Stellina di sangue

di darkangel98
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** Sunrise ***
Capitolo 2: *** Galaxy ***
Capitolo 3: *** Stardust ***
Capitolo 4: *** Collide ***
Capitolo 5: *** Mars ***



Capitolo 1
*** Sunrise ***


Sunrise  

  
                
-Mi offro volontaria!- annuncio aggrottando le sopracciglia, nella mia personale versione di un' espressione forte e sicura di sè.                                                                           
Imito un attimo la voce di Ginger-Capelli-Di-Vomito per cinguettare. -Oh oh, una volontaria! Come ti chiami tesorino? -                                                                        
- Enobaria Harondale.- rispondo riprendendo la mia voce naturale e ammiccando. Accidenti, suona malissimo. Perchè ovviamente mamma Hope, tra tutti i nomi che potevano corrispondere alle iniziali ricamate sulla mia copertina doveva darmi i più strani che le fossero venuti in mente. Probabilmente perchè dopo aver adottato Eos, Ember ed Emelìne non le restavano molti nomi inizianti per E.                                                                                                                                                                     
- Cielo, En. Fai le prove allo specchio? Che cosa da disperata.-                                                                                                                                                                          
Eos entra nel bagno ridacchiando. -Ma dai, posso capirti. Anche io quando avevo la tua età facevo cose del genere, mi fai tenerezza, sai ?-                                     
Alzo gli occhi al cielo. -Piantala, Eos, hai solo un anno più di me. -                                                                         
-Ma dai tredici ai quattordici anni cambiano molte cose.- sentenzia. -Tieni. Il contributo di mamma Hope per farti sembrare un po' meno una bambinetta che tenta il suicidio. -                                                                                                                                                                                                  
Apro la busta con dentro un vestito celeste scollato con la gonna di pizzo, delle ballerine con un filo di tacco e una trousse con un rossetto e un eyelyner nero.  Faccio un sorrisetto  -E mamma Hope sa di questo contributo?-                                                                             
-Ovvio che no! Ci mancherebbe anche che le andassi a raccontare che ti offri, così ti tiene chiusa in casa fino ai diciotto anni, e magari ti estraggono pure e vengono a fucilarti perchè non ti sei presentata.-                                                                                                         
Ridacchio. -Sai che mi piace tanto sentirti parlare con la tua grandissima positività e voglia di vivere, ma ora ti va di tacere e darmi una mano a mettermi questo affare ? è una cosa impossibile.-                                                                                                            
Una ventina di minuti dopo siamo entrambe nei nostri vestiti della mietitura, truccate e più eleganti di quanto siamo mai state in vita nostra.Il vestito color pesca di Eos sta benissimo con la sua pelle olivastra e gli occhi nocciola spruzzati di verde dorato, ma il mio è veramente ridicolo. è troppo lungo e, anche se Eos giura che dimostro quasi quindici anni, mi fa sembrare una bambina di cinque anni che gioca con i vestiti della mamma.                                                                 
Pazienza, se non sembro abbastanza grande per vincere dall'aspetto vuol dire che saprò dimostrarlo con le armi. E poi, almeno il trucco mi è venuto bene. Secondo Eos mette in risalto il grigio ceruleo dei miei occhi e mi dà un aria angelica. Non è esattamente l'aria che dovrebbe avere una volontaria del 2, ma almeno sono carina.                                                                                                                                                    
 -Avanti, andiamo, prima che la mamma ci ammazzi.- propone saggiamente Eos.                                                                                                                                        Annuisco e usciamo dal bagno, dove la sorella diciottenne di Eos, Emelìne, ci fulmina con lo sguardo borbottando qualcosa sul perchè le stupide ragazzine ci mettono secoli a vestirsi e che ce l'avrà a morte con noi perchè non farà in tempo a farsi il suo consueto milione di treccine , ma non mi preoccupo troppo. Emelìne non è come Ember, non è capace di arrabbiarsi davvero.                                                                                              
E quando ci sediamo a pranzo il  milione di treccine biondo dorato è sempre sulla sua testa, più contorto e arruffato che mai e il sorriso le illumina il volto come al solito.                                                                                                                                               
Nessuno ha particolarmente voglia di parlare. Si può dire qualunque cosa su quanto il nostro Distretto sia favorito e pieno di volontari, ma la mietitura è sempre la mietitura indipendemente da quanto siano allenati i tributi. L'ansia perseguita tutti.                                                                                                                                     
Solo la mamma cerca di attaccare discorso, ma dopo un po' ci rinuncia, e poi lei non conta. Non credo che, a parte forse quando è morto papà, ci sia stato un momento della sua vita in cui è stata triste.  In realtà nessuno di noi è suo figlio naturale, a parte Brethan e Linda, ma è come se lo fossimo.
Mi hanno trovata appena nata sulla porta dell'accademia, io e il mio fratello gemello che quando arrivarono era già morto congelato, e nessun altro ha voluto prendermi. Eos e le sue sorelle maggiori, Emelìne ed Ember, c'erano già, ma allora avevano ancora  la loro vera madre, la cameriera di mamma Hope e suo marito. è stata fucilata dai Pacificatori quando ero piccola, per aver ucciso un uomo che aveva cercato di violentare Ember: avrà avuto undici o dodici anni, a quel tempo. L'ultimo arrivato è Loì, che è scappato di casa ed è venuto qui due anni fa, a quattordici anni. Non ha mai voluto dirci da dov'è venuto, nemmeno a Eos, che è praticamente la sua ragazza, e dà l'impressione di venire da un altro distretto. è così mingherlino da sembrare poco più grande di me e ha i capelli castano ramato sempre arruffati, gli occhi ambrati e il viso piccolo e spigoloso, coperto di lentiggini; non ho mai visto qualcuno che gli somiglia qui.                                                                     
Poi ci sono Brethan, che ha diciotto anni, e Linda, di dieci, ma loro non hanno una storia strana. Sono semplicemente i figli di mamma Hope e del suo marito vincitore, che è morto quando avevo quattro anni, lo ricordo a stento.                                                             
Ci ha accolti a casa sua perché diceva che casa sua era troppo grande per sole quattro persone, che aveva troppa voglia di dare affetto. Nel Distretto dicono che sua mamma doveva saper leggere il futuro, per davvero, non come Emelìne, perché le ha dato il nome perfetto, Hope. Lei è una speranza per tutti quelli che non hanno un posto dove andare, come me.                                                                  
E oggi vorrei tanto che un po’ di questa speranza fosse dalla mia parte.
 
