La storia del nostro amore

di Johnlockistheway
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Prologo-parte 1: Ricerca ***
Capitolo 2: *** Prologo-parte 2: Sfida-Decisioni ***
Capitolo 3: *** Prologo-parte 3: Battaglia ***
Capitolo 4: *** Prologo-parte 4: Promesse-Rivelazioni ***
Capitolo 5: *** Capitolo 1: Conquiste e scoperte ***
Capitolo 6: *** Capitolo 2: Gaius e Morgana ***
Capitolo 7: *** Capitolo 3: Colloqui e scherzi del destino ***
Capitolo 8: *** Capitolo 4:Solitudine, oscurità e istinti tardivi ***
Capitolo 9: *** Capitolo 5:Pensieri e sogni lucenti ***
Capitolo 10: *** Capitolo 6: Incontri ***
Capitolo 11: *** Capitolo7: ? ***
Capitolo 12: *** Capitolo 8: Ritrovo ***
Capitolo 13: *** Capitolo 9: Ricordi-parte 1 ***
Capitolo 14: *** Capitolo 10: Ricordi-parte 2 ***
Capitolo 15: *** Capitolo 11: Ricordi-parte 3 ***
Capitolo 16: *** Capitolo 12: Ritorno al presente ***
Capitolo 17: *** Capitolo 13: Morgana ***
Capitolo 18: *** Capitolo 14: Legami ***
Capitolo 19: *** Capitolo 15: La compagnia del dolore ***
Capitolo 20: *** Capitolo 16: Cedimenti ***
Capitolo 21: *** capitolo 17: Il grande drago ***
Capitolo 22: *** Capitolo 18: Rimorsi e paure ***
Capitolo 23: *** Capitolo 19: Salazar ***
Capitolo 24: *** Capitolo 20: Fuga? ***
Capitolo 25: *** Capitolo 21: Amare verità (e scuse) ***
Capitolo 26: *** Capitolo 22: Rabbia ***



Capitolo 1
*** Prologo-parte 1: Ricerca ***


Salve a tutti!
Questa è la prima ff che scrivo e credetemi quando vi dico che io stessa sono molto stupita per averla alla fine pubblicata.
Bando alle ciance!
Per quanto riguarda la storia,preciso che il suo inizio è ambientato molti anni dopo la fine della quarta stagione e che è nata dalla mia assurda ossessione per le coppie impossibili mischiata a una fervida fantasia
Per finire,vorrei solo ringraziere in anticipo tutti quelli che leggeranno il mio delirio mentale e tutti quelli che decideranno (a loro rischio e pericolo) di seguirmi in questa avventura.
Un ringraziamento particolare a 
elfin emrys che è stata molto paziente con me e a cui dedico il personaggio di Estele.
Buona (spero) lettura!

                                                                                                                               La storia del nostro amore



Estele si guardò intorno,spaesata,ma poi si riscosse e disse : “Forza,andiamo!”.
Le sue amiche,compresa la piccolissima Meg,la seguirono a ruota,chiacchierando allegramente e scherzando.
All'improvviso,però,Amy,grande strega nonché migliore amica di Estele,si bloccò con un'esclamazione di sorpresa,essendo andata a sbattere contro quest'ultima che si era fermata di botto.
Questo divenne un problema quando Lauren andò a sbattere contro Amy e Katrina contro Lauren e così via creando una lunga catena di borbottii e di “Ah!” “Ahi!” “Fa attenzione!” “Non spingete!” “Basta!” che crearono un gran casino.
“Shhh! Silenzio!” esclamò a quel punto Estele,stizzita.
“Scusa...-fece Amy,ironica-Ma guarda che sei tu che ti sei fermata!”
“Già,infatti”sbottò Lauren,scuotendo i suoi lunghissimi capelli biondi.
Estele sbuffò a quel commento,alzando gli occhi al cielo,ma non disse nulla.
Lauren non gli stava simpatica,anzi,ma a causa dei loro poteri e delle lezioni per padroneggiarli che ne conseguivano,dovevano stare spesso a contatto,così aveva imparato a non reagire alle sue rispostacce.
Anche perché-le suggerì una vocina nella testa-se reagiresti le staccheresti la testa”
E,con questa consapevolezza e con la certezza di essere nettamente superiore a lei visti i suoi enormi poteri,trovò la forza di lasciar correre e dire pacatamente: “ Sì lo so,scusate,ma adesso silenzio”.
“Chè dobamo fare Shhh?” chiese la piccola Meg con la sua vocina sottile e la sua grammatica buffissima.
Estele non rispose e fece un cenno verso l'enorme ciliegio al centro del giardino,sotto il quale stava,apparentemente addormentato,l'oggetto della loro ricerca.
Era steso a pancia in su,con le braccia aperte e i palmi rivolti verso terra.
Stava a torso nudo e la pelle candida spiccava,in contrasto con il verde brillante dell'erba.
Gli occhi erano chiusi e una leggera brezza gli scompigliava i capelli corvini,ma lui non vi faceva caso.
Il pallido viso era illuminato da un raggio di sole,dettaglio che gli donava un'area angelica,quasi eterea,anche.
Estele fece un cenno alle amiche e,insieme,ripresero a camminare,in silenzio,questa volta.
Arrivato a pochi metri,il gruppetto si fermò,e rimase a fissare l'uomo in religioso silenzio.
Domme?”chiese Meg usando il pensiero per non disturbare.
La ragazza fece cenno di no.
Sapeva che non dormiva.
Lo sentiva.
Sentiva la potenza dell'energia.
La vedeva.
Vedeva l'energia scorrere sul suo corpo,passare dai palmi aperti alle braccia,salire fino al collo e soffermarsi sulle rosee labbra socchiuse.
La vedeva brillare sugli zigomi,tremolare sulle palpebre e gocciolare sulle lunghe ciglia per poi risalire verso le grandi orecchie,che lui odiava.
Spesso,quando era piccola,soleva raccontarle che le sue orecchie erano così perché da piccolo il suo amico Will aveva l'abitudine di tirargliele e visto che questo succedeva abbastanza spesso,esse si erano ridotte così.
“Ciao Estele” disse una voce riscuotendo la giovane dai suoi pensieri e facendo trasalire il resto delle ragazze.
“E ciao anche voi Amy,Lauren,Katrina,Elenie,Ginevra,Vivienne,Calien e Mary”continuò lui imperterrito,sempre con gli occhi chiusi.
“Oh,e ovviamente anche a te piccola Meg” finì,provocando un gran sorriso sul viso della bimba,che si era rannuvolato appena non aveva sentito il suo nome nella lista.
“Cosa vi porta qui?”domandò aprendo i grandi occhi color dell'oceano e voltando leggermente la testa per guardarle.
Estele gli sorrise “Tu,padre”.

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Capitolo 2
*** Prologo-parte 2: Sfida-Decisioni ***


Rieccomi con altri due capitoli del prologo...spero che vi piaceranno.
Un grazie a tutti quelli che mi hanno recensito XD

Fatemi sapere cosa ne pensate lasciando un commentino.
Buona lettura!



“Io?”chiese Merlino, a metà tra lo stupito e il divertito.
“Sì, tu”gli rispose la figlia, mettendosi a sedere accanto al padre e sbattendo gli occhioni verdi.
“Allora ditemi-sorrise lui facendo cenno alle altre di accomodarsi e richiudendo gli occhi-quale importante questione vi porta qui?”
“Ecco-fece Estele-mi chiedevo, visto che domani è il mio compleanno e noi non saremo qui quel giorno, se potevi anticipare il mio regalo a oggi.”
Per un attimo, suo padre spalancò gli occhi, sorpreso, ma poi si controllò e li richiuse, sospirando.
“E suppongo che tu voglia chiedermi di raccontarti quella storia che, come ti ho già tutte le volte che me l'hai chiesto, non è...”
“Una storia per bambini, sì, lo so!-sbuffò lei-Ma papà...io non sono più una bambina...domani compirò quattordici anni santo cielo!”
Merlino aprì gli occhi e si appoggiò a un gomito per osservarla meglio.
Estele sfoderò la sua espressione più innocente e dolce.
“Daaaaaiiiii...ti prego...”soffiò come un gattino seguendo leggermente con la mano la linea della cicatrice sulla spalla del padre.
Un luccichio divertito balenò negli occhi di Merlino.
“Lo farò”.
A queste parole il viso di Estele si illuminò.
“Oh...grazie, grazie! Sei il papà migliore del mondo! Ti adoro! Io...”
“Ma-la interruppe lui con fare intrigante-ad una condizione. Dovrai dimostrarmi-continuò lui davanti allo sguardo interrogativo della figlia-che ciò che hai detto è vero. Devi dimostrami che non sei più una bambina!”
“Come...come posso fare?”chiese la ragazza confusa.
Lui la guardò intensamente negli occhi prima di proferir una sola parola:
“Battimi”.

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“Cosa?”sbottò una sconvolta Amy.
“Beh non mi sembra tanto difficile da capire-sospirò lui-Voglio che Estele combatta con me e mi sconfigga..”
“Ma...ma andiamo! È una cosa assurda! Potreste farvi male e...”
“Se lo farò-la interruppe la ragazza-Se ti batterò...mi racconterai tutta la storia dicendo tutta la verità?”
Lui annuì.
“Sì lo farò...Ma bada bene, Estele. Se vinco io...questa storia...andrà perduta per sempre...”
“Cosa...cosa intendi dire?”disse lei.
“Se vinco io...cancellerò dalla mia memoria e da quella di tua madre questa storia e tu non potrai mai saperla!”
“SEI FORSE IMPAZZITO!?”sbottò Estele, all'improvviso,spaventando le ragazze, in particolar modo la piccola Meg,che si mise a frignare.
“Non potresti mai fare una cosa del genere alla mamma! Non contro la sua volontà e...”
“Hai detto bene, figlia mia-soggiunse una voce-Non contro la mia volontà...”
“Madre...che ci fai tu qui?”fece la ragazza, sconvolta.
Anche Merlino per un momento sembrò stupito prima di sospirare alla moglie “Dovevo immaginarlo".
“Madre-intervenne Estele-tu non lo faresti mai, vero? Non ti faresti cancellare la memoria...”
“Estele, credimi quando ti dico che sono contraria a queste cose, ma...in questo caso lo farei”
“Ma...ma come?”urlò lei, sconvolta.
“Figlia mia-soggiunse la donna-Questa storia non è una storia facile da raccontare...ed è molti anni che io e tuo padre ci portiamo dietro il suo peso. Troppi, forse. È una storia fatta di dolore, sofferenze, decisioni terribili quanto irrevocabili...è una storia fatta di pericoli, tradimenti e di rinneghi...è fatta di torture che oltrepassano ogni limite fisico e mentale...è una storia...scritta con l'odio e con il sangue! Non vorrei mai che tu sapessi di essa...non vorrei mai caricarti di un simile peso, tuttavia...parlarne con te potrebbe renderla più facile...perché, anche se non lo sai, tu sei una parte importantissima di questa storia: la parte che le ha permesso poi di raggiungere un lieto fine.È solo grazie a te e ai tuoi fratelli che il peso di essa non ci ha distrutto come altrimenti avrebbe fatto. Perciò, questa è la nostra decisione. Sconfiggi tuo padre e questa storia non verrà mai dimenticata. Perdi, ed essa finirà per sempre di tormentarci.”
Alle parole della donna seguì un lungo silenzio, che alla fine fu lei a rompere.
“Bene...io vado ora. Devo accompagnare i tuoi fratelli dal nonno...Ci vediamo più tardi.”
“A dopo, tesoro”la salutò lui.
Si voltò e fece per andarsene, poi, all'improvviso si bloccò “Estele? Qualunque cosa accada...sono sicura che mi renderai fiera di te.”
Detto questo se ne andò.
Il gruppo rimase a fissarla mentre si allontanava, con un sorriso triste sulle labbra, ma questo loro non potevano saperlo.
Nessuno poteva.
Nessuno tranne Merlino che, dopo le ultime parole della moglie, le aveva sussurrato col pensiero:
“Anche io ne sono certo...Morgouse”.

Spero di non avervi annoiato.
Se volete dargli un occhiata, ecco anche la mia altra ff:  Caro papà...

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Capitolo 3
*** Prologo-parte 3: Battaglia ***


Rieccomi dopo pochissimo...in effetti, avrei voluto aspettare ancora un po prima di pubblicare, ma ci tengo a finire il prologo prima di andarmenre per qualche giorno e perciò...eccomi  qui.
Vorrei ringraziere elfin emrys che recensisce sempre la mia storia.
Un grazie particolare anche a kalea95 che mi ha aggiunto tra gli autori preferiti.
E grazie a tutti quelli che hanno letto, leggono e leggeranno.
Buona lettura

Il vento spazzava l'erba del campo sul quale, in piedi uno di fronte all'altro, stavano Estele e Merlino.
All'improvviso un boato scosse il cielo.
“Ok...si comincia!”sussurrò la maga, riconoscendo al volo la magia del padre.
Poco dopo un lampo cadde dirigendosi verso di lei.
La ragazza lo parò, senza riuscire però a contrastarlo del tutto e sentendo le braccia pulsare dolorosamente per il colpo.
Tuttavia, il fatto che fosse uscita praticamente indenne dall'attacco era già un fatto straordinario.
Alzando le braccia, attaccò a sua volta spedendo un potentissimo getto d'acqua contro il padre, che lo fece dissolvere con un pigro gesto della mano.
“Andiamo Estele...tutto qui quello che sai fare? Io ti credevo più in gamba di così...”la provocò lui.
Conoscendo bene il carattere irruento della figlia sapeva che, se l'avesse fatta arrabbiare, quella avrebbe agito senza pensare e avrebbe attaccato alla cieca, così che la vittoria sarebbe stata scontata per lui.
La ragazza scelse di non cogliere la provocazione e evitò agilmente un torrente di fuoco, scomparendo alla vista, per riapparire poi alle spalle del padre e lanciare un incantesimo che lui fu lento a schivare e che gli graffiò leggermente il braccio.
“E io ti credevo più veloce di così...nonnino!”ridacchiò lei.
“Nonnino?”chiese lui divertito, ma con i sensi all'erta.
“Rassegnati, mio caro...non sei più giovane come una volta!”
“Adesso vedremo chi è il nonnino”aveva detto lui, lanciando tre attacchi uno dietro l'altro e graffiando la figlia sulla gamba e sul viso.
Le magie continuavano a susseguirsi, ma, come sia Estele che le sue amiche sapevano, era chiaro che Merlino si stava trattenendo non poco.
Dopo un po' i due si erano stancati e insieme avevano detto:“Adesso basta giocare!”per poi lanciare insieme lo stesso incantesimo.
L'incantesimo che avrebbe decretato il vincitore dello scontro.


Una Amy terrorizzata urlò coprendosi gli occhi con le mani per non vedere le due magie scontarsi nel bel mezzo del campo, per poi stapparseli e tappare quelli della minutissima Meg, che aveva iniziato a piangere.
Un vento fortissimo si alzò spazzando l'erba verde e rigogliosa.
Per i primi secondi le magie rimasero stabili, ma dopo poco Estele incominciò a perdere terreno velocemente.
“Arrenditi!”le urlò la sua amica sovrastando il vento.
“No!”rispose lei,cercando di contrastare l'attacco inutilmente.
“Ele* ti prego...fa come ti dico! Finirai per farti male!”le ripeté lei apprensivamente.
“NO!-urlò la ragazza, furente-Io...non mi arrenderò...voglio sapere...lo devo...sapere”.
La magia del padre era ormai vicinissima al suo corpo quando, all'improvviso, successe l'imprevedibile: essa cessò di colpo, dando campo libero alla sua.
Nei pochi secondi che la magia usò per attraversare il campo, nella testa di Estele passarono mille pensieri.
Aveva visto suo padre cadere a terra.
Aveva visto la sua espressione sofferente.
Aveva riconosciuto i sintomi e aveva dedotto che suo padre, dopo tanti mesi, aveva di nuovo quei maledetti dolori alla schiena.
Di solito lo colpivano all'improvviso, per poi lasciarlo agonizzare per pochi secondi, prima di finire.
Pochi secondi.
Ma in quel flagrante, essi erano decisivi.
Che cosa devo fare?-pensò-Se adesso lo colpissi, vincerei. Poteri sentire la storia...ma dove sta l'onore nel colpire una persona indifesa e ferita? D'altronde però questa è la mia unica occasione...-all'improvviso, Estele rivide l'espressione triste della madre mentre le parlava di quella storia...vide l'espressione sofferente del padre mentre lei guardava le sue cicatrici...sentì il peso della storia che voleva conoscere...-Desidero così tanto ascoltare quella storia pur di ferire mio padre e rendere triste mia madre per ottenere ciò che voglio? É giusto desiderare la conoscenza...ma alcune cose è meglio non saperle! Inoltre, ora ho capito quanto sia dura per la mamma e il papà...e forse dimenticare li renderebbe più felici...Coraggio Estele...rendili fieri di te!”.
ESTELEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEEE!”urlò Amy, terrorizzata.
Un mezzo secondo prima che l'incantesimo colpisse Merlino, Estele lo fermò, per poi cadere a terra stremata.
“Hai vinto-sussurrò la maga, sorridendo-Ora potrai finalmente dimenticare quella storia e poi sarai più felice e...”
“No, Estele-la interruppe lui-Non posso farlo...”
“Perché no?”domandò lei sorpresa, mentre Amy si accasciava al suolo per lo spavento preso e veniva soccorsa da Elenie e Calien, che sembravano essere le uniche ancora in grado di reagire mentre le altre stavano immobili a bocca aperta.
“Perché devo raccontartela questa storia...”

*diminutivo di Estele

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Capitolo 4
*** Prologo-parte 4: Promesse-Rivelazioni ***


Ok...eccomi qui di nuovo con le ultime due parti del prologo.
Ci tenevo tanto a mettrele perché poi starò assente fino a martedì perché venerdì sera parto per Parigi e in questi giorni devo preparare le valigie, finire di rivedere il primo capitolo della storia (che posterò al ritorno), finire di praparare le cos eper la scuola...insomma, un casino!
Ringrazio tutti quelli che hanno letto e recensito i capitoli precedenti e vi lascio alla lettura.
Spero che vi piacerà.

Baci



“Ma...ma...io non capisco”fece Estele, incredula.
“Nessuno di noi due ha vinto, ma tu mi hai dimostrato quello che ti ho chiesto...mi hai dimostrato di non essere più una bambina...e l'hai fatto con i tuoi comportamenti. Hai scelto di non rispondere alle mie provocazioni, hai scelto di non arrenderti davanti a niente e di tentare il tutto e per tutto, hai scelto di non colpirmi quando ero più vulnerabile e hai scelto di rinunciare alla vittoria per rendere felici noi. Ti sei dimostrata una ragazza matura, sensibile, coraggiosa, altruista, molto generosa,inarrestabile, pronta a lottare per quello in cui crede anche contro se stessa e con uno spiccato senso dell'onore. Per quanto mi riguarda, tu non sei più una bambina...e ti meriti di ascoltare quella storia”aveva concluso sorridendo.
Estele l'aveva guardato per un lungo, lunghissimo istante prima di corrergli incontro e abbracciarlo.
“Ti voglio bene papà”aveva sussurrato, stringendolo forte.
“Anch'io ti voglio bene...ragazza mia”

Dopo che il gruppetto delle maghe si era ripreso dallo spavento, le più piccole erano andate a casa e Estele, Amy, Calien e Elenie si erano accoccolate sull'erba, pronte a sentire il racconto.
Anche Lauren aveva insistito per restare, ma alla fine, non avendo ancora raggiunto i quattordici anni, era stata spedita a casa.
“Allora-fece Merlino, guardandole seriamente-Io adesso vi racconterò questa storia ma voi dovete giurare che non la racconterete a nessun altro senza il mio permesso, chiaro?”
“Chiarissimo signore!”esclamarono le 4 all'unisono scattando sull'attenti, facendolo ridere.
“Allora promettete!”esclamò con aria seria.
“Lo promettiamo, signore!”confermarono le ragazze.
“Bene”disse l'uomo.
E con questo la promessa fu chiusa.

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“Dunque-iniziò lui-stendendosi a pancia in giù, mostrando le cicatrici sulla schiena-Prima di tutto vi dirò due cose...uno: queste cicatrici me le ha procurate una donna, al cui tempo il cuore era freddo e pieno solo d'odio...suppongo che abbiate tutte sentito parlare di Morgana la strega, no?”
Tutte annuirono.
“Era una strega molto malvagia-disse timidamente Elenie-Di lei so solo che era la figliastra di re Uther e la sorellastra di suo figlio, Artù...e che si sono perse le sue traccie molti anni fa.”
“Esattamente-fece lui, mettendosi comodo e permettendo ad Estele di carezzargli leggermente la schiena mentre raccontava-Lei voleva ottenere il trono e vendicare tutti i maghi uccisi dal padre, ma non capiva che stava facendo uno sbaglio ad agire così. Per questo, io le ho sempre messo i bastoni tra le ruote guadagnandomi così il suo odio. Prima che diventasse una strega così malvagia, noi eravamo amici, anche se lei non conosceva la mia vera identità. Per lei, Emrys non era altro che una figura nell'ombra, un mago che aveva tradito tutti i suoi simili proteggendo prima Uther e poi suo figlio Artù e Merlino non era altro che un ragazzino testardo molto devoto al suo padrone, che in fondo era anche il suo migliore amico. Mai avrebbe immaginato che questi due fossero la stessa persona. Quando lo scoprì andò su tutte le furie e mi imprigionò, ricattandomi con la vita di tuo nonno, Gaius, con quella della regina Ginevra, che al tempo era solo una serva e con quelle di Gwaine e Leon, due coraggiosissimi cavalieri di Camelot. Decise, insieme ai suoi maghi, di convertirmi alla magia oscura e, per farlo, decise di torturarmi giorno dopo giorno, notte dopo notte, sia fisicamente che mentalmente, fino a portarmi a un passo dalla morte e dalla pazzia. Il suo braccio destro era Cappa, un mago malvagio e spietato che, dopo aver scoperto che ero anche un signore dei draghi, ebbe carta bianca per i suoi esperimenti che fornivano informazioni a Morgana sui miei poteri e gli consentivano di studiare per la prima volta nella sua vita il legame drago-uomo. Le miei giornate si trasformarono così in giri gratuiti attraverso l'inferno. Ma poi, successe qualcosa di inaspettato: lei si innamorò di me. Esatto-ripeté davanti allo sguardo stupito delle quattro-proprio così. Nonostante tutto, un sentimento d'amore nacque nel suo cuore e le permise di cambiare, e lei divenne una donna buona che aiutò persino il fratellastro a vincere la guerra e a diventare re. E questa era la cosa numero uno che dovevate sapere, tanto per non perdervi poi durante la narrazione della storia e per evitare interruzioni. Due: Estele...tua madre, in realtà non si chiama Morgouse de Bois...il suo vero nome...è Morgana Pendragon”.

“COOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOOSAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA?!”
urlò Estele sconvolta, dando voce ai pensieri delle altre e ritirando improvvisamente la mano dalla schiena del padre, come se essa scottasse.
“Vorresti dire...vorresti dire che è stata...la mamma...a farti tutto questo?”chiese poi, indicandola.
Lui annuì, tristemente.
“So che è difficile da accettare...ma è questa la verità”.
“Estele..so a cosa stai pensando-aggiunse-Crederai che è impossibile, ti domanderai come, ma tua madre è cambiata da allora...e tutto grazie a te.”
“Che intendi dire?”domandò lei circospetta.
“Già infatti-disse Elenie-In fondo, lei non era ancora nata a quel tempo.”
“Sì-confermò Calien-Probabilmente, non era che un piccolissimo girino che si trovava nel...”
“Sisisi!-si affrettò a dire Amy-Abbiamo capito Cally*...risparmiaci la lezione di anatomia”.
“Oh ok...”sospirò Cally delusa, per poi risvegliarsi e dire “Quindi, alla fine cosa centra Ely**?”
“Volete sentirla questa storia si o no, signorine? Bene-continuò visti i loro cenni d'assenso-Allora sdraiatevi e aprite le menti perché non mi limiterò a raccontarvi questa storia. Ve la farò vedere, odorare, udire e gustare...ve la farò vivere attraverso i ricordi uniti di tutte le persone presenti in essa...pronte?”
“SI!”esclamarono all'unisono le ragazzine.
Lui rise dell'entusiasmo delle quattro,sebbene la tristezza e l'apprensione dilagassero nei suoi occhi.
“E allora andiamo!”.


*Diminutivo di Calien

**Diminutivo vezzeggiativo di Estele


Rieccomi! Spero che il capitolo vi abbia soddisfatti...
Grazie a tutti quelli che hanno letto.

P.S. Ne aprofitto per mettervi qui il mio ultimo lavoro, un racconto giallo inventato da me e una mia amica: 
Solo per amore
Se avete voglia fateci un salto e commentate...

Ciau!

 

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Capitolo 5
*** Capitolo 1: Conquiste e scoperte ***


Buonasera! Sono tornata dopo questi 3 lunghi giorni a Parigi...troppo bello raga...La tour Eiffel era magnifica sia di giorno che di notte e il Louvre era stupendo...la scultura di amore e Psiche poi era favolosa...per scusarmi dell'attesa ho deciso di mettere due capitoli insieme.
Sopratutto perché questo è quello che è più un resoconto che storia vera e propria...bacioni!



Era da un po che Morgana si preparava per conquistare Camelot, ed era finalmente giunto il momento di agire.
La mattina di quel fatidico giorno, Morgana si era alzata estasiata e aveva fatto subito preparare gli uomini.
Poco dopo erano alle porte di Camelot e in meno di cinque ore avevano già conquistato la città bassa e la cittadella, senza neanche avere gravi perdite.
In fondo, cosa potevano i cavalieri di Camelot contro un esercito di maghi e streghe molto potenti?
Prima che fosse pomeriggio inoltrato, avevano già conquistato la città; l'unica nota che stonava era che mancava Artù.
I suoi uomini si erano dati alla ricerca e prima di cena erano rientrati a Camelot, portando con loro qualcuno che si era rivelato essere Merlino.
A detta degli uomini, Artù e qualche altro cavaliere erano scappati portandoselo dietro e lui era poi rimasto indietro per rallentarli e permettere ai suoi “amici” di scappare mentre, secondo lei, visto che il ragazzo zoppicava vistosamente, era rimasto indietro solo perché aveva una caviglia slogata.
Comunque, caviglia slogata o no, lui adesso era li.
Gli uomini gli dissero che Artù non l'avevano trovato ma che, probabilmente, il suo servo sapeva benissimo dove stava andando.
Lei gli aveva quindi domandato se lo sapesse e lui gli aveva risposto,con queste esatte parole: “Non ne ho idea e anche se lo sapessi non te lo direi mai! Io non so dove possa andare lui, ma so benissimo dove puoi andare tu e cioè ALL'INFERNO!”
Detto questo, lei gli aveva ustionato una gamba e lui, del canto suo, non aveva più aperto bocca se non per urlare.
Dopo qualche ora aveva mandato a chiamare Gaius perché, nel dare uno schiaffo a Merlino, si era slogata il polso.
Avrebbe potuto guarirselo con la magia, ma quella curativa era poco affidabile secondo lei e, inoltre, non la sapeva padroneggiare bene.
Beh...in realtà gli schiaffi erano più di uno...ma a lei che importava? Gli interessava solo poter riprendere il suo interrogatorio.
O meglio...finirlo.
Nel frattempo, infatti, aveva deciso di uccidere il servo: quello continuava a sostenere di non sapere dove fosse andato il re e lei non aspettava altro che l'occasione per ucciderlo.
Il medico l'aveva fasciato e, mentre si avviava per uscire dalla sala, lei aveva alzato il pugnale per dare il colpo di grazia a Merlino.
Stava per colpire quando Gaius aveva urlato: “No!Non ucciderlo!Noooooooooo!” .
Morgana si era voltata e gli aveva chiesto il perché doveva risparmiare la vita a “uno sciocco ragazzino” e, visto che lui non si degnava di risponderle, in uno scatto d'ira gli aveva lanciato contro il pugnale.
L'avrebbe ucciso se quest'ultimo, a un centimetro da Gaius, non si fosse fermato, per poi cadere a terra con un gran fragore.
La strega si era stupita molto: lei non aveva fatto nulla e, nel vedere l'espressione del vecchio cerusico, pallido spaventato e incredulo al tempo stesso, si era subito convinta che neanche lui aveva usato la magia.
Rimaneva una sola persona, che era presente nella sala e che avrebbe potuto fermare l'arma.
Morgana si era voltata incredula verso Merlino e, guardandolo, all'improvviso tutti i pezzi che aveva nella testa erano andati al loro posto.
Non aveva più alcun dubbio: il ragazzo che le stava davanti era il mago più potente del mondo.
In preda a una crisi isterica lei aveva iniziato a urlare come una pazza e a rompere tutto ciò che le capitava sottomano.
Attirati dalle urla, gli stregoni più potenti che praticavano la magia nera, che aveva riunito in un consiglio, erano entrati nella sala e lei, tra le grida e le lacrime di rabbia, era riuscita a urlargli che: “QUESTO STUPIDO MARMOCCHIO È COLUI CHE ABBIAMO SEMPRE CERCATO!!!!!!”.
Poi, totalmente sconvolta, era rimasta a balbettare frasi senza senso, fino a quando Agravine non l'aveva trascinata nelle sue stanze e, grazie a un sonnifero, non l'aveva fatta addormentare.
(In seguito aveva appreso che gli stregoni avevano fatto cadere il ragazzo in un coma incantato per impedirgli di usare la magia e per non farlo scappare).
Quando si era svegliata, la mattina seguente, Morgana aveva subito fatto chiamare Agravine.
“Sì, my lady? Mi avete chiamato?”disse l'uomo inchinandosi.
Lei annuì “Fa riunire il consiglio per l'ora di pranzo, quando il sole sarà allo zenit...e che ci siano tutti.”
L'uomo fece un cenno e stava per andarsene quando: “Ah Agravine-sghignazzò Morgana-porta anche il nostro amico Gaius...sono certa che lui potrà darci...qualche spiegazione in più”
“Mia signora” fece lui dirigendosi verso la porta.
Sull'uscio si bloccò e si volto.
“My lady...ecco...-disse apprensivamente-per quanto riguarda ieri sera...io...”
La donna scoppiò a ridere, ma senza allegria “Non preoccuparti! Capisco che date le circostanze tu abbia dovuto...agire in maniera pesante...In fondo, forse è stato meglio così. Se fossi rimasta in questo castello sveglia ancora per un minuto probabilmente l'avrei fatto crollare.”
L'uomo sorrise, sollevato, e finalmente si avviò verso le camere degli stregoni.

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Capitolo 6
*** Capitolo 2: Gaius e Morgana ***


 

Prima di lasciarvi al capitolo solo due parole per ringraziare elfin emrys, Kalea e Mergana che hanno recensito la mia storia; gattosilvestro90 e kingArthur che mi hanno messo tra i preferiti e fay90 e Martolilla96 che mi hanno messo tra le seguite...
E a tutti quelli che, anche non sapendo chi sono,
hanno letto la mia storia...
Un gigantenorme grazie a tutti.
E vorrei concludere lasciandovi con una frase, per farvi capire come sia importante per me tutto questo: Scrivere è per me il bisogno di rivelarmi, il bisogno di risonare, non dissimile dal bisogno di respirare, di palpitare, di camminare incontro all'ignoto nelle vie della terra.
Scrivere è per me il bisogno di rivelarmi, il bisogno di risonare, non dissimile dal bisogno di respirare, di palpitare, di camminare incontro all'ignoto nelle vie della terra.
Scrivere è per me il bisogno di rivelarmi, il bisogno di risonare, non dissimile dal bisogno di respirare, di palpitare, di camminare incontro all'ignoto nelle vie della terra.

All'ora di pranzo, puntuale come un orologio, Morgana si trovò davanti alle porte della sala dei banchetti.
Dal casino proveniente dalla stanza, la strega intuì che tutti avevano rispettato i suoi ordini, e che il consiglio al completo era pronto per la riunione.
La donna sospirò pesantemente: era stanca, e avrebbe voluto dormire ancora per un bel po', ma i suoi doveri non gliel'avevano permesso.
Poco dopo, però, Morgana si ricompose e varcò la soglia della sala a testa alta e con un'espressione di benessere dipinta sul candido volto.
Tutti si zittirono immediatamente alzandosi in piedi e nessuno fiatò finché lei non si fu seduta al suo posto ed ebbe detto “Benvenuti, miei cari fratelli. Vi prego, accomodiamoci tutti così che mentre pranziamo possiamo discutere di questioni...molto urgenti.”
A quel punto, tutti si sedettero e una strega le chiese timidamente “Come vi sentite quest'oggi, my lady?”
“Molto bene, grazie Laya-le sorrise la donna- E sono sicura che, dopo che avremmo preso la nostra decisione, starò ancora meglio ”.
Poi, fatto un cenno ad una donna, le serve portarono i piatti con il pranzo e tutti cominciarono a chiacchierare allegramente e a mangiare.
Tutti sembravano a loro agio in quell'ambiente, ma Morgana sapeva che erano tesi come delle corde di violino, impazienti di dire la loro e sapeva anche che, in quel momento, il loro argomento di conversazione era solo uno: Merlino.
Proprio mentre pensava al ragazzo, due guardie entrarono, trascinando una Merlino, ancora addormentato, e l'altra Gaius, cosciente e spaventato a morte.
La prima condusse il ragazzo in un angolo della sala e lo appese saldamente per i polsi a una catena, mentre l'altra conduceva il pallido medico al cospetto della Regina.
Compiuto il loro dovere, si inchinarono e uscirono velocemente dalla sala, chiudendo saldamente i portoni, come lei aveva chiesto in precedenza.
“Salve,Gaius-disse Morgana, osservandolo-Che piacere essere onorati dalla tua presenza”
“Il piacere è solo mio, Morgana”rispose quello in tono di sfida “Mi commuove sapere che apprezzi ancora la presenza e il consiglio di un povero vecchio”.
La donna lo fissò, sempre sorridente, e pacatamente chiese: “E dimmi, allora, vecchio Gaius...tu sapevi che nella tua casa c'era uno stregone? Nella fattispecie proprio quello che io sto cercando da anni, ormai?”
“Non capisco di cosa stiate parlando”rispose lui,fingendo stupore.
“Beh, allora lascia che ti rammenti una cosa. Ieri sera stavo gentilmente sollecitando il tuo protetto-disse rivolgendo uno sguardo a Merlino-a rispondere ad alcune mie semplici domande quando mi sono slogata un polso. Allora tu sei arrivato e mi hai fasciato il braccio. Poi, mentre stavo per uccidere il nostro caro Merlino, ti sei permesso di mancarmi di rispetto urlandomi contro e rifiutandoti di rispondere a una mia domanda, e io ti ho lanciato contro un pugnale che ti ha quasi colpito. A quel punto, correggimi se sbaglio, il pugnale si è misteriosamente fermato da solo prima di ucciderti. Visto e considerato che noi due non abbiamo usato la magia e che l'unico altro presente nella sala era il tuo caro bambino, si suppone che sia stato lui a fermare il coltello. E l'unico modo che aveva per farlo era usare la magia...e ciò fa di lui uno stregone”concluse semplicemente la donna.
Gaius la guardò.
Sapeva che il suo discorso era incontestabile, sapeva che la donna aveva ragione e sapeva che mentire non gli avrebbe procurato altro che guai, oltre ad essere inutile, ma decise di farlo lo stesso.
“Mia signora, vi prego di perdonare un povero vecchio per avervi mancato di rispetto ma, a parte questo, vi rendete conto di quanto state dicendo? Insomma, Merlino...un mago? My lady, non per dire, ma quel ragazzo sa a stento distinguere un pino da una quercia e voi sostenete che esso è dotato di poteri magici? Andiamo...”sproloquiò Gaius, cercando di non far sentire il panico che provava.
“Ah, Gaius, Gaius-sospirò la donna-devi volere proprio un gran bene al tuo protetto se neghi addirittura l'evidenza pur di proteggerlo...”
L'uomo non rispose e seguì ogni movimento di Morgana che, nel frattempo, si era alzata e si stava dirigendo verso Merlino.
Arrivata davanti al suo figlioccio, la strega si fermò e si volse un secondo verso di lui, sorridendo.
Poi, Morgana si avvicinò ancor di più e gli posò una mano sul petto, nel punto esatto nel quale si trovava il cuore del giovane mago e avvicinò le labbra al suo orecchio, cominciando infine a sussurrare una specie di filastrocca, che si ripeteva costantemente, in un'altra lingua.
Tutti la guardavano e nessuno osava proferir parola.
Appena ebbe finito di cantilenare sia lei che Merlino, ancora svenuto, mormorarono qualcosa e, quando la donna ritrasse la mano, sul suo palmo brillava una fiammella di colore bianco.
“Che cosa...cosa gli avete fatto?”sussurrò il cerusico, sconvolto.
“Niente. A cuccia Gaius, non farò del male al tuo piccino...per ora.-sghignazzò lei-Ho solo attinto alla sua forza magica, estraendone un filamento per darti finalmente la prova definitiva. E, visto che l'incantesimo è riuscito, direi che la mia versione è confermata: Merlino è un mago, punto. Nessuno, Gaius, nemmeno tu, può dire il contrario. Ed ora, appurato questo, è meglio dedicarsi a questioni più importanti!”esclamò voltandosi e riappigionando la mano sul petto del mago per rispedirci la sua magia.
A quell'improvviso contatto, Merlino sussultò e gemette, ma appena Morgana ritrasse la mano si riaccasciò tranquillamente contro la parete come se non fosse successo niente.
“Bene-continuò lei, tornando lentamente al suo posto-Ora quello che vorrei capire è cosa ne dobbiamo fare di Merlino...dovremo lasciarlo libero? No, mai. Dovremmo chiedergli di unirsi a noi? Forse. Potremmo trovar resistenza e quindi dovremmo estrargli le informazioni e convincerlo con la forza? Probabile. O forse, sarebbe meglio ucciderlo? Poco ma sicuro”rifletté lei ad alta voce.
“Scusatemi se mi permetto, my lady, ma...secondo me sarebbe poco saggio ucciderlo-intervenne un uomo-In fondo-continuò lui, incoraggiato da uno sguardo della donna-potremmo farlo passare dalla nostra parte, e uno stregone in più fa sempre comodo, soprattutto visto il calibro dei suoi poteri. Inoltre-sghignazzò-questa potrebbe essere un'occasione irripetibile, più unica che rara, per fare degli esperimenti, raccogliere informazioni...per studiarlo, insomma e...”
“Studiarlo? Studiarlo?-sbottò Gaius-Non è mica un animale! È un ragazzo! E poi quale studio, quali esperimenti! È un mago esattamente come voi...non c'è assolutamente nulla da sapere che già non sappiate e...”l'uomo fu interrotto da uno scroscio di risa fragorose che riempirono la sala per vari minuti.
“O sei completamente stupido, vecchio-gli rispose il mago che aveva parlato prima, ancora piegato in due dalle risate-oppure sai tutto e fingi di essere stupido”.
Gaius lo guardò sconvolto: “No...io proprio non lo so...non so come si possa avere così tanta malvagità nel cuore da parlare di un ragazzo dolce e premuroso paragonandolo a carne da macello! Non so come non possiate sentirvi in colpa per i discorsi che fate e non so nemmeno come possiate ridere sulle sofferenze degli altri!”
“Basta ora!-esclamò Morgana interrompendo il bisticcio-Gaius, nessuno di noi mette in dubbio che il tuo protetto sia dolce e premuroso...ma questo non ci importa nulla. E, inoltre, quello che non so io, invece, è perché tutto sommato tu ti ostini a mentire e a far finta di non capire che i nostri interessi su di lui sono così intensi perché lui è Emrys! E non mi venire a dire che non lo sapevi-lo interruppe la donna, infervorandosi-anche perché mi pare che tutte le volte che lo cercavo sono sempre venuta a cercare di estorcere le informazioni a te, visto che eri l'unico di mia conoscenza che sapevo averle sicuramente!”.
Gaius, a quelle parole, non aveva potuto fare altro che rimanere zitto zitto e pregare che Merlino sparisse per miracolo da quella sala, cosa che ovviamente non successe.
“Allora Gaius! Sarai felice di apprendere questa notizia-fece Morgana in tono di falsa gentilezza e allegria-Dopo la considerazione fatta dal mio amico ho deciso di non uccidere il tuo caro Merlino, ma di convertirlo alla nostra magia oscura, ovviamente, che lui lo voglia o meno è indifferente. Ma prima, gradirei avere alcune delucidazioni sui suoi poteri da parte tua.”
La donna chiuse il discorso appoggiandosi pesantemente allo schienale della sedia e incrociando le dita sotto al seno, in segno di attesa.
Passarono due minuti.
Poi tre...cinque...dieci...ma il vecchio medico non accennava a parlare e la strega cominciava a perdere la pazienza.
Dopo 15 minuti Morgana si alzò, sospirando: “D'accordo...visto che tu non accenni a parlare, credo che chiederò informazioni al diretto interessato”.

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Capitolo 7
*** Capitolo 3: Colloqui e scherzi del destino ***


Ciao! Rieccomi...ecco il nuovo capitolo...spero che vi piaccia...Un megabacione a tutti!

