What about love

di Hey_Styles
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** I meet you ***
Capitolo 2: *** A new day. ***
Capitolo 3: *** Capitolo tre. ***
Capitolo 4: *** Capitolo quattro. ***



Capitolo 1
*** I meet you ***


<< Oggi ci riprovo. >> Ero decisa, questa volta nessuno mi avrebbe fermata. Sarei stata più attenta e più veloce in modo che nessuno si sarebbe accorto di me.

Uscii dalla mia stanza facendo molta attenzione. Non volevo svegliare i miei genitori e andai in cucina muovendomi come la pantera rosa.
Erano le sei e il grande orologio giallo della cucina batteva in pieno silenzio. Attraversai il corridoio buio cercando di non inciampare nel lungo tappeto marrone o nei mobili. Arrivai alla porta e lentamente l’aprii. Un vento freddo attraversò il mio corpo facendomi rabbrividire e dopo averla chiusa alle mie spalle guardai ancora una volta, un’ultima volta, la mia casa a due piani, con il tipico stile inglese.

<< E’ ora.>>

 Sussurrai tra me e me, con l’ansia che mi stava divorando lo stomaco, con la paura di non potercela fare.
Attraversai di fretta e furia il vialetto in pietre del mio giardino e dopo aver chiuso il cancello, guardai attentamente la strada.

 Nessun pericolo.

  Sospirai.

Londra era cambiata. Era cambiata perché non era abitata. In realtà lo era, ma non da noi, non da noi essere umani. Un giorno si aprì un varco: un grande buco nero, da cui uscirono licantropi, demoni, vampiri e zombie. All’inizio erano pochi, ma chi puo’ sfuggire alla velocità di un vampiro o di un licantropo? Chi puo’ sfuggire ad un morso di uno zombie o al bacio di un demone? Nessuno e nessuno che in quel momento si trovava a Londra è riuscito a tornare a casa. Penserete che io sono pazza ad andare lì, ma lo faccio per scappare, scappare da tutto e da tutti.

Iniziai a camminare a passo svelto lungo il marciapiede per arrivare al centro di Londra, dove alcuni miei amici mi aspettavano per prendere al metro sottomarina insieme e scappare.
Il treno ci avrebbe portato in Francia. Nessuno stato o nazione del mondo aveva aiutano noi londinesi, hanno preferito lasciarci morire.

 Vidi la metro  qualche metro più avanti a me e intravidi anche Niall che mi faceva segno di andare, andare via.
Mi avvicinai aumentando il passo quando intravidi il morso di uno Zombie sul suo braccio sinistro. I suoi capelli biondi ero scompigliati e gli occhi azzurri arrossati da delle lacrime che continuavano a scendere lungo il suo viso. Stava resistendo, aveva lottato per avvisarmi, mi stava invogliando ad andarmene, che lui stesso mi avrebbe potuto far del male. Iniziai a piangere e ad indietreggiare. Non potevo, non volevo lasciarlo, ma dovevo.
Iniziai a correre, dovevo ritornare indietro,ma molti zombie già erano usciti dalle loro tane, era troppo tardi. Girai in un vicolo e mi lasciai trasportare dalle mie gambe che correvano senza una meta precisa, poi mi fermai. Vicolo ceco.

Questo è un incubo, non sta accadendo davvero. Non ho perso il mio migliore amico e non sto per morire.

Con i pugni chiusi picchiai contro il muro che mi stava vietando la vita e mi accovacciai sulle mie gambe in attesa che la morte venisse a prendermi e fu in quel momento che qualcosa iniziò a muoversi tra i cassonetti color platino, qualcosa di nero che con molta abilità si spostava, cercando di non farsi vedere.
Mi alzai di soprassalto e cercai di capire cosa fosse. Non era di certo uno zombie.
Un’ombra nera si levò dinanzi a me, avvolta da un lungo velo nero che poi sparì lasciando intravedere un giovane ragazzo, forse qualche anno più grande, dagli occhi azzurri e il capelli scuri.


<< Ciao piccola. >> Mi sussurrò girandomi in torno e osservandomi. Non era molto alto, ma comunque avevo paura di quella figura che ora mi osservava immaginandomi sicuramente come il suo pranzo di oggi. Non mi feci molti problemi nel chiedermi cos’era, ma egli ci girò in torno chiedendomi varie volte se avessi paura di lui. 
Si. Avevo tremendamente paura di lui. 

