L'amore ai tempi del liceo

di iloveroseandrosie
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Lista capitoli:
Capitolo 1: *** La ragazza misteriosa ***
Capitolo 2: *** Starbucks e capelli rossi ***
Capitolo 3: *** Il sogno ***
Capitolo 4: *** L'albero ***
Capitolo 5: *** Obbligo o verità? ***
Capitolo 6: *** Una giornata finita bene ***
Capitolo 7: *** Il giorno dopo ***



Capitolo 1
*** La ragazza misteriosa ***


Era una di quelle mattine che Chloe amava anche se la mettevano in crisi. C’era un sole che spaccava le pietre, ma faceva freddo. Questo voleva dire solo una cosa per lei: panico totale, cosa mi metto? Dopo svariati tentavi di abbinare cose che non erano assolutamente abbinabili tra loro, trovò l’outfit della giornata: un semplicissimo paio di jeans e un maglione grigio con un motivo un po’ alternativo. Non la faceva impazzire, ma non aveva più tempo, doveva ancora truccarsi e fare colazione ed erano già le otto e trenta, e la campanella suonava alle otto e cinquanta.

Sua madre continuava a chiamarla, con una voce quasi isterica, probabilmente a causa dell’ora tarda. Finito di truccarsi, scese giù al piano di sotto, prese al volo un panino dolce con burro d’arachidi, e saltò in macchina, correndo verso il patibolo.

Il suo liceo era uno di quei grandi licei che si possono trovare un po’ dappertutto in America: grigio, gigantesco, con un parcheggio immenso all’esterno dove tutti amavano ritrovarsi la mattina – ovviamente quella mattina era vuoto visto che ormai erano già tutti dentro in corso. Non osò guardare l’ora sul cruscotto, avendo paura che le venisse un infarto. Prese coraggio e guardò: le nove e zero due. Quasi un quarto d’ora di ritardo! Non ce l’avrebbe mai fatta ad entrare alla prima ora!

Camminando velocemente verso l’edificio, notò una ragazza all’entrata, con una sigaretta in mano e i libri nell’altra. Non l’aveva mai vista da quelle parti, e questo era abbastanza strano visto che Chloe conosceva tutti, almeno di vista. Essendo già lanciata verso l’entrata, non si fermò a chiacchierare amabilmente con la ragazza, anche se avrebbe voluto. La incuriosiva, la attirava e non sapeva perché.

Entrando, notò che la bidella la stava ammonendo con lo sguardo. E anche con le parole, perché no.

“Chloe, è la terza volta che sei in ritardo questo mese! Che lezione hai ora?”
“Letteratura inglese… La Chapman non mi lascerà mai entrare, vero?”
“Temo di no, gioia… oggi poi era particolarmente scocciata…” disse la signora sulla mezza età, dispiaciuta.
“Non c’è nulla che puoi fare… vero?” disse Chloe, facendo gli occhioni più dolci che poteva.
“Mhh… sai che non resisto a quella faccia. Aspettami qui fuori” e detto questo, entrò nella classe della Chapman.
“Scusi se interrompo la lezione, ma volevo scusarmi per aver fatto arrivare in ritardo la sua alunna Chloe. Stamattina, ha sbattuto la testa contro lo specchietto della macchina raccogliendo le chiavi e, avendola vista un po’ stordita, le ho detto di stendersi un momentino sul lettino nel mio ufficio, di modo che potesse riprendersi… Posso farla entrare?”

E in meno di un secondo e mezzo, Chloe era seduta al suo solito posto, di fianco a Holly e Riley, i suoi due migliori amici. Tutto era come era sempre stato, normale. Eppure continuava a pensare alla ragazza con la sigaretta davanti a scuola. Pensava “Non dovrebbe entrare? Non ha lezione? Era la sorella maggiore di qualcuno di noi?” Sembrava più grande di lei di qualche anno. Forse un paio. Chloe si impose di smetterla di pensare a quella persona che non era altri che una sconosciuta, e concentrarsi su quello che la professoressa stava spiegando alla classe. Ma risultò davvero difficile non pensarla.

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Capitolo 2
*** Starbucks e capelli rossi ***


Dopo quella che sembrò un’eternità, la campanella fece sì che potessero tutti andare a sgranchirsi le gambe, prendere qualcosa da bere o da mangiare alla macchinetta e, perché no, anche fumarsi una sigaretta. Fu così che Chloe, pur essendo una non fumatrice, si ritrovò ad accompagnare i suoi amici a fumare, fuori dall’edificio.

Una volta fuori, Chloe notò una chioma rossa che aveva già visto prima. Era la ragazza che aveva incrociato quella mattina. Si trovava ancora lì, ora però nel parcheggio, vicino ad una macchina grigio scura. Non riusciva a smettere di fissarla, di cercare di incontrare il suo sguardo.