 

Dopo aver sghignazzato per l'espressione di Gaius, Morgana si avvicinò a Merlino e pronuncio alcune parole nell'antica lingua.
Dopodiché tornò a sedersi al suo posto e attese.
Pochi secondi bastarono perché l'incantesimo avesse effetto e Merlino cominciò quindi a svegliarsi.
Il ragazzo dapprima si mosse un po', cercando probabilmente di mettersi dritto, ma, appena mosse i polsi sanguinanti a causa delle corde e le braccia doloranti per il fatto che esse avevano retto da sole l'intero peso del suo corpo, gemette di dolore e rinunciò all'impresa.
Poi, lentamente, molto lentamente, Merlino aprì gli occhi, sbattendo le palpebre per mettere a fuoco il luogo dove si trovava.
Appena si fu reso conto della situazione in cui era, strabuzzò gli occhi e iniziò a scuotere disperatamente le braccia e le corde che lo legavano, nel vano tentativo di liberarsi.
Così facendo, però, le lesioni ai polsi sfregarono contro i legacci provocandogli un dolore insopportabile che lo fece desistere immediatamente dall'impresa.
“Ciao Merlino-lo salutò Morgana-Dormito bene?”chiese con finto interesse.
Il ragazzo si stupì così tanto della domanda che sbatté le palpebre più volte, perplesso, e la fissò senza dire niente per una manciata di minuti prima di decidere che, vista la situazione, era meglio fare buon viso a cattivo gioco e sfoderare un sorriso stanco prima di risponderle.
Appena aprì la bocca per parlare, però, la gola secca e riarsa per la sete si oppose, e così il giovane si ritrovò a tossire così forte da non riuscire quasi a respirare.
“Oh, perdonami-disse Morgana, fingendosi dispiaciuta-suppongo che tu abbia sete...”
Merlino, che finalmente era riuscito a calmare un poco la tosse, si limitò a fissarla con i suoi splendidi occhi color del mare e a cercare di deglutire senza farsi male per inumidire un po' la gola.
“Ti ho chiesto se hai sete”ripeté la maga, seccata, alzandosi dalla sedia e avvicinandosi pericolosamente al ragazzo.
“Rispondimi!”urlò, stizzita, ferendolo a un braccio.
Merlino emise un gemito roco inarcando la schiena prima di rivolgere alla donna uno sguardo penetrante che abbandonò all'istante quando lei strinse le sue mani sui suoi esili polsi laceri e sanguinanti.
La donna lo guardò, aumentando la stretta sulla presa e lui, non potendo parlare, si limitò ad abbassare lo sguardo e a fare un piccolo cenno d'assenso col capo, cosa che sembrò suscitare l'ilarità dei maghi presenti nella sala.
“Beh, Morgana!-sbottò infatti uno-E tu volevi ucciderlo perché lo ritenevi un pericolo? Ma dai...di questo passo, lo piegherai al tuo volere in meno di ventiquattr'ore!”
“Oh, io non ne sarei così sicura-rispose la donna, gelida, dando un po' d'acqua al prigioniero, che ancora teneva stretto per i polsi-Tu parli così perché non conosci Merlino...in apparenza, è il solito smidollato dal cuore d'oro, ma sa essere molto, molto testardo, sopratutto per quanto riguarda ciò in cui crede...Sai Merlino-sospirò rivolgendosi al ragazzo-sai essere davvero irritante a volte....con tutti quegli sciocchi tentativi di mettermi i bastoni tra le ruote...ma passare dal pensare questo, al sapere chi sei e che sei sempre stato sotto i miei occhi e non ho mai capito niente è...frustrante. D'altronde, devo ammettere che sei stato bravo. Un ragazzo timido e pasticcione...ecco come sei riuscito ad apparire per tutto questo tempo. Ma adesso il tempo degli inganni è finito! Ora che so tutto...non potrai sfuggirmi. É venuto il momento per te di fare una scelta. Una scelta che cambierà la tua vita per sempre...in meglio o in peggio sta a te deciderlo... quindi ascolta bene, Merlino!” esclamò lei lasciandogli finalmente andare i polsi e portandosi al centro della sala.
“Adesso-disse la donna-Io ti farò una proposta. Ma ricorda: qualunque cosa tu decida, non avrai altre occasioni. Ho deciso-proseguì lei, fissando le iridi verdi in quelle blu del mago-di diventare la regina del più grande regno mai esistito, ma per farlo, devo prima conquistare tutti i territori fuori dal mio attuale dominio e devo uccidere il mio caro fratello. E voglio che tu mi aiuti a realizzare questo progetto. In altre parole, Merlino, voglio che tu ti unisca a noi.”concluse indicando il Consiglio con un rapido gesto della mano.
Lo sguardo sconvolto del mago davanti a quella richiesta era più che sufficiente come risposta.
“Pensaci bene, Merlino. Pensa a quante cose potremmo realizzare, io e te. Il più grande mago di tutti i tempi e l'ultima delle sacerdotesse. Insieme, noi possiamo costruire un regno immenso. Un regno in cui la gente come noi non dovrà più nascondersi! Pensa, Merlino. Vivresti qui, a palazzo, con Gaius e i tuoi “amici”, non più nascosto nell'ombra a fare la pezza da piedi personale di Artù, ma staresti al posto che spetta a un grande mago come te...sul trono, accanto a me. Saresti rispettato e temuto da tutti. Nessuno oserebbe più neanche pensare di trattarti come uno schiavo. I cavalieri strisceranno ai tuoi piedi pur di essere degni della tua attenzione. Pensa Merlino! Pensa al potere!”esclamò Morgana.
Ma, purtroppo per lei, il suo amore per il comando la rendeva cieca verso quel sentimento che era presente in Merlino: l'umiltà.
Se pensava di convincerlo promettendogli potere e ricchezze, si sbagliava di grosso.
E infatti, pochi secondi dopo, giunse la risposta del mago, che era proprio il contrario di quella sperata.
“Ma io non voglio il potere-disse pacatamente il ragazzo, con la voce roca per colpa della prolungata assenza d'acqua-Non voglio essere ricco. Non voglio vedere i cavalieri prostrati ai miei piedi. Non voglio che la gente abbia paura di me. Non voglio che i miei AMICI abbiano paura di me. Io voglio solo...essere...libero”.
“E lo sarai!-gli disse Morgana, insistente-Sarai ai miei ordini, ma non dovrai più nascondere ciò che sei veramente.”
“Non è questa la libertà che cerco”rimandò lui, sempre pacatamente.
“Mi spieghi che libertà sarebbe quella di essere trattato alla stregua di uno schiavo? Provi forse gusto a fare il servo dei cavalieri di Camelot? Ti piace forse farti sbeffeggiare da loro e da Artù? Sei contento di correre dietro al re e fare di tutto per lui per poi finire sempre ad essere considerato un idiota? Sei forse felice nel vedere Artù darti ordini perché ti considera il suo schiavetto personale? Eh!? É questa la libertà che cerchi, per caso?! Questa non è libertà...questa è pura follia!”urlò lei.
“Artù non mi considera uno schiavo...e nemmeno i cavalieri la pensano così se è per questo. Noi siamo amici, Morgana. Ma suppongo che tu non sappia cosa voglia dire averne alcuni...la cosa mi rattrista molto, credimi.”gli rispose, fissandola con i suoi occhi sinceri.
“Mi dispiace per te”aggiunse poi.
“Dispiacerti? Perché mai dovrebbe dispiacerti? Gli amici non sono altro che persone che possono essere usate da altri per farti del male e ricattarti...per cui, io sono felice di non averne!”.
Morgana fece un profondo respiro.
“Comunque, è questa la tua risposta definitiva?”*
Merlino annuì.
“Pensaci bene, avanti! Vivere qui, a palazzo, circondato dalle ricchezze e...”
“Preferisco vivere libero nella foresta che rinchiuso in una prigione d'oro!”esclamò il ragazzo, alzando la testa.
“E sia-sospirò la donna-Ho cercato di essere gentile con te, Merlino. Ti ho dato una scelta: una via rapida e indolore per risolvere in fretta la questione unendoti a noi di tua spontanea volontà...ma questa non era che una semplice cortesia. Tu ci darai una mano, Merlino. Che tu lo voglia o no, mi è del tutto indifferente. Se non vuoi farlo spontaneamente, allora ti costringerò a farlo! Ti ho dato una scelta-ripeté lei-e tu hai scelto...la via del dolore!** Prepararti Merlino, perché da questo momento in poi fino a quando non sarai diventato un mio fedele suddito, io ti prometto che non passerà giorno senza che tu soffra per ogni dannato minuto della tua vita! E sta pur certo...che resistere non servirà a niente. Presto o tardi, tu sarai mio...presto o tardi...mi occorresse anche un secolo...io ti piegherò al mio volere!”.
Quelle parole furono seguite da un lungo silenzio...silenzio che all'improvviso fu interrotto da una specie di singhiozzo, che proveniva da Merlino.
Morgana lo guardò credendo che stesse piangendo, ma quando il mago alzò la testa, non c'era traccia di lacrime sul suo volto angelico.
Stava sogghignando.
La strega lo fissò, sgomenta.
Che fosse uscito di testa?
Infine, lui la guardò, con le labbra ancora arricciate in un sogghigno, sul volto un'aria di sfida.
Proferì una sola parola: “Provaci”.


Gaius,dopo l'evidente sfida che Merlino ebbe lanciato alla strega, guardò il suo protetto con l'aria di uno che casca dalle nuvole.
“Merlino...sei forse diventato pazzo?”chiese il vecchio con un sussurro.
A quelle parole lui voltò la testa fino a fissarlo negli occhi.
Le iridi, solitamente del color del mare calmo, erano un oceano tempestoso.
Non c'era ombra di paura in quegli occhi, notò Gaius, sorpreso, anzi...in essi brillava una forza mai vista prima...una fiamma che consumava tutti i sentimenti deboli lasciando spazio a un coraggio solitamente non comune nel comportamento del suo figlioccio.
Una fiamma-riflettè Gaius-Aspetta un attimo...ma certo! Una fiamma!”
Finalmente il cerusico aveva capito tutto: quello che vedeva non erano altro che il coraggio e la forza dei Signori dei Draghi, risvegliatisi in Merlino a causa della situazione in cui si era ficcato il mago.
Sentimenti che stavano proteggendo la parte debole del ragazzo, impedendogli di crollare davanti a una minaccia così grande.
Ma la cosa, invece di rilassarlo, lo mise in allarme.
Merlino gli aveva già dato prova di quanto fosse pericoloso che restasse in quella condizione sfidando apertamente la regina, e farla arrabbiare non gli sarebbe servito a niente.
Il vecchi lanciò uno sguardo a Morgana e immediatamente i suoi timori trovarono conferma.
Dire che era infuriata era dir poco.
Fortunatamente, forse più per miracolo, prima che lei abbattesse la sua ira su quel ragazzino irriverente, ammazzandolo, due guardie fecero irruzione nella sala.
“Che ci fate voi qui?!”esclamò la maga, furente.
“Lady Morgana ci dispiace disturbarla, ma...abbiamo un problema. Sembra che un gruppo di stregoni stia facendo rappresaglia al vostro regno, a nord del confine.”
“Che genere di stregoni?”domandò lei, interessata.
Gaius sperò vivamente che la guardia non rispondesse...
“Druidi, mia signora. Sembra che una vostra pattuglia li abbia attaccati e che essi si stiano difendendo”.
Ecco.
Ma perché il destino sembrava avercela così tanto con Merlino in quei giorni?
Possibile che non gliene andasse bene una?
“Un gruppo di Druidi, eh?”aveva sussurrato la strega, sogghignando, e lanciando uno sguardo non troppo rassicurante a Merlino “La cosa potrebbe tornarmi davvero molto utile per avere le... informazioni che voglio”.
“Lo sai, Merlino-sospirò improvvisamente, guardando il ragazzo-Nonostante ora so chi sei...c'è qualcosa in te che ancora mi sfugge...ma non preoccuparti, con l'aiuto dei Drudi sono certa che ben presto ogni tuo segreto mi sarà rivelato”.
Poi, si voltò verso le guardie e annuì.
“Bene, allora...fate preparare il mio cavallo...mi occuperò di loro personalmente”disse avviandosi verso l'uscita della sala.
“Oh...Laya? Potresti occuparti tu di sistemare i nostri...ospiti?”chiese guardando Merlino e Gaius, che si lanciarono uno sguardo preoccupato.
“Certamente. Sarà un vero onore”sogghignò la donna, facendo venire i brividi a Merlino, che alla parola Druidi aveva iniziato a preoccuparsi seriamente, abbandonando un po' di quel coraggio di poco prima.
Prima di voltarsi ed uscire dalla sala con il suo passo leggero, Morgana si voltò e fissò per un secondo il posto che si trovava alla destra del suo nella grande tavolata nella sala.
Era vuoto.

*Liberamente tratta dal millionario XD...Ci mancava solo che gli facessi dire "L'accendiamo?"
** Liberamente tratta dal Signore degli anelli

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Capitolo 8
*** Capitolo 4:Solitudine, oscurità e istinti tardivi ***


Appena Morgana uscì, gli stregoni ripresero a bere e a chiacchierare come se nulla fosse e Merlino cercò di approfittarne.
Se solo fosse riuscito a rompere la corda nel punto giusto per liberarsi i polsi...
Il ragazzo si concentro e aprì la bocca ma, prima di riuscire a pronunciare una sola parola, qualcuno ci ficcò un pezzo di stoffa, impedendogli di parlare.
“Eh no, mio caro!-esclamò Laya, legando un altro pezzo di stoffa intorno alle labbra in modo tale da non permettergli neanche di emettere un suono-Non riuscirai a scappare, piccino...”
La strega osservò soddisfatta il suo lavoro, mentre Merlino si ritrovò a respirare col naso e, visto che esso si era rotto il giorno prima in seguito a una caduta nella foresta, a fare una gran fatica.
Il mago stava giusto pensando che poteva provare a tentare di formulare un incantesimo nella mente mantenendo un contatto visivo con il suo obbiettivo, quando era successo l'inaspettato.
All'improvviso, con uno scatto degno di un felino, Laya era balzata in avanti e aveva preso il viso del giovane con il pollice e l'indice, per poi costringerlo con la sua presa ferrea ad alzare la testa e a guardarla negli occhi.
Rimase così per dieci minuti circa, come se volesse fissare nella sua mente il colore di ogni singola pagliuzza negli occhi del mago, prima di sospirare.
“Sai-sussurrò poi a Merlino, con un tono che sembrava esprimere sia ammirazione che invidia-Hai degli occhi bellissimi...sembrano contenere ogni più piccola sfumatura dell'oceano. Rimarrei a osservarli per tutto il giorno-gli disse Laya, fissandoli con i suoi, che erano invece di un inquietante color verde foglia e per niente belli-Quindi, credimi quando dico che mi dispiace coprirteli, ma devo evitare che tu possa fare incantesimi mentali. E l'unico modo per farlo è impedirti il contatto visivo.”
Quelle parole sbriciolarono in un milione di pezzettini l'ultima speranza di fuga del ragazzo.
L'unica cosa buona era che ora aveva capito che quei maghi non erano degli sprovveduti.
Mentre pensava, Laya prese un pezzo di stoffa per bendarlo, quando si accorse dello sguardo di Merlino: era scivolato sul terrorizzato Gaius che era rimasto per tutto il tempo fermo immobile con lo sguardo puntato sul suo protetto.
“Ah giusto-soffiò la strega,annoiata-Guardie! Portate il vecchio nelle sue stanze e fate in modo che vi rimanga per curare i NOSTRI feriti”disse poi alle guardie che erano entrate immediatamente nella sala.
Al suo ordine, esse presero il cerusico per le braccia, trascinandolo fuori, mentre questo, trovato il coraggio chissà dove, urlava “Merlino, ti prego, non fare niente di stupido...ti prego, tieni a bada quella parte di te! Merlino io...”
Ma non aveva potuto aggiungere altro perché il portone si era chiuso e le guardie lo avevano deportato* verso le sue stanze in fretta e furia.
Laya sospirò, apprestandosi a bendare Merlino, ma rimase ancora un attimo a fissare i suoi splendidi occhi, animati da tristezza e apprensione.
Erano pieni di un tormento e di uno sconvolgimento tali di fronte a quella scena che chiunque, guardandoli, avrebbe provato dolore.
Chiunque, tranne quegli stregoni dal cuore nero.
Nero, come l'oscurità che lo circondò non appena la donna si decise a segregare i suoi occhi dietro a un muro di stoffa.
Merlino era solo, ora.
Solo e al buio.


Appeso per le braccia doloranti, con i polsi laceri e un oscurità opprimente sugli occhi, Merlino aspettava.
4 dei suoi 5 sensi erano stati annullati, ma poteva ancora sentire.
E fu ascoltando che sentì un sibilo fendere l'aria sopra di lui.
Il ragazzo si stava giusto domandando cosa fosse successo quando all'improvviso le corde che gli tagliavano i polsi si spezzarono e lui toccò finalmente terra.
Per i primi due secondi rimase dritto come un fuso, poi, complici la stanchezza e le gambe rimaste per molto inutilizzate, crollò a terra.
Per fortuna aveva le mani libere e poté frenare la caduta alla meno peggio prima di frantumarsi di nuovo il naso.
“Perché l'hai fatto?-esclamò una voce maschile, che sembrava molto irritata-E non scrollare le spalle, Laya!”
Qualcuno sbuffò sonoramente vicino a lui.
“Oh, che lagna° che sei Aliim. Adesso un attimo e lo rilego...Quanto a te, piccino-disse rivolgendosi a lui-Se hai bisogno di sgranchirti un po' le braccia e le gambe ti conviene farlo subito, perché temo che dovrai restare seduto e fermo per un altro bel po di tempo. E niente scherzi, per favore!”
“Ma Laya!-esclamò Aliim, stizzito-Se poi...”
“Insomma, basta!-lo zittì la strega-Mica vorrai fargli arrivare le braccia fino a terra al ritorno di lady Morgana, no? Ma te lo immagini? Che cosa è successo?-fece la strega,imitando la regina-Oh niente, my lady...ce lo siamo solo dimenticati attaccato al soffitto my lady.”si rispose imitando lo stregone,stavolta.
Qualcuno rise.
“Va bene, accidenti a te! Ma fai in fretta!”ringhiò Aliim, offeso.
“O, va bene, caro”rispose Laya.
Anche se non la vedeva, Merlino poteva giurare che stava sorridendo.
Mentre i due discutevano, lui aveva iniziato pian piano a muovere le braccia doloranti fino a quando non era riuscito a mettersi seduto.
Fatto questo, si massaggiò un po i polsi, cercando di non farsi male; quando ritirò le mani si ritrovò con qualcosa di bagnato sulle dita e una parte di lui, quella non concentrata sulla conversazione e sui piani di fuga, si accorse con freddezza che stava sanguinando.
Appena ebbe riacquistato la sensibilità a polsi e braccia, cercò di muovere leggermente le gambe.
Non l'avesse mai fatto: causa la prolungata immobilità, un formicolio atroce gli attraversò gli arti.
Imprecando mentalmente, il ragazzo si afferrò la coscia, gesto che non sfuggì alla strega.
“Hai le gambe addormentate?”domandò lei.
Non potendo parlare, Merlino annuì.
“Che sciocchezze!-esclamò una voce maschile-Le gambe...”
“...non dormono mai e quindi...”aggiunse un'altra voce, femminile questa volta.
“...non riesco proprio a....”soggiunse l'uomo
“...capire perché la gente...”lo aiutò la donna.
“...dica così!”conclusero insieme.
“Scusali, piccino. Lio e Lia sono gemelli e hanno il vizio di dire un pezzetto di frase ciascuno-gli spiegò Laya-Ora che ci penso...nessuno li ha mai sentiti dire una frase completa da soli”.
“Proprio...”disse Lia.
“...così!”concluse Lio.
“Sapete, siete piuttosto irritanti!-esclamò Aliim, infastidito-E mi fate anche venire mal di testa”.
“Sei tu che irriti...”fece Lio.
“...noi, Aliim”completò Lia.
“Basta così, ragazzi!”esclamò Laya.
All'improvviso, Merlino, che nel frattempo era rimasto immobile massaggiandosi le gambe ad ascoltare, sentì qualcuno prenderlo per le braccia e tirarlo leggermente.
“Così non risolvi il problema-gli disse Laya, mettendolo in piedi-Su, alzati...”
Appena fu in piedi, le gambe non lo ressero e il ragazzo si aggrappò alla strega per non cadere.
“Avanti, prova a fare qualche passo-gli disse, sorreggendolo e aiutandolo a camminare-Ecco, così, piccino...bravo...va meglio, non è vero?”
Merlino non poteva credere alle sue orecchie: la strega stava...tubando?
“Ti prego Laya-sbuffò Aliim-Risparmiaci i tuoi istinti materni tardivi!”**
“Già...è un prigioniero non...”disse Lio, disgustato.
“...il tuo bambino piccino carino!”concluse per lui Lia.
Laya sbuffò ma non gli rispose.
All'improvviso, con uno scatto la donna gli afferrò entrambi i polsi e gli torse le braccia dietro la schiena, ma senza fargli male.***
“Potresti stare fermo, piccino?”chiese lei a Merlino, irritata, mentre lui la strattonava per farsi mollare.
“Per favore, piccino, smettila di muoverti! Altrimenti dovrò farti male!”esclamò Laya, tristemente.
Alla fine, dopo pochi secondi, il mago la smise di lottare e rimase immobile mentre la sua carceriera prendeva una corda e gli rilegava i polsi.
“Grazie, piccino...aspetta che adesso ti aiuto a sederti”gli disse la donna, guidandolo sul pavimento.
Appena si fu seduto, gli legò anche i piedi: per precauzione, disse.
Appena ebbe finito, lo lasciò dicendogli solo “Sta qui e aspetta buono buono, piccino!”.
Poi, fatto questo si allontanò e andò a sedersi.
E Merlino, rimase di nuovo solo.
Solo, al buio e legato come un salame.°


°So che queste due espressioni non sono proprio "medievali" , diciamo così, ma non me ne venivano in mente altre per esprimere il concetto che stessero bene con il resto della frase.
*Sì...ho usato deportato apposta per rendere meglio l'idea di prigionia (ho appne finito di rivedere Il bambino col pigiama a righe, perdonatemi)
**Questa frase non è a casaccio...c'è una storia dietro...spero che restereta miei lettori abbastanza per potervela reccontare.
***No, per chi se lo stesse chiedendo, non è una psicopatica e no, non ha una doppia personalità...tutto a suo tempo XD

Bene, allora, prima di tutto grazie a FairyCleo, che è stata di una dolcezza squisita nel rispondere ai messaggi di una povera pazza come me XD.
Poi, un paio di avvisi: 1) Se qualcuno volesse commentare i capitoli precedenti, ricordo che i commenti non andranno perduti, ma vedrò di rispondere come mi sto impegnando a fare con tutti
                                        2) Se qualcuno ha dei dubbi sulla storia fin ora raccontata, o qualcosa non gli è chiaro,o ha una domanda  lo dica in un commento: provvederò nel capitolo successivo a mettere  

                                            un angolino con le risposte
                                        3) Ricordo che i commenti sono sempre graditi, e anche le critiche!
                                        4) Visto che ci tengo ai lettori e a fare cose che possano coinvolgervi, se qualcuno ha un'idea particolare o un consiglio per la storia, lo dica!
                                        5) Ho deciso che, visto che molti lo fanno e mi sembra molto interessante, a fine capitolo inserirò qualche anticipazione del prossimo.
Quindi eccole!

"Merlino la vedeva.
Il viso candido e delicato, le labbra rosee e carnose, gli occhi verdi che brillavano..."

"Improvvisamente, un brivido di eccitazione gli corse lungo la schiena.
“Ma certo!-pensò folgorato da quella rivelazione-Lei non lo sa!"

"
La figura di luce avanzò fino a fermarsi di fronte a lui. Poi, gli accarezzò con la mano di luce la guancia luminosa e si chinò per scoccargli un bacio di luce con le labbra splendenti..."

 
Spero che le anticipazioni e il capitolo vi siano piaciuti...A presto!
Un bacio
Morganalastrega

P.S. Sto facendo un piccolo sondaggio: mi dicono tutti quelli che mi conoscono che scrivo in modo molto "maturo" rispetto alla mia età, perciò vorrei capire se è vero...quindi, se lasciate un commento (e spero che lo farete) siete invitati a lasciare in fondo un P.S. con scritta l'età che mi date per la scrittura...veramente, non abbiate paura (si dondola sul posto come una psicopatica, con un sorriso da pazza sul volto) è solo una mia curiosità...Il prossimo capitolo lo dedico a chi si avvicina di più XD


 


 

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Capitolo 9
*** Capitolo 5:Pensieri e sogni lucenti ***


Seduto sul freddo pavimento di pietra, Merlino pensava.
Era strano, ma l'unica cosa a cui riusciva a pensare erano le parole di Gaius.
Non fare niente di stupido, ti prego! Ti prego...tieni a bada quella parte di te!”
Non fare niente di stupido?
Non che ci volesse tanto visto che, nella situazione in cui si trovava, l'unica cosa che poteva fare era pensare.
E pensare non era una cosa stupida, anzi era proprio Gaius a dirgli sempre: Pensa, Merlino. Pensa.
Ed era proprio quello che stava facendo.
Ma quello che non riusciva proprio a capire era la seconda parte della frase.
Continuava a rimbombargli in testa.
Tieni a bada quella parte di te...tieni a bada quella parte di te...tieni a bada quella parte di te”
Che diavolo significa?”si chiese il giovane, scuotendo leggermente il capo.
Era ovvio che il suo mentore cercasse di metterlo in guardia da qualcosa, ma mai avrebbe pensato che quel qualcosa fosse se stesso.
Quale parte di me? Che stavi cercando di dirmi Gaius? Che cosa dovrei tenere a bada? La mia magia, forse? No. Se potessi usarla per scappare mi avresti in qualche modo detto di farlo...ma visto che non l'hai fatto significa che non ho speranze di uscire da qui vivo. Dannazione! Se solo sapessi qualcosa di più sui miei poteri forse ce la potrei fare, ma purtroppo...Ah! Questo non è il momento dei se e dei ma...forza Merlino pensa!”
Ma più si scervellava e più gli sembrava complicato risolvere il rompicapo.
Non trovando risposta alle sue domande, ripercorse con la mente la conversazione con Morgana.
Oro, potere...ma davvero quella strega faceva tutto solo per avere il trono?
Lui se la ricordava, la donna di un tempo.
Quella donna dolce, gentile, pronta a sfidare il re pur di difendere i più deboli.
La donna che era scappata dal castello per venire a Ealdor ad aiutarlo.
La donna che era piena d'amore.
La donna che ora però aveva scelto la via del male e dell'odio.
Merlino la vedeva.
Il viso candido e delicato, le labbra rosee e carnose, gli occhi verdi che brillavano.
E poi, i lunghi capelli neri che le ricadevano in morbide onde sulle spalle e lungo la schiena per poi lasciare spazio al tessuto che scendeva delicatamente fino a terra seguendo la sua figura snella e slanciata.
Persino nella sua malvagità era bellissima.
Bellissima e fiera.
Al pensiero della donna, Merlino sentì come una fitta al cuore e allo stomaco.
“Ah smettila idiota!”pensò sfregando leggermente i piedi per terra, sentendosi a disagio.
All'improvviso, gli tornò in mente la sua ultima parola prima del costretto silenzio.
Provaci.
Ma davvero era stato così idiota da sfidare la strega nella situazione di netto svantaggio in cui si trovava?
Eppure in quel momento mi sembrava così logico rispondere in quel modo-rifletté-Mi sentivo come se niente potesse fermarmi...come se nemmeno il mondo intero avesse potuto uscire vincitore da una battaglia con me. Ora che ci penso, questo mi capita anche quando chiamo il drago...Forse è stato più il Signore dei draghi a parlare in quel momento...”
Improvvisamente, un brivido di eccitazione gli corse lungo la schiena.
Ma certo!-pensò folgorato da quella rivelazione-Lei non lo sa...non sa che sono l'ultimo Signore dei Draghi! Devo fare in modo che non lo scopra. È questo che stavi cercando di dirmi, non è vero Gaius? Oh, caro Gaius, chissà che stai facendo ora! Mi dispiace così tanto di averti messo nei guai...tu che ti preoccupi sempre per me e io finisco sempre per fartene passare di tutte i colori.
Ma non ti preoccupare...farò in modo di mantenere questo segreto a qualunque costo!”

Dopo aver fatto questa promessa solenne a Gaius e a se stesso, Merlino sospirò cercando di mettersi comodo attirando le ginocchia sotto al mento.
Si sentiva così stanco...
Forse per i due giorni precedenti passati uno a correre per Camelot, a scappare nei boschi e subire torture e l'altro passato per metà in quella specie di coma incantato(che per pura crudeltà gli stregoni avevano fatto alimentare dalla SUA magia) e per il resto appeso al soffitto a discutere con Morgana e poi seduto sul pavimento a riflettere.
E quindi era stanco.
Tanto stanco che, cullato dal mormorio degli stregoni nella sala dei banchetti, scivolò in un piacevole dormiveglia.

Luce.
Luce ovunque.
Anche lui era fatto di luce.
Una luce abbagliante che si espandeva cancellando dal mondo tutte le macchie nere dell'odio.
Una figura.
Anch'essa era fatta di luce.
La creatura di luce sorrise.
Denti di luce.
Un sorriso fatto di luce abbagliante.
La figura parlò.
La sua voce era fatta di luce.
Persino il suo suono era luce.
Le parole erano luce e le lettere che le componevano anche.
Disse solo una frase:“Nei tempi bui, il tuo amore è la tua luce”.
La figura di luce avanzò fino a fermarsi di fronte a lui.
Poi, gli accarezzò con la mano di luce la guancia luminosa e si chinò per scoccargli un bacio di luce con le labbra splendenti sulla fronte.
Si chinò ancor di più fino a fissarlo negli occhi con le sue pupille fatte di luce.
La loro luce lo incantò.
Essa aumentò sempre più fino a fargli male, ma non riusciva a distogliere lo sguardo.
Provò a chiudere gli occhi ma la luce era troppo abbagliante.
Penetrava sotto le palpebre.
L'ultima parola di luce della creatura gli si insidiò nelle orecchie con la sua brillantezza fino a stamparsi a fuoco nel suo cervello.
Sentì un dolore acuto alla testa e poi :“Ricordalo”.


Merlino si svegliò di soprassalto.
Disorientato dal buio improvviso in cui si trovò, ci mise un attimo a ricordare dove fosse e cosa stesse succedendo.
All'improvviso capì.
Doveva essersi addormentato e aveva fatto quello strambo sogno.
Non ricordava l'esatto momento in cui era passato dal dormiveglia al sonno, ma sperò che fosse solo per colpa della stanchezza e non per colpa di un incantesimo.
No...quella luce...quella luce era calda. Era buona. Stregoni malvagi non avrebbero mai potuto creare niente di così bello-pensò Merlino-Peccato che fosse solo un sogno”.
Mentre si rammaricava di ciò scosse leggermente il capo e, a sorpresa, si accorse che la testa gli doleva, proprio come nel sogno.
Sogni con conseguenze nella realtà?-si domandò il mago-Impossibile! Ma in fondo...se quello non era un sogno...allora che cos'era?”
Stava riflettendo quando si accorse di una cosa.
Il silenzio.
C'era un silenzio di tomba nella sala.
Che gli stregoni se ne fossero andati e si fossero dimenticati di lui?
Merlino, speranzoso, si mosse leggermente per cercare di alzarsi.
Stava per far leva sulle gambe quando un suono catturò la sua attenzione.
Il mago si bloccò di colpo e rimase immobile ad ascoltare per vedere se il rumore, somigliante un tintinnio, si sentisse di nuovo, ma dopo alcuni minuti di attesa, nulla.
Il ragazzo portò di nuovo le gambe in posizione; appena si mosse, però, il tintinnio ricomparve.
“Ma che diavolo!?”esclamò lui.
Non senza stupore, si accorse di poter parlare: qualcuno aveva rimosso il bavaglio.
“Ah, sei sveglio...”soggiunse una voce maschile.
“Chi è?”esclamò il mago “Chi ha parlato?”.


LEGGETE. IMPORTANTE. LA MIA VITA DIPENDE DA VOI! (?)
Cucù!
Rieccomi di nuovo!
Spero che il capitolo vi sia piaciuto.
Allora, scherzi a parte, devo dare un annuncio.
Prima di tutto, un grazie a tutti quelli che seguono, preferiscono, recensiscono e leggono la storia.
Mi fate davvero felice.
Ed ora ecco l'annuncio: purtroppo, la fine dell'estate ha avuto nefaste conseguenze si di me.
In partica, l'inizio delle superiori.
Ma siccome si sa che le disgrazie non vengo mai sole(?), ciò comporta anche compiti e studio e io non ho più i bei pomeriggi da passare davanti al computer con una scatola di biscotti o la sera con la pizza XD a scrivere la mia ff.
Perciò, ho deciso, anche sotto consiglio, di decidere un giorno di pubblicazione, che sarà domenica, e poi di scirvere il capitolo durante la settimana.
Premetto che potrebbero esserci dei ritardi o degli anticipi...tutto sta nella quantità di sapere che i professori vogliono infonderci amorevolmente durante la settimana (?)
Quindi, siate paziente e se il capitolo non sarà bellissimo, perdonatemi, ma da ora in poi scriverò a botta  quello che mi viene...
Non so neanche io cosa aspettarmi da questa storia perciò siate clementi!
Spero che, se site arrivati fin qui a leggere, avrete anche la voglia di lasciare una recensione.
Vi prego, ne ho davvero bisogno.
Se avete critiche, pareri, suggerimenti, qualsiais cosa, vi prego ditelo!!!!!!!!!!!!!!!
le recensioni sono una cosa che mi dona l'ispirazione meglio di qualunque altra e perciò, in sitesi, siete voi la mia ispirazione!
Quindi prego, lasciate una recensione.
Ultima cosa prima di lasciarvi alle anticipazioni.
LEGGETE PER FAVORE!
Quanti fan degli One Direction ci sono qui? 
Ebbene, una mia cara amica sta scrivendo una storia particolare su di loro...e se vi piacciono vi vorrei segnalare il link.
Eccolo:
Teenager in crisi!
P.S. Se siete allergici alle parolacce (non pesanti è) e insulti inventati (stile: santa pizza, santa lattuga, porca puzzolina nera XD)  fate attenzione perché nella sua storia ce ne sono un po'.
Bene e ora vi lascio alle anticipazioni.
baci
Morganalastrega

 

“E tu? Tu che ci fai quaggiù? Vieni da fuori, vero? Come ci sei arrivato a Camelot? Hai per caso sentito voci o notizie su re Artù?”chiese il mago, preoccupato.

 

“Mi dispiace...-sussurrò Merlino-È colpa mia.”

 

“Bene...-sopirò il mago-lady Morgana è ansiosa di accogliervi...spero sia costretta a sciogliervi la lingua. Ha in serbo qualcosa di molto speciale per voi”.

 


 



 

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Capitolo 10
*** Capitolo 6: Incontri ***


“Io...solo io” rispose di nuovo la voce.
“Io chi?”domandò Merlino.
Stava attendendo la risposta quando qualcuno lo sfiorò.
Il mago lanciò un urlo terrorizzato e, voltandosi di scatto, colpì qualcosa con la testa.
“AH!”esclamò realizzando di aver colpito il muro.
“Scusa...non volevo spaventarti, Emrys”sospirò l'uomo.
“Chi sei tu? E come conosci il mio nome?”
“Dalle mie parti e tra la mia gente, tutti conoscono il tuo nome, Emrys.”rispose lui, eludendo ancora la prima domanda.
“E da dove vieni?”
“Dalle foreste, Emrys”
“Quali foreste?”chiese.
Attese ma nessuna risposta arrivò.
“Dove mi trovo?”chiese Merlino, seccato.
“In una delle buie segrete del castello di Camelot. Sì-confermò il vecchio senza che Merlino dicesse niente-Dormivi così profondamente che non ti sei accorto del fatto che ti hanno trasportato fin quaggiù molte veglie fa.”
“Quanto..quanto ho dormito?”chiese Merlino, sconvolto.
Una parte di lui registrò che il tintinnio che aveva sentito era quello delle catene.
“Non ne ho idea, Emrys. Dipende da quando ti sei addormentato*...riusciresti a capirlo se ti dicessi che il sole ha raggiunto il suo punto più alto poche veglie fa?”
Merlino annuì.
Se quello che diceva l'uomo era vero, era rimasto nel mondo dei sogni per un giorno intero.
“E tu? Tu che ci fai quaggiù? Vieni da fuori, vero? Come ci sei arrivato a Camelot? Hai per caso sentito voci o notizie su re Artù?”chiese il mago, preoccupato.
“Quanto domande, Emrys. Non ti sembrano un po' troppe?”chiese la voce.
Il mago si trattenne dal rispondere un secco "NO" solo per paura poi di non avere le risposte che cercava.
“Per quello che ti posso dire, sì, io vengo da fuori e a Camelot ci sono arrivato perché mi ci hanno portato e sono quaggiù perché come te sono un prigioniero e no, non ho notizie del re tranne che è ancora disperso e che nessuno sa dove si trova”rispose alla fine l'uomo.
“Ma tu chi sei?”insisté il mago, sollevato che Artù fosse momentaneamente fuori dalla portata della sorellastra.
“Io non sono nessuno, Emrys”
“Tutti siamo qualcuno...comunque, chi ti ha portato qui?”
“Parole sagge, Emrys, sono le tue. Tutti siamo qualcuno, ma in questo momento io non sono nessuno. Se ci tieni a saperlo, è stata Morgana a portarmi qui Emrys”.
“Morgana?Aspetta...-fece Merlino, ricordando le precedenti parole dell'uomo-Tu sei un druido, non è così? Ecco perché conosci la mia identità!”
“Esatto Emrys. Io sono un druido...almeno uno dei pochi che è sopravvissuto all'armata della strega...donne e bambini sono scappati, ma noi uomini siamo rimasti. E mi duole dire che quello che ne è seguito non è stato uno scontro, ma un massacro”.
“Mi dispiace...-sussurrò Merlino-È colpa mia.”
“Non prenderti delle colpe non tue, Emrys. Siamo stati noi a reagire all'attacco...”
Un silenzio imbarazzato e carico di tristezza scese tra di loro.
Stranamente, fu il druido a romperlo.
“Ho perso mio figlio e mio nipote nello scontro...dopo la morte di mia moglie, erano l'unica famiglia che mi rimaneva.”
“Mi dispiace molto per la tua perdita Ga..” Merlino si bloccò: non conoscendo il nome dell'uomo si accorse che lo stava per chiamare come il suo mentore.
“Sbaglio, o mi stavi per chiamare Gaius, Emrys?”chiese il druido.
“Non sbagli...solo che la tua...emmm...la vostra voce mi ricorda molto la sua e in più non conosco il vostro nome”
“Ti prego, Emrys, dammi pure del tu. In fondo, è quasi come se fossimo parenti. Ma cos'è esattamente che ti ricorda Gaius nella mia voce?”
“Ecco...quello che mi ricorda Gaius è la sua...profondità, non so se mi spiego. Sembra che mentre parliate attingiate a un pozzo pieno di sapienza. Ma che intendevi dicendo che è come se fossimo parenti?”
“Beh, Emrys, la magia ha creato una parte di noi, no? É come avere un terzo genitore in comune.”
“Giusto...Perdonami, ma tu conosci il mio nome mentre io...”
“Amun-lo interruppe lui-Il mio nome è Amun”.
“Amun”ripeté Merlino.
“Proprio così”soggiunse il druido.
E dopo quelle parole il silenzio cadde di nuovo.
Mi dispiace per Amun-pensò il mago-In fondo, ha perso tutta la sua famiglia. Chissà com'era suo nipote. Chissà quanti anni aveva. Doveva essere giovane. Mi piacerebbe conoscere il suo nome per poter dire una preghiera in suo onore...”
“Joy” la voce di Amun interruppe le riflessioni del mago“Mio nipote si chiamava Joy. Gioia. Gli calzava a pennello perché era sempre allegro e sapeva portare la gioia dovunque. Aveva pressapoco la tua età...”
“ Mi dispiace...so che qualunque cosa che dirò non allevierà il tuo dolore e non ti restituirà tuo figlio e tuo nipote, ma...Probabilmente, ti sembreranno banali e poco appropriate le mie parole...scusa”.
“No ,Emrys, non devi scusarti, anzi. Sono io a doverti chiedere scusa...hai già troppi problemi per poterti preoccupare anche di quelli di un povero vecchio. E le tue parole non mi sembrano banali. Mi rincuora molto sapere di avere qualcuno vicino. Ora scusami, ma vorrei riposare”.
“Sì...certo...”Merlino annuì prima di rincantucciarsi contro la scomoda parete.
Stava pensando di dormire ancora un po' quando una voce, che riconobbe al volo come quella di Aliim gli arrivò alle orecchie.
“Oh, ma che scenetta toccante...Il povero vecchietto che si fa consolare dal povero bimbo. Beh, mi dispiace interrompere questo rivoltante scambio di battutine affettuose, ma è tempo di andare”
Ma quando diamine era arrivato?
Merlino non se ne era nemmeno accorto.
All'improvviso sentì la porta della cella cigolare e sentì uno strappo alle braccia: Aliim aveva staccato le catene dal muro e ora le stava tirando per farlo alzare.
“Forza, muoviti!”esclamò lo stregone, dando uno strattone secco alla corda.
Merlino si alzò in piedi gemendo e fece due passi.
Improvvisamente, si sentì premere qualcosa sulla bocca.
Era la mano di Aliim.
“Durante il tragitto, non un fiato...o questo vecchio si ritroverà con qualche pezzo di meno, chiaro?”
Merlino annuì.
“Bene...-sopirò il mago-lady Morgana è ansiosa di accogliervi...spero sia costretta a sciogliervi la lingua. Ha in serbo qualcosa di molto speciale per voi”.
Qualcosa in come lo disse, fece pensare a Merlino che la sorpresa non gli sarebbe piaciuta affatto.

*No dai,  qui sembro troppo capitan ovvio XD

Allora solo due parole per ringraziare:

elfin emrys, kalea, fredlove, pandaExpress, Cleo e Mergana per aver recensito la mia ff;
darkmagic31, Cleo, fay90, Martolilla96, Queen__B e Rinly che l'hanno messa tra le seguite e
fredlove, gattosilvestro90, kingArthur e zia76 che l'hanno messa tra le preferite.
Infine, un ringraziamento particolare a tutte le 926 persone che dal prologo a qui hanno visitato la mia storia.
E se siete arrivati fin qui, una recensioncina la lasciate?
Ce la facciamo ad arrivare almeno a 7 questa volta?
Baci

P.S. Chi di voi riesce a trovare l'aggettivo che meglio descrive Aliim? Chi lo troverà, avrà una piccola pubblicità di una storia a sua scelta nel prossimo capitolo
Baci a Tutti XD

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Capitolo 11
*** Capitolo7: ? ***


Solo due parole per dedicare quest'aggiornamento a fredlove che il 4 Ottobre compirà gli anni.
AUGURIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!



Mentre veniva trascinato da Aliim in giro per il castello, Merlino non poté fare a meno di chiedersi cosa avrebbe fatto Amun...ma sopratutto cosa avrebbe detto alla strega.
Non posso permettere che le dica che sono un Signore dei Draghi...è l'unico asso nella manica che ho!-pensò inciampando e rischiando di finire lungo disteso a terra-Accidenti! Se avessi avuto almeno un altro paio di minuti...”
Merlino era totalmente in preda al panico.
E fu per questo che si accorse solo dopo pochi secondi che si erano fermati.
Il ragazzo udì qualcuno bussare e poi sentì la voce di Morgana dire “Avanti”.
“Ah, Aliim-esclmò la strega appena ebbe intravisto chi aveva bussato-Vedo che hai recuperato gli ospiti dalle camere! Ma su, accomodatevi...non vorrete mica restare lì tutto il giorno, no?”
“Certo my lady...quanto sono stato scortese-sghignazzò Aliim-Prego, entrate!”
L'uomo accompagnò le parole con un deciso strattone alla corda e Merlino, che non se lo aspettava, si sbilanciò e cadde faccia a terra sul freddo pavimento di pietra scatenando le risate nella sala.
“Oh, scusa-fece Aliim, sghignazzando-Ti ho fatto cadere?”
Merlino sapeva che non era consigliabile rispondere quindi se ne stette zitto e buono, almeno fino a quando non udì un gemito e la voce di Aliim dire in tono canzonatorio: “Perdonami, vecchio druido...ti ho fatto male, per caso? Ma non credi di meritartelo? In fondo, ho sentito che è stata colpa tua se tuo nipote è morto...si chiamava Joy, nevvero? Povero vecchietto, che fai, piangi? Poverino io...”
Merlino non si fermò ad ascoltare oltre: raccolse tutta la forza che aveva nelle sue esili braccia e diede un violento strattone alla catena che lo trattenevano.
Un tonfo e delle imprecazioni gli confermarono che il suo intento era riuscito.
“Oh, scusa-fece innocentemente il maghetto-Ti ho fatto cadere per caso?”
Qualcuno sghignazzò.
“Tu...brutto piccolo...”ringhiò Aliim, con le lacrime agli occhi dal dolore.
Ma Merlino non gli diede il tempo di finire e aggiunse: “No, hai ragione...tu non puoi cadere, sei troppo forte. Amun, tu che ne pensi? Secondo me stava abbracciando il pavimento perché si sentiva solo...poverino...non piangere che c'è così tanto da abbracciare qui...Guarda, a parer mio, i gargouille vanno benissimo per te...probabilmente ti somigliano anche!”
A quelle parole tutti scoppiarono a ridere.
“Beh, Aliim-soggiunse una voce che Merlino identificò come quella di Laya-Mi duole dirlo, ma siete due a zero per il piccino!”
“Già...forse questa...”aggiunse la voce di Lio.
“...è la volta buona che...”continuò Lia.
“...qualcuno sistema quello sbruffone!”conclusero insieme i gemelli.
Un nuovo scroscio di risa riempì la sala.
“Te la farò pagare per questo!”sussurrò Aliim a denti stretti, ringhiando come un cane rabbioso.
“E voi state zitti!-urlò rivolgendosi a quelli che erano diventati gli spettatori della sua pubblica umiliazione-Non capite che lo fa apposta per mettere discordia tra di noi e per farci distrarre?”
“Caspita-fece Merlino, girando la testa verso il punto in cui proveniva la voce del mago-Come ha fatto la tua testolina a fare un ragionamento del genere?”
Altri scrosci di risa riempirono la sala.
“Io...IO TI AMMMAZZO!”urlò lo stregone fiondandosi su di lui.
In meno di un secondo, Merlino sentì delle dita stringersi intorno al suo collo esile.
Il giovane cercò di divincolarsi dalla presa, ma l'unica cosa che ottenne fu di consumare quella poca aria che gli restava.
La testa gli scoppiava e non riusciva quasi più a muoversi.
Stava soffocando.
Quello che successe dopo avvenne troppo in fretta perché Merlino riuscisse a rendersene conto.
Udì solo un urlo, un tonfo, un dolore sordo al collo e poi si ritrovò a terra; la trachea che bruciava ad ogni respiro e la testa ancora dolorante.
“RAZZA DI IDIOTA!”l'urlò gli trapanò i timpani.
“Che volevi fare!? Datti una calmata, imbecille!”
“Ma...my lady..lui...”provò a balbettare un terrorizzato Aliim.
“Non mi interessa! Ti rendi conto che, se Laya non fosse intervenuta, ora lui sarebbe morto? Abbiamo aspettato anni per questo momento...io ho aspettato anni! Credi che se lo uccidi ti perdonerò? Odio chi rovina le MIE cose...ficcatelo bene in testa! E la prossima volta che fai una cosa del genere, tu sei morto. Ricordalo bene: se lo tocchi di nuovo, io ti ammazzo. Se lo sfiori, io ti ammazzo. Se anche solo PENSI di fargli qualcosa, io ti ammazzo. Chiaro?!”
“S-sì my lady”mormorò il mago, tremando.
“Bene...e la prossima volta, prima di fare queste cose, fossi in te penserei bene a chi comanda, qua dentro”concluse Morgana.
Merlino non riusciva a muoversi dallo stupore.
Non solo Laya l'aveva strappato dalle grinfie di quell'uomo, ma Morgana in persona aveva preso le sue difese!
Certo...ovvio che lo facesse per tornaconto personale, ma sentirglielo dire gli faceva davvero uno strano effetto.
Insomma, aveva appena dichiarato che se Aliim l'avesse di nuovo sfiorato, lei l'avrebbe ucciso.
Aveva persino detto che odiava chi rovinava le SUE cose.
Il solo concetto di essere per Morgana una cosa che gli apparteneva lo faceva preoccupare ma allo stesso tempo lo faceva sentire terribilmente...non sapeva nemmeno lui definire quello che provava.
Mentre pensava, udì qualcuno camminare e fermarsi vicino a lui.
“Alzati”disse Morgana.
Il ragazzo ubbidì, anche se la testa un po' gli girava.
Appena fu in piedi, sentì che qualcuno gli metteva le mani sulle spalle.
“Adesso, vedi di non fare storie, intesi? Sta fermo e zitto...chiaro?”.
Morgana.
Aveva appena sussurrato quelle parole, ma le aveva sentite benissimo, perché la strega si trovava poco distante da lui.
Troppo poco distante.
Il giovane sentì il respiro della donna solleticargli l'orecchio mentre gli diceva ciò; non sapeva perché, ma quella sensazione lo fece restare talmente basito che non riuscì a spiccicar parola, e annuì solo.
Poi, al suo cenno d'assenso, le mani di lei si spostarono dalle sue spalle per raggiungere la benda.
Durante il loro percorso, sfiorarono il collo nudo del mago, che rabbrividì a quel contatto insieme sperato ed odiato.
Pochi secondi dopo, con un paio di semplici mosse, la strega tolse finalmente la benda, e la luce lo colpì con tutto il suo splendore.

