II canto
Era passata una settimana dal
piccolo incidente di percorso avvenuto nell’ufficio del Beppe, il nostro trio
preferito aveva costruito una palafitta nel Po e vi si era trasferito
stabilmente. Nonostante i buoni propositi non avevano ancora scoperto nulla di
significativo per compiere il loro dovere, finché…
-Ragazzi! È arrivata la posta!-
urlò Giorgia.
La posta, solitamente, arrivava
alla Compagnia del Coniglietto via piccione, ma questa volta il volatile che si
stava avvicinando alla palafitta era estremamente più grosso… era un airone!
-Perché ci hanno spedito un
airone?- chiese Cecilia osservando il pennuto planare sul tetto.
-Perché il piccione viene usato
per la posta normale, ma quando bisogna inviare un pacco si usa l’airone, i
piccioni sono troppo deboli…- spiegò Mosio che, con
un balzò felino, saltò sul tetto e prese il pacco legato all’airone. Dopodiché
l’uccello spiccò nuovamente il volo.
-È un pacco dell’Anna…- informò Marco aprendo il suddetto.
-Guarda! C’è legata anche un
lettera!- disse Cecilia.
Il foglio diceva:
Cari
Mosio, Ceci e Giorgia,
spero
stiate tutti bene…
vi
scrivo per informarvi riguardo ciò che è accaduto dopo la vostra partenza. Il
Beppe ci ha obbligato a ricostruire il suo ufficio (che casino che c’era!) e,
mentre stavamo togliendo le macerie, abbiamo trovato il diario segreto di
Montecchio! Ve l’ho inviato, spero vi sia utile…
Bardini
in questi giorni sembra irrequieto e preoccupato, siete riusciti a metterlo in
allarme! Continuate così! Noi, dal canto nostro, continueremo ad indagare e a
curiosare un po’ in giro sperando di trovare nuove cose che vi siano utili.
A presto,
Anna.
-Il diario del Beppe… chissà cosa ci ha scritto…-
mormorò Giorgia.
Mosio tirò fuori dal pacco un
libricino rosa, chiuso da un lucchetto della Barbie; Cecilia ricordò di averlo
visto nell’ufficio del Beppe una settimana prima. Senza troppe cerimonie la
Ceci distrusse il lucchetto con un colpo di karate ben assestato, dopodiché
ebbe la sensazione di essersi rotta la mano.
Giorgia aprì il diario, le pagine
erano di un rosino pallido davvero orrendo, e cominciò a leggerle a caso:
-10 gennaio 2007, ho scoperto che
Bardini ha davvero moltissimo potenziale eppure bisogna trovare un modo per
sbloccarlo…
12 gennaio 2007, ho trovato il
modo di sbloccare Bardini! Devo solo trovare la persona giusta che possa
compiere questa missione. Per donare la bastardaggine al Bardo bisogna rubargli
un cerchione della… eccetera eccetera…
15 gennaio 2007, ho mandato una
lettera a colei che potrà riuscire nell’intento… aspetto con ansia una
risposta… per trovare la persona giusta ho dovuto impiegare parecchie delle mie
spie…
22 gennaio 2007, oggi ho avuto
l’ennesima discussione con il Bardo… quando imparerà quel ragazzo!
Fortunatamente ho anche ricevuto la visita della ragazza promettente, l’ho già
spedita in missione…
25 gennaio 2007, è fatta! Già da
stamattina ho notato un nettissimo miglioramento del lato bastardo del
professor Bardini et, pedinandolo dopo la scuola, ho scoperto che alla sua
Ibiza manca un cerchione… anzi no! Non un cerchione… il Cerchione! Come sono
felice!
Qui scrive solo fatti futili…
vado un po’ avanti nelle pagine.
25 ottobre 2007, quest’oggi è avvenuto un fatto veramente insolito… mentre
facevo un giretto in corridoio dopo il suono della campanella finale, ho notato
due studentesse che confabulavano in un angolo, dopo circa una mezz’oretta,
tornato nel corridoio, ho visto una delle due studentesse di prima rincorrere
l’altra con un’ascia in mano… non sono intervenuto perché avevo lasciato
l’arrosto nel forno, ma questo fatto mi sembra molto strano… ma poi dove
l’hanno trovata un’ascia?