“Yu-huu, Chloe sei con noi? Ti abbiamo fatto una domanda!” la sgridò Holly agitando una mano davanti alla sua faccia, nel tentativo di svegliarla.
“Si, scusate sono un po’ stanca oggi. Cos’avete detto?”
“Questo pomeriggio andiamo a fare shopping e poi Starbucks giusto?” chiese Holly eccitatissima. Chloe fece finta di non vedere che Riley stava alzando gli occhi al cielo, ma sorrise comunque. A lui non piacevano queste cose da ragazza, ma le accompagnava volentieri. Alle due amiche era venuto qualche volta il dubbio che fosse gay. Però non glielo avevano mai chiesto. Erano dell’idea che se voleva dirgli qualcosa, gliel’avrebbe detto lui. In questo i suoi amici erano fantastici: accettavano tutto e tutti.
“Si certo!” rispose subito, cercando di mandare via un po’ di fumo che le arrivava proprio in faccia.

Continuarono a chiacchierare fino alla fine della pausa, ma Chloe non riusciva a staccare gli occhi di dosso da quella misteriosa ragazza. Si chiedeva chi fosse, perché fosse rimasta davanti a scuola tutta la mattina. O magari invece era solo tornata, magari per prendere qualcuno. Infatti, pochi secondi dopo, Paige, una ragazza del mio stesso anno ma di una classe diversa, andò da lei, la salutò svogliatamente ed entrò in macchina. Che fosse una sua amica? No, l’ha salutata troppo male. Che allora fosse sua madre? Troppo giovane! Sua sorella allora. Si sicuramente sua sorella.

Alla fine delle lezioni, si ritrovò con Holly e Riley nel parcheggio davanti alla sua macchina pronti per andare al centro commerciale. Fecero grandi compere, ovviamente solo le due ragazze, e una volta finito tutto, andarono da Starbucks.

“Tre Cappuccini alla nocciola con uno spruzzo di caramello, grazie” chiesero in coro tutti e tre. Era la loro bevanda preferita da sempre. Prendevano sempre quella, e quando qualcuno voleva cambiare, allora cambiavano tutti e tre. Era una cosa loro, nessuno li capiva in questo, ma a loro divertiva.

Una volta seduti, cominciarono ad esaminare tutti i clienti. Era un gioco che facevano spesso, cercavano di immaginare la vita di ogni persona, guardando semplicemente com’era vestita e con chi era seduta. Tutte le volte uscivano le cose più assurde, tipo allevatori di pinguini incinti oppure addestratori di struzzi.

Ad un certo punto, entrarono due ragazze: Paige e la ragazza misteriosa. Il cuore di Chloe ebbe un sussulto, e si girò di scatto verso i suoi amici, per nascondere le guancie arrossate causate dall’imbarazzo di quella sensazione che aveva provato vedendola. Gli amici non capirono, e agitarono la mano chiamando Paige per salutarla. Appena vide i compagni, si diresse verso di loro insieme alla ragazza dai capelli rossi.

“Hey! Anche voi avete preso una pausa dallo studio?” chiese sorridendo.
“Non ce la potevamo più fare, il giovedì è estenuante. Ho visto che sei andata via prima oggi, tutto a posto?” chiese Riley sembrando sinceramente preoccupato.
“Sisi, tutto ok. Sono uscita prima perché mia sorella, Lucy, è tornata dall’erasmus e volevo stare un po’ con lei. Non ci vedevamo da sei mesi!” disse chiamando la sorella.
“Lucy. La ragazza misteriosa aveva un nome, ed era bellissimo” pensò Chloe.
“Ciao a tutti!” disse sorridendo e guardando ognuno dei tre amici. “Aspetta, io ti ho già vista… sei la ritardataria di stamattina?” chiese a Chloe facendole l’occhiolino.
“Haha, si sono io! Presente!” scherzò cercando di contenere l’isterismo che l’aveva attanagliata.
“Bene, noi andiamo allora. Dobbiamo ancora fare qualche compera prima che chiudano i negozi! Ci vediamo domani a scuola!” disse Paige, chinandosi su ognuno di loro per salutarli con un bacio sulla guancia. La sorella invece, si limitò ad un sorriso rivolto in particolare a Chloe che sorrise a sua volta, con uno dei suoi sorrisi che lasciavano la gente senza fiato – o così dicevano.

Dopo un oretta tornarono a casa. Chloe accompagnò prima Holly e poi Riley a casa loro. Non sapeva se raccontare a Riley quello che aveva provato in quel giorno, ma decise di tenerselo per se ancora per qualche giorno, almeno finché non avrebbe capito cosa fosse. Non capiva cosa le stesse succedendo: non aveva mai guardato una ragazza in quel modo, e non era mai stata guardata da nessuno con così tanto interesse, o così almeno le era parso.

Quella sera dopo cena, andò a curiosare su Facebook, per vedere se riusciva a trovare Lucy in qualche modo. Digitò così Paige Lewis, ed entrò nella sua pagina. Andò a vedere i suoi amici e cercò il nome della sorella: Kate Lewis. Rimase stupita dalla bellezza della sua foto del profilo. Non che nella realtà non fosse bella, anzi, ma in quella foto era semplicemente stupenda: occhi verdi come due smeraldi e capelli rosso fuoco che sembravano quasi andassero verso il rosa/viola. Era bellissima in quella foto.