 

Merlino strizzò gli occhi e si portò una mano davanti al viso, cercando di schermarsi dalla luce.
A poco a poco, riuscì ad abituarsi e finalmente mise a fuoco il luogo in cui si trovava.
Era la sala del trono.
Un ambiente così famigliare...il luogo dove aveva visto Artù diventare re.
Quanti ricordi custodiva quella sala: belli e brutti, piacevoli, spiacevoli, alcuni intensi...
A distoglierlo da quelle riflessioni ci pensò puntuale Morgana.
“Dovresti ringraziare Laya...anche se non sono sicura che per te sia una buona cosa essere ancora in vita. Ma per me lo è. Dimmi Laya, che vorresti come ricompensa?”
A quelle parole, il mago fece scorrere lo sguardo, finché non individuò il volto della strega.
La riconobbe subito per via degli occhi: con quell'inquietante color verde foglia l'avrebbe riconosciuta ovunque.
Erano...innaturali.
Non trovava altro modo per definirli.
Vedendola, ebbe il tempo di notare altri particolari del suo aspetto.
I suoi capelli erano di un colore biondo, così chiaro che a prima vista il mago pensò che fossero bianchi.
La sua pelle era chiara, ma le guance erano accese; le labbra rosate.
Nonostante sembrasse molto giovane, le prime rughe intorno agli occhi e sul viso dimostravano che in realtà non era così.
Merlino pensò che fosse bella e che, nonostante tutto, non avesse lo sguardo cattivo che avevano tutti gli altri in quella sala.
Forse, anche lei aveva amato un tempo e, magari, qualcosa le era rimasto di quel sentimento.
Mentre la strega pensava, il mago fece scorrere lo sguardo fino a notare due figure.
La prima se ne stava in piedi al centro della sala, e imprecava a denti stretti.
Merlino lo riconobbe al volo come Aliim; non che l'avesse mai visto, ma aveva quell'aria malvagia che non si poteva non notare.
Lo stregone aveva i capelli e una folta barba neri e gli occhi erano ancora più scuri di essi.
Era alto e aveva la pelle scura, come quella di Elyan.
Al pensiero dell'amico, Merlino sentì lo stomaco contrarsi: la preoccupazione poteva anche ignorarla, ma di certo non poteva eliminarla.
Cercando di nascondere l'ansia crescente, spostò lo sguardo sulla seconda.
Si trattava di un uomo basso e piccolo per la sua età.
Aveva lunghi capelli bianchi e una leggera barba del medesimo colore.
Indossava una tunica sbrindellata e ai polsi aveva delle pesanti catene che rilucevano in modo sinistro.
Ma la cosa che lo colpì di più furono i suoi occhi.
Erano di un color nocciola intenso.
In essi, albergava una dolcezza infinita, che dagli occhi si espandeva anche lungo tutto il viso.
Lo stava guardando.
Merlino ricambiò lo sguardo e vide le sue labbra muoversi fino a formare una parola: “Grazie”.
Annuì appena, socchiudendo leggermente gli occhi.
Sapeva quanto sarebbe potuto costargli caro, ma Merlino aveva deciso lo stesso di distrarre l'attenzione del malvagio stregone dal druido: e di questo, Amun gli sarebbe stato per sempre grato.
"...e un'ora a settimana”.
Laya.
Accidenti a lui!
Si era distratto e non si era accorto che la strega stava rispondendo a Morgana.
Si accorse che lei lo fissava, sovrappensiero.
Al suo sguardo, che doveva essere quello di uno in completo panico, la donna sorrise e annuì.
“E sia...un'ora a settimana”concluse sedendosi sul trono.
“Grazie, my lady”rispose Laya, inchinandosi ossequiosamente.
Sembrava che gli accordi fossero quindi conclusi.
E Laya aveva ottenuto un'ora a settimana.
Merlino deglutì rumorosamente facendosi la domanda più ovvia per chiunque si trovasse nella sua posizione.
Un'ora a settimana per fare cosa?

Tadaaaa! Rieccomi!
Alloooora...devo dire che questo capitolo è stato quello che finora mi è piaciuto di meno, ma lascio a voi l'ardua sentenza.
Vediamo: prima di tutto, visto che la volta scorsa ho ricevuto poche recensioni, ho deciso di prolungare il concorsino che avevo "indetto" lo scorso capitolo.
Andate a vedere e mi raccomando, recensite (se vi va, mi fareste un grande piacere).
E come sempre, per finire, ringarazio tutti quelli che seguono, leggono, recensicono e hanno messo tra le preferite o le ricordate la storia.
Baci.
Morgana

P.S. Se volete farvi una risatina, vi invito a passare di qui
  Com'è che non lo vuoi?

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Capitolo 12
*** Capitolo 8: Ritrovo ***


Qualche ora dopo...**

Aiuto....aiutatemi!
Questo pensava Merlino mentre spasmi acuti di dolore gli percorrevano il corpo.
La cosa peggiore era la testa: ogni spasmo era un'ondata penetrante nel suo cervello.
Tutto bruciava. Lui bruciava. Si sentiva morire; sarebbe morto presto, ne era certo. Le tenebre erano arrivate...l'avevano quasi preso e...e poi tutto finì.
Il ragazzo si concesse un momento, mentre l'eco delle sue urla ancora riverberava nel grande salone e gli entrava nelle orecchie.
Sapeva che avrebbe dovuto riprendersi presto, ma le tenebre erano così calde e comode che....
Un'improvvisa sensazione di freddo non gli fece terminare il pensiero.
Le tenebre scomparvero e lui si ritrovò a fissare una donna con in mano un secchio vuoto, nelle orecchie le risa di coloro che gli stavano intorno.
Si accorse di tremare violentemente, ma non di freddo...di dolore e nervosismo.
Merlino cercò di fare un profondo respiro per calmarsi, ma una fitta ai polmoni lo fece tossire e quasi soffocò mentre, tra un colpo di tosse e l'altro, tentava disperatamente di riprendere fiato.
La donna gli sorrise e attese pazientemente: lei era come un predatore, sapeva aspettare.
Appena fu di nuovo in grado di respirare la donna gli si avvicinò e si abbassò fino a trovarsi a fissarlo dritto negli occhi.
All'improvviso tutto tacque: chiunque voleva sentire quello che LEI diceva.
“Allora-domandò con un sorriso-come va, grande e potente mago?”
Le risa scoppiarono nella sala.
Il ragazzo la fissò e, sebbene tutto il corpo gli facesse male, si costrinse a sorridere.
“Benissimo, grazie. Mi fa piacere vedere quanto siete premurosa nei miei confronti, Morgana”.
La donna si alzò lentamente e si voltò, dandogli le spalle.
Merlino attese con una certa apprensione che Morgana si voltasse di nuovo, che dicesse o facesse qualcosa perché quell'attesa carica di tensione lo faceva stare, se possibile, ancora peggio.
Lei rifletteva, probabilmente, e aspettava che lui le rivelasse qualcosa dei suoi piani(che non aveva), della posizione di Artù(che non conosceva) e dei suoi poteri(che non comprendeva a fondo neanche lui).
Un'attesa inutile, cosa che lui le aveva ripetuto spesso nelle ultime ore,ma lei era testarda e andava avanti convinta che lui sapesse tutto e affermando che, se Merlino preferiva non dire niente dei suoi poteri, avrebbe fatto lei gli “esperimenti” necessari a capire tutto.
Tuttavia era tutto inutile, perché se Merlino sapeva qualcosa di essi, questa era la certezza che erano imprevedibili, misteriosi e, a quanto si diceva, infiniti.
Il fatto che lui fosse anche un....insomma se lei avesse scoperto anche che lui aveva anche un altro potere...beh...era meglio se non lo scopriva.*
“Sai-aggiunse così il ragazzo-quando ho incontrato Artù ho pensato che non esistesse sulla terra nessuno più idiota di lui ma, a quanto pare...mi sbagliavo di grosso”.
Anche se non poteva vedere la faccia di Morgana, Merlino sapeva che il sorriso sulle labbra era scomparso, così come le risate nella sala.
Attese.
Un secondo...due...tre...un lampo di movimento, un grido e una sferzata bruciante di dolore al volto e poi tutto divenne nero.


Merlino si svegliò, ma non osò aprire gli occhi.
All'improvviso si accorse che c'era qualcuno che gli tamponava la fronte con un panno freddo: era una bella sensazione.
Mentre se ne stava lì con gli occhi chiusi, le tenebre mentali scomparvero del tutto, lasciandogli la mente libera di pensare.
La cosa di cui si accorse subito fu che, chiunque lo stesse aiutando, non era Morgana.
Ne era certo perché di solito i movimenti della donna erano bruschi, duri mentre questi erano,non c'era altro modo per definirli,teneri e gentili.
Mentre tentava di darsi una spiegazione logica, udì la voce di Morgana dire in tono stizzito“Allora, ti muovi? Fallo svegliare subito!”.
Accanto a lui una voce profonda, tremante e rotta da piccoli singhiozzi rispose “Ci sto provando, lady Morgana, ma...abbiate pazienza, è una brutta ferita e siccome il ragazzo è debole ci vuole...” “Non mi interessa-sbottò lei-è 10 minuti che aspetto ed ESIGO che si svegli subito o TU passerai dei guai seri, capito!?” Seguirono un tonfo e un lamento e poi“Si ,mia signora-rispose-come desiderate”.
A quel punto una molla scattò nella testa di Merlino il quale, nel riconoscere la voce, per poco non svenne di nuovo a causa dello shock.
Quella voce l'avrebbe riconosciuta tra mille.
Quella voce che tante volte gli aveva insegnato, che tante volte l'aveva spronato, fatto ridere, incitato, consigliato, confortato, aiutato e persino salvato...quella voce apparteneva al suo amico e mentore, nonché medico ufficiale di corte, Gaius.
Il vecchio Gaius.
Simpatico, buono, gentile, sapiente, umile e, a volte, severo.
L'unico che conosceva il suo segreto e che l'aveva sempre protetto e aiutato.Che gli aveva insegnato. Che capiva chi era e gli voleva bene per questo. Per Merlino, Gaius era il padre che non aveva mai avuto.
E adesso lui era in pericolo a causa sua.
Il ragazzo impiegò meno di un millesimo di secondo per decidere: Gaius l'aveva protetto, ora toccava a lui.
Lentamente, molto lentamente Merlino aprì gli occhi e si ritrovò a fissare la faccia dell'amico, che lo guardava con una certa apprensione, mista a tenerezza, mentre lacrime calde gli scorrevano sul volto.
“Gaius...”sussurrò.
Avrebbe voluto parlare ma, nelle condizioni in cui si trovava, quel nome detto con un sussurro debole come un soffio di vento era il massimo che riusciva ad ottenere.
Se Gaius fosse stato un poco più distante da lui, probabilmente non avrebbe sentito nulla ma, essendo così vicino, udì il sussurro e fissò Merlino dritto negli occhi.
“Ragazzo mio-disse incredulo-che bello sentirti!Io...”
Prima che potessero dirsi altro, Morgana, usando la magia, scagliò via l'uomo: “Spostati, inutile vecchio! Hai fatto il tuo lavoro-proseguì lei mentre metteva in piedi Merlino e lo costringeva su una sedia-e adesso puoi tornare a squittire nella tua topaia!”
Mentre veniva trascinato fuori dalle guardie, Gaius si volse verso Merlino e gli sorrise debolmente; “Ti voglio bene”riuscì a mimare con le labbra prima che il grande portone si chiudesse dietro di lui con un tonfo cupo.
Ancora stordito dall'accaduto, il ragazzo rimase immobile, seduto sulla sedia, fissando vacuamente il portone con i suoi enormi occhi blu, come se si fosse dimenticato dov'era.
Morgana lo fissò e poi, visto che non la degnava di uno sguardo, tossicchiò per attirare l'attenzione.
Riportato improvvisamente alla realtà, lui sobbalzò e si voltò verso di lei; poi lanciò uno sguardo alla sedia e ritornò a fissarla.
“Gaius ha detto che se stai in piedi potresti svenire di nuovo”disse Morgana in tono spiccio in risposta allo sguardo interrogativo di Merlino.
La donna rimase a fissarlo, rimuginando. “Forse ora dovrei smettere-pensò-In fondo ho tutto il tempo che voglio. Chissà-si disse, guardando gli occhioni spaventati e confusi che la fissavano-chissà cosa pensa lui.”
Poi iniziò ad avanzare lentamente.
Il ragazzo si agitava sempre di più sulla sedia man mano che Morgana gli si avvicinava.
Quando fu arrivata davanti a lui, la donna si fermò e alzò un braccio.
Merlino si irrigidì improvvisamente, aspettandosi di essere colpito da un momento all'altro, cosa che invece non successe.
Trasalì quando lei gli posò la mano fresca e liscia sulla fronte bollente ma, prima che avesse il tempo di capire, Morgana pronunciò alcune strane parole e lui cadde in un sonno profondo.
“Portatelo nelle mie stanze e mettetelo sulla Pietra, poi andatevene”ordinò la donna a un paio di uomini mentre usciva con il suo passo solenne e aggraziato dalla sala silenziosa che, fino a un attimo prima, era stata piena delle urla di Merlino.
Un semplice ragazzo-servo. Il suo mortale nemico. Un potente mago. Il nome da lei più temuto.
Emrys.


Morgana, seduta nelle sue stanze, fissava il ragazzo che, steso sulla fredda e dura lastra di pietra, dormiva profondamente e intanto ripercorreva con la mente i giorni appena passati, durante i quali aveva scoperto che il semplice servo di Artù, che considerava una seccatura senza alcuna importanza, e il mago che più temeva al mondo,che era invece molto importante, erano la stessa persona.
Un gran duro colpo per lei, sopratutto perché più di una volta aveva avuto l'occasione di uccidere Merlino e un'altra l'aveva addirittura catturato.
E lei l'aveva rimandato a Camelot.
Non tutta la colpa era sua però: come pensare che un ragazzo alto e magro fosse anche un vecchio barbuto?
Del canto suo, il ragazzo non aveva fatto nulla per mostrare chi era in realtà.
Una cosa molto astuta, anche se lei avrebbe dovuto comunque percepire i suoi poteri.
Morgana lo osservò respirare.
Il suo sguardo risalì poi verso il viso angelico del giovane.
La donna inclinò la testa, rimuginando.
Aveva dovuto incatenare Amun con catene magiche che gli impedivano di usare la magia.
Una precauzione che non era servita, alla fine.
Ma con Merlino aveva deciso di essere ancora più crudele: non aveva bloccato la sua magia, ma l'aveva costretto a non adoperarla.
Lei non voleva bloccare la sua magia...voleva che fosse lui stesso a rifiutarsi di usarla nonostante potesse disporne.
Voleva che si sentisse impotente.
Perché avere un potere così immenso libero di scorrere nel proprio corpo e dovere costringersi a non usarlo era terribile, e lei questo lo sapeva bene.
Immaginava poi per Merlino, che per far uscire da lì salvi i suoi cosiddetti amici avrebbe sacrificato volentieri se stesso.
Ma lei voleva farlo sentire inutile.
Voleva farlo soffrire.
E così era stato.
La cosa strana era che non c'erano volute tutte le ragioni del mondo per fare come desiderava, ma era bastato dare a Merlino un solo motivo per non usare la magia.
E l'unico motivo perché lui non usava la magia era stupidissimo:gli aveva detto che,se l'avesse usata o avesse tentato di scappare, lei avrebbe ucciso i suoi amici tra atroci tormenti.
Morgana sospirò: era tardi e lei avrebbe dovuto riposarsi, così si coricò nell'enorme letto da regina.
Prima di addormentarsi, ebbe il tempo di pensare: “Riposati finché puoi, Merlino. Ho il sospetto che domani non sarà una bella giornata per te.”
Poi, scivolò in un piacevole sonno, mentre l'ombra di un sorriso ancora le aleggiava sulle labbra rosate.

*Qui Merlino è tanto terrorizzato che scopra il suo altro potere che evita persino di pensarci.
**è riferito a qualche ora dopo rispetto al capitolo precedente

Allora Merliniani e Merliniane...eccomi qui con un nuovo cpitolo.
Grazie a tutti voi che avete recensito il capitolo precedente e a chi ha messo la storia tra ricordate, preferite o qualunque altra cosa.
Ma non siete felici che oggi inizia finalmente la 5 stagione?
Che bello!
Non vedo l'ora...
Buon Merlin a tutti
Al prossimo capitolo
Baci
Morgana




 

P.S. Lo so che il capitolo è un po' corto, ma con la scuola sto diventando pazza e non ho molto tempo...però ci tenevo ad aggiornare per non farvi aspettare troppo (sì, ci penso sempre alla storia, anche a scuola, che poi ciò mi distrae e infatti oggi ho fatto una figura in inglese...ve lo scrivo sotto xD)

Prof: Chiedi a D. se ha dei poster in camera sua.
Io: Ok...*si rivolge a D.* Do you have any poster in your camera?
Classe: hahahahhahah lololololol
Io: Eh...in your bedroom...mi scusi, ho sbagliato.
Prof: Hahahahah, sì ho notato

E io tipo così O.o

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Capitolo 13
*** Capitolo 9: Ricordi-parte 1 ***


Questo capitolo è dedicato interamente a Simo e a Cleo. Loro sanno perché. Ragazze...che posso dirvi? Un grazie. Un enorme, gigantesco, grazie. Siete state il mio Gaius e il mio Kil personali. Vi voglio bene! <3


Merlino, sprofondato in quella fredda e buia oscurità, sognava.
Ma non erano bei sogni, i suoi.
Erano ricordi.
Precisamente, i ricordi confusi delle ore appena passate.
C'era dolore, in quei ricordi.
Nonostante dormisse, facevano male e gli impedivano di cadere in quel sonno buio e senza sogni che gli avrebbe permesso di riposare.

Un'ora a settimana.
Merlino, fermo al centro della sala, continuava a pensare a quelle parole, scervellandosi cercando di capire a che cosa servisse quel tempo alla donna.
Cosa voleva fare?
Nonostante non riuscisse a capire, sentiva una brutta sensazione che gli diceva che sì, qualunque cosa fosse, essa centrava con lui.
Sospirò, catturando l'attenzione di Morgana.
"Che c'è? Non sarai già stanco spero...”.
Sembrava divertita.
E a Merlino quello non piacque neanche un po'.
"Per niente...stavo pensando”
"Meno male! Però...non penserei troppo, se fossi in te. Conserva la testa per quando dovrai ricordarti come si fa a respirare”.
La calma con cui disse questa frase fece gelare il mago sul posto.
Sembrava quasi che stesse parlando del tempo, invece che della vita di qualcuno.
"Oggi fa freddo”.
Se gli avesse detto questo l'intonazione non sarebbe cambiata per niente.
Merlino rabbrividì, e Morgana sorrise soddisfatta, per poi battere le mani.
"Allora...ma quanto sono scortese a volte? Abbiamo un ospite qui con noi e non gli abbiamo neanche dato il benvenuto che si merita!”
Il mago ruotò immediatamente gli occhi blu verso Amun, che sua volta guardava la strega con un'espressione tra lo spaventato e il rassegnato.
"Cosa vuoi da me, Morgana Pendragon?”
Lei si alzò, fissandolo, per poi volgere gli occhi verdi verso Merlino.
Il mago si voltò, sentendosi osservato, e incontrò il suo sguardo.
Ne rimase affascinato.
I suoi occhi avevano così tante sfumature che ci si poteva perdere dentro.
Verde, marrone, oro...
Erano intensi, magnetici.
Si sentiva come il serpente davanti al suo incantatore.
Ecco.
Era quella la definizione giusta per gli occhi di Morgana: incantatori.
E Merlino...lui sì che era stato stregato da essi.
Da quei lineamenti delicati, da quelle labbra rosee e piene, che proprio in quel momento si schiusero, permettendo alle parole di uscire.
"Voglio sapere”.
Parole che sembravano indugiare su di esse, quasi pregando per soffermarsi ancora un attimo, assaporando il loro sapore.
"Chissà che sapore hanno le sue labbra?-si domandò lui-Devono essere morbide come la seta e...potrebbero sapere di fragola...o forse di rosa. Ma che sapore ha una rosa? Mi piacerebbe scoprirlo...”
Appena si rese conto di quello a cui stava pensando, il mago arrossì violentemente, attirando lo sguardo di Laya, e rivolse tutta la sua attenzione al pavimento, come se esso fosse la cosa più interessante che avesse mai visto in tutta la sua vita.
Per fortuna, Morgana aveva già deciso che in quel momento l'attenzione doveva essere rivolta al druido, e così non aveva notato il gesto di Merlino.
"E cosa vuoi sapere, Morgana, da un povero e vecchio mago come me?”
Lei si avvicinò, lasciando che l'eco di quelle parole rimbalzasse tra le pareti della sala, per poi spegnersi dolcemente.
Allora, solo allora, parlò.
"Tutto, voglio sapere tutto”.
"Allora mi dispiace deludervi, ma non sono la persona giusta a cui rivolgersi”
Lo disse quasi con tenerezza Amun, come se compatisse Morgana per quell'assurdo desiderio, come se gli dispiacesse quasi di non poterla aiutare.
"Oh, io invece credo di sì...”
Ormai si trovava quasi a un centimetro dal volto dell'uomo, che la fissava in silenzio.
"Mi giocherei la testa che tu SEI la persona giusta a cui rivolgersi. Oppure vuoi farmi credere che un druido come te non ha mai sentito parlare di Emrys?”.
Amun se ne stette zitto, e abbassò gli occhi.
"Come immaginavo...”.
La donna si voltò e fece per allontanarsi, quando...
"NO! Io...io non ti aiuterò mai, Morgana! Puoi...puoi farmi quello che vuoi ma...non avrai mai il mio aiuto!”
"Cosa?”
Non si voltò nemmeno, ma solo dal tono della sua voce si poteva capire che era...furibonda.
Amun prese coraggio.
"Ho detto che non...”
Morgana si volse di scatto verso il mago.
“Ho capito quello che hai detto! Voglio sapere come OSI anche solo minimamente sperare di poter dire questo a ME senza pagarne le dovute conseguenze!”
I suoi occhi ardevano di fiamme selvagge e indomabili, quasi come se volesse competere con il fuoco.
Nonostante ciò, Amun non si lasciò intimorire.
"E come credi di potermi punire, Morgana? Uccidendomi? Ti servo vivo, l'hai detto tu stessa. Torturandomi? Lo faresti lo stesso. Tu non hai nulla con cui potermi ricattare con i tuoi sporchi trucchi. Io non ho più niente da perdere”.
"Ah sì? Quindi la sua vita non conta nulla per te?”
Dicendo questo indicò Merlino con un gesto della mano.
Amun aprì la bocca per parlare, ma non fu lui a rispondere.
"Tu non puoi uccidermi...non puoi fare niente...hai le mani legate dalla tua stessa corda Morgana”.
Merlino iniziò a ridacchiare istericamente, più per nervosismo che per altro.
"Ma guarda un po'...ti sei messa in trappola da sola! Proprio tu che...”
Non fece a tempo a finire la frase, perché improvvisamente si ritrovò a terra, il labbro pulsante di dolore, le lacrime che premevano per uscire.
Si portò la mano tremante alla bocca e quando la ritirò la ritrovò sporca di sangue.
Qualcuno gli prese bruscamente il viso, per poi alzarglielo.
Sopra di lui, Morgana lo guardava con rabbia.

"TU! D'ora in poi parlerai solamente quando verrai interpellato...ti è chiaro questo!?”
Merlino non rispose e rimase a guardarla, scioccato.
Non sapeva cosa faceva più male: il fatto di essere stato umiliato e picchiato o quello di essere stato umiliato e picchiato da lei.
Forse per alcuni non c'era, ma per lui faceva una grande differenza quel fatto.
"Ma che diavolo sto facendo? Perché continuo a pensare queste cose? Perché me ne sto qui senza reagire, mentre lei mi guarda in questo modo? Devo fare qualcosa!”
Proprio mentre stava per rispondere a tono, un secondo manrovescio della donna lo fece ammutolire.
"Ti è chiaro?! Sì oppure no?!”
"S-sì” balbettò, cercando disperatamente di non scoppiare a piangere accoccolandosi sul pavimento.
"Sì?”
Lei lo scosse violentemente.
"Sì cosa? COSA?”
“Sì...sì è chiaro è CHIARO!”
Suo malgrado si ritrovò a urlare: gli stava facendo male.
"Bene-ringhiò, gettandolo a terra-E adesso torniamo a noi!”
Si volse di nuovo verso Amun, che a quel punto guardava Merlino con uno sguardo preoccupato.
Il ragazzo si rialzò, cercando di fargli capire che stava bene e che non doveva preoccuparsi.
Purtroppo, il suo intento fallì miseramente perché una smorfia di dolore gli attraversò il volto.
Morgana aveva osservato attentamente quello scambio di sguardi.
La donna sogghignò...forse aveva ancora una carta da giocare.
"Tu ci tieni a lui, vero?”
Avanzò verso il druido.
"Ma non perché è lui, dico bene? Andiamo-aggiunse davanti al finto sguardo di perplessità che l'altro le rivolse-Non c'è bisogno di mentirci...entrambi sappiamo benissimo quello che è successo al campo. Ed entrambi sappiamo che tu ci tieni perché lui ti ricorda tuo nipote”.
Lo guardò attentamente, per poi fargli un falso sorriso.

"Su, avanti. Ho visto benissimo cosa è successo. E come ha gentilmente fatto notare prima quell'imbecille di Aliim, so benissimo che la colpa della morte di Joy è tua”.
A quel punto Amun era andato in preda al panico e continuava a balbettare.

"No...non è vero...no...”
"Sì invece-continuò lei, per niente impietosita-è colpa tua. E se non fosse per la tua assurda presunzione, lui sarebbe ancora vivo a questo punto! Sarebbe ancora qui, e potrebbe crescere, vivere...Ma tu...tu l'hai condannato!”
Merlino non sapeva che fare.
Se ne stava lì, immobile, con gli occhi sgranati, cercando di capire cosa fare.
Per un solo secondo le sue iridi blu incontrarono quelle nocciola di Amun.
Sofferenza.
Ecco cosa vide il mago in quel singolo secondo.
Tanta sofferenza.
E allora capì che non gliene importava più nulla.
Morgana poteva picchiarlo, torturarlo, o fargli qualsiasi altra cosa, ma lui avrebbe aiutato Amun.
A qualunque costo.

"Non ascoltarla Amun! Non ascoltarla! Non è colpa tua. Io lo so che...”
A quel punto una forza impressionante lo scagliò contro la parete.
Merlino però non demorse.
Si rialzò e parlò di nuovo.

"Lo so che non è colpa tua! Vuole ingannarti! Vuole...”
PAMF!
Questa volta batté la schiena e l'impatto fu tremendo.
Si sentì come se una mano invisibile gli avesse preso i polmoni e glieli stesse strizzando, impedendogli così di respirare.

"Dei! Mi gira la testa...no...Respirare. Devo respirare”.
E fu così che, con un risucchio rumoroso, il mago sentì di nuovo l'aria fresca entrargli nei polmoni e gonfiarli.
Strizzò gli occhi, fece due profondi respiri e...
"Non alzarti. Se ci tieni alla tua incolumità non alzarti!”
Era stata Laya a parlare.
Il mago non gli diede retta e caparbiamente si rimise in piedi.
"Amun! Amun, ascolta, io...”
Nel giro di mezzo secondo si ritrovò di nuovo a terra.
Si rialzò un'altra volta.
Poi un'altra.
E un'altra ancora.
Caparbiamente, si rialzò cinque, otto, dieci volte.
All'ennesima botta però, rimase un attimo intontito a terra.
La testa gli girava e sentiva dolore ovunque.
Ma doveva rialzarsi.

"Devo farlo per Amun. Perché so che lui non potrebbe mai avere fatto una cosa del genere. E devo farlo anche per Joy. Non lascerò che la sua morte sia solo un oggetto di ricatto per suo nonno”.
Stava giusto puntando le braccia a terra per fare forza quando delle urla scossero la sala.

"BASTA! BASTA TI PREGO! Non...questo...er m...e”
Sbigottito, Merlino volse lo sguardo sul druido.
Stava singhiozzando e le lacrime bagnavano il suo volto gentile e saggio.

"Povero Amun. Ma se crede di convincere Morgana con le suppliche...”
"No...sto...per m..me...-fece un profondo respiro-Ti prego...non fare questo per me. Non me lo merito!”
Allora Merlino capì.
Non stava implorando Morgana: stava implorando lui.

Lo pregava di non alzarsi, di non aiutarlo.
"Amun...perché?”
La domanda fu semplice, ma venne detta con un dispiacere tale che il cuore del vecchio druido si spezzò.
No...non poteva permettere che quel ragazzino si sacrificasse per difenderlo quando non lo meritava.
Doveva sapere.
"Perché...perché...perché ha ragione lei!-Amun si accasciò sul pavimento, piangendo-Io...è stata colpa mia! Tutta colpa mia!”
Merlino tentò di consolarlo.
“No, non è...”
“Sì invece! GLI HO CHIESTO IO DI RIMANERE! Gli ho...chiesto io...di rimanere”.
Ecco.
Finalmente l'aveva detto.
Era riuscito a confessare quella colpa che pesava sul suo cuore come una montagna.
Merlino lo guardò.
Morgana si volse verso di lui, sorridendo malvagia.
"Lo vedi Merlino? Questo è il tuo problema. Ti butti subito a difendere chiunque senza conoscere come stanno realmente i fatti. Ma non tutti sono così innocenti a questo mondo. E che questo ti serva da lezione: ad essere troppo buoni non si ottiene niente. NIENTE”.
Per un attimo, i due maghi si fissarono negli occhi.
Fu Morgana la prima a distogliere lo sguardo, ma solo per puntarlo di nuovo su Amun.
Appena il mago voltò lo sguardo su di lui il primo pensiero fu istantaneo.

"Ma che diavolo...?”
Il mago si stava contorcendo a terra, cercando di...
Merlino ci mise un attimo a capire.
Poi, finalmente, ci arrivò: stava cercando di togliersi quelle catene lucenti che aveva ai polsi.

Ahahahahahahahahahahaha!”
La risata di Morgana arrivò limpida e chiara alle orecchie di tutti.
"Non riuscirai a toglierle, vecchio druido. A cosa servirebbe, comunque?”
"Catene magiche”.
La donna si volse verso Laya: era stata lei a parlare.
"Prego?”
"Catene magiche” ripeté indicando Merlino.
Poi scosse le spalle.
"Spiegavo”.
"Ah giusto-soffiò Morgana-Sì, come ha detto la cara Laya, quelle sono catene che bloccano la magia”.
"LASCIATEMI! LASCIATEMI ANDARE!”
"E perché mai?”
Il tono della strega era di scherno.

"Avanti! Combatti codarda! Io...io non ti dirò nulla comunque. Preferisco morire che tradire un amico!”
Quelle parole commossero Merlino: neanche si conoscevano bene e Amun già lo considerava un amico.
Inavvertitamente, o almeno così sembrò, il druido urtò Aliim, facendogli cadere il coltello che portava alla cintura.
"Tanto alla fine lo tradirei lo stesso, credimi”
L'uomo fissò l'arma a terra, a pochi metri da lui e da Aliim, con uno sguardo strano

"Allora non mi lasci altra scelta”.
In un lampo tutti capirono.
"NO!”urlò Aliim, fiondandosi sopra il coltello nel momento stesso in cui anche Amun compiva lo stesso gesto.
Ma fu la mano del druido che toccò per prima l'arma.

Merliniane e Merliniani!
Lo so di essere in un ritardo assurdo, ma questo capitolo è stato un parto con ore e ore di travaglio.
Spero che per voi sia valso l'attesa.
Baci
Morgana



 

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Capitolo 14
*** Capitolo 10: Ricordi-parte 2 ***


Successe tutto troppo in fretta.
Merlino non riusciva a capire: com'era possibile che un secondo prima il coltello fosse nella cintura di Aliim e un secondo dopo fosse nel petto di Amun?

No...non può aver fatto questo. No, no, ti prego, no!”
Il ragazzo rimase immobile, gli occhi blu sgranati fissi sul viso del druido.
L'uomo rimase dritto per un attimo, poi cadde lentamente all'indietro.
Fu quel particolare a sbloccare Merlino.
Scattò in avanti, verso Amun: non poteva accettare che morisse in quel modo.

NO!” urlò, correndo verso di lui.
NO!”gridò qualcuno, sbucando da dietro una colonna.
Merlino si bloccò: chiunque avesse parlato, era arrivato prima di lui a sostenere l'uomo.
Quel qualcuno, non era altro che un ragazzo, più o meno della sua età.
Aveva corti capelli castani e un viso dai tratti delicati, sconvolti in quel momento dalla rabbia.
Ma quello che colpì veramente Merlino, furono i suoi occhi.
Erano di un colore nocciola intenso: lo specchio di quelli di Amun che ora lo fissavano sconvolti.
Il cuore di Merlino perse un battito.
Perché aveva capito: quel ragazzo, altri non era che il nipote del druido, Joy.
La conferma arrivò poco dopo.

J-Joy? Cosa...tu...no!”
Il druido si aggrappò in modo spasmodico al braccio del mago.

Tu...Joy...s-sei vivo...Come?-una lacrima scivolò sul viso dell'uomo-Joy...Io...ah!”
E con un sospiro, spirò.
Merlino fissava la scena, incredulo.

Oh no! Allora Joy non è morto...Morgana deve averlo catturato e portato qui. Poveretto...dev'essere terribile vedere il proprio nonno morire in quel modo”.
Joy sospirò.

Ah, beh...è morto”.
Con un gesto di disgusto il giovane spinse via il corpo del druido.

Ma che diavolo...?”.
Merlino non riusciva a capire: si sarebbe aspettato lacrime, urla, forse anche una lotta.
Ma mai, mai, si sarebbe aspettato...disgusto?

Com'è possibile? Che Morgana gli abbia fatto qualcosa?”
Ma, osservando il ragazzo si accorse che non sembravano esserci segni di tortura evidenti e sembrava inoltre stare bene.
Allora, appurato questo, capì.
E la rabbia fu troppa per essere soppressa o anche solo mascherata e contenuta.

Con un urlo, Merlino si gettò sopra Joy, buttandolo a terra.

TU! Come hai potuto fargli questo?! Come hai potuto!? Sei...NO! NO! LASCIATEMI!”
Aliim e Morgana lo avevano infatti afferrato per le braccia e lo avevano messo in piedi, staccandolo da Joy, il quale si rimise in piedi,
massaggiandosi la guancia.

Per la miseria Emrys! Non ti credevo così...violento”.
Te lo do io il violento! Lasciatemi anda...AAAAAAA!”
Morgana gli aveva torto le braccia dietro la schiena, facendogli male.

Morgana!-ringhiò lui-Tu...maledetta strega! E tu Joy...tu...lascia solo che metta le mani su di te e io...AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAA!”
Cadde in ginocchio, boccheggiando per l'intenso dolore che gli trapassava le spalle e la schiena per tutta la sua lunghezza.
Morgana aumentò ancora la stretta, strappandogli dei gemiti di dolore.

Ah...fa male...ah...”
Le lacrime iniziarono a scorrere sul bel viso stravolto dalla rabbia e dal dolore: quello per la morte del druido e quello causato dalla torsione delle braccia.
Morgana avvicinò le labbra al suo orecchio, posando il mento sulla sua spalla.
Il mago rabbrividì a quel contatto e si ritrovò a respirare più profondamente, anche se inconsciamente, per assaporare il suo profumo.
Sapeva di Fresia.

Calmati ora-lo sussurrò così piano che persino lui fece fatica a sentirla-Calmati, e ti lascerò andare. Solo...se ti azzardi di nuovo a fare una mossa del genere, sappi che QUESTO-e rimarcò la parola torcendogli maggiormente le braccia-non ti sembrerà niente al confronto di quello che ti farò...va bene?”
Merlino ci pensò un attimo, prima di annuire.
La donna lo lasciò andare di colpo; fece appena in tempo a mettere le mani davanti al viso per bloccare la caduta.
Lentamente, si rialzò in piedi, massaggiandosi le braccia doloranti.
Joy sogghignò.

Non prendertela così tanto...in fondo, era vecchio. Un giorno prima, un giorno dopo... Che differenza vuoi che faccia?”
Non è questo il punto!”ringhiò a denti stretti il mago, asciugandosi il viso con la mano.
E allora qual'è il punto?”
Come...insomma...Era tuo nonno!”
Joy alzò le spalle.

E allora? Nonno, zio...sempre vecchio era”.
Merlino si conficcò le unghie nel palmo della mano per impedirsi di saltargli nuovamente addosso.

Era tuo parente! Il padre di tuo padre! Io...se fosse stato mio nonno, avrei fatto di tutto per proteggerlo!”
Già...lo immagino. Tu sei così...altruista...ma questo è ovvio no? TU non hai mai avuto un nonno come lui!”.
IO non ha mai neanche avuto un nonno! E neanche un padre! Non riesco a capire...”
Joy inclinò la testa, osservandolo.

Cosa non riesci a capire?”
Ecco...quando ero piccolo...e vedevo gli altri bambini giocare con i propri padri o farsi coccolare dai nonni...pensavo sempre a come dovesse essere bello avere una famiglia completa. Una madre, un padre, un nonno...magari anche un fratello. La famiglia, mi sembrava una cosa bellissima, meravigliosa, in cui tutti si proteggevano a vicenda. Pensare a quello che hai fatto...è inconcepibile una cosa del genere. Lui...ERA TUO NONNO!”
ERA UN PESO!”
Lo urlò con gli occhi pieni di rabbia, facendo ammutolire Merlino.

Non riusciva a capire le mie idee. Voleva che fossi uguale a lui, che pensassi come lui. Io dicevo che dovevamo muoverci, darci una smossa. Dovevamo smetterla di fare il popolo buono...Cosa avevamo ottenuto così? Solo persecuzioni, morte e dolore. Solo odio. La cosa più ovvia da fare era rispondere, ribellarci, non lasciarci sottomettere in quel modo! Dopotutto, quel che semini raccogli. Ma lui, no! Lui voleva controllarmi e...Voleva che io fossi la sua marionetta! Parlava sempre di quelle stupide profezie e andava predicando di tempi che probabilmente lui non avrebbe neanche visto! Da bambino, mi piacevano quelle cose. Sognavo sempre di incontrarti un giorno. Poi, sono cresciuto. E ho imparato la magia. Pensavo che il giorno in cui avrei potuto essere libero sarebbe arrivato presto, grazie a te. Ma i giorni passavano, I giorni divennero settimane, le settimane mesi e i mesi...anni. E tu non facevi niente...NIENTE! Non ti sei mai fatto vedere una volta. Non hai mai neanche provato a far cambiare idea a Uther, e quando Artù è diventato re, sei rimasto in disparte. Poi, un giorno, sono scappato di casa. Ero arrabbiato. Volevo cambiare le cose...nel bosco, ho incontrato una ragazza. Era in pericolo...l'ho salvata, senza pensarci. Credi che suo padre mi abbia ringraziato? No. Suo padre mi ha incatenato e portato davanti al suo re. Mi hanno torturato. E quando per miracolo, poco prima di finire sul rogo, sono riuscito a scappare e a tornare a casa, cosa credi che abbia fatto mio nonno? Ci si aspetterebbe che almeno avesse insultato quegli...uomini...con ogni genere di insulto possibile. E invece, sai cosa ha fatto? Quando mi sono svegliato, mi ha detto: “Mi dispiace, figliolo...avrei voluto poterti aiutare. Ma nonostante questo, non porto rancore verso quegli uomini...la loro mente è ottenebrata dall'odio”. E poi, sai cosa mi ha chiesto? MI HA CHIESTO DI PERDONARE QUEI BRUTTI BASTARDI! MI HA CHISTO DI PERDONARLI! MA IN FONDO, A LUI CHE IMPORTAVA? ERO IO QUELLO CHE PER POCO NON FINIVA BRUCIATO VIVO PER AVER SALVATO UNA RAGAZZA! PER GLI DEI! PERDONARLI!? PER ME...CHE BRUCINO TUTTI ALL'INFERNO! TUTTI QUANTI!”
Il ragazzo, dopo quello sfogo, rimase fermo, ansante.
Le braccia distese lungo i fianchi rigidamente tremavano dalla rabbia e dal dolore.
Merlino lo fissava, senza sapere cosa dire.

Io...mi dispiace per quello che ti è successo, ma...”
Non fece in tempo a finire la frase, perché Joy scoppiò in un risata stridula.

Dispiacerti. E perché mai? Tutto ciò mi ha fatto solo capire come stavano le cose. Ho sofferto, questo è vero, ma almeno ho smesso di sognare. E ho visto gli uomini per quello che sono: esseri disgustosi, incapaci di accettare tutto ciò che è diverso da loro. Io non sono come loro...sono migliore. Ed è quello che ho fatto. Morgana me l'ha fatto capire, e sai una cosa? Sono perfettamente d'accordo con lei. Prima di conoscerla, non riuscivo neanche più a guadarmi: mi odiavo, odiavo il mio intero essere, la mia magia. È solo grazie a lei che ho recuperato la voglia di vivere. Ho capito che noi maghi, tutti noi, siamo superiori agli uomini. E loro dovrebbero portarci il rispetto che meritiamo. Ma per averlo, ce lo dobbiamo prendere. Ed è quello che ho fatto. Sono andato da quegli uomini, e li ho uccisi, uno per uno. La ragazza per ultima. Lei era stata la causa di quello che mi era successo e lei avrebbe dovuto avere la punizione maggiore. Mi ha aspettato per mesi, nel terrore. Quando sono arrivato, mi ha implorato di non ucciderla. Ma io avevo altri programmi prima di ucciderla. Sì...l'ho torturata, come loro avevano fatto con me. L'ho sentita implorare pietà, ma l'ho ignorata, come avevano fatto loro con le mie suppliche. L'ho torturata fino a quando non mi ha supplicato per la morte. E allora, solo allora, ho posto fine alle sue sofferenze assecondando il suo desiderio. Ed è quello che accadrà anche a te, se ti opponi a Morgana, con una sola piccola differenza. Arriverai ad implorare la morte, a pregare ogni dio che conosci per morire, ma a differenza di quella donna, tu non verrai graziato. Solo quando capirai la superiorità della nostra razza e passerai dalla nostra parte, potrai smettere di provare dolore. Io so quello che potrebbero, e hanno intenzione, di farti. E credimi quando ti dico che non è per nulla piacevole. L'ho provato sulla mia stessa pelle...”
Tu...tu sei pazzo...”
Merlino scosse la testa, mentre a quel discorso brividi freddi gli correvano su e giù dalla spina dorsale.