26 ottobre 2007, sono più o meno
le otto e cinque e sto per chiamare l’aula della IV D… ricordi, oh caro diario,
delle due giovini di cui ti ho parlato? Bene, una delle due era la ragazza
promettente che ha sottratto il Cerchione al Bardo… fin qui tutto va bene, ma
questa mattina, arrivato a scuola, ho ricevuto una notizia obbrobriosa! La
ragazza mi ha tradito! Adesso, assieme a quella che la rincorreva con l’ascia
et a un altro giovine vogliono togliere il sacro dono della bastardaggine al
Bardo! Quindi tra poco chiamerò la loro aula, dove in questo momento tiene una
lezione il prof Bardini, et verificherò la loro presenza. Dopodiché convocherò
loro tre et Bardini nel mio ufficio et cercherò di farli confessare anche se
non sapranno mai et poi mai come fermare Andrea… questo lo rivelerò solamente a
te, caro amico fedele… bisogna solamente…-
Il trio vide con orrore che il
resto della pagina era stato strappato…
-Non ci credo… Dio ti prego,
dimmi che non è vero…- mormorò Cecilia chiudendo gli
occhi e andando alla finestra con l’intenzione di buttarsi nel Po.
Giorgia andò verso il muro della
palafitta e cominciò a prenderlo a testate, mentre Mosio prese un sacchetto di
pop-corn e si sedette sul divano a godersi la scena. Dopo alcune testate a
Giorgia si illuminò una lampadina sulla testa:
-Porco boione!
Come ho fatto a non pensarci prima? Ceci! Non ti buttare nel Po! So dove si
trova la parte mancante del foglietto!-
Così Giorgia raccontò di aver
visto il foglietto cadere sopra il corpo svenuto di Bardini.
-Siamo fott…-
disse semplicemente Cecilia tornando alla finestra e legandosi una pietra al
corpo per affondare meglio.
-Ma no! Non dire così! Magari Bardini
non l’ha notato…- tentò Mosio vedendo che la Ceci
faceva sul serio.
-Mosio
ha ragione! Dobbiamo chiedere all’Anna se ha notato il foglietto…-
decise Giorgia.
La Ceci annuì e, dopo aver
lasciato andare la pietra, andò di fianco al termosifone, prese una manciata di
Polvere Volante e la buttò tra gli elementi (per chi non lo sapesse sono le
sbarre dei termosifoni) che diventarono immediatamente color verde smeraldo.
Mosio e Giorgia fissavano la scena ammutoliti…
-Che c’è? Non posso citare Harry
Potter? Che gente…- disse Cecilia, dopodiché mise la
testa contro il termo ed esclamò scandendo bene le parole, -Casa dell’Anna!-
Immediatamente la sua testa passò
di termosifone in termosifone fino a comparire tra gli elementi di quello di
Annalisa.
-E tu che ci fai qui?!- fu il
benvenuto dell’Anna alla vista della ragazza nel termosifone.
-Devo parlarti…-
rispose con un sussurro la Ceci.
-D’accordo, aspetta solo un
minuto che mi metto comoda…-
Detto questo, Annalisa girò per
casa venti minuti finché non trovò una poltrona abbastanza comoda da sistemare
di fronte al termo, dopodiché aprì un pacchetto di patatine e, sedendosi, si
mise in ascolto…
-Fa pure con comodo, guarda! Io
sono solo spezzata a metà tra casa tua e la palafitta!- protestò la Ceci prima
di esporre il problema, -Comunque… dovevo chiederti
se in questi giorni hai notato, nei pressi di Bardini, un foglietto mezzo
strappato rosa pallido…-
Anna cominciò a ripercorrere
mentalmente i suoi ricordi finché non trovò ciò che cercava:
-Sì! Lunedì mentre interrogava in
latino ho notato che ogni tanto si passava tra le mani un foglietto! Credo
proprio che fosse rosa! Nessuno ci aveva badato molto perché tutti stavano ancora
pensando ai fatti del 26…-
Si accese immediatamente un po’
di speranza nella mente della Ceci. -Bene… e non sai
se ce l’ha ancora con lui?-
-No, ho visto solo che l’aveva
messo nella tasca del cappotto… poi non l’ha più tirato fuori. Ma che cos’è?-
-La Chiave di Volta per eliminare
la bastardaggine!-
E, dopo questa rivelazione,
Cecilia tolse la testa dagli elementi sparendo alla vista dell’Anna.
“Che uscita di gran classe!”
pensò la Ceci, purtroppo per lei nello sporgersi all’indietro si ribaltò e
picchiò la testa contro lo spigolo del tavolo. -Ma va… va dove ti dico io!-
-Allora? Ce l’ha ancora lui?-
intervenne subito Mosio lasciando Cecilia a contorcersi dal dolore alla testa
sul pavimento.