Quella notte, si addormentò sempre pensandola. Era come se non riuscisse a pensare a niente e nessun’altro che lei. Era pazzesco. Eppure le piaceva.

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Capitolo 3
*** Il sogno ***


Lucy. Lucy davanti a me, che mi sorride. Lucy che mi tende la mano. Lucy che si avvicina, sempre di più. Sta per baciarmi lo sento. Le sue labbra si avvicinano alle mie e…

Chloe cadde dal letto. Ma non perché era sua abitudine essere goffa – oddio, anche se lo era quasi sempre – ma perché suo fratello l’aveva letteralmente buttata giù dal letto. LETTERALMENTE. Cominciò ad urlargli addosso, a rincorrerlo per casa, finché non inciampò nel tappeto e per poco non si spaccò il naso sul muro di fronte.

“La giornata non poteva cominciare meglio” pensò incavolata nera con il mondo intero, “e poi, doveva svegliarmi proprio nel momento più bello del sogno. Ovvio”.
Andò a vestirsi, senza salutare nessuno, fece colazione, si lavò i denti e uscì, senza degnare di uno sguardo il fratellino. In quei momenti, anche se gli voleva un bene immenso, desiderava di essere figlia unica, almeno per qualche giorno. Una vacanza, tipo.

Ovviamente, visto che a quanto pare quella era la sua giornata “no”, la macchina non partiva. Era inutile, più provava a metterla in marcia, più faceva rumori poco rassicuranti. Decise quindi di andare a piedi, tanto era in anticipo. Camminando, ebbe il tempo di riflettere e ripensare al suo sogno. Era meraviglioso, c’erano lei e Lucy, in un prato o un posto di quel genere, stese che parlavano di tutto. Non si ricordava precisamente di cosa avessero parlato, ma la cosa più importante è che alla fine del sogno, Lucy la stava per baciare. Cosa che avrebbe fatto, se non fosse arrivato quello stupido di suo fratello. Rovinava sempre tutto. Una volta aveva letto ai suoi amici il suo diario. Potete immaginare il suo imbarazzo nel tornare a casa e sentire una delle pesti dire ridendo “Questa volta non hai dimenticato l’assorbente, vero?”.

Arrivata a scuola, vide con sua grande gioia, che il parcheggio era pieno zeppo di macchine. “Bene, almeno non mi sono incastrata lì in mezzo per trovare un posto” pensò soddisfatta. Cercò la classe, e andò a sedersi sempre di fianco ai suoi due amici, che la salutarono con un “ciao” all’unisono. Stava bene con loro, poteva essere sé stessa. Anche se quest’ultima cosa, “se stessa”, era diventata una cosa ignota anche a Chloe.

La signorina Prepon, professoressa di matematica sulla trentina e molto simpatica, cominciò a spiegare le successioni, e Chloe, invece, non vedeva l’ora di rivedere la ragazza del suo sogno. Cercava di escogitare un piano per riuscire a incontrarla di nuovo. Di certo, la fortuna era stata dalla sua parte il giorno prima, ma Chloe non credeva che lo sarebbe stata ancora per molto. Pensò che magari, poteva chiedere a Paige se voleva uscire con loro tre una di quelle sere, e che se voleva poteva portare la sorella. “No, troppo anti sgamo” pensò.

“Potrei chiedere a Paige se mi poteva dare il numero della sorella visto che volevo fare i suoi stessi studi e volevo informazioni. Aspetta… che studi faceva già? Non l’ha detto, cavolo! Potrei…” e continuò così per tutta la lezione di matematica. Alla fine dell’ora, non aveva ancora escogitato niente, e abbattuta, accompagnò fuori i suoi amici per la loro sigaretta post-lezione.

Uscita, pensò di stare ancora sognando. Lucy era davanti alla porta d’entrata, che le sorrideva.

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Capitolo 4
*** L'albero ***


“Hey, guarda chi si rivede. Ti sei innamorata di questo vecchio edificio eh?” chiese scherzando Chloe, allontanandosi dai suoi amici.
“Devo dirti, anche se l’edificio è molto bello, che quello che mi attira qui è un’altra cosa…” disse lasciando sospesa nell’aria quella frase, che poteva essere interpreta in tutti i modi possibili e immaginabili.
“Hai portato Paige a lezione? Sapevo che l’altra classe iniziava ora… che culo!” dissi, cercando di non sembrare in imbarazzo.
“Si esatto” e avvicinandosi un po’ di più aggiunse “Sai, non mi hai nemmeno detto il tuo nome, bellezza”.

Dopo qualche secondo, il suo cervello capì che ci stava provando con lei e, per niente infastidita ma anzi, stando al gioco, rispose “Beh, il mio nome lo sanno solo quelli che mi conoscono più a fondo… che ne dici, challenge accepted?”.

on riusciva a credere che quelle parole fossero uscite dalla sua bocca! Eppure, la cosa stava funzionando, infatti dopo qualche secondo di silenzio, nei quali le due ragazze avevano fatto balenare lo sguardo dagli occhi alla bocca, Lucy sorrise.

