Ibizade

di 8Ceci93
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Proemio ***
Capitolo 2: *** I Canto ***
Capitolo 3: *** II Canto ***



Capitolo 1
*** Proemio ***


Proemio:

Proemio

 

 

 

Canta, o dea, l’ira di Andrea Bardini,

rovinosa, che infiniti dolori afflisse alla IV D,

gettò in preda ai debiti molte vite giovani

di studenti, ne fece bottino degli esami,

di tutte le versioni -consiglio del Beppe si compiva-

da quando prima si divisero contendendo

il Cerchione signore della strada e la Seat del Bardo.

 

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Capitolo 2
*** I Canto ***


1

I canto

 

DRIIIN!

La campanella era suonata, l’ultima ora era finita e adesso i ragazzi sarebbero potuti andare a casa e godersi un po’ di meritato riposo… ma che sto dicendo? Niente riposo! Avevano già il pomeriggio occupato da due materie… quali? Greco e latino, ovviamente!

Cecilia stava strisciando per terra mentre usciva dall’aula, era veramente distrutta dalle fatiche di quel giorno! Giorgia la oltrepassò stando attenta a non pestarla, ma il professor Bardini non fu tanto gentile. Così Cecilia si rialzò agonizzante, avendo appena dovuto sopportare il peso del prof sulla sua povera schiena.

-Ma tu proprio non sai perché è sempre così infuriato e bastardo?- chiese Cecilia a Giorgia. Quest’ultima non rispose, lo sapeva fin troppo bene! Ma come avrebbe potuto spiegarlo alla Ceci? Tutto successe un anno prima…

Flashback (o analessi)

Giorgia stava zampettando felice per casa, finché non si accorse che era arrivata la posta… così andò a prenderla e vi trovò una lettera molto particolare che diceva:

Gentilissima signorina Franco,

la informiamo che è stata ammessa alla scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts…

No! Non mi riferivo a quella lettera, ma a un’altra lettera  ancora più particolare che diceva:

Gentilissima signorina Franco,

la informiamo che è stata scelta per una missione di estrema importanza. Prego presentarsi nell’ufficio del preside Montecchio presso il “Liceo Ginnasio Virgilio” a Mantova.

Cordiali saluti,

il Beppe.

Così Giorgia, senza pensarci due volte, andò a Mantova per incontrare il Beppe.

Giunta di fronte alla porta del suo ufficio bussò, ma non ricevette risposta. Fermò una bidella e le chiese:

-Scusi, mi può dire dove si trova il preside?-

-Ma certo! È al piano di sotto, sta parlando con Andrea Bardini, un nuovo professore di latino e greco- rispose cordiale la bidella.

La ragazza scese le scale fino ad arrivare al primo piano e la scena che trovò le fece accapponare la pelle. Bardini stava discutendo con Montecchio a proposito dei compiti e dello studio.

-Ma quei poveri ragazzi! Io non me la sento di caricarli troppo!- diceva Bardini.

-Lei è un professore! E come tale non deve lasciare che i ragazzi cazzeggino troppo tempo!- rispondeva il Beppe.

-Preside io voglio essere loro amico, e quando si sono lamentati non ho saputo dire di no ai loro poveri volti imploranti!-

-Ascolti, lei non deve preoccuparsi troppo di quello che dicono loro! Si ricordi che non sono altro che un mucchio di alci muschiati! Lei ha molto potenziale, non lo sprechi!- detto questo Montecchio lasciò il Bardo e si diresse verso la nostra eroina. -Come può vedere, la situazione è drammatica… venga nel mio ufficio…-

Una volta nell’ufficio del preside Giorgia si informò sul motivo per cui era stata scelta.

-Credo lei abbia la giusta mentalità! E quindi di lei mi posso fidar ciecamente…- spiegò il Beppe.

-Ma che missione dovrò affrontare?- domandò Giorgia curiosa.

-Prima risponda a una domanda, signorina Franco. Lei ha mai visto o letto “Il Signore degli Anelli”?-

-Sì, perché?-

-Perché, come chi si impossessava dell’Anello aveva il potere, chi riuscirà a prendere un oggetto del professor Bardini potrà comandarlo a suo piacimento!- spiegò Montecchio.

-Mi dica, che oggetto è? E come posso fare per prenderlo?- chiese Giorgia che non stava più nella pelle.

-Bardini ha una Seat Ibiza grigia, rubi un suo cerchione e il potere sarà suo!-

-Subito signore!- urlò Giorgia e uscì correndo dall’ufficio del preside per andare a rubare un cerchione a Bardini, purtroppo dovette stare prima due ore in punizione per aver corso nei corridoi e urlato in faccia al preside. Finita la punizione Giorgia riuscì a prelevare un cerchione dalla povera Seat del Bardo e, dopo averlo rimpicciolito non si sa bene come, lo mise attorno al proprio collo.

Fine flashback

Da quel giorno Giorgia controllò Bardini, rendendolo un vero bastardo. Purtroppo la perdita di un cerchione rese il Bardo perennemente infuriato col mondo, tanto che sfuggì al controllo di Giorgia e diventò ancora più bastardo di quanto lei avesse mai voluto. Giorgia aveva creato un mostro e non poteva più tornare indietro, nemmeno restituendo il cerchione avrebbe potuto placare l’ira funesta e bastarda del prof, perché ormai Bardini provava gusto nel comportarsi in quel modo e non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo!

Ricordando questi fatti Giorgia trasse Cecilia da una parte e si preparò a raccontarle tutto…

-Però mi devi promettere che non farai nulla di avventato- disse preoccupata Giorgia.

-Certo! Cosa vuoi che faccia…-

Mezz’ora dopo Cecilia stava rincorrendo Giorgia con un’ascia in mano, pronta a scuoiarla viva… Fortunatamente Giorgia riuscì a bloccare l’amica e a convincerla a mettere via l’arma.

-D’accordo… ora che facciamo?- chiese Cecilia pensando se fosse o no il caso di riprendere l’ascia in mano.

-Per cominciare dobbiamo andare a parlare con l’indovino Mosio- disse decisa Giorgia.

-Perché?-

-Perché mi spiace non farlo comparire in questa storia!- spiegò la ragazza con il Cerchione.

-Ti ricordo che la sto scrivendo io e quindi sono io a scegliere se andare o no…-

-…-

-Ok, andiamo da Mosio!- decise la Ceci.

Così le nostre due simpatiche amiche andarono a Mosio per trovare Mosio. Mosio era un paesino a metà tra la pianura, il mare, la montagna, la tundra, la taiga, la steppa, il deserto, la prateria e la foresta di latifoglie. Contava in tutto più o meno 10 abitanti, 9 dei quali avevano superato gli 80 anni. Solo il povero Mosio (il ragazzo) aveva 14 anni. Egli abitava in una tenda posta su un’isoletta al centro di un laghetto in cui nuotavano felici delle paperelle.

Quando le due entrarono nella tenda, trovarono Mosio intento a giocare un’avvincentissima partita a scarabeo con un over 80.

-Giorgia! Cecilia! Che piacere vedervi! Arrivo subito da voi!- esclamò felice Mosio, poi si rivolse al vecchietto: -Signor Buongiorno, finiremo la partita un’altra volta!-

-Oilalà! Allegria!- esclamò il vecchietto mezzo partito.

Il Trio Medusa uscì dalla tenda poiché Mike aveva cominciato a parlare con un concorrente immaginario e non voleva andarsene.

-Ditemi, di cosa avete bisogno?- domandò Mosio curioso.

-Dobbiamo sapere come diminuire la bastardaggine di Bardini…- rispose Cecilia.

-Datemi un secondo, devo connettermi alle Forze Ancestrali e ci impiego molto dato che non ho l’ADSL…-

-Ah! Ah! Io invece sì!- cominciò a sfottere Cecilia.

-Grrrr…-

-Ora basta! Ceci, taci! Mosio, muoviti a connetterti!- urlò Giorgia.

-D’accordo… ohm… ohm…- disse Mosio cominciando a levitare grazie alla concentrazione raggiunta.

