Sleep, my friend, and you will see that dream is my reality

di BornOfVengeance
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Waiting for you ***
Capitolo 2: *** Guitar ***
Capitolo 3: *** Love, Lust, Dreams ***
Capitolo 4: *** Only a question... ***
Capitolo 5: *** Fuck Time! ***
Capitolo 6: *** The Unnamed Feelings ***
Capitolo 7: *** Date ***
Capitolo 8: *** Hey Baby! ***
Capitolo 9: *** Emotions ***
Capitolo 10: *** Come back to me, it's almost easy ***
Capitolo 11: *** Bully ***



Capitolo 1
*** Waiting for you ***


Waiting For You

Ero eccessivamente emozionato e teso, non lo vedevo da troppo tempo e questo mi faceva stare davvero malissimo, tutto ciò che mi era stato concesso in un anno erano state circa tre telefonate poco più lunghe di dieci minuti e credo sarebbe inutile dire che non erano bastate a tenermi buono per tutto il tempo che eravamo stati lontani, ma finalmente quel giorno lui sarebbe tornato da noi, sarebbe tornato a comporre come un tempo si sperava. Sapevo che Lars non gli avrebbe dato tregua e che James non sarebbe rimasto a guardare mentre veniva insultato, lui avrebbe risposto e non ci sarebbe stata pace almeno per i primi tempi, ma io ero fiducioso, ero sicuro che, anche se non sapevo quando, i Metallica sarebbero tornati quelli di un tempo, saremmo stati di nuovo uniti ed io sarei potuto tornare a guardarlo da lontano come un tempo, ma in quel momento non dovevo espormi troppo, io ero neutrale in questa storia e non volevo litigi con nessuno. Io, Bob e Lars aspettavamo in cucina, il tempo mi sembra infinito, non volevo più aspettare, dopo un anno che cosa si aspettavano? Che non mi sarei dimostrato felice di rivedere James? Stronzate! Non facevo che torturarmi le mani e muovere nervosamente le gamba immerso nei miei pensieri, non eravamo mai stati lontani per così tanto e mi sentivo nervoso, poi smisi di fissare il tavolo e, alzando lo sguardo, vidi che Lars mi fissava come per dirmi “che intenzioni hai?” era uno sguardo un po’ truce, ma feci finta di non notare nulla di diverso dal solito nei suoi occhi e continuai a torturami, sia dentro che fuori. In un attimo mi apparve una scena di qualche anno prima, chiara come se la stessi rivivendo, la prima volta che vidi James, il giorno dell’audizione per il nuovo chitarrista. Lui era giovane, bello, mi fissava con quei suoi occhi profondi nei quali posso tutt’oggi perdermi, era alto e snello e aveva i capelli lunghissimi e più chiari. Quando si presentò per un momento credei che sarei potuto svenire in quell’istante, dissi il minimo indispensabile per cercare di non fare una figura orrenda...e, quando mi annunciarono che ero nella band, mi venne spontaneo alzarmi in punta di piedi ed abbracciarlo, venendo subito ricambiato. Fra di noi c’era stato solo un bacio, dopo un concerto. Io ero entrato nella sua camera dell’albergo dove alloggiavamo per chiedergli indietro lo shampoo che gli avevo prestato, lui mi aveva preso per i fianchi e aveva avvicinato il suo viso al mio, come se fosse la cosa più normale del mondo, poi mi aveva guardato con dolcezza e mi aveva ridato lo shampoo, dicendo solo “a domani” prima che io uscissi. Dopo non ne parlammo più, forse lui s’era pure dimenticato di quella breve esperienza. A risvegliarmi dai flashback furono il suono della maniglia che si abbassava seguito dal cigolare della porta che si apriva, alzai la testa di scatto, e fu in quel momento che James varcò la soglia, come se stesse aspettando che io lo guardassi per entrare nella stanza. Non appena fu dentro io non riuscii più a trattenermi, mi alzai di scatto e gli corsi incontro, abbracciandolo e cercando di ricacciare indietro le lacrime. Lui ricambiò l’abbraccio e quando mi guardò una lacrima scivolò via da un occhio, lui l’asciugò e vidi che anche i suoi occhi si erano fatti umidi, poi tornò ad abbracciarmi, sussurrandomi un “Hey” appena accennato all’orecchio.

<< Come ti senti? >>
<< Adesso sto molto meglio Kirk >>

Poi si separò da me e andò ad abbracciare Lars e Bob che gli sorridevano, Lars sembrava davvero contento di vederlo, lui era così, teneva sempre un mucchio di rabbia dentro, ma voleva troppo bene a James per ignorare il suo ritorno dopo un anno che non si vedevano. Parlammo un po’ della riabilitazione e di come ce l’eravamo cavata noi mentre lui era in clinica, poi tornammo sul sentimentale mentre non facevo che guardarlo, sperando di non avere un’espressione troppo assurda in viso.

<< Ragazzi mi siete mancati tanto >>

Disse proprio mentre spostava lo sguardo su di me.

<< Anche tu mi sei mancato, senza di te non è la stessa cosa >>

Dopo le mie paroline sdolcinate Lars tornò a guardarmi con la stessa espressione con cui mi aveva guardato qualche minuto prima. Non potevo farci niente, provavo a trattenermi ma proprio non ci riuscivo, lo amavo e mi era mancato tantissimo, l’ultima cosa che volevo fare era trattenermi con lui. Era già deciso che per quel pomeriggio non avremmo provato, avremmo iniziato il giorno dopo, quel pomeriggio era solo per parlare, raccontarci novità, storielle a caso e anche se sembrava impossibile arrivammo alla sera solo parlando. Dopo cena James, Lars e Bob andarono a letto, io invece non avevo per niente sonno...anche se ero stato felicissimo di rivedere James, col calar della sera venni preso dalla malinconia pensando al bacio che non era mai stato chiarito e discusso, pensavo alle occhiatine che certe volte James mi mandava e che mi facevano tanto illudere che per lui potessi essere qualcosa in più di un amico, pensavo a come ci muovevamo sul palco, a come certe volte lui veniva a punzecchiarmi mentre suonavo, a tutti i momenti che avevamo condiviso insieme, felici o tristi che fossero, lo conoscevo da vent’anni e la fiamma non si era mai spenta. Molte volte mi chiedevo come fosse stato possibile che lui mi avesse folgorato così intensamente da far resistere ciò che provavo per lui per vent’anni...certo, non è che fossi rimasto con le mani in mano, mi portavo a letto gente sconosciuta e per qualche tempo avevo frequentato una ragazza, ma nulla di ciò era stato abbastanza forte o abbastanza importante da farmi dimenticare James. Mentre me ne stavo seduto su un divano a pensare e a rattristarmi sempre di più, ecco che sentii due mani forti che si appoggiavano sulle mie
spalle, facendomi sobbalzare, quando mi girai a guardare James stava già sorridendo e poco dopo venne a sedersi accanto a me.

<< Bene Kirk, ora che Lars non è qui puoi dimostrarmi liberamente il tuo affetto >>

Non me lo feci ripetere due volte,  mi slanciai verso di lui abbracciandolo come un disperato, nascosi il viso nell’incavo del suo collo ed iniziai a piangere come un deficiente, tremando e singhiozzando come non avevo mai fatto. Anche lui mi stringeva forte ed ero sicuro di averlo sentito mentre tirava su con il naso, lui faceva sempre il duro, ma in verità era davvero sensibile, ci stringevamo come se io fossi la sua ultima speranza e lui la mia, non riuscivo a separarmi da lui e smettere di piangere. Riuscii a guardarlo in faccia solo un quarto d’ora dopo, quando le lacrime erano cessate e i miei occhi somigliavano a due pomodori.

<< Perdona il mio sentimentalismo, ma mi sei mancato tantissimo >>
<< Anche tu, io non devo perdonarti nulla, sei tu che devi perdonarmi per averti mollato qui con Lars che inveiva contro tutto e tutti >>
<< Non è stata colpa tua >>

Rimase a guardarmi per qualche secondo, poi avvenne tutto come diciassette anni prima, solo che furono le sue mani ad avvicinare il mio viso al suo e, forse, furono le mie labbra le più ansiose a sfiorare quelle dell’altro. Ci baciammo per circa un quarto d’ora, nessuno dei due volava saperne di smettere, me quando ci decidemmo a separarci, decisi che non avrei fatto lo stesso errore due volte.

<< Dobbiamo aspettare altri diciassette anni per rifarlo e non parlarne più? >>
<< No Kirk, hai ragione, ma avevo paura che tu...>>
<< Che io?? >>
<< insomma che tu non mi amassi e che ci fossi rimasto male la prima volta >>
<< Voglio che tu sappia che per quei pochi secondi io sono stato l’uomo più felice sulla terra...e che ti ho sempre amato >>
<< Anche io ti amo >>

Disse in un sussurro, avvicinandosi nuovamente alle mie labbra per farle incontrare con le suo. Non sapevo come sarebbe andata con la band, come sarebbe andata fra lui e Lars, ma non mi importava più di nulla, volevo solo passare la mia vita con lui, nonostante tutto quello che ci sarebbe accaduto. L’unica certezza che avevo in quel momento era che io e lui saremmo durati, saremmo andati sempre avanti senza guardarci indietro, e avevo ragione.


Bene cari futuri lettori, spero che la prima One-Shot vi sia piaciuta e che continuerete a seguire la mia raccolta! Buona giornata a tutti.
BornOfVengeance

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Capitolo 2
*** Guitar ***


Guitar

Pioveva a dirotto e la cosa peggiore era che fino a cinque minuti prima il sole splendeva alto, non c’erano state avvisaglie di mal tempo ed io non avevo l’ombrello. Mi trovavo in spiaggia a pensare, come facevo sempre quando all’interno della mia testa si creava un ingorgo fra i pensieri che mi perseguitavano. Corsi il più velocemente possibile per raggiungere la strada e ripararmi nel primo posto che mi fosse capitato a tiro. Scelsi di entrare in un posto vicino che mi era anche familiare, il negozio di articoli musicali. Lì passavo gran parte dei miei pomeriggi e sognavo di potermi permettere una chitarra nuova e migliore di quella che avevo già, ma a diciotto anni non avevo ancora un lavoro e non sempre era possibile fregare i soldi ai miei genitori. Non appena fui entrato mi diressi all’angolo delle chitarre ed iniziai a guardarle, deliziandomi gli occhi. Avrei potuto passare una giornata intera a fissare e provare ognuna di quelle chitarre. Dopo poco mi decisi a provare una Les Paul su cui avevo messo gli occhi da un po’ di tempo, così attaccai le cuffie ed iniziai a suonare la prima melodia che mi passava per la mente. Circa un quarto d’ora più tardi, mentre suonavo ancora la chitarra che avevo preso, apparve un ragazzo che non avevo mai visto in quel negozio prima di quel momento, era alto, molto magro e aveva dei lunghi capelli biondi che gli arrivavano fin sotto le spalle. Si guardò un po’ intorno, poi il suo sguardo cadde su di me ed iniziò a fissarmi insistentemente, cosa che mi infastidiva molto, così decisi di fargli notare il mio risentimento.

<< Che hai da guardare?! Potresti smetterla? >>
<< Smetterò quando mi consegnerai la chitarra che voglio comprare >>

Rimasi bloccato per qualche momento, poi ebbi l’impulso di ammazzarlo e nasconderlo da qualche parte e comprare/rubare la chitarra che non avrei mai mollato!

<< Sei sicuro di volere proprio questa??? Ce ne sono di più belle! >>
<< Ehm...no! io voglio comprare proprio quella! >>
<< Ma l’ho vista prima io! >>
<< Hai i soldi per comprarla?? >>
<< Veramente...>>
<< Ecco...allora se non ti dispiace, la prendo io >>

Me la strappò praticamente di mano, con una forza tale da farmi cadere giù dallo sgabello su cui ero seduto. Avevo sognato quella chitarra per mesi e adesso un bastardo sconosciuto me la fregava da sotto il naso! Non potevo lasciarlo andare, dovevo impedirglielo!