“Cosa fai ora?” disse Lucy, sempre sorridendo, questa volta con una voce un po’ più profonda di prima.
“Teoricamente letteratura… praticamente dimmelo tu” Chloe si era scoperta molto più sexy di quanto immaginasse. Stava flirtando con una ragazza che le piaceva un sacco, senza neanche dover pensare a cosa dire!
“Vieni” e la prese per mano, correndo verso la sua macchina. Gli amici di Chloe cercarono di chiamarla, ma era già troppo lontana. Per fortuna che aveva preso tutto dalla classe, borsa, portafoglio e cellulare, se no sarebbe dovuta poi tornare lì e spiegare ai suoi amici cosa le era preso.

La mano di Lucy era calda, calda ma allo stesso tempo morbida e liscia. Era rassicurante stare vicino a lei, e, in qualche modo, Chloe si ritrovò a pensare che in fondo, anche se la giornata era cominciata con il piede sbagliato, poteva finire anche con quello giusto, per una volta.

“Dove vuoi andare?” chiese Lucy con un po’ di fiatone a causa della corsa.
“Non lo so, scegli tu, mi va bene tutto”

Dopo qualche svolta, un paio di semafori e aver lasciato passare sei ragazzini sulle strisce, Chloe si girò verso Lucy. Era di una bellezza quasi impossibile, la pelle bianco latte, i capelli rosso fuoco e gli occhi verdi che neanche i più bei prati potevano essere messi a confronto.

“Arrivate. Vedrai, ti piacerà” disse Lucy aprendo la portiera.

Cosa stiamo facendo? Io non sono una che balza la scuola per passare il pomeriggio con una persona. Se poi è una sconosciuta ancora di più! Pensò Chloe aprendo a sua volta la portiera.

Si ritrovò in un parco, che riconobbe subito: era quello dove andava sempre da bambina con sua mamma e sua nonna, prima che quest’ultima morì d’infarto. Era il suo posto preferito, come faceva Lucy a saperlo?

“Dai, vieni, non stare lì impalata” e la prese per mano, guidandola attraverso una scorciatoia che portava ad un piccolo spiazzo d’erba, circondato da alberi e cespugli.

Era magico, c’era il sole e si stava davvero bene, per terra erano sparsi qua e là dei fiori gialli e viola, e Chloe ebbe come una sensazione di déjà-vu.  E il tempo si fermò.

“Stai bene? Sembri un po’ scossa… Se vuoi ti posso riport…”
“No, non ci pensare neanche” la interruppe subito Chloe, prima che potesse finire la frase. “Sono contenta di essere qui, con te. È solo che mi sto chiedendo perché avessi scelto proprio questo posto”
“Questo era il mio posto preferito da bambina e adolescente. Ci venivo sempre quando mi arrabbiavo con qualcuno, ero triste, oppure quando non riuscivo più a stare tra la gente che credeva di sapere tutto di me. Allora venivo qui, mi sedevo davanti a quell’albero, e cominciavo a sfogarmi e a raccontargli tutto quello che mi passava per la testa. Mi sentivo libera e felice poi quando tornavo a casa”

Lucy non guardava Chloe, fissava un punto un po’ più lontano, l’albero che conosceva tutti i suoi segreti forse.

“Perché me lo hai chiesto?” chiese Lucy, questa volta guardandola dritta negli occhi.
“Perché questo è anche il mio posto preferito in assoluto. Ci venivo sempre con mia mamma e mia nonna e, che tu ci creda o no, io e la nonna ci sedevamo sempre sotto il tuo albero a fare la merenda e a parlare delle nostre cose. I ricordi più felici che ho sono sotto quell’albero” disse di getto, senza neanche pensarci. Non lo aveva mai detto a nessuno, neanche ai suoi due migliori amici. Però in quel momento, con Lucy di fianco, si sentiva al sicuro, protetta, in qualche modo.

Si sedettero per terra, a gambe incrociate, una vicino all’altra. Stavano in silenzio, ma non era uno di quei silenzi imbarazzanti che cerchi disperatamente di rompere parlando di qualsiasi cosa ti venga in mente al momento. Era un silenziose rassicurante, confortante.

“Facciamo un gioco?” disse ad un certo punto Lucy, sorridendole.

Quel sorriso la faceva sciogliere, era bellissima quando sorrideva.

“Ovvero?”
“Obbligo o verità è troppo infantile?”
“No, se a proporlo è una ragazza di vent’anni che ha già fatto un anno all’estero” disse scherzando Chloe.
“Bene comincio io. Obbligo o verità?”