<< Sono un demone e... mi chiamo Louis.>>
Sussurrò d'un tratto avvicinando le sue labbra morbide  al mio orecchio.
Rabbrividii a quel contatto.
Non c’era, forse, morte peggiore. Continuava a ripetere se fossi nervosa, se avessi paura. Ma io non ne avevo. Non dovevo aver paura di lui, dovevo apparire forte e testarda, ma il mio tremare non lasciava intendere la mia finta calma.
<< Non sembra>>   Sussurrò ancora.
Suffiava nelle mie orecchie facendomi rabbrividire.
Persi il controllo. Gli urlai di sparire, provavo a colpirlo muovendo le braccia, ma lui se la rideva e trovava divertente che io non lo riuscissi a colpire.
Ogni volta si dissolveva per poi apparire da qualche altra parte.
<< Mi sono stancata! >>  Urlai, soffocata, ormai ,da un pianto irrefrenabile.

Lo sentii dietro di me e sentii sussurrare il suo “anche io”.

Louis, portò il suo braccio destro intorno al mio collo, stringendolo,quasi soffocandomi.
Provai a liberarmi, ma era troppo forte per me ed io ero troppo debole.

<< La tua anima è così pura ed impaurita. Perché dovrei lasciarti andare? Sei così buona. >>

 Appoggiò le sue labbra sul mio collo e le trascinò fino alla mia guancia,lasciando una scia umida e leccando quelle poche lacrime che avevano, ancora, il coraggio di scendere lungo il mio viso.

Era arrivata la fine.

Mi stavo arrendendo, non sarei potuta scappare dalla presa di un demone,ma all'improvviso una forte luce bianca si fece strada tra i vicoli, fino ad arrivare a noi. Non riuscivo a capire cos’era. Era forte, accecò sia me che Louis che pronunciò qualcosa,qualcosa riferito agli angeli, ma non capii.

Un angelo non poteva esser venuto a salvarmi.

Caddi a terra, il demone era scomparso.

Ancora un po' incosciente aprii gli occhi e li roteai per il forte mal di testa che mi aveva colpito. Qualcuno mi si avvicinò e mi trovai davanti un ragazzo moro, alto e muscoloso. Aveva i ritratti di un cucciolo di cane e un po' di barbetta che gli spuntava sulle guance. Una luce bianca, forte, come quella nel vicolo lo avvolgeva.

<< Hey Evelyn ti sei svegliata >>
Sorrise questo ragazzo dagli occhi scuri.

Spaventata mi scostai da lui e solo dopo avermi guardato in torno capii di essere in camera mia.
Gli chiesi cosa fosse, se era li per aiutarmi. Avevo ancora paura, paura che qualcun altro potesse farmi del male.

<< Non aver paura di me. Sono il tuo angelo custode, piacere, Liam. >>
Sorrise nuovamente porgendomi la mano che io strinsi un po' incerta.
Il suo sorriso  ti ispirava fiducia, che ti faceva dimenticare le cose brutte e ti apriva un nuovo mondo luminoso.
Non ci volle molto tempo ad abituarmi alla presenza di Liam al mio fianco. Anche se mi vietava di uscire da sola, lo faceva solo per il mio bene. Ormai non riuscivo a frequentare nemmeno la scuola, ma una donna di nome Alicia, nonché professoressa di matematica, aprì la sua casa come scuola, accogliendo noi poveri adolescenti, che avevamo diritto almeno ad una vita sociale.


SPAZIO AUTRICE. 

CIAO RAGAZZI. 
QUESTA E' LA MIA PRIMA FF E VORREI LA LEGGESTE IN TANTI. CONTINUO AL PIU' PRESTO. 
FATEMI SAPERE COSA NE PENSATE CON UNA RECENSIONE. 

BACI <3

MAR.

       

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Capitolo 2
*** A new day. ***




<< Buon giorno piccola.>>

Mi sussurrò Liam in un orecchio, lasciandomi un bacio umido sulla fronte.
Aprii gli occhi per osservare il suo viso, il suo sorriso, magari per ricambiarlo,ma mi lasciai andare in un rumoroso sbadiglio,che gli provocò una risata divertita.

<< 'Giorno piccolo criceto ritardato.>>

Scherzai,prendendolo per la maglia,per farlo inclinare, per potergli lasciare un bacio dove lui l'aveva lasciato a me,prima. 
Mi alzai dal letto, quasi felice, perchè oggi, finalmente, avrei iniziato la scuola e insieme scendemmo in strada.


<< Allora...pronta per il primo giorno di scuola? >>

Fece per abbracciarmi,ma poi si fermò, fissandomi.

<< Mi sbaglio o sei aumentata di qualche centimentro? Mi vuoi superare?>>

Mi domandò facendomi la linguaccia. Abbassai il capo e non ci pensai due volte prima di colpirlo con lo zaino, per poi rincorrerlo per la strada. Ridevo io e rideva lui. La parola divertimento era una regola per entrambi. Lui aveva deciso così e ora quella parola mi invadeva la mente, come il vento di quella mattina di settembre invadeva i miei capelli biondi, non facendomi pensare a nient'altro che noi, me e Liam. 