<< Aspetta! Farei qualunque cosa per avere quella chitarra, cosa vorresti in cambio? >>
<< Non accetto scambi! Anche perché tu non hai nemmeno i soldi e non la compreresti comunque >>

Girò nuovamente i tacchi ed andò alla cassa. Quel giorno non me ne andava una giusta e tanto per concludere la giornata di merda, arrivato a casa, mio padre ricominciò a rompere i coglioni con le solite cose. Perché non ti trovi una ragazza? Perché non cerchi un lavoro? Cosa, ti piacciono i ragazzi? Se lo ridici di nuovo ti caccio fuori da casa. E prima o poi l’avrebbe fatto veramente ed io non avrei saputo dove andare, sarei finito per strada e sarei morto a diciannove anni da sfigato con una bottiglia di liquore scadente in mano ed i vestiti strappati. Ad ora di dormire non facevo che pensare che non avrei mai avuto la benevolenza della mia famiglia come non avrei mai avuto la chitarra che desideravo e, anche se le due cose erano molto diverse, non le avrei mai avute comunque. Pensai anche a quello stronzo che era stato così sgarbato con me,  in vita mia non avevo mai incontrato un tipo così scontroso e maleducato. Dopo poco venni colto improvvisamente dalla stanchezza e mi addormentai, cadendo in un sonno profondo e senza sogni.
***
L’indomani, avendo finito la scuola e non avendo nulla da fare la mattino, andai a cercarmi un lavoro, magari prima o poi con i guadagni avrei comprato una chitarra decente. Provai a chiedere ovunque ci fosse bisogni di un nuovo dipendente, non mi importava che tipo di lavoro fosse, non doveva piacermi per forza, volevo solo guadagnare un po’ di soldi. La maggior parte dei principali mi dissero che avrei dovuto tagliare i capelli per lavorare da loro, il resto si liberò di me dicendo che ero un po’ troppo giovane. Al limite della disperazione, mentre bevevo un caffè per placare il mal di testa che mi era venuto, un’idea si fece spazio nella mia testa: Nel negozio di musica avevano per caso bisogno di nuovi dipendenti? Dopo il caffè mi fiondai a chiedere informazioni al negozio e, con somma soddisfazione venni assunto!

<< Benissimo Kirk, hai i requisiti perfetti per lavorare qui! Tu mi sei simpatico, ma vacci piano con l’altro dipendente, ha un caratterino difficile >>

Mi disse il mio capo con un gran sorrisone stampato in faccia. Di sicuro mi aveva riconosciuto, visto che entravo nel negozio praticamente ogni giorno della mia esistenza per provare le chitarre.

<< Non so come ringraziarla! Inizio subito! >>

Il mio primo compito fu quello di sistemale i CD nell’espositore corretto, poi diedi una spolverata agli scaffali dove venivano esposti gli strumenti di dimensioni ridotte e poi tornai alla cassa per dare il cambio al mio capo, Jeremy. Verso le undici la porta del negozio si aprì violentemente per poi sbattere, ad entrare era stato il ragazzo bastardo che mi aveva fottuto la chitarra che, poco dopo, cercò pure di infilarsi dietro il bancone.

<< Tu! Che fai? Non puoi passare qui dietro! >>
<< Si che posso genio, io ci lavoro qui! >>

Rimasi a bocca aperta finché non venni spinto via da quello stronzo che si fece spazio per passare. Io e lui continuammo ad avere battibecchi per tutto il giorno, qualunque cosa io facessi era sbagliata e non faceva che rimproverarmi ed insultarmi, prima o poi l’avrei preso a pugni quello lì!
Dopo qualche settimana, nonostante i litigi con James (era questo il suo nome) avevo ancora il mio posto di lavoro. Quello era il lavoro che avevo sempre sognato e sarebbe stato tutto magnifico senza James. Certe volte riusciva ad essere quasi simpatico, mi offriva il caffè e facevamo lunghe chiacchierate sulla musica che piaceva ad entrambi, poi tornava in se e ricominciavamo a litigare come una vecchia coppia sposata, era una persona indecifrabile, mi piaceva moltissimo e lo odiavo allo stesso tempo, non avevo mai provato dei sentimenti così contrastanti per una persona. Quando arrivava la mattina gli sorridevo in modo scemo, come non avevo mai fatto con nessuno e già dopo un quarto d’ora avrei voluto ucciderlo, da quando lavoravo al negozio c’erano state solo due giornate di pace assoluta fra di noi ed era già tanto. Mentre pensavo a come farmi amico James quel giorno, mentre mi dirigevo al negozio, sentii un’auto suonare insistentemente, dopo di che ebbi solo un secondo per realizzare ciò che stava succedendo, poi ci fu lo scontro e dopo il buio, l’ultima cosa che avvertii era qualcuno che mi chiamava e mi sollevava da terra.
***
Non sapendo dopo quanto tempo dopo l’incidente, riuscii ad aprire gli occhi per ritrovarmi in una stanza d’ospedale, lì tutto era troppo bianco, così bianco da farmi bruciare gli occhi, mi chiedevo chi mi avesse portato in quel posto infernale, mi guardai intorno ma non c’era nessuno. Richiusi gli occhi stancamente, avevo male ovunque e speravo che non fosse successo nulla di grave...come cazzo avevo fatto a farmi investire proprio di fronte al negozio?! Dopo poco sentii la porta della mia stanza aprirsi, per pochi secondi pensai che fossero i miei genitori, ma poi da un fessura della porta apparvero dei capelli biondissimi e scompigliati ed un paio di occhi azzurri.

<< Kirk!! Come ti senti?! >>

James si precipitò verso il mio letto e si sedette su un angolino, guardandomi incuriosito. Non l’avevo mai visto così amorevole nei miei confronti...e nemmeno così preoccupato.

<< Bene credo...ma che mi è successo? >>
<< Un testa di cazzo ti ha messo sotto...avrei tanto voluto spaccargli la faccia! Comunque tu non hai nulla, solo un graffio, stasera ti dimettono. >>
<< Grazie al cielo! Sei stato tu a portarmi qui? >>
<< Si >>
<< Beh...grazie >>

Poi accadde l’impossibile, James mi abbracciò forte, il suo respiro era accelerato ed anche il mio, sentivo il mio cuore battere all’impazzata, poi decisi di ricambiare l’abbraccio.

<< Mi sono preoccupato tantissimo! Credevo che fossi morto! Ti avverto, se ti azzardi a morire io ti ammazzo! >>

Scoppiammo a ridere entrambi, poi tornai ad abbracciarlo ed il mal di testa che mi era venuto scomparve improvvisamente. Rimase con me tutto il giorno, non litigammo nemmeno una volta, anzi, andavamo molto d’accordo e non smettevamo mai di parlare. Arrivata la sera i dottori decisero che non ero in pericolo, quindi mi dimisero. James mi accompagnò a casa e prima che io entrassi, mi salutò con un bacio sulla guancia che mi fece diventare color peperone. Andai a letto continuando a pensare a quel giorno, James era stato davvero carino con me e soprattutto non era stato bastardo come sempre.
L’indomani, quando mi svegliai, mia madre entrò in camera mia dicendo che uno strano ragazzo mi aveva lasciato un regalo davanti alla porta, così, curioso com’ero, mi precipitai giù per le scale per vedere di cosa i trattasse. Sul tavolo era appoggiato un pacco enorme, incartato con una carta rossa piena di disegni fatti a mano, ognuno diverso dall’altro, rimasi a guardarlo per un po’, poi tolsi la carta con cura senza strapparla, era troppo bella per essere sprecata, e mi trovai davanti una custodia rigida ricoperta di pelle, con le lacrime agli occhi aprii la custodia, che conteneva la chitarra, non una chitarra ma LA chitarra! Quella che James mi aveva fregato un mese prima. Dopo aver portato la chitarra in camera mia mi vestii il più velocemente possibile e mi precipitai a lavoro, entrai con il fiatone e notai che al bancone non c’era nessuno, quindi andai sul retro, nel magazzino, dove trovai James che sistemava alcuni articoli. Si accorse subito della mia presenza e smise di fare quello che stava facendo per guardarmi con un sorriso imbarazzato in volto. Corsi il più velocemente verso di lui, saltandogli praticamente in braccio, poi lo guardai per qualche secondo e lo baciai, vedendo con piacere che lui ricambiava. Quella fu solo il primo della lunga serie di baci che ci furono fra di noi, le cose con il tempo si fecero serie e, anche se non potevo avere comunque la benevolenza e l’approvazione della mia famiglia, avevo pur sempre un marito e la chitarra che avevo sempre desiderato.


Ed ecco a voi la seconda One-Shot cari seguaci!

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Capitolo 3
*** Love, Lust, Dreams ***


Love, Lust, Dreams

L’ultima data del tour, uguale, la mia più pura infelicità per almeno due anni, se non di più! I tour per me erano una cosa fantastica, facevamo quello che amavamo di più, ovvero suonare, stavamo tutti insieme come una famiglia e, soprattutto, avevo James sempre accanto, senza l’ansia che mi perseguitava quando arrivava il momento di tornare ognuno alle rispettiva case, perché a quel punto lui tornava dalla moglie, Francesca. Non avevo mai visto uomo più innamorato di James, lui era davvero innamoratissimo di sua moglie, da quando quei due si erano messi insieme lui non aveva avuto occhi che per lei, per gli altri era rimasto tutto normale, ma per me no perché il fatto che lui si fosse messo con una ragazza non significava nulla di buono, ogni volta che la menzionava il sangue mi ribolliva nelle vene e diventavo verde d’invidia, ogni volta che lei assisteva a qualcuno dei nostri concerti io mi sentivo malissimo e, nei casi più gravi, non davo il massimo sul palco come facevo di solito, ogni volta che vedevo quei due che si facevano le coccole avrei voluto spaccarle la testa a colpi di mattone. Ma il peggio era arrivato quando un giorno James era venuto da noi dicendo “ragazzi! Mi sono deciso di chiedere a Francesca di sposarmi e lei ha accettato! Ma mi immaginate da sposato??” per me la risposta era no, ma non è che non lo immaginavo sposato, semplicemente non lo immaginavo ne lo volevo sposato con lei. Molte volta mi chiedevo come avessi resistito per tutti quegli anni, come non fossi crollato, ma forse erano proprio i tour a farmi stare un po’ meglio, in quel periodo James non parlava quasi mai di lei, cazzeggiavamo tutti insieme come ai bei vecchi tempi e bevevamo tantissimo, una notte io e lui avevamo pure dormito nella stessa branda tutti abbracciati e quella era stata la notte più bella della mia vita. Ma adesso un altro periodo magico stava per concludersi ed ognuno sarebbe tornato alla vita di sempre. La fine di tutto veniva annunciata da Seek & Destroy, l’ultima canzone dell’ultimo concerto, e già a quel punto iniziavo a stare peggio.