Dopo che Giorgia e Cecilia passarono circa un’ora a dar da mangiare alle paperelle (tanto che ormai erano più o meno 30 chili l’una e un cacciatore stava aspettando che il trio se ne andasse prima di colpire), Mosio cominciò a dar segni di vita. La Ceci si avvicinò speranzosa per scoprire che Mosio stava solo russando, si era addormentato cercando la connessione. Dopo averlo “delicatamente” svegliato, Mosio annunciò che le Forze Ancestrali attualmente non avevano tempo per occuparsi di quella faccenda, stavano infatti cercando Zeus, scappato dall’Olimpo per una delle sue “scappatelle”.

-Quindi ora che possiamo fare?- domandò esasperata Cecilia, che non desiderava altro che una tazza di latte caldo e la compagnia di un fantomatico ottavo libro di Harry Potter.

-Provo a chiederlo a loro…- disse Mosio assumendo un’aria concentrata. -Dicono che noi tre ora dobbiamo arrangiarci da soli, che siamo i soli in questo universo in grado di sventare una minaccia come l’ira di Bardini, che d’ora in poi noi saremo…-

Il cielo si oscurò all’improvviso, cominciarono a cadere sulla terra tuoni e fulmini e si alzò il vento… Mosio aprì la bocca per parlare… -La Compagnia del Coniglietto!-

A Cecilia si illuminarono gli occhi e, prima che qualcuno potesse fermarla, cominciò a delirare:

-Sì! Noi tre insieme riusciremo nel nostro intento! Perché solo noi abbiamo le doti giuste, solo noi possediamo… ehm… ecco… non lo so! Però lo possediamo solamente noi! Non importa se ci vorranno giorni, mesi o addirittura anni! Noi elimineremo la bastardaggine di Bardini e ci affideremo solamente alle nostre capacità!-

-Siamo fregati…- disse un’ormai rassegnata Giorgia, e aveva proprio ragione!

Così, dopo aver fatto provviste di cibo, acqua, vestiti e soldi, partirono all’avventura. Solo dopo ricordarono di essere in pieno periodo scolastico e che quindi l’indomani sarebbero dovuti andare a scuola.

-Accidenti! Dovremmo mandare a scuola dei cloni, mentre noi cerchiamo di fermare il prof!- esclamò Mosio pensoso.

-Eureka! Ho un’ideona!- dichiarò Cecilia saltando in piedi e urlando, -Tecnica della moltiplicazione del corpo!-

Silenzio. Cecilia rimase immobile dov’era, come se avesse dovuto aspettare qualcosa di imminente. Mosio e Giorgia la osservavano muti. Si alzò un venticello e una palla di fieno rotolò tra i due e la Ceci.

A un certo punto Giorgia interruppe il silenzio: -Mosio… tu non sai perché ce la dobbiamo portare dietro?-

-Perché purtroppo è lei a scrivere questa cavolo di storia e vuole inserirsi tra i protagonisti…- rispose uno sconsolato Mosio.

-Ma porco boione!- urlò Giorgia al cielo.

Improvvisamente da una nuvola si Materializzò la figura di Bardini che parlò con voce tonante:

-Ragazze! Siate fini!-

Dopo aver detto ciò sparì, lasciando il posto alla sagoma di un leone:

-Simba! Vendica la mia morte!- esclamò Mufasa.

-E tu che ca… cacchio c’entri?- esplose Giorgia.

Mufasa si guardò intorno e sparì dicendo: -Scusate, ho sbagliato storia…-

-Credo anch’io…- mormorò Mosio tornando a fissare Cecilia, che era ancora nella stessa posizione di prima. -Vuoi rimanere qui per sempre o vieni con noi?-

-Perché dove andate di bello?- chiese la Ceci assumendo una posizione normale.

-Ehm… Giorgia? Dove andiamo di bello?-

-Andiamo a casa, ci riposeremo e domani a scuola cominceremo le ricerche…- propose Giorgia e, quando gli altri due annuirono, urlò spaventata, -Ma qualcuno di voi ha fatto le versioni per domani?-

Alla Compagnia del Coniglietto bastò uno sguardo per capire che nessuno di loro aveva nemmeno aperto il libro così, senza una parola, ognuno corse a casa sua per fare i compiti prima che fosse troppo tardi…

La mattina seguente i nostri eroi ebbero un risveglio traumatico, avendo passato gran parte della notte chini sui libri:

 

Cecilia si alzò, come ogni mattina, alle sei e, sbattendo prima a destra poi a sinistra nel corridoio, riuscì ad arrivare di fronte alla porta del bagno.

 

Per me si va nel luogo suadente,

per me si va nell’etterno calore,

per me si va ove si perde la gente.

 

Giustizia mosse il mio alto fattore:

fecemi la divina potestate,

la somma sapienza e ‘l primo amore.

 

Dinanzi a me non fuor cose create

se non etterne, e io etterna duro.

Lasciate ogni speranza, voi ch’entrate.

 

Queste parole di colore oscuro

vide la Ceci scritte al sommo della porta;

così lei: -Ma Diu Signur, il senso lor m’è duro-  

 

Ed elli a lei, come persona accorta:

-Qui si convien lasciare ogni carico;

ogni impurità in codesto luogo è porta.

 

Ora che sei al loco, niente panico!

non sentirai più le strette dolorose

che in questo posto trovan scarico-.

 

E poi che la sua mano a quella di lei pose

con lieto volto, ond’ella si confortò,

la mise dentro alle segrete cose.

 

Qui si addormentò profondamente e si svegliò quando ormai mancavano solo cinque minuti all’arrivo della corriera. In poco tempo riuscì a prepararsi e, con l’agilità di una pianta grassa, scese a balzi non proprio felini le scale. Quando uscì di corsa dalla porta di casa, l’aria umida e fredda del mattino le fece congelare immediatamente il naso e le orecchie; correndo a perdifiato per la strada della famosissima Villa Saviola, riuscì a salire sul pullman compiendo un salto degno di Matrix.

 

Giorgia (incredibile ma vero) si era addormentata alle ultime parole della versione di greco. Si svegliò di soprassalto, dopo aver sognato di essere rincorsa da un Cerchione indemoniato, alle cinque e mezza. Aprì gli occhi e ciò che vide la fece urlare di terrore (tanto che sua sorella le tirò una ciabatta in bocca): non aveva portato a termine la versione! Dopo essersi fustigata, e aver indossato il cilicio, per espiare il suo imperdonabile peccato, tradusse l’ultima frase di greco e si preparò per andare a scuola. Sfortunatamente per lei impiegò troppo tempo a fare colazione, essendosi dimenticata la ciabatta della sorella in bocca non riusciva a mangiare, così perdette il bus. Lo ritrovò dopo alcuni minuti tra le pagine del dizionario di latino: le cose sono sempre nell’ultimo posto dove le cercheresti! Quindi si indirizzò sulla strada per Mantova. Sul pullman Giorgia ebbe una visione paradisiaca, il ragazzo che lei chiama sempre “il Basso”, la stava aspettando seduto su un sedile in fondo. Stava per scoccare di nuovo la scintilla spenta miseramente la prima volta, ma ora sarebbe stato tutto diverso… una voce di ragazza faceva da sottofondo mentre Giorgia si avvicinava al Basso, rapita:

 

Amor, c’ha nullo amato amar perdona,

la prese del costui piacer sì forte,

che, come vedete, ancor non l’abbandona.

 

Amor…

 

Purtroppo Francesca non riuscì a finire la narrazione perché Giorgia le era saltata al collo e tentava di sgozzarla… ci riuscì. Così, con quell’omicidio, la ragazza del Cerchione ribadì il suo odio immotivato verso Dante e la Divina Commedia. Dopodiché non degnò più di uno sguardo il Basso per tutto il viaggio.