<< Fermati depravato!>>

Urlai stremata dalla lunga corsa compiuta, fermandomi per riprendere fiato.
Liam scoppiò in una fragorosa risata, era piegato in due e quasi non riusciva a respirare. E anche se sembrava un ritardato mentre batteva la sua mano sulla sua gamba, era dannatamente bello. Era dolce e simpatico nel suo modo di fare, ma allo stesso tempo oppressivo e protettivo. Liam era Liam e nessuno poteva cambiarlo. Era come un angelo doveva essere, forse diverso da tutti gli altri, ma non potevo credere che gli angeli potessero essere così dannatamente perfetti.


Rincominciammo a camminare con passo lento verso un edificio giallo, dove all'esterno trovammo altri ragazzi. Forse erano cinque o sei,  ma sicuramente erano pochi, magari solo quelli erano rimasti. 
Arrivai al fianco di Liam, vicino quei ragazzi. Una signora sulla cinquantina, dai capelli color bronzo, corti,  ci osservò piena di pietà, incrociando le mani. Pietà? Noi eravamo lì per riprendere gli studi e di certo non avevamo bisogno della sua pietà,ma si vedeva che Liam non la pensava allo stesso mio mondo e intercettanto il mio sguardo capì cosa stavo pensando. 
Entrammo in fila, uno dietro l'altro in una stanza, abbastanza grande, con banchi e sedie, una cattedra e una lavagna. 
La signora ci fece sedere e la mia voglia di sedermi all'ultimo banco fu interrotta da Liam che mi trascino al secondo. Sbuffai e non mi opposi perchè sapevo che se lo faceva, era per il mio bene.
Spostai lo sguardo sui miei compagni che osservavano la nostra futura professoressa pieni di curiosità o almeno così davano a vedere alcuni

Un ragazzo seduto qualche banco più dietro di me, invece di osservare la professoressa che cercava attenzione da tutti, osservava me, come io in quel momento osservavo lui. Si irrigidì, rinforzò le braccia, quando notò i miei occhi verdi su di lui, distogliendo quello sguardo magnetico che in pochi secondi si era creato.
Riportai i miei occhi sulla professoressa, che intanto alzava la sedia. Forse perchè non riusciva a vederci al di là della cattedra dato che era bassa, molto bassa. 
Indossò dei grandi occhiali marroni vecchio stile, quelli che ti fanno gli occhi talmente grandi da farti sembrare ritardato. Così si poteva intravedere quell'azzuro denso dei suoi occhi, quell'azzuro che ti fa ghiacciare il sangue. Non l'azzuro dei bellissimi occhi di Niall, del mio amico, quello che porto ancora nel cuore, che non ho mai dimenticato e che non dimenticherò mai, ma quell'azzurro che ti uccide, che ti strapassa l'anima. 

<< Bene ragazzi, Io mi chiamo Milla Lab e sono la vostra nuova insegnante, sono contenta che voi giovani abbiate accettato questa iniziativa e giusto per iniziare partiamo dalle presentazioni >>

La sign.Lab ci fece alzare in piedi e pian piano iniziammo a presentarci, proprio come fanno dei bambini per iniziare a giocare, per fare amicizia.
Una ragazza si chiamava Rose. Aveva la mia stessa età: alta, magra, capelli mossi, castani e mi fece subito pensare a qualcosa di buono, per esempio il cioccolato. Dava quell'impressione. Ovunque la guardavi, qualsiasi angolazione, era dannatamente perfetta e sicuramente lo sarebbe stata anche dentro. 
Non feci molto caso agli altri quanto a quel ragazzo infondo all'aula, che continuava a fissarmi.

<< Zayn.>>

Pronunciò serio quando la professoressa gli chiese il nome e gli impose di alzarsi. Lui rimase seduto, immobile, con sguardo provocante, questa volta rivolto verso Liam, a cui il ragazzo non andava gia a genio. Il ragazzo infondo all'aula dallo sguardo magnetico non aggiuse altro e continuo a posare il suo sguardo, i suoi occhi scuri su di me ed io continuavo a fissare lui, scocciata ormai dal suo comportamento.
La professoressa dal canto suo aveva gia capito chi era la pecora nera della classe e si lascio andare in un profondo sospiro che fece intendere i suoi pensieri che nella mia testa rimbombavano alquanto rumorosi, perchè era come un libro aperto e ogni suo movimento lasciava trasparire ogni suo pensiero. 
La signora Lab continuò a parlare e a parlare, quasi quelle due ore d'incontro sembravano infinite e Liam ad ogni mio sbuffo mi ricordava il perchè eravamo lì. 

Mi ero dimenticata che la scuola era così noiosa.