È l'unica spiegazione possibile...tu sei pazzo. Totalmente pazzo!”
No Merlino. Malefico, diabolico, orribile, superiore, ma pazzo mai”.
Io non credo...che tu sia...mentalmente sano”.
"Credimi, neanche tu sarai più mentalmente sano tra un po'...Ora, se volete scusarmi, io avrei un paio di persone che mi aspettano per la nostra...chiacchierata.”
Morgana gli sorrise, perfida.

Va' pure”
Lui ricambiò prima di congedarsi con un veloce inchino.

Morgana”.
Poi si volse verso Merlino e il ghigno sulle sue labbra si allargò.

Merlino”.
E davanti alla faccia sconvolta e allarmata del mago rise e uscì a passo veloce dalla sala.
Quando il portone si fu chiuso con un tonfo cupo, Merlino si voltò verso Morgana, quasi a voler cercare una risposta.
Ma fu più uno sguardo di supplica quello che le rivolse, quasi a implorarla di dirgli che aveva avuto una allucinazione.
Per un attimo, Morgana pensò che Merlino somigliasse un bambino che aveva avuto un incubo e cercava il conforto di una madre.
Quasi le fece tenerezza.
Immediatamente però si riscosse da quei pensieri, e un ghigno tornò stravolgere il suo viso.

Visto? Proprio niente.”
Detto questo, ruotò leggermente una mano e immediatamente comparve vicino a lei un tavolo che aveva sopra di esso una quantità abnorme di oggetti che avevano un'aria molto poco rassicurante.
Lei gli sorrise e Merlino impallidì visibilmente.
"Allora...vogliamo iniziare? A te l'onore di scegliere la tua prima tortura”.

Allora...rieccomi qui!
Vediamo un po'...come l'avete presa quella del nipotino innocente che non era poi tanto innocente?
A dirla tutta, ci sono rimasta male anche io, perché non mi aspettavo che tutto avrebbe preso questa piega...malefica?
A beh...fatemi sapre cosa ne pensate con un commentino, spero che se siete arrivati fin qui avrete voglia di lasciarlo.
Baci
Morgana

P.S. Sto pensando di riesumare amun per una drabble...a voi piacerebbe l'idea?
Pensavo magari di fargli dire quell che pensa del nipote ora che sa che l'ha tradito...

 

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Capitolo 15
*** Capitolo 11: Ricordi-parte 3 ***



C-come?”
No.
Non poteva credere che gli avesse detto proprio quello.
Morgana si avvicinò, sogghignando malefica.

Ho detto: a te l'onore di scegliere la tua prima tortura” fece indicando teatralmente il tavolo con un gesto della mano.
Lui la guardò come se lei avesse perso la ragione.

Sta scherzando spero...”
Poi lei alzò gli occhi e capì: no, non stava affatto scherzando.
Merlino deglutì a vuoto un paio di volte prima di avvicinarsi a passi incerti.
Gli bastò un rapido sguardo per capire che era nei guai: sul tavolo c'era una moltitudine di oggetti, uno più minaccioso dell'altro, di cui
non conosceva né il nome né l'utilizzo.

Oh santi dei! E adesso che faccio?”.
Allora, decise, non c'era altro modo: si sarebbe affidato alla sorte.

E speriamo che per una volta mi vada bene”.
E così, dopo un altro sguardo sospirò, chiuse gli occhi e allungò la mano.
Quando li riaprì, si trovò quantomeno stupito dell'oggetto che reggeva tra le dita tremanti: era un sacchettino marrone, piccolo e sgualcito.
Ma, cosa più importante di tutte, sembrava innocuo.

Sono stupita Merlino”.
La voce di Morgana lo raggiunse, riportandolo alla realtà.
Pian piano, si voltò verso di lei.
La donna si avvicinò e, con una lentezza esasperante, prese il sacchetto dalla sua mano.
Per un breve attimo, le loro dita si sfiorarono.
Un brivido attraversò il ragazzo, che però si riprese abbastanza in fretta per non far capire le sensazioni che il contatto di lei gli
provocava.

Sai, di tutte le cose che ci sono qui, sei riuscito a scegliere la più strana”.
Merlino sospirò di sollievo: forse gli era davvero andata bene.
O almeno, lo pensò fino a quando lei non gli rivolse un sorriso sadico.

Oh, quasi mi dimenticavo di dirti che è anche una delle più dolorose”.
A queste parole Merlino perse quel poco di colore che gli rimaneva.
No...non gli era affatto andata bene.

 

*


Ok...devo mantenere la calma. Mantieni la calma Merlino...Tutto bene. Andrà tutto bene...”
L'unica parte ancora non paralizzata dalla paura era la sua mente; e questi pensieri assurdi e sconclusionati erano l'unica cosa che essa
riuscisse a produrre.
I suoi occhi erano fissi sulla donna, così bella e malvagia insieme...
Mentre la osservava, lei rivolse un cenno a due bambini che uscirono velocemente dalla sala.

Aspetta...due bambini?”
Merlino sbatté le palpebre.

Sto impazzendo. Non c'è altra spiegazione...”
Ma proprio mentre pensava questo, ecco che i due rientrarono seguiti a ruota da due guardie, che trasportavano un...beh, non sapeva
nemmeno lui cosa fosse.
Anche perché il suo sguardo era concentrato sui due piccoli.
Erano un maschio e una femmina, di circa dieci anni, ma se non fosse stato per i capelli lunghi di lei, sarebbero stati pressoché identici.
Entrambi erano alti, pallidi, con capelli castano rossicci molto ricci e gli occhi verdi.
Le labbra erano rosee e il naso era spruzzato di leggere lentiggini.
Anche se si stava impegnando a pensarci, Merlino non riusciva proprio a spiegarsi la loro presenza nella sala.
Almeno fino a che non parlarono.

Ecco qui...”esclamò il bimbo.
...lady Morgana” concluse la bimba.
E a quel punto fu già un miracolo che la mascella di Merlino non toccasse terra.

Oh, andiamo!”
Morgana ridacchiò, scompigliando i capelli del bimbo e rimandandolo poi a posto insieme alla sorella.

Non dirmi che non l'avevi capito! Insomma...è per vero che non li hai mai visti, ma solo da come parlano avresti dovuto intuire che Lio e
Lia sono bambini!”

Oh...”.
Questa fu l'unica cosa che riuscì a dire.
Morgana rise, facendo arrossire lievemente Merlino.
Quando, poco dopo, la risata si fu spenta, lei si avvicinò a quel...quell'aggeggio.
Merlino lo osservò.
Quello che le guardie avevano portato in sala, altro non era che struttura formata da due pali orizzontali e da un terzo verticale, poggiato
sopra gli altri due, da cui penzolava una corda.

Vieni qui”.
Lui la guardò, ma non si mosse dal suo posto.

Dai...vieni qui e allunga le mani”.
Un minuto di silenzio e poi...
“Muoviti!”.
E a quel punto lui, seppur riluttante, non poté fare altro che avvicinarsi a piccoli passi e fermarsi poi sotto alla trave tendendo le braccia.

 

*

Merlino si aspettava che lei lo legasse, cosa che, con sua grande sorpresa, non accadde.
Morgana lo fissava infatti con un sorrisetto malizioso, ma non accennava minimamente a muoversi.

Via la giacca”.
Merlino arrossì, ma decise saggiamente di non dire nulla, e obbedì, seppur controvoglia, alla richiesta della donna.
Poi, sospirando, ritese le mani.
Il sorriso sul viso di lei si allargò.

Anche la maglietta”.
Prego?”.
Il mago era assolutamente certo di aver capito male.

O mamma mia...la mia mente mi sta abbandonando. Non può...non può seriamente avermi chiesto di...di spogliarmi!”
E al solo pensiero s'imporporò.
Puntuali, ci pensarono però le parole della strega a smentirlo.

Ti ho detto che devi toglierti anche la maglietta”.
Merlino boccheggiò, arrossendo maggiormente.
Ormai il sorriso della donna le andava da un orecchio all'altro.

Che c'è? Non ti sei mai visto a torso nudo?”
Al che, con le mani sudate e il cuore che batteva all'impazzata nel petto, Merlino si tolse la maglietta blu, la gettò a terra e tese nuovamente le mani.
Mani che questa volta tremavano leggermente.
Finalmente, lei si avvicinò e lo legò con la corda, premurandosi di stringerla tanto da fargli male.
Quando essa sfregò sui suoi polsi già laceri, Merlino strinse i denti, ma si impose di muoversi e di non farsi sfuggire neanche un gemito.
Appena ebbe finito, la donna si allontanò e rimase a squadrarlo con la testa leggermente inclinata.
Merlino sentiva i suoi occhi che lo guardavano e a quel punto non poté impedirsi di diventare di un rosso che faceva invidia a quello dello stendardo dei Pendragon.
Lei sorrise maliziosamente
-“Ma perché deve farmi sempre quel sorrisetto?”- e si avvicinò al tavolo dove aveva provvisoriamente appoggiato il misterioso sacchetto.
Lei afferrò con delicatezza.

Allora...hai un'ultima cosa da dire prima che la tua mente perda la capacità di pensare?”
Sì”.
L'affermazione gli uscì dalle labbra ancora prima che il pensiero passasse nel suo cervello; gli succedeva sempre così: quando era
agitato parlava a vanvera.
Lei lo guardò alzando un sopracciglio.

Allora?”
Posso sapere cos'è quel coso?”.
Ma da dove mi è uscita questa?".
Morgana spalancò gli occhi, sorpresa, ma poco dopo riprese il suo solito contegno.
Ma certo...credo sia un tuo diritto”.
Con un gesto, fece per aprire il sacchetto, ma poi ci ripensò.

Però...credo che sia meglio fartelo vedere”.
E detto questo lo aprì, svelandone il misterioso contenuto: una polvere nera, con sfumature rosse e oro.
La donna sussurrò un incantesimo e ne prese un po' e poi iniziò a spalmarsela lentamente sulle mani.
Mentre compiva questa operazione, Morgana si mise distrattamente a canticchiare.
Merlino, aspettò, cercando di ignorare il dolore ai polsi, ma quando, dopo un po', alzò lo sguardo si accorse che lei lo stava fissando con uno sguardo omicida.E all'improvviso realizzò.

Oh,no! Non lo stavo davvero facendo...non stavo davvero canticchiando!”.
Che...stai...facendo?”
Lui scrollò le spalle.

Niente...canticchio”
Questo l'avevo capito”.
Ah...”
Mi stai forse prendendo in giro?”
N-no”
Morgana gli rivolse uno sguardo minaccioso.

Sarà meglio per te...” ringhiò, riprendendo l'operazione che aveva interrotto.
Comunque...dove l'hai imparata?”
Lui gli rivolse uno sguardo smarrito.

La canzone. Dove l'hai imparata?”
Ecco...me la cantava mia madre quando ero piccolo...”
Morgana chinò la testa, fissandosi le mani, in completo silenzio.

Anche a me la cantavano sempre...”
A quelle parole Merlino la guardò stupito.
Erano state pronunciate così lievemente che quasi si chiese se non le avesse immaginate.
Ma voleva saperlo.
Così decise di rischiare.
Per chissà quale istinto autolesionista, decise di rischiare.

Davvero?” chiese cautamente.
Sì...-poi, si accorse che lui la fissava quasi con tenerezza-Ma questo a te non interessa!”esclamò, arrossendo lievemente.
Che mi sta succedendo? Perché ho pensato che fosse...tenero? Dev'essere la tensione, è chiaro...”
Morgana scosse la testa.

Fatto!”
Fece smettendo di massaggiarsi le mani.
Dopodiché si avvicinò a Merlino ma, anziché fermarsi di fronte al mago, proseguì il suo percorso, fino ad arrivare dietro a lui.
Merlino stava per voltarsi quando...
Il mago sussultò: Morgana gli aveva messo le braccia sulle spalle, quasi in una sorta di abbraccio, ma stando bene attenta a non sfiorarlo con le mani.

Ma cosa...?”
Shhhhhhh”.
Le sue proteste vennero zittite immediatamente.
Ma non fu per la paura che ammutolì, ma per un altro motivo.
Era quel contatto che gli toglieva il fiato.
Quel contatto che gli faceva battere il cuore a mille e imporporare le guance.
Ed era sempre esso che lo faceva restare immobile e in silenzio per la paura che svanisse.

Cerca di stare fermo”.
Il fiato leggero della donna sul collo, le sue braccia delicate sulle sue spalle...

Vi prego...ditemi che non sto sognando...”.
Si sentiva...bene.
Certo, la paura delle torture e del dolore erano sempre presenti nella sua mente, e di ciò era consapevole, ma era come se la sola presenza di Morgana bastasse a calmarle, anche se era lei stessa a provocarle.
La donna si avvicinò maggiormente, sfiorandogli la guancia con la propria.
Merlino si aggrappò a tutto l'autocontrollo che aveva per non voltarsi e posare le sue labbra su quelle di lei.
Proprio mentre stava quasi per dare ascolto più ai suoi istinti che alla ragione, lei parlò.

Credo che potrebbe farti un po' male”.
E detto questo, posò le mani sulle sua braccia.
Merlino sussultò: gli sembrava così assurdamente bello sentire quel tocco.

Le sue mani sono così...morbide e...fresche. Beh...non è che siano poi così fresche. No. Non sono fresche per niente. Sono calde. Sono mooolto calde. Troppo calde! E...bruciano! Ahi...bruciano, bruciano, BRUCIANO!!!!!”
Gli sembrava di stare andando a fuoco.
E quando, con gli occhi annebbiati, riuscì a distinguere le sue braccia, si accorse che effettivamente stava bruciando.
Non in senso letterale, perché di fiamme non se ne vedevano, ma l'effetto era lo stesso: gli bruciava la pelle.
In pratica, quella maledetta polvere lo ustionava.
E faceva male.
Molto male.
Tanto che Merlino gettò al vento il suo proposito: senza pensarci due volte, aprì la bocca e urlò.
Urlò tutto il dolore che sentiva, ma dopo il primo urlo, subito ne seguì un altro e poi un altro ancora.
E mentre urlava, Morgana gli carezzava con spietata dolcezza le braccia, lasciando le mani libere di vagare.
Avanti e indietro, sulle braccia, sul petto...
E assurdamente, tra le urla e il dolore, Merlino si ritrovò a pensare che lei aveva ragione: aveva davvero bisogno di ricordarsi come repirare.


Voilà, eccomi ritornata!
Popolo di Camelot, anche se con un giorno di anticipo...Buon Halloween!
Allora...ecco qui l'ultima parte di Ricordi(lo giuro...è davvero l'ultima ;D).
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimento.
Come avrete notato, ora anche Morgana sta iniziando a sentirsi un po' confusa...
Ecco...a proposito di Morgana, questa è la canzone che canticchiava:
http://www.youtube.com/watch?v=LIZjgQMTllM&feature=related

Io la trovo proprio adatta...
Comuuuunque, ora passiamo ai ringraziamenti.
Prima di tutto, grazie a tutti quelli che hanno recensito, ma non solo lo scorso capitolo.
Insomma...ho raggiunto il traguardo di 55 recensioni e, beh, che devo dire...grazie a tutti.
Non me lo aspettavo.
15 capitoli...mi sembra ieri che ho pubblicato il primo....
Sapere che apprezzate la storia mi rende...felicissima!
Per cui grazie a tutti voi!
E anche a chi naturalmente segue o ha messo tra le preferite la storia.
Grazie mille.
Baci
Morgana

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Capitolo 16
*** Capitolo 12: Ritorno al presente ***



Papà?”.
La voce altisonante di un ragazzino interruppe bruscamente il racconto di Merlino.
L'uomo aprì leggermente gli occhi: sopra di lui si stagliava la sagoma di suo figlio.
Alto, magro, con la pelle candida e i capelli corvini.
Nonostante questo, assomigliava incredibilmente a Morgana, tranne che per gli occhi.
Blu.
Quelli li aveva presi da lui.

Silyen”.
Il giovane gli sorrise.

Papà io...”
“Brutto idiota!”
La voce arrabbiata di Estele li raggiunse improvvisamente, facendoli voltare di scatto verso di lei.
Era in piedi, leggermente intontita, ma abbastanza sveglia per puntare uno sguardo truce verso il fratello, il quale, davanti a quei due smeraldi penetranti che lo fissavano, aggrottò la fronte.

Ho forse interrotto qualcosa?”
Estele aprì leggermente la bocca, e spalancò gli occhi.
Poi scosse leggermente la testa.

A volte mi chiedo se...”
Merlino la osservò, inclinando leggermente il capo: contrariamente al fratello, lei somigliava a lui, ma aveva gli occhi della madre.

Cosa?”domandò Silyen, in tono di sfida.
A volte mi chiedo se hai un cervello”.
Ha parlato lady so-tutto-io”
Osservandoli, all'uomo non poté non scappare un sorriso.
Silyen rispondeva sempre: nonostante fosse più giovane non voleva di certo farsi superare dalla sorella.

Stai zitto, stupido asino!”
Estele, chiudi quella bocca: puzzi così tanto che rischi che ci entrino insetti a frotte”.
Basta ragazzi” li ammonì il padre.
Ha cominciato lui!”.
Ha cominciato lei!” .
Lo dissero insieme puntandosi a vicenda con il dito.

La guerra si fa in due-li riprese Merlino-Quindi smettetela e chiedetevi scusa”.
Estele osservò per un attimo il fratello, inarcando un sopracciglio.
Silyen invece, che era testardo, ma non quanto la sorella, allungò la mano sospirando.

Pace?” domandò diffidente.
Lei si limitò a fissargli la mano come se volesse staccagliela.

Estele...”
Merlino la guardò aprendo leggermente le mani, come a dire: Beh, che aspetti?
La ragazza sospirò.

Non voglio darla vinta così facilmente a questo bamboccio!”
Ti conviene farlo invece”.
La voce del padre si intromise nella sua testa, facendola sobbalzare.

Papà? Vuoi farmi venire un infarto, per caso? La prossima volta avverti per favore”.
D'accordo...ma adesso fai pace con tuo fratello o smetto di raccontare”.
Ma...”tentò lei.
Niente ma-tagliò corto-Entro stasera se non le dispiace, milady”.
Estele tentennò ancora un attimo, poi però strinse la mano a Silyen.

E va bene, pace”.
Emmm...ciao Silyen”.
La voce timida di Elenie fece voltare il ragazzo verso di lei.
Lui le sorrise.

Ciao stellina*”.
A quelle parole la ragazza arrossì violentemente e abbassò gli occhi.
Estele sorrise: sapeva che l'amica aveva una cotta per suo fratello, ma era troppo timida per dirlo.

Non che a lui lei non piaccia”.
Estele si voltò verso Amy che, seduta appoggiata al tronco dell'albero, le strizzò leggermente l'occhio.
Era vero: anche a Silyen piaceva Elenie.

Già...”.
Entrambe si voltarono verso di lei.
Era una bella ragazza: alta, i capelli rossicci che scendevano in onde disordinate lungo la schiena e gli occhi verdi.
La pelle candida e un sorriso luminoso completavano il tutto.
Il suo unico problema era la timidezza.
Elenie era intelligente, bella e timidissima.
Non riusciva proprio a guardare i ragazzi senza arrossire, figurarsi quello che le piaceva!

Comunque...volevi qualcosa Silly?”
Il ragazzo si voltò verso la sorella.

Non chiamarmi in quel modo! Il mio nome è Silyen! Si-ly-en! Niente Sil, Ly, Lylyen e sopratutto niente Silly!”
Estele e Amy ridacchiarono: si divertivano un sacco a prenderlo in giro chiamandolo con soprannomi femminili.
Elenie invece arrossì di colpo, facendole ridere ancora di più.
Infatti, la colpa di quel soprannome era sua: la prima volta che aveva avuto il coraggio di rivolgere la parola a Silyen aveva detto: “Ciao Silyen”.
Il problema era che l'aveva detto tanto piano che quello che si era capito era invece: “Ao Sily” che era poi stato storpiato dalle amiche nel
più grazioso, secondo loro, Silly.

Oh andiamo! Non dirmi che ti sei offeso Silly”.
Estele pronunciò la frase con scherno, rimarcando apposta l'ultima parola.
Silyen aprì la bocca per ribattere, poi sospirò e decise di lasciar perdere.

No...certo che no. Comunque sì, Estele. Volevo fare una domanda a papà”.
Dimmi pure”.
Ecco...in realtà, sarebbe una cosa privata”.
Merlino guardò il figlio, che sembrava molto in imbarazzo.

D'accordo vieni”.
Voi-fece rivolgendosi a Estele, Amy e Elenie-Restate qui e cercate di far svegliare Calien”.
Ma...sta bene, vero?” chiese Elenie con timore.
Lui le sorrise, rassicurante.

Sì, sta benissimo”.
Ma allora perché non si è svegliata come noi?”.
Perché è pigra. Tanto pigra che invece di svegliarsi è passata dal ricordo al sonno. Non vi preoccupate, capita a volte”.
Ok...”
Le tre si misero intorno all'amica e si prepararono per svegliarla, mentre padre e figlio si allontanavano.
Appena furono fuori tiro dalle orecchie delle ragazze, Merlin si mise davanti a Silyen.

Ecco...parla pure”.

*

Estele si voltò verso il padre e il fratello che confabulavano da circa cinque minuti.
Come vorrei sapere quello che si stanno dicendo...”
Uffa...questa dormigliona non si vuole svegliare!”
Lo sbuffo indispettito di Amy riscosse Estele dai suoi pensieri.

Forse dovremmo provare a...”
Non fa niente-le interruppe Elenie-Tanto stanno arrivando”.
E dicendo questo accennò con il mento verso Merlino e Silyen, da cui non aveva staccato gli occhi neanche per un secondo.
Appena furono arrivati, Merlino aggrottò la fronte.

Non si è ancora svegliata?”.
Estele scosse la testa.

Ci penso io!”esclamò Amy, facendo improvvisamente apparire un secchio d'acqua e tirandone il contenuto con foga verso l'amica
addormentata.
Nella furia però, centrò in pieno anche Elenie.
I vestiti leggeri della fanciulla le si incollarono addosso, mettendo in risalto la sua figura snella.
La poveretta rimase un attimo frastornata poi, resasi conto che lì c'era anche Silyen, diventò bordo e inizio a balbettare.

O...scu-scusate...i-io...cioè...”
Silyen le sorrise.

Non ti preoccupare, ci penso io”.
E con un gesto le asciugò rapidamente gli indumenti.

Ecco fatto stellina”.
Elenie si voltò verso le due amiche, sgranando gli occhi.
Cosa devo fare?
Questo sembravano dire, mentre fissavano disperatamente Estele e Amy.
Le due si guardarono un secondo , poi annuirono e...

Ringrazialo”.
Elenie sospirò, poi si voltò verso Silyen, temendo di trovarlo che rideva di lei, e invece trovò solo un sorriso rassicurante.

Tutto bene stellina?”.
La dolcezza con cui pronunciò quelle parole sciolse persino la timidezza della ragazza.

Sì. Tutto a posto. E...ecco...”.
Sì?”.
Grazie sole**”.
Non c'è di che”.
Elenie sorrise.

Emmm...Elenie?”
Silyen la guardò timidamente.

Dimmi”.
Ecco...mi domandavo se...se tu vorresti...”
Aaaah...dov'è la tara? No...la sala?”.
Calien si era svegliata e adesso si guardava intorno spaesata.

Calien!”
Amy e Estele la guardarono sconvolte.
Lei le fissò sbattendo le palpebre.

Che c'è?”
Oh, Calien...sei un disastro!”.
Amy le puntò un dito contro, con fare offeso.

Disastro, disastro, disastro!”.
Ma che ho fatto?” domandò lei, guardandole stupita.
Hai interrotto un momento delicato!!!”le strillarono contro insieme.
Eh?”.
Le due la voltarono verso Silyen e Elenie.

Scendi dalla pianta Calien”
Ooooh...adesso ho capito”.
Bene...quindi, Silyen?”
Lui si voltò verso la sorella.

Non dovevi dire qualcosa a Elenie?”
Ah sì, certo. Ecco...io volevo chiederti se...se...setiandvadifareunapassegiataconme” fece tutto d'un fiato.
Scusa...non ho capito”.
Silyen sospirò, arrossendo violentemente.

Ti ho chiesto se...se ti va di fare una passeggiata”.
Lei lo guardò.

Con...me?” aggiunse speranzoso.
Certo! Però...”
Elenie si voltò verso le due amiche e rivolse uno sguardo di supplica a Estele, la quale le sorrise incoraggiante.

Non ti preoccupare, vai pure”.
Lei annuì, con un sorriso a trentadue denti e si lasciò condurre lontano da Silyen, che nel frattempo l'aveva presa dolcemente per mano.
Merlino sospirò.

Come passa il tempo...”.
Calien e Amy si voltarono verso Estele, che si limitò a scrollare le spalle.

Allora!-Merlino batté le mani, voltandosi verso di loro-Vogliamo proseguire con la storia?”.
Aspetta”.
Estele lo interruppe, fissandolo con i suoi penetranti occhi verdi.

Avrei una domanda”.
Dimmi”.
Lei lo guardò un attimo e poi...
“Come ci sei riuscito?”.
Suo padre sbatté le palpebre, stupito.

Non capisco”.
Dopo quello che la mamma ti ha fatto...come sei riuscito ad amarla ancora? A fidarti di lei?”.
Merlino sospirò.

Lascia che ti dica una cosa Estele. Non lo so nemmeno io. Qualcuno ha detto che l’amore è dare a una persona la possibilità di distruggerti, ma confidare nel fatto che non lo faccia. Ed è quello che ho fatto io. Mi sono fidato, punto. Non dico che non sia stato difficile. Ho impiegato settimane per riuscire a non andare nel panico ogni volta che la vedevo, mesi per imparare a sopportare il fatto di essere toccato da lei senza provare paura o ansia. Ma sai cosa ti dico? Non ce l'ho fatta perché sono stato forte o paziente. Ce l'ho fatta perché l'amavo. E credi a me, figlia mia. L'amore vince veramente su tutto. Sempre”.
Per un attimo, il silenzio aleggiò pesantemente tra loro.

E adesso, continuiamo la storia”.
E detto questo, si tuffarono nuovamente nei ricordi di Merlino.

 

*La chiama così in quanto Elenie significa stella.

**Silyen significa invece nato dal sole.

 

Eccomi qui ^^
Allora...questo è un po' un capitolo di passaggio diciamo.
Ho pensato che sarebbe stato carino alleggerire la storia con un capitolo più leggero e divertente.
Spero di non aver fatto male.
Al prossimo capitolo.
Baci
Morgana.

 

P.S. Se qualcuno ha delle foto che potrebbero rappresentare i protagonisti di questa storia, può mandarmele. A me farebbe molto piacere vedere come immaginate i personaggi.

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Capitolo 17
*** Capitolo 13: Morgana ***


Questo capitolo è per She Flies, che mi sta regalando una storia meravigliosa!

 

La mattina, Morgana si svegliò di buon'ora e si stiracchiò come un gatto, poi aprì gli occhi e rimase distesa pensando ai programmi della giornata.
Improvvisamente, si accorse che c'era qualcosa che non andava.
Si mise ad ascoltare e così capì subito la cosa strana.
Il respiro di Merlino.
Il ragazzo respirava, sì, ma in modo anormale.
Faceva dei respiri rapidi e brevi e sembrava inspirare con molta fatica.
Morgana si alzò, preoccupata: non voleva che stesse bene, ma non voleva neanche che morisse.
Si avvicinò a Merlino e gli toccò la fronte: scottava molto più che il giorno prima.
Sembrava andare in fiamme.
E adesso?-si domandò-Va bene la febbre, ma non così alta!”.
Si guardo in giro e chiamò “Gwen!Vieni qui e portami un vestito!”
Subito, mia signora-rispose una voce-Eccomi.”
Poco dopo sbucò dalla porta Ginevra, la sua serva personale, portando un vestito azzurro chiaro e la mantella blu.
Avete dormito bene, mia signora?”domandò la ragazza mentre la aiutava con i ganci.
Bene. E tu Gwen,sei sicura di sentirti bene? Sei così pallida...”
Benissimo, grazie, mia signora”rispose la poveretta scoccando un'occhiata a Merlino che Morgana fu rapidissima a intercettare.
Non devi preoccuparti per lui-sussurrò-Tra un paio di giorni giurerà fedeltà a me e allora andrà tutto meglio, sai?”
Certo, mia signora. Lo spero proprio”.
Ovviamente, Morgana capì che quello “lo spero proprio” si riferiva al fatto che lui stesse bene e non che gli giurasse fedeltà, ma lasciò correre e invece disse “Esco un minuto. Tu aspetta qui”.
Appena Morgana fu uscita dalla stanza, Gwen perse il debole sorriso che aveva cercato di rivolgere alla sua padrona, e lo sostituì con un'espressione alquanto allarmata e preoccupata.
Immediatamente, si fiondò verso Merlino.
La ragazza gli posò la mano tremante sulla fronte e un'esclamazione di disappunto le uscì dalle labbra.
Non aveva mai visto nessuno con la febbre così alta, e non sapeva che fare.
"Ok...sta calma Gwen...prendi un bel respiro...-pensò freneticamente-Devi abbassare la febbre...bene...acqua...ti serve dell'acqua..."
Immediatamente, schizzò fuori dalla stanza per ritornare poco dopo con un secchio e un panno.
Per sua fortuna, infatti, aveva incontrato appena fuori dalla porta Gaius, che stava andando a visitare un uomo ferito in battaglia; e questo, al sentire nominare il suo protetto, le aveva subito dato quello che aveva.
Gwen sorrise nella preoccupazione: Gaius voleva un gran bene a Merlino.
In lui, aveva trovato il figlio che non aveva mai avuto e avrebbe fatto qualsiasi cosa per proteggerlo.
E Merlino ricambiava in tutto e per tutto quell'affetto.
Sospirò.
Poi, si inginocchiò vicino a Merlino e gli passò delicatamente il panno sulla fronte.
"Mi dispiace Merlino-sussurrò con le lacrime agli occhi-Mi dispiace tanto... vorrei... poter fare altro per te. So che hai fatto fuggire Artù...lo so..." .
Il suo sguardo si soffermò sul suo volto pallido e tirato, ma al contempo così dolce...
All'improvviso non poté più trattenere le lacrime e gettò le braccia al collo del mago, singhiozzando.
"Oh Merlino! Tu non ti meriti tutto questo...tu che sei sempre così dolce...così gentile...Mi dispiace tanto! Sei sempre stato un tesoro con me...perché le cose brutte succedono sempre alle persone buone come te?"
CRASCH!
Gwen sobbalzò, spaventata dall'improvviso rumore, e alzò la testa di scatto: sulla porta, ai suoi piedi un vasetto rotto, infuriata come non mai, c'era Morgana.
"Mia signora!".
"Che...stai...facendo?"
Lo sibilò con tutto l'odio di cui era capace, facendo rabbrividire Gwen.
"Niente! Niente io..."
"Allontanati da lui. Adesso!"
Terrorizzata come non mai, Gwen si allontanò dal ragazzo, e si avvicinò a lei.
"Lady Morgana...stavo solo..."
"Lo so quello che stavi facendo!"
Lei la guardò.
"My lady?"
"Lo stavi abbracciando, non è così? Ma guarda un po'! La povera, piccola e innamorata Gwen che tradisce Artù con Merlino...Mi fai schifo!"
Gwen la guardò, stupita.
Ma cosa aveva capito?
Perché la trattava in quel modo?
Sapeva che lei e Merlino erano molto legati.
Allora perché si comportava così?
La strega guardò dritto in quegli occhi marroni, che la fissavano imploranti, cercando risposte al suo comportamento.
Non li sopportava.
Così sinceri all'apparenza, così...innocenti.
Ma lei aveva osato toccare lui.
E deve pagare per questo” pensò.
"Non sei altro che una...una...una prostituta!" urlò Morgana, furibonda, con il preciso intento di offendere la ragazza.
"No!-ribatté Gwen, ferita dall'insulto-Avete frainteso my lady...stavo cercando di aiutare! Sta male..volevo solo aiutarlo, nulla più!"
Morgana non si lasciò impietosire dalla serva piangente.
Troppa era la rabbia che provava.
La rabbia che era nata vedendo Gwen aggrappata in quel modo a Merlino...
Sapeva che non avrebbe dovuto importargli, ma in fin dei conti, lui ora le apparteneva.
E lei, come aveva già detto, odiava chi toccava ciò che era SUO.
"Guardie!-chiamò-Portatela in cella! Due giorni senza cibo le faranno bene..."
Immediatamente, due uomini apparvero e trascinarono Gwen verso le segrete.
Appena furono usciti, Morgana chiuse la porta e ci si lasciò scivolare pesantemente, sospirando.
Il suo sguardo corse verso Merlino.
Era pallido, i capelli corvini appiccicaticci alla fronte, le labbra rosee schiuse, le guance arrossate per la febbre...
In quel momento, era l'innocenza fatta persona.
Morgana risalì con lo sguardo verso i suoi occhi.
Quei maledettissimi occhi blu.
Tanto belli, profondi e vivi quanto il mare.
Li odiava.
Li odiava perché la attiravano come una calamita.
Non poteva non incantarsi a fissarne le mille sfumature, cercando di dare un nome a ciascuno dei colori che vedeva.
E in essi, non poteva non scorgere l'anima del mago.
Un'anima così pura, specchiata in quegli occhi limpidi e profondi allo stesso tempo, che guardandoli non poteva non provare una sensazione bruciante al petto.

La donna si alzò e avvicinò lentamente a lui, persa nei suoi pensieri.
Senza quasi accorgersene, si inginocchiò vicino alla sua testa, e riprese il lavoro di Gwen.
Stava riflettendo quando un borbottio del mago attirò la sua attenzione.
W...Will...lascialo...è mio...”
La strega lo fissò, curiosa.
Chissà che sta sognando...”.
Più guardava Merlino, più voleva sapere che gli passava per la testa.
Allungò le mani, indecisa.
Potevano essere cose...private.
Ma poi scrollò le spalle: Merlino le apparteneva, e con lui, tutti i suoi pensieri.
Delicatamente, appoggiò le dita sulle tempie del delirante mago, e pronunciò alcune parole nell'antica lingua.
La mente confusa di lui non fece niente per opporsi, e immediatamente lei ebbe libero accesso al fiume dei suoi pensieri, che la travolse dolcemente.

 

Will! Will!”
Il bimbo correva, ridendo.
I polmoni gli scoppiavano, ma non accennava a fermarsi.
Attraversò velocemente la strada e si fermò davanti ad una piccola casetta.
Si concesse trenta secondi per riprendere fiato e poi spalancò la bocca per strillare.
W...”
L'urlo fu bloccato sul nascere da una manina grassottella.
Se non la smetti di urlare mia madre...”

Una donna.
La pelle candida, gli occhi blu, i capelli castani...
Lui la abbracciò.
Ti voglio bene mamma”.
Lei sorrise.
Merlino la trovava così bella...

Bella.
Bellissima.
Da mozzare il fiato.
La donna se ne stava alla finestra.
Il viso dolce e delicato, i capelli morbidamente acconciati e gli occhi splendenti.
Merlino ebbe pochi secondi per guadarla, ma già lei era entrata nel suo cuore.
Avrebbe voluto rivederla subito.
Poter guardare i suoi occhi da vicino...

 

Vicina.
Morgana quasi lo sfiorò, passandogli accanto.
Così bella, nel suo vestito porpora.
Così...fiera.
Le labbra morbide e delicate sollevate in un leggero sorriso.

Sorriso.
Il suo sorriso.
Com'era luminoso e bello mentre sorrideva a Gwen.

Gwen.
La sua amica Gwen.
Gentile, dolce.
Che seguiva sempre Morgana.
Lei era la sua ombra...

Ombra.
Poteva vedere l'ombra della strega dietro il paravento.
Accanto a lui, se ne stava, immobile e atterrito, il bambino druido Mordred.

Mordred.
Lei lo osservava e lui ne approfittava per osservarla.
Perché mi guardi così?”
Sarebbe così semplice risponderle: “Perché sei bellissima...”
Ma non lo fece.
Anche se avrebbe voluto...

 

 

Volere.
Vorrebbe stringerla a se.
Vorrebbe guarirla.
Ma il drago era stato chiaro.
Lei doveva morire.
Per salvare Arthur, lui e il suo destino.
Lei non doveva vivere.

Vivere.
Come avrebbe potuto vivere senza il suo sorriso?
Anche se ora un'ombra aveva oscurato il suo cuore, poteva ancora cambiare.
Doveva dargli un'opportunità.
Doveva salvare Morgana.

Morgana.
È viva.
Ed è cattiva.
Molto più di prima.
E lo vuole morto.
Perché lui è una minaccia.

Minaccia.
I mercenari.
Arthur deve scappare.
La frana.
E poi scivola nel sonno.
Un sonno pieno di dolore.
Fa freddo...

 

Freddo.
La prima sensazione avvertita al risveglio.
E poi un tuffo al cuore.
Lei così vicina, che lo guarda, tormentandosi leggermente le mani.

 

Mani.
Le sue, sul suo petto.
Si muovono, leggere, curando la ferita.
Nel mentre, parla.
E le sue labbra bastano per distrarlo dal dolore.

Dolore.
Quello provocato da lei.
Dal fatto che lo guardi con odio.
Lo guardi con quei meravigliosi occhi...

 

Occhi.
Splendenti.
Seducenti...

Labbra...

Pelle...

Onde di capelli corvini...

Collo...

Viso...

Corona.
Corona che scintilla...

Luce.
 

Riflessi.

 

Acqua.

Lago.

Freya.

F-freya...non lasciarmi...”

 

Morgana uscì di colpo dai sogni, stranita.
F-freya...Freya...”
Di colpo, a quel nome, gli occhi le si assottigliarono, divenendo due fessure.
Non si domandò neanche il perché le desse fastidio quel nome.
Voleva solo che la smettesse.
Voleva che smettesse di chiamare quella ragazza, chiunque essa fosse.
Rapidamente, pronunciò un incantesimo.
E finalmente Merlino la smise di parlare.
Per un attimo, rimase immobile, come una statua, poi, lentamente, aprì gli occhi blu.
Morgana distolse lo sguardo: non li voleva vedere.
Alla buon'ora...” borbottò come saluto.
Si aspettava qualsiasi cosa: urla, domande, tentativi di ribellione, silenzio...ma mai quello.
Ciao” fece lui, mettendosi seduto.
Oggi è il tuo compleanno” esclamò poi.
La donna si voltò di scatto.
Ma che sta dicendo?”
Malvolentieri, fissò dritto negli occhi del mago.
E allora capì.
Non era uscito di senno, non ancora per lo meno: stava delirando per colpa della febbre.
Ecco, tieni!”
E dicendo questo, Merlino le porse una magnifica rosa blu, comparsa dal nulla.
Morgana, non sapendo che fare, la prese.
Grazie...credo”.
Lui annuì.
Grazie va bene”.
La donna sospirò.
Non ti rendi proprio conto di quello che ti sta succedendo, vero?”
Eh?”
Merlino, ascolta...Sei stato molto gentile, ma...”
“Non ti piace?” domandò, deluso.
Lei scosse la testa, facendo ondeggiare i capelli.
No! È molto bella ma...non ti comporteresti così se fossi in grado di pensare lucidamente”.
Intendi dire che sono pazzo?”
No...intendo dire esattamente quel che ho detto”.
Merlino assunse un'espressione accigliata e pensierosa.
Dopo qualche minuto, la guardò, sconsolato.
Non capisco...non riesco a pensare...ho mal di testa...”
Ecco appunto”.
Morgana gli si avvicinò.
Lo sai che mi dispiace, vero?”
Per cosa?”
Per tutto quello che farò”.
Ma cos...”
Non gli diede tempo di rispondere.
Mormorò un incantesimo, e lui cadde nuovamente nel sonno.
Un altro, e la febbre sparì di colpo.
Toc toc!
Morgana guardò la porta, per un secondo.
Era già ora?
Appena ebbe formulato quel pensiero, però, si ricompose e disse “Avanti”.
Laya entrò nella stanza.
My lady. Volevo informarvi che il consiglio si è riunito, come aveva chiesto”.
Grazie...vi raggiungeremo immediatamente”.
La donna annuì, e fece per uscire, quando...
Anzi aspetta. Puoi pensarci tu a lui? Ho...una faccenda da sbrigare”.
Laya annuì nuovamente.
Come desiderate”.
Morgana fece un cenno.
Poi uscì dalla stanza.

*

 

Circa mezz'ora dopo, Morgana, Laya e il resto del consiglio, erano riuniti come il giorno prima nella grande sala.
Naturalmente c'era anche Merlino, che la guardava, circospetto.
Improvvisamente, mentre la strega stava per parlare, si udì un tonfo fuori dalla porta e poi...
Ci dispiace, ma la Regina ha ordinato di non fare passare nessuno!”
Io non sono nessuno, brutte teste di rape! Fatemi entrare!”
Ma la regina...”
Cosa devo fare per farmi capire? È stata Morgana a convocarmi!”
Ma...”
Se non vi togliete di mezzo, entrerò con la forza!”
Signore, con tutto il rispetto, non possiamo...”
PAMF!
CRASCH!
STUMP!
Ci fu un attimo di silenzio e poi le grande porte si spalancarono.
Aaaa...finalmente! Certa gente è così incompetente...Morgana! Che piacere rivederti!”
La donna sorrise: evidentemente, conosceva l'uomo sulla porta, che aveva iniziato ad avanzare.
Merlino la fissò con aria interrogativa.
Lei non lo degnò di uno sguardo, limitandosi a concentrare tutta la sua attenzione sul nuovo arrivato.
Salazar! Finalmente! Temevo non arrivassi più...Comunque, benvenuto a Camelot. Spero che ti troverai bene qui e...Salazar?”
La donna lo richiamò irritata.
A quanto pareva, invece di ascoltare lei, lui stava fissando Merlino.
Salazar?!”
La strega sbuffò.
Sì...lui...”.
Al sentirsi chiamato in cui causa, il ragazzo si voltò, incontrando per la prima volta lo sguardo gelido dell'uomo.
Appena i loro occhi si incontrarono, quest'ultimo li spalancò, si portò una mano al cuore e aprì leggermente la bocca, meravigliato.
E in quel preciso istante, ancor prima che parlasse, Merlino seppe con certezza che le cose si sarebbero messe molto male per lui.
La conferma arrivò poco dopo.
Non è possibile. Tu non puoi...non puoi essere suo figlio”.

 

*

 

Allora.
SCUSATEEEEEEE!
Mi dispiace per questo enorme ritardo ma...
Spero che ne sia valsa la pena.
Insomma, ho avuto un po' di problemi...
Non vi avevo abbandonato, lo giuro.
Capitolo un po' diverso, spero vi piaccia.
Baci
Morgana

 

P.S. Perdonoooooooooo!
P.P.S. Per il testo...se è un po' chairo e un po' scuro mi spiace...ma il mio computer fa le bizze...

 

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Capitolo 18
*** Capitolo 14: Legami ***


 

 

 

RIASSUNTINO

 

Allora. Direi che qui è necessario fare un piccolo riassunto per chi si fosse perso o fosse appena arrivato. Sono passati quattro giorni dalla conquista di Morgana di Camelot e dalla cattura di Merlin. Questo è il mattino del quinto. Nel presente, intanto, è passata circa mezza giornata. Per quanto riguarda la storia, siamo arrivati a quando, dopo aver fatto irruzione nella sala, Salazar (si ho cambiato il nome), sembra riconoscere Merlino come il figlio di “qualcuno”.


Questo capitolo lo dedico a Gold93.