 

Marco Sala alias Mosio, fu svegliato dalle storie del passato di Mike Buongiorno. Mosio, infatti, non era riuscito a cacciare Mike dalla tenda e aveva “dormito” tutta la notte con un accompagnamento in sottofondo di storie su come anche Mike, da ragazzo, avesse vissuto le stesse esperienze dei concorrenti dei suoi programmi televisivi. Dopo essersi vestito, lavato, aver fatto colazione, aver portato a spasso il cane, esser andato a messa, aver guardato i cartoni animati in TV e aver preso a bastonate Mike Buongiorno, Mosio uscì di casa (cioè dalla tenda) e si avviò verso la barchetta che lo avrebbe portato sulla sponda opposta del laghetto in cui nuotavano felici delle paperelle di ormai 30 chili. Mentre raggiungeva la barchetta porgendosi domande esistenziali (“Ma i divani hanno bisogno del permesso di soggiorno?”), inciampò sul corpo del cacciatore del giorno prima, carbonizzato dallo sguardo assassino che Cecilia gli aveva rivolto scoprendolo nell’intento di uccidere delle povere paperelle. Giunto alla barchetta la trovò distrutta dal peso di una paperella che vi si era appoggiata, così si tuffò e nuotò fino alla riva opposta, sfidando correnti, mulinelli e onde assassine.

 

E come quei che con lena affannata

uscito fuor del pelago alla riva

si volge all’acqua perigliosa e guata,

 

così Mosio, ch’ancor fuggiva,

si volse a retro a rimirar Buongiorno

che non lasciò già mai persona viva.

 

Dopo di che, si accorse di essere in anticipo di un’ora per prendere la corriera; il resto è storia…

 

La Compagnia del Coniglietto entrò a scuola nello stesso istante; molti studenti erano venuti a conoscenza, non si sa ancora come, del loro compito, così si inchinavano di fronte a loro nel momento in cui passavano.

Il Trio dell’Apocalisse fu raggiunto da molte persone curiose di sapere in che modo avrebbero agito…

-Purtroppo non possiamo riferirvelo, se Bardini dovesse intuire qualcosa saremmo nella me… melma fino al collo…- continuava a ripetere Mosio.

Quando i tre furono nuovamente soli, si sedettero ad un banco a confabulare.

-Tu non hai nessun piano, vero?- chiese Cecilia a Mosio.

-No, nessuno… era solo per confortare quelle povere persone che ci danno fiducia…- rispose Mosio disegnando barchette sul foglio in cui sarebbe dovuto esserci il piano.

-Ragazzi… ma se quasi tutta la scuola sa del nostro intento… Bardini e il Beppe non lo verranno a sapere?- domandò d’improvviso Giorgia.

Mosio e Cecilia si scambiarono uno sguardo di puro terrore, stavano per parlare quando suonò la campanella che annunciava l’inizio della lezione di greco e latino.

Bardini entrò in classe e lanciò alla Compagnia del Coniglietto uno sguardo di puro odio, da questo gesto avrebbero dovuto intuire che la loro peggior paura si era avverata, purtroppo non notarono nulla perché erano troppo presi a disegnare coniglietti sui banchi.

La lezione era cominciata da venti minuti e il Bardo aveva deciso di improvvisare una quarta e una quinta declinazione greca in modo da seguire di pari passo latino.

Il telefono in classe suonò, Bardini si alzò lentamente dalla sua postazione dietro alla cattedra e rispose:

-Pronto?-

Il professore cominciò ad ascoltare attentamente la conversazione e, talvolta, a rispondere a monosillabi, probabilmente era un linguaggio segreto sconosciuto ai più. Però d’un tratto qualcosa cambiò, Bardini pronunciò un’intera frase: -Le volpi sono nella tana-

Cosa significava? Gli alunni non lo sapevano… dopo quell’ennesimo messaggio in codice sentirono una flebile voce provenire dalla cornetta in mano al prof… Cecilia era certa che questa voce avesse detto: -Eccellente!-

Il Bardo riattaccò la cornetta e tornò a sedersi dietro alla cattedra, come aspettando qualcosa. La IV D (per la prima volta) non fiatava, era terrorizzata dagli eventi che sarebbero potuti accadere.

Mosio chiamò piano Cecilia e Giorgia e mormorò:

-Il mio quinto… cioè… volevo dire sesto senso da indovino mi dice che era Montecchio quello che stava parlando con Bardini al telefono. E avete sentito anche voi la parola “Eccellente”? Era in risposta alla frase di Bardini… dite che noi siamo le volpi e che l’aula è la tana?-

Sì… Cecilia e Giorgia la pensavano come Mosio, in quella classe non erano più al sicuro… dovevano fuggire immediatamente!

E infine arrivò! Ciò che il Bardo stava aspettando: la voce del Boss uscì dall’altoparlante appeso al muro:

-Sono il capo di istituto! Vorrei chiedere al professor Bardini di venire nel mio ufficio con Casari, Franco e Sala. Un supplente sarà mandato nell’aula della IV D per sorvegliare la classe!-

Bardini si alzò soddisfatto facendo segno al nostro magnifico trio di seguirlo, così si avviarono verso l’ufficio tanto odiato. Quel posto che ognuno teme e rispetta allo stesso tempo… ma che sto dicendo? Tutti lo odiano punto e stop!

Arrivati di fronte alla porta dell’ufficio del Beppe, i nostri eroi videro fuori dalle aule gli altri studenti che rendevano loro omaggio, alcuni porgendo dei fiori, altri piangenti si facevano consolare dagli amici più forti, perché in quel momento stavano per sparire tre grandi eroi!

Entrarono. Montecchio era seduto dietro alla scrivania con uno sguardo malefico stampato in viso.

Cecilia notò che il preside poggiava i gomiti sopra un libricino rosa… cosa poteva essere?

-Voi tre siete stati convocati qui per…- cominciò Montecchio rivolto ai tre, ma fu interrotto da Mosio:

-Noi non siamo stati incaricati dalle Forza Ancestrali di eliminare la furia e la bastardaggine del professor –riverisco- Bardini! Noi non siamo la Compagnia del Coniglietto e soprattutto non sappiamo nulla di questa storia!-

-Sei un deficiente…- fu il solo commento di Cecilia.

-Ah! Ah! Hai fatto una mossa falsa, Casari! È vero, noi non abbiamo prove per accusarvi di quello che ha detto Sala! Ma l’aver detto “deficiente” ad un compagno di classe all’interno dell’Istituto ti costerà…- esclamò Montecchio.

Suspance… nessuno fiatava… stavano tutti aspettando di sapere cosa aspettava la nostra povera, e soprattutto dolce, Ceci.

-Mi costerà…- lo esortò Cecilia.

-Le costerà…- fecero coro Mosio, Giorgia e Bardini.

-La VITA!- disse il Beppe (sguardi di puro orrore da parte di Giorgia, Mosio e Cecilia), -La vita all’interno di questa scuola! Verrà infatti espulsa!-

-No!!!!!!!!- fu l’urlo disperato del trio.

-Ah! Ah! Ah!- alle orecchie dei nostri impavidi eroi giunse la crudele risata del prof. -Maria Cecilia, ora non puoi più fare nulla per evitare la tua punizione!-

Qualcosa si incrinò… appena Bardini pronunciò le parole “Maria Cecilia”, alla Ceci si infiammarono gli occhi. La ragazza uscì di corsa dall’ufficio del Beppe e vi ritornò pochi secondi dopo con in mano un gesso nuovo di zecca. Cecilia si avvicinò al Bardo e, prima che lui potesse dire qualcosa, spezzò il gesso con un gesto secco e deciso delle mani.

Per alcuni secondi non successe nulla, Cecilia e Bardini si fissarono con uno sguardo di puro disprezzo reciproco.

-Quando torni a casa, picchia tua moglie, tu non sai perché la picchi, lei sì!- provocò il professore.

La Ceci infuriata prese un libro di greco e, leggendo una versione a caso, cominciò a cannare tutti gli accenti. Allora Bardini arpionò le foche dei calendari di tutta la scuola e Cecilia prese a dire a memoria tutte le declinazioni e le coniugazioni in latino usando la pronuncia scolastica.

Dopo due ore di scontri e battaglie, i due non sapevano più cosa inventarsi. Giorgia, Mosio e il Boss fissavano attoniti l’insolita scena.

