A Place Just For Us

di liamdream
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Il posto ***
Capitolo 2: *** Sono Zayn, piacere. ***
Capitolo 3: *** Lui non sa ***
Capitolo 4: *** La verità. ***



Capitolo 1
*** Il posto ***



                                                                                                           1. IL POSTO

E’ l’ultimo giorno di scuola. Sono in classe, la prof di italiano sta spiegando qualcosa, ma non sono attenta.

Sono stanca, voglio andare a casa. Odio la mia classe, odio la scuola, odio tutto. Tutto tranne i libri. Amo leggere, ma anche le poche persone con cui parlo non lo sanno.

Be’, in effetti è normale che a nessuno passi per la mente che una ragazza con un pircing al naso, con i capelli rossi che ricopre sempre di strani accessori e con occhi marroni, quasi neri, ricoperti ogni giorno con un eyeliner nero ami leggere.

Comunque il mio nome è Evie-Rose (Evie si legge Ivi), ma tutti mi chiamano Rose. O meglio, i miei parenti mi chiamano così, dato che sono le uniche persone con cui parlo.

Finalmente è suonata quella maledetta campana. Questo significa che non rivedrò più per tre mesi tutte le persone che odio. 

Metto via l’astuccio nero, prendo la borsa dello stesso colore ma ricoperta di borchie e esco dalla classe senza salutare nessuno, attraverso tutto il corridoio e Ciao Ciao scuola!

Inizio a camminare lungo il marciapiede, attraversando la fitta nebbia di Londra e guardando il cielo scuro.

Decido di andare a casa prendendo una stradina che faccio di rado. 

Affianco a un palazzo trasandato trovo una piccola via. Ci entro, voglio vedere cosa c’è qui.

Esamino tutta lo stretto e cupo sentiero, fino a trovare una scala.

Appoggio il piede destro sopra il primo scalino per controllare che sia saldo. Controllatosi, salgo lentamente e guardandomi in giro i primi sette scalini. All’ottavo rimango ferma per osservare quello che riesco a vedere.

Ci sono delle piccole rampe (come quelle per le carrozzine), che terminano poi in altre rampe e alcune scalinate che si limitano a due o tre gradini per poi riscendere con altrettanti.

Salgo ancora gli ultimi scalini fino ad arrivare in cima al palazzo.

Inizio a camminare su tutta la superficie, ammirando i graffiti fatti con bombolette spray sopra la pittura bianca ormai diventata grigia, salgo e scendo i gradini, cammino sulle rampe, e mi affezziono a tre gradini completamente ricoperti di spray ormai sbiadito.

Guardo con attenzione il disegno e noto una lacrima, con una bottiglia e un pacchetto di sigarette, o almeno così ho interpretato quei disegni poco chiari e sbiaditi.

Mi siedo sul terzo gradino e appoggio i piedi su quello più basso.

Appoggio la borsa affianco a me e prendo il libro che ho iniziato a leggere la scorsa settimana. Mi perdo tra i dettagli perfetti che immagino leggendo quelle piccole ma tanto precise parole.

Ma all’improvviso sento il brontolio della mia pancia, ho fame. Così, finito il capitolo, rimetto quel capolavoro dentro la borsa, mi alzo, e cammino lentamente pensando che domani, se non prima, tornerò in questo strano ma per me bellissimo posto. 

Scendendo le scale un pensiero che prima mi era sfuggito mi riempie la mente: Se ci sono quei graffiti vuol dire che non sono l’unica a conoscere questo posto, e che questo posto non è solo mio. Ma, annebbiata da quel pensiero non mi sono accorta che un ragazzo stava venendo verso di me, guardandomi. Era abbastanza alto, capelli neri, occhi marroni, bellissimo. Incrociai i suoi occhi con i miei e ne rimasi incantata, ma, come per svegliarmi, scossi la testa cercando di non farmi notare e abbassai lo sguardo.

