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Come ho fatto a cacciarmi in questo casino? Come? Con
Potter, poi. Il grande, mitico, coraggioso, perfetto Potter. Il ficcanaso
Potter. Perché non si fa mai i fatti suoi? Cosa glie ne frega di quello che
faccio io?
E così, eccomi qui. A dare spiegazioni sulle mie faccende
personali, a gente che non vorrei vedere nemmeno in foto. E non perché siano
mezzosangue e babbanofili; dopo tutto quello che ho scoperto, le idee che mio
padre mi aveva inculcato si sono infrante come bolle di sapone. No, quello che
mi da fastidio è che si permettano di giudicarmi, come se mi conoscessero.
Forse li ha insospettiti il mio atteggiamento. In effetti mi
comporto in modo strano, ultimamente. Cioè, strano per i miei standard. Da me
ci si aspetta che passi il mio tempo a prendere in giro e giocare brutti tiri
al prossimo. E magari anche che studi magia nera.
E se non lo faccio è strano.
Beh, finora ho sempre fatto come volevano loro, rispondendo
alle aspettative; inconsciamente, forse, perché la cosa mi divertiva, perché mi
veniva naturale, ma ultimamente ho smesso di perdere il mio tempo così, e tutti
hanno pensato che stessi macchinando chissà che cosa.
Avrei dovuto stare più attento; sono un Malfoy, e come tale
devo portare onore al mio nome con qualche cattiva azione. Ma con tutto quello
che avevo da fare, me ne sono del tutto dimenticato, e ora tutti mi vedono come
un mostro che progetta di conquistare il mondo, o giù di li…
E ora, questi tre vogliono sapere… cosa, esattamente? Cosa
si aspettano che dica? Sinceramente, non so come comportarmi; devo inventarmi
qualcosa (modestamente, recito da dio), qualcosa che vorrebbero sentirsi dire?
Una delle solite cose stupide e crudeli che dico loro?
Oppure, dovrei dire la verità? Ma mi crederebbero, se anche
gli raccontassi tutto?
Cosa darei per uno zellino con cui fare testa o corce…
invece di fare scena muta come un pirla?
-Allora, Malfoy? Stiamo aspettando –
Odioso, piccolo, viscido Potter. Per una volta che ti lascio
in pace, gradirei essere ricambiato!
E va bene, vada per la verità. E sono fatti loro se non mi
crederanno.
-Draco! Cosa ho fatto di male per meritarmi un figlio come te?
–
-Ma padre, io… -
-Stai zitto! Uno con dei voti come i tuoi non ha
il diritto di parlare! Come hai potuto farti superare di nuovo da quella
mezzosangue? Tu, un Malfoy! –
Abbassailo sguardo, in silenzio. Che altro potevo
fare?
-Mi dispiace padre. Non si ripeterà, te lo prometto. –
-Oh, no, Draco. Sono io che te lo prometto. Crucis!
–
Caddi a terra, in preda a un dolore atroce, che tuttavia non
mi era nuovo. Ricordo di aver urlato, più forte che potevo, perché non potevo
farne a meno. E poi forse così avrebbe smesso. Forse.
I secondi si dilatarono, fino a sembrarmi secoli, prima che
la tortura finisse.
Mi accorsi di essere caduto a terra, e, anche se non mi ero
ripreso, mi alzai faticosamente in piedi. Mio padre mi guardò con freddo
disprezzo.
-Mi deludi, figliolo. Mi deludi davvero. Speravo che almeno tu…
- si interruppe di colpo, come se avesse detto una parola di troppo.
-Almeno io? –
-Niente, niente. Ora fila a studiare. I tuoi GUFO sono stati
molto deludenti, e non sperare di cavartela così. Deciderò con calma la tua
punizione. Ora vai –
-Si padre –
Cercando di mantenere un certo portamento, nonostante avessi
male dappertutto, mi incamminai verso la mia stanza. Una volta svoltato
l’angolo, mi assicurai che Lucius non mi stesse guardando e mi appoggiai alla
parete.
Perché? Perché pretendeva tanto da me? Avevo preso il massimo
in quasi tutte le materie, tranne trasfigurazione e cura delle creature
magiche. Ma non era ancora abbastanza.
Con orrore, mi accorsi che mi stavano salendo le lacrime.
“No. Non qui, non ora. Su, coraggio, un bel respiro”
Barcollando e appoggiandomi al muro arrivai in camera mia.
Come descriverla? Beh, è facile. Grande. E fredda. A cosa serve avere una casa
enorme, un conto a svariati zeri, una schiera di elfi domestici pronti a
servirti, se poi sono così solo… così maledettamente solo.
Chiusi la porta a chiave e mi buttai sul letto. Cercai di
distrarmi, architettando qualche tiro mancino da giocare a Potter e la sua
banda, ma non riuscivo a togliermi dalla testa le parole di mio padre. C’era
qualcosa di sbagliato, che stonava, ma non capivo cosa.
Lentamente, scivolai nel sonno mentre delle parole mi
riaffiorarono alla mente: “speravo che almeno tu…”
“ridicolo” pensai “qui ci sono solo io” parole che si
confusero con i sogni agitati di quella notte.
Al mattino dopo non ricordavo più niente di quella piccola
scoperta.
Scesi a colazione e mi guadagnai un’occhiataccia da parte di
mio padre. Ero in ritardo di ben due minuti. Mia madre, come al solito, evitò
di guardarmi.
-Allora, Draco, spero che la notte ti abbia portato consiglio –
disse ironico mio padre, con il chiaro intento di umiliarmi.
Non ho libero arbitrio su nulla, a cosa servirebbe un
consiglio? Tanto devo fare quello che vuole lui, sempre e comunque.
-Si, padre – non ho mai avuto il coraggio di contraddirlo.
-Bene. A proposito della tua punizione, tanto per cominciare,
non avrai il permesso di andare a Hogsmeade, quest’anno. Così forse dedicherai
un po’ più di tempo allo studio –
-Va bene – dissi chinando la testa e assumendo l’aria più
abbattuta che potevo.
Certo, mi dispiaceva non poter andare in gita, ma non era
certo la fine del mondo. Non era male, però, che credesse di avermi fatto
chissà quale torto, così forse si sarebbe sentito appagato e avrebbe smesso di
tormentarmi.
“Dì agli altri quello che vogliono sentirsi dire” è il mio
motto. Uno dei tanti miei motti.
Funziona, però. Mio padre è un sadico, infatti alla mia
risposta si esibì in un sorriso crudele.
-Ma prima – continuò – metterai a posto la soffitta da
solo, e senza magia, visto che non la sai usare – di sicuro alludeva ai miei
GUFO
-La voglio così pulita da risplendere, chiaro Draco? –
Deglutii, preso dal panico. E questa volta non era una
finzione. La nostra soffitta è una cosa immensa, ci avrei messo secoli a
pulirla tutta.
Era ormai pomeriggio inoltrato. Avevo messo tutto in ordine,
spolverato, pulito il pavimento. Lavoro da schiavi! Bah! Pregai che nessuno di
mia conoscenza lo venisse mai a sapere.
Insomma, avevo quasi finito, quando da sotto un pesante
baule vidi spuntare l’angolo di un vecchio libro. Incuriosito, spostai la cassa
e lo raccolsi. Aveva una spessa copertina verde di velluto, e recava incisa la
scritta “Photo”. Un album fotografico, dunque.
Presi a sfogliarlo. C’era una foto del matrimonio dei miei genitori,
che stavano ritti e composti sorridendo moderatamente. Che schifo, tutto questo
self-control al proprio matrimonio!
Girai la pagina, c’era una foto di mia madre incinta, che si
accarezzava la pancia. Aveva un ventre enorme. Ero davvero così grande? Eppure
sono nato settimino.
A pagina tre c’era sempre mia madre, seduta sul divano in
salotto, che teneva in braccio un bimbo di circa un anno (dovevo essere io). E
allora… di chi era quella mano?
Con il braccio destro mi stringeva a sé, ma il sinistro era
teso verso l’angolo in basso a destra della foto. Poco prima del margine
incontrava una candida manina paffuta, la mano di un bambino.
La figura era immobile, e la forma della foto era un po’ più
corta del solito, come se fosse stata tagliata. Ma si, doveva essere così.
Chiunque fosse l’altro bambino, qualcuno non voleva che comparisse. Di lui si
vedeva solo quella mano.
Sfogliai velocemente l’album alla ricerca di qualche altro
particolare che segnalasse la sua presenza, ma non ne trovai.
-Madre – mia madre, seduta nella poltrona di camera sua,
distolse gli occhi dal libro che stava leggendo e mi guardò di sottecchi
-Draco, cosa fai qui? –
Mi avvicinai a lei e tirai fuori la foto dalla tasca
-Speravo che potessi spiegarmi questa – dissi
mostrandogliela
La vidi impallidire come se avesse davanti un fantasma. Mi
guardò stralunata e disse con un filo di voce – Draco… questa, dove l’hai
trovata? – stringendo la fotografia al petto, come un tesoro ritrovato.
-Era in un vecchio album, in soffitta –
-Oh. Senti, Draco, non devi dire assolutamente nulla a tuo
padre, lui non deve sapere… -
-Perché? Cosa c’è che non so? Chi è quel bambino? –
-Ma… ma sei tu, caro – disse con poca convinzione
-L’altro. Chi è l’altro, madre? –
-Oh, quello è… ehm… solo un tuo amico d’infanzia. Tuo padre
voleva che fosse una foto di famiglia, così ha tagliato via la sua immagine. –
La guardai alzando un sopracciglio
-con tutto il rispetto, madre, non sei mai stata brava a
mentire –
-E va bene. Quel bambino, si chiamava… si chiama Jaime,
ed è tuo fratello gemello –
-Cosa? –
-Ti prego, non dire a tuo padre che te l’ho detto – disse fra
le lacrime – non avresti mai dovuto saperlo –
-Perché mio fratello non vive con noi? Perché non
l’ho mai visto? Forse un erede era più che sufficiente, giusto? Non ve
ne serviva un altro. È per questo? –
SCIAFF! Mi tastai la guancia dolorante. Mia madre era
scattata in piedi e mi aveva colpito.