###
-Mi offro volontaria!-                                                                                                                                     
Sbatto le palpebre, incredula di aver pronunciato davvero queste parole.                     
Non è una prova davanti allo specchio. è tutto vero.                                                                                                                                                                                           
 -Mi chiamo Enobaria Ha-arondale.- sussurro con la voce che trema per l'emozione, lisciandomi la gonna con le mani.                                                                                          
-Cara! Vieni su, sbrigati! Fatti vedere!- trilla Ginger in sovraeccitazione.                                            
Alzo il viso con fierezza e salgo sul palco, cercando di mantenere lo sguardo impassibile e le labbra serrate. Di solito si applaudono i volontari, ma nessuno lo fa per me. Sono solo una delle bambine di mamma Hope, cambierebbe a pochi che io esista o meno, e ammiro con tutto il cuore Eos e Loì che cercano di fare più casino possibile per far sembrare che a qualcuno importi di me.                                                                                                           
Suppongo sia il genere di cose che fanno gli amici.
La ragazza dai ricci biondi che hanno estratto prima che mi offrissi, Faith, mi lancia uno sguardo parecchio scontento scendendo dal palco, ma io le sorrido in risposta. Dovrebbe rilassarsi, ha sì e no quindici anni. Avrà ancora un sacco di occasioni per offrirsi.                                                                                                                                                
Ginger passa la mano nella boccia maschile e legge il nome di Nikoel O'Alex, che scopro essere un ragazzino di un anno più di me, con il viso dolce e la pelle color caffelatte. Faccio appena in tempo a sorridergli, pensando che sarebbe bello come compagno di Distretto, che si alzano le mani dei volontari e Ginger, tra tutte, sceglie quella dell'ultima persona che avrei mai pensato potesse offrirsi. La mano di Brethan.                                                                                                                                    
Lo shock mi paralizza per un attimo in cui non riesco a respirare, poi urlo. -No! No, non devi offrirti! Non lo voglio come compagno, ehm, signora!-                                        
Mi volto verso la capitolina. -Per favore, scelga qualcun altro, quel ragazzo non deve...-                                                                                                               
Mi interrompe il tocco di una mano straordinariamente calda sulla spalla. -è tutto a posto.- Mi giro e incrocio gli occhi castano chiaro di Nikoel, calmi e sereni.  -Non devi preoccuparti di quel ragazzo. Non ho detto che voglio essere sostituito.-                                                                                                                                 
Ho la sensazione di essere diventata parecchio rossa. -Grazie.- sussurro, sistemandomi una ciocca di capelli dietro le orecchie.                                                                                  
 -Scherzi?- ridacchia. -Cosa c'è di meglio di un biglietto per i giochi senza nemmeno il disturbo di alzare la mano per offrirsi-                                                                   
- Siete così teneri.- sospira Ginger guardandoci con aria sognante. -Ripetetemi un attimo, com'è che vi chiamate? Ah, sì, stringetevi la mano. Dal Distretto Due, per i Sessantaduesimi Hunger Games, i piccoli, coraggiosi Nikoel O'Alex ed Enobaria Harondale!-                                                                                                    
Faccio un sorriso per le telecamere, un sorriso che non mi arriva agli occhi, mentre incrocio gli sguardi stravolti di Brethan e Emelìne, nella fila dei diciottenni. Non sposto lo sguardo fuori dalle file dei tributi, per guardare mamma Hope e Linda. Non ne ho il coraggio.                                                                                                                
Poi scendiamo dal palco ed entriamo nella saletta del palazzo di Giustizia.                                                                                                  
Entrano prima che possa sedermi, chiudere gli occhi e sospirare, proprio come quando l'anno scorso vedemmo per l'ultima volta Ember. Allora io, Eos e Loì eravamo felicissimi per lei e le abbiamo solo fatto gli auguri, ma la mamma ed Emelìne piangevano e lei sembrava davvero giù di morale, e non per il fatto di andare ai giochi, visto che si era offerta.                                                                     
Ora che sono seduta sulla sua stessa poltrona e vedo con i suoi occhi capisco cosa provava. C'è la parte di me che dovrebbe essere felice, quella razionale, quella che è consapevole di aver aspettato tanto per questo e stare per raccogliere i frutti dell'allenamento.                                                                                                                                 
E io sono felice. è ovvio. Probabilmente se mi lasciassi andare solo all’istinto mi alzerei e inizierei a ballare e strillare di gioia, se non ci fosse qualcosa che mi fa pensare che anziché ridere potrei scoppiare in lacrime. È strano come l’ansia mi stia rodendo le vene per una cosa che dovrebbe essere l’obiettivo della mia vita.                           
E comunque, per quanto possa essere brava a restare fredda, sentirli piangere mi fa sentire triste. In colpa, che è quanto di peggiore possa provare un tributo.                                                                    
 Appoggio la testa sullo schienale della poltrona di lusso, malinconica, e mi sforzo di conservare la mia espressione impassibile e dura mentre quella che ho considerato la mia famiglia per tredici anni mi dice addio, speriamo non sia un addio per davvero, ma probabilmente ho lo stesso gli occhi lucidi e spenti come se stessi per piangere.                               
Non importa, decido. Ho pure il diritto di essere un po’ turbata prima di rischiare la morte.  Mi danno dei consigli, ma a malapena li sento. Avrò un mentore, loro non sono stati ai giochi. Emelìne e Eos litigano per decidere se dovrei o meno parlare di Ember, per una sarebbe commovente e per un’ altra mi farebbe solo sembrare l’ennesima sorellina di una perdente. Non capisco chi dice cosa. Tanto non sono brava a seguire i consigli.                                                                                                 
Sembra passato un secolo quando finalmente li abbraccio tutti e verso qualche lacrima, prima di ritornare faticosamente alla mia freddezza favorita.                          
E poi non c’è più niente. Rimango seduta a gambe incrociate su una poltrona di seta rossa, a contare i miei respiri. Sono solo una bambina di mamma Hope e nessuno mi verrà a trovare.             
Entra Faith, ma borbotta uno “Scusa, cercavo Nikoel” prima che possa arrabbiarmi e dire che prendersela perché mi sono offerta al suo posto è veramente infantile.       
Non mi aspetto altro che i Pacificatori che mi portranno al treno, e anzi vorrei che si sbrigassero, perché questa attesa mi sta uccidendo, e per questo resto a bocca aperta quando Emelìne entra di nuovo nella stanza, da sola e le sopracciglia inarcate di determinazione al posto del suo consueto sorriso dolce e svagato.   – Ho visto qualcosa del tuo futuro, En.- sussurra, guardandosi intorno per controllare che nessuno la senta.                                                                                                              
Devo controllarmi per non alzare gli occhi al cielo. È iniziato quando Ember è stata uccisa. Ha iniziato a delirare, a dire che i gemelli avevano un legame speciale e se lei aveva una gemella morta aveva un legame con l’aldilà che le faceva vedere le cose prima che accadessero. Diceva che doveva valere anche per me, vista la storia del gemello che non ho mai conosciuto.                                
Poi ha smesso ed è tornata la ragazza solare di sempre, ma crede ancora di saper predire il futuro, di parlare ancora con Ember. Noi non le diciamo niente perché abbiamo paura di farla soffrire e sprofondare di nuovo nell’insanità.                                                                                                                                    
– Che hai visto, Lin? E come hai fatto?- le chiedo.                                                                                                                                            
Si china accanto a me, prendendomi le mani. – Si vede e basta, En. È nei tuoi occhi. È nel tono della tua voce, è nellle linee delle tue mani.-   Non posso fare a meno di abbassare gli occhi sulle cosiddette “linee delle mie mani”, ma tutto ciò che vedo sono strati e strati di cicatrici, segno di una vita passata a maneggiare lame.                                                   
– Il tuo futuro è essere una stella. Una stellina, per ora.- le sue labbra si increspano appena in un sorriso, ma i suoi occhi sono ancora infiammati di quella luce particolare di quando parla di ciò che vede. – Una stellina che si tingerà di sangue e diventerà grande, la più luminosa che si sia mai vista nella storia di Panem. Ma mi dispiace, En, mi dispiace, ma vedo anche il tuo tramonto. Il giorno in cui non ci sarà più sangue in te, perderai anche la luce. -                             
Mi sfiora la guancia con un bacio, poi esce senza dire una parola. Senza chiarire, senza spiegarmi nulla.                                                                                                                                                                       
E io resto immobile con gli occhi sgranati, perché sono consapevole che questo non ha senso, ma non è questa la cosa peggiore. La cosa peggiore è che un senso si potrebbe benissimo trovare, se volessi pensarci, ma pensarci mi fa maledettamente paura.


Sclerotime:                                                                                         
 
Ciao! Eccomi con un capitolo spaventosamente lungo di una nuova long :3                                                         
Adoro Enobaria, e mi affascinava parlare dei suoi primi giochi, a pensare a come si possono esere svolti. Non ha un carattere né una storia canon, quindi ho fatto tutto da sola.  Se la shippate con Nikoel, fate bene, perché lo faccio anch’io, ma non so se saranno canon.                                      
Al prossimo capitolo!                                                                                                                      
Darky <3
 