In quel momento entrò il supplente curioso di sapere cosa avesse potuto trattenere un professore e tre alunni per due ore intere.

-Scusate? I ragazzi dovrebbero far lezione e…-

-Ma va dar via al…- disse Cecilia stendendo il supplente con un cancellino in faccia, la ragazza aveva i nervi a fior di pelle.

-Maria! Sii fine!- esclamò Bardini.

-Maria?- ripeté la Ceci.

Conscio della nuova arma Bardini confermò: -Sì, esatto! Maria!-

Ciò che successe dopo è tutt’ora oscuro al mondo, su quell’avvenimento sono state create molte leggende… c’è chi dice che Cecilia fece esplodere una bomba che teneva nascosta sotto ai vestiti… c’è chi pensa che Cecilia e Bardini si lanciarono a vicenda delle onde energetiche potentissime…

Fatto sta che dopo pochi attimi l’ufficio del Beppe era saltato in aria e, tra le macerie, solo la Compagnia del Coniglietto era in piedi.

-Ma come hai fatto?- chiese un confuso Mosio, pulendosi gli occhiali.

-Non lo so! So solo che è successo!- rispose la Ceci, controllando che il Beppe e il Bardo fossero ancora vivi, non voleva vite umane sulla coscienza.

-Ma cosa è successo?- insistette Giorgia sistemandosi meglio il Cerchione al collo.

-Non lo so!- disse stanca Cecilia, che provava a rianimare Bardini sventolandogli davanti alla faccia un gesso intero, trovato chissà dove.

-Ceci stavi per ucciderci tutti!- urlò Mosio non riuscendo a pulire gli occhiali, si accorse dopo che mancavano le lenti, saltate via durante l’esplosione.

-Ma non ho non mica fatto apposta, io! Poi magari è stato Bardini! Oppure il Beppe! Oppure siete stati voi!- si difese la nostra povera ragazza.

Dopo aver perso tempo in discussioni che non portarono a nulla, i tre decisero di scappare e di andare a cercare informazioni su come fermare il Bardo. Uscendo dall’ufficio Giorgia notò che un foglietto di carta rosa pallido, mezzo strappato, stava calando sopra il corpo svenuto del prof.

“Sarà un foglio che il Beppe aveva sulla scrivania e che è volato via dopo l’esplosione” pensò la ragazza del Cerchione e raggiunse gli altri due.

 La loro prima tappa fu l’aula della IV D.

-Cos’è stato? Abbiamo sentito delle esplosioni!- intervenì Annalisa Dolci alias Anna, appena il trio entrò.

-Ecco… è stato Mosio! Sapete… ieri sera ha mangiato un sacco di fagioli…- disse Cecilia.

-E perché siete tutti impolverati e dal piano di sopra arriva del fumo?- chiese diffidente Gabriele Bresciani alias Gabu. 

-Perché… l’ufficio del Beppe è pieno di polvere e a camminare sul tappeto si è tutta alzata- rispose Giorgia.

-E il fumo?- insistette il Gabu.

-Dove hai visto il fumo, scusa?-

-Si vede dalle scale e poi anche voi puzzate di fumo…-

-Ragazzi… forse è meglio dirlo che…- cominciò Cecilia, ma fu interrotta da Mosio.

-Che il Beppe voleva comprare da noi delle canne e non ha resistito a provarle!-

Giorgia e Cecilia si scambiarono uno sguardo perplesso, lo stesso fecero tutti gli altri della classe.

-Ora noi dovremmo andare… ehm… se magari, mentre siamo via, vi va di fare delle ricerche sul Cerchione che la Giorgia ha preso a Bardini, ve ne saremmo infinitamente grati!- concluse Mosio trascinando fuori dall’aula le altre due ancora incredule.

Una volta in strada, i tre cominciarono a parlare dell’accaduto…

-Chi l’avrebbe mai detto che Montecchio fumasse canne!- esclamò Cecilia ancora sbalordita.

-Ma sarai cretina! Mosio lo ha detto come diversivo! Per non rivelare agli altri che hai fatto esplodere l’ufficio del Boss!- ribatté Giorgia irritata.

-Ah…-

Dopo alcuni minuti di conversazione quasi normale:

-Ragazzi… ma chi l’avrebbe mai detto che Montecchio fumasse canne!-

-Ma allora tu sei proprio andata! Mosio, non è che le hai fatto prendere qualcosa a mia insaputa?- chiese Giorgia.

-Durante l’esplosione la levetta si sarà spostata su “Demente”- propose Mosio.

-La levetta?-

-Sì, la Ceci ha una levetta sul retro del collo che la controlla…-

Giorgia spostò i capelli alla Ceci e, effettivamente, scoprì che la levetta ora era spostata su “Demente”, così la mise al suo solito posto: “Normale”.

-Oh grazie! Mi sentivo diversa dopo l’esplosione…- ringraziò la Ceci, essendosi ripresa. -Ma… ragazzi? Chi l’avrebbe mai detto che Montecchio fumasse canne!-

-Oh mamma…- esclamarono in coro Mosio e Giorgia.

Così i nostri tre simpatici amici partirono alla volta di nuove e incredibili avventure.

 

  

 

 

 

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Capitolo 3
*** II Canto ***


II canto

II canto

 

Era passata una settimana dal piccolo incidente di percorso avvenuto nell’ufficio del Beppe, il nostro trio preferito aveva costruito una palafitta nel Po e vi si era trasferito stabilmente. Nonostante i buoni propositi non avevano ancora scoperto nulla di significativo per compiere il loro dovere, finché…

-Ragazzi! È arrivata la posta!- urlò Giorgia.

La posta, solitamente, arrivava alla Compagnia del Coniglietto via piccione, ma questa volta il volatile che si stava avvicinando alla palafitta era estremamente più grosso… era un airone!

-Perché ci hanno spedito un airone?- chiese Cecilia osservando il pennuto planare sul tetto.

-Perché il piccione viene usato per la posta normale, ma quando bisogna inviare un pacco si usa l’airone, i piccioni sono troppo deboli…- spiegò Mosio che, con un balzò felino, saltò sul tetto e prese il pacco legato all’airone. Dopodiché l’uccello spiccò nuovamente il volo.

-È un pacco dell’Anna…- informò Marco aprendo il suddetto.

-Guarda! C’è legata anche un lettera!- disse Cecilia.

Il foglio diceva:

 

Cari Mosio, Ceci e Giorgia,

spero stiate tutti bene…

vi scrivo per informarvi riguardo ciò che è accaduto dopo la vostra partenza. Il Beppe ci ha obbligato a ricostruire il suo ufficio (che casino che c’era!) e, mentre stavamo togliendo le macerie, abbiamo trovato il diario segreto di Montecchio! Ve l’ho inviato, spero vi sia utile…

Bardini in questi giorni sembra irrequieto e preoccupato, siete riusciti a metterlo in allarme! Continuate così! Noi, dal canto nostro, continueremo ad indagare e a curiosare un po’ in giro sperando di trovare nuove cose che vi siano utili.

 

A presto,

Anna.

 

-Il diario del Beppe… chissà cosa ci ha scritto…- mormorò Giorgia.

Mosio tirò fuori dal pacco un libricino rosa, chiuso da un lucchetto della Barbie; Cecilia ricordò di averlo visto nell’ufficio del Beppe una settimana prima. Senza troppe cerimonie la Ceci distrusse il lucchetto con un colpo di karate ben assestato, dopodiché ebbe la sensazione di essersi rotta la mano.