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Ciaao bellissime! Questo è il primo capitolo di una mia fan fiction! 
Spero di essere stata abbastanza brava.
Grazie per la lettura, lasciate una recensione! 
Alla prossima, DearRue <3

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Capitolo 2
*** Sono Zayn, piacere. ***


  

  2. SONO ZAYN, PIACERE.

 
Mi siedo sul letto. Non so per quale motivo ma continuo a pensare a quel ragazzo. Era strano, diverso. Non era come tutti i ragazzi che ci sono a scuola.
E se fosse stato lui a fare quei graffiti? 
Forse domani non dovrei andare, forse a lui ha dato fastidio che io sia andata lì.
Cerco di distrarmi mettendomi mettendomi le cuffie e attaccando una qualsiasi canzone sul mio Ipod. Un’altra cosa che amo è la musica. Mi fa stare bene, come leggere.
Mi corico sul letto e mi addormento, con la musica che scorre nelle mie orecchie.
* * * 
Era bellissima, quei capelli rossi con quel cerchiello di rose, quegli occhi marroni intensi e luminosi, ed era stata nel mio posto.
Nella mia casa
Voglio vederla, devo rivederla.
Chissà cosa ha pensato dei miei disegni, chissà cosa stava facendo lì. E se decidesse di tornare? 
Oh Zayn, basta ora. E’ una ragazza come tutte le altre mi dico.
Forse è meglio se dormo un po’, domani voglio stare lì, ad aspettarla.



Salgo lentamente le scale e sorrido alla vista di quei bellissimi capelli rossi. Sta guardando fuori, il cielo, il traffico, e non si è accorta che c’è qualcuno qui con lei.
Mi avvicino e sussurro piano un Ciao con tono dolce.
Si gira di scatto verso di me. 
-Scusa, non volevo spaventarti.- Non dice una parola, niente.
-Sono Zayn, piacere.- Le tendo la mano e lei me la stringe piano -Rose.- risponde con voce dolce e sottile.
- Da quanto sai di questo posto?- chiedo sedendomi sui miei scalini preferiti, quelli in cui ho disegnato una lacrima, una bottiglia e un pacchetto di sigarette.
-L’ho trovato ieri, dopo scuola.- La luce del sole fa splendere i suoi occhi; ne rimango incantato.
-Ti piace qui?- chiedo facendole cenno con la mano di sedersi vicino a me. Mi guarda per un po’ prima di sedersi -Li hai fatti tu questi?- indica i miei graffiti. 
Sorriedo e muovo la testa dall’alto verso il basso.
Abbassa la testa sorridendo e lasciamo passare il tempo in silenzio, guardandoci in giro.
La mia voce rompe il silenzio -Vieni.- la prendo per mano e la porto giù, sotto le scale, fino ad arrivare alla sponda del lago che abbiamo vicino. 
Lei mi stringe timidamente la mano, e cammina piano, come se dovesse guardare tutto e conoscerne ogni minimo particolare. 
Fa bene, questo è un posto meraviglioso, e davvero poche persone ne conoscono l’esistenza.
-Guarda.- sussurro. Lei sorride. 
Dio, quanto amo il suo sorriso. E’ stupenda.
Tocca timidamente l’acqua limpida e pulita e sorride nel vedere il suo riflesso.
-E’ bellissimo qui- 
-Lo so, passo le giornate qui, a guardare il sole, l’acqua, la gente che passa, ad ascoltare il rumore delle macchine, il canto degli uccelli e tutto il resto. Io, qui, da solo.- le dico.
-Da quanto conosci questo posto?- Dice appoggiando la testa sulla mia spalla, stendendo di lato le gambe e guardando fuori.
Piano piano, la ragazza timida e riservata sta iniziando ad aprirsi un po’ con me. E’ strano. Si è appoggiata sulla mia spalla, senza che glielo chiedessi, senza esitare, senza chiedermi il permesso con lo sguardo.
Le accarezzo i capelli dolcemente e le racconto come sono arrivato qui. 
Due anni fa avevo litigato pesantemente con mio padre, scappai di casa senza sapere dove andare. Volevo trovarmi un lavoro, comprarmi una casa e poi forse farmi una famiglia. 
Le prime notti andai a dormire dall’unico amico che avevo qui vicino. 
Mi trovai facilmente un lavoro, e girovagando per le vie di Londra trovai questo posto. 
Me ne innamorai e pensai subito che sarebbe stato un enorme quadro per i miei disegni.
Andai subito a comperare le bombolette spray e iniziai a disegnare ovunque.
Quello dove eravamo seduti prima è stato il mio primo graffito fatto qui.
Mi guarda e fa un piccolo sorriso, è la persona più dolce del mondo.

