso.

"No, sei solo molto premuroso, mi piace questo lato di te."

"Sto perdendo tutto il mio lato autoritario?" chiese Paul.

"No, quello non lo perderai mai, ma io riesco a vedere quello c'è dietro."

"E cosa vedi in questo momento."

"Un uomo dolce e pieno di attenzioni, che ha saputo graziare una ragazzina, colpevole solo di aver bisogno un lavoro."

"Come hai fatto a saperlo?" chiese Paul allarmato.

"Te l'ho sempre detto che la servitù parla troppo, quando ti sei allontanato ho parlato con la capo cameriera. Ha elogiato molto il tuo comportamento."

"Ti ha detto chi è stato ad ingaggiare la ragazzina?"

"No, non lo sa neppure lei. Vorresti dirmelo tu?" chiese Alex.

"Lo vuoi veramente sapere?"

"Sì, ho il diritto di saperlo" disse Alexandra con caparbietà.

"E' stata Lady Christina"

Alexandra spalancò gli occhi sorpresa. "Non pensavo che arrivasse a tanto"

"Adesso non pensarci, a lei ci penso io."

"Non fare sciocchezze"

"Non le farò, comunque fino a quando non ti riprenderai starò qui al tuo fianco." Disse Paul con un sorriso.

"Sono un po’ stanca" disse Alexandra mettendo una mano sulle tempie.

"Cosa succede?" chiese Paul allarmato, vedendo che Alexandra cominciava a sudare copiosamente e che era impallidita ancora di più.

"Chiama Oliver!" riuscì a dire Alexandra prima di ricominciare a vomitare.

Paul prese velocemente una bacinella e suonò il campanello accanto al letto, arrivò subito Darcy.

"Milord.. chiamo il dottore!" disse vedendo la scena. L'uomo scese di corsa le scale e sempre correndo si diresse verso la sala da pranzo.

"Dottore, Miss Averstone sta male!" disse l'uomo.

Oliver mandò giù un boccone velocemente e corse verso la stanza della donna, la trovò ancora china sulla bacinella che vomitava, Paul le sosteneva la testa.

"Fai qualcosa!" urlò l'uomo, Oliver aprì la sua borsa e prese delle erbe per bloccare il vomito, preparò un infuso e lo fece bere ad Alexandra. Dopo pochi minuti i conati di vomito si placarono e Alexandra si adagiò tra le braccia di Paul esausta, l'uomo la sollevò da letto sporco, con l'aiuto di una cameriera le cambiarono la camicia da notte e la portò nella sua stanza.

"Pulite la camera" disse alla cameriera. Fuori dalla stanza, Rose, Patricia e Benjamine attendevano notizie, quando videro uscire Paul con Alex tra le braccia pensarono che la donna fosse morta, poi videro che respirava con fatica.

"La porto nella mia camera, ho già dato ordine che puliscano la camera." Disse l'uomo.

"Cosa è successo?" chiese Patricia.

"Ha avuto un'altra crisi" rispose Oliver uscendo dalla stanza.

"Ma voi eravate convinto che fosse in via di guarigione!" urlò Rose piangendo.

"Rose calmatevi" disse Benjamine alle sue spalle, Rose si girò verso di lui e gli si buttò letteralmente tra le braccia, Benjamine le accarezzò la schiena e la lasciò sfogare, sentì la lacrime della ragazza bagnargli la camicia.

Paul in quel momento uscì dalla sua camera con sguardo truce "Devo assentarmi, state voi con Alexandra?" chiese con voce gelida.

"Certo, dove vai" chiese Rose.

"Da Lady Christina, quella vecchia pagherà."

"Ma cosa stai dicendo?" chiese nuovamente la ragazza.

"E' stata lei"

Rose rimase sbigottita da quella rivelazione, intanto Benjamine decise di seguire Paul per evitare che facesse delle sciocchezze. "Vado con lui!" disse poi corse dietro all'amico.

Rose ancora incredula non capiva il motivo di tanto odio da parte di quella donna. "Non capisco più niente" disse rivolta a Patricia.

"Non c'è niente da capire, l'odio non si può comprendere. Andiamo da Alexandra, ha bisogno di noi." Disse Patricia prendendo sotto braccio l'amica e dirigendosi verso la camera padronale.

******************************************************************

Lady Christina fu interrotta nel bel mezzo della cena da una spaventatissima cameriera.

"Beatrice, che modi sono questi?" chiese indignata la donna alzandosi.

"Milady, è arrivato Lord Diamond!" esclamò la ragazza.

All'improvviso Paul entrò nella sala da pranzo senza essere annunciato "Ragazza vattene!" disse a Beatrice che non se lo fece ripetere due volte.

"Paul non accetto simili comportamenti!" disse lady Christina alterata.

"Ed io non accetto che voi avveleniate una persona."

La donna impallidì visibilmente e dovette risedersi. "Non capisco cosa vuoi dire" balbettò.

"Non capite? Sappiate che saprò vendicarmi, se Alex dovesse morire, la vostra fine sarà altrettanto orribile!"

"Paul come puoi parlarmi in questo modo?"

"Per prima cosa vi taglierò la vostra ingente rendita e farò in modo che questa storia sia conosciuta in tutti i salotti di Londra."

"Mi sento male! Beatrice i sali presto!" urlò la donna mettendosi una mano in fronte "In base a quali prove mi accusi, nipote degenere!"

"La ragazzina è già stata spedita in prigione, purtroppo con voi non potrò applicare lo stesso trattamento."

Benjamine dal canto suo, rimase in disparte sempre pronto a bloccare Paul nel caso si fosse avventato sulla donna.

"Come puoi credere alle parole di una serva? Io sono sangue del tuo sangue!"

"No, da questo momento voi non siete più una Diamond!" disse Paul poi si girò ed uscì seguito da Benjamine.

Lady Christina rimase sbigottita, poi lanciò un urlo e svenne tra le braccia della povera Beatrice che altro non poté fare che farla rinvenire con i sali che aveva portato.

Quando si riprese pochi minuti dopo scacciò la ragazza dalla sala, voleva restare sola per pensare, decise di consultarsi con Lord Price, lui l'avrebbe cavata dall'impiccio.

"Beatrice, portami carta e penna!" urlò ancora.

La ragazza portò tutto quello che le era stato richiesto in tempo record, poi uscì lanciando occhiate preoccupate alla padrona.

Lady Christina ruppe due volte il pennino dal nervoso, poi riuscì a scrivere la lettera.

Egregio Lord Price, ho urgenza di parlarvi, la faccenda non si è risolta come pensavamo. Attendo Vostre notizie per un incontro urgente.

Lady Christina Diamond

Affido la lettera chiusa con la ceralacca al maggiordomo, poi si ritiro nella sua camera, l'emicrania la stava uccidendo.

******************************************************************

Lord Price ricevette la lettera ad un ora abbastanza tarda, quando la lesse divenne paonazzo dalla rabbia, stava andando tutto storto. Quella impudente di sua figlia si era sposata e non sapeva dove fosse; aveva mandato una cameriera a Villa Hutton, ma il personale confermò che non c'era nessuno in casa. Adesso veniva a sapere che anche il piano di Lady Diamond non era andato a buon fine.

"Maledizione!" esclamò, poi decise che sarebbe andato a parlare personalmente con lady Christina per capire come stesse la situazione.

Mezz'ora più tardi arrivò a casa della nobildonna, una cameriera gli riferì che la padrona era a letto a causa di una forte emicrania.

"Riferite a Lady Diamond che Lord Price ha urgenza di parlarle" disse con tono che non ammetteva repliche.

La vecchia cameriera fece accomodare l'uomo nell'enorme salotto e andò a riferire alla padrona, Lady Christina si alzò subito, mise una ricca vestaglia in lana e scese ad accogliere l'ospite.

"John come sono sollevata di vedervi!" esclamò la donna.

"Christina, appena ho letto il vostro messaggio sono venuto subito. Ho anch'io pessime notizie da darvi."

"Cosa può essere accaduto ancora?" chiese la donna accigliata.

"Quella sventurata di mia figlia è scappata a Gretna Green con quel Hutton e si sono sposati! Naturalmente vostro nipote ha aiutato ad organizzare il tutto."

Lady Christina dovette sedersi "Ma come può essere accaduto, il contratto.."

"Purtroppo Patricia, non aveva costrizioni, io non pensavo che mi avrebbe disubbidito!" John Price iniziò a passeggiare per la sala. "Lo sapevo che assomigliava troppo a sua madre, l'amore!" esclamò con disprezzo l'uomo.

"Quella stupida ragazzina non ha saputo mantenere il segreto, così mio nipote ha scoperto che ho ordinato io che avvelenassero quell'arrampicatrice! Adesso sta molto male, ma è ancora viva!" disse Christina con rammarico come se stessero parlando di qualcosa di inanimato.

"Non è detto che la scampi, dopotutto se Diamond è venuto fino a qui minacciarvi vuol dire che quella donna è messa piuttosto male."

"Anche questo è vero, ma Paul ha detto che mi taglierà la mia rendita e può farlo e poi divulgherà tutta questa storia presso l'alta società. Però se quella donna dovesse morire mi ucciderà! Che fine farò?" si chiese disperata la donna.

"Christina non preoccupatevi, io sarò dalla vostra parte, non vi accadrà niente; riuscirò anche a trovare un modo per farla pagare a Paul Diamond, Craincross dovrà essere mia a qualunque costo!"

******************************************************************

"Come sta?" chiese Paul ad Oliver appena giunto a casa.

"La crisi è passata, la febbre diminuita. Adesso è lucida ma non voglio sbilanciarmi, dobbiamo aspettare ancora un paio di giorni per dire che è fuori pericolo."

"Grazie, di tutto!" disse Paul all'amico.

"Ti manderò la parcella!" disse Oliver scherzando "Ora vai da lei, ti sta aspettando."

Paul si diresse verso la camera, bussò poi entrò, vide Alexandra appoggiata ai cuscini al suo fianco Patricia e Rose chiacchieravano allegramente per distrarla, al suo ingresso si zittirono.

"Ciao, come stai?" chiese ad Alex.

"Meglio, sei andato da Lady Christina?" chiese subito la donna.

"Sì, ma non l'ho percossa." Rispose Paul.

"Cosa le hai detto?" chiese Rose.

"Che le taglierò la rendita mensile e che farò conoscere questa storia in tutti i salotti bene di Londra."

"Paul ma è terribile! Così la rovinerai!" esclamò Rose.

"Dovrebbe ringraziare Dio se è ancora viva!" rispose aspro Paul.

"Paul non parlare così, non vendicarti, il solo fatto di non aver raggiunto i suoi scopi, per la quale ha tramato tutti questi anni, è già una punizione. E poi da oggi sarà da sola, non avrà più una famiglia accanto, questa mi sembra una punizione sufficiente." Disse Alexandra con calma.

"Ma Alex lei deve pagare, per quello che ha fatto a te e Rose."

"Vuoi vivere come lei, inseguendo una vendetta, quando l'avrai fatto cosa avrai avanzato? Viviamo la nostra vita, la nostra felicità sarà la sua rabbia fino a quando avrà vita."

"Alex come fai ad essere così buona?" chiese Patricia.

"E' dura, vorrei anch'io farle provare quello che sto passando io, ma voglio voltare pagina a tutta questa storia e ricominciare. Sapete ho scoperto cosa voglia dire odiare una persona e non è affatto bello."

"Adesso pensiamo solo a te. Lady Christina da questo momento non esiste più." Disse Paul.

"Visto che sei arrivato tu, noi ci ritiriamo" disse Patricia.

"Ci vediamo domani mattina" disse Rose dando un bacio sulla guancia ad Alex. "Ti voglio bene!"

"Anch'io Rose." Rispose Alex.

Quando le due donne uscirono Paul abbracciò la donna, "Ho avuto paura" disse Alex.

"Anch'io, credevo che non avrei più potuto abbracciarti, baciarti" rispose Paul.

"Se dovessi avere una ricaduta?" chiese Alexandra.

"Non succederà" rispose Paul cercando di sembrare sicuro anche se non lo era.

******************************************************************

Rose si stava dirigendo verso la propria camera, quando le si parò davanti Benjamine.

"Rose vi devo parlare!" disse l'uomo.

"Benjamine, sono molto stanca" disse Rose arrossendo.

"Vi prego concedetemi qualche minuto."

"Va bene però andiamo in biblioteca" disse la ragazza.

"Come preferite" rispose Benjamine ed insieme si diressero verso il piano inferiore.

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 18
*** Capitolo 18 ***


Ringrazio tutte le ragazze che mi seguono con affetto

Ringrazio tutte le ragazze che mi seguono con affetto. Un bacio Betty

CAPITOLO 18

Alexandra migliorò giorno dopo giorno, iniziò a mangiare e Paul decise che l'avrebbe sposata al più presto. Al contrario Rose, dal giorno in cui Alex aveva avuto la ricaduta, era diventata molto silenziosa; Alexandra aveva paura che si chiudesse di nuovo nel suo mutismo, cosa le era successo? La donna decise di parlarle per capire il motivo di tale cambiamento.

"Mi hai fatto chiamare?" chiese la ragazza entrando in camera.

"Sì, siediti qui accanto a me."

"C'è qualcosa che non va?" chiese Rose.

"Dovrei chiederlo a te, cosa ti succede?"

Rose rimase un attimo spiazzata e la discussione che aveva avuto con Benjamine le riapparve davanti agli occhi.