Giorgia aprì il diario, le pagine erano di un rosino pallido davvero orrendo, e cominciò a leggerle a caso:

-10 gennaio 2007, ho scoperto che Bardini ha davvero moltissimo potenziale eppure bisogna trovare un modo per sbloccarlo…

12 gennaio 2007, ho trovato il modo di sbloccare Bardini! Devo solo trovare la persona giusta che possa compiere questa missione. Per donare la bastardaggine al Bardo bisogna rubargli un cerchione della… eccetera eccetera…

15 gennaio 2007, ho mandato una lettera a colei che potrà riuscire nell’intento… aspetto con ansia una risposta… per trovare la persona giusta ho dovuto impiegare parecchie delle mie spie…

22 gennaio 2007, oggi ho avuto l’ennesima discussione con il Bardo… quando imparerà quel ragazzo! Fortunatamente ho anche ricevuto la visita della ragazza promettente, l’ho già spedita in missione…

25 gennaio 2007, è fatta! Già da stamattina ho notato un nettissimo miglioramento del lato bastardo del professor Bardini et, pedinandolo dopo la scuola, ho scoperto che alla sua Ibiza manca un cerchione… anzi no! Non un cerchione… il Cerchione! Come sono felice!

Qui scrive solo fatti futili… vado un po’ avanti nelle pagine.

25 ottobre 2007, quest’oggi è  avvenuto un fatto veramente insolito… mentre facevo un giretto in corridoio dopo il suono della campanella finale, ho notato due studentesse che confabulavano in un angolo, dopo circa una mezz’oretta, tornato nel corridoio, ho visto una delle due studentesse di prima rincorrere l’altra con un’ascia in mano… non sono intervenuto perché avevo lasciato l’arrosto nel forno, ma questo fatto mi sembra molto strano… ma poi dove l’hanno trovata un’ascia?

26 ottobre 2007, sono più o meno le otto e cinque e sto per chiamare l’aula della IV D… ricordi, oh caro diario, delle due giovini di cui ti ho parlato? Bene, una delle due era la ragazza promettente che ha sottratto il Cerchione al Bardo… fin qui tutto va bene, ma questa mattina, arrivato a scuola, ho ricevuto una notizia obbrobriosa! La ragazza mi ha tradito! Adesso, assieme a quella che la rincorreva con l’ascia et a un altro giovine vogliono togliere il sacro dono della bastardaggine al Bardo! Quindi tra poco chiamerò la loro aula, dove in questo momento tiene una lezione il prof Bardini, et verificherò la loro presenza. Dopodiché convocherò loro tre et Bardini nel mio ufficio et cercherò di farli confessare anche se non sapranno mai et poi mai come fermare Andrea… questo lo rivelerò solamente a te, caro amico fedele… bisogna solamente…-

Il trio vide con orrore che il resto della pagina era stato strappato…

-Non ci credo… Dio ti prego, dimmi che non è vero…- mormorò Cecilia chiudendo gli occhi e andando alla finestra con l’intenzione di buttarsi nel Po.

Giorgia andò verso il muro della palafitta e cominciò a prenderlo a testate, mentre Mosio prese un sacchetto di pop-corn e si sedette sul divano a godersi la scena. Dopo alcune testate a Giorgia si illuminò una lampadina sulla testa:

-Porco boione! Come ho fatto a non pensarci prima? Ceci! Non ti buttare nel Po! So dove si trova la parte mancante del foglietto!-

Così Giorgia raccontò di aver visto il foglietto cadere sopra il corpo svenuto di Bardini.

-Siamo fott…- disse semplicemente Cecilia tornando alla finestra e legandosi una pietra al corpo per affondare meglio.

-Ma no! Non dire così! Magari Bardini non l’ha notato…- tentò Mosio vedendo che la Ceci faceva sul serio.

-Mosio ha ragione! Dobbiamo chiedere all’Anna se ha notato il foglietto…- decise Giorgia.

La Ceci annuì e, dopo aver lasciato andare la pietra, andò di fianco al termosifone, prese una manciata di Polvere Volante e la buttò tra gli elementi (per chi non lo sapesse sono le sbarre dei termosifoni) che diventarono immediatamente color verde smeraldo. Mosio e Giorgia fissavano la scena ammutoliti…

-Che c’è? Non posso citare Harry Potter? Che gente…- disse Cecilia, dopodiché mise la testa contro il termo ed esclamò scandendo bene le parole, -Casa dell’Anna!-

Immediatamente la sua testa passò di termosifone in termosifone fino a comparire tra gli elementi di quello di Annalisa.

-E tu che ci fai qui?!- fu il benvenuto dell’Anna alla vista della ragazza nel termosifone.

-Devo parlarti…- rispose con un sussurro la Ceci.

-D’accordo, aspetta solo un minuto che mi metto comoda…-

Detto questo, Annalisa girò per casa venti minuti finché non trovò una poltrona abbastanza comoda da sistemare di fronte al termo, dopodiché aprì un pacchetto di patatine e, sedendosi, si mise in ascolto…

-Fa pure con comodo, guarda! Io sono solo spezzata a metà tra casa tua e la palafitta!- protestò la Ceci prima di esporre il problema, -Comunque… dovevo chiederti se in questi giorni hai notato, nei pressi di Bardini, un foglietto mezzo strappato rosa pallido…-

Anna cominciò a ripercorrere mentalmente i suoi ricordi finché non trovò ciò che cercava:

-Sì! Lunedì mentre interrogava in latino ho notato che ogni tanto si passava tra le mani un foglietto! Credo proprio che fosse rosa! Nessuno ci aveva badato molto perché tutti stavano ancora pensando ai fatti del 26…-

Si accese immediatamente un po’ di speranza nella mente della Ceci. -Bene… e non sai se ce l’ha ancora con lui?-

-No, ho visto solo che l’aveva messo nella tasca del cappotto… poi non l’ha più tirato fuori. Ma che cos’è?-

-La Chiave di Volta per eliminare la bastardaggine!-

E, dopo questa rivelazione, Cecilia tolse la testa dagli elementi sparendo alla vista dell’Anna.

“Che uscita di gran classe!” pensò la Ceci, purtroppo per lei nello sporgersi all’indietro si ribaltò e picchiò la testa contro lo spigolo del tavolo. -Ma va… va dove ti dico io!-

-Allora? Ce l’ha ancora lui?- intervenne subito Mosio lasciando Cecilia a contorcersi dal dolore alla testa sul pavimento.

-Sì… l’Anna mi ha detto che probabilmente ce l’ha nella tasca del cappotto…- rispose la Ceci mettendosi in ginocchio a fatica con le lacrime agli occhi.

-E come facciamo ora a prenderlo?- domandò Giorgia, anche lei senza degnare di un aiuto la Ceci.

-Possiamo provarci domani mattina, tanto è vacanza…- azzardò Mosio.

All’improvviso suono il telefono e Cecilia, per la sorpresa, sbatté nuovamente la testa contro il tavolo, poi riuscì a rispondere…

-Pronto?-

Dalla cornetta uscì una voce visibilmente contraffatta, forse da un fazzoletto premuto contro la bocca:

-So che state cercando la Chiave di Volta… io vi voglio aiutare… la Chiave di Volta è custodita sotto il segno della rosa!-

-Eh?-

-Ops… scusa, ho confuso con il Codice da Vinci… che schifo di libro… comunque, la Chiave di Volta è custodita a San ehm Po…-

-San cosa?-

-San ehm Po!-

-…-

-Hai capito?-

-Ehm… certo… però se me lo spieghi è meglio… così sono più sicura…-

-Maria Cecilia, sveglia! San ehm Po! San Benedetto Po!-

Dopodiché la strana voce riattaccò.

-Allora? Chi era? Che ha detto?- chiesero all’unisono Mosio e Giorgia.

-Silenzio! Sto per avere un’intuizione geniale!- esclamò la Ceci pensierosa alzando le mani.

“Ha detto che il Codice da Vinci fa schifo… San Benedetto… mi ha chiamata Maria Cecilia…”

-Ci sono!- esclamò vittoriosa la nostra eroina schioccando le dita.

-Cosa?- chiesero eccitati Mosio e Giorgia.

-Mi è scappata…- mormorò infine la Ceci. -Probabilmente non era importante…-

Mosio e Giorgia si scambiarono un’espressione confusa, poi Marco chiese:

-Allora… che ha detto Il-Personaggio-Super-Misterioso?-

-Niente di importante…- disse Cecilia andando a prendere una Pepsi in frigo, -Ha detto solo che la Chiave di Volta, cioè il foglietto mancante, si trova a San Benedetto…-

Una scarpa centrò in pieno viso la Ceci facendola cadere contro il povero tavolo che stava sinceramente pensando di cambiare lavoro.