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Capitolo 2
*** Galaxy ***


Galaxy

Mi chiedo perchè tutti i tributi dell'1 devono essere biondi. Forse ai mori è proibito offrirsi volontari?
Mi tormento una ciocca nera leggermente a disagio, ringraziando di essere nata nel Due, mentre la bionda diciottenne Anthea Rosefield e il biondo sedicenne Valentine Brooks escono di scena e al loro posto appariamo io e Niko, e poi i ragazzi del 3 e del 4.
Il ragazzo del 4 è bello da far ribollire il sangue, ha i capelli scuri e gli occhi chiari come me e un viso troppo perfetto per quel fisico muscoloso, come se avesse passato la vita in accademia senza mai prendere un colpo. Si chiama Hank, la sua compagna Tameris è una volontaria quindicenne dai capelli rosso fuoco.
Altri due volontari, la ragazza dell'8 e il ragazzo del 10, poi tutti più o meno insignificanti, tranne forse i due del 9, un ragazzo altissimo dai capelli lunghi di nome Jared e un quattordicenne dal Distretto 3, un certo Clay. Suo fratello maggiore si offre volontario, ma Clay si rifiuta e sale sul palco senza una parola. I due dodicenni del 12 fanno pena solo a guardarli, come anche la piagnucolosa sedicenne del 10 che si attacca in modo patetico al suo compagno, evidentemente il suo ragazzo.
- Che ne pensate ?- mi domanda Oleander. Mi piace, la mia mentore. è una donna tra i cinquanta e i sessant'anni con un folto chignon corvino e il viso dolce e materno e ha vinto a poco meno di quindici anni, nascondendosi sugli alberi e lancando freccette avvelenate ai tributi che le passavano sotto. I
Favoriti l’avevano rifiutata perché era troppo piccola, ma sta di fatto che ora loro sono sotto terra e lei è nel villaggio dei vincitori con suo marito, due figlie e un esercito di nipotini. Ho sempre sperato di avere lei come mentore.
Nikoel, poveraccio, ha Brutus, che ha vinto la scorsa edizione. Ha diciannove anni, i capelli rossi rasati e occhi verdi troppo belli per appartenere a qualcuno che odio.
Non è che lo conosca, ma ha ucciso Ember, con una freccia dietro le spalle, da traditore dei suoi stessi alleati, e non sono cose che si dimenticano facilmente. –
Non sono male. Gli altri Favoriti. – rispondo distrattamente. A dire il vero mi sembra tanto una domanda di circostanza, perchè non possiamo capire qualcosa da due minuti di video, ma non mi sembra professionale nè intelligente rispondere male fin da subito a coloro che possono salvarci la vita.
O almeno provarci, perchè alla fine tutto dipende da quanto saremo bravi, da quanta fortuna avremo. -
Sai chi altro non è male? La cinesina del 9. Mika o come si chiama.- aggiunge Nikoel.
- Mako.- lo correggo. - E comunque, che ha di speciale? - aggiungo, incuriosita.
Non deve avere più dell'età di Nikoel, ed è praticamente scheletrica, anche se mi sembra di ricordare che fosse salita sul palco quasi sorridendo, senza piagnucolare come parecchi altri tributi.
Nikoel si stringe nelle spalle. - Sembra coraggiosa. Sembra dolce. Sono cose che piacciono agli sponsor. E sembra furba. Non mi attira tanto stare in un gruppo di soli incoscienti totali, e i favoriti lo sono quasi sempre.-
- Se è per questo anche noi.- gli faccio notare.
- Non direi.- mi risponde, rigirandosi tra le mani una biscotto al cioccolato come se non ne avesse uno prima.
- Ci siamo offerti a quattordici anni. Io tredici. Lo siamo.- insisto. -
Io non mi sono offerto.- ribatte, in tono troppo distaccato per il Niko che conosco. Vorrei ribattere qualcosa, ma poi decido di tenerlo per me. Mi incuriosisce quello che ha detto. Avevo dato per scontato che avesse comunque intenzione di offrirsi volontario (come più o meno tutti, nel nostro Distretto) e avesse accolto la sua estrazione come un colpo di fortuna, ma questa frase mi fa pensare che ci sia qualcos'altro.
- Beh, anche la ragazza dell'8 sembra davvero dolce.- cambio argomento. Niko mi guarda un attimo stranito, poi capisce il sarcasmo nelle mie parole e scoppia a ridere. Si è offerta per sua sorella di dodici anni, che appena è salita sul palco si è messa a urlarle contro e ci sono voluti due Pacificatori per impedire loro di azzuffarsi sul palco. Non sono scene che ci si aspettano da un Distretto periferico. -Dolcissima. - Niko annuisce con un aria esageratamente convinta che mi strappa un sorriso.
Restiamo un po' a parlare dei tributi, del ragazzo del 12 che chissà perchè sembra strano alla mia mentore e della ragazza del 3, Amity, che Niko trova bella da mozzare il fiato e secondo lui si prenderà parecchi sponsor, anche se non capisco come veda il viso sotto il trucco sciolto dalle lacrime e le trecce spesse come la mia gamba.
Commento piuttosto idiota, in effetti. Quella è l'unica occasione in cui Brutus sembra svegliarsi dal coma per concordare con lui e ricordarci con aria poco convinta di "non dimenticare che se non piacete siete fottuti", per il resto mi sembra si comporti in modo veramente irresponsabile per un mentore.
Alla fine i mentori e Ginger, che è rimasta straordinariamente zitta per la durata della nostra conversazione, si allontanano presumibilmente per andare a bersi qualcosa di alcolico.
Roba per adulti, mica per i marmocchietti mandati a morire come noi.
Abbiamo già parlato dei dettagli del tipo "non allenatevi solo in quello che sapete fare" e "non si accende il fuoco di notte", e comunque noi favoriti sappiamo quasi tutto. Io e Niko rimaniamo per qualche minuto nella stanza da soli, guardando il panorama stravagante della periferia della capitale, poi Ginger torna di nuovo nella stanza strillando di eccitazione. -Oh mio dio, cari, siamo arrivati a Capitol! Andiamo, correte a salutare!-
Mi alzo, un po' irritata perchè la prospettiva di interagire con tanta gente capitolina tutta insieme mi terrorizza e io e Niko stavamo cercando di parlare.
Ci avviciniamo ai finestrini e la cosa si rivela abbastanza semplice: dobbiamo solo sorridere, salutare con la mano e sorridere ancora fino a slogarci la bocca, finchè in uno slancio di entusiasmo che non mi appartiene apro il finestrino e mi sporgo. Quando finalmente riesco a mettere la testa dentro ho i capelli sparati come se avessi preso una scossa e almeno una dozzina di baci con rossetti di diverso colore stampato sul viso.
Al quale scenario, comprensibilmente, tutto il gruppo del distretto più un cameriere di passaggio scoppiano a ridere, mentre Niko tenta di riprendersi dall'attacco di risate convulse per prendere un tovagliolo dal carrello del buffet e passarmelo. - Se permettete vado a lavarmi, tanto sembra che qui mi amino già abbastanza.- sbotto, entrando in bagno, ma mentre mi lavo la faccia scoppio a ridere anche io, di una risata incontrollabile e sincera.
Tutto questo è troppo assurdo e non so se in bene o in male, è assurdo che degli adulti si precipitano a sbaciucchiare una tredicenne appena intravista, è assurdo che qui ci venerino mentre andiamo a combattere quando per il resto dell'anno siamo come servetti, è assurdo persino che gli uomini portino il rossetto anche se dovrei essere abituata a queste cose. I miei Hunger Games stanno cominciando davvero benissimo.
E non so neppure se lo penso in modo sarcastico o no. Poi ci fanno scendere dal treno dove prendiamo una macchina ancora più lussuosa di quella che ci ha portato al treno, poi entriamo nel centro di addestramento, un ascensore ci porta al piano del numero 2 e ci sediamo a un tavolo per cena, il tutto ai ritmi folli capitolini, che a quanto pare non fanno nulla nel resto dell'anno ma quando si tratta di Hunger Games sono pieni di energia.
Il piatto principale è una specie di torta al prosciutto grigliato con melanzane fritte e salsa di pomodoro che fa quasi piangere dalla bontà, con i contorni più svariati e per dolce un'enorme brioche ripiena al cioccolato che si scioglie in bocca. Mi riempo la pancia in un modo quasi indecente, e io vengo da una famiglia benestante.
Da quel poco che Niko mi ha raccontato so che viene da un villaggio della miniera, e non ha mai visto cose del genere neppure in foto.
Quindi non c'è da stupirsi se la cena è piuttosto silenziosa, a eccezione del rumore delle nostre posate e di un veloce battibecco tra Oleander e Ginger che non comprendo bene perchè parlano veloce, ma sembra c'entri qualcosa con il fatto che i capelli di Oleander stanno diventando grigi e debba tingersi di qualche bel colore capitolino.
Sia benedetta quella donna per la pazienza di non prendere un coltello dal tavolo e usarlo per lo scopo per cui lo usò ai suoi tempi in arena. Ci mandano a dormire subito, nonostante le nostre proteste, sostenendo la scusa che se ci presentiamo con le occhiaie gli stilisti ci ammazzeranno.
Sono arcisicura di non dormire per la troppa adrenalina ed eccitazione accumulate, eppure la notte mi regala un sonno tranquillo, senza sogni. Mi sveglio fresca come un bocciolo per quando Ginger viene a strapparmi dalla stanza senza nemmeno lasciarmi il tempo per vestirmi per poi portarmi in una stanza con tre ragazzi capitolini che mi guardano fin troppo curiosi.
Mi fanno stendere su un lettino e poi sono pronta a ricevere tutte le torture possibili. Un ragazzo dalla pelle olivastra e con una treccia nera lunga fino alla vita mi spunta i capelli e mi mette del glitter argenteo sulle unghie. A
vrà diciassette anni, porta un gilet sfrangiato e pantaloni bombati verde scuro e ha il viso spruzzato di polvere d'oro. Non apre bocca, ma sento gli altri che lo chiamano Abner. Poi ci sono due gemelli dalla pelle arancione e con capelli e sopracciglia a contrasto, blu elettrico per Ian e grigio ferro per Jeremy.
Loro hanno il compito di farmi la ceretta, mettermi una cosa chiamata esfoliante e disegnarmi una motivo mimetico azzurro e argento sulla pelle. Hanno una specie di aiutante, un ragazzino di otto o nove anni di nome Ash, che passa loro gli attrezzi, regge gli appunti e fa bollire la ceretta.
Gli danno ordini in continuazione e gli tocca saltellare avanti e indietro per la stanza ogni momento, con quella cresta viola più alta di lui, e mi scappa da ridere ogni volta che lo guardo. Si lamentano meno di quanto pensassi; non sarò particolarmente bella o curata, ma se non altro sono troppo piccola per avere peli o brufoli appariscenti. è un po' fastidioso, ma alla fine vorrei abbracciarli tutti.
I miei capelli sono lunghi fino al mento e scalati e la frangetta ha lasciato il posto a due ciuffetti più lunghi ai lati del viso, che mi danno un aria originale e trasgressiva, meno infantile. Ho le labbra argentee, ciglia allungate, sopracciglia sottili e pelle liscia come la seta. La mimetica mi copre tutto il corpo e noto che l'argento e il blu insieme rimandano al colore dei miei occhi. I quattro mi guardano in modo così insisitente che capisco che vogliono che faccia un qualche commento.
- è una ficata pazzesca.- butto lì. -Siete molto bravi e ehm, molto originali. Grazie. E Ash... batti cinque, campione!- incontro il pugno con quello del bambinetto e sorrido.
- Oh, siamo così contenti che ti sia piaciuto!- trilla Ian (o è Jeremy? Qual'è Ian, quello grigio o blu?). - è così raro trovare una tributa che sappia apprezzare il nostro lavoro!-
- Già.- rincara la dose il gemello. - E pensare che ci mettiamo tanto impegno! Ora ti lasciamo con il tuo stilista... oh, non vedo l'ora di vederti all'opera!- strilla saltellando come un bimbetto e non un uomo di trent'anni suonati qual'è. Poi lui, suo fratello e il piccoletto escono dalla stanza.
-E tu?- domando ad Abner, leggermente intimorita. Non l'ho notato quando stava chino sul mio viso, ma sarà alto il doppio di me.
Sorride per la prima volta, mostrando un sorriso candido e travolgente. - Io sono il tipo che deve farti splendere, stellina. In altre parole, il tuo stilista.-