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Capitolo 3
*** Lui non sa ***


                                                                                                    3. LUI NON SA
E’ la prima volta che parlo così con una persona che non sia mia mamma. 
Non so come, non so perchè, ma con lui mi sono sentita bene. Mi sono sentita sicura.
Mi sono appoggiata su di lui. Pensavo non facesse niente o addirittura mi respingesse.
E invece? Invece mi ha accarezzato i capelli e ha iniziato a parlarmi di se.
Credo che Zayn abbia una stroia difficile, e che non inizia ne finisce lì dove lui mi ha raccontato, ma sono felice che me ne abbia parlato un po’.
Ieri, quando mi ha accompagnato a casa, mi ha promesso che sarebbe venuto a prendermi e mi avrebbe portato in qualche posto. 
Non mi ha detto a che ora però, e non ho nemmeno il suo numero di telefono. Appena lo vedo è meglio che lo chiedo!
Ma dato che non so quando arriva corro felice in cucina e mi preparo il caffè canticchiando qualche canzoncina allegra ascoltata ieri sera prima di andare a dormire. 
Mia madre mi guarda come se avessi ucciso qualcuno, ma non ci faccio caso. 
Mi ferma dicendo -Cosa succede? Non ti ho mai visto sorridere così.- 
- Niente! Sono assolutamente normale, sto solo cantando.- dico con un sorriso.
Suonano al campanello. 
Oh no, non può essere lui!
Sono ancora in pigiama! Devo ancora prepararmi!
-Mamma vai tuuu!- urlo salendo velocemente le scale per andare in bagno a prepararmi.
Non voglio che lui mi veda così.
Sento mia madre che apre la porta, e mi nascondo dietro il muro per vedere.
-Salve, c’è Rose?- è Zayn. Cazzo. Come faccio? Devo vestirmi, devo lavarmi, devo truccarmi!
-Chi sei tu?- chiede mia mamma che, girandosi verso le scale, si sistema i capelli spettinati.
-Sono Zayn, piacere di conoscerla, sono un amico di Rose, presumo lei sia sua madre.- Rido sentendo le sue parole, non l’ho mai sentito parlare così, anche se lo conosco da poco.
-Mia figlia ha un amico?- ha ha molto simpatica mamma! 
-Roooose!- oh cazzo! Corro in bagno per paura che Zayn venga su.
-Evie-Rose! Vieni qui! Non fare la bambina, scendi! Dai che c’è il tuo amico!- sorrido nel sentire la risata di Zayn. E’ così dolce, la amo.
-Dai scendi! Ti porto a fare colazione!- dice lui.
Corro in camera, mi chiudo a chiave e apro l’armadio.
Non so cosa mettermi.
Inizio a scartare ogni vestito che trovo. Poi scelgo una camicietta nera con borchie oro e dei pantalonci di jeans corti.
Vado in bagno e sento le voci dei due parlare e ridere.
Mi lavo velocemente per evitare che mamma parli troppo, come sempre.
Metto l’eyeliner nero, come sempre, e pettino i capelli che oggi lascerò senza rose o altro.
Controllo il pircing e esco dal bagno.