-non dire sciocchezze! Io amavo Jaime, era pur sempre
mio figlio. E naturalmente amo te. È solo che… lui era… ecco, insomma, lui era
un Magonò. A tuo padre non è mai andato giù, lo sai com’è fatto, quel bambino
avrebbe disonorato la famiglia, e siccome avevamo già un altro erede, era
deciso ad uccidere tuo fratello – si lasciò cadere di nuovo sulla poltrona
-Ha ucciso suo figlio? –
-No, ma l’avrebbe fatto, se non l’avessi fermato. L’ho
convinto ad abbandonarlo, magari all’estero, o mandarlo tra i babbani. Non so
dove sia tuo fratello, Draco, credimi. Ma so che è vivo, da qualche parte.
Lucius mi controlla, e non ho mai potuto cercarlo –
Iltrenoiltrenoiltreno! Sono di nuovo in ritardo! Ma vaff…
zio Venron! Lo ha fatto apposta a farmi arrivare all’ultimo momento!
Correndo a rompicollo verso i binari 9 e 10 diedi una rapida
occhiata all’orologio a parete.
Le 10.58, accidenti!
Senza neanche badare di non essere visto, attraversai la
barriera e tirai un sospiro di sollievo: il treno era ancora li. E sul treno…
-Harry!
Harry! Qui! –
Ron ed Hermione mi facevano cenno di raggiungerli. Saltai
sulla carrozza appena prima che il fischio del treno rimbombasse nella calda
mattinata. Mi presi un momento per riprendere fiato, e spalancai il finestrino.
Sul binario decine di genitori salutavano chissàchi con le lacrime agli occhi.
Non potei fare a meno di ridacchiare pensando ai Dursley che si sbracciavano
per salutarmi. Urgh! A volte mi faccio paura da solo!
-Harry, ma dov’eri finito? Ormai non troveremo uno
scompartimento vuoto neanche a pagarlo – mi rimproverò Hermione
-Uff, mi spiace ragazzi. Tutta colpa di zio Venron. Vabbè, non
possiamo restare in corridoio per tutto il viaggio –
E finalmente, dopo aver cercato invano per una buona
mezz’ora, trovammo uno scompartimento semivuoto, con giusto tre posti liberi.
Se solo non fosse che…
Il ragazzo seduto accanto al finestrino alzò gli occhi dal
libro che stava leggendo, lanciandomi un’occhiata penetrante.
-Beh? Cosa vuoi, Potter? – disse con la sua voce strascicata
-Da te proprio niente, Malfoy – feci per andarmene, seguito dai
miei amici. L’idea di stare in corridoio non mi sembrava più così male
-Potete restare se vi va – mi fermò – basta che non facciate
casino. I miei amici dormono –
Lo guardai stralunato, ma troppo tardi. Era tornato a
leggere; Tiger dormiva nel posto accanto al suo, come pure Goyle.
Decidemmo di restare, almeno finché fosse stato zitto anche
lui.
Ero sprofondato nella lettura di “evocazioni e negromanzia”,
quando il treno finalmente si mise in moto. Tiger e Goyle dormivano della
grossa (forse avevo esagerato con tutto quel sonnifero) e avevo tutto il tempo
per cercare in pace.
Non ero del tutto persuaso che Jaime fosse ancora vivo, e
avevo promesso a mia madre di trovarlo. Magari avrei potuto rintracciare il suo
spirito…
Ero così immerso nei miei pensieri che quasi non mi accorsi
della porta scorrevole che si apriva. Mi girai appena in tempo per vedere
Potter e la sua banda sbirciare nello scompartimento.
Fantastico. Ci mancava solo questa. “Non ho mica tempo per
queste sciocchezze. Maledetto Potter, se attacchi briga e mi fai perdere tempo,
io…” cercai di calmarmi; di solito ero io a cominciare, non lui, e c’era una
possibilità di mantenere una pace precaria.
-Potete restare se vi va – dissi infine
“e speriamo che non si impiccino troppo degli affari miei”
Era quasi sera quando finalmente trovai un incantesimo che
faceva al caso mio. Si trattava di invocare il custode del regno dei morti, e
se sopravvivevi all’incantesimo (glom!) potevi fargli una sola domanda. Per
quest’evocazione serviva molto potere, e per farcela avrei dovuto impegnarmi
molto… beh, poco male, forse non sarei più stato uno zero, se avessi acquistato
tanto potere… e avrei potuto superare la Granger a scuola, e Potter in tutto il
resto.
Bene. Avevo un movente. Nessuno, se mai mi avessero
scoperto, avrebbe sospettato un altro motivo.
Ancora un minuto. Ancora un minuto e poi vado. La campanella
stava già suonando, ed io ero ancora in biblioteca, mentre avrei dovuto essere
nell’aula di Pozioni.
Ancora una pagina. Solo una.
-Signor Malfoy, credo che sia ora che vada – mi rimproverò mad.
Pince. Ma che cavolo vuole da me?
-Si, ora vado – chiusi il libro e sbuffando uscii dalla
biblioteca
Avevo deciso di cominciare con qualcosa di meno rischioso
delle evocazioni, e da giorni mi alzavo all’alba per fiondarmi in biblioteca a
cercare… purtroppo non sapevo esattamente cosa.
Erano già le 8.05 ed ero in ritardo, ma contavo sul fatto
che il prof Piton non se la prendesse con il suo alunno preferito. Entrai nel
seminterrato dove si tenevano le sue lezioni e presi posto accanto a Tiger
(come speravo la feci franca anche stavolta).
Il tempo sembrava non passare mai, e quando finalmente suonò
la campana dal pranzo, scesi nelle cucine per prendere un paio di panini e
tornai in biblioteca.
-Signor Malfoy! Signor Malfoy, si svegli! –
-cosa? Ma dove sono? –
-è in biblioteca, tanto per cambiare. E visto che sto per
chiudere, è il caso che se ne vada – disse secca la Pince
-è già sera? Oh cazzo! Mi sono addormentato –
-Infatti, e le consiglio di continuare a dormire in camera sua.
–
-Si, grazie di avermi svegliato – dissi ancora intontito – vado
–
-Sarà meglio –
Accidenti, ma come ho fatto ad essere così scemo? Se
qualcuno mi avesse visto, mi avrebbero preso in giro per tutta la vita! Intanto
non avevo studiato per domani, che avevo il compito di Trasfigurazione. Non
poteva andare peggio! Cioè, quasi…
-Malfoy, cosa fa ancora in piedi a quest’ora? – mi bloccai
-Niente, professoressa, stavo appunto tornando in Sala Comune –
La Mc Granitt mi squadrò dall’alto in basso
-spero che almeno abbia studiato per domani, signor Malfoy –
-ehm… ma certo, prof – mentii spudoratamente
Mi dileguai prima che le venisse qualche strana idea
(corrono strane voci sulla Mc Granitt… voci agghiaccianti)
Erano passati pochi giorni dal compito di Trasfigurazione (è
andato così male che ormai quella data è un punto di riferimento) e con tutte
le cose che avevo da fare, fra la ricerca, lo studio, i debiti dell’anno
scorso, non avevo più uno straccio di tempo da “dedicare ai miei compagni”,
anche se credo che di questo fossero solo felici, visto che non ero più tra le
scatole.
Cioè, quasi tutti, visto che c’è qualcuno che non si fa mai
gli affari suoi…
Come al solito, anche quel pomeriggio ero andata in biblioteca;
e come al solito c’era anche lui. Non che facesse molto caso alla mia presenza,
di solito, e stavolta ancora meno, visto che dormiva della grossa.
Ma cosa ci veniva a fare sempre qui? Forse era l’occasione
buona per scoprirlo.
Mi avvicinai in silenzio e presi il libro ancora aperto che
usava come cuscino. Era un saggio di Incantesimi, alcuni molto pericolosi di
magia quasi nera. In alcune pagine erano inseriti dei segnalibri, ed a queste
dedicai maggiore attenzione; erano riportate diverse formule per rintracciare
le cose perdute, per guardare indietro nel tempo, perfino per trasferire i
poteri magici da una persona all’altra.
Non capivo a cosa tutto questo potesse servirgli, ma decisi
che era meglio parlarne anche a Harry e Ron.
Oh no! Avevo
preso 5 nel compito di trasfigurazione! Anche Hermy era disperata, perché aveva
preso solo 9 ½ anziché il suo solito 10. Harry si accontentava del suo
6.
Beh, perlomeno c’è qualcuno a cui è andata peggio di me,
perfino peggio del povero Neville, che ha preso 3.
-non è andata molto bene, vero, Malfoy? – lo stuzzicai con un
sorriso da un orecchio all’altro, notando il grosso 1 cerchiato in rosso sul
suo foglio
-ma non rompere, Weasley, pensa agli affari tuoi –
-non se la prenda con il signor Weasley, Malfoy. Non è certo
colpa sua se lei ha un modo tutto particolare di recuperare i debiti –
Intervenne la Mc Granitt (sarà vecchia, severa e rompiballe,
ma è una dritta, cacchio!)
-Uff… e va bene. Ma se vuoi vincere ogni tanto, basta che tu me
lo dica – scherzò Ron
Ma scherzi a parte, aveva ragione, non lo batterò mai a
scacchi magici, specie dopo l’ammutinamento dei miei pezzi (– non andremo al
massacro per un incapace come te! – ). Ma la vita è fatta di alti e bassi…
Stavo perdendo l’ennesima partita, quando Hermione si
presentò in Sala Comune [salve, mi presento, mi chiamo Hermione… NdHermy] [ma
sei scema forte! NdA].
-ragazzi, vi devo parlare –
-ma lo stai facendo, Hermy –
-puoi essere serio, Ron? Potrebbe essere importante –
-di che si tratta? –
-ecco, oggi ero in biblioteca –
-occielo, questo è grave. E cosa ci faceva una ragazza come te,
in un posto come quello? – finsi stupore. In tutta risposta lei sbuffò e
riprese
-e indovinate chi c’era? –
-la Pince? –
-a parte lei –
-cosa vinco se indovino? –
-c’era Malfoy, e non stava studiando per la scuola –
[certo che non stava studiando per la scuola, era in
biblioteca! ^^ scusate, oggi proprio non ce la faccio a restare seria -_-‘ NdA]
-stava leggendo un libro di incantesimi proibiti –
-e lo trovi strano? –
-secondo me sta macchiando qualcosa – disse Ron
-ma pensi che sarebbe tanto stupido da farsi sgamare così? –
-non lo sottovalutare – ridacchiai
-secondo me dovremmo indagare, dev’esserci sotto qualcosa –
-mi sa che Hermione ha ragione – concordò anche il mio amico –
hai notato che ultimamente si comporta in modo strano? –
-si, passa tutto il tempo libero in biblioteca, e a volte salta
le lezioni –
Mi guardavano impazienti e con un’aria di rimprovero, come a
dire “ti tiri indietro, Harry?!”