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Capitolo 5
*** Obbligo o verità? ***


“Vada per verità” disse Chloe, scegliendo quello che per adesso, le sembrava meno rischioso.
“Come ti chiami?” disse scherzosamente Lucy, ridendo insieme a Chloe. “Ti ho incastrata ormai devi rispondere haha”.
“Oh mi hai fregata. E io che volevo sparire senza lasciare traccia!” ridevano come due bambine che si divertivano rincorrendosi o sognando di essere due principesse. “Va bene… mi chiamo Chloe. Contenta o delusa?”
“In che senso? Chloe è un bel nome, mi piace” disse con un mezzo sorriso sulle labbra. “Bene, ora tocca a te”
“Obbligo o verità?”
“Obbligo. Hehe, ti ho fregata!” disse contenta di non dover aprirsi del tutto subito.
“Mah, mica tanto. Lo vedi quel ragazzo seduto laggiù?”
“Oddio. Ho paura a dire si” disse impaurita Lucy.
“Bene, adesso tu devi andare da lui e dirgli che non vedevi l’ora di incontrarlo, che aspettavi questo momento da mesi e che non aspetti altro che il giorno delle vostre nozze” disse ridendo a crepapelle Chloe.
“COSA?! Haha tu sei fuori bella! E poi?”
“E poi torni qua come se niente fosse. Dai hai due minuti per farlo. Pronti, partenza, VIA!”

E fu così che Lucy, incavolata nera ma anche divertita da quella cosa stupida che era venuta in mente a Chloe, si alzò e si diresse dal ragazzo. Sentiva Chloe ridere da lontano, e, dopo aver realizzato l’impresa più imbarazzante della sua vita, tornò a sedersi vicino a lei dandole una pacca sulla spalla. Rideva anche Lucy, anche se Chloe aveva le lacrime talmente stava ridendo.

“Ora che ci siamo tutti divertiti, tocca a te, obbligo o verità?” chiese Lucy sempre ridendo.
“Dai, mi sento in dover di scegliere obbligo adesso… per questo scelgo verità! Hahaha”
“Sei proprio perfida haha! Vabe, allora voglio sapere una cosa… perché hai subito accettato di venire con me qui, balzando la scuola?”

La stava guardando negli occhi, come se la stesse studiando. Chloe in quel momento non riusciva a pensare razionalmente, era come se la sua bellezza e la sua dolcezza le stessero annebbiando la mente. Sotto quel raggio di sole, Lucy era la cosa più bella che Chloe avesse mai visto in vita sua: la sua pelle, diafana, al sole brillava. Notò che i suoi capelli se visti al sole, avevano dei riflessi sul rosa scuro, e i suoi occhi erano ancora più verdi. Non riuscì a distogliere lo sguardo dalle sue labbra, carnose ma non volgari, che le sembravano così morbide. Voleva baciarla, voleva annientare la distanza che c’era tra loro due e baciarla, nient’altro che posare le sue labbra sulle sue. Ma non lo fece, e rispose alla domanda, avvicinandosi semplicemente un po’ di più a lei.

“Non lo so. Se devo essere sincera non te lo so spiegare, so solo che in quel momento avevo così tanta voglia di passare del tempo solo con te che non ho neanche pensato razionalmente. Non ci riesco quando ci sei tu vicino. Sei bellissima da mozzare il fiato in questo momento.” Ecco, quell’ultima frase Chloe pensava di averla detta solo dentro la sua mente, ma a giudicare dal sorriso di Lucy, l’aveva detta ad alta voce.
Per recuperare la figuraccia, o comunque l’imbarazzo, subito si tirò un po’ indietro e disse:

“Cosa dicevi di così importante a quell’albero?”

Quella domanda, la fece sobbalzare. Nessuno si era mai interessato a dove andasse o cosa pensasse Lucy quando c’era qualcosa che non andava. I suoi genitori erano sempre via, sia per lavoro che perché non volevano restare insieme in casa, e sua sorella a quel tempo era troppo piccola per doversi addossare tutte quelle preoccupazioni. Non le sembrava giusto parlare solo con lei. Era quindi la prima volta che qualcuno le avesse mai chiesto qualcosa al di fuori della tipica domanda “come stai?” o “tutto bene?” alla quale si limitava sempre a rispondere con un “si, tutto ok”. Chloe la fece sentire speciale, come se avesse voluto davvero sapere cosa non andava per farla sentire meglio e non perché era semplicemente curiosa. Il modo in cui l’aveva detto, la faceva sentire al sicuro, come se con lei potesse parlare di tutto.

“Scusami, non mi devi rispondere se non ne hai voglia” si scusò Chloe, vedendo che la ragazza era come persa nei meandri della sua mente.
“No, voglio raccontartelo” fece una pausa e prendendo fiato, ricominciò a parlare. “Quando ero al liceo, i miei genitori non stavano bene insieme. Si odiavano e sospettavo che qualcuno dei due – o tutti e due – stessero tradendo l’altro, ma nessuno mai mi disse niente. Quando ero al terzo anno di liceo, mio padre se ne andò di casa e mia madre cominciò a viaggiare sempre di più per lavoro. Risultato: eravamo sempre io e Paige da sole in casa. Paige a quell’epoca era in terza media, forse in prima liceo, e non volevo che sapesse quali fossero i miei problemi perché non era neanche giusto caricarla di altri pesi inutili… mi sentivo sola, e l’albero era l’unica “persona” che non mi chiedeva cose che in realtà non gli interessava sapere e che semplicemente mi ascoltava e basta”.

Fece una pausa, guardò il suo albero, poi di nuovo Chloe. Era così sorpresa da sé stessa: non haveva mai detto niente di tutto quello a nessuno, ma sentiva che poteva parlarne con lei. Era come se la sua bocca andasse per conto proprio. E questa cosa le faceva un piacere immenso, ma la spaventava anche un po’.

