Una giornata pesante
Era stata una giornata piuttosto pesante…
Appena salite le scale, Anna infilò la chiave nella nuova
toppa in ottone… Le due mandate da aprire le dissero che Luca, il suo
coinquilino, non era ancora tornato.
Si chiuse la porta alle spalle, lascio cadere le chiavi
nello svuota tasche sopra la scarpiera, si tolse le scarpe e, come ultima cosa,
ripose pistola e distintivo nel cassetto del tavolino dell’ingresso.
Subito Micia, la gattina sua e di Luca, la venne a salutare,
strusciandosi tra le sue gambe con la coda ritta e i baffi lunghissimi, in
attesa di un po’ di meritate coccole per questa sua accoglienza.
Anna però non si curò troppo di lei, si abbassò, le fece una
carezzuola salutandola e andò a poggiare la sua vecchia e ormai consunta giacca
di pelle.
Non aveva ancora acceso la luce… Dalle tende del balcone
luci di macchine di autisti distratti e ansiosi sfrecciavano illuminando
l’appartamento, in zona acquedotto di Roma, che in quel momento era abitato
solo da ombre veloci e furtive, da una Micia delusa e da una donna, un agente
scelto di polizia, che si abbandonò stanca sul divano.
Prese dal tavolino un piccolo aggeggio, un quadratino di
metallo con tante piccole linguette di diversa misura e con a lato una
manovella: prese a girarla.
Dal piccolo carillon che teneva in mano uscirono lievi note
sfocate di una canzone, forse la più triste e allo stesso tempo romantica che
conosceva: ta, da, da, da, da… ta, da, da, da, ta, da, da, da, ta, da, da, da ,
da… Love Story… Si alzò… Prese
l’accendigas e diede vita alla giovane fiammella di una rossa candelina di
Natale.
Un bagliore tenue, soffice come la neve, fece un po’ più di
luce nel salotto, e Anna potè vedere, all’angolo vicino alla finestra, il
piccolo albero di Natale, un po’ misero quel anno, seppur attorniato da alcuni
pacchetti dalle sfavillanti carte.
Tra quelli c’era il regalo suo e di Luca per Nicola, il
ragazzino, loro vicino di casa, che, costretto a vivere con la nonna, ogni
tanto faceva loro visita.
Luca si era veramente tanto legato a quel giovane amico…
Era stata una giornata piuttosto pesante: la scomparsa di un
bambino e il ritrovamento, poche ore dopo la denuncia di scomparsa, di un esile
corpicino senza vita, quasi sicuramente seviziato da un mostro a cui stavano
dando la caccia da parecchio tempo.
Si sentiva frustrata, tremendamente frustrata…
Brutti ricordi… Momenti del passato, ferite che ancora ogni
tanto si riaprivano, riversando nella sua vita tutto il male che aveva patito:
dalle violenze inaudite del patrigno, alla rabbia verso sua madre che non era
riuscita a trovare il coraggio di difendere la sua ingenuità di ragazzina.
E nel vedere quel pacco regalo, una Play Station un po’
stantia che sarebbe stata per quel bambino come la luce dopo il buio, la faceva
riflettere su quanto fosse a volte ingiusto il suo lavoro.
Ma era quello che si era scelta.
Aveva deciso, dopo i fatti di tanti anni prima, che non
avrebbe permesso, nei limiti del possibile, che a qualcun altro accadesse di
soffrire quanto e come era successo a lei; ma in quel momento era tutta
un’utopia… Sì, perché purtroppo la vita di un poliziotto è fatta anche di
questo: di vittorie sì, di soddisfazioni, ma anche di sconfitte, di “troppo
tardi” che spesso fanno male più di un proiettile.
Ed ora era lì, sul suo divano, con la testa estremamente
pesante, e con una gattina, la sua gattina, implorante coccole e intenta nel
fare quelle che Anna è solita chiamare “fusa a ripresa”!
“Ma sì dai… Un po’ di carezze te le meriti…” iniziò a
scivolare con la mano il soffice manto.
Sentì d’improvviso gli occhi pesanti… Si abbandonò, o
piuttosto, non fece in tempo a rendersene conto, che Morfeo la prese tra le sue
possenti braccia, accompagnandola in sonni strani, di fantasmi e sangue…
Agitati…
“Anna…” una mano fredda le stava accarezzando dolcemente la
gota accaldata.
“Anna… Svegliati…”
Aprendo gli occhi, vide affianco a lei, accucciato sul
tappeto, incessantemente acclamato da Micia, Luca.
Nonostante i suoi occhi verdi e dolci fossero velati da una
patina di stanchezza mista alla identica frustrazione provata prima da lei, le
sorrideva con tenerezza, i capelli lunghi castani a incorniciare quel volto dai
lineamenti precisi e scultorei.