Eravamo già a inizio Ottobre, e avevo provato di tutto,
senza successo. Incantesimi di richiamo, telepatia, radioestesia, avevo anche
consultato le fotocopie di vecchi schedari del censimento dei maghi, scoprendo
che Jaime non era nemmeno registrato all’anagrafe, come se non fosse mai
esistito. A dire il vero, nemmeno io ricordavo nulla di lui:
“anche se eri molto piccolo e a quest’ora non te ne
ricorderesti lo stesso,” aveva detto mia madre “tuo padre per essere più
tranquillo fece un incantesimo della memoria a te e a tutti gli elfi domestici,
per cancellare ogni traccia. Ma non ha osato toccare me”
Così, ero ad un punto morto, e come se non bastasse avevo
sempre tra i piedi Potter e la sua banda (credevano che non me ne fossi
accorto??)
Allora, decisi di tentare il tutto e per tutto; l’evocazione
del custode dei morti. per parecchi giorni studiai e ristudiai la formula (a
scapito della mia media scolastica) finché non la seppi a menadito. Un solo
accento sbagliato, una sola interferenza e avrei avuto un sacco di tempo per
conoscere quell’essere, se capite cosa intendo.
Avevo trovato un luogo adatto:una classe abbandonata nella torre sud. Lassù nessuno sarebbe
venuto a disturbarmi, anche perché nessuno avrebbe notato la mia assenza, la
sera della festa di Halloween. Perché, quale giorno migliore che la festa dei
morti?
Avevo il dove, avevo il quando, avevo il come, e soprattutto
il perché; mi mancava il cosa: a patto che sopravvivessi, cosa gli avrei
chiesto? Potevo fare una sola domanda. Gli avrei chiesto dov’era mio fratello?
O come fare a trovarlo? O se era ancora vivo? Non potevo sprecare la mia unica
possibilità. Ci pensai tutta la notte. Ero troppo nervoso per dormire (il gran
giorno si avvicinava), presi il libro e diedi una ripassata all’incantesimo. Il
sonno si fece sentire solo verso l’alba, ma ormai dovevo alzarmi, così che
anche quella mattina avevo la solita aria da impasticcomane fumato.
Non toccai la colazione, e dovevo avere un aspetto
terribile, perché Potter mi guardava di sottecchi e faceva finta di parlare con
Weasley non appena mi giravo dalla sua parte.
Al momento, non diedi tanta importanza a quei tre. Avevo
impegni ben più importanti. E forse quello fu il mio più grande errore.
Halloween era giunto, finalmente, e mancavano solo pochi
minuti alla mezzanotte. La Sala Grande, addobbata a festa, era pronta ad
accogliere le centinaia di studenti che stavano entrano a fiume pronti ad
assaltare il buffet. Accidenti, dovevo inventarmi qualcosa per seminare Tiger e
Goyle.
-Hey, ragazzi, ho sentito che ci sono dei dolci fantastici –
-Dici, Draco? Dove? –
-Laggiù, vedete, infondo alla sala –
-Grande! –
-All’attacco! –
-Tu non vieni, Draco? –
Andai con loro, tenendo sotto controllo l’orologio. Entro
l’ora x dovevo essere nella saletta per l’incantesimo. Mi serviva una scusa per
allontanarmi dalla sala, senza destare sospetti. Mi cacciai in bocca una
manciata di pasticcini e dopo un minuto cominciai a fingere un forte mal di
stomaco
-devo andare in bagno –
-ti accompagniamo? –
-no, grazie, non c’è bisogno. Anzi, sapete cosa faccio? Vado in
infermeria a farmi dare un po’ di bicarbonato. Restate pure a divertirvi –
-va bene, grazie –
Che idioti.
Quando il pendolo cominciò a suonare annunciando la
mezzanotte. I profondi rintocchi si udivano fin qui. Don Cominciai a
recitare la formula Don Don si iniziò ad intravedere un luccichio
nell’aria Don Don Don avevo quasi finito Don Don uno squarcio si
aprì nello spazio davanti a me, creando una specie di varco con il regno dei
morti Don Don una figura incappucciata uscì da quel varco, scivolando
come un’ombra. DonDon
Tempo scaduto. Ma l’incantesimo era riuscito, per fortuna.
-mi hai evocato, mortale? –
ricordai le indicazioni del libro. Non lo guardi negli
occhi, anche se la tentazione era forte, altrimenti sarei stato suo schiavo in
eterno.
-Allora, forza, poni il tuo quesito – mi incitò
Dopo un attimo di esitazione, presi coraggio e chiesi
-dov’è mio fratello? –
ci pensò su un po’, e alla fine rispose
-egli non si trova nel regno dei morti, ne in quello dei vivi.
È intrappolato in un limbo, tra la vita e la morte, probabilmente in coma. Non
posso rintracciare il suo corpo. –
stavo per chiedergli “come faccio a trovarlo?” ma mi frenai
in tempo. Avevo diritto ad una sola domanda, una sola parola di troppo e avrei
pagato il mio errore con la vita.
L’ombra sparì nel varco e tutto tornò “normale”.
Ecco perché non riuscivo a trovarlo con la magia. La sua
anima era altrove. E ora come avrei fatto?
Mi sono divertito un casino alla festa di Halloween, peccato
solo che abbiamo perso il nostro sorvegliato quasi subito. Hermione si è
incavolata con me (“ma come Harry! Ti avevo detto di tenerlo d’occhio!”), Ron
l’ha presa con più filosofia (“quel che è fatto è fatto… e già che siamo qui,
divertiamoci”) facendola arrabbiare ancora di più.
Comunque il rinfresco era fantastico e anche la musica, e
Cho… Cho era perfetta. Sigh. Ma perché non mi caga di striscio?
Quella stessa sera, mentre stavamo tornando in dormitorio,
indovinate chi incontriamo? Proprio Draco Malfoy, che veniva dalla direzione
della torre sud. Ma cosa poteva aver fatto lassù? È mezza decrepita, tutte le
aule sono state abbandonate e di solito pullula di fantasmi, tranne oggi che
erano alla festa. Hermione mi lanciò uno sguardo significativo. Tornando a lui,
sembrava invecchiato di vent’anni: camminava come in trance, aveva un’aria
abbacchiata, come uno che ha ricevuto brutte notizie, e, al solito, era
stanchissimo. Cominciai sul serio a pensare che la mia amica avesse ragione, e
che quello stesse macchinando qualcosa di losco: cos’altro avrebbe potuto
tenerlo tanto impegnato, da non lasciargli nemmeno il tempo di rompere le scatole?
Ero molto vicino al quadro della signora grassa, così decisi
di entrare in dormitorio prima che si accorgesse di me, anche se credo che non
mi avrebbe notato neanche se ci avessi sbattuto contro.
Salii le scale tre gradini alla volta, presi in gran fretta
la mappa del malandrino, la bacchetta e il mantello dell’invisibilità, e mi
fiondai all’inseguimento. Quando fui di nuovo in corridoio, lo vidi svoltare
l’angolo e scendere le scale, in direzione della… biblioteca!
Dopo pochi minuti noi tre (invisibili) lo avevamo seguito
fino al grosso portone chiuso a chiave da mad. Pince.
Malfoy estrasse la bacchetta e picchiò sul lucchetto
-Alohomora - la porta si aprì in un sibilo sommesso
Sembrava che anche quel semplice incantesimo lo avesse
spossato, da come si appoggiava alla parete. Girovagò per un diversi minuti tra
gli scaffali, guardando con scarso interesse i costoni dei libri, poi si
diresse verso la sezione proibita. Ma anche da li, incredibilmente, non prese
nulla. Finalmente, ricompensando la nostra pazienza, afferrò un grosso volume
della sezione Incantesimi, si lasciò cadere su una panca e prese a sfogliarlo.
Con tutta l’agilità possibile a tre ragazzi sotto un mantello singolo,
scivolammo silenziosamente alle sue spalle. Il libro trattava di incantesimi
molto pericolosi e impegnativi, come quello preso in esame da Draco: come risvegliare dal Tetro Sonno.
Il Tetro Sonno è una specie di coma, provocato da un
incantesimo nero, che intrappola l’anima della vittima in un limbo abitato da
terribili incubi. Anche se uno si svegliasse, probabilmente uscirebbe
traumatizzato, se non addirittura pazzo, da un’esperienza del genere.
A cosa poteva servirgli quella formula? Forse a risvegliare
qualche stregone oscuro? O forse la cercava per conto di qualcun altro?
Comunque, trascrisse tutto su un foglio di pergamena, rimise
a posto il libro e uscì dalla biblioteca, sbadigliando, diretto alla sala
comune dei Serpeverde.
Decidemmo di tornare a Casa anche noi, non avevamo più
niente da fare li.
L’incantesimo mi aveva spossato. Mi reggevo in piedi a
fatica, e la strada fino alla biblioteca non mi era mai sembrata tanto
interminabile. Una volta li, notai con disprezzo di non poter fare neanche un
banale incantesimo come l’Alohomora, senza risentirne di brutto. Le mie forze
erano agli sgoccioli, ma dovevo cercare un incantesimo che mi permettesse di
risvegliare mio fratello. Non era caduto in coma, perché per sopravvivere
avrebbe dovuto stare in un ospedale babbano, attaccato a quegli strani
macchinari, ma ciò era impossibile, visto che ufficialmente Jaime non esiste. E
non poteva neanche essere in un ospedale dei maghi, lui non ha poteri magici e
non ne avrebbe mai trovato uno.
No, l’avevo capito subito, doveva essere stato colpito da un
incantesimo, e ne esiste solo uno in grado di intrappolare la tua anima e farti
continuare a vivere; e, pensate che coincidenza, era un incantesimo di magia
nera.