-Niente di importante?! Muoviamoci! Dobbiamo subito andare a prendere quello stramaledetto foglio!- urlò una Giorgia tremante di rabbia. Detto questo, la ragazza prese Mosio per il collo, mise la Ceci svenuta in una cariola e uscì dalla palafitta pronta ad andare a San Benedetto Po…

 

Nel frattempo, in un luogo sconosciuto ai più, un losco figuro molto pallido, probabilmente albino, si stava flagellando perché non aveva altro di meglio da fare. Improvvisamente suonò il cellulare e l’uomo si affrettò a rispondere, dall’apparecchio uscì la stessa voce camuffata che aveva parlato alla Compagnia del Coniglietto:

-Neca eos!-

-Un secondo…- disse il figuro prendendo un dizionario Latino-Italiano.

“Allora… se non sbaglio eos significa… ehm… loro! Sì, loro all’accusativo… e neca… dunque credo sia un imperativo di neco… che stando a quello che c’è scritto qui vuol dire uccidere… quindi la frase vuol dire “uccidi loro”…”.

Mentre Voi-Non-Sapete-Ancora-Chi stava pensando al significato della frase, il Personaggio-Super-Misterioso si era beatamente addormentato alla cornetta e stava sognando montagne verdi e le corse di una bambina, con l’amico più sincero, un coniglio dal muso nero… un coniglio! La Compagnia del Coniglietto! I suoi nemici! L’uomo si svegliò di colpo e scoprì che il suo servitore stava tentando di contattarlo…

-Magister! Magister!-

-Che vuoi?-

-Come? Non parla più in latino?-

-No, perché altrimenti non capisci ‘na mazza!-

-Ah… comunque ho tradotto il suo ordine! Mi ha detto di ucciderli, giusto?-

-Esatto, io li sto conducendo da me, in trappola! Una volta arrivati tu dovrai ucciderli!-

-Sì, signore!-

-Silas! Un’ultima cosa, ricorda che io ho molta fiducia in te, ragazzo mio!-

Detto questo il Maestro riattaccò. Silas conosceva l’enorme fiducia che il Maestro riponeva in lui, non poteva deluderlo, in fondo il Maestro l’aveva salvato…

Quando quei poliziotti gli avevano sparato contro, tutti lo avevano dato per morto, anche il vescovo Aringarosa. Invece in lui c’era ancora un po’ di vita e fu il Maestro a salvarlo. Lo benedisse con il Sacro Diapason e Silas tornò a vivere. Da quel giorno Silas servì il Maestro e si convertì alla pronunzia classica.

Appena il flashback fu terminato, Silas si preparò per andare a San Benedetto Po. Non avrebbe mai fallito la missione!

 

Torniamo dai nostri eroi… dunque, quando li avevamo lasciati Giorgia era stata assalita da un raptus omicida, probabilmente dovuto al fatto che era rimasta una settimana senza versioni di greco o latino… tornò in sé solamente quando si accorse che trascinare nel Po due corpi era molto faticoso, così li lasciò andare.

Cecilia e Mosio, appena aprirono gli occhi, impiegarono più o meno mezz’ora a capire di essere nel Po e non in una vasca da bagno.

-Ehm… Mosio? Tu sai perché siamo in Po e la Giorgia sta usando una cariola come una barca?- chiese Cecilia raggiungendo a nuoto Giorgia.

-Non ne ho idea… l’ultima cosa che ricordo è quella pazza che mi prendeva per il collo in un raptus!- rispose Mosio seguendo la Ceci.

Dopo aver nuotato allegramente nel fiume più pulito e sicuro del mondo, il Po, Cecilia e Mosio raggiunsero la riva, dove Giorgia li stava aspettando leggendo una rivista…

-Oh! Ve la siete presa comoda!- borbottò quando li vide sbucare dall’acqua, coperti dalla testa ai piedi di fango, anzi, di mòlta.

La Ceci si avvicinò a Giorgia con sguardo assatanato, ma Mosio la placcò prima che potesse commettere un omicidio.

-Dove siamo di preciso?- chiese Mosio guardandosi intorno incuriosito.

Il paesaggio era una vera meraviglia… ovunque correvano felici e giocondi dei cerbiatti, tra le distese di fiori ogni tanto si vedeva spuntare la tenera testa di un coniglietto e, un osservatore attento, avrebbe sicuramente intravisto, tra i fiori sulla riva di un ruscello, Bambi, Tippete e Fiorelinno intenti a giocare. I raggi di un sole dolce e caldo illuminavano il trio sulla riva di quel torrente dall’acqua cristallina che viene direttamente da là sui monti con Annette, dove il cielo è sempre blu, là con Dany e con Lucien, vieni, vieni anche tu! E tra quelle splendide montagne si trovava anche Heidi, che probabilmente in quel momento stava aiutando il nonno in qualche stupenda impresa all’insegna dell’analfabetismo. Ma saliamo ancora di più in questo meraviglioso nuovo mondo tutto da scoprire… ci spostiamo su un altro monte, molto alto… si chiama Olimpo. Su questo monte abitano delle persone molto particolari chiamate Dei, tutte loro sono comandate dal Dio più forte di tutti: Zeus! Zeus, chiamato anche Giove, ha una nipotina chiamata Pollon il cui hobby più grande è quello di scassare le palle a ogni singolo essere vivente. Guardate! Proprio in questo momento sta nascondendo il telecomando ad Apollo! Speriamo che la brucino viva… comunque! Dicevo… ehm… giusto! Torniamo di nuovo sulla terra, dove i nostri eroi stanno ancora ammirando questo favoloso mondo che si è aperto loro davanti agli occhi, mentre nel blu dipinto di blu gli uccellini cantano felici.

-Accidenti! Ceci, sai dove siamo capitati?- chiese Giorgia a bocca aperta.

Cecilia sorrise osservando lo stupore di Mosio e di Giorgia, e rispose semplicemente:

-Questa, amici miei, è la cosiddetta Bassa Mantova! Siamo arrivati sulla sponda Sud del Po!-

-Secondo me l’hai taroccata per farla sembrare così bella…- obbiettò Mosio.

-Grr… mi hai scoperto!-

La Ceci schioccò le dita e… puff! Sparirono le distese di fiori, i cerbiatti, i coniglietti, Bambi, Tippete, Fiorellino, il torrente, i monti, Annette, Dany, Lucien, Heidi, il nonno, l’Olimpo, Zeus, Pollon, Apollo, gli altri Dei e, infine, il cielo blu dipinto di blu e gli uccellini. Tutto ciò che rimase fu una riva fangosa con dei pioppi e qualche barchetta.

-Ora mi sembra più verosimile!- commentò soddisfatta Giorgia. -Ceci! Tra di noi solo tu sei pratica del Bassa, quindi dicci… come si arriva a San Benedetto?-

Cecilia fissò il Po, poi l’argine che si innalzava maestoso dal terreno, poi ancora il Po. Dopo alcuni minuti si voltò nuovamente verso l’argine e aprì le braccia.

-Dunque… si va a sinistra!- disse scuotendo la mano sinistra.

-Ragazzi che orientamento!- commentò Mosio.

La Ceci sorrise e indicò il cartello sull’argine, era a forma di freccia, indicava la sinistra e vi era scritto sopra “San Benedetto Po”.

Così il trio si mise in viaggio, scalò l’argine e fermò una macchina che passava di lì per caso. Fecero uscire a suon di botte il guidatore ed entrarono nell’auto. Solo dopo si ricordarono che non sapevano guidare, così scesero e si scusarono con il signore che avevano buttato fuori, quest’ultimo ripartì tirando in ballo tutti i santi del Paradiso.

Erano nuovamente demotivati… avrebbero davvero dovuto camminare fino a San Benedetto? Era troppo lontano!