<< Thank you, goodnight! >>

Tutti tornammo allo spogliatoio, ridendo e schiamazzando come dei bambini, ricordando tutte le cazzate che avevamo fatto durante quel tour e pensando a quanto c’eravamo divertiti, quello era stato uno dei tour più belli. Jason e Lars furono i primi a lasciare lo spogliatoio, dirigendosi verso il tour bus, io e James non avevamo ancora finito di cambiarci. Approfittai della calma immediata per andare a fare una bella doccia fredda che mi aiutava sempre a schiarirmi la mente. Mentre mi insaponavo ripensavo a tutto quello che mi era successo nella vita: il culo che avevo avuto a trovare una band e dei compagni fantastici, alla morte di Cliff e a quanto mi mancasse, a com’era stato difficile andare avanti dopo il tragico evento, al fatto che non avrei mai e poi mai potuto avere James. In quel momento sentii dei passi che si avvicinavano sempre di più, fino a sentirli dentro le docce, proprio dietro di me. Sentii improvvisamente due braccia che mi avvolgevano da dietro, trattenni il respiro per qualche secondo, poi pian piano girai la testa per guardarlo negli occhi, aveva un’espressione stranissima che lasciava davvero poco all’immaginazione. Mi voltai completamente nella sua direzione, a quel punto le sue labbra incontrarono le mie e mi sembrò di arrivare in paradiso. Le sue mani correvano per tutto il mio corpo, prima sulla schiena, poi sul sedere, sulle cosce, poi si spostarono sul torace per scendere sempre di più, fino ad arrivare al punto desiderato. Indietreggiamo sempre di più, fino a che la mia schiena non si appoggiò contro la parete, poi James mi tirò su dalle gambe, continuando a baciarmi, prima sul collo e poi di nuovo sulle labbra. Dopo poco mi guardò negli occhi con aria decisa, capii subito che voleva arrivare al punto e anch’io lo volevo, così, con una spinta decisa entrò dentro di me, che mi feci scappare un piccolo gridolino di dolore, dolore che sparì quasi subito dopo che James iniziò a spingere, avanti e indietro, sempre più veloce. Mi sembrava di essere in paradiso, non avrei mai creduto che una cosa simile sarebbe mai potuta accadere, quella era di sicuro l’esperienza più bella della mia vita, entrambi ansimavamo come due matti,  più si avvicinava il momento, più io non volevo che arrivasse, ma, dopo nemmeno due minuti, entrambi arrivammo all’apice del piacere, emettendo versi differenti dagli altri in quanto suono e tono. Rimanemmo a guardarci per qualche secondo negli occhi, ancora con il respiro irregolare, poi James mi poggiò nuovamente sul pavimento, si voltò ed uscì dalle docce. Poco dopo anche’io uscii, ma non trovai nessuno, lui era già uscito dallo spogliatoio. Rimasi ancora qualche minuto per fare il punto della situazione, non riuscivo ancora a spiegarmi cosa fosse successo e perché, lui non era forse innamoratissimo di Francesca? Perché allora l’aveva fatto? Non sapevo cosa aspettarmi, non sapevo se essere felice o meno per quel che era accaduto. Dopo essermi asciugato e rivestito decisi di raggiungere anch’io gli altri, stupiti del fatto che c’avessi messo così tanto. Avevo una paura matta che Jason e Lars sospettassero qualcosa, non so per quale motivo ma avevo una paura matta del loro giudizio. Andai a prendere una birra per poi sdraiarmi sulla mia brandina, ancora confuso ed impensierito, non riuscivo ancora a capire...aspettavo quel momento da una vita e mentre tutto accadeva mi sentivo benissimo, soddisfatto e felice, mentre adesso una sensazione orrenda si era impossessata di me, era come se avessi la nausea, come se stessi provando a piangere senza riuscirci, come se mi avessero dato un pugno nello stomaco. Quando tutti andarono a dormire io ancora non ero riuscito ad appisolarmi e, proprio quando stavo per riuscirci, sentii una voce che mi chiamava.

<< Kirk, sei sveglio?? >>

Era James, stava fuori dalla sua brandina e mi faceva segno di seguirlo verso l’altra parte del tour bus, io lo ascoltai e lo seguii. Ci sedemmo su un divanetto, la sua espressione era scossa. Ecco, la mia sensazione era riferita sicuramente al discorso che stava per farmi.

<< Kirk mi dispiace, sono stato un coglione, non so perché l’ho fatto, mi dispiace. Io amo Francesca e non voglio più tradirla, scusami se ti ho illuso, scusa per tutto...>>

A quel punto mi alzai, smisi di ascoltarlo mentre mi chiamava ripetutamente e diceva qualcosa, forse mi supplicava di perdonarlo, ma io non mi girai. Dissi all’autista di fermarsi, presi la mia valigia e sparii nel buio della notte.


Okay, questa è un po' triste ma dopo tutto non può andare sempre bene, no? Spero che vi sia piaciuta ugualmente! Buona serata a tuttiii!!

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Capitolo 4
*** Only a question... ***


Only a question...

Non mi ammalavo mai, o quasi, ma quelle poche volte che mi ammalavo, ero capace di stare a letto per un mese, quando l’influenza mi colpiva attraversavo diverse fasi, la prima era la consapevolezza di essermi ammalato, poi veniva la parte in cui mi decidevo a prendere le medicine, dopo veniva la fase del “sto per morire! Ne sono sicuro!”, alla quale seguiva la fase del letto, in cui mi mettevo a letto e non mi alzavo per nulla al mondo, solo per mangiare, quella era la fase più lunga. Proprio perché durante la malattia non facevo un emerito cazzo, gli altri venivano a trovarmi a turno, il primo a venire era sempre Tom, il mio ragazzo, che a volte si fermava da me per qualche giorno, poi era il turno dei compagni di band, che venivano sempre in ordine poco preciso e venivano solo quando Tom era già tornato a casa sua. Quella volta il primo a venire a trovarmi fu Jason, anche perché aveva bisogno di qualche consiglio per conquistare una certa Monica, per quel genere di consigli venivano tutti da me, dal momento che io ero felicemente fidanzato da un paio d’anni. Jason rimase a casa mia fino a sera, quando si offrì di prepararmi la cena in cambio dei consigli, poi andò via, ma giusto perché mi sentivo distrutto e avevo bisogni di dormire. Il mattino seguente arrivò Lars, con la sua solita energia, non so come mai, ma si offrì di cambiarmi le lenzuola, pulirmi alcune stanze della casa e, in fine, si sedette sul letto accanto a me ed iniziammo a parlare del più e del meno.

<< Allora Kirk, per quanto vuoi rimanere a letto senza fare un cazzo? >>
<< Non lo so...e poi James non è ancora venuto >>
<< Non verrà...>>
<< E perché mai? >>
<< Perché ha sempre paura di trovare te e Tom che scopate >>
<< E’ già stato il turno di Tom! >>
<< Si, ma lo sai com’è lui, proprio non lo sopporta Tom >>
<< Visto che ci abiti, dì a quel coglione di venire, non troverà me e Tom che scopiamo, soprattutto nelle mie condizioni >>
<< Kirk, quando capirai che...>>
<< NO! Non dirlo nemmeno! Non ci pensare neanche! >>
<< Cazzo Kirk! James è innamorato di te! >>
<< Non è vero! Io e lui siamo amici, punto! >>
<< Sei uno sciocco...>>

Dopo quelle ultime e dolci paroline, Lars tornò a casa, lasciandomi come sempre, con dei seri dubbi. Ogni volta che parlavamo di James lui tirava fuori il discordo del “lui ti ama, gli piaci!” secondo me erano tutte balle. Okay, lui non andava d’accodo con Tom, ma dopo tutto James era un tipo molto difficile, poche erano le persone che riuscivano a conquistarlo e a quanto pare, Tome non era una di quelle poche persone. Certo, non mi faceva piacere che il mio migliore amico ed il mio ragazzo non andassero d’accordo, ma dopo tutto cosa potevo farci? Secondo Lars invece era la gelosia di James  a non farli andare d’accordo. In effetti io e James stavamo sempre vicini, ci abbracciavamo spesso e ci facevamo i dispetti come due fidanzati, ma la nostra era solo un’amicizia molto forte, vero?? Vero?! Dopo aver formulato quei pensieri confusi riuscii finalmente riuscii a prendere sonno.
Ero sicuro che la mattina dopo non sarebbe venuto nessuno a farmi visita, stando a quello che aveva detto Lars il giorno prima, così non mi preoccupai nemmeno di lavarmi la faccia e continuai a sonnecchiare fino alle undici, fino a quando sentii il rumore della chiave che girava nella toppa della porta d’ingresso, così scattai in piedi e corsi subito a lavarmi la faccia e i denti, dando una sistemata anche ai capelli, che erano un vero disastro. Quando tornai a letto come se niente fosse sentii dei passi che salivano le scale e percorrevano il corridoio fino alla mia stanza, poi qualcuno bussò alla porta.

<< Posso? >>

Voce inconfondibile, era James che si era deciso a venire. Gli gridai un “entra pure” con paca energia, così lui si decise ad entrare e a sdraiarsi accanto a me, nel posto vuoto del letto.

<< Allora raggio di sole, come ti senti?? >>
<< Bene stronzo, tu perché non volevi venire a trovarmi? >>
<< Perché se trovavo quell’individuo che girava nudo per casa gli frantumavo il naso >>
<< Ma come sei dolce! >>

Mi avvicinai a lui e lo abbracciai, venendo ricambiato, poi James mi diede un bacio sulla fronte e rimase con la testa appoggiata sul mio petto.

<< Perché non posso tornare a vivere qui? Lars non mi lascia dormire con tutto il casino che fa la notte, non si decide mai ad andare a letto...per non parlare di quando porte degli “amici” a “dormire”, tu sei molto meno fastidioso come inquilino >>
<< Oh grazie caro...comunque sai che non è possibile, se torni a vivere qui Tom inizia a dare di matto...e poi dovresti sopportare che un altro uomo giri nudo per casa tua e non credo che ti tratterresti dal frantumargli il naso >>
<< Io mi chiedo...cosa ci trovi in lui? Oltre alle solite cazzate del tipo “è dolce, è un bel ragazzo” ecc...>>

Iniziai a pensare cosa mi piacesse di lui in particolare oltre alle cose che James aveva eliminato in partenza...i dubbi iniziarono a pervadere la mia mente, non riuscivo a trovare nulla di consistente da dire per provare a James che Tom era il ragazzo giusto per me, iniziai a guardarmi intorno disorientato, sperando che lui non notasse il mio smarrimento.

<< Visto?! Proprio nulla oltre ai soliti cliché...>>
<< Cosa ti fa pensare che non trovi nulla? >>
<< Il tuo modo di guardarti intorno...e poi, se tu avessi qualcosa di valido da dire l’avresti già detto. Almeno a letto è bravo? >>
<< Queste non sono cose che ti riguardano! >>
<< Sono sicuro che io sono più bravo di quel manico di scopa di Tom >>
<< Non è vero! >>
<< E come fai a saperlo? Vuoi che ti dia una dimostrazione? >>
<< NO! >>

Il suo viso si sollevò in direzione del mio, mi guardò negli occhi con espressione seria, la più seria che avessi mai visto sul suo viso. Per un momento fui convinto che mi avrebbe baciato, poi però si girò dal lato opposto.

<< E di me? cosa ti piace? Sempre escludendo le solite cazzate. >>
<< Mi piace la tua spontaneità, se hai qualcosa da dire tu la dici e basta. Mi piace il modo in cui mi fai ridere, come se ti venisse naturale

riuscirci, non ti sforzi nemmeno, tu sai come fare e basta. Adoro il modo in cui mi consoli, i consigli che mi dai e il fatto ch tu ci sia sempre stato per me, in ogni momento, anche quando non toccava a te esserci >>
Poi mi interruppi, capii che avrei potuto continuare quella lista all’infinito, forse non c’era nulla che non mi piacesse di James, e mi stupì il fatto che non avevo nemmeno dovuto pensare alle cose che mi piacevano di lui, le avevo dette di getto, come se aspettassi quella domanda da anni. Lui mi guardava con aria soddisfatta, sapeva di avermi messo una piccola pulce nell’orecchio, quell’uomo era diabolico! Tornai a guardarlo negli occhi, ancora con l’espressione stupita, provocata da quel che era appena successo. Lui mi sfiorò una guancia con il palmo della sua mano e mi sorrise dolcemente, io mi avvicinai di più a lui, fino a poggiare la testa sulla sua spalla, per poi nascondere il viso nell’incavo del suo collo e circondargli il torace con le braccia.

<< Adoro anche il modo in cui riesci a mettere casino nella mia mente da un momento all’altro >>

James prese il mio viso fra le sue mani e, dopo essere rimasto qualche secondo a guardarmi negli occhi, mi baciò delicatamente e frettolosamente sulle labbra, poi fui io a baciare lui, ma in modo meno frettoloso, poi io mi separai e fu nuovamente il suo turno di baciare me, in modo per niente frettoloso e passionale. Non so quanto tempo trascorremmo a baciarci a turno e quando lui decise che era arrivata l’ora di andare avrei voluto dirgli di restare per la notte, ma quel pomeriggio avevo un’altra cosa da fare. Decisi di alzarmi dal letto e, non appena James si dileguò, presi il telefono e chiamai Tom, che si precipitò subito a casa mia.

<< Piccolo, al telefono sembravi preoccupato, che succede? >>

Tentò di baciarmi ma io lo respinsi, sotto il suo sguardo sorpreso.