Sclerotime Ciao! Capitolo abnormemente lungo, again <\3
Voglio solo precisare che Oleander e Ginger sono una OTP, Abner ed Enobaria sono un' altra OTP, Brutus ed Enobaria NON sono un OTP.
Io lo odio Brutus, ma dettagli. Il nostro dolce Niko è ancora mister mistero (?) ma si saprà più di lui.
Per chi l'avesse notato ebbene sì, i personaggi di Ginger ed Ash sono presenti anche nel diario di Clove e I like the way it hurts, mi piaceva dare un senso di continuità.
Hi!
darky <3

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Capitolo 3
*** Stardust ***


Stardust



Inarco il sopracciglio. -Veramente? Cioè, avete rivisto la divisione del lavoro, no? Perchè io ho sempre sentito dire che ci sono prima i tre estetisti per il trucco e poi lo stilista, che è un altra persona.-                                                                                                               
Abner ride di nuovo e si siede sul lettino accanto a me. - Sì, in teoria sì. Ma lo stilista dell'anno scorso è andato in pensione all'ultimo momento e non si trovava un sostituto, quindi hanno deciso di scegliere uno del Prep Team e mi sono candidato io. Credo di essere l'opzione migliore, in confronto a quei due tipi inaffidabili e al ragazzino saltellante, no?-                                                                                          
-  In effetti.- faccio dondolare i piedi nel vuoto. -  Che c'è in programma per quest' anno? Gladiatori o guerrieri medievali?-                                                                                                             
Scuote la testa. - Non esattamente. Non ti avrei fatto dipingere dalla testa ai piedi per infilarti in un armatura, no? -                                                                                                                  
- Oh, ti prego, non di nuovo vestiti da mattone!- sgrano gli occhi con una smorfia di schifo, pensando a come abbiamo riso vedendo Ember e Brutus incavolati neri, con solo le teste che spuntavano da due mattoni finti di gomma piuma.                                                                                                                             
- Cielo, ovvio che no!- Abner inarca le sopracciglia, con aria di disappunto. -Ho odiato quella sfilata. Non hai molta considerazione per la moda, eh?-                                     
- Solo per quella che fa sembrare un fenomeno da baraccone. Sarà così il vestito?-                                                    Abner mi sorride (vorrei che la smettesse, ha il sorriso più abbagliante che abbia mai visto e sembra che ci provi con ogni persona che guarda) e tira un telo.                                                                                                                                                       
Dietro ci sono una maglietta con le maniche a tre quarti tagliata sotto il seno (che non ho) e un paio di calzoncini corti, entrambi strappati, schizzati di rosso e di una particolare stoffa bianca intrecciata con fili argentati.                
Intuisco in qualche modo che dovrebbe rappresentare una tuta da Pacificatore reduce da una lunga battaglia.                                                                                                                            
- Carino.- commento, e vorrei fare un passo avanti per sentire la consistenza della stoffa, ma Abner mi interrompe con un urletto un po' effemminato. -Oh, no! Solo io so come mettertelo senza farlo sembrare un pigiama rotto!-  Poi sembra rendersi conto di aver parlato in quel tono completamente diverso dal solito.                                                                      
-Scusami.- dice, riprendendo la voce da persona normale. - Detesto l'accento di questa città, ma ci sono sempre nato, e a volte dimentico di controllarmi quando sono emozionato.-                                                                                                   
Sembra vagamente imbarazzato, una cosa strana per essere capitolino. Deve essere perchè è così giovane e assomiglia a un essere umano.                                                                       
Senza aggiungere altro, mi infila la maglietta allacciandola con una complicata serie di fili dietro la schiena e poi gli shorts, che hanno le gambe leggermente oblique e una cintura con agganciate le lame più belle e affilate che abbia mai visto. Fa un passo indietro per vedere l'effetto d'insieme e annuisce con aria soddisfatta.                                                                                                                                                   
- Sì, direi che ti dona moltissimo.- Poi si avvicina e passa la mano sulla linea dei miei addominali, con aria compiaciuta. - Sei molto atletica. Mi sembravi più minuta con l'accapatoio. Ti alleni tanto ?-                                
Mi viene da sorridere, felice di poter parlare finalmente di qualcosa che capisco. - Sì, tutti i pomeriggi in accademia. In realtà sono piccolissima di fisico, però non posso essere una favorita decente senza un minimo di muscoli, quindi gli allenatori mi danno sempre da fare un sacco di flessioni e ginnastica extra, ma non è così faticoso quando ci fai l'abitudine.-                                                                                                         
Abner sembra fin troppo interessato considerando che non gli sto raccontando niente di così interessante. - E poi ti alleni con le armi, no ? Quali sono le tue preferite? E poi non ricordo mai se si inizia a sei o otto anni, lo chiedo sempre ai ragazzi ma lo dimentico ogni volta... - ha gli occhi di un normale color cioccolato, ma luccicano così tanto di curiosità da sembrare pietruzze d'ambra.                               
Così inizio a raccontargli un po' tutta la mia vita e le mie abitudini, soffermandomi sulle lezioni in accademia, le traumatizzanti prime esperienze con i coltelli, che adoro alla follia ma con cui ho un rapporto conflittuale, gli allenamenti decisamente più normali e sensati con la sciabola, la cerbottana e il corpo a corpo.                                                                                       
Mano a mano che parlo, mi sciolgo e inizio a raccontargli qualcosa di divertente torno a vedere quello strano effetto nei suoi occhi, che ormai splendono come caramelle all'anice, e mi ritrovo a chiedermi se sia un ritocco o meno. è troppo marcato per essere naturale, ma non avrebbe senso farsi una di quelle terrificanti operazione capitoline per una cosa così poco evidente.
Comunque non ha importanza.                                                                                                                                     Alla fine realizzo di avergli raccontato ogni singola cosa riguardo alla mia vita, alla mia famiglia e persino una buona quantità di pettegolezzi della mia classe a cui io stessa ignoravo di aver prestato attenzione, e divento rossa come una mela. Questo dovrebbe prendere il posto di quel pervertito di Flickerman, altro che stilista.                                                                                                                                          
- è molto più bello che qui, nei Distretti.- sussurra alla fine. - Quando eravamo piccoli io e mia sorella eravamo sempre a casa da soli e non ne potevamo più dei nostri vecchi giocattoli, quindi giocavamo a fare gli abitanti dei Distretti. Il Due era il mio preferito.-                                                                                
Rimango un attimo sorpresa perchè è piuttosto strano da dire per un capitolino, ma poi capisco che ha senso.  Nessuna persona dotata di cervello preferirebbe passare la sua vita a guardare le vite degli altri in televisione, piuttosto che vivere la propria. Anche se probabilmente vivono meglio, non corrono pericoli e non muoiono a diciassette anni per una freccia dietro le spalle.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                   Prendiamo l'ascensore e scendiamo nell'anfiteatro dove ci aspettano Oleander, Brutus, Nikoel e la sua stilista.                                   
Quest'ultima è una donna poco più anziana di Oleander, ma decisamente più inquietante, con i riccioli grigi estremamente al naturale che contrastano con la pelle color lavanda e il rossetto acceso.                                                                                                         
- Nonna, lei è Enobaria, la ragazza che devo vestire. Enobaria, lei è mia nonna Teisse.-                                                                                                                                                                                         - Nonna nonchè collega e mentore di stile.- precisa la signora con una voce un po' troppo vivace per una donna della sua età, abbracciandomi calorosamente.                                              
- Sei stato fortunato, Abner. è molto graziosa.- è la sua sentenza su di me. - Ma hai dimenticato quel che ti ho detto sui capelli, non è vero? Sembra veramente un maschietto così. Dì un po', cosa ti ho detto sulle ragazze con i capelli corti ?-                                                                                                    
Abner sospira e si mette a recitare una specie di lezione che riguarda fermagli, cose che mi sembrano legate alla moda ma non ho mai sentito nominare e "femminilità nascosta in ogni ragazza che deve tornare alla luce". Tiene le mani intrecciate come un bimbo delle elementari che ripete la lezione ed è un gesto buffo in un diciassettenne alto come lui, e fa talmente ridere che dimentico di offendermi per essere stata chiamata maschietto.                                                                                                         
- Bene, bene, vedo che almeno sai la teoria.- lo rimprovera affettuosamente, poi inizia a rovistare in una scatola di cartone fiorato che, noto con una certa sorpresa, è spiccicata a quella che usa la signora Rooney, la sarta del nostro Distretto.Tira fuori un nastrino di raso blu e un fermaglio d'argento a forma di farfalla, incastonato di turchesi, me li sistema delicatamente tra i capelli e mi passa uno specchietto su cui guardarmi.                                                                                      
La tuta ha sempre un aspetto militare che mi piace molto, ma così sembro molto più aggraziata e femminile. Faccio un cenno di ringraziamento a Teisse, che si schermisce con aria allegra.                                                                           
- Non c'è di che, bambina! Mio nipote è un po' inesperto e mi pare giusto dargli una mano.- Ha gli occhi scuri e vivaci, molto simili a quelli di Abner. - Aspetta, fammi vedere che effetto fate insieme. Nikoel, mettiti vicino a lei.-                                  
Lui esce da dietro la schiena di Teisse, un po' di malumore, e capisco subito perchè.  Gli hanno tagliato i rasta che prima gli arrivavano fino alle spalle, lasciandolo con la testa pienaa di riccioli neri e minuti, un taglio che gli donerebbe anche, se non fossero totalmente aggrovigliati e sparati in tutte le direzioni.
Per il resto è vestito più o meno come me: i pantaloni da pacificatore gli arrivano a metà polpaccio ma è a torso nudo, ha una fascia a tracolla con appeso un fucile finto, ma tanto realistico da emanare luce propria e ha la pelle dipinta più o meno come la mia, ma in arancio e oro.                                          
Dopo un bel po' di prove ed esserci tenuti un bel po' per mano (cosa davvero sdolcinata e seccante) Teisse ci approva e ci spinge praticamente di peso sul carro. Non posso fare a meno di pensare a che avrebbe detto se avesse pensato fossimo male assortiti.                                                                                      
Chissà se la stramberia capitolina sarebbe arrivata al punto di mettersi a cancellarci e ridipingerci sul posto, con altri ventidue tributi che ci fissano?                                                                              
Mi guardo rapidamente intorno. I ragazzi dell'1 e quelli del 12 sono entrambi nudi e coperti di polvere, ma c'è un abisso tra i colpi slanciati, lucenti come gemme blu dei favoriti e quelli gracili dei dodicenni del 12. opachi di polvere di carbone.                                                                       
Tameris ha uno sguardo truce negli occhi blu notte e alza con fierezza un tridente, quasi nascosta da un vestito rete con intrecciati pesciolini d'argento. Sta meglio del suo compagno, non tanto per la sua bellezza quanto perchè non è un vestito particolarmente virile.                                                                                   
I ragazzi del 6 sono stranamente belli, coperti da una tuta riflettente rossa e arancio che dovrebbe rappresentare i fari delle auto e, noto sconcertata, ha quasi lo stesso colore degli occhi della ragazza. Sono quasi sicura che non esistano persone con gli occhi rosso ambra, sono inquietanti.                                                                                             
Distolgo lo sguardo e mi volto verso il carro dell'11, che quest'anno sembra meno malmesso degli altri. Il ragazzo vestito da spaventapasseri saltella da un piede all'altro come se fosse nervoso matto, ma è atletico e molto attraente. La sua compagna è praticamente l'opposto, ha la mia età ed è alta e gracile, ma ha un portamento incredibilmente sereno, con una luce vivace negli occhi a mandorla.                                                                                                        è vestita da farfalla con le ali arancioni e si apre in un sorriso quando si accorge che la sto guardando. è un sorriso caldo, ma malizioso.                                                                                                                                            
Non si sorride negli Hunger Games se non sei volontario e non sei favorito, ricordo preoccupata. Devo tenere d'occhio anche questa.                                                                                                                                              
Il carro parte mentre sono assorta nei miei sospetti e il movimento improvviso mi fa quasi perdere l'equilibrio, ma sono abbastanza ferma da rimanere in piedi.                                                             
Alzo una mano in segno di saluto ma non mi sbraccio e non sorrido eccessivamente, proprio come mi ha detto di fare Abner. La mano approda per un riflesso condizionato sulla cintura dei coltelli, ma quando me ne rendo conto non la sposto. Niko sta facendo lo stesso.                                                             
Ho un brivido di piacere pensando a quello che i capitolini vedono in noi. Due favoriti giovanissimi e fieri, appena spuntati da una furiosa lotta, con le mani che accarezzano le loro armi lucenti, un lieve sorriso esultante sul viso e il braccio alzato in segno di trionfo.                                                                        
Per tre giri dell'anfiteatro rimaniamo così, immobili come statue, e quando scendiamo dal carro ho il braccio addormentato. Una Ginger su di giri e particolarmente in vena di abbracci e complimenti ci scorta all'ascensore ridacchiando e informandoci che i nostri stilisti saranno molto impegnati durante il nostro addestramento e li rivedremo per la sfilata, che ha già ricevuto un sacco di contratti e siamo stati "Sempli-cemente spetta-colari!".                                        
Mi infilo sotto la doccia strofinandomi fino a raschiare via la pelle, ma piano piano inizio a passare da blu ad azzurrina a bianca. Esco con la pelle che brucia e profumata come una torta di frutta per tutti i pulsanti azionati per sbaglio.                                                                                                                             
Quando apro svogliatamente l'armadio per prendere un pigiama trovo una maglietta rosa piegata e dei calzoncini neri in bella vista con sopra una busta. La apro e mi scappa un sorriso quando leggo il nome di Abner.                                                                       