Ci alzammo tutti insieme quando la professore pronunciò la seguente frase: 

"Per oggi è tutto, andate anche a casa e state attenti"

Con il sorriso sulle labbra ci accompagnò fuori e la prima cosa che mi venne in mente fu salutare Rose, la ragazza cioccolato. 
Era uscita prima di tutti e si era accomodata lungo il marciapiede aspettando qualcuno. Sicuramente aspettava i genitori.

<< Ciao, io sono Evelyn, piacere.>>

Sorrisi porgendole la mano che lei non lasciò sfuggire, stringendola con vigore.  Sorrise alla mia presentazione e non tartò lei a ricambiare e con voce contenta ripetè ciò che aveva ripetuto in classe: il suo nome. 
La nostra chiaccherata durò davvero poco perchè suo padre la venne a prendere e devo dir la verità, era due goccie d'acqua. Li avrei presi per fratelli perchè lui era alquanto giovane.

Rose abitava a soli due isolati da casa mia, avremmo potuto vederci, magari stare insieme e chiacchiaerare, ecco perchè mi aveva dato il suo numero e il suo indirizzo di casa ed io sorridende le avevo dato il mio.

<< Come mai così contenta?>>

Mi chiese Liam durante il ritorno a casa. Portò le sue braccia lungo i fianchi per poter infilare le mani nelle tasche dei jeans blu che io gli avevo consigliato di mettere. Lo sapeva che erano i miei preferiti e mi rallegrava il pensiero che lui tenesse ad una mia opinione.
La mia conversazione con Rose era stata breva ma soddisfacente, veloce ma piena. 

Iniziai a camminare all'indietro per tenere lo sguardo di Liam rivolto verso il mio volto, per tenere il suo viso davanti e non pensar di parlare da sola e solo allora mi accorsi che il suo sguardo era posato su una casa bianca che si trovava sulla nostra sinistra.
Una villa grande e spaziosa con il giardino avanti, una villa con il tipico stile inglese. 

<< Bella vero?>>

Chiesi a Liam che si era quasi dimenticato della mia presenza. Colto di sopresa quasi saltò scuotendo la testa. Si era addirittura spaventato, come se l'avessi colto in fragrante, metre rubava qualcosa. 
Mi avvicinai ad una piastrella dove c'era scritto il nome della famiglia che abitava in quella meravigliosa casa. 

Styles.

Era anche un bel cognome. 

Continuai a ripetere quella semplice parola durante tutto il tragitto. Liam era completamente distratto e non mi degnava nemmeno di uno sguardo. Era fin troppo pensieroso. 
E quando provai a parlargli sembrava cadesse dalle nubi. 
C'era qualcosa in quella casa che lo aveva reso pensieroso e avrei scoperto in qualsiasi modo di cosa di trattava. 





Spazio autrice

CIAO GENTEEE. 
ECCOMI QUA CON IL SECONDO CAPITOLO DELLA MIA FF.
ERA DA MOLTO TEMPO CHE NON CONTINUAVO E PERDONATEMI PER AVERVI FATTO ASPETTARE! 
COMUNQUE COSA PENSATE DI LIAM?
E DEL MISTERIOSO ZAYN CHE HA FISSATO PER DUE LUNGHE ORE EVELYN?
COSA PENSATE DELLA MISTERIOSA CASA E DELLA REAZIONE DI LIAM? 
CONTINUERO' AL PIU' PRESTO. PROMESSO. 
BACI. 

MAR.

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Capitolo 3
*** Capitolo tre. ***




<< Allora? >>

Domandai muovendo la mia mano davanti alla sua faccia.

<< Cos’hai? Cos’ha che non va quella casa? >>

Lui rimase a fissarmi per un po’, poi incominciò di nuovo a camminare con le mani in tasta.

<< Mah. Nulla di speciale. E’ una bella casa. >>

Rispose continuando a posare il suo sguardo su di me.

Sbuffai, sapendo che quella conversazione, almeno per  Liam  era  finita  lì.
Mi dava fastidio il  semplice fatto che lui non si fidasse di me, io l’avevo sempre fatto, perché lui non doveva? Eravamo come migliori amici e se uno di noi aveva  un problema  si risolveva, insieme.
Entrammo nel vialetto di casa, ma prima che lui potesse aprire la porta lo bloccai per una spalla.

<<  Perché non ti fidi di me? Io mi sono sempre fidata di te. >>
Pronunciai dura, senza lasciar trapelare le mie emozioni. Rimanendo impassibile, con lo sguardo fermo su di lui.
Liam mi fissò stranito ed alzò un sopracciglio.

<< In che senso? Io mi fido di te. >>

Quasi rise  pronunciando quelle parole.  Quella risata strozzata che nascondeva qualcosa, qualcosa di importante. Non mi avrebbe smarrita, portandomi fuori strada.
C’era qualcosa in quella casa che lo aveva turbato ed io avrei capito di cosa si trattava.


