A Piece of Memory
“Albus?” Chiamò
lei con
gli occhi semichiusi. I passi lenti e cadenzati del ragazzo la
cullavano
dolcemente.
“Mmm?”
“Cos’è
successo dopo che sono svenuta?” Lui aprì la bocca
per risponderle, ma la
ragazza scosse piano la testa. “Mostramelo”.
“Non
penso sia una grande idea, sai? Ti sei appena svegliata da uno
svenimento
causato dall’uso esagerato dei tuoi poteri”.
“Ricevere
qualche minuto di ricordi non mi affaticherà. È
naturale come respirare per
me”. Specie quando si tratta dei
tuoi di
ricordi. Non potè far a meno di aggiungere nella
sua testa. La sua mente… la sento
sempre così vicina,
come se volesse sempre farsi leggere da me…
Scosse
il capo per scacciare quei pensieri. Erano veri, ma la spaventavano.
“Sicura
di star bene?”
“Benissimo”.
Lo rassicurò con un sorriso.
È
così carino a
preoccuparsi.
Eh?
Ma
cosa sto pensando? ..lo svenimento, sicuro.
Sono
ancora annebbiata.
“Avanti
fa vedere”.
Lui
sorrise sollevando gli occhi al cielo. “Ai suoi ordini,
miss”.
Guardare
i ricordi di un’altra persona era sempre
un’esperienza interessante: era
diverso da un pensatoio, in cui si veniva proiettati fisicamente nei
ricordi di
qualcun altro. Il modo in cui lei leggeva le memorie altrui, la faceva
entrare
nella testa della persona in questione e le mostrava tutto attraverso i
suoi
occhi e filtrato dalle sue emozioni. Era un’esperienza
decisamente meno
oggettiva e sempre molto intensa. In ogni caso leggere i ricordi di Al,
quei
particolari ricordi di Al, la scombussolò parecchio. C’è tutta la differenza del
mondo tra il vedere ricordi in cui tu non
sei presente e leggere le memorie di chi ti ha vista svenire tra le sue
braccia.
***
Albus
alzò lo
sguardo per posarlo sulla porta che si apriva lentamente e la
fragilità che
Daria emanava in quel momento lo sorprese. Era evidente quanto, dietro
quell’espressione forzatamente controllata, la ragazza stesse
in realtà
soffrendo e fosse sfinita.
Per
questo, il
suo svenimento non lo colse impreparato: nel momento in cui le forze
l’avevano
abbandonata, lui era già in piedi, un braccio teso a
sorreggerla.
Il
respiro caldo
della Serpeverde sulla sua camicia lo riempì di sollievo:
era solo svenuta. Poi
preoccupazione: cosa le era successo?
La
cosa migliore da fare per il momento è, probabilmente, farla
stendere. Non
fece, però, in tempo nemmeno a pensare di spostarsi. Suo
fratello James gli fu
addosso in un secondo. Agitato e preoccupato, non sembrava riuscire a
fare
nient’altro se non chiamare invano la ragazza.
“Così
non aiuti,
Jam”. Anche Rose si era avvicinata a loro e, nonostante
l’espressione della
ragazza fosse filtrata dal giudizio personale di Al, Daria ebbe la
certezza che
qualcosa non andava nell’amica. Certezza confermata
dall’occhiata con cui gelò James
qualche secondo dopo.
Al
era troppo
concentrato su di lei per notarla, ma Daria, dietro
l’aggressività, vi lesse un
panico dilagante e totalizzante. L’atteggiamento di Rose
mentre studiava le sue
condizioni e spiegava seccamente la situazione, non fecero che
accrescere la
sua preoccupazione. Rose?
Cos’hai? Cosa succede?
“D’accordo.
Quindi come l’aiutiamo?”a quella frase la sorpresa
vinse la preoccupazione:
Albus non aveva riservato nemmeno un pensiero al fatto che il suo corpo
potesse
succhiare l’energia altrui. Non si era stranito,
né era rimasto perplesso. Non
ci aveva proprio pensato. Possibile
che gli importasse davvero solo ed
unicamente trovare un modo per farmi stare meglio?
Poi,
ancora più
sorprendente, l’ondata di sollievo che invase la mente del
ragazzo mentre si
rendeva conto di poterla aiutare e la soddisfazione nel realizzare di
essere
forse l’unico in grado di farlo.
Nemmeno
Albus
sembrava sapere da dove l’ultima emozione venisse fuori, ma
non si preoccupò di
indagarne le origini e Daria, per quanto curiosa, non poté
scoprire nulla di
più.
Il
Grifondoro
poi la sollevò, prendendola completamente in braccio, invece
che continuare a
limitarsi a sorreggerla.
“ah
bene, allora
te l’affido”. Non sollevò lo sguardo
sulla cugina, troppo intento a posizionare
meglio Daria tra le proprie braccia, e realizzò che se
n’era andata solo quando
sentì la porta sbattere.
Quando
ebbe
sistemato l’amica in una posizione che riteneva abbastanza
comoda, si sedette
su una delle sedie poste vicino al muro, e solo allora distolse
l’attenzione
dal corpo inerme tra le sue braccia notando per la prima volta tutte le
persone
che lo circondavano.
Dovevano
essersi
radunati attorno a loro quando Daria aveva perso i sensi. Sui loro
volti Al
poteva ancora leggere le tracce della preoccupazione e un sorriso gli
sorse
spontaneo alle labbra.
Era
una reazione
normale, non preoccuparsi a morte per quella strana Serpeverde era
impossibile.