 

Intanto, un losco figuro albino camminava a passo svelto sopra un argine, mantenendosi il fiume Po sulla sinistra. Nessuna macchina sembrava notarlo, gli sfrecciava accanto e spariva nuovamente, diretta in chissà quale direzione. Sapeva bene di essere in vantaggio rispetto alla Compagnia del Coniglietto e ne era felice, avrebbe avuto più tempo per decidere come sbarazzarsi di loro. Però continuando a camminare ci avrebbe impiegato troppo tempo! Dopo alcuni minuti sentì arrivare alle proprie spalle un’auto, così la fermò, fece scendere il guidatore riempiendolo di botte e partì con una sgommata. L’ultima cosa che sentì prima di schiacciare l’acceleratore, fu l’uomo che aveva appena pestato gridare:

-Ma non è possibile! Prima quei tre vandali e ora ci si mette pure un monaco pazzo!-

Certo che la parte opposta del Po era veramente strana! Bande di tre vandali che provano ad assalire automobilisti ignari! Chissà chi potevano essere… ah! Non ci sono più gli adolescenti di una volta!

Mentre era ancora immerso nei suoi pensieri, sentì che il cellulare cominciò a suonare.

-Pronto?-

-Silas! Sono Il-Personaggio-Super-Misterioso… cioè volevo dire, sono il Maestro! Quando pensi di arrivare?- disse una voce camuffata dall’apparecchio.

-Ho rubato una macchina, credo di arrivare in dieci minuti…-

-Molto bene… così potremmo pensare ad un piano-

-Ehm… Maestro?-

-Sì?-

-Posso chiederle un favore?-

-Certo ragazzo mio! Di pure!-

-Ecco… dato che sicuramente non finiremo il lavoro prima delle quattro… ehm…-

-Avanti Silas, parla liberamente!-

-Non mi potrebbe registrare Beautiful?-

-…-

-Maestro? Magister?-

-Stai scherzando?-

-Vede… nemmeno a me piaceva- raccontò Silas, -Ma un giorno, mentre mi stavo come di consuetudine fustigando, ho acceso la televisione e ne ho visto una puntata e… ora sono stato preso!-

-Sbrigati a venire, intrappoliamo la Compagnia del Coniglietto e poi, mentre tu guardi Beautiful, io li sorveglio… però poi esigo che tu finisca il lavoro!-

-Certo, Maestro! Grazie, Maestro!-

-A tra poco, Silas…-

 

Erano passati venti minuti e i nostri eroi ormai erano distrutti dalla fatica del viaggio… Cecilia si trascinava a fatica per terra… Giorgia era in un carrettino trainato da un povero Mosio in fin di vita.

-Perché ci stai tu nel carrettino?- chiese da terra la Ceci.

-Perché io porto il Cerchione e quindi devo riposarmi- rispose Giorgia.

-Perché?-

-Perché io sono quella che rischia di più la vita-

-Perché?-

-Perché sono stata io a tradire Montecchio!-

-Perché?-

-Perché… boh! Non lo so neppure io!-

-Ah! Ah! Non hai un motivo valido! Ammutinamento!-

Detto questo Mosio e Cecilia assalirono Giorgia che, poco tempo dopo, si ritrovò legata al carretto intenta a trainare due persone. Così continuarono ad andare, dandosi il cambio di tanto in tanto.

-La sentite anche voi?- chiese a uno tratto Giorgia alzando la testa.

Il trio si arrestò e si mise in ascolto. Era vero! Sentivano una musica che si faceva sempre più forte. Il volume della musica raggiunse il suo apice quando una macchina, affiancandosi a loro, tirò giù i finestrini. Ora riconoscevano la canzone!

Sei proprio tu
Che cosa vuoi di più
Il poroporoponponpero

Dal finestrino sbucò la faccia sorridente di Alice Ravelli alias Ali.

-Vi serve una mano?- chiese quest’ultima, togliendosi gli occhiali da sole a rallentatore per far sembrare quel momento una scena epica.

Che non mi chiami più
E poroporoponponpero
Che fumi lucky strike
Che non ti basta mai
Che non ti basti mai
E poroporoponponpero

-Ecco, non sarebbe una cattiva idea…- proclamò Mosio facendo scendere Giorgia e Cecilia dal carretto.

-Avevo intuito che avreste avuto bisogno di una mano!-

-Eh già! Ma come ci hai trovato?- domandò curiosa la Ceci.

Che dici e’ tutto qua
Che dici e’ tutto qua
Che ti han rubato il cielo
E il poroporoponponpero

-Credevi davvero che avrei lasciato il trio che ci ha dato una speranza per continuare a vivere in preda alle avversità?-

-Accidenti! Questa frase è davvero di grande effetto!- commentò Giorgia.

-Lo so, me la sono scritta mentre venivo a cercarvi…-

-Ah…-

-Comunque non ci hai ancora detto come ci hai rintracciato- fece notare la Ceci, più curiosa che mai.

-Semplice! Ho inserito un microchip nella tua tessera del Club delle Vergini (speriamo)!- rispose soddisfatta l’Ali.

Che ti hanno dato zero
E zero e’ quel che hai
E’ tutto quel che hai

-Forza salite!- fece infine Alice, -Ditemi dove volete andare e la strada! Io vi ci porto!-

Il trio non se lo fece ripetere due volte, con un balzo felino entrò nella macchina che partì sgommando.

-Poi mi spiegherai anche come hai avuto questa macchina e da quando la sai guidare…- disse la Ceci.

Così l’auto sfrecciò sull’argine espandendo nel mondo le note di Zucchero.

Oh yeah yeah
Il tuo cervello
Non pesa un chilo
Da troppo tempo non passa di qua
Voglio saltar sul treno
Quando l’amore arriva in città
Arriva in città

 

Una macchina si fermò di fronte alla casa del Personaggio-Super-Misterioso, vi scese Silas che, come saprete ormai bene, è un losco figuro albino. La porta della casa era aperta ma non entrò, aspettava un ordine del Maestro. Infatti poco dopo dalla casa uscì una voce (sempre camuffata):

-Bene Silas, vedo che sei qui… aspetta i nostri ospiti al confine. Dopodiché portali da me!-

 

Il quartetto arrivò a pochi metri dal cartello che diceva San Benedetto Po. La Compagnia del Coniglietto scese dall’auto molto ottimista sul futuro.

-Grazie Ali! Sei stata mitica!- la ringraziò la Ceci.

-Era il minimo! Se avete bisogno di qualunque cosa fatemi un fischio! Ciao ragazzi!- rispose l’Ali ripartendo nella direzione opposta a quella che stava per intraprendere la Compagnia del Coniglietto.

-Ragazzi… sapete… siamo ancora in tempo per tornare indietro e rivedere di nuovo il piano…- disse Cecilia intimorita.

-No! Ora o mai più!- affermò con forza Giorgia.

-La Giorgia ha ragione! Dobbiamo fermare la bastardaggine che da troppo tempo devasta giovini menti ancora speranzose nel futuro!- esclamò Mosio con una mano sul cuore e l’altra che toccava ferro come augurio di buona fortuna…

-Mi avete convinto! Andiamo!- urlò la Ceci partendo di corsa.

I due la seguirono, la seguirono verso quel posto in cui, di lì a pochi minuti, avrebbero rischiato tutto per il bene comune!

Appena misero un piede sul confine sentirono qualcuno muoversi di fianco a loro… si voltarono e videro un individuo in un abito da monaco e dalla faccia bianca come un lenzuolo.

-Fermi e non vi succederà nulla di male!- urlò l’albino Silas.

-Giammai!- esclamò la Ceci assumendo un’aria imperiosa di fronte al monaco.

-Va bene… io vi ho avvisati…- mormorò Silas sorridendo.

Così cominciò lo scontro. Silas partì all’attacco estraendo dalla veste una spada laser rossa, Mosio gli si fece incontro brandendo anch’egli una spada laser, però di colore blu. Marco sfiorò la tunica di Silas con la spada tagliandola e il monaco reagì immediatamente tentando di tranciare una mano al nostro eroe che però fu più veloce e schivò il colpo.