<< Ma che ti prende?? >>
<< Scusami Tom, tu sei un bravissimo ragazzo e io ti voglio bene, ma ho capito di non provare nulla per te >>
<< Cosa??? Stai scherzando, vero? >>
<< No, non scherzo. Mi dispiace tantissimo ma non provo più nulla per te, scusami. >>

Non disse nulla, si limitò a girare i tacchi e uscire da casa, sbattendo violentemente la porta. Mi sentivo un po’ in colpa per come avevo trattato Tom, ma sarebbe stato peggio continuare a mentirgli, mi ero accorto di amare un altro, e da un bel po’ di tempo.
Il mattino seguente chiamai James e gli dissi si precipitarsi a casa mia, che avevo delle cose importanti da dirgli, così, dopo un quarto d’ora, ecco di nuovo la chiave che girava nella toppa. Questa volta aveva un’aria preoccupata, mi chiedevo cosa si aspettasse.

<< Kirk! Che succede????>>
<< Calmati! Non è niente di brutto...anzi...>>
<< Beh...allora dimmi! >>
<< Ho lasciato Tom >>
<< Cosa?? Davvero?? >>
<< Si >>
<< E perché l’hai fatto?>>
<< Perché amo te...>>

Si girò di scatto verso di me con un’espressione tra lo stupito e il gioioso, nemmeno lui disse qualcosa, si limitò a venire verso di me e baciarmi, come non aveva fatto nemmeno il giorno prima.

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Capitolo 5
*** Fuck Time! ***


Fuck Time!


Era  un brutto periodo, avevo diciannove anni e non sapevo cosa fare della mia vita, ero andato via di casa a causa delle incomprensioni tra me ed i miei genitori, per fortuna che un mio amico aveva deciso di ospitarmi in casa sua, nonostante fossi un completo disastro Non facevo che bere e fumare, poi vomitavo anche l’anima a causa di tutto l’alcool che assumevo, ogni notte mi portavo a le letto un ragazzo diverso, che l’indomani non ricordavo nemmeno, certe volte tutto ciò che rimaneva della scopata della notte prima era qualche banconota lasciata sul comodino dai più spudorati, io non lo facevo per soli, lo facevo per disperazione. Si, ero davvero disperato, doveva esserci qualcosa di sbagliato in me dato che nessuno mi amava, nessuno mi aveva mai dimostrato un briciolo d’affetto o di gratitudine, ero solo un peso morto per tutti, nemmeno i miei genitori erano stati capaci di amarmi.
 Non so come, una mattina, improvvisamente decisi di alzarmi dal letto, andare a fare una bella doccia fredda per eliminare i postumi della sbornia, mi lavai i denti e mi presi cura dei miei lunghi capelli dopo settimane che non lo facevo, poi scesi al piano di sotto, quella mattina avevo anche deciso di fare colazione. In cucina trovai Lars, il mio migliore amico, seduto che sorseggiava un caffè, quasi si soffocò nel vedermi pulito, vestito e con i capelli a posto, si alzò di scatto e venne ad abbracciarmi.

<< Tesoro, finalmente! >>

Ricambiai l’abbraccio con forza, forse Lars era l’unico che teneva a me.

<< Come ti senti oggi?? >>
<< Beh...penso ancora di essere un sacco di merda, ma almeno sono un sacco di merda pulito >>
<< Andiamo Kirk, non devi buttarti giù in questo modo! >>
<< C’è del caffè per me? >>
<< Certo! Te ne verso una tazza >>

Mentre Lars mi versava il caffè ed io mi preparavo un toast imburrato mi venne in mente che l’ultima volta che avevo ingerito qualcosa di solido era stata due giorni prima, così mi avventai sul toast come se fosse la mia ultima speranza di vita. Poco dopo Lars venne a sedersi di fronte a me, porgendomi la tazza di caffè.

<< Oh, avevo dimenticato di dirtelo, oggi viene a trovarmi un mio vecchio amico >>
<< Ah si? E chi sarebbe? >>
<< Si chiama James, è molto carino e davvero simpatico, penso proprio che ti piacerà! >>
<< Hai dimenticato che sono asociale? >>
<< Vedrai che ti piacerà tantissimo! >>

Circa mezz’ora dopo suonarono alla porta e Lars corse subito ad aprire, tutto agitato. Quando la porta si aprì apparve un ragazzo davvero bellissimo, per poco non lo scambiai per un angelo con quei suoi capelli lunghi e biondi ed i suoi occhi azzurri, fra tutti quelli che mi ero fatto non avevo mai visto nulla di simile, sarebbe stato come paragonare un mulo ad uno stallone purosangue.  Quando il ragazzo si avvicinò a me per presentarsi io rimasi un attimo indeciso su cosa fare, poi gli porsi una mano che strinse calorosamente.

<< Io sono James, molto piacere >>
<< Io sono Kirk...ehm...piacere mio >>
<< Lars mi ha parlato tanto di te, dice che sei un bravissimo ragazzo >>
<< Beh...non so fino a che punto sia vero >>

Lui mi sorrise, forse pensava che scherzassi. Tutti insieme andammo a fare un bagno in piscina, James aveva un corpo perfetto, il torace asciutto, le braccia mediamente muscolose e il sedere perfettamente rotondo. In certi momenti mi accorgevo che lo stavo fissando troppo insistentemente, così distoglievo lo sguardo, rimproverandomi da solo. Altre volte ero io che sorprendevo lui a fissarmi e, appena notava che me n’ero accorto, distoglieva lo sguardo di scatto. Pranzammo tutti insieme parlando del più e del meno, ridendo, loro bevevano vino ed io succo di frutta, visto che stavo cercando di smetterla con l’alcool. Il pomeriggio Lars disse che sarebbe andato a fare una doccia, lasciando me e James da soli, ero più che sicuro che l’avesse fatto a posta!

<< Allora Kirk, come mai vivi qui?? >>
<< Disaccordi con i genitori, in sintesi li odio...e la cosa è reciproca >>
<< E non hai un ragazzo? >>
<< Questo cosa c’entra scusa? >>
<< Semplice curiosità...non mi hai ancora risposto! >>
<< No, niente ragazzo, e tu? >>
<>
<< E cosa ti porta qui? >>
<< Cerco casa, voglio trasferirmi. Sai che sei carino? >>
<< Sai che sei sfacciato? >>

James scoppiò a ridere, mi mise una mano fra i capelli e min guardò intensamente. In quegli occhi avrei potuto annegarci, erano profondi, dolci e sensibili, anche se quel tipo voleva fare il duro con tutti...magari pensava che facendolo lo sarebbe diventato.

<< Hai un bel caratterino tu...mi piaci! >>
<< E cosa ti fa pensare che io ricambi? >>
<< Il modo in cui oggi mi guardavi in piscina, era come se avessi voluto togliermi il costume con lo sguardo >>
<< beh, anche tu mi guardavi, e non pensare che non me ne sia accorto!>>
<< Ma almeno io ti ho detto che ti trovo carino, tu continui a fare il prezioso! >>

Proprio quando fui sul punto di alzarmi per andare via, lui mi afferrò per i fianchi e mi mise a sedere sulle sue gambe. In quel momento mi sentii più eccitato del solito, infondo davo una chance anche ai ragazzi che non mi interessavano, perché non avrei dovuto darla all’unico che mi interessava?

<< Non così in fretta, Kirk! >>
<< Dimmi James, cosa vuoi di preciso da me? Oramai non si fanno complimenti gratuiti, tutto ha un prezzo >>
<< Le cose che ti ho detto le penso veramente, ma ammetto che non mi dispiacerebbe avere un po’ di intimità con te >>
<< Che genere di intimità >>

La risposta fu semplice e chiara, James si limitò ad avvicinare il suo volto al mio e a cercare il bottone dei miei jeans. Gli avrei dato una possibilità, ma l’avrei fatto sudare un po’ di più, così sarebbe stato più divertente, adoravo provocare.

<< No, no, non così in fretta caro! È vero, ti trovo carino, ma chi ti dice che verrei a letto con te? >>
<< Non ci verresti? >>
<< Fammi pensare un po’...>>
<< sei davvero uno stronzo...e questo mi eccita ancora di più! >>

Mi prese di peso pur notando le mie proteste e mi portò al piano di sopra, nella camera dove avrebbe dormito quella notte, mi buttò sul letto in modo poco delicato e si mise a cavalcioni sopra di me, iniziando a trafficare con i bottoni della mia camicia. Nel frattempo io mi “arresi” e decisi di prendere parte al gioco, sfilandogli la maglietta e slacciando la cintura, ad un tratto i miei pantaloni vennero lanciati da qualche parte, in una zona non identificata della stanza, poi sfilai anche i suoi, gettandoli  giù dal letto con altrettanta poca delicatezza. Quando anche la biancheria intima fu sparita, James si posizionò meglio sopra di me, mi diede un bacio delicato prima di cominciare e mi guardò con un’espressione dolcissima, che non mi sarei mai aspettato in quel momento, sentii che quel rapporto sarebbe stato differente dagli altri. Quando entrò dentro di me fu davvero delicato, si preoccupò anche di chiedermi se mi avesse fatto male, poi iniziò a muoversi e fu allora  che arrivai in paradiso, i nostri respiri diventarono irregolari  ed iniziammo ad ansimare sempre più forte, ogni minuto che passava le spinte di James diventavano più decise e più veloci, fu in quel momento che capii che quel ragazzo era il sesso in persona. Quando arrivai all’apice del piacere mi aggrappai con forza alla sua schiena, lasciandogli i segni rossi delle mie unghie sulla pelle, non ci volle molto prima di venire contemporaneamente, gridammo forte l’uno il nome dell’altro senza trattenerci nemmeno per un secondo. Dopo aver finito James rimase sopra di me, ancora con quello sguardo che avrebbe potuto farmi sciogliere negli occhi, mi posò un bacio leggero sulle labbra e poi sorrise.

<< Se sei d’accordo vorrei rivederti non appena mi sarò trasferito, mi piaci molto >>
<< Anche tu mi piaci, sono d’accordo >>
 

 

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Capitolo 6
*** The Unnamed Feelings ***


The Unnamed Feelings


Un ennesimo concertino da quattro soldi in un ennesimo bar, uguale a tutti gli altri in cui avevamo suonato. La verità era che, almeno in quel momento, non ci si filava nessuno. Io ero stanco della situazione, volevo spaccare di brutto e volevo più di una porta aperta per riuscirci, ormai eravamo tutti nervosi per la nostra situazione e non riuscivo ad andare più d’accordo con nessuno, in sintesi odiavo suonare con la mia band e non era esattamente una situazione produttiva per la nostra musica. L’unica cosa buona era che dopo lo “Show” almeno avevamo a disposizione dei drink gratuiti. Ci sedemmo al nostro solito tavolo ed iniziammo a bere alcolici di pessima qualità in silenzio, una situazione davvero deprimente. Chiusi gli occhi, la testa mi girava ma non era colpa degli alcolici da quattro soldi che stavo bevendo, era il senso di nausea che provavo sempre quando mi sentivo a disagio e fuori posto, come in effetti ero, sentivo che qualcosa mi mancava, come dei veri amici per esempio, o una band vera e propria che riusciva ad andare oltre alle performance da bar, stavo fottutamente stretto nella mia band e mi sentivo soffocato. Riaprii gli occhi solo quando sentii che qualcuno mi scuoteva delicatamente dalla spalla, alzai il mio sguardo di pochi centimetri e mi trovai davanti agli occhi un ragazzo sconosciuto che mi sorrideva in modo cordiale, non ricordavo nemmeno da quanto tempo un ragazzo della mia età mi sorrideva in quel modo, mi accorsi che avevo ricambiato il sorriso spontaneamente, non lo conoscevo ma già adoravo lo sguardo di quel ragazzo.

<< Ciao, mi chiamo James, molto piacere! >>

Mi porse la mano ed io la strinsi senza pensarci due volte, continuando a sorridergli come facevo dall’inizio. Mi sentivo stranamente imbarazzato da quel ragazzo così bello, proprio come si sente un quattordicenne al suo primo appuntamento.