Se c’era un modo, l’avrei trovato. Così pensando, mi
aggiravo tra gli scaffali senza trovare nulla, quando sentii un rumore sommesso
alle mie spalle. Mi fermai, pensando che fosse Pix o un fantasma, e tesi
l’orecchio. Ora sentivo chiaramente qualcuno che respirava dietro di me, ma non
vedevo nessuno. Subito pensai a Potter e al suo mantello dell’invisibilità. “e
va bene, ficcanaso da due soldi, dovrai seguirmi fino in fondo” repressi a
fatica un ghigno mentre gli facevo fare tre volte il giro completo della
biblioteca, sezione proibita compresa (anche se sapevo che lì non avrei trovato
un bel nulla). Avrei continuato ancora una mezz’oretta, ma la stanchezza non mi
dava tregua e cominciavo a sentirmi a pezzi. Presi un libro che avevo
adocchiato e che sembrava fare al caso mio; era molto pesante e quando mi cadde
tra le braccia non riuscii a reggerlo. Mi cadde di mano atterrando con un tonfo
sordo e alzando una nuvola di polvere
-coff
coff! accidenti! - lo raccolsi e cominciai a sfogliarlo attentamente: eccolo!
L’incantesimo che cercavo, l’avevo trovato! Lo trascrissi su un foglio di
pergamena, e avrei voluto cercare anche qualcos’altro di interessante, ma non è
facile leggere se ti si chiudono gli occhi dal sonno ogni due per tre.
Mi infilai la pergamena in tasca, rimisi a posto il volume e
mi avviai lentamente verso la sala comune, senza curarmi troppo di Potter. Non
avevo niente di losco da nascondere, che mi spiasse pure, non avrebbe mai
immaginato qual’era il mio piano, ne tanto meno che avessi un fratello da
ritrovare.
La mattina dopo, a colazione, io Ron ed Hermione ci siamo
messi nell’angolo per parlare indisturbati. L’argomento principale era lo
strano comportamento del nostro “amico”, e pareva che nessuno di noi ci avesse
capito niente. Forse avremmo dovuto parlargli di persona. Quando proposi la mia
idea Hermione mi smontò con un:
-certo, e glie lo dici tu
“scusa Malfoy, ma visto che ti stiamo spiando e non riusciamo a dare un senso
alle tue azioni, potresti per favore dirci cosa diavolo stai combinando, così
che possiamo denunciarti e possibilmente spedirti ad Azkaban senza passare dal
via?!” -
-ok, ok, non era una buona
idea -
Ci alzammo, diretti al dormitorio per prendere le ultime
cose prima di andare a lezione.
-ehi, voi - ci richiamò una
voce fredda - vi consiglio caldamente di farvi gli affari vostri, in futuro -
-ma di cosa stai parlando,
Malfoy? -
-dico che se volete qualcosa
da me, dovreste chiedermelo -
-e tu ci ascolteresti? -
-ovviamente no - disse
con un ghigno - e se vi ripesco a pedinarmi, non ve la caverete con il giro
turistico della biblioteca, ve l’assicuro - ci voltò le spalle e se ne andò
Restammo un minuto in silenzio - mi sa che ci ha scoperti -
dissi per rompere il silenzio
Erano passate due settimane dalla festa di Halloween, era il
15 Novembre [ke bello, il mio compleanno ^^ NdLoS] e io me ne stavo tranquillo
a fare i compiti in sala comune, con Hermione. Harry si stava allenando a
Quidditch e ne avrebbe avuto ancora per un po’, così mi concentrai sul tema di
DCLAO sui draghi.
Circa un quarto d’ora dopo il mio migliore amico entrò
stanco e sudato, maledicendo un bolide che l’aveva quasi preso in testa.
-la prima partita è contro
Serpeverde -
-si, e con questo? -
-beh, la volete sapere una
cosa? I Serpe hanno un nuovo Cercatore -
-cosa? Che ne è stato di
quello vecchio? - chiesi perplesso
-a quanto pare, ha dato le
dimissioni dalla squadra. Così, di punto in bianco, lui che ama tanto il
Quidditch! -
-strano… - bisbigliò
Hermy
-più che strano - ne convenni
Quella sera stavamo tornando dalla cena e ci trovammo per
caso a passare vicino ad un’aula abbandonata dalla quale venivano strani
rumori, come un fruscio di carte.
[no… non quelle
carte! NdLoS]
Ormai avevamo fatto trenta, potevamo anche fare trentuno;
solo una sbirciatina, piccola piccola.
Socchiudemmo la porta cercando di non farci notare. La
stanza era illuminata solo da una fiaccola appesa alla parete, e seduto alla
cattedra c’era…
-che cavolo ci fate qui? -
saltai in piedi guardandoli male
-potrei farti la stessa
domanda - ribatté Potter
“ma che cazzo vuoi da me? Che cazzo vuoi?? Ti sembra così
strano che io abbia una mia vita, e che ci tenga alla mia privacy? Non sono
mica un soprammobile creato allo scopo di dare fastidio a te! Ho di meglio da fare, sai? Spero che tu riesca ad accettarlo,
povero Potter, visto che (nel bene o nel male) non sei più al centro
dell’attenzione! LASCIAMI IN PACE!!” pensai, ma dissi
-non sono affari tuoi.
Vattene -
-non me ne vado finché non mi
dici che cavolo stai tramando -
si piantò davanti alla porta
-a cosa servono quelle
cartine geografiche? -
Granger era scivolata alle mie spalle e aveva preso in mano
un oggetto dalla cattedra.
-questo… è un
pendolino! Stavi cercando qualcuno con la radioestesia? -
-si - ammisi
-e chi? Perché? Guarda che non esci di qui
se prima non ce lo dici - Weasley si mise accanto a Potter facendo muro
Ma si, perché no? Magari avrebbero smesso di tormentarmi.
E così gli raccontai tutto. [tutto quello che ho scritto nei
primi capitoli. NdLoS]
All’inizio erano restii a crederci, ma alla fine riuscii a
convincerli che avevo detto la verità.
Si riunirono per un consiglio improvvisato, parlando a bassa
voce. Ma forse non sanno che ho un udito finissimo
-a me sembrava sincero -
diceva la Granger
-io non mi fido di lui -
continuava a ripetere il Weasley
-e anche se fosse vero? -
Potter era arrivato al nocciolo - noi cosa dovremmo fare? -
-per quanto mi riguarda -
disse secco il rosso - ne basta uno come lui in giro. Non credo che sopporterei
l’esistenza di un altro giovane Malfoy. -
Quelle parole mi mandarono letteralmente in bestia. Come si
permetteva giudicare quell’insulso ragazzino? Era facile parlare, per lui, che
di fratelli ne aveva per un esercito. Non credo che sapesse cosa significa
essere davvero soli.
Beh, la morale è che non riuscii più a trattenermi e scattai
in avanti, parcheggiandogli un destro sul naso. Il ragazzo, dopo lo stupore
iniziale, si difese a meraviglia: dopo dieci minuti eravamo entrambi
nell’ufficio del preside, io con un occhio nero e il labbro spaccato, lui
sanguinava dal naso, da un sopracciglio, e aveva preso un potente pugno allo
stomaco.
-spiegatemi perché
l’avete fatto - disse serio il vecchio guardandoci storto
-Malfoy mi ha tirato un
pugno, e io ho reagito - disse Weasley ancora arrabbiato
-E lei perché ha attaccato il
signor Weasley, signor Malfoy? -
Sapevo che questa domanda sarebbe arrivata, prima o poi.
Cosa gli avrei risposto? Che ero stato provocato? Che aveva offeso la mia
famiglia? Come minimo gli avrebbero dato un encomio speciale per una cosa del
genere.
-Perché mi andava - scrollai
le spalle
-Prego? -
-Mi ha sentito: l’ho fatto
perché sono bastardo dentro, e perché provo un piacere morboso a prendermela
con il primo che capita, meglio se più debole di me. -
-Spero che lei stia
scherzando, signor Malfoy -
-Che importanza ha? È questo
che lei pensa di me, no? E qualunque cosa dica non le farei cambiare idea. Se
vuole una versione attendibile, dovrebbe chiederlo a loro - dissi indicando il mitico trio
-Io… credo di averlo
provocato - ammise Ron
Solente alzò un sopracciglio
-e cosa ha detto di tanto
grave, signor Weasley? - beh, ditemi voi se questo non favoritismo!?
Io venivo sempre trattato come un criminale, mentre i
preziosi Grifondoro sono a priori giudicati innocenti.
“Cosa può aver detto di tanto grave uno dei miei alunni
preferiti? Oh, cielo, dev’essere tutta colpa di quello là che pianta grane. Sta
prendendo una brutta piega, come suo padre” glie lo si leggeva in faccia al
vecchio
-ha detto che non potrebbe
sopportare un altro come me - risposi
per lui
-ah si? Beh, non è un mistero
che tra voi non corre boun sangue - disse sorridendo cordialmente - proprio non
capisco come mai se la sia presa tanto, Malfoy -
-perché oltre che infame sono
anche permaloso - dissi buttando gli occhi al cielo e incrociando le braccia al
petto
-se si alzato male
stamattina, non dovrebbe farlo pesare agli altri - mi rimproverò seccato il
preside
“non mi sono proprio alzato, stamattina. Non ho dormito”
pensai, ma dissi - va bene, posso andare ora? -
-non ho motivo di
trattenerla. Per questa volta non verranno tolti punti a nessuno, ma avrete
comunque una punizione. -
Grande. Proprio quello che ci voleva. Come se non avessi
nient’altro da fare.
-Consiglio ad entrambi
di passare in infermeria, prima di andare a letto - ci congedò
ok, e con questo ho finito. Scusate i capitoli così brevi,
ma altrimenti dovreste aspettare molto di + x gli aggiornamenti. Ringrazio
tanto: Kiara, sei impagabile ^^
grazie 1000 x i tuoi commenti; yolychan
conciso ma ricco di contenuti, grazie ^^ ; Shinko_88
sono contenta ke la fict ti piaccia; Strekon,
non te lo nego, quandovedo che c’è
un tuo commentomi viene una fifa
blu prima di leggerlo,grazie x il
commento.. Miyu, x i cap. + lunghi
ho già risposto cmq io tutte le fic che comincio le finisco,solo ke x l’altra aspetto
l’ispirazione, ed è da un po’ che avevo l’idea di questa…così l’ho scritta.