Erano arrivati nella biblioteca e Rose era estremamente imbarazzata, Benjamine non perse tempo, le prese la mano e disse: "Rose, voi avete capito cosa provo nei vostri confronti. Vorrei chiedere a Paul il permesso di sposarvi; lo so che sono frettoloso ma non so cosa mi sia successo, mi avete stregato."

Rose rimase inebetita tutto si aspettava fuorché quella proposta, cosa poteva rispondergli, lei non poteva parlare, lei era una peccatrice, non avrebbe mai potuto espiare il suo errore. E Benjamine non si meritava una donna come lei.

"Benjamine, io non posso sposarvi." Disse Rose senza guardarlo.

"Perché, non mi volete bene?"

"No! Anzi.. ma voi non meritate una donna come me. Non posso rivelarvi di più. Adesso andatevene e dimenticatemi, ve ne prego." Rose cercò di trattenere le lacrime.

"Rose ma cosa dite?"

"Andatevene!" disse nuovamente Rose poi uscì dalla biblioteca correndo verso la propria camera, era tutta colpa di quella strega se la sua vita era rovinata, perché aveva ricordato? Perché?

"Rose?" la voce di Alex la riportò alla realtà.

"Vorrei solo andarmene da Londra, qui è tutto così pericoloso. Se fossimo rimasti a Craincross a te non sarebbe successo niente." Disse Rose.

"E' questo quello che vuoi?"

"Sì!"

"Parlerò con Paul e cercheremo di tornare al castello il prima possibile."

"Davvero glielo chiederai?"

"Se questo ti fa felice sì."

Rose abbracciò Alexandra "Grazie!" disse cercando di trattenere la lacrime, non riusciva a sopportare l'idea di non vedere mai più Benjamine ma era una decisione necessaria.

"Rose, sei sicura che non hai altro da dirmi?" chiese Alex.

Rose esitò un attimo, avrebbe tanto voluto rivelare a qualcuno il suo segreto, ma se altre persone lo avessero saputo, l'avrebbero condannata per sempre per quello che aveva fatto.

*************************************************

"Benjamine, ti vedo molto stanco." Constatò Patricia.

"Sono alcuni giorni che dormo male, ma non ti preoccupare." Disse l'uomo.

"Sicuro, potresti chiedere ad Oliver di somministrarti qualcosa."

"Non ne ho bisogno, Patricia stai tranquilla è solo passeggero, tutto questo trambusto nelle ultime settimane."

"Nostro padre come sta?"

"Non lo so, si è trasferito nella nostra residenza i campagna e quando viene in città pernotta in una nuova casa che ha acquistato." Rispose Benjamine.

"Prima o poi si rassegnerà."

"Spero solo che non abbia qualcosa in mente per vendicarsi. Lo conosci anche tu, sai che è pronto a tutto pur di lavare l'onta di un torto subito."

"Credi che stia tramando qualcosa?"

"Non so cosa dirti, però non sono tranquillo. Cambiando argomento hai avuto notizie di Alexandra."

"Sì, si sta rimettendo velocemente, presto dovremo presenziare ad un altro matrimonio."

Benjamine pensò che avrebbe rivisto Rose, un dolore sordo al cuore gli fece ricordare la sue parole, cosa nascondeva? Perché lo aveva cacciato dalla sua vita?

"Benjamine, cosa ti accade?"

"Niente, ero soprappensiero. Adesso è meglio che vada, ho alcuni affari da sbrigare." Disse Benjamine alzandosi.

"Vieni più spesso mi fa piacere rivederti, anche se la prossima volta ti voglio vedere più allegro."

"Va bene, cercherò di soddisfare le tue richieste." Disse Benjamine sorridendo.

*************************************************

Quella sera Alexandra parlò a Paul del desiderio di Rose. "Vorrebbe tornare a Craincross"

"Ma qui ha tutto e non c'è il fantasma di Lucille" disse Paul.

"Non so cosa le sia successo, dice che qui è troppo pericoloso. Non ti sei accorto che parla molto meno, è sempre persa nei suoi pensieri."

"L'avevo notato, ma pensavo dipendesse dal fatto che Benjamine non si fa più vedere. Credevo che lui mi avrebbe chiesto la sua mano, mi sono sbagliato."

"Anch'io avevo notato un interessamento da parte di Benjamine, forse ci siamo persi qualche fase della storia."

"Potremo chiedere a Rose." Disse Paul.

"E meglio di no, torniamo a Craincross come lei vuole e poi vediamo."

"Dovremo affrontare Lucille"

"Lo so, ma adesso abbiamo un'arma in più, il nostro amore" disse Alexandra.

"Prima di partire ci sposeremo, quando arriverai a Craincross, sarai la nuova duchessa."

La mattina dopo Alexandra scese per fare colazione, si sentiva veramente meglio, Rose era già a tavolo e mangiava svogliatamente.

"Buongiorno" disse Alexandra.

"Alex, come mai in piedi?" chiese la ragazza sorpresa.

"Oggi mi sento meglio"

"Sono contenta."

"Ieri sera ho parlato con Paul, ha detto che torneremo a Craincross non appena possibile."

"Prima ti devi rimettere completamente."

"Per quello non c'è problema, Paul vuole sposarmi qui a Londra, questa mattina è già uscito per chiedere tutti i permessi e mandare qui a casa la sarta per il vestito."

"Ma è magnifico!" esclamò Rose felice.

"Naturalmente saremo in pochi intimi. Patricia, Oliver, Benjamine.."

Sentendo quel nome Rose sbiancò visibilmente "C'è qualcosa che non va?" chiese Alexandra notando il cambiamento di Rose.

"No, va tutto bene." Rispose Rose con un sorriso.

"Rose se c'è qualcosa che ti turba, ne puoi parlare con me"

"Va tutto bene!" disse Rose scortese "Scusami non volevo alzare la voce."

"Non c'è problema" rispose Alex preoccupata poi osservò la ragazza correre verso la sua camera.

Per tutto il giorno Rose rimase chiusa in camera mentre Paul rientrò solo per cena era estremamente contento.

"Cos'è successo?" chiese Alexandra.

"Ho avuto un'idea, diciamo più un'illuminazione"

"Addirittura e cosa riguarda."

"Il nostro matrimonio, sarà l'evento dell'anno. Ho già fatto spedire gli inviti a tutte le famiglie nobili, esclusa naturalmente lady Christina."

"Paul non avevamo detto che sarebbe stato per pochi intimi." Disse seria Alexandra.

"Lo so, ma ti immagini la reazione di lady Christina, quando tutti sapranno che ci sposiamo senza la sua presenza."

"Parleranno tutti del duca che ha sposato l'istitutrice" disse di pessimo umore Alexandra.

"Alex cosa c'è. Sarà un matrimonio bellissimo."

"Sarò sotto esame da tutti, non mi riterranno all'altezza.."

"Calmati, voglio soltanto che tutti sappiano che ti ho scelto come mia moglie e non me ne pento. Avrai una festa di matrimonio degna di una regina."

"Non so se riuscirò a sopportare questa pressione."

"Ma non sarai da sola, ci siamo io e Rose, vedrai sarà tutto stupendo. Ci sposeremo tra un mese e subito dopo partiremo per Craincross."

Alexandra sorrise ma non era così ottimista come Paul e dentro di se sperava che tutto andasse bene.

*************************************************

Christina venne a sapere dell'imminente matrimonio da Diana sua cara amica nonché prima cugina del re.

"Ma come cara, non lo sapevate?" disse l'altra matrona sorpresa.

"No, nipote degenere! Deve essere uscito di senno. Sposare una popolana e per di più organizzare un matrimonio così sfarzoso!"

"Davvero non siete stata invitata?" chiese nuovamente Diana.

"No, che figura davanti a tutta l'alta società" gemette la donna.

"Christina, se avessi saputo che voi non ne sapevate nulla non avrei mai accettato l'invito e così come tutti gli altri."

"Diana, voi dovete andare, anche perché verrò anch'io, non oserà mai cacciarmi con presenti tutte quelle persone."

"Non so Christina, ha avuto il coraggio di organizzare un matrimonio sfarzoso pur sposandosi con una popolana. Penso che potrebbe fare di tutto."

"Maledizione, sono una Diamond ho il diritto di esserci." Disse la donna con rabbia.

"Mancano solo due settimane e poi vedremo come si comporterà!" concluse Diana.

*************************************************

"Milady, siete splendida!" civettò la sarta, aggiustando il vestito. Era l'ultima prova, il giorno dopo ci sarebbe stato il matrimonio.

Alexandra si osservò nello specchio e si sentì veramente una principessa, l'abito era arricchito da ricami d'oro lungo lo stretto corpetto e l'ampia gonna formata da più strati, tutto l'abito era fatto di seta costosissima e il velo lunghissimo era di fine pizzo.

"Domani sarete ammirata da tutti" disse una cameriera, in quel momento entrò Rose nella stanza con Patricia.

"Siete bellissima!" esclamò Patricia.

"Non sembrò neanche io" disse Alex osservandosi nuovamente allo specchio.

"Alex sarai l'invidia di tutte le donne." Disse Rose.

All'improvviso qualcuno bussò alla porta. "Signore avrei bisogno di parlare con la mia futura moglie!" disse Paul.

All'improvviso un fermento esplose. "Paul non entrare, non puoi vedere la sposa con l'abito prima del matrimonio!" esclamò Rose.

"Aspetterò che si cambi" disse Paul anche se aveva voglia di vederla.

Dopo parecchi minuti Alex riuscì ad uscire dalla stanza. "Hai scelto proprio il momento sbagliato" disse la donna aggiustandosi i capelli.

"E' una cosa urgente. Volevo darti il mio regalo di nozze"

"Paul ma non dovevi, io non ho niente da darti." Rispose Alex sorpresa.

"E' una tradizione, questa passa di sposa in sposa nella famiglia Diamond, ogni nuova duchessa la indossa il giorno del matrimonio."

Paul aprì un astuccio che teneva in mano, Alexandra restò abbagliata dalla collana di diamanti che si trovò davanti, era un cascata di diamanti tagliati a forma di goccia che pendevano da una collana in oro bianco. Alexandra allungò una mano per toccarla con riverenza.

"E' bellissima!" esclamò.

"E' tua, un giorno sarai tu a darla alla moglie di nostro figlio. È un peccato che non ci sia mia madre a dartela, le saresti piaciuta."

Alexandra lo abbracciò "Anche tu saresti piaciuto molto ai miei genitori." Paul ricambio l'abbraccio.

Dietro di loro si udirono voci commosse. "Che carini!" "Che teneri!" sulla porta della stanza tutte le donne che erano presenti alla prova del vestito li stavano osservando.

Paul cercò di tenere un contegno mentre Alexandra arrossì vistosamente. "Adesso devo andare, ci vediamo dopo" disse a bassa voce.

Lasciò l'astuccio con la collana nelle mani di Alexandra e scappò da tutte quelle donne, che si catapultarono su Alex per vedere il gioiello.

"Donne! Chi le capisce è bravo!" disse osservandole mentre tutte lodavano quel dono con un po’ di invidia nei confronti di Alexandra.

"Milady è stupendo, con l'abito sembrerete una regina!"

"Non pretendo tanto!" esclamò Alexandra.

Rose in disparte osservava la scena, era contenta per Alexandra ma la invidiava, lei stava per sposarsi con l'uomo che amava mentre lei sarebbe dovuta stare da sola per sempre.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 19
*** Capitolo 19 ***


CAPITOLO 19

CAPITOLO 19

Paul osservò gli uomini che aveva assunto per la sicurezza, avevano tutti delle ottime referenze, d’altronde lui aveva preteso i migliori. Li osservò un ad uno poi parlò. "Non voglio ospiti indesiderati. Quindi sia in chiesa che al ricevimento potranno accedere solo le persone munite di invito. Se ci fosse qualche problema, chiamatemi senza esitazioni, sempre che non sia durante la cerimonia, altrimenti la mia futura moglie potrebbe mandarmi al diavolo!"

Gli uomini fecero un sorriso mentre il responsabile rispondeva per tutti. "Non vi preoccupate, siamo i migliori"

Paul soddisfatto li salutò e si diresse verso la sacrestia dove lo stavano aspettando i suoi testimoni, Benjamine ed Oliver.

"E’ tutto a posto?" chiese Benjamine.

"Ho assunto i migliori, speriamo solo che non ci siano grandi intoppi."

"Pensi che tua nonna venga senza invito?" chiese Oliver.

"E’ quello che spero" rispose Paul con un sorriso quasi diabolico.

Nella mezz’ora successiva sentirono arrivare numerose carrozze, la chiesa andava riempendosi contemporaneamente uno strano senso di ansia si stava facendo strada in Paul; l’arrivo di uno degli uomini della sicurezza confermò il suo stato d’animo.

"Milord, c’è una donna senza invito che dice di essere Lady Diamond." Disse l’uomo.

"Lo sapevo che sarebbe venuta!" disse Paul ai due amici, poi si diresse verso l’entrata della chiesa, sentiva la voce di Christina che inveiva contro gli uomini della sicurezza, tutti i presenti in chiesa erano girati per godersi la scena.

Quando le fu alle spalle, vide che era vestita molto elegantemente e le mani guantate erano piene di anelli con smeraldi e rubini.

"Cosa ci fate qui?" chiese alla donna.

Christina sobbalzò alla voce di Paul "Nipote spiega a questi bestioni chi sono e che posso entrare!"

"Avete l’invito?" chiese Paul.

"No, deve essersi perso!" disse la donna con spavalderia, pensando che Paul non avrebbe dato spettacolo davanti a tutti.

"Allora non potete entrare. Non siete stata invitata!"