Torno in camera e prendo le mie solite vans grigie e rosa, le metto e scendo dalle scale lentamente e un po’ imbarazzata. 
Lo guardo e sorrido, ma abbasso lo sguardo quando si alza e sorride. 
Per salutarmi mi da un bacio sulla guancia.
E’ bellissimo, più di sempre-
-Buongiorno signorina!-
-Buongiorno!- dico un po’ imbarazzata.
-Andiamo?- guardo mia mamma che mi da’ il permesso con lo sguardao sorridendo.
-Ciao mamma!- le do un bacio sulla guancia.
-Arrivederci e grazie- dice lui.
Ce ne andiamo tranquilli fuori di casa. 
-Tua madre è molto simpatica, sai?- fa’ una piccola risatina.
-Cosa ti ha detto?- spalanco gli occhi preoccupata. La conosco troppo bene, probabilmente ha detto qualcosa di imbarazzante.
-Mi ha solo detto che non parli mai, che sei sempre molto riservata e che vederti così felice e saltellante questa mattina le ha resa contenta.- abbasso la testa tutta rossa per l’imbarazzo.
Ma quella donna non puo’ mai stare zitta? Perchè gliel’ha detto?
-Sei bellissima oggi, ancora più del solito.- mi dice sorridendo, forse per cambiare discorso. Ma quel ragazzo sa essere maledettamente dolce.
Arrossisco e mi prende per mano.
-Ora andiamo a fare colazione! Cosa prenderai tu?- sa mettermi terribilmente a mio agio.
Mi porta in un bar con le pareti arancioni e dei tavolini bianchi con tovagliette viola.
Ci sediamo sul tavolo in fondo a sinistra.
Iniziamo a parlare del più e del meno.
-Colore preferito?- chiede lui.
-Rosso come quello delle rose che avevo tra i capelli ieri, tu?- era un rosso misto ad un viola.
-Blu. Passioni, hobby o altro?- rimango in silenzio per un po’. Non so se dirgli la verità.
Nessuno lo sa. Lui sarebbe il primo.
-Leggere e ascoltare musica.- mi limito a dire. 
Faccio un respiro profondo nel vederlo sorridere. 
-A me piace disegnare, anche se nessuno lo sa, apparte te. Ovviamente.- sorrido.
-La scuola? Che scuola e classe fai?- chiede lui.
-Sono in quarta liceo scientifico, tu?-
-Quindi hai 17 anni giusto? Io ho mollato la scuola a 16, e ora lavoro e ne ho 19.- 
-A me tutto sommato piace la scuola, se solo non ci fossero gli altri ragazzi. Odio tutte le ragazze e i ragazzi che girano lì.- lui ride.
Arriva la cameriera e prima di chiederci cosa vogliamo ordinare dice -Ciao Zayn! Mi hai portato la tua ragazza eh?- lui ride. Ma io mi trovo completamente in imbarazzo. E poi cosa vuole questa? Perchè lo conosce?
-No Lea! E’ una mia amica, comunque io prendo un caffè, e tu Rose?-
-Un caffè e un croissant, grazie.- 
La ragazza saluta e se ne va.
-Io lavoro qui, è per questo che la conosco.- oh, ora capisco tutto.
-Ah capito.- non aggiungo altro.
Nell’attesa che arrivino le cose appena ordinate parliamo del più e del meno, ma poi..
-Tuo padre che lavoro fa?- abbasso la testa e rimango in silenzio. 
Non è colpa sua, lui non sa. Ma io sì, io so fin troppo.