Dirvi come si sviluppa la storia? non ci penso nemmeno!! (anche perché quando
la scrivo magari mi viene una nuova idea e cambio il programma, quindi nn
garantisco nulla, ma per il finale…quello è già deciso, spero che vi piaccia). Viridiana, credo che mi odierai, alla
fine di questa storia… non vi dico altro. Leggete e saprete ^^ ciaoooo!!!!
Il giorno dopo la mc. Granitt mi
prese da parte con i magnifici tre per dirci della nostra punizione: mettere a
posto la vecchia aula di babbanologia, in disuso da anni, che come appresi
quella sera era davvero in uno stato pietoso: c’era tanta polvere che perfino
gli acari si erano intossicati, vecchi banchi e scaffali cadevano a pezzi, e
non si vedeva da qui a la a causa della parete di ragnatele.
Forse si aspettavano che urlassi e
strepitassi, che minacciassi di riferire tutto a mio padre (tra parentesi,
piuttosto mi sarei fatto mangiare dei ragni) e tutte quelle altre cose che
farebbe un ragazzino snob-figlio-di-papà-con-la-puzza-sotto-al-naso come me.
Ma non gli avrei dato questa
soddisfazione. Non più.
-bene. Sarà il caso di cominciare, o non finiremo più – dissi
con aria pratica
Potter mi guardò con gli occhi di
fuori. Uno a zero per me.
Dopo un’oretta avevamo spazzato per
terra, spolverato e tolto tutte le ragnatele, tutto rigorosamente in silenzio.
Alla fine, fu la Granger a prendere la parola.
-non ce la farai mai da solo –
-a fare cosa? – dissi senza smettere di lavorare
-a trovare tuo fratello –
stavolta mi fermai e li guardai
negli occhi, tutti e tre – A voi cosa importa? Meglio così, no? Un problema in
meno – dissi citando Weasley
-non fare l’idiota – disse secco Potter
-detto da te fa male – ghignai
-mi stai dando dell’idiota? – incredibile, non pensavo che
potesse esistere qualcuno più stupido di Tiger e Goyle
-l’hai detto tu, non io
–
-e cerca di essere serio –
-sono serissimo. Ma voi dove volete andare a parare? –
-è semplice: ne abbiamo discusso a lungo, e abbiamo deciso che
ti aiuteremo a ritrovare Jaime –
silenzio innaturale
-devo sedermi – fu il mio unico commento
mi lasciai cadere su una sedia, che
scricchiolò sotto al mio peso. Alzai lo sguardo su di loro, con un misto di
stupore e indignazione negli occhi
-perché? Cosa ve lo fa fare? E poi non voglio il vostro aiuto,
non vi ho chiesto niente. –
-ma, ripeto, non ce la faresti mai da solo –
-primo: non vedo come la cosa vi riguardi. Secondo: non voglio
essere in debito con voi –
-non lo faremmo certo per te, Malfoy – intervenne il
Weasley – solo riteniamo che non sia giusto che un… una persona debba essere
condannata solo perché è un Magonò in una famiglia di… -
-…purosangue schifosamente bastardi, razzisti, malvagi, e altre
cose che l’etichetta mi impedisce di dire – conclusi per lui, non riuscendo a
trattenermi
mi guadagnai un’occhiataccia – ci
stai prendendo in giro, Malfoy? –
in risposta, mi piazzai a dieci
centimetri da lui, guardandolo negli occhi – temo che non lo sapremo mai,
Weasley – feci un paio di passi allontanandomi da loro, poi mi voltai e ripresi
– tu cosa ne dici: mio fratello è rinchiuso nei suoi incubi peggiori, sospeso
tra la vita e la morte; io sono una naturale appendice di mio padre, non esisto
come persona, sono solo “l’erede dei Malfoy”; e voi dovreste essere i miei
peggiori nemici, solo perché lottate per ciò che ritenete giusto; tutto questo
non sarebbe successo, se non fossi nato in questa famiglia. Vi sto prendendo in
giro? – ecco, l’avevo detto. Questo li lasciò letteralmentesenza parole.
-questo non vuol dire che mi siate simpatici – ci tenevo a
specificare
-va bene, non ti scaldare – disse Potter con un tono quasi
offeso
che testa di cazzo. In quel momento
avrei preso a pugni anche lui, a costo di venire espulso.
[errore: chi osa toccare il
mitico-Potter-l’eroe-di-tutti-i-bambini merita la ghigliottina! Ma vaff… NdLos]
-allora, lo vuoi il nostro aiuto o no? – ripresi a squadrarli
senza dire niente
-vogliamo solo aiutare un innocente (per quanto Malfoy, Jaime
tecnicamente è innocente), ripeto, non vogliamo farti un favore. Niente
di personale. Finita questa storia, nemici come prima, ok? –
Ci pensai un po’ su. In fondo, un
po’ d’aiuto mi avrebbe fatto comodo.
-ok. Niente di personale – sottolineai
Potter mi porse la mano, io dopo un
momento di esitazione glie la strinsi.
[nooo! Momento storico! Ma sono
stata io a scrivere questo?? NdLoS]
cortino questo cap. ma mi rifarò in
futuro… è ke alla fine ero shockata anch’io tanto ke nn ho fatto neanke il
solito controllo degli errori ortografici (speriamo in bene)
A prestissimo il prossimo cap,
promesso!
Grazie a chi mi recensisce ^^
vvtttttttttb!
Viridiana, hai ragione, oggi
ho riletto HP4 e devo dire che non mi ricordavo la parte del furetto ç_ç
Si, il trio c’è sempre perkè è
nella loro natura stare tra le balle e neanke io posso farci niente -_-‘
E così, decisi di fare un altro
tentativo: armato di arte geografiche e pendolino, provai a individuare il
luogo dove si trovava mio fratello con la radioestesia. Già non era facile di
suo, trovare qualcuno senza particolari abilità magiche (in questo caso nulle),
ma era anche peggio se il soggetto in questione non disponeva della sua anima.
E se a questo aggiungiamo tre Grifondoro che ti fissano come beoti chiedendoti
ogni due per tre “ce la fai?”… beh, diciamo che non è il massimo.
Dopo l’ennesimo vano tentativo mi
costrinsi a cedere. Rassegnato, lasciai cadere la catenina e appoggiai i gomiti
sul tavolo.
-e va bene. Così non funziona, ci vuole un potere maggiore, a
quanto pare –
-possiamo fare qualcosa? – si offrì Potter
-beh, si… non hai idea di quanto mi costi ammetterlo, Potter,
ma… credo che tu abbia un grande potere latente. Forse potresti riuscire –
“dove io ho fallito” aggiunsi mentalmente.
Chissà perché, questo ragazzo aveva
su di me lo stesso effetto deprimente di un Pogrebin.1
All’inizio sembrava un po’
imbarazzato, ma acconsentì comunque a provarci. Fece oscillare il cristallo su
una mappa della Gran Bretagna, ma senza ottenere granché; poi, senza preavviso,
il pendolino si mise ad indicare la tasca di Harry.
Sempre più confuso, il ragazzo tirò
fuori un vecchio pezzo di pergamena. Lui e i suoi amici si guardarono in un
modo strano, che non riuscii ad interpretare: sapevano qualcosa che io
ignoravo?
-cos’è quella? – provai a chiedere
-è una… una mappa di Hogwarts – disse in tono vago
-ma è solo un vecchio foglio consunto – feci perplesso – come
fai a leggerlo? –
sembrava indeciso sul da farsi,
come se quella pergamena fosse un tesoro inestimabile e non volesse mostrarmelo
(beh, mica possiamo biasimarlo). Dopo un po’ si decise a rispondere.
-è magica – picchiò sul foglio con la bacchetta sussurrando
qualcosa di cui capii solo “solennemente” e “…tenzioni”.
Alle sue parole comparve sulla
carta una minuziosa e dettagliata mappa del castello di Hogwarts.
-Forte! – esclamai
-Guai a te se lo dici a qualcuno – mi minacciò Weasley. Che
pauuura!! Per poco non gli ho riso in faccia.
-Jaime dev’essere qui a scuola – disse la Granger, come se non
lo avessimo già capito tutti – ecco perché il pendolino non funzionava,
l’intera area del castello è stata resa indisegnabile2 –
Ancora una volta, il cristallo
descrisse un ampio circolo sulla mappa prima di fermarsi su… “no” pensai “non è
possibile”; il cristallo indicava chiaramente la Sala Comune di Serpevarde.
Potter, Granger e Weasley mi
guardarono in modo strano, come con sospetto.
-davvero non ne sapevi niente, Malfoy? – scossi la testa in
segno di diniego.
-Beh, ora che sappiamo dov’è potremmo andarlo a recuperare –
faci cenno di si
-Hai perso la parola? –
-Ti piacerebbe, eh? – mi ripresi
In silenzio, scendemmo verso la mia
Sala Comune, loro nascosti dal mantello, io facendo finta di nulla. Una volta
dentro, consultammo ancora la Mappa ma, sebbene indicasse tutte le persone
presenti, non riportava traccia di Jaime.
-e adesso? – chiesi più a me che a loro
la risposta non tardò ad arrivare.
Il pendolino che tenevo ancora in mano cominciò ad agitarsi indicando una
parete. Anzi, uno specchio appeso alla parete. Ci avvicinammo con circospezione,
cercando di non farci notare da nessuno. Toccai la superficie dello specchio,
imitato dal mio riflesso; era liscia e fredda, e non sembrava nascondere niente
di particolare… ma allora dov’era mio fratello? Come avrei fatto a trovarlo?
Provai a usare l’incantesimo Alohomora
contro il vetro, ma non accadde nulla. Una famigliare sensazione di
smarrimento mi invase impregnando ogni mio pensiero, e spingendomi verso un
attacco di panico e isterismo. “no,” mi dissi “non davanti a Potter. Pensa,
Draco. Calma e sangue freddo. Pensa”
Dovevo rompere lo specchio? E se
così facendo avessi chiuso per sempre il passaggio – se davvero c’era? Come
potevo fare? Come?