"Come ti permetti di trattarmi in questo modo? Io sono una Diamond!" disse la donna irata.

"Lady Christina ve lo spiegherò con calma. Non siete stata invitata in quanto persona sgradita, quindi o ve ne andate con le vostre gambe o vi farò portare fuori a peso dai miei uomini."

"Non oserai.." disse indignata la donna.

"Signori, scortate milady fuori da qui!" disse Paul poi girò le spalle alla donna e tornò all’interno della chiesa.

Lady Christina Diamond fu condotta fuori sotto lo sguardo sbigottito degli invitati.

"Paul hai fatto davvero quello che ho visto?" chiese Benjamine ancora incredulo.

"Ve lo detto che quella donna me l’avrebbe pagata!" rispose Paul con un sorriso soddisfatto.

*******************************************

Poco distante dalla chiesa stava arrivando al carrozza che conduceva una Alexandra ignara di quello che fosse successo. Con lei in carrozza c’era Rose elegantemente vestita ma nei suoi occhi si leggeva molta tristezza, Alex si domandò cosa stesse veramente affliggendo la ragazza.

Sospirò pensando a tutta quella gente venuta al suo matrimonio solo per curiosità, ci sarebbe stata anche Lady Christina? Sperava ardentemente che quella donna non avrebbe avuto il coraggio per farsi vedere, era già frustante dover affrontare tutta l’alta società di Londra se ci fosse stata anche lei a criticarla sarebbe stata la fine.

"Alex tutto bene?" chiese Rose vedendo delle rughe di preoccupazione sulla sua fronte.

"Sono solo un po’ agitata!" rispose Alex con un sorriso.

"E’ naturale! Tra poco sarai in chiesa accanto a Paul e ti passerà tutto."

"Speriamo" Alexandra si sentì rimescolare lo stomaco quando la carrozza si fermò davanti alla chiesa e vide numerose carrozze ai lati di essa. Osservò Rose scendere con disinvoltura, poi fece un profondo respiro ed accettò la mano di Oliver che l’aiutava a scendere, sarebbe stato lui ad accompagnarla all’altare.

"Alexandra siete magnifica!" gli disse l’uomo.

"Grazie!" rispose Alex non tropo convinta.

"Avete paura?"

"Un po’ dopotutto c’è tutta la Londra che conta e io.."

"Voi siete una donna stupenda e bellissima, quando entreremo non guardatevi attorno, osservate solo Paul in fondo alla navata e vedrete che andrà tutto bene."

"Grazie Oliver, siete un amico." Rispose la donna rincuorata.

"Andiamo, Paul starà già scalpitando per avervi al suo fianco." disse l’uomo sorridendo.

Avanzarono verso la chiesa e quando furono all’entrata, partì la marcia nuziale, lentamente Alex ed Oliver procedettero verso l’altare preceduti da Rose. Alexandra cercò di non ascoltare i bisbigli e guardò innanzi a sé, verso Paul, quando gli fu accanto lui le sorrise dolcemente e le prese la mano.

"Sei bellissima!" esclamò, Alexandra si ritrovò ad arrossire come una ragazzina, poi entrambi si girarono verso il vescovo.

"Siamo qui riuniti per unire queste due persone nel sacro vincolo del matrimonio.." il vescovo iniziò il discorso di routine che teneva ogni volta, poi arrivò alle fatidiche parole.

"Se c’è qualcuno che si oppone a questa unione, parli ora o taccia per sempre."

Alexandra sperò di non sentire nessuno parlare, cercò di non girarsi per vedere se fosse arrivata Lady Christina, spero ardentemente che nessuno interrompesse quel momento così magico.

"Bene, volete voi Lord Paul Diamond decimo duca di Craincross prendere la qui presente Lady Alexandra Averstone come vostra sposa?"

"Sì!"

"E volete voi Lady Alexandra Averstone prendere il qui presente Lord Paul Diamond decimo duca di Craincross, come vostro sposo?"

"Sì" disse emozionata la donna. Il vescovo si girò verso Benjamine che gli diede le fedi, dopo averle benedette, passo la prima a Paul.

"Io Paul Diamond, decimo duca di Craincross prendo voi Lady Alexandra Averstone come mia sposa e prometto di amarvi in ricchezza e povertà, in salute e malattia, fino alla fine dei nostri giorni." Disse Paul poi infilò il prezioso anello al dito di Alex.

La donna prese a sua volta la fede con mano tremante "Io Alexandra Averstone prendo voi Lord Paul Diamond decimo conte di Averstone come mio sposo e prometto di amarvi in ricchezza e povertà, in salute e malattia, fino alla fine dei nostri giorni." Infilò l’anello al dito di Paul.

"Ciò che Dio ha unito, l’uomo non osi dividere" disse il vescovo. "Può baciare la sposa" disse poi a Paul con un sorriso, l’uomo non se lo fece ripetere due volte.

Quando si voltarono verso gli invitati, Alexandra si sorprese di vedere alcune donne commosse e fortunatamente di Lady Christina neanche l’ombra.

**************************************************

Al ricevimento Alexandra conobbe tutti i nobili invitati, molti di loro la trattarono con sufficienza, mentre altri la accolsero felici.

"Cara, si vede lontano un miglio quanto vi amate, un matrimonio d’amore è così raro da vedere, al giorno d’oggi. E poi è stato tutto così perfetto, un matrimonio che sarà ricordato!" disse Lady Moira contessa di Bristol.

"Vi ringrazio contessa, i vostri complimenti mi rinfrancano molto." Rispose affabile Alexandra.

"Chiamatemi Moira, adesso fate parte di questo mondo, è inutile tenere certe formalità." Disse poi andò da un cameriere a prendere un bicchiere di vino.

"Hai visto, la ricca società londinese come cambia bandiera. Adesso tu sei la duchessa di Craincross e ti portano in palmo di mano." Disse Paul prendendole la mano.

"Non mi fido lo stesso della maggior parte di loro, sono tutti così falsi." Rispose Alex.

"Concordo con te, mia cara. Adesso però dobbiamo aprire le danze." Disse Paul conducendo la donna al centro della sala e dando il via al primo ballo.

Rose in disparte osservava la coppia danzare leggiadramente e sentì molti commenti positivi riguardo ad Alex e ne fu contenta. Alle sue spalle all’improvviso sentì una presenza conosciuta, il suo profumo era inconfondibile.

"Benjamine" disse a bassa voce.

"Finalmente riesco ad avvicinarmi a te."

"Non abbiamo niente da dirci." Disse Rose freddamente.

"Non penso, Rose non riesco a rinunciare a te. Ho bisogno di te, dimmi perché non puoi stare con me."

Entrambi parlavano a bassa voce per non farsi sentire dagli altri. "Benjamine, una volta per tutte, dimenticami, per sempre. Io sono legata per sempre a Craincross non posso lasciarla e non giusto che tu venga coinvolto in tutta questa storia."

"Perché non mi dici cosa ti è accaduto, forse potrei aiutarmi."

"Potresti salvarmi dalla dannazione eterna?" chiese Rose con un triste sorriso.

"Cosa dici?"

"Potresti stare con un’assassina? Perché è questo che sono." Disse Rose poi si allontanò dall’uomo.

Benjamine era rimasto sconvolto da quella rivelazione, come poteva essere un’assassina quella creatura angelica. Doveva saperne di più, non poteva rinunciare a lei; mille domande gli affollavano la mente e avrebbero avuto una risposta.

La giornata passò allegramente e quando arrivò la sera e i due sposi congedarono gli invitati, Alexandra seppur felice fu contenta di potersene tornare finalmente a casa. Era esausta.

"Se sorrido ancora un po’, mi si bloccano i muscoli del viso" le disse Paul in un orecchio.

"Marito mio, devi essere gentile, con tutte queste persone che hai invitato." Disse Alexandra provocandolo.

"Forse avrei dovuto ridurre il numero, comunque è quasi finita Lady Diamond."

Alexandra sorrise le sembrava così strano essere chiamata Lady Diamond, tutto stava andando per il meglio, l’ultima cosa da risolvere era a Craincross. Il fantasma di Lucille li attendeva e questa volta lo avrebbero scacciato.

"Paul sono state delle nozze magnifiche" disse Lady Diana luna delle ultime invitate che era rimasta "Peccato che i vostri rapporti con Christina siano così problematici, penso che dopo la scena di questa mattina la poverina non avrà più il coraggio di uscire di casa."

"Perché cos’è accaduto questa mattina?" chiese Alexandra guardando Paul.

"Lady Diana, vi ringrazio di essere intervenuta, naturalmente spiegherò io a mia moglie il piccolo disguido avvenuto questa mattina." Disse Paul.

"Sono tutta orecchie" disse Alexandra.

"Vedi Lady Christina si è presentata senza invito e io l’ho rimandata a casa." Disse Paul come se la cosa non avesse un’enorme rilevanza.

"Paul, adesso tutta Londra, saprà di questa faida famigliare."

"Non mi importa, quella donna aveva bisogno di una lezione per quello che ti ha fatto. L’episodio di stamattina è stato niente in confronto alla sofferenza che quella donna ci ha fatto provare." Disse Paul risoluto.

"Va bene, chiudiamo il discorso, non ho più voglia di sentir parlare di quella donna."

"E così sarà! Faccio chiamare la carrozza, non vedo l’ora di stare solo con te." Disse Paul, negli occhi uno sguardo di fuoco.

"Concordo con il tuo desiderio, io vado a salutare Oliver, Patricia e Benjamine." Disse Alex e si avviò verso il terzetto.

"Ecco la sposa, finalmente libera!" disse Patricia.

"Sono esausta, è stata una giornata molto lunga."

"Concordo con voi. Togliamo il disturbo" disse Oliver.

"Avete visto Rose?" chiese Alexandra guardandosi intorno.

"Sarà sul terrazzo." Rispose Patricia indicando la porta finestra.

"Vado a cercarla, a presto amici e grazie!" disse Alexandra, la donna notò lo sguardo preoccupato negli occhi di Benjamine e suppose che il suo stato d’animo avesse a che fare con Rose.

Andò fuori dove l’aria della sera le mise per un attimo i brividi, si guardò intorno e vide la ragazza seduta su una panchina, lo sguardo rivolto verso il cielo stellato.

"Come mai qui fuori, tutta sola?" le chiese.

Rose si riscosse dai suoi pensieri "Stavo osservando il cielo, è così bello quando è limpido."

"Hai ragione. Gli invitati se ne sono andati, Paul è andato a chiamare la carrozza così torniamo a casa."

"La mia casa non è qui a Londra, ma è Craincross, lo sai questo, vero?"

"Me lo hai già detto, tra un paio di giorni partiremo, mi dispiace molto che non vuoi fare il tuo debutto in società quest’anno."

"Non mi interessa più di tanto." Rispose Rose malinconica.

"A Craincross c’è il fantasma di Lucille."

"E’ per quello che devo tornare" disse Rose poi si alzò e rientrò nella sala, Alexandra si ritrovò a rabbrividire per quelle parole.

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 20
*** Capitolo 20 ***


Sono felicissima che questa storia piaccia, grazie a tutti per le recensioni

Sono felicissima che questa storia piaccia, grazie a tutti per le recensioni! Eccovi il nuovo capitolo. Un bacio Betty.

CAPITOLO 20

Quando arrivarono a Craincross, tutta la servitù era disposta per salutare il duca e la nuova duchessa, Paul aveva mandato una lettera in cui avvisava del suo imminente matrimonio e dell’identità della nuova duchessa di Craincross.

Nessuno fu sorpreso di sapere che Alexandra aveva rubato il cuore del giovane duca, la cosa che però suscitò scalpore era che Lord Diamond l’avesse veramente sposata, dopotutto lei non aveva sangue blu nelle vene, mentre la famiglia di Paul era una delle più importanti del regno.

Comunque al loro arrivo tutti si comportarono come si addiceva al loro rango, notarono subito il cambiamento di Paul, non era più l’uomo scontroso di una volta, il sorriso ormai era presente sul suo volto.

La signora Pole si avvicino ad Alexandra felice di vedere quel cambiamento. "Milady, avete compiuto il miracolo, non pensavo che avrei potuto rivedere il sorriso di Lord Diamond prima di morire"

"Miss Pole, non ho fatto niente, adesso però si asciughi quelle lacrime, sono affamata, il viaggio è stato lungo e non abbiamo fatto soste, per poter arrivare il prima possibile."

"Scusatemi milady faccio subito preparare qualcosa. Forza torniamo al lavoro" disse la donna rivolta a tutta la servitù.

Nessuno notò il volto pallido di Rose e neppure le occhiaie che circondavano i suoi splendidi occhi, la ragazza sentì subito la presenza di Lucille che li spiava dall’alto, anche Paul sentì un brivido freddo corrergli lungo la schiena, alzò lo sguardo e la vide.

"Vattene Lucille, hai perso non sei riuscita a distruggermi" disse l’uomo stringendo la mano di Alexandra. L’ombra sparì ma tutti erano sicuri che non era per sempre.

"Paul finirà questo incubo?" chiese Alex con un sospirò.

"Dobbiamo sconfiggerla in qualche modo. Speravo che il nostro matrimonio l’avesse scacciata, dopotutto il suo obiettivo era quello di rendermi infelice e non è andata così."

"Allora il suo scopo è un altro, c’è qualcos’altro che non sappiamo" disse Alexandra.

Rose interruppe quel discorso dicendo "Io sono molto stanca, mi fareste portare la cena in camera?"

"Sei pallida, ti senti bene?" le chiese il fratello.