-Sì…
l’Anna mi ha detto che probabilmente ce l’ha nella tasca del cappotto…- rispose la Ceci mettendosi in ginocchio a fatica
con le lacrime agli occhi.
-E come facciamo ora a
prenderlo?- domandò Giorgia, anche lei senza degnare di un aiuto la Ceci.
-Possiamo provarci domani
mattina, tanto è vacanza…- azzardò Mosio.
All’improvviso suono il telefono
e Cecilia, per la sorpresa, sbatté nuovamente la testa contro il tavolo, poi
riuscì a rispondere…
-Pronto?-
Dalla cornetta uscì una voce
visibilmente contraffatta, forse da un fazzoletto premuto contro la bocca:
-So che state cercando la Chiave
di Volta… io vi voglio aiutare… la Chiave di Volta è custodita sotto il segno
della rosa!-
-Eh?-
-Ops…
scusa, ho confuso con il Codice da Vinci… che schifo di libro… comunque, la
Chiave di Volta è custodita a San ehm Po…-
-San cosa?-
-San ehm Po!-
-…-
-Hai capito?-
-Ehm…
certo… però se me lo spieghi è meglio… così sono più sicura…-
-Maria
Cecilia, sveglia! San ehm Po! San Benedetto Po!-
Dopodiché la strana voce
riattaccò.
-Allora? Chi era? Che ha detto?-
chiesero all’unisono Mosio e Giorgia.
-Silenzio! Sto per avere un’intuizione
geniale!- esclamò la Ceci pensierosa alzando le mani.
“Ha detto che il Codice da Vinci
fa schifo… San Benedetto… mi ha chiamata Maria Cecilia…”
-Ci sono!- esclamò vittoriosa la
nostra eroina schioccando le dita.
-Cosa?- chiesero eccitati Mosio e Giorgia.
-Mi è scappata…-
mormorò infine la Ceci. -Probabilmente non era importante…-
Mosio e Giorgia si scambiarono
un’espressione confusa, poi Marco chiese:
-Allora…
che ha detto Il-Personaggio-Super-Misterioso?-
-Niente di importante…-
disse Cecilia andando a prendere una Pepsi in frigo, -Ha detto solo che la
Chiave di Volta, cioè il foglietto mancante, si trova a San Benedetto…-
Una scarpa centrò in pieno viso
la Ceci facendola cadere contro il povero tavolo che stava sinceramente pensando
di cambiare lavoro.
-Niente di importante?!
Muoviamoci! Dobbiamo subito andare a prendere quello stramaledetto foglio!-
urlò una Giorgia tremante di rabbia. Detto questo, la ragazza prese Mosio per
il collo, mise la Ceci svenuta in una cariola e uscì dalla palafitta pronta ad
andare a San Benedetto Po…
Nel frattempo, in un luogo
sconosciuto ai più, un losco figuro molto pallido, probabilmente albino, si
stava flagellando perché non aveva altro di meglio da fare. Improvvisamente
suonò il cellulare e l’uomo si affrettò a rispondere, dall’apparecchio uscì la
stessa voce camuffata che aveva parlato alla Compagnia del Coniglietto:
-Neca eos!-
-Un secondo…-
disse il figuro prendendo un dizionario Latino-Italiano.
“Allora… se non sbaglio eos
significa… ehm… loro! Sì, loro all’accusativo… e neca… dunque credo sia un
imperativo di neco… che stando a quello che c’è scritto qui vuol dire uccidere…
quindi la frase vuol dire “uccidi loro”…”.
Mentre Voi-Non-Sapete-Ancora-Chi
stava pensando al significato della frase, il Personaggio-Super-Misterioso si
era beatamente addormentato alla cornetta e stava sognando montagne verdi e le
corse di una bambina, con l’amico più sincero, un coniglio dal muso nero… un
coniglio! La Compagnia del Coniglietto! I suoi nemici! L’uomo si svegliò di
colpo e scoprì che il suo servitore stava tentando di contattarlo…
-Magister!
Magister!-
-Che vuoi?-
-Come? Non parla più in latino?-
-No, perché altrimenti non
capisci ‘na mazza!-
-Ah…
comunque ho tradotto il suo ordine! Mi ha detto di ucciderli, giusto?-
-Esatto, io li sto conducendo da
me, in trappola! Una volta arrivati tu dovrai ucciderli!-
-Sì, signore!-
-Silas!