Cara Enobaria                                                                                                                                        
sei la mia prima esperienza di stilista e non avrei potuto desiderare una tributa migliore. Quando ti ho vista su quel carro ho capito che tutto ciò per cui avevo studiato aveva finalmente un senso, che ero davvero in grado di creare qualcosa di bello. Ma non si crea la bellezza dal nulla e non avrei potuto farlo senza il tuo fascino e il tuo carisma.                                               
Sarà un piacere farti da stilista per i prossimi anni, Futura Vincitrice dei Sessantaduesimi Hunger Games. Questa è la tenuta per i giorni di addestramento, spero ti piaccia.                  
Che la fortuna sia con te                              
Tuo Abner


Alzo gli occhi al cielo, divertita dal suo entusiasmo.  è proprio un novellino. Scorro la tuta tra le mani: il colore della maglietta è orribile, ma è di felpa leggera e comoda e c' è scritto "Enobaria Harondale, futura vincitrice del 2" in lettere color panna in rilievo.                                                                                                
Se non altro ha parecchia fiducia in me. Mi raggomitolo sotto le coperte e chiudo gli occhi quasi subito, già non vedo l'ora che arrivi la mattina.                                                                              
L'ultima cosa che penso prima di dormire è che devo ricordargli che odio il rosa.

Sclerotime
BAO, ho aggiornato :3
E' un capitolo di passaggio, ma era necessario, e poi c'è a mio parere tanta Abneria :D  
Non chiedetemi come mi è venuta la perversa idea per i vestiti ù.ù
Lo so che la grafica è bruttina, ma ho avuto problemi di HTML e non volevo farvi aspettare troppo.
Ah, domanda: volete che vi linki dei prestavolto?
Ciao!
darky <3                 