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Capitolo 4
*** La verità. ***




                                                                                                     LA VERITA'
Arriva la cameriera nel suo vestito azzuro che fa' risaltare i suoi capelli biondi raccolti in una coda e che si abbina al colore dei suoi occhi.
-Ecco a voi.- le sue labbra a cuore si curvano in un sorriso e fanno uscire quelle parole con voce fina e dolce e posa la colazione sul tavolo.
Apro una bustina bianca che contiene zucchero e la verso nel marrone del caffè.
Mescolo con il cucchiaio di acciaio con molta agitazione. Guardo con attenzione la mia mano e seguo i movimenti veloci del mio braccio, ma una mano mi ferma.
La mano calda e grande di Zayn mi afferra il polso dolcemente, senza stringerlo, come per fermarmi.
Mi fermo a fissare i suoi occhi marroni con sfumature di un altro marrone, come se dentro ci avessero messo fili di caramello. 
Mi cade una lacrima ripensando alla frase che tanto mi ha ferito. O meglio, alla parola.
So che lui non voleva farlo. So che lui non lo sapeva, e non sa niente tutt'ora.
'Padre.' Ogni volta che sento questa parola la mia testa reagisce male, e mette in funzione il condotto lacrimale, fino a farmi piangere. Sempre.
Perchè quella parola mi fa tanto male? E' solo una parola, come tutte le altre. O almeno dovrebbe essere così, ma non lo è per me.
Abbasso lo sguardo e osservo la sua mano. Il colore olivastro della sua pelle si fa più chiaro nel palmo della mano, che è ricoperto da venature che assomigliano a quelle di una foglia, o a quelle di un tronco di un albero.
-Ei, va tutto bene.- Sento la sua foce un po' roca entrarmi dentro e provocarmi un brivido che mi percorre tutta la schiena. 
La sua mano, che fino a un minuto fa stavo esaminando, mi accarezza la guancia e porta via le lacrime che hanno attraversato il mio viso e che continuano a scendere. Il suo tocco delicato mi fa spostare la testa di lato. 
Si alza, e mi prende la mano disegnando alcune figure astratte con il pollice.
-Andiamo, ti va?- Non abbiamo mangiato niente, ma, almeno a me, la fame è passata. 
Ripenso a quella parola: 'Padre'. Cerco di scacciare il pensiero dalla mia mente e di concentrarmi solo su Zayn, che intanto si dirige verso la cassa per pagare.
La ragazza dagli occhi azzurri, che mi sembra si chiami Lea, punta lo sguardo verso di me.
Abbasso la testa, e lui fa cenno che va tutto bene con la testa.
Tira fuori la banconota dal portafoglio di cuoio. Salutiamo e usciamo dal locale.
-Cosa succede?- Chiede dolcemente. 
Non riesco a rispondergli. Non riesco a dirgli nulla. Non ce la faccio. 
E' da troppo tempo che non parlo di questo con le persone, neanche con mia madre ne parlo.
L'unica cosa che riesco a fare è buttarmi su di lui in un abbraccio.
Le sue lunghe e muscolose braccia ricoprono il mio corpo stringendomi forte al suo.
Una sensazione strana mi attraversa il cuore. 
Le sue braccia mi fanno sentire protetta, come se fossi in una bolla dove dentro ci siamo solo io e lui. 
Sento il suo caldo respiro sul mio collo, e un altro brivido mi percorre il corpo. 
-Non ti preoccupare, va tutto bene.- Sussurra così piano che mi è riuscito difficile capire le parole. Ma no, non va tutto bene. Niente va bene ora che mi ha liberato dall'abbraccio.
Voglio tornare tra le sue braccia, il mondo ha riiniziato a soffocarmi. Sì, di nuovo.
Prende nuovamente la mia piccola e rosea mano, che sembra lui possa ricoprirla perfettamente con la sua. 
Inizia a camminare lentamente, e lo seguo. 
Camminiamo guardando tutto quello che c'è intorno: persone, piante, negozi, prati d'erba, animali, palazzi e altro; e lasciamo che le voci degli altri coprano il silenzio che è calato tra noi due. Lasciamo che gli altri parlino per noi.
Mi fa entrare per prima nella via stretta e buia, per poi portarmi nel terrazzo.
Salgo le scale arrugginite con passo lento fino ad arrivare dove lui voleva portarmi.
Si siede su una qualsiasi rampa, che forse neanche per lui ha particolare significato, ma comunque fa cenno di sedermi affianco a lui.
Mi siedo dove mi ha indicato e sento la sua mano destra appoggiarsi timidamente sul mio fianco. Appoggio la testa sulla sua spalla, e vedo la sua mano sinistra indicare i tre scalini su cui c'eravamo seduti il giorno prima.
-La vedi? La vedi la lacrima? Li vedi il pacchetto di sigarette e la bottiglia?- non dico niente, lo lascio continuare. Ma sono contenta di aver capito bene il disegno che c'era lì. -Ecco, quella è la mia lacrima, che versavo regolarmente ogni giorno per quell'alcolizzato e drogato di mio padre, se ancora così si può definire.- Sapevo, sapevo che c'era qualcos'altro oltre a quello che mi aveva raccontato, ma quello, quello non lo avevo immaginato.
Deglutisco rumorosamente, ma lui continua a parlare. -Quel giorno litigammo perchè ero stanco. Stanco di lui, stanco di vederlo ubriaco, stanco di vederlo sempre con quella sigaretta in mano, e stanco si avere una madre a cui non importava niente nè di me nè di lui.- si ferma un attimo, come per prendere il respiro. La sua voce è agitata e sembra che a momenti scoppi in un pianto. -Così scappai di casa e nessuno mi venne mai a cercare.Ma avevo solo 17 anni, cosa potevo fare io? Quindi decisi di andare da un amico qui in città. Mi trovai un lavoro e mi comprai un piccolo appartamento qui.- La sua voce sta iniziando a calmarsi, fortunatamente. -Poi, girovagando per Londra trovai questo posto, e mi venne in mente di provare a disegnare. Quindi comprai la mia prima bomboletta e iniziai a fare graffiti, e quello, quello fu il primo.- 
Ha finito. Lo sento fare un respiro profondo e alzo la testa. Tocca a me. Ora tocca a me parlargliene.