 

Non è possibile. Tu non puoi...non puoi essere suo figlio”.
Salazar, dopo aver pronunciato queste parole, rimase completamente immobile, osservando Merlino con uno sguardo stupito.
Il ragazzo, del canto suo, si sentì troppo studiato, e tornò a rivolgere lo sguardo verso Morgana.
La strega lo guardò: aveva stampata in volto un'espressione da panico totale, mista a uno sguardo che sembrava dire “Ma che vuole questo psicopatico pazzo da me?”
Morgana spostò lo sguardo da lui a Salazar, che non si era mosso, e muoveva la bocca sussurrando dei numeri.
Salazar io...”
Quanti anni hai ragazzo?” domandò il mago, interrompendola.
Morgana soffiò stizzita.
Come si permetteva di non ascoltarla?
Lei era la regina, che diavolo!
Nonostante questo, rispose alla domanda.
Ha più o meno la mia età. È leggermente più giovane credo*. Ma questo non è importante quindi...”
“Oh si che lo è”.
E perché mai?”.
La strega lo osservò, scettica.
Cosa mai poteva interessare a Salazar l'età di Merlino?
Prima però che il mago potesse rispondere, Joy fece irruzione nella sala, sbuffando.
Che cosa succede qui? Ho sentito del trambusto...”
Niente, Joy, sta tranquillo”.
Morgana lo guardò, inarcando un sopracciglio.
Solo...sembra che Salazar sappia chi è il padre di Merlino”.
A quelle parole, il sopracitato Merlino, si irrigidì, e strinse i pugni tanto forte da far sbiancare le nocche.
No-pensò-Non può saperlo, chiunque esso sia. Lui non può sapere chi è mio padre. E non deve nemmeno dirlo a Morgana! È l'unica carta che ho ancora da giocare. Non posso farmi fregare così. Non posso, non posso, NON POSSO!”.
Merlino era nel panico più completo: continuava a pensare che quell'uomo si era sbagliato e che non doveva dire nulla a Morgana, sperando che il solo pensiero bastasse a far star zitto Salazar.
Non solo so chi è-la riprese lui-Ma posso anche dire con certezza che lui lo conosce e che sa che ora è in guai seri.
"Frena-lo interruppe Joy-Tu chi sei prima di tutto? E poi, no. Sono certo che non conosce suo padre. L'ha detto lui stesso..."
"Salazar, piacere...o almeno credo. E poi...cosa ti ha detto esattamente?"
"Beh...-balbettò Joy, imbarazzato da quello sguardo penetrante-Mi ha detto che non ha avuto un padre...""Con queste esatte parole?" chiese Salazar.
Il ragazzo annuì.

"Sì...ha detto: non ho mai avuto un nonno e neanche un padre".
Salazar lo fissò attentamente, quasi a volerlo trapassare.
"Tu hai coraggio ragazzino. Ma dovresti imparare a pesare le parole e a pensare a quello che dici. Tu e quell'altro-fece indicando Merlino-Avete fatto due mosse false insieme".
"Ehi!-protestò Merlino-Se devi parlare con me...almeno guardami in faccia!"
A quelle parole, l'atmosfera della sala si raggelò.
E Merlino, capì forse di aver detto una grandissima cavolata.
Un passo rimbombò nella sala.
Uno solo.
Poi, delle parole.
"Tu non giochi spesso a carte, vero?"
Merlino rimase stupito da quelle parole.
"No..." rispose titubante.
Un altro passo, un'altra farse.
"Si capisce. E lo sai perché?"
Un nuovo cenno di diniego da parte del mago.
Altro passo.
Altre parole.
Come prima.
"Chi gioca a carte...impara che, prima di fare una mossa, deve calcolare ogni possibile variabile".
Nuovo passo.
"E impara anche, che ogni cosa va studiata attentamene e pensata".
Ancora uno.
"Ogni mossa, ogni carta, prima di essere usata o giocata, deve essere ponderata attentamente".
Merlino rivolse a Morgana uno sguardo disperato: non capiva niente di quel discorso e lo sguardo perplesso della strega gli dimostrò che nemmeno lei seguiva il filo di esso.
Joy, del canto suo, era rimasto accanto alla porta, in silenzio.
Salazar, con un altro passo, si fermò appena dietro al mago e sorrise delle espressione smarrite dei presenti.
Poi si avvicinò all'orecchiò di Merlino e concluse "Ma, cosa più importante di tutte...chi gioca a carte impara, prima di fare le sue mosse, a conoscere il proprio avversario. Ricorda ragazzo: mai sfidare una persona che non conosci".
E detto questo, con un ultimo inquietante passo, si portò davanti al viso di Merlino.
Il ragazzo riuscì così a vederlo per la prima volta.
E poco ci manco che prendesse un infarto.
Salazar, quel mago, quel...quell'uomo...era identico a suo padre.
Se non fosse stato per le iridi degli occhi (nere, come il lago più profondo) sarebbe stato impossibili distinguerli.
O almeno così gli sembrò a primo impatto.
Guardandolo meglio, si poteva notare che era più giovane, il fisico più slanciato e che aveva i capelli corvini come i suoi.
Merlino boccheggiò, sotto lo sguardo divertito dell'uomo.
"Oh andiamo. Non fare quella faccia".
Ma Merlino, del canto suo, non riusciva nemmeno più a pensare.
"Chi...chi sei tu?" riuscì a pigolare il mago.
"Io sono Salazar”.
"Questo lo sapevo già-ribatté il mago-Voglio sapere...come fai tu...come fai ad essere uguale a mio pa...".
Il ragazzo si bloccò inorridito da quello che aveva detto.
"Bravo Merlino-pensò-Tanta fatica e poi ti sei messo in sacco da solo! Stupido!"
L'uomo sorrise, avendo già capito quel che stava pensando.
"Visto? Pesare le parole..."
Comunque...se proprio vuoi saperlo io sono..."
"Aspetta!"chiamò Joy dalla porta.
"Che vuoi ragazzo?" ruggì l'uomo, non abituato alle interruzioni.
Joy si avvicinò a Merlino.
"Hai mentito! Allora tutta quella scenetta del: era tuo nonno...non riesco a capire...bla blabla...era tutta una farsa!"
"No io..."tentò il mago.
"No niente!-urlò Joy, furioso-Hai detto di non avere mai avuto un padre, ma invece lo conosci, sai chi è e..."
"E ti sembra che abbia mentito?" lo interruppe Salazar con tono glaciale.
Non urlò.
Lo disse normalmente, ma quel tono gelido bastò a zittire tutti.
"Salazar-si intromise Morgana-Spiegheresti cortesemente che intendi?"
L'uomo annuì
"My lady, non reputo che abbia mentito. Ha solo detto la pura verità. Il fatto che conosca suo padre, non implica che ci sia cresciuto inseme. Quindi no. Non ha mentito".
Poi si voltò verso Merlino.
"Non è forse così?"
Il mago lo guardò.
E poi volse lo sguardo verso Morgana.
Parla" gli intimò la donna.
"Sì...ha ragione. Io...l'ho conosciuto ma...solo poche ore prima...della sua morte...Quello che voglio sapere è..."
"Perché gli somiglio tanto?" concluse per lui Salazar.
"Sì. Insomma, suppongo da quel che dici che tu lo conoscessi ma...da qui ad essere uguale a lui..."
Salazar lo squadrò.
"Comprendo la tua perplessità...".
L'uomo fece una pausa.
"Scusa come hai detto che ti chiami?".
"Non l'ho detto-rispose lui-Merlino, comunque".
L'uomo annuì.
"Sì...mi era parso di afferrare una cosa del genere" bisbigliò.
"Comunque...Merlino...io posso capire che tu sia perplesso ma...insomma...conoscere tuo padre..."
Salazar sorrise.
"Lo conoscevi, no?" chiese Merlino, ingenuamente.
"Conoscerlo? Oh sì...e non solo..."
Una lunga pausa seguì quelle parole.
Fino a che...
"Non solo lo conoscevo. Lui era mio fratello".

 

*

 

A quelle parole, un silenzio tombale calò nella sala.
Merlino spalancò la bocca,e nel tentativo di far sembrare quella rivelazione meno assurda e più accettabile per lui, parlò.
"Quindi tu sei...sei...insomma tu sei mio...mio..."
Non ci riusciva.
Non riusciva a dire quella parola, così semplice.
Erano tre lettere, ma dirle gli sembrava impossibile.
E l'uomo sembrò comprendere.
"...zio?".
Merlino annuì.
"Già...e a quanto sembra...tu sei mio nipote".
Ma dirlo di certo non rendeva più facile la cosa per Merlino.
E nemmeno per Morgana.
La strega non capiva più nulla.
Cioè...Salazar...lo zio di Merlino?
Solo il pensiero gli sembrava assurdo.
"Salazar-chiamò debolmente-Sei sicuro di quello che dici?"
L'uomo si voltò verso di lei.
"Mi stai dando dello stupido Morgana?
"No-smentì subito lei-Solo che...mi sembra così assurdo".
"Già-intervenne Lia, spaventando tutti-Insomma tu..."
"...vorresti farci credere..."continuò il fratello.
"...che Emrys..." riprese lei.
"...è tuo nipote?" concluse Lio scetticamente.
"Ah...-Salazar si voltò verso Merlino-questo mi era sfuggito".
"Quindi tu, Emrys, mio nipote. Quale onore...".
"Però...come si suol dire...due piccioni con una fava".
"Già-gli fece eco merlino, ben sapendo a cosa suo zio si riferisse-due piccioni con una fava..."
"E lei non lo sa vero?" chiese, chinandosi a guardare negli occhi il nipote e mettendogli una mano sulla spalla.
Non indicò nessuno, ma Merlino sapeva che si riferiva a Morgana.
"No...non lo sa" ripeté.
"E tu non avevi intenzione di dirglielo, giusto?"
"No...non ne avevo intenzione".
L'uomo annuì.
"La tua carta segreta, immagino. L'asso nella manica".
"Già-assentì nuovamente lui-l'asso nella manica".
"Salazar? Cosa non so? Cosa non mi vuole dire? Che asso nella manica?".
La strega era sempre più agitata ad ogni loro parola.
Ma l'uomo la ignorò bellamente e continuò a rivolgersi solo al nipote.
"E non vuoi che io glielo dica, vero?".
"No...non voglio".
Merlino non capiva più niente: era come se la sua mente fosse andata in completo blocco.
Ogni pensiero, gli sfuggiva via, come acqua tra le dita.
Aveva intuito che c'era qualcosa che non andava, ma non riusciva a capire cosa.
Solo le parole di suo zio sembravano avere un senso compiuto.
Persino quelle praticamente urlate da Morgana erano arrivate al suo cervello come un eco fioco e confuso.
"Salazar! chiamò Morgana-Ora basta! Voglio sapere che diavolo..."
"SILENZIO!".
L'urlo fece raggelare tutti, persino la donna.
Salazar lasciò che l'eco di quell'unica parola rimbombasse nella sala, e si spegnesse, prima di tornare a rivolgersi al nipote.
"Merlino" lo richiamò.
"Mm?" rispose lui.
"Sei consapevole, che prima o poi glielo dovrai dire, vero?"
"Sì..." bisbigliò.
"Non credi che dovresti dirglielo?"
"Ma io non voglio"
Laya, nel frattempo, era l'unica che aveva notato una cosa.
Tutti erano impegnati a cercare di capire il senso di quella conversazioni, ma lei aveva notato che, per tutta la sua durata, Salazar non aveva mai distolto gli occhi da quelli di Merlino.
Così come non aveva mai mosso la mano dalla sua spalla.
"Oh..." sussurrò la donna, spalancando gli occhi.
Il suo flebile sussurro non fu ignorato come voleva.
Come reazione, praticamente tutti si voltarono verso di lei, tranne Salazar che sorrise flebilmente.
"Cosa?" domandò Morgana, dando voce a tutti.
"Voi siete furba, milady. Ma vi conviene non parlare se lo siete davvero" sibilò l'uomo, con un vago tono minaccioso.
"Non ne avevo intenzione..." sussurrò nervosamente Laya.
"Bene..."
"Cosa?-fece Merlino, sbattendo le palpebre-Dire cosa? Io..."
"Non importa"sussurrò Salazar, seguendo gli occhi del nipote, che si erano leggermente spostati.
"Merlino" lo richiamò nuovamente.
"No...io...voglio sapere. Cosa..."
"Merlino!" questa volta l'uomo fu più brusco.
Nel mentre, strinse più forte la sua spalla.
"Ascoltami. Ascolta solo me. Non importa quello che lei sa, o non sa. Conta solo quello che sappiamo io e te. Va bene?".
Il mago lo guardò, ma non rispose.
"Va bene?"ripeté, guardandolo fisso negli occhi.
Blu e nero.
Tutti trattenevano il respiro.
Morgana compresa.
"Sì...va bene" sussurrò infine il mago.
Un flebile sospirò di sollievo sembrò provenire da Salazar.
"D'accordo. Bravo. Adesso dimmi...non ti sembra che dovresti dire a Morgana quello che noi sappiamo?"
"No...non mi sembra che dovrei".
"Ne sei sicuro".
"Sì...".
"Mmmm...invece dovresti sai?".
"No...non voglio"sussurrò il mago, con gli occhi lucidi.
"Diglielo Merlino".
"Non voglio dirglielo".
"Ma così non è come se stessi mentendo?".
"No...non sto mentendo".
"No...hai ragione. Non stai mentendo. Scusami".
"Sì...".
Tutti osservavano la scena in completo silenzio.
Salazar sospirò, e si massaggiò leggermente una tempia con la mano.
"Merlino ascolta. Dì a Morgana quello che devi dire. Diglielo".
"No...io non voglio" ribatté testardamente.
"Sì che vuoi".
"No".
"Diglielo".
"No".
"Se non glielo dici...glielo dirò io".
"No...non farlo ti prego".
Grosse lacrime iniziarono a scorrere sulle guance del ragazzo.
"Sì invece...se non lo fai tu dovrò farlo io" sussurrò, catturando con il pollice una lacrima.
"Ma se tu glielo dici...lei poi si arrabbia".
"No. Non si arrabbia piccolo. Te lo prometto".
"No non voglio. Non voglio. Non voglio, non voglio, non voglio!"
"Diglielo Merlino".
Lui scosse il capo, singhiozzando.
La testa gli scoppiava, ma sapeva che doveva tenere quel segreto.
"Parla, avanti!"
"No!"
"Parla!"
"NO!"
"Merlino!”l'uomo gli strinse la spalla così forte da farlo gemere dal dolore.
"Mi fai male...ah...hai..."
"Può finire tutto in un solo secondo Merlino. Digli la verità. Digli che cosa sei. Parla!"
"No...no...".
Le parole dell'uomo si sovrapposero alle sue negazioni.
"Avanti Merlino, su. Non c'è più niente da fare! Devi dirglielo. Dillo! Dillo! Maledizione parla!"
"Salazar...adesso basta..." al casino che si stava scatenando si aggiunse anche Morgana.
E poi Laya.
"Smettetela Morgana! Smettetela!"
Tutti urlavano.
Da Morgana, che urlava di finirla lì, a Laya, che urlava di smettere di urlare a lei, fino a Salazar, che urlava di parlare.
E Merlino non capiva più niente.
Quel casino, lo faceva impazzire.
"BASTA!".
L'urlo di Merlino li fece zittire tutti.
Il mago piangeva, le lacrime che gli scendevano lungo le guance.
"Merlino?" chiese Salazar.
"...elo...ico..be...ico..."singhiozzò lui.
"Come?".

"Va bene!-strillò lui-Io non sono solo un mago! Sono un Signore dei Draghi! Come mio padre! Va bene ora?"
"Sì...va bene" sussurrò suo zio.
E, dopo aver sorriso, bisbigliò qualcosa.
Le palpebre del mago si chiusero dolcemente, per riaprirsi poco dopo.
E Merlino, con suo sommo orrore, si rese conto di quello che aveva detto.
"Oh no-bisbigliò-Che cosa ho fatto...che cosa ho fatto..." sussurrò portandosi le mani alla bocca.
"La cosa giusta Merlino. Solo la cosa giusta"sussurrò suo zio, battendogli leggermente la mano sulla spalla, e rialzandosi dalla posizione rannicchiata.
"Devo ammettere che pensavo fosse più...difficile. Certo...c'è voluto un po' ma...alla fine..."
"Che cosa...che cosa mi hai fatto..." sussurrò merlino, mentre ancora i singhiozzi gli scuotevano le spalle.
Salazar scosse le spalle
"Ipnosi...manipolazione mentale...chiamala come vuoi. L'importante non sono i mezzi, ma il fine".
"Tu...-sussurrò Joy-hai tradito tuo nipote..."
"Io? No, non credo proprio. Semmai è lui che si è tradito da solo"
"Allora Morgana-Salazar batté le mani-Che cosa ne pensi?"
La donna era immobile, le braccia stese lungo i fianchi, la bocca semiaperta in un muto stupore.
Poi, un ghigno le comparve sul volto.
"Bene, bene, bene..."
Avanzò, fermandosi vicino a Salazar, con gli occhi che le brillavano.
"Accidenti-sussurrò Joy-Ci sai fare, Salazar".
L'uomo si voltò "Dubitavi, ragazzino?".
Lui ridacchiò.
Stava per rispondere quando venne interrotto da Morgana.
"Potresti rifarlo?".
Salazar si voltò, annuendo.
"Sì. Ma non ora. È un incantesimo stancante. Ma...perché?".
"Beh...diciamo che Merlino è restio a darmi alcune informazioni e tu...potresti aiutarmi ad ottenerle".
Salazar fissò lo sguardo sul nipote.
"Mmmm...sì. Potrebbe essere un'idea. Però...un favore ne comporta anche un altro".
La donna lo guardò: "Che genere di favore?"
"Beh...diciamo che...io farò l'incantesimo. Per ottenere le informazioni. Ma, quando lo farò...voglio essere da solo".
"Perché?".
Salazar scosse le spalle "Non è...rilevante. E poi, mi sembra un piccolo favore rispetto a quello che mi hai chiesto tu".
Morgana ci pensò un attimo.
Poi, annuì.
"Sì...va bene".
"Va bene" ripeté Salazar stringendogli la mano.
"E adesso-sussurrò Morgana-Merlino".
Lui, al sentirsi chiamare in causa, alzò gli occhi verso di lei.
"Che cosa vuoi Morgana?" sussurrò.
"Oh...non ti preoccupare...piccolo" ghignò utilizzando lo stesso appellativo che gli aveva assegnato prima suo zio.
Morgana si avvicinò e prese la posizione che aveva avuto Salazar fino a pochi minuti prima.
Accoccolata davanti al volto del mago, una mano sulla sua spalla, gli occhi verdi fissi nei suoi.
"E che cosa sarebbe questa cosa da nulla?" sussurrò Merlino.
Morgana sorrise.
È una cosa che devi fare per me".
"E cosa devo fare?" chiese di nuovo lui.
Tu...devi chiamare il grande drago".

 

Allora!

Rieccoci qui.

E beh...questo capitolo è stato un parto non so che dirvi.

Anzi, visto che non lo so vi invito solo, se ne avete voglia, a leggere la mia shot Mergana “Dubbi”, classificatasi prima in un concorso e, se volete a lasciare una recensioncina.

Tutti i pareri sono ben accetti.

Vi ricordo che, se volete seguirmi su fb, vi basta cliccare il pulsantino nel mio account.

Sulla pagina metterò varie anticipazioni e aggiornamenti sulle storie.

Baci

Morgana 

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Capitolo 19
*** Capitolo 15: La compagnia del dolore ***


 

RIASSUNTINO

 

Sono passati quattro giorni dalla conquista di Morgana di Camelot e dalla cattura di Merlin. Questo è il mattino del quinto, mattino inoltrato. Nel presente, intanto, è passata circa mezza giornata. Per quanto riguarda la storia, Salazar, scopertosi essere lo zio di Merlino, manipola la mente del nipote, fino a fargli confessare il suo segreto. Morgana, a questo punto, chiede di poter ripetere l'incantesimo in futuro e, infine, dice a Merlino di chiamare il grande drago.

 

Quattro parole per ringraziare la gentilissima 9dolina0 per i preziosi consigli, che mi impegnerò a seguire. Grazie! Il capitolo è per te!
E solo altre due per ringraziare anche tutte le persone che hanno messo la storia tra le seguite, le preferite, per chi legge e per chi recensisce.

Grazie mille!

 

 

Tu... devi chiamare il grande drago".

A quelle parole, Merlino aprì la bocca in una muta “O” di stupore.

Ma Morgana era davvero così presuntuosa come sembrava essere?

O meglio: era davvero così stupida?

Credeva davvero che lui avrebbe chiamato il grande drago?

Se lo poteva scordare.

No” riuscì a dire dopo il momento iniziale di smarrimento.

Il falso sorriso si gelò sul viso della donna.

Come, prego?”

Merlino la fissò.

Non si capacitava di come lei non riuscisse a capire una parola così semplice.

No” ripeté infatti,con semplicità disarmante.

Merlino... ti pare forse che la mia fosse una richiesta?”

Beh, ma hai detto...”

Io, ho detto: Devi chiamare il grande drago. Quale parte di devi non ti è chiara?”

Il ragazzo restò in silenzio, non sapendo cosa dire.

Rispondimi”.

Ah...a proposito” aggiunse.

Morgana gli si avvicinò e, tra lo stupore generale, gli diede uno schiaffo in pieno viso.

Merlino non poté fare altro se non rimanere lì, immobile, boccheggiando per l'improvviso dolore.

Questo, era per il fatto che hai dato del tu alla tua regina”.

La donna lo fissò per pochi secondi, prima di dargli un secondo schiaffo, molto più violento del primo.

Il taglio sulle labbra di Merlino si riaprì, provocando un pulsare sordo al labbro inferiore.

E questo per cos'era?” si informò Salazar.

Questo era per non avermi risposto”.

Ah”.

Dopo questo breve scambio di battute, l'attenzione tornò ad essere concentrata su Merlino.

Allora? Ti sei mangiato la lingua per caso?”.

Il ragazzo restò immobile, senza proferir parola.

Ti ho fatto una domanda, Merlino. E voglio una risposta. Adesso”.

Morgana sospirò, spazientita.

Del canto suo, il mago restò chiuso nel suo ostinato mutismo, serrando le labbra in un chiaro gesto di sfida.

La donna lo colpì.

Ancora.

E ancora.

Dopo un po' Merlino aveva la parte sinistra del viso, quella dove lei aveva colpito, rossa come il fuoco.

Le labbra erano spaccate e tagliate in più punti ed era riuscito anche a procurarsi un piccolo taglio sopra l'occhio.

Le orecchie gli ronzavano, tanto che pensò che sarebbe svenuto da un momento all'altro.

Le lacrime avevano già iniziato da un pezzo a bagnargli le guance, rotolando poi delicatamente a terra.

Morgana alzò la mano nuovamente, quando un singhiozzo strozzato del mago la fermò.

Capì che aveva cercato di trattenerlo, perché subito dopo serrò le labbra, come per impedirsi di parlare.

La donna si prese un momento per osservarlo: la bocca tirata, le palpebre serrate, le mani che stringevano spasmodicamente i braccioli della sedia su cui era incatenato...

Aveva paura.

Era chiaro lontano un miglio che era terrorizzato.

E questo, giocava a suo favore.

Nonostante ciò, la strega non poté ignorare una fitta al cuore: vederlo in quelle condizioni sapendo di esserne la causa, la fece, seppur per pochi secondi, sentire dispiaciuta.

Ma che dici Morgana? Lui è tuo nemico, ricordalo”pensò.

Sebbene fosse fermamente convinta di ciò, non poté fare a meno di avvicinarsi e, di colpo, poggiare delicatamente il dorso della mano sulla guancia rossa del mago.

A quell'improvviso contatto, Merlino sobbalzò, stupito.

Poi, lentamente, aprì i grandi occhi blu, e li puntò sul viso di Morgana.

Guarda che hai combinato” sospirò “Perché semplicemente non mi rispondi, eh?”

Con una lentezza esasperante, spostò un ciuffo di capelli corvini dalla fronte del ragazzo.

Restò a fissarlo per un momento, quasi a voler leggere chissà quale segreto scritto sopra di lui.

Nessuna”.

La voce flebile di quest'ultimo la riportò alla realtà.

Come?”

Ho detto: nessuna”.

Che cosa vorrebbe dire nessuna?” domandò Morgana, inclinando leggermente il capo.

Ha risposta alla vostra domanda” rispose Salazar per lui.

A quale domanda, Salazar?”.

Voi gli avete chiesto cosa quale parte di “devi” non fosse chiara. E lui ha risposto”.

Ah è così allora!”

La donna si voltò verso Merlino, che la guardava, smarrito.

Mi prendi anche in giro adesso. Prima non mi rispondi, e quando ti degni di farlo fai pure l'arrogante. Beh, vuoi che ti dica una cosa? Mi hai stancato. Adesso te lo dirò un'ultima volta e tu farai come ti è richiesto, o giuro che non risponderò più delle miei azioni. Chiama il grande drago. Adesso!”.

E se mi rifiutassi?” sussurrò il mago a fatica.

Diciamo che non puoi”.

Allora diciamo che te lo scordi”.

Morgana stava per rispondere, quando all'improvviso delle risa si sparsero per la sala.

Salazar” ringhiò la strega, voltandosi di scatto “Vuoi dirci cortesemente cosa ti fa così ridere in questa situazione?”.

Mi dispiace... è solo che.... hahahahahahah”.

Salazar!”

L'uomo, a quell'infuriato richiamo, riuscì a contenere le risa, e tossicchiò, per calmarsi.

E-ehm... mi spiace, davvero. È solo che...”

Dicci”.

Trovo molto divertente il vostro... siparietto”.

Morgana lo guardò, alzando le sopracciglia e disegnando con le labbra un perfetto cerchio, quasi a rimarcare di più il suo stupore.

Tu lo trovi... divertente”.

Sì, mia signora” confermò il mago.

Dimmi, Salazar, pensi che io sia una stupida?”

Affatto”.

Morgana stava per parlare, quando l'uomo la interruppe.

Ma lui” fece indicando con un gesto il nipote “Invece lo crede eccome”.

Merlino, che fino ad allora si era limitato a restare immobile, seguendo il discorso, a quelle parole sgranò gli occhi, allarmato.

Che diavolo aveva intenzione di fare suo zio?

E non fare quella faccia, ragazzo. Te lo si legge in volto che pensi che siamo degli stupidi. Dopotutto, per te avanziamo richieste idiote pensando che vengano esaudite quando tu non hai la minima intenzione di obbedire. È ovvio che ci consideri degli stupidi. E lei per prima, visto che comanda. Solo che sei troppo codardo per dirlo. Oppure mi sbaglio?”.

Merlino aprì la bocca per parlare, quando davanti allo sguardo assassino di Morgana capì una cosa: era nei guai.

E seriamente, anche.

N-no. No!” disse istericamente “I-io penso solo che non farò quello che chiedete, e non che...”

SILENZIO!”

L'urlo di Morgana lo fece sobbalzare e zittire dalla paura contemporaneamente.

Dunque, in poche parole, tu hai deciso di rifiutare di eseguire un mio diretto ordine, non è così?”.

Merlino fissò Salazar, che intanto gongolava soddisfatto.

E all'improvviso, tutto gli fu chiaro.

L'aveva fatto apposta.

A quanto pareva, suo zio provava gusto a metterlo nei guai.

Ma questa volta, decise, non si sarebbe messo a piangere.

Glielo avrebbe fatto vedere lui chi era il codardo!

Sì” rispose infatti, alzando il mento fieramente.

Proprio così” rimarcò “Non ho alcuna intenzione di chiamare il grande drago, nè ora nè mai”.

Ne sei sicuro, ragazzo?” sussurrò Salazar, chinandosi per fissarlo dritto negli occhi.

Sì... sicurissimo”.

Un sorriso sadico si dipinse sul volto dell'uomo, che gli diede una pacca sulla spalla.

Bene. Non mi aspettavo niente di meglio da mio nipote”.

 

*

 

Quando Merlino realizzò, fu troppo tardi.

Non ci poteva credere.

Fregato.

Per due volte di fila.

Non solo suo zio l'aveva messo in trappola, ma era riuscito anche a fargli sfidare apertamente Morgana.

E questo, di sicuro, non sarebbe stato un bene per lui.

Infatti, la reazione della donna fu proprio quella che si aspettava.

Una persona furiosa era un agnellino in confronto alla strega.

Era rossa in volto e sembrava pronta ad esplodere da un momento all'altro.

Bene” disse lei, cercando di modulare la voce in maniera da sembrare calma, cosa che non le riuscì affatto.

Bene” ripeté “Io ti avevo avvertito Merlino. E tu, come al tuo solito, non mi hai ascoltato. Beh, sai la novità? Meglio. Almeno potrò divertirmi un po'!”

E detto questo, recise con un incantesimo le corde che legavano Merlino, prendendolo poi per la maglia.

Lo tirò in piedi con uno strattone, per poi gettarlo violentemente a terra.

Il ragazzo boccheggiò: l'impatto era stato tremendo.

S-sei impazzita?” tossì, riprendendo fiato.

Te l'avevo detto che non avrei più risposto delle mie azioni” ringhiò lei.

Con gli occhi serrati, Merlino cercò di rialzarsi, ma qualcosa lo trattenne.

O meglio, qualcuno.

Sì, perché quando riuscì ad aprire gli occhi, Merlino distinse sopra di sé la sagoma di Morgana che, a quanto pareva, si era seduta sopra di lui per tenerlo a terra.

Il mago, seppur considerata la situazione in cui si trovava, riuscì comunque ad arrossire.

In fondo, c'era Morgana, sopra di lui.

Merlino, anche se ancora un po' stordito, allungò le mani, cercando di spingerla via.

Ma Morgana fu più veloce.

Con forza, gli afferrò i polsi, e gli portò le mani ai lati della testa.

Non ci provare nemmeno” soffiò sul viso del mago.

Laya!” chiamò poi, volgendosi verso la chiamata in causa.

La donna scattò all'istante.

Sì, mia signora?”

Fammi un favore, va a prendere quella bella scatolina che si trova nel mio baule”.

Subito, mia signora” fece lei, uscendo dalla sala di corsa.

Quando se ne fu andata, Morgana ritornò a rivolgere le sue attenzioni su Merlino, che, del canto suo, continuava ad agitarsi cercando di sfuggire alla sua presa, anche se con scarsi risultati.

Stai fermo!” esclamò irritata, stringendogli i polsi con maggior forza.

Alla fine, dopo qualche altro vano tentativo, il mago si arrese, e restò fermo, ansimante, sotto di lei.

Lei lo osservò.

Osservò i suoi lineamenti delicati, la sua pelle candida, rossa nei punti in cui l'aveva colpito.

Osservò i suoi occhi blu, che la fissavano con disperazione, da sotto le ciglia nere.

Osservò i capelli neri come ali di corvo che si spargevano in fili disordinati intorno al volto, sulla fronte, sul pavimento...

Osservò le labbra solitamente rosee, ora rosse e tumefatte, spaccate in più punti.

Osservò le grandi orecchie che sporgevano, nascoste malamente dalla chioma corvina.

Lo osservò, beandosi per un istante di quella immagine.

Lui, sotto di sé, che si era arreso a lei.

Completamente in suo potere.

E poi, sorrise.

Sorrise perché, senza nemmeno accorgersene, aveva allentato la presa sui polsi, permettendogli di muovere le mani.

Cosa che lui, invece, non aveva fatto.

Non aveva osato.

Era in suo potere, decisamente.

Sempre sorridendo, si chinò per fissarlo dritto in faccia, con un luccichio pericoloso negli occhi.

Con una mano gli sfiorò il labbro martoriato.

Lo vedi?” chiese “È tutto più semplice se fai quello che ti viene detto”.

Ci sono cose che sono semplici da fare. Altre, invece non lo sono. Prova a indovinare in quale delle due categorie rientra la tua richiesta?”

Morgana lo ignorò totalmente, e si sporse ancora di più.

Non mi sembra così difficile da indovinare” sussurrò praticamente sulle labbra del mago.

Morgana si sentiva... strana.

Era come se all'improvviso non esistesse più niente, se non Merlino.

Erano ormai a un soffio di distanza, quando Laya rientrò nella sala, tutta affannata, con in mano una scatola di legno.

Morgana si tirò su di scatto.

Tossicchiando si voltò, e si accorse con imbarazzo che Salazar la stava osservando con il capo leggermente inclinato, e la fronte aggrottata.

Ah... sì grazie Laya” sussurrò allungandosi per prendere la scatola dalle mani della donna.

Merlino la fissò con sguardo interrogativo.

In effetti, la curiosità aveva avuto la meglio sull'imbarazzo.

Lei sorrise, questa volta in modo sadico, stringendo la scatola al petto.

È ora di giocare”.

Il mago impallidì visibilmente, scrutando la scatola con odio misto a timore.

Morgana sollevò di pochi millimetri il coperchio.

Dal suo interno si liberò un leggero ticchettio, come di zampe che battono.

Morgana sogghignò.

Oh non ti preoccupare... sono solo dei simpatici animaletti”.

A sì?” chiese flebilmente il mago.

Certo. Simpatici animaletti che che ti strisceranno sotto la pelle provocandoti solamente un dolore atroce”.

Lentamente, sotto lo sguardo di un terrorizzato Merlino, la strega estrasse dalla scatola un piccolissimo essere nero.

Tanto piccolo che non si vedeva nemmeno.

Con un'espressione sadica stampata sul volto, lo avvicinò al mago, che nel frattempo aveva ripreso a dimenarsi.

No” pregò lui, fermandole i polsi con le mani.

Morgana si liberò della presa e cercando di ributtargli le braccia a terra e tenercele.

Cosa che, con una mano impegnata, non le riuscì affatto bene, dato che riuscì nel suo intento solo a metà.

No... non voglio!” fece lui in preda al panico, cercando di allontanarla con la mano libera “No. Sta lontana da me!”

Oh andiamo!” esclamò di colpo Salazar, avvicinandosi di scatto “Smettila di fare i capricci!”.

E, con un gesto deciso, posò un piede sul palmo aperto del nipote.

AAAAAA!” urlò Merlino, quando il peso non indifferente dello zio si concentrò sulla sua mano.

Morgana alzò lo sguardo riconoscente, e ripeté l'operazione anche con l'altro arto del mago.

Dopodiché si avvicinò con il piccolo torturatore in mano e Merlino, impossibilitato nei movimenti, non poté fare niente, se non serrare forte gli occhi.

Per i primi secondi non sentì nulla.

Per i primi secondi almeno.

Subito dopo sentì una scarica di dolore partire dritta dal polso e risalire lungo tutto l'arto.

Man mano, il dolore si spostava, risalendo lungo il braccio.

E Merlino urlò.

Dei!

Si sentiva come se gli stessero versando fuoco liquido nelle vene.

E più l'animale, o qualunque cosa fosse, si muoveva, più il dolore aumentava.

Morgana lo lasciò agonizzare per pochi minuti prima di porre fine all'incantesimo e fermare l'essere.

Allora?” domandò “Hai cambiato idea?”

Il mago si sforzò di sorridere, anche se lacrime gli solcavano in volto.

Sai... non sono uno che cambia idea così facilmente”.

Morgana sorrise a sua volta.

Speravo che lo dicessi”.

Poi, mormorò alcune parole e il dolore riprese.

Andarono avanti così per un pezzo, fino a quando, all'ennesimo rifiuto del mago, Morgana non prese di nuovo in mano la scatola.

Va bene. È giunto il momento di duplicare il divertimento”.

Da quel momento in poi, per Merlino, fu solo dolore.

Dolore intenso.

Tra un grido e l'altro riuscì a sentire Morgana che diceva “Ti arrendi?”.

Mai” riuscì a ringhiare, soffocando un urlo.

E a Morgana, quel nuovo rifiuto, fece un enorme piacere, o almeno all'apparenza.

Perché, nel profondo del suo cuore, mentre guardava e sentiva Merlino contorcersi sotto di se per il dolore, non riusciva a non provare un po' di rammarico per quello che stava facendo.

Ma quei pensieri Morgana li relegò lì, proprio in fondo al cuore, dove secondo lei dovevano rimanere.

 

*

 

Basta così”.

Quelle parole arrivarono alle orecchie di Merlino come una remota promessa di salvezza.

Il mago, però, pensò di aver capito male.

D'altra parte, la sua mente aveva smesso di funzionare da un bel po'.

Il dolore, inaspettatamente però, cessò all'improvviso, a conferma di quello che la donna aveva detto.

Con un gemito, il ragazzo si accasciò sul pavimento freddo, respirando affannosamente.

Tutto bene?” lo schernì lei.

S-sì...” riuscì a rispondere lui “Va... tutto... magni... fica... mente”.

La donna alzò lo sguardo, stupita.

Beh... vedo che sei ancora in grado di parlare, dopotutto. Mi stupisci Merlino. Pensavo tu te ne fossi già andato da un pezzo e invece sei ancora tra noi. Sopporti molto meglio di quello che credevo”.

Un luccichio pericoloso le illuminò lo sguardo.

Tanto meglio. Vuol dire che potrò divertirmi ancora un po'”.

Poi, alzò le sopracciglia, perplessa.

Certo... sempre che tu non abbia cambiato idea”.

Te l'ho detto, Morgana. Non sono uno che cambia idea facilmente”.

Lei scrollò le spalle.

Come vuoi tu”.

E poi, Merlino sprofondò di nuovo nell'abisso nero del dolore.

 

*

Merlino non seppe mai per quanto tempo restò sdraiato su quel freddo pavimento, con la mente e il corpo attanagliati dal dolore.

Seppe solo che l'agonia si prolungò a lungo.

E più i minuti passavano e meno restava cosciente delle cose che lo circondavano.

Sparì la sala, sparirono le persone.

Sparì Salazar, così come sparì Morgana.

Sparì anche il pavimento.

Poi, sparirono i suoni.

Sparì anche la consapevolezza di se stesso.

A fargli compagnia, in quel tetro e buio baratro in cui si trovava, c'era solo il dolore.

Merlino pensò di impazzire.

Pensò che non c'è l'avrebbe fatta a riemergere, che sarebbe rimasto lì per sempre.

Pensò a che cosa aveva fatto di male per meritarsi tutto quello, ma non trovava risposte.

Pensò che forse, non era lui a sbagliare.

Pensò a Gaius,e ai suoi amici, e pensò che doveva resistere per loro.

Ma presto anche quei pensieri furono sommersi dal dolore.

Dolore che cresceva sempre di più.

E Merlino pensò di morire.

O almeno, lo pensò fino alla fine.

Perché, alla fine, sparirono anche i pensieri.

E allora fu tutto più semplice, ma non meno doloroso.

Finché sparì pure il dolore.

A quel punto, esausto, il mago non poté fare altro che rimanere a galleggiare in quel buio, senza pensare, senza capire.

A fatica, non seppe mai nemmeno lui come, riuscì ad aprire gli occhi.

Tutto era sfocato, persino la sagoma della donna sopra di lui.

La vide muovere le labbra, ma non percepì alcun suono.

La vide sorridere con quella che gli sembrava soddisfazione, ma era troppo stanco per riuscire a capire.

La stanchezza pesava molto.

Troppo.

E allora, il mago richiuse gli occhi, e si lasciò trascinare nel più completo oblio, lontano da quel mondo che non faceva altro, se non farlo soffrire.

 

Care lettrici e cari lettori,

anche se in ritardo vi voglio fare gli auguri di Buon Natale, e ne approfitto per augurarvi anche delle buone feste.

Devo dire che questo capitolo mi è uscito tutto di un botto, l'ho iniziato all'una e mezza di notte, e l'ho finito stasera.
Diciamo che fino a ieri ero in panne nel bel mezzo del nulla, come disse in nostro Colin alias Merlino nella punatat di Doctor who in cui compariva.
Beh... voglio solo ringraziarvi per aver letto e... non so... dirvi che mi sento particolarmente orgogliosa di come è uscita la parte finale del capitolo e spero che la apprezzerete.

Baci

P.S. lo so... ho lascito le righe staccate, ma ora non ho prorpio il tempo di sistemarle... ci penserò domani I promise

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Capitolo 20
*** Capitolo 16: Cedimenti ***


RIASSUNTINO

 

Questo è il sesto giorno dalla conquista Morgana di Camelot e dalla cattura di Merlin. Abbiamo lasciato uno sfinito ed esausto Merlin che, dopo essere stato torturato da Morgana per molto tempo perché si rifiutava di chiamare il drago è svenuto.

 

Questo capitolo è per Seby. Passate a leggere la sua Mergana, se vi va. È solo agli inizi, è la sua prima storia di Merlin, ed è bravo a scrivere. Vi metto il link in fondo.

 

Freddo.

Fu quella spiacevole e continua sensazione che riuscì, a poco a poco, grazie alla sua persistenza, a risvegliare il mago.

Lentamente, rabbrividendo, Merlino aprì a fatica i grandi occhi blu, guardandosi poi attorno.

Con sua enorme sorpresa, grazie alla luce della luna che filtrava dalle grandi vetrate, si rese conto di trovarsi nella stessa sala dove, chissà quanto tempo prima, era crollato esausto dopo le torture di Morgana.

Appena finì di formulare quel pensiero, un campanello d'allarme scattò nella sua mente confusa.

Il mago, con un rapido e brusco movimento, si mise seduto.

Non l'avesse mai fatto.

Di colpo, mille luci gli esplosero dietro le palpebre, che era stato costretto a chiudere per il forte capogiro che l'aveva colto, causate dal dolore improvviso che si era irradiato per tutto il suo corpo.

Tremando, Merlino riuscì a rimettersi disteso.

Una volta che ebbe raggiunto con la schiena il solido pavimento di pietra, rimase lì, respirando profondamente.

A poco a poco, il dolore svanì, sostituito di nuovo dal freddo.

Lentamente, facendo attenzione, il ragazzo alzò lentamente il capo, per vedere se, oltre a lui, ci fosse qualcun altro nella sala.

Nessuno.

Rabbrividendo, il mago tornò nuovamente a stendersi, cercando di pensare.

Perché l'avevano lasciato lì?

Perché da solo, poi.

Non pensavano potesse scappare o altro?

Mentre si poneva questi quesiti, uno scricchiolio sinistro, proveniente dalla sua sinistra, lo fece sobbalzare: la porta si stava aprendo.

Chi è?” tentò di dire lui, impaurito e curioso allo stesso tempo.

Nessuno rispose.

Chi...” provò di nuovo, ma questa volta, la gola secca si oppose alla sua volontà, e Merlino si ritrovò a tossire come un disperato.

Quando l'attacco di tosse cessò, il mago per poco non rischiò di morire lì, dal colpo che prese: davanti a lui, avvolta da un mantello nero, c'era una figura misteriosa.

L'unica cosa che riusciva a vedere, grazie alla flebile luce lunare, erano gli occhi.

Occhi che erano di un colore quantomeno sorprendente.

Viola.

Viola screziati da sfumature blu.

La strana figura lo fissò per un attimo prima di allungare una mano verso di lui.

Merlino, d'istinto, sobbalzò e si irrigidì, quando l'arto raggiunse il suo viso.

La figura, sospirando, la ritrasse di colpo, tenendo il palmo aperto, come per dirgli che non aveva intenzione di fargli del male.

Poi, lentamente questa volta, avvicinò di nuovo la mano.

Il mago, nonostante il gesto precedente, non poté non trattenere di colpo il respiro e chiudere gli occhi quando questa si appoggiò sulla sua guancia.

Con suo sommo stupore, però, invece di fargli qualcosa come si era aspettato, le dita tracciarono in modo leggero e delicato una linea.

Una carezza.

La figura misteriosa gli aveva appena fatto una carezza.

Lentamente, Merlino aprì di nuovo gli occhi blu, facendoli scontrare con quelli viola della creatura.

In essi, non lesse nient'altro se non una profonda tenerezza.

Quasi come se gli facesse pena.

Ad ogni modo, non ebbe il tempo di riflettere su quel dettaglio, perché dal nulla, nella mano della figura era comparso un calice.

Bevi” sussurrò quella, accostandoglielo alle labbra, con una voce che nulla aveva di umano.

Il mago accettò grato quella che, pensava, fosse acqua.

Con sua sorpresa, invece, già alla prima sorsata, un calore si diffuse per tutto il suo corpo, insieme a un leggero senso di benessere.

Alla seconda, il freddo era scomparso del tutto, e il dolore era ormai assopito.

Alla terza, il mago sentì le palpebre farsi pesanti.

Grazie...” sussurrò, combattendo contro il sonno.

Ssssss” fu l'unica risposta che udì, mentre, di nuovo, sprofondava nel buio.

Buio che non aveva niente a che fare con quello in cui era caduto poche ore prima.

Era come cadere in baratro e vedere calare la notte.

Due cose, che in comune non avevano proprio nulla.

 

*

 

Buongiorno!”

La voce trillante raggiunse le orecchie del mago, svegliandolo di colpo.

Questa volta senza nessuna difficoltà, Merlino aprì gli occhi, strizzandoli per la forte luce che li colpì.

Ma cos...?” bisbigliò, assonnato e confuso.

Dormito bene?” domandò Morgana, parandosi di colpo davanti a lui, sorridendo mestamente e riprendendo la posizione del giorno prima.