Un’ultima cosa, ricorda che io ho molta fiducia in te, ragazzo mio!-
Detto questo il Maestro
riattaccò. Silas conosceva l’enorme fiducia che il Maestro riponeva in lui, non
poteva deluderlo, in fondo il Maestro l’aveva salvato…
Quando quei poliziotti gli
avevano sparato contro, tutti lo avevano dato per morto, anche il vescovo
Aringarosa. Invece in lui c’era ancora un po’ di vita e fu il Maestro a
salvarlo. Lo benedisse con il Sacro Diapason e Silas tornò a vivere. Da quel
giorno Silas servì il Maestro e si convertì alla pronunzia classica.
Appena il flashback fu terminato,
Silas si preparò per andare a San Benedetto Po. Non
avrebbe mai fallito la missione!
Torniamo dai nostri eroi… dunque,
quando li avevamo lasciati Giorgia era stata assalita da un raptus omicida,
probabilmente dovuto al fatto che era rimasta una settimana senza versioni di
greco o latino… tornò in sé solamente quando si accorse che trascinare nel Po
due corpi era molto faticoso, così li lasciò andare.
Cecilia e Mosio, appena aprirono
gli occhi, impiegarono più o meno mezz’ora a capire di essere nel Po e non in
una vasca da bagno.
-Ehm… Mosio? Tu sai perché siamo in Po e la Giorgia sta usando
una cariola come una barca?- chiese Cecilia raggiungendo a nuoto Giorgia.
-Non ne ho idea… l’ultima cosa
che ricordo è quella pazza che mi prendeva per il collo in un raptus!- rispose Mosio seguendo la Ceci.
Dopo aver nuotato allegramente
nel fiume più pulito e sicuro del mondo, il Po, Cecilia e Mosio raggiunsero la
riva, dove Giorgia li stava aspettando leggendo una rivista…
-Oh! Ve la siete presa comoda!-
borbottò quando li vide sbucare dall’acqua, coperti dalla testa ai piedi di
fango, anzi, di mòlta.
La Ceci si avvicinò a Giorgia con
sguardo assatanato, ma Mosio la placcò prima che potesse commettere un
omicidio.
-Dove siamo di preciso?- chiese
Mosio guardandosi intorno incuriosito.
Il paesaggio era una vera
meraviglia… ovunque correvano felici e giocondi dei cerbiatti, tra le distese
di fiori ogni tanto si vedeva spuntare la tenera testa di un coniglietto e, un
osservatore attento, avrebbe sicuramente intravisto, tra i fiori sulla riva di
un ruscello, Bambi, Tippete e Fiorelinno intenti a giocare. I raggi di un sole
dolce e caldo illuminavano il trio sulla riva di quel torrente dall’acqua
cristallina che viene direttamente da là sui monti con Annette, dove il cielo è
sempre blu, là con Dany e con Lucien, vieni, vieni anche tu! E tra quelle
splendide montagne si trovava anche Heidi, che probabilmente in quel momento
stava aiutando il nonno in qualche stupenda impresa all’insegna
dell’analfabetismo. Ma saliamo ancora di più in questo meraviglioso nuovo mondo
tutto da scoprire… ci spostiamo su un altro monte, molto alto… si chiama
Olimpo. Su questo monte abitano delle persone molto particolari chiamate Dei,
tutte loro sono comandate dal Dio più forte di tutti: Zeus! Zeus, chiamato
anche Giove, ha una nipotina chiamata Pollon il cui hobby più grande è quello
di scassare le palle a ogni singolo essere vivente. Guardate! Proprio in questo
momento sta nascondendo il telecomando ad Apollo! Speriamo che la brucino viva…
comunque! Dicevo… ehm… giusto! Torniamo di nuovo sulla terra, dove i nostri
eroi stanno ancora ammirando questo favoloso mondo che si è aperto loro davanti
agli occhi, mentre nel blu dipinto di blu gli uccellini cantano felici.
-Accidenti! Ceci, sai dove siamo
capitati?- chiese Giorgia a bocca aperta.
Cecilia sorrise osservando lo
stupore di Mosio e di Giorgia, e rispose semplicemente:
-Questa, amici miei, è la
cosiddetta Bassa Mantova! Siamo arrivati sulla sponda Sud del Po!-
-Secondo me l’hai taroccata per farla
sembrare così bella…- obbiettò Mosio.
-Grr…
mi hai scoperto!-
La Ceci schioccò le dita e… puff!
Sparirono le distese di fiori, i cerbiatti, i coniglietti, Bambi, Tippete,
Fiorellino, il torrente, i monti, Annette, Dany, Lucien, Heidi, il nonno,
l’Olimpo, Zeus, Pollon, Apollo, gli altri Dei e, infine, il cielo blu dipinto
di blu e gli uccellini. Tutto ciò che rimase fu una riva fangosa con dei pioppi
e qualche barchetta.