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Capitolo 4
*** Collide ***


~Di riflesso porto le mani dietro la nuca per raccogliermi i capelli come da abitudine e mi scappa un sorriso trionfante quando sento le ciocche corte che mi sfiorano appena il collo. Ho sempre voluto tagliarmi i capelli, ma mia madre mi avrebbe ucciso.              
Mi sfiora un pensiero allettante: se vinco non sarò più considerata una bambina e potrò fare tutto quello che vorrò, e per cose ben più importanti di un semplice taglio di capelli.   
Poi Oleander e Brutus ci accompagnano in un ascensore che porta alla palestra vera e propria e beh, in confronto l'accademia che frequentavo a casa è più o meno uno sgabuzzino per le scope con appeso un bersaglio per le freccette. Faccio saettare gli occhi avanti e indietro con una curiosità folle mista a entusiasmo, ci sono armi che non ho mai visto in vita mia e la gioia si mischia quasi subito a una specie di sconforto. è come per il buffet sul treno, per la doccia con cento e più saponi profumati, come l'intera Capitol City.                                                                                              
Non riuscirò mai a sperimentare tutto.        
La capo addestratrice, una ragazza alta e scura più o meno dell'età di Brutus, è già nella sala, ma i tributi non ci sono ancora tutti e quindi non ha iniziato il discorso. Ci sono quelli dell'1, dell'8 e dell'11.                                                                                          
La ragazza dell'11, quella vestita da farfalla che ieri mi ha sorriso, sta confabulando con aria molto agguerrita con il suo affascinante compagno che la prende parecchio più sul serio di quanto qualsiasi altro diciassettenne farebbe con una tredicenne.    
Il quindicenne robusto e rosso dell'8 se ne sta da solo nell'angolo, guardando il pavimento, mentre la sua compagna chiacchiera spensierata con i ragazzi dell'1.                                                               
Le due ragazze hanno entrambe gli occhi grigio chiaro e una treccia color del grano, ora che hanno due semplici tute anzichè rispettivamente una spruzzata di polvere di zaffiro e un lenzuolo scucito pieno di aghi addosso le distinguo a stento. Fortunatamente quella dell'8 è molto gracile e alta poco più di me, in contrasto con il fisico slanciato e leggermente mascolino di Anthea.                
Decido che è il caso di  formare il gruppo, quindi afferro Niko per il braccio e raggiungo i tre ragazzi.       - Ciao, io sono Enobaria e lui è Nikoel, il mio compagno, siamo del 2. Siamo i favoriti, no?- dico, senza tanti giri di parole.                                                                                                                                  Valentine, che sembra essere capo autoproclamato, annuisce. Mi presentano la ragazza dell'8, che ha sedici anni pur dimostrandone quattordici a stento, si chiama Camillia Needle e a quanto pare è una di noi. Sostiene di essere bravissima con i coltelli ed essersi offerta per la gloria e che l'estrazione di sua sorella è stato solo un caso, e le concedo almeno il beneficio del dubbio.         
Intanto iniziano ad arrivare gli altri tributi, gli ultimi sono Hank e Tameris, che arrivano di corsa e litigando tra loro.                                   
Tameris si rabbuia ancora di più vedendomi nel gruppo e mi guarda dall'alto in basso, acidamente.    
Mi appunto mentalmente di capire cos'ha contro di me.                                    
La ragazza, Atala, inizia un discorso che è uguale tutti gli anni, quindi non lo ascolto molto. In accademia lo sappiamo a memoria.                                                                                            
Alla fine del discorso Tameris se ne va da sola a lanciare tridenti contro il muro, Hank e Nikoel alle asce e io vorrei andare con loro, ma sono troppo piccola anche solo per sollevarne una così mi accodo ad Anthea e Camillia ai coltelli. Mi piacerebbe provare i tridenti, ma sono il regno di Tameris e quella ragazza mi inquieta, voglio studiarla a distanza prima di interagirci.     
Naturalmente so lanciare i coltelli, ma non raggiungo la stessa perfezione di Eos o di certe mie compagne di classe che sembrano essere nate con un coltello in mano. O la stessa perfezione di Camillia ed Anthea.                                                                                           
Mi sento un po' a disagio, dato che in teoria questa è l'arma caratteristica delle ragazze del mio Distretto, ma loro non sembrano farci troppo caso.              
Anzi, con mia grande sorpresa leghiamo abbastanza bene tra noi. Parlo soprattutto con la ragazza dell'8, perchè Anthea è piuttosto timida e sembra più a suo agio con le armi che con le altre ragazze, ma alla fine le trovo entrambe simpatiche.                                                                                                 All'inizio ho il presentimento che siano intenerite dal mio essere molto giovane, perchè so che Camillia ha una sorellina di dodici anni e Anthea avrebbe tanto voluto averne una, ma poi capisco che mi trattano come una favorita alla loro pari e non devo essere sospettosa.                     
E in ogni caso qualunque opinione di tredicenne coccolosa potessero avere su di me si dissolve del tutto quando passiamo alla postazione della cerbottana. è sempre stata l'arma che mi riesce meglio, ma c'è una differenza abissale tra i modelli semplici e superati che teniamo in accademia e queste armi quasi di fantascienza.                                                                                                                  
Quando ho "ucciso" in meno di venti secondi i quindici manichini della postazione, un dardo sulla giugulare ciascuno, gran parte dei tributi periferici mi sta guardando con aria terrorizzata. La ragazza del 12 quasi piange, immagino che prima di vedermi pensasse di essere brava.                                              In risposta, io rido. In parte, lo ammetto, è una risata di derisione, ma è anche sincera.      
Questo è quello per cui sono nata, mi sento a casa.                                               
Facciamo un altro giro per la palestra a provare armi, poi ci fermiamo alla postazione delle erbe, in fondo non si sa mai cosa può accadere, e sono piuttosto soddisfatta di scoprire che grazie ai deliri di Emelìne sul potere della natura ne so molto di più delle mie due alleate.         
Camillia inizia a buttare all'aria le pagine dell'erbario e imprecare dopo circa cinque minuti, quindi ci allontaniamo e fortunatamente suona la campanella del pranzo.      
A tavola parliamo tranquillamente come un gruppo di amici qualunque e ci raccontiamo le nostre storie.
Mi chiedo distrattamente come mai nessun volontario favorito abbia un passato felice, con una mamma e un papà vivi che gli vogliono bene, dei fratelli che sono usciti vivi dalla loro ultima mietitura e una casetta felice dove non manca da mangiare.                 
Eppure scopro con piacere che riesco a rimanere fredda e non sentire pena per nessuno, nemmeno quando Valentine si mette a imprecare contro suo padre o quando Hank racconta del suo fratellino di undici anni che senza di lui rimarrebbe da solo sotto i ponti.                     
Forse mi dispiacerebbe uccidere Nikoel, ma tutti gli altri potrei accoltellarli sorridendo.      
Con questa consapevolezza mi rilasso e inizio a chiacchierare senza pensarci su. Camilla si decide a soddisfare la curiosità di tutti sul perchè si sia offerta, raccontando che in qualche modo è riuscita a mettere su un gruppo di addestramento clandestino in un magazzino abbandonato, con coltelli rubati: ha iniziato con la sorellina, Makaira, quella della mietitura, e il cuginetto Cloth, ora ha praticamente metà dei bimbi del Distretto ci vanno quando si avvicinano alla prima mietitura.              
Niko non svela proprio un cavolo: si limita a sorridere, commentare, fare qualche battuta arrogante e cambiare discorso quando tocca a lui, senza che nessuno si chieda nulla. Mi chiedo se sono l'unica qui ad avere un cervello.                                       
- Cosa ne pensi di loro? - gli domando il giorno dopo, mentre tiriamo con l'arco. La prima volta lo prende dalla parte sbagliata, poi attacca con una serie di centri perfetti mentre io ringrazio  quando non vado fuori dal manichino.                                                                                          
Credo di odiarlo un pochino.                                                                                               
-  La ragazza del 4 mi terrorizza. E non sono il genere di ragazzo che si terrorizza spesso.-                  
- Hai ragione. Credo che ci odi, perchè con Anthea, Valentine e Hank è molto più simpatica. Credo sia per il fatto che un tributo del nostro Distretto ha vinto l'edizione di suo fratello. L'ha detto.-               
  - Ma è ridicolo. Solo per questo? - scaglia la freccia, che centra un manichino nell'occhio destro.          
- Non è poi così ridicolo. Mia sorella è andata l'anno scorso. Forse posso capirla.- la mia freccia al contrario  finisce più o meno sul  pollice.  - Senti, per me va bene allenarci insieme ma andiamo da qualche altra parte o va a finire che ti lancio qualcosa anche prima che entriamo nell'arena. Odio gli archi.-                                                                                     
Alla postazione delle lance riprendiamo il discorso sugli alleati, ma più parliamo più comprendo che il nostro unico vero problema è Tameris. Tutti gli altri sembrano tranquilli, il genere di persone che non rompono l'alleanza prima di una settimana: Tameris è più il genere di persona che fa strage la prima notte mentre fischietta allegramente.                   
Anche Valentine non è esattamente la gentilezza fatta ragazzo, ma è diverso: lui è ostile e acido perchè lo è con tutti, l'ho visto che faceva quasi a botte con un addestratore perchè gli aveva dato un consiglio. No, lui non è una vera minaccia.                                                                                           
- Ci ho provato a dirlo a Valentine.- afferma Nikoel mentre tira fuori una lancia dal manichino. -  Ma mi ha detto "Quella ragazza è una cazzo di forza della natura, e se a te e all'altra mocciosetta non va bene, crepate alla cornucopia e state zitti". Testuali parole. Poi è andato a pomiciare con Camillia dietro il bersaglio dei coltelli, quindi non ho potuto esprimermi.-                     
- Ma è scemo? Alla sua età dovrebbe saperlo che uno solo ne esce vivo.-                             
- Io non lo trovo  stupido. Magari è per divertirsi l'ultima volta prima di morire. Non è una cattiva logica.-
- Beh, se hai intenzione di imitarlo non contare su di me come ragazza dell'ultima esperienza. Preferisco il vecchio modello "Ricordati che devono morire tutti e ventitrè".- commento ironica. Che logica idiota.     - Scherzi? Quando avrò vinto potrò avere tutte le ragazze del mio Distretto che vorrò: ora preferirei provare le bellezze esotiche.-                                                                                   
Alzo gli occhi al cielo. E' sveglio e forte ma fare l'idiota gli riesce davvero bene.                           
- E pensare che una volta credevo fossi intelligente.-                                  
Appoggio la lancia dove l'ho trovata e facciamo per cambiare postazione quando suona la campanella della fine del secondo giorno. Lui va a prendere l'ascensore, io vado prima un attimo in bagno.  
Quando esco tutte le luci sono spente, il che è inquietante. Pensavo che a Capitol City non si spegnesse mai nulla.                                  
Tiro un sospiro nervoso mentre rientro nella palestra e cerco di trovare la strada della porta.   
Il sesto senso mi dice di stare all'erta e quando sento il respiro sommesso di qualcuno evidentemente meno abile a nascondersi di me l'unica reazione è un sorrisetto amaro.                      
Lentamente, la mia mano raggiunge uno stiletto e lo stringe, creando un leggero riflesso di luce sulla lama.                                    
Con un trucco provato e riprovato in accademia fingo di inciampare sui miei piedi e quando l'ombra mi si getta addosso scatto, buttandomi sulla schiena per ribaltare la situazione.  - Mi spieghi che cazzo vuoi da me?- gemo, quando la poca luce che entra dalle finestre, riflessa dallo stiletto illumina poco sorprendentemente gli occhi blu infuocati di Tameris.     
Tenta una mossa scontata, forzarmi il braccio per usare il mio stesso stiletto contro di me, ma allargo i gomiti appena in tempo e il colpo va a vuoto.                                                        
- Dimmi che problema hai con me.-  ripeto gelida e furiosa.                            
Non ho intenzione di lasciarle delle ferite evidenti: non siamo autorizzati a combattere prima dell'arena e qui quella impulsiva con i problemi di controllo della rabbia non sono io. Ma non ho neanche intenzione di farmi ammazzare prima dell'arena.                                                                                
- Vaffanculo.- mi urla. - Chiedilo ad Aley, okay? Chiedilo ad  Aley perchè! -    
La sua voce è leggermente malferma e mi rendo conto che ha bevuto anche parecchio, oltre a essere una mezza psicopatica. Dove cavolo ha trovato dell'alcol al centro di addestramento?    
- Chi è Aley?- insisto, con l'espressione più truce che possa mostrare - piuttosto inutile, dato che mi vede a malapena.                          
- E' inutile che fai l'innocentina, Due, non ti credo, non ti credo!- vorrei che urlasse di meno, perchè non so se tutti gli altri tributi siano andati a loro piani, ma non posso farci nulla. - Sei proprio come quella troia! Non ti credo solo perchè sei una mocciosa, non ti credo! Chiedilo ad Aley!-                                    Le tappo la bocca, esasperata, e mi sfugge un gemito quando mi morde la mano.               
Le tiro uno schiaffio, con i nervi a fior di pelle. - Smettila.-                      
Lei si agita come se volesse fare a botte, ma sono io che controllo qui e le serro le mani intorno ai polsi.
- Basta, Quattro. Forse tu non ti fai questi problemi, ma io mi sono offerta per vincere e non per stare a sentire i tuoi deliri. Ora tu ti alzi e torni al tuo piano, e io faccio lo stesso. Non diciamo niente a nessuno e risolviamo nell'arena. Mi sembra chiaro.- affermo con una calma glaciale.  
La rossa ringhia, ma stranamente mi da retta. Evidentemente il richiamo della vittoria è più grande di quello della sbronza e della pazzia, anche per lei.                                              
Nell'ascensore sospiro e strofino la mano fino a cancellare ogni traccia di sangue. Non se ne accorgeranno ed è facile da mascherare per un incidente.                                                                        Non ho paura di Tameris, non temo nulla.                                         
Ma non posso stare in un'alleanza dove la più forte vorrebbe ammazzarmi nel sonno.