ZAYN'S POV.
-Picchiava mia madre. Si drogava, e un giorno io chiamai la polizia. Lo portarono in galera, e ora è ancora lì.- La sua voce tanto dolce, fina e perfetta si riempii di rabbia e dolore, era facile capire che quell' uomo l'aveva distrutta.
Non mi ha detto molto, ma so che per lei è stato davvero difficile parlarne.
Non so che dirle, non abbiamo due storie molto diverse, io e lei, ma non so davvero cosa dirle. -Mi dispiace.- Mi limito. 
-Anche a me per te.- 
Sento la sua esile mano prendere la mia e accarezzarla piano.
-Sai, non ne ho mai parlato con nessuno.- mi dice. 
E' facile capire che è così, ci ha messo davvero molto per dirmelo, ma a me va bene così.
-Neanche io non ne ho mai parlato con nessuno, ma sono felice di averlo detto a te.-
Abbassa lo sguardo un po' imbarazzata. Amo quando cala piano la testa e le sue guancie diventano di un rosso pomodoro così perfetto e dolce.
Lei è molto timida, ma si sta aprendo molto, in questi giorni, e ne sono davvero contento.
-Oggi ti va di venire a mangiare a casa mia?- La sua richiesta mi sorprende. Non avrei mai pensato me lo chiedesse, o almeno non ora, dato che ci conosciamo davvero poco!
-Ma tua madre..- Non mi fa finire la frase che subito mi interrompe -Mia mamma sarà contenta di conoscerti! Mi dispiace solo che ti dirà ogni cinque secondi che è contenta che io abbia un amico. Sai, non sono una persona che porta sempre a casa persone, ecco..- Mi esce una piccola risatina dalla bocca, e lei mi segue, ridendo.
-Allora cosa mi prepari oggi?- Mi alzo e le tendo la mano per aiutarla ad alzarsi, anche se so che riesce a farlo benissimo da sola. -Io? Oh io sono una frana in cucina! Fa' tutto mia madre!- afferra la mia mano e si alza.
-Io sono un ottimo cuoco invece! Se vuoi un giorno vieni a casa mia e ti insegno, ti va?- scendiamo le scale e usciamo dalla via, salendo sul marciapiede.
-D'accordo signor cuoco!- ride. La sua risata uccide, lo giuro.
-Perfetto signorina Evie!- ridiamo assieme.



ROSE'S POV
-Tutto molto buono signora, complimenti!- E' gentilissimo con mia madre, non so come fa a sopportarla.
-Oh, ma grazie tesoro! Sono davvero contenta ti sia piaciuto tutto!- dice mia madre con il solito tono di soddisfazione che hanno le mamme.
Ma lei oggi sembra davvero contenta, e lo sono anche io, ora che c'è Zayn qui con me.
Heei <3
 
Ciao bellezze! Eccomi qui con un altro capitolo! Be' posso dire che questo
è il mio preferito fin' ora e spero piaccia anche a voi! 
Mi piacerebbe davero tanto sapere il vostro parere, accetto qualsiasi critica costruttiva, quindi recensitee!
So che non è molto lungo, con il prossimo cercherò di fare del mio meglio!
Non voglio dilungrami troppo, quindi ora vi lascio,
un bacio, alla prossima ♥ 

 

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