-Ora mi sembra più verosimile!- commentò
soddisfatta Giorgia. -Ceci! Tra di noi solo tu sei pratica del Bassa, quindi
dicci… come si arriva a San Benedetto?-
Cecilia fissò il Po, poi l’argine
che si innalzava maestoso dal terreno, poi ancora il Po. Dopo alcuni minuti si
voltò nuovamente verso l’argine e aprì le braccia.
-Dunque…
si va a sinistra!- disse scuotendo la mano sinistra.
-Ragazzi che orientamento!-
commentò Mosio.
La Ceci sorrise e indicò il
cartello sull’argine, era a forma di freccia, indicava la sinistra e vi era
scritto sopra “San Benedetto Po”.
Così il trio si mise in viaggio,
scalò l’argine e fermò una macchina che passava di lì per caso. Fecero uscire a
suon di botte il guidatore ed entrarono nell’auto. Solo dopo si ricordarono che
non sapevano guidare, così scesero e si scusarono con il signore che avevano
buttato fuori, quest’ultimo ripartì tirando in ballo tutti i santi del
Paradiso.
Erano nuovamente demotivati…
avrebbero davvero dovuto camminare fino a San Benedetto? Era troppo lontano!
Intanto, un losco figuro albino
camminava a passo svelto sopra un argine, mantenendosi il fiume Po sulla
sinistra. Nessuna macchina sembrava notarlo, gli sfrecciava accanto e spariva
nuovamente, diretta in chissà quale direzione. Sapeva bene di essere in
vantaggio rispetto alla Compagnia del Coniglietto e ne era felice, avrebbe
avuto più tempo per decidere come sbarazzarsi di loro. Però continuando a
camminare ci avrebbe impiegato troppo tempo! Dopo alcuni minuti sentì arrivare
alle proprie spalle un’auto, così la fermò, fece scendere il guidatore
riempiendolo di botte e partì con una sgommata. L’ultima cosa che sentì prima
di schiacciare l’acceleratore, fu l’uomo che aveva appena pestato gridare:
-Ma non è possibile! Prima quei
tre vandali e ora ci si mette pure un monaco pazzo!-
Certo che la parte opposta del Po
era veramente strana! Bande di tre vandali che provano ad assalire
automobilisti ignari! Chissà chi potevano essere… ah! Non ci sono più gli
adolescenti di una volta!
Mentre era ancora immerso nei
suoi pensieri, sentì che il cellulare cominciò a suonare.
-Pronto?-
-Silas!
Sono Il-Personaggio-Super-Misterioso… cioè volevo dire, sono il Maestro! Quando
pensi di arrivare?- disse una voce camuffata dall’apparecchio.
-Ho rubato una macchina, credo di
arrivare in dieci minuti…-
-Molto bene…
così potremmo pensare ad un piano-
-Ehm…
Maestro?-
-Sì?-
-Posso chiederle un favore?-
-Certo ragazzo mio! Di pure!-
-Ecco…
dato che sicuramente non finiremo il lavoro prima delle quattro… ehm…-
-Avanti Silas,
parla liberamente!-
-Non mi potrebbe registrare
Beautiful?-
-…-
-Maestro? Magister?-
-Stai scherzando?-
-Vede…
nemmeno a me piaceva- raccontò Silas, -Ma un giorno, mentre mi stavo come di
consuetudine fustigando, ho acceso la televisione e ne ho visto una puntata e…
ora sono stato preso!-
-Sbrigati a venire, intrappoliamo
la Compagnia del Coniglietto e poi, mentre tu guardi Beautiful, io li
sorveglio… però poi esigo che tu finisca il lavoro!-
-Certo, Maestro! Grazie,
Maestro!-
-A tra poco, Silas…-
Erano passati venti minuti e i
nostri eroi ormai erano distrutti dalla fatica del viaggio… Cecilia si
trascinava a fatica per terra… Giorgia era in un carrettino trainato da un
povero Mosio in fin di vita.
-Perché ci stai tu nel
carrettino?- chiese da terra la Ceci.
-Perché io porto il Cerchione e
quindi devo riposarmi- rispose Giorgia.