"Sto bene, il viaggio però è stato molto lungo, se volete scusarmi, mi ritiro nella mia stanza." La ragazza salì lungo la scalinata lasciando Alexandra e Paul molto preoccupati.

Quando fu sola nella sua stanza si avvicinò alla finestra ed osservò il paesaggio scuro, delle stelle stavano illuminando il cielo, rabbrividì quando sentì un vento gelido alle sue spalle, non si girò sapeva chi c’era alle sue spalle.

"Hai visto sono tornata, la tua maledizione si è avverata. Sono sola e rimarrò qui con te fino alla fine."

Sentì come una mano gelida accarezzarle il capo "Non mi toccare!" urlò girandosi e vedendo l’ombra sorridere.

"Sei contenta? Io non capisco perché sono tornata, non capisco perché do retta a te."

Lucille alzò una mano e delle fitte lancinanti alla testa costrinsero Rose accasciata per terra, rivide tutto quello che era successo e la risposta alle sue domande.

Una bambina piangeva su una lussuosa carrozza che correva a causa del ritardo, pioveva a dirotto ma le direttive della duchessa erano state chiare, non rallentare per nessun motivo. "Padre, non voglio venire!" diceva la piccola, impaurita dai tuoni.

"Zitta piccola impertinente! Dovresti ringraziarmi che ti portiamo con noi!" disse Lucille.

"Cara, non trattare così la piccola" Lord Diamond cercò di difendere la figlia ma un’occhiataccia della donna lo zittì era sottomesso da lei.

"Ti odio! Vorrei che morissi!" disse la piccola Rose, Lucille a quel punto si alzò e le tirò un ceffone, Rose reagì subito e le diede uno spintone, la donna sbatte contro la porta della carrozza che si aprì all’improvviso, Lucille senza equilibrio cadde fuori dalla carrozza e fu investita dalla ruota della carrozza stessa.

Il cocchiere si fermò, credendo di aver schiacciato un animale selvatico, Lord Diamond scese subito e constatò che la donna era morta schiacciata dalle pesanti ruote.

"E’ morta!" disse rivolto al cocchiere che gli si era affiancato, Rose che era scesa rimase impietrita, era stata lei a fare quello, suo padre la vide sotto la pioggia le andò vicino e la abbracciò stretta.

"Non è stata colpa tua, piccola è stato solo un incidente, un malaugurato incidente." Disse l’uomo stringendola sotto la pioggia incessante.

"Milord, se mi permettete, potrebbero aprire una inchiesta per la morte della duchessa," disse il cocchiere, sapendo quanto la madre del duca tenesse alla donna.

"Dirò che sono stato io!" disse il duca.

"Milord, seppelliamo il corpo e poi torniamo a Craincross lì deciderete come far figurare la scomparsa di Milady. Vi giuro che sarò fedele a voi e alla piccola lady, mi porterò il segreto nella tomba" Disse l’uomo che come altri al castello detestava Lucille Foster.

"George, forse hai ragione tu, aiutami la seppelliremo sotto quell’acero" disse Lord Diamond pensando solo al bene della figlia.

Circa un’ora dopo la carrozza stava tornando verso Craincross, Lord Diamond stava consolando la figlia che piangeva senza sosta, erano nei pressi del ponte di Longriver, quando i cavalli si imbizzarrirono all’improvviso.

"George che succede?" urlò Lord Diamond.

"Oh mio dio!" urlò l’uomo, al che Lord Diamond si sporse dalla carrozza e la vide, vide Lucille o meglio il suo fantasma, l’uomo impallidì e prese Rose tra le braccia, saltò dalla carrozza per non rischiare di finire nel fiume con essa e cercò di allontanarsi, ma i cavalli ormai senza controllo scartarono all’improvviso ed urtarono l’uomo scaraventandolo nel fiume. Rose urlò e cercò di liberarsi dall’abbraccio ormai mortale del padre, riuscì miracolosamente a nuotare verso la riva e vide George sull’argine che urlava. "No! Non mi toccare! Noooo!" lo vide cadere nelle acque turbinose e non riemerse più.

Alzò lo sguardo e la vide, la pioggia non la bagnava, lo sguardo cattivo. "Piccola Rose, queste sono le mie ultime parole. La tua colpa ti perseguiterà negli anni, la tua anima sporca richiederà solo la mia presenza ed io ti seguirò fino alla morte. Ricorda tu ora sei mia!" disse poi iniziò a ridere, una risata spaventosa e crudele poi scomparve. Rose osservò ancora per qualche istante il punto dove prima c’era il fantasma poi svenne.

Le fitte sparirono e Rose riaprì gli occhi, Lucille le aveva ricordato che loro due erano legate per sempre, non poteva fare niente se non restare in quel castello oppure morire se voleva liberarsi di lei. "Mi hai ricordato il nostro legame, ma Paul ed Alex non c’entrano. Lasciali stare, hai già me!" disse Rose, ma Lucille sorrise maligna e sparì, Rose capì che la sua supplica non era stata ascoltata. Cosa poteva fare per liberare il castello da lei?

*****************************************************

"Paul forse è giunto il momento di parlare con Rose, penso che abbia ricordato e che sia voluta tornare qui a Craincross per questo motivo." Disse Alexandra al marito, erano nella stanza padronale, nell’intimità del loro letto.

"Sono d’accordo con te, l’ho vista strana nelle ultime settimane, è come se qualcosa la bloccasse, come se fosse legata a questo castello. E voglio rimanerci anche se non vuole." Disse Paul con voce preoccupata.

"Riusciremo a scacciare Lucille? Ho come l’impressione che non ci riusciremo mai."

"Dobbiamo sapere cosa è accaduto quella sera, forse così riusciremo a capire perché lei non lascia questo posto. Sai Alex se dovesse essere necessario, venderò Craincross, se questo può farci vivere felici."

"Ma qui sono seppelliti i tuoi genitori."

"Lo so ma devo proteggere te e Rose e se fosse necessario, venderò il castello." Disse Paul.

All’improvviso un vento gelido spalancò la finestra della stanza, Alexandra lanciò un urlo spaventata, mentre Paul si alzò di scatto ed andò a chiudere le imposte, ci riuscì con fatica, la pioggia lo inzuppò, per un secondo alzò lo sguardo verso l’alto e vide una figura in piedi sul bastione dell’ala vecchia, i capelli alzati dal vento la figura piccola ma armonica protesa verso il basso.

"Rose!" urlò mentre l’angoscia gli attanagliava il cuore, Alexandra corse al suo fianco e vide la ragazza, Paul non perse tempo e iniziò a correre verso l’ala vecchia, seguito da Alexandra.

Dopo un tempo che ad entrambi parve infinito arrivarono in cima al bastione, la ragazza era ancora lì, che osservava il vuoto.

"Fai piano, potrebbe spaventarsi!" gli disse Alexandra; il vento turbinava attorno a loro rendendo tutto ancora più difficile mentre la pioggia sembrava intensificarsi.

"Rose, vieni via di lì" urlò Paul per farsi sentire, dovette urlare ancora una volta prima che la ragazza rivolgesse a lui la sua attenzione.

"Vattene, devo farlo!" urlò la ragazza.

"Perché, cosa c’è che non possiamo affrontare insieme?" chiese Paul disperato.

"Lucille, lei resterà fino a quando ci sarò io!"

"Rose, non fare sciocchezze, riusciremo a cacciarla dalle nostre vite!" urlò Alexandra che si era affiancata a Paul.

"Non si può. Sono legata a lei, devo farlo, devo liberarvi da lei!" urlò Rose poi si girò verso il vuoto e si lasciò cadere, Paul si lanciò verso la sorella e riuscì ad afferrarla per un braccio, la ragazza era un peso morto. "Rose, ti prego aiutami, non lasciarti andare!"

"Lasciami Paul, così vi libererò da lei."

"Non ti lascerò morire!" urlò Paul poi con un colpo di reni riuscì a sollevare Rose dietro all’orlo del bastione.

"Perché Paul, dovevi lasciarmi morire!" disse la ragazza piangendo.

"Non posso perderti, non posso farti morire." Disse Paul abbracciando la ragazza.

"Perché?" chiese la ragazza poi svenne.

Paul la sollevò tra le braccia e seguito da Alexandra rientrarono all’interno del castello, portarono la ragazza nella sua stanza. "Ha la febbre alta!" disse Alexandra toccandole la fronte.

Paul chiamò Jenkins, "Milord cosa succede?" chiese preoccupato l’uomo.

"Mia sorella ha la febbre alta, fai portare dell’acqua fredda e degli asciugamani."

"Ai vostri ordini" disse l’uomo.

Paul tornò accanto alla sorella, era pallida e respirava a fatica. "Paul vai fuori mentre la spoglio e la asciugo." Disse Alexandra.

"Cosa sta succedendo?" chiese Paul sconcertato.

"Stiamo per conoscere la verità." Gli rispose Alexandra.

*****************************************************

La febbre di Rose non accennava a diminuire, Paul si vide costretto a chiamare Oliver, si fidava solo di lui, dopotutto aveva già salvato Alexandra; quattro giorni dopo quella notte arrivò Oliver ma non era solo, Benjamine lo aveva accompagnato.

"Abbiamo fatto più in fretta che potevamo." Disse Benjamine vistosamente preoccupato.

"Ha ancora la febbre alta?" chiese Oliver.

"Non ha accennato a scendere!" disse Paul conducendo i due uomini verso la stanza di Rose, al suo capezzale c’era Alexandra che non l’aveva lasciata neanche un minuto.

"Oliver, meno male che siete arrivato!" disse la donna sollevata di vedere il medico.

Benjamine vedendo Rose sentì una fitta al cuore, la ragazza era pallida e respirava con fatica, il sudore le imperlava il volto, anche lui impallidì incapace di veder soffrire così la donna che amava.

"Per favore uscite, così posso visitarla, Alexandra voi rimanete, mi darete una mano." Disse Oliver.

Paul e Benjamine uscirono seppur a malincuore, "Paul cosa è accaduto per ridurla in questo stato?" chiese angosciato Benjamine.

Paul gli raccontò ciò che era accaduto e l’uomo rimase sbigottito, decise di rivelare all’amico le parole di Rose.

"Paul, quando eravate a Londra ho chiesto a Rose di sposarmi, mai lei ha rifiutato, dicendomi che non poteva stare con me, perché era un’assassina. Non so se questa cosa può esserti utile per capire il suo gesto."

Paul rimase sbigottito da quelle parole. "Benjamine, non lo so, dobbiamo solo sperare che Rose guarisca e ci chiarisca lei tutta questa faccenda." Disse Paul ma nella sua mente tanti piccoli particolari si stavano incastonando al posto giusto, forse Lucille non era ancora nel castello per lui, ma per Rose, forse era stata Rose ad uccidere Lucille quella fatidica notte, ma come poteva una bambina uccidere?

"Paul a cosa pensi?" chiese Benjamine vedendo la sua aria assorta.

"A come risolvere un mistero." Rispose enigmatico Paul.

Oliver uscì dalla stanza dopo parecchio tempo, la sua faccia non prometteva niente di buono.

"Che cos’ha?" chiese Paul ansioso

"Polmonite" rispose conciso Oliver. "Resterò per poterle fornire tutte le cure necessarie" disse ancora.

"Salvala, ti prego. Hai già fatto un miracolo con Alexandra, puoi riuscirci ancora!" disse Benjamine sconvolto.

"Non faccio miracoli, come ho già detto mi affido alla medicina e poi possiamo solo sperare."

Paul entrò nella camera, dove Rose riposava tranquillamente, Oliver doveva averle somministrato qualcosa, Alexandra era accanto alla finestra che singhiozzava. Paul la abbracciò e lei appoggiò la testa contro la sua spalla. "Perché non siamo rimasti a Londra? Tutto questo non sarebbe successo." Disse Alexandra.

Paul la abbracciò più stretta "Non possiamo cambiare il nostro destino, possiamo solo affrontarlo. Vedrai che andrà tutto bene, guarirà, deve guarire."

Nessuno si accorse che accanto al letto di Rose un’ombra si era affiancata, il sorriso perfido si era spento, mentre l’aria gelida che la accompagnava si spandeva per tutta la stanza, così che anche Paul ed Alex la sentirono e poi la videro.

"Allontanati da lei, essere immondo!" disse Paul con rabbia, avvicinandosi al fantasma, tentò di afferrarla ma la sua mano strinse l’aria. "Vattene, è tutta colpa tua, che tu sia maledetta, brucerai nel fuoco degli inferi quando avrò scoperto la verità!" urlò Paul poi osservò il fantasma scomparire.

Sulla porta Oliver e Benjamine erano impalliditi "Mio Dio, non poteva essere.. essere un fantasma!" esclamò Oliver.

"Paul ti prego di qualcosa!" disse Benjamine sconvolto.

L’uomo si girò verso gli amici e disse: "Quello è il fantasma di Lucille Foster, il male che perseguita me e Rose."

"Stai scherzando, vero?" chiese Benjamine.

"Purtroppo è tutto vero" disse Alexandra "E solo Rose ci potrà dire come scacciarla."

 

 

 

 

 

 

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 21
*** Capitolo 21 ***


Ringrazio Gemini, Rossy, Luxy Stormy, per le loro recensioni

Ringrazio Gemini, Rossy, Luxy Stormy, per le loro recensioni sono contentissima che la storia vi piaccia così tanto!

 

CAPITOLO 21

Il giorno dopo una carrozza giunse a Craincross, una donna elegantemente vestita scese correndo, Jenkins avvisato da alcune cameriere era sulla porta per conoscere l’identità della donna.