<< Io mi chiamo Kirk, piacere mio! >>
<< senti Kirk, possiamo parlare un attimo in privato? >>
<< Ma certo! >>

Mi portò ad un piano superiore del locale dove si trovava una specie di terrazza enorme e vuota, lontana dalla confusione, dal calore eccessivo e dal cattivo odore di alcool del piano al chiuso, mi affacciai dal terrazzo per godermi la vista e con la coda dell’occhio notai che James mi stava dando una bella squadrata da dietro pensando che io non lo vedessi, arrivato al mio sedere aveva anche assunto un’espressione compiaciuta. Poi mi venne in mente che quel tizio avrebbe potuto essere chiunque e avrebbe potuto avere delle cattive intensioni con me, ma in fondo avrei preferito essere violentato che rimanere al piano di sotto con i miei “amici”. Quando vidi che le occhiate al mio sedere stavano diventando troppo insistenti mi girai di scatto per sorprenderlo. Gli ci volle qualche secondo per riprendere un’espressione normale.

<< Allora James, di cosa volevi parlarmi? >>
<< Ti ho visto suonare stasera e credo che tu sia molto bravo...ma ho visto che fra te e gli altri c’e poca sintonia >>
<< Oh mio Dio! Si nota così tanto??? >>
<< Beh si, secondo me saresti sprecato a rimanere con una band che non ti piace >>
<< Io non so proprio cosa fare! Li detesto, è questa la verità! Non voglio esibirmi nei bar per tutta la vita, io voglio il successo, voglio sfondare! Non voglio darla vinta a tutti quelli che mi hanno sempre detto che non ce l’avrei fatta...>>
<< Io so come ti senti e mi dispiace moltissimo >>

Stavo per continuare, ma poi mi fermai improvvisamente, mi girai di scatto verso di lui e lo guardai perplesso.

<< Ma tu chi sei? Come mai ti interessi a tutto questo? >>
<< Io faccio parte di un gruppo che ha già fatto dei veri concerti e vorrei offrirti un posto nella mia band. Ovviamente prima proveremo qualche nostra canzone tutti insieme, per vedere come va, e se sia tu che noi saremo soddisfatti allora sarai dentro >>
<< TU! Tu non sai quanto ti adoro in questo momento! Ti adoro così tanto che potrei baciarti! >>

James rise e si avvicinò di più a me, fino a potermi avvolgere i fianchi con le braccia, per qualche momento mi mancò il respiro. Da quant’è che non andavo a letto con qualcuno? Tre, quattro mesi forse.

<< E allora fallo, non mi dispiacerebbe per niente >>
<< Questo lo so...a giudicare da come mi guardavi il culo credo che ti andrebbe bene anche se volessi spingermi oltre >>
<< No, in effetti non mi dispiacerebbe >>
<< Ma io non ti bacerò...>>
<< beh io direi che me lo merito, ti ho dato una bella occasione e almeno una ricompensa la vorrei >>
<< Io ti sono davvero grato, ma oggi hai già avuto fortuna a trovarmi e credo che ti sia bastata >>
<< Ah davvero? >>

Annuii, e fu la cosa peggiore che avessi potuto fare. Mi prese in braccio e mi portò verso la ringhiera della terrazza, poi mi sporse fuori, sorridendo in modo beffardo, mentre io, per paura di cadere, mi aggrappavo a lui con tutte le mie forze. Sentivo il cuore che mi batteva a mille, ma da dove era uscito quello lì?? Direttamente da un manicomio?

<< NO, NO TI PREGO NON FARLO! HO TREMENDAMENTE PAURA DELL’ALTEZZA!>>

Dissi tremante e con la bocca asciutta, nascondendo il viso nell’incavo le suo collo per non guardare giù. Lui mi tenne con più forza, stringendo la stretta delle sue mani sulle mie chiappe, quello se ne stava approfittando in tutti i modi possibili immaginabili.

<< se mi dai un bacio ti rimetto per terra, altrimenti ti butto giù >>
<< Non lo faresti >>
<< Vuoi davvero scoprire se lo farei o no? >>

Disse chiudendo gli occhi e sfregando delicatamente il naso contro il mio. Decisi di lasciarmi andare, in fondo non mi importava se sarebbe riuscito a buttarmi di sotto o no, sapevo che non l’avrebbe fatto, aveva degli occhi troppo buoni per esserne capace, decisi di farlo perché in fondo non sarebbe stato male e lui mi piaceva, era davvero un bellissimo ragazzo e, a parte la sua impulsività, sembrava simpatico. Così mi avvicinai al suo viso, stringendo di più le braccia intorno al suo collo e avvicinandomi quel poco che bastava per far raggiungere le sue labbra alle mie. Fu il bacio più bello della mia vita, niente di casto ovviamente, ma niente di troppo aggressivo e violento. Il suo modo di baciare avrebbe fatto sciogliere chiunque, era delicato, passionale e lento al punto giusto, mi chiedevo se avesse baciato molte altre persone come stava baciando me in quel momento, mi chiedevo se fosse un privilegio riservato solo a pochi, quei pochi di cui facevo parte, o se baciasse tutti in quel modo, ero totalmente estasiato, non volevo più separarmi da lui ed in breve mi dimenticai anche che fra l’asfalto e un terrazzo al quarto piano ci fossero solo le sue braccia a sostenermi, credevo che in quel momento, anche se mi avesse lasciato, io sarei rimasto sospeso comunque. Purtroppo anche le cose belle devono finire, proprio come finì quel bacio perfetto quella sera. James mantenne la promessa, non appena il bacio fu finito mi rimise esattamente dov’ero. Rimasi a guardarlo per qualche secondo, ancora in estasi e poi dissi l’unica parola che mi venne in mente.

<< Wow >>

Lui rise e poi si avvicinò a me proprio come aveva fatto qualche minuto prima, annullando di nuovo le distanze che si trovavano fra le mie e le sue labbra, dopo tutto a me non dispiacque per niente, anzi, desideravo che lo facesse ancora. Ancora una volta rimanemmo completamente immersi in un bacio perfetto per un tempo indefinibile, per poi separarci ancora una volta.

<< Ma tu baci tutti così?? >>
<< No, solo te >>
<< Balle...>>
<< E’ la verità, tu mi piaci, vengo sempre a tutti i vostri show per vederti e finalmente oggi ho avuto il coraggio di parlarti >>
<< Ma sei serio?? >>
<< Si, suona un po’ patetico ma è così >>
<< Non è patetico, è dolcissimo >>

Lo abbracciai, perdendomi in mezzo alle sue lunghe braccia accoglienti, non lo conoscevo ma mi piaceva un sacco e soprattutto non mi importava, non avevo mai conosciuto una come lui prima di quel momento. Passammo la serata insieme, ma non su quella terrazza, ci spostammo a casa sua dove finalmente entrambi soddisfacemmo le nostre voglie predestinate l’uno all’altro, non sto qui a descrivervi i particolari, quelli li tengo solo per me. tutt’oggi quando io e lui facciamo l’amore mi sembra sempre bello come la prima volta.


Ad eccomiii!!! Vorrei scusarmi per alcuni particolari mancanti (come parole o battute) nei capitoli ma ho qualche problemino dal sito e non mi è possibile modificare questi piccoli difetti. Detto ciò vi saluto e spero che la storia vi sia piaciuta. Alla prossimaaa!!

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Capitolo 7
*** Date ***


James POV.

Cazzo quanto odiavo le ragazze! Tutti i ragazzi della scuola non desideravano altro che essere inondati da un’orda di ragazze che urlavano il loro nome, e in un certo senso potevo capirli, loro erano etero e volevano essere inseguiti dal sesso opposto, ciò che li attirava di più, non erano mica stupidi quelli! Ma il vero problema era che loro non se li cagava nessuno, quelle troie venivano dietro a me, uno dei pochi ragazzi gay della scuola guarda caso, quello era un caso di sfortuna nera! Io non desideravo ragazze, ma ragazzi! Ammetto che il resto dei ragazzi gay della scuola mi lanciava delle occhiatine davvero invitanti, ma io volevo che si spingessero oltre alle occhiatine. Molte volte mi avvicinavo io, che, con la mia innata sicurezza, me li conquistavo tutti. Però il problema di quelle fottute ragazze persisteva, non sapevo più come rifiutarle e levarmele dai piedi, proprio non volevano capire che il gentil sesso non mi attirava. Il venerdì era sempre il giorno peggiore, venivo perseguitato tutto il giorno da quelle lì che volevano essere invitate a tutti i costi per il sabato sera, magari speravano anche di essere scopate brutalmente da me, ma io non ero interessato. Così passavo i miei venerdì rifiutando inviti nel più garbato dei modi, arrivando a casa con i coglioni ancora più fracassati  di com’erano già prima di arrivare a scuola. Quasi al termine dell’ennesimo venerdì, andai verso il mio armadietto per posare i libri dell’ora prima per poi tornarmene a casa e, quando aprii il mio armadietto, fui travolto da un mare di bigliettini di carta con su scritti miliardi di numeri, ognuno etichettato con nomi tipo Jenny, Rose, Marta. In alcuni c’erano scritte anche delle proposte, senza pensarci ne lessi una a voce alta.

<< Ti va una cosa a tre con me e la mia gemella? >>

Proprio quando ero arrivato al massimo dello sconcerto, della rabbia e del soffocamento, sentii una risata sconosciuta provenire dall’armadietto accanto al mio, mi girai nella direzione di quel suono, pronto a qualsiasi cosa. Con molto piacere vidi che la risata era di un ragazzo...aspetta...UN RAGAZZO! E anche abbastanza carino, E MI STAVA GUARDANDO!

<< Che ci trovi da ridere?? >>
<< Beh non conviene leggere quel tipo di cose a voce alta...>>
<< Sai quanto me ne frega, non mi piacciono le ragazza. Sono fottutamente e totalmente gay! >>
<< Aspetta! Ma tu non sei James Hetfield? >>
<< Si...e con questo? >>
<< Ma come! Sei il ragazzo più amato dalle troie e sei gay?! >>
<< Già, questa la chiamo sfortuna! >>

Quella bellezza scoppiò a ridere fragorosamente delle mie sventure, ma stranamente non ero incazzato anzi, mi sentivo messo in soggezione da quel tipo. Lo guardai con una finta aria offesa ed imbronciata.

<< Se ridi di me mi ferisci >>
<< Oh povero piccolo! Non fare quella faccia! >>
<< Adesso mi devi consolare! >>
<< E come vorresti essere consolato,  povero cucciolo? >>

Continuava a sfottermi e io gli andavo dietro come un cane, dopo tutto ne valeva la pena, lui era davvero carino e se riuscivo a portarmi a letto lui avrei avuto il mondo fra le mie mani!

<< Prima di tutto dimmi come ti chiami >>
<< Kirk Hammett. E adesso tesorino, cosa desideri? >>
<< Esci con me stasera >>
<< Cosa ti fa pensare che io sia gay? >>
<< Ma fammi il piacere, lo sanno tutti in questa scuola che un certo Hammett è gay dichiarato >>
<< Quindi mi conoscevi? >>
<< Amico, io so tutto, conosco tutti i gay della scuola anche se loro non conoscono me >>
<< C’è qualcuno che dice in giro che sono gay?? >>
<< Andiamo, si vede da...tutto! da come parli, da come ti muovi...>>
<< Di te invece non si direbbe per niente >>
<< Già, purtroppo è così...è per questo che quelle tizie continuano a venirmi dietro. E tu invece? C’è qualcuno che ti viene dietro?? >>
<< Beh...uno c’è, ma non mi interessa >>
<< E chi sarebbe?? >>
<< Si chiama Scott, quello con la barba >>
<< Ah si, certo che lo conosco! E non trovi che sia meglio io? >>
<< Ti dirò una cosa Hetfield, io odio i ragazzi troppo sicuri di se, quindi non credo che accetterò per stasera. Ciao ciao! >>

Detto questo Kirk andò via sculettando allegramente, era il primo ragazzo che mi diceva di no da quando avevo sedici anni, Kirk mi aveva proprio stupito andando via in quel modo. Avevo davvero troppa convinzione? Credevo fosse importante e funzionasse con tutti, invece mi sbagliavo di grosso. Il fatto che Kirk mi avesse rifiutato non mi scoraggiava per niente, anzi mi intrigava da morire, non gli avrei dato un attimo di pace finché non sarebbe uscito con me.
***
Il giorno dopo mi appostai fuori dalla scuola, sperando di beccarlo mentre entrava, per cercare di avvicinarlo mi ero svegliato anche un ora prima per arrivare in anticipo, lui sembrava uno di quei tipi precisini che non arrivava mai in ritardo, così mi feci coraggio e decisi di alzarmi dal letto in anticipo. Le mie fatiche non furono vane, dopo circa mezz’ora di appostamento lo vidi mentre attraversava il cortile ed iniziava a salire le scale per entrare a scuola, sculettando proprio come aveva fatto il giorno prima, mentre mi girava le spalle, dio quanto amavo quel modo di sculettare! Iniziai a camminare velocemente nella sua direzione e quando fui abbastanza vicino a lui gli sfiorai una mano da dietro, facendolo girare lentamente. Non appena mi vide sorrise e mi guardò dritto negli occhi, io ricambiai il sorriso.