-Perché?-
-Perché io sono quella che
rischia di più la vita-
-Perché?-
-Perché sono stata io a tradire
Montecchio!-
-Perché?-
-Perché…
boh! Non lo so neppure io!-
-Ah! Ah! Non hai un motivo
valido! Ammutinamento!-
Detto questo Mosio e Cecilia
assalirono Giorgia che, poco tempo dopo, si ritrovò legata al carretto intenta
a trainare due persone. Così continuarono ad andare, dandosi il cambio di tanto
in tanto.
-La sentite anche voi?- chiese a
uno tratto Giorgia alzando la testa.
Il trio si arrestò e si mise in
ascolto. Era vero! Sentivano una musica che si faceva sempre più forte. Il
volume della musica raggiunse il suo apice quando una macchina, affiancandosi a
loro, tirò giù i finestrini. Ora riconoscevano la canzone!
Sei
proprio tu
Che cosa vuoi di più
Il poroporoponponpero
Dal finestrino sbucò la faccia
sorridente di Alice Ravelli alias Ali.
-Vi serve una mano?- chiese
quest’ultima, togliendosi gli occhiali da sole a rallentatore per far sembrare
quel momento una scena epica.
Che
non mi chiami più
E poroporoponponpero
Che fumi lucky strike
Che non ti basta mai
Che non ti basti mai
E poroporoponponpero
-Ecco, non sarebbe una cattiva idea…- proclamò Mosio facendo scendere Giorgia e Cecilia
dal carretto.
-Avevo intuito che avreste avuto
bisogno di una mano!-
-Eh già! Ma come ci hai trovato?-
domandò curiosa la Ceci.
Che
dici e’ tutto qua
Che dici e’ tutto qua
Che ti han rubato il cielo
E il poroporoponponpero
-Credevi davvero che avrei
lasciato il trio che ci ha dato una speranza per continuare a vivere in preda
alle avversità?-
-Accidenti! Questa frase è
davvero di grande effetto!- commentò Giorgia.
-Lo so, me la sono scritta mentre
venivo a cercarvi…-
-Ah…-
-Comunque non ci hai ancora detto
come ci hai rintracciato- fece notare la Ceci, più curiosa che mai.
-Semplice! Ho inserito un
microchip nella tua tessera del Club delle Vergini (speriamo)!- rispose
soddisfatta l’Ali.
Che
ti hanno dato zero
E zero e’ quel che hai
E’ tutto quel che hai
-Forza salite!- fece infine
Alice, -Ditemi dove volete andare e la strada! Io vi ci porto!-
Il trio non se lo fece ripetere
due volte, con un balzo felino entrò nella macchina che partì sgommando.
-Poi mi spiegherai anche come hai
avuto questa macchina e da quando la sai guidare…-
disse la Ceci.
Così l’auto sfrecciò sull’argine
espandendo nel mondo le note di Zucchero.
Oh
yeah yeah
Il tuo cervello
Non pesa un chilo
Da troppo tempo non passa di qua
Voglio saltar sul treno
Quando l’amore arriva in città
Arriva in città
Una macchina si fermò di fronte
alla casa del Personaggio-Super-Misterioso, vi scese Silas che, come saprete
ormai bene, è un losco figuro albino. La porta della casa era aperta ma non
entrò, aspettava un ordine del Maestro. Infatti poco dopo dalla casa uscì una
voce (sempre camuffata):
-Bene Silas, vedo che sei qui…
aspetta i nostri ospiti al confine. Dopodiché portali da me!-
Il quartetto arrivò a pochi metri
dal cartello che diceva San Benedetto Po. La Compagnia del Coniglietto scese
dall’auto molto ottimista sul futuro.
-Grazie Ali! Sei stata mitica!-
la ringraziò la Ceci.
-Era il minimo! Se avete bisogno
di qualunque cosa fatemi un fischio! Ciao ragazzi!- rispose l’Ali ripartendo
nella direzione opposta a quella che stava per intraprendere la Compagnia del
Coniglietto.
-Ragazzi…
sapete… siamo ancora in tempo per tornare indietro e rivedere di nuovo il piano…- disse Cecilia intimorita.
-No! Ora o mai più!- affermò con
forza Giorgia.
-La Giorgia ha ragione! Dobbiamo
fermare la bastardaggine che da troppo tempo devasta giovini menti ancora
speranzose nel futuro!- esclamò Mosio con una mano sul cuore e l’altra che
toccava ferro come augurio di buona fortuna…
-Mi avete convinto! Andiamo!-
urlò la Ceci partendo di corsa.
I due la seguirono, la seguirono
verso quel posto in cui, di lì a pochi minuti, avrebbero rischiato tutto per il
bene comune!