“Ora ci sono io, puoi parlare con me. Oppure possiamo parlare insieme all’albero, anche io avrei due cosucce un po’ importanti da dirgli” disse Chloe sfiorandole la mano. Al tocco, Lucy si rilassò del tutto, come se le avesse infuso una dose di calmante semplicemente toccandola. Le prese la mano, e sempre guardandosi dritte negli occhi, cominciarono ad avviarsi verso l’albero.

Arrivate davanti all’imponente quercia, si sedettero, sempre tenendosi per mano, e dopo qualche secondo, la rossa parlò.

“Da quanto tempo che non mi siedo qui… saranno passati almeno un anno e mezzo… forse due…”
“Posso cominciare io?” chiese gentilmente e con un tono molto dolce Chloe, facendole un sorriso dolcissimo. Come poteva dire di no Lucy vedendo quella bellezza di ragazza chiederle un favore?
“Certo, vai”

Chloe cominciò a parlare, e fu a quel punto che Lucy capì che quella ragazza era una ragazza davvero speciale.

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Capitolo 6
*** Una giornata finita bene ***


Erano sedute sotto all’albero di Lucy, con le dita intrecciate e le ginocchia che si sfioravano. Sarebbero potute rimanere così per il resto della loro vita, solo loro due in mezzo alla natura. Entrambe non capivano come mia, ma anche se si conoscevano da poche ore, si sentivano al sicuro insieme, come se si conoscessero da una vita.
Ad un certo punto, Chloe si schiarì la voce e cominciò a parlare all’albero.

“Ecco, due giorni fa ho incontrato una persona che subito mi ha fatto sentire speciale e ha occupato la mia mente” disse rivolta all’albero facendo finta che nessun altro la sentisse. “Questa persona è la persona più bella che io abbia mai incontrato, fragile e forte allo stesso tempo, dolce, divertente, insomma mi piace sempre di più” disse stringendo un po’ di più la mano della ragazza seduta accanto a lei, che a quelle parole le si sedette ancora un po’ più vicino. Chloe poteva sentire il respiro di Lucy sulla sua pelle, e si domandava quanto ancora poteva resistere senza girarsi e baciarla. Cercava di mantenere quel pizzico di auto controllo che le rimaneva in corpo, ma era più difficile di quanto pensasse.

“E questa persona io la conosco?” chiese Lucy, con una voce che aveva qualcosa di indagatore.

Chloe la guardò, sorrise e continuò a parlare, facendo finta di non aver sentito la domanda.

“Lucy, mi sembra di conoscerti da una vita intera, mi spaventa un po’ questa cosa” confessò Chloe.
“Posso farti una domanda io ora?”

Chloe annuì.

“Obbligo o verità?”
“Obbligo” disse Chloe. Lucy la stava praticamente spogliando con gli occhi, si mordeva il labbro, una cosa che mandava in tilt il cervello di Chloe, che aveva scelto obbligo, sperando che le dicesse una cosa precisa…
Baciami

Chloe non aspettò che lo ripetesse, e le si avvicinò fino a far toccare i loro nasi e le loro fronti. “Ha un profumo buonissimo” pensò Chloe. Giocarono un po’ con la resistenza dell’altra prima di baciarsi.

Le loro bocche erano separate solo più da pochi centimetri, ma ancora non era arrivato il momento di annientare quella poca distanza, Chloe voleva che Lucy assaporasse il desiderio ancora per un po’, e Lucy stava al gioco. Chloe le baciò prima la punta del naso, poi una guancia, poi l’angolino della bocca e infine, fermandosi per qualche altro secondo a due centimetri dalle sue labbra, posò le sue labbra su quelle di Lucy. Erano morbidissime, così soffici, così dolci. Prese con entrambe le sue labbra, prima il labbro superiore della rossa, poi quello inferiore e poi, quando non ce la fece più a resistere al desiderio di assaporarla, aprì la bocca e cominciarono le danze. Le loro lingue si incontrarono e fu come un esplosione di emozioni.

Restarono abbracciate a baciarsi e a tenersi per mano sotto quell’albero per il resto del pomeriggio, senza rendersi conto che era già arrivata sera.

“Dio, sei bellissima Lucy” disse Chloe dopo che si erano stese una di fronte all’altra. Con la luce del tramonto era ancora più bella.
“Già proprio” e la baciò dolcemente come per ringraziarla. “Lo sai, appena ti ho visto mi sei subito piaciuta… in realtà quel giorno noi eravamo da Starbucks perché volevo incontrarti di nuovo. Ora mi prenderai per una pazza stalker haha” disse accarezzandole una guancia.
“No invece, ti prendo per una dolcissima ragazza che per fortuna ho trovato. Mi piace passare il tempo con te, sei speciale e mi piaci da morire” disse mettendole dietro i capelli una ciocca di capelli che era sfuggita alla treccia. “Sei stupenda” e la baciò teneramente.
“Resterei qui tutta la vita” le disse Lucy. Al che a Chloe venne in mente di avere una famiglia che la aspettava per cena. Si alzò di scatto, spaventando anche un po’ la ragazza con i capelli rossi.
“MERDA! Che ore sono? Alle sette e mezza ceniamo di solito! Se i miei genitori scoprono che oggi ho balzato e che in più arrivo tardi a casa per cena, non mi fanno più uscire per mesi!” disse preoccupata.
“Sono le sette e dieci, ce la possiamo ancora fare, però dobbiamo andare ora” disse Lucy alzandosi e recuperando tutte le cose.