Un diavolo con la faccia da angelo.

Morgana... cosa... dove?” fece lui, confuso.

Improvvisamente, tutti i ricordi della notte precedente gli inondarono la mente.

La figura misteriosa dagli occhi viola, la sua voce...

In realtà, non sono proprio sicura del fatto che ti fossi addormentato. Sì, decisamente sembravi più uno che è crollato svenuto” sospirò lei, ignorandolo totalmente.

Che stai facendo?” sussurrò Merlino, stupito, mentre lei faceva scivolare piano le sue mani lungo le sue braccia, per poi andare a intrecciare le dita con le sue.

Sempre sorridendo, Morgana si alzò per poi dare uno strattone anche a lui, costringendolo a mettersi in piedi a sua volta.

Ho risposto alla tua domanda?” chiese, lasciandolo andare di colpo.

Merlino, che di sicuro non era nel pieno delle sue forze, rischiò di cadere a terra.

Questo però sarebbe successo solo se, a sorpresa, qualcuno non l'avesse afferrato, evitandogli così la collisione con il pavimento.

Attento!” lo ammonì qualcuno, che identificò subito come suo zio.

Alzando gli occhi verso di lui, Merlino notò che non c'era nessuno oltre a lui.

L'uomo lo aiutò a rimettersi dritto, per poi lasciarlo andare.
Questa volta, per fortuna, il mago rimase in piedi.

Non ti sei portata dietro i tuoi cagnolini oggi?” chiese, cercando di non dare a vedere la sua preoccupazione.

Molto acuto, davvero” lo schernì lei, lanciandogli uno sguardo di fuoco.

Che cosa vuoi?”
“Davvero non ci sei ancora arrivato? Voglio che chiami il drago”.

Davvero non ci sei ancora arrivata? Io non chiamo nessuno, né oggi né mai”
La donna sospirò, sedendosi di schianto sulla sedia dove, non molto tempo prima, era stato legato lui.

Che cosa devo fare con te?” borbottò, contrariata.
“La domanda è: che cosa vuoi fare. C'è differenza” rispose lui, pacatamente.

Ecco io... stai zitto!” ribatté lei, piccata.

Morgana lo osservò un momento, prima di parlare.
“Quindi, tu non hai intenzione di fare nulla”.

Esatto” confermò.

Bene” ringhiò la strega, alzandosi talmente in fretta da far cadere la sedia, per poi correre come una furia fuori dalla sala.

Stupito, Merlino si voltò verso Salazar, che si limitò a ricambiare il suo sguardo alzando le spalle.

A quanto pareva, nemmeno lui sapeva le intenzioni della strega.

Intenzioni che vennero svelate poco dopo, quando nel corridoio iniziarono a sentirsi dei suoni.

Sembrava quasi che qualcuno stesse trascinando un altra persona contro la sua volontà.

E quando Morgana ricomparve nella sala, i due si resero conto che era proprio così.

Gaius!” esclamò Merlino, incredulo.

Morgana, senza dare nessuna spiegazione, rimise al suo posto la sedia, e vi gettò sopra il medico, che, terrorizzato, si limitò a fissarla, così come Merlino, che non capiva le sue reali intenzioni.

Almeno, fino a quando lei non parlò.

Sai, Merlino” sussurrò “Ho pensato: ieri abbiamo giocato abbastanza a “sopporta-il-dolore-meglio-che-puoi”...mmmm...fare lo stesso gioco sarebbe un po' noioso, non trovi? E poi” aggiunse “sarebbe carino lasciarti un po' di riposo. Per cui, potrei divertirmi un po' con il tuo piccolo cuoricino, oggi. Che te ne pare come idea?”

Un lampo di comprensione balenò negli occhi blu del mago.

No” fece, tentando di gettarsi verso il suo mentore.

Peccato che, nonostante fosse stato rapido, non lo fosse stato quanto Salazar.

Senza nemmeno dargli il tempo per agire, suo zio l'aveva afferrato, facendogli passare le braccia sotto le sue, trattenendolo.

Eh no!” esclamò infatti l'uomo, mentre lo catturava, già consapevole di quello che sarebbe successo.

Morgana, sogghignando, mormorò un incantesimo, facendo apparire delle corde che intrappolarono il povero Gaius.

No. No, no, no!” continuava ad urlare Merlino, disperato.

Ti prego! Faro quel che...”
“NO!”

L'urlo, da tanto inaspettato che era, fece zittire il ragazzo di colpo.

Gaius?” chiese.

Non fare niente, Merlino, non dargliela vinta! Non... non preoccuparti per me. Io... starò bene. Ma tu non fare niente di quello che ti dicono!”

Gaius...” ripeté lui, sconvolto e commosso insieme.

Ahahahahahahahah! Povero, vecchio e dolce Gaius...” rise Morgana, avvicinandosi a lui.

La donna inclinò il capo, per guardarlo.

Ma ti senti quando parli? Io starò bene... Io non credo che tu starai bene, se, e ripeto se uscirai da qui. Ma non ti preoccupare, l'importante è crederci” ribatté, lanciando uno sguardo a Merlino.

Poi, si chinò verso l'orecchio dell'uomo.

Se davvero gli vuoi bene, ti conviene dirgli di fare come voglio. Altrimenti, questo, in confrontò a ciò che farò a lui, sarà un calice d'acqua fresca” sibilò, dando la possibilità solo al cerusico di sentirla.

Provo pietà per voi, Morgana. Per voi, e per tutti quelli che vi seguono” rispose coraggiosamente l'uomo.

Bene allora!” esclamò lei, alzandosi di scatto.

La strega si voltò, fissando dritto negli occhi blu del mago.

Inizia lo spettacolo”.

Poi, sotto lo sguardo inorridito di Merlino, pronunciò un incantesimo.

E un urlo di dolore atroce risuonò nella sala.

 

*

Fin da quel primo suono, Merlino fu consapevole che non c'è l'avrebbe mai fatta.

Mai.

Non poteva sopportarlo.

E lo sapeva.

In un tentativo assurdo di non vedere, il mago voltò la testa di lato, serrando forte gli occhi.

Subito, sentì una pressione sulla guancia che lo fece rigirare col capo dall'altra parte.

Ti piacerebbe” ghignò Salazar.
“Ti conviene guardare di tua spontanea volontà” aggiunse poi l'uomo “O te li faccio aprire io gli occhi”.

Merlino, allora, non poté far altro che ubbidire.

Sai” urlò Morgana, per sovrastare le urla di Gaius “Ho pensato di rendere le cose più interessanti usando questo particolare incantesimo. Lo sai che fa? Distrugge i muscoli. Prova a fare due più due!”

Il mago la fissò, cercando di capire che diavolo stesse dicendo.

Distrugge i muscoli... prova a fare due più due...

Ma cosa voleva dire?

Distrugge i muscoli... distrugge i muscoli...

Quella farse non faceva altro che rimbombargli nel cervello, così come le ural del medico risuonavano nella sala.

I muscoli... i muscoli...

Poi, improvvisamente, gli tornò in mente una frase precedente della donna.

Potrei divertirmi un po' con il tuo piccolo cuoricino”.

I muscoli.. cuoricino...

Muscoli... cuoricino... cuore.

Il cuore.

Il cuore era un muscolo.

E se l'incantesimo distrugge i muscoli...

NO!” urlò, finalmente conscio di quello che lei voleva dirgli.
“No! Fermati! Fermati, Morgana! Ti supplico... lo ucciderai!”

Non dipende da me. Sei tu a dover decidere” gli rispose lei.

Il mago lanciò uno sguardo prima a Gaius, che urlava e si contorceva dal dolore, poi tornò di nuovo su di lei.

Il tempo scorre, Merlino” gli disse la donna, piantando gli occhi verdi nei suoi.

Lui, del canto suo, sostenne lo sguardo per pochi secondi prima di abbassare il capo, sconfitto.

Va bene... farò quel che vuoi” sospirò.

Come scusa? Non ti sento!” lo schernì lei.

Faro quel che vuoi! Adesso però smettila ti prego!” urlò, dimenandosi nella presa dello zio.

Sicuro?”
“Sì! Sì! Lo giuro! Smettila! Basta, ti prego!”
Lei lo fisso per un secondo.

Lo sguardo del mago corse al suo mentore.

MORGANA!” urlò, disperato.

La donna, allora, si decise finalmente a far fermare l'incantesimo.

Un silenzio pesante cadde nella sala, finché Morgana non si decise a romperlo.
“Portalo via” ordinò a Salazar.

L'uomo annuì, prima di lasciare andare il nipote, che cadde in ginocchio sul pavimento, incapace di guardare negli occhi Gaius mentre veniva portato via.

Incapace di fare qualsiasi cosa, Merlino rimase lì, senza dire una parola, mentre grosse lacrime iniziarono a rigargli il viso.

Poi, prima che se ne rendesse conto, un singhiozzo gli sfuggì , subito seguito da un altro e poi da un altro ancora.

Morgana si avvicinò.

Smettila” disse solo.

E, con sua enorme sorpresa, il mago serrò forte le labbra, rimanendo così in silenzio.

La donna restò a guardarlo per un secondo, prima di posare l'indice sotto il mento del mago per fargli alzare il viso.

Sono sollevata Merlino” disse, sorridendo “Vedo che finalmente stai cominciando a comportarti come si deve”.

Vieni” aggiunse poi, tendendogli una mano.

Il mago si alzò, lasciandosi guidare da lei.

Dopo un poco, la donna aprì una porta, e lo fece entrare.

Vai a riposare. Domani ci aspetta una lunga e stressante giornata” disse.

Il mago la guardò.

Là” fece lei.

Eh?” chiese stupito, una volta capito dove stava indicando.

Vai a dormire là!” ripeté, stizzita “Cos'è che non ti è chiaro?”
“Nulla... tranne che “là” non c'è niente se non... il tuo... letto...” bofonchiò, arrossendo.

Senti, fa come ti ho detto prima che cambi idea!”

Stupito, Merlino obbedì, continuando però a lanciargli sguardi ostili, come se volesse dirgli qualcosa, ma non volesse farlo.

Lei sospirò.

Vuoi forse dirmi qualcosa?”
“Sì. Sei una persona orribile! Gaius vi.. ti ha sempre trattato bene, e ti ha sempre protetto e voluto bene. E tu sei capace di ricambiarlo solo torturandolo! Sei senza cuore, ecco” urlò, ricominciando a piangere.

No Merlino, ti sbagli. Il c'è l'avevo un cuore. Ma ti ricordo, che sei stato tu il primo ad avvelenarlo”

Lo so... e mi dispiace. Ma non avevo altra scelta” sussurrò lui, chiudendo i grandi occhi blu.

Lei non gli rispose, e rimase a guardarlo fino a che non si addormentò.

Allora, solo allora, si avvicinò, e si chinò fino a sfiorargli la fronte con le labbra.

Nemmeno io” sussurrò poi, uscendo dalla stanza, per la prima volta da tanto tempo, con una punta di senso di colpa.

 

Ed... eccomi!

Allora. No. Non vi ho abbandonato. Lo giuro. Ho avuto un sacco di cose da fare, e sono stata impegnatissima.

Eccomi qui, comunque.

Spero che il capitolo via sia piaciuto, e spero che avrete voglia di lasciarmi un parere.

Mi farebbe molto piacere.

Bacissimi!

P.S. Ecco qui il link:  The Dragon's word 
 

 

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Capitolo 21
*** capitolo 17: Il grande drago ***


RIASSUNTINO

 

Abbiamo lasciato un Merlino teneramente addormentato nel letto di Morgana, dopo che le ha giurato di chiamare il grande drago per lei. Il tutto grazie alle torture applicate su Gaius.

 

Questo è per Mils... TVB.

 

Tu credi che lo farà davvero?”

Morgana sospirò, massaggiandosi leggermente le tempie con le dita.

Il suo pensiero corse al mago: Merlino dormiva da circa sedici veglie ormai, segno che le torture l'avevano provato molto più di quello che desse a vedere.

Tu credi di no?” chiese.

Oh no” chiarì Salazar “Farà di certo quel che ha detto. Mi preoccupa quello che NON ha detto.”
“Che intendi?”
Morgana aveva mal di testa, ed era stanca: non c'era spazio per gli enigmi in quel momento.

L'uomo la fissò un momento prima di rispondere.

E se cercasse di scappare?”

La strega scoppiò in una risatina isterica.
“Pensi che io e te insieme non potremmo farcela a fermare Merlino?”
“No... certo che no. LUI possiamo fermarlo. Ma il drago? Chi ti dice che il mio caro nipotino non prenda il volo grazie alla lucertola?”

La strega annuì.

Sì... hai ragione. Ma prenderò le mie... precauzioni”

E quali?” chiese scetticamente lui.

Beh... in realtà, pensavo a te” ammise lei, aprendo gli occhi verdi, fino a quel momento segregati dietro le palpebre.

Per una volta in vita sua, Salazar sembrava realmente stupito.

Me?”

Sì. Se tu potessi fare come l'altro giorno e...”
“No” la interruppe bruscamente lui “Impossibile. Un conto è far dire una cosa ha una persona, un conto è controllarla a tal punto da fargli fare ciò che vuoi. Per farlo, devi prima conoscere a perfezione la mente della persona in questione, e averla già provata abbastanza da esserne tu stesso il possessore. Questo potrà forse essere possibile in un futuro molto lontano. Inoltre, anche se mi secca ammetterlo, non ha di certo una mente malleabile. E adesso che è a conoscenza di quello che so fare, non si farà cogliere di sorpresa di nuovo”.

Un silenzio carico di pensieri calò fra di loro, finché il mago non lo ruppe.

Però... forse c'è una soluzione”.

Quale?” chiese lei, ritornando attenta.

Un vincolo” espose lui.

Un vincolo?”
“Un vincolo” ribadì l'uomo.
“Ma...”
“Momentaneo” aggiunse, bloccando le proteste della strega.

Lei serrò le labbra.

In effetti, non era una cattiva idea.

Però...

Io però non lo so fare”

Ma io sì” fece lui, mostrandole l'incavo del gomito, dove c'erano delle leggere cicatrici.

Morgana ci pensò un momento.
“E sia” sospirò poi “C'è solo un piccolo problema adesso...”

Il chi” completò l'uomo per lei.

Io non posso di sicuro”

Insomma” chiarì lei “Non mi interesserebbe il fatto di essere legata a lui, il problema è che conosco troppo bene Merlino e lui potrebbe essere talmente pazzo da sacrificarsi per uccidermi. E tu nemmeno. Sei troppo importante. Quindi... chi?”

Di nuovo, il silenzio piombò nella sala, e di nuovo fu Salazar a romperlo.

Laya” disse così semplicemente da lasciare la strega attonita.

Perché lei?” chiese, perplessa.

Non lo so. Ma credo che sia l'unica persona per cui lui prova quello che potremmo definire una sorta di... moto d'affetto?”
Morgana ci pensò un momento.

E, all'improvviso le tornò in mente un ricordo: quando erano nella sala, pochi giorni addietro, quando Aliim, quell'idiota che ora, pensò con soddisfazione, faceva la bandiera*, aveva quasi ucciso Merlino, e Laya l'aveva salvato.

Quando il mago l'aveva guardata, aveva colto nei suoi occhi una scintilla di... speranza?

Come se il mago avesse visto in lei una figura di cui fidarsi.

Sì” disse “Laya è perfetta” acconsentì poi, lasciandosi sfuggire un sospiro di stanchezza.

Molto bene... allora attenderò il ragazzo nelle miei stanze domani” fece Salazar, inchinandosi leggermente, uscendo poi dalla porta.

Morgana si appoggiò pesantemente allo schienale dello scranno su cui era seduta, e si stropicciò gli occhi con le dita.

Aveva bisogno di dormire, e subito anche.

Il pensiero corse verso il letto morbido e comodo che si trovava nella sua stanza.

Sorrise, alzandosi.

Sempre sorridendo, uscì dalla porta, e percorse i corridoi a passo lento, fino ad arrivare alle sue stanze.

Appena aprì la porta, però il sorriso si spense: lì, sul suo letto, c'era Merlino.

E lei?
Dove...?

Oh, al diavolo” bisbigliò poi, sbadigliando.

A grandi passi, si accostò al baldacchino, e si coricò accanto al mago, lanciandogli uno sguardo.

Ma sì... in fondo, non se ne sarebbe accorto nessuno...

E, con quel pensiero, la strega chiuse gli occhi e si addormentò.

 

*

Era una mattina calda quella.

Il sole splendeva, ed entrava nelle finestre del castello.

Il popolo, però, era triste, mentre si destava per svolgere il proprio dovere senza la consueta allegria.

Al sole però questo non importava.

E fu splendendo come non mai che entrò attraverso una finestra e andò ad illuminare il viso pallido di Morgana Pendragon.

La strega, comodamente seduta, si faceva spazzolare i capelli da una silenziosa e timorosa Gwen: l'aveva ripresa al suo servizio quella mattina e, non senza una certa soddisfazione, aveva notato che lei non osava alzare gli occhi da terra, e che evitava accuratamente anche solo di passare accanto a Merlino.

Basta così. Puoi anche andare adesso” disse pigramente, scacciandola con un gesto della mano.

La serva si inchinò leggermente e uscì dalla sala.

Morgana si alzò, sistemandosi l'abito verde: era l'ora di svegliare il mago.

Lentamente, si avvicinò a Merlino, e si sedette accanto a lui.

Dopodiché, allungò una mano, e lo chiamò.

Merlino” sussurrò, sfiorandogli i capelli corvini.

Lui mugolò nel sonno, ma non si svegliò.

La strega allora si avvicinò un poco.

Merlino” ripeté, questa volta più forte.

Niente.

Merlino, svegliati!” fece, leggermente stizzita, scrollandolo leggermente.

Finalmente, due assonnati occhi blu si aprirono.

Appena però riuscì a mettere a fuoco, Merlino li spalancò: davanti a lui, vicinissimo, c'era il viso di Morgana.

Morgana che, appena lo vide aprire gli occhi, gli regalò uno splendido sorriso.

Buongiorno principessa**”disse.

Lui sbatté le palpebre: principessa?

Poi, la sua mente scattò.

Oh.

Oh-oh.

Lui.

Nel letto.

E non nel suo letto, ma in quello di Morgana.

Arrossendo, il mago si alzò di scatto, rischiando di far cozzare la testa con quella della strega.

Hey!” esclamò lei, riuscendo a scansarsi “Cos'è, hai fretta ora?”

No... cioè... io... cosa...”
“Tranquillo. Non dovrai aspettare ancora molto prima di fare quello che voglio”.

Il mago abbassò gli occhi, ricordando che gli aveva promesso, anzi, giurato, che avrebbe chiamato il drago per lei.

Oh” fece lei, avvicinandosi, e alzandogli il capo con un dito “Non mi dire che te n'eri dimenticato”

Lui non rispose.

Proprio in quel momento, però, bussarono alla porta.

Avanti!” rispose Morgana, allontanandosi.

Lady Morgana” fece Joy, entrando e inchinandosi leggermente.

Il ragazzo rivolse uno sguardo a Merlino prima di tornare a concentrarsi sulla strega.

Salazar vi informa che è pronto. Lo porto là?”

La strega annuì.

Merlino” lo chiamò “Va' con Joy. Prima di accontentarmi bisogna che tuo zio sbrighi una cosuccia per me”.

Il mago la guardò: dal suo sguardo traspirava preoccupazione.

Andiamo” fece Joy dalla porta.

Su su” lo spinse leggermente Morgana, ghignando.

E, in men che non si dica, Merlino si ritrovò fuori dalla porta, a camminare verso le stanze di suo zio.

 

*

Appena Merlino e Joy giunsero davanti alle stanze di Salazar, quest'ultimo bussò.

Avanti” si sentì dall'interno.

Entra” fece il giovane, aprendo la porta e spingendo il mago nella stanza.

Appena la porta si chiuse alle sue spalle, Merlino rivolse lo sguardo alla scena che gli si parava davanti.

La stanza di Salazar era buia, illuminata solo lo stretto necessario da poche candele.

In giro, sparsi sui tavoli e per terra, c'erano diversi libri e oggetti inquietanti.

A Merlino sembrava di aver fatto un salto nel tempo: gli ricordava molto il luogo dove era stato interrogato da Aridian.

Poco dopo, il mago si riscosse dai suoi pensieri, e rivolse la sua attenzione alle due figure che si trovava davanti.

Nell'angolo, c'era Laya.

Appena la vide, al mago si gelò il sangue nelle vene: era pallida, gli occhi verdi vitrei, fissi nel vuoto.

Aveva la manica destra arrotolata sopra il gomito; nell'incavo di esso c'erano alcuni tagli, che sembravano essere stati fatti di recente, visto che sanguinavano ancora.

Recitava qualcosa a voce bassa, una sorta di litania, ma molto inquietante.

Vicino a lei, c'era Salazar.

In mano, teneva un pugnale, piccolo, ma che sembrava molto affilato, e che stava pulendo con un panno.

Ad un certo punto, con uno scatto che fece sobbalzare il mago, lo conficcò nel tavolo.

Ah, Merlino” esclamò “Vieni vieni”

Il ragazzo deglutì a vuoto, e scosse leggermente la testa, senza avvicinarsi.

Salazar fece un passo avanti, recuperando contemporaneamente il pugnale.

Andiamo... vieni qui”
Di nuovo, lui scosse la testa, e indietreggiò di un passo.

E di nuovo suo zio ne fece uno avanti.

Poi, all'improvviso, un ghigno si aprì sul volto dell'uomo e nel momento stesso Merlino cozzò contro un tavolo.

No” pigolò il mago, ma ormai era troppo tardi.

Con un balzo, Salazar si gettò su di lui, facendolo cadere con la schiena sul legno duro.

Merlino si dimenò, ma non ottenne risultati.

Sta calmo” soffiò suo zio, strappandogli la manica blu della maglia fino a sopra il gomito.

Che cosa... cosa vuoi fare?” fece lui, in preda al panico.

Oh suvvia. Non fare tante storie: in fondo, sono solo due graffietti”

Ah!” urlò lui, quando sentì un bruciore sulla pelle scoperta.

No.. lasciami!” ribatté, strattonando il braccio nella presa dell'uomo.

Attento!” lo riprese lo stregone, scostando il pugnale appena in tempo “Ti farai male da solo così”.

Ma, ovviamente, Merlino non aveva la minima intenzione di collaborare, e riprese a dimenarsi.
“Dannazione stai fermo!” urlò, aumentando la stretta sull'avambraccio del mago, e bloccandogli contemporaneamente il polso con il gomito.

No! No! Mi stai facendo male! La...”

SCIAF!

Le parole morirono in gola al giovane, che si immobilizzò di colpo: sentiva la guancia sinistra bruciare come il fuoco, e le lacrime premevano per uscire.

Ecco... così va meglio” ansimò Salazar.

Approfittando del momento di staticità del nipote, l'uomo riprese a incidere nella carne del mago un disegno°.

Mago che, del canto suo, non riusciva nemmeno più a provare ad opporsi.

Tanto, che senso avrebbe avuto?

L'unica cosa che poteva ottenere era un altro manrovescio, cosa a cui di certo non teneva.

Proprio in quel momento, suo zio annuì, soddisfatto.

Sì... ho quasi finito” disse, posando il piccolo pugnale e ripescando un qualcosa che Merlino non riuscì a vedere.
“Fa il bravo bambino ancora per un po', va bene?” lo sbeffeggiò, richinandosi sul suo arto.

Ah...” riuscì a pigolare il mago, quando sentì un qualcosa di umido passare sui tagli appena fatti provocandogli un leggero fastidio.

Ecco... fatto. Adesso devo solo...” borbottò Salazar, senza degnarlo di uno sguardo.

Fa... fare cosa?” si azzardò a chiedere.

Chiudere il vincolo”

Chiudere che?”

Non ti preoccupare, ci metterò solo un momento” fece il mago, recuperando...

Oh no” pensò Merlino, terrorizzato, osservando il ferro incandescente che l'uomo teneva stretto in mano.

Ricordava ancora la sensazione di dolore provocato dalle bruciature, memore di una delle torture di Morgana che gli aveva lasciato parecchie ustioni più o meno gravi, che poi la strega aveva curato con la magia fino a lasciare solo delle lievissime cicatrici.

Mentre pensava ciò, Salazar gli aveva di nuovo bloccato il braccio, impedendogli di muoversi.

Ah..” fece, appena sentì il calore sulla pelle.

Fermo...”
“Ah!”

Fermo...”

AH!” urlò.

Solo... un... attimo...”

Brucia...” sussurrò, ma nessuno gli diede retta.

Brucia!” ripeté.

Lo so. Ma sta' fermo” ribadì l'altro, schiacciandolo maggiormente.

Ah! Brucia, brucia!”

Per l'amor del cielo, smettila di lagnarti come un bambino! Dovresti anche andarci abbastanza d'accordo col fuoco no?” sbottò “E comunque ho finito” ribatté, lasciandolo andare così di colpo da farlo quasi cadere a terra.

Merlino, appena fu lasciato libero, si alzò di colpo, allungando il braccio per riuscire a vedere lo strano simbolo che ora se ne stava lì, marchiato per sempre sulla sua pelle.

Cosa... cosa mi hai fatto?” domandò, cercando di non mettersi a piangere.

Si sentiva... strano.

Come se all'improvviso gli mancasse un qualcosa.

Il mago fece due passi verso la porta, barcollando, ma, appena si spostò, la sensazione sgradevole, di dolore, quasi, aumentò.

Istintivamente, quasi senza rendersene conto, si spostò verso Laya, e il dolore diminuì di colpo.

Ma che...?” fece, perplesso.
“Laya, potresti cortesemente uscire un momento?”.

Lei annuì.

Ma non andare troppo lontano, mi raccomando” fece lui, mentre la donna usciva dalla sala.

Appena si fu allontanata, di nuovo quella sensazione, stavolta molto più intensa, si fece sentire.

Ah...” gemette Merlino, aggrappandosi al tavolo per colpa di una fitta improvvisa alla testa.

Appoggiati alla porta” suggerì Salazar “E cerca di non svenire”.

Cosa mi hai fatto?” insistette lui, appoggiandosi al solido legno “Perché sto così?”

Ma, invece di rispondergli, l'uomo gli pose a sua volta una domanda.

Hai mai sentito parlare di vincoli, Merlino?”

Lui scosse piano la testa, unica risposta che si sentì di dare.

Niente? Nemmeno in generale?”

Beh... so che un vincolo è solitamente una sorta di... legame... ma non... non avevo mai...” rispose confusamente.

Esatto. Ed è esattamente una sorta di legame che adesso unisce te e la signorina la fuori”.

Vedi Merlino” proseguì lui “Abbiamo pensato che, senza le dovute precauzioni, tu potessi prendere il volo, oggi. E quindi, abbiamo trovato in questo incantesimo una soluzione. Essendo ora tu legato a Laya, e non parlo di un legame qualsiasi, ma di uno magico, sarete costretti a restare a una distanza ravvicinata. Come puoi notare, una leggera distanza provoca malessere fisico mentre...LAYA VA UN PO' PIU' LONTANO!” urlò, facendo sobbalzare il mago.

Passarono pochi secondi, prima che Merlino iniziasse a sentire delle scariche di dolore passargli lungo tutto il corpo.

Gemendo, il ragazzo si aggrappò alla porta.

Mentre una distanza maggiore provoca dolore. Più ci si allontana, più il dolore è intenso. LAYA ANCORA UN POCO. Ci si può allontanare” proseguì alzando la voce per superare i lamenti del nipote “fino ad una distanza massima, dopodiché, raggiunta quella distanza, il legame si spezza di colpo, uccidendo all'istante le due persone vincolate”.

Vuoi... vuoi dire che.. ah... vuoi dire che anche lei prova dolore?” gemette.

Esattamente”

Falla rientrare... ti prego. Falla... ah... falla venire... aaaaaah! Ti prego.” singhiozzò.

Lui restò per un attimo a fissarlo agonizzare, senza battere ciglio.

Ti prego” ripeté.

Salazar annuì, e stava giusto per richiamare indietro la strega quando improvvisamente vide Merlino accasciarsi contro la porta, boccheggiante.

Gra... grazie” sussurrò.

Ma io non ho fatto niente”
“Ma io sì” li riscosse una voce.

I due rivolsero immediatamente lo sguardo a Morgana, che era appena entrata, portandosi dietro una Laya alquanto pallida.

Fissandola, Merlino poté notare che anche il suo viso era rigato di lacrime.

Salazar, so bene che ti diverte vedere tuo nipote in agonia, ma potresti cercare di trattenerti, almeno fino ad oggi pomeriggio?” chiese, spostando lo sguardo verso il viso arrossato e umido.

Sì my lady” borbottò lui.

Andiamo?” chiese poi, improvvisamente impaziente.

Sì... andiamo” sogghignò Morgana.

E così fu.

Uscirono dalle stanze del mago e percorsero i corridoi fino ad arrivare al portone principale, dal quale uscirono.

E, mentre attraversavano la piazza di tutta fretta, Merlino fece appena in tempo a cogliere un macabro dettaglio: là, in mezzo allo spiazzo, appeso a dondolare al vento, c'era il cadavere di Aliim, lo stesso mago che, poco tempo prima, aveva rischiato di mandare a monte i piani di Morgana Pendragon.

 

*

 

Poco dopo, lo strano quartetto si trovava in una radura appena fuori Camelot, la stessa dove, per tanto tempo, Merlino aveva convocato il drago nei momenti in cui gli serviva un consiglio.

Appena giunsero ai bordi di essa, Morgana, Salazar e Laya si fermarono.

Forza... tu va!” esclamò Morgana, dandogli una spintarella per farlo camminare.

Il mago fece pochi passi, e poi, smarrito, si voltò, cercando Laya con lo sguardo.

No. Lei resta qua. Per... promemoria” sibilò lo stregone, arpionando il braccio di lei.

Merlino annuì, e riprese il suo cammino, fino a che non si trovò al centro esatto dello spiazzo.

Restò immobile per un momento, indeciso, fino a che...

Allora, ti vuoi muovere!?”

Il mago sospirò:ormai non c'era più niente da fare.

Lasciando andare un profondo respiro, chiuse gli occhi.

Poi, prese una gran boccata d'aria, e ributtò fuori il tutto, cercando contemporaneamente di rilassarsi: si sentiva nervoso ad essere osservato in quel modo.

Merlino restò completamente immobile, prendendo profondi respiri, e andando sempre più a fondo nella sua coscienza, cercando quella parte della meravigliosa melodia dell'anima che condivideva con Kilgarrah e con gli altri draghi.

La parte più indomita e selvaggia di lui.

E la trovò: all'improvviso, sentì una forza antica e potente invadergli l'anima e il corpo, riempiendolo, tanto che pensò che se non l'avesse liberata sarebbe scoppiato.

Così, levando il capo verso il cielo, urlò le parole che tante volte aveva ripetuto, lasciandole esplodere con violenza sulle sue labbra.

Appena ebbe finito, riabbassò il volto, e fece una mezza piroetta su se stesso, per voltarsi.

Lo spettacolo che si trovò davanti lo fece, seppur per un solo secondo, sentire soddisfatto: le facce di Morgana e di Salazar in quel momento erano davvero impagabili***.

E.. e adesso?” sussurrò Laya con un filo di voce.

A sorpresa, Merlino si buttò a sedere sull'erba.

E adesso aspettiamo” rispose.

 

*

Passarono pochi minuti da quel momento.

Salazar e Laya stavano fermi, senza dire niente, col capo rivolto verso il cielo.

Morgana era intenta ad osservare i capelli corvini di Merlino risplendere sotto il sole, così come la pelle pallida, dettaglio che accentuava ancora di più il contrasto tra i due elementi, mentre si godeva quei pochi momenti all'aperto.

Poi, all'improvviso, senza che nessuno facesse o dicesse niente, il mago spalancò gli occhi blu.

Come al solito, la strega si stupì dei colori che risplendevano all'interno di essi che, con un solo raggio di sole, erano aumentanti.

Erano davvero stupendi°°.

Che cosa succede?” fece Salazar, distogliendola dalle sue riflessioni.

Non lo so...” rispose lei, studiando Merlino, che nel frattempo si era alzato.

Poi, lo sentirono anche loro.

Tump!
Un battito potente scosse l'aria, subito seguito da un altro.

E, in men che non si dica, un enorme drago atterrò nella radura, accanto a Merlino, ruggendo.

La bestia rimase un secondo a fissarlo, prima di rivolgere uno sguardo verso i tre maghi al limitare della radura.

In particolar modo, tenne gli occhi fissi su Morgana.

Nel sentirsi così scrutata, la strega parlò.

Sai ho...”
“WRAAAAAA!” ruggì Kilgarrah, facendola ammutolire, e strappando un debole sorriso a Merlino.

Dopo aver zittito la strega, rivolse i grandi occhi dorati alla figuretta davanti a se, osservando la maglia sbrindellata, il volto pallido, e i vari lividi e feriti che poteva scorgere.

Che cosa ti è successo, giovane mago?” domandò, abbassando il capo.

Mmm?” riformulò, dandogli una spintarella con la testa per farlo sedere.

Invece di rispondere, Merlino ruotò leggermente gli occhi blu verso la combriccola di Morgana.

Capisco...” fece il drago.

Ma che diavolo dice?!” sbottò Salazar, al suo indirizzo.

Solo allora, Merlino si rese conto che il drago gli stava parlando nella sua lingua, di modo che gli altri tre non capissero ciò che gli stava dicendo.

Bell'idea” rispose allo stesso modo, mentre un debolissimo sorriso gli sfiorava il volto stanco.

Sento tanta sofferenza nel tuo cuore, giovane mago. Perché non fai qualcosa? Perché non ti ribelli?”
“Perché mi è impossibile” sussurrò, laconico.

Non è vero. Tu sei un grande mago, il più grande mai esistito e che mai esisterà. E sei un Signore dei Draghi. Hai tutti i mezzi per ribellarti a queste torture. Sfruttali!”

E Gaius? Gwen? Gwaine?”

Il drago ammutolì.

Lo vedi il perché non posso fare niente?” sussurrò, poggiando una mano sulla zampa del drago.

Merlino...”

No... non li metterò nei guai a causa mia. E... scusami se ti ho tirato in mezzo a questa storia. Non dovresti essere qui, mi dispiace. Scusa. Davvero. Io... non volevo. Se ti accadesse qualcosa non me lo perdonerei mai. Mi dispiace”.
“Merlino...” ripeté il drago.

Io... scusa. Non volevo farlo. Mi hanno costretto. Hanno fatto del male a Gaius! Se non l'avessi fatto l'avrebbero ucciso! Io...”
“MERLINO!” ruggì Kilgarrah, facendo zittire il mago.

Guardami” disse, stavolta in tono più dolce.
E lui obbedì, puntando gli occhi blu sul muso rugoso del drago.

Non hai niente da farti perdonare, giovane mago. Hai fatto una scelta, e tra i due sentieri che potevi imboccare, hai preso quello che proteggeva chi era più debole e vulnerabile, in questo caso, Gaius. Non c'è niente di disonorevole o sbagliato in ciò. Hai difeso il tuo mentore, e ciò ti rende onore. Io posso cavarmela”

Grazie” sussurrò lui, grato.

Non ringraziare me, Merlino, ma te stesso. Sei tu ad essere così, non io”

Quello che sono, lo devo anche a te” fece, abbassando leggermente il capo.

Tu mi onori, giovane mago. Ma... adesso?” domandò, guardando Morgana, che li fissava costernata, così come Salazar.

Credo voglia parlarti. Oh, e ovviamente tenterà di prenderti o qualcosa del genere”.

Allora dille di parlare... Ma metti bene in chiaro, che se vuole parlarmi, tu resti qua con me”.

Il mago alzò lo sguardo sul drago.

Da quando era così... apprensivo?

Morgana” urlò “Dice che se vuoi potete parlare. Ma ad una condizione”

Quale?” domandò lei titubante.

Che io resto qua” rispose, stringendosi maggiormente contro la zampa di Kilgarrah.

La strega li fissò un momento.

E sia. Digli che accetto”
“Puoi parlare direttamente con me, strega” ruggì il drago al suo indirizzo.

Allora sai parlare”

Certo che parlo! Non offendermi, giovane strega, o potrebbe essere peggio per te”.

Scusa... grande drago” ponderò lei attentamente.

Che cosa vuoi da me Morgana Pendragon?”

Io? Niente... voglio solo parlare”

Chissà perché ci credo poco” sbuffò il drago, scompigliando con il suo fiato caldo i capelli di Merlino.

E così...” sussurrò la strega “Sarebbe questo il legame che lega i Signori dei Draghi a voi...” fece, quasi parlasse con se stessa.

Non sai quel che dici. Non puoi minimamente, nemmeno nelle tue fantasie più estreme, capire il legame che lega me a Merlino, così come prima era avvenuto con suo padre, e con il padre di suo padre prima ancora. È una cosa che nessuno di voi riuscirà mai a capire. Va ben oltre la vostra comprensione” disse, lanciando uno sguardo al giovane, che lo fissava da sotto in su, con aria fiera.

Mentre Kilgarrah parlava, Morgana si era avvicinata sempre di più, arrivando a pochi passi da loro.

Ma non è questo che tu vuoi sapere... che cosa vuoi, davvero, Morgana Pendragon?”

Non voglio sapere niente da te...”
“Allora la mia presenza è inutile” brontolò, minaccioso, tenendola a distanza.

Fu allora, in quel preciso momento, che Merlino staccò gli occhi dal muso del drago e li riabbassò.

E, in quel veloce movimento, colse un dettaglio che gli fece gelare il sangue nelle vene: dietro Morgana, c'era solo Laya.

Io voglio... il tuo aiuto”

Non l'avrai mai”

Aspetta. C'è qualcosa che non va” sussurrò, interrompendoli e sgranando gli occhi blu.

Lui dov'è?” fece, scattando in piedi di colpo.

Appena ebbe finito di pronunciare quella frase, un ghignò si dipinse sul viso della strega, che disse solo due parole.

Sei finito”

E improvvisamente, tantissimi maghi sbucarono dagli alberi, lanciando un incantesimo contro Kilgarrah.

Lanciando uno sguardo a lui, il mago però capì una cosa: non ce l'avrebbe fatta da solo.

Erano troppi.

Ma avevano sottovalutato una cosa: lui non avrebbe permesso che gli facessero del male.

NO!” urlò infatti, lasciando che fosse la sua magia ad andare a parare il più degli attacchi.

Ci fu una forte esplosione, che provocò una nuvola di polvere che li coprì alla vista degli altri, così il mago ne approfittò.

Vattene” sussurrò debolmente.

Merlino...”

Vai finché sei in tempo. Per favore...”

Vieni con me”

No... non posso. Mi hanno legato a Laya tramite un vincolo, se me ne vado, moriamo entrambi. Salvati almeno tu finché sei in tempo...”

Il drago abbassò il capo, fino a sfiorarlo.

Grazie, giovane mago. Sappi che... sono onorato di potermi dire tuo amico”

L'onore... è tutto... mio. E adesso... vai. Salvati, almeno tu...VA!”

E, dopo avergli lanciato un ultimo sguardo orgoglioso, Kilgarrah prese il volo, lasciandosi dietro degli attoniti maghi e una quanto mai infuriata Morgana.

 

*

Come ha fatto? COME DIAVOLO HA FATTO A NON CROLLARE SOTTO TUTTI QUEGLI ATTACCHI?”

Morgana urlava e sbraitava, e Salazar le rispondeva a tono.

NON LO SO! NON AVREBBE DOVUTO INFATTI!”

Poi, appena rivolse uno sguardo a Merlino, capì tutto.

Tu... brutta piccola canaglia... TU! SEI STATO TU! MALEDIZIONE!”
“Allora è così che è andata!”

Merlino, non sapendo da dove, recuperò un po' di forza, riuscì ad alzarsi in piedi.

Si... è così che è andata” disse.

Quello che successe dopo, fu talmente rapido che non lo capì nemmeno.

Suo zio si era gettato su di lui, buttandolo a terra.

Adesso ci penso io a fartela pagare!” ringhiò l'uomo.

Poi, con gesti bruschi, iniziò a riaprire le ferite che avevano chiuso il vincolo con Laya, spingendo il pugnale in profondità, e recitando a denti stretti una formula magica.

Ti... insegno io... a prenderti... gioco... di noi” fece, accompagnando ogni parola con una pugnalata.

Sotto di lui, sentì Merlino urlare dal dolore, ma non gliene importò niente, anzi, gli fece solo piacere.

Appena ebbe finito, il mago sentì quel peso che aveva sentito da prima sciogliersi.

Andiamo!” urlò, tirandolo in piedi.

E si avviò così verso il castello, trascinandosi dietro un alquanto terrorizzato e stranito Merlino.

 

*

Entra!” sbraitò Salazar, buttando il nipote nella sua stanza, il quale, tanta era la foga con cui era stato spinto, cadde a terra.

Si rialzò subito, ignorando il dolore ai palmi delle mani, che aveva usato per protezione.

Siediti là” ringhiò l'uomo, indicando una sedia.

E Merlino, visto la furia che sembrava essersi impadronita dell'uomo si sedette.

Sa...”
“ZITTO!” gli urlò contro lui, dandogli un violento manrovescio.

Adesso... te ne starai buono lì... e io farò ciò che mi è stato richiesto...” fece lui, calmandosi un poco.

Cosa...?” si arrischiò a chiedere il ragazzo.

Davvero non te lo ricordi? Mi è stato chiesto di provare a scioglierti la lingua con i miei metodi”

Vuoi... manipolare la mia mente di nuovo?”
“Oh no. Quella è solo una minima parte. Farò molto, molto di più. Ma prima...” fece, prendendo una sedia e sedendosi di fronte a lui “Parliamo. Avanti. Chiedimi tutto quello che vuoi”

 

 

Rieccomi qui!

Con un capitolo che è stato sì un parto, ma che soddisfazione adesso.

Mamma mia... povero Merlino ç-ç

Suo zio è proprio un mostro...

Come avrà fatto la mia mente a partorirlo lo sa solo il grande sacerdote di Avalon.

Cioè... dai... lo so che il drago è un po' troppo fluffoso qua, ma io non riesco a non vedere il bene dell'anima che vuole al suo giovane mago.

Ok sto impazzendo.

Vabbè... se vi va lasciatemi un commentino, mi fareste felice ^^

Grazie a tutti

baci

 

*capirete poi

**Mils, grazie grazie grazie!

***della serie: http://3.bp.blogspot.com/_tdEDbWs0lXU/S7HC9FZ7jkI/AAAAAAAAAzo/_aHr_2V3jYA/s1600/scared-caucasian-baby1.jpg

°è questo: http://www.zonaonirica.com/2011/05/il-nodo-di-salomone-e-bcc.html

°°Vi devo forse ricordare come sono belli i suoi occhi? Cioè: http://enchantedmusings-sara.blogspot.it/2011/05/lets-hear-it-for-nerdy-guys.html

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Capitolo 22
*** Capitolo 18: Rimorsi e paure ***


 

Eccomi tornata! Vi lascio subito al capitolo, le spiegazioni in fondo.

 

RIASSUNTINO.

Merlino, dopo essere stato sottoposto ad un oscuro incantesimo, chiama il grande drago. Morgana e gli altri gli tendono una trappola, ma il mago riesce a farlo scappare, provocando l'ira dello zio, che lo trascina a palazzo, e, dopo tutta la rabbia dimostrata, lascia il nipote perplesso, esprimendo l'intento di voler parlare con lui.

 

Mi fermo solo per dire che questo capitolo è per tutti voi, che avete recensito, o letto, perché, con i vostri commenti e il vostro sostegno, mi aiutate ad andare avanti.

Buona lettura!

 

Chiedimi tutto quello che vuoi”.

A quelle parole, Merlino lanciò uno sguardo stranito a suo zio.

Ricordava bene la furia di pochi minuti prima, il modo violento con il quale l'aveva buttato a terra e, per promemoria, sentiva ancora il braccio pulsare dal dolore.

Eppure, adesso Salazar era lì, seduto di fronte a lui, ogni traccia d'ira scomparsa dal volto.

Avanti...” fece l'uomo, spostandosi “Lo so che muori dalla voglia di porre le tue domande da bimbo innocente. Non è forse così, Merlino?”

Merlino...Merlino...”
“Ma... ma...” tentò lui.

Oh andiamo! Mi credi ancora così idiota, dopo tutto? Apri gli occhi ragazzo...”

Svegliati Merlino”
“...non è così difficile...”
“Apri gli occhi, avanti. Devi..”

...devi solo...”
“...svegliarti, Merlino!”