Appena misero un piede sul
confine sentirono qualcuno muoversi di fianco a loro… si voltarono e videro un
individuo in un abito da monaco e dalla faccia bianca come un lenzuolo.
-Fermi e non vi succederà nulla
di male!- urlò l’albino Silas.
-Giammai!- esclamò la Ceci
assumendo un’aria imperiosa di fronte al monaco.
-Va bene…
io vi ho avvisati…- mormorò Silas sorridendo.
Così cominciò lo scontro. Silas
partì all’attacco estraendo dalla veste una spada laser rossa, Mosio gli si
fece incontro brandendo anch’egli una spada laser, però di colore blu. Marco
sfiorò la tunica di Silas con la spada tagliandola e il monaco reagì
immediatamente tentando di tranciare una mano al nostro eroe che però fu più
veloce e schivò il colpo.
Giorgia e Cecilia non sapevano
bene come intervenire, piuttosto non sapevano se intervenire.
-Che dici, gli diamo una mano?-
propose la Ceci.
-Ehm…
no!- decise Giorgia sedendosi a terra.
Intanto Mosio e Silas
continuavano imperterriti il duello, poi accadde. Mosio fu buttato a terra e
mollò la presa sulla spada. Giorgia e la Ceci rimasero a bocca aperta
aspettando l’esito. Ma Silas non colpì, si limitò a fissare Mosio.
-Mosio…
io sono tuo padre!- annunciò il monaco.
-NO!!!!!- urlò Marco riprendendo
la spada e cercando di colpire Silas.
Ci riuscì, però gli fece solo un
taglio sul braccio.
-Mi hai fatto male! Sig… sig… e
io ora lo vado a dire al Maestro! Sig…- piagnucolò Silas sedendosi a terra e dando le spalle a Mosio, offeso.
-Ma no! Non fare così! Mi
dispiace! Mi sono lasciato prendere un po’ la mano!- cercò di giustificarsi
Mosio avvicinandosi a Silas.
Il monaco improvvisamente sfruttò
la distrazione di Mosio e gli piombò di nuovo addosso facendolo svenire.
-E ora a chi tocca?- chiese
divertito Silas rimettendo via la spada laser.
-Ci penso io!- si fece avanti
Giorgia.
-Aspetta!- la fermò Cecilia, -Se
quello che molte puntate di Dragon Ball mi hanno insegnato è che uno alla volta
non si riesce a battere il nemico, a meno che tu non sia Goku, allora è
un’altra faccenda!-
-Sì, ma due contro uno non vale!-
esclamò Silas che era sul punto di scoppiare di nuovo a piangere.
-Ok…
chiama un tuo amico…- concesse Giorgia.
Il monaco sollevò la manica
sinistra della tunica rivelando il Marchio Nero e lo premette. Per un attimo
nessuno parlò, poi dal niente si Materializzò Lord Voldemort.
-Mitico! Voldemort!-
disse la Ceci avvicinandosi al Signore Oscuro, -Ehi, Voldy!
Mi fai un autografo? Dai! Io sono una tua sfegatata fan!-
-Ma certo! Ehi! Un momento! Tu
per caso sei Babbana?- chiese sospettoso Voldemort,
osservando la Ceci con gli occhi scarlatti da serpente.
-Io? Certo che no! Quella è solo
feccia!- rispose la Ceci indicando Giorgia, che le tirò una sassata sulla
testa.
-Brava! Ok, ti faccio l’autografo…- confermò Voi-Sapete-Chi.
-Dimmi Signore Oscuro… sei riuscito finalmente a uccidere quello
scassa-palle di Potter?-
-Non me ne parlare, guarda! Quel
deficiente mi è sfuggito per culo non so più quante volte!- esclamò Voldy consegnando
l’autografo alla Ceci, -Non è, per caso, che tu sappia cosa succede nel settimo
libro? Vero che ucciderò una volta per tutto quell’odioso moccioso?-
-Non mi parlare del settimo libro!
L’ho letto questa estate e sono rimasta delusa non sai nemmeno tu quanto!-
-Ehm…
ragazzi? Noi dovremmo dar luogo a uno scontro mortale…-
li richiamò alla normalità Silas, con Giorgia che annuiva di fianco a lui.
-Va beh… allora vuol dire che
siamo nemici… peccato…- disse Voldy
estraendo la bacchetta, -Dammi il tuo indirizzo e-mail, così, se esci viva da
questo scontro, ci teniamo in contatto…-
Dopo essersi scambiati i vari
numeri e indirizzi cominciò il vero e proprio scontro.
Giorgia estrasse una spada e uno
scudo, così fece anche Silas, mentre la Ceci e il Signore Oscuro si puntarono
contro le bacchette.