In preda allo sconforto, battei un
pugno sul muro e bisbigliai tra le lacrime – Jaime –
Oh no! Sta tornando. Devo nascondermi, scappare, non deve
trovarmi. Ma è inutile, lui mi trova sempre, lui, il mio incubo, con la sua
voce fredda e il suo sguardo colmo d’odio, mi troverà sempre. Sta arrivando. Lo
sento. Come ieri, come il giorno prima ancora, e come sempre da che ho memoria;
sento i suoi passi, il suo respiro, lo sento mentre gira la chiave e fa
scattare il lucchetto. Lo sento che entra nella mia prigione. So cosa vuole da
me, e lui sa che non potrà mai averla, ma ci gode a tormentarmi, perché mi
odia.
La fioca luce della lanterna
illumina il suo volto, e di nuovo mi tocca incrociare il suo sguardo, che mi
mette i brividi.
-allora, vogliamo riprovare? – chiede con falsa cortesia
-è inutile, io non riesco… - ma le mie parole riescono solo a
farlo infuriare. Quando imparerò a stare zitto?
-ALLORA IMPEGNATI DI PIU’! Cristo, sei mio figlio! Non puoi
permetterti di essere un Magonò! –
Con una mano estrae dalla tasca una
bacchetta magica, che mi porge. Io la prendo (che altro dovrei fare?) anche se
so che non servirà a niente. Come al solito.
-aventi, fammi vedere che non sei un incapace totale. Crucio!
–
Un dolore intenso, infuocato, mi
attanaglia il corpo e la mente “basta, basta” desidero solo che finisca, voglio
morire, piuttosto. Ma non avrei urlato, no, non gli avrei dato questa
soddisfazione.
Dopo alcuni secondi di tortura, mi
risveglio steso sul pavimento di pietra, inerme. La bacchetta giace dimenticata
a qualche passo da me, ma non riesco ad allungare il braccio e prenderla. E
poi, sarebbe inutile.
-non l’hai capito? – sussurrai – è inutile, non sono in grado
di fare magie –
-ma si che lo sei – sorride crudele – ti manca solo una giusta
motivazione. Crucio! –
E ancora, ancora, non so per quante
volte mi ha inflitto la maledizione. Ma ora se ne sta andando, finalmente, e
fino a domani avrò un po’ di pace. Prima di uscire si volta verso di me e con
tono rassegnato mi sospira: – se tu fossi come tuo fratello –
Mio fratello. Io non l’ho mai
visto, ma so che c’è. Quell’uomo me ne parla sempre. A questo punto, mi
piacerebbe incontrarlo.
“Draco” pensai debolmente, come se
potessi chiamarlo
Secondo me, tutta questa storia è
una gran perdita di tempo. E poi non vedo perché dovremmo aiutare Draco Malfoy,
dopo tutto quello che ci ha fatto. Harry e Hermione me l’hanno detto mille
volte che non lo facciamo per lui, ma comunque questa storia non mi piace.
La Sala Comune di Serpeverde è
vuota, più lugubre di quanto me la ricordassi; nemmeno il fuoco nel camino
riesce a scaldare l’aria nel seminterrato. Malfoy sta dirimpetto allo specchio
cercando qualche indizio che ne svelasse il funzionamento.
Ma non c’è niente da fare. Io
l’avevo detto, perché nessuno mi dà mai retta? Perché sono solo Ron, alias
il-migliore-amico-di-Harry-Potter, è così che tutti mi vedono. Harry fa sempre
di testa sua, e io che lo seguo sempre come un cagnolino… che scemo che sono,
se non voglio fare una cosa non devo farla per far piacere a Harry, o a
Hermione, o per mantenere la reputazione di
ombra-vivente-del-mitico-Harry-Potter. Non volevo essere coinvolto in questa
storia. Ma ormai è troppo tardi. Sento che sta per succedere qualcosa…
Toccai ancora una volta lo
specchio, senza però nutrire grandi speranze: eppure, questa volta sentii
qualcosa… come un battito, un rumore, proveniente dall’altra parte. E poi,
senza quasi che me ne rendessi conto, venni “risucchiato”, anche se forse non è
il termine più adatto per descrivere cosa accadde:la superficie liscia del vetro divenne quasi liquida, e al tocco
della mia mano si richiuse su di essa, intrappolandola. Poi mi sentii tirare
con forza e un attimo dopo ero stato completamente “inglobato” dallo specchio,
ed ero passato dall’altra parte. Mi trovavo ora in una piccola stanza fredda e
scura, senza alcuna via d’uscita, a parte quella da dov’ero arrivato. Sulla
cornice dello specchio c’era incisa una scritta: Specchio delle Apparenze.
Dall’altra parte, vidi Potter e gli altri (riuscivo a vederli anche da
invisibili?! Doveva essere uno dei poteri dello Specchio delle Apparenze).
Osservavano attoniti la superficie di nuovo solida, cercando di capire cos’era
successo; non ero certo che potessero vedermi.
Ma non avevo tempo in quel momento
di riflettere sul come ero arrivato lì, perché un altro particolare attirò
subito la mia attenzione; non ero solo nella stanza. Accasciato ai miei piedi,
c’era il corpo di un ragazzo pallido, magro e biondo, che mi assomigliava in
modo impressionante. Non riuscii a reprimere un sorriso; l’avevo trovato.
Jaime.
1Pogrebin:demone russo che si diverte a pedinare gli umani, restando nella loro ombra.
Se si consente a un Pogrebin di pedinare un umano per molte ore, un senso di
grande inutilità sopraffa la sua preda, che alla fine sprofonda in uno stato di
letargia e disperazione. Quando la vittima smette di camminare e cade in
ginocchio piangendo per l’inutilità di quanto la circonda, il Pogrebin la
assale e tenta di divorarla. [da “gli animali fantastici – dove trovarli”
di J.K. Rowling]
2Quando
una zona di terra viene resa indisegnabile, è impossibile riprodurla su
mappe o cartine [da “gli animali fantastici – dove trovarli” di J.K.
Rowling]
Ma che diavolo era successo?
Perfino Hermione non aveva una spiegazione logica per l’accaduto, cosa che mi
preoccupò non poco. Non tanto per il nostro “amico”, quanto per il fatto che
nella Sala Comune di Serpeverde c’era un oggetto in grado di risucchiare le
persone. Forse aveva ragione Ron, non avremmo dovuto immischiarci in questa
faccenda.
Ma come aveva fatto Malfoy a
passare dall’altra parte? Provai anch’io a toccare la superficie fredda del
vetro, ma non ottenni lo stesso risultato. - Come cavolo funziona
quest’affare?! – sibilai rivolto a Hermy, che in tutta risposta scrollò le
spalle – te l’ho detto, non lo so –
Ok. Ragioniamo. Ci dev’essere un
modo per… fare cosa? Dovremmo entrare anche noi? O tirare fuori lui?
-oh, raga, è la grande occasione! Lasciamolo li e chi s’è visto
s’è visto – disse Ron entusiasta, quasi mi avesse letto nel pensiero.
-Uhmm… la tentazione è forte, ma ti ricordo che il nostro
obiettivo era un altro. –
-Uff… e va bene, tu hai un’idea? –
-Prima di tutto dovremmo capire come ha fatto a passare. –
Mi appoggiai di nuovo allo
specchio, chiedendomi “chissà dov’è finito Malfoy?”. È l’ultima cosa che
ricordo di aver pensato, prima di essere risucchiato
Non era una bella situazione.
Intrappolato qui, con mio fratello in “coma”, senza sapere come uscire. Non
sarei nemmeno riuscito a risvegliarlo, da solo, non avevo abbastanza potere…
avrei avuto bisogno di qualcun altro… per quanto mi seccasse ammetterlo, non
potevo farcela senza almeno uno di loro. La Granger, magari, o Potter.
In quel momento desiderai che ci
fosse anche lui. E, in quel momento, lui attraversò lo specchio venendomi quasi
addosso.
-Potter! Che diavolo ci fai qui? Come hai fatto a passare? –
-E che ne so! Speravo che me lo dicessi tu! –
Poi anche lui notò il ragazzo steso
a terra. Si inginocchiò e lo girò sulla schiena.
-è questo tuo fratello? –
annuii – credo di si –
-come si fa per risvegliarlo? –
-beh, bisogna… ehm… entrare nel suo incubo e tirarlo fuori. –
-e-e tu sai come si fa, giusto? –
-si, lo so, ma non ci riuscirei da solo. Poco fa stavo pensando
che forse col tuo aiuto avrei potuto… -
-aspetta – mi interruppe – stavi pensando che avrei dovuto
venire qui, per aiutarti? –
-beh, si, credo di si –
-allora, forse ho capito: tu, da questa parte, mi hai
“richiamato”, e io, che stavo toccando lo specchio, sono stato risucchiato. Mi
stavo proprio chiedendo dove fossi finito. Magari, se ognuno stava pensando
all’altro nello stesso momento, lo specchio ha agito da varco e… –
-si, ma allora si potrà
uscire? –
-secondo me si. Basta che da fuori ci “chiamino” –
-ah, bene, è più facile di quanto temessi – dissi sarcastico
-a questo penseremo dopo. Ora dobbiamo riportare lui nel mondo
dei vivi – disse indicando il ragazzo a terra
-ok. Allora, è necessario il contatto fisico. – presi una mano
di Jaime, e vidi che Potter faceva altrettanto. Non so se sapesse quanto era
pericoloso, ma io non ne feci parola.
Cominciai a recitare l’incantesimo,
e presto la mia vista cominciò ad annebbiarsi, mentre un’altra visione si
sovrapponeva alla realtà. Un’altra stanza, ma più piccola e umida, con
ragnatele che pendevano dal soffitto. Jaime era ancora steso accanto a me, ma
respirava lentamente, come se stesse dormendo.
Potter era seduto a poca distanza,
e strizzava gli occhi per abituarsi all’oscurità. Presi la bacchetta e la
puntai contro mio fratello, bisbigliando – Innerva! –.
Lentamente, questo aprì gli occhi,
e mi fissò stralunato in viso. Poi lanciò un grido, terrorizzato.