Sclerotime                                                                                                                                    Ciao!                                                                                                                                           
Qui abbiamo per la prima volta conosciuto davvero gli altri tributi e il gruppo dei favoriti si sta formando. Aggiungo che quando Eno dice quella cosa sul "potrò fare tutto quel che vorrò" ero a metà tra il trollface e il lago di lacrime, perchè si vede che è ancora una ragazza più o meno innocente, che non sa cosa sia la vittoria.                                                                                       
Che ne pensate di Tammy? A me inquieta tanto, però la amo.                                                                 Amo tutto il gruppo a dire il vero, in particolare Niko, che shippo fortemente in modo amichevole con En.
Shao! darky <3

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Capitolo 5
*** Mars ***


-Può andare, signorina Harondale.- mi congeda uno stratega in tono gentile. Mi alzo, lasciando l'addestratore- cavia che sto tenendo bloccato per il collo con un laccio delle sue stesse scarpe. Faccio un piccolo inchino rispettoso, come me mi ha detto Ginger, ed esco dalla stanza, lasciando passare il ragazzino del 3.                                                                                                           
Nikoel mi aspetta vicino all'ascensore e mi salta praticamente addosso appena mi vede. - Come è andata?- mi domanda, mentre ci abbracciamo esultanti.            
- Penso molto bene. Ho fatto la simulazione dell' Agguato nel canyon con la cerbottana e il veleno me lo sono fatto da sola. Poi corpo a corpo. Credo abbiano apprezzato.- 
- Oh, anche io.- replica lui mentre entriamo in ascensore.                                   
- Anche tu la simulazione del canyon?- domando, infastidita. Agli strateghi non piace molto quando i due tributi di un Distretto fanno la stessa prova. Inoltre ha le spalle larghe ed è piuttosto alto per i suoi quattordici anni, mentre quella prova si basa essenzialmente sul nascondersi in spazi minuscoli e attaccare a distanza: non può essere andato molto bene.                                                                          - No, ho fatto anche io una simulazione. Non quella però, non la farei nemmeno morto. In quei buchi non c'è  lo spazio per tirare e se rimani scoperto per un secondo di troppo muori e hai il quattro assicurato, non mi andava.-                                                  
Annuisco, sollevata. - Infatti è stato abbastanza difficile, credo che tecnicamente mi sia pure presa una freccia di striscio, ma tutto sommato mi è venuto bene. Tu sei soddisfatto?-                                      
- Anche meglio di quanto sperassi.-                                                                          
Aspettarmi che mi dica anche cosa ha fatto sarebbe un utopia, quindi mi accontento di questa risposta.
Entriamo nell'appartamento e Ginger e Brutus ci salutano con un applauso di trionfo.                   
- Dov'è Oleander? - chiedo.                                                                                        
- E' uscita a comprare un regalo per la sua nipotina più piccola, Clove. Compie quattro anni tra qualche giorno. Torna tra poco, intanto potete parlare con me. Com'è andata la sessione privata?-
Brutus ha l'aria concentrata e interessata, per la prima volta.                                                           Sembra che voglia dimostrare di essere un vero mentore.                      
All'improvviso realizzo che è il suo primo anno, quello da cui dipende tutta la sua reputazione, e i suoi tributi sono poco più che bambini. Credo di capire come si senta.                                                        
- Siete stati educati, vero? Se penso a quel ragazzino di due anni fa che si è messo a lanciare coltelli alle lampade...- gli fa eco Ginger, ansiosa.                       
- Il ragazzino di due anni fa ha vinto, Ginger, quindi puoi fare a meno di preoccuparti. Ora vatti a ritoccare il trucco e lasciaci a parlare di cose serie.-                     
Ha l'aria davvero responsabile e dimostra molto più dei suoi diciannove anni: c'è un abisso tra com'è adesso e l'adolescente annoiato del viaggio in treno. Oleander deve avergli fatto un bel discorso su come si fa il mentore.                                                          
- Che avete combinato, ragazzi?- ci domanda quando Ginger è uscita borbottando offesa. Rispondiamo più o meno le stesse cose che abbiamo detto tra noi. Poi lui inizia a bersagliarci di domande sull'allenamento, sulla strategia e su quel che abbiamo imparato, e quando arriva a "Com'è la situazione con il gruppo dei favoriti?" io e Nikoel ci scambiamo uno sguardo preoccupato. Non ci piace mentire a chi che può salvarci la vita, ma se dicessimo che abbiamo deciso di agire noi da soli ci ucciderebbe, quindi mentiamo spudoratamente.                                                                                          
Oleander entra nella stanza poco prima che accendiamo la televisione punteggi.    
-Che hai comprato a tua nipote?- le chiede Nikoel con la massima disinvoltura, giocando con un coltello.
- Barbie Favorita. O almeno mi hanno detto che si chiama così.- tira fuori dalla borsa una di quelle patetiche bamboline con cui giocano nelle pubblicità le bambine di Capitol, solo che questa ha una divisa da tributo, i capelli biondi raccolti nella tipica coda a sfere del 2 e una cintura con dei coltelli e altre armi. Da piccola avrei ucciso per una cosa del genere.           
Brutus accende il televisore e ci stringiamo sui divanetti.                                       
- Quelli del Distretto 1 sono sempre tutto fumo e niente arrosto.- commenta sprezzante Oleander mentre i visi di Valentine e Anthea, con due nove, scompaiono dallo schermo. A me sembrano bravi, ma non la contraddico.                                                  
Poi Ceasar annuncia il nome di Nikoel, con un punteggio di undici.                   
- Eh?- è l'unico commento che mi viene.                                                               
- Come accidenti hai fatto, ragazzo?- chiede Brutus piacevolmente sorpreso, ma lui sembra più incredulo di noi.                                                                                                                                 
- Mi avevi detto che avevi fatto solo una simulazione.- mormoro, sbalordita. Non lo raggiungerò mai.  
- Quale simulazione, esattamente?-                                                                                      
- Io... l'Attacco in branco. Quello ventitrè contro uno. -                                              
- Ma l'ho fatto anche io, alla perfezione, e ho avuto dieci!- continua Brutus. So cosa pensano, che abbia combinato qualche disastro con gli strateghi che gli hanno alzato il voto per rendergli la vita difficile. Ma Nikoel è furbo, quell'undici viene esclusivamente dalla sua abilità.                       
- Con che arma?- lo incalza.                                                                                    
-Non ho usato un’arma.- sussurra, facendoci cadere nel silenzio di tomba.                               
- Quindi hai combattuto contro quelli che sono potenzialmente tutti i tuoi avversari, senza un arma. E hai vinto. Secondo questa sessione saresti il vincitore in automatico. Tesoro, l'unica cosa di cui stupirsi è che sia undici e non dodici.- Oleander lo avvolge in un abbraccio materno, mentre lui si stringe nelle spalle.              -
Non è stato difficile. L'ho già fatto, al Distretto, non erano ventitrè, ma il concetto è quello.-                                                                                                                                                                                Non sono troppo delusa quando accanto al mio viso compare un dieci. Mi concedo anche di esultare, ho pur sempre battuto Anthea e Valentine che hanno cinque e tre anni più di me. I mentori mi assicurano che è un punteggio altissimo, anche senza considerare che sono molto giovane, e Oleander mi ricorda che lei aveva sette ma ha vinto lo stesso. Mi posso considerare pienamente soddisfatta, sì.  
I ragazzi del 3 hanno i soliti punteggi nella media: sette per Clay e cinque per Amity. Hank ha preso dieci, come me, mentre Tameris distrugge completamente l'autostima a tutti e quattro con un maledetto dodici.                                                             
- Per carità, non mettetevi contro quella ragazza. La vedo molto molto male.- sospira Oleander quando ci riprendiamo dalla sorpresa. Mi viene da piangere. Credo che non sia il momento adatto per dire che ci siamo quasi scannate. Probabilmente non lo sarà mai.                                          
Seguono un po' di punteggi normali: nel Distretto 5 il tre di Malvin e il cinque di Chastity, nel 6 due quattro per Amos e Isabelle, nel 7 cinque per il ragazzo, Ross, e un inaspettato sette per la ragazza, Josie. Camillia prende otto, il suo compagno Lab tre: deve essere stata davvero brava perchè gli strateghi sorvolassero sul suo Distretto non favorito. Mako e Jared del 9 hanno una coppia di sei, anche questa parecchio inaspettata, mentre nel 10 i due fidanzatini vanno più o meno come pensavo: sei per Jamie, non molto agguerrito ma sveglio e forte, e quattro per Agnes, la frignona. Darnel e Flor dell'11 invece vanno piuttosto bene, con due sette, la ragazzina del 12 prende un sei e il maschio addirittura due.                                                                                                                           
Dopodichè iniziamo a parlare dell’intervista.                                                                            
– Non ho la minima idea di cosa dire.- ammetto rannicchiandomi sulla sedia. Avrò anche dieci, ma non sono così stupida da illudermi di vincere solo così, e nemmeno l’orgoglio può nascondermi il fatto che non sono brava a raccontare me stessa.                                     
Nikoel reprime una risatina sotto i baffi e io lo guardo terribilmente male. Non sarà un problema per lui raccontare sé stesso, dal momento che so già che non ha intenzione di raccontare un beneamato cazzo a nessuno, e con il suo undici non ne ha nemmeno bisogno, ma per me non è così e non ce la faccio più ad avere quella sua aura irritante sempre dietro le spalle, la pressione dei giochi è già abbastanza.    E la cosa peggiore è che è coraggioso, è sicuro, ha un sacco di qualità che mi piacciono e potrebbe essermi simpatico come alleato, se solo evitasse di fare perennemente l’idiota.                  
Tiro un sospiro e con tutta la forza che ho spingo le emozioni in dentro, dove devono rimanere in attesa di scatenarle tutte nella furia omicida dell’arena.                 
Oleander inizia a guardarci sovrappensiero. – Se vi può essere d’aiuto, siete molto interessanti. Nikoel, tu hai una personalità da vincente, sei sicuro e anche divertente. Puoi parlare di quanto sia un onore per te stesso e per la tua famiglia essere qui, di tutto l’impegno che hai messo per passare da semplice ragazzino delle miniere a guerriero favorito.-                         
Devo riconoscere che Oleander ha un talento straordinario per queste cose, è perfetto per lui ed è ciò che i Capitolini amano.                        
I suoi occhi scuri si soffermano di più su di me, poi afferma con calma: - Per te, Enobaria, credo che la carta della bambola assassina vada sempre bene.                                                              
E mi piace.