...accettare la realtà e uscire dai tuoi sogni!”

 

Di colpo, Merlino aprì gli occhi blu.

La prima cosa che vide, fu una massa nera sfocata.

Il mago batté le palpebre, cercando di mettere a fuoco, riuscendovi poco dopo: la massa che aveva davanti si trasformò in riccioli neri.

Ancor prima di vedere il volto incorniciato da essi, l'uomo capì.

Mmm... Morgana...” bisbigliò.

Lei sorrise: “Ah meno male. Pensavamo non ti svegliassi più” disse, scompigliandoli affettuosamente i capelli corvini in un gesto consueto.

Solo allora, a quelle parole, Merlino notò che dietro alla moglie, sorridenti e felici, c'erano due tra le persone a cui voleva più bene al mondo.

Helena” salutò, alzandosi in piedi “Gwaine”.

Amico!” ricambiò l'ex cavaliere, ridendo.

Il mago rise a sua volta.

Come state?” chiese, felice.

Era da un po' che non si vedevano: sebbene Estele e Calien si vedessero spesso, purtroppo loro, tra impegni e bambini, non potevano fare altrettanto.

Molto bene, grazie” sorrise Helena.

E la bimba?”
“Bene” gongolò Gwaine, poggiando una mano sulla pancia della moglie “Il piccolo sta benone, e non vede l'ora di venire al mondo”

Piccolo?” chiese Morgana, affiancando il marito, divertita.

Sarà un maschio questa volta!” protestò l'uomo, offeso “E sarà bello e attraente e simpatico e valoroso come il suo papà” concluse, massaggiandosi la nuca: Helena, ad ogni complimento che si era fatto, gli aveva dato un piccolo colpetto.

Ne... ne sono... ne sono convinto, Gwaine” fece il mago, cercando di non ridere.

Ma bastò uno sguardo complice con Morgana perché i due scoppiassero a ridere.

Oh andiamo!” protestò l'uomo, facendo ridere ancora di più Merlino e Morgana, e scatenando la risata anche di Helena.

Gwaine...” tossicchiò l'uomo, tentando di riprendere il controllo “Non volevamo offenderti, ma... insomma... non vorremmo che ti ci rimanessi troppo male, ecco”.

A quelle parole, un ricordo si animò nella mente del mago.

 

Era circa mezzanotte, l'aria fresca estiva soffiava, portando alle orecchie dei due uomini fuori dalla porta le grida di una donna.

Merlino lanciò uno sguardo a Gwaine: sembrava molto teso.

Gwaine...” lo richiamò.

L'uomo si volse.

Non ti preoccupare, andrà tutto bene”.

Lui annuì.

Puoi andare... se vuoi” sussurrò alla fine, stancamente.
Il mago si voltò: era stanco, vero, erano lì già di prima mattina, ma lui non l'avrebbe lasciato solo.

Ma scherzi? I bambini sono dal nonno, non c'è alcun motivo per cui io mi assenti”

L'uomo sorrise.

Grazie” disse solo.

All'improvviso, un urlo più acuto degli altri li fece voltare.

Fu un attimo lunghissimo, e poi il silenzio calò su di loro.

I due si scambiarono uno sguardo, tesi.

Gwaine!” esclamò Morgana, uscendo dalla casetta.

Che ci fai ancora lì? Su, va a dare il benvenuto al piccolo!”

L'uomo la fissò.

E Helena?”
“Stanno bene tutti e due”

Finalmente, l'uomo si concesse un enorme sorriso, prima di avviarsi a grandi passi.

Spero solo che...” lo sentirono borbottare mentre entrava.

E poi, poco dopo...

OH NO! NON UN ALTRA FEMMINA!”

 

L'uomo sorrise ripensando a quel momento.

Bastò uno sguardo con Morgana per capire che anche lei stava ripensando a quell'attimo di pochi anni prima.

E, a quel punto, i due ripresero a ridere.

Era noto a tutti che Gwaine desiderava un maschietto.

A quanto pareva, però, nessuno era disposto a concederglielo, e, nel corso degli anni, sua moglie gli aveva regalato tre bellissime bambine.

Sia chiaro, Gwaine le amava alla follia, ma sarebbe stato il suo sogno avere un bambino a cui insegnare la spada, la caccia e l'arte del vivere, come la chiamava lui.

Ah grazie... grazie mille, davvero”

Smettila Gwaine” rise Helena, dandogli una leggera spintarella.

E poi” aggiunse la donna “Non puoi lamentarti: Calien è un vero maschiaccio”.

Ha ragione” rafforzò Morgana “Insomma... tira di spada, ti segue a caccia, fa a botte con i ragazzi... non puoi dire di non essere soddisfatto!”

Helena, a quelle parole, sospirò.

Ah... un vero maschiaccio” ribadì.

A proposito di Calien” si intromise l'ex cavaliere “Siamo venuti a riprendercelo. So che il mio bambino è adorabile quanto me, ma preferirei riaverlo indietro”.

Merlino rise.

Eccola” fece, indicandola.

Sana, salva e un po' addormentata” aggiunse, sollevandola e tendendola a Gwaine.

L'uomo la prese in braccio, sorridendo radioso.

Eccolo qua! Il mio piccolo Calien”.

Smettila di chiamarla al maschile!” sbuffò Helena, trattenendo a stento un sorriso.

Va bene tesoro. Adesso però avviamoci, altrimenti faremo tardi”

La donna sorrise, e annuì.

Giusto. Merlino, Morgana, è stato un piacere rivedervi. A presto!”
“A presto Helena” “A presto” risposero i due.

Dopo che anche Gwaine ebbe salutato, la coppia si avviò verso casa, lasciando i due da soli.

Appena si furono allontanati, il sorriso scomparve dal volto di Morgana, venendo prontamente sostituito da un'espressione preoccupata.

Allora?” chiese ansiosamente, voltandosi di scatto.

Allora cosa?” chiese lui, fingendo di non capire.

Allora come l'ha presa” sbuffò lei.

Sospirando, l'uomo si buttò a sedere sull'erba, trascinandola con se.

Beh... non l'ha presa benissimo...”
Morgana, a quelle parole, gemette, e nascose il viso tra le mani.

Lo sapevo... non... non avremmo dovuto dirglielo. Adesso mi odierà, immagino. Non riuscirà mai a perdonarmi...”

Hey...” sussurrò lui, cingendole la vita con un braccio, e facendola appoggiare contro il suo petto “Andrà tutto bene. Non potevamo aspettarci che la prendesse bene, ma lo sai che lei ti vuole bene. Magari ci impiegherà un po', ma non potrà mai odiarti. Deve solo... capire”

Sì... certo...”

Merlino la strinse più forte, appoggiandosi a lei col capo.

Poi, resosi conto di quel che stava facendo, sorrise.

Che c'è?” mugugnò lei, sollevando appena lo sguardo.
“Niente...”
Morgana inarcò la sopracciglia, come a dire “Come no. Parla”

Ah... nulla... solo che pensavo...”
“Cosa?”
“Pensavo che c'era un tempo in cui eri tu a fare così. A dirmi che sarebbe andato tutto bene...”
Lei si scostò leggermente, per guardarlo negli occhi.

Te lo ricordi bene, vero?”

Merlino annuì, deglutendo rumorosamente.

Beh...” sorrise leggero “Almeno non sono al punto di avere la memoria che fa acqua da tutti le parti...” tentò.

Ma lei non rise: si limitò solo a fissarlo negli occhi, quasi come se cercasse di leggere una risposta.

Morgana...” sospirò “Scusa non... non avrei dovuto...”

Non hai niente di cui scusarti” tagliò corto lei, cercando di alzarsi.

Merlino la trattenne, stringendola forte contro al suo petto.

Hey... non fare così...”
“Lasciami... tra poco le ragazze si sveglieranno... dovrei andarmene...”
“Non ti preoccupare. Abbiamo tutto il tempo che vogliamo”
“Le stai tenendo addormentate vero?” chiese lei, smettendo di cercare di liberarsi.

Il mago sorrise.
“Nah...”
“Perché?” chiese lei, abbandonandosi contro di lui.

Ma è ovvio, cara. Per te”
“Per me?”
“Sì... per te. Credo che dovresti parlare con Estele, ma prima volevo assicurarmi che... che fossi pronta, ecco”

Morgana incurvò leggermente le labbra, in un lievissimo sorriso, pensando a quanto fosse fortunata ad avere un marito così sensibile nei suoi confronti.

Sopratutto, non poté impedirsi di pensare, dopo quello che era successo.

Grazie” sussurrò, dandogli un leggero bacio.

Merlino sorrise.

Allora... le vuoi parlare?”
“No... cioè sì ma... ma...”
“Ma hai paura della sua reazione” concluse lui per lei.
“Sì” confermò la strega.

Non preoccuparti... ci sarò io con te...”
Lei annuì.

Aspetta” disse poi.

Cosa?”
“Non... non voglio parlarle ora...”
L'uomo sospirò.

Morgana... lo sai che prima o poi dovrai farlo, vero?”
“Lo so... ma non adesso. Stasera. Lo prometto”.

Merlino la fissò, pensando a quanto era cambiata dal tempo in cui...

L'uomo scosse leggermente la testa, scacciando il pensiero.

Va bene. Come vuoi tu”
“Grazie” sospirò lei, sollevata, chiudendo gli occhi e abbandonandosi completamente all'abbraccio del marito.

Restarono così per un po', senza parlare, cancellando tutti i pensieri e godendo uno della presenza dell'altro.

Merlino” sussurrò lei dopo un po', rompendo quella pace.

Dimmi”

Dove sei arrivato?” chiese la strega, evitando di specificare l'argomento, sapendo che lui avrebbe capito lo stesso.
“Sicura di volerlo sapere?”
“Sì” fece, convinta.

Al dialogo con mio zio”.

Ah...”

E dopo ciò, il silenzio calò su di loro.

Perché questa domanda?” domandò lui dopo un po', rompendolo nuovamente.

Lei scrollò le spalle.

Per sapere” fece, con finta indifferenza.

Ma Merlino capì: era preoccupata per qualcosa in particolare; qualcosa che sapevano entrambi essere uno dei punti più dolorosi da ricordare.

Stai pensando a quello che successe durante l'eclissi, vero?”
Lei gemette, segno che ci aveva visto giusto.

Morgana... manca ancora molto a quel momento e...”
“Lo so!” lo interruppe lei “Lo so che manca ancora molto! Ma non posso fare a meno di pensarci. Io... io mi vergogno di quel che ho fatto. Mi vergogno di quel che TI ho fatto! Quel giorno... vorrei non fosse mai esistito. Come pensi che la prenderà quando saprà? Pensi che potrà ignorarlo? Pensi che scrollerà le spalle e farà finta di niente? O che magari se ne dimenticherà immediatamente?”
“Morgana”

Non sarà così!” fece lei, alzandosi in piedi, e ignorandolo completamente “Quando lo verrà a sapere non potrà non odiarmi! Lo sai quanto ti vuole bene. Dopo che saprà quello che è successo, la perderò per sempre! Non posso permetterlo. Io le voglio bene. È la mia bambina. Non potrò mai sopportare il suo odio!”
“Morgana”

No! Lei... non mi vorrà più vedere! E smettila di chiamarmi. Tu... tu...”
“Io cosa? Cosa?”
“TU NON PUOI CAPIRE!” urlò lei, in preda al panico.

Dopo quelle parole, un silenzio pesante calò su di loro.

E Morgana, improvvisamente, si rese conto di quello che aveva appena detto e, inorridita, si portò una mano alla bocca semiaperta.

Oh no... cosa... scusa... scusami... non so nemmeno perché l'ho detto... mi dispiace... non avrei dovuto...”

Il mago, sospirando, si alzò senza spiccicare parola, e si avvicinò alla moglie, che continuava a balbettare le sue scuse.

Senza dire nulla, le si avvicinò, e la abbracciò, facendola zittire di colpo.

Così.

Non disse assolutamente nulla: si limitò a stringerla forte, cercando di trasmetterle tutto l'amore che provava per lei.

Rimasero lì, abbracciati, per quello che parve un tempo infinito.

Poi, dolcemente, lei si sciolse dall'abbraccio.

Grazie...” sussurrò.

Voleva dire altro, ma lui la bloccò, carezzandole dolcemente la guancia.

Stai piangendo”disse.

Anche tu”rispose lei, asciugandosi le lacrime con una manica del vestito.

Lui sorrise, senza farsi notare: la sua Morgana odiava apparire fragile, eppure...

Torna a casa” le sussurrò, attirandola nuovamente a se “Ci rivedremo più tardi”
La strega lo guardò.

Va bene” disse, intuendo che Merlino le aveva chiesto di allontanarsi per un motivo ben preciso.

Ci vediamo dopo” disse solo, staccandosi dal suo abbraccio e lasciandolo solo.

Lui annuì, sorridendo tristemente.

Come al solito, lei aveva capito.

Non voleva andarsene, ma aveva capito che glielo stava chiedendo per il suo bene, che glielo stava chiedendo perché aveva bisogno di restare solo, che glielo stava chiedendo anche per non farla soffrire.

Con un sospiro, Merlino si lasciò scivolare lungo il tronco dell'enorme ciliegio, lasciando allo stesso modo che le lacrime gli scivolassero lungo il viso.

Pianse.

Pianse fino a quando non ebbe più lacrime, e a quel punto pianse ancora.

Pianse ricordando quello che era successo.

Pianse pensando a quanto Morgana stava soffrendo in quel momento.
Per la consapevolezza di essere lui stesso la causa principale di quella sofferenza.

Pianse per il passato, il presente e il futuro.

Per Estele, a cui stava raccontando una verità troppo grande per lei.

Per tutti quelli che quella verità la conoscevano, e avevano sofferto e soffrivano per essa.

Pianse pensando a tutto quello che essa aveva distrutto.

Per tutto quello che si era portata via.

Per tutti quelli che si era portata via.

Pianse pensando anche che però, senza di lei, non ci sarebbero state altrettante cose.

Pianse perché in fondo, a quei momenti terribili, doveva anche la felicità.

Per la consapevolezza di questo, e per molto altro, Merlino pianse per molto tempo.

Alla fine, quando si fu sfogato, si asciugò gli occhi e, lanciando uno sguardo a Estele e alla sua amica, si rituffò in quei ricordi che, anche volendo, non avrebbe mai potuto scordare.

Mai.

 

IMPORTANTE, LEGGERE!

 

Salve!

*si ripara dalla lattuga e dai pomodori che le tirano*

Ma no... non fate così, avanti. È tutto un malinteso! Non sono sparita, davvero, non ho mai scritto questo capitolo orripilante e depresso, davvero.

*faccia colpevole*

Emmm... non ve la siete bevuta, vero? ^^”

Lo sapevo...

Comunque, mi scuso con tutti per l'enorme ritardo, e vi chiedo di pazientare perché, purtroppo, gli aggiornamenti non avranno mai dei tempi precisi, e, come in questo caso, potrebbe passare molto tra un capitolo e l'altro, ma la scuola mi tiene impegnata, ed è davvero un miracolo riuscire a scrivere.

Va beh... lo so che questo capitolo è una depressione unica... e sinceramente a me fa anche abbastanza schifo, ma mi rimetto ai vostri pareri sacri.

Mi raccomando, fatemi sapere in quanti vorreste vedermi sul rogo, ci tengo molto C:

Baci

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Capitolo 23
*** Capitolo 19: Salazar ***


 

RIASSUNTINO: in generale, Morgana ha preso Camelot, e nell'attacco Merlino è stato catturato. La strega conosce finalmente la sua vera identità, e perciò decide di fare di lui uno strumento. Nello scorso capitolo, vediamo il nostro mago e la nostra strega nel presente, che hanno uno scambio di opinioni prima che Merlino riprenda il suo racconto.

 

Per la madamigella Fred Love. E per la sua cagnolina. Tvb.

 

NOTA: tenete conto che riprende l'inizio del capitolo precedente, e quindi il ricordo.

 

Chiedimi tutto quello che vuoi”.

A quelle parole, Merlino lanciò uno sguardo stranito a suo zio.

Ricordava bene la furia di pochi minuti prima, il modo violento con il quale l'aveva buttato a terra e, per promemoria, sentiva ancora il braccio pulsare dal dolore.

Eppure, adesso Salazar era lì, seduto di fronte a lui, ogni traccia d'ira scomparsa dal volto.

Avanti...” fece l'uomo, spostandosi “Lo so che muori dalla voglia di porre le tue domande da bimbo innocente. Non è forse così, Merlino?”
“Ma... ma...” tentò lui.

Oh andiamo! Mi credi ancora così idiota, dopo tutto? Apri gli occhi ragazzo, non è così difficile. Devi solo accettare la realtà e uscire dai tuoi sogni!”

Dopo quelle parole, un silenzio pesante calò tra di loro.

Perché” fece Merlino ad un certo punto, scuotendo leggermente il capo.

Che vuol dire perché?”
“Perché lo fai” spiegò lui “Perché vuoi... parlare...” fece ironicamente “con me”.

L'uomo sorrise, stirando le labbra in una smorfia sadica.

Se te lo dicessi, poi che gusto ci sarebbe?”

No” aggiunse, allargando il sorriso “Te lo lascerò scoprire da solo il perché. Sarà divertente”
“Beh, mi spiace, ma io non mi sto divertendo per niente!” sbottò.

Salazar gli rivolse uno sguardo quasi di scherno, ma il suo volto era serissimo quando rispose al nipote con calcolata lentezza.

Non ho mai detto che sarebbe stato divertente per te, Merlino”.

Il mago deglutì rumorosamente: quelle parole sembravano nascondere una velata minaccia.

Allora!” esclamò improvvisamente l'uomo, battendo le mani; Merlino sobbalzò, spaventato dal gesto improvviso.

Altre domande?” chiese poi Salazar, studiando il ragazzo di fronte a lui.

Fai sul serio?” chiese lui, alzando gli occhi blu da terra.

L'uomo si limitò ad annuire.

Posso... chiedere tutto ciò che voglio?” tentò di nuovo, sorpreso.

Tutto ciò che vuoi” confermò suo zio, sedendosi poi comodamente e aspettando una domanda che però non venne.

Facciamo così” aggiunse poi “Una domanda ciascuno. Non ci sono regole a questo gioco, tranne che si deve rispondere con sincerità. Inizio io”.

Merlino esitò, titubante, prima di annuire.

Al cenno di conferma del nipote, l'uomo annuì, soddisfatto.

Va bene. Hai sete?” chiese.

Il mago spalancò gli occhi a quella domanda: Salazar prima l'aveva brutalmente aggredito, facendogli anche male, e adesso gli aveva appena domandato se aveva sete.

Stava quasi per aprire la bocca e rinfacciarglielo, quando un pensiero lo bloccò: suo zio era un uomo pericoloso, l'aveva già dimostrato.

E se quella domanda fosse stato solo un modo per provocarlo, per farlo reagire in modo poi da avere un pretesto per fare qualcosa?

Dall'altra parte, rifletté,sarebbe potuto essere un pretesto per rifilargli qualche strana pozione.

Stava di fatto che ognuna delle due risposte aveva il suo risvolto pericoloso, ma, tra i due mali, preferì scegliere quello che sembrava il meno pericoloso.

S... sì” rispose quindi “Ho sete”.

D'accordo” sorrise Salazar, porgendogli un calice di quella che sembrava acqua.

Merlino lo prese cautamente, e lo fissò, senza però accennare a berlo.

Il sospetto che quella cosa non fosse solo acqua continuava a martellargli nel cervello, facendolo esitare.

All'improvviso, un suono lo destò dai suoi pensieri: una risata.

Suo zio stava ridendo.

Ah... l'avevo detto io che sarebbe stato divertente” ghignò, osservando il nipote che, interdetto, se ne stava lì, fermo, guardandolo con aria interrogativa e col calice d'acqua ancora stretto tra le dita.

Sai, dovresti davvero vederti. Mi sembra di sentire il tuo cervello pensare, e devo ammettere Merlino, che la cosa mi diverte molto, come puoi notare” ammise, strappando il recipiente di mano al mago.

Sotto lo sguardo sconvolto del nipote, se lo portò alle labbra e ne bevve una lunga sorsata.

Ecco. Non ci ho messo niente. Adesso bevi” fece, ridandogli il calice.

Il mago non sapeva più cosa pensare.

Così, indeciso, fissò gli occhi blu in quelli neri dello zio.

Alla fine, visto che l'uomo sembrava perfettamente in salute, si decise: accostò il bicchiere alle labbra e bevve.

La prima sorsata d'acqua fresca scese, rinfrescandogli la gola riarsa.

Nonostante non vi aveva fatto caso, aveva davvero sete.

E così, in poco tempo, bevve tutto.

Alla fine, posò il recipiente sul tavolo, alzando poi gli occhi verso l'uomo davanti a lui, che non aveva smesso nemmeno per un secondo di fissarlo.

Va bene” fece, quando si accorse dello sguardo di Merlino “Adesso tocca a te”

Il mago sospirò, prima di porre la sua domanda.

Te l'ha chiesto lei di parlare con me?”.

Salazar scosse il capo, sorridendo enigmatico.

Sì... e no”.

Avevi detto che avremmo risposto in modo sincero alle domande” fece il mago, ironicamente.

È quel che ho fatto”

A me non sembra. Si e no non è una risposta sincera... non è nemmeno una risposta se è solo per quello”

Oh sì che lo è. Ed è anche l'unica che potevo darti, perché rispondendo semplicemente “no” o “si” avrei mentito, e come tu hai giustamente fatto osservare, l'unica regola è risposte sincere”.

Vedi” spiegò “Lei non mi ha propriamente chiesto di parlare con te, ma non mi ha nemmeno detto di non farlo. Diciamo che lei ha richiesto qualcosa che poteva includere questa attività a seconda della mia scelta. E visto che siamo qua, credo che tu possa giustamente capire che sì, ho deciso di parlare”.

E cosa...”

Ferma” lo interruppe lui “Il turno è mio adesso”

Merlino gli lanciò uno sguardo imbronciato, ma stette zitto.

Come e da quanto conosci Artù?”
“Perché dovrebbe interessarti?”
“Perché lo voglio sapere. E adesso rispondi alla mia domanda”
Il mago strinse le labbra: non voleva parlare di Artù, della loro amicizia.

Non erano cose che poteva e voleva condividere con suo zio o con Morgana.

Merlino” lo richiamò Salazar “I patti sono patti”.

Non voglio parlarne”

A quelle parole, lo sguardo già nero dello stregone si rabbuiò, e si coprì di quello che sembrava un velo minaccioso.

Risposta sbagliata” sussurrò, alzandosi in piedi.

Te lo chiederò un'ultima volta” fece, avvicinandosi pericolosamente “Come e da quanto conosci Artù”
“Non sono cose che ti riguardano!” sbottò lui, schiacciandosi contro la sedia sul quale era seduto.

Come vuoi” sospirò lui, allontanandosi.

Merlino lo osservò voltarsi, borbottando qualcosa.

Adesso tocca a me” fece il mago.

Errato di nuovo. Hai posto la tua domanda prima di “rispondere” alla mia. Quindi, è di nuovo turno mio”
“Ma... ma...”
“Zitto” lo riprese lui “Dunque... sei proprio sicuro di non voler rispondere alla mia precedente domanda?”
Il mago sbatté le palpebre.

Ma perché diavolo tutte le persone che gli volevano male dovevano per forza anche avere un cervello incapace di recepire la parola “no”?
E poi dicevano che era lui, l'idiota.

Sì certo” disse, fingendosi indifferente “E poi, è una cosa noiosa” fece, cercando di non pensarci.

Perché quei pensieri facevano male.

Pensare al suo amico, a tutte le cose che avevano passato: i sorrisi, le risate, gli sguardi d'intesa, i momenti di tensione e quelli più leggeri.

I momenti che aveva condiviso con lui, con i cavalieri, con Gaius, Gwen e, un tempo, pensò con rimpianto, anche con Morgana.

Erano cose personali, e sebbene alcune fossero banalità di tutti i giorni, gli sembrava così sbagliato parlarne, sopratutto con Salazar.

Si ricordava ancora benissimo del suo primo giorno, quando aveva incontrato Artù.

Il pensiero dell'amico, solo, la fuori, gli fece stringere il cuore, ma mai come il pensiero successivo.
Quel giorno, era stato anche quello in cui aveva visto per la prima volta Morgana.

A quello, di ricordo, il suo cuore perse un mezzo battito.

Quante cose erano cambiate, quanto tempo era passato.

Eppure quei pochi giorni, passati sballottato tra una tortura e l'altra, sembravano un'immensità rispetto a tutto il tempo prima.

Il motivo preciso, nemmeno lui lo sapeva.

Merlino”.

La voce di Salazar lo riscosse di colpo.

Cosa?” chiese, disorientato.

L'uomo dinnanzi a lui lo guardò per un secondo, prima di rispondergli.

Ho detto che puoi andare”.

Il giovane sbatté le palpebre: cosa? Andarsene? Così? Da solo? Adesso?

Le domande gli affollarono la mente in un secondo.

No, calma” pensò “Vattene, finché puoi. Forse si sente buono, forse ha una doppia personalità, forse vuole solo piantarti un pugnale nella schiena, ma prima che sia troppo tardi, prova ad uscire da qui”.

Appena ebbe formulato quel pensiero, il mago si alzò di scatto, e ordinò alle sue gambe di percorrere velocemente la stanza e di andarsene.

Era già sul punto di allungare una mano e aprire la porta, quando accadde l'inaspettato: si accorse che, sebbene lo avesse pensato, non si era mosso di mezzo millimetro dalla sedia sul quale era seduto.

E non perché non l'avesse voluto, ma perché c'era qualcosa che non andava.

Stupito, il mago si impose di alzarsi.

Niente.

Era ancora lì, su quella maledettissima sedia.

Frustrato come non mai, Merlino abbassò gli occhi sulle sue gambe, comandandogli di muoversi, ma, come prima, esse non ebbero alcuna reazione al suo comando.

Cerco di spostarle con le mani, ma, con sorpresa, si rese conto di non riuscire a muovere neanche quelle.

Il giovane sentì un brivido freddo di puro terrore scorrergli per tutta la schiena.

Quella specie di terrore che ti si rovescia addosso come acqua gelida, paralizzandoti di colpo tanta è la violenza con il quale ti colpisce.

E gli sarebbe successa la stessa cosa se lui non fosse stato già incapace di muoversi.

Deglutendo a fatica, si impose di calmarsi, e alzò lo sguardo verso l'uomo che gli stava di fronte.

Che diavolo hai fatto?” sussurrò, incapace persino di urlare, tanto si sentiva terrorizzato.

Se non poteva muoversi, non poteva difendersi, e se non poteva difendersi, era completamente in mano a Salazar.

E se era completamente in mano a lui, allora, e su questo non c'erano dubbi, era più che sicuro che l'altro avrebbe stretto le dita a pugno appena possibile.

Ah, finalmente una domanda interessante. Dunque, vediamo un po'. Potrei stare a spiegarti un sacco di cose, ma dubito che in quello stato mi capiresti, perciò... diciamo pure che semplicemente ti ho nuovamente ingannato” fece chinandosi verso di lui, fino a guardarlo dritto negli occhi.

Ma questa non è una risposta che ti soddisfa. Sei peggio di un bambino, in effetti. Vuoi sapere tutto” aggiunse, sorridendogli in modo tutt'altro che rassicurante.

Allargando il ghigno davanti all'espressione sconvolta del mago, Salazar si allontanò da lui, andando verso uno dei tavoli e prendendone una piccola scatolina in legno.

Non vorrei dirtelo, se devo essere sincero. Tuttavia, io rispetto i patti che faccio” disse, tornando di nuovo verso di lui.

Con un piede, spinse uno sgabello davanti a Merlino, e poi vi si sedette.

Sai... è stato tutto molto semplice, una volta che ti ho portato qui, mi è bastato convincerti a bere un po' della pozione e basta. Tutto qua”

Ma... ma sei anche tu l'hai bevuta come... come è possibile che...?”

Non riusciva a capire: perché suo zio non era incapace di muoversi, come lui? Perché?!

Io non borbotto frasi a mezza voce solo per far innervosire la gente, caro il mio nipotino”.

La risposta fu così semplice che Merlino si arrabbiò con se stesso per non averlo capito: idiota, era ovvio che era un trucco! Non avrebbe dovuto fidarsi, e invece c'era cascato come uno scemo.

Ma ormai era fatta: doveva solo aspettare e pregare.

Mentre si dava dell'imbecille mentalmente, Salazar aveva estratto lentamente dalla custodia quello che sembrava un sottilissimo filo di metallo, abbastanza lungo, elaborato ad un estremità e terminante con una punta all'altra.

Sopra, vi erano incisi dei disegni.

Che cos'è?” chiese il mago, cercando di scostarsi, ma, ovviamente, non ottenendo nessun risultato.

Poté solo rimanere lì, fermo, ripetendo la sua domanda, mentre l'uomo che aveva di fronte si alzava, andava verso di lui, e si avvicinava con quell'affare in mano.

Stranamente, il mago notò che i disegni erano in realtà lettere.

Che cos'è?” ripeté.

Salazar, per tutta risposta, gli afferrò il mento tra le mani, e fece forza, inclinandogli così il capo e scoprendogli il collo nudo.

In quel momento, assurdamente, Merlino si ritrovò a pensare a quanto gli mancasse il suo foulard rosso.

Il mago deglutì, spaventato.

L'uomo gli sorrise.

Sta tranquillo. Non farà male” fece, chinandosi verso di lui e appoggiando il bastoncino sulla sua carne.

Beh...” aggiunse “Almeno non a me”.

Subito dopo, il giovane sentì un dolore bruciante al collo, e poi, tutto divenne nero.

 


Scusate! Scusate scusate scusate! Sono stata così presa in questo periodo... tra blocchi di fantasia, scuola, ecc... non so più da che parte voltarmi! Ma ora, eccomi ritornata! Ho finito il capitolo adesso, sono sconvolta, ho sonno, non so quel che ho scritto, lode a Divergent e basta, alla prossima!

E mi raccomando, fatemi sapere che ne pensate!

Baci

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Capitolo 24
*** Capitolo 20: Fuga? ***


Link pagina di Facebook della storia: https://www.facebook.com/LaStoriaDelNostroAmoreDiMorganalastrega?ref=hl
Link nuova storia: Consequences

Capitolo per voi, per farmi perdonare, e in particolare a Sim, la mia sorellona

RIASSUNTINO: Merlino è caduto nelle grinfie di suo zio, che l'ha paralizzato e ora il mago si trova completamente nelle sue mani. Che succederà?

Sole.

Un sole bruciante che gli penetrava sotto le palpebre chiuse, infastidendolo.

Stizzito, il mago aprì gli occhi.

Da dove diavolo poteva venire tutta quella luce? Nello “studio” di Salazar c'erano sì delle finestre, ma erano tutte sbarrate.

Forse, se non avesse pensato al buio di quella stanza, Merlino non si sarebbe stupito così tanto di quello che il suo sguardo incontrò pochi secondi dopo.

Si aspettava di trovare un soffitto e invece sopra di lui c'era il cielo.

Un cielo limpido, con qualche leggera nuvoletta a sbuffo, e con un sole caldo e splendente che torneggiava sopra di lui.

Frastornato, Merlino si mise a sedere poggiando con le mani per terra, scoprendo così che sotto di lui c'era della morbida erbetta verde.

Un soffio di brezza gli portò addosso l'odore del bosco e il profumo dei fiori che, si rese conto, erano sbocciati anche tutto intorno a lui.

Ma che diavolo...?” fece, alzandosi in piedi per guardarsi attorno.

Si trovava in una radura circolare, tutta fiorita e circondata da fitti alberi; poco più in là scorreva un fiumiciattolo e, vicino alla riva, si trovava un'enorme roccia che lo fissava.

Il mago stava per passare oltre con lo sguardo quando un pensiero lo attraversò: le rocce non possono fissare le persone, e non hanno nemmeno gli occhi.

Quindi... se quella non era una roccia...

KILGARRAH!?” urlò, spalancando gli occhi all'inverosimile.

Già... anch'io sono felice di vederti. E oh, sì, sto bene, grazie per avermelo chiesto”

Merlino si avvicinò, incredulo.

Scu-scusami è solo che...”

Cosa?” lo incoraggiò il drago, sbattendo le palpebre.

COME DIAVOLO HO FATTO AD ARRIVARE FINO A QUA?” esplose il giovane.

Non che fosse arrabbiato, certo, ma lo spaventava il fatto di non ricordare assolutamente nulla da quando era con suo zio fino al momento in cui si era risvegliato lì.

Il drago sbuffò.

Sta calmo giovane mago. Non c'è bisogna di urlare in questo modo. So che probabilmente tutto questo ti sembrerà strano, e che ti spaventerà anche un poco questa situazione, ma davvero, se tu adesso ti sedessi, potrei spiegarti tutto”

Merlino lo fissò per un momento, diffidente, prima di avvicinarsi zoppicando e sedersi meccanicamente davanti alla bestia.

Ti ascolto” disse solo.

Vedi” cominciò il drago “Dopo essere fuggito da tutti quegli attacchi grazie a te, sono volato non troppo lontano, e così ho sentito la strega e quell'altro mago urlarsi contro a vicenda e poi urlare contro di te. A quel punto, ho sentito anche la tua voce e ho deciso di intervenire. Sapevo che nessuno dei maghi li presente sarebbe stato pronto e abbastanza informa per lanciare un incantesimo, e comunque sono in grado di difendermi da un singolo sortilegio. Sono tornato indietro e quando sono arrivato ho visto te, a terra. Quando ho capito che non eri più legato alla strega ti ho afferrato e ho viaggiato molto per allontanarmi il più possibile. E adesso eccoci qui”

Il mago batté le palpebre, stupito.

Quanto sono rimasto... incosciente?” domandò.

La creatura scosse il capo.

Molto. Abbastanza perché pensassi male, almeno. Sinceramente, credevo che non ti saresti svegliato più”.

Merlino si mordicchiò il labbro.

Era davvero andata così?

Si era davvero trattato tutto di un sogno?

Cosa c'è adesso?” domandò Kilgarrah, studiandolo.

Niente. È solo che... mentre ero incosciente ho come... sognato... una cosa strana”

La bestia annuì, comprensiva.
“Sì, può essere. Avevi la febbre alta quando siamo arrivati qui”

Merlino sospirò, chiudendo gli occhi.

Voleva credere che fosse così, davvero.

Voleva credere che era salvo, che era lontano dalla strega e dalle sue torture.

Lo voleva.

Ma quella storia sembrava troppo strana.

Com'era possibile che non si fosse accorto di nulla?

E perché mai la sua mente avrebbe dovuto fargli sognare una cosa così orribile come un colloquio con suo zio?

Eppure adesso si trovava lì.

Lì, seduto su quel prato fiorito, la piacevole brezza a scompigliarli i capelli.

Sentiva l'erbetta morbida solleticargli i palmi delle mani, e il sole scaldargli il viso.

Sovrappensiero, immerse una mano nel fiumiciattolo.

Subito, l'acqua gli scivolò sul dorso dell'arto; era così fresca, vivida,così... reale.

Il mago sospirò di nuovo.

E così, adesso non ti fidi neanche più di me”

Merlino aprì gli occhi.

No. Non è così. Solo che mi sembra tutto così strano...”
Kilgarrah appoggiò il grande muso sulle zampe, portandosi con la testa al livello del mago.

I due rimasero a fissarsi in silenzio, per un lungo periodo.

Mentre il drago pensava ai fatti suoi, Merlino ripensava alle sue parole.

Ti vedo turbato, giovane mago. Se posso saperlo... che cosa hai sognato? Sempre che non ti dispiaccia dirmelo”
Il ragazzo annuì, come a dire che no, non gli dispiaceva.

Beh... nel mio sogno c'era Salazar. Lui... lui mi portava nella sua stanza. Era molto arrabbiato. Poi, di colpo si è calmato. Mi ha fatto delle domande in modo gentile. Però l'ha fatto solo per ingannarmi: mi ha paralizzato e poi mi ha messo qualcosa nel collo. Dopodiché mi sono svegliato qui”

Capisco” fece la bestia “Eppure Merlino, adesso sei qui. Non puoi negare l'evidenza. Nessuno può essere in due posti contemporaneamente”
Kilgarrah sorrise.

Nemmeno tu, Emrys”

Dopo quelle parole, il mago iniziò a sentire la tensione scivolare via.
Il drago aveva ragione: non poteva davvero essere in due posti insieme.

Era lì, in quel prato, con Kilgarrah.

Era al sicuro.

Sorridendo a sua volta, si stese sull'erba, richiudendo gli occhi.

Si sentiva sfinito e dolorante, ma almeno non era morto.

Già... probabilmente hai ragione tu”.

Io ho sempre ragione”
“La modestia è la tua qualità migliore, Kilgarrah”

Il drago ridacchiò, e presto anche il mago si aggiunse alla risata.

Tutto sembrava andare bene.

Almeno, fino a che la bestia non parlò di nuovo.

E poi diciamocela tutta Merlino: Salazar non potrebbe mai domandarti se hai sete”

Il ragazzo ridacchiò.

Già, quello non sarebbe capace di essere gentile nemmeno se...”
All'improvviso, al mago mancò l'aria.

No.

Non era possibile.

Che succede giovane mago? Non ti senti bene?”
Merlino si tirò su.

Come lo sapevi?” chiese, gelido.

Cosa?”
“Come facevi a sapere quello che mi ha chiesto?”
Il mago lo fissò.

Merlino, me l'hai detto tu poco fa. Non capisco cosa...”
“Non è vero. Io non ti ho mai detto quello che mi aveva domandato Salazar. E ciò significa che tu non sei Kilgarrah”
“Non essere sciocco, giovane mago, certo che sono io! Chi altri potrei essere”

No...” Merlino si alzò, allontanandosi da lui “Tu non sei lui. Io lo so che non lo sei!”
Improvvisamente, la bestia scoppiò a ridere.

Ma non era una risata normale.

Era malvagia, folle, ed era stridula: non somigliava nemmeno vagamente a quella del drago.

Bravo Merlino. Mi hai scoperto”.

A quelle parole, Merlino iniziò a correre.

E adesso che vuoi fare eh? Scappare? Scappa, scappa pure! Non andrai lontano!”
Il mago non lo ascoltò, e continuò a correre.

Correva veloce, mentre sopra di lui il cielo diventava nero.

La brezza divenne improvvisamente un vento gelido, freddo, che gli spezzava il fiato.

La foresta si trasformò: di colpo, ogni ramo era un artiglio che cercava di ghermirlo, graffiarlo.

Il giovane corse più veloce,i polmoni che bruciavano, nelle orecchie la risata malvagia della creatura.

Corse, corse e corse, fino a che di colpo uscì dalla foresta e si trovò davanti a uno spettacolo pauroso.

Davanti a lui, c'era solo un enorme voragine nera.

Cercò di rallentare, ma ormai era troppo tardi: urlando, cadde all'interno di essa.

Vide il buio venirgli incontro mentre precipitava giù, giù, sempre più a fondo, fino a quando una luce bianca cominciò a venirgli incontro: sembrava un buco.

Il mago vi cadde dentro e, di colpo, ruzzolò sul un prato.

Quando si alzò, Merlino emise un suono strozzato, simile ad un singhiozzo, per lo stupore: si trovava al punto di partenza.

Era di nuovo nella radura circolare, anche se adesso tutto aveva un aspetto molto più minaccioso.

L'aria fredda lo colpì con violenza, mentre intorno a lui tutto ciò che c'era di bello veniva spazzato via.

Tuttavia, la cosa più sorprendente, era la creatura che si trovava al posto del drago.

Era un essere enorme, dal colorito nerastro, con grandi zampe e due ali chiuse attorno al corpo.
La coda si arrotolava su se stessa, stringendosi da sola con le possenti spire.

E poi c'erano gli occhi: due occhi come braci ardenti, dalla pupilla felina, che fissavamo il mago con scherno e bramosia.

Che c'è, giovane mago” lo apostrofò con voce tagliente, stridula, beffarda.
“Non hai mai visto un incubo prima d'ora? E si che tu ne fai tanti, di incubi. O forse mi sbaglio?”

La creatura rise, facendo accapponare la pelle del mago.

A quel punto, in preda al panico, Merlino riuscì a fare solo una cosa: girarsi e correre, allontanandosi il più che poteva da quella cosa che sembrava uscita direttamente dalla bocca degli inferi.

Corri, corri pure!” gli urlò dietro l'incubo, ridendo a più non posso “Non puoi scappare dalla tua mente, Merlino! Sei in trap-po-la”

Difatti, pochi secondi dopo, il mago raggiunse nuovamente il baratro dove era caduto, che per lui era anche il confine che non permetteva la sua fuga.

Disperato, iniziò a correre costeggiandolo, cercando un qualsiasi punto dove si potesse proseguire.

Dietro di lui la creatura rideva, rideva, rideva.

Merlino piangeva: grosse lacrime gli scendevano lungo le guance rosse per lo sforzo della corsa, mentre la sua stessa mente si accaniva contro di lui.

Non poteva scappare, non poteva scappare da se stesso.

La creatura aveva ragione: era davvero in trappola.

Oh sì! Paura! Posso sentirla... riempire l'aria... la terra... l'acqua... e me stesso! Ti prego, non fermarti. È così... buona”

Il giovane singhiozzò, disperato.

Smettila... smettila ti prego! Lasciami andare!”

Ma se non ti ho nemmeno preso, come posso fare?” lo schernì la creatura, sogghignando.

Merlino accelerò la corsa: il cuore gli scoppiava, ma voleva andarsene da lì.

Di colpo, mentre correva, si sentì afferrare e trascinare in aria.

AAAAAAAAAA!” urlò, terrorizzato, trovandosi faccia a faccia, se così si poteva chiamare, con il mostro.

Adesso, se vuoi, puoi chiedermi di liberarti”ridacchiò.

Lasciami!” fece, divincolandosi più che poteva “Mettimi giù, ti prego!”

La creatura lo fisso, scoprendo i denti aguzzi.

Voi umani siete così interessanti... mi piacerebbe passare altro tempo a divertirmi con te, piccoletto, ma purtroppo ho le veglie contate. Temo che dovrò divorarti subito”

No... no aspetta!”

Senza ascoltare le proteste e le suppliche del mago, il mostro iniziò ad avvicinarlo a se, spalancando le fauci.

No! Lasciami, ti prego! Non mangiarmi!”

A nulla valsero le urla e i tentativi di ribellione di Merlino: di colpo, il mago sentì le fauci della bestia chiudersi intorno a se, mentre, con un urlo, scompariva dentro di esse.

NOOOOOOOOOOO!”

Il giovane si svegliò di colpo, urlando a pieni polmoni e rizzandosi in piedi, con addosso ancora l'istinto di scappare.

Tuttavia, le gambe non lo ressero e si ritrovò bocconi sul freddo pavimento di pietra di Salazar.

Singhiozzando, cercò con la mano l'ago che aveva nel collo e, appena lo trovò, lo strappò via, facendosi anche male.

Poi, ansimando, crollò sotto al peso della paura, della stanchezza e della disperazione.

Rimase lì, piangendo, fino a quando non si fu calmato.

Dopodiché, lentamente, appoggiò le mani a terra e si mise seduto.

La prima cosa che notò, fu che vicino a lui c'era il corpo di suo zio.

Essendo così sconvolto, il mago non aveva notato prima la strana assenza dello zio, ma adesso che lo vedeva lì, steso a terra, iniziò a domandarsi cosa stesse succedendo.

Con cautela, allungò una mano tremante fino a toccarlo: l'uomo, oltre che pallido, era anche freddo.

Tuttavia, uno sbuffo d'aria sulla mano gli confermò che era ancora vivo, e quello significava solo una cosa: non aveva tempo da perdere.

Senza nemmeno pensare a quello che faceva, il mago si appoggiò ad un tavolo, tirandosi in piedi, e si avviò barcollando verso la porta.

Appena la raggiunse, la aprì un poco per cercare di capire dove si trovasse: nonostante la confusione, infatti, sapeva che non sarebbe stato per niente intelligente cercare di uscire dalla porta principale.

Così, sbirciando, Merlino notò che la stanza si trovava al centro di un lungo corridoio.

Ai lati della porta c'erano due armature e, poco più in là, poteva distinguere un piccolo passaggio che riconobbe immediatamente: portava dritto di sotto, e lo usavano i servi per andare più velocemente alle cucine del palazzo.

Per una volta nella sua vita, il giovane ringraziò il cielo: Artù non era mai stato paziente per quanto riguardava il cibo e così lui, negli anni, aveva imparato a usare quel genere di scorciatoie.