Con le braccia, si trascinò fino
all’angolo più lontano da me.
-co-cosa vuoi da me, lo sai, io non posso… v-vattene, ti prego
– balbettava
-Jaime – dissi con il tono più rassicurante che potevo –
calmati, non voglio farti del male – cercai di calmarlo e zittirlo al tempo
stesso
-No – scoppiò a piangere – vattene, lasciami stare, ti prego.
Io non posso, lo sai che non posso… -
Poi mi balenò in mente un’idea:
forse, nell’oscurità, mi aveva scambiato per qualcun altro.
-Lumus! – dalla mia bacchetta scaturì un alone di luce, che
illuminò la piccola stanza. Sul mio volto balenarono scintille azzurrine. Il
ragazzo si coprì gli occhi con una mano, accecato. Poi, lentamente, mi guardò
di sottecchi.
-Tu… tu non sei lui. Chi sei? –
-Mi chiamo Draco –
-Draco? Tu sei… mio fratello? – per un attimo, scorsi una
strana espressione, un misto fra stupore e rabbia.
-Si, sono io. Sono venuto a prenderti –
Senza smettere di fissarmi, scosse
la testa
-non ce la farai. Lui non te lo permetterà –
-lui chi? – Jaime tremò, ma non rispose. Lo presi per le spalle
– Jaime, chi è lui? –
mio fratello si divincolò e si
appiattì contro il muro
-lui viene sempre – disse in un sussurro – viene qui, e mi fa
male, e io non posso reagire. Ho paura… -
-non devi aver paura. Ti porterò via. Tutto questo non è reale,
è solo un incubo. E tu devi svegliarti –
-ma… ma come faccio? –
-devi sconfiggere le tue paure. Sai perché ti trovi qui? –
-perché – azzardò – sono un… Magonò –
-infatti. Penso che se tu avessi dei poteri, l’incubo si
dissolverebbe –
Ci pensò su un attimo, poi rispose
-sarà anche come dici tu, ma come faccio? Non sono un mago,
punto e basta –
Harry Potter si avvicinò a mio
fratello e lo prese per un braccio, facendolo alzare
-non preoccuparti, troveremo un modo –
-e tu chi sei? – chiese Jaime perplesso – un amico di Draco? –
-ehm… più o meno – ridacchiai all’idea
Mentre Potter parlava con mio
fratello, mi trovai a dover affrontare una scelta che temevo da tempo.
Conoscevo la formula per trasferire i poteri da una persona a un’altra: avrei
potuto usarla su di lui. Avrei aiutato mio fratello, e mi sarei sbarazzato del
mio rivale. Gli avrei fatto pentire di avermi umiliato, insultato, e non avrei
più dovuto vederlo e sopportarlo. Sarebbe rimasto intrappolato qui,
nell’incubo. Un incantesimo di memoria ai suoi amici, e nessuno avrebbe
sospettato il mio coinvolgimento nella scomparsa del mitico ragazzino
sopravvissuto. Nessuno sapebbe venuto a salvarlo.
Meccanicamente, alzai la bacchetta
alle sue spalle. Le parole dell’incantesimo mi stavano salendo alle labbra.
Ma non era giusto, e lo sapevo. Non
sarei qui se non fosse per Harry. Sono davvero così marcio da colpire qualcuno
alle spalle, dopo che mi aveva aiutato? E poi, non c’entra in questa storia. È
un affare di famiglia.
No, non potevo farlo. Abbassai la
bacchetta.
-spostati, Potter – lo scansai con una spallata. Presi la mano
di Jaime e recitai la formula.
Prima ancora di finire, mi sentii
come svuotato da una parte di me. Stavo perdendo i miei poteri.
Quando l’ho visto per la prima
volta, l’avevo confuso con suo padre; ci somiglia un casino. Chissà se anch’io
gli somiglio tanto… rabbrividii al pensiero.
Non so cosa intendesse fare Draco,
ma lo vidi alzare la bacchetta alle spalle del suo amico. Poi, abbassò gli
occhi e mi venne incontro, scansando l’altro. Mi prese per mano e iniziò a
recitare una strana formula. Dopo pochi istanti, cominciai a sentire qualcosa…
qualcosa che usciva da lui, ed entrava in me. Mi sentivo ogni secondo più
potente. Quando la nenia finì, avevo capito tutto. Mi aveva passato i suoi
poteri! Boccheggiai come u cretino per qualche minuto, poi lo guardai negli
occhi – grazie – dissi abbracciandolo – grazie, mi hai salvato dall’incubo –
A quelle parole, la cella cominciò
a svanire, la vista mi venne meno, e poco dopo mi trovavo sdraiato sul
pavimento di una stanza un po’ più grande e meno scura. Mio fratello e l’altro
ragazzo si stavano svegliando vicino a me.
-dobbiamo uscire – disse il moretto toccando lo specchio.
Qualcosa lo risucchiò e sparì alla vista.
Capitolo 11 *** Fratello [la vera storia di Caino e Abele] ***
Capitolo 10 – Fratello [la vera storia di Caino e Abele]
Capitolo 10 – Fratello [la vera
storia di Caino e Abele]
“Caino disse al fratello Abele:
–Andiamo in campagna!–. Mentre erano in campagna, Caino alzò la mano sul
fratello Abele e lo uccise. Allora il Signore disse a Caino: -Dov’è Abele, tuo
fratello?-. Egli rispose: - Non lo so. Sono forse il custode di mio fratello?-”
-Ora tocca a noi – disse mio fratello – sempre che non ci
lascino qui a marcire! – mi chiesi se stesse scherzando
Lo vidi appoggiare un palmo alla
superficie liscia, come in attesa di qualcosa.
Raccolsi da terra la sua bacchetta.
-Draco – lo richiamai
-Si? Dimmi Jaime – mi sorrise
-Expelliarmus! –
Il colpo inatteso lo mandò a
sbattere contro il muro. Il ragazzo mugugnò qualcosa e svenne. Quando riprese i
sensi, si accorse che lo avevo legato con un incantesimo. Io giocherellavo
pigramente con la sua bacchetta.
-Jaime… - mi guardò con sorpresa e sgomento – ma perché? –
-Perché, mi chiedi? Perché? – mi arrabbiai - Lo sai… tuo padre
mi ha detto una cosa, una volta – gli puntai la bacchetta contro
-C-che cosa? – vidi la paura nei suoi occhi.
-Anche se ero molto piccolo, lo ricordo ancora bene. Mi ha
detto:…Avada Morphe Incubis! –
Un raggio nero colpì mio fratello,
che si accasciò a terra senza un gemito.
-e lo ha fatto – ripresi, anche se non poteva sentirmi – solo
per colpa tua! È colpa tua se ho vissuto per anni nell’incubo! – gli urlai
contro – tua, perché eri un mago, e io invece no, quindi non meritavo di
esistere, secondo tuo padre! –
mi avvicinai a lui di qualche passo
-ma ora – dissi, con un guizzo negli occhi – ora tutto
cambierà. Ora sarò io a prendere il tuo posto nel mondo. E poi – sorrisi – li
troverò, Draco, troverò i nostri genitori. E mi vendicherò. –
lo sollevai per il colletto e gli
sussurrai all’orecchio
-non temere, vendicherò anche te. Forse tornerò un giorno,
Draco, e ti risveglierò – lo lasciai cadere di scatto – forse –
Mentre mio fratello, intrappolato
dal Tetro Sonno, si godeva i suoi incubi, mi cambiai con un incantesimo
indossando una divisa uguale alla sua. Appoggiai una mano allo specchio e mi
sentii risucchiare dall’altra parte.
Ora mi trovavo in una specie di
tetro seminterrato, addobbato con arazzi che riproducevano lo stemma di
Serpeverde. Il moretto di prima, un ragazzo rosso lentigginoso e una ragazza mi
guardavano dubbiosi
-Draco? No, tu devi essere Jaime – disse il rosso, lanciandomi
un’occhiata penetrante
-Hai indovinato. E voi siete… -
-Io sono Ron Weasley. Lui è Harry Potter e lei Hermione Granger
–
-Piacere –
Strinsi loro la mano
La ragazza poi mi chiese – scusa,
ma dov’è tuo fratello? Non doveva essere con te? –
-oh, lui… - feci in tono distratto
Poi, senza preavviso, estrassi la
bacchetta
-Oblivion! – un flash balenò negli occhi dei miei nuovi “amici”
Ora non ricordavano più nulla di
tutta questa storia. Avrebbero creduto che io fossi Draco Malfoy, e come tale
mi avrebbero trattato.
Col tempo appresi che il mio caro
gemellino non era un gran che nei rapporti sociali, ed era anche abbastanza
stronzo. Forse non era un caso che all’inizio lo avessi scambiato per Lucius.
“dovresti ringraziarmi, Draco”
sogghignai “in fondo ti ho salvato, stavi diventando come lui”
Quante cose ho imparato, seppure in
soli sei mesi! Un sacco di nuovi incantesimi e formule, e non solo! Anche un
sacco di cose sul mondo della magia in generale, e sulla mia “famiglia”. Cose
che forse sarebbe meglio non dire in giro… pare che la magia nera sia una
specie di “tradizione”. E va bene, se è questo che vogliono, starò al loro
gioco.
Il fischio del treno mi destò dalle
mie riflessioni, e sentii quell’oca della Parkinson tirarmi per un braccio.
-Draco, vieni, scendiamo – sbuffando, saltai giù dal treno.
Alla stazione una piccola creatura
marroncina mi si avvicinò timida e tossicchiò per attirare la mia attenzione.
-signorino, vostro padre vi attende a Malfoy Manor. Se volete,
seguirmi… -
Notando il mio sguardo
interrogativo, si affrettò a dire – sono Calvin, l’alfo domestico, non so se vi
ricordate di me… -
-oh… ma si, certo, Calvin –
finsi di riconoscerlo
Al seguito del piccolo elfo
domestico arrivai in un locale di Diagon Alley che doveva essere un bar
esclusivo.
-vuole qualcosa da bere, signorino Malfoy? –
-no, grazie – mi guardò in modo strano. Forse non ci andava
quel “grazie”.
-Va bene, allora seguitemi –
Mi indicò un largo camino
-entrate nel camino, prendo la Polvere Volante –
La cosa?