“Che ore sono?” chiese Anna biascicando, le labbra
rattrappite dal sonno.
“Le nove e tre quarti…”
“Oh, cazzo…” si lasciò sfuggire, “Dovevo preparare la cena!”
disse raddrizzandosi, “Scusa, adesso mi sbrigo!”
“No, no… Per carità…Che già quando sei sveglia…” alluse lui,
scherzando come sempre sul suo impedimento in campo culinario, “Ho preso
qualcosa al giapponese qui all’angolo!”
“Grande… Ti devo una cena!” disse lei, alzandosi, dolorante
per la posizione scomoda di stasi, dal divano.
“Sì… Basta che non cucini tu!!”
Anna non potè fare a meno di sorridere: quel giorno aveva
proprio bisogno di un po’ di allegria.
Accese le lucette dell’albero e iniziò a preparare la
tavola.
Tofu fritto, Sushi
Gohan, Makizushi, Manjyu… Anna amava la cucina giapponese, e come lei anche
Luca ne era ghiotto: ma quella sera qualcosa impediva loro di apprezzare i
gourmet sulla loro tavola…
“Non ce la faccio… Mi dispiace… Ci ho provato… È più forte
di me… ” si alzò Anna dal tavolo.
Luca si alzò a sua volta; sapeva che per lei era più
difficile accettare quel insuccesso, e sapeva che doveva aiutarla ad
accettarlo, proprio perché non sarebbe stato l’ultimo.
La seguì fino alla sua stanza e fu partecipe di un
comportamento che aveva imparato a riconoscere come un momento di disagio: Anna
stava girovagando a gran velocità per la sua stanza, freneticamente,
incontrollabile ed irrefrenabile nel suo sfogarsi, prendendo qua e la indumenti
sparsi e buttandoli sul letto, per poi riprenderli uno ad uno e ripiegarli con
una precisione quasi maniacale.
Appena seppe di essere in grado di trattenerla, Luca
l’afferrò per le spalle, la voltò e la strinse tra le sue braccia, sentendo i
suoi singhiozzi silenziosi rimbombare contro il suo petto, soffrendo con lei,
come soffre con te un amico nel momento di sconforto, percependo come anche sua
l’ira e la voglia di prendere a calci il mondo che in quel momento li accomunava.
“Shh… Non piangere dai…” cercò di confortarla non appena
sentì che l’impeto dell’amica di dimenarsi si andava affievolendo. “Non è stata
colpa nostra… È successo…”
Anna sentiva quelle parole scivolarle nel cuore, slittando
come a voler entrare senza riuscirci, come fossero state spalmate di burro… Non
riusciva ad accettarlo… Sapeva che da qualche parte in quel momento una madre
stava morendo di dolore per la perdita di un esserino di soli quattro anni, e
la rammaricava ancor più il fatto di sapere cosa aveva patito quello
scricciolo.
Non riusciva a fermare lacrime e sussulti, non riusciva a
controllarsi. Molto male, sentiva il
suo ego, insensibile, dirle.
Lentamente Luca la condusse a sedere sul letto, si distese
accanto a lei e iniziò a carezzarle la spalla destra, dandole ogni tanto un
bacio sulla testa.
Un bacio semplice, d’affetto, di comprensione, di
condivisione, quasi di solidarietà, appoggiando le labbra tra i suoi folti
capelli scuri e sentendo i suoi sospiri trasformarsi via via in lenti respiri,
stabilizzati, ad avviso del lento addormentarsi di Anna.
Si sentiva stanco, anche lui, decisamente… Decise di restare
lì: raggiungere il suo letto significava dispendio di energie di cui si
ritrovava mancante.
Chiuse gli occhi, percependo l’avvicinarsi sinuoso, felino
di Micia, e il suo salire sul letto e acciambellarsi ai loro piedi.
Quel calore di vita fu l’ultimo ricordo che lo accompagnò
nel sonno quella sera.
E con esso la convinzione, prima di chiudere definitivamente
gli occhi, che quel uomo, che si faceva chiamare ‘Il_Pifferaio_di_Hamelin’
sarebbe presto stato nelle mani della giustizia, la giustizia più crudele,
quella dei carcerati.
Ehm... Seconda funfiction.... Adesso, devo ammettere, ci sto prendendo gusto!!!
Questo racconto è cominciato come lo svago di una giornata
noiosa... Poi però ho continuato a scrivere... Lo
inserirò a capitoli... E' tratto dalla fiction della TAODUE
"Distretto di Polizia" . Spero vi possa piacere!!!!
vi saluto e come sempre, prima vi invito a recensire, poi vi mando un bacio immenso!
__AnnaGori__
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