"Buon uomo, sono Lady Hutton, mio marito, il dottor Hutton, è venuto qui ieri." Disse Patricia.

"Milady, accomodatevi, non vi attendevamo."

"Lo so, ma non potevo restarmene a Londra." Disse la donna con un sorriso. Jenkins apprezzò molto la cordialità della donna, sapeva che le dame provenienti da Londra trattavano i servi con sufficienza.

"Avviso subito Lady Diamond, perché vostro marito è al capezzale della duchessina." Disse l’uomo e accompagnò Patricia nel salone dove la donna si accostò al camino per scaldarsi.

Osservò la sala, molto semplice ma elegante nel contempo, alcuni preziosi arazzi appesi alle pareti, sopra al camino uno scudo con lo stemma della casata e una spada sulla cui impugnatura c’era disegnato sempre lo stesse stemma. Rabbrividì all’improvviso sentendo un’aria gelida percorrerla lungo tutto il corpo, provò come la sensazione di essere osservata. Si guardò intorno ma non c’era nessuno, sentiva che c’era qualcosa che non andava in quel castello, ma non riusciva a capire cosa, i suoi pensieri furono interrotti dall’arrivo di Alexandra.

"Patricia, non aspettavamo il vostro arrivo! Oliver non ci ha detto nulla." Disse Alexandra avvicinandosi all’amica e abbracciandola.

"Oliver non ha detto niente perché non sapeva che sarei venuta, ma non potevo starmene a casa con le mani in mano. Come sta Rose?"

"La febbre non accenna a diminuire, nonostante le cure che gli sta somministrando Oliver." Disse con sconforto la donna.

"Ma cosa è accaduto per farla ammalare così gravemente?"

Prima che Alexandra potesse rispondere sentirono la voce della signora Pole "Milady, volete che serva una tazza di te?"

"Patricia, scusatemi non vi ho offerto niente e indossate ancora la mantella" disse dispiaciuta Alexandra.

"Non preoccupatevi, per essere quasi alla fine di maggio, al mattino fa ancora piuttosto freddo, la mantellina mi ha scaldato un po’. E poi poco fa ho sentito un’aria gelida percorrere la stanza, mi sa che avete qualche finestra rotta."

Miss Pole fece una rumorosa esclamazione "Ho detto qualcosa di sbagliato?" chiese Patricia.

"No, è una cosa strana da raccontare ma vi giuro, Patricia che è la verità." Disse gravemente Alexandra.

"La cosa sembra seria" disse Patricia.

"Accomodatevi, Miss Pole ci porti del te, grazie" la donna non si fece ripetere l’ordine due volte.

"Ditemi Alexandra, cosa succede in questo castello di così preoccupante."

"Forse alcuni particolari già li conoscete ma devo iniziare dall’inizio di questa storia, dovete sapere che la madre di Paul e Rose morì poco dopo aver partorito Rose, così Lady Christina mandò una istitutrice per seguire i due bambini. La donna Lucille Foster riuscì ad irretire Lord Diamond e a sposarlo. Lei puntava solo ai soldi e al prestigio del nome, vorrei aggiungere che Lady Christina aveva architettato tutto.

Trattava Paul e Rose in modo abominevole e costrinse Paul ad andarsene da Craincross, Rose così restò sola a subire le angherie di quella donna, poi successe l’incidente di cui avrete sentito parlare e il conseguente mutismo di Rose. Dopo quella notte, il fantasma di Lucille comparve qui al castello. Patricia non guardatemi così, anch’io non ci credevo ma poi ho visto con i miei occhi, quell’aria gelida era lei che vi stava studiando."

"Non può essere vero! Perché sareste tornati se c’è quel fantasma" disse sbigottita Patricia.

"Eppure è così, Rose ha insistito per tornare e noi l’abbiamo accontentata. Poi alcuni notti fa l’abbiamo salvata per miracolo, voleva uccidersi buttandosi dal bastione della vecchia ala, diceva che era l’unico modo per scacciare Lucille.." Alexandra dovette interrompersi perché non riuscì a trattenere le lacrime.

"Calmatevi, vi prego, altrimenti piangerò anch’io!" disse Patricia.

"Vi stavo dicendo che delirava, aveva la febbre, non sappiamo da quanto fosse sotto l’acqua e adesso ha la polmonite. Stiamo cercando di capire la connessione tra le parole di Rose e tutta la vicenda ma non ci riusciamo, solo lei potrebbe svelarci la verità."

"Forse Rose non vuole guarire, voi avete lottato, ma lei non né ha l’intenzione. Il suo desiderio è quello di liberarvi dal fantasma anche se quello dovrebbe costarle la vita." Disse Patricia.

"Forse avete ragione, ma se non riesce ad ascoltare noi, chi potrebbe ridarle la voglia di opporsi alla malattia?"

"Benjamine, penso che lui possa fare il miracolo." Disse sicura Patricia, sperava che l’amore di suo fratello potesse aiutare Rose. "Lasciate che lui le parli, anche se non è sveglia, penso che senta lo stesso il calore delle persone che le vogliono bene. Sapete anche voi che l’amore può fare miracoli."

"Ne parlerò a Paul, dopotutto è lui che deve decidere."

"Ma sapete bene che voi siete la sua più fida consigliera." Disse Patricia stringendo la mano dell’amica.

L’arrivo di Patricia sembrò ridare un po’ di speranza ad Alexandra che parlò a Paul dell’idea dell’amica.

"Non so, lasciarli soli.." disse Paul dubbioso, in quei giorni non aveva chiuso occhio e non riusciva a ragionare con lucidità.

"Suvvia Paul cosa vuoi che le faccia e poi gli si legge in faccia che sta soffrendo quanto noi. Proviamo anche questa strada, non voglio avere dei rimpianti." Disse Alexandra.

Paul ci pensò un attimo e poi disse: "Va bene, lasciamola con lei per tutto il tempo che vorrà."

"Sapevo che avresti acconsentito." Alex osservò Paul e continuò "Tesoro, non è meglio se vai a riposare?"

"Non posso."

"Se dovesse esserci qualcosa ti chiamerò personalmente. Non riuscirai a reggere ancora per molto." Disse dolcemente Alexandra accarezzando i capelli dell’uomo.

"Forse hai ragione. Non sono di alcun aiuto in questo stato." Disse l’uomo toccandosi il mento e notando quanto fosse cresciuta la sua barba. "Devo far paura" disse con un sorriso.

"Non più di tanto" gli rispose Alexandra con un dolce sorriso poi lo accompagnò nella loro camera.

****************************************************

Benjamine entrò nella camera di Rose, lei era sempre lì con gli occhi chiusi, pallida, gli si strinse il cuore. Sentì la mano di Alexandra sul braccio "Vi lascio soli" gli disse la donna uscendo dalla stanza.

Benjamine si avvicinò all’amata e le accarezzò i morbidi capelli, poi passò al volto, scottava ancora constatò con rammarico; si sedette sulla sedia posta accanto al letto e prese una mano di Rose tra le sue. Non sapeva cosa dire, in quel momento stava provando una miriade di emozioni, ma soprattutto amore e paura; paura di perderla per sempre e un amore enorme che non avrebbe mai pensato di provare. Avrebbe preferito non tenerla tra le braccia ma saperla sana, piuttosto che in una situazione del genere.

"Perché amore, perché sei voluta tornare qui? Cosa ti lega a quel fantasma? Vorrei tanto che mi rispondessi, vorrei sentire ancora la tua voce che mi infiamma l’anima e il cuore. Vorrei rivedere i tuoi splendidi occhi e il tuo sorriso timido, non pensavo che amare potesse far soffrire così tanto, mi hanno detto che forse io avrei potuto aiutarti, ma come? Come posso farti svegliare? Ti posso solo ripetere quello che già sai, che ti amo e che ti aspetto, non mi importa cosa sia accaduto nel tuo passato, quello che voglio sei tu." La voce di Benjamine era un sussurro.

Strinse più forte la mano e cercò di trasmetterle un po’ di calore, all’improvviso apparve un’ombra e l’uomo si trovò di fronte Lucille. "Lei è mia!" disse l’entità era la prima volta che qualcuno la sentiva parlare in tutti quegli anni.

"Non è vero, lasciala vivere! Perché vuoi ucciderla?" chiese Benjamine disperato, provava una grande paura ma cercava di mostrarsi calmo.

"Perché lei ha ucciso me, vuoi sapere cos’è successo? Mi ha uccisa e mi hanno seppellito in mezzo al nulla, riparata solo dalle fronde di un albero, suo padre ha già pagato, ora tocca a lei." La voce del fantasma riecheggiava nella stanza gelida.

"Come può una bambina averti fatto questo? Era solo una bambina!" urlò Benjamine disperato.

"Vuoi sapere cos’è accaduto, bene, allora saprai!"

Benjamine sentì una fitta lancinante alla testa e così vide tutto quello che era successo, ma quando tornò alla realtà non provò repulsione per Rose ma capì finalmente cosa provava, cosa l’aveva bloccata in passato, che anni terribili aveva trascorso in quel castello.

"Hai ancora il coraggio di amarla?"

"Anche più di prima, ha sofferto così tanto in questi anni."

"Lei ha sofferto? Mi ha ucciso, ucciso!" urlò Lucille, alle sue spalle la finestra di spalancò e un vento gelido invase la camera, il fuoco nel camino si spense.

"E’ stato solo un incidente, Rose era solo una bambina!" urlò Benjamine per farsi sentire mentre faceva da scudo con il suo corpo alla ragazza.

"L’ho maledetta e lo sarà per tutta la vita! Se sopravviverà." All’improvviso la porta di spalancò ed entrarono Alexandra, Patricia ed Oliver erano stati attirati dalle urla di Benjamine.

"Tu, se non fossi arrivata non sarebbe cambiato niente, ma poco importa Rose è mia per l’eternità!" disse Lucille rivolta a Alexandra poi sparì, il vento cessò e il fuoco ricominciò a scoppiettare nel camino.

"Cos’è successo?" chiese Oliver.

"Forse è meglio se ne parlo anche con Paul." Disse Benjamine ancora sconvolto.

"Cos’hai scoperto?" chiese Alex angosciata.

"Ho visto tutto, adesso so cos’è successo!"

****************************************************

Paul venne svegliato da Alexandra "Paul vieni presto!"

"Rose!" disse Paul.

"E’ stabile ma è tornata Lucille, l’ha vista Benjamine e lei ha parlato!"

"Parlato? È la prima volta che succede. Dov’è Benjamine? Devo sapere cos’è successo!"

"Ti sta aspettando in biblioteca, Miss Pole è rimasta con Rose."

"Andiamo!" disse l’uomo prendendo per mano la moglie; quando arrivarono in biblioteca, Benjamine stava bevendo del porto per cercare di calmarsi, era piuttosto pallido, come pure Patricia che per la prima volta vedeva un fantasma.

"Benjamine raccontami come sono andate le cose" disse Paul all’amico, Benjamine raccontò velocemente tutto il suo incontro con Lucille e descrisse anche come era morta la donna e il vecchio Lord Diamond.

Paul dovette sedersi per tutti quegli anni si era domandato cosa fosse successo quella fatidica notte ed ora lo sapeva, sapeva come era morto il padre, una fine orribile. Si sentì svuotato sperava solo che l’uomo non avesse sofferto, sentì il calore della mano di Alexandra sulla sua ed alzò lo sguardo, incontrò quello pieno d’amore della moglie e decise che non era il momento per compiangersi, doveva aiutare Rose.

"Dobbiamo trovare il posto dove è stata seppellita Lucille" disse Paul.

"Per quale motivo?" chiese Patricia.

"Un fantasma è tale perché due motivi, il primo è che ha lasciato in sospeso qualcosa nella vita, mentre il secondo motivo riguarda la sepoltura. Cioè se è stato sepolto in terreno non consacrato la sua anima non potrà trovare il riposo eterno, che esso sia in paradiso o all’inferno." Disse Alexandra.

"Quindi dobbiamo trovare le ossa della donna e seppellirle in luogo consacrato, così riusciremo a scacciarla" disse Oliver.

"Io lo spero, perché se non fosse così, non saprei più cosa fare per liberarmi di lei." disse Paul con voce grave.

"Ricostruiamo il percorso che ha fatto quella notte la carrozza" disse Benjamine "Abbiamo bisogno di una cartina del posto."

"Chiederò a Jenkins di trovarne una, poi batteremo palmo a palmo la zona e anche se dovessi rivoltare tutto il bosco troverò quelle dannate ossa!" disse Paul poi uscì dalla biblioteca.

Andò da Rose, la ragazza era ancora in stato comatoso, Miss Pole appena vide il duca uscì dalla stanza e rimase in attesa in corridoio.

Paul sorrise alla sorella e le accarezzò il volto "Rose siamo vicini, molto vicini, tra poco questo incubo sarà finito e tu potrai sposare Benjamine. Pensavi che non l’avessi capito? Poi lui ha confermato i miei sospetti, è un brav’uomo e ti renderà felice. Potrai finalmente andartene da Craincross, questi posti ti potrebbero ricordare solo cose brutte, sarai la più bella sposa di Londra ed io sarò onorato di accompagnarti all’altare. Anche nostra madre e nostro padre sarebbero orgogliosi di te, ne sono sicuro. Adesso devo andare torno più tardi a trovarti" Paul le diede un’ultima occhiata sperando che aprisse gli occhi ma non avvenne così uscì ed andò in biblioteca.