<< James! Volevi dirmi qualcosa? >>
<< Volevo dirti che hai ragione >>
<< Su cosa? >>
<< Sono troppo sicuro di me e a volte posso sembrare arrogante e viziato, ma non lo sono, se ti ho fatto quest’impressione...beh mi dispiace, io non sono così >>

Una piccola folla si era creata intorno a noi, come per assistere ad una scena epica di un film che tutti amano, Kirk iniziò a guardarsi intorno, un po’ imbarazzato, non sapeva cosa dire.

<< James tu comunque non sei il mio tipo e...>>
<<  Ma se non hai nemmeno accettato il mio invito come fai a dirlo?! Esci con me. >>
<< James, non credo che sia il luogo adatto questo >>
<< Dimmi di si e ti lascerò in pace, poi stasera usciremo e sarai libero di dire se sono o non sono il tuo tipo. Non ti costa nulla accettare. >>

Si guardò ancora una volta intorno per notare che la folla di persone che ci fissava si era allargata, alcuni avevano delle espressioni stupite, forse non si aspettavano che uno dei due fosse gay, il resto della gente era solo incuriosita, voleva sapere se per la prima volta avrei ricevuto un due di picche o se anche Kirk avrebbe accettato. Lo guardai con la falsa aria imbronciata del giorno prima e la sua espressione d’imbarazzo si sciolse in un sorriso dolcissimo.

<< Va bene Hetfield, passa da me stasera alle otto...e adesso accompagnami in classe! >>

Non me lo feci ripetere due volte, gli tolsi lo zaino e me lo caricai in spalla, poi gli presi la mano, che anche lui strinse e ci incamminammo verso la sua classe mentre le persone ancora stupite ci facevano largo, alcuni esultavano e battevano le mani, facendoci i complimenti, altri si limitavano a rimanere in silenzio, ancora sotto shock.


Buona sera a tutti!! Chiedo venia per il mio ritardo, ma la scuola mi sta risucchiando anche l'anima. Detto questo spero che il capitolo, anche se corto, vi sia piaciuto!! Buona serata a tutti.

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Capitolo 8
*** Hey Baby! ***


Hey Baby!

Cambiare città era sempre difficile, non era la prima volta che io e la mia famiglia ci trasferivamo e speravo che fosse anche l’ultima. Odiavo abbandonare tutti gli amici e gli ambienti a me familiari, nelle nuove città non sapevo mai come comportarmi, non sapevo mai cosa dire, ero un tipo davvero timido e per me ci voleva una vita per ambientarmi in un posto nuovo. Arrivammo nella nuova casa, più bella e spaziosa della precedente, ma sconosciuta, io ed i miei fratelli salimmo al piano di sopra per scegliere la camera da letto. Io presi la più luminosa, non era grandissima ma era carina, dietro al letto si estendeva una grande finestra con vetri delicatamente colorati in modo l’uno diverso dall’altro, che filtravano la luce in modo stupefacente. Poggiai il borsone sul letto e chiusi gli occhi, la casa mi piaceva ma come sarebbero stati la scuola e i compagni. Uscii di casa e mi sedetti sulla panchina che si trovava nella veranda all’ingresso, ero davvero preoccupato, odiavo essere sempre “quello nuovo”, avevo sedici anni ma ero cacasotto come un dodicenne.

<< Hey bellezza >>

Mi sentii chiamare, così spostai lo sguardo verso la strada e vidi un ragazzo alto e smilzo con un’aria strana, sembrava stanco di tutto ma stava dritto e camminava come se avesse un doppiopetto, come se grazie a quel modo di camminare potesse sembrare più forte e sano.

<< Dici a me? >>

Lui annuì e si avvicinò lentamente a me, oltrepassando il breve vialetto del mio giardino e raggiungendomi sulla veranda per poi sedersi sulla panchina accanto a me, come se io e lui ci conoscessimo da anni. Mi guardò e mi rivolse il sorriso più cordiale che avessi mai visto in tutta la mia vita, quando sorrise i suoi occhi così azzurri si illuminarono.

<< Hai da accendere, bellezza? >>
<< Si, certo >>

Presi una sigaretta dal mio pacchetto e gliela porsi insieme all’accendino. Lui non perse tempo ad infilarsi la sigaretta fra le labbra e accenderla velocemente, soffiando fuori una nuvoletta di fumo grigio. Quel ragazzo continuò a guardarmi in modo strano per tutto il tempo che impiegò a fumare la sigaretta, poi, quando finì, se la spense sul palmo della mano e mi sorrise come aveva fatto qualche minuto prima.

<< Grazie bello >>

Dopo queste parole si avvicinò a me e mi diede un lieve bacio sull’angolo della bocca, poi si alzò di scatto e riprese a camminare nella stessa direzione di quando era arrivato. Dopo il piccolo bacio io arrossii terribilmente, sentii un’improvvisa vampata di calore e cercai di ricostruire la scena per trovarci qualcosa di logico, ma invano. Quel ragazzo fu il mio ultimo pensiero prima di addormentarmi.
Non sarei andato a scuola nemmeno il giorno dopo, mi serviva del tempo per sistemarmi come si deve e per metabolizzare il nuovo trasloco, quindi sarei tornato a scuola solo il terzo giorno passato nella nuova città. Il secondo giorno lo passai appunto a sistemare tutte le mie cose, a personalizzare la mia camera, riappendendo i posteri dei Led Zeppelin e di Hendrix alle pareti e facendo un po’ di pulizia. A metà giornata la mia mente tornò su quello strano ragazzo che mi appariva come un enigma, mi sentivo un po’ impaziente, mi chiedevo se l’avrei più rivisto e se andasse nella scuola alla quale ero destinato io, sembrava un po’ sbandato ma era stata l’unica persona che fosse stata gentile e cordiale in tutti i traslochi che avevo fatto, forse infondo avrei voluto rivederlo, così quel pomeriggio, mentre i miei genitori non erano in casa, stappai una bottiglia di birra e la sorseggiai sulla veranda, alla stessa ora del giorno prima. Quando ebbi finito la birra sentii che mi stava per scoppiare un gran mal di testa, chiusi per un momento gli occhi e sentii la testa girare in modo incredibile, quella non era la birra, era l’impazienza. Qualche minuto dopo sentii una frase familiare che mi fece aprire gli occhi di scatto.

<< Hey bellezza! >>

Era proprio il ragazzo del pomeriggio precedente, vedendolo avrei voluto andargli incontro ma mi sembrava una cosa un po’ esagerata, quindi decisi di rimanere al mio posto e di limitarmi ad un sorriso.

<< Hey! >>
<< Hai da accendere? >>
<< Si, vieni >>

Si avvicinò a passi veloci verso di me, accettando di nuovo la sigaretta e l’accendino, poi mi sorrise di nuovo, volevo almeno sapere il suo nome.

<< Come ti chiami? >>
<< James, e tu bello >>
<< Kirk >>
<< Molto piacere! Forse grazie a te non avrò più bisogno di comprarmi il pacchetto >>
<< Non ti ci abituare, non puoi scroccarle sempre a me >>

Lui sorrise e appoggiò la testa sulla mia spalla, poi urtò accidentalmente la bottiglia di birra vuota che avevo lasciato per terra dopo averla finita. Lui la guardò con desiderio, non aveva esattamente l’aria di uno che riceveva spesso qualcosa. Lo guardai quasi con tenerezza e poi, scompigliandogli i capelli, gli feci l’ennesimo favore.

<< Ne vuoi una? >>

Lui mi guardò come se gli avessi offerto il mondo e poi annuì, felice come un bambino a Natale, cosi lo feci accomodare in casa mia con naturalezza, andammo in cucina e gli stappai una birra, che iniziò a sorseggiare con soddisfazione pura negli occhi, poi tornò a guardarmi come se fossi un tesoro che aveva avuto la fortuna di trovare.

<< Kirk, tu devi essere un santo. Vuoi adottarmi? >>
<< Sei proprio scemo! >>
<< Tanto lo so che ti piaccio, ho visto come sei arrossito ieri >>

Mi mise un braccio intorno alle spalle e mi guardò intensamente, il mio battito cardiaco aumentò visibilmente, tant’è che avevo paura che potesse sentirlo scalpitare. Ad un tratto si avvicinò a me come aveva fatto il giorno prima, solo che mi baciò sulle labbra, situazione che non mi dispiaceva poi così tanto, anche quando decise di aggiungere la lingua a quel bacio che sembrava partito per gioco. Da quando le sue labbra si erano poggiate sulle mie non ero più riuscito a capire nulla, lo lasciai fare anche quando le sue mani si spostarono dai miei fianchi al mio sedere. Per un attimo smettemmo di pomiciare e spostammo la festa in camera mia, dove iniziammo a farci ciò che la gente chiama “coccole”. Per una volta desiderai che i miei genitori non tornassero mai, di sicuro non avrebbero approvato nulla di quello che stavo facendo, e possibilmente non avrei approvato nemmeno io se al posto di James ci fosse stato un altro ragazzo. Da quel giorno James entrò tutte le sere dalla finestra per ripetere quella che era diventata un’abitudine.


E rieccomi dopo diversi millenni! Perdonatemi se mi ripresento con questa schifezza, ma ormai l'avevo scritta e così eccola qui! Buona serata a tutti i miei carissimi lettori!!

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Capitolo 9
*** Emotions ***


Emotions

Mi accingevo a tornare a casa dopo un appuntamento schifoso che avevo avuto con un individuo altrettanto schifoso, se non di più. Pensavo che stavo buttando via la mia vita ad uscire con persone che non mi piacevano veramente, solo per cercare di provare qualche emozione, ma finivo sempre per trovarmi più insensibile di prima. Avevo diciassette anni e non mi ero mai innamorato, non avevo mai provato particolare amicizia o benevolenza per qualcuno, non mi era mai dispiaciuto o rattristato per qualche disgrazia che era capitata a persone che in effetti conoscevo, non ero mai riuscito a provare nulla. Proprio mentre pensavo che forse nella mia vita un’eccezione c’era stata sentii qualcuno che camminava dietro di me a passi pesanti, per poi gridarmi qualcosa poco dopo.

<< Hey bel culetto! Dove vai tutto solo? Non lo sai che ci sono i maniaci in giro??>>

Mi voltai lentamente, già con lo spray al pepe pronto in una mano. In quelle situazioni bisognava mantenere l’autocontrollo, perché scappare o ignorare insistentemente i maniaci li faceva incazzare/eccitare ancora di più, così decisi che la cosa migliore era accecarlo, in modo da non formi chiamare più bel culetto. Feci un gesto veloce con il braccio, chiudendo gli occhi per non guardarlo e puntandogli lo spray proprio sugli occhi.

<< NON CHIAMARMI BEL CULETTO >>
<< ASPETTA! STRONZO APRI GLI OCCHI PRIMA di  FARLO! >>

Aprii lentamente gli occhi e mi vidi d’avanti l’unica eccezione della mia vita, il suo nome era James e non lo vedevo a tre anni. In quel momento il mio cuore avrebbe potuto scoppiare di felicità. Gettai a terra lo spray al pepe e gli saltai praticamente in braccio, riempiendolo di baci sulle guance, vederlo quasi mi fece commuovere.