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Apro gli occhi nel buio totale e sgattaiolo fuori dal letto, silenziosa come un gatto.          
Mi guardo un attimo intorno per assicurarmi che Ginger, Brutus e Oleander non siano nei paraggi e saluto Nikoel, che sta ancora maltrattando la fodera elegante della sedia con il coltello del pane. Ginger lo ucciderà. - Ehi.- sussurro. - Mi daresti una mano per una cosa?-                              
Lui sbadiglia. - Se è per cose femminili chiedilo a Oleander, anche se sinceramente aspetterei domattina. Sai, ho sentito che tutti i vincitori dormono con un coltello in mano.-             
- Oh, non è una cosa femminile. Mi serve una mano per una, diciamo, missione di spionaggio.-   
La luce svogliata dei suoi occhi diventa all'istante elettrizzata e so che siamo già un'alleanza, e ne sono felice. Nelle poche ore che ho passato a letto ho fatto pace con me stessa e ho deciso che mi piace e ho bisogno di almeno un alleato, e se deve essere irritante ci sarà comunque il tempo di liberarmi di lui. E infondo ognuno ha i suoi difetti.                                                                               
Dieci minuti dopo siamo in mezzo al mucchio di sessantuno videocassette che stanno vicino al proiettore, in un angolo della sala.                                                                                              
- Pensavo a qualcosa di un po' più eccitante quando hai detto "missione di spionaggio".- dichiara Nikoel in tono vagamente deluso, rovistando tra le cassette. - Allora, ha detto che quell'anno ha vinto uno del nostro Distretto. Solo che abbiamo circa una fottuta valanga di vincitori. Potrebbe essere "Trentunesima edizione, vinta da Albert Harondale"...-                                                                                                  
- No.- lo interrompo mentra legge la copertina di una cassetta. - Devono essere più recenti, massimo quindici anni fa. Tameris ha detto che ha visto morire suo fratello in diretta, ricordi? E poi è mio padre adottivo. è morto quando ero piccola, ma quella cassetta l'ho vista un centinaio di volte e non c'è nessun Kewell.-                  
- Giusto. Allora posso offrirti Sessantunesima edizione, vinta da Brutus Carrow, Cinquantonovesima edizione, vinta da Nightshade McLee, oppure...- aggiunge con un tono scherzosamente professionale, tirando fuori un mucchio di tre cassette incollate insieme. - Uh, Sessantesima edizione, vinta da un tizio di nome Ismael di cui non c'è nemmeno il cognome ?-        
Mi stringo nelle spalle e iniziamo a vederci le cassette.                                       
Interrompiamo la Sessantunesima e la Cinquantanovesima edizione all'altezza delle mietiture, ma finalmente nella Sessantesima il diciottenne Aleyius Kewell si offre volontario come tributo per la gloria del Distretto 4. Non assomiglia affatto a Tameris, è muscoloso, abbronzato e ha ribelli capelli castano miele, solo gli occhioni blu sono gli stessi della sorella.                   
All'inizio non c'è assolutamente nulla di particolare: l'edizione è molto recente e l'ho già vista in diretta, mi ricordo bene del nostro vincitore, un ragazzo vivace con la pelle nocciola e gli occhi dorati. Ora dovrebbe avere diciassette anni e pagherei per avere lui anzichè Brutus.        
Nikoel continua a ripetere che gli sembra familiare, gli ricorda qualcuno che conosce, ma credo sia solo perchè l'abbiamo visto in televisione due anni fa.                                                                 
Poi arriva il bagno di sangue. Gravità zero, i tributi fluttuano in aria. Molti vengono risucchiati dai vortici sul fondo dell'arena. Aleyius si ritrova contro una tredicenne, e già questo tende a rammollire i tributi con fratelli minori, ma c'è di più. Ha due codini rossi e riccioli, la pelle candida appena spruzzata di lentiggini sul naso, il viso tondo e gli occhi color cielo. Piagnucola, una cosa che non credo la ragazza del 4 abbia mai fatto da quando stava nella culla, ma a parte questo la somiglianza è impressionante.                                                            
Quasi leggo il labiale del ragazzo che sussurra "Dio, è identica a Tammy".  Ritira il coltello e la lascia scappare.       
Ma appena Aleyius si volta la ragazzina si tira fuori un dardo dalla tasca e glielo lancia dietro il collo.  
Muore all'istante. Il ragazzo che l'ha lasciata andare per non impressionare la sua sorellina.  Quasi mi viene da vomitare per lo schifo che mi ispira la tredicenne.                                                                   
Vorrei finire di vedere l'edizione, ma è tardi. Spengo, controvoglia. - Quindi è per questo che ha problemi con le tredicenni, il Distretto 2 e me in generale? Che cosa strappalacrime.- borbotto.          
Poi mi sento in colpa, perchè so come ci si sente, ma effettivamente è una cosa un po' stupida. Non è colpa mia se mi sono offerta a tredici anni. Beh, in realtà sì, ma il punto è che non ho niente contro di lei.  
Divento rossa, rendendomi conto di aver espresso questi pensieri a voce alta, perchè perdere il controllo è la cosa che detesto più al mondo.                                                                   
Nikoel fortunatamente ha ricominciato a giocare con il coltello e sembra assorto in tutti i problemi del mondo tranne quel che sto dicendo io.           
No, ascoltare non è esattamente il suo forte. - Ehi, buonanotte.- lo saluto, ma lui nemmeno se ne accorge.
Mentre esco dalla stanza lo sento bisbigliare - Io quel ragazzo sono sicuro di averlo visto da qualche parte.-


Sclerotime                                                                                             
Boh, non ho niente da dire, è solo un orroroso capitolo di passaggio, fortunatamente nel prossimo ci sono le interviste. Per il fatto delle simulazioni mi sono ispirata al film di Catching fire, perdonate la licenza poetica ma non volevo fare la solita ragazzina minuta del 2 che lanciai coltelli, tra Myrtle e Clove ormai i coltelli mi danno la nausea.
Penso che se non fosse troppo piccino per me mi stuprerei Niko in tutte le posizioni e così il nostro piccolo ha preso undici: lungi da me fare di lui una sottospecie di Katniss, è un favorito e ha i suoi buoni motivi per un voto così alto. E sì, ha subito più di un pestaggio di gruppo da bambino, ma su questo forse si scoprirà più avanti, come anche il fatto del ragazzino vincitore.                                                                                       
Bao, quack, peace and knives by darky <3                                                                

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