Mia madre al nostro rientro sbucò dalla porta della cucina sorridente e ci obbligò a muoverci perché non solo era curiosa della  mattinata che io avevo trascorso, ma anche perché era pronto in tavola.

<< Allora tesoro, racconta. Com’è la scuola? Ed i compagni? >>

Eccola che inizia con l’interrogatorio.
Aspettava ansiosa, con la testa tra le mani e gomiti appoggiati sul tavolo.

<< Mamma, come vuoi che sia? E’ una scuola, ci sono banchi, sedie ,una lavagna e una cattedra. Non siamo molti ragazzi. Ho già  fatto amicizia con una ragazza, si chiama  Rose. >>

Pronunciai sorridendo. Anche Liam sorrideva, mentre girava la forchetta nel piatto per prendere qualche spaghetto, ma l’interrogatorio non era finito, anzi era appena iniziato. 
Nello sguardo di mia madre riuscivo ad interpretare la domanda prossima, la solita  domanda che si fa ad una figlia  con curiosità, ma quello non era il momento adatto.

<< E dimmi Ev, c’è qualche ragazzo carino? >>

Sapevo che quelle paarole sarebbero uscite dalla sua bocca.
Mio padre quasi si strozzò con l’acqua che stava sorseggiando, mentre Liam si irridì posando il suo sguardo sul mio viso.
Ecco. Come sempre mia madre sapeva come mettermi in imbarazzo, io odiavo stare al centro dell’attenzione, ma per fortuna mio padre intervenne.

<< Cara, ma è solo al primo giorno di scuola, sono pochi in classe, chi vuoi che ci sia. >>

Mio padre riuscì a deviare l’argomento, ma ne aprì un altro altrettanto scandaloso.

<< La commessa del supermercato, quello rosso, lontano da qui circa 2 km e mezzo,  è stata trovata morta stamani. Si dice che un gruppo di vampiri si stia dirigendo qui, in questa zona della città o forse, già ci sono, già si sono stabiliti. >>

Liam s’irrigidì nuovamente.

<< Papà, sono aggressivi? Cioè, possono farci del male? >>

Domandai curiosa.
<< Non sappiamo di cosa sono capaci quei mostri succhia sangue. >>

Il problema, forse, era più che altro un altro: eravamo al sicuro?


Aiutai mia madre a sparecchiare e come al solito, riaprì di nuovo l’argomento ragazzi.

<< So che c’è qualcuno che ti piace, che trovi carino. >>

Mi stuzzicò con il gomito. Sorridemmo entrambe e quindi decisi di raccontarle di Zayn, dei suoi sguardi pesanti e della sua indifferenza. Della gelosia di Liam quando mi aveva posto quella domanda a tavola  e lei ascoltava  contenta, contenta  che mi stessi confidando con lei.
I miei pensieri però erano  rivolti invece a ben altro: La casa Styles.


Salii in camera, dove trovai Liam steso sul mio letto.
Non ci pensai due volte e mi buttai a peso morto su di lui,che poverino si piegò in due dal dolore. Cademmo a terra  rotolando e questa  volta fui schiacciata  io dal suo peso.
Chiusi per un istante gli occhi, quell’attimo che serve per riprendersi,e  quando li riaprii mi ritrovai il viso di Liam a pochi centimetri dal mio. Smisi di respirare e spalancai gli occhi sorpresa, mentre sentivo il  suo respiro  sulle mie labbra.

<< Forse mi dovrei alzare … >>

Sussurrò lui facendo leva con le braccia. Una volta in piedi  mi tese una mano per rialzarmi, da vero gentiluomo . Ridemmo entrambi.

<< Perché adesso invece di ridere non mi spieghi perché eri così teso per  via di quella  casa? >>

Domandai curiosa.

<< E tu raccontami dello sguardo penetrante di Zayn e della mia “gelosia “ >>

Sottolineò la parola gelosia, rinchiudendola in due virgolette immaginarie fatte con le mani.

<< Non si origliano le conversazioni altrui e soprattutto non si risponde ad una domanda con un’altra domanda. >>

Lo sentii sbuffare mentre abbassava la testa e anche sussurrare un leggero  “ che palle “.

<<  Ev, spiegami c osa ci può esser  di strano in una casa.  Era una bella casa, un bel cognome, come hai detto tu. E’ che sono un po’ stanco ,scusami, vado a riposare. >>

E andò via. Uscì dalla mia  stanza usando un movimento stanco e scocciato.

Non ti credo.


Andai a dormire verso le 10, stanca morta della lunga giornata passata.