Quando vi entrò Benjamine stava studiando una carta con Oliver che conosceva alcuni di quei posti essendo cresciuto nelle vicinanze.

"Eccoti, abbiamo cerchiato il posto dov’è situato il ponte di Longriver, il problema adesso è che parametri prendere per cercare quell’albero." Disse Oliver.

"Comunque non possiamo in pieno giorno andare a scavare lungo tutta la strada, alcuni si domanderebbero cosa stiamo facendo." Disse Alexandra.

"Alex ha ragione, dovremo lavorare di notte, Benjamine, tu hai visto qualche riferimento, che so un cespuglio strano o qualche pietra." La voce di Paul era calma ma dentro di sé l’uomo era agitatissimo, stavano per arrivare all’epilogo di quella storia e non ne vedeva l’ora.

"Non so, dovrei pensarci, io non ho fatto molto caso al paesaggio"

"Rifletti con calma, tanto la prima uscita di perlustrazione la potremo fare solo tra qualche ora."

"Paul forse ci vorranno dei giorni e il fisico di Rose non può sopportare la febbre per così tanto tempo." Disse Oliver.

"Allora dobbiamo sbrigarci! " rispose Paul risoluto.

 

 

Ritorna all'indice


Capitolo 22
*** Capitolo 22 ***


CAPITOLO 22 Benjamine cercò di ricordare qualche particolare che potesse condurli alla sepoltura di Lucille ma la visione come era venuta si era dissolta, non ricordava nessun riferimento. Questo significava che dovevano lavorare sodo per poter trovare le ossa della donna. Quando riferì a Paul che non aveva ricordato niente capì di aver deluso le aspettative dell’amico, cadde in un grande sconforto perché capì che solo lui avrebbe potuto aiutarli. Adesso la sorte di Rose era irrimediabilmente segnata, il suo cuore sanguinava di dolore pensando che non avrebbe più potuto averla tra le sue braccia, la sera stava lentamente scendendo su Craincross e lui non riusciva a trovare pace. Come lui anche gli altri erano in ansia, tra poche ore sarebbero usciti per la prima spedizione ma non avevano nessun riferimento e la foresta era immensa, con centinaia di alberi. Paul nella biblioteca sospirò nuovamente, Alexandra al suo fianco cercò di ragionare razionalmente a di prendere dei parametri plausibili. “Paul secondo me, non posso essersi allontanati molto dalla strada maestra, pioveva a dirotto e non potevano perdere tempo, doveva agire velocemente anche per Rose. Quindi non bisognerà inoltrarsi nella foresta ma battere i cigli della foresta.” “Ci avevo pensato ma anche escludendo la maggior parte di terreno il tratto in questione è molto esteso e noi siamo solo in tre.” “Prendi gli uomini presenti al castello, ti seguiranno se questo farà smettere le apparizioni di Lucille.” “Non lo so, non tutti avranno il coraggio di seguirmi.” “Affidati a Jenkins lui li conosce e ti dirà chi potrà esserti utile.” Disse saggiamente la donna. “Hai ragione, cosa farei senza di te?” chiese Paul abbracciando la moglie. “Potrei farti la stessa domanda” rispose con dolcezza Alex. Al piano di sopra Patricia stava riposando nella stanza che le era stata assegnata, si sentiva stanca e spossata, aver incontrato un fantasma aveva aggravato il suo stato d’ansia, sapeva il perché di quella spossatezza, ma non le sembrava il caso di rivelare al marito che sospettava di essere incinta. Avrebbe aspettato che tutta quella storia sarebbe finita, non le sembrava giusto essere così felice mentre Rose stava soffrendo, così come suo fratello e gli amici. Una lacrima le scese lungo la guancia, anche con gli occhi chiusi non era riuscita a trattenerla; sentì una mano asciugarle la lacrima e aprì gli occhi di scatto. Il sorriso di Oliver la accolse “No ti avevo sentito entrare.” Disse Patricia al marito. “Cosa ti affligge?” domandò serio l’uomo. “Che domande, questa situazione è così assurda anche se è vera.” Rispose la donna. “Non mentirmi, c’è dell’altro.” Disse Oliver guardando negli occhi la moglie “Perché non ti vuoi confidare con me?” Patricia scoppiò in lacrime e si nascose tra le braccia del marito. “Oliver, io sono così felice, ma non è giusto. Qui stanno tutti soffrendo e io sento il cuore pieno di gioia, perché …” “Perché sei incinta” finì la frase Oliver con un sorriso. “Ma come fai a saperlo?” chiese stupita la donna, guardandolo in volto. “Cara sono un medico, faccio caso a certi particolari. Stavo solo aspettando che me lo dicessi tu, secondo te perché non volevo che venissi qui? Non volevo farti sostenere un viaggio in carrozza, ma tu sei più testarda di un mulo.” “Oliver io non ero sicura, ma poi da un paio di giorni ho nausee e sono sempre stanca.” “E’ naturale” disse Oliver con un sorriso e posando una mano sul ventre della moglie “Sono l’uomo più felice del mondo” “Anch’io sto impazzando dalla gioia ma non mi sembra giusto, Rose potrebbe morire e soffro per questo ma nello stesso momento sono entusiasta di questo bambino. Mi sento così egoista.” Disse Patricia tristemente. “Ma non lo sei, quello che proviamo è naturale, pensa un figlio nostro, vorrei tanto che sia una femmina, bella come te, dolce, sincera.” “Ma non vuoi un maschio? Per il titolo?” “Perché hai intenzione di darmi solo un figlio?” chiese Oliver con un sorriso. “No, voglio altri figli” rispose Patricia sorridendo dolcemente. “Ci sarà spazio anche per il mio erede.” Disse Oliver “Comunque maschio o femmina, l’importante è che sia sano. Adesso però ti voglio visitare, sentiamo un po’ come sta il nostro bambino.” Disse Oliver facendo stendere la moglie e prendendo la sua valigetta. ********************************************** Un paio di ore dopo Jenkins aveva radunato una decina di uomini, pronti a seguire il duca nella sua ricerca, Paul spiegò velocemente lo scopo di quella spedizione anche se Jenkins aveva già illustrato la situazione agli uomini, tutti erano decise a mettere fine a quella persecuzione. Alexandra e Patricia li osservarono uscire poco dopo a cavallo, lì avrebbero aspettati fino al loro rientro, verso l’alba. Le due donne si diressero verso la camera di Rose, era meglio restare con lei, miss Pole cedette loro il posto molto volentieri, aveva paura di un’altra apparizione di Lucille. Alexandra accarezzò il volto della cognata con dolcezza. “La febbre sembra essersi leggermente abbassata” constatò. “Meno male, forse riuscirà a svegliarsi. Alexandra io devo dirvi una cosa, lo so che non è il momento ma, sono incinta. Volevo dirvelo perché mi sento in colpa, sono al settimo cielo ma al tempo stesso sto male per tutta questa situazione.” Alexandra alzò lo sguardo verso l’amica “Patricia ma è meraviglioso. Non dovete parlare così, un figlio è sempre una benedizione del cielo, penso che questo sia un ottimo segno. Un segnale positivo in tutta questa tragedia.” “Sapevo che avreste capito, siete un persona meravigliosa.” “Non esagerate.” Disse Alexandra mentre sostituiva un altro panno sulla fronte di Rose. “E’ la verità, i vostri genitori devono essere molto orgogliosi di voi.” “I miei genitori sono morti.” “Scusate la mia indelicatezza!” disse Patricia arrossendo. “Non c’è problema, mia madre è morta quando io ero piccola, era sordomuta, per questo mio padre che era medico, si è specializzato sulla cura di queste patologie. Io l’ho seguito nel suo lavoro, prima per attirare la sua attenzione, poi mi sono appassionata come lui.” “Come avete fatto a finire qui a Craincross?” chiese curiosa la donna. “Paul aveva richiesto l’aiuto di mio padre, ma lui era morto da qualche settimana e così sono venuta io, naturalmente non ho specificato che ero una donna, altrimenti mi avrebbe proibito di partire.” “Siete stata molto coraggiosa. Io non so se sarei riuscita a fare altrettanto.” “Patricia, ma voi vi siete ribellata a vostro padre, anche per fare quello ci vuole coraggio. Vostro padre è un uomo molto pericoloso.” “Me ne sto rendendo conto, non so come mia madre abbia potuto sposarlo. Lei era così dolce e comprensiva, purtroppo anch’io ho pochi ricordi di lei, come voi sono rimasta orfana di madre molto presto.” “Abbiamo qualcosa in comune, sappiamo bene cosa voglia dire. Noi almeno abbiamo dei ricordi, Rose purtroppo no, ha solo un ritratto di Lady Diamond e nient’altro.” Disse Alexandra indicando un quadro di fronte al letto della ragazza. “Ma io pensavo fosse il ritratto di Rose.” Esclamò Patricia. “Sono identiche, forse anche per questo motivo Lucille la odiava tanto, ricordava continuamente a Lord Diamond la moglie defunta. Patricia sospirò osservando l’amica poi notò un movimento. “Si è mossa” disse. “Come?” chiese Alexandra. “Rose, si è mossa, ha mosso la testa!” “Rose, mi senti, ti prego svegliati.” Implorò Alexandra, anche lei vide che la ragazza si muoveva leggermente poi aprì gli occhi con fatica. “Rose, sia ringraziato il cielo!” esclamò Alexandra abbracciandola. “Acqua” disse con voce roca la ragazza. “Certo, vado io” disse Patricia correndo fuori dalla stanza. “Come ti senti?” chiese Alex. “Sono stanca. Patricia?” chiese con voce roca. “E’ venuta con Oliver, l’abbiamo chiamato quando non ti passava la febbre, c’è anche Benjamine.” Alexandra notò gli occhi di Rose brillare per un attimo. “Si piccola è venuto per te, era così disperato. Tiene molto a te.” “Io non posso.. non posso stare con lui.” Disse Rose mentre calde lacrime gli solcavano il volto. “Non è così, sappiamo tutto, Lucille è apparsa a Benjamine e gli ha fatto vedere cos’è accaduto quella notte.” “Sono una assassina!” disse Rose. Alexandra la abbracciò stretta “No, piccola mia è stato un incidente, un terribile incidente. Tu non hai colpa.” In quel momento entrò Patricia con una brocca di acqua. “Rose, bevi e cerca di calmarti.” Disse Alex porgendo il bicchiere alla ragazza, si sentiva debole ma non riusciva a scacciare il pensiero che Benjamine aveva fatto molte miglia per stare accanto a lei, per un attimo provò un senso di benessere che non provava da tempo. Si sdraio nuovamente, senza forze il solo essersi messa seduta l’aveva stancata molto. “E’ notte?” chiese vedendo il buoi fuori dalle finestre. “Sì, tuo fratello, Benjamine e Oliver sono fuori alla ricerca della ossa di Lucille.” Disse Patricia. “Non capisco” disse Rose con sguardo sconcertato. “Vedi pensiamo che sotterrando le ossa di Lucille in un posto consacrata, lei possa trovare la pace che cerca e sparire definitivamente.” “L’unico posto che si merita è l’inferno” disse seria la ragazza. “Lo sappiamo, ovunque andrà la sua anima, sarà lontano da qui” disse Patricia, prendendole la mano. “Adesso non parliamo di Lucille, devi riposare. Desideri qualcosa?” chiese Alexandra. “A dire la verità ho fame” “Ti faccio subito preparare qualcosa, saranno felici di sapere che ti sei svegliata, erano tutti in ansia per te.” “Qui al castello ti vogliono tutti molto bene” disse Patricia. “Prima che tornasse Paul e arrivasse Alexandra, erano loro la mia famiglia.” Disse seriamente Rose. “Adesso riposati, vado a prenderti qualcosa” disse Alexandra uscendo dalla stanza, appena si fu allontanata si appoggiò al muro ed iniziò a piangere, ma erano lacrime di gioia. ********************************************** Gli uomini rientrarono all’alba dalle loro espressioni si capiva che le ricerche non avevano avuto esito, trovarono le due donne in salotto profondamente addormentate. Paul sorrise guardando la moglie sembrava una bambina così innocente e dolce, le andò vicino e depose un bacio sulla fronte. Alexandra si svegliò immediatamente e con un sorriso abbracciò Paul. “Si è svegliata!” esclamò la donna felice. “Rose?” chiese incredulo l’uomo. “Sì, poco dopo che vuoi siete partiti, ha voluto mangiare qualcosa. La febbre si è abbassata.” Disse tutto d’un fiato Alexandra. Paul la abbracciò fino a soffocarla, poi corse in camera della sorella, dietro di lui Benjamine non riusciva a muoversi, aveva capito bene? Non c’erano dubbi si vedeva dal sorriso di Alex e Patricia che si era svegliata, avrebbe voluto correre da lei e stringerla tra le braccia ma in quel momento c’era Paul accanto a lei. “Se le cose andassero per le lunghe, cercherò di portare via Paul così potrete andare da Rose” la voce dolce di Alexandra lo riscosse dai suoi pensieri. “Grazie!” fu l’unica cosa che riuscì a dire. Intanto Paul aveva svegliato la sorella per accertarsi di non aver capito male, Rose gli sorrise, felice di vedere il fratello. “Ciao piccola” disse Paul accarezzandole i capelli. “Ciao, hai una faccia tremenda” disse la ragazza notando le profonde occhiaie e il viso pallido. “Diciamo che sono stato a caccia” “Di ossa” disse seria Rose. “Come fai a saperlo?” “Me lo ha detto Alex. Avete trovato, insomma..” “No, ma stanotte ci andremo ancora e ti giuro, anche se dovessi rivoltare tutta la foresta, troverò quelle ossa.” “Paul io mi ricordo qualcosa. Non molto, ci ho pensato a lungo dopo aver sentito le parole di Alex, mi ricordo una pietra, una grossa pietra, è stata posta vicino a dove è stata seppellita Lucilla. O forse sopra, non so. Comunque ricordo solo questo.” “Almeno abbiamo un punto di riferimento. Adesso riposa.” “Anche tu” disse Rose poi cercò di dormire ancora un po’, anche se nel suo cuore sperava di ricevere la visita di Benjamine. E fu così, infatti poco dopo che Paul se ne fu andato sentì bussare leggermente e poi vide entrare Benjamine, il volto stanco ma si vedeva che era felice; Rose sentì il cuore balzarle in petto, come poteva vivere senza di lui? “Ciao, come stai?” chiese l’uomo. “Meglio” adesso che ci sei tu aggiunse mentalmente Rose. “Io, non so cosa dirti” disse l’uomo avvicinandosi al letto, Rose fece una cosa che non si sarebbe mai aspettata di fare, prese un mano di Benjamine tra le sue. L’uomo rimase sorpreso da quel gesto. “Perdonami” disse Rose. “Perdonarti? E per cosa?” disse Benjamine sedendosi accanto alla ragazza. “Per averti fatto soffrire, ma io non potevo farti entrare nel mio incubo.” Benjamine le accarezzò il volto che arrossì prontamente. “Io ti amo, Rose Diamond. Prima o poi sarei venuto lo stesso da te, io ho bisogno di te.” “E io di te, più di quanto tu immagini. Ho stupidamente creduto che Lucille potesse essere un ostacolo, credevo che te ne saresti andato a gambe levate..” “Non potrei mai lasciarti sola. Riusciremo a vincere.” “Benjamine?” “Dimmi” “Io ti amo” disse a bassa voce Rose abbassando gli occhi per la vergogna. Benjamine sorrise felice alzò le il volto poi la baciò, questa volta lei si abbandonò tra le sue braccia senza rimorsi. “Resta qui a dormire” gli disse Rose. “Non posso, tuo fratello.” “Ho detto dormire! Non lasciarmi sola” lo implorò, come poteva dirle di no? “Resterò ma dormo sul divano, non voglio che Paul mi uccida.” “Va bene, l’unica cosa che conta è che siamo insieme.” Disse Rose stringendo più forte la mano dell’uomo tra la sua. Benjamine appoggiò la sua fronte a quella di Rose. “Per sempre” disse poi con voce roca. “Per sempre” disse Rose con un sorriso.