Giorgia e Cecilia non sapevano bene come intervenire, piuttosto non sapevano se intervenire.

-Che dici, gli diamo una mano?- propose la Ceci.

-Ehm… no!- decise Giorgia sedendosi a terra.

Intanto Mosio e Silas continuavano imperterriti il duello, poi accadde. Mosio fu buttato a terra e mollò la presa sulla spada. Giorgia e la Ceci rimasero a bocca aperta aspettando l’esito. Ma Silas non colpì, si limitò a fissare Mosio.

-Mosio… io sono tuo padre!- annunciò il monaco.

-NO!!!!!- urlò Marco riprendendo la spada e cercando di colpire Silas.

Ci riuscì, però gli fece solo un taglio sul braccio.

-Mi hai fatto male! Sig… sig… e io ora lo vado a dire al Maestro! Sig…- piagnucolò Silas sedendosi a terra e dando le spalle a Mosio, offeso.

-Ma no! Non fare così! Mi dispiace! Mi sono lasciato prendere un po’ la mano!- cercò di giustificarsi Mosio avvicinandosi a Silas.

Il monaco improvvisamente sfruttò la distrazione di Mosio e gli piombò di nuovo addosso facendolo svenire.

-E ora a chi tocca?- chiese divertito Silas rimettendo via la spada laser.

-Ci penso io!- si fece avanti Giorgia.

-Aspetta!- la fermò Cecilia, -Se quello che molte puntate di Dragon Ball mi hanno insegnato è che uno alla volta non si riesce a battere il nemico, a meno che tu non sia Goku, allora è un’altra faccenda!-

-Sì, ma due contro uno non vale!- esclamò Silas che era sul punto di scoppiare di nuovo a piangere.

-Ok… chiama un tuo amico…- concesse Giorgia.

Il monaco sollevò la manica sinistra della tunica rivelando il Marchio Nero e lo premette. Per un attimo nessuno parlò, poi dal niente si Materializzò Lord Voldemort.

-Mitico! Voldemort!- disse la Ceci avvicinandosi al Signore Oscuro, -Ehi, Voldy! Mi fai un autografo? Dai! Io sono una tua sfegatata fan!-

-Ma certo! Ehi! Un momento! Tu per caso sei Babbana?- chiese sospettoso Voldemort, osservando la Ceci con gli occhi scarlatti da serpente.

-Io? Certo che no! Quella è solo feccia!- rispose la Ceci indicando Giorgia, che le tirò una sassata sulla testa.

-Brava! Ok, ti faccio l’autografo…- confermò Voi-Sapete-Chi.

-Dimmi Signore Oscuro… sei riuscito finalmente a uccidere quello scassa-palle di Potter?-

-Non me ne parlare, guarda! Quel deficiente mi è sfuggito per culo non so più quante volte!- esclamò Voldy consegnando l’autografo alla Ceci, -Non è, per caso, che tu sappia cosa succede nel settimo libro? Vero che ucciderò una volta per tutto quell’odioso moccioso?-

-Non mi parlare del settimo libro! L’ho letto questa estate e sono rimasta delusa non sai nemmeno tu quanto!-

-Ehm… ragazzi? Noi dovremmo dar luogo a uno scontro mortale…- li richiamò alla normalità Silas, con Giorgia che annuiva di fianco a lui.

-Va beh… allora vuol dire che siamo nemici… peccato…- disse Voldy estraendo la bacchetta, -Dammi il tuo indirizzo e-mail, così, se esci viva da questo scontro, ci teniamo in contatto…-

Dopo essersi scambiati i vari numeri e indirizzi cominciò il vero e proprio scontro.

Giorgia estrasse una spada e uno scudo, così fece anche Silas, mentre la Ceci e il Signore Oscuro si puntarono contro le bacchette.

Giorgia attaccò per prima tentando di tagliare una gamba a Silas, il quale si protesse con lo scudo.

-Ti taglierò la gamba e ti prenderò il cilicio come segno della mia supremazia! Ah! Ah! Ah!- esclamò Giorgia ripartendo all’attacco.

Atena arrivò dall’alto e si schierò al fianco di Giorgia, mentre Ade, emergendo dagli Inferi, si schierò dalla parte del monaco.

-Sì! Potere alle donne!- urlò Cecilia alzando esultante il pugno.

Atena cominciò a tirare frecce all’impazzata contro Ade che, non sapendo bene come evitarle, decise di fare l’unica cosa intelligente: scappare.

-No! Torna qui! Ho bisogno di te!- urlò Silas, che in quel momento subì un altro attacco di una scatenata Giorgia.

Intanto dei gruppi di persone stavano osservando la scena scandendo: -Vogliamo il sangue! Vogliamo il sangue!-

Giorgia sembrava sul punto di vincere, ormai avrebbe dovuto solamente spingere la spada nel petto di Silas quando… un esplosione! Un fulmine aveva appena colpito il luogo dello scontro mostrando Giorgia svenuta a terra tutta fumante e Silas stranamente intonso.

Intanto, su nell’Olimpo, una bambina bionda mormorò: -Ops… forse avrei dovuto mirare meglio…-

-Ah! Ah! Ah! Fuori due… ne rimane solo una…- esclamò vittorioso Silas voltandosi per vedere come se la cavava Voi-Sapete-Chi.

La scena che gli si presentò davanti gli fece accapponare la pelle: Voldemort e la Ceci erano seduti amabilmente attorno ad un tavolo intenti a sorseggiare del tè; il Signore Oscuro stava narrando alla nostra eroina di quella volta che aveva squartato un’intera famiglia, Cecilia ascoltava il racconto rapita.

-Mi dispiace interrompere questa delicata conversazione, ma voi a questo punto non dovreste combattere?- disse Silas, irritato.

-Dobbiamo proprio? Questa ragazza è un genio del male!- protestò Voldy.

-Grr… vattene via… a lei ci penso io…-

-Uff… come sei cattivo!- mormorò Voldemort, -Va beh! Ceci, teniamoci in contatto mi raccomando!-

-Ok, ciao Voldy!-

Lord Voldemort si Smaterializzò e immediatamente si ricreò un’atmosfera tesa. Silas, per la seconda volta, mise via le armi attuali ed estrasse una bacchetta.

-Expelliarmus!- urlarono all’unisono la Ceci e Silas.

Due identici raggi rossi si sprigionarono dalle bacchette, ma nessuno dei due centrò l’avversario…

-Che mira di me… melma che hai!- lo derise Cecilia.

-Senti chi parla!- rinfacciò il monaco.

-Impedimenta!- urlò la Ceci.

-Protego!- esclamò di rimando il monaco che creò uno scudo, proteggendosi.

Cecilia tentò in tutti i modi di colpire l’albino, ma quest’ultimo sembrava aver imparato a memoria tutti e 6 i libri di Harry Potter e forse anche il settimo.

-Incendio!- delle fiamme uscirono dalla bacchetta di Silas e si indirizzarono verso Cecilia.

Fortunatamente la ragazza fu pronta di riflessi e rispose in tempo con un: -Accio scudo!- e richiamò a sé lo scudo che Giorgia aveva lasciato a terra. Riuscì a proteggersi per poco.

Preoccupata a proteggersi dal fuoco, Cecilia non si accorse che il monaco aveva di nuovo la bacchetta puntata su di lei.

“Levicorpus” pensò Silas e la Ceci in un attimo fu appesa a testa in giù, sorretta da una corda invisibile. Purtroppo per lei, mentre si capovolgeva lasciò cadere a terra la bacchetta magica.

Silas le si avvicinò e disse: -Incarceramus!-, delle funi partirono dalla bacchetta dell’albino e avvolsero la Ceci; dopodiché Silas pensò “Liberacorpus” e la Ceci ricadde a terra con un tonfo.

-Accidenti a te… quando mi sarò liberata te la farò pagare cara!- lo minacciò Cecilia.

L’ultima cosa che la Ceci vide e sentì, fu Silas che diceva sorridendo: -Stupeficium!-, poi si fece tutto buio.

 

 

 

 

 

 

 

 

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