Una volta capita la sua ubicazione, richiuse piano l'uscio e gettò uno sguardo all'uomo steso per tessa, che per fortuna sembrava non essersi mosso.

E adesso che faccio?” sospirò sconsolato, appoggiandosi al portone.

Non poteva di certo rendere e uscire come se niente fosse: di sicuro c'erano in giro un sacco di guardia e lui non era armato e non era in grado di combattere.
Inoltre, come se non bastasse, si sentiva scosso e debole, e probabilmente non sarebbe stato in grado di combattere a lungo con la magia.

E per dare un tocco finale al problema, si aggiungeva anche il fatto che molte delle persone lì erano maghi e, per giunta, sapeva che Morgana non se lo sarebbe lasciato sfuggire di mano.

Ancor più sconsolato e arrabbiato di prima, Merlino si sedette per terra.

Se almeno ci fosse un posto dove potermi nascondere... o un passaggio poco usato. Ma quelli sono solo i passaggi segreti e...”
Di colpo, si bloccò, spalancando gli occhi blu: i passaggi segreti.
Ma certo!

Quelli più usati li conosceva anche Morgana, ma lui li conosceva tutti a menadito e sapeva di passaggi che nemmeno Artù conosceva.
E, ora che gli veniva in mente, quello più vicino si trovava proprio in quella stanza.

Subito, si alzò in piedi, animato dalla speranza, e tirò leggermente verso di sé uno dei sostegni delle torce.

Subito, una parete si aprì, rivelando il passaggio.

Stanco, ma determinato, il mago lo imboccò di corsa.

Finalmente la fortuna inizia a girare” pensò, speranzoso.

 

*

Poco dopo...

 

Merlino camminava da un un pezzo ormai.

Addentrandosi e muovendo di passaggio in passaggio, era quasi riuscito a raggiungere l'uscita che sboccava nei boschi fuori dal castello.

La stessa, pensò, da cui aveva liberato Mordred, il bambino druido, nonostante gli avvertimenti del drago.

Finalmente, mentre pensava a lui, iniziò a vedere uno spiraglio di luce, così accelerò il passo e, in men che non si dica, si ritrovò in piedi nella foresta, fuori da Camelot e, momentaneamente, al sicuro.

Devo muovermi” pensò, serio “Adesso sono fuori, va bene, ma se Salazar non ha già ripreso conoscenza tra poco lo farà. Devo sbrigarmi prima che succeda!”

Così, recuperato un ramo per appoggiarsi, iniziò a camminare rapidamente, dirigendosi dalla parte opposta rispetto al castello.

Era ormai passata una mezza veglia quando, in lontananza, sentì suonare le campane del castello: stavano dando l'allarme.

L'avevano scoperto, e adesso si sarebbero messi subito a cercarlo.

La caccia era iniziata.

 

*

Stava ormai calando la sera.
Merlino, determinato a non mettere più piede in quel maledetto castello come prigioniero, aveva camminato piano e a lungo, senza mai fermarsi.

Forse sarà meglio prendersi una pausa” si disse, sedendosi su un tronco ricoperto di muschio.

Dopo essersi accomodato, il mago si guardò attorno, circospetto: si trovava in un piccolo spiazzo, quasi interamente occupato dal tronco sul quale era seduto.

Intorno a lui, i grilli cantavano, sereni, senza curarsi di lui.

Sapeva che avrebbe dovuto rimettersi in marcia ma era dura.

Aveva subito tanto in quei giorni, sia da Morgana che da suo zio.

Certo, all'inizio di quella fuga si era sentito riempire di energie, ma adesso lì, seduto da solo, nella penombra, con la temperatura che iniziava a calare, senza acqua, cibo, un posto dove andare, la stanchezza iniziava a pesare molto.

Il mago si leccò le labbra screpolate e rotte.

Quanto era passato dall'ultima volta che aveva avuto un pasto decente?

Certo, ogni tanto gli avevano dato da mangiare, ma di certo non si erano sprecati.

Sospirando, si mise le mani fra i capelli, mentre le lacrime iniziavano a pungere e premere per uscire.

Era solo, nella foresta, presto sarebbe arrivata la notte e con essa il freddo e le belve feroci, e lui non sapeva dove andare, e non aveva nemmeno più la forza di stare in piedi.

Era spacciato, punto.

Allora, però, si chiese, a che cosa era servito lottare per resistere, per scappare, se adesso si trovava in quella situazione.

Una vocina malvagia nella sua testa gli suggerì la risposta: “A niente, Merlino. Sei stato uno stupido. Adesso aspetterai qui, fino a quando, nel migliore dei casi, le belve ti troveranno e ti mangeranno. Altrimenti morirai di fame e sete. Oppure, nel peggiore e più probabile dei casi, tra poco ti troveranno, e ti riporteranno al castello, dove probabilmente ti attende già la tua punizione

Taci” sibilò lui, scuotendo il capo.

E perché mai dovrei tacere? Lo sai anche tu che questa è la verità”

Fa silenzio, ho detto!” sbottò “Non possono essere già qui, loro...”

Un fruscio lo fece zittire.

Dicevi?”

Terrorizzato, il mago si alzò in piedi.

No.

No, no, no, no!

Quel bagliore... lì in mezzo agli alberi.

Torce.

Stavano venendo a prenderlo.

Senza nemmeno pensare, il mago scattò in avanti, scappando.
Dietro di lui sentì un grido.

Merlino accelerò la corsa.

Dietro di lui sentiva i passi pesanti dei suoi inseguitori.

Non ce la faceva più.

I passi si avvicinarono.

Basta, doveva fermarsi.

Ormai l'avevano raggiunto.

Mancava poco e...

AH!” urlò, quando sentì il vuoto sotto i suoi piedi.

Pochi dopo si ritrovò a ruzzolare lungo un pendio scosceso, finendo poi, dopo alcuni secondi di caduta, a terra.

Rimase lì, stordito.

Poi, di colpo, qualcuno lo afferrò, tirandolo in piedi.

No” fece, dimenandosi “Lasciatemi! Lasciatemi ho detto! Io non ci torno là con voi! Non voglio... non voglio...”

Ormai stava singhiozzano: era finita, basta.

Stava giusto per arrendersi quando la persona che lo teneva lo lasciò andare.

Il mago si voltò per scappare quando...

M-M-Merlino?”

Una voce.

Incredula, calda, felice, famigliare.

Non ci posso credere”

Una voce amica.

Ti abbiamo trovato... Merlino...”

La voce dell'uomo a cui più teneva al mondo.

Stranito, il mago si rivoltò di scatto.

Appena lo vide, non poté credere ai suoi occhi: davanti a lui, i capelli biondi spettinati, l'armatura sporca, e lo sguardo azzurro incredulo, c'era niente poco di meno che Artù Pendragon.

 

Scusate!
Scusate scusate scusate!
Avrei dovuto aggiornare giorni, no, settimane fa.
Ma la fine scuola mi ha distrutto: verifiche ogni giorno ecc.
Però finalmente c'è l'ho fatta.
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e spero che durante questa assenza non vi sia passata la voglia di leggere.

Lo sapete che io vi voglio bene...

Allora, perdonata?
Fatemi sapere.
Vostra

Morgana

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Capitolo 25
*** Capitolo 21: Amare verità (e scuse) ***


INTRODUZIONE E SCUSE

 

Ok.

Comincio col dire che lo so, lo SO che siete incavolati neri e che probabilmente molti di voi hanno deciso di abbandonarmi per la strada.

Sono...tre mesi...che non pubblico. Assolutamente. Nulla.

E mi dispiace, mi dispiace davvero.

Mille scusa non basterebbero per voi meravigliosi lettori che mi avete sempre sostenuto.

Questo è un capitolo di ripresa, dopo tutto questo tempo senza ispirazione e spero con tutto il mio cuore che riuscirò a farmi perdonare e che voi vorrete continuare a sostenermi coi vostri commenti, anche se non me li merito.

Grazie a tutti.

Morgana

 

RIASSUNTINO

 

Abbiamo lasciato il nostro mago che, dopo aver fatto di testa sua, è stato preso da cavia dallo zio (cattivo Salazar, cattivo!).

Merlino sembra essere riuscito a scappare dal castello (wow!), e, dopo essersi perso nella foresta, ritrova Artù.

 

Merlino, seduto davanti a un fuoco in una radura, continuava a guardarsi attorno, stranito, stringendo tra le mani i bordi di una vecchia coperta che Lisah* gli aveva dato.

Attorno a lui, gli uomini si davano da fare: i cavalieri controllavano le armature, affilavano le spade, si mettevano d'accordo sui turni per fare da guardia, andavano e venivano, frenetici, tornando dalla caccia o dalle ricognizioni.

Ma non erano solo loro ad essere al lavoro: le donne cucinavano, tenevano buoni i bambini e davano un aiuto ai feriti o ai deboli; gli uomini che non erano in armatura costruivano, fortificavano o facevano qualsiasi cosa potessero fare per aiutare.

Ognuno aveva qualcosa da fare, ma nessuno osava lamentarsi: sapevano che, se volevano sopravvivere, dovevano stare uniti e aiutarsi a vicenda.

Appena era arrivato scortato da Arthur e altri uomini in quello spiazzo grande occupato da tutte quelle persone, per un secondo tutto si era fermato: tutti quanti avevano smesso di fare quello che stavano facendo, immobilizzandosi e fissandolo.

Merlino, come servo di Artù, conosceva moltissima gente: dai servi, ai cavalieri, alle cuoche ma, grazie anche al suo altro lavoro, se così si poteva chiamare, che consisteva nell'aiutare Gaius, e grazie anche alla sua indole aperta e gioiosa, era in contatto anche con moltissime persone e tutte gli volevano a loro modo bene.

Erano rimasti lì, increduli, come se al posto di Merlino lì ci fosse un fantasma risorto direttamente dall'oltretomba.

E, quando aveva potuto darsi una sbirciata, effettivamente il giovane aveva pensato che non avevano tutti i torti considerato il suo aspetto: magro e pallido più del solito, con le occhiaie, le vesti strappate e i segni delle torture stampati sulla pelle.

Ma poi, in un turbinio di argento, rosso e oro, il gruppo di cavalieri del re, nonché suoi cari amici, gli si era fiondato addosso, abbracciandolo e, dopo averlo lasciato andare, avevano iniziato a tempestarlo di parole.

Sì, non di domande, ma di parole, perché a lui, di tempo per rispondere, non ne davano!

“Merlino!”

“O dei! Sei davvero tu?”
“Certo che è lui scemo, e chi altri sennò!?”

“Il suo fantasma?”
“Zitto tu! Stai bene?”
“Ma chi sarebbe l'idiota ora? Certo che non sta bene, l'hai visto?”
“Basta voi tre! Non vedete che lo spaventate? Non è vero, Merlino?”
“Silenzio gigantone!”

“Zitto tu, nanerottolo!”

“Ragazzi smettetela! State facendo troppo rumore!

In quella confusione, il mago riuscì a cogliere poco di ciò che dicevano, ma gli bastò sentire le loro voci per sentire il sollievo invaderlo mentre un enorme peso gli si toglieva dal petto.

Era lì, erano i suoi amici, era salvo.

Tale fu il senso di sollievo che, di colpo, iniziò a piangere, spaventando tutti.

A quel punto Lisah, ragazza che conosceva bene poiché era la figlia e l'aiutante di Garreth, venditore di erbe che passava mensilmente a Camelot, aveva avuto pietà di lui e, dopo aver parlato pochi secondi con Artù e averlo salvato da quella marmaglia, l'aveva accompagnato in una piccola tenda, l'aveva medicato (“Più di tanto non posso fare-aveva detto-Ma spero che basti”), gli aveva dato degli abiti puliti e poi l'aveva fatto sedere lì, promettendogli che sarebbe arrivata presto con una tazza di zuppa.

Infine se n'era andata, lasciandolo solo, per così dire.

All'improvviso, una mano si posò sulla sua spalla, facendolo sobbalzare e voltare di scatto.

Dietro di lui, un Artù alquanto accigliato aveva alzato le mani, impietrenodosi.

“Scusa... non volevo spaventarti. Posso sedermi?”

Merlino rimase un momento ad osservarlo, ancora incredulo del fatto di poterlo vedere, di essere lì, con lui e con gli altri.

L'uomo intanto, aspettando la sua risposta da un momento, lo richiamò gentilmente.

“Merlino?”
“Mmmm?” bofonchiò il mago, riportato improvvisamente alla realtà.

“Ho chiesto se posso sedermi”
“Oh, si certo” fece, facendogli spazio, imbarazzato per essere rimasto lì come un allocco a fissarlo.

Dopo che si fu accomodato, i due rimasero per un attimo in silenzio, senza sapere cosa dirsi.
Silenzio che Artù dopo un po', ruppe.

“Allora” esordì “come... come ti senti?”
Il ragazzo al suo fianco sospirò.

Come poteva spiegare come si sentiva?

Come poteva spiegare il sollievo che l'aveva pervaso non appena aveva capito che era davvero al sicuro?

Al sicuro da Morgana, da suo zio e da tutti gli altri.

E poi, come poteva spiegare anche il fatto che nonostante tutto si sentiva anche in colpa per aver abbandonato in loro mano Gaius, Gwen e anche due dei cavalieri migliori e chissà quanti altri in loro mano anche se non poteva fare altrimenti?

Ma cosa più importante, come poteva spiegargli tutto quello che aveva passato senza tirare in ballo la magia?

Perché sapeva che, prima o poi, Artù avrebbe voluto sapere.

Col tempo, certo, ma avrebbe chiesto di sicuro.

Solo il pensiero di quello lo metteva a disagio.

Così, si limitò a scrollare le spalle, sospirando.

“Sollevato, per lo più”, rispose dopo un attimo.

Il mago si stupì di quanto la sua voce suonasse debole persino alle sue stesse orecchie.

L'uomo annuì, mordicchiandosi il labbro, ma non accennando a parlare, anche se Merlino sapeva bene, per esperienza, che aveva qualcosa da dire.

“Artù-disse, facendosi coraggio-Avete qualcosa da dirmi?”
Nuovo cenno di assenso.

“Sì. Volevo chiederti...”
“Ecco la zuppa” sorrise Lisah, sbucando di colpo dietro di loro e interrompendoli.

“Grazie” rispose il mago, prendendo tra le mani la ciotola che gli veniva offerta.

La ragazza sorrise di nuovo.

“Te la manda Margareth. Bene, io ora ho da fare. Merlino. Mio signore” aggiunse, inchinandosi e andandosene.

Il mago si accigliò, fissando la zuppa.

“Margareth? Intende...”
“La cuoca sì” confermò l'altro “Perché ti stupisce tanto?”
“Beh.. credevo mi odiasse, quella”

Artù sorrise, intenerito.

“Nessuno ti odia, Merlino”

Lei sì” sussurrò in risposta il ragazzo, così piano che sarebbe potuto benissimo passare per un pensiero a mezza voce che era sfuggito, cosa che effettivamente era.

Il re lo guardò, addolorato per l'espressione triste e sconfitta che era passata sul volto del suo amico.

“Merlino... senti io...”
“Non importa-lo interruppe lui-Dunque.. mi stavate dicendo qualcosa prima?”
Artù annuì.

Di nuovo.

“Ecco... io volevo... volevosapereperchéprimaseiscappato” rivelò tutto d'un fiato.

“Eh?”

L'espressione confusa sarebbe bastata come risposta.

“Volevo-ripeté-Sapere perché prima sei scappato”.

Il mago si irrigidì alla domanda, mentre i ricordi passavano per la sua mente.

 

(Poche ore prima)

 

Non ci posso credere. Ti abbiamo trovato.. Merlino”

Dopo che il summenzionato Merlino aveva capito chi si trovava di fronte era rimasto immobile per un momento, senza sapere che fare.

A-a-artù?” aveva balbettato,incredulo.

Oh, dei, Merlino sei davvero tu!” aveva sussurrato il sovrano, abbracciandolo, come se solo dando voce al pensiero il suo amico avesse potuto sparire.

Vieni, dobbiamo portarti subito al sicuro” aveva detto, lasciandolo andare e voltandosi avviandosi, aspettandosi che lui lo seguisse.

Cosa che invece non aveva fatto.

Merlino? Andiamo forza” aveva detto, tendendogli la mano.

Del canto suo, il mago aveva fissato l'arto per un attimo, ritornando poco dopo a guardarsi attorno, stranito.

Salvo poi, senza alcun preavviso, partire di corsa nella direzione opposta, lasciandosi dietro i richiami del re.

Merlino! Dove vai? Torna indietro! Merlino!”

Ma lui non si era fermato: appena aveva visto Artù, la gioia era emersa, ma era stata subito sostituita da un pensiero.

E se quella fosse stata solo un'altra illusione?

La paura che quella singola idea aveva percorso il mago era stata fortissima.

Per questo era partito di corsa: nella scorsa illusione, ad un certo punto, aveva trovato un confine, un posto oltre il quale non esisteva nulla, proprio perché oltre l'illusione non era stata creata.

Era stato realizzato solo ciò che sarebbe servito ad ingannarlo, niente di più.**

E c'erano quasi riusciti.

Ecco perché Merlino aveva bisogno di sapere, di vedere che il bosco continuava, che non c'erano confini o cose vuote e senza vita, ma solo la realtà.

Ne aveva un assoluto bisogno.

Accelerò il passo: dietro di lui, sentiva che Artù lo seguiva, ma era rallentato dall'armatura.

Era andato avanti così ancora un bel pezzo, ripetendosi come un mantra “Ti prego... fa che non finisca il bosco... fa che non finisca il bosco!”, mentre ad ogni passo la paura che si annidava nel suo cuore lo faceva correre più in fretta.

Fino a quando, finalmente, non era sbucato sul bordo di una scarpata.

Allora, solo allora si era fermato.

Artù lo trovò così, fermo, immobile, che osservava beandosi quasi dell'immagine che si trovava di fronte.

Davanti a lui, un cielo limpido e terso si spandeva a perdita d'occhio, incurante dei loro crucci e della loro vita; tutto intorno, le montagne verdeggianti formavano un confine naturale, oltre il quale un altro regno e altre persone continuavano la loro vita.

Sotto di loro, un fiume scorreva infondo al dirupo, lasciando che il mormorio delle sue acque si mescolasse ai suoni della foresta.

A quel punto, Merlino si era voltato.
“Andiamo” aveva detto solo, ritornando da dove erano venuti.

 

(Ora)

 

“Beh...-disse piano-Vedete, poco prima che me ne andassi, c'era un uomo... lui... era un suo complice. Uno stregone. Non so chi fosse-mentì, vedendo il re aprire la bocca come per parlare- so solo che mi ha fatto... qualcosa”

“Qualcosa?”
“Sì. Ho visto... delle cose che non erano accadute. Delle illusioni. E... pensavo di essere al sicuro, solo che poi mi sono accorto che c'era qualcosa di sbagliato. Così, ho tentato di scappare, e ad un certo punto mi sono ritrovato in un posto che non aveva nulla al suo interno. Era... vuoto, capite? Allora ho capito cos'era successo. Ecco perché sono scappato: se avessi visto di nuovo quel vuoto terribile... beh, avrei saputo che anche questa era un'illusione. Ma a meno che la mia mente non mi giochi di nuovo brutti scherzi, voi siete qui, siete reale. Solo che potevo esserne certo solo in quel modo. Capite?”
Il re annuì, quasi commosso, abbracciandolo.

“Non ti preoccupare-sussurrò-Sei davvero al sicuro adesso. Niente più torture, niente più illusioni. Niente di niente. Te lo giuro. Sei qui, con me, sul serio e io ti proteggerò. Non permetterò che la tua mente faccia altri passi falsi” giurò, staccandosi da lui, sorridendogli.

Peccato che, in quel momento, la faccia del mago era tutt'altro che sorridente.

“Che c'è, Merlino? Non ti fidi di me?” domandò l'altro, perplesso.
“No. Mi fido di Artù. Di lui, almeno”

“Hey ma che ti prende? Io sono Artù, idiota”

Il mago guardò fisso in terra, senza rispondere, tenendo stretto sul fianco il pugnale che aveva appena rubato al ragazzo al suo fianco.

“Artù... scusami”

E, senza lasciare tempo all'altro di reagire, affondò il pugnale dritto nel proprio cuore.

 

*

 

Merlino si svegliò, ansimando, premendosi una mano sul petto.

Era stato un attimo, un attimo brevissimo per la verità, ma aveva sentito un dolore lancinante al petto, proprio come se si fosse pugnalato davvero.

Si alzò a sedere, guardandosi attorno, confermando la sua supposizione: era stata tutta un'altra illusione.

Le lacrime iniziarono a sgorgagli dagli occhi, mentre si premeva la mano libera sulle labbra, cercando di soffocare i singhiozzi.

Dall'altra parte della stanza, Salazar lo fissava, impenetrabile come al solito.

“Come hai fatto?” domandò, atono.

Lui non rispose, così lo richiamò.

“Come hai fatto?” ripeté, leggermente scocciato questa volta “Nel primo caso posso capirlo: ho inserito appositamente quel dettaglio per rendere ancora più reale la seconda illusione. Ma come hai fatto a capire che quello non era Artù?”
Il mago scosse il capo.

“Perché non me lo dici tu, visto che sei così bravo?” lo sfidò.

“Non ti conviene fare tanto lo spiritoso” lo riprese Salazar, gelido come un pezzo di ghiaccio.

Merlino sospirò.
“La frase. Non conosci abbastanza di me per creare illusioni perfette. Già mi era venuto un sospetto con la cuoca: lei mi odia, davvero. Ma era una cosa che effettivamente poteva succedere, anche se in remote possibilità. Però Artù... la frase finale e tutte quelle dimostrazioni d'affetto... non sono da lui”

Suo zio annuì.

“Già...immaginavo che fosse un po' troppo...”
“Toglimi solo una curiosità-aggiunse poi-Com'è che conosci più passaggi segreti di tutti?”
Il mago si raggelò sul posto, ricordandosi solo in quel momento la sua fuga e pensando giù a quello che avrebbe potuto fargli Morgana solo se avesse saputo quel dettaglio.

“Tranquillo-ghignò Salazar-Non glielo dirò. Sarà un dettaglio che renderà il gioco ancora più interessante. Una specie di Jolly, diciamo”

Merlino deglutì: bene, di male in peggio.

Sembrava quasi che l'uomo si divertisse, come se provasse un piacere perverso ad avere in mano la situazione e a controllare tutto ciò che gli altri non sapevano.

E, si rese conto il ragazzo con un brivido, era proprio così.

“Comunque, adesso puoi andartene. Ci rivedremo domattina” fece, aprendogli la porta, fuori dalla quale c'era Joy che lo aspettava.

Dalla posizione in cui si trovava, sembrava che fosse stato appoggiato alla porta fino ad un momento prima e, dalla faccia scocciata di Salazar, probabilmente era stato davvero appoggiato al portone per origliare.

Solo uscendo, barcollando un poco sulle gambe malferme, Merlino si rese conto che era piena notte.

Stupito, e con la testa piena di pensieri, si avviò dietro al ragazzo, che ogni tanto gli lanciava occhiate circospette.

Dopo pochi minuti, Joy lo scaricò in una cella, andandosene borbottando qualcosa che somigliava molto a “..sonno... tardi... letto...”

Merlino si rannicchiò sul pagliericcio, chiudendosi su se stesso come un riccio, come se cercasse di proteggersi da tutto e da tutti.

Quando si fu sistemato, lì, al buio, senza nessuno che lo fissava, solo allora si lasciò andare ad un lungo pianto liberatorio, addormentandosi poi con le lacrime che ancora brillavano sulle pallide guance bagnate da un tenue raggio di luna che sfidava le tenebre per andarsi a posare lì, sul viso di un ragazzo che tutto avrebbe dato pur di poter sparire in quel preciso momento.

 

*me la sono inventata ovviamente, non esiste nessuna Lisah, così come gli altri abitanti... sono inventati tuuuuutti tuuuuttissimi.

** Questa cosa è un omaggi al film animato Coraline, in cui l'altra madre crea solo ciò che potrebbe impressionare la bambina, lasciando bianco e vuoto il resto del mondo.

 

Alla fine di questo capitolo, chiedo di nuovo scusa, anche per la sua cortezza, e mi rimetto al vostro parere, sperando che mi perdonerete.

Vostra

Morgana

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Capitolo 26
*** Capitolo 22: Rabbia ***


Solo piccola nota iniziale: ho cambiato l'età di Estele, da 14 a 15. Lei era nata come quindicenne, ma non so perché ho avuto un lapsus nell'introduzione e l'avevo messa quattordicenne .-. Provvederò a sistemare.

 

Per tutti voi.

 

Buio...

C'era così buio.

Un buio che non sembrava come quello della notte che cala, ma un'oscurità molto più intensa.

Densa, era quello il termine giusto.

Estele non capiva.
“Che succede?” mormorò, guardandosi attorno, ma senza vedere nulla.

Ricordava che, fino a poco prima, era immersa nei ricordi di suo padre, e poi all'improvviso pouf! Tutto svanito.

Estele”

Una voce: la stava chiamando.

Aveva un tono a metà tra il preoccupato e...l'impaurito?

Che strano” pensò “Chi mai avrebbe paura di me?”

Estele” ripeté la voce.

Pensandoci, si rese conto che essa aveva un timbro famigliare.

Ma tutto era così ovattato in quel luogo, che non veniva nemmeno voglia di pensare.

Era un luogo fatto per il riposo, non per il pensiero.

Rimaneva ancora da chiarire dove fosse, ma questo era secondario.

O forse no?
All'improvviso, un pensiero le attraversò la mente: e se quel luogo fosse stato...l'aldilà?

Sono...morta?” domandò, senza aspettarsi risposta.

No, Estele” rispose la Voce, che ormai era diventata un'entità propria per la ragazzina.

Apri gli occhi su. Non sei morta, te l'assicuro”

Aprire...gli occhi?

Ma allora quell'oscurità esisteva solo perché le sue palpebre erano chiuse?

No.

Impossibile.

Non poteva proprio essere.

O forse sì?

Alla fine, si decise a provare a fare come le era stato chiesto.

A sorpresa, sentì le palpebre schiudersi mentre la luce iniziava a mandar via tutto quel nero che aveva attorno.

Sì, decisamente non era morta.

 

Morgana, seduta accanto al letto della figlia, aspettava pazientemente il suo risveglio.

Era ormai mattina inoltrata e il sole splendeva alto nel cielo, illuminando con i suoi raggi caldi la valletta in cui sorgeva la loro casa.

Sua, dei suoi figli e, pensò con un sorriso, di suo marito.

Guardò fuori dalla finestra socchiusa, assaporando la brezza fresca e profumata che soffiava all'interno della stanzetta di Estele.

Il prato era un tripudio di colori, tappezzato da fiori ed erbe profumate sopra le quali svolazzavano farfalle colorate e api laboriose.

Poco più in là, il piccolo laghetto spandeva un riverbero argentato e un luccichio brillante, mentre il cielo terso si specchiava nelle sue limpide acque.

In lontananza, le montagne che circondavano la valle si stagliavano senza alcun timore sopra l'orizzonte, quasi come giganti gentili che presidiavano il confine.

Ancora una volta, la donna si ritrovò stupita: erano passati anni e ancora non si era abituata alla bellezza di quel luogo.

Si domandò come facessero i suoi figli ad esserlo, ma la risposta arrivò quasi subito.

Loro sono nati qui. Questa per loro è normalità”si disse.

Ma sapeva che non era solo quello, c'era dell'altro, perché, a rigor di logica, anche lei avrebbe ormai dovuto non stupirsi più.

La vera risposta arrivò rapida e amara nella mente della strega, ma fu strappata dalle sue cupe riflessioni da un mormorio alle sue spalle.

“Che succede?”
A quelle parole, una sorta di paura iniziò a farsi strada nella donna, che però cercò di tenerla a bada: era inutile farsi tante paranoie, quello che doveva succedere sarebbe successo comunque.

“Estele” chiamò piano, per paura che la sua voce tremasse.

Nessuna risposta.

“Estele” ripeté, leggermente più forte.

“Sono...morta?”

La domanda arrivò inaspettata, e le fece tenerezza: ma che stava pensando quella ragazzina?

“No, Estele” fece, una nota di divertimento nella voce tremante “Apri gli occhi su. Non sei morta, te l'assicuro”

Lentamente, vide la sua bambina (si, perché per lei era ancora una bambina) socchiudere le palpebre poco a poco, fino a che non si ritrovò un paio di occhi verdi, identici ai suoi, fissi su di lei.

“Mam...ma” pronunciò, guardandola come se la vedesse per la prima volta in vita sua.

Morgana aspettò: non disse nulla, non fece nulla, niente di niente.

Rimase ad aspettare, per un tempo che le parve quasi infinito.

“Vattene”

La voce di Estele, tagliente come non mai, ruppe il silenzio.

“Estele...” sussurrò la donna, che si aspettava una reazione del genere, ma che, in cuor suo, sperava al contempo che non fosse così brusca.

“Che cosa fai qui?” chiese.“Che cosa ci fai qui, Morgouse? O dovrei chiamarti Morgana? Perché mamma adesso mi sembra un pochetto fuori discussione. Chi sei tu eh?”
La strega rimase un secondo in silenzio, affranta.

“Sono tua madre”

“No, mi dispiace! Per quel che mi riguarda, mia madre non sei tu. Mia madre è quella donna che è stata quindici anni al mio fianco col nome di Morgouse. Lei era mia madre. Ed è morta nel momento stesso in cui ho saputo la verità!”

Dicono che le parole possano ferire più di una lama affilata.

Morgana, in quel momento, si trovò d'accordo completamente con quella affermazione: mille lame avrebbero fatto meno male.

“Chi. Sei. Tu?” ripeté la ragazza che le stava di fronte, sua figlia, seduta scompostamente sul letto.

“Estele, ti ho già detto chi...”
“NON PROVARE A PRENDERMI IN GIRO! Tu NON sei mia madre, chiaro!? Fattene una ragione! E rispondi alla mia domanda. Per una volta in vita tua, non fare la codarda e tirati via la maschera della brava mammina. Rispondimi, maledizione!”

A quel punto, esasperata e arrabbiata, anche Morgana esplose.
“Che cosa vuoi che ti dica? Cosa vuoi sentirmi dire Estele, eh? Vuoi sentirmi dire che sono un mostro? È questo che vuoi? Perché, sai, se vuoi la verità sono costretta a dirti che non è abbastanza. Non mi sento un mostro. Non lo sono. Non lo sono ora e non lo sono mai stata. Ero qualcosa di più di un mostro. Qualcosa di molto peggio. È questo che vuoi sentirti dire, no? Vuoi sentirmi dire di quanto io stia ancora male al ricordare di aver anche solo pensato di aver fatto quello che ho fatto? Bene, eccoti accontentata! Oppure vuoi che io ti dica che razza di persona orribile sia stata in passato? Perché non lo nego, oh no! Posso dirti tutto quello che vuoi sul passato. Se ti interessa, posso descriverti come io mi senta orribile, schifosa e sbagliata al pensiero di aver torturato l'unica persona che mi abbia mai amato così tanto al mondo da concedermi più di ogni numero di possibilità mai concesse. Per aver fatto soffrire l'unica persona che riusciva a capirmi, e che tuttora lo fa. L'unico che abbia sempre giustificato ogni mia azione, anche se questa gli procurava più dolore di quanto sarà mai consentito provarne. È questo che vuoi? Vuoi sentirmi dire questo?! Se è questo ciò che davvero vuoi, allora non domandarmi chi sono. Perché adesso io non sono così. E a questa domanda io non potrò fare altro che rispondere tua madre. Perché è questo che sono ora! Io ti voglio bene Estele. Voglio bene a te, ai tuoi fratelli e a tuo padre. Non riesci a sentirlo? Perché me ne starei qui se non fosse così? Eh? Rispondimi tu adesso!” finì, ansimando.

Mai, mai Morgana si era sentita così furibonda.

Estele non l'aveva mai tanto arrabbiata, ma in quel momento sentiva di poterle tranquillamente tenere testa, tanta era anche la sua di rabbia, unita al disprezzo, che sentiva di provare in quel momento.

“Io... tu...” balbettò, senza nemmeno riuscire a mettere in piedi una frase di senso compiuto.

Non gli importava degli ultimi quindici anni, era stato tutto spazzato via.

Le certezze, quello che aveva sempre creduto, si erano dissolti, volatilizzati come neve al sole davanti alla verità.

E lei era arrabbiata.

Non c'era spazio per i sensi di colpa, le gentilezze, o la ragione.

Voleva solo urlare, gridarle contro tutto quello che pensava di lei, farle capire quanto disprezzasse ogni suo singola parola, ogni singolo gesto.

Voleva farla soffrire, quanto lei aveva fatto soffrire lui.

E ancora di più.

Lo voleva.

Di colpo, si sentì stranamente calma: quella calma surreale, quella che precede la tempesta.

Strinse i pugni.

“Perché chiedi? Non lo so. Quello che so, e che ti posso dire, è che hai ragione” fece pacatamente.

La strega rimase stupita dalla risposta, ma non fece a tempo a parlare che Estele ricominciò a parlare.

“Non eri un mostro, no, definirti così sarebbe una vera scortesia per quelli come loro. Forse bestia potrebbe essere il termine adatto” ragionò, senza mai alzare la voce di nemmeno un soffio “No...nemmeno. Le bestie uccidono, sbranano, guidate dal loro istinto primordiale. L'istinto di sopravvivenza. È una cosa naturale. E invece tu... tu da cosa sei stata spinta? Sai, forse, se fosse stato per proteggere qualcuno, la cosa sarebbe quantomeno apparsa meno spregevole. Certo, sarebbe rimasta comunque una cosa... non ho nemmeno parole per definirla. Però lo sarebbe almeno sembrata. Ma non è stato così. Hai torturato papà, l'hai tenuto rinchiuso, e gli hai fatto cose che non mi sarei mai nemmeno potuta sognare che tu potessi compiere. E per cosa, poi? Potere.

In quell'unica parola, mise tutto il disprezzo che sentiva, alzandosi in piedi e fronteggiando la madre faccia a faccia, inchiodando i propri occhi nei suoi.

Morgana sentì la gola e gli occhi pizzicare mentre si sforzava di trattenere le lacrime, mentre il cuore le scoppiava di dolore.

“Mi dispiace” fu l'unica cosa che riuscì a dire.

Estele rise.

“Ti dispiace. Davvero? Che delusione, mi aspettavo di meglio da te.”

Il silenzio calò, pesante, mentre Morgana fissava Estele, che le aveva dato le spalle.

“Dimmi, ti piaceva?” sbottò la quindicenne, tornando a voltarsi di scatto vero si di lei.

“Ti piaceva sentirlo urlare dal dolore? Provavi gusto nel lasciarlo terrorizzato mentre tu pensavi ad un nuovo modo per farlo soffrire? Perché lo sai, a me non sembrava proprio che tu fossi dispiaciuta in quel momento. Semmai tutto il contrario. Anzi a pensarci bene sai cosa sembravi? Nulla. Insensibile. Ecco com'eri. Non te n'è mai importato nulla di papà, se non per i tuoi tornaconti! Perché dovrei credere che lo ami? Come posso credere che tu...che una...una come te possa provare amore? Che ci vuoi bene? Non hai mai provato niente! Niente. Di. Niente. Ed è questo che sei per me in questo momento: niente!” sputò, correndo fuori dalla stanza e sbattendo la porta.

Morgana rimase ferma per un secondo, mentre il suo cervello si rifiutava di metabolizzare le parole della figlia.

Sentì qualcuno urlare, e un'altra porta, probabilmente quella d'ingresso, aprirsi e chiudersi con violenza.

Sobbalzò per il rumore, lasciandosi cadere seduta sul letto della giovane.

Estele la odiava, non c'erano dubbi.

Il pensiero le tolse ogni rimasuglio di forza rimasta: si sentiva stanca, svuotata, priva di una qualsiasi utilità.

Sembrava che le parole di Estele fossero state quasi come un incantesimo, perché adesso si sentiva esattamente come lei voleva: nulla.

Rimase a fissare il vuoto, fino a quando non udì dei passi, ed ecco che un viso anche fin troppo conosciuto sbucò sulla soglia, cucciandosi un ditino, e fissandola con gli occhioni vispi e intelligenti.

“Mamma...” chiamò piano il bimbo.

Morgana si riscosse, e rivolse il suo sguardo sul piccolo Bran, il suo piccolo Merlino in miniatura, che la guardava.

“Che c'è bimbo mio?” domandò, la voce tremante.

“Perché stai piangendo?” domandò lui, innocente come solo un bambino può essere.

La strega si asciugò rapidamente le lacrime sul viso, anche se subito nuove presero il loro posto.

“Niente tesoro. Non è...”

Nulla. Non è nulla.

La parola si rifiutò di salire alle sue labbra.

Un singhiozzo le sfuggì.

“Ho fatto qualcosa?” domandò, avvicinandosi.

La strega scosse la testa, incapace di rispondere, chinando la testa e coprendosi il viso con le mani, lasciando scorrere le lacrime.

Cosa aveva fatto?

Estele aveva ragione, su ogni singola cosa.

Non meritava quella famiglia, non meritava amore, non meritava niente di niente, nemmeno la morte.

Sarebbe dovuta vivere da sola, per sempre, tormentandosi ed essendo tormentata.

Poteva davvero dire di amare, lei?

Con tutto quello che aveva fatto...probabilmente no.

Meritava solo...

Calore.

D'improvviso, sentì un calore avvolgerla, mentre due piccole braccia si stringevano attorno a lei.
Scostò le mani dal volto sconvolto, stupita.
“Bran cosa...?”
“Ti voglio bene mamma”.

La vocina spazzò completamente i suoi pensieri, mentre quell'amore che non credeva più di possedere le riscaldava il cuore tramite uno dei frutti di esso stesso.

Senza nemmeno farci caso, strinse anche lei il bambino in un abbraccio, aggrappandocisi come se fosse la sua unica salvezza.

“Anche io te ne voglio” singhiozzo, mentre un pensiero la attraversava, rapido.

E ne voglio anche a te...Estele”

 

*

 

Plic!

Plic!

Plic!

Estele, dopo aver lanciato l'ennesimo sassolino nel lago, sospirò rumorosamente.

“Problemi?” domandò una voce, facendola voltare di scatto, allarmata.

“Ah...sei soltanto tu...” fece, ritornando a giocherellare con le piccole rocce che c'erano ai suoi piedi.
“Soltanto? Così mi offendi sorellona” fece Silyen scherzosamente, avvicinandosi.

“Posso?” domandò, indicando con un cenno del capo il posto accanto a lei.
La ragazza annuì, spostandosi leggermente per lasciarlo sedere.

I due rimasero in silenzio per un po'.

“Allooooora” sospirò dopo un attimo “Che cosa è success...”

Non riuscì a finire.

“Tu pensi che papà e nostra madre si amino davvero?”

Il ragazzino sbatté le palpebre.

“Oh” disse solo.

“Oh? Che razza di risposta sarebbe questa?”
“E che razza di domanda sarebbe la tua?” ribatté lui stizzito.

Poi, sospirò.

“Certo, sempre che tu non abbia saputo di mamma è papà. Questo renderebbe la domanda piuttosto logica, in effetti. E dal fatto che hai detto “nostra madre” immagino che tu abbia discusso con la mamma e...beh...questo ci porta qui. Sbaglio?”

Estele lo fissò, incredula.

“Tu...tu...tu lo sapevi?”

“Sì” rispose semplicemente Silyen, guardando il lago.

“Come...cosa...io...”

“Ferma. Prima di dare in escandescenza e di darmi addosso, ascolta quello che ho da dire...va bene?”
Aspettò un cenno d'intesa prima di proseguire.
“Bene. Per prima cosa sappi che no, non me l'hanno detto loro, ma...”
“E allora come...?” lo interruppe la strega, guadagnandosi un'occhiataccia.

“Se tu mi lasciassi finire, magari. Dicevo, non me l'hanno detto loro, l'ho scoperto da solo. Insomma” spiegò, in risposto allo sguardo interrogativo della sorella “sai che sono sempre stato...come dire...appassionato?”

“Fissato”

“Fissato” acconsentì “Con la storia della magia no? E, ecco, quando leggevo della Grande Guerra, mi sembrava un pochetto strano che Morgana si fosse dissolta nel nulla. Una persona può scappare, isolarsi dal mondo, ma sparire senza lasciare traccia, come se di colpo non esistesse, direi di no. Come se non bastasse, ogni tipo di fonte che sembrava potesse darmi qualche notizia in più era introvabile. Dopo la guerra, non si sapeva più nulla di lei. E beh, ho iniziato a farmi domande e poi...ecco, ho sentito una sera mamma e papà parlare, hanno nominato Camelot e beh...ho fatto due più due. E la storia di Morgana e papà...beh, forse non i particolari, ma in generale la conoscevo” concluse lui.

“Come tutti” ironizzò Estele. “Comunque...wow. Ma già, sei sempre stato intelligente tu, immagino non sia stato troppo difficile per te scoprirlo”.

“Dimmi una cosa” continuò dopo un attimo “Perché non hai mai fatto scenate per questa cosa? Insomma, io ho dato di matto. Come fanno a non venirti dubbi?”

Lui scrollò le spalle, passandosi una mano nella chioma corvina.

“Non ne vedo il motivo”
Estele lo guardò.

“La nostra vita, la nostra intera vita, è stata costruita su una bugia, Silyen”

“Non credo che l'amore fra di loro sia una bugia. E non penso nemmeno che l'affetto di nostra madre sia falso, anzi, tutt'altro”

“Non avevano comunque il diritto di mentirci!” sbottò lei, contrariata.

“Estele, tu sei sempre stata impulsiva. Ma credo che se tu provassi a calmarti un attimo, capiresti che quel che dico dentro di te sai già che è vero. Come sai che l'hanno fatto per proteggerci. Eppure, non lo ammetti, perché sapresti che così dovresti fare i conti con i sensi di colpa perché tu vuoi bene alla mamma, e sai che la tua reazione è stata esagerata. Immagino tu le abbia fatto una sfuriata, no?” chiese, sempre col suo tono pacato.

Estele lo osservò, riflettendo un momento.

Silyen, quando parlava di cose serie, non alzava mai la voce.

Diventava improvvisamente serio, questo sì, ma non provava mai ad inferire per far valere la sua opinione.

Per certi versi, in quei momenti, ricordava molto il Merlino adulto, quello che loro avevano come papà.

Era sicuramente più maturo dei suoi appena quattordici anni, lo dicevano tutti.

Improvvisamente, la strega si vergognò, e sentì i primi sensi di colpa venire a galla.

“Le ho urlato contro” ammise “Dicendole che...” si interruppe, imbarazzata.

“Che?” la incoraggiò il fratello.

“Che era peggio di un mostro, e che per me ormai non valeva nulla”confessò.

Il silenzio calò, riempiendo il vuoto lasciato da quelle parole.

“Davvero?” sussurò Silyen “E lei come...?”
“Sono scappata via. Ma... stava piangendo”.

Lui sospirò: un sospiro lungo, carico di significato.

“Bel casino” mormorò poi.

“Già” assentì la ragazza.

Silyen si alzò.

“Io adesso devo andare, tu resta qua, ti copro io per la lezione*. Comunque, posso capire la tua reazione, ma sono certo che tu non sei cattiva Estele. La verità la sai. Devi solo, ecco, mettere da parte il tuo orgoglio, accettarla, e chiedere scusa”

Lei annuì, guardandolo poi allontanarsi.

“Ah e... Estele?” la richiamò “La mamma ti vuole bene, credimi” concluse, andandosene.

La ragazza, rimasta sola, si voltò verso il lago, poggiando il mento sulle ginocchia che teneva raccolte al petto con le braccia.

“Lo so” sussurrò “Grazie, fratellino”

 

*lezioni di magia :D

 

-Il mio cantuccio-

 

Ok, immagino che ormai mi avrete rimosso (dopo avermi insultato in aramaico antico), ma in questo periodo è stato un bel casino, tra le vacanze (sempre via) e la scuola, l'ispirazione che non arrivava e tante attività... insomma,ripeto, casino.

Spero di essermi fatta perdonare, e prometto che tenterò d'ora in poi di non mancare mai più di un mese massimo, lo giuro.

Ok, e dopo ciò...spero che il capitolo vi sia piaciuto, non so che dire, dopo tanti mesi che non scrivevo ciò ha partorito la mia mente.

Fatemi sapere, ho tanto bisogno di voi e dei vostri pareri, anche distruttivi ç_ç

va bene, vi voglio bene.

Mi ritiro.

Alla prossima, baci

Morgana

 

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