Ritorna all'indice


Capitolo 23
*** Capitolo 23 ***


Innanzitutto voglio scusarmi per il ritardo con cui pubblico questo capitolo, purtroppo ho qualche problema di salute e la mia mente è concentrata su questo

Innanzitutto voglio scusarmi per il ritardo con cui pubblico questo capitolo, purtroppo ho qualche problema di salute e la mia mente è concentrata su questo. Ma non voglio annoiarvi, ringrazio le ragazze che mi sostengono con le loro recensioni. Mi scuso anche perché questo capitolo l’ho scritto con un po’ di fatica e non mi soddisfa molto. Comunque grazie, un bacio Betty.

CAPITOLO 23

Poco prima del tramonto gli uomini si stavano radunando nel salone principale, Paul aveva mandato un ragazzo a controllare la zona per segnalargli dove fossero poste delle grosse pietre in modo da restringere il campo di ricerca. Il ragazzo segnalò con precisione i posti dove aveva notato delle pietre con le caratteristiche che aveva descritto Rose.

"Bene, queste informazioni restringono di molto il campo. Dovremo dividerci in gruppi" Paul divise la cartina in tre zone "Io controllerò questa zona, tu Oliver quella successiva e Benjamin.. dov’è Benjamin?" chiese Paul guardandosi intorno.

Nessuno seppe rispondergli, Paul alzò un sopracciglio in modo interrogativo, mentre nella sua mente si stava facendo strada un sospetto "Vado a cercarlo" disse ma fu bloccato da Alex e Patricia.

"Non vi preoccupate Paul ci penso io, è andato a riposare nella sua stanza. A dire la verità avrei dovuto svegliarlo ma me ne sono scordata" poi la donna raccolse le gonne tra le mani e corse al piano superiore.

"Patricia non correre!" le disse Oliver.

"Sono incinta non invalida!" esclamò la donna zittendo il marito. Paul si voltò verso l’amico e sorrise dandogli un pacca sulla spalla. "E bravo il nostro Oliver, non hai perso tempo! Comunque dovrei andare io a vedere.."

"No, finisci di parlare con gli uomini, a Benjamin farò un riassunto" disse Alexandra spingendo Paul verso il gruppo in attesa. L’uomo non poté ribattere ma sospettava che Benjamin non fosse nella sua stanza.

"Stavamo dicendo.."

***********************************************************

Patricia andò sicura verso la camera di Rose, bussò, poi entrò con una mano davanti agli occhi, non voleva trovarsi davanti brutte sorprese.

"Benjamin.." disse poi sentendo che nessuno le rispondeva aprì le dita e vide il fratello che dormiva e Rose appoggiata alla sua spalla, sorrise erano così dolci, andò vicino al letto e scosse il fratello.

"Benjamin.." il ragazzo aprì piano gli occhi e osservò confuso la sorella, che diavolo ci faceva nella sua stanza? Poi sentì un peso sul suo braccio e si ricordò che era nella stanza di Rose.

"Che ore sono?" chiese.

"E’ il tramonto e da basso Paul si sta chiedendo dove sei! C’è mancato poco che venisse lui a cercarti!" esclamò Patricia mettendosi le mani sui fianchi.

"Diavolo!" esclamò l’uomo, se Paul l’avesse trovato lì sarebbero stati guai, fece appoggiare rose ai cuscini, la ragazza dormiva profondamente ignara del rischio che avevano corso.

Quando uscirono dalla stanza Patricia lo rimproverò ancora. "Ma sei impazzito? Se fosse venuto Paul, avrebbe potuto fare una sciocchezza!"

"Al più avrebbe fatto anticipare la data del matrimonio, su non fare quella faccia sorellina, è giusto che mi sposi anch’io. Adesso è meglio che vada, naturalmente io ero nella mia stanza!" disse l’uomo poi corse al piano inferiore.

"Scusate il ritardo, non mi sono svegliato!" esclamò in direzione di Paul.

"Non c’è problema" rispose l’uomo mentre osservava severo l’amico. "Stavamo dicendo che ci siamo divisi in tre squadre, tu dovrai perlustrare questo settore, il giovane John ci ha segnato dove ci sono delle pietre che potrebbero fare al caso nostro. Naturalmente lavorando al buio sarà un po’ dura."

"Sono sicuro che questa notte riusciremo a mettere fine a questo incubo" disse Benjamin.

"Mi sembri alquanto contento? A cosa dobbiamo questo stato d’animo?" chiese Paul curioso.

"Amico mio, ogni uomo ha dei segreti che non vuole rivelare. Credo che si ora di andare!" disse poi rivolto agli uomini che gli erano stati assegnati, insieme a loro si diresse verso il cortile del castello.

Paul avrebbe voluto sapere cosa nascondesse "Togliti quell’espressione truce dal volto! Sei troppo sospettoso." Gli disse Alexandra dandogli un bacio sulla guancia.

"Non sono sospettoso, sono un uomo e so come ragioniamo!" disse poi uscì anche lui per la loro caccia al tesoro.

***********************************************************

A Londra l’anziana Lady Christina stava osservando il fuoco nel camino, le fiamme erano così belle e pericolose pensò. Dopo il matrimonio del nipote, non aveva più osato uscire di casa a causa della vergogna, di colpo era invecchiata, si sentiva stanca. Aveva lottato tutta la vita per ottenere i suoi scopi e alla fine aveva fallito; ripensò al suo debutto in società, avrebbe potuto sposare addirittura il principe, lui aveva espresso una simpatia nei suoi confronti, invece i suoi genitori l’avevano già incastrata in un matrimonio combinato con la famiglia Diamond, e il principe saputolo si era dedicato ad altre giovani fanciulle. Si era dovuta rassegnare, perché quello scellerato di suo padre aveva buttato la loro ricchezza ai tavoli da gioco e in compagnie femminili. Lei era stato l’agnello sacrificale per saldare tutti i debiti che assillavano la sua famiglia, una famiglie tra le più in vista di tutta l’Inghilterra, sospirò. Dopotutto Joshua Diamond era stato un buon marito e non le aveva mai fatto mancare niente, ma lei doveva prendersi la sua rivincita, doveva salire ancora di un gradino la scala sociale. Quello stupido di suo figlio e poi suo nipote aveva distrutto tutto, tutto il suo castello di carta. Sospiro di nuovo in preda ai ricordi, quando una fiammata insolita del camino attirò la sua attenzione.

"Che succede?" disse ad voce alta, ben sapendo che nessuno avrebbe potuto sentirla.

"Sei invecchiata!" disse una voce alle sue spalle, era stato un sibilo ma lei lo aveva sentito chiaramente. La donna si girò di scatto ma non vide nessuno, forse si era fatta suggestionare dalle stupide dicerie che dicevano sul fantasma di Lucille, si mise una mano sul cuore e sentì che batteva all’impazzata, si alzò a andò a tirare il cordone accanto al letto, subito una cameriera corse da lei.

"Desiderate milady?"

"Fatemi preparare una tazza di te e che sia ben caldo"

"Subito milady" rispose la ragazza facendo un inchino e uscì dalla stanza.

Christina tornò a sedere davanti al fuoco, all’improvviso le sembrò di vedere tra le fiamme un volto, chiuse gli occhi e li riaprì, l’immagine era scomparsa. Cosa le stava accadendo? Stava forse perdendo il senno?

"No, non stai perdendo il senno mia cara!" la voce! Un’altra volta, Christina si voltò di scattò e si fronteggiò con la proprietaria della voce, Lucille.

"Lu-Lucille!" esclamò la donna meravigliata e spaventata allo stesso tempo.

"Sono tornata, per te."

"Per me?" chiese allibita Christina.

"La mia fine è giunta, tra poco sparirò da questo mondo, ma non me ne andrò da sola."

"Cosa vuoi dire?" chiese Christina indietreggiando.

"L’hai già capito, tu verrai con me, anche tu sei colpevole quanto me, ma non preoccuparti non soffrirai."

"Tu non puoi!" disse la donna.

"Cara Christina è giunto anche il tuo momento. Forse ti farebbe piacere sapere che Rose e il giovane Price si sposeranno, non sei contenta? Seppur in modo trasversale hai raggiunto il tuo scopo. Ora niente ti tiene legata a questo mondo." Lucille si avvicinò lentamente alla donna.

"No! Noooo!" urlò Christina disperata.

Sentendo le urla la cameriera che stava portando il te, abbandonò per terra il vassoio, corse verso la stanza di Lady Christina ed entrò, quello che vide fu la donna seduta sulla poltrona accanto al camino e un essere che la osservava sorridendo, una donna bellissima ma effimera.

La ragazza rimase impietrita poi urlò con quanto fiato aveva in gola, altre cameriere accorsero e videro Lucille, lo spirito poi sparì così come era venuto. Lady Christina giaceva sulla poltrona senza vita.

***********************************************************

Tra poche ore sarebbe stata l’alba e le loro ricerche non avevano avuto esito, Paul si sentiva sconfortato, avevano esaminato solo una piccola parte dei posti segnalati, ormai si stava rassegnando all’idea di dover continuare il lavoro il giorno successivo.

Raccolse le forze e spostò un altro masso con l’aiuto di un altro uomo, sempre insieme scavarono con lentezza il terreno, un ragazzo teneva una lanterna per illuminare il loro lavoro, Paul stava per abbandonare quello scavo quando notò qualcosa di bianco, decise di togliere altro terreno e finalmente trovò quello che stavano cercando. In pochi minuti aveva riportato alla luce le ossa della donna che ossessionava le loro vite. Oliver e Benjamin erano stati chiamati e arrivarono quando il corpo fu disseppellito interamente, Oliver studiò lo scheletro "Vedete queste costole rotte devono aver perforato i polmoni e forse il cuore, il bacino e rotto, è morta sul colpo sicuramente."

Paul trovò nel terreno un anello con inciso lo stemma dei Diamond, quella era la conferma "Forza portiamola al castello, chiudete quella buca e qualcuno vada a chiamare il prete, ditegli che c’è un funerale da celebrare."

Quando arrivarono al castello, le tre donne li stavano attendendo con ansia, non riuscivano a crederci che l’incubo stava per finire. "Dobbiamo ancora celebrare il funerale, non siete obbligati a venire" disse Paul rivolto agli amici, Alexandra era al suo fianco e gli teneva la mano.

"Io ci sarò" disse al marito.

"Anche noi" disse Patty parlando anche per Oliver.

"Devo esserci" disse Rose sapendo che Benjamin sarebbe stato al suo fianco.

Quel pomeriggio il prete del villaggio vicino celebrò il funerale di Lucille Diamond, seconda moglie del defunto Lord Diamond. I resti mortali furono sepolti in un terreno al di fuori delle mura del castello, terreno fatto prima consacrare, con quel gesto si chiudeva definitivamente una delle pagine più triste della dinastia dei Diamond.

Durante la cena erano tutti allegri, ormai non temevano più l’apparizione del fantasma, Jenkins però interruppe il loro chiacchiericcio. "Milord, perdonatemi se vi interrompo, ma è arrivato un messaggero da Londra."