<< James! Come stai? Che ci fai di nuovo qui? >>
<< Con calma piccoletto! Sto bene e sono qui per trasferirmi...e comunque posso chiamarti bel culetto quanto mi pare, l’ho sempre fatto e continuerò finché campo >>
<< Se avessi saputo che il maniaco in questione era James Hetfield non avrei fatto nulla di quel che alla fine ho fatto...mi hai spaventato!...ti trasferisci?! >>

Mi guardò con un’espressione dolcissima e mi abbracciò delicatamente, in un modo che mi aveva sempre fatto sciogliere, poi mi sussurrò in un orecchio “mi sei mancato” e a quel punto lo strinsi ancora più forte.
Avevo conosciuto James tre anni prima in estate, era venuto a San Francisco per una vacanza con due suoi amici. La prima volta c’eravamo incontrati in spiaggia, dove lui non faceva che fissarmi, mi sentivo come se avesse la vista a raggi x e potesse vedermi anche sotto il costume, così da bravo acido infastidito qual’ero, andai a dirgliene quattro e quando ebbi finito la mia ramanzina, lui si limitò a dirmi “calmati, bel culetto, non sono un maniaco e non ho cattive intenzioni”. Quella frase mi fece ridere anche se non ero mai riuscito a capire per quale motivo, così iniziammo a parlare e a scherzare. Dopo quel giorno iniziammo a vederci di continuo, mattina e pomeriggio per tre mesi, i più belli della mia vita, facevamo tutto quello che volevamo e non eravamo mai sazi di stare insieme, quello era il rapporto più vicino all’amore che avessi mai avuto, una sera c’eravamo anche dati un bacio e lui era diventato rosso come un pomodoro, a me era piaciuto tantissimo. Alla fine dell’estate, però, tutti fummo costretti a tornare alla realtà, lui tornò a casa e non riuscimmo più ad incontrarci per i tre anni successivi. Adesso vederlo mi sembrava un sogno, avevo immaginato di rivederlo così tante volte che anche quella mi sembrava quasi irreale.

<< Allora? Quando ti trasferisci? >>
<< Domani. Tu dove andavi? >>
<< Tornavo a casa dopo l’appuntamento peggiore della mia vita >>
<< Quindi non hai ancora un ragazzo? >>
<< No, niente ragazzo. E tu? Sei riuscito a mettere la testa a posto? >>
<< Certo che no! Mi interessa solo una persona e fino ad ora è stato un po’ impossibile frequentarci >>
<< Come si chiama? >>
<< Che ne dici di andare a prendere un gelato? E’ ancora presto per tornare a casa! >>
<< James! >>
<< Dai, andiamo >>

Non mi diede nemmeno il tempo di ribattere ancora una volta che mi trascinò per un braccio. Arrivati al bar più vicino entrambi prendemmo un gelato e un caffè e li gustammo tranquillamente seduti ad un tavolo. Lui non faceva che guardarmi con un’espressione nuova, con cui non mi aveva mai guardato prima ed in quel momento mi tornò in mente la domanda a cui non aveva risposto.

<< James dimmi come si chiama! >>
<< Chi? >>
<< la persona che ti piace >>
<< Se te lo dicessi non ci crederesti e finiresti per prendermi in giro...o peggio! >>
<< Sai che non lo farei! Dillo e basta. >>

Esitò un momento, poi prese un bel respiro e mi prese le mani, guardandomi negli occhi. Io ero sicuro che avrebbe fatto il nome di Lars, uno degli amici che avevo conosciuto insieme a lui ed ero pronto al dispiacere più grande della mia vita. Non volevo sapere il nome del ragazzo che piaceva a James solo per curiosità, volevo saperlo anche solo per poter invidiare qualcuno di identificato. Io ero innamorato di James.

<< Io nome del ragazzo è Kirk, lo conosci? >>

Esitai per qualche momento, senza accorgermene avevo chiuso gli occhi, come se fossi stato un condannato a morte che attende che il boia gli cali la scure sul collo, ma al sentirgli pronunciare il mio nome riaprii gli occhi di scatto, totalmente incredulo.

<< E’ uno scherzo, vero? >>

Sentii il respiro mancare e gli occhi riempirsi di lacrime dopo tempo immemore che non succedeva, lui fece cenno di no con la testa e distolse lo sguardo dal mio viso, di sicuro pensava che io l’avrei respinto, sapeva com’ero fatto e credeva che l’avrei presa male.

<< Anch’io James! Anch’io sono innamorato di te! >>

Mi guardò come se avessi detto la cosa più assurda del mondo, era la prima volta che vedevo quell’espressione incredula sul suo volto. Dopo cinque secondi, impiegati giusto per superare lo shock iniziale, mi venne subito vicino, abbracciandomi forte, poi mi guardò negli occhi, mi sfiorò la guancia destra con il palmo della mano e con mossa decisa fece combaciare le nostre labbra. Baciare James era una sensazione davvero strana e nuova per me, lui era la prima persona che avevo baciato per amore, per la prima volta avvertii la strana ma gradevole sensazione delle farfalle nello stomaco, mi sudavano le mani ed anche se di li a poco mi sarebbe mancata l’aria non volevo separarmi dalle sue labbra, quello era il bacio più intenso che avessi mai ricevuto in vita mia. Quando decidemmo di separarci lui mi guardò con quel sorriso splendido stampato sulle labbra, che tornai a baciare subito dopo. Quella sera una sola persona mi fece sperimentare felicità, tristezza, invidia, benevolenza, commozione e amore, tutte cose che non avevo mai provato prima di quella notte.


Rieccomi gente!! La mia nuova storiella sdolcinata e qui per voi, e se siete arrivati fino a qui, allora complimenti! Buona serata a tutti!

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Capitolo 10
*** Come back to me, it's almost easy ***


Come back to me, it's almost easy

Mi ero sempre chiesto perché tutti quelli che cercano l’amore vengono considerati stupidi o ingenui. Io ero proprio uno di quelli, avevo sempre cercato l’amore, volevo sistemarmi a tutti i costi e non mi consideravo per niente un ingenuo. Forse agli occhi della gente acida l’aggettivo “romantico” è sinonimo d’ingenuità perché l’amore viene visto solo come fonte di sofferenza da tutti e di conseguenza chi lo cerca è solo un cretino autolesionista, ma per me non è mai stato così. Per me l’amore, nonostante io abbia ricevuto una marea di delusioni, era una cosa davvero fantastica, un sentimento unico ed inestimabile, non mi ero mai arreso nella mia ricerca, ero davvero convinto che avrei trovato qualcuno giusto per me, che non somigliasse per niente a quei sacchi di merda che mi avevano deluso enormemente, dopo tutto le delusioni non sono causate dall’amore, bensì dagli stronzi che decidono di rovinarti la vita deludendoti, è colpa loro, tutta colpa loro se molte persone dopo una relazione durata a lungo e poi interrotta vengono deluse per poi cadere in depressione ed io ero un tipo troppo determinato per arrendermi a causa degli stronzi, ero sicurissimo che avrei trovato qualcuno.
Camminavo lungo il marciapiedi, mi ritiravo da una serata davvero carina passata con gli amici, uno di loro mi aveva fatto conoscere un ragazzo fantastico, gentile e premuroso che aveva iniziato a farmi la corte dal primo momento, era sempre una bella sensazione essere corteggiato da qualcuno, soprattutto se il tipo era interessante come il ragazzo di quella sera. Louis, ecco come si chiamava, era davvero incantevole, era come se lui fosse l’unico a capire che essere romantici non era per niente una cosa sbagliata, che non c’era niente di male ad esserlo. Poi proprio sul più bello mia madre mi aveva chiamato dicendo che dovevo badare al mio fratellino mentre loro andavano a spassarsela, che famiglia! Mentre continuavo a camminare con aria sognante, pensando a Louis, sentii un rumore proveniente da un cespuglio vicino al marciapiede, poi qualcosa uscì e mi afferrò la gamba. Non ebbi nemmeno il tempo di urlare che dal cespuglio fece capolino la testa di quello stronzo di James che se la rideva mentre guardava la mia espressione terrorizzata. Dal terrore passai alla rabbia pura, come cazzo si era permesso?! E poi...che cazzo ci faceva lui vicino casa mia?!

<< Brutto bastardo! Mi hai spaventato! >>

Lui si alzò in piedi, guardandomi con la sua solita aria da duro strafottente e, senza che io gli dessi il permesso, mi abbracciò. Io non ricambiai l’abbraccio ma lasciai inebriare dal suo odore, un misto di profumo, tabacco e alcool che mi aveva sempre fatto impazzire. Chiusi gli occhi ed inspirai profondamente per avvertire meglio quell’odore che mi incantava e per un momento ebbi la tentazione di ricambiare l’abbraccio, ma poi tornai al mondo reale e lo respinsi sgarbatamente, come solo io sapevo fare.

<< Che cazzo ci fai qui?! >>
<< Anche per me è bello rivederti! >>
<< Smettila e rispondi alla mia domanda >>
<< Kirk...sono nei guai >>
<< E io cosa c’entro? >>
<< Devi aiutarmi >>

Il solito James! Non si faceva vivo da anni, non si era più fatto sentire (con mio sommo sollievo), dopo tutte le cazzate che aveva fatto, tutto il dolore, le lacrime, i rimpianti, la depressione, l’aver superato il trauma e la riabilitazione più o meno totale, lui si rifaceva vivo, dopo due anni di assenza dalla mia vita, chiedendo...anzi, esigendo un aiuto! Solo lui poteva essere così vergognosamente sfacciato da comportarsi così, quella vicinanza avrebbe rovinato tutto. Se qualcuno se lo stesse chiedendo si, James e io eravamo stati insieme.

<< NO! >>
<< Ti prego, ne ho davvero bisogno! >>
<< Ma che cazzo vuoi ancora da me?! Non ti è bastato quello che hai combinato?! >>

Stavo per andare avanti verso casa mia, che si trovava a cinque metri al massimo dal luogo in cui mi aveva fermato James, ma lui mi prese per le spalle e mi face voltare nella sua direzione, poi si avvicinò a me...troppo...e, prendendomi il viso tra le mani, mi guardò con uno sguardo che non avevo mai visto nei suoi occhi, forse aveva davvero bisogno d’aiuto, forse non avrei potuto negargli il mio.

<< Kirk ti prego! Lo so che ti ho fatto male e mi dispiace ma...ti prego aiutami >>
<< Cosa c’è? >>
<< Mi hanno buttato fuori di casa e non mi lasceranno tornare stavolta, non ho dove andare, non ho nemmeno dei vestiti puliti con me. ti prego Kirk, fammi stare da te >>

In quel momento sentii il mio respiro che si mozzava, avevo le lacrime agli occhi e sentivo che quella vicinanza aveva già iniziato a farmi male, mi sentivo di nuovo malinconico  e debole in sua presenza e d sicuro se l’avessi ospitato in casa mia le cose sarebbero di gran lunga peggiorate, ma non potevo negargli il mio aiuto in una situazione come quella, non era da lui pregare la gente in quel modo, doveva proprio essere disperato. Lo guardai con sufficienza, sperando che non avesse notato che i miei occhi si erano ammorbiditi, poi tirai un sospiro scocciato.

<< E va bene, vieni brutto stronzo! >>

Lui mi seguì senza fare domande, si limitò a sussurrare un “grazie” con tono dolcissimo. Non appena fummo in casa mia lo scortai nella camera degli ospiti e, vedendo la sua sistemazione, James sembrò un po’ perplesso.