 ENTRAI NELL’AULA E VIDI OMBRE INDISTINTE MUOVERSI VELOCEMENTE.
TRA  LORO C’ERA LA COMMESSA DEL SUPER MERCATO CHE URLAVA INVANA MENTRE UNA  DI QUESTE OMBRE LE MORDEVA IL COLLO.
UN’OMBRA SI STAVA AVVICINANDO A ME, ERA INDISTINTA, NON RIUSCINO A VEDERE LA PERSONA, I MIEI OCCHI ERANO APPANATI. L’OMBRA MI TOCCO’, URLAI.

Urlai quando mi sentii toccare. Liam urlò dopo di me.

 Era un sogno .

Liam mi tranquillizzò, non dovevo avere paura, lui era lì con me e non mi avrebbe mai lasciata, era una promessa.

<< Cosa hai sognato che ti ha spaventata  così tanto? >>

Mi chiese Liam mentre camminavamo lungo il marciapiede.  Lo guardai per un istante.
E se lo avrebbe ritenuto stupido?

<< Perché io mi dovrei fidare di te? Tu non ti sei fidato di me. >>

Lo fulminai con lo sguardo e lui nuovamente sbuffò e mi ripetè le stesse parole del pomeriggio precedente.

<< Dai fidati, ora mi racconti? >>

Mi guardò con aria da  cane bastonato, quella a cui non puoi resistere.
<< Ti odio quando fai così, Payne. >>

Ridemmo entrambi, abbracciandoci.


Entrai in classe in ritardo , ma per fortuna Rose mi aveva conservato il posto.

<< Hey ,grazie! >>
Le sorrisi e lei ricambiò ridendo.
Liam si sedette nel banco dietro di noi, mi dispiaceva  che stava da solo, ma lui al contrario era felice, felice per me.

Non so precisamente quante volte la professoressa Milla ci richiamò, parlavamo e ridevamo. Avevamo molto in comune.

Sentivo di nuovo i suoi occhi addosso.

Mi girai verso l’ultimo banco, quello dove lui era seduto l’ultima volta. Era di nuovo lì ad osservarmi.
Lo fissai. Lui s’irrigidì come l’ultima volta, contrasse la mascella e irrigidì i muscoli delle braccia.
Sbuffai.

<< Campanella ti amo. >>

Sussurrai quando il suo rumore invase la classe e le nostre orecchie.

<< Evelyn, ti va di fare algebra  insieme oggi? >>

Annuii contenta al solo pensiero di cambiare case, di passare un po’ di tempo con persone nuove. Ovviamente Liam non era invitato.

<< Abito in via 24 Garden, è una casa grande e bianca con un prato verde. Ci vediamo oggi, ora scusami, vado di fretta, devo scappare! >>

Mi diede un frettoloso bacio sulla guancia e poi corse via con alcuni libri in mano che non era riuscita a mettere nello zaino.

Via 24  Garden, è la via della casa bianca, quella che ha sballottato Liam…

Ormai ero rimasta solo io  in classe ,insieme a Liam ch emi aspettava sotto l’arco della porta e Zayn, ancora intento a fissarmi.
Una penna mi rotolò via, vicino al banco di sguardo magnetico, che io avevo involontariamente soprannominato.

<<  Scusami, ti dispiace prenderla? >>

Mi girai per posare il quaderno nello zaino quando sentii la penna posarsi con violenza sul mio banco, con la mano del ragazzo sopra.
Il suo palmo era schiacciato contro il banco, era dietro di me e lo sentivo il suo respiro caldo sul mio collo.  Mi girai per ringraziare, ma era di nuovo lì. All’ultimo banco, sorridente. Alzò una mano in segno di saluto, che io ricambiai ridendo.

E’ veloce.

Pensai mentre abbandonavo la  classe e raggiungevo Liam.

Forse fin troppo.

<<  Liam oggi vado a casa di Rose, studiamo algebra. Tu non sei invitato ovviamente. >>

Risi nel dire l’ultima frase. Lui accompagnò quel sorriso, e concluse con un “ va bene, ma ti accompagno io.”

Ecco, bastava solo che mi accompagnasse lui.


Dopo una buon ora di interrogatorio, mia madre mi lasciò andare da Rose, ma avevo sempre Liam alle calcagna. Dovevo liquidarlo in qualche modo.

<< Liam… senti, la  casa è proprio qui vicino, non ce n’è bisogno. >>
Ma lui no, insistette. Dovevo trovarmi un altro piano.

Arrivammo ad una  casa verde, sempre in via 24 Garden.

Perfetta.

<< Liam siamo arrivati, grazie. >>

Gli stampai un bacio sulla guancia e ci salutammo, feci per entrare nel giardino della casa verde, ma appena Liam girò l’angolo,  attraversai la strada per arrivare alla strada bianca.
Avevo solo un dubbio: la casa era di proprietà della famiglia Styles, ma Rose faceva di cognome NewLand.
Entrai nel giardino e suonai il campanello in ferro. La porta di legno di ciliegio si aprì. Davanti avevo una ragazza della mia età, un po’  bassina , magra, con lunghi capelli neri. Dietro di lei a sua volta apparve una bambina dai lunghi capelli biondi, avrà avuto 3 anni, e poi un ragazzo alto e dai capelli ricci scese di corsa le scale e arrivò di corsa alla porta.