"Chi lo manda?" chiese Paul curioso.

"Il Sig. Brooke"

"Il notaio di Lady Christina?" disse Paul non capendo il perché di quella visita. "Fallo passare Jenkins."

"Come desiderate Milord."

Pochi attimo dopo, un uomo entrò era stanco per il lungo viaggio e Paul fece portare da bere per lui, dopo essersi dissetato l’uomo consegnò una lettera da parte del notaio Brooke. Paul aprì la busta impaziente, lesse velocemente mentre un’espressione incredula gli si dipingeva sul volto.

"Paul cos’è accaduto?" chiese Alexandra preoccupata.

"Leggi tu stesa" disse l’uomo passando la lettera in mano alla moglie.

Signoria vostra, vi scrivo questa lettera per comunicarvi il decesso di vostro nonna, Lady Christina Diamond, è morta l’altra notte senza soffrire nel calore della sua casa.

Sono estremamente affranto per la scomparsa di Lady Christina che reputavo una donna molto colta e cortese e mi aggiungo con umiltà al vostro dolore.

Essendo morta senza testamento tutte le sue proprietà passeranno in mano vostra e di vostra sorella al compimento della maggiore età di Lady Rose.

Vorrei aggiungere anche che numerose cameriere hanno visto un "fantasma", una donna, accanto al corpo di Lady Christina, naturalmente sono tutte credenze popolari ma mi è sembrato giusto avvisarvi prima in modo che possiate mettere a tacere queste chiacchiere.

Attendo vostre notizie, servo vostro.

Notaio

J. Brooke.

Alexandra posò la lettera che venne letta anche da Rose e dagli altri, tutti sapevano che il fantasma nominato non era una credenza popolare ma l’ultima apparizione di Lucille.

"Questa volta è veramente finita" disse Paul prendendo una mano di Alex tra le sue.

"Una nuova vita, da oggi inizia una nuova vita!" disse Rose con un sorriso.

Ritorna all'indice


Capitolo 24
*** Capitolo 24 ***


Eccoci finalmente all’epilogo, ringrazio tutte le ragazze che mi hanno seguito e incoraggiato Luxy, Stormy, Rossy, Meiko, Gemini

Eccoci finalmente all’epilogo, ringrazio tutte le ragazze che mi hanno seguito e incoraggiato Luxy, Stormy, Rossy, Meiko, Gemini, Alex-kami, Lizzie, Len-chan, Ailin. Ringrazio anche coloro che non hanno lasciato recensioni ma hanno letto questo racconto. Grazie a tutti Betty

CAPITOLO 24

Il suo sguardo si perse lungo la brughiera, era il tramonto e lo spettacolo era incredibile, la primavera era sempre stupenda, con la sua esplosione di vita, un leggero venticello gli scompigliò i capelli facendo uscire qualche ciocca dal nastro che li teneva legati.

Osservò le varie sfumature del cielo che in quel preciso momento passavano dal giallo al rosso, il sole lentamente si inabissava all’orizzonte.

Avrebbe dovuto andare nel salone ad intrattenere gli ospiti, ma in quel momento voleva solo pensare, pensare a tutto quello che era successo negli ultimi anni e la consapevolezza che fosse finalmente libero lo fece sorridere; non gli sembrava ancora vero. Respiro a pieni polmoni e si girò per rientrare all’interno del castello, sentì subito l’enorme vociare che facevano le persone in festa, però prima di unirsi a loro andò nella sua stanza, la scena che lo accolse lo riempì di gioia, infatti accanto al camino c’erano le sue ragioni di vita; si avvicinò alla donna e le accarezzò i capelli setosi raccolti in una semplice treccia.

"Non ti avevo sentito entrare" disse Alex alzando gli occhi verso il marito.

"Eri troppo presa dalla nostra peste" disse Paul guardando con amore la figlia che si nutriva avidamente dal seno materno, le accarezzo dolcemente il ciuffetto di capelli che aveva in capo, del suo stesso colore, mentre gli occhi erano quelli di Alexandra.

"Sei geloso?" gli chiese la donna con un sorriso.

"Non dovrei, ma sto notando che riservi molte più attenzioni a lei che a me" disse fingendosi offeso Paul.

"Non mi sembra di trascurarti di notte" ribatté maliziosa Alex.

La loro discussione fu interrotta dalla bambina che sazia aveva iniziato ad emettere vari gridolini per attirare l’attenzione dei genitori, a quattro mesi la piccola sapeva già imporsi.

"Tieni prendila tu, così posso sistemarmi" disse la donna porgendo il piccolo fagotto a Paul, l’uomo con mano esperta presa la figlia e le fece fare il ruttino.

"Corinna così sembri proprio uno scaricatore di porto!" esclamò l’uomo con un sorriso, subito ricambiato dalla piccola. Ripensò a quando era nata e alla paura nel prenderla in braccio, era così piccola e fragile, poi aveva acquistato sicurezza e preferiva essere lui ad occuparsi della piccola quelle rare volte che Alex era occupata; strinse la bambina tra le braccia, cosa che la piccola Corinna gradi. Corinna, il nome di sua madre, Alex aveva insistito per chiamare la piccola così, cosa che a lui aveva fatto un piacere immenso.

"Sono pronta" disse Alexandra dopo pochi istanti, Paul la osservò il semplice abito metteva in evidenza i seni ingrossati a causa del latte, ma per il resto Alex era in splendida forma, sempre bellissima; insieme scesero la scalinata nel salone addobbato a festa, gli invitati seppur pochi erano aumentati verso sera quando ai dipendenti del castello era stato offerto di unirsi al banchetto. La felicità si percepiva nell’aria, Paul volse lo sguardo verso il tavolo dove erano seduti i novelli sposi, notò che si stringevano la mano e sorrise, Benjamin era l’uomo giusto per Rose, lo aveva dimostrato più volse sia prima che durante il fidanzamento.

Pensò che adesso erano una grande famiglia, loro, Rose e Benjamin, Oliver con Patricia e il piccolo Lucas, di pochi mesi più grande di Corinna. Vennero accolti con sorrisi e molti complimenti per la piccola che si pavoneggiava in braccio al padre, sorridendo felice, ma quando vide Lucas allungo le braccine verso il bambino; i due bambini sembravano andare molto d’accordo.

"Paul nostra figlia ha già le idee chiare, mi sa che abbiamo già trovato un marito per lei!" esclamò Alexandra ridendo.

"Fa così perché è un altro bambino!" disse geloso Paul.

"Dai lasciali giocare insieme, cosa vuoi che combinino?" in quell’istante Corinna tirò un lembo della preziosa tovaglia e fece rovesciare parecchi calici, fortunatamente nessuno si sporco; Paul alzò un sopracciglio in direzione della moglie come per digli cosa ti avevo detto? Poi si sedette accanto a Rose, seguito da Alexandra sorridente.

La donna era stanca ma ripensando alla bella giornata si sentì riempire di gioia, Rose e Benjamin avevo scelto di sposarsi nella piccola cappella del castello, una cerimonia intima, per pochi invitati. Lord Price, seppur invitato, non si era presentato ma aveva mandato i propri auguri ai futuri sposi, pochi giorni prima, erano mesi che non aveva rapporti con i figli, ma quel semplice biglietto aveva fatto sperare Benjamin e Patricia, che il padre si fosse pentito del suo comportamento.

Alexandra fece un bilancio degli avvenimenti che erano avvenuti, non pensava che la sua vita sarebbe cambiata così radicalmente, ripensò a suo padre e a sua madre come sarebbero stati felice di diventare nonni, quanto avrebbe voluto averli al suo fianco. Ma non si poteva avere tutto, anzi lei aveva già tutto quello che si poteva desiderare, un marito che la amava, una bellissima figlia e una famiglia numerosa che era sicura si sarebbe allargata presto.

Osservò Paul al suo fianco, il suo sguardo era così sereno, in quel momento stava cercando di convincere Corinna a non tirargli i capelli, niente a che vedere con l‘uomo gelido e taciturno che aveva conosciuto parecchio tempo prima.

"Benjamin ora tocca a te diventare padre" disse Oliver al cognato, interrompendo i pensieri di Alex.

"Abbiamo tempo e poi mi sembra che due pesti bastino per il momento!" rispose l’uomo osservando il nipote che stava gattonando lontano dai genitori e si avvicinava a passo spedito verso un prezioso vaso posto dietro di loro.

"Cielo Lucas!" esclamò Patricia correndo dietro al figlio e prendendolo in braccio. "Oliver quante volte ti devo dire di non lasciarlo per terra, in un attimo scappa via!"

"Amore, un attimo fa era qui!" esclamò l’uomo incredulo che il figlio fosse così veloce.

"Oliver dovresti stare più attento!" disse Paul ridendo.

"Paul ti devo dire la stessa cosa! Corinna sta mangiando la cera delle candele" rispose Oliver, soffocando un sorriso.

Alexandra fece aprire la bocca alla bambina che non ne fu molto felice e le estrasse i pezzettini di cera, o almeno quelli che la piccola non aveva ancora ingoiato.

"Penso che io e Benjamin aspetteremo ancora un po’, fare il genitore è un lavoro a tempo pieno e abbastanza faticoso! Meglio fare gli zii." Disse Rose.

"Per il momento, però!" la rimbeccò Benjamin.

All’improvviso un vento gelido penetrò nel salone, l’allegria generale venne sostituita da un terribile sospetto, le piccole fiammelle delle candele tremarono e sembrarono spegnersi.

"Non può essere!" esclamò Alexandra stringendosi al marito.

Nessuno osava muoversi, alcune donne si inginocchiarono e fecero il segno della croce, poi un altro soffio questa volta un po’ più caldo invase la stanza.

"Cosa sta succedendo?" chiese Paul, erano tutti preoccupati tranne i due bambini che ridevano sembravano che sapessero che non c’era niente di cui spaventarsi.

"Mio Dio!" disse Patricia guardando davanti a sé, fu l’unica che riuscì a dire qualcosa, tutti gli altri erano ammutoliti.

Davanti a loro era comparsa una figura sorridente, Alexandra si girò verso Paul e vide che una lacrima gli stava solcando la guancia, riguardò la figura era identica a Rose e allora capì.

"Madre!" disse Paul commosso, la figura sorrise, l’espressione felice del suo viso contrastava con la commozione che le si leggeva negli occhi.

"I miei bambini – disse con voce vellutata osservando i due fratelli seduti vicino – come siete cresciuti. Io non vi ho mai abbandonato e non lo farò mai, sarò con voi e con i vostri figli. Ricordatevi che vi voglio bene e ve ne vorrò per sempre." Si avvicinò ai due e cercò di accarezzare i loro visi ma purtroppo la mano non aveva consistenza. Osservò la sua nipotina con amore, poi si rivolse ad Alex. "Grazie per tutto quello che hai fatto." Disse poi sparì nel nulla.

"E’ tutto così assurdo" disse Oliver sgomento.

Rose stringeva sia la mano del marito che quella di Paul incredula "Finalmente l’ho conosciuta" disse con un sorriso a Paul.

"Hai visto come vi assomigliate? Siete identiche." Disse Paul.

"Sono felice, adesso ho tutto quello che desideravo. So che nostra madre mi voleva bene."

"Te lo sempre detto"

"Sì, ma avevo sempre voluto sentirmelo dire da lei."

"Credo che la festa possa continuare!" disse Paul a tutti i presenti per cercare di togliere quel senso di sgomento presente su quasi tutti i volti, per un momento tutti avevano creduto che sarebbe riapparse Lucille. I più anziani piangevano commossi, avendo conosciuto lady Corinna ricordavano con nostalgia la donna.

"Sono sicura che nostra madre vorrebbe che la festa continuasse" disse Paul, diede Corinna in braccio a Rose ed invitò Alex a ballare, un violino accompagnò la loro danza.

"Ti amo Paul"

"E io amo te." Rispose Paul con un sorriso.

***********************************************

Quella notte mentre tutto il castello dormiva la piccola Corinna se ne stava sveglia nella sua culla, osservava quelle strane persone che c’erano accanto a lei.

"Caro assomiglia alla madre" disse lady Corinna al marito.

"No, è una Diamond, assomiglia a me." Rispose Lord Diamond.

"Milord concordo con vostra moglie, assomiglia alla nostra Alexandra, vero Elizabeth." Disse Arnold Averstone.

La donna al suo fianco molto somigliate ad Alex disse: "Non importa a chi assomiglia, è una bambina bellissima. E noi gli saremo sempre accanto."

La piccola Corinna rise felice, aveva capito che quelle persone gli volevano molto bene, la sfioravano ben sapendo che non avrebbero mai saputo toccarla veramente, la bimba cercava di afferrare la mani ed emetteva gridolini felici. Questi svegliarono Paul ed Alex che andarono accanto alla culla per vedere cosa avesse la piccola, ma videro che stava ridendo e cercava di afferrare il vuoto.

"Quante energie!" esclamò Alex con un sorriso.

"Cosa facciamo?" chiese Paul assonnato.

"Lasciamola divertire, finché ride non c’è problema" disse Alexandra coprendo meglio la piccola con la copertina, le accarezzò la testa dolcemente e così fece anche Paul.

"Buona notte piccola" mormorò l’uomo poi seguì la moglie nel loro letto, la abbracciò e si riaddormentarono velocemente, ignari della presenza degli spiriti.

"Credo che potremmo restare ancora un po’" disse Corinna.

"Dopotutto qualcuno dovrà badare alla bambina" le rispose Elizabeth.

FINE

 

 

 

Ritorna all'indice


Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=11146