Poco dopo entrò anche lui; prese da
una scatola un pugno di polvere verde e la gettò nel fuoco, pronunciando ad
alta voce – Malfoy Manor! –
Il fumo incandescente quasi non mi
lasciava respirare, e mi faceva lacrimare gli occhi. Poco dopo, avvertii una
sensazione di capogiro e caddi in ginocchio. Quando mi rialzai, non ero più nel
locale, ma mi trovavo nel camino di una grande sala riccamente arredata.
-Siamo arrivati signorino. Fareste meglio ad andare a
cambiarvi, prima che vostro padre vi veda in questo stato – poi si ritrasse
timoroso, come se avesse detto qualcosa di sbagliato – scusate, Calvin non
intendeva offendere il signorino… -
Che palle con questo “signorino”!
-beh, in effetti sono un po’ conciato – ammisi notando i
vestiti sporchi di fuliggine
-Calvin, accompagnami alla mia stanza, poi potrai andare –
Mi guardò strano ma poi disse –
agli ordini –
Salimmo due rampe di scale per
arrivare infine a una pesante portone di legno intagliato. Con uno sforzo non
indifferente il piccolo elfo l’aprì inondando della luce del giorno il buio
corridoio.
Quella era dunque la stanza di
Draco? Era molto grande, ma sembrava fredda e spoglia.
-vostro padre vi attende fra dieci minuti nello studio –
Congedai Calvin e mi avvicinai
all’armadio. Girai la piccola chiave dorata [the best of the kitsch!] e presi a
caso uno dei tanti completi appesi. Beh, mi stava a pennello. Ero proprio
uguale a mio fratello. Nascosi la bacchetta in una tasca interna uscii.
Scesi le scale cercando di
orientarmi nell’enorme palazzo, ma ci misi almeno otto minuti a trovare il
famigerato studio. Si trovava in fondo a un corridoio in ombra. Stavo per
bussare quando notai una piccola porticina laterale che sembrava in disuso da
anni. Cercai di forzare la serratura ma era chiusa a chiave, e decisi di
aprirla con un incantesimo (anche se non avrei potuto fuori da scuola, ma tanto
quell’ala della casa era schermata perché gli Auror non scoprissero gli
intrallazzi di Lucius con la magia nera).
Con un lieve scricchiolio la porta
si aprì davanti a me. Un paio di gradini polverosi e corrosi dal tempo
conducevano in un’angusta stanzetta piena di ragnatele. In alcuni punti il
pavimento (sporco) era bruciacchiato come da incantesimi. L’aria puzzava di
muffa e di chiuso, come se non ci venisse più nessuno da anni.
“La mia stanza” pensai tristemente
“allora non era solo un brutto sogno dovuto al coma. Era un ricordo.
Probabilmente, prima di mandarmi ‘a dormire’ Malfoy aveva davvero cercato di
fare di me un mago… senza risultati. Ero troppo piccolo per ricordarmelo, ma
dev’essere stato più o meno come accadeva sempre nell’incubo”. Sospirando
tristemente, richiusi la porticina e bussai a quella dello studio.
Una voce fredda da dentro mi invitò
– entra –. E io entrai.
Un uomo era seduto alla scrivania,
e scribacchiava qualcosa su una pergamena
-sei in ritardo – disse, senza neanche alzare lo sguardo
-già. Ma ora sono tornato. – ghignai – è una vita che non ci
vediamo, eh, papà?! – ero curioso di vedere quanto tempo ci avrebbe
messo a capire
Stavolta mi guardò severo – non
rivolgerti mai più a tuo padre con quel tono, Draco –
“glie lo riferirò” pensai
divertito. Malfoy non mancò di notare il mio sorrisetto.
-beh? Cos’hai da ridere? – chiese infastidito
-nulla… in effetti non c’è niente da ridere – risposi con tono
grave
-siediti – disse secco – anche quest’anno, i tuoi voti a scuola
sono piuttosto deludenti –
deludenti?? Ma se avevo preso il
massimo in quasi tutte le materie!!
-ho fatto del mio meglio… -
-ALLORA DEVI IMPEGNARTI DI PIU’! Cristo, sei mio figlio! Non
puoi permetterti di… - “oddio, mi ha scoperto!” – essere così scarso a
scuola! – trassi un impercettibile sospiro di sollievo
Non è possibile, sempre gli stessi
discorsi! A quanto pare, nemmeno il caro Draco se la passava molto bene.
Intanto mio “padre” continuava imperterrito a sbraitare:
-Fammi vedere che non sei un incapace totale! –
[per i lettori + attenti, in
effetti ho fatto il copia-incolla con il cap. 8 – Attraverso lo Specchio NdA]
Fece per prendere la bacchetta ma
la sua mano si posò sul nulla
-dov’è la mia…? –
-oh, intendi questa! – dissi sventolandogliela sotto il
naso.
Glie l’avevo presa dalla scrivania
mentre era distratto. La strinsi fra tre dita e la spezzai davanti ai suoi occhi
-MA SEI IMPAZZITO?!?? CHE DIAVOLO TI PRENDE, DRACO?! –
Con noncuranza, come se fosse la
cosa più ovvia del mondo risposi
-e che ne so io? Chiedilo a Draco! –
Il suo viso rosso di rabbia divenne
d’un tratto cereo
-D-Draco, se questo è uno scherzo, non è affatto divertente –
-Non sono qui per divertirmi. Sono qui per fartele pagare
tutte, bastardo! –
Lui si alzò di scatto, ma con un
incantesimo lo costrinsi a risedersi e lo bloccai alla sedia.
-sfortunatamente – scandii – non ho molto tempo – sorrisi
leggendo il panico nei suoi occhi
-Jaime! –
-Oooh, ma che bravo! – lo schernii – e ricordi anche: perché
mai – urlai allargando le braccia – dovrei fare una cosa del genere? Perché
ribellarmi a mio padre? –
Non rispose. “Cacchio, abbi almeno
il coraggio delle tue azioni, bastardo!!!”
-Bene. Molto bene. Vuol dire che ti lascerò qui a riflettere. E
poi tornerò a trovarti. Diciamo… tra dieci anni? – uscii lasciandolo li
bloccato, e mi richiusi la porta alle spalle. Prima di sigillarla con un
incantesimo gli gridai – ciao, e divertiti, papà –
-Te ne pentirai
Jaime. Giuro che te ne pentirai ! –
Tsk, certo, come no. Con
quell’incantesimo non solo la porta era sbarrata, ma nessuno dall’esterno
l’avrebbe sentito.
“E ora, andiamo a trovare mamma”
Non fu difficile trovarla, era seduta
in salone, vicino al fuoco.
-hai freddo? – le chiesi
-sempre, Draco – sospirò – ma vieni, qui, raccontami tutto. Sei
riuscito a trovare… chi-sappiamo-noi? Hai sue notizie? Mi manca tanto, il mio
bambino… - disse reprimendo un singhiozzo
Ma stava parlando di me?
-si – le poggiai una mano sulla spalla – ed è tornato –
Lei si voltò di scatto e mi guardò
negli occhi – Jaime – si alzò e mi strinse in un abbraccio, che non ricambiai –
oh, Jaime, grazie al cielo sei vivo! Temevo… temevo che fossi… ma dimmi: – mi
lasciò – dov’è tuo fratello? – “perché mi chiedi di lui? Non ti basto io? Da
quanto tempo non mi vedi? Tredici…? Quattordici anni?” ma tutto questo lo
pensai soltanto
-ah, lui! diciamo che… ha preso il mio posto –
all’inizio sembrava non capire.
Boccheggiava parole inarticolate e mi fissava con sguardo vacuo
-cosa? Che gli hai fatto? –
-quello che suo padre aveva fatto a me. La maledizione del
Tetro Sonno – dissi senza far trasparire alcuna emozione
-ma come hai potuto? Lui voleva salvarti, non ha fatto niente
per meritarselo! –
-ti sei affezionata a lui, madre? Pensavo che per voi un figlio
valesse l’altro. Basta che sia un mago, no? E allora, vuoi una dimostrazione
dei miei poteri? –
-Jaime, cosa vuoi fare? –
-Vedremo. Ah, non ti preoccupare per Draco, madre. Non ero
molto potente quando l’ho colpito. Si sveglierà da solo, tra qualche anno,…
forse –
Estrassi lentamente la bacchetta
-dimmi, madre… se non fossi stato tuo figlio, avresti lasciato
che quell’uomo mi uccidesse? – le domandai. Lei, spaventata ma stupita, si
lasciò sfuggire un:
-dove vuoi arrivare? –
-ti sto chiedendo – scandii rabbia – se condanneresti una
persona per qualcosa di cui non ha colpa; come essere un Magonò, o un Babbano o
un Mezzosangue.- mi calmai -Pensaci
bene –
Attesi una risposta che non venne
-proprio come immaginavo. Tu non sei migliore di lui. Avada
Kedavra! –
Una raggio verde scaturì dalla mia
bacchetta, andando a colpire mia madre. Il suo corpo senza vita cadde bocconi
sul morbido tappeto.
Non mi piace uccidere. Non lo trovo
esaltante, ne appagante, o divertente. Lascia solo un grande vuoto e una tetra
insoddisfazione. Ma posso farlo lo stesso, per una giusta causa. E questa lo
era.
Pensai a Draco, chiuso nel suo
inferno personale. L’avrei liberato? Forse. Nemmeno io lo sapevo. Ma di sicuro,
non avrei più avuto un fratello, dopo quello che avevo fatto. Mi dispiaceva?
No, direi di no. Forse avevo agito per semplice gelosia? Eppure ne avevo
ricevute di attenzioni particolari, in tutti quegli anni, anche più di
lui. Meritava quella fine, sempre che di fine si trattasse? Ancora oggi, non mi
so rispondere.
Col tempo, mi accorsi di covare nel
mio animo un profondo odio e rancore per tutti quelli come i miei genitori.
Odiavo i miei “compagni”, odiavo Voldemort, e tutti gli stramaledetti Mangiamorte.
È per questo che ho continuato a uccidere. Ancora e ancora…
Ho finiiiito!! Ecco, come promesso,
non vi ho detto un bel niente in questo cap! ma non disperate, ci vediamo
presto con la fic seguito di Caino e Abele!