Arrivarono in macchina correndo, e arrivarono a casa di Chloe in meno di dieci minuti. Tirando un sospiro di sollievo, Chloe aprì la portiera e scese. Poi si rese conto di chi la stava accompagnando. Così, prese la sua borsa, chiuse la portiera e girò dall’altro lato della macchina, fermandosi davanti al finestrino del passeggero, che si abbassò del tutto, facendole vedere la faccia della sua bellissima Lucy.

“Grazie per oggi, sono stata davvero bene” disse sorridendo timidamente. Non sapeva cosa doveva fare. Doveva forse baciarla? Dirle che si sarebbero viste il giorno dopo? Non dirle niente? Decise allora di giocare allo stesso gioco al quale Lucy aveva giocato prima.
“Obbligo o verità?” le chiese.
Lucy perplessa disse: “Stiamo ancora giocando?”
“Tu rispondi. Preferibilmente obbligo”

Per metterla in difficoltà decise di rispondere “verità”, sorridendole maliziosamente. Per fortuna che Chloe sapeva cosa fare anche per quella sua risposta.

“Bene. Mi vuoi rivedere?”

Come risposta, Chloe ricevette un bacio pieno di passione. Si era quasi scordata di essere di fronte alla casa dei suoi genitori. Quasi, però. Infatti dopo qualche secondo, si staccò e sorridendole, andò verso casa sua. Arrivata davanti alla porta, si girò per salutare Lucy, che le mandò un bacio prima di ripartire.

In fondo, quella giornata non era andata poi così male.

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Capitolo 7
*** Il giorno dopo ***


Quella sera per fortuna i suoi genitori non le avevano fatto troppe domande sulla giornata o sulla scuola. Non avrebbe saputo come rispondere, era troppo immersa nei suoi pensieri.

La mattina, dopo una notte passata a sognare Lucy, si svegliò e come tutte le mattine scelse cosa mettersi, scese a fare colazione, e si mise le scarpe pronta per uscire. Solo che quella mattina, al contrario delle altre, qualcosa in lei era cambiato. Era come più “piena”, più “completa”. Tutto le sembrava colorato, felice, persino il cielo grigio le sembrava in qualche modo uno dei cieli più belli che avesse mai visto. Ok, forse non uno dei più belli, ma sicuramente più bello di quello della mattina prima.

Arrivata a scuola, venne assalita da Holly e Riley che, come scese dalla macchina, attaccarono con le domande.

“CHLOE FERMA LI. Non penserai di scampartela così vero?” disse l’amica.
“Esatto, ora vogliamo sapere tutto quello che c’è da sapere. Tra l’altro tieni, ti ho preso le robe che avevi dimenticato in classe ieri, quando sei scappata via correndo MANO PER LA MANO con la sorella di Paige” continuò Riley, enfatizzando il “mano per la mano”.
“Ragazzi, devo ancora capire bene cos’è quest…” e la vide. Lucy era davanti alla sua macchina che la guardava, sorridendo. Chloe allora, la indicò ai suoi amici e si incamminò verso di lei, salutandola con un bacio sulla guancia che però sfiorava più di quanto avrebbe dovuto l’estremità delle labbra della rossa.
“Cosa fai stasera?” chiese Lucy, guardando Chloe con uno sguardo pieno di desiderio. Desiderio di baciarla, di stringerla a sé. Ma non poteva, non ancora almeno. Chloe doveva parlarne con i suoi amici e poi dovevano ancora definire che cos’era quella cosa che c’era tra loro due.
“Esco con una delle più belle ragazze che io abbia mai conosciuto” rispose con un sorisetto malizioso. “Tu invece?” e, dandole un bacio sulla guancia, rise.
“Bene, mi sa che dovrai disdire bellezza. Stasera ti porto al cinema. E poi se abbiamo fame magari ci prendiamo qual cosina sulla strada. Che ne dici?”
“Mi sembra ottimo”

E, dopo essersi salutate, Chloe si diresse verso i suoi amici che la guardavano sempre più stupiti.

“Ora vi racconto tutto ragazzi, tanto ora c’è l’ora di arte giusto?” disse Chloe, prendendo i suoi due amici a braccetto. Si sentiva davvero fortunata, aveva loro due che le avrebbero voluto sempre bene, indipendentemente dalla persona della quale si era innamorata. E poi, aveva Lucy adesso. Ancora le faceva strano stare con una ragazza, ma in fondo non c’era da stupirsi che stesse bene con lei: non era la prima che le piaceva una ragazza.