<< E tu chi saresti? >>

Mi domandò questo ragazzo dagli occhi verdi, non come i miei, come lo smeraldo, uno smeraldo brillante.
Rose arrivò di corsa  alle loro spalle.

<<  Eeev! >>
 
Urlò saltandomi addosso. Poi si ricompose presentandomi a quelle altre 3 persone.

<< Harry lei è Evelyn, la mia compagna di scuola, Evelyn loro sono Harry, quella è la piccola Hope e invece lei è Chantal, ha la mia età. Siamo fratellastri perciò sulla porta hai letto Styles che è il cognome di Harry e non NewLand. >>

Sorrisi a tutte quelle presentazioni.
Harry mi porse la mano.

<< Sono lieto di conoscerti. >>
 
<< Siamo in due allora. >>

Entrambi ridemmo e il suo sorriso poteva davvero fare invidia chiunque. 

 

SALVE RAGA, GRAZIE PER AVER LETTO IL MIO III° CAPITOLO. lo so ci ho messo molto, ma quell'intelligente di mia sorella non facendola a posto mi cancellò tutto. grr. Cosa pensate di questo capitolo? Cosa pensate di Zayn e della sua velocità? E del sogno di Evelyn? Cosa pensata di rose e della sua famiglia? Ci vediamo presto, lasciate delle recensioni, baci. Mar.

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Capitolo 4
*** Capitolo quattro. ***


Rose mi fece accomodare e mi portò in camera sua tirandomi per un braccio.
<< L’amico tuo non è venuto? >>
mi chiese con aria antipatica, che mi aveva dato altamente fastidio.
<< L’amico mio ,si chiama Liam e non è venuto perché aveva un impegno. Non credevo volessi che venisse anche lui. >>
Sorrise, ma uno di quei sorrisi nervosi. Scosse la testa ripetute volte prima di chiedermi se volessi iniziare.  Algebra era facile, almeno per me. Ho sempre amato la matematica,ma Rose non sembrava capirci molto. La mia spiegazione sulle funzioni fu interrotta da Chantal che entrò nella camera senza bussare.
<<  Rose , Harry non trova il suo spazzolino, ‘che l’hai visto? >>
Entrambe sorrisero alle sventure del fratello. Chantal aveva degli occhi col cielo, un azzurro abbastanza chiaro. Mi rivolse un sorriso un po’ imbarazzato. In effetti la stavo fissando e potevo capire il suo imbarazzo.
<<  Chantal,me la vedo io con Harry, fai un po’ di compagnia a Ev...torno subito. >>
Chantal si buttò sul letto a peso morto e iniziò a riempirmi di domande.
<< E’ bello il mio fratellastro vero? E’ da molto che abiti da queste parti? Quanti anni hai? >>
Sorrisi per non sembrar scortese.
<< Harry, se ho capito bene come si chiama, è carino…Abito qui da quando a Londra si è aperto il varco, e ,come ben sai,  per finire, ho 17 anni, la tua età… >>
Sorrise ed io ricambiai.
<< Io non ho precisamente 17 anni… >>
Aveva iniziato a parlare quando Rose spunto’ sorridendo dalla porta interrompendo la frase della sorella.
<< Eccomi qua! Ev,Chantal compierà 18 anni tra poco, quindi è più grande di noi, ma di poco.Verrai alla festa? >>
 Mi chiese gentilmente.
Le osservai un po’ stupita. Rose mi conosceva da soli 2 giorni ed era così calda nei miei confronti.