<< James, tutto okay? >>
<< Io dormirò qui? >>
<< Che ti aspettavi? Che ti avrei lasciato dormire con me? >>
<< Beh... >>
<< NO, scordatelo! >>

Assunse un’espressione scocciata e si buttò sul letto della camera con l’aria più stanca che avessi mai visto. Poco dopo gli diedi la buona notte e tornai in camera mia, impensierito da tutta la situazione. Qualche ora dopo, non riuscendo a dormire, decisi di andare a vedere se anche James era sveglio, solo per curiosità. Aprii delicatamente la porta della stanza sperando di non essermi fatto sentire, e vidi James dormire profondamente anche se con un’aria poco tranquilla sul viso. Mi sedetti sulla parte vuota del letto e lo osservai per un po’ mentre mi chiedevo da quanti giorni non dormisse e non toccasse letto, cosa gli fosse successo di così grave da farlo andar via di casa. Sapevo che non l’avevano davvero buttato fuori ma era stato lui ad andare via, conoscevo James come le mie tasche e capivo quando mentiva, ma capivo anche quando era disperato, ed in quel caso lo era veramente.
*
L’indomani mi svegliai con un gran mal di schiena senza capirne il motivo, poi mi guardai intorno e vidi che non mi trovavo nella mia camera, ma in quella di James. Mi ero addormentato accanto a lui come un coglione, per di più in una posizione davvero scomoda che mi stava provocando il mal di schiena. Mi girai dal suo lato e vidi che era sveglissimo e mi fissava con un sorrisetto felice sulla faccia. Io saltai in piedi istantaneamente, cercando di trovare una scusa plausibile che spiegasse la mia presenza nella stanza. James non chiese spiegazioni, si limitò solo a tirarmi delicatamente da un braccio e riportarmi nel letto accanto a lui, sotto le coperte, stringendomi con dolcezza, come non aveva mai fatto. Io mi accucciai accanto a lui, poggiando la testa sul suo petto e stringendolo a mia volta e cercando invano di reprimere le lacrime, che, nonostante le mie proteste, iniziarono a scendere lente e silenziose dai miei occhi. James mi strinse ancora più forte e mi guardò con tenerezza, avvicinando il suo viso al mio, a quel punto anche i suoi occhi si fecero lucidi.

<< Ti prego, perdonami, io ti amo ancora, non ho mai smesso di amarti e non lo farò mai, sei la cosa più bella che mi sia mai capitata e ti ho perso a causa della mia stupidità. Quando ci siamo messi insieme avevamo solo sedici anni, ero un ragazzino stupido che non voleva ammettere di essersi innamorato veramente, non so nemmeno come siamo riusciti a tirare avanti per due anni, sei stato davvero paziente con me ed io non lo meritavo. Quando hai deciso di lasciarmi mi hai distrutto ma ero troppo orgoglioso per ammetterlo. La verità è che sono sempre stato innamorato di te e che non ho mai avuto il coraggio di dirtelo, ho sofferto molto negli ultimi due anni, mi sei mancato tantissimo. Ti amo Kirk e spero che potrai perdonarmi un giorno >>

Si asciugò le lacrime con il palmo di una mano e tornò a guardarmi con quegli occhi che sembravano tanto cambiati dall’ultima volta che l’avevo visto. Mi feci sfuggire un piccolo singhiozzo, che reprimevo da qualche minuto, non volevo abbandonarmi de tutto, volevo conservare ancora un po’ di dignità.

<< Lo so che hai capito che non mi hanno buttato fuori, tu sei sempre stato capace di capirmi fino in fondo, come nessuno ha mai fatto. Io volevo solo vederti, mi manchi amore, ti prego, torniamo insieme >>

Non riuscii più a trattenermi, mi avvicinai a lui quel poco che bastava per far congiungere le nostre labbra, dando vita al bacio più bello che avessi mai ricevuto. James in quegli anni mi era mancato un sacco, l’avevo sempre amato anch’io, anche se non fui capace di dire nulla, riuscii solo a baciarlo, gesto che valeva di più di qualsiasi parola. Con quel gesto gli dicevo che l’avevo perdonato, che mi era mancato, che lo amavo e che non volevo più separarmi da lui. Avevo sempre cercato l’amore altrove, non sapendo di averlo avuto sempre più vicino di quanto potessi pensare. Con il ritorno di James nella mia vita, il mio sogno si era finalmente realizzato.

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Capitolo 11
*** Bully ***


Bully

James POV.

Facevo un giro in macchina, innervosito al massimo, e per un po’ di tempo senza una meta reale, volevo solo stare da solo. Mio padre mi aveva fatto incazzare come sempre e non riuscivo più a reggere, in più quegli scemi dei miei amici non erano nemmeno disponibili per aiutarmi, non rispondevano nemmeno al telefono quando li chiamavo, così mi ritrovai a girare a vuoto per le strade di Los Angeles, con i coglioni che fumavano ed il pacchetto si sigarette completamente vuoto. Vi lascio immaginare la mia faccia quando vidi che anche il mio unico antistress era al momento inaccessibile. Mi diressi come un pazzo verso il primo tabacchino aperto per comprare il mio beneamato pacchetto di sigarette, l’unica cosa che mi calmava in quei momenti. Non appena avvistai un tabacchino aperto entrai dentro come se in quel luogo si trovasse la mia unica speranza di vita e chiesi subito un pacchetto di Marlboro rosse. Non appena ebbi il pacchetto in mano lo aprii, estrassi una delle mie piccole amiche e la accesi fuori dal negozio, assaporandone lentamente il gusto ad occhi chiusi. Il mio momento di puro relax venne interrotto da due voci, una abbastanza minacciosa e l’altra decisa e spaventata al tempo stesso, entrambe provenivano dal vicolo lì vicino. Andai a dare un’occhiata tenendomi a distanza e vidi che c’erano due ragazzi, uno era più alto e robusto dell’altro e aveva un’aria poco gentile, teneva il ragazzo più gracile per un braccio e non faceva che strattonarlo e sbatterlo contro il muro ogni tanto, sentivo anche che il più alto gridava qualcosa all’altro...quella mi sembrava una lite in piena regola. Io non avevo mai sopportato i bulli, erano solo coglioni che si atteggiavano a più forti solo perché qualcosa non andava nella loro vita, io guardavo me, un ragazzo che non aveva mai avuto nulla nella vita e non sentiva comunque il bisogno di picchiare nessuno...questo ragionamento non faceva che farmi imbestialire di più. Decisi di avvicinarmi senza farmi sentire, volevo capire di che natura fosse la lite, se fosse una cosa seria o una cazzata e, soprattutto, se fosse il caso di intervenire di persona. Quando fui proprio davanti al vicolo in una posizione nascosta iniziai ad ascoltare le parole dei due, cercando di capire cosa urlava il ragazzo più alto, che aveva una voce davvero sgradevole. Mi sembrava di averlo già visto da qualche parte.

<< Tu sei solo uno stronzo! Non vali nulla Hammett, non sei nulla in confronto a me! Non azzardarti mai più! >>
<< Fottiti, bastardo di merda! >>

Proprio mentre ammiravo il coraggio del ragazzo più basso, vidi che il più robusto stava per tirargli un pugno ben assestato allo stomaco, così decisi di intervenire di corsa, non volevo essere complice di un omicidio nemmeno se solo con il silenzio. Mi avvicinai lentamente e con aria sicura, così da farmi notare in tempo e senza apparire troppo precipitoso nei gesti.

<< Hetfield! >>
<< Salve coglione! >>

Il ragazzo dalla voce sgradevole lo conoscevo davvero, aveva i capelli rossicci e crespi, gli occhi castani e una gran faccia da schiaffi.

<< Cosa ti porta qui? >>
<< Il tuo comportamento da idiota! Vedi di lasciar stare questo poveretto >>
<< che ti fotte di quello che faccio con lui?! >>
<< Che motivo hai di picchiarlo? >>
<< Mi ha provocato >>
<< Me ne fotto. Tu non lo tocchi! >>
<< Lui e la sua band di stronzetti ieri hanno fottuto l’esibizione a me e alla mia band al *** >>

Pensai un attimo e guardai l’altro ragazzo al quale non avevo dato uno sguardo accurato. Notai che conoscevo anche lui, la sera prima l’avevo visto proprio al ***, suonava la chitarra ed era spettacolare.

<< Questi non sono affari miei >>

Dissi in modo freddo, poi feci segno al ragazzo basso di venire verso di me e quando fummo vicini ci scambiammo un’ultima occhiata e ci incamminammo verso l’auto. Mentre andavamo via, il coglione, che non voleva decidersi a smettere di rompere il cazzo, aveva ben pensato di tirarmi dai capelli verso di lui. Non appena mi trovai di nuovo faccia a faccia con lui non esitai a tirargli un pugno sul naso che lo neutralizzò definitivamente, facendolo finire per terra mentre urlava per il dolore. Quel giorno lo stronzo imparò che non mi si devono toccare i capelli.
Io e l’altro ragazzo salimmo in macchina e continuammo il giro fino a che non arrivammo in spiaggia, dove decidemmo di fare una piccola sosta.
 
<< Ti senti bene...com’è che ti chiami? >>
<< Kirk. Si grazie, mi sento meglio. Se quella merda ci riprova gli do un calcio nelle palle che lo farà diventare una voce bianca >>

Io sorrisi e cercai di capire se stava davvero bene, sembrava ancora un po’ confuso e malfermo, si vedeva che gli girava la testa per tutte le botte che aveva preso quel pomeriggio. Dopo poco rischiò di cadere all’indietro, ma per fortuna riuscii a reggerlo in tempo. A quel punto capii che si trattava di una cosa seria e decisi di portarlo a casa del mio amico Lars, che non aveva tra i piedi nessuno all’infuori del suo ragazzo, Cliff. Lars gli permise di sdraiarsi nella camera degli ospiti, dove iniziai a tenerlo d’occhio per assicurarmi che le sue condizioni migliorassero. Poco dopo riaprì gli occhi e mi sorrise, sussurrando un “hey” appena accennato.

<< Ma non aveva detto di stare bene? >>
<< Ho avuto una piccola ricaduta >>
<< Sei uno di quei tipi che non ammetterebbe mai di star male, vero? >>
<< Sissignore!  >>

Sorrisi scompigliandogli i capelli come si fa con i bambini. Lo guardai negli occhi e mi sentii come intenerito, lo avevo salvato senza conoscerlo poi così tanto, forse se ci fosse stato un altro al suo posto non l’avrei aiutato, lui era qualcosa di veramente particolare, me lo sentivo. Bastava sentire solo il modo in cui suonava la chitarra, era davvero magnifico! L’avevo visto muoversi sul palco diverse volte, ed era sempre molto sexy mentre sculettava, mi attraevano molto anche le espressioni che faceva mentre suonava, da li si vede la passione di un musicista.

<< Allora James, come posso sdebitarmi? >>
<< E per cosa? >>
<< beh, prima di tutto mi hai evitato una fine spiacevole, poi mi hai portato qui quando hai visto che non stavo poi così bene come dicevo. Ti sembra poco? >>
<< beh io l’ho fatto con piacere, non c’è bisogno che tu mi ripaghi >>

A quel punto da come mi guardava capii che cosa intendeva per “ripagare”, mi stupii di me stesso, come avevo fatto ad essere così ingenuo? Di solito ero il primo a pensar male, avevo la malizia nel sangue. Dopo aver visto il lampo di luce che mi era apparso negli occhi, Kirk si sporse verso di me e mi tirò verso di sé dal colletto della maglia, fino a che non rimasero solo pochi centimetri di distanza fra i nostri volti. Mi osservò per qualche minuto con aria maliziosa, mordendosi l’angolo destro del labbro, per poi avvicinarsi ancora di più a me, annullando la poca distanza che rimaneva fra di noi baciandomi sulle labbra in modo passionale. Quanto a me non mi tirai indietro ovviamente, partecipai attivamente al bacio mentre Kirk mi metteva le mani OVUNQUE, sotto la maglietta, sul sedere, sul...beh, avete capito! Dopo poco io non resistetti più ed iniziai a spogliarlo frettolosamente, venendo subito imitato da lui, che non se lo fece ripetere due volte, eravamo così di fretta che iniziammo “le danze” con la porta della stanza ancora aperta, era stato strano farlo con una persona che non conoscevo poi così bene, non avrei dimenticato facilmente.

 
 
Ed eccoci alla fine di questa breve raccolta! Spero che sia piaciuta a tutti e che quest'ultima One-shot sia stata di vostro gradimento. Ringrazio tutti quelli che hanno seguito, recensito e che hanno aggiunto la raccolta ai preferiti, alle storie seguite ecc..
Alla prossima!

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