Arrivati in classe, si sedettero tutti e tre in fondo alla classe e dissero alla prof che quel giorno avrebbero lavorato su un nuovo progetto. La prof ovviamente aveva acconsentito, d’altronde Holly era la sua allieva preferita.

“Bene, ora bando alle ciance, racconta” disse sedendosi Holly.
“TUTTO” aggiunse Riley.
“Ok, ok. Prima di tutto voglio che sappiate che sono stupita tanto quanto voi da questa cosa, ma che per qualche strano motivo, mi fa sentire felice e al sicuro” poi, prendendo un bel respiro, cominciò a spiegare. “La prima volta che vidi Lucy, due giorni fa, qualcosa mi disse dentro di me che quella ragazza aveva qualcosa di speciale. Continuavo a pensarla, anche se non la conoscessi. Ieri poi, mi ha portata in un parco, ma non un parco qualunque: era il parco dove solitamente andavo io da piccola. E niente, abbiamo parlato tanto, lei si è aperta davvero tanto con me, mi ha raccontato cose davvero importanti e poi…” e lasciò la frase in sospeso.
“E POI?” quasi gridarono i suoi amici.

“E poi niente. Beh, si ok, ci siamo baciate” disse arrossendo da morire.
“Wow wow wow wow! Non è’ mica cosa da poco signorina!” disse Riley abbracciandola. Holly, dapprima un po’ perplessa, si dimostrò subito contenta per l’amica e l’abbracciò a sua volta.
“Ma quindi ora state insieme o cosa?”
“Ma sai che non lo so neanche io? Cioè stasera mi ha chiesto se volevo andare al cinema più cena con lei… quindi presumo che a lei io piaccia almeno un po’, che dite? Haha”

Continuarono a parlare di Lucy, finché la fatidica domanda arrivò dalla bocca di Riley: “E quindi come pensi di fare con i tuoi genitori e con tutti gli altri se steste davvero insieme?”

Cavolo. A quello Chloe non aveva ancora trovato una soluzione. Perché se stai con qualcuno del tuo stesso sesso deve per forza essere un problema per il resto del mondo, anche se questa cosa ti rende felice? Pensò Chloe prima di ricacciare indietro una lacrima. Non poteva essere triste, non oggi!

“Non lo so, ci devo ancora pensare. Per ora so solo che stasera ho un appuntamento!” disse cercando di sembrare il più naturale e meno triste possibile. Gli amici, che erano tutto ma non scemi, la abbracciarono e le dissero che avrebbero trovato una soluzione e che era fortuna visto che i suoi genitori non erano all’antica.

Finita la scuola, Chloe riprese la macchina e corse a casa a prepararsi. Come bisogna vestirsi per un appuntamento al cinema? Bene bene o anche no? Devo chiamare Riley. No, lui è a calcio. Allora Holly. E pensando,d digitò il numero dell’amica che ormai conosceva fin troppo bene.

“Hey!” disse Holly.
“Ho bisogno che mi aiuti. Non so cosa mettermi per stasera! Hai qualche idea?” disse disperatamente Chloe mentre tirava fuori ogni cosa che aveva nel suo armadio.
“Beh, andate al cinema giusto?”
“Si e poi forse ci prendiamo qualcosa da mangiare”
“Bene, io direi che un paio di pantaloni, neri o jeans scuri, e una camicetta di quelle che hai tu, quelle in setina tipo, può andare benissimo. Così non sei né troppo elegante, né sciatta”
“Si ma aspetta, cioe anche io pensavo di vestirmi così. Solo che poi ho pensato: e se lei ha un vestitino? Io non ci faccio la figura dell’uomo della coppia?” era assalita dai dubbi. Non voleva passare per l’uomo ma neanche per la femminuccia o peggio ancora, per la ragazza etero ultra curiosa che voleva sperimentare. No quello mai.
“Facciamo così allora: ti metti i pantaloni e una camicia super scollata con quel tuo reggiseno push-up, poi ti trucchi bene – non troppo mi raccomando, che poi sembri una drag queen – e ti metti gli stivali. Magari fatti una treccia, mi sei sempre piaciuta con la treccia alla francese”

Chloe era più tranquilla ora che la sua amica le aveva fatto un complimento e detto come vestirsi. Si sentiva, se non altro, non più sola.

“Grazie, ok mi vestirò così allora” disse Chloe, insicura se chiederle o meno una cosa.
“Va bene, allora torno a studiare”
“Aspetta, Holly. A te non da fastidio che io mi veda con una ragazza vero? Cioè, questo non cambierà nulla nella nostra amicizia?” disse timorosa Chloe.
“Hey, cosa ti ho sempre detto? A me non importa se una persona decide di uscire con una persona del suo stesso sesso. Siamo tutti persone e per questo non ci sono problemi per me. L’unica cosa è che devi essere felice, questo mi basta” disse dolcemente.
“Va bene, grazie Holly. Ti voglio bene”
“Ti voglio bene anch’io, adesso fammi studiare però, che qui non tutti sono dei geni in matematica!”

Salutatesi, Chloe cominciò a prepararsi.

Quella sera, sarebbe stata una delle più belle sere della sua vita. Lo sentiva.

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