<< Adesso hai capito cosa sono le funzioni? >>
Le chiesi dopo un’ora estenuante  di esercizi.
Lei annui contenta e insieme scendemmo al piano di sotto per mangiar qualcosa.  Harry ed un signore erano seduti sul divano a guardare la tv,doveva essere il padre.
<< Tom, lei è Evelyn, Evelyn lui è il mio padre adottivo. >>
L’uomo mi strinse la mano con vigore e mi sorrise: aveva lo stesso sorriso di Harry.
Era alto,con le spalle larghe, i capelli castani e gli occhi scuri.
Harry mi porse del succo d’arancia e mi invitò a sedere sul divano. Rose mi seguì e osservò ogni movimento del fratello. Appoggiai il  bicchiere sul tavolino, quando mi accorsi che si erano già fatte le 7.
<< Rose io devo andare, i miei si potrebbero preoccupare … >>
Sospirai alzandomi dal divano.
<< I tuoi genitori o Liam? >>
Mi sorrise con aria divertita. Harry ascoltava molto attentamente ogni mia parola..
<< Diciamo entrambi. >>
Ricambiai la risata.
Mi accompagnarono alla porta d’ingresso ed Harry fu davvero gentile nell’accompagnarmi fino fuori casa.
Era già buio e l’idea di tornare a casa da sola, al buoi, con quella famiglia di vampiri in giro mi metteva paura.
<< Se vuoi ti accompagno. Si vede che hai paura, basta guardarti. >>
Rise divertito dalla cosa.
<< Sei davvero gentile Harry, ma non voglio darti fastidio e poi i tuoi si preoccuperebbero. >>
Non mi diede retta. Avvisò i genitori ed uscì con la  giacca, chiudendo la porta alle sue spalle.
<< Sei un tipo testardo. >>
Sorrisi imbarazzata.
<< Abbastanza. >>
Ricambiò il sorriso e riuscivo ad intravedere le sue bellissime fossette che si formavano ogni volta che mostrava i suoi denti bianchissimi.
<< Quanti anni hai ? >>
Gli chiesi con gentilezza, mentre camminavamo lungo il marciapiede,verso casa.
I lampioni illuminavano poco, la luce era fioca per la nebbia che iniziava a scendere. L’aria si era fatta più umida ed inquietante.
<< Secondo te? >>
Mi chiese facendo il misterioso, non togliendo mai il suo bellissimo sorriso dal volto.
<< Mh...ottantacinque. >>
Scherzai, affondando il mio viso nella sciarpa. Iniziava a far davvero freddo.
Lui rise e la sua risata era calda, e ti faceva star bene.
<< Ci sei andata vicina, ma ne ho 19. >>
Sorrise ancora.
<< Siamo arrivati Harry. >>
Lo invitai ad entrare, ma rifiutò. Mi abbracciò prima di andarsene. Era caldo e non mi sarei ma staccata da lui, però, Liam interruppe quel momento.
<< Evelyn. Potevi tornare anche più tardi,sai. >>
Con tono duro si avvicinò vero me ed Harry. Il nostro abbraccio s’era sciolto.
Salutai Harry e lui se ne andò con passo svelto verso via 24 Garden.
Entrai in casa e il calore mi avvolse, come le domande di mia madre su Harry.
<< Lo sai che quel ragazzo è davvero carino? Chi è? Un compagno di classe?  >>
Mio padre sbuffava dal salotto e faceva finta di tossire, mentre Liam, appoggiato allo stipite della porta mi osservava  innervosito.
<< Mamma, è solo il fratello di Rose. E’ stato gentile nell’accompagnarmi, stop. Fine. >>
<< Solo il fratello di Rose e nient’altro? >>
<< Si. >>
Finalmente l’interrogatorio era finito. E pensare che me lo sarei subito ogni giorno.
Credevo che Liam, fosse sicuramente steso sul mio letto, per farmi una predica, come sempre. Ma mi sbagliai. Questa volta non c’era.

“ Fammi sapere se gradisci la mia compagnia domani mattina, se no fatti accompagnare da Harry. -Liam.”

Mi aveva lasciato un biglietto sul cuscino, scritto in penna blu…la mia preferita. Era geloso, lo sapevo.
Scrissi anche io un biglietto e lo infilai sotto la porta della sua stanza.

Non potrei mai sostituire il mio Liam. –Ev.”

Aspettai fuori la stanza di Liam una risposta. Vidi un foglietto passare e subito l’aprii con impazienza.

“Oggi non hai avuto problemi nel sostituirmi. Non fare la lecchina. –Liam ”


Mi aveva dato della lecchina?

“ Non sto facendo la lecchina. Ti sto dicendo solo che Harry è stato gentile nell’accompagnarmi a casa. Preferivi tornassi da sola? Al buoi? Con la nebbia? Non potrei mai sostituirti!-Ev ”

Infilai il bigliettino sotto la porta.


“ Non mi piace Harry. –Liam”

Non persi tempo nel rispondere.

“ Non lo conosci Lì. Credimi, è un bravo ragazzo, ma ti prometto che non accadrà più va bene? Gelosone! – Ev.
Ps. Perché continuiamo a firmarci ? ”


La sua risposta arrivò subito.

“ Non sono ‘geloso’. Mi preoccupo tutto qui. –Liam
Ps. Non lo so, ma è bello. ”


Risi e poi gli diedi la buona notte a voce. Ma prima che potessi andarmene uscì dalla stanza e mi abbracciò.

<< Sono il tuo Liam? >>
Mi sussurrò con aria dolce.
<< Si. >>
risposi sorridendo e stampandogli un bacio sulla guancia.       


  Mi scuso per l'imminente ritardo. Ho abbandonato per un lunghissimo periodo efp e solo oggi me ne sono ricordata e mi è venuta la voglia di continuare. Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Baci, Mar.

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