Giorgia attaccò per prima
tentando di tagliare una gamba a Silas, il quale si protesse con lo scudo.
-Ti taglierò la gamba e ti
prenderò il cilicio come segno della mia supremazia! Ah! Ah! Ah!- esclamò
Giorgia ripartendo all’attacco.
Atena arrivò dall’alto e si
schierò al fianco di Giorgia, mentre Ade, emergendo dagli Inferi, si schierò
dalla parte del monaco.
-Sì! Potere alle donne!- urlò Cecilia
alzando esultante il pugno.
Atena cominciò a tirare frecce
all’impazzata contro Ade che, non sapendo bene come evitarle, decise di fare
l’unica cosa intelligente: scappare.
-No! Torna qui! Ho bisogno di
te!- urlò Silas, che in quel momento subì un altro attacco di una scatenata
Giorgia.
Intanto dei gruppi di persone
stavano osservando la scena scandendo: -Vogliamo il sangue! Vogliamo il
sangue!-
Giorgia sembrava sul punto di
vincere, ormai avrebbe dovuto solamente spingere la spada nel petto di Silas
quando… un esplosione! Un fulmine aveva appena colpito il luogo dello scontro
mostrando Giorgia svenuta a terra tutta fumante e Silas stranamente intonso.
Intanto, su nell’Olimpo, una
bambina bionda mormorò: -Ops… forse avrei dovuto
mirare meglio…-
-Ah! Ah! Ah! Fuori due… ne rimane
solo una…- esclamò vittorioso Silas voltandosi per
vedere come se la cavava Voi-Sapete-Chi.
La scena che gli si presentò
davanti gli fece accapponare la pelle: Voldemort e la Ceci erano seduti
amabilmente attorno ad un tavolo intenti a sorseggiare del tè; il Signore
Oscuro stava narrando alla nostra eroina di quella volta che aveva squartato
un’intera famiglia, Cecilia ascoltava il racconto rapita.
-Mi dispiace interrompere questa
delicata conversazione, ma voi a questo punto non dovreste combattere?- disse
Silas, irritato.
-Dobbiamo proprio? Questa ragazza
è un genio del male!- protestò Voldy.
-Grr… vattene
via… a lei ci penso io…-
-Uff…
come sei cattivo!- mormorò Voldemort, -Va beh! Ceci,
teniamoci in contatto mi raccomando!-
-Ok, ciao Voldy!-
Lord Voldemort si Smaterializzò e
immediatamente si ricreò un’atmosfera tesa. Silas, per la seconda volta, mise
via le armi attuali ed estrasse una bacchetta.
-Expelliarmus!-
urlarono all’unisono la Ceci e Silas.
Due identici raggi rossi si
sprigionarono dalle bacchette, ma nessuno dei due centrò l’avversario…
-Che mira di me…
melma che hai!- lo derise Cecilia.
-Senti chi parla!- rinfacciò il
monaco.
-Impedimenta!-
urlò la Ceci.
-Protego!-
esclamò di rimando il monaco che creò uno scudo, proteggendosi.
Cecilia tentò in tutti i modi di
colpire l’albino, ma quest’ultimo sembrava aver imparato a memoria tutti e 6 i
libri di Harry Potter e forse anche il settimo.
-Incendio!- delle fiamme uscirono
dalla bacchetta di Silas e si indirizzarono verso Cecilia.
Fortunatamente la ragazza fu
pronta di riflessi e rispose in tempo con un: -Accio scudo!-
e richiamò a sé lo scudo che Giorgia aveva lasciato a terra. Riuscì a
proteggersi per poco.
Preoccupata a proteggersi dal
fuoco, Cecilia non si accorse che il monaco aveva di nuovo la bacchetta puntata
su di lei.
“Levicorpus” pensò Silas e la
Ceci in un attimo fu appesa a testa in giù, sorretta da una corda invisibile.
Purtroppo per lei, mentre si capovolgeva lasciò cadere a terra la bacchetta
magica.
Silas le si avvicinò e disse: -Incarceramus!-,
delle funi partirono dalla bacchetta dell’albino e avvolsero la Ceci; dopodiché
Silas pensò “Liberacorpus” e la Ceci ricadde a terra con un tonfo.
-Accidenti a te…
quando mi sarò liberata te la farò pagare cara!- lo minacciò Cecilia.
L’ultima cosa che la Ceci vide e
sentì, fu Silas che diceva sorridendo: -Stupeficium!-,
poi si fece tutto buio.