È
una condizione inevitabile. Se degna qualcuno della sua attenzione e
gli
permette di conoscerla almeno un po’, è
semplicemente impossibile che non le si
affezioni e non inizi ad ammirarla. E io ne so qualcosa.
L’affetto
e la
dolcezza presenti in quei pensieri la sorpresero, quanto il realizzare
che per
Al dovevano essere qualcosa di scontato e banale, se non aveva opposto
resistenza al mostrarle quei ricordi. Daria, allora, non
poté fare a meno di
sentire un intenso calore scaldarla dentro e comprese quanto la
situazione
fosse reciproca. Voleva davvero molto bene a quel ragazzo dagli occhi
sinceri.
Almeno quanto lui ne voleva a lei.
“Quindi
ora che
si fa?”
“Penso
che
dovresti comunque portarla al suo dormitorio. Ha bisogno di un buon
riposo e,
per quanto non abbia dubbio che le tue braccia siano confortevoli,
credo che il
suo letto sia la scelta migliore”.
“Lily
ha
ragione. Devi assolutamente portarla in braccio fino al suo
dormitorio”.
Commentò James mentre un largo ghigno prendeva possesso del
suo volto. “Oserei
dire che dovresti tenerla stretta finché non si
sarà svegliata e coccolarla
fino a che non starà meglio”.
Al
sbuffò
esasperato e Daria si sentì in perfetto accordo con i
sentimenti del ragazzo.
Questa
storia sta diventando estenuante. Fu il
pensiero di entrambi. “Non pensi che sia ora di piantarla? Le
voglio bene a la
rispetto, ma non sono innamorato di lei e so che la cosa è
reciproca. Siamo
amici! Non può bastare?”
“Bastare?
Che
assurdità è mai questa? Perché dovrei
volerti come suo amico se è già il mio ruolo? No, no. Voi due dovete
innamorarvi”.
Lily
posò una
mano sul braccio del fratello maggiore e gli sorrise condiscendente.
“Sì James
hai ragione. È evidente che starebbero bene assieme e sono
certa che lo
sappiano anche loro. Non lo ammettono solo perché sono
troppo timidi”.
“Certo
che ho
ragione io. Ho sempre ragione io. Mi fa piacere che anche tu te ne sia
accorta,
Lils”.
“Ora
però non
pensi che sia il caso di lasciar andare Al? Non combinerà
mai niente, se non li
lasciamo soli”.
Sul
viso di
James comparve un largo ghigno soddisfatto e malizioso.
“Bene, fratello. Ti
affido la mia migliore amica. Abbine cura”.
Albus
scosse il
capo con un misto di divertimento ed esasperazione, poi si
alzò dalla sedia con
una certa difficoltà. Cercò Scorpius con lo
sguardo, voleva dirgli che si
sarebbero rivisti in Sala Comune e, solo in quel momento, si rese conto
della
sua assenza.
Dove
si sarà cacciato? Non mi ero accorto che fosse uscito. Scosse il capo, perplesso, poi si rivolse a Dave.
“Tu vieni?”
Prima
che il
ragazzo di colore potesse rispondergli, Lily gli posò una
mano sul braccio.
“Non avevi detto che quel bolide potrebbe averti slogato il
gomito? Forse è
meglio se vai a farti controllare in infermeria.” Concluse
con un sorriso
malandrino.
Albus
sospirò:
il danno era fatto. James si voltò in un secondo verso il
Serpeverde. “Sì. Devi
assolutamente
andare in infermeria”.
Dave
annuì mestamente,
al tono minaccioso di James, poi gli rivolse un sorrisetto di scuse,
che aveva
un po’ troppo di divertito per sembrare veramente di scuse.
Tutti
gli altri
Serpeverde, così come Chris, erano andati via poco dopo
essere stati
interrogati, quindi la defezione di Dave significava che avrebbe dovuto
fare la
strada da solo. Non che la cosa gli desse fastidio.
Lanciò
un’occhiata perplessa alla sorellina. Chi
la capisce è veramente bravo. Un
minuto prima pare volermi aiutare e quello dopo sembra la copia,
più sveglia,
di James.
Daria
era
d’accordo con il suo stupore, sperava solo che Lily non fosse
veramente dalla
parte di James, perché in tal caso sarebbe stata una
minaccia molto maggiore.
“Comunque
Al” Lo
fermò Dave, prima che potesse varcare la porta che il
fratello stava tenendo
aperta per lui. “ In Sala Comune dovrebbe esserci Moira.
Aveva detto che
aspettato nostre notizie da lì. Penso che anche lei come
Rose saprà come
prendersi cura di Daria. Ah la parola d’ordine è
Basilisco”.
“Grazie,
Dave.
Ci vediamo dopo, ragazzi”
“Tranquillo,
Albie. Non c’è fretta. Prenditi tutto
il tempo che vuoi”.
Questa
storia costituisce un vero e
proprio missing moment, una sorta di fanfic della fanfic.
L’avevo scritta,
mentre scrivevo il capitolo 12, ma ho deciso di non pubblicarla come
parte del
capitolo perché trovavo che lo appesantisse e che
presentasse incongruenze: Daria,
per com’è fatta, se avesse saputo del
comportamento strano di Rose dopo il suo
svenimento, si sarebbe messa subito in contatto con lei e chi ha letto
il cap
12 sa che non va così. Per questo avevo scelto di eliminare
il pezzo e non
avevo nemmeno intenzione di pubblicarlo qui, ma sono stata caldamente
invitata
a pubblicarlo e non ho intenzione di dire da chi (cof cof Lutea Eos cof
cof).
Perciò eccolo qui, spero che vi piaccia.
Un
